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Sommario del 21/11/2009

Il Papa e la Santa Sede

  • L'incontro di Benedetto XVI con gli artisti nella Cappella Sistina: il vostro genio testimoni al mondo la speranza e un riflesso dell'Infinito
  • Il commento degli artisti all'incontro con il Papa
  • Il Papa e l'arcivescovo di Canterbury esprimono la comune volontà di consolidare i rapporti tra cattolici ed anglicani
  • Altre udienze e nomine
  • Terra Santa in festa per la Beatificazione di suor Marie-Alphonsine Ghattas. Intervista con mons. Amato
  • Il cardinale Tomko a Taipei per il 150.mo dell’evangelizzazione di Taiwan
  • Il cardinale Bertone al concerto per l’Ospedale Bambino Gesù: nessuno sia indifferente al diritto dei bambini alla salute
  • Effatà, Apriti! L'editoriale di padre Lombardi
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Nella memoria della Presentazione di Maria al Tempio, la Giornata Pro orantibus
  • Il commento di don Massimo Serretti al Vangelo della Domenica
  • Chiesa e Società

  • Cina: oltre 40 morti per un’esplosione in una miniera di carbone
  • I vescovi europei rilanciano la cooperazione con l’Ue per difendere la libertà religiosa
  • Plenaria dei vescovi Usa: il saluto del Papa
  • L'Onu condanna gli episodi di violenza xenofoba in Sudafrica
  • L’impegno dei gesuiti per i malati di Aids in Africa
  • Appello urgente per aiutare le vittime del ciclone in Salvador
  • Infanzia e alfabetizzazione: l’Opam lancia un’iniziativa in vista del Natale
  • La carità cristiana al centro dei lavori delle Settimane sociali in Francia
  • Mons. Crociata: inadeguato il modello di sviluppo basato sulla crescita illimitata
  • Al via le Settimane culturali promosse dalla Pastorale universitaria della diocesi di Roma
  • 24 Ore nel Mondo

  • L'Onu: tragedia umanitaria nel Nord Ovest del Congo
  • Il Papa e la Santa Sede



    L'incontro di Benedetto XVI con gli artisti nella Cappella Sistina: il vostro genio testimoni al mondo la speranza e un riflesso dell'Infinito

    ◊   “Siate anche voi, attraverso la vostra arte, annunciatori e testimoni di speranza per l’umanità”. Con queste parole - definite un “amichevole ed appassionato appello” - Benedetto XVI ha concluso questa mattina l’atteso incontro con il mondo dell’arte. Nella splendida cornice della Cappella Sistina, il Papa si è rivolto a oltre 250 personaggi di fama internazionale nell’ambito delle arti figurative, della musica, del cinema, del teatro e dell’architettura, che hanno risposto all’invito del Pontefice. Sullo sfondo dell’evento, una doppia commemorazione: i dieci anni della Lettera agli artisti di Giovanni Paolo II e i 45 anni dall’analogo incontro con gli artisti voluto da Paolo VI. La cronaca di Alessandro De Carolis:

    Arte che esprime la bellezza: una bellezza che scuote l’uomo dal suo torpore, lo induce a superare i limiti del mero estetismo, gli apre il cuore alla speranza, lo spinge verso un Oltre, verso una trascendente bellezza che tocca lo spirito fino a riflettere i contorni del volto di Dio. E’ questo, in sostanza, il percorso, alto e profondo, della via pulchritudinis che Benedetto XVI ha delineato “per riaffermare - ha detto - l’amicizia fra la Chiesa e le arti”. Come per Paolo VI nel 1964, è stato il “santuario di fede e creatività umana” della Cappella Sistina a ospitare la cerimonia, introdotta e conclusa dalle note di Giovanni Pierluigi da Palestrina.

     
    (musica)

     
    Il Papa è partito dagli affreschi di Michelangelo per avviare la sua articolata e densa riflessione sulla bellezza come punto di convergenza tra fede e arte:
     
    “Questo affresco pone davanti ai nostri occhi anche il pericolo della caduta definitiva dell’uomo, minaccia che incombe sull’umanità quando si lascia sedurre dalle forze del male. L’affresco lancia perciò un forte grido profetico contro il male; contro ogni forma di ingiustizia. (…) La drammatica bellezza della pittura michelangiolesca, con i suoi colori e le sue forme, si fa dunque annuncio di speranza, invito potente ad elevare lo sguardo verso l’orizzonte ultimo”.

     
    A più riprese le affermazioni di Benedetto XVI si sono riferite alle celebri parole di Paolo VI del 7 maggio di 45 anni fa, in particolare sulla maestria degli artisti nel saper rendere accessibile il mondo dello spirito, dell’invisibile, sottolineate anche dall’arcivescovo Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, nel suo indirizzo di saluto al Papa. Così come sono riecheggiate le considerazioni di Giovanni Paolo II agli artisti contenute nella Lettera del 1999, della quale l’attore italiano, Sergio Castellitto, ha letto alcuni brani:

     
    “Nessuno meglio di voi, artisti, geniali costruttori di bellezza, può intuire qualcosa del pathos con cui Dio all’alba della creazione guardò all’opera delle sue mani (...) Voi sapete, tuttavia, che la Chiesa ha continuato a nutrire un grande apprezzamento per il valore dell’arte come tale: questa, infatti, anche al di là delle sue espressioni più tipicamente religiose, quando è autentica ha un’intima affinità con il mondo della fede”.
     
    Nel momento attuale “purtroppo segnato - ha riconosciuto Benedetto XVI - oltre che da fenomeni negativi a livello sociale ed economico”, da uno sfruttamento spesso non saggio delle risorse del pianeta, “che cosa - si è chiesto il Papa - può ridare entusiasmo e fiducia, che cosa può incoraggiare l’animo umano” a “sognare una vita degna della sua vocazione se non la bellezza?”:

     
    “Una funzione essenziale della vera bellezza, infatti, già evidenziata da Platone, consiste nel comunicare all’uomo una salutare 'scossa', che lo fa uscire da se stesso, lo strappa alla rassegnazione, all’accomodamento del quotidiano, lo fa anche soffrire, come un dardo che lo ferisce, ma proprio in questo modo lo 'risveglia' aprendogli nuovamente gli occhi del cuore e della mente, mettendogli le ali, sospingendolo verso l’alto”.
     
    Tuttavia, ha chiarito il Pontefice, la ricerca della bellezza di cui parlo, evidentemente, non consiste in alcuna fuga nell’irrazionale o nel mero estetismo. Né è quel tipo di bellezza, ha osservato, “illusoria”, “superficiale e abbagliante fino allo stordimento”, che schiavizza l’animo anziché liberarlo:

     
    “Si tratta di una seducente ma ipocrita bellezza, che ridesta la brama, la volontà di potere, di possesso, di sopraffazione sull’altro e che si trasforma, ben presto, nel suo contrario, assumendo i volti dell’oscenità, della trasgressione o della provocazione fine a se stessa. L’autentica bellezza, invece, schiude il cuore umano alla nostalgia, al desiderio profondo di conoscere, di amare, di andare verso l’Altro, verso l’Oltre da sé”.
     
    E qui, Benedetto XVI ha spinto in avanti il suo pensiero. “La bellezza - ha detto - da quella che si manifesta nel cosmo e nella natura a quella che si esprime attraverso le creazioni artistiche, proprio per la sua caratteristica di aprire e allargare gli orizzonti della coscienza umana, di rimandarla oltre se stessa, di affacciarla sull’abisso dell’Infinito può diventare una via verso il Trascendente, verso il Mistero ultimo, verso Dio”:

     
    “L’arte, in tutte le sue espressioni, nel momento in cui si confronta con i grandi interrogativi dell’esistenza, con i temi fondamentali da cui deriva il senso del vivere, può assumere una valenza religiosa e trasformarsi in un percorso di profonda riflessione interiore e di spiritualità”.
     
    Molte sono state le citazioni sulla bellezza di Santi come Agostino, o di grandi scrittori come Dostoevskij, che hanno costellato il discorso del Papa. In particolare, parlando della cosiddetta via pulchritudinis - ovvero di quella “via della bellezza che costituisce al tempo stesso un percorso artistico, estetico, e un itinerario di fede, di ricerca teologica” - Benedetto XVI ha ricordato una frase del teologo Hans Urs von Balthasar sul concetto di bellezza:

     
    “Chi, al suo nome, increspa al sorriso le labbra, giudicandola come il ninnolo esotico di un passato borghese, di costui si può essere sicuri che – segretamente o apertamente – non è più capace di pregare e, presto, nemmeno di amare”.

