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Sommario del 16/11/2009

Il Papa e la Santa Sede

  • Il Papa alla Fao: riconoscere il valore trascendente di ogni persona è il primo passo per sradicare la fame e la miseria. La Terra può nutrire tutti i suoi abitanti
  • L'annuncio evangelico non sottovaluti la cultura relativista che manipola le coscienze: così il Papa alla Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli
  • Un invito alla speranza: lettera del cardinale Bertone ai presbiteri della Chiesa in Cina, in occasione dell’Anno Sacerdotale
  • La Chiesa cattolica partecipa al lutto della Chiesa ortodossa serba per la morte del Patriarca Pavle
  • Udienze e nomine
  • Il cardinale Kasper: cattolici e anglicani rilanciano il desiderio comune del dialogo
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Obama in Cina: i diritti umani sono universali
  • Concluso ad Ancona il Meeting “L’Europa con l’Africa”
  • In Terra Santa accanto ai bambini bisognosi: l’impegno delle Figlie di Sant’Anna di Séforis
  • Italia: parte da Roma l'era del digitale terrestre
  • Chiesa e Società

  • Per il cardinale sudafricano Napier “l’Africa ha bisogno di acqua e non di Ogm”
  • Conclusa in Vaticano la Plenaria della Commissione episcopale europea per i Media
  • Il premier australiano Rudd rinnova le sue scuse agli aborigeni
  • La Chiesa ortodossa greca difende il Crocifisso nelle scuole
  • Iniziativa della Caritas tedesca per aiutare i bambini-spazzini in Brasile
  • In Cile oltre 10 mila giovani in pellegrinaggio al santuario di San Sebastiano
  • Plenaria dei vescovi del Cile sull'impegno missionario
  • Famiglia, lavoro e situazione politica alla plenaria dei vescovi dell’Uruguay
  • Perù: celebrazione per i 160 anni della presenza della comunità cinese
  • L'arcivescovo di Rio de Janeiro invita alla pratica del silenzio
  • Costa d'Avorio: celebrati i 75 anni del clero e i 50 del seminario d’Anyama
  • Volontari indonesiani a servizio delle popolazioni colpite dal sisma di fine settembre
  • Il rilancio della missione dei religiosi e delle religiose in Corea del Sud
  • Usa: Messale Romano, matrimonio e tecnologie riproduttive al centro della Plenaria dei vescovi
  • Appello del primate anglicano Williams per una collaborazione tra Ong e comunità religiose
  • Australia: nel 2010 Convention nazionale della Pastorale giovanile
  • Le Chiese cristiane in Scozia preoccupate dalla depenalizzazione del suicidio assistito
  • Messa del cardinale Foley a Pompei per l’Ordine del Santo Sepolcro
  • Il cardinale Rouco Varela ricorda la figura di Caballero de Gracia
  • Il cardinale Cordes a Madrid per il Congresso su Cattolici e Vita Pubblica
  • A Lourdes il Congresso mondiale dei medici cattolici
  • 24 Ore nel Mondo

  • Somalia: le milizie islamiche attaccano le forze di pace
  • Il Papa e la Santa Sede



    Il Papa alla Fao: riconoscere il valore trascendente di ogni persona è il primo passo per sradicare la fame e la miseria. La Terra può nutrire tutti i suoi abitanti

    ◊   C’è cibo a sufficienza per tutti, dobbiamo unire gli sforzi per sconfiggere la fame: è il pressante appello di Benedetto XVI, rivolto stamani al Palazzo della Fao in Roma, nella sessione di apertura del Vertice Mondiale sulla Sicurezza Alimentare. Il Papa ha sottolineato che per vincere la fame va riconosciuto il valore trascendente della persona umana. Lo storico intervento del Pontefice è avvenuto alla presenza, tra gli altri, del segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, e del direttore generale della Fao, Jacques Diouf che ha rivolto l’indirizzo d’omaggio al Papa. Il servizio di Alessandro Gisotti:

    L’impegno a sradicare la fame inizia con la conversione dei cuori, bisogna dimostrare concretamente la comune appartenenza alla famiglia umana: è l’accorato appello di Benedetto XVI rivolto a tutti gli uomini di buona volontà dalla sede della Fao:

     
    “ La faim est le signe le plus cruel et le plus concret de la pauvreté...
    La fame – ha detto – è il segno più crudele e concreto della povertà. Non è possibile continuare ad accettare opulenza e spreco, quando il dramma della fame assume dimensioni sempre maggiori”.
     
    Il Papa ha ribadito l’impegno della Chiesa cattolica a sostenere tutti gli sforzi volti a sconfiggere la fame, con la parola, le opere, l’azione solidale:

     
    “L’Église ne prétend pas interférer dans les choix politiques...
    La Chiesa – ha rassicurato – non pretende di interferire nelle scelte politiche; essa, rispettosa del sapere e dei risultati delle scienze, come pure delle scelte determinate dalla ragione quando sono responsabilmente illuminate da valori autenticamente umani, si unisce allo sforzo per eliminare la fame”.
     
    Abbiamo bisogno “della solidarietà animata dalla carità”, ha detto il Papa, senza lasciare “spazio a ritardi e compromessi”. Tale solidarietà, è stata la sua osservazione, “si affida alla tecnica, alle leggi ed alle istituzioni” ma “non deve escludere la dimensione religiosa, con la sua potente forza spirituale e di promozione della persona umana”.

     
    “Reconnaître la valeur transcendante de tout homme...
    Riconoscere il valore trascendente di ogni uomo e di ogni donna – ha avvertito – resta il primo passo per favorire quella conversione del cuore che può sorreggere l’impegno per sradicare la miseria, la fame e la povertà in tutte le loro forme”.
     
    Nel suo articolato discorso, il Papa, che ha toccato tutte le principali questioni all’ordine del giorno per porre fine alla piaga della fame, sottolineando innanzitutto che “si conferma il dato che la terra può sufficientemente nutrire tutti i suoi abitanti”. Dati, ha proseguito, “che indicano l’assenza di una relazione di causa-effetto tra la crescita della popolazione e la fame”, come ulteriormente provato dalla “deprecabile distruzione di derrate alimentari in funzione del lucro economico”:

     
    “Dans ce contexte, il est aussi nécessaire de contester...
    In tale contesto – è stata la sua riflessione – è necessario contrastare anche il ricorso a certe forme di sovvenzioni che perturbano gravemente il settore agricolo, la persistenza di modelli alimentari orientati al solo consumo e privi di una prospettiva di più ampio raggio e soprattutto l'egoismo, che consente alla speculazione di entrare persino nei mercati dei cereali, per cui il cibo viene considerato alla stregua di tutte le altre merci”.
     
    Si è così soffermato sulla cooperazione internazionale che, ha precisato, deve “essere coerente con il principio di sussidiarietà”. E ciò perché “lo sviluppo umano integrale richiede scelte responsabili da parte di tutti e domanda un atteggiamento solidale che non consideri l’aiuto o l’emergenza come funzionali a chi mette a disposizione le risorse o a gruppi elitari presenti fra i beneficiari”. La comunità internazionale deve dunque sentirsi corresponsabile dello sviluppo dei Paesi più poveri:

     
    “Au sein de ce contexte de responsabilité se situe le droit...
    All’interno di questo contesto di responsabilità – ha affermato – si colloca il diritto di ciascun Paese a definire il proprio modello economico, prevedendo i modi per garantire la propria libertà di scelta e di obiettivi. In una tale prospettiva, la cooperazione deve diventare strumento efficace, libero da vincoli e da interessi che possono assorbire una parte non trascurabile delle risorse destinate allo sviluppo. E’ inoltre importante sottolineare come la via solidaristica per lo sviluppo dei Paesi poveri possa diventare anche una via di soluzione della crisi globale in atto”.

     
    Nell’odierna situazione, ha proseguito il Papa, permane ancora “un livello di sviluppo diseguale tra e nelle nazioni”. Condizione che accentua “la contrapposizione tra povertà e ricchezza”. Del resto, ha constatato, vi è il rischio che la fame venga “ritenuta come strutturale, parte integrante delle realtà socio-politiche dei Paesi più deboli” oggetto di sconforto o indifferenza:

     
    “Il n’en est pas ainsi, et il ne doit pas en être ainsi...
    Non è così, e non deve essere così! – ha detto – Per combattere e vincere la fame è essenziale cominciare a ridefinire i concetti ed i principi sin qui applicati nelle relazioni internazionali”

     
    “Cosa può orientare l'attenzione e la successiva condotta degli Stati verso i bisogni degli ultimi?”, si è chiesto il Pontefice. “La risposta – ha detto – non va ricercata nel profilo operativo della cooperazione, ma nei principi che devono ispirarla: solo in nome della comune appartenenza alla famiglia umana universale si può richiedere ad ogni Popolo e quindi ad ogni Paese di essere solidale”, favorendo “una vera condivisione fondata sull'amore”. Ed ha ribadito che “sebbene la solidarietà animata dall’amore eccede la giustizia”, essa “non è mai senza giustizia”. “Non posso infatti donare all’altro del mio, senza avergli dato in primo luogo ciò che gli compete secondo giustizia”:

     
    “Si on vise l’élimination de la faim, l’action internationale...
    Se si mira all'eliminazione della fame – ha affermato – l'azione internazionale è chiamata non solo a favorire la crescita economica equilibrata e sostenibile e la stabilità politica, ma anche a ricercare nuovi parametri - necessariamente etici e poi giuridici ed economici - in grado di ispirare l'attività di cooperazione per costruire un rapporto paritario tra Paesi che si trovano in un differente grado di sviluppo”.
     
    Ciò, ha soggiunto, “oltre a colmare il divario esistente, potrebbe favorire la capacità di ogni Popolo di sentirsi protagonista” ed ha richiamato quei principi della “legge naturale” che devono ispirare scelte ed indirizzi di ordine politico, giuridico ed economico nella vita internazionale. Al contempo, il Papa ha levato un forte appello affinché sia favorito l’accesso al mercato internazionale dei prodotti provenienti dalle aree più povere:

    “Pour atteindre ces objectifs, il est nécessaire de soustraire les règles...
    Per conseguire tali obiettivi – ha evidenziato – è necessario sottrarre le regole del commercio internazionale alla logica del profitto fine a se stesso, orientandole a favore dell'iniziativa economica dei Paesi maggiormente bisognosi di sviluppo, che, disponendo di maggiori entrate, potranno procedere verso quell'autosufficienza, che è preludio alla sicurezza alimentare”.

