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Sommario del 20/11/2009

Il Papa e la Santa Sede

  • L'appello di Benedetto XVI in favore dei non udenti: la società non li discrimini, ma li aiuti a integrarsi difendendone i diritti
  • Il presidente del Suriname dal Papa
  • Altre udienze
  • La visita a Roma del primate anglicano Rowan Williams. Domani l'udienza dal Papa
  • Il Papa incontra gli artisti nella Cappella Sistina
  • Mons. Piacenza: in Olanda una nuova primavera per la Chiesa
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Rapporto Unicef sulla drammatica condizione dell'infanzia violata
  • Il belga Van Rompuy e la britannica Ashton alla guida dell'Ue
  • La libertà religiosa al centro della Conferenza promossa a Venezia dai Popolari europei
  • L’Arma per l’Arte: con una mostra a Firenze, i Carabinieri celebrano 40 anni al servizio dei Beni Culturali. Intervista al generale Nistri
  • Chiesa e Società

  • Il Consiglio mondiale delle Chiese: Israele fermi i nuovi insediamenti
  • Vescovi africani: negato l'accesso alle cure di Aids a due terzi dei malati
  • Pax Christi: l’Ue trovi un accordo sul Trattato di non proliferazione nucleare
  • America Latina: la crisi economica ha creato 9 milioni di poveri
  • Ballottaggio presidenziale in Uruguay: la Chiesa chiede un confronto leale e sereno
  • Nicaragua: i vescovi invitano la popolazione a cambiare vita alla luce del Vangelo
  • Assemblea dei vescovi brasiliani sul tema della Missione Continentale e dell'Amazzonia
  • Bolivia: all’esame della plenaria dei vescovi la Missione permanente
  • Colombia: i gesuiti lanciano l’allarme per la crescita del fenomeno dei “bambini soldato”
  • Congo: i missionari propongono una soluzione per i distretti minerari del Kivu
  • Corea del Nord e Myanmar condannate dall'Onu per violazioni dei diritti umani
  • Anno Sacerdotale in Myanmar: ordinati 18 nuovi preti nella diocesi di Hakha
  • L'arcivescovo di Bangkok per la Giornata delle vocazioni: ogni fedele diventi missionario
  • Impegno di governo e movimenti cattolici contro la pedo-pornografia nelle Filippine
  • Filippine: sacerdoti e leader tribali in difesa dell’ecosistema dell’Isola di Mindoro
  • Taiwan: il vescovo di Tai Chung sulla chiusura dei 150 anni dell’evangelizzazione dell'isola
  • Dottorato Honoris causa al cardinale Dziwisz dall’Università cattolica argentina
  • Assemblea generale di Croce Rossa e Mezzaluna Rossa sui cambiamenti climatici
  • Rapporto Istat: l'Italia cresce grazie agli immigrati
  • Il cardinale Bagnasco: l'insegnamento della religione a scuola non è un'ora di catechismo
  • Consegnati a Berna i premi Balzan per la cultura e le scienze
  • 24 Ore nel Mondo

  • Ennesimo attentato in Afghanistan mentre si fa sempre più difficile la riconciliazione nazionale
  • Il Papa e la Santa Sede



    L'appello di Benedetto XVI in favore dei non udenti: la società non li discrimini, ma li aiuti a integrarsi difendendone i diritti

    ◊   La comunità internazionale faccia tutto il necessario perché le persone affette da sordità - specie nelle nazioni povere - non patiscano discriminazioni ma siano pienamente integrate nelle società in cui vivono. E’ l’appello col quale Benedetto XVI ha concluso il suo discorso ai partecipanti alla Conferenza internazionale organizzata in Vaticano dal Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari, sul tema “Effatà! La persona sorda nella vita della Chiesa”, in programma fino a domani. Il Papa ha difeso il lavoro delle associazioni impegnate nel settore, spesso vittime di pregiudizi, ed ha invitato a promuovere iniziative di solidarietà verso i non udenti. Il servizio di Alessandro De Carolis:

    La scena è commovente come tutte quelle in cui gli occhi di Gesù incrociano quelli di un malato. Un uomo sordo e muto, preso in disparte dalla folla della quale fa parte ma dalla quale è anche escluso, e poi quei gesti concreti, diretti - le dita negli orecchi, la saliva che tocca la lingua - e il sospiro che è, insieme, preghiera e prodigio: “Effatà! Apriti!”. Di fronte alle circa 400 persone riunite nella Sala Clementina, Benedetto XVI rievoca l’episodio del Vangelo sottolineando l’atteggiamento di Gesù, fatto di “vicinanza e comprensione” verso il sordomuto, di “interessamento concreto” e, soprattutto, di “profonda compassione”. La stessa - sostiene il Papa - che chiunque deve mostrare verso chi è affetto dalla menomazione della sordità, che riveste aspetti medici e psicologici, ma anche etici oltre che pastorali, ancor più evidenti nei Paesi in via di sviluppo, dove la “grave situazione”, rimarca il Pontefice, è indotta dalla carenza di ’“accesso alle cure sanitarie”:

     
    “Faccio appello, quindi, alle autorità politiche e civili, nonché agli organismi internazionali, affinché offrano il necessario sostegno per promuovere, anche in quei Paesi, il dovuto rispetto della dignità e dei diritti delle persone non udenti, favorendo, con aiuti adeguati, la loro piena integrazione sociale”.
     
    L’appello di Benedetto XVI è la punta di un discorso chiaro verso chi ricopre delle responsabilità e delicato nei riguardi dei non udenti. Nel primo caso, nota il Pontefice:
     
    “L’esperienza non sempre attesta gesti di solerte accoglienza, di convinta solidarietà e di calorosa comunione verso le persone non udenti. Le numerose associazioni, nate per tutelare e promuovere i loro diritti, evidenziano l’esistenza di una mai sopita cultura segnata da pregiudizi e discriminazioni. Sono atteggiamenti deplorevoli e ingiustificabili, perché contrari al rispetto per la dignità della persona non udente e alla sua piena integrazione sociale”.

    Questo accade perché, osserva, l’umanità è spesso affetta da “un’altra forma di sordità”, da cui “deve essere salvata” e che Cristo è venuto a sanare:
     
    “E’ la sordità dello spirito, che alza barriere sempre più alte alla voce di Dio e del prossimo, specialmente al grido di aiuto degli ultimi e dei sofferenti, e rinchiude l’uomo in un profondo e rovinoso egoismo”.
     
    Sull’esempio di Cristo invece, prosegue Benedetto XVI, la Chiesa è protagonista, “con amore e solidarietà”, di numerose “iniziative pastorali e sociali” verso le persone sorde. Un segno, ribadisce, di quel desiderio di Cristo “di vincere nell'uomo la solitudine e l'incomunicabilità create dall'egoismo, per dare volto ad una ‘nuova umanità’, l'umanità dell'ascolto e della parola, del dialogo, della comunicazione, della comunione con Dio:

     
    “Cari fratelli e sorelle non udenti, voi non siete solo destinatari dell'annunzio del messaggio evangelico, ma ne siete, a pieno titolo, anche annunciatori, in forza del vostro Battesimo. Vivete quindi ogni giorno da testimoni del Signore negli ambienti della vostra esistenza, facendo conoscere Cristo e il suo Vangelo (…) Cari amici, vi ringrazio per questo incontro e affido tutti voi qui presenti alla materna protezione di Maria Madre dell'amore, Stella della speranza, Madonna del Silenzio”.

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    Il presidente del Suriname dal Papa

    ◊   Stamani il Papa ha ricevuto in Vaticano il presidente della Repubblica del Suriname, Runaldo Ronald Venetiaan, che poi ha incontrato il cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone, e mons. Dominique Mamberti, segretario per i Rapporti con gli Stati. “I cordiali colloqui – informa un comunicato della Sala Stampa vaticana - hanno permesso un fruttuoso scambio di opinioni su temi attinenti all’attuale congiuntura internazionale e regionale. Ci si è poi soffermati su alcuni aspetti della situazione in Suriname, in particolare sulle politiche sociali avviate dal Governo, sulla salvaguardia dell’ambiente, nonché sugli ambiti di collaborazione tra la Chiesa e lo Stato”.

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    Altre udienze

    ◊   Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina anche mons. Luigi Ventura, arcivescovo tit. di Equilio, nunzio apostolico in Francia, e alcuni presuli della Conferenza episcopale brasiliana in visita "ad Limina". Il Santo Padre riceverà questo pomeriggio il cardinale Ivan Dias, prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli.

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    La visita a Roma del primate anglicano Rowan Williams. Domani l'udienza dal Papa

    ◊   Prosegue la visita a Roma dell’arcivescovo di Canterbury, Rowan Williams, che domani mattina sarà ricevuto da Benedetto XVI in Vaticano. Ieri pomeriggio, il primate della Comunione anglicana ha preso parte al Colloquio della Pontificia Università Gregoriana sulla figura e l’attività ecumenica del cardinale Johannes Willebrands, di cui ricorre il centenario della nascita. All’evento, ha preso parte anche il cardinale Walter Kasper, presidente del Pontificio Consiglio per l’Unità dei Cristiani, che si è soffermato, tra l’altro, sulla Costituzione “Anglicanorum Coetibus”, recentemente approvata dal Pontefice. Il servizio di Alessandro Gisotti:

     
    La Costituzione “Anglicanorum Coetibus”, che provvede ad accogliere gli anglicani che vogliano entrare nella Chiesa cattolica, ha affermato il cardinale Walter Kasper, “non rappresenta affatto un nuovo ecumenismo”. Il porporato ha ribadito che le conversioni individuali o di gruppo vanno considerate con “la massima trasparenza, delicatezza e la stima reciproca in modo da non comportare tensioni con i nostri partner ecumenici”. Al contempo, ha detto, “l’obiettivo finale dell’ecumenismo non può che essere la piena comunione di fede”. Quindi, parlando con i giornalisti, ha messo l’accento sulle differenze presenti nella Chiesa:

     
    "I would say we have to distinguish between differences…"
    “Penso che dovremmo distinguere tra differenze che sono contraddittorie e differenze complementari”, ha affermato il presidente del Pontificio Consiglio per l’Unità dei Cristiani. “Le differenze complementari – ha rilevato – possono esistere nella Chiesa, perché Dio è Mistero e non esiste un ‘sistema’ per esprimere quello che Dio dice. Quindi, possono esistere posizioni complementari ma non contraddittorie”. Dal canto suo, l’arcivescovo Rowan Williams, parlando anche della Costituzione “Anglicanorum Coetibus”, ha affrontato le questioni che dividono i cattolici dagli anglicani come la natura del primato del Papa e l’ordinazione delle donne. Tuttavia, non ha mancato di sottolineare il fruttuoso cammino fatto dopo il Concilio Vaticano II:

     
    “The ecumenical glass is genuinely half-full…”
    “Il bicchiere ecumenico – ha detto il primate della Comunione anglicana – è mezzo pieno”. Ed ha ricordato i tanti accordi tra cattolici e anglicani segno di una “forte convergenza” sul fronte dell’ecumenismo. Proprio oggi pomeriggio, il cardinale Kasper e l’arcivescovo Williams si ritroveranno assieme all’Oratorio del Caravita per una celebrazione ecumenica.