     
    Ecco stabilita la connessione ultima tra l’arte e la sua capacità di proiettare l’uomo verso il mondo dello spirito, che rende i suoi interpreti, gli artisti, “custodi della bellezza del mondo”, secondo le parole di Paolo VI. Benedetto XVI ha suggellato questo rinnovato legame col mondo artistico con quello che ha definito “un cordiale, amichevole ed appassionato appello”:
     
    “Siate anche voi, attraverso la vostra arte, annunciatori e testimoni di speranza per l’umanità! E non abbiate paura di confrontarvi con la sorgente prima e ultima della bellezza, di dialogare con i credenti, con chi, come voi, si sente pellegrino nel mondo e nella storia verso la Bellezza infinita! La fede non toglie nulla al vostro genio, alla vostra arte, anzi li esalta e li nutre, li incoraggia a varcare la soglia e a contemplare con occhi affascinati e commossi la méta ultima e definitiva, il sole senza tramonto che illumina e fa bello il presente”. (applausi)

     
    Sul lungo, insistito, applauso tributato alle sue parole, Benedetto XVI si è congedato dalla Sistina, mentre a suo nome è stato come previsto mons. Ravasi a consegnare agli artisti presenti una medaglia del Pontefice coniata per l’occasione.

     (musica)

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    Il commento degli artisti all'incontro con il Papa

    ◊   Sull’incontro con il Papa ascoltiamo alcuni rappresentanti del mondo dell’arte: la scrittrice Susanna Tamaro, il regista Pupi Avati e l’attrice Pamela Villoresi. Le interviste sono di Fabio Colagrande:

    (Susanna Tamaro)
    R. – E’ stato un incontro molto bello e secondo me caratterizzato dalla semplicità e dalla profondità. Ci siamo detti poche cose ma fondamentali, e spero che per molti artisti siano punti dai quali cominciare una nuova ricerca.

     
    D. – Il Papa vi ha invitato ad essere testimoni di speranza. Può la scrittura, un’arte che a volte affronta anche temi scomodi, drammatici, essere uno strumento di speranza?

     
    R. – Sicuramente deve. Ma certo per chi non ha la fede è abbastanza difficile parlare di speranza in questi tempi.

     
    (Pupi Avati)
    R. – Mi sembra che questo incontro abbia dato un risultato assolutamente clamoroso. Lo dice uno che, come me, si aspettava di vedere una serie di colleghi riconducibili a vari ambiti dell’espressione artistica, ma insomma tutti più o meno legati ad una stessa idea, immagine confessionale, di pratica o meno religiosa. Al contrario – e questo è veramente miracoloso e bellissimo – abbiamo trovato colleghi provenienti proprio da ambiti i più distanti possibili. Quindi, hanno accolto questo invito, questo tipo di proposta o di provocazione, comunque di incoraggiamento, ad aprire una sorta, non voglio dire di collaborazione, perché è una parola eccessiva, ma di dialogo. Ci sembra che l’idea sia stata un’idea straordinaria e che ha ottenuto un consenso, ripeto, che va molto al di là delle mie previsioni.

     
    (Pamela Villoresi)
    R. – Trovo straordinario che questo Stato, che è più piccolo di un km quadrato, abbia il più grande patrimonio artistico del mondo. C’è sempre stato un connubio molto prolifico e positivo tra l’arte e la spiritualità. Che questo evento sia un passo per ricucire questo rapporto tra arte e la nostra Chiesa. Io credo che sia stato un momento importante, un momento storico. Io l’ho vissuto così e quindi con la felicità di esserci stata, di essere presente.

     
    Ha partecipato all’incontro anche mons. Marco Frisina, Maestro direttore della Pontificia Cappella Musicale Lateranense. Ascoltiamo un suo commento al microfono di Fabio Colagrande:

    R. – E’ stata una grande emozione sentire il Papa, anche vibrante, su quest’argomento della bellezza, della bellezza di cui il mondo ha bisogno, e in questo incarico che ha dato agli artisti di portare la bellezza e lo splendore della verità nella bellezza al mondo, per dare speranza agli uomini. Vedere tutti gli artisti insieme, di diverse discipline, sentire questo discorso tutti insieme, credo sia stata una cosa molto importante.

     
    D. - Mons. Frisina, davvero l’arte - anche la musica leggera o il cinema - può portare messaggi di positività? Può riaccendere anche l’interesse per la cultura nelle giovani generazioni?

     
    R. – Oggi ci sono forse più discipline artistiche di una volta, però tutte le arti hanno bisogno di Dio, perché quello che esprimono è sempre l’Assoluto, la grandezza dell’uomo: le cose grandi, mai le cose piccole. Quindi, anche la musica leggera, perché no, lo spettacolo e il cinema ecc. hanno il dovere di aumentare la loro qualità artistica, e credo, cogliendo anche l’invito del Santo Padre, di guardare alla profondità del proprio lavoro per riscoprire tutto il valore trascendente anche dell’artista. “L’artista è quasi un sacerdote” diceva il Papa ... ed è un’espressione molto forte, ma bellissima.

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    Il Papa e l'arcivescovo di Canterbury esprimono la comune volontà di consolidare i rapporti tra cattolici ed anglicani

    ◊   Questa mattina Benedetto XVI ha ricevuto in udienza privata l’arcivescovo di Canterbury Rowan Williams. “Nel corso dei cordiali colloqui – riferisce un comunicato della Sala Stampa vaticana - ci si è soffermati sulle sfide che si presentano a tutte le comunità cristiane in questo inizio di millennio e sulla necessità di promuovere forme di collaborazione e di testimonianza comune nell'affrontarle. Si è anche parlato degli ultimi avvenimenti che hanno interessato le relazioni tra la Chiesa Cattolica e la Comunione Anglicana, richiamando la comune volontà di continuare e di consolidare i rapporti ecumenici tra cattolici ed anglicani e ricordando che, nei prossimi giorni, si radunerà la Commissione incaricata di preparare la terza fase del dialogo teologico internazionale tra le parti (ARCIC)”.

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    Altre udienze e nomine

    ◊   Il Papa riceverà nel pomeriggio il cardinale Giovanni Battista Re, prefetto della Congregazione per i Vescovi.

    In Spagna, Benedetto XVI ha nominato arcivescovo metropolita di Oviedo mons. Jesús Sanz Montes, finora vescovo di Huesca e di Jaca. Mons. Jesús Sanz Montes, dell’Ordine dei Frati Minori, è nato a Madrid il 18 gennaio 1955. Dopo aver lavorato in banca, è entrato nel Seminario di Toledo, ove ha compiuto gli studi ecclesiastici di Filosofia e Teologia. Entrato nell’Ordine Francescano, ha emesso la professione perpetua il 14 settembre 1985 ed è stato ordinato sacerdote il 20 settembre 1986. Ha conseguito la Licenza in Teologia della Vita religiosa presso la Pontificia Università di Salamanca (1992) e il Dottorato in Teologia Spirituale presso la Pontificia Università Antonianum di Roma (1999). È stato rettore del Seminario Francescano di Ávila (1986-1991), economo e moderatore provinciale per la formazione permanente nel convento di San Antonio a La Cabrera (1991-1994), guardiano ai Santi Quaranta Martiri a Roma (1994-1997), superiore di San Juan de los Reyes a Toledo e consigliere Provinciale della Provincia Francescana di Castiglia (1997-2000), professore di Teologia nella Facoltà Teologica San Dámaso a Madrid (1998-2003), direttore del Segretariato della Commissione Episcopale per la Vita Consacrata (2000-2003), superiore della Fraternità Francescana della Curia Provinciale di Madrid (2000-2003). Il 23 ottobre 2003 è stato nominato vescovo delle diocesi di Huesca e di Jaca, unite in persona episcopi ed ha ricevuto l’ordinazione episcopale il 14 dicembre dello stesso anno.

    Sempre in Spagna, il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di San Sebastián (Spagna), presentata da mons. Juan María Uriarte Goiricelaya, per raggiunti limiti di età. Gli succede mons. José Ignacio Munilla Aguirre, finora vescovo di Palencia. Mons. José Ignacio Munilla Aguirre è nato il 13 novembre 1961 a San Sebastián. Ha compiuto gli studi ecclesiastici nel Seminario Maggiore di Toledo e ha ottenuto la Licenza in Teologia Spirituale presso la Facoltà di Teologia del Nord della Spagna (Burgos). Ordinato sacerdote il 29 giugno 1986 per la diocesi di San Sebastián, dal 1986 al 1990 è stato coadiutore nella parrocchia della Asunción e quindi parroco della parrocchia di El Salvador. Nominato vescovo di Palencia il 24 giugno 2006, ha ricevuto l’ordinazione episcopale il 10 settembre successivo.