     
    Né, ha soggiunto, deve essere dimenticato, accanto all’alimentazione, il diritto fondamentale dell’accesso all’acqua, senza distinzioni né discriminazioni. Il Papa ha così rivolto l’attenzione all’analisi del "rapporto tra lo sviluppo e la tutela ambientale”. Per gli Stati e le organizzazioni internazionali, ha detto, la tutela ambientale si pone come una sfida “per garantire uno sviluppo armonico, rispettoso del disegno della creazione di Dio e dunque in grado di salvaguardare il pianeta”. Ed ha auspicato che venga approfondito il “preoccupante fenomeno dei cambiamenti climatici”, focalizzandosi sulle popolazioni più vulnerabili”:

     
    “Des normes, des législations, des plans de développement et des...
    Non bastano però normative, legislazioni, piani di sviluppo e investimenti - ha affermato - occorre un cambiamento negli stili di vita personali e comunitari, nei consumi e negli effettivi bisogni, ma soprattutto è necessario avere presente quel dovere morale di distinguere nelle azioni umane il bene dal male per riscoprire così i legami di comunione che uniscono la persona e il creato”.

     
    Fitta l'agenda del Vertice, che impegna 192 delegazioni. Una sessantina i capi di Stato e di governo che prenderanno la parola. A seguire per noi i lavori nel Palazzo della Fao, Roberta Gisotti:

     
    Approvata già stamattina la Dichiarazione del Vertice. A dire il vero ancora parole generiche su cinque cosiddetti “Principi di Roma”: investire nei programmi di sviluppo rurale, coordinare i piani a livello locale e globale, portare aiuti immediati ed impiantare progetti a medio e lungo termine, collaborare tra soggetti che operano e controllare che i fondi stanziati arrivino. Nessun impegno finanziario. E' sconcertante. Ma è pur vero, nonostante - riferiscono fonti Fao - ci siano volute settimane per arrivare a questo testo 'neutro'. Eppure in apertura dei lavori il segretario generale dell'Onu, Ban Ki-moon, ha esordito: “Per troppe persone digiunare è una realtà quotidiana”, io l'ho fatto ieri - ha raccontato – come chiesto dalla Fao: privarsi per un giorno del cibo in segno di solidarietà con oltre un miliardo e 200 milioni di affamati del mondo; non è stato facile, ha detto. Ed ora il mondo è impaziente che noi qui a Roma facciamo la differenza. Ovvero produrre risultati reali per persone che hanno esigenze reali. Ma occorre una strategia globale per la sicurezza alimentare. L`Unione Europea ha offerto 1 miliardo di euro ed i 26 Paesi e le 14 organizzazioni internazionali nel G8 de L`Aquila si sono impegnati a stanziare 20 miliardi di dollari in tre anni. Ma per ora sono “ancora promesse”, ha denunciato Jacques Diouf, direttore generale della Fao. Intanto ogni 6 secondi muore un bimbo per fame, 17 mila in 24 ore. Per eliminare la fame dalla Terra, servono - ha detto Diouf – 44 miliardi di dollari. Non è una cifra impossibile se nel 2007 sono stati spesi 1340 miliardi di dollari in armamenti. Ma questo può essere l'anno della svolta – ha sostenuto il capo di governo italiano, Berlusconi – se controlliamo la speculazione internazionale, causa del rialzo dei prezzi alimentari.

     
    “Non chiediamo un'elemosina ma rivendichiamo un nostro diritto", ha dichiarato il leader libico Gheddafi, primo capo di Stato a parlare, denunciando “le potenze coloniali” di aver "saccheggiato" le risorse di interi continenti. Ha puntato invece il dito, il presidente egiziano Mubarak, contro le misure protezionistiche e i sussidi agricoli nei Paesi industrializzati, il peggior male per i Paesi in via di sviluppo. Quindi il presidente brasiliano Lula ha illustrato la ricetta vincente nel suo Paese: volontà e determinazione politica per strappare alla fame 20 milioni di persone, e ridurre la mortalità infantile del 60 per cento. Da segnalare l’assenza dei big politici, mancano in questo Vertice i presidenti degli Stati Uniti Obama, quello francese Sarkozy, e i primi ministri tedesco Merkel e britannico Brown. La delusione al di là delle intenzioni espresse è palpabile e le attese della vigilia sembrano compromesse. Aspre critiche alla Dichiarazione, che non pone alcun limite temporale per sconfiggere la fame, arrivano dai 600 delegati di Ong ed associazioni della società civile, riuniti a Roma alla Città dell'Altra economia, Forum parallelo a quello della Fao.

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    L'annuncio evangelico non sottovaluti la cultura relativista che manipola le coscienze: così il Papa alla Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli

    ◊   La priorità pastorale è mostrare il volto vero di Cristo, unico Redentore dell’uomo: è quanto scrive Benedetto XVI nel messaggio inviato in occasione della plenaria della Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli, che si è aperta oggi a Roma presso la Pontificia Università Urbaniana. L’assemblea si svolge sul tema “San Paolo e i nuovi areopaghi”. Ce ne parla Sergio Centofanti.

    Come San Paolo annunciò Cristo nell’areopago, ad Atene, con un linguaggio “inculturato” in un contesto molto lontano dal Vangelo, così oggi la Chiesa è chiamata a proclamare la Buona Novella con coraggio nell’attuale società che cambia. Benedetto XVI ricorda le confortanti parole rivolte da Gesù all’Apostolo delle Genti: “Non aver paura; continua a parlare e non tacere, perché io sono con te e nessuno cercherà di farti del male” (At 18,9-10). E cita Paolo VI il quale ebbe a dire che non si tratta soltanto di predicare il Vangelo, ma di “raggiungere e quasi sconvolgere mediante la forza del Vangelo i criteri di giudizio, i valori determinanti, i punti di interesse, le linee di pensiero, le fonti ispiratrici e i modelli di vita dell'umanità, che sono in contrasto con la Parola di Dio e col disegno della salvezza” (Insegnamenti XIII, [1975], 1448).

     
    Occorre – afferma - “saper valorizzare gli ‘areopaghi’ di oggi, dove si affrontano le grandi sfide dell’evangelizzazione” con un realismo sorretto dallo spirito di fede, che vede la storia alla luce del Vangelo, e con la certezza che aveva San Paolo della presenza di Cristo risorto”. “L’attività missionaria della Chiesa va pertanto orientata verso questi centri nevralgici della società del terzo millennio”. Tuttavia – prosegue il Papa - non va sottovalutato “l’influsso di una diffusa cultura relativista, il più delle volte carente di valori, che entra nel santuario della famiglia, si infiltra nel campo dell’educazione e in altri ambiti della società e li contamina, manipolando le coscienze, specialmente quelle giovanili. Al tempo stesso, però, malgrado queste insidie – sottolinea il messaggio del Pontefice - la Chiesa sa che è sempre in azione lo Spirito Santo. Si aprono, infatti, nuove porte al Vangelo e si va estendendo nel mondo l’anelito verso un autentico rinnovamento spirituale e apostolico”. E così, “come in altre epoche di cambiamento, la priorità pastorale è mostrare il volto vero di Cristo, Signore della storia e unico Redentore dell’uomo”. Ciò esige – rileva il Papa - che i cristiani “offrano una testimonianza di fedeltà a Cristo, costruendo pazientemente quell’unità” che renderà “più facile l’evangelizzazione”.

     
    Benedetto XVI esorta a imitare lo “spirito” apostolico di San Paolo “incentrato totalmente in Cristo” e capace di “trasformare anche le difficoltà in possibilità di evangelizzazione”. Quindi conclude con un appello a “recuperare l’attenzione alla vita spirituale”, la “fiducia in Dio” l’affidamento alla Provvidenza e il perdono nell’auspicio che “tutta la famiglia umana possa invocare Dio come «Padre nostro!»”.

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    Un invito alla speranza: lettera del cardinale Bertone ai presbiteri della Chiesa in Cina, in occasione dell’Anno Sacerdotale

    ◊   Proseguire sulla via della riconciliazione all’interno della comunità cattolica e del dialogo con le autorità civili: è l’esortazione rivolta dal cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, ai sacerdoti della Chiesa cattolica nella Repubblica popolare cinese. In una lettera in occasione dell’Anno Sacerdotale, il porporato invita i presbiteri cinesi a seguire l’esempio del Santo Curato d’Ars, che “seppe dialogare con tutti, perché fu uomo di preghiera”. Il cardinale Bertone si sofferma inoltre sui frutti della Lettera indirizzata dal Papa alla Chiesa cinese nel maggio del 2007. Il servizio di Alessandro Gisotti:

    “Ancora è tempo più di semina che di raccolta”: il cardinale Tarcisio Bertone cita padre Matteo Ricci per indicare la situazione della Chiesa in Cina, a due anni dalla pubblicazione della Lettera di Benedetto XVI ai cattolici cinesi. Non è ancora “giunto il momento di fare bilanci definitivi”, sottolinea il cardinale segretario di Stato. E tuttavia, scrive il porporato, “nonostante le persistenti difficoltà, le informazioni, che sono giunte da differenti parti della Cina, indicano anche segni di speranza”. Il cardinale Bertone, richiamando la Lettera del Papa del 27 maggio 2007, invita dunque i sacerdoti a lavorare per “la riconciliazione all’interno della comunità cattolica” e per “un dialogo rispettoso e costruttivo con le autorità civili, senza rinunciare ai principi della fede cattolica”. Per affrontare l’attuale situazione ecclesiale e socio-politica cinese, osserva il cardinale Bertone, “e per proseguire sulla via della riconciliazione e del dialogo, è urgente per ciascuno di voi attingere luce e forza alle sorgenti della spiritualità”, e cioè “l’amore di Dio” e “l’incondizionata sequela di Cristo”. “Forse – scrive ancora il porporato – qualcuno di voi rimase sorpreso dalla Lettera del Papa alla Chiesa in Cina”. Al contempo, assicura ai sacerdoti che “la Santa Sede è al corrente della complessa e difficile situazione” nella quale si trovano. Proprio “le nuove sfide, che il Popolo cinese deve affrontare all’inizio del Terzo Millennio”, annota, chiedono ai sacerdoti di aprirsi “con fiducia al futuro e di continuare a cercare di vivere integralmente la fede cristiana”.

     
    Il cardinale Bertone invita i sacerdoti e i fedeli cinesi ad annunciare Cristo pur essendo un piccolo gregge che vive anche al fianco di persone “che hanno una posizione di indifferenza, se non di avversione, verso Dio e verso la religione”. Il segretario di Stato vaticano suggerisce alcuni modi pratici con i quali i sacerdoti possono dare il loro contributo: visitare le famiglie cattoliche e non cattoliche nei villaggi, aumentare gli sforzi per formare buoni catechisti, mostrare la carità disinteressata della Chiesa e, ancora, organizzare riunioni in cui i cattolici possano invitare i loro parenti e amici non cattolici affinché vengano meglio a conoscenza della Chiesa e della fede cristiana. Indica dunque nell’Eucaristia e nella Parola di Dio il binomio fondamentale per una forte testimonianza evangelica. In particolare, ribadisce che l’Eucaristia è “sacramento della comunione”. “Una comunità veramente eucaristica – constata – non può ripiegarsi su stessa, quasi fosse autosufficiente, ma deve mantenersi in comunione con ogni altra comunità cattolica”. Ogni celebrazione dell’Eucaristia, soggiunge, postula infatti l’unione “non solo con il proprio vescovo ma anche con il Papa” e con l’intero Popolo di Dio.

