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Sommario del 19/11/2009

Il Papa e la Santa Sede

  • Benedetto XVI alle università cattoliche: il vostro ruolo è insostituibile, promuovete un sapere capace di orientare l'uomo a comprendere se stesso
  • Le esequie del Patriarca Pavle. Il Papa: è stato testimone della fede nel tempo della guerra
  • Altre udienze e nomine
  • Mons. Volante sul Vertice Fao: è servito a ricordare che c'è chi muore di fame
  • Conferenza internazionale in Vaticano sulla persona sorda nella vita della Chiesa. Mons. Zimowski: spezzare l’isolamento dei non udenti
  • Mons. Marchetto a Mosca per la prima Conferenza ministeriale globale sulla sicurezza stradale
  • La Croce dell'imperatore Giustino del VI secolo in mostra in Vaticano
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Afghanistan: Karzai inaugura il suo secondo mandato
  • Popolari europei a Venezia. Intervista con Carlo Casini
  • Censis-Ucsi: successo dei social network, cresce l'ascolto della radio
  • Dedicato alle "Forme di resistenza" il Tertio Millennio Film Festival
  • Chiesa e Società

  • Rapporto sui minori in Italia: quasi due milioni vivono in "povertà relativa"
  • Clima, nucleare e Trattato di Lisbona affrontati da mons. van Lyun nella plenaria della Comece
  • Nel rapporto sulla popolazione 2009 cambiamenti climatici e ruolo delle donne
  • Mons. Chang-mou sulla visita di Obama a Seul: le Coree hanno bisogno di ponti, non di muri
  • India: grave atto di vandalismo contro una chiesa nello Stato del Karnataka
  • Congo: nell'Ituri 40 mila sfollati tentano di sfuggire alle violenze
  • Spagna: presentata la pagina web della Gmg di Madrid 2011
  • Pax Christi Italia: al Sinodo per l'Africa i presuli hanno fatto scuola con il loro "spirito profetico"
  • Italia: messaggio dei vescovi sull'insegnamento della religione cattolica
  • Lavoro forzato e arruolamento di bambini-soldato in aumento in Myanmar
  • Uzbekistan: cristiani e musulmani perseguitati con arresti e multe
  • Osservatorio internazionale cardinale Van Thuân: offensiva laicista contro vita e famiglia
  • Mons. Piacenza: la comunicazione favorisca la comunione nella Chiesa, no ai preti showman in tv
  • Cattolici indonesiani in aiuto di contadini e operai
  • Inizia la “Post Missione” nell’arcidiocesi colombiana di Cali
  • Madagascar: accoltellato missionario in un tentativo di rapina
  • Il Forum della famiglia spagnolo: lesiva della libertà di educazione la nuova legge sull'aborto
  • Continua il contributo della Chiesa francese al dibattito sulla riforma della legge sulla bioetica
  • Celebrazioni per il 50.mo della Dedicazione della Basilica dell'Immacolata a Washington
  • Danimarca, Nuova Zelanda e Singapore i Paesi meno corrotti al mondo
  • Al Pontificio istituto Giovanni Paolo II il ciclo di conferenze “Profili di santità coniugale”
  • 24 Ore nel Mondo

  • Barack Obama lascia Seul. Monito a Iran e Corea del Nord: sul nucleare si torni ai negoziati
  • Il Papa e la Santa Sede



    Benedetto XVI alle università cattoliche: il vostro ruolo è insostituibile, promuovete un sapere capace di orientare l'uomo a comprendere se stesso

    ◊   L’importanza del sapere illuminato dalla fede, ne ha parlato stamane Benedetto XVI ricevendo in udienza i partecipanti all’assemblea della Federazione internazionale delle Università cattoliche, insieme ai rettori, docenti e studenti dei Pontifici Atenei Romani. Il servizio di Roberta Gisotti.

    “Con gioia” Benedetto XVI ha accolto chi si misura “con l’impegnativo compito di insegnamento, di studio e di ricerca al servizio della Chiesa e dell’intera società”. “Sciat ut serviat”: sapere per servire, il motto della Federazione internazionale delle Università cattoliche, nata nel 1924 e riconosciuta dalla Santa Sede 25 anni dopo. Sono passati 60 anni: un’occasione per evidenziare – ha sottolineato il Papa – “il ruolo insostituibile” svolto da 400 Facoltà ecclesiastiche ed oltre 1300 Atenei cattolici, sparsi in tutti i continenti “per formare persone versate nel sapere, pronte a testimoniare la loro fede nel mondo e a svolgere compiti di responsabilità nella società":

     
    “Cari amici il servizio che svolgete è prezioso per la missione della Chiesa” .

     
    Resta attuale l’urgenza di “superare il divario tra fede e cultura” – già rilevata 30 anni fa nella Costituzione apostolica Sapientia Christiana – consapevoli che “la Rivelazione cristiana – ha ricordato il Santo Padre - è una forza trasformante, destinata a permeare i modi di pensare, i criteri di giudizio, le norme di azione”:

     
    “Nell'odierna società, dove la conoscenza diventa sempre più specializzata e settoriale, ma è profondamente segnata dal relativismo, risulta ancora più necessario aprirsi alla 'sapienza' che viene dal Vangelo”.

     
    “L'uomo, infatti, è incapace di comprendere pienamente se stesso e il mondo senza Gesù Cristo”.

     
    “E' importante per tutti, docenti e studenti, non perdere mai di vista il fine da perseguire, quello cioè di essere strumento dell'annuncio evangelico”.

     
    In particolare il Papa ha raccomandato che lo studio delle scienze sacre non sia “mai separato dalla preghiera, dall’unione con Dio, dalla contemplazione” ad evitare che le riflessioni sui misteri divini diventino “un vano esercizio intellettuale”.

     
    Ha lamentato Benedetto XVI “una cultura che manifesta mancanza di sapienza, di riflessione, di pensiero in grado di operare una sintesi orientativa". Da qui lo sprone per le Università cattoliche di promuovere “una nuova sintesi umanistica”:

     
    “... un sapere che sia sapienza capace di orientare l'uomo alla luce dei principi primi e dei suoi fini ultimi, un sapere illuminato dalla fede”.

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    Le esequie del Patriarca Pavle. Il Papa: è stato testimone della fede nel tempo della guerra

    ◊   Si sono svolti oggi nella Cattedrale di San Saba, a Belgrado, le esequie del Patriarca Pavle, capo della Chiesa Ortodossa Serba, morto domenica scorsa all’età di 95 anni. Oltre 200 mila i fedeli che hanno partecipato all'evento riversandosi nelle strade della capitale. Presente al rito anche il Patriarca Ecumenico di Costantinopoli, Bartolomeo I, e in rappresentanza del Papa, una delegazione vaticana guidata dal cardinale Angelo Sodano, decano del Collegio cardinalizio. Il porporato ha portato un messaggio di cordoglio di Benedetto XVI indirizzato all'arcivescovo Amfilohije, metropolita di Montenegro e Locum Tenens del Trono Patriarcale della Chiesa Ortodossa Serba. Nel messaggio il Papa esprime le sue “sentite condoglianze”, assicurando la sua “unione nella preghiera con quanti piangono il loro Padre e Pastore”. Quindi ricorda che “in una lunga vita al servizio del Vangelo, il defunto Patriarca ha dato testimonianza di fede e di fortezza spirituale anche in momenti particolarmente difficili, segnati da conflitti e da guerre”. Il Pontefice chiede al Signore che “il suo esempio possa essere di conforto ai cuori dei suoi fedeli e di tanti altri uomini di buona volontà, che, spronati dalla sua perseveranza” possano impegnarsi “a vivere pienamente la fede cristiana e a servire con zelo la grande causa della riconciliazione e della pace”. Poi, ricorda “con gratitudine la generosa e calorosa accoglienza” che il Patriarca Pavle aveva riservato ai membri della Commissione mista internazionale per il dialogo teologico tra la Chiesa Cattolica e la Chiesa Ortodossa nel suo insieme durante la riunione plenaria nel settembre 2006, a Belgrado. “Molti altri - aggiunge - sono stati i gesti di fraternità verso la Chiesa Cattolica e gli incontri tra cattolici e ortodossi avvenuti con la Sua benedizione. Possa il dolore della scomparsa del Patriarca Pavle – auspica Benedetto XVI - trasformarsi in sicura speranza della «nascita al Cielo» ed il Suo ricordo continui ad ispirare una forte crescita spirituale nel popolo che egli ha servito con dedizione e generosità. Il Suo ricordo – conclude il messaggio - sia anche un invito per tutti a proseguire il cammino del dialogo e della ricerca della piena comunione tra tutti i discepoli di Cristo”. La salma del Patriarca Pavle sarà tumulata nel monastero di Rakovica, nella periferia della capitale serba.

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    Altre udienze e nomine

    ◊   Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina anche alcuni presuli della Conferenza episcopale del Brasile (Regione Sul 1), in visita "ad Limina".

    Il Santo Padre ha nominato consultori della Congregazione per la Dottrina della Fede mons. Manuel Monteiro de Castro, arcivescovo tit. di Benevento, segretario della Congregazione per i Vescovi, e mons. Jean-Louis Bruguès, arcivescovo-vescovo emerito di Angers, segretario della Congregazione per l'Educazione Cattolica.

    Il Papa ha nominato membro della Commissione Teologica Internazionale il prof. John C. Cavadini, docente di teologia presso l’Università di Notre Dame di South Bend (Stati Uniti d’America).

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    Mons. Volante sul Vertice Fao: è servito a ricordare che c'è chi muore di fame

    ◊   Chiuso a Roma il Vertice mondiale sull’alimentazione: nessun impegno concreto per sconfiggere la fame. Insoddisfatto e rammaricato il direttore generale della Fao. Il servizio di Roberta Gisotti:

     
    “Non è andata come volevo”, ha confidato Jacques Diouf ai giornalisti. La lotta alla fame è un problema sociale economico, finanziario e culturale – ha spiegato - e invece siamo andati fuori tema riducendo il dibattito per lo più a livello tecnico. Ha poi accusato i leader dei Paesi occidentali di aver disertato il Vertice, ribadendo la delusione per la mancanza nella Dichiarazione finale di cifre concrete e scadenze per eliminare la fame. Ma gli sforzi – ha aggiunto – per organizzare il Vertice non sono stati vani. Dello stesso parere mons. Renato Volante, osservatore permanente della Santa Sede presso la Fao:

    R. – Il primo fine del Vertice era quello di attirare e di rinnovare l’attenzione sul problema della fame nel mondo. Qui si tratta di approfondire, studiare, esaminare i modi, affinché questo tremendo flagello, che può facilmente essere cancellato, effettivamente venga cancellato. C’è cibo a sufficienza per tutti gli uomini, le donne, i bambini, i vecchi del mondo. Più che a sufficienza! Questo cibo viene sprecato. Non è che il Vertice potesse dare in due giorni e mezzo, con la partecipazione di centinaia di migliaia di persone, delle indicazioni precisissime. La mia personale idea su questi Vertici è che servono ad attirare l’attenzione delle persone – la mia, la sua, quella delle singole persone, delle singole coscienze – su un problema drammatico e vergognoso che ci coinvolge tutti e che noi, per nostra tranquillità, desideriamo dimenticare. Non vogliamo pensarci - è molto semplice – perché ci vergogniamo, perché ci dà tristezza, ci dà angustia sapere che ogni sei secondi muore un bambino. Cerchiamo di dimenticarlo: è normale nella psicologia di ogni persona. Questi vertici servono a dirci: “No, non puoi dimenticarti di questo, devi ricordartelo”.

     
    D. – E’ pur vero che il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, aveva chiesto a questo Vertice di offrire delle risposte reali ad un miliardo e venti milioni di persone che non hanno da mangiare per vivere. E, in questo senso, l’intervento del Papa ha offerto un’analisi socio-economica davvero originale, supportata da osservazioni etiche da cui però non si può prescindere per dare un nuovo ordine di giustizia a questo mondo...

     
    R. – Ci sono i punti fondamentali che poi sono ripresi anche nella Dichiarazione finale e che trovano – se mi permette – la loro radice nella necessità che ogni persona umana senta che la sua dignità è condivisa da ogni altro uomo e donna della terra. Questo ci porta a scoprire una dimensione etica, morale, di giustizia, di amore e di dono anche nel nostro rapporto reciproco con l’altro e nel nostro rapporto sociale con tutti gli altri.