    Il Papa ha nominato vescovo di Antigonish (Canada) mons. Brian Joseph Dunn, finora vescovo titolare di Munaziana e ausiliare della diocesi di Sault Sainte Marie. Mons. Brian Joseph Dunn è nato a Saint John’s, Newfoundland, l’8 gennaio 1955. Entrato nel "St. Peter’s Seminary" di London, Ontario, ha ottenuto il Bachelor of Arts nel 1976 e il Master of Divinity nel 1979 presso l’Università del Western Ontario. È stato ordinato sacerdote il 28 agosto 1980 per la diocesi di Grand Falls. Nel 1991 ha conseguito il Dottorato in Diritto Canonico presso la "Saint Paul University" di Ottawa e nel 2006 il Master in Liturgia presso la "Notre Dame University" in Indiana. Dopo l’ordinazione sacerdotale, ha ricoperto i seguenti incarichi: vicario parrocchiale della Cattedrale di Grand Falls (1980-1985); vice cancelliere Vescovile (1980-1996); parroco della parrocchia "St. Gabriel’s" di St. Brendan’s (1985-1988); parroco della Cattedrale di Grand Falls (1991-1996); membro del Collegio dei Consultori (1991-2002); parroco della parrocchia "St. Joseph’s" di Harbour Breton (1996-1999); parroco delle parrocchie "Holy Cross" di Holyrood e "Ss. Peter and Paul" di Harbour Main (1999-2002); cancelliere vescovile (1996-2008); vicario giudiziale Aggiunto (2002-2008). Inoltre, dal 2002 al 2008, ha insegnato Diritto Canonico presso il "St. Peter’s Seminary" di London, Ontario, di cui è stato pure decano degli Studi (2005-2008). Il 16 luglio 2008 è stato nominato vescovo titolare di Munaziana e ausiliare della diocesi di Sault Sainte Marie. Ha ricevuto l’ordinazione episcopale il 9 ottobre 2008.

    Il Santo Padre ha concesso il titolo di arcivescovo ad personam a mons. Peter Liu Cheng-chung, vescovo della diocesi di Kaohsiung (Taiwan).

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    Terra Santa in festa per la Beatificazione di suor Marie-Alphonsine Ghattas. Intervista con mons. Amato

    ◊   I fedeli di Terra Santa attendono con trepidazione la Beatificazione, domani mattina, di suor Marie-Alphonsine Ghattas, fondatrice della Congregazione delle Suore del Santissimo Rosario di Gerusalemme, unica congregazione sorta nella Terra di Gesù. Nata a Gerusalemme nel 1843, la nuova Beata, che si prodigò per elevare la condizione femminile in Palestina, viene definita la “Bernadette Soubirous di Terra Santa”. La Messa con il rito di Beatificazione, nella Basilica dell’Annunciazione di Nazareth, sarà presieduta dal Patriarca latino di Gerusalemme, mons. Fouad Twal. A leggere la Lettera apostolica di Beatificazione sarà l’arcivescovo prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, mons. Angelo Amato, che, intervistato da Roberto Piermarini, mette l’accento sulla presenza della Vergine nella vita della nuova Beata:

    R. - A partire dall’epifania del 1874 la vita di suor Marie-Alphonsine fu guidata dalla presenza mistica della Beata Vergine, che la condusse a poco a poco a gettare le basi della futura fondazione della Congregazione delle Suore del Rosario. Nel suo diario, conosciuto solo dopo la sua morte, lei racconta la prima visione del 6 gennaio 1874, durante la quale Maria le appare in una luce sfolgorante con indosso la corona del rosario. Questa visione cambiò la sua vita: ogni amarezza d’ora in poi le appariva dolce. La solitudine le sembrava un paradiso e l’obbedienza diventò il suo unico desiderio.

     
    D. – Come nasce la nuova Congregazione delle Suore del Rosario?

     
    R. Suor Marie-Alphonsine non si sentiva in grado di fondare una nuova Congregazione, sia per non abbandonare le amate consorelle della Congregazione di San Giuseppe, sia perché si riteneva inadatta a tale compito. Ma nella festa della Madonna del Rosario, del 7 ottobre 1877, Marie-Alphonsine ebbe un’altra visione. Vide Maria in piedi, sul tetto di un convento, con quindici finestre con quindici suore, ognuna delle quali portava il nome di un mistero del Rosario: Maria dell’Annunciazione, … della Visitazione, … della Nascita… Marie-Alphonsine vedeva se stessa alla decima finestra con il nome di Maria della Croce. Era la croce della sofferenza sia per l’abbandono della Congregazione delle Suore di San Giuseppe sia per le fatiche che l’attendevano per fondare un nuovo istituto. La guarigione della sorella Regina, gravemente ammalata, ottenuta per intercessione della Beata Vergine, la convinse a dare finalmente inizio alla fondazione. Così, nel 1880, sotto la guida di don Joseph Tannous, le prime sette giovani si riunirono in una casa. Era un autentico miracolo, dal momento che le famiglie cristiane stesse ritenevano una follia fondare una congregazione interamente araba.

     
    D. - Il carisma di suor Marie-Alphonsine, quindi, è essenzialmente mariano?

     
    R. - La marianità era il fulcro della sua spiritualità. Per le sue visioni mariane è una specie di “Bernadette Soubirous araba”. La Madonna era il tutto nella vita di questa figlia prediletta. Suor Marie-Alphonsine irradiava e donava Maria con tutto il suo essere femminile. È un fenomeno di mistica mariana. Maria era onnipresente nella sua esistenza. Era per lei la vocazione e la regola vivente della donna e della consacrata. E poi c’è il Rosario, che le permetteva di associarsi a Mariai: “La recita del Rosario – soleva dire – allontana da voi ogni male e fa regnare la pace nelle vostre famiglie e nel mondo intero”. Suor Marie-Alphonsine era consapevole che la Terra Santa era un immenso santuario, costellato dalle stazioni dei misteri del Rosario: da Nazareth ad Ain Karem, da Betlemme a Gerusalemme, da Cana al Calvario.

     
    D. - C’è qualche altro aspetto significativo nella vita di Suor Marie-Alphonsine?

     
    R. - Suo grande merito fu di aver elevato le condizioni della donna in Palestina, sia con l’istruzione e l’insegnamento, sia fondando un istituto religioso composto solo di donne del posto e con lo scopo dell’insegnamento religioso, per vincere l’analfabetismo delle donne. Non è esagerato affermare che, mediante l’esempio e l’opera di suor Marie-Alphonsine, la Vergine abbia restituito alle donne della Terra Santa la dignità e la nobiltà che spetta loro nel piano di Dio.

     
    D. - Qual è il legame tra suor Marie-Alphonsine e la Terra Santa?

     
    R. - La santità di Madre Marie-Alphonsine mostra il radicamento esistenziale del Vangelo nella terra di Gesù e di Maria. La Congregazione da lei fodata è, nella Chiesa, la prima e finora l’unica congregazione sorta in Terra Santa. Madre Marie-Alphonsine aveva un amore speciale per la sua terra, la terra benedetta di Gesù e di Maria. La Sacra Famiglia di Nazareth costituiva per lei la sua famiglia, e Maria era la sua mamma celeste. La Beatificazione di Madre Marie-Alphonsine è, dunque, di particolare conforto per la comunità cattolica in Terra Santa.

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    Il cardinale Tomko a Taipei per il 150.mo dell’evangelizzazione di Taiwan

    ◊   Per Taiwan, è tempo di una nuova evangelizzazione: è l’esortazione del cardinale Jozef Tomko, Inviato speciale del Papa a Taipei per la chiusura delle celebrazioni del 150.mo anniversario dell’annuncio del Vangelo nell’isola asiatica. Nella Messa solenne, celebrata oggi nella capitale di Taiwan, il cardinale Tomko ha incentrato l’omelia sulla Solennità del Cristo Re. Una Festa, ha detto, che è anche un “invito ad una nuova evangelizzazione”. Il Regno di Dio, ha rilevato, “non ha soldati né palazzi o ricchezze finanziarie”. E’ un “regno spirituale”. Il porporato ha così sottolineato che “una condotta di vita meramente materialistica è contro la felicità del cuore”. L’economia senza etica, ha aggiunto, “non porta a una crescita, ma a una perdita come dimostra la recente crisi economica mondiale”. Il prefetto emerito della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli ha, infine, invitato i fedeli di Taiwan ad essere uniti con la Chiesa universale, con il Papa, uniti con i vescovi e il clero e in armonia nelle famiglie e nelle parrocchie.

    Nell’ambito delle celebrazioni per la ricorrenza giubilare, diocesi, parrocchie e movimenti laicali hanno promosso una serie di iniziative culturali e religiose. Tra queste, un grande pellegrinaggio, nell’intera isola, della Venerata effige dell’Immacolata Concezione, custodita nella Basilica di Wanchin.