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    Il Papa incontra gli artisti nella Cappella Sistina

    ◊   Si svolgerà domani mattina nella Cappella Sistina l'atteso incontro tra Benedetto XVI e gli artisti. L'evento si svolge nel decennale della Lettera agli Artisti di Giovanni Paolo II e a 45 anni dallo storico incontro di Paolo VI con il mondo dell'arte, nel maggio del 1964. L’appuntamento intende rinnovare l’amicizia tra la Chiesa e gli artisti e suscitare nuove occasioni di collaborazione. Il servizio di Fabio Colagrande:

    La Cappella decorata da Michelangelo fu il primo luogo ad ospitare, quasi mezzo secolo fa, l’incontro di un Pontefice con il mondo dell’arte. Fu Papa Montini, proseguendo un riavvicinamento avviato dai suoi predecessori Pio XII e Giovanni XXIII, a volere quell’occasione per lanciare un appassionato appello alla riconciliazione:

    “Devo dire la grande parola, che del resto voi già conoscete: Noi abbiamo bisogno di voi! Il Nostro ministero ha bisogno della vostra collaborazione. Mi permettete? Ci avete un po’ abbandonato, siete andati lontani, a bere ad altre fontane… Riconosceremo che anche Noi vi abbiamo fatto tribolare, perché abbiamo imposto come canone primo la limitazione, vi abbiamo messo una cappa di piombo addosso – possiamo dirlo: perdonateci! Rifacciamo la pace? Quest’oggi, qui, vogliamo ritornare amici: il Papa diventa ancora l’amico degli artisti! Noi dobbiamo ritornare alleati!”.

    Sulla scia di queste vibranti parole di Paolo VI, ribadite l’anno dopo nel messaggio agli artisti in chiusura del Concilio, e della lettera firmata da Giovanni Paolo II nel 1999, si situa l’odierna convocazione di Benedetto XVI. Tra i circa 260 artisti che hanno aderito all’invito del Papa e del Pontificio Consiglio della Cultura, anche il poeta Roberto Mussapi che sottolinea quali spazi si aprono oggi al dialogo tra Chiesa e mondo dell’arte:

    “Io credo che sia una necessità reciproca in quanto gli artisti più importanti, quelli a cui mi sento vicino – mi riferisco anche ai registi del cinema, ai pittori – abbiano una esigenza forte di tipo metafisico che rappresenta un ribaltamento rispetto alla sensibilità nichilista dei primi decenni del Novecento. E quindi il loro contributo è fondamentale; dall’altro, hanno bisogno di vedere una Chiesa immersa nell’esperienza artistica che è in sé un’esperienza creaturale ed è un’esperienza di incarnazione nella religione cristiana. La poesia sembra una metafora dell’incarnazione stessa, cioè l’espressione in forme storiche, culturali di domande atemporali e soprannaturali”.

    Difficile dire chi trarrebbe oggi maggiore giovamento da una rivitalizzazione della collaborazione tra gli artisti e la Chiesa. Entrambi potrebbero trarne dei vantaggi, come ricorda un altro poeta e scrittore che sarà sabato nella Cappella Sistina ad ascoltare il Papa: Davide Rondoni:

    “Sicuramente, chi trova più giovamento nel rapporto tra l’arte e la fede è l’artista, che trova nella fede non tanto un compimento dell’arte come se l’arte dovesse compiersi nella fede; ma piuttosto, la possibilità di vedere sempre quella che il più grande scultore del Novecento italiano, Arturo Martini, chiamava 'la quarta dimensione', la dimensione – cioè – del Mistero in tutto quello che vede. Forse oggi la Chiesa potrebbe essere più attenta alla formazione artistica dei propri sacerdoti, alla formazione umanistica nei propri seminari … A me ha sempre colpito un racconto che faceva don Giussani, che è stato un mio grande amico. Lui diceva che andava a fare la Comunione, da ragazzo, e intanto si ripeteva i versi di Leopardi; perché o Gesù Cristo ha una risposta alle domande di Leopardi, oppure di Gesù Cristo non se ne sarebbe fatto niente. Ecco, forse c’è bisogno di allargare questo tipo di sensibilità, questo tipo di attenzione all’arte come patrimonio di un’esperienza di fede”.

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    Mons. Piacenza: in Olanda una nuova primavera per la Chiesa

    ◊   “Ho avuto l’impressione di una nuova primavera per la Chiesa olandese”. Così il segretario della Congregazione per il Clero, mons. Mauro Piacenza ha definito l’incontro che ha avuto ad Amsterdam, su invito dei vescovi e dei rettori nel quadro dell’Anno Sacerdotale, con oltre cento seminaristi dei quattro seminari dei Paesi Bassi. Un incontro a cui ha preso parte anche il primate olandese mons. Willen Eijk, arcivescovo di Utrecht e l’arcivescovo di Haarlem-Amsterdam, mons. Joseph Maria Punt, che ha promosso l’evento. Al suo rientro in Vaticano, Roberto Piermarini ha chiesto a mons. Piacenza quale sia la situazione delle vocazioni in Olanda:

    R. – La situazione mi sembra buona, anzitutto perché i seminaristi erano più o meno 103-104 e se pensiamo al numero piuttosto piccolo di diocesi in Olanda, è tutto sommato un numero - nel contesto contemporaneo e nelle attuali situazioni - abbastanza consolante, ma soprattutto consolante è la qualità e la vivacità. Io ho parlato senza troppe mediazioni della dottrina sul sacerdozio, richiamando ai grandi punti soprattutto di orientamento cristologico ed ecclesiologico ed ho trovato un interesse non soltanto vivace, ma anche straordinario rispetto a quello che potevo immaginarmi e soprattutto ho sentito nel dibattito successivo alle singole relazioni e dalle domande un interesse per le cose importanti e sostanziali, una grande buona volontà e spirito di fede e, direi, di realismo da parte dei seminaristi.

     
    D. – Nei seminari dei Paesi Bassi viene data una formazione missionaria visto che l’Olanda è stato uno dei Paesi che ha sempre dato tantissimi missionari alla Chiesa universale...

     
    R. – E’ chiaro che quando si forma un sacerdote si deve sempre formare con un cuore missionario, perché altrimenti non sarebbe neanche un sacerdote. Io credo che se si formeranno questi sacerdoti secondo le esigenze della Chiesa locale, con una prospettiva veramente sacerdotale e quindi sempre veramente missionaria sia come sensibilità, ma sia anche come formazione intellettuale, e se si riuscirà a rifare un certo tessuto connettivo in merito, è chiaro che il carattere stesso, la loro storia, i loro ricordi anche di un’epopea di santi e di eroi della fede, porterà certamente – secondo me – ad uno slancio missionario anche ad gentes.

     
    D. – Sono sempre le parrocchie la fucina delle vocazioni o anche le famiglie ed altre realtà ecclesiali?

     
    R. – Direi soprattutto le realtà ecclesiali e quindi soprattuto movimenti, gruppi di preghiera. Ci sono poi anche quelle sorprese, che ci sono sempre, e che sono quelle che lo Spirito Santo ci dona per darci conforto - perché anche dalle macerie possono fiorire le serre - e sono quelle di quei ragazzi che possono venire da esperienze totalmente negative rispetto alla fede, dall’aver militato in gruppi decisamente anche antiecclesiali e che poi si sono ritrovati a porsi delle domande-chiave o hanno incontrato qualche situazione nella loro vita o qualche persona o qualche comunità che ha indubbiamente aperto loro gli occhi.

     
    D. – Quindi lei è soddisfatto? Vede un filo di speranza in questa visita anche per la Chiesa olandese?

     
    R. – Decisamente sì. Ho visto poi una certa comunanza di intenti degli educatori e dei formatori, con i quali mi sono poi visto personalmente e privatamente, ed ho visto anche una buona volontà. Soprattutto ho visto una capacità – veramente bella – di leggere gli anni passati, di leggere gli errori che sono stati fatti con grande umiltà e questo è fondamentale per poter programmare in fedeltà il futuro. Io credo che si possa erpicare il terreno, perché importante è, secondo me, avere l’umiltà di riconoscere gli errori, perché se da un seminario di 80 persone arrivo ad un seminario di 5 persone, io non posso dire semplicemente che “sono i tempi”, perché non erano neanche molto facili i tempi degli Apostoli…! Bisogna, quindi, creare una grinta missionaria, una grinta missionaria che si fa innamorandosi di nostro Signore Gesù Cristo e quindi facendo un’esperienza travolgente di amore personale.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   La bimba dove abita Dio: in prima pagina, Manuel Min sulla festa dell’Ingresso di Maria nel Tempio nella tradizione bizantina.

    Per una cultura più umana e più fraterna: nell’informazione internazionale, intervento della Santa Sede alla 35.ma sessione della Conferenza generale dell’Unesco.

    La gioia sconvolgente di poter viaggiare: in cultura, sul ventesimo anniversario della caduta del Muro di Berlino la conferenza dell’ambasciatore della Repubblica Federale di Germania presso la Santa Sede, Hans-Henning Horstmann, pronunciata questa sera al Circolo di Roma.

    L’ecumenismo è un bicchiere mezzo pieno: l’arcivescovo di Canterbury, Rowan Williams, sul dialogo fra le Chiese.

    La musica sacra può essere solo dotta oggi: Marcello Filotei a colloquio con Bruno Cagli, tra gli invitati all’incontro del Papa con gli artisti.

    Licantropi senza cappotto: Silvia Guidi sul film “New Moon”, seconda puntata della saga di “Twilight”.

    Non riuscirei più a girare “Apocalypse now”: Luca Pellegrini intervista Francis Ford Coppola, a Torino per il “Film Festival”. 

    Pomilio l’europeista: Marco Beck ricorda, a vent’anni dalla morte, lo scrittore abruzzese Mario Pomilio.

    Rispetto dei diritti e piena integrazione sociale dei non udenti: nell’informazione vaticana, il Papa – nell’udienza ai partecipanti alla conferenza promossa dal Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari – denuncia il mancato accesso alle cure sanitarie nei Paesi in via di sviluppo.

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    Oggi in Primo Piano



    Rapporto Unicef sulla drammatica condizione dell'infanzia violata

    ◊   Sono ancora 25 mila i bambini, al di sotto dei 5 anni, che muoiono ogni giorno per cause facilmente evitabili. Un numero in diminuzione rispetto al passato ma che esige azioni concrete. È il messaggio lanciato dall’Unicef, che ha presentato ieri il rapporto “La condizione dell'infanzia nel mondo”, per i 20 anni della Convenzione sui diritti dell’infanzia che si celebrano oggi. Mercoledì, all’udienza generale, anche il Papa ha invitato i fedeli ad unirsi alla sua preghiera facendo appello alla comunità internazionale, affinché “si moltiplichino gli sforzi per offrire una risposta adeguata ai drammatici problemi dell’infanzia”. Il servizio è di Linda Giannattasio:

    Per i bambini resta ancora tanto da fare. L’Unicef lancia un appello, ma nel suo rapporto sulla condizione dell’infanzia racconta anche le molte sfide vinte, prima fra tutte la riduzione del numero dei decessi tra i bambini al di sotto dei 5 anni, passato da 12,5 milioni nel '90 a circa 8 milioni, lo scorso anno. Una diminuzione, spiega il rapporto, che riflette il successo nella comunità internazionale dei programmi di vaccinazione: la poliomielite è prossima all’eradicazione, i decessi infantili provocati dal morbillo sono diminuiti del 74% tra il 2000 e il 2007. Milioni di vite sono state salvate con le vaccinazioni contro difterite, tetano o epatite. In calo i tassi di diffusione dell’Hiv. Restano enormi, però, le differenze tra le varie regioni del mondo. Asia e Africa le aree dove l’emergenza è più forte: nell’Africa subsahariana muoiono ancora 144 bambini ogni 1.000 e 76 nell’Asia meridionale. Sono passati 20 anni dall'approvazione della Convenzione sui diritti dell’infanzia, adottata dalle Nazioni Unite e ratificata da 193 Paesi. Cosa è cambiato in questi anni? Risponde Vincenzo Spadafora, presidente di Unicef Italia:

    “Negli anni Novanta, dicevamo che morivano oltre 12 milioni di bambini al di sotto dei cinque anni ogni anno; i dati più recenti ci dicono che siamo scesi a otto milioni. Chiaramente, parliamo ancora di una cifra terribilmente alta, però vuol dire anche che il lavoro che abbiamo compiuto in Italia e nel mondo, dove poi abbiamo realizzato concretamente il nostro impegno, è servito realmente a qualcosa”.