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    Conferenza internazionale in Vaticano sulla persona sorda nella vita della Chiesa. Mons. Zimowski: spezzare l’isolamento dei non udenti

    ◊   Si è aperta, stamani in Vaticano, la Conferenza internazionale del Pontificio Consiglio per la Pastorale degli Operatori Sanitari sul tema “Effatà. La persona sorda nella vita della Chiesa”. Oltre 500 i partecipanti provenienti da 67 Paesi, che si confronteranno fino a sabato prossimo su una realtà che riguarda oltre 278 milioni di persone. Gli interventi dei relatori alla Conferenza verranno tradotti nel linguaggio dei segni. L’evento si è aperto, stamani, con una relazione dell’arcivescovo Zygmunt Zimowski. Proprio al presidente del dicastero per la Pastorale degli Operatori Sanitari mons. Zimowski, Romilda Ferrauto, responsabile della nostra redazione francese, ha chiesto di illustrare il tema della Conferenza:

    R. - Affronteremo il problema della prevenzione e della cura della sordità, delineando le principali cause e le questioni legate ai possibili ausili, quali le protesi acustiche esterne ed interne. Questo dal punto di vista medico. Ma vogliamo soprattutto far vedere anche quella dimensione religiosa, cioè la cura pastorale dei sordomuti dal punto di vista della Chiesa. E noi nella presentazione del programma abbiamo scritto che gli interventi che si svolgeranno in aula si propongono di affrontare il profilo sociologico, psicologico, medico, familiare e soprattutto pastorale. Un’occasione privilegiata per esaminare le esperienze nei diversi ambiti e delineare gli elementi di successo e le piste utili alla piena integrazione di tutti coloro i quali sono affetti da questa ipoacusia.

     
    D. - Il titolo della Conferenza prende spunto dal passo evangelico in cui Gesù guarisce il sordomuto dicendogli “Effatà”, Apriti! Perché questa scelta?

     
    R. - Tale racconto evangelico può assumersi come l’icona di tutta la problematica: il Dio fatto uomo è talmente vicino alla sofferenza che la tocca con mano e la supera. Oltre questa sordità fisica, ci può anche essere una sordità spirituale. E’ necessario aprire l’orecchio alla Parola di Dio che sentiamo specialmente ogni domenica. Sono sicuro che il Santo Padre Benedetto XVI parlerà anche di questa sordità del mondo odierno.

     
    D. - Un documento fondamentale per comprendere la pastorale dei malati è l’Enciclica “Salvifici Doloris” di Giovanni Paolo II…

     
    R. - La “Salvifici Doloris” oltre a sottolineare il valore salvifico della sofferenza sollecita poi noi tutti ad essere come il Buon Samaritano che soccorre la persona ferita, in difficoltà, e con particolare riferimento al mondo dei non udenti, al mondo del silenzio, spezzando così l’isolamento cui molti fra loro sembrano essere tuttora condannati.

     
    D. - Qual è il suo auspicio per questa Conferenza sulla realtà dei non udenti?

     
    R. - L’auspicio è che possa essere un seme pronto a germinare e a trasformarsi in un albero carico di frutti. Vorrei dire che alla fine della conferenza ci sarà una cosa molto bella, l’affidamento alla Madonna del Silenzio, a tutto il mondo del silenzio, perché veramente Dio aiuti questi nostri fratelli non udenti. Affidiamo alla Madonna anche noi stessi, in modo da ascoltare meglio la Parola di Dio che Gesù Cristo ci offre.

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    Mons. Marchetto a Mosca per la prima Conferenza ministeriale globale sulla sicurezza stradale

    ◊   Si svolge oggi e domani a Mosca la prima Conferenza ministeriale globale sulla sicurezza stradale. All’evento partecipa anche l’arcivescovo Agostino Marchetto, segretario del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti. Nel suo intervento, il presule ha ricordato che “la Chiesa Cattolica vede la mobilità, in primo luogo e principalmente, come uno sviluppo positivo per l’umanità. In tutte le sue forme ed aspetti, la mobilità è una caratteristica della vita umana e dello sviluppo culturale, che sono, a loro volta, inseparabili dallo sviluppo di economie appropriate. Senza l’infrastruttura di base del trasporto contemporaneo ed i relativi sistemi di trasporto – rileva mons. Marchetto - molte persone non sarebbero in grado di trovare lavoro adeguato e di beneficiare, tra le altre cose, dei servizi basilari in ambito sanitario, sociale e culturale. La mobilità ha anche una fondamentale funzione sociale e di mercato”, fornisce un “collegamento umano tra le persone e le culture e favorisce l’interazione ed il dialogo umano”. A questo proposito – sottolinea il rappresentante vaticano - ci sono delle sfide urgenti che la Chiesa cerca di affrontare “promuovendo una rinnovata consapevolezza delle responsabilità morali collegate con la mobilità, come l’osservanza delle norme stradali, che è necessaria per evitare incidenti e tragedie”. “La storia del coinvolgimento diretto della Chiesa Cattolica nelle questioni di sicurezza – ricorda - risale circa a mezzo secolo fa” con un’attenzione particolare rivolta alle “persone che vivono nella e sulla strada, specialmente i bambini di strada, le donne di strada ed i senzatetto”. “Il traffico – ha detto mons. Marchetto - è una questione legata al bene comune, nella soluzione del problema della formazione di automobilisti, motociclisti, ciclisti e pedoni” e coinvolge “tutta una serie di attori ed enti sociali, oltre l’individuo e la famiglia, la società in generale e i pubblici poteri.” La Chiesa e lo Stato “sono quindi chiamati – ognuno nella propria sfera di responsabilità – a fornire una istruzione adeguata ai problemi e agli atteggiamenti legati alla sicurezza stradale. Mentre lo Stato ha un ruolo da svolgere a livello politico, amministrativo, penale, collegato al lavoro, tecnico e civile, anche la Chiesa può contribuire a raggiungere questi obiettivi, principalmente attraverso il potenziale educativo che hanno le istituzioni ecclesiali, soprattutto per i bambini e giovani”. Anche “la scuola è di vitale importanza in questa prevenzione, in cui i giovani imparano il rispetto per le altre persone e diventano consapevoli che i problemi del traffico sono parte dell’utilizzo e del godimento dei beni comuni e dovrebbero essere trattati con sensibilità”. “La Santa Sede – conclude mons. Marchetto - cerca un modo per cooperare e promuovere associazioni in tutte queste differenti sfere al fine di rendere anche le nostre strade e i mezzi di trasporto più sicuri per tutti”.

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    La Croce dell'imperatore Giustino del VI secolo in mostra in Vaticano

    ◊   Offrire ai visitatori la possibilità di ammirare la Crux Vaticana donata alla Sede Apostolica dall’imperatore d’Oriente Giustino II e restituita alla forma originaria dopo un meticoloso restauro. E’ l’obiettivo della Mostra “Vexillum Regis, La Crux Vaticana o Croce di Giustino” presentata stamani in Vaticano. Il prezioso manufatto sarà in mostra nella Cappella dei Beneficiati del Tesoro di San Pietro a partire da oggi e fino al 12 aprile 2010. Alla presentazione dell’iniziativa hanno partecipato, tra gli altri, il cardinale Angelo Comastri, arciprete della Basilica di San Pietro, ed il curatore della mostra Nazzareno Gabrielli, responsabile scientifico Museo del Tesoro. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

    La Crux Vaticana o Croce di Giustino, ritorna nel Tesoro di San Pietro. Rarissimo esempio di committenza imperiale ancora conservato, fu donata alla Chiesa di Roma dall’imperatore bizantino Giustino II (565 – 578) nel VI secolo. Si tratta di un’opera che ricorda la vittoria di Cristo, come recita l’iscrizione latina incisa sulla Croce:

    “Ligno quo Christus humanum subdidit hostem dat Romae Iustinus opem”…
    “Con questo legno, attraverso il quale Cristo soggiogò il nemico degli uomini, Giustino II dona l’opera a Roma”.

     
    Il manufatto, rivestito di lamine d’argento dorato, custodisce un autentico scrigno: la Croce, arricchita da un magnifico corredo decorativo, è tempestata di gemme e perle ma la parte più preziosa è un pezzo di legno, un frammento della Croce di Gesù custodito in un medaglione incastonato all’incrocio dei bracci della Crux Vaticana. All’inestimabile valore storico ed estetico dell’opera si aggiunge, dunque, questo straordinario patrimonio di fede. Il cardinale Angelo Comastri, arciprete della Basilica di San Pietro:

    “Il frammento della Croce di Gesù è il vero elemento di valore. Questa Crux Vaticana è anche la testimonianza che già nel VI secolo, Oriente ed Occidente si ritrovavano unanimi nel segno della Croce. Il cristianesimo aveva già impastato la storia dell’Europa occidentale ed orientale. E’ una testimonianza, in questo senso, della riflessione che si è fatta partendo dalla Croce sulla vera onnipotenza di Dio e l’onnipotenza di Dio è onnipotenza d’amore, onnipotenza di perdono. Questo è un fatto straordinario, che porta nel mondo soltanto il cristianesimo”.

     
    La Croce ha cambiato la storia del mondo e la storia è impastata nella Croce. Ma cosa dire a chi ritiene che il Crocifisso sia fonte di discriminazione? Il cardinale Angelo Comastri:

    “Sta a noi cristiani dimostrare che il Crocifisso non è fonte di discriminazione. Dico che oggi le vere reliquie della Croce siamo noi: con la nostra vita dobbiamo dimostrare cos’è il Vangelo e cosa fa, perché dovunque arriva il Vangelo, quello vero, arriva anche una inondazione di carità”.

     
    Il restauro del manufatto, per secoli utilizzato nelle funzioni solenni del Natale e della Pasqua, ha riacquistato l’antico e prezioso splendore bizantino. Oggi la Crux Vaticana ha recuperato la lucentezza delle superfici e la delicata doratura. L’intervento, nel rispetto dell’equilibrio tra lo stato originario e le successive manipolazioni, ha fatto riemergere la rigorosa alternanza cromatica e l’armoniosa sequenza di gemme per far risplendere il tesoro più prezioso, il frammento della vera Croce.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Una nuova sintesi umanistica per superare il divario tra fede e cultura: il Papa chiede alle università cattoliche di servire la verità dialogando con gli altri campi del sapere.

    Adulte è meglio: in prima pagina, l'arcivescovo Rino Fisichella sulla sfida delle cellule staminali.

    L'educazione è l'essenza dello sviluppo: nell'informazione internazionale, intervento della Santa Sede alla 35 sessione della Conferenza generale dell'Unesco.

    Il segno del vincitore: in cultura, Carlo Carletti sulla croce nella documentazione epigrafica.

    Il dono di Giustino: la Crux Vaticana restaurata in mostra alla Cappella dei Benficiati in San Pietro.

    Nell'informazione religiosa, il cardinale Walter Kasper e Pier Francesco Fumagalli ricordano il cardinale Johannes Willebrands a cent'anni dalla nascita.

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    Oggi in Primo Piano



    Afghanistan: Karzai inaugura il suo secondo mandato

    ◊   “Rispettare ed applicare la Costituzione”. E' quanto ha promesso Hamid Karzai, che stamani a Kabul ha giurato per un secondo mandato da presidente dell’Afghanistan. Il capo dello Stato, riconfermato dopo l’annullamento del secondo turno elettorale per il ritiro dell’antagonista Abdullah Abdullah, ha anche assicurato che i prossimi anni saranno segnati da riconciliazione, lotta alla corruzione e disimpegno delle forze internazionali dal terreno afghano. Da Kabul, Maurizio Salvi:

    Riconciliazione e lotta alla corruzione saranno i due pilastri del secondo mandato del presidente Karzai. Il capo dello Stato ha promesso che il prossimo quinquennio avrà come priorità un rinnovato processo di riconciliazione ed una lotta senza quartiere alla corruzione e alla pratica delle tangenti. A tal proposito, Karzai ha annunciato la realizzazione, a Kabul, di una Loya Jirga: un gran consiglio per consultare e riavvicinare tutte le componenti etniche e politiche del Paese, chiamando anche il suo sfidante elettorale, Abdullah Abdullah, a collaborare per la costituzione di un governo di unità nazionale. Nello stesso tempo, la capitale afghana ospiterà anche una Conferenza internazionale per studiare invece i modi per sradicare definitivamente il fenomeno della corruzione. Fenomeno per il quale lo Stato afghano è secondo al mondo solo alla Somalia. Karzai ha infine detto che pensa di poter sviluppare, nei prossimi anni, un vasto programma di 'afghanizzazione', che riguarderà il processo elettorale ma anche il controllo della sicurezza di tutto il territorio. Territorio che sarà progressivamente affidato ad agenti di polizia e soldati afghani, permettendo così un disimpegno delle forze internazionali che sono in Afghanistan dal 2001.