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    Il cardinale Bertone al concerto per l’Ospedale Bambino Gesù: nessuno sia indifferente al diritto dei bambini alla salute

    ◊   “Il diritto fondamentale della salute dei bambini è qualcosa che non può lasciarci indifferenti, i bambini sono un tesoro di tutti”. Con queste parole ieri sera, in aula Paolo VI, il cardinale Tarcisio Bertone ha chiuso il concerto patrocinato dalla Segreteria di Stato vaticana in favore dell’Ospedale pediatrico Bambino Gesù a 140 anni dalla nascita. L’iniziativa alla sua seconda edizione col titolo “La luce dei bambini” ha raccolto proventi per l’acquisto di uno speciale macchinario per interventi di neurochirurgia. Protagonisti, il coro interuniversitario di Roma e l’orchestra dei conservatori italiani guidati dai maestri Massimo Palombella e Josè Maria Sciutto, cui si è unito l’organista Juan Paradell Solé. Il servizio è di Gabriella Ceraso.

    (musica)

    Un percorso tra le tappe eccellenti della storia della musica è il modo per parlare dei diritti dei bambini. Prima di tutto il diritto fondamentale alla salute, qualcosa che non può lasciarci indifferenti - sottolinea il cardinale Bertone - ringraziando la platea numerosa e i tanti vicini all’iniziativa, come il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Alle voci del coro interuniversitario è affidata prima l’essenzialità del Gregoriano, culla della musica occidentale, con l’antifona “Rorate caeli”, vera invocazione alla grazia divina. Poi il Credo, dalla Missa Papae Marcelli di Palestrina, sintesi della migliore polifonia rinascimentale della necessità liturgica della chiarezza del testo. Quindi, il barocco eccellente, affidato al maestro Juan Paradell Solé: la toccata e fuga “Dorica” di Bach. E infine il culmine sinfonico con la terza sinfonia di Beethoven, l’”Eroica”, che racchiude il messaggio di vita e libertà, più forti della sofferenza e della morte. Filo conduttore della serata la luce dei bambini, portata simbolicamente tra il pubblico dagli allievi dell’Accademia nazionale di danza, a significare – spiega il cardinale Bertone – il dono dei piccoli al mondo odierno, immerso troppo spesso – dice – nelle tenebre della violenza e dell’egoismo. E’ la luce della speranza – continua il cardinale – della solidarietà, che dà un senso nuovo alla vita.

    “La luce della gioia, per quanti sperimentano la verità di quella Parola di Gesù nel Vangelo. Vi è più gioia nel dare che nel ricevere. E’ la luce anche della sensibilizzazione ai diritti della vita e della salute dei bambini, tante volte violati anche nelle nostre società opulente”.

    I bambini sono un tesoro di tutti - continua il porporato - ricordando l’attività dell’ospedale pediatrico romano e delle sue missioni in cinque continenti.
     
    “Rende manifesta la speciale predilezione della Chiesa per l’infanzia, specialmente quando si tratta di fanciulli sofferenti, sempre memore che in ogni persona malata, anche nel più piccolo, Gesù ha voluto identificarsi”.

    Eroici come la sinfonia di Beethoven – conclude Bertone – sono quanti lavorano in questa struttura, unendo la professionalità all’amore. A tutti il cardinale estende in chiusura il saluto di Benedetto XVI.

     
    (musica)

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    Effatà, Apriti! L'editoriale di padre Lombardi

    ◊   Si è conclusa oggi in Vaticano la Conferenza Internazionale del Pontificio Consiglio per la Pastorale degli Operatori Sanitari, sul tema “Effatà. La persona sorda nella vita della Chiesa”. Ieri, ricevendo i partecipanti all’incontro, il Papa ha lanciato un accorato appello affinché siano eliminate le ingiustificabili discriminazioni subìte ancora oggi dai non udenti. Ma ha sottolineato anche l’auspicio che l'umanità sia guarita dalla “sordità dello spirito, che alza barriere sempre più alte alla voce di Dio e del prossimo, specialmente al grido di aiuto degli ultimi e dei sofferenti, e rinchiude l’uomo in un profondo e rovinoso egoismo”. Ascoltiamo in proposito l’editoriale di padre Federico Lombardi per Octava Dies, il settimanale informativo del Centro Televisivo Vaticano:

    Ho visto una giovane coppia di sposi: parlano tra loro continuamente con il linguaggio dei segni: lui è sordo, lei è il suo orecchio e la sua voce per la comunicazione con gli altri. Ci vuole più tempo e pazienza per comunicare, ma certamente non si tratta di una comunicazione così affrettata e superficiale come quella a cui siamo normalmente abituati. E’ una comunicazione che viene dal profondo e passa attraverso uno straordinario impegno di amore. In questi giorni in Vaticano vi è stata una bella conferenza sul tema delle persone sorde nella vita della Chiesa: ci sono religiosi e religiose che dedicano la vita per rendere possibile questa comunicazione; ci sono sacerdoti che si impegnano perché i segni sacramentali superino il muro del silenzio che imprigiona la persona non udente; ci sono medici che lavorano per prevenire o superare questo handicap. Una novantina fra i presenti sono non udenti e parlano la lingua dei gesti. Forse se ne parlerà poco. Altri sono i problemi della vita della Chiesa che mobilitano la curiosità dei media. Ma noi pensiamo che questo sia importante. Non dimenticheremo le preghiere e i canti espressi con il movimento delle mani, il discorso del Papa tradotto con il linguaggio dei gesti. I credenti sanno che nel giudizio finale il Signore – che qui in terra ha aperto le orecchie dei sordi e sciolto la lingua dei muti – li interrogherà: “Ero sordo, mi avete aiutato a sentire? Ero muto, mi avete aiutato a parlare?”. Sono le domande su cui vale la pena riflettere.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Custodi della bellezza: in prima pagina, un editoriale del direttore sul discorso di Benedetto XVI agli artisti, e un fondo di Lucetta Scaraffia dal titolo "Arte ed esperienza spirituale".

    Nell'informazione internazionale, in rilievo l'Afghanistan, che senza il sostegno dell'Isaf - secondo il ministro degli Esteri britannico - tornerebbe al punto di partenza.

    Trichet attacca le banche: la Bce chiede due valutazioni sul credito e maggiore severità sui maxi bonus.

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    Oggi in Primo Piano



    Nella memoria della Presentazione di Maria al Tempio, la Giornata Pro orantibus

    ◊   Oggi, memoria della Presentazione della Beata Vergine Maria, la Chiesa celebra la Giornata Pro orantibus, per ricordare religiosi e religiose che vivono nei monasteri di clausura. Istituita da Pio XII il 21 novembre del 1953, la Giornata vuole offrire preghiere in particolare per quei monasteri che si trovano in situazioni di necessità e la scelta di celebrarla legandola alla figura di Maria è legata al fatto che la sua presentazione al Tempio è icona profetica di quanti, nella consacrazione religiosa, offrono la loro vita a lode e gloria di Dio e per la conversione dei cuori. Ma chi sono oggi i contemplativi? Tiziana Campisi lo ha chiesto a suor Giuseppina Fragasso, vicepresidente del Segretariato assistenza monache:

    R. – Sono persone che dedicano la loro vita completamente all’incontro con Cristo, all’ascolto della Parola, alla meditazione, e accolgono questa Parola nella bellezza della liturgia, del silenzio, della contemplazione. I contemplativi servono il tempo e non si lasciano dominare dal tempo, perché è tutto tempo della lode a Dio, il cui primato è la loro vocazione.

     
    D. – La Giornata “Pro orantibus” a quali riflessioni invita?

     
    R. – Invita a guardare a quanti testimoniano silenziosamente che, in mezzo alle vicende quotidiane, talvolta molto convulse, l’unico sostegno che mai vacilla è Dio, roccia incrollabile di fedeltà e amore.

     
    D. – Quali difficoltà vivono oggi i monasteri?

     
    R. – Molte volte sono proprio monumenti storici, i monasteri; e all’interno di questi monasteri, spesso, vivono piccole comunità di monache per lo più anziane e malate. Questa è un po’ la difficoltà. Il Segretariato assistenza monache, voluto da Papa Pio XII e fondato da padre Isidoro di Sant’Elia, un carmelitano, si prende cura – per quanto possibile – delle monache inferme e dispone anche di una struttura presso la diocesi di Chiavari per momenti di ripresa fisica. A tal proposito vorrei rivolgere un appello alle congregazioni religiose femminili che hanno case per le loro suore anziane, perché offrano accoglienza, nelle loro comunità, a monache bisognose di cure o assistenza prolungata. Questo, oltre ad una testimonianza di carità comunionale tra le diverse vocazioni nella Chiesa, creerebbe anche una simbiosi tra le due realtà di una religiosa di vita attiva e la presenza di questa lampada vivente nella comunità, che sarebbe proprio la monaca di clausura.