     
    Il cardinale Bertone incoraggia, così, i sacerdoti cinesi a seguire le orme del Santo Curato d’Ars. Giovanni Maria Vianney, si legge nella lettera, “seppe dialogare con tutti, perché fu uomo di preghiera: l’arte del dialogo, a qualsiasi livello, si apprende nel dialogo con Dio, in una preghiera continua e sincera”. Si rivolge poi ai vescovi cinesi invitandoli a curare la formazione permanente del clero e a promuovere una pastorale a favore delle vocazioni sacerdotali. E ancora a trovare frequenti occasioni per contatti personali con i sacerdoti. Il cardinale Bertone esorta inoltre i presuli a prodigarsi per la riconciliazione spirituale dei cuori, in particolare attraverso l’utilizzo di strumenti di comunione e collaborazione all’interno della comunità cattolica diocesana. La lettera si conclude con l’auspicio che la vita dei sacerdoti cinesi sia “sempre più guidata da quegli ideali di totale donazione a Cristo e alla Chiesa che ispirarono il pensiero e l’azione del Santo Curato d’Ars”.

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    La Chiesa cattolica partecipa al lutto della Chiesa ortodossa serba per la morte del Patriarca Pavle

    ◊   In Serbia sono stati proclamati tre giorni di lutto per la morte del Patriarca della Chiesa ortodossa serba Pavle. Il Patriarca, deceduto ieri, aveva 95 anni ed era alla guida del Patriarcato dal 1990. Il cardinale Walter Kasper, presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani, ha assicurato in una lettera inviata al metropolita di Montenegro Amfilohije, arcivescovo di Cetinje, la propria profonda vicinanza nella preghiera. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

    “Il Patriarca Pavle – scrive il cardinale Walter Kasper – ha offerto a tutti un grande esempio di fede e di consacrazione a Dio e al suo popolo”. Ha svolto il suo servizio “in anni molto difficili, segnati da guerre e conflitti in Serbia e negli altri Paesi dei Balcani dove vivono i fedeli della Chiesa ortodossa serba”. “Malgrado tante sofferenze – spiega il porporato – è rimasto un uomo di fede e di dialogo, umile e gioioso, un esempio luminoso di vita completamente consacrata a Dio”. Allo stesso tempo, “ha custodito ed incrementato lo spirito di comunione in seno alla Chiesa ortodossa serba”. Il presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani auspica inoltre che il dialogo della Chiesa cattolica con il Patriarcato di Serbia, “sviluppatosi e rafforzatosi sotto la guida benevola del Patriarca Pavle”, possa “continuare e approfondirsi anche in futuro”.

     
    “Tutta la Chiesa cattolica - aggiunge padre Federico Lombardi, direttore della Sala Stampa della Santa Sede - partecipa con il Papa al lutto della Chiesa ortodossa serba e raccomanda al Signore questo suo grande pastore”. “Il Patriarca è ricordato e apprezzato dalla Chiesa cattolica come uomo di grande spiritualità e di preghiera, rappresentante della grande tradizione spirituale del monachesimo ortodosso”. E’ ricordato inoltre come “personalità aperta ai rapporti ecumenici e al dialogo con la Chiesa cattolica”. “I membri della commissione per il dialogo teologico fra ortodossi e cattolici – ricorda padre Lombardi - non hanno dimenticato il suo invito a tenere in Serbia la loro importante sessione di dialogo nel 2006”. “Non hanno dimenticato la sua cordiale accoglienza in tale occasione”. Sabato scorso il presidente serbo Boris Tadić, ricevuto in udienza da Benedetto XVI, aveva parlato con il Papa delle gravi condizioni di salute del Patriarca ed il Santo Padre aveva assicurato le proprie preghiere. “Possiamo quindi dire – sottolinea padre Lombardi – che il Papa è stato “personalmente vicino spiritualmente al Patriarca”.

     
    Profonde dolore per la morte di Pavle ha espresso infine il Patriarca Ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo I: “Nessuno in questa epoca rumorosa – si legge nel comunicato di Bartolomeo I – parlava così piano e tuttavia è stato sentito così ampiamente”. “Nessuno ha parlato di meno eppure ha detto di più”. Il presidente della Serbia, Boris Tadić, sottolinea inoltre la “grave perdita” per la nazione serba e la Chiesa ortodossa in un momento in cui “c’è bisogno di unità”. "La sua attività eroica - si legge poi nel messaggio di cordoglio del presidente russo Medvedev - ha rappresentato un esempio pratico di una attività al servizio della Chiesa e della patria, della cura per le speranze e gli interessi del suo popolo''. Nel 2000, il Patriarca Pavle aveva preso posizione riconoscendo a nome della Chiesa ortodossa Koštunica come presidente eletto. Anche a seguito di quel pronunciamento, Miloševic aveva deciso di cedere il potere. I funerali del Patriarca Pavle si terranno giovedì prossimo.

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    Udienze e nomine

    ◊   Benedetto XVI riceve nel pomeriggio alcuni presuli della Conferenza episcopale del Brasile in visita ad Limina.

    Il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Qeenstown (Sud Africa), presentata da mons. Herbert Nikolaus Lenhof, in conformità al canone 401 § 2 del Codice di Diritto Canonico.

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    Il cardinale Kasper: cattolici e anglicani rilanciano il desiderio comune del dialogo

    ◊   La Costituzione apostolica sugli anglicani che desiderano entrare in piena comunione con la Chiesa cattolica “si comprende a partire dal Concilio e dai dialoghi diretti che ha suscitato”. “Oggi gli unici ostacoli al dialogo ecumenico possono venire dalle tensioni interne al mondo anglicano”. E’ quanto sottolinea in un’intervista rilasciata all’Osservatore Romano il cardinale Walter Kasper, presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

    La prossima visita a Roma dell’arcivescovo di Canterbury Rowan Williams, primate della Comunione anglicana, “dimostra che non c’è stata alcuna rottura.” Viene rilanciato “il desiderio comune di parlarsi in un momento storico importante”. Sulla possibilità di un ravvicinamento – aggiunge il porporato - c’erano già grandi speranze durante il Concilio. Le aspettative, però, sono andate “un po’ deluse, soprattutto di recente, per via di alcuni sviluppi interni alla Comunione anglicana”. Si sono susseguite, infatti, “l’ordinazione delle donne al presbiterato e poi all’episcopato, la consacrazione di un vescovo omosessuale, la benedizione di coppie dello stesso sesso”. Si tratta di “scelte – fa notare il cardinale Walter Kasper - che hanno provocato gravi tensioni interne al composito mondo anglicano”. Si è anche “allargato il fossato con i cattolici”.

     
    Il porporato si sofferma quindi sulla la genesi e sul significato della nuova Costituzione apostolica: “Un gruppo di anglicani ha chiesto liberamente e legittimamente di entrare nella Chiesa cattolica”. La richiesta è stata inoltrata al Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani. La Congregazione per la Dottrina della Fede, competente in materia, ha preparato il testo della Costituzione. Benedetto XVI – osserva il cardinale Walter Kasper – “ha indicato una strada, ha offerto una possibilità concreta che non è contraria all’ecumenismo”. “Proprio i pazienti confronti ecumenici hanno mostrato che c’è già un ponte che ci unisce, una vicinanza tale da poter compiere un passo così importante”. E’ invece ridicolo pensare, come ha osservato qualche commentatore, che con questa decisione il Papa voglia “allargare il suo impero”. In tutti i cristiani è ormai un dato acquisito che il Santo Padre “vuole continuare i dialoghi ecumenici così come sono stati generati dal Concilio Vaticano II”.

     
    Per il presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani “è fisiologico che ci siano non piccoli problemi da risolvere in una questione così delicata”. Per prima cosa si deve sapere “concretamente quanti sono gli anglicani decisi a cogliere questa opportunità”. Il porporato invita ad essere realistici: “Si deve vedere caso per caso chi sono queste persone”. Per il cardinale Walter Kasper non ci sono poi punti da chiarire sulla questione del celibato sacerdotale: “E’ evidente che soltanto vescovi e sacerdoti già ad oggi ordinati possono restare sposati e che questo, di norma, non varrà nel futuro per i seminaristi”.

     
    Il porporato sottolinea, inoltre, che la prossima visita del primate della Comunione anglicana sarà un’occasione per fare il punto sulla nuova Costituzione apostolica. L’arcivescovo di Canterbury sarà a Roma dal 19 al 22 novembre per partecipare giovedì prossimo, nella sede della Pontificia Università Gregoriana, all’incontro dedicato al cardinale Johannes Willebrands nel centenario della nascita. L’evento centrale della visita è previsto il 21 novembre, quando Benedetto XVI incontrerà il primate della Comunione anglicana. L’arcivescovo Rowan Williams - conclude il cardinale Walter Kasper - porterà una testimonianza ecumenica e con ogni probabilità “parlerà proprio dello sviluppo indiscutibilmente positivo dei rapporti tra anglicani e cattolici dopo il Concilio”.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   In nome della famiglia umana: in prima pagina, un editoriale del direttore sul discorso del Papa al vertice della Fao, nel quale Benedetto XVI ha sollecitato un rapporto paritario tra Paesi ricchi e poveri e invocato nuovi assetti nelle relazioni internazionali.

    Nell’informazione internazionale, in rilievo il nucleare iraniano: Mosca non esclude sanzioni a Teheran.

    La svolta di Londra per una finanza più responsabile: il Governo Brown annuncia nuove norme contro i bonus eccessivi ai manager delle banche.

    Nell’informazione vaticana, l’Angelus, durante il quale il Papa ha sottolineato che la Parola di Dio trasforma il mondo.

    Realismo sorretto dalla fede per rispondere alle sfide di una cultura relativista: il messaggio di Benedetto XVI alla plenaria di Propaganda Fide.