    Il Papa mercoledì ha lanciato un appello, perché offra un’adeguata risposta ai “drammatici” problemi dell’infanzia. Cosa può fare allora la comunità internazionale? Ancora Spadafora:
     
    “Il messaggio del Pontefice è straordinario perché va al cuore del problema: al di là della buona volontà di tante persone, di organizzazioni come la nostra e dei volontari il problema è nelle mani dei governi. Questo è un dato di fatto. E sono i governi che devono far sì che questi temi non siano considerati marginali, ma siano davvero delle priorità. A volte sentiamo dire che non ci sono risorse, ma sono i governi che decidono dove e cosa finanziare. Per cui, se davvero i governi – compreso quello italiano – decideranno di fare qualcosa di concreto, credo che sarà il modo migliore per rispondere all’appello del Pontefice ma soprattutto ai bisogni concreti di tutti i bambini”.

    Tante le sfide per il futuro, per aiutare quei bambini – ancora un miliardo – privi di uno o più servizi essenziali alla loro sopravvivenza. Tante azioni ancora da compiere per garantire che la promessa di quei diritti, sanciti dalla Convenzione del 1989, diventi realtà.

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    Il belga Van Rompuy e la britannica Ashton alla guida dell'Ue

    ◊   E’ il premier belga Herman Van Rompuy il primo presidente stabile dell’Unione Europea. Alla carica di ministro degli Esteri, invece, è stata chiamata la britannica Catherine Ashton, già commissaria europea per il Commercio. Le scelte, fatte ieri sera a Bruxelles, rappresentano il primo atto concreto delle modifiche istituzionali apportate dal Trattato di Lisbona. Il servizio di Giancarlo La Vella:

    Reazioni decisamente positive alle nomine di Van Rompuy e della Ashton. Tra le prime congratulazione giunte ai neoeletti, quelle del presidente statunitense, Barack Obama, che ha parlato di un’Europa ancora più forte e partner idoneo di Washington. Sulla stessa linea il premier cinese, Wen Jiabao, che ha definito le nomine una tappa importante verso l’integrazione europea. Altri messaggi augurali sono giunti dai capi di Stato e di governo dei Paesi europei e del resto del mondo. Il premier belga Van Rompuy, 62 anni, che guiderà l’Unione per i prossimi due anni e mezzo, è cristiano-democratico, fiammingo, apprezzato negoziatore, capace di ricomporre nel suo Paese i contrasti tra francofoni e fiamminghi belgi. Catherine Ashton, 53 anni, in passato è stata membro della Camera dei Lord e, pur non avendo una grande esperienza internazionale, ha raccolto consensi nel ruolo di commissario al Commercio dell'Unione Europea. Insomma due nomine attraverso le quali l’Europa dei 27 si avvia ad intraprendere la strada di un “superstato”. Ne abbiamo parlato con Luigi Geninazzi, esperto di questioni europee del quotidiano Avvenire:

     
    R. – Diciamo che con il Trattato di Lisbona l’Unione Europea ha voluto darsi una struttura più formale e anche speriamo più consistente per affrontare il mondo globalizzato. Ci ricordiamo tutti della battuta di Henry Kissinger che diceva sempre: “Quando devo capire come la pensa l’Europa, che numero di telefono devo fare?”. Ecco, adesso potremmo rispondere che un numero di telefono c’è. La domanda che resta aperta è se queste personalità potranno veramente dare impulso e far fare un salto di qualità alla visione politica europea o se invece saranno semplicemente dei segretari esecutivi, dei coordinatori dei 27 Paesi.

     
    D. – Secondo te, sarà possibile ricondurre ad unità la posizione europea, soprattutto sulle varie crisi internazionali?

     
    R. – Un’unità si sta delineando. E’ un po’ sempre quella tradizionale, sia pure riveduta e corretta: è un’unità fatta dal motore franco-tedesco, che tiene soprattutto d’occhio la posizione della Gran Bretagna, che come sappiamo è su posizioni un po’ diverse. Sembra che tutti gli altri siano destinati, poco o tanto, a fare da comparse. Questa mi sembra realisticamente la situazione. Se da qui nascerà veramente qualcosa di nuovo lo speriamo.

     
    D. – Sarà possibile arrivare ad un rapporto realmente paritetico tra gli Stati fondatori e gli Stati recentemente entrati nell’Unione?

     
    R. – Il problema non è tanto fra la Vecchia e la Nuova Europa. Il problema, come sappiamo, è che la Germania, che ha riacquistato il ruolo di baricentro geopolitico dell’Europa, stringe ovviamente forti alleanze con la Francia, ma, quello che preoccupa i Paesi del centro Europa è che ha stretto un’asse privilegiato con la Russia di Putin. Questo vorrà dire che prima di tutto, per quanto riguarda la politica energetica e la politica dei gasdotti, ci saranno forti tensioni e discussioni.

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    La libertà religiosa al centro della Conferenza promossa a Venezia dai Popolari europei

    ◊   Come tutelare la libertà religiosa all’interno dell’Unione Europea. Con un serrato dibattito su questo specifico tema si è conclusa a Venezia la Conferenza internazionale, promossa dal gruppo parlamentare del Partito popolare europeo, dedicato al dialogo con le Chiese cristiane e le altre istituzioni religiose. Il servizio del nostro inviato Stefano Leszczynski.

    I parlamentari europei del Partito popolare europeo non hanno nascosto le preoccupazioni per la condizione della libertà religiosa negli Stati membri dell’Unione europea. Un tema quello discusso stamattina, presso il complesso storico dell’isola di San Servolo a Venezia, che ha preso le mosse proprio da una valutazione sullo stato dei cristiani in varie parti d’Europa. Ha poi coinvolto le altre istituzioni religiose e, in particolare, quelle islamiche ed ebraiche. Dalla questione della sentenza sul Crocifisso nelle scuole, ai temi etici nella vita pubblica, alla tutela della famiglia e della dignità dell’essere umano sorgono sfide importanti per le comunità religiose ed i valori che esse esprimono. Tra i neologismi più efficaci citati nel corso dei lavori è stato quello di ‘cristianofobia’, termine coniato per indicare forme di intolleranza e discriminazione nei confronti dei cristiani. Una realtà che sorprende, oggi, in un’Unione Europea fondata sul rispetto dei diritti umani, ma che appare in tutta la sua forza in molte posizioni politiche. Assai maggiore la preoccupazione dei parlamentari del Partito popolare europeo circa le discriminazioni che i cristiani subiscono in Paesi candidati all’Unione, come la Turchia e che tocca direttamente il doloroso nodo dell’ultimo muro europeo, quello cipriota. Di qui è emersa al convegno di Venezia una serrata riflessione sugli ostacoli che permangono nel dialogo interreligioso e che esercitano effetti nefasti anche a livello di integrazione tra culture ormai radicate in Europa stessa. In quest’ambito ha assunto particolare rilevanza il tema degli accordi tra Stato e confessioni o fedi differenti e, soprattutto, quello dell’insegnamento della religione nelle scuole. La fotografia scattata dai relatori sul rispetto dei valori comuni alle religioni monoteiste ha mostrato chiaramente come per la costruzione di una vera casa comune europea, oltre al dialogo, vada ribadita la necessità di una chiara tutela delle peculiari identità di ciascuno.

     
    Sul rapporto tra diritti, dialogo e libertà religiosa, il nostro inviato Stefano Leszczynski ha intervistato il rabbino capo di Venezia, Elia Richetti:

    R. – Il dialogo è sempre un processo in continua evoluzione. Non si può pensare che si fermi ad un certo punto. E, come tutte le cose in evoluzione, passa momenti in cui l’evoluzione è maggiore o minore; ci può essere anche una piccola involuzione, di tanto in tanto. Qui, si è manifestata una situazione storica tutto sommato abbastanza nuova. Perché? Perché con le immigrazioni di persone che hanno non solo una loro identità religiosa, ma anche una connotazione di tradizioni nazionali, si è creata questa situazione che non si era creata precedentemente. Non si era creata quando – ad esempio – gli ebrei erano in realtà cittadini dello stesso Paese delle maggioranze con le quali si doveva man mano creare il dialogo. E quindi ci sono timori che nascono dalla poca conoscenza delle rispettive tradizioni; questo secondo me è un processo assolutamente naturale. Bisogna però riuscire, tramite la volontà del dialogo che deve essere reciproca, e tramite la possibilità di fornire condizioni di vivibilità per tutti, a superare nel tempo.

     
    D. – Un timore che rappresenta un po’ un’anomalia in Europa. Soprattutto, si ha un po’ l’impressione che da parte dei cristiani ci sia la sensazione di sentirsi un pò sotto assedio. Una sensazione che in passato era sconosciuta in Europa. Abbiamo sentito un termine, un neologismo, come quello di “cristianofobia” che fino a qualche anno fa non sarebbe stato immaginato … Per cui, se da un lato c’è un confronto con le altre religioni, dall’altro lato c’è anche il confronto con un laicismo interno portato all’estremo. Come si può interpretare questa situazione dei cristiani …

     
    R. – Io credo che questo nasca a sua volta da vari aspetti. Uno è che per la prima volta ci sono grossi numeri che si pongono non voglio dire in contrasto, ma in una posizione assolutamente diversa rispetto a quella che era quella di maggioranza, una maggioranza molto forte. Oggi c’è anche un altro aspetto: c’è una crescita di posizioni molto variate che vanno da una semplice laicità, cioè da un non prendere una posizione religiosa, al laicismo sfrenato che giunge all’emarginazione di qualunque fenomeno religioso.(Montaggio a cura di Maria Brigini)

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    L’Arma per l’Arte: con una mostra a Firenze, i Carabinieri celebrano 40 anni al servizio dei Beni Culturali. Intervista al generale Nistri

    ◊   Quarant’anni fa, nel maggio del 1969, veniva istituito il Nucleo Tutela Patrimonio Artistico dei Carabinieri. Per celebrare questo evento, apre domani al pubblico, a Palazzo Pitti a Firenze, una grande mostra sul tema “L’Arma per l’Arte. Aspetti del Sacro ritrovati”. Oggetto di particolare attenzione dell’evento è il rapporto che lega la comunità religiosa alle opere delle chiese e dei luoghi di culto. Per una riflessione sull’opera dei Carabinieri al servizio dei Beni Culturali, Alessandro Gisotti ha intervistato il generale Giovanni Nistri, comandante del Nucleo Tutela Patrimonio Artistico:

    R. – Sintetizzare questi 40 anni di attività evidentemente non è facile. Possiamo, però, evidenziare come il Comando Carabinieri Tutela del Patrimonio Culturale costituisca un esempio concreto della primazia che il mondo riconosce all’Italia nel settore dei beni culturali. Infatti, il Comando è stato istituito nel 1969, un anno prima che l’Unesco invitasse la comunità internazionale a dotarsi di servizi finalizzati alla tutela dei rispettivi patrimoni culturali.