     
    Dunque Karzai accetta in toto le richieste internazionali per la lotta alla corruzione e al terrorismo talebano. Una più forte intesa con la comunità internazionale potrà consentire al presidente di gestire con maggiore efficacia questo mandato? Giancarlo La Vella lo ha chiesto ad Antonio Ferrari, inviato speciale ed analista del Corriere della Sera:

    R. – Bisognerà vedere se avrà la forza politica, se avrà la determinazione – lui stesso – per combattere questa corruzione. La Comunità internazionale ci spera. Purtroppo finora le prove che sono state date dall’attuale presidente e dal Paese non sono certo confortanti. C’è da sperare che qualcosa cambi davvero.

     
    D. - Il discorso di Karzai costituisce una dichiarazione di guerra ai talebani, nei confronti dei quali invece si era pensato fosse più efficace un tentativo di dialogo, almeno con le frange più moderate?

     
    R. – Io penso che sia valida questa seconda ipotesi, magari anche con l’avallo in qualche modo della Comunità internazionale. E' evidente che l’idea di creare una divisione tra la parte più radicale del movimento estremista dei talebani e la parte più dialogante potrebbe essere alla fine la carta vincente.

     
    D. - Un’altra piaga, sulla quale si chiede a Karzai, di intervenire è quella del narcotraffico. Un tema, questo, che coinvolge l’economia del Paese e per risolvere la quale c’è bisogno di un forte aiuto internazionale…

     
    R. – Assolutamente. La determinazione ci deve essere, però la Comunità internazionale deve agire in maniera molto determinata. La determinazione potrebbe avere delle ripercussioni molto valide nello stesso Afghanistan e anche nel dare coraggio al presidente Karzai.

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    Popolari europei a Venezia. Intervista con Carlo Casini

    ◊   Al via a Venezia la Conferenza internazionale, promossa dal gruppo parlamentare del Partito popolare europeo, dedicato al dialogo con le Chiese cristiane e le altre istituzioni religiose. Un dialogo, quello promosso dal Ppe, con rappresentanti del cristianesimo, dell’ebraismo e dell’islam, che mira a rafforzare i comuni valori europei come la tolleranza, la diversità ed il rispetto reciproco. Il servizio del nostro inviato Stefano Leszczynski:

    Il dialogo interreligioso come strumento per promuovere e rafforzare i valori fondanti dell’Unione Europea. Con questo intento, si sono riuniti a convegno a Venezia, nello storico complesso monumentale dell’isola di San Servolo, i rappresentanti del Ppe e quelli delle Chiese cristiane, dell’islam e dell’ebraismo. Un dialogo iniziato 15 anni fa dal presidente del Ppe, Wilfried Martens, ex primo ministro belga, e diretto inizialmente a rafforzare i legami con il mondo della chiesa ortodossa. Oggi che il progetto europeo ha conosciuto uno sviluppo insperato nel passato, la ricerca di un’identità europea diviene irrinunciabile e passa necessariamente per l’identificazione dei principi che uniscono i cittadini europei. Il tema del dialogo interreligioso - sottolinea l’europarlamentare Mario Mauro - ha un importante valore politico nell’Europa di oggi. Se, infatti, è vero che le religioni da sole non possono trovare soluzione agli attuali problemi politici dell’Europa, è anche vero - sottolinea Mauro - che la politica non può non tener conto delle istanze religiose nella realizzazione dei propri programmi.

     
    L’Unione Europea con i suoi 27 Stati e le 23 differenti lingue parlate al suo interno offre un modello unico nel suo genere circa i risultati che il dialogo interculturale può conseguire. In questo ambito - anche se la disciplina dei rapporti tra le religioni e gli Stati esula dal campo prettamente comunitario - il dialogo con le religioni può portare un importante contributo in campo etico e morale in tutto ciò che riguarda la vita quotidiana dei cittadini dell’Unione. La difesa della libertà religiosa e della dignità dell’essere umano costituiscono, nella parole dei relatori al convegno, lo strumento fondamentale per contrastare il relativismo che avanza da più parti in ambito europeo: una concezione errata della laicità, che ha prodotto distorsioni degli ideali europei come la sentenza della Corte di Strasburgo sul divieto di esporre i crocifissi nelle scuole italiane.(Da Venezia, Stefano Leszczynski, Radio Vaticana)

    Sull’importanza del patrimonio cristiano per la vita sociale e politica del Vecchio continente, il nostro inviato a Venezia, Stefano Leszczynski, ha intervistato il deputato del Ppe, Carlo Casini, presidente della Commissione affari costituzionali del parlamento europeo:

    R. - Il cristianesimo dovrebbe essere anche il nostro "humus" politico. Quindi, il rapporto con le Chiese è estremamente importante. Ci sono evidentemente due problemi. Uno è quello di garantire da parte della politica la libertà delle Chiese, che è problema non soltanto extraeuropeo, a volte gravissimo, ma è un problema anche interno all’Europa. Tuttavia, c’è anche il problema di verificare assieme alle Chiese cristiane questa nostra identità. Sotto questo profilo è utile parlare di dignità umana, che è il linguaggio comune sia della visione religiosa, sia della visione politica. Se poi non sappiamo in che cosa consiste questa dignità umana, le Chiese, in questo senso, ci possono aiutare. C’è poi, però, una connessione con tutti i problemi che discendono da questo concetto. Ce ne sono stati piccolissimi accenni finora, ma se pensiamo alla famiglia - soprattutto al significato della vita nei momenti della sua estrema fragilità - si capisce che il dialogo con le Chiese è estremamente importante. Non è un dialogo clericale, non è confessionale: è un dialogo per scoprire esattamente chi è l’uomo e quindi quale sia la radice della nostra azione politica. La politica, alla fine, deve servire l’uomo.

     
    D. - Sembra che si diffonda sempre di più in Europa, ma anche nei vari Stati membri, una distorta idea di laicità: quindi, la laicità come esclusione della Chiesa dalla vita sociale e dalla vita istituzionale e politica. Come deve essere una corretta interpretazione della laicità?

     
    R. - Io parlerei di una visione corrotta della laicità, perché la visione cristiana applicata alla vita civile è una visione laica, cioè non pretende, nella modernità, di imporre la fede a nessuno. La fede non può nascere e crescere se non nella libertà di coscienza individuale. Intende indicare la visione religiosa dell’uomo e della società, il primato della persona umana, che è esattamente il valore che renderebbe nobile la laicità. Purtroppo, oggi, la laicità viene intesa non solo come opposizione alla Chiesa, ma c’è una visione, più in generale, corrotta, che è quella per cui essere laici significa non avere alcuna verità, cioè essere l’uomo del dubbio. Non credo che questa sia una visione nobile. Io penso che una visione vera della laicità sia quella che nasce dalla storia, che cioè afferma la possibilità di tutti gli uomini di lavorare e di vivere, crescere, sperare insieme, perché ci sono alcuni valori comuni. Questi valori comuni non sono necessariamente quelli dell’appartenenza ad una religione invece che ad un’altra, ma della comune considerazione, del valore dell’uomo come valore supremo all’interno del mondo. Dunque, la dignità umana come valore uguale per tutti e la ragione come strumento che tutti abbiamo in comune. Si è laici nella misura in cui si crede alla ragione e se si ritiene che vi sia un obiettivo comune: quello di riconoscere l’uguaglianza di tutti gli esseri umani. Una visione corrotta della laicità è quella che dice: “No, nemmeno questa è una cosa vera, noi facciamo ciò che ci pare”. E allora si arriva al contrario della laicità: si abbandona la ragione e si nega l’uomo. (Montaggio a cura di Maria Brigini)

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    Censis-Ucsi: successo dei social network, cresce l'ascolto della radio

    ◊   ''Non è infrequente imbattersi in mass media che forniscono volutamente informazioni manipolate”. Il presidente del Senato italiano, Renato Schifani, intervenendo alla presentazione del Rapporto Censis-Ucsi ha ribadito la necessità di una stampa veramente libera, professionale e che non mescoli notizie e commenti. Secondo il Rapporto, aumenta l’influenza dei social network mentre è modesto il gradimento dei cittadini per la carta stampata. Alessandro Guarasci:

    Un’informazione che non trasmetta valori, soprattutto per i giovani. Questo è il vero pericolo secondo il presidente del Senato, Renato Schifani, perché troppo spesso ci si imbatte in notizie manipolate o che rispondono a precisi interessi di parte.

    “Ora tesi a legittimare e ad imporre modelli devianti della vita personale, familiare e sociale, ora per favorire gli ascolti, la cosiddetta audience. Ciò che più preoccupa è che, talvolta, questi strumenti non esitano a ricorre anche alla trasgressione, alla rappresentazione della violenza, come è stato reso evidente da alcuni social network”.

    C’è un'evoluzione dei consumi mediatici. In crescita la diffusione di tutti i mezzi di comunicazione tra il 2001 e il 2009. Aumentano gli utenti di Internet (+26,9%), ma anche la radio fa un grande balzo in avanti (+12,4%), così come crescono, anche se di poco, i lettori di libri (+2,5%) e di giornali (+3,6%). Vero successo per i social network. Facebook è conosciuto da oltre il 90% dei giovani. Il direttore del Censis, Giuseppe Roma:

    “Oggi siamo attori, la nostra capacità di scelta comanda sull’offerta dei mezzi. Mentre la televisione ci ha inchiodato per anni, quasi ipnotizzato davanti allo schermo, oggi lo schermo è lo strumento attraverso cui io scelgo di vedere un film, informarmi, giocare, avere un rapporto con gli altri in modo nuovo. Quindi, i cosiddetti social network nel futuro saranno probabilmente il principale competitore dei media professionali e industriali”.
     
    Negli ultimi due anni, la lettura dei quotidiani a pagamento è passata dal 67% al 54.8%. Ma per l’Ucsi, l’Unione dei giornalisti cattolici, il valore dell’informazione professionale è insostituibile. Il presidente Andrea Melodia.
     
    “Una stampa però professionale alla quale lavorino giornalisti professionisti dà delle garanzie di indirizzo, di qualità, di aggregazione sociale, di senso di appartenenza che altri media non consentono, sostanzialmente. Questo riguarda sia la stampa scritta, sia l’informazione radiotelevisiva e il servizio pubblico, in particolare”.

    Gli editori corrono ai ripari. Oramai è sempre più probabile che le edizioni on line dei quotidiani vadano a pagamento.

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    Dedicato alle "Forme di resistenza" il Tertio Millennio Film Festival

    ◊   ‘Forme di resistenza’. Questo il titolo della XIII edizione del Tertio Millennio Film Festival, organizzato dalla Fondazione Ente dello Spettacolo, che si svolgerà a Roma con un apposito Convegno internazionale il 24 e 25 novembre e la rassegna cinematografica, dal primo al 6 dicembre. Già il 30 novembre si terrà un evento che anticiperà la kermesse, dedicato alla proiezione del film Popieluszko di Rafal Wieczynski. Ieri, nella sede del Pontificio Consiglio della Cultura, la conferenza stampa di presentazione. C’era per noi Giada Aquilino:

    Il cinema come momento di riflessione su problemi e avvenimenti del mondo contemporaneo. Questa la proposta della XIII edizione del Tertio Millennio Film Festival, organizzato dalla Fondazione Ente dello Spettacolo, col patrocinio dei Pontifici Consigli della Cultura e delle Comunicazioni Sociali. ‘Forme di resistenza’ è il tema dell’appuntamento di quest’anno, diviso tra il Convegno internazionale dedicato a “La Storia dopo il cinema” e la Rassegna dei film, entrambi in programma alla Sala Trevi di Roma. A vent’anni dalla caduta del Muro di Berlino, l’evento si pone come un’occasione di studio e meditazione su passato e presente, con la visione di una quarantina tra documentari e film in anteprima. Ce ne parla mons. Dario Viganò, presidente della Fondazione Ente dello spettacolo e del Tertio Millennio Film Festival:

    R. – Lavoriamo sul cinema, rispetto alle modalità delle forme visibili, ma anche rispetto al fatto che esso è una forma di incidenza nel mondo storico-politico.