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    Oggi in Primo Piano



    Obama in Cina: i diritti umani sono universali

    ◊   Il presidente americano, Barack Obama, arrivato a Pechino mentre da noi erano le prime ore della mattina, ha preso parte alla cena di benvenuto organizzata dal presidente cinese, Hu Jintao. Dopo la nottata si svolgeranno i colloqui tra i due leader, mentre mercoledì il presidente americano incontrerà il premier, Wen Jiabao. Prima di Pechino il presidente Obama è stato a Shangai dove ha incontrato studenti universitari. Sulle parole di Obama il servizio di Fausta Speranza:

    Gli Usa non “vogliono imporre a nessun Paese” i loro principi, ma ritengono che i valori della “libertà di religione, d'informazione e di partecipazione politica” siano “universali”. È il messaggio centrale del discorso di Obama che delle relazioni tra Washington e Pechino parla usando un’espressione sintetica: gli Usa “non vogliono contenere la Cina”. Poi aggiunge: anzi le “danno il benvenuto come membro forte e prospero della comunità internazionale”. L’occasione è l’incontro con alcune centinaia di studenti a Shanghai, ed è solo la prima tappa della sua visita in Cina. Ma Obama affronta subito un nodo diplomatico: spiega che gli Stati Uniti riconoscono “una sola Cina” e sostengono gli sforzi in corso per migliorare le relazioni tra Taiwan e la Repubblica Popolare Cinese. Taiwan è di fatto indipendente dal 1949 e gli Usa mantengono buone relazioni commerciali con l'isola ma la Cina la rivendica come parte del suo territorio. Obama poi, rispondendo ad una domanda rivoltagli attraverso il web, spende parole in difesa della libertà completa nell'uso di internet”: dicendosi “contrario alla censura”. Le critiche che spesso riceve da cittadini americani su internet – dice - fanno di lui “un leader migliore”. Dei primi appuntamenti di Obama in Asia resta da dire che la stampa americana commenta oggi l’inchino riservato all'imperatore giapponese, Akihito, nei due giorni di missione in Giappone: è stato giudicato "troppo ampio".

     
    Il viaggio in Estremo Oriente del presidente Obama punta ad un consolidamento della diplomazia Usa nell’area. Il confronto con la Cina sui grandi temi economico-commerciali ed ambientali, il pericolo nord-coreano e la questione dei diritti umani in Birmania sono stati i temi affrontati finora dal capo della Casa Bianca. Ma sentiamo l’analisi di Paolo Mastrolilli, giornalista esperto di politica americana del quotidiano La Stampa. L’intervista è di Stefano Leszczynski:

    R. – Obama naturalmente ha tenuto a confermare i buoni rapporti anche con il Giappone, che è il tradizionale alleato degli Stati Uniti nella regione, ma la Cina ha un’importanza fondamentale per l’economia americana: è il Paese che ha investito di più negli Stati Uniti. Nello stesso tempo ci sono delle questioni politiche aperte con la Cina, come il rispetto per i diritti umani ed anche le questioni ambientali che purtroppo non hanno permesso di arrivare ad un accordo per contenere il fenomeno del riscaldamento globale.

     
    D. – Nel complesso si può dire che Obama ha fatto breccia anche in Asia?

     
    R. – Sì. I rapporti degli Stati Uniti con l’Asia sono fondamentali. Forse, a questo punto, sono più importanti di quelli con l’Europa, soprattutto dal punto di vista economico ma anche dal punto di vista strategico. Obama è risultato abbastanza popolare anche in Asia, ora si tratta di vedere se a questa popolarità seguiranno poi delle decisioni che rafforzeranno tanto lo sviluppo economico quanto una politica di diritti umani e del clima che sia soddisfacente per tutti.

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    Concluso ad Ancona il Meeting “L’Europa con l’Africa”

    ◊   Si è concluso ieri ad Ancona il Meeting “L’Europa con l’Africa”: un’occasione per promuovere un dialogo fra i due Continenti e anche per chiedere che vengano mantenuti gli impegni presi dal G8 dell’Aquila. L’evento, organizzato da diverse associazioni, tra cui “ChiAma l’Africa” e “Tavola della Pace” è stato anche l'occasione per proporre di assegnare il premio Nobel per la pace alle donne africane. A prendere la parola anche la senegalese Yayi Bayam Diouf, che ha perso il figlio durante un viaggio in cerca di lavoro. Oggi la donna è presidente dell’Associazione delle madri contro l’immigrazione irregolare. L'ha intervistata Debora Donnini:

    R. – Concrètement, nous faisons de la sensibilisation ...
    Concretamente facciamo attività di sensibilizzazione per far capire alle donne che non devono finanziare, spingere i loro figli a prendere le barche per andare in Europa. Aiutiamo le donne che hanno perso i loro figli nelle traversate, con progetti di microcredito e altre iniziative. Aiutiamo anche i giovani, che sono tornati dall’Europa, ad organizzarsi in associazioni e con la realizzazione di attività. Abbiamo organizzato gruppi di donne nei posti di partenza verso l’Europa, per far conoscere la nostra attività in Senegal. Lavoriamo anche con organizzazioni come “ChiAma Senegal”, all’interno del turismo responsabile, per aiutare i giovani.

     
    D. – Nel suo intervento lei ha detto che la soluzione all’immigrazione clandestina non è in Europa, ma in Africa ...

     
    R. – Oui, parce-que à travers ...
    Sì, attraverso le attività economiche di queste donne abbiamo realizzato aziende locali di trasformazione dei cereali, di tintoria, di sartoria e di prodotti artigianali, anche per far capire ai giovani che è possibile lavorare in Senegal. La soluzione si deve trovare in Africa, anche con l’aiuto dell’Unione Europea. L’Unione Europea e i Paesi africani devono rivedere le politiche economiche, soprattutto in relazione all’educazione e ai giovani, così i giovani non avranno bisogno di emigrare, ma vorranno rimanere a lavorare in Africa.

     
    D. – Cosa pensa di questa proposta di assegnare il premio Nobel per la pace alle donne africane?

     
    R. – Le Prix Nobel dédié aux femmes africaines ...
    Il premio Nobel dedicato alle donne africane mi colpisce, perché le donne adesso cominciano ad avere autonomia, ad organizzarsi per mostrare alle loro comunità che lo sviluppo dell’Africa può passare attraverso di loro.

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    In Terra Santa accanto ai bambini bisognosi: l’impegno delle Figlie di Sant’Anna di Séforis

    ◊   Una presenza d’amore nella Terra di Gesù: da oltre 80 anni, le suore delle Figlie di Sant’Anna si prodigano per i bambini bisognosi, dando loro accoglienza in una casa a Séforis, paesino a pochi chilometri da Nazareth. Attualmente nella struttura vivono 73 bambini, provenienti da famiglie con gravi disagi sociali. La migliore medicina per loro, dicono le religiose, è l’amore. Non mancano tuttavia le difficoltà, anche perché la casa di Séforis, costruita nel 1925, ha bisogno di una ristrutturazione. Per una testimonianza su questa esperienza, Alessandro Gisotti ha raggiunto telefonicamente in Terra Santa suor Anna Maria Pastore, superiora della Casa delle Figlie di Sant’Anna a Séforis:

    R. – Come obiettivo principale abbiamo la formazione integrale delle ragazze e dei ragazzi affidati a noi. Tutte le iniziative, tutta la nostra opera ha una finalità: formare non solo delle buone ragazze ma formare anche delle buone madri di famiglia, donne che aiutiamo a maturare. Miriamo ad aiutarle ad inserirsi dignitosamente, in un futuro, nella loro società e quindi dar loro un futuro.

     
    D. – Le suore diventano la loro famiglia...

     
    R. – Sì, noi suore insieme ai nostri collaboratori. La nostra presenza è di 24 ore su 24. Siamo sempre a contatto con loro. I ragazzi e le ragazze vanno a scuola ma tornano, dormono, la loro dimora è in mezzo a noi. Da dieci anni abbiamo anche i ragazzini dai tre anni fino ai dodici ed abbiamo anche i maschietti. Parecchie ragazze hanno dei fratellini e allora accettare solo le bambine, escludendo i maschietti, non sarebbe stata famiglia! Per questo ci siamo aperte ad accogliere anche i loro fratellini.

     
    D. – Chi ci ascolta come può aiutare le suore delle Figlie di Sant’Anna a Seforis?

     
    R. – Prima di tutto chiederei una preghiera. Ci troviamo in una situazione di restauro. I cuori riusciamo a restaurarli, perché abbiamo un cuore che batte per loro e con loro. Per la gente che ascolta, dico che vorrei poter dare di più a questi bimbi, non tanto per noi ma piuttosto per loro. Seforis è in Terra Santa, dove Lui è nato, dove è cresciuto, ha sofferto, dove ha dato se stesso per tutti gli uomini e per tutta l’umanità. Da questo luogo io lancio un appello d’aiuto per far crescere in questi bambini la stessa Persona, che fra poco verrà tra noi. Penso che è il momento più bello per dire, a nome Suo e a nome di questi bambini: “Dateci una mano”.

     
    Per dare una mano alla Casa delle Figlie di Sant’Anna, si possono elargire donazioni utilizzando il Numero di Conto Corrente Postale 23575004, intestato a “Missioni all'Estero dell'Associazione Figlie di Sant’Anna”, Causale: “per Casa Seforis”.

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    Italia: parte da Roma l'era del digitale terrestre

    ◊   A Roma e in parte del Lazio, le televisioni hanno definitivamente spento il segnale analogico e oramai la tv si riceve solo in digitale. Entro il 2012 questa modalità di trasmissione sarà estesa a tutto il Paese. Una rivoluzione che ha aumentato il numero dei canali ma che ha anche provocato qualche problema ad alcune fasce della popolazione. Per avere maggiori informazioni si può chiamare il numero 800-022-000. Alessandro Guarasci ha intervistato Andrea Ambrogetti, presidente del Consorzio Dgtvi che riunisce le principali emittenti italiane, e Luca Borgomeo, presidente del Consiglio Nazionale degli Utenti, organismo dell’Autorità delle Comunicazioni:

    D. – Andrea Ambrogetti, soddisfatto di come oggi il digitale terrestre è partito in modo definitivo a Roma e presto sarà in tutta Italia?

     
    R. – Soddisfatto perché è la più grande area di tutta Europa. Questa mattina sono ancora in corso le operazioni: sta avvenendo progressivamente la riaccensione dei segnali digitali. Il call center sta lavorando a pieno ritmo – siamo a circa 5 mila telefonate – e sta dando tutte le informazioni su come fare per risintonizzare i ricevitori e quindi riuscire a ricevere tutti i canali.

     
    D. – Secondo lei, ad una maggiore quantità dell’offerta televisiva corrisponderà anche una maggiore qualità dell’offerta televisiva?

     
    R. – Passare da 10 a 35-40 canali nazionali in chiaro e gratuiti significa aumentare le offerte, le possibilità, i generi tematici, le informazioni e i programmi dedicati ai bambini. Bisognerà poi stare attenti sul piano anche dei contenuti locali, affinché questi non si moltiplichino unicamente dal punto di vista quantitativo, ma abbiano anche contenuti veri e propri. Credo che sia un punto positivo e di guadagno per tutti gli utenti.