     
    D. – Il tema della mostra: “L’Arma per l’arte: aspetti del sacro ritrovati”. Viene sottolineato quanto i carabinieri abbiano fatto, in particolare in questi 40 anni, a servizio della Chiesa e dunque dei fedeli?

     
    R. – Per la stessa diffusione capillare sul territorio nazionale di chiese e istituti religiosi, evidentemente il patrimonio ecclesiastico e comunque più in generale l’arte sacra come uno dei filoni principali dell’identità nazionale e dunque come uno dei filoni maggiormente esplorati dei nostri artisti, in ragione di questa diffusione l’arte sacra è evidentemente uno degli oggetti privilegiati dall’aggressione criminale, e pertanto l’Arma dei Carabinieri capillarmente diffusa sul territorio nazionale può certamente essere uno dei referenti principali anche per la tutela anche del patrimonio culturale ecclesiastico, sottolineando che tale patrimonio non è certamente solo ed esclusivamente un patrimonio di natura economico-finanziaria o di natura artistica, ma è anche e soprattutto un patrimonio identitario. E’ l’identità della nostra nazione che come tale dev’essere conservata e, se possibile, rinverdita per il futuro.

     
    D. – Cosa si prova quando si recupera un’opera d’arte, magari al termine di un lungo lavoro, di tanta fatica: quali emozioni?

     
    R. – A questa domanda potrebbero rispondere molto e molto meglio di me i collaboratori. Per me come comandante, la cosa più bella è vedere la soddisfazione del personale alle mie dipendenze, la soddisfazione che trasuda dai loro volti allorquando riescono ad ottenere quanto hanno ricercato così a lungo, e la soddisfazione che loro hanno e che diventa anche la mia soddisfazione, nel poter restituire queste opere d’arte alla collettività dalla quale provengono.

     
    D. – Da ultimo, la mostra a Firenze propone anche un messaggio di educazione alla legalità, sicuramente molto fruttuoso per le giovani generazioni …

     
    R. – Questo è un altro, importante obiettivo della celebrazione di un quarantennale che non vuole essere solamente agiografica o auto-celebrativa, ma vuole viceversa costituire un momento di sensibilizzazione per la pubblica opinione, di riflessione sull’importanza del patrimonio culturale nazionale, sull’importanza della tutela di questo patrimonio; una tutela che non può essere rilasciata alle sole forze di polizia, ma che deve riguardare necessariamente tutti i cittadini, tutta la collettività nazionale perché i primi custodi del nostro patrimonio culturale siamo noi come cittadini.

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    Chiesa e Società



    Il Consiglio mondiale delle Chiese: Israele fermi i nuovi insediamenti

    ◊   Israele revochi la decisione di ampliare i propri insediamenti. E’ quanto chiede il Consiglio mondiale delle Chiese, invocando anche una mobilitazione generale per opporsi alla costruzione, da parte di Israele, di 900 nuove unità abitative nella colonia di Gilo, nella zona palestinese ad est di Gerusalemme. Il segretario generale del Consiglio mondiale delle Chiese, Samuel Kobia, ha esortato le organizzazioni collegate al Consiglio “ad agire con decisione” per “far revocare la decisione del governo israeliano e il suo programma di insediamenti”. In una dichiarazione pubblica – rende noto il Sir - Samuel Kobia ha espresso “grande delusione” per la decisione. Ha anche ribadito la propria “ferma condanna”: questa decisione – ha detto Kobia - ostacolerà i tentativi in corso per riavviare il negoziati di pace. Ricordando un’analoga posizione assunta dal Comitato centrale del Consiglio mondiale delle Chiese dello scorso settembre, Kobia ha avvertito che "se gli insediamenti continueranno ad espandersi e a proliferare, i negoziati si complicheranno e potrebbero distruggere ogni possibilità di pace". “Le persone di coscienza e di buona volontà di tutto il mondo – ha concluso - chiedono al governo di Israele di adoperarsi per la risoluzione di un conflitto interminabile". (A.L.)

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    Vescovi africani: negato l'accesso alle cure di Aids a due terzi dei malati

    ◊   “La Chiesa non è seconda a nessuno nella lotta all’Aids in Africa e nell’assistenza alle persone colpite” ed ha anzi un approccio di più ampio respiro al problema. È quanto affermano i vescovi africani riuniti nel SECAM, il Simposio delle Conferenze episcopali di Africa e Madagascar, nel messaggio per la Giornata mondiale contro l’Aids che si celebra il 1° dicembre. Facendo eco alle parole di Benedetto XVI in occasione del suo viaggio pastorale in Africa, la lettera ricorda che la Chiesa è impegnata in una "lotta efficace" contro l’Aids che continua a devastare il continente, anche se “esso sta progressivamente passando in secondo piano nell’agenda dei governi, della società civile e delle organizzazioni internazionali”. “Mentre l’attenzione ufficiale diminuisce – scrivono i presuli - noi esprimiamo la nostra determinazione pastorale a dare risposte adeguate , perché il continente africano resta il più colpito. A dispetto di alcune impressioni premature, l’Hiv e l’Aids non sono andati via e l’idea che oggi le cure siano accessibili a tutti è falsa”. Infatti, “solo un terzo delle persone infettate ricevono le cure necessarie”, e di questi “dopo due anni, solo il 60% sono ancora sotto trattamento”. Inoltre, “per ogni due persone in cura, ve ne sono cinque che hanno appena contratto il virus”. “Per invertire questo trend – continua il messaggio - occorre riconoscere l’impatto di tutti i fattori in gioco (le guerre, la debolezza degli Stati africani, la disuguaglianza tra uomini e donne, le devastazioni portate dai cambiamenti climatici e tanti altri) e affrontarli in modo comprensivo. Tutti questi fattori rendono infatti i poveri più poveri, più diseredati e più vulnerabili al virus e se contagiati più esposti al rischio di sviluppare la malattia”. Il problema dell’Aids – sottolineano quindi i vescovi del SECAM riprendendo i concetti espressi dal Papa - non può essere affrontato esclusivamente o principalmente con la distribuzione di profilattici. Solo una strategia basata sull’educazione alla responsabilità individuale nel quadro di una visione morale della sessualità umana, specialmente tramite la fedeltà coniugale, può avere un reale impatto sulla prevenzione della malattia. In particolare, “i comportamenti più efficaci per prevenire la trasmissione sessuale della malattia sono l’astinenza prima del matrimonio e la fedeltà all’interno del matrimonio”. Di qui, in conclusione l’appello ai giovani: “Non lasciatevi ingannare dall’idea che non potete controllarvi: l’astinenza è la migliore protezione”. (L.Z.)

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    Pax Christi: l’Ue trovi un accordo sul Trattato di non proliferazione nucleare

    ◊   L’Unione Europea dovrebbe trovare “un accordo su una nuova e forte posizione comune” in vista della Conferenza di revisione del Trattato di non proliferazione nucleare, in programma nel maggio 2010. E’ quanto ha affermato stamani Paul Lansu, consigliere di Pax Christi International, intervenendo alla plenaria d’autunno della Commissione degli episcopati della Comunità europea (Comece) che si chiude oggi a Bruxelles. “Il disarmo nucleare – ha spiegato - dovrebbe essere perseguito da tutti”. Occorre “perfezionare efficaci sistemi di controllo per le attività nucleari civili”. Richiamando i tre principi fondamentali del Trattato di non proliferazione nucleare (1968) - disarmo, non proliferazione e uso pacifico del nucleare - Lansu ha rievocato il discorso tenuto dall’arcivescovo Dominique Mamberti, segretario vaticano per le relazioni con gli Stati, lo scorso 24 settembre al Consiglio di sicurezza dell’Onu. Ha ricordato, in particolare, l’esortazione di Mamberti “a ridurre a zero gli arsenali nucleari”. “La proliferazione nucleare - ha ribadito Lansu le cui parole sono state riprese dal Sir - può essere impedita solo attraverso la cosiddetta “opzione zero”. Per questo, “tutta la comunità internazionale dovrebbe contribuire a rendere più stabile ed efficace il Trattato”. Gli Stati che non lo hanno sottoscritto – India, Israele, Pakistan e Nord Corea – “dovrebbero essere indotti ad intraprendere passi” verso il disarmo. Attualmente in Europa le uniche armi nucleari presenti sono quelle americane, dispiegate in Belgio, Germania, Paesi Bassi e Turchia. Il consigliere di Pax Christi International ha inoltre ricordato la richiesta, lo scorso ottobre, del governo tedesco agli Stati Uniti di rimuovere le armi nucleari dal suo territorio. “Dovremmo spingere anche gli altri Paesi – ha concluso - a seguire l’iniziativa della Germania”. Sono diverse le azioni che, secondo Lansu, “l’Unione europea e i governi europei dovrebbero intraprendere”. Tra queste, è prioritario “porre fine all’attuale situazione di stallo dicendo con chiarezza agli Stati Uniti che le armi nucleari sono obsolete”. (A.L.)

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    America Latina: la crisi economica ha creato 9 milioni di poveri

    ◊   Nonostante la crisi economica internazionale abbia colpito i paesi dell’America Latina meno duramente, rispetto a crisi simili del passato, nove milioni di nuovi poveri si aggiungeranno nel continente nel 2009 a causa dei suoi effetti. Lo sostiene l’ultimo rapporto della Commissione economica delle Nazioni Unite per l’America Latina e i Caraibi (Eclac), precisando che con l’aumento di quest’anno il numero di poveri nella regione salirà a 189 milioni di persone, ossia il 34% della popolazione. Tuttavia, secondo gli esperti dell’Onu, - riferisce l'agenzia Misna - si tratta di un contraccolpo e di un’inversione di tendenza (rispetto ai dati positivi degli ultimi anni) che i Paesi latinoamericani sono in grado di controllare. “Non possiamo dire che tutti i progressi fatti tra il 2002 e il 2008 siano andati perduti” ha detto la segretaria esecutiva di Eclac, invitando i governi a rilanciare e dare nuova forza ai programmi (di espansione della spesa sociale e di migliore distribuzione della ricchezza) che negli anni scorsi hanno dato frutti positivi. (R.P.)