     
    D. – Cosa si può imparare nei giorni nostri da quanti hanno scelto la clausura?

     
    R. – Benedetto XVI definisce i monasteri un po’ i polmoni verdi di una città; quello che possiamo imparare, proprio in questo periodo, in questi tempi, è un ritrovare il primato di Dio, questo recuperare Dio, un lasciarci ricondurre con umiltà alla realtà di essere creature rese in Cristo, per grazia, Figli di Dio. Questa esperienza propria del mistero cristiano ci permette di riconoscere che niente più è in balìa del male, ma che tutto è intriso di grazia, proprio come una grazia è l’esperienza dei monaci e delle claustrali per tutta la Chiesa, le cui grazie prendono forma proprio dalla giornata che celebriamo oggi pro orantibus.

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    Il commento di don Massimo Serretti al Vangelo della Domenica

    ◊   In questa 34.ma e ultima Domenica del Tempo Ordinario, la Chiesa celebra Gesù Cristo, Re dell’Universo. La liturgia ci presenta il passo del Vangelo in cui Pilato domanda a Gesù: «Dunque tu sei re?». Gesù risponde:

    «Tu lo dici: io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per dare testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce».

    Su questo brano del Vangelo, ascoltiamo il commento del teologo, don Massimo Serretti, docente di Dogmatica alla Pontificia Università Lateranense:

    “La luce splende nelle tenebre e le tenebre non l’hanno vinta” (Gv 1, 5), non l’hanno potuta oscurare circuendola da tutti i lati.

     
    E’ dentro un intrico di menzogne che la verità di Gesù Cristo giace quasi vinta e piegata. E la menzogna trae la sua forza da una parte di realtà che essa sempre contiene.

     
    Il motivo della condanna di Gesù da parte del Sinedrio era il suo essersi dichiarato “Figlio di Dio” e non “re dei Giudei”. Ma per motivare il magistrato romano si doveva inventare un altro capo d’accusa e la menzogna vide che quello di “re dei Giudei” era adatto all’occasione.

     
    Sulla base di questa prima menzogna i soldati inscenarono la seconda, la burla, vestendo Gesù di porpora e cingendo il Suo capo di una corona di spine.

     
    Dalla falsità si passa allo scherno, dallo scherno alla violenza fisica e da questa all’omicidio. Così la menzogna va ad abbracciare la sua sorella: la morte.

     
    Ma dentro questo intreccio di menzogne è presente la Verità: “Io sono Re!”. “Chiunque è dalla verità ascolta la mia voce”.

     
    L’evidenza della verità è disarmata, non ha bisogno di urla e neppure di apparati militari. Essa brilla di luce propria. Proprio per questo l’unico modo per contrastarla è farla fuori.

     
    “Tuo è il Regno”: dice la Chiesa. Ma il Regno glieLo ha dato il Padre. Perciò il Figlio non ha necessità di difenderlo per affermarlo. A Lui è sufficiente rendere testimonianza alla verità. Il resto lo farà il Padre. D’altronde, alla fine, Egli riconsegnerà il Regno al Padre e la mascheratura pluristratificata della menzogna svanirà nel nulla e “Dio sarà tutto in tutti” (1Cor 15, 28). “Venga il Tuo Regno!”, diciamo al Padre.

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    Chiesa e Società



    Cina: oltre 40 morti per un’esplosione in una miniera di carbone

    ◊   Sono almeno 42 le vittime di un esplosione avvenuta la notte scorsa in una miniera di carbone nel nordest della Cina. Secondo fonti locali i soccorritori stanno ancora lavorando, perché all'interno della miniera sono intrappolate 66 persone a centinaia di metri di profondità. Al momento dell'esplosione, verificatasi a una decina di chilometri da Hegang, nella provincia di Heilongjiang si trovavano 528 minatori, di cui oltre 400 riusciti a fuggire. Secondo fonti mediche, almeno 29 persone sono ricoverate in ospedale, di cui sei in gravi condizioni. La deflagrazione è stata così violenta da far tremare tutta la zona circostante: gli edifici vicini sono parzialmente crollati. La miniera, di proprietà del gruppo pubblico Heilongjiang Longmay Mining, con sede a Harbin, capitale della provincia, è la prima impresa mineraria del nordest del Paese. Gli incidenti sono frequenti nelle cave cinesi, in particolare in quelle di carbone, dove, secondo le statistiche ufficiali, oltre 3.200 operai sono morti lo scorso anno. (V.V.)

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    I vescovi europei rilanciano la cooperazione con l’Ue per difendere la libertà religiosa

    ◊   Intensificare il dialogo con l’Unione Europea per affrontare le sfide del prossimo decennio. E' tutto rivolto al rapporto con le istituzioni comunitarie il comunicato finale dei lavori dell’assemblea plenaria della Commissione dei vescovi europei presso la Comunità europea (Comece), che si sono chiusi ieri a Bruxelles. La nota, citata dal Sir, è stata presentata alla stampa dal presidente della Comece, mons. Adrianus Van Luyn, che ha espresso la soddisfazione dei vescovi per la “priorità riconosciuta alla libertà religiosa” dal Consiglio dell’Unione, che il 16 novembre scorso ha adottato una risoluzione nella quale riconosce la libertà religiosa come parte integrante dei diritti della persona umana. Molta fiducia viene poi riservata al Trattato di Lisbona e in particolare l’articolo 17 della Carta che prevede un “dialogo aperto, trasparente e regolare” tra istituzioni dell’Ue e le Chiese. “Finora è esistita una tradizione di relazioni e cooperazione con le istituzioni, basata sulla buona volontà da entrambe le parti. Ora vi sarà una base legale”, ha spiegato il segretario della Comece, padre Piotr Mazurkiewicz, anch’esso presente alla conferenza stampa, che ha così sintetizzato gli aspetti positivi di quest’articolo: “Garantisce il rispetto delle Chiese a livello nazionale nei loro rapporti con i reciproci Stati, ne rispetta l’identità e ne riconosce la peculiarità, senza assimilarle a lobby o a Ong”. “Ora – ha aggiunto – il dialogo potrà allargarsi a molti altri ambiti rispetto a quelli affrontati fino ad ora, alla luce della dottrina sociale della Chiesa”. I vescovi hanno quindi annunciato l’imminente pubblicazione di un documento che “vuole riflettere sulla promozione della libertà religiosa nelle politiche dell’Ue”. Infatti, ha ricordato mons. Jarecki, vescovo ausiliare di Varsavia e vice presidente della Comece, “esistono ancora moltissimi casi di discriminazione in tutte le regioni del mondo, in particolare in India, Cina, Sudan e Iraq”. La risoluzione dell’Ue, invece, “riconosce il diritto a praticare la propria religione anche quando questa non appartiene tradizionalmente al territorio in cui si vive”. “Gli Stati – ha concluso – hanno il dovere di proteggere le persone che appartengono alle minoranze religiose e le leggi devono garantire i diritti legati alla libertà religiosa. Solo se si riconosce questo diritto esiste una democrazia matura”. (M.G.)

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    Plenaria dei vescovi Usa: il saluto del Papa

    ◊   Benedetto XVI ha inviato il suo sostegno e le sue preghiere ai vescovi degli Stati Uniti, che celebrano questa settimana la loro assemblea generale annuale a Baltimora. Il cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone, ha inviato un telegramma a nome del Papa al nunzio apostolico negli Usa, l'arcivescovo Pietro Sambi. Il messaggio assicura le preghiere del Santo Padre, invocando la "saggezza dello Spirito Santo" sull'assemblea e testimoniando in questo modo il suo auspicio che le delibere aiutino la crescita spirituale di tutti gli statunitensi. Nel corso di una conferenza stampa celebrata questo mercoledì alla fine delle sessioni pubbliche, l'arcivescovo Joseph Kurtz di Louisville, nel Kentucky, ha espresso la sua soddisfazione per i successi degli ultimi giorni. La Conferenza episcopale aveva approvato cinque priorità in un'assemblea precedente: rafforzamento del matrimonio, formazione della fede centrata sulla pratica sacramentale, vocazioni al sacerdozio e alla vita religiosa, vita e dignità della persona umana, riconoscimento della diversità culturale. Nell'assemblea, si legge in un comunicato dell’agenzia Zenit, i vescovi hanno approvato circa 65 attività derivate da queste priorità, che verranno realizzate nei prossimi due anni. (V.V.)