     
    D. Luca Borgomeo, una questione importante il passaggio al digitale nel Lazio e poi in tutta Italia…

     
    R. – Non ho nessuna esitazione a sottolineare il grande significato che sia stata proprio Roma la prima a registrare questo passaggio fondamentale per gli utenti. Purtroppo andava preparata meglio l’operazione e, soprattutto, con un’informazione più puntuale e fatta meglio. E questo soprattutto per gli utenti più anziani, che meno hanno dimestichezza con la tecnologia e con i decoder. Si sono infatti registrate situazioni di grande difficoltà. L’informazione carente ha determinato una crescita notevolissima delle vendite di televisori. Viene il sospetto che l'inadeguatezza dell’informazione potesse essere anche collegata ad un disegno di sviluppo di vendite.

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    Chiesa e Società



    Per il cardinale sudafricano Napier “l’Africa ha bisogno di acqua e non di Ogm”

    ◊   "Agli africani non servono gli Ogm (Organismi geneticamente modificati) ma l’acqua. Abbiamo le nostre colture che crescono benissimo senza bisogno di modifiche genetiche, a patto che si dia loro l’acqua sufficiente. Insomma aiutateci a costruire pozzi, dighe e acquedotti; degli OGM non ne abbiamo bisogno”. Così il cardinale sudafricano Wilfrid Fox Napier, arcivescovo di Durban, commenta in una dichiarazione all’agenzia Fides il Vertice della FAO che si è aperto oggi a Roma. Il porporato, che si trova a Roma per l’Assemblea plenaria della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, esprime anche qualche preoccupazione per i prossimi Mondiali di calcio che si terranno in Sudafrica il prossimo anno: “La preoccupazione più grande deriva da una possibile esplosione del fenomeno della prostituzione. Mi sembra che la Fifa (Federazione Internazionale del Calcio, che organizza la World Cup 2010) stia facendo pressioni sul governo sudafricano per decriminalizzare la prostituzione. Se questo dovesse avvenire c’è da aspettarsi un forte aumento della diffusione del virus HIV e dell’Aids”. La Chiesa sudafricana ha già avviato un programma di sensibilizzazione sulla prostituzione e sulla tratta degli esseri umani in relazione alla World Cup 2010. “Stiamo coordinano gli sforzi della Chiesa cattolica con quelli del governo e di altre organizzazioni in vista dei Mondiali 2010. Abbiamo varato una compagna di sensibilizzazione e di prevenzione del crimine rivolta in particolare alle famiglie. Purtroppo vi sono troppi genitori che fanno finta di non vedere che i loro figli si dedicano ad attività illecite. Cerchiamo di collaborare con le famiglie e con le autorità per recuperare i giovani che hanno intrapreso la strada del crimine” conclude il Cardinale Napier. (R.P.)

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    Conclusa in Vaticano la Plenaria della Commissione episcopale europea per i Media

    ◊   Intorno al tema: “La cultura di internet e la comunicazione della Chiesa” si è articolata la riflessione dell’Assemblea Plenaria della Commissione Episcopale Europea per i Media, iniziata lo scorso 12 novembre e conclusasi ieri con la partecipazione dei delegati alla preghiera dell’Angelus in Piazza San Pietro. Per quattro giorni, accompagnati da esperti nei vari campi di Internet, i partecipanti hanno discusso sulla presenza della Chiesa sul Web, sui cambiamenti culturali in atto, sulle conseguenze nella prassi religiosa che l’interazione della cultura di internet ha con lo sviluppo della fede. Parte dei lavori è stata dedicata ad analizzare le modalità con cui i giovani usano Internet, ed in particolare di quella "web generation" che ha sempre conosciuto la presenza della rete. L’assemblea ha cercato di verificare come internet abbia cambiato anche le pratiche religiose. Utile la tavola rotonda con i rappresentanti delle reti sociali quali Facebook, Youtube e Wikipedia; le reti sociali si sono dette aperte al dialogo e al confronto con quella più grande comunità che è la Chiesa. Attraverso la testimonianza del responsabile dell’ufficio contro il cyber crimine del segretariato generale di Interpol e di un giovane hacker svizzero, i partecipanti sono stati informati sulla realtà della sicurezza informatica e del mondo degli hackers. La questione della sicurezza online e della privacy è strettamente legata alla questione del copyright che è stato un altro tema discusso durante i lavori. Nel corso della riunione sono stati inoltre presentati i siti Internet di Radio Vaticana, della Conferenza episcopale d’Inghilterra e del Galles e l’esperienza del sito per bambini (www.nabby.be) avviato dalla Conferenza episcopale del Belgio. La prossima riunione del Comitato esecutivo della Ceem si terrà nel maggio 2010. (B.C.)

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    Il premier australiano Rudd rinnova le sue scuse agli aborigeni

    ◊   ''E' una parte della nostra storia carica di vergogna, chiediamo scusa per le sofferenze fisiche, per le privazioni emotive e per la fredda assenza di amore, di tenerezza, di cure''. Sono le importanti parole di scuse agli aborigeni, pronunciate ieri dal premier laburista australiano Kevin Rudd nel corso di un’audizione al Parlamento di Canberra. “L’Australia è desolata per la tragedia assoluta delle migliaia di persone che hanno visto la loro infanzia perduta o violata” ha continuato, ricordando che “il Paese guarda con desolazione alle vicende dei bambini presi dalle loro famiglie e chiusi in istituti dove hanno subito violenze e maltrattamenti”. Fra il 1930 ed il 1970 migliaia di bimbi aborigeni furono tolti alle loro famiglie per essere “integrati” nella società, adottati da bianchi o chiusi in orfanotrofi e forzosamente “rieducati” secondo la cultura dei colonizzatori inglesi, subendo gravi traumi A loro si unirono circa 7mila bambini britannici e maltesi che vennero mandati in Australia, spesso sottratti a madri non sposate o a famiglie povere, trasferiti oltreoceano in base ad un programma di reinserimento sostenuto da Londra. I 470 mila aborigeni presenti oggi in Australia – riferisce la Misna - rappresentano il 3% cento della popolazione, anche se in presenza di gravi problemi sociali, legati soprattutto all’alto tasso di disoccupazione e alcolismo, negli ultimi 30 anni hanno dimostrato una crescente consapevolezza dei propri diritti e una precisa volontà di riscatto. Nonostante le scuse, però il governo australiano ha escluso il pagamento di risarcimenti, ma offrirà un servizio nazionale per aiutare le persone a ritrovare i loro familiari. (B.C.)

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    La Chiesa ortodossa greca difende il Crocifisso nelle scuole

    ◊   L'arcivescovo di Atene Ieronymos, Primate della Chiesa ortodossa autocefala di Grecia, si è detto disponibile a convocare un Sinodo straordinario per la prossima settimana per individuare un piano d'azione nel timore che la sentenza della Corte europea sulla presenza del Crocifisso nelle scuole italiane possa rappresentare un precedente anche per la Grecia. L’arcivescovo – riferisce l’Osservatore Romano - ha fatto appello ai cattolici per arginare questa "minaccia ai simboli cristiani" e in particolare ha espresso riserve sui giudici "che ignorano il ruolo del cristianesimo nella formazione dell'identità dell'Europa". La posizione espressa dal primate ortodosso segue un tentativo da parte dell'Osservatorio per l'applicazione degli accordi di Helsinki in Grecia (Espe) di far ordinare da un tribunale, sulla scia della decisione europea sull'Italia, la rimozione di tutti i simboli religiosi dalle scuole, dagli edifici pubblici e dalle aule di giustizia. Intanto si levano le voci per chiedere al governo come intenderà comportarsi se la sentenza sul Crocifisso riguarderà tutta l’Europa. Al momento l’esecutivo di Atene ha affermato che le priorità della scuola sono altre ma già il vescovo ortodosso di Thessaloniki, Anthimos, ha detto di sperare che il governo faccia ricorso contro qualsiasi pronunciamento del tribunale greco o europeo che obblighi a rimuovere i simboli religiosi dalle scuole del Paese. "Presto i giovani non avranno più nessun simbolo che li protegga" ha aggiunto il vescovo di Phthiotis, Nikolaos, "gli idoli del calcio e del pop sono dei poveri sostituti". (B.C.)

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    Iniziativa della Caritas tedesca per aiutare i bambini-spazzini in Brasile

    ◊   La sera di sabato 14 novembre, in 54 piazze di tutta la Germania, si è acceso un mare di candele per l’iniziativa denominata “Un milione di Stelle”. La Caritas tedesca, aderendo all’invito di Caritas international, ha voluto così dare un segno di solidarietà alle persone emarginate dalla società, schierandosi per la loro dignità e per la giustizia, in Germania e in tutto il mondo. “Ogni candela rappresenta una persona in una situazione difficile e vuole essere al contempo un segno di speranza” dice Peter Neher, presidente di Caritas Germania, in una nota inviata all’agenzia Fides. “Con questo simbolo vogliamo anche promuovere un rapporto rispettoso fra di noi… Indifferentemente dal fatto che si tratti di un bambino che raccoglie spazzatura in Brasile o di una persona senzatetto in Germania, ogni persona merita rispetto”. Con i fondi raccolti attraverso questa campagna, “Caritas international” sostiene quest’anno un progetto per bambini che raccolgono spazzatura in Brasile. Questi bambini e i loro genitori vivono di quello che gli altri buttano via. La maggior parte di loro non può frequentare la scuola, e perfino nei slums dove vivono sono emarginati. “Caritas international vuole offrire a questi bambini una vita migliore, una vita dignitosa, tramite aiuti materiali ma anche grazie ad un maggiore riconoscimento” dice Oliver Müller, direttore di “Caritas international”. “Caritas international” come agenzia per gli aiuti internazionali di Caritas Germania, è membro di Caritas Internationalis, nella quale si uniscono 162 agenzie nazionali. (R.P.)