     
    D. – Perché avete scelto di porre un’attenzione particolare all’Iran e ai Paesi dell’ex Unione Sovietica?

     
    R. – Quest’attenzione dice appunto quanto il cinema possa avere incidenza e peso sociale, per cui indagheremo il passaggio dall’ex Unione Sovietica alla multiforme presenza di Repubbliche democratiche. In tal senso, rifletteremo sul passato. Per quanto riguarda l’Iran, vedremo come - rispetto al presente inquieto - il cinema stia innervando il dibattito, soprattutto tra gli studenti, tra le persone capaci di pensiero libero.

     
    D. – Ci sono diversi appuntamenti speciali, tra cui quello dedicato ai film “Lourdes” e “Popieluszko” …

     
    R. – Sono due eventi entrambi molto interessanti e anche questi sono sempre sotto la categoria della ‘resistenza’. In “Popieluszko” c’è l’idea di resistere rispetto alle forme del male e quindi una resistenza che poi si trasformerà in voglia di libertà, di democrazia, di rispetto dei valori della persona; in “Lourdes” c’è il resistere della coscienza all’intervento della grazia, un resistere che poi dovrà probabilmente abbandonarsi perché la donna protagonista un po’ resiste - nel suo essere scettica – ma poi gode quando la grazia può iniziare a consolare il cuore degli affetti.

     
    Sul Tertio Millennio Film Festival ascoltiamo l’arcivescovo Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, che in conferenza stampa ha anche ricordato l’appuntamento di sabato prossimo, in Cappella Sistina, quando Benedetto XVI incontrerà gli artisti di tutto il mondo:

    R. – Con il Festival si vuole, attraverso la cinematografia, raccogliere ancora una volta la descrizione, l’approfondimento e lo sviluppo di alcuni temi capitali della spiritualità: dei film che esprimano la ricchezza dell’umanità nelle sue capacità di trascendere la quotidianità, la miseria, la storia.

     
    D. – Anche il mondo del cinema sarà presente all’appuntamento del Papa con gli artisti: quale lettura dare a tale partecipazione?

     
    R. – Tutti gli artisti che abbiamo invitato, dal punto di vista – in questo caso – del cinema, hanno accettato con molto entusiasmo. E sono in un certo senso la rappresentazione di tutto l’arcobaleno diverso degli orientamenti, delle esperienze e anche delle sensibilità spirituali, religiose o laiche.

     
    E proprio mons. Ravasi, durante la conferenza stampa, ha consegnato all’attrice Margareth Madè, protagonista dell’ultimo film di Giuseppe Tornatore, Baarìa, il premio “Rivelazione dell’anno”, uno dei principali riconoscimenti del Tertio Millennio Film Festival.

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    Chiesa e Società



    Rapporto sui minori in Italia: quasi due milioni vivono in "povertà relativa"

    ◊   Mentre le Nazioni Unite si preparano e celebrare domani il ventennale dell'adozione della Convenzione Onu per i diritti dell'infanzia e dell'adolescenza, ricordata anche dal Papa ieri all'udienza generale, si moltiplicano studi che denunciano quanto troppo spesso tali diritti siano disattesi. Uno degli ultimi è il secondo Rapporto supplementare realizzato dal Gruppo Crc - una rete di 86 organizzazioni coordinata da Save the children Italia - che ha sottoposto a monitoraggio la situazione italiana rispetto alla carta dell'Onu. Il risultato, si afferma, è che su oltre 10 milioni di minori presenti in Italia, 1.728.000, pari al 23% della popolazione povera, vivono in condizioni di “povertà relativa”. Il Rapporto, reso noto ieri in coincidenza con la Conferenza nazionale sull’infanzia e l’adolescenza a Napoli, è stato curato in alcune parti - rileva l'Agenzia Sir - da Caritas italiana, in particolare i tre paragrafi dedicati alle politiche per l'infanzia e l'adolescenza, alla condizione dei bambini e degli adolescenti poveri in Italia, e dei minori stranieri non accompagnati. Il testo sarà distribuito durante la Conferenza di Napoli, iniziata ieri, e sara presentato il 24 novembre alla Commissione parlamentare per l’Infanzia e l’adolescenza, e quindi inviato alle Nazioni Unite. I numeri fotografano una forte prevalenza delle età infantili (il 61,2% ha meno di 11 anni) e una sproporzionata concentrazione nel Meridione, dove risiede il 72% dei minori poveri italiani. A rischio povertà, sfruttamento e caduta nell’illegalità sono inoltre molti minori stranieri, soprattutto i “non accompagnati”, quelli coinvolti in gravi fenomeni di sfruttamento e abuso, come la tratta a scopo di sfruttamento sessuale, la mendicità, il lavoro nero (938 gli under 18 assistiti e protetti fra il 2000 e il 2007). A preoccupare è poi il fenomeno della pedo-pornografia on line, definito in continua espansione “nonostante - si legge nel Rapporto - l’acquisita consapevolezza e l’impegno per il contrasto delle istituzioni e delle forze di polizia, sia a livello nazionale che internazionale”. Il Rapporto nota pure un "rischio di discriminazione" per i minori migranti e i minori residenti in regioni meno ricche. “Esprimiamo forte preoccupazione - afferma Arianna Saulini, coordinatrice del Gruppo Crc - nel rilevare che poco si sia tenuto in conto l’impatto sui minori di alcuni provvedimenti legislativi come la cosiddetta Legge sicurezza e che la partecipazione e consultazione dei minori sia, in generale, molto trascurata”. “Negativo” è giudicato l’impatto della legge 94/2009 sulla sicurezza pubblica, perché - si afferma - “impone notevoli limitazioni ai minori migranti arrivati in Italia da soli al momento della regolarizzazione della loro posizione al compimento della maggiore età”. “La previsione di criteri molto stringenti”, spiega la Saulini, “comporta una violazione del diritto alla protezione in quanto, da un lato, potrebbe determinare l’aumento delle fughe dei ragazzi e ragazze non ancora maggiorenni dalle comunità, con conseguente rischio di un loro coinvolgimento in forme di grave sfruttamento, dall’altro, rischierebbe seriamente di incentivare l’arrivo di minori soli in età sempre più precoce”. (A.D.C.)

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    Clima, nucleare e Trattato di Lisbona affrontati da mons. van Lyun nella plenaria della Comece

    ◊   La plenaria di apertura della Comece, la Commissione degli episcopati della Comunità europea, ha visto ieri pomeriggio a Bruxelles mons. Adrianus van Luyn, vescovo di Rotterdam e presidente dell'organismo episcopale, centrare il suo intervento iniziale sul "dialogo", definito "di fatto", che il Trattato di Lisbona ha formalmente inscritto tra le istituzioni europee e le Chiese. "Occorre sapere in che modo e con quali obiettivi dobbiamo condurre tale dialogo”, ha affermato mons. van Luyn, che ha ricordato l’impegno della Comece per il passaggio dalla “clausola difensiva” su tale dialogo, allegata al Trattato di Amsterdam, all'attuale formulazione positiva contenuta nel terzo paragrafo dell’art.17 del Trattato di Lisbona (prossimo all'entrata in vigore il primo dicembre 2009). L’obiettivo della Comece - ha precisato il presidente della Comece, secondo quanto riferito dall'Agenzia Sir - “non è salvaguardare i nostri privilegi nell’area politica europea”, bensì “tentare di fare fruttificare nel processo politico” il Vangelo “che è valido per ogni uomo”. Ciò richiede, ha osservato, “apertura” e disponibilità ad un “dibattito competente e globale” sulle “questioni politiche attuali e pressanti”. Tre, sono in particolare - ha sottolineato il presule, le “importanti sfide per l’immediato futuro: il summit di Copenhagen, il rinegoziato del Trattato di non proliferazione, l’impegno per un’economia sociale di mercato sostenibile. Per il primo punto, il vescovo di Rotterdam ha manifestato un certo scetticismo. Dopo l’incontro dell’Apec (Asia-Pacific Economic Coperation) della scorsa settimana, “è chiaro - ha detto - che a Copenhagen non vi sarà alcun consenso sul protocollo successivo a Kyoto, ma dovrebbe essere possibile un accordo politico su precisi obiettivi”, anche se per il presule Usa, Giappone e Cina dovrebbero mostrare un più deciso impegno sul tema. Mons. van Lyun ha poi affrontato il nodo del sostegno finanziario ai Paesi in via di sviluppo, che li aiuti a "superare un cambiamento climatico causato in gran parte dai Paesi industrializzati". Si tratta, ha ribadito, non di "un’elemosina" ma di "un imperativo di giustizia". Parlando, quindi, del Trattato di non proliferazione delle armi nucleari (maggio 2010), il presidente della Comece ha rilevato che “una convergenza” tra “l’opzione zero americana” dello scorso aprile e “la decisione del governo tedesco” di rimuovere le armi nucleari tattiche dal proprio territorio “potrebbe accrescere la prospettiva di un mondo senza armi nucleari”. E guardando all’impegno della Santa Sede per il successo dei negoziati, si è chiesto "se anche le Chiese in Europa, e nello specifico la Comece, non dovrebbero attivarsi per sostenere l’Ue in questa iniziativa”. Infine, la crisi economica in corso, che per mons. van Lyun ha la sua “causa più profonda" nell’immagine "distorta dell’umano”, esclusivamente "intento alla massimizzazione del profitto e all’affermazione dei diritti individuali”. Richiamandosi ai principi espressi da Benedetto XVI nella Caritas in veritate, il presule ha asserito che con l’adozione del Trattato di Lisbona "l’Ue si è impegnata a creare in Europa un’economia sociale di mercato sostenibile. Nei prossimi mesi - ha ricordato - le istituzioni Ue definiranno una nuova strategia decennale per lo sviluppo economico e sociale, volta a sostituire la Strategia di Lisbona”. Nell’attesa, la Comece pensa di organizzare "con rappresentanti del Parlamento e della Commissione un dialogo sull’immagine di uomo e società sulla quale dovrebbe fondarsi questa nuova strategia”.(A cura di Alessandro De Carolis)

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    Nel rapporto sulla popolazione 2009 cambiamenti climatici e ruolo delle donne

    ◊   E’ dedicato ai cambiamenti climatici in corso – e tema della conferenza internazionale di Copenhagen a dicembre – il Rapporto 2009 sullo stato della popolazione mondiale dell’Unfpa, il Fondo delle Nazioni Unite per la popolazione. Nelle 104 pagine del documento – che conferma la quota di un miliardo di abitanti raggiunta dall’Africa come già anticipato nelle scorse settimane da altre organizzazioni – si sottolineano gli effetti che i cambiamenti climatici stanno avendo soprattutto nei paesi del Sud del mondo e a discapito delle categorie più deboli e delle donne in particolare che sono, viene più volte ribadito, la chiave di volta vera per affrontare le sfide poste dal fenomeno. “I cambiamenti climatici in corso – aggiunge il rapporto – comporteranno un ulteriore aumento dei movimenti migratori con milioni di persone che abbandoneranno aree sempre più frequentemente alluvionate o colpite da estrema siccità. Milioni di persone che ora vivono lungo le coste potrebbero essere costrette a spostarsi per l’innalzamento del livello dei mari così come periodi di prolungata siccità potrebbero spingere milioni di contadini ad abbandonare le aree rurali per le città”. I cambiamenti del clima cui si sta assistendo – nell’ultimo secolo i dieci anni più caldi in assoluto sono stati registrati dal 1997 in poi – secondo l’analisi dei dati raccolti dall’Unfpa “non solo stanno mettendo a rischio vite umane, ma stanno anche esacerbando le differenze tra ricchi e poveri e amplificando le ineguaglianze tra uomini e donne”. In molti paesi, continua il documento, le donne rappresentano la parte più importante della forza lavoro impiegata in agricoltura e proprio per questo motivo risentono più di altri delle conseguenze del cambiamento. “La marginalizzazione e la discriminazione contro le donne, oltre che una mancanza di attenzione all’ineguaglianza di genere – dice l’Unfpa – costituisce una minaccia alla loro salute e al generale benessere delle società minando alla base le possibilità di resistenza dei singoli paesi alle nuove realtà cui vanno incontro”. La resistenza ai cambiamenti climatici – sottolinea ancora l’organismo dell’Onu – avrà più probabilità di riuscita in quelle società dove non esistono preclusioni di qualunque tipo all’accesso alle scuole, alla sanità e dove tutti godono di un’equa protezione da parte della legge partecipando in pieno alla vita politica e sociale del paese o della comunità di appartenenza. (R.P.)