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    L'Onu condanna gli episodi di violenza xenofoba in Sudafrica

    ◊   L’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (Acnur) condanna i recenti attacchi xenofobi che hanno costretto 3.000 stranieri, inclusi rifugiati e richiedenti asilo dello Zimbabwe a fuggire dalle loro baracche a De Doorns, una comunità agricola in Sudafrica che si occupa di viticoltura e che conta una popolazione di circa 13.000 persone, a 140 km a nord-est di Città del Capo. Attualmente gli sfollati sono in attesa di conoscere l’esito dei negoziati con i coltivatori locali. Questi ultimi, martedì scorso hanno preso d’assalto le abitazioni degli stranieri accusandoli di rubare loro il lavoro in quanto disponibili ad accettare salari molto più bassi. I rifugiati e i richiedenti asilo riconosciuti hanno diritto per legge a lavorare in Sudafrica, ma spesso si creano grandi tensioni a causa della concorrenza nel mercato del lavoro. Gli stranieri sfollati si trovano in un campo sportivo e in un centro comunitario a De Doorns e dormono in tre tende fornite dal governo. Le autorità locali hanno risposto rapidamente alla crisi e l’acqua, i bagni chimici e un’unità medica mobile sono arrivati nell’area dopo poche ore. Inoltre la Croce Rossa sudafricana ha iniziato subito a distribuire agli sfollati due pasti caldi al giorno. Questo è il primo attacco xenofobo di una certa entità che colpisce i rifugiati in Sudafrica dall’ondata di violenza che colpì tutto il Paese nel maggio 2008. L’Acnur, su richiesta delle autorità locali, ha inviato due suoi operatori dall’ufficio di Pretoria per affiancare il Comitato Sudafricano per i Diritti Umani e tutte le altre parti in causa nel tentativo di riportare alla normalità la situazione e di permettere ai cittadini stranieri di tornarvi in tutta sicurezza. Alla fine del 2008 si stimava che ci fossero 110.0000 richiedenti asilo dello Zimbabwe in Sudafrica. (V.V.)

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    L’impegno dei gesuiti per i malati di Aids in Africa

    ◊   In vista della Giornata Mondiale per la Lotta all'Aids, che si celebrerà il primo dicembre prossimo, l'African Jesuit AIDS Network (AJAN) ha esortato le popolazioni africane ad "Imparare ad affrontare l'Aids come famiglia". Il flagello di questa malattia ha infatti comportato fra l’altro l’isolamento di molte persone sieropositive, che negli anni scorsi sono state letteralmente cacciate dalle proprie comunità. Per questo motivo padre Masawe, moderatore dei Gesuiti dell'Africa e del Madagascar, ha inviato un messaggio a tutti i religiosi impegnati nel continente, di cui riferisce Zenit, in cui si ricorda che questa malattia, non deve essere affrontata semplicemente come un problema medico-farmaceutico perché è "una questione di sviluppo e giustizia integrali, che richiede un approccio e una risposta olistici da parte della Chiesa". Risulta dunque cruciale l’educazione alla sessualità: "La sessualità in Africa è stata sempre vista come moralmente neutrale, né buona né cattiva, parte di ciò che significa essere umani". A questo proposito il religioso ha presentato un paragone efficace: "il fuoco, se controllato e domato, è utile a preparare un pasto; fuori controllo, può bruciare il tetto e consumare l'intera casa. Allo stesso modo, la sessualità deve essere incanalata e disciplinata perché il suo potenziale di donare la vita sia realizzato e la sua distruttività venga limitata". "L'astinenza e la fedeltà – ha proseguito il sacerdote - sono non solo i modi migliori per evitare l'Hiv e affrontare l'Aids, ma anche la via per un'autentica realizzazione personale". In questo campo, ha segnalato, è necessario che la Chiesa dia una formazione personale e sostenga pubblicamente chi vuole promuovere e seguire questi valori. Oltre a un uso sbagliato della sessualità, altri fattori favoriscono la diffusione del virus, ha ricordato il religioso gesuita, riferendosi a "povertà, fame, guerra e sfollamento forzato, violenza domestica e commercio sessuale". "Chiunque voglia comprendere l'impatto dell'Hiv/Aids sulla vita umana deve considerare l'economia, la politica, la società e la cultura, così come le questioni personali e familiari più immediate", ha dichiarato. In questo contesto, molti programmi della Chiesa si impegnano a garantire assistenza, cibo e sostegno. "L'obiettivo è vivere come una famiglia: rispettare la dignità e la vita di ciascuno, mostrare solidarietà con chiunque sia nel bisogno". Padre Wasabe invita infine a non scoraggiarsi davanti “all'enormità dei problemi del continente, tra i quali figurano l'Hiv e l'Aids". "E’ parte della vita - ha detto - e lo sarà ancora per molto tempo. Come una grande famiglia, affrontiamo la sfida con fiducia. Imploriamo il sostegno per far fronte alle necessità di assistenza di molti. Sappiamo che nostro Padre è al nostro fianco". (M.G.)

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    Appello urgente per aiutare le vittime del ciclone in Salvador

    ◊   A due settimane dalle inondazioni che hanno messo in ginocchio il Salvador, le Nazioni Unite hanno lanciato un appello urgente per una raccolta fondi a favore delle 75 mila persone colpite dalla catastrofe. Secondo gli ultimi bilanci ufficiali, il passaggio del ciclone Ida, i primi di novembre, ha causato la morte di 190 persone, 80 dispersi e migliaia di sfollati. Le agenzie dell’Onu, rende noto l’agenzia Misna, hanno chiesto 13 milioni di dollari per poter distribuire cibo, ripari, acqua e medicinali, ma anche avviare programmi di ripresa rapida dell’agricoltura. In cinque dei 14 dipartimenti del Paese sono stati registrati gravi danni alle infrastrutture e al patrimonio agro-forestale: almeno 18 ponti e numerose strade sono stati demoliti dalla forza delle acque e circa 14 mila ettari di terreni coltivati sono stati distrutti, causando la perdita di circa 70 mila tonnellate di derrate agricole, pari al 70% della produzione annuale. (V.V.)

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    Infanzia e alfabetizzazione: l’Opam lancia un’iniziativa in vista del Natale

    ◊   E' tempo di “letterine” a Babbo Natale: impresa ardua per molti bambini del Nord del Mondo che hanno difficoltà a scriverle perché, ricchi di tante cose, sono diventati poveri di sogni e desideri. Ancora più difficile per oltre 100 mila bambini del Sud del Mondo che di desideri ne avrebbero molti ma non possono scriverle, perché non sono mai andati a scuola. E’ quanto sottolinea l’Opam, Opera di Promozione dell'Alfabetizzazione nel Mondo in occasione del 20.mo anniversario dell’adozione della Convenzione Onu sui diritti dell’infanzia. Tuttavia, evidenzia l’associazione presieduta da mons. Aldo Martini, dall'incontro e dalla condivisione fra queste povertà e queste ricchezze si può far sì che sia un Buon Natale per tutti. Per questo motivo, l'Opam ha lanciato per questo Natale un'iniziativa rivolta in particolare a genitori, nonni, insegnanti ed educatori. “Si tratta – riferisce la vicepresidente dell’Opam, Anna Maria Errera - di un filmato della durata di due minuti, che presenta la lettera a Babbo Natale di Marco, un bambino che si è reso conto che per questo Natale rinunciare ad un dono a favore di un coetaneo del Sud del Mondo” significa dare “la possibilità a tanti bambini di andare a scuola e sperare in un futuro migliore”. Della “letterina” esiste una versione cartacea e, come il filmato, si può prenderne visione sul sito dell'Opam (www.opam.it) ed eventualmente richiedere gratuitamente alcune copie da diffondere. “La lettera – conclude Anna Maria Errera – è rivolta innanzitutto a noi adulti perché prendiamo coscienza di quale futuro stiamo preparando per i nostri figli”. In 37 anni dalla sua fondazione, l’Opam ha realizzato oltre 3500 progetti in Africa, Asia e America Latina. Grazie ai suoi progetti e alle adozioni scolastiche a distanza, l'Opam ha contribuito all'istruzione e alla formazione professionale di milioni di bambini, giovani, uomini e donne che oggi possono vivere liberi dalla schiavitù dell'ignoranza ed essere promotori di sviluppo. (A.G.)

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    La carità cristiana al centro dei lavori delle Settimane sociali in Francia

    ◊   “Nuove solidarietà - nuova società” è il tema della 84.ma edizione delle Settimane sociali di Francia (Ssf) che si è aperta ieri a Parigi. Gli oltre 3000 partecipanti alla tre giorni che si chiude domenica sono subito entrati nel vivo dei lavori con l’intervento del teologo gesuita Etienne Grieu, che ha posto l’accento sulla necessita che la solidarietà cristiana non venga concepita solo in termini puramente caritativi poiché scaturisce dalla carità, radice dell’amore di Dio. Forte della sua esperienza passata a servizio dei disoccupati a Mans e a Cergy, come anche in missione in Africa e Sud America, il religioso ha individuato “nella riscoperta della tradizione biblica dell’Alleanza il superamento della concezione puramente caritativa della solidarietà cristiana che spesso è presente nell’opinione pubblica”. “Nella Alleanza biblica - ha spiegato ancora il religioso citato dal Sir - si coniuga l’impegno senza sosta e senza condizione del cristiano per il bene con la legge dell’amore, la carità. È questa per il cristiano l’origine della solidarietà”. La solidarietà non può, quindi, per il credente cristiano, essere disgiunta dalla carità. “E’ lo stile della diaconia, del servizio – proseguito il gesuita -. Diaconia significa far parte dell’essenza stessa della Chiesa, allo stesso titolo che amministrare i sacramenti o annunciare la Parola, è anche la carità e quindi la solidarietà”. “Il diacono è il servitore di Cristo che è il povero – conclude Etienne Grieu -. È dunque urgente riscoprire la diaconia intesa come servizio della carità”. (M.G.)