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    In Cile oltre 10 mila giovani in pellegrinaggio al santuario di San Sebastiano

    ◊   Oltre 10mila giovani cileni, sabato scorso, si sono dati appuntamenti nella cittadina di Yumbel, nel sud del Paese, per il tradizionale pellegrinaggio al santuario di San Sebastiano. A guidarli l’arcivescovo di Concepciòn, mons. Ricardo Ezzati che, ricordando il clima elettorale che si vive nel Paese, ha definito il senso del raduno sostenendo che per le nuove generazione “l’unico candidato è Cristo”. Sono questi giovani, pieni di entusiasmo e di fede, ha spiegato il presule “quelli che possono offrire al Paese un futuro più bello”. Mons. Pedro Ossandón, vescovo ausiliare, ha aggiunto che questi giovani “ci regalano un grande futuro per il Cile perché hanno la forza di Dio, la forza della bontà e l’impegno a favore della giustizia e della solidarietà”. “Loro, qui, scoprono che la vita non può essere sprecata – ha aggiunto - anzi va consegnata a Dio ai fratelli”. Al pellegrinaggio si erano scritti quasi 7mila giovani ma sabato scorso si sono presentanti in almeno 10mila e ciò dimostra, ha precisato padre Francisco Llanca, consulente nazionale per la Pastorale giovanile che “nel loro cuore è viva l’ esperienza della fede”. “Per noi pastori – ha continuato - è un’enorme soddisfazione poiché ciò che vediamo ci conforta e conferma che siamo una Chiesa viva, piena di futuro”. Il motto del pellegrinaggio di quest’anno era appunto: “All’incontro con il Dio vivo” e con ciò si è voluto sottolineare, non solo l’insieme delle difficoltà e problemi che incontrano le nuove generazioni, ma anche la strada e la via per superare ogni ostacolo: l’esperienza di Dio nell’esistenza personale di ogni giovane. Prima della celebrazione eucaristica conclusiva, i giovani si sono intrattenuti in diversi momenti artistici e quasi la totalità di loro, divisi in gruppi, ha preso parte alle riflessioni organizzate per approfondire il senso dell’incontro e condividere gli impegni che saranno nell’agenda di lavori per il nuovo anno. (L.B.)

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    Plenaria dei vescovi del Cile sull'impegno missionario

    ◊   I vescovi del Cile tengono la loro Plenaria a Punta de Tralca, dedicando un’ampia parte dei lavori al confronto sull’impegno missionario delle loro realtà ecclesiali; per l’Episcopato cileno, come per altre Chiese latinoamericane, la ricorrenza del bicentenario dell’indipendenza dalla Corona spagnola è occasione di “bilanci” e di riflessione sul percorso umano e spirituale compiuto e sull’apporto che la Chiesa può offrire alla società cilena nei diversi ambiti di vita. Come si è detto, l’urgenza dell’evangelizzazione e la sfida di porre l’intera Chiesa in stato permanente di missione costituiranno uno dei temi principali di questa 98.ma plenaria, durante la quale i presuli esamineranno i frutti della Conferenza di Aparecida 2007 e l’invito rivolto allora alla comunità credente di andare incontro alle persone nei diversi ambienti per comunicare loro la gioia dell’incontro con il Cristo. Nel corso della riunione verranno inoltre esaminati aspetti rilevanti della realtà nazionale, a circa un mese di distanza dalle elezioni presidenziali e parlamentari del 13 dicembre prossimo. Nella giornata finale dei lavori, venerdì 20 novembre, i vescovi diffonderanno una “Dichiarazione pubblica”, in cui si riferiranno ai principali temi di interesse nazionale; nella stessa giornata prenderanno parte all’Eucaristia conclusiva, presieduta dal nunzio apostolico in Gran Bretagna, mons. Faustino Sainz, che assistette il cardinale Antonio Samorè nel processo di mediazione pontificia tra Cile e Argentina per il contenzioso australe; l’arcivescovo Sainz è in visita in Cile per il 25.mo anniversario della firma del Trattato di Pace e di Amicizia tra le due Nazioni sorelle. (M.V.)

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    Famiglia, lavoro e situazione politica alla plenaria dei vescovi dell’Uruguay

    ◊   Sono numerosi i temi affrontati dai vescovi dell’Uruguay nel corso della seconda assemblea Plenaria annuale, celebrata dal 4 all’11 novembre. Dalla famiglia, alla fecondazione, all’istruzione fino alla povertà, i presuli si sono soffermati anche sulle nuove forme della cultura di massa, sul lavoro, sull'etica della produzione e del consumo e infine sulla situazione politica. Due gli eventi che hanno caratterizzato quest’anno la riunione: la visita del vicepresidente della Pontificia Commissione per l’America Latina (Cal), mons. Octavio Ruiz, e l’organizzazione dell’Assemblea Generale del Celam, prevista per il 2011, che si terrà proprio in Uruguay. Alla fine i vescovi hanno eletto le autorità per il triennio 2010-2012; il presidente è mons. Carlos Collazzi, vicepresidente è mons. Rodolfo Wirz e il segretario generale è mons. Heriberto Bodeant. (B.C.)

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    Perù: celebrazione per i 160 anni della presenza della comunità cinese

    ◊   Ieri il cardinale Juan Cipriani Thorne, arcivescovo di Lima, ha presieduto nella basilica cattedrale di Lima, una Santa Messa per commemorare i 160 anni della presenza della comunità cinese in Perù. Alla Messa hanno partecipato anche un centinaio di fedeli del vicariato VIII dell'arcidiocesi di Lima che per la circostanza hanno fatto un pellegrinaggio alla Chiesa metropolitana per ottenere l'indulgenza plenaria in occasione dell'Anno Sacerdotale. Durante la sua omelia, l'arcivescovo di Lima ha ricordato che ogni comunità è organizzata attorno ai valori che si formano in essa. A questo proposito, ha invitato i fedeli presenti nella cattedrale, a formarsi una retta coscienza per difendere i valori fondamentali, come il diritto alla vita. In questo senso, il cardinale Cipriani ha ribadito la difesa del diritto alla vita dal concepimento alla morte naturale, ed ha invitato i fedeli a unirsi in questa crociata in difesa della vita, e le autorità peruviane a promuovere leggi che proteggano questo valore fondamentale nella società. L’arcivescovo di Lima ha salutato in modo particolare la comunità cinese per i suoi 160 anni di presenza e di lavoro in Perù: "Sappiamo che questa migrazione cinese è stata accolta in una comunità cristiana che l’ha illuminata con la fede e la speranza. Speriamo dunque che un giorno la Cina continentale apra le sue porte, nella libertà e nel rispetto per la fede cattolica. Che Dio benedica tutti voi membri della colonia cinese". Hanno concelebrato con il Cardinale Cipriani i vescovi ausiliari di Lima, mons. Raul Chau e mons. Adriano Tomasi, oltre ai sacerdoti del vicariato VIII dell'arcidiocesi di Lima. (R.P.)

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    L'arcivescovo di Rio de Janeiro invita alla pratica del silenzio

    ◊   L'arcivescovo di Rio de Janeiro, monsignor Orani João Tempesta, sostiene che l'aumento del “rumore assordante” sia segno di una “cultura che, cercando di fuggire da sé, spesso si rifugia nel torpore di una situazione che le fa cercare di dimenticare i problemi di ogni giorno”. “Al giorno d'oggi viviamo in un mondo circondato da suoni e rumori, e per questo è molto difficile sperimentare il silenzio”, ha affermato monsignor Tempesta in un comunicato diffuso dalla Conferenza nazionale dei vescovi del Brasile. C'è una “pratica di star sempre ad ascoltare uno o più apparecchi elettronici allo stesso tempo per non pensare molto alla vita ed essere distratti dalle amarezze del quotidiano. Siamo spinti - ha detto - dalla ricerca incessante di denaro; corriamo senza sosta per accumulare beni, e in questa ricerca siamo avvolti dal rumore di macchine, fax, campanelli, clacson, radio, TV, telefono cellulare, musica assordante, agitazioni e grida. E' interessante osservare come siamo diventati schiavi dei suoni e come le persone sembrino aver bisogno del rumore”. Secondo l'arcivescovo, il silenzio è necessario per l'equilibrio personale, “e soprattutto per incontrare Dio e noi stessi”. L'arcivescovo ha segnalato che anche Gesù “è molto chiaro” parlando della necessità della preghiera interiore, quando sottolinea “l'importanza del silenzio perché la figura del Padre possa risplendere in noi, e per questo Cristo consiglia: chiudere la porta della stanza, dire poche parole, restare in silenzio alla Sua presenza”. Mons. Tempesta ha inoltre ricordato che i grandi mistici, come San Giovanni della Croce, Sant'Ignazio di Loyola o Santa Teresa d'Avila, dicevano sempre che il silenzio è fondamentale perché Dio possa risplendere. “La nostra vita ha bisogno di questo equilibrio di silenzio, che grida la pace e la fraternità e ci rende ancor più animati nella missione di discepoli missionari”; “il silenzio cristiano è pieno della Parola di Dio e illumina le nostre vite”. Il presule ha quindi invitato i fedeli a rendersi conto dell'importanza del silenzio per la preghiera e la vita, un atteggiamento che promuove la “contemplazione delle verità eterne” e favorisce la “ricerca del volto di Dio”. (R.P.)

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    Costa d'Avorio: celebrati i 75 anni del clero e i 50 del seminario d’Anyama

    ◊   Ieri, Giornata nazionale per la Pace, alla presenza del cardinale Bernard Agré e del nunzio apostolico, mons. Ambrose Madtha, la Chiesa della Costa d’Avorio ha celebrato solennemente i 75 anni del clero ivoriano e i 50 anni del seminario maggiore del Sacro Cuore di Maria d’Anyama. La Santa Messa, durante la quale sono stati ordinati sacerdoti 59 diaconi, - riferisce l'agenzia Fides - è stata celebrata davanti alla cattedrale dedicata a San Paolo d’Abidjan, gremita da una folla di più di 7.000 fedeli. Alla Messa, che è stata presieduta da mons. Joseph Ake Yapo, arcivescovo di Gagnoa, presidente della Conferenza episcopale, hanno partecipato 556 sacerdoti e 19 Vescovi dei quali 3 emeriti. Erano presenti il Ministro Mel Eg Thédore in rappresentanza del Presidente della Repubblica e l’ex Primo Ministro Charles Konan Banny e altre alcune autorità politiche. L’omelia è stata pronunciata da mons. Bruno Kouamé, vescovo emerito d’Abengourou, uno dei più anziani vescovi della Costa d’Avorio. Durante l’omelia, il presule, dopo aver raccontato brevemente la storia del seminario e dei primi sacerdoti, ha esortato i sacerdoti a seguire coloro che li hanno preceduti nel ministero sacerdotale, come i primi evangelizzatori del Paese, la Società delle Missioni Africane. Alla fine, prima della benedizione, il rappresentante del Papa ha espresso le sue felicitazioni a tutto il clero a nome del Santo Padre e della Congregazione per l’Evangelizzazione dei popoli, invitando i sacerdoti a seguire Gesù casto, obbediente e povero come ha fatto San Giovanni Maria Vianney, Santo Curato di Ars. Ha chiesto loro di mettere in pratica le raccomandazioni dell’ultimo Sinodo dei Vescovi per l’Africa concernenti i sacerdoti. Era il 1° maggio 1934 quando venne ordinato mons. René Kouassi, il primo sacerdote ivoriano mentre è del 12 ottobre 1959 l'apertura del seminario maggiore d’Anyama, sotto la direzione dei Padri Eudisti. (R.P.)