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    Ballottaggio presidenziale in Uruguay: la Chiesa chiede un confronto leale e sereno

    ◊   Mons. Luis del Castillo Estrada, vescovo emerito di Melo, segretario della Conferenza episcopale dell’Uruguay ha chiesto ai due candidati al ballottaggio presidenziale del 29 di novembre di “evitare in ogni modo di combattersi come titani sul ring e di fare invece tutto il possibile per gettare le basi di una Paese capace di costruire la pace, la solidarietà e la fratellanza”. Il presule faceva riferimento ad alcune polemiche piuttosto aspre tra i due politici in lizza: José Pepe Mujica (candidato del “Frente Amplio”), che nel primo turno ha ottenuto il 49 % dei voti circa e Luis Lacalle (candidato del “Partido Nacional o Blanco”), che si è fermato a poco meno del 30%. Mons. Luis del Castillo Estrada, parlando con i giornalisti dell’emittente “Del Sol” ha ribadito molti degli orientamenti della Conferenza episcopale riguardo questa campagna elettorale e ancora una volta ha chiesto ai partiti e più in generale ai politici di agire in questa tappa finale “con rispetto per favorire così l’arricchimento reciproco“ . “Vogliamo continuare nella costruzione di un Paese in pace dove siano rispettate le differenze, poiché ciò corrisponde alla pluralità di modi di pensare che caratterizza la nostra nazione”, ha rilevato il presule. Poi, sempre in linea con quanto hanno già detto i vescovi recentemente, il prelato ha osservato che “esiste preoccupazione fra i cittadini di fronte a molti problemi e perciò ora tutti attendono soluzioni adeguate, raggiunte con il consenso e il dialogo”. D’altra parte il segretario dell’episcopato uruguayano ha ricordato che la Chiesa non si sottrae al dovere di contribuire sempre al rafforzamento del dialogo e della ricerca negoziata di buone soluzioni. “In questo percorso, ha concluso, non siamo soli. Sono molti gli attori della società civile che condividono questa prospettiva. Spesso non sono protagonisti che si esprimono tramite le organizzazioni politiche, ma sono forze ugualmente forze portatrici del medesimo desiderio di dialogo e incontro”. (L.B.)

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    Nicaragua: i vescovi invitano la popolazione a cambiare vita alla luce del Vangelo

    ◊   “Noi, vescovi della Conferenza episcopale del Nicaragua, raccolti per la nostra Assemblea annuale ordinaria, dinanzi ai tempi difficili che il nostro popolo vive in Nicaragua, facciamo appello alla riflessione e a cambiare il comportamento alla luce del Vangelo”. Inizia così la lettera dei vescovi nicaraguensi - ripresa dall'agenzia Fides - indirizzata a tutta la popolazione della nazione, che porta la data del 18 novembre. Per prima cosa presentano una realtà che preoccupa: decadenza morale a livello personale e sociale, con un predominio della forza sulla ragione, la mancanza del rispetto e la minaccia ai diritti fondamentali come la libertà di espressione, il disprezzo della vita e l’insicurezza dei cittadini. Quindi i vescovi presentano i motivi di speranza: siamo creati ad immagine di Dio e per questo possiamo metterci in relazione in un ambiente di serenità, rispetto e libertà. Grazie alla resurrezione di Cristo abbiamo la forza di cambiare e, quindi, possiamo costruire una nuova convivenza sociale fondata sulla solidarietà, sulla pace, sulla giustizia e sull’amore. Infine i vescovi esortano i politici a condannare la violenza; tutti i cittadini a cercare il bene comune e a manifestare le proprie idee con mezzi pacifici, con il dialogo e con il rispetto; ai sacerdoti e ai religiosi chiedono infine di organizzare giornate di preghiera per la pace nel Paese. Il testo si conclude invitando tutti a celebrare l’Immacolata Concezione di Maria e il Santo Natale con una grande fiducia in Dio. (R.P.)

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    Assemblea dei vescovi brasiliani sul tema della Missione Continentale e dell'Amazzonia

    ◊   L'Amazzonia e la Missione Continentale sono stati i due temi che hanno dominato la Settima Assemblea della Regione Nord Est della Conferenza nazionale dei vescovi del Brasile (Cnbb), alla quale appartengono le diocesi di Acre, Rondônia e Amazonas Sud. La riunione - riferisce l'agenzia Fides - si è svolta a Porto Velho (Ro), dal 13 al 15 novembre, e ha visto la presenza del vice presidente della Commissione speciale per l'Amazzonia, mons. Antonio Possamai (vescovo emerito di Ji-Paraná, Rondonia), e dell'incaricato della Commissione episcopale per l'Animazione missionaria, padre Jose Altevir da Silva. Mons. Possamai ha detto che l'Amazzonia è sempre più conosciuta e questo è dovuto ad alcune iniziative della Cnbb: "Se oggi la parola Amazzonia è sulla bocca di tutti, ciò è dovuto alla Campagna di Fraternità 2007, che ha scosso non solo gli ambienti della Chiesa, ma di tutta la società". Il vescovo ha sottolineato che "la Cnbb ha creato la Commissione episcopale per l'Amazzonia, con lo scopo di richiamare l'attenzione della società brasiliana sull'Amazzonia, che è stata sempre vittima di espoliazioni provenienti dalla realizzazione di grandi progetti". Secondo il vescovo, dobbiamo trarre insegnamento dalle esperienze delle comunità dell'Amazzonia e conoscere la ricchezza naturale della regione e la vita del suo popolo. "Non si è mai chiesto al popolo dell'Amazzonia ciò che gli interessa. Il suo grido è sempre stato disprezzato a causa degli interessi del capitale straniero. La situazione delle città è sempre più precaria, sorgono molte periferie nelle capitali, l'aumento della popolazione deciderà come sarà l'evangelizzazione dei nuovi migranti " ha sottolineato. L'incaricato della Commissione per l’Animazione Missionaria della Cnbb, Padre Altevir, ha sottolineato che la Missione Continentale è un processo che richiede molti anni di lavoro e che "partendo dall'incontro personale e comunitario con Gesù Cristo, si propone di impegnare tutta la Chiesa e tutti nella Chiesa in uno stato permanente di missione". (R.P.)

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    Bolivia: all’esame della plenaria dei vescovi la Missione permanente

    ◊   Inizia oggi a Cochabamba, la 88.ma Assemblea plenaria dei vescovi della Bolivia. Gli argomenti che saranno discussi riguardano la ristrutturazione e le elezioni interne della Conferenza episcopale Boliviana (Ceb) e la Missione permanente. Padre Fernando Bascopé, Segretario per la Pastorale della Ceb, ha informato che queste assemblee si svolgono due volte l'anno, e questa volta la Conferenza episcopale dovrà affrontare tre questioni chiave. Il processo di ristrutturazione in corso nella Ceb sarà uno dei temi principali. In questi giorni i vescovi esamineranno quindi il documento che definisce le nuove aree pastorali che guideranno i lavori della Chiesa boliviana. Un altro punto in agenda è l’elezione dei membri delle Commissioni pastorali, che vengono rinnovate ogni tre anni. Infine si farà una revisione del primo anno della Missione permanente, valutando le esperienze e indicando le proposte per il cammino futuro. La Missione permanente ha svolto diverse attività nelle diocesi e si presenta come un cammino di formazione che durerà nel tempo. Molte comunità cristiane l’hanno accolta con entusiasmo. Anche se non rientra nei temi del programma ufficiale, i vescovi dovranno anche riflettere sulla situazione politica del Paese dinanzi alle elezioni del prossimo dicembre. L’Assemblea terminerà il 25 novembre con un messaggio al popolo di Dio. (R.P.)

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    Colombia: i gesuiti lanciano l’allarme per la crescita del fenomeno dei “bambini soldato”

    ◊   “In Colombia circa un combattente su quattro ha meno di 18 anni. I bambini soldato costituiscono fino al 30% di alcune unità dei diversi gruppi di paramilitari e guerriglieri”. È la denuncia, diffusa dalla Misna, del Jesuit Refugee Service (Jrs, l’organizzazione internazionale dei gesuiti che si occupa di rifugiati) in occasione della Giornata universale dell’Infanzia. I gesuiti esprimono dunque “estrema preoccupazione sul continuo, diffuso, sistematico e abituale uso, reclutamento e sfruttamento dei bambini nel conflitto armato colombiano”. Secondo gli ultimi dati resi noti dall'Ufficio del difensore del popolo in Colombia l’età media di reclutamento è scesa da 13,8 anni del 2002 ai 12,8 del 2006. Proprio la paura di vedere i propri figli costretti a prendere le armi costituirebbe una delle principali cause di migrazione forzata in Colombia. Secondo i gesuiti “gran parte dei quattro milioni di sfollati interni colombiani e degli oltre 500mila rifugiati nei paesi confinanti, ha abbandonato la propria casa per paura che i propri figli potessero essere costretti a prendere parte al conflitto” . Dopo aver ricordato come il reclutamento di minori combattenti sia un crimine contro l’umanità, “il Jrs sollecita la comunità internazionale a esercitare pressione e a sostenere, laddove necessario, il governo colombiano affinché rispetti i diritti umani e gli obblighi umanitari necessari ad eliminare quest’orrenda pratica”. Secondo i dati resi noti a ottobre dalla Commissione colombiana dei giuristi (Ccj) sono almeno 14.000 i minori assoldati a forza da guerriglia, paramilitari e gruppi criminali dediti soprattutto al narcotraffico. (M.G.)

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    Congo: i missionari propongono una soluzione per i distretti minerari del Kivu

    ◊   Centinaia di migliaia di sfollati, migliaia di casi di stupro, centinaia di villaggi interamente incendiati, almeno mille vittime civili, rappresaglie e lo spostamento delle Forze Democratiche per la Liberazione del Rwanda (FDLR) verso l’interno della foresta congolese. Nella Repubblica democratica del Congo iniziano ad emergere i danni collaterali dell’operazione militare Kimya II condotta dall’esercito congolese con l’appoggio della Monuc (Missione delle Nazioni Unite in Congo) contro i ribelli del Kivu, nell’est della Repubblica Democratica del Congo. A puntare i riflettori su questi crimini è in particolare la rete “Pace per il Congo”, promossa dai missionari che operano nel Paese, che offre in una dettagliata analisi della situazione in un documento inviato all’Agenzia Fides. Secondo i missionari i risultati dell’operazione sono “abbastanza diversi dalla versione ufficiale che parla di successi militari, di obiettivi raggiunti, di restaurazione dell’Autorità dello Stato e di ripristino della pace”. “Se uno degli obiettivi di Kimya II è quello di allontanare le Fdlr dai siti minerari – si legge nel documento -, in vista di impedire loro l’accesso a fonti di autofinanziamento, sembra che l’operazione in corso sia fallimentare, dal momento in cui, una volta allontanate dalle miniere le milizie vi ritornano poi in seguito, perché né il governo congolese, né la MONUC riescono a mantenerne il controllo”. I missionari propongono quindi una soluzione non militare: “Invece di investire tanti mezzi finanziari in un’operazione dall’esito incerto, si potrebbero impiegare quelle stesse risorse finanziarie per il monitoraggio e controllo delle frontiere, dei centri di acquisto ed esportazione, degli aeroporti, della rete stradale, delle vie fluviali e lacustri attraverso cui si realizza il commercio illegale dei minerali del Kivu”. “Tali misure – sostengo i missionari - contribuirebbero non solo alla soluzione del conflitto, ma anche alla regolamentazione del settore minerario e preparerebbero le basi per un maggior sviluppo economico e commerciale della regione”. Alla dura analisi della rete “Pace per il Congo” si aggiungono le dichiarazioni delle Ong aderenti alla Congo Advocacy Coalition e del relatore speciale dell'ONU sulle esecuzioni extra-giudiziarie, Philip Alston, che in riferimento alle offensiva militare parlano senza mezzi termini di conseguenze “semplicemente disastrose”sul piano umanitario e dei diritti umani. (M.G.)