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    Mons. Crociata: inadeguato il modello di sviluppo basato sulla crescita illimitata

    ◊   In un mondo in cui appare sempre più chiara “l’inadeguatezza” di una crescita “illimitata”, occorre promuovere un nuovo modello di sviluppo capace di fondarsi sul “senso del limite”. Parla di responsabilità etiche verso la società e di senso dell’appartenenza comunitario mons. Mariano Crociata, segretario generale della Conferenza episcopale italiana, intervenendo a Brescia all’incontro organizzato dall’Università Cattolica del Sacro Cuore sul tema dello “Sviluppo umano integrale per la salvaguardia del creato”. “Il potere di devastazione – ha detto mons. Crociata ripreso dal Sir - ha la sua radice sempre nell’illusione tragica dell’essere umano di non avere nessuno prima di sé e nemmeno dopo di sé, di non dover rispondere a nessuno, di non dovere a nessuno ciò che è e ciò che ha”. Per questo il rapporto dell’uomo con l’ambiente “si decide in quel primo barlume di coscienza che fa riconoscere di essere figlio e fratello e padre, di non essere padrone assoluto di alcunché”. Ma c’è di più. “Ormai appare chiara – argomenta il segretario generale - l’inadeguatezza di una concezione economicistica dello sviluppo basata sul presupposto di una crescita illimitata che ignora il carattere finito del mondo e confonde crescita economica e benessere, che ne è invece il fine”. “Sul lungo periodo infatti – fa notare mons. Crociata - diventa inevitabile la ricaduta negativa delle povertà e delle malattie dei paesi poveri sui paesi ricchi, che peraltro conoscono le nuove povertà dell’opulenza e sperimentano che il contrasto tra nord e sud del mondo si è ormai trasferito all’interno degli stessi Paesi del benessere economico”. “Diviene quindi indispensabile – sottolinea il presule - prendere coscienza dei limiti ecologici e di quelli sociali. Nel primo caso ciò che deve prevalere è la coscienza di responsabilità. Per quanto riguarda il limite sociale è invece la coscienza di solidarietà a doversi imporre; ciò che si richiede è lo sviluppo della coscienza”. “Questa responsabilità – prosegue il segretario generale - appare ancora più necessaria laddove entrano in gioco i cosiddetti diritti di terza generazione, ovvero alla pace, allo sviluppo e all’ambiente”. “In tutto ciò – conclude mons. Crociata - la Chiesa è ben consapevole della propria missione e del contributo che essa fornisce allo sviluppo dell’uomo e alla salvaguardia del creato”. Mons. Corciata cita infine l’enciclica di Benedetto XVI, Caritas in Veritate, per esortare un’azione sociale e politica indirizzata ad uno sviluppo “autenticamente umano”. (M.G.)

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    Al via le Settimane culturali promosse dalla Pastorale universitaria della diocesi di Roma

    ◊   Dalla filosofia al diritto dalle scienze biomediche a quelle umane spaziando attraverso la tecnologia, le arti, la comunicazione e l’economia. Sono i temi delle otto Settimane culturali presentate ieri al Palazzo del Vicariato di Roma e promosse dall’Ufficio diocesano per la Pastorale universitaria in collaborazione con tutti gli atenei della capitale. Obiettivo dell’iniziativa far uscire il sapere dalle aule universitarie e diffonderlo nella città di Roma per far conoscere a tutti l’importanza della ricerca e dell’insegnamento. “Non basta impegnarsi solo in ricerche silenziose – ha spiegato durante la conferenza stampa Alberto Gambino, docente di diritto privato presso l’ Università Europea di Roma – ma siamo chiamati tutti a dare risposte concrete all’emergenza educativa, offrendo in questo modo, una forte testimonianza morale”. Le Settimane culturali si svilupperanno durante tutto il percorso dell’anno accademico, attraverso incontri ed eventi vari che si svolgeranno sia negli atenei che in diversi luoghi della città. “Questa iniziativa - ha concluso monsignor Lorenzo Leuzzi direttore dell’Ufficio per la pastorale universitaria – intende favorire il rilancio della dimensione culturale delle diverse discipline accademiche nella prospettiva di un contributo concreto alla crescita culturale di Roma”. Il primo appuntamento sarà dedicato alla filosofia e inizierà lunedì prossimo. (A cura di Marina Tomarro)

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    24 Ore nel Mondo



    L'Onu: tragedia umanitaria nel Nord Ovest del Congo

    ◊   Una tragedia spaventosa si sta consumando nel Nord Ovest della Repubblica Democratica del Congo, stando ad una denuncia dell'Onu di cui riferisce la Bbc. Nelle ultime due settimane, a causa di scontri tra etnie rivali per il diritto alla pesca in alcune aree, ci sono stati almeno un centinaio di morti, mentre una massa disperata di profughi cerca di abbandonare le zone del conflitto. Finora, sono state contate oltre 50mila persone, molti bimbi senza più genitori, così come le donne incinte. E l'esodo continua senza sosta. L'Onu ha inviato sul posto un gruppo di caschi blu, ma si tratta di un numero esiguo, perché la stragrande maggioranza delle forze Onu in Congo è impegnata nel Nord Est, area ricchissima di materie prime, sconvolta da violenze etnico-politiche da molti anni. La situazione è degenerata quando le etnie Lobala e Boba, che popolano quella regione, hanno rotto un patto sulla suddivisione delle rispettive aree di pesca, che reggeva da decenni. Da allora, una deriva di violenze spietate che, stando agli osservatori, non accennano a diminuire. Sarebbero, peraltro, i Lobala ad avere la meglio: mentre i villaggi bruciano, la gente viene trucidata, e chi può fugge. Senza più nulla, senza sapere dove.

    Onu: violazione dei diritti umani in Iran
    “Violazioni gravi e ripetute” dei diritti umani in Iran sono state denunciate dall'Assemblea Generale dell'Onu. La terza commissione dell'Assemblea ha approvato una risoluzione di condanna con il voto favorevole di 74 Paesi (tra cui l'Italia), 48 contrari e 59 astenuti. Il documento, promosso dalla delegazione canadese al Palazzo di Vetro, “esprime profonda preoccupazione per una serie di continue e ricorrenti violazioni dei diritti umani nella Repubblica islamica dell'Iran”. In particolare, inoltre, viene denunciato “l'aumento del numero di esecuzioni dopo le elezioni presidenziali del 12 giugno 2009”, a seguito delle quali si sono registrate anche “ulteriori limitazioni della libertà d'espressione”. L'anno scorso, la Commissione aveva egualmente condannato l'Iran per la violazione dei diritti umani con 70 voti a favore, 51 contro e 60 astensioni.

    Iran: questione nucleare
    L'Iran non ha dato alcuna risposta "positiva" alla proposta di accordo dell'Agenzia Internazionale per l'Energia Atomica (Aiea) in merito all'arricchimento dell'uranio all'estero. Il gruppo 5+1 (Usa, Russia, Cina, Gran Bretagna e Francia più la Germania) esprime tutta la sua delusione, in una dichiarazione congiunta, letta ai giornalisti a Bruxelles al termine di un incontro tra i direttori politici del gruppo. Si sottolinea che Teheran non ha infatti implementato "i tre accordi sottoscritti all'incontro di Ginevra del primo ottobre scorso". Il primo riguarda il nuovo sito nucleare di Qom: nonostante l'Iran abbia consentito all’Aiea di valutare il sito per l’arricchimento dell’uranio, il gruppo 5+1 ritiene che “l'Iran avrebbe dovuto dichiararne l'esistenza molto prima e che pertanto non abbia rispettato gli obblighi di salvaguardia”. La costruzione del nuovo sito di arricchimento, inoltre, contraddice diverse risoluzioni del Consiglio di sicurezza dell'Onu. In secondo luogo, il gruppo 5+1 contesta all'Iran “di non essersi impegnato per un'intensificazione del dialogo e in particolare di non avere accettato un nuovo incontro prima della fine di ottobre per discutere della questione nucleare”. In terzo luogo, “l'Iran non ha risposto positivamente alla proposta di accordo dell'Aiea per la fornitura di energia nucleare per il reattore nucleare di Teheran”. Nonostante la delusione e il forte richiamo a Teheran, il gruppo 5+1 per ora non parla di sanzioni.