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    Mons. Chang-mou sulla visita di Obama a Seul: le Coree hanno bisogno di ponti, non di muri

    ◊   La visita del presidente statunitense, Barak Obama, a Seul è un'occasione importante per ribadire che “per la riconciliazione con i fratelli del Nord” - e per porre fine alla “guerra fredda e alla ‘cortina di ferro’, residuo del secolo scorso” - i coreani al di qual e al di là del 38.mo parallelo hanno bisogno di "ponti, non di muri". L'affermazione è di mons. Andreas Choi Chang-mou, arcivescovo di Kwangju e membro della Commissione Speciale per la Riconciliazione in seno alla Conferenza episcopale coreana. Intervistato dall'agenzia Fides, il presule ha parlato del negoziato in atto osservando che, “in questo processo, molto dipende dalla comunità internazionale e dalle grandi potenze coinvolte: USA, Russia, Cina e Giappone”. Al presidente Usa Barak Obama, da oggi in visita a Seul, l’arcivescovo di Kwangju ricorda “gli ottimi risultati della sunshine policy inaugurata dal defunto leader Kim Dae Jung”, che portò a un forte riavvicinamento e storici segnali di apertura fra Corea del Nord e Corea del Sud. “Sarebbe una politica da rilanciare, a tutti i livelli”, nota ancora il presule, che invia un messaggio al presidente Obama: “A 20 anni dalla caduta del muro di Berlino, guardando quello storico evento, vorrei dire: la Corea ha bisogno di ponti, non di muri. Dobbiamo lavorare in questa direzione”. E aggiunge: “La Chiesa sostiene la politica del dialogo, che in passato aveva dato ottimi risultati e grandi segni di speranza. Per contribuire alla riconciliazione del popolo coreano abbiamo istituito - ricorda - una apposita Commissione per la Riconciliazione a livello di Conferenza episcopale". La Chiesa in Corea del Sud ha fra le sue priorità pastorali l’aiuto e la solidarietà verso i fratelli del Nord. “Lavoriamo lì tramite la Caritas e le opere sociali - afferma l'arcivescovo di Kwangju - dato che la popolazione al Nord versa in condizioni di estrema povertà: è una questione umanitaria e di sviluppo umano, così si esprime l'amore al prossimo”. E sulla presenza di “semi di fede cristiana” in Nord Corea, mons. Choi Chang-mou sottolinea: “In Nord Corea, dopo le persecuzioni dei decenni scorsi, c'è la cosiddetta ‘Chiesa del silenzio’: una comunità di persone che non hanno lasciato estinguere la fiammella dello Spirito ma che non hanno libertà di professarsi fedeli in Cristo. E’ una Chiesa che soffre, che va incoraggiata e pian piano risvegliata, non abbandonata”. (A.D.C.)

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    India: grave atto di vandalismo contro una chiesa nello Stato del Karnataka

    ◊   Solo nel 2009 i casi sono stati contati 56 attacchi contro edifici di culto cristiani nel solo Stato indiano del Karnataka. Presa di mira, questa volta, la Beersheba Church of God di Humanabad, nel distretto Bidar: divelte le porte di ingresso, distrutte finestre e arredi, divelta anche la croce dalla sommità dell’edificio. Allarmata la reazione del presidente del Global Council of Indian Christians (Gcic), riportata da Asianews: “L’ondata di incidenti contro i cristiani sta aumentando nel Karantaka e in altri Stati governati dal Bharatiya Janata Party (Bjp)”. C'è un clima di "crescente intolleranza religiosa". Il fatto è avvenuto nella notte del 17 novembre ad opera di un gruppo di sconosciuti. Alle tre, alcune persone non identificate hanno fatto irruzione nella chiesa e pesantemente danneggiato strutture, arredi e simboli sacri. La comunità cristiana che fa riferimento alla Beersheba Church of God, un’ottantina di fedeli guidati dal 32.enne pastore Devadas Chandrapa, ha informato la polizia di Humanabad ed i media locali. Il commissario N. Sathish Kumar ha incontrato i membri della comunità assicurando rapide indagini, promettendo la cattura dei responsabili entro tre giorni e garantendo maggiore attenzione alla sicurezza dei cristiani locali. L’ultimo caso risale al 12 novembre, quando un gruppo di radicali indù del Vishva Hindu Parishad (Vhp) avevano interrotto la costruzione di una chiesa a Bhadravati, nel distretto di Shimoga, accusandone il pastore di conversioni forzate. Per il presidente del Gcic, il governo "sta fallendo nel suo dovere di proteggere le minoranze cristiane e tenere a bada i radicali indù". (A.D.C.)

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    Congo: nell'Ituri 40 mila sfollati tentano di sfuggire alle violenze

    ◊   Paura, fame, insicurezza. Fanno purtroppo quotidiana compagnia ai circa 40 mila sfollati che si trovano nel territorio di Walendu Bindi, a circa 40 chilometri a sud di Bunia, capoluogo dell'Ituri nel nordest della Repubblica Democratica del Congo. Le loro condizioni, riferisce la Misna, sono state definite “catastrofiche” da fonti governative all’emittente locale di Radio Okapi dopo una recente missione compiuta nei villaggi di Djeti, Tchekele, Aveba e Soke, che ospitano abitanti delle vicine località di Bukiringi, Baviba e Boloma: si tratta di persone senza cibo né medicinali, abbandonate a causa del diffuso clima d’insicurezza alimentato da gruppi di uomini armati. Particolarmente preoccupante, secondo le stesse fonti, la situazione di un centinaio di bambini che soffrono di malnutrizione. Fonti religiose della Misna, contattate a Bunia, hanno confermato la minaccia rappresentata da persone armate nei dintorni meridionali del capoluogo, che non risparmiano civili né soldati dell’esercito regolare. Anche in città si registrano episodi di violenza, culminati nei giorni scorsi con l’uccisione di un sacerdote, padre Jean Gaston Buli, probabilmente da parte di criminali comuni. Zona di combattimenti durante la guerra che ha sconvolto l’est del Paese a partire dal 1998, l’Ituri aveva conosciuto un periodo di calma dopo gli accordi di pace conclusi nel 2006 tra il governo e i principali gruppi armati locali. (A.D.C.)

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    Spagna: presentata la pagina web della Gmg di Madrid 2011

    ◊   La città di Madrid lavora con impegno all'organizzazione della prossima Giornata mondiale della gioventù, in programma nell'agosto 2011. L'auspicio è che vi partecipino tra il milione e mezzo e i due milioni di persone “perciò l'aiuto delle istituzioni è molto importante”. Sono parole del cardinale arcivescovo di Madrid, Antonio Maria Rouco Varela, il quale - riporta l'agenzia Sir - ha preso parte alla presentazione della pagina web dedicata all'evento www.jmj2011madrid.com. La Giornata, che vedrà riuniti i giovani a Madrid dal 15 agosto, ha spiegato il porporato, “sarà preceduta da alcuni giorni di incontri di giovani nelle diocesi spagnole, che offrono la loro disponibilità ad accogliere giovani provenienti da ogni parte del mondo”. Finora, ha riferito il porporato, “sono 40 le diocesi che si sono offerte di alloggiare gruppi di giovani provenienti da diocesi del mondo e sono anche molte le diocesi che hanno preso contatti e indirizzi spagnoli per vivere questi giorni di preparazione alla Gmg” vera e propria. La Gmg, ha ricordato ancora il cardinale Rouco Varela, “è stata inserita nella legge dei bilanci generali dello Stato 2009-2010 come evento di interesse speciale” e ciò comporta una facilitazione circa gli aiuti forniti alla Chiesa spagnola per la realizzazione del grande raduno giovanile: dai maxischermi, alla megafonia, all'energia elettrica. “Tutto ciò è gradito - ha concluso il porporato - perché è una spesa che risparmiamo”. (A.D.C.)

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    Pax Christi Italia: al Sinodo per l'Africa i presuli hanno fatto scuola con il loro "spirito profetico"

    ◊   “Caro monsignor Laurent Mosengwo Pasinya, arcivescovo di Kinshasa e co-presidente di Pax Christi International, cari vescovi africani, fratelli in Cristo, apostoli del Vangelo di riconciliazione, giustizia e pace, intendiamo ringraziarvi con grande affetto per il Sinodo che avete celebrato l’ottobre scorso e per il suo messaggio finale 'Alzati Africa'”. Inizia con queste parole la lunga lettera che Pax Christi Italia ha voluto indirizzare ai presuli che lo scorso ottobre hanno partecipato in Vaticano ai lavori del Sinodo per l'Africa. Nel testo, reso noto dalla Misna, Pax Christi Italia ricorda ai presuli dell'Africa che "già in marzo il Papa in Angola ha definito il vostro territorio 'continente della speranza'", mentre "pochi giorni fa l’ha chiamato 'polmone spirituale dell’umanità'”. Avete affrontato, si legge, "gli immensi problemi della miseria estrema, delle ingiustizie, del saccheggio di risorse, dello scempio ambientale, delle malattie e del non accesso ai farmaci, del traffico di persone, dei migranti e degli sfollati, del fanatismo e delle guerre da noi dimenticate, dei bambini soldato, del commercio delle armi alimentato dai paesi del nostro Occidente, 'le cui politiche, azioni e omissioni contribuiscono a causare o aggravare la difficile situazione dell’Africa'”, come si afferma nel Messaggio finale del Sinodo. Ci ha colpito, scrive Pax Christi Italia, "la vostra denuncia profetica dei 'crimini contro l’umanità' causati dai 'grandi poteri di questo mondo' e dalle 'società multinazionali' che 'devono cessare la devastazione criminale dell’ambiente per il loro ingordo sfruttamento delle risorse naturali'". Pochissimi, si rileva, "se ne sono accorti (l’informazione, anche quella democratica, pensa ad altro), ma avete smascherato - si constata - 'l’incidenza di interessi stranieri' e 'la vergognosa e tragica collusione dei leader locali: politici che tradiscono e svendono le loro nazioni, uomini d’affari corrotti che sono in collusione con multinazionali rapaci, commercianti e trafficanti di armi africani, che fanno fortuna con il commercio di piccole armi che causano grande distruzione di vite umane, e agenti locali di alcune organizzazioni internazionali che vengono pagati per diffondere letali ideologie in cui essi stessi non credono'". Ci ha "anche impressionato - prosegue la lettera - lo spirito fiducioso con cui, nonostante tutto, guardate al bene in azione, al risveglio delle energie personali sociali, al dialogo ecumenico e interreligioso, al ruolo delle donne ('spina dorsale della nostra chiesa locale'), all’azione di una società civile democratica ampia e varia, all’esperienza nonviolenta di alcune istituzioni africane volte alla riconciliazione. Su questo avete fatto scuola". La lunga lettera, dopo aver ricordato alcune delle figure di testimoni e di martiri che hanno evangelizzato l'Africa, termina con questo augurio: "Un abbraccio fraterno pieno di gratitudine, di preghiera e di volontà d’azione. Che il Dio della riconciliazione, della giustizia e della pace benedica e accompagni sempre il vostro e il nostro cammino”. (A.D.C.)