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    Volontari indonesiani a servizio delle popolazioni colpite dal sisma di fine settembre

    ◊   Ormai sono dieci anni che gli attivisti cristiani di Humanitarian and Charity Group (KBKK) si distinguono nell’assistenza alla popolazione colpita dai disastri naturali. Si tratta di 400 attivisti - provenienti da ogni parte del Paese e anche di confessioni religiose diverse - che negli ultimi tempi hanno avviato un nuovo progetto per la ricostruzione e lo sviluppo della zona colpita dal sisma del 30 settembre scorso, “perché – dicono gli organizzatori - servire le persone in difficoltà è innanzitutto presentare l’amore di Dio”. L’associazione – riferisce Asianews - è nata all’indomani della tragedia umanitaria che si è consumata nell’ex-provincia indonesiana di Timor Est, teatro nel 1999 di una guerra sanguinosa. Allora moltissimi cattolici indonesiani hanno aderito alla missione per soccorrere i rifugiati timoresi, fuggiti nel distretto di Atambua per scampare alle violenze. Da ricordare il loro intervento per le vittime dello tsunami nel 2005; ogni volta i volontari restano nelle zone, non solo per tamponare le emergenze, ma anche per garantire il lento ritorno alla normalità. (B.C.)

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    Il rilancio della missione dei religiosi e delle religiose in Corea del Sud

    ◊   Si sono conclusi nei giorni scorsi in Corea del Sud due assemblee che hanno visto riuniti gli istituti religiosi maschili e femminili presenti nel Paese. In un comunicato, riportato dall’agenzia Fides, i religiosi e le religiose sono chiamati a “essere sale, luce e lievito nella società” e con questo spirito sono chiamati a vivere la loro missione. Nell’ambito della Conferenza dei superiori maggiori degli Istituti religiosi maschili è stato scelto come nuovo presidente padre Stephen Nam Song–woo, superiore provinciale della società di San Francesco di Sales, che ha esortato a cercare “nuove modalità per presentare il carisma della vita consacrata nella realtà della Chiesa coreana e nella società”. Una priorità è stata individuata nei giovani, che devono essere destinatari di appositi programmi di evangelizzazione e di pastorale giovanile. La Conferenza ha anche deciso di celebrare annualmente, ogni primo ottobre, in occasione della festa di Santa Teresa del Bambin Gesù, una speciale “Giornata Missionaria dei religiosi”, che metterà al centro la missionarietà della vita consacrata e sarà opportunità per diffondere iniziative e programmi vocazionali. Cambio alla guida anche per le Superiori degli Istituti religiosi femminili; è stata nominata presidente suor Aquina Youn Jeong-ok, superiora provinciale delle Suore di Notre Dame. (B.C.)

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    Usa: Messale Romano, matrimonio e tecnologie riproduttive al centro della Plenaria dei vescovi

    ◊   I vescovi degli Stati Uniti si riuniscono oggi a Baltimora per la loro assemblea generale d’autunno, che si aprirà con una concelebrazione eucaristica e proseguirà con incontri regionali. Nel pomeriggio si terrà la prima plenaria, aperta ai media accreditati. L’agenda dell’incontro prevede il discorso di fondo all’assemblea del cardinale Francis George, arcivescovo di Chicago, presidente della Conferenza episcopale degli Stati Uniti; dovranno inoltre essere designati con votazione i presidenti dei comitati per il Clero, Vita Consacrata e Vocazioni, Culto Divino, Giustizia interna e Sviluppo umano, Laicato, Matrimonio, Famiglia e Giovani, Migrazioni. Tra i testi che saranno sottoposti all’attenzione dei partecipanti figurano alcune sezioni del nuovo Messale Romano, la Lettera Pastorale “Matrimonio: vita e amore nel piano divino” e il documento sulle tecnologie riproduttive “L’amore che dona la vita nell’era della tecnologia”. I lavori della plenaria includono infine la presentazione di un rapporto preliminare sullo “Studio delle cause e del contesto degli abusi sessuali sui minori da parte del clero”, commissionato al John Jay College of Criminal Justice e di un rapporto della Conferenza nazionale per le vocazioni religiose sullo studio recentemente effettuato sulle vocazioni religiose. (M.V.)

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    Appello del primate anglicano Williams per una collaborazione tra Ong e comunità religiose

    ◊   “Nuove prospettive di fede e sviluppo”. E’ intorno a questo tema che a Londra, l’arcivescovo di Canterbury Rowan Williams ha riflettuto nel corso di un incontro nella sede dell’associazione fondata dall’ex premier britannico Tony Blair. Il primate anglicano ha evidenziato che è necessario uno scambio reciproco di esperienze tra le Ong che lavorano nei Paesi poveri e le comunità religiose di quei Paesi affinché – si legge sull’Osservatore Romano – sia possibile una “distribuzione di dignità” da affiancare al processo di presa di coscienza dei diritti dell’uomo. Lo sviluppo – ha ricordato l’arcivescovo – deve intendersi come “un aspetto di una più ampia crescita della dignità umana”. Non bisogna dunque cadere nell’errore di limitarsi a pensare che i Paesi ricchi debbano concedere maggiori aiuti economici ma invece trovare “un reciproco scambio di doni”. Fondamentale in tal senso che le ong laiche imparino ad allacciare proficui rapporti con le comunità religiose e d’altra parte i membri dei gruppi religiosi devono approfondire la conoscenza delle radici economiche della povertà. Il primate anglicano ha anche riconosciuto che la diffidenza di molte Ong è legata ad un costante accentuarsi del proselitismo religioso e che però va ricordato che “la fede in Dio va testimoniata” ma è necessario rimanere vigili. “A volte si esagera nel presentare la negatività dell’azione dei predicatori – ha detto – e non si considerano i vantaggi della collaborazione”. (B.C.)

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    Australia: nel 2010 Convention nazionale della Pastorale giovanile

    ◊   I giovani e il futuro della Chiesa in Oceania: per delineare sfide e prospettive del “dopo-GMG” i leader e i responsabili della Pastorale giovanile in Australia si riuniranno a Melbourne nel 2010 in una convention nazionale organizzata dalla Conferenza episcopale d’Australia. Come comunica all'agenzia Fides la Chiesa locale, sarà un evento per coinvolgere i giovani e i vertici della Chiesa in un percorso di dialogo, scambio di idee, socializzazione e rete. L’evento si svolgerà a Melbourne dal 1° al 3 ottobre 2012 e partirà dal tema prescelto per la “Giornata Mondiale della Gioventù” 2010, tratto dal brano del vangelo di Marco “Maestro buono, cosa devo fare per avere la vita eterna?” (Mc 10,17). La convention si gioverà di seminari e laboratori, stand con mostre, performance di giovani. “Dato che abbiamo sperimentato la grazia e l’entusiasmo della Giornata Mondiale per la Gioventù di Sydney, dobbiamo continuare a incontrarci, condividere e riflettere sulle forme e i mezzi per proclamare il messaggio di Cristo”, ha sottolineato mons. Joseph Grech, delegato dei vescovi per i giovani. L’evento si inserisce nel percorso delineato dalla Conferenza episcopale per la Pastorale giovanile in Australia, esplicitato nel 2009 dal documento “Consacrati e inviati”. (R.P.)

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    Le Chiese cristiane in Scozia preoccupate dalla depenalizzazione del suicidio assistito

    ◊   I leader delle tre principali Chiese della Scozia: cattolica, presbiteriana ed episcopaliana, hanno incontrato recentemente il primo ministro scozzese Alex Salmond per esprimere le loro preoccupazioni sulla recente depenalizzazione del suicidio assistito nella vicina Inghilterra. Il timore è che le nuove disposizioni possano essere ora introdotte anche nell’ordinamento giuridico scozzese, che è autonomo da quello inglese. “Restiamo contrari all’aiuto al suicidio e non vogliamo più vedere misure il cui scopo è di banalizzare questa pratica”, ha puntualizzato dopo l’incontro all’agenzia Eni il pastore presbiteriano Alexander Horsburgh. Le nuove direttive sono state pubblicate in Inghilterra e Galles lo scorso mese di settembre dopo la battaglia legale vinta da Debbie Purdy, una donna malata di sclerosi multipla che si era rivolta ai giudici per sapere quale sarebbe stato il destino del marito nel caso in cui questi l’avesse aiutata ad andare all’estero per un suicidio assistito. Esse stabiliscono che una persona che aiuta a morire un malato terminale non è penalmente perseguibile se non si può dimostrare che ha agito per ottenere un vantaggio economico personale. Il suicidio assistito resta comunque ancora un reato nel Regno Unito, ai sensi della legge del 1961. Nel luglio scorso la Camera dei Lord britannica ha rigettato una proposta di legge per renderlo legale. Contro la legalizzazione e la depenalizzazione del suicidio assistito si sono mobilitati in questi mesi i vescovi inglesi, gallesi e scozzesi e i movimenti pro-vita, ma anche la Chiesa anglicana e la comunità ebraica. In una dichiarazione congiunta lo scorso luglio, l’arcivescovo cattolico di Westminster, mons. Vincent Nichols, il Primate anglicano Rowan Williams e il Grande Rabbino d’Inghilterra Jonathan Sacks hanno evidenziato il pericolo che essa possa tradursi in una sorta di istigazione al suicidio verso le persone più vulnerabili che potrebbero convincersi, o essere convinte da altre, ad anticipare la propria morte. (L.Z.)

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    Messa del cardinale Foley a Pompei per l’Ordine del Santo Sepolcro

    ◊   “Possa la croce di Gerusalemme che ciascuno di noi indossa, essere testimone della nostra fede in Gesù Cristo che soffrì, morì e resuscitò in virtù dell’amore verso di noi”. E’ uno dei passaggi dell’omelia di ieri del cardinale John Foley, Gran Maestro dell’ordine del Santo Sepolcro di Gerusalemme, in occasione della messa nella Basilica di Nostra Signore di Pompei. In particolare il porporato – ricordando il giorno in cui avverrà la fine del mondo – ha evidenziato che, in quell’occasione, non si indosseranno i mantelli e le medaglie di cavalieri o dame del Santo Sepolcro di Gerusalemme. Gli abiti invece saranno “il nostro carattere di battesimo e di cresima, la fede di cui abbiamo dato prova – ha evidenziato il cardinale – e le opere buone che abbiamo compiuto”. Il porporato ha ricordato ancora che la vita eterna sarà meritata da chi ha vissuto con “particolare generosità”, non da chi sotto la propria uniforme ha nascosto falsità per ottenere “attenzioni o preferenze particolari”. (B.C.)