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    Corea del Nord e Myanmar condannate dall'Onu per violazioni dei diritti umani

    ◊   Con 97 voti favorevoli, 19 contrari e 65 astensioni. il Terzo comitato delle Nazioni Unite, che si occupa delle questioni legate ai diritti umani, ha approvato una risoluzione non-vincolante verso la Corea del Nord che preoccupazioni molto gravi” per i numerosi rapporti in cui si denunciano “sistematiche, diffuse e gravi violazioni dei diritti civili, politici, economici, sociali e culturali”. La decisione è arrivata ieri al termine di una seduta dei rappresentanti dei 192 Paesi membri dell’Onu. Secondo quanto riferisce AsiaNews, tra le violazioni che vengono recriminate al governo nord-coreano vi sono torture, condizioni carcerarie disumane, esecuzioni pubbliche, punizioni di massa e “l’esistenza di un gran numero di campi di prigionia e la pratica diffusa del lavoro forzato”. Unione europea, Stati Uniti, Giappone e Corea del Sud hanno sostenuto con forza la risoluzione. Pak Tok Hun, vice-ambasciatore nord-coreano all’Onu ha bollato il voto come l’ennesimo attacco politico dei nemici della Corea del Nord. Il comitato delle Nazioni unite ha condannato anche il Myanmar per le “sistematiche violazioni dei diritti umani e delle libertà fondamentali del popolo birmano”. La mozione non-vincolante contro la dittatura birmana è stata approvata con 92 voti favorevoli, 26 contrari e 65 astensioni. Accuse respinte al mittente da Than Swe, inviato del Myanmar all’Onu, che definisce la risoluzione “carente in modo palese” e poco più di un altro mezzo per “mantenere le pressioni, insieme alle sanzioni”. Fra i motivi che hanno portato alla condanna del Myanmar vi è pure il recente processo e la condanna ai domiciliari della Nobel per la pace Aung San Suu Kyi. A tal proposito, le Nazioni Unite chiedono che la leader dell’opposizione venga rilasciata, insieme a tutti i detenuti politici rinchiusi nelle carceri del Paese, e auspicano che le elezioni politiche del 2010 siano “libere, giuste, trasparenti e inclusive”. (M.G.)

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    Anno Sacerdotale in Myanmar: ordinati 18 nuovi preti nella diocesi di Hakha

    ◊   “In questo Anno Sacerdotale, la diocesi di Hakha vive la memorabile celebrazione dell’ordinazione di 18 nuovi preti. E’ davvero un momento di grazia e di gioia per tutti. Possa il Signore guidare i nuovi sacerdoti a continuare la loro missione nella gioia”: così il delegato apostolico in Myanmar, mons. Salvatore Pennacchio, ha commentato all’agenzia Fides quello che resterà uno degli eventi più importanti e significativi vissuti dalla Chiesa del Myanmar nell’Anno Sacerdotale. Mons. Pennacchio ha presieduto la solenne cerimonia di ordinazione, tenutasi domenica scorsa a Kalaymyo, nella diocesi di Hakha, alla presenza di numerosi vescovi, sacerdoti, religiosi e di un’assemblea di oltre 5.000 fedeli. Si è trattato di un evento storico per la diocesi e per l’intera comunità cattolica in Myanmar. Nella diocesi di Hakha, in particolare, la fioritura di vocazioni al sacerdozio continua da alcuni anni, testimoniando un particolare momento di grazia per la Chiesa locale. Fra i 18 nuovi ordinati, due nuovi preti sono i primi frutti della “Associazione del Piccolo Cammino Missionario di Santa Teresa”, che è la prima Associazione missionaria di sacerdoti istituita in Myanmar, co-fondata dalla diocesi di Hakaha e da Mary Doohan, fondatrice e presidente dell’Associazione nel Regno Unito. Nella sua omelia, il delegato apostolico ha invitato i novelli sacerdoti a riflettere sull’importanza di un autentico discepolato e sulla chiamata a “rappresentare Cristo, come alter Christus, come Maestro e Pastore nel loro ministero sacerdotale”. “Questo è fondamentale per la missione di ogni sacerdote”, ha sottolineato, riportando la testimonianza di San Giovanni Maria Vianney come opportunità di confronto e di esempio per ognuno. La diocesi di Hakha, istituita da Papa Giovanni Paolo II nel 1992, ha al momento 87 preti diocesani, 2 preti missionari dell’Associazione del Piccolo Cammino Missionario, 58 seminaristi maggiori, 460 catechisti e una popolazione di oltre 81.000 fedeli cattolici. (R.P.)

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    L'arcivescovo di Bangkok per la Giornata delle vocazioni: ogni fedele diventi missionario

    ◊   La Chiesa tailandese celebrerà domenica, nella solennità di Cristo Re, la Giornata nazionale delle vocazioni. Mons. Francis Xavier Kriengsak Kovithavanij, arcivescovo di Bangkok e presidente della Commissione per il clero, ha indirizzato a tutti i fedeli una lettera pastorale auspicando che crescano le vocazioni sacerdotali. Ogni fedele - si legge nella lettera ripresa dall’agenzia AsiaNews - diventi missionario verso gli altri. L’invito ai fedeli è di rispondere “con coraggio e decisione” alla chiamata di Dio per “testimoniare Gesù Cristo nella quotidianità, in famiglia, nella società e nel lavoro”. L'arcivescovo di Bangkok chiede anche a tutti i fedeli “di prendere coscienza che la vocazione di ognuno, qualunque essa sia, è il dono dell’amore di Dio per noi”. La Giornata delle vocazioni – spiega infine il presule - ha il compito “di affermare che siamo chiamati ad essere popolo di Dio”, “a vivere una vita santa e a partecipare alla sua missione”. I cattolici in Thailandia sono quasi 335 mila, lo 0,5% degli oltre 64 milioni di abitanti. (A.L.)

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    Impegno di governo e movimenti cattolici contro la pedo-pornografia nelle Filippine

    ◊   C’è grande soddisfazione nella Chiesa cattolica filippina per la promulgazione della nuova legge che protegge i bambini dalla pornografia minorile e dagli abusi a sfondo sessuale, che arriva proprio nel ventennale della Convenzione Onu sui diritti dell’infanzia. La norma, firmata dal presidente Gloria Macapagal-Arroyo lo scorso 17 novembre, prevede punizioni severe per chi produce, smercia o pubblica materiale a sfondo pedo-pornografico, con sanzioni pecuniarie e carcere fino all’ergastolo. Il provvedimento era attesissimo nel Paese asiatico dove almeno 900 mila bambini hanno subito maltrattamenti o abusi. Un rapporto del 2004 di Women’s World Summit Foundation stimava in tre milioni i minori vittime di abusi sessuali, fisici, verbali, abbandonati o morti per incuria dei genitori. Cifre che negli ultimi anni sono aumentate a causa dello sviluppo della tecnologia moderna fra cui telefoni cellulari e camere digitali. Tali strumenti favoriscono i crimini e rendono più difficile individuare e punire i colpevoli. “La legge anti-pornografia avrà un ruolo importante nella protezione di bambini dalle crescenti minacce che provengono dal mondo”, ha detto ad AsiaNews Suor Esther Gumeca, impegnata nell’assistenza dei bambini di strada a Sucat, vicino a Manila. La suora auspica la piena osservanza della normativa e la rigida applicazione “per il bene dei bambini, che sono il futuro della nazione”. Ai genitori e a quanti sono chiamati a tutelare l’infanzia, aggiunge, è affidato il compito di profondere un impegno maggiore per proteggere i bambini, “prede” della pornografia. La nuova normativa è accompagna fra l’altro da una serie di iniziative dedicate all’infanzia portate avanti da gruppi di attivisti cattolici. Angelica Cabiling, insegnante dell’Istituto di suore Salesiane di don Bosco della provincia di Negros Occidental, nel sud del Paese, conferma che un gruppo di giovani cattolici ha fondato un movimento di sensibilizzazione sul traffico minorile nelle scuole. Gli attivisti aiutano i bambini vittime di abusi e sfruttamento di Manila e Mindoro occidentale, con il sostegno di altre associazioni filippine e movimenti femminili dell’Asia Pacifico. Lo scorso anno i media cattolici della Conferenza episcopale filippina e l’agenzia governativa Optical Media Board hanno sottoscritto un accordo di cooperazione per proteggere i bambini dalla pornografia. (M.G.)

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    Filippine: sacerdoti e leader tribali in difesa dell’ecosistema dell’Isola di Mindoro

    ◊   Difendere il bene della popolazione e preservare l’ambiente dall’inquinamento. È questo intento che muove due sacerdoti e 25 leader tribali dell’Isola di Mindoro, nelle Filippine, in sciopero della fame per protestare contro la costruzione di tre miniere di nikel, che occuperanno circa il 20% dell’isola. La dimostrazione, riferisce AsiaNews, è iniziata ieri mattina davanti al Dipartimento per l’ambiente e le risorse naturali di Manila. “L’intera popolazione della provincia – ha spiegato Buyay Villaluna, parroco di S. Augustine di Calapan –  appoggia la protesta contro il governo, che in questo modo consentirà alle industrie di sfruttare i giacimenti minerari, cancellando la moratoria che da 25 anni impedisce la costruzione di miniere”. Oltre a essere un’importante meta turistica l’isola di Mindoro contiene al suo interno uno dei maggiori giacimenti mondiali di Nickel. Le tre miniere saranno realizzate dalle norvegesi  Intex Resources, Agusan Petroleum, Pitkin Ltd e copriranno un totale di 208.561 ettari (20% dell’isola). Per un periodo di 20 anni si prevede l’estrazione  di oltre 120 milioni di tonnellate di minerale. Secondo il governo locale oltre 20mila persone, in gran parte tribali, saranno costretti ad abbandonare le proprie abitazioni.  La popolazione teme inoltre la contaminazione della falde acquifere che  forniscono acqua potabile e sono utilizzate anche per irrigare 40mila ettari di coltivazioni di riso, principale risorsa alimentare degli abitanti. A sostegno dei manifestanti, mons. Sergio Utleg, responsabile della Commissione per gli indigeni e altri tre prelati hanno celebrato ieri una messa sul luogo di protesta.  La Chiesa si batte da anni contro lo sfruttamento indiscriminato di governo e industrie private verso le risorse minerarie. (M.G.)

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    Taiwan: il vescovo di Tai Chung sulla chiusura dei 150 anni dell’evangelizzazione dell'isola

    ◊   “Nell’anno di grazia” che ricorda i 150 anni dell’evangelizzazione dell’isola di Taiwan, “come possiamo dimenticare e non ringraziare i missionari stranieri, soprattutto i primi, la loro completa dedizione e l’amore che è inciso nel nostro cuore”. Ciò che comporta non può essere altro che un richiamo a “prendere il largo, diventare mani e piedi di Cristo”. Mons. Martin Su Yao Wen, ordinario della diocesi di Tai Chung, ha espresso con queste parole i suoi sentimenti in vista della chiusura delle celebrazioni per i 150 anni dell’evangelizzazione di Taiwan. In vista di questa importante celebrazione giubilare, che si terrà domani, presieduta dall’Inviato speciale del Papa, il cardinale Jozef Tomko, il bollettino settimanale dell’arcidiocesi di Tai Pei ha presentato una serie di interventi dei vescovi delle diocesi taiwanesi. Collegandosi alla realtà diocesana - riferisce l'agenzia Fides - il vescovo di Tai Chung ha ripercorso la storia dell’evangelizzazione iniziata nel lontano 1875 con i missionari domenicani. “Di fronte a ben 2000 anni di storia della Chiesa, ovviamente la nostra, di 150 anni, è veramente breve, a conferma che siamo ancora una Chiesa giovane. Ma nello stesso tempo è anche un richiamo alla responsabilità di una evangelizzazione continua, a portare il Vangelo e l’Amore di Cristo a tutti nella terra di Taiwan”. Quindi, afferma il presule, “credo che la celebrazione di chiusura in realtà sia l’inizio di una nuova era dell’evangelizzazione, perché prendiamo il largo e diventiamo le mani e i piedi di Cristo”. (R.P.)