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    Italia: messaggio dei vescovi sull'insegnamento della religione cattolica

    ◊   “Con l’insegnamento della religione cattolica”, la Chiesa che è in Italia “propone all’interno dell’offerta formativa l’orizzonte di valori provenienti dal ricco patrimonio del cristianesimo, che segna profondamente la cultura occidentale, declinandosi” nel nostro Paese “soprattutto nella forma cattolica”. È quanto si legge nel messaggio della presidenza della Conferenza episcopale italiana in vista della scelta di avvalersi dell’insegnamento della religione cattolica (Irc) nell’anno scolastico 2010-2011. La Chiesa, affermano i vescovi, “consapevole che la scuola è luogo imprescindibile di formazione della persona”, si fa “compagna di viaggio dei genitori, dei docenti e degli studenti, cooperando – nelle modalità che le sono proprie – all’educazione integrale delle giovani generazioni”. Secondo la Cei, “i grandi valori universali della dignità della persona, della pace e della giustizia, le molteplici espressioni dell’arte, della musica e della letteratura” costituiscono “la trama organica della nostra civiltà e resterebbero incomprensibili, se disancorati dalla radice cristiana che li ha generati e dalla figura e dall’opera di Gesù Cristo, che ne è il fondamento”. Di qui le parole del Papa ai partecipanti all’incontro degli Idr nello scorso aprile: “grazie all’insegnamento della religione cattolica, la scuola e la società si arricchiscono di veri laboratori di cultura e di umanità”. “L’insegnamento della religione cattolica” si legge ancora nel messaggio dei vescovi ripreso dall'agenzia Sir, è una “preziosa opportunità culturale che consente anche di confrontarsi con maggiore consapevolezza con altre realtà culturali e religiose presenti oggi nelle nostre città. Esso contribuisce a caratterizzare la scuola come occasione di formazione umana e civile, intessuta nelle dimensioni dello spirito e dell’esperienza religiosa”. L’Irc “come disciplina scolastica specifica, muovendo dai grandi interrogativi esistenziali e dal patrimonio storico della cultura italiana – osserva la Cei -, promuove infatti la riflessione sul senso ultimo della vita e apre al confronto con le altre istanze religiose, facendo conoscere l’originalità della risposta religiosa cristiana, senza precludersi al confronto con altri sistemi di significato”. Di ciò è prova “anche l’alto livello di adesione da parte di famiglie e studenti provenienti da altri paesi e culture”. Nel 2009 l’insegnamento della religione cattolica è stato scelto dal 91% delle famiglie e degli alunni della scuola pubblica. Il dato sale al 91,7 %, se si tiene conto anche di quanti frequentano scuole di ispirazione cattolica. (R.P.)

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    Lavoro forzato e arruolamento di bambini-soldato in aumento in Myanmar

    ◊   Sfruttare i civili per costruire le infrastrutture del Paese come "punizione" per i loro crimini. ma arruolare minori per trasformarli in baby-soldati. E' la situazione che vive il Myanmar per volonta della giunta militare al potere e che un recente rapporto dell’Organizzazione internazionale del lavoro (Ilo) denuncia in tutta la sua brutalità. Una norma nella Costituzione birmana, riferisce Asianews, autorizza il lavoro forzato dei civili nella costruzione di strade, infrastrutture, o come portantini o dragamine. Le denunce di casi simili nel Paese asiatico, riferisce l'Ilo, sono cresciute del 50% negli ultimi cinque mesi e più della metà riguardano il reclutamento di bambini e giovani fra le fila dell’esercito. L'Ilo ha riconosciuto “l’inefficacia” delle proprie pressioni esercitate sul governo birmano, criticato nel giugno per una norma del 2008 che giustifica lo sfruttamento del lavoro forzato come punizione per crimini o “in caso di incarichi affidati dall’Unione (del Myanmar), in accordo con la legge e nell’interesse pubblico”. Alle 223 denunce pervenute all'Ilo il 28 ottobre scorso si aggiunge il reclutamento di 112 minori nell’esercito negli ultimi sette mesi. I bambini, spiega il Rapporto, vengono prelevati all’uscita di scuola, nei bar, al cinema o la sera, al rientro a casa e minacciati e picchiati se oppongono resistenza. Completato l’addestramento, vengono inviati nelle zone di guerra contro le etnie ribelli. Il documento Ilo spiega che, a seguito delle denunce dei familiari, 59 bambini soldato “sono stati congedati, 30 casi sono al momento pendenti e nove in attesa di avviamento delle pratiche”. Ritorsioni e persecuzioni sono lo strumento che i funzionari pubblici del Myanmar adottano anche contro quanti osino ribellarsi a provvedimentid di lavoro coatto. Il Karen Human Rights Group (Khrg) lancia un nuovo appello per “un vero progresso nella difesa dei diritti dei bambini, colpiti dalla guerra”. (A.D.C.)

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    Uzbekistan: cristiani e musulmani perseguitati con arresti e multe

    ◊   Arresti, perquisizioni e multe di un importo fino a 50 volte superiore al salario medio mensile. Continua la campagna di repressione delle autorità uzbeke contro musulmani e cristiani, accusati di “sovvertire l’ordine costituito” e fomentare “l’odio interconfessionale”. Il 5 novembre scorso 12 funzionari del Servizio di sicurezza nazionale (Nss) hanno arrestato Mekhrinisso Hamdamova, musulmana di Karshi, nel sud-est del Paese, per aver organizzato un incontro religioso non autorizzato. I poliziotti - riferisce l'agenzia Fides - hanno fatto irruzione alle sei del mattino nella sua abitazione, perquisendo la casa e sequestrando due film e un libro donatole dall’organizzazione musulmana locale. La donna è accusata di reati gravissimi: tentativo di rovesciare il presidente (art. 158 del codice penale), attentato all’ordine precostituito (art. 159), terrorismo (art. 161) e fomentare l’odio interconfessionale (art. 164). Insieme a lei sono state arrestate altre 30 donne musulmane, nella cerchia di familiari e amici, e sono mantenute in regime di isolamento nel carcere di Karshi. Un attivista uzbeko riferisce a Forum 18 che le donne sono soggette a “torture psicologiche e intimidazioni, perché testimonino contro Mekhrinisso Hamdamova”. La campagna di repressione della libertà religiosa colpisce anche i cristiani, vittime di perquisizioni, esproprio di materiale religioso (libri e film cristiani) e multe. Il 23 ottobre scorso 11 protestanti sono stati multati per aver pranzato insieme in un’abitazione di un amico comune. I capi di accusa variano dall’aver infranto “le leggi in materia di religione” all’insegnamento della religione “senza autorizzazione e specifico addestramento”; le sanzioni variano da 10 a 50 volte il salario medio mensile di un lavoratore uzbeko. In precedenza, il 5 ottobre, altri 17 cristiani protestanti sono stati multati per possesso “illegale” di materiale religioso. (R.P.)

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    Osservatorio internazionale cardinale Van Thuân: offensiva laicista contro vita e famiglia

    ◊   La tutela della famiglia e della vita in America Latina e in Europa, il processo di dialogo e la libertà religiosa in Asia, gli attacchi alle comunità cristiane, le elezioni presidenziali negli Stati Uniti e i temi etici: sono questi, fra gli altri, i temi principali del primo rapporto sulla dottrina sociale della Chiesa nel mondo, pubblicato su iniziativa dell'Osservatorio internazionale cardinale Van Thuân sulla dottrina sociale della Chiesa. Il rapporto, curato dall'arcivescovo Giampaolo Crepaldi, vescovo di Trieste e presidente dell'Osservatorio, e dal direttore, Stefano Fontana, analizza sistematicamente la produzione, la diffusione, la ricerca e la pratica concretizzazione degli insegnamenti della Chiesa nel mondo, in riferimento all'anno 2008. La struttura del lavoro – rende noto l’Osservatore Romano - è molto articolata: dopo la sintesi di apertura, segue l'analisi del magistero di Benedetto XVI, nella forma sia del magistero ordinario sia di quello straordinario. Successivamente, il testo passa ad esaminare la situazione nei cinque Continenti, informando sui fatti politici, economici e sociali, direttamente connessi con la dottrina sociale della Chiesa. A caratterizzare il rapporto è anche lo specifico esame del cosiddetto "problema dell'anno" che, per il 2008, ha riguardato la crisi alimentare, energetica e finanziaria. L'analisi si conclude con una cronologia dei principali eventi nel mondo. Tra le fonti utilizzate per la stesura del rapporto vi è, in particolare, il sito dello stesso Osservatorio (www.vanthuanobservatory.org) che, giorno per giorno, offre un monitoraggio degli avvenimenti a livello mondiale. Per ogni continente emergono le principali problematiche che le Chiese locali devono affrontare. L'offensiva laicista sui temi della vita e della famiglia affiora nei capitoli riguardanti, per esempio, l'America latina e l'Europa. I temi della tutela della vita e della famiglia sono stati anche al centro, si aggiunge, delle preoccupazioni dei vescovi degli Stati Uniti. Il processo di dialogo tra le religioni caratterizza, invece, la realtà in Asia e nel Pacifico. (A.L.)

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    Mons. Piacenza: la comunicazione favorisca la comunione nella Chiesa, no ai preti showman in tv

    ◊   Se la comunicazione non favorisce la "comunione nella Chiesa" diventa "protagonismo individuale oppure, ed è ancora più grave, introduce divisione” e “all’evangelizzazione non servono i preti showman che vanno in TV”. Con parole molto decise, riferite dall'agenzia Zenit, l'arcivescovo Mauro Piacenza, segretario della Congregazione per il Clero, è intervenuto ieri alla Giornata di Studio su “La comunicazione nella missione del sacerdote”, organizzata dalla Facoltà di Comunicazione della Pontificia Università della Santa Croce. “Il sacerdote - ha detto il presule - non deve improvvisare quando utilizza i mezzi di comunicazione e neppure deve comunicare se stesso, ma duemila anni di comunione nella fede”. Un messaggio, ha concluso, che “può essere trasmesso soltanto attraverso la propria esperienza e vita interiore”. Il prof. Philip Goyret, ordinario di Ecclesiologia e Teologia sacramentaria presso l'ateneo pontificio, ha poi spiegato che la dimensione comunicativa appartiene in qualche modo all’essenza di ogni sacerdote, “sia in se stesso, in quanto sacramentalmente rappresenta Gesù Cristo, e dunque deve vivere conformemente a ciò che rappresenta, sia in quanto portatore di grazia e ministro della Parola di Dio”. Pertanto, ha aggiunto, “consacrazione e missione sono correlate: la Parola dà senso alla testimonianza e la testimonianza dà credibilità alla Parola”. Il prof. Mario Maritano, decano della Facoltà di Lettere cristiane e classiche dell’Università Salesiana, si è soffermato sul ruolo di comunicatori dei Padri della Chiesa traendone degli esempi pratici, mentre il prof. Sergio Tapia-Velasco, docente presso la Facoltà di Comunicazione della Santa Croce, ha spiegato come l’omelia domenicale possa diventare un momento privilegiato della trasmissione della Parola, constatando che spesso invece si assiste a “troppe omelie lunghe e noiose”. In conclusione dei lavori, la dott.ssa Alessandra Caneva, della Lux-Vide, ha vagliato l’impatto della serie televisiva della RAI “Don Matteo”, quale esempio di fiction che riesce a comunicare la bellezza della vocazione sacerdotale. Alla Giornata, cui ha preso parte anche mons. Paul Tighe, Segretario del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali, è stata presentata la ricerca scientifica internazionale Picture (acronimo inglese per le pratiche d’uso delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione da parte dei sacerdoti) che ha lo scopo di analizzare “quale è l’uso che i sacerdoti della Chiesa cattolica fanno di Internet”. Il progetto, che gode del sostegno della Congregazione per il Clero, cerca di comprendere l’attitudine dei sacerdoti rispetto a questo nuovo medium, oltre a sviluppare una più efficace comunicazione “on-line” della Chiesa. Lo studio verrà fatto su un campione estratto dagli oltre 400 mila sacerdoti sparsi nel mondo e sarà condotto dal New Media in Education Lab dell’Università della Svizzera italiana (Lugano), in collaborazione con la Facoltà di Comunicazione dell’Università della Santa Croce. (A.D.C.)