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    Il cardinale Rouco Varela ricorda la figura di Caballero de Gracia

    ◊   “Non è utile per nessuno e neanche per la società dimenticare il Vangelo". Così ieri l'arcivescovo di Madrid, cardinale Antonio Maria Rouco Varela, presidente della Conferenza episcopale spagnola, nella messa nella chiesa Real Oratorio Caballero de Gracia che si trova nel centro di Madrid. La funzione è stata celebrata in occasione del quarto centenario della nascita della “Congregación Eucarística Caballero de Gracia", fondata dal celebre sacerdote italiano Jacobo Trenci, alla fine del XVI secolo, e che venne detto appunto “Caballero de Gracia”. Proprio il religioso fu molto popolare nella sua epoca e della sua figura restano importanti tracce anche nella musica e nella letteratura. Il cardinale Rouco Varela, ricordando alcuni insegnamenti dell’enciclica di Benedetto XVI “Deus caritas est”, ha osservato che spesso accade che “al momento di vivere l'impegno sociale si dimentica il diritto alla vita”. “La vita si deve dare e non togliere – ha aggiunto il porporato - soprattutto nel caso degli esseri umani innocenti". Meditando sulla ricorrenza, in particolare sulla figura di Caballero de Gracia, “che seppe abbracciare con amore immenso la Croce di Cristo”, il cardinale Rouco Varela ha osservato che "l'uomo si trova oggi davanti ad un futuro certo e non incerto" come possono pensare alcuni. Caballero de Gracia ha infatti lasciato un'eredità importante a tutti poiché, ha spiegato il presidente dei vescovi spagnoli, egli "fu un uomo caritatevole" capace di ispirare "grande unità spirituale” e già quattro secoli fa “di promuovere l'unità dei regni della Spagna" con opere di carità, nella "prospettiva della grande lezione morale del Vangelo". (A cura di Luis Badilla)

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    Il cardinale Cordes a Madrid per il Congresso su Cattolici e Vita Pubblica

    ◊   Il cardinale Paul Josef Cordes, presidente del Pontificio Consiglio “Cor Unum”, sarà domani a Madrid, per partecipare all’11.mo Congresso Cattolici e Vita Pubblica, un appuntamento annuale promosso dall’Associazione Cattolica dei propagandisti e dalla Fondazione Universitaria San Paolo. “La politica al servizio del bene comune” è il tema dell’assise, che implicherà l’analisi delle questioni relative alla vocazione e all’impegno morale dei politici, ai fondamenti morali e pre-politici dello Stato, al diritto e all’esercizio dell’autorità, e alle basi che cementano la democrazia. Esemplificando, il Congresso Cattolici e Vita Pubblica cercherà di indicare un ordine sociale ed economico più giusto e di dare una risposta cristiana alla situazione attuale di crisi. Tra i politici europei, che parteciperanno all’incontro figurano: l’ex presidente della repubblica portoghese, Antonio Ramalho Eanes; l’ex primo ministro slovacco e co-fondatore del Movimento Democratico Cristiano, Ján Čarnogurský, l’eurodeputato italiano Mario Mauro; il membro della Camera dei Lord, David Alton; il deputato francese e presidente dell’Associazione Famiglia e Libertà, Christian Vanneste; e il vicepresidente della Camera italian, Maurizio Lupi. Ampia anche la partecipazione di politici spagnoli. (A.M.)

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    A Lourdes il Congresso mondiale dei medici cattolici

    ◊   Dal 6 al 9 maggio 2010, è in programma a Lourdes il 23.mo Congresso mondiale della Fiamc (Federazione mondiale dei medici cattolici), che rappresenta 60 associazioni nazionali di medici cattolici di tutti i continenti. Il tema scelto per questa edizione è: “La nostra fede di medici” che sarà affrontato – riferisce il Sir - attraverso numerosi contributi di importanti relatori internazionali. Le sessioni di lavoro saranno tenute in quattro lingue: francese, inglese, italiano e spagnolo. “La scelta di Lourdes come sede del congresso – ha sottolineato Franco Balzaretti, segretario nazionale dell’Associazione medici cattolici italiani – è molto significativa sia per il luogo di fede in sé, sia per gli aspetti medici legati alle tante guarigioni miracolose”. “I partecipanti – ha concluso - potranno così prendere parte ai ‘momenti forti’ di Lourdes, come il bagno alle piscine, e insieme riflettere su medicina e fede cristiana”.

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    24 Ore nel Mondo



    Somalia: le milizie islamiche attaccano le forze di pace

    ◊   Almeno sette i morti, tutti civili, dopo l’attacco a una base di peacekeeper africani nell'area nord di Mogadiscio. Gli attentatori fanno parte del gruppo integralista islamico “Shabaab”, ritenuto il braccio armato somalo di Al-Qaeda. Nel sud della Somalia si stanno creando tensioni sempre più profonde per i giochi di potere. Da una parte ci sono gli Shabaab, dall'altra i miliziani di Hisbul Islam, gruppo relativamente più moderato. Secondo un portavoce di Shabaab, alcuni miliziani del fronte di liberazione dell'Ogaden - ampia regione dell'est dell'Etiopia, da cinque anni in guerra contro il governo di Addis Abeba - starebbero combattendo al fianco degli Hisbul Islam; ma il gruppo indipendentista ha smentito ogni coinvolgimento.

    Iran-nucleare
    La centrale nucleare iraniana di Bushehr, la cui realizzazione è affidata a Mosca, non entrerà in funzione entro la fine di quest'anno, contrariamente a quanto indicato in precedenza. Lo ha annunciato il ministro dell'Energia russo Serghiei Shmatko, assicurando comunque per dicembre prossimo “seri progressi”. L'avvio della centrale di Bushehr, nella parte meridionale dell’Iran, è stato più volte rinviato: secondo alcuni osservatori, tali slittamenti sarebbero legati alle tensioni internazionali sul controverso programma nucleare di Teheran. Ma perché tante attese sul nuovo impianto? Giada Aquilino lo ha chiesto al prof. Riccardo Redaelli, docente di Geopolitica all’Università Cattolica di Milano:

    R. – I lavori di fatto sono conclusi, la centrale ormai è in ritardo di tantissimi anni. Evidentemente la pressione politica, le tensioni circa il programma nucleare iraniano stanno rallentando, anche se va detto che la centrale di Bushehr produce energia elettrica tramite un impianto nucleare, ma non pone problemi di proliferazione nucleare. I dubbi e le paure della comunità internazionale non riguardano la centrale ma riguardano invece i centri e gli impianti per la produzione di uranio arricchito. In ogni caso è evidente come la Russia non se la senta di avviare questa nuova centrale, fornendo le barre di uranio, mettendole in funzione senza un accordo quadro su tutto il programma nucleare iraniano.
     D. – Il dibattito sull’arricchimento dell’uranio all’estero è ancora aperto. Intanto, però, la Russia con Medvedev ha esortato da una parte l’Iran a ribadire gli scopi pacifici del programma nucleare e dall’altra prosegue a costruire questa centrale nonostante le preoccupazioni internazionali. Che linea è quella di Mosca?

     
    R. – È una linea che qualcuno definisce ambigua. Ultimamente a me sembra meno ambigua e più moderata. Non chiude una porta in faccia all’Iran; ha sempre cercato di trovare delle “exit strategy”, delle possibili soluzioni che non umiliassero Teheran. Ma, allo stesso tempo, inizia a mostrare un certo fastidio per i tatticismi iraniani, per i continui cambi di rotta. L’ultimo accordo che riguardava l’arricchimento dell’uranio, trasportare uranio arricchito all’estero proprio con le garanzie russe, era una soluzione che è stata fatta accettare a fatica agli americani ed anche ad altri Paesi. Gli iraniani prima hanno accettato ed ora sembrano essere orientati verso un rifiuto. Tutto questo ovviamente non facilita neanche gli amici di Teheran e di tutti quelli che cercano un compromesso che rassicuri la comunità internazionale ma non umili Teheran.

     
    Quinto attentato in una settimana in Pakistan: 3 morti e 20 feriti
    Almeno tre persone sono morte, mentre altre 20 sarebbero rimaste ferite, a causa di un'autobomba esplosa questa mattina in Pakistan contro un posto di polizia. L'attentato, il quinto in una settimana nel Paese asiatico scosso dalle violenze dei talebani legati ad Al Qaeda, è avvenuto nei pressi della base aerea militare di Badaber, nel distretto di Peshawar, al confine con l'Afghanistan. Il posto di polizia è stato in gran parte distrutto dalla deflagrazione, che ha lasciato sul suolo un cratere di circa tre metri di profondità.

    Almeno 3 morti in Afghanistan per un attacco al mercato di Tagab
    Almeno tre afghani sono morti ed una trentina sono rimasti feriti in un attacco al mercato di Tagab, nell'est dell'Afghanistan, poco lontano dal luogo dove si stava tenendo una riunione tra rappresentanti dell'esercito francese e personalità locali. Secondo quanto riferito oggi dallo stato maggiore francese a Parigi, tra i morti ci sarebbero bambini. Almeno una decina di feriti sono gravi. Tutte le vittime sono afghane. L'attacco, hanno riferito le autorità francesi, si è verificato mentre era in corso una “shura”, un'assemblea tra personalità locali, in presenza del comandante delle forze francesi nell'est del Paese, il generale Marcel Druart. La riunione, è stato precisato, doveva “fare il punto sulle missioni delle forze di coalizione e avviare dei progetti di sviluppo”.

    L’oro sfonda quota 1.129 dollari sui mercati asiatici
    Ancora un record per l'oro, che sui mercati asiatici sfonda quota 1.130 dollari. Il metallo prezioso è salito fino a 1.130,43 dollari, per poi ripiegare intorno a quota 1.129. A pesare, secondo l'agenzia Bloomberg, è la speculazione su un ulteriore calo del dollaro.
     
    Nigeria: primi colloqui di pace nel Delta del Niger
    Si sono svolti nel fine settimana ad Abuja, capitale della Nigeria, i primi colloqui formali nell’ambito del processo di pace tra il presidente Umaru Yar'Adua e il principale gruppo della ribellione per l’Emancipazione del Delta del Niger (Mend). Gli incontri si sono tenuti a distanza di due settimane dall’annuncio di una tregua “a tempo indeterminato” da parte dei ribelli. Secondo il quotidiano “This Day”, i termini di una possibile soluzione sarebbero stati raggiunti il mese scorso, quando il presidente Yar'Adua si è offerto di destinare fino al 10% dei proventi petroliferi alle comunità del delta del Niger. In armi dal 2006, il Mend sostiene di lottare per una più equa ripartizione dei profitti petroliferi del Delta, dai cui benefici sono finora rimaste escluse le popolazioni locali.

    Kosovo: alle amministrative vince il Pdk
    In attesa dei risultati ufficiali, in Kosovo rivendica la vittoria il Partito democratico (Pdk), del premier Hashim Thaci. Le prime elezioni dopo l’indipendenza dalla Serbia nel febbraio del 2008, hanno dato buon esito in almeno 20 dei 36 comuni in cui si è votato ieri. La Lega democratica del Kosovo (Ldk), del presidente Fatmir Sedjiu, alleata del