    Pakistan
    Militanti islamici hanno lanciato razzi su una base delle forze di sicurezza pachistane nel Waziristan settentrionale, al confine con l'Afghanistan, causando la morte di quattro militari, fra cui un ufficiale. L'attacco ha suscitato una reazione dell'esercito che ha bombardato le basi dei talebani nelle colline attorno a Razmak, causando a loro volta la morte di sei estremisti fra cui un loro comandante. L'esercito ha lanciato, da alcune settimane, un’offensiva nel Waziristan del Sud annunciando di avere conquistato numerose posizioni strategiche alla frontiera pachistano-afghana.

    Israele - Cisgiordania
    Israele ha rilasciato, nella notte, cinque ufficiali dei servizi di sicurezza dell'Autorità nazionale palestinese (Anp) arrestati ieri nel corso di un doppio blitz militare nei dintorni di Salfit, in Cisgiordania. Lo riferiscono oggi fonti della stessa Anp, mentre l'agenzia Maan dà contemporaneamente notizia del fermo di altri tre agenti dell'intelligence palestinese (di rango più basso), bloccati insieme con due civili dalle forze israeliane durante un raid compiuto alle prime luci dell'alba a Jayyus. Il fermo dei primi cinque (tra i quali figurava un comandante locale, il colonnello Muhammad Abdel Hameed) aveva fatto alzare ulteriormente le tensioni fra Israele e l'Anp, che l'aveva interpretato come un tentativo israeliano di indebolirla nel contesto del clima di recriminazioni reciproche che fanno da sfondo allo stallo del processo negoziale. Il rilascio, a quanto è trapelato, sembra sia stato reso possibile dall'intervento di rappresentanti diplomatici americani e sulla base di un accordo secondo cui i servizi di sicurezza dell'Anp si sarebbero impegnati a non fare del male a un presunto informatore palestinese dell'intelligence israeliana sul quale pare che i cinque stessero indagando. Non è chiaro al momento se i successivi fermi di Jayyus possano essere legati alla medesima vicenda. Anche su questi, comunque, risultano essere state avviate trattative sottobanco.

    Yemen
    L'ingegnere giapponese rapito domenica nello Yemen da membri di una tribù è stato successivamente sequestrato da uomini armati di Al Qaeda, che l'hanno portato in una località sconosciuta. Secondo una delle fonti, che ha voluto conservare l'anonimato l'ostaggio è stato sequestrato da elementi di Al Qaeda nella notte tra ieri e oggi e scortato in una località segreta nella regione di Maarib, ad est di Sanaa. L'ingegnere giapponese lavora ad un progetto del governo yemenita nella città di Arhab, circa 60 chilometri a nordest di Sanaa.

    Presidenziali in Romania
    Elezioni presidenziali, domani, in Romania, tre anni dopo l'ingresso nell'Ue del primo gennaio 2007. Circa 18,3 milioni di romeni sono chiamati a eleggere, scegliendo tra 12 candidati, il nuovo capo dello Stato per i prossimi cinque anni. Il servizio di Fausta Speranza:

     
    Clima di instabilità politica e recessione economica. La prima scommessa sarà porre fine alla crisi politica del Paese, guidato da circa due mesi da un governo di minoranza dei democratico-liberali, sfiduciato dal Parlamento lo scorso ottobre. Dopo nove anni di crescita economica continua, nel 2009 la recessione ha portato la disoccupazione al 7,1% e una contrazione economica stimata all'8% per fine anno. Il governo di Bucarest ha concordato un prestito di circa 20 miliardi di Euro con il Fondo monetario internazionale (Fmi), Commissione europea, Banca mondiale e Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo (Bers). Ma restano problemi di fondo: la corruzione e la mancanza di riforme strutturali. Secondo la classifica 2009 di "Transparency International", presentata nei giorni scorsi, la Romania è il più corrotto degli Stati Ue, principalmente a causa della crisi del sistema giudiziario. Il presidente uscente Traian Basescu, che corre ora per un secondo mandato, aveva vinto le elezioni del 2004 usando come cavallo di battaglia la lotta al “sistema scellerato”, come definiva la corruzione. Alcuni ritengono che in questi anni sia rimasto egli stesso vittima della corruzione. Qualcuno denuncia campagne denigratorie nei suoi confronti da parte di gruppi di media privati: a dare fastidio sarebbero state le scelte di Basescu di condannare il comunismo e di aprire gli archivi della Securitate, l'ex polizia politica del regime. In ogni caso, a sfidarlo ci sono il socialdemocratico Mircea Geoana e il candidato liberale Crin Antonescu.

     
    Ungheria
    Gli ambasciatori di nove Paesi occidentali a Budapest hanno messo in guardia il governo ungherese contro la corruzione, ammonendolo a far rispettare meglio gli interessi di investitori stranieri nel Paese, stigmatizzando una carenza di "trasparenza" negli ultimi tempi. In una lettera congiunta, le ambasciate di Stati Uniti, Gran Bretagna, Germania, Francia, Belgio, Olanda, Svizzera, Norvegia e Giappone, richiamano l'attenzione sulla dilagante corruzione e su atteggiamenti a loro dire “poco trasparenti” nei servizi pubblici, nel settore radiotelevisivo e nella costruzione di autostrade in Ungheria. Il premier Gordon Bajnai ha invitato per lunedì gli ambasciatori per un “chiarimento amichevole”. Gli investitori stranieri denunciano la corruzione negli appalti pubblici in Ungheria. Nella recente classifica di "Transparency International", l'Ungheria risulta al 46.mo posto, fra i Paesi mediamente corrotti. L'allarmante fenomeno ha costretto il governo tecnico di Gordon Bajnai a lanciare recentemente un ufficio anticorruzione e premi per chi denuncia i casi.

    Elezioni in Albania: contestazioni
    Decine di migliaia di sostenitori del Partito socialista albanese si sono radunati davanti all'ufficio del capo del governo, a Tirana, per chiedere un riconteggio dei voti delle elezioni del 28 giugno vinte dal premier Sali Berisha. Il leader socialista Edi Rama accusa il Partito democratico di Berisha di avere attuato una colossale truffa elettorale. "Le elezioni manipolate impediscono il cammino verso l'integrazione", ha dichiarato Rama. Berisha ha detto più volte che un riconteggio sarebbe illegale e che il fatto stesso che la Ue abbia accettato la candidatura di adesione dell'Albania dimostra che la consultazione è stata riconosciuta come valida.

    Nagorno-Karabakh
    L'Azerbaigian considera "decisivi" i colloqui di domani con l'Armenia sul conflitto per la regione del Nagorno-Karabakh, nel Caucaso meridionale, e ritiene di avere diritto ad usare la forza militare se i negoziati non produrranno risultati. Lo ha dichiarato ad una tv locale il leader azero, Ilham Aliyev. Aliev ha fatto riferimento anche al recente miglioramento dei rapporti tra Armenia e Turchia, affermando tuttavia che “senza una soluzione del problema del Nagorno-Karabakh le relazioni turco-armene non potranno essere normalizzate”. Il Nagorno-Karabakh, dagli anni '90, è sotto il controllo militare armeno, in seguito ad una lunga disputa tra le due Repubbliche caucasiche ex sovietiche. Anche la mediazione messa in atto dal cosiddetto Gruppo di Minsk (Russia, Usa e Francia) non ha prodotto finora risultati concreti.

    Russia
    Il presidente russo, Dmitri Medvedev, ha criticato apertamente "Russia Unita", il partito di governo al quale lui stesso appartiene, che a suo avviso non garantirebbe appieno le regole democratiche e sarebbe ancora vittima di intrighi e metodi nel vecchio stile sovietico. “Bisogna modernizzare il partito, renderlo più flessibile, più aperto. Bisogna imparare a vincere”, ha detto Medvedev parlando oggi a San Pietroburgo all'apertura dell'11.mo congresso di Russia Unita. Il pensiero va alle ultime elezioni locali, svoltesi l'11 ottobre scorso in molte regioni della Federazione russa, nelle quali la larga vittoria di "Russia Unita" è stata messa in dubbio con accuse di irregolarità e brogli. “Bisogna imparare a vincere con una competizione aperta”, ha detto Medvedev, secondo il quale “alcune sezioni regionali sia di Russia Unita che dei partiti di opposizione mostrano a volte segni di arretratezza, facendo scivolare l'attività politica in intrighi di apparato, e le elezioni - che devono essere l'espressione della volontà popolare, competizione di idee e programmi - si trasformano invece in vicende nelle quali le procedure democratiche si mischiano a quelle amministrative”. Medvedev ha poi aggiunto: “Bisogna liberarsi dei fannulloni. La democrazia in fin dei conti esiste non per i partiti, che siano di governo o di opposizione, ma per i cittadini, affinchè il popolo possa esercitare il suo diritto al potere nella Federazione russa, con il partito che deve essere solo strumento. Importante, utile, ma solo strumento”. “Russia Unita - ha osservato Medvedev - potrà ottenere dei cambiamenti in meglio nel Paese solo nel caso che cambi il partito stesso”. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza e Chiara Pileri)

     
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIII no. 325

     
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