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    Cattolici indonesiani in aiuto di contadini e operai

    ◊   In Indonesia la classe contadina e gli operai sono ai margini della società, perché non hanno alcun “peso politico”. Gli agricoltori, oltretutto, hanno visto ridursi progressivamente le aree coltivabili a causa della massiccia industrializzazione del Paese. “I problemi della vita quotidiana si fanno sempre più gravi – sottolinea padre Winangun all'agenzia AsiaNews – perché il prezzo del grano al mercato è molto basso, ma il costo delle sementi cresce in maniera vertiginosa”. Condividere tutti questi problemi, rafforzare il senso di solidarietà, cercare soluzioni comuni per la tutela dei diritti e il miglioramento della qualità di vita, sono stati gli obiettivi di una due giorni di lavori promossa da un’organizzazione cattolica indonesiana, che ha riunito 45 agricoltori e operai a Salatiga, cittadina dello Java Centrale. “Migliorare la morale dei contadini è la nostra missione” spiega padre John Wartaya Winangun, direttore di Kptt, organizzazione fondata nel 1964 dal gesuita olandese padre Callens. All’incontro hanno partecipato contadini e operai provenienti da Jakarta, dallo Java Centrale e da East Java. Padre Winangun spiega che i presenti hanno “condiviso esperienze e problemi”, cercando di trovare soluzioni comuni per “migliorare la qualità di vita”. È “essenziale” creare una rete a sostegno dei lavoratori, continua il sacerdote, per “promuovere i loro prodotti” e scambiare “opinioni e punti di vista”. Gli agricoltori devono affrontare sfide comuni: paghe misere, un piano di reinserimento nel mondo del lavoro poco chiaro, un sistema produttivo sempre più spesso appaltato a imprese esterne, a discapito della piccola produzione locale. Rafforzare il senso di solidarietà, conclude il direttore di Kptt, e affidare ai contadini stessi il compito di sviluppare l’agricoltura del Paese va di pari passo con un miglioramento della loro qualità di vita. (R.P.)

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    Inizia la “Post Missione” nell’arcidiocesi colombiana di Cali

    ◊   L'arcidiocesi di Cali, in Colombia, celebrerà il suo primo centenario nel 2010, per questo motivo è già in atto una serie di celebrazioni e diversi progetti, tra cui la Grande missione arcidiocesana. Domenica prossima, 22 novembre, si concluderà infatti la seconda fase della Grande Missione arcidiocesana e si lancerà la terza tappa: "La Post Missione". A questo evento - riferisce l'agenzia Fides - parteciperà mons. Aldo Cavalli, nunzio apostolico in Colombia, oltre a mons. Juan Francisco Sarasti Jaramillo, arcivescovo di Cali, ai vescovi ausiliari, ai membri della Forza Aerea Colombiana, a missionari e fedeli. La Grande missione arcidiocesana coinvolge non solo il Comune di Santiago de Cali, ma anche quelli di Dagua, la Cumbre, Yumbo e Jamundi, dove più di 5.000 missionari sono stati formati già dal 2008, e sono stati chiamati a partecipare attivamente alla missione dal 1 ° marzo di quest'anno. Questa Grande missione, indetta per la celebrazione del Centenario dell’arcidiocesi di Cali, nel 2010, e come risposta alla Missione Continentale indetta dai Vescovi ad Aparecida nel 2007, si sta realizzando con grande generosità e buona volontà nelle parrocchie e in altri ambienti. Fin dall’inizio si erano progettate tre tappe: la “Pre Missione”, la “Missione” e la “Post Missione”. La Post Missione, terza ed ultima fase, riguarda sia il “monitoraggio e il sostegno” a tutti coloro che hanno accettato l’invito all'incontro personale con Gesù Cristo, che “l’invio missionario” per cercare coloro che non hanno risposto alla chiamata o coloro che non sono ancora stati chiamati. (R.P.)

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    Madagascar: accoltellato missionario in un tentativo di rapina

    ◊   È fuori pericolo il missionario della diocesi di Carpi in Madagascar, Luciano Lanzoni, che nella notte tra il 17 e il 18 novembre ha subito un’aggressione nella sua casa di Manakara. Lo rende noto la diocesi in una nota: “Lanzoni, intervenuto nel tentativo di fermare il malvivente che stava forzando la cassaforte, è stato colpito con una coltellata all’addome”. Dopo il trasporto nell’ospedale del luogo, il missionario è stato spostato all’ospedale della capitale del Madagascar dove, a seguito di diversi accertamenti, i medici hanno potuto escludere danni al polmone. La sede di Reggio Terzo Mondo, organismo di volontariato internazionale, ha provveduto ad avvisare subito i famigliari, e fa sapere che si è trattato di un semplice tentativo di rapina sfociato in una colluttazione. Il Centro missionario di Carpi è in costante contatto con il Madagascar e con l’associazione reggiana e - si legge in una nota - invita tutti ad accompagnare il missionario con la preghiera. Luciano Lanzoni, dal 1990, presta il suo servizio in Madagascar, ad Ambositra, al Foyer Sainte Marie e diviene responsabile del Centro di coordinamento e di riferimento, che accoglie e cerca di recuperare, diverse categorie di malati: lebbrosi, tubercolotici, disabili fisici e mentali, detenuti, e povera gente. (C.P.)

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    Il Forum della famiglia spagnolo: lesiva della libertà di educazione la nuova legge sull'aborto

    ◊   Una normativa di stampo totalitario, che cerca di imporre ideologicamente agli spagnoli presunti valori educativi come quello di "genere". E' quanto stigmatizza il Forum spagnolo della famiglia della nuova legge sull'aborto. Essa - ha affermato in una nota riportata dall'Agenzia Sir il presidente del Forum, Benigno Blanco - "dedica i suoi primi undici articoli a imporre nel sistema educativo e sanitario spagnolo l'ideologia del genere, con la scusa di promuovere una sessualità libera e senza conseguenze". La nuova legge, ha proseguito, prevede che il governo Zapatero "approvi una strategia di salute sessuale e riproduttiva nella quale si concretizzano gli strumenti per l'imposizione totalitaria di questa ideologia a tutti gli spagnoli”. Un modo giudicato dal Forum della famiglia come pretesto per esercitare pressione su "tutti gli studenti spagnoli, con manifesto disprezzo della libertà, del pluralismo e dei diritti costituzionali dei genitori in materia di educazione dei minori”. Tuttavia, Blanco ha promesso che i membri del Forum sul tema saranno "combattivi". Le famiglie spagnole, ha scandito, "non permetteranno che il governo le sostituisca nell'educazione dei figli e li corrompa trasmettendo loro una visione della sessualità riduzionista, triste e estranea al migliore umanesimo. Non permetteremo che il governo manipoli le coscienze dei nostri figli in materia di sessualità”. (A.D.C.)

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    Continua il contributo della Chiesa francese al dibattito sulla riforma della legge sulla bioetica

    ◊   In vista dell’approvazione nel 2010 della nuova legge sulla bioetica in Francia, la Conferenza episcopale francese ha pubblicato un nuovo volume sui temi oggetto di dibattito per la revisione legislativa. Il volume, preparato dall’apposito Gruppo di lavoro dei vescovi, si intitola "Bioetica, domande per un discernimento" e approfondisce i temi affrontati nel precedente volume "Bioetica, proposta per un dialogo", pubblicato lo scorso febbraio in occasione del lancio dei cosiddetti Stati Generali della bioetica convocati dal governo Sarkozy in vista della riforma. Esso richiama in particolare l’attenzione su alcuni punti emersi dal rapporto finale degli Stati Generali, uscito a luglio, e dallo studio presentato lo scorso mese di maggio dal Consiglio di Stato francese. Vengono così analizzati il significato e le implicazioni etiche di nuove espressioni come, ad esempio, “progetto parentale”, “desiderio di maternità” e “omogenitorialità”. L’opera è suddivisa divisa in sei capitoli intitolati "La dignità umana e la legge civile "; "La ricerca sugli embrioni e sulle cellule staminali"; "Prelievi e trapianti di organi, tessuti e cellule"; “La procreazione medicalmente assistita e l’anonimato del dono";" Una eventuale normativa sulla maternità in affitto?” ;"La medicina predittiva ";" Il ricorso alla diagnosi prenatale e alla diagnosi reimpianto”. L’obiettivo è di dare un ulteriore contributo al dibattito su una materia così complessa, nella convinzione - scrivono gli autori - che non “possiamo rinunciare a valori etici, che essendo fondati sulla ragione umana, sono comuni a tutti”. A causa dei costanti progressi della scienza e delle mutevoli istanze della società ad essi legate, la legge sulla bioetica in Francia viene rivista ogni cinque anni. Per la prima volta quest’anno il governo di Parigi ha deciso di coinvolgere la società civile prima di avviare l’iter parlamentare della riforma, con l’obiettivo dichiarato di raggiungere la massima condivisione possibile. Dalle conclusioni degli Stati Generali della Bioetica e del Consiglio di Stato prenderà corpo il nucleo del progetto della nuova legge che l’Esecutivo presenterà al Parlamento entro la fine del 2009. (L.Z.)

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    Celebrazioni per il 50.mo della Dedicazione della Basilica dell'Immacolata a Washington

    ◊   Da oggi al 22 novembre l’arcidiocesi di Washington, vescovi e fedeli di altre diocesi degli Stati Uniti, prendono parte alle celebrazioni conclusive per il 50.mo di Dedicazione della basilica del Santuario nazionale dedicato all’Immacolata Concezione, Patrona del Paese; la basilica, il più grande tempio cattolico del Nord America, venne solennemente benedetta e dedicata il 20 novembre 1959 dal cardinale Francis Spellman, arcivescovo di New York. Il 12 ottobre 1990, il Papa Giovanni Paolo II la elevò al rango di basilica minore, in riconoscimento della sua importanza e del suo significato come centro di culto e di devozione. A presiedere la solenne Liturgia Eucaristica del 50.mo, nel pomeriggio di oggi presso la chiesa superiore del Santuario, sarà mons. Donald Wuerl, arcivescovo di Washington, mentre il vescovo Michael Joseph Bransfield, già rettore della basilica, terrà l’omelia; durante il rito il nunzio apostolico negli Stati Uniti, arcivescovo Pietro Sambi, leggerà la lettera inviata da Giovanni XXIII ai vescovi statunitensi in occasione della dedicazione del Santuario nazionale. Concelebreranno oltre quaranta vescovi, tra i quali il cardinale Sean O’ Malley, arcivescovo di Boston e mons. Timothy Dolan, arcivescovo di New York. Gli ultimi eventi giubilari includono concerti di musica mariana, pellegrinaggi, conferenze e la liturgia conclusiva, domenica prossima, officiata dal rettore della basilica, mons. Walter R. Rossi. (M.V.)

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    Danimarca, Nuova Zelanda e Singapore i Paesi meno corrotti al mondo

    ◊   Come ogni anno Transparency International, organizzazione non governativa con sede a Berlino, pubblica l'indice di percezione della corruzione (Corruption percepition index, Cpi). Un indice che classifica 180 paesi in base alla percezione della corruzione nel settore pubblico, su una scala di voti da zero a 10, in cui lo zero indica i livelli più alti di corruzione. In questa speciale classifica, compilata dal 1995, Singapore occupa il terzo posto subito dietro Danimarca e Nuova Zelanda e di gran lunga avanti agli Stati Uniti (19), mentre due nazioni sudamericane, Cile e Uruguay, condividono la 25ma posizione subito dopo la Francia. Il Botswana si conferma nazione “modello” nel continente africano occupando la posizione numero 37 e dando lezione a molte nazioni del nord del mondo che in classifica occupano posizioni molto più in basso, come le Isole Mauritius (42), Capo Verde (46), Sudafrica (55), Namibia (56) e Cuba (61). L’Italia dal 55mo posto che occupava nella classifica del 2008, quest’anno scende al 63mo. Nelle ultime posizioni ci sono i paesi in guerra, dove la lotta alla corruzione non è sicuramente fra le priorità delle fragili autorità. Al 180mo e ultimo posto troviamo la Somalia, divisa in varie entità da anni di guerra e violenze, preceduta di poco da Afghanistan, Myanmar, Sudan e Iraq. In generale, i paesi più poveri conseguono i risultati peggiori. I dati che Transparency diffonde annualmente con la sua classifica non sono immuni da critiche e da osservazioni, ma come emerge dalla lettura dell’indice il fenomeno della corruzione interessa indistintamente nord e Sud del mondo, con molti paesi africani ben avanti in classifica rispetto a nazioni ricche e sedicenti civili. (C.P.)