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    Dottorato Honoris causa al cardinale Dziwisz dall’Università cattolica argentina

    ◊   L’arcivescovo di Buenos Aires, cardinale Jorge Mario Bergoglio, in qualità di Gran cancelliere dell’Università cattolica argentina ha consegnato mercoledì scorso all’arcivescovo di Cracovia, cardinale Stanislaw Dziwisz, il dottorato Honoris causa “per i grandi e alti servizi resi alla Chiesa come segretario personale di Giovanni Paolo II”. Il porporato polacco è in visita in Argentina da diversi giorni proprio per illustrare, in diversi incontri, i momenti rilevanti del magistero di Papa Giovanni Paolo II. Il cardinale si è soffermato, in particolare, sulle dimensioni più significative del suo umanesimo cristiano. Poco prima della cerimonia della consegna del dottorato, il cardinale Dziwisz ha scoperto una statua di Giovanni Paolo II, definito “un grande protagonista della storia del XX secolo che lavorò senza fermarsi in favore della pace, attraverso anche gesti concreti”. Tra questi, la mediazione fra Buenos Aires e Santiago che evitò “una guerra fratricida e che culminò, proprio 25 anni fa, con la firma di un Trattato di pace e cooperazione fra i due Paesi”. Tra l’altro il prossimo 28 novembre, Benedetto XVI riceverà in udienza Cristina Fernández de Kirchner e Michelle Bachelet, presidenti rispettivamente di Argentina e Cile. Parlando con un giornalista del quotidiano “La Nación”, il cardinale Stanislaw Dziwisz ha poi ricordato che, poco dopo l’elezione al Soglio di Pietro, Giovanni Paolo II fu informato sulle “gravi tensioni e i pericoli di guerra esistenti nella zona australe”. Non appena dai vescovi dei due Paesi è arrivata l’idea di una possibile sua mediazione, il Papa pensò “che occorreva compiere tutti gli sforzi necessari per fermare le armi”. Ad una domanda sulla malattia che colpì il Papa negli ultimi anni di vita e se Giovanni Paolo II aveva pensato ad una propria rinuncia, l’arcivescovo di Cracovia ha infine risposto: il Papa ha affrontato questo problema “in un modo molto personale, con Cristo, poiché da Lui era stato chiamato a fare il Papa. Una volte rispose: Cristo non è sceso dalla croce”. (A cura di Luis Badilla)

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    Assemblea generale di Croce Rossa e Mezzaluna Rossa sui cambiamenti climatici

    ◊   Circa il 70% dei disastri umanitari nel mondo è direttamente collegato al clima, un dato in aumento del 20% rispetto a 20 anni fa. I cambiamenti climatici diventano quindi la sfida umanitaria che più impegnerà i paesi industrializzati nei prossimi anni. Su questo spunto di riflessione si aperta ieri la 17.ma assemblea generale della Federazione internazionale della Croce Rossa e della Mezzaluna Rossa che per la prima volta si tiene in Africa, a Nairobi (Kenya). La prima giornata di lavori, di cui ci riferisce la Misna, ha visto la presentazione di un sondaggio su come i Paesi più industrializzati – il G20 – percepiscono le sfide umanitarie del pianeta. Al primo posto, secondo l’analisi, c’è il cambiamento climatico, seguito dagli ostacoli all’accesso agli aiuti, dai conflitti armati, da povertà e fame e dal non rispetto del diritto umanitario. Queste indicazioni, secondo gli organizzatori, dovrebbero servire da guida all’organizzazione delle attività della Federazione per i prossimi anni. Ospitata dalla Croce Rossa keniana, l’Assemblea vuole anche essere un’opportunità di dare visibilità alle emergenze africane per gestirle meglio. Il ricco programma del vertice, che si concluderà il 25 novembre, prevede per oggi un incontro-dibattito intitolato “African leadership for african solutions” al quale parteciperanno alcuni dirigenti continentali. (M.G.)

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    Rapporto Istat: l'Italia cresce grazie agli immigrati

    ◊   L’istantanea scattata dall’Istat nel 2008 presenta luci ed ombre. L’Italia, con oltre 60 milioni di residenti - 426 mila in più rispetto al 2007 – ha un saldo demografico positivo grazie ai flussi migratori: gli stranieri residenti sono 3 milioni e 891 mila. Aumentano i divorzi e le separazioni. In crescita anche il dato sulla fecondità delle donne. I matrimoni, invece, fanno registrare una battuta d’arresto. Quello religioso resta comunque il più diffuso, soprattutto nelle regioni meridionali. Il Paese continua ad invecchiare: un italiano su 5 ha più di 65 anni. Le malattie croniche più diffuse sono l’artrosi, l’ipertensione, le allergie e l’osteoporosi. Un italiano su quattro fuma. I dati economici non sono incoraggianti: il tasso di disoccupazione è salito al 6,7%. In aumento, del 5,4% la spesa per previdenza, sanità e assistenza sociale. L’attività industriale è diminuita del 3,1%. Cresce invece l'ammontare dei depositi bancari. Oltre due terzi appartengono a famiglie e istituzioni sociali e private. Nel 2008 tre famiglie su quattro sono proprietarie dell'abitazione in cui vivono. E’ positivo poi il tasso di scolarizzazione: gli studenti iscritti sono in aumento ma calano, seppur di poco, i giovani iscritti per la prima volta all'Università. Il settore dei trasporti conferma il trend degli ultimi anni: il mezzo più utilizzato è l’automobile. Le auto circolanti sono circa 36 milioni. Il traffico e la difficoltà di parcheggio sono tra i problemi più avvertiti dagli italiani. Le famiglie denunciano inoltre difficoltà di accesso ai servizi di pubblica utilità, in particolare per il pronto soccorso (54,7%), le forze dell'ordine (38,5%) e gli uffici comunali (34,8%). Per quanto riguarda la giustizia, aumenta il numero di reati. Estorsioni e sequestri di persona fanno registrare l’incremento più elevato. Rilevante anche l’incremento di truffe e frodi informatiche. Un dato, questo, che si collega al crescente numero di utilizzatori del personal computer e Internet. Guardare la televisione è un’abitudine consolidata per il 93,6% della popolazione. Meno diffusa è quella alla lettura di giornali e libri. Il 58,5% ascolta la radio tutti i giorni. Sono stabili, poi, i dati sul volontariato: tra quanti hanno almeno 14 anni, il 9,2% è impegnato in attività di volontariato. (A cura di Amedeo Lomonaco)

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    Il cardinale Bagnasco: l'insegnamento della religione a scuola non è un'ora di catechismo

    ◊   L'insegnamento della religione cattolica nella scuola pubblica “non è un privilegio dell'Italia verso la Chiesa cattolica” perché “non è un'ora di catechismo”: è quanto ha affermato ieri l’arcivescovo di Genova e presidente della Conferenza episcopale italiana, cardinale Angelo Bagnasco, intervenendo al convegno incentrato sul tema: “La pastorale scolastica nell’ambito di un progetto di una pastorale integrata”. Durante l’incontro, organizzato dall'ufficio scolastico diocesano in collaborazione con l'Unione cattolica italiana insegnanti medi, il porporato ha poi respinto l'idea di un cristianesimo che si configuri come “religione civile”. “Il cristianesimo – ha affermato - rifiuta e rifiuterà sempre di essere ridotto a religione civile a servizio di qualche trono qualunque esso sia”. “Il cristianesimo – ha aggiunto il cardinale Angelo Bagnasco - è un fatto religioso”: lega l'uomo a Dio, la terra al cielo, e questa è “la dimensione di qualunque vera religione”. E’ però innegabile – ha affermato il presidente della Conferenza episcopale italiana - che la fede abbia “una ricaduta storico culturale e civile e sociale”: non si può lecitamente separare la visione privata della fede da quella pubblica. “Non ci può essere una dicotomia tra il privato della fede ed il pubblico della fede. “L'uomo - ha osservato il porporato le cui parole sono state riprese dal Sir – è una sintesi di pubblico e privato”. Parlando di pastorale scolastica, il cardinale Angelo Bagnasco ha poi affermato che con tale termine non si intende “un'invasione di campo” ma semplicemente la missione della Chiesa nel campo dell'educazione. Il porporato ha infine chiesto ai docenti di “creare relazioni e spazi di approfondimento” per far capire agli studenti che “l'utile non può prescindere dalla verità”: “un utile che prescinde dalla verità va contro l'uomo”. “Non è detto che quello che consideriamo utile nell'immediato sia il nostro vero bene”. “Agli studenti – ha concluso – chiedo prima di tutto la serietà nello studio”: “non basta essere scout o partecipare all'azione cattolica senza impegnarsi a scuola”. (A.L.)

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    Consegnati a Berna i premi Balzan per la cultura e le scienze

    ◊   Terence Cave  per la Letteratura, Michael Grätzel per la Scienza dei nuovi materiali, Brenda Milner per le Neuroscienze cognitive, e  Paolo Rossi per la Storia delle scienze. Sono questi i vincitori dei Premi Balzan 2009, consegnati oggi a Berna, che hanno ottenuto un milione di franchi svizzeri ciascuno da destinare al finanziamento di progetti di ricerca condotti preferibilmente da giovani studiosi. Gli organizzatori del premio hanno infatti voluto porre l’accento sulla necessità di sostenere la formazione e la ricerca. Il capo del Dipartimento federale dell'economia ha osservato che sarebbe un errore risparmiare in un settore vitale per il futuro: “Se vogliamo superare le grandi sfide del 21.mo secolo, quali il cambiamento climatico, l'invecchiamento della società, lo sviluppo di tecnologie ecologiche e la scarsità di risorse è indispensabile un particolare impegno per la formazione e la ricerca”. Dal canto loro i premiati hanno sottolineato l’importanza e il prestigio del riconoscimento loro attribuito, e la soddisfazione di poter finanziare, progetti di ricerca in favore di giovani studiosi. Nell’ambito dell’evento si è svolto anche il Forum interdisciplinare dei Premiati Balzan, organizzato in collaborazione con le Accademie svizzere delle Scienze nella sala plenaria del Fondo nazionale svizzero per la ricerca scientifica a Berna. Al Forum hanno partecipato anche i premiati Balzan degli anni precedenti, componenti del Comitato generale Premi, esponenti delle Accademie svizzere delle Scienze con il presidente Peter Suter. Le materie premiate variano ogni anno e la cerimonia di consegna si alterna tra Berna e Roma. Nel 2010 i premi da un milione di franchi svizzeri ciascuno saranno attribuiti per la Storia d’Europa dal 1400 al 1700; la Storia del teatro in tutte le sue forme espressive; la Biologia e potenziali applicazioni delle cellule staminali; la Matematica pura o applicata. (M.G.)

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    24 Ore nel Mondo



    Ennesimo attentato in Afghanistan mentre si fa sempre più difficile la riconciliazione nazionale

    ◊   Ad un giorno dalla cerimonia di insediamento del presidente afghano, Hamid Karzai, un kamikaze si è fatto esplodere a bordo di una motocicletta uccidendo almeno 15 persone a Farah, nel sudovest dell'Afghanistan. L’esplosione è avvenuta nei pressi dell'abitazione di un governatore provinciale, danneggiando gli edifici della zona. Sul versante politico, Abdullah Abdullah, l'ex sfidante di Hamid Karzai, ha rigettato l'apertura del presidente, che ieri ha auspicato la riconciliazione nazionale: secondo l'ex ministro degli Esteri, la proclamazione della vittoria da parte della Commissione elettorale è illegittima. Sembra dunque ancora lontana quella riconciliazione nazionale auspicata dal neo riconfermato presidente Karzai, anche in relazione alle tensioni nel vicino Pakistan. Ce ne parla Margherita Paolini, coordinatrice scientifica della rivista di geopolitica Limes, intervistata da Giada Aquilino:

    R. - Questo della riconciliazione è uno dei punti fondamentali. È un po' paradossale che dopo nove anni si ritorni all’idea di fare una Conferenza nazionale di tipo tradizionale, la nota "Loya Jirga". Vuol dire che siamo veramente ritornati a zero, non perché questa struttura non sia importante, ma perché vuol dire che tutto quello che è stato messo in campo ha valore zero. La riconciliazione nazionale poteva essere anche il tentativo di fare un governo di coalizione nazionale, ma si è visto che Abdullah, che era poi il candidato avversario, ha rifiutato perché probabilmente pensa che questo governo abbia una vita breve. E questo è un altro punto. Il punto importante è, secondo me, quello della sicurezza. Ma la sicurezza è legata ad una possibilità di organizzare una vera forza nazionale, che entro cinque anni riporti la pace: ovvero, ciò che volevano sentirsi dire gli alleati occidentali per poter delineare una strategia di uscita. Ma questo diventa molto complicato da realizzare, perché servirebbe molto di più una forza di polizia che desse alla gente il senso di essere protetta.

     
    D. - Karzai ha detto che intende mettere in condizione entro cinque anni le forze afghane di assicurare la sicurezza del Paese. I talebani in questo quadro che ruolo hanno?

     
    R. - Quando lui parla di convocare la Conferenza nazionale, pensa ad un invito a tornare a casa per quelli che non fanno parte del terrorismo internazionale, ma mostra anche l’impossibilità di essere in grado di svolgere questo compito: lui è un pashtun, ma non rappresenta affatto i pashtun, rappresenta una tribù limitata. Ciò significa non poter avere una presenza capillare sul terreno, che permetta di venire incontro ai bisogni della gente, senza esercitare tutte le forme possibili di corruzione a tutti i livelli.

     
    Pakistan
    Dopo il duplice attentato di ieri con 20 morti, anche nella notte è stata colpita da un attentato la città pakistana di Peshawar: tre poliziotti sono rimasti uccisi e altri sei feriti dall'esplosione di una bomba, collocata sul ciglio di una strada, che ha fatto saltare il veicolo sul quale viaggiavano. Intanto, nel nordovest del Pakistan un drone americano ha lanciato due missili contro postazioni di talebani facendo almeno otto vittime.

    La stampa palestinese ipotizza una nuova Intifada popolare senza armi
    Ormai deluso per l'assenza di un vero processo di pace, al Fatah sta progettando una nuova Intifada (insurrezione popolare) in Cisgiordania: lo hanno detto fonti di Movimento al giornale arabo-israeliano Hadith Anas, citato da Haaretz. Secondo tali fonti, la nuova Intifada avrebbe un carattere popolare e non farebbe ricorso ad armi o a kamikaze. Il progetto, hanno spiegato, prevede la mobilitazione continua e sistematica di masse di dimostranti palestinesi attorno alle colonie ebraiche e lungo la Barriera di separazione in Cisgiordania. Ieri, in una intervista rilasciata dal carcere israeliano dove sconta l'ergastolo, il dirigente di al-Fatah, Marwan Barghuti, ha affermato: “Scommettere solo sui negoziati non è mai stata la nostra scelta. Io ho sempre suggerito un insieme costruttivo di negoziati, resistenza e di attività politica, diplomatica e popolare”. Barghuti ha anche suggerito una “campagna popolare” contro gli insediamenti, contro la “ebraicizzazione” di Gerusalemme est e contro “il Muro di separazione”. Secondo Haaretz, esiste il rischio che se Abu Mazen rassegnasse le dimissioni dall’attuale carica di presidente dell'Anp - alla quale comunque non intende ricandidarsi - si creerebbe un vuoto politico dal quale potrebbe prendere le mosse la nuova Intifada palestinese.

    El Baradei spera in un accordo sul nucleare iraniano entro l’anno
    “Spero che riusciremo a raggiungere un accordo prima della fine dell'anno”: lo ha detto il direttore generale dell'Aiea, Mohamed El Baradei, riferendosi alla questione del nucleare iraniano. El Baradei ha spiegato che le sanzioni sono studiate per Paesi democratici, dove “il popolo può cambiare il governo, non in un sistema totalitario, dove la gente non può cambiare niente”. E ha poi aggiunto che “le sanzioni (contro l'Iran) peggiorerebbero notevolmente la situazione”. El Baradei ha anche tracciato, parlando a Berlino, un bilancio dei suoi 12 anni a capo dell'agenzia dell'Onu per l'energia nucleare. Intanto, oggi a Bruxelles si tiene la riunione del gruppo dei negoziatori per il nucleare iraniano (il cosiddetto 5+1 formato da Usa, Cina, Russia, Gran Bretagna più la Germania). Si tratta di un incontro a livello di alti funzionari.

    Cairo: scontri tra tifosi e forze dell’ordine
    Il bilancio dei feriti è di undici agenti di polizia e 24 civili dopo gli scontri avvenuti la notte scorsa al Cairo, tra tifosi egiziani e la polizia locale, nei pressi dell'ambasciata algerina, a Zamalek. Migliaia di manifestanti sono scesi in strada a protestare contro l'attacco a un pullman egiziano di tifosi, rimasti feriti durante gli scontri con i supporter algerini. Proprio ieri, dopo oltre una settimana di tensioni anche diplomatiche tra Egitto e Algeria, il governo egiziano ha deciso di ritirare il proprio ambasciatore ad Algeri. Sul giornale filo-governativo Al Messa, il ministro egiziano per gli Affari giuridici, Mufid Shebab, ha dichiarato che se l'Algeria continuerà in questa escalation di violenze, la reazione dell'Egitto sarà molto violenta.

    Tpi, designato l’avvocato difensore per Karadzic
    Il Tribunale penale internazionale dell'Aja (Tpi) ha designato un avvocato difensore per Radovan Karadzic, l'ex leader serbo bosniaco imputato di crimini di guerra e contro l'umanità per la guerra di Bosnia: è il legale inglese, Richard Harvey. La nomina segue una decisione assunta dalla Camera di consiglio del Tpi, il 5 novembre scorso, per fermare il boicottaggio di Karadzic nei riguardi dello svolgimento del processo che lo vede imputato.

    Kosovo: vari disordini agitano Gjakova
    Il Partito democratica del Kosovo (Pdk), il principale partito del governo kosovaro, ha deciso di mettere fine alla coalizione con l’alleata Lega democratica del Kosovo (Ldk). Lo ha annunciato oggi il vice primo ministro, Rame Manaj. La tensione rimane molto alta a Gjakova, nel Kosovo occidentale, a seguito delle proteste da parte degli elettori che contestano le elezioni amministrative, svoltesi la scorsa settimana. La stessa città di Gjakova è stata sconvolta anche dall’esplosione di un ordigno, che ha causato il ferimento di tre persone. Lo rende noto la polizia locale, precisando di aver arrestato l'attentatore di etnia albanese, che sarebbe affetto da problemi mentali.

    Regno Unito: forti piogge sconvolgono il nord-ovest dell’Inghilterra
    Circa 200 persone sono state tratte in salvo durante le operazioni di soccorso nella contea del Cumbria, nel nordovest dell'Inghilterra, colpita da forti piogge torrenziali. Un poliziotto risulta ancora disperso dopo il crollo di un ponte. Diversi elicotteri della Raf, l'aeronautica militare britannica, sono stati impiegati per affrontare la situazione descritta come “molto grave”, mentre si calcola che il livello dell'acqua abbia raggiunto i due metri e mezzo in alcuni punti. Altre inondazioni si sono verificate anche in Scozia e Galles, dove numerose strade sono rimaste interrotte e le linee ferroviarie hanno subito forti ritardi.

    Gas: Putin annuncia compromesso con l'Ucraina
    Trovato accordo tra Russia e Ucraina sul fronte del gas, al termine di un lungo vertice che si è chiuso nella tarda serata di ieri a Yalta. Il premier russo, Vladimir Putin, in una conferenza stampa con il primo ministro dell'Ucraina, Yulia Tymoshenko, ha annunciato: “Gazprom e Naftogaz hanno raggiunto un accordo su nuovi quantitativi. Abbiamo ritenuto possibile venire incontro all'Ucraina a metà strada e modificare alcuni dei nostri precedenti accordi”. La Russia si è impegnata in particolare a ridurre i volumi di gas che devono essere acquistati da Kiev, senza imporre sanzioni, e ad aumentare del 60% nel 2010 la tariffa per il transito del gas russo verso l'Europa attraverso l'Ucraina, in linea con gli accordi precedenti.

    Honduras
    Il leader de facto dell'Honduras, Roberto Micheletti, salito al potere grazie ad un golpe, ha annunciato che si asterrà dall'esercitare le sue prerogative presidenziali per una settimana, al fine di consentire al Paese di concentrarsi sulle elezioni del prossimo 29 novembre e non sulla crisi politica che attanaglia da oltre quattro mesi lo Stato centroamericano. “Intendo astenermi dai miei obblighi pubblici per un periodo che potrebbe iniziare il 25 novembre e terminare il 2 dicembre”', ha detto Micheletti in un messaggio televisivo. Manuel Zelaya, il presidente honduregno estromesso in giugno, ha invece chiesto il rinvio delle elezioni presidenziali affinchè possano essere “legittimate” anche all'estero.

    In Giappone richiesta di moratoria della pena di morte
    I parlamentari giapponesi che fanno parte del Gruppo per l'abolizione della pena di morte hanno avuto un incontro oggi con il ministro della Giustizia, Keiko Chiba, nel quale hanno sollecitato una moratoria della pena capitale, seguendo l'esempio da ultimo della Russia. “Crediamo si debba affrontare l'argomento con decisione, avviando una discussione diffusa tra la popolazione perchè è giusto che se ne parli in modo franco, senza confondere la democrazia con la demagogia”, ha spiegato all'Ansa, Hirotami Murakoshi, segretario del Gruppo del quale la stessa Chiba era parte prima di diventare Guardasigilli nel governo di Yukio Hatoyama. Murakoshi, esponente del Partito democratico (DpJ) come il ministro della Giustizia, ha consegnato una lettera alla Chiba con la richiesta di moratoria delle esecuzioni nel suo mandato, facendosi portatore delle opinioni dei 70 parlamentari (“il numero è in aumento e già il prossimo mese saremo 6-7 in più”) di tutti gli schieramenti che hanno aderito al Gruppo contro la pena di morte.

    Seul: sparatoria sull’isola di Saipan
    Almeno quattro persone sono morte, tra cui due bambini sotto i dieci anni, e sei turisti sudcoreani sono rimasti feriti durante la sparatoria avvenuta sull'isola di Saipan, territorio statunitense nel Pacifico. L'autore del massacro, che sarebbe un impiegato del locale poligono di tiro, ha inizialmente aperto il fuoco contro la folla, poi si è recato sulla scogliera di Banzai e si è tolto la vita con un colpo d'arma da fuoco. Secondo le autorità locali nessun ferito è in pericolo di vita. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza e Chiara Pileri)

     
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIII no. 324

     
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