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    Al Pontificio istituto Giovanni Paolo II il ciclo di conferenze “Profili di santità coniugale”

    ◊   Giovanni Yu Jung-Chol e Lutgarda Lee Sun-i: una coppia di coreani che agli inizi dell’Ottocento ha testimoniato la fede fino al martirio. La loro vita – insieme a quella di altri 122 martiri laici e di padre Thomas Choe Yang, uccisi durante le persecuzioni anticristiane tra il 1791 e il 1888 – dal giugno scorso è al vaglio della Congregazione delle cause dei santi, dopo che la Conferenza episcopale sud-coreana ha concluso la fase istruttoria del processo di beatificazione. Con la loro storia si apre oggi pomeriggio alle 17, presso il Pontificio istituto Giovanni Paolo II per studi su matrimonio e famiglia, il ciclo di conferenze sul tema “Profili di santità coniugale”, che si concluderà nel maggio 2010. A coordinare l’iniziativa – rende noto il quotidiano Avvenire - sono i coniugi Stanislaw e Ludmila Grygiel, docenti dell’Istituto. Una vicenda ancora sconosciuta, quella dei due martiri asiatici, che andrebbero ad aggiungersi – se verranno beatificati – ai 103 martiri coreani canonizzati Papa Giovanni Paolo II nel giugno 1984. Figlio maggiore di una nobile e ricca famiglia, Giovanni si convertì al cattolicesimo insieme ai suoi parenti quando suo padre, Agostino Yu. Ascoltò la predicazione di Francesco Saverio Kwon Il-sin, agli albori della Chiesa in Corea. Il Vangelo divenne di casa, e l’abitazione di Giovanni si trasformò in un punto di riferimento per i cattolici della regione di Jeolla-do. Ricevendo la Comunione per la prima volta a 16 anni, il giovane confidò a don Giacomo Zhou il suo desiderio di vivere in castità: una scelta che lo accomunò con la futura moglie, Lutgarda. Nel 1799, alla presenza delle rispettive famiglie, gli sposi pronunciarono ufficialmente il voto di castità, impegnandosi a vivere come fratello e sorella con l’aiuto della preghiera. Durante la persecuzione di Shinyu, Giovanni fu arrestato e incarcerato a Jeonju; qui venne tenuto alla gogna giorno e notte, ma difese con coraggio la sua fede fino all’impiccagione, avvenuta nel novembre 1801: aveva solo 22 anni. Due mesi prima anche sua moglie venne arrestata e poi decapitata nel gennaio 1802; durante i pochi mesi di detenzione, Lutgarda scrisse diverse lettere al marito e agli amici. (A.L.)

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    24 Ore nel Mondo



    Barack Obama lascia Seul. Monito a Iran e Corea del Nord: sul nucleare si torni ai negoziati

    ◊   Si è conclusa a Seul, la prima missione asiatica del presidente degli Stati Uniti, Barack Obama. Un viaggio impegnativo, che ha portato Obama prima in Giappone, poi al vertice Apec dei Paesi Asia-Pacifico, a Singapore, e infine in Corea del Sud. Nelle scorse ore, l’incontro con il capo di Stato sud coreano, Lee Myung-bak. Al centro dei colloqui il programma nucleare della Corea del Nord e l'accordo commerciale tra Washington e Seul ancora in stallo. Il capo della Casa Bianca ha inoltre affermato che nelle prossime settimane saranno esaminate le misure da adottare contro l'Iran per la sua mancata trasparenza sul programma nucleare. Il servizio di Roberta Rizzo:

     
    Le provocazioni devono finire ed è tempo che Pyongyang torni al tavolo negoziale: ha usato toni decisi Barack Obama in Corea del Sud, ultima tappa del suo viaggio in Asia. Il presidente americano ha affrontato la questione del nucleare nord coreano e insieme all'omologo sudcoreano Lee Myung-bak, lancia un monito sulla necessità di dare una svolta alle trattative in stallo per la denuclearizzazione della penisola coreana. Il capo della Casa Bianca ha poi comunicato l’arrivo a Pyongyang l’8 dicembre di Stephen Bosworth, inviato speciale Usa, nel tentativo di riportare la Corea del Nord sul percorso dei ''colloqui a sei'' per il disarmo nucleare. Legami sempre più solidi, dunque, quelli tra Washington e Seul che offrono a Obama una motivazione in più per rinnovare la validità del cosiddetto "ombrello nucleare" in difesa dell’alleato asiatico. Sul piano economico, l’intento della Casa Bianca è far ripartire il Free Trade Agreement (Fta), l’accordo commerciale tra Washington e Seul, ancora fermo per la mancata ratifica da parte dei due Paesi. Il programma atomico di Teheran è l’ultima questione spinosa affrontata dal presidente prima di concludere il suo tour asiatico. Incassato lo stop dell’Iran al trasferimento all’estero dell’uranio arricchito, Obama ha annunciato di aver già avviato i colloqui con gli alleati "per affrontare le conseguenze" di un rifiuto definitivo di Teheran all’accordo sul nucleare.

     
    Iran-nucleare
    Gli ispettori dell'Aiea (Agenzia internazionale per l’energia atomica) sono attesi oggi in Iran per un sopraluogo sul sito nucleare di Qom. Lunedì scorso, l'Agenzia internazionale aveva rinnovato a Teheran la richiesta di chiarimenti sugli obiettivi del sito, la cui esistenza è stata rivelata a settembre. Intanto, dal governo iraniano arriva un nuovo stop alla trattativa sul programma nucleare. Il ministro degli Esteri, Manuchehr Mottaki, ha annunciato che Teheran non accetterà di trasferire all’estero il proprio uranio arricchito, come previsto dalla bozza di accordo presentata all’Aiea il mese scorso.

    Pakistan
    Escalation di violenza in Pakistan: almeno 19 morti e 50 feriti a causa di un attentato suicida, avvenuto questa mattina davanti all'ingresso del tribunale di Peshawar. Si tratta del sesto attacco talebano nella città in soli 11 giorni. Poche ore prima dell’attentato, nel Waziristan settentrionale, un drone Usa ha attaccato una base dei ribelli, uccidendo 4 estremisti islamici. Secondo le Nazioni Unite sono circa 300mila le persone costrette a lasciare le proprie case per le continue violenze.

    Russia
    In Russia, la moratoria sulla pena di morte proseguirà anche dopo il primo gennaio 2010, data in cui è prevista la sua scadenza. A stabilirlo la Corte Costituzionale che ha emesso oggi il suo verdetto. La fine della moratoria "non rende possibile applicare la pena capitale su territorio russo", ha dichiarato nella sentenza il presidente dell'alta corte, Valery Zorkin. Motivando la decisione, Zorkin ha fatto riferimento a una serie di norme internazionali sottoscritte da Mosca, che vietano o raccomandano di proibire l'applicazione della massima pena. La Russia, infatti, pur avendo sospeso la pena di morte nel 1996, al momento dell'ingresso nel Consiglio d'Europa, non l'ha mai abolita.

    Ocse - economia
    Nel suo Outlook semestrale, l'Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico si mostra più ottimista sull'Italia. Se questa previsione si realizzerà, l'economia italiana l'anno prossimo risulterà più solida di quella della zona euro. Il servizio di Chiara Pileri:

    L’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico pubblica, come da tradizione, il suo Outlook semestrale e sottolinea che molti Paesi presenteranno nel 2011 un debito pubblico superiore al Pil. In evidenza ci sono gli squilibri internazionali, il surplus commerciale cinese e il deficit della bilancia economica americana. Inoltre, per la ripresa del commercio mondiale, sarà fornito all’Italia un ulteriore supporto alle esportazioni. Per il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, “i dati dell'Ocse sono la conferma di una ripresa che può essere lenta ma che non di meno appare certa”. Nell'area dell'Euro, il tasso di disoccupazione dovrebbe salire dal 7,5% del 2008 al 9,4% nel 2009. Per quanto riguarda il debito pubblico, si vedrà un rialzo del 120% nel 2011 e il deficit resterà sopra il 5%. Il quadro globale è migliorato, ma sull'economia continuano a incombere una serie di rischi. “La severa recessione in Italia è iniziata prima che altrove, ma nel terzo trimestre del 2009 l'attività economica ha mostrato un rimbalzo”. Da ultimo, sul fronte dell'inflazione, l'Ocse vede per l'Italia un tasso di crescita dei prezzi al consumo pari allo 0,7% in media nel 2009, seguito dallo 0,9% nel 2010 e 0,8% nel 2011.

     
    Italia - privatizzazione acqua
    La Camera dei Deputati ha approvato, oggi, in via definitiva il disegno di legge Ronchi che recepisce una serie di obblighi comunitari e nel quale è prevista la privatizzazione delle reti idriche. I voti a favore sono stati 302 a fronte di 263 contrari. I deputati presenti e votanti sono stati 565, la maggioranza richiesta era di 283 voti. La maggioranza respinge le critiche delle opposizioni. Un decreto che “non prevede la privatizzazione”, sostiene il ministro Ronchi che precisa: "Si vogliono combattere i monopoli, le inefficienze con l'obiettivo di garantire qualità e prezzi minori". Intanto, alcune regioni hanno già in cantiere un ricorso alla Corte Costituzionale. Secondo le associazioni dei consumatori, la liberalizzazione peserà sulle tasche dei cittadini con aumenti a due cifre, compresi tra il 30% e il 40%.

    Battisti - estradizione
    Sarà il presidente brasiliano Luiz Inacio Lula da Silva ad avere l'ultima parola sull'estradizione di Cesare Battisti. A stabilirlo il Supremo tribunale del Brasile che ieri, con cinque voti favorevoli e quattro contrari, ha dato il via libera all’estradizione verso l’Italia dell’ex terrorista del Pac (Proletari armati per il comunismo), condannato a quattro ergastoli e attualmente in sciopero della fame. Intanto, in Italia, un applauso bipartisan dell'Aula della Camera ha accolto la notizia dell'estradizione di Battisti. ''Grande soddisfazione'' è stata espressa anche dal ministro degli Esteri, Franco Frattini.

    Vertice Bruxelles - nomine Ue
    I 27 Capi di Stato e di governo dell’Unione Europea si riuniranno, questa sera a Bruxelles, per un vertice straordinario chiamato a decidere chi dovrà ricoprire le due cariche istituite dal Trattato di Lisbona: il primo presidente stabile del Consiglio Europeo e l'Alto Rappresentante per la politica Estera e di Sicurezza. Un summit dall’esito incerto perché tra i leader europei restano forti divergenze, come ha ammesso l'attuale presidente di turno del Consiglio Europeo, il premier svedese, Fredrik Reinfeldt. Se non ci sarà intesa tra i 27, ha avvertito Reinfeldt, il vertice slitterà al primo dicembre, giorno dell’entrata in vigore del Trattato di Lisbona.

    Iraq
    In Iraq, dopo la presa di posizione contro la legge elettorale da parte del vicepresidente sunnita, al-Hashemi, non si fermano le polemiche legate alle prossime politiche che dovrebbero tenersi nel gennaio 2010. Il veto rischia infatti di aprire una grave crisi politica nel già fragile contesto iracheno.

    Usa - Guantanamo
    In un’intervista televisiva, il presidente statunitense Obama ha ammesso, per la prima volta, che la prigione di Guantanamo non potrà essere chiusa entro la data prevista di fine gennaio, come invece si era impegnato a fare all’inizio del suo mandato.

    Israele - Striscia di Gaza
    Le forze aeree israeliane hanno compiuto all'alba di oggi un raid contro obiettivi descritti come una fabbrica di armi e due tunnel usati per il contrabbando nella parte meridionale della Striscia di Gaza. L'attacco è stata una risposta ai recenti lanci di razzi contro il territorio israeliano a partire dalla Striscia, ha spiegato un portavoce militare a Tel Aviv. (Panoramica internazionale a cura di Roberta Rizzo e Chiara Pileri)
     
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIII no. 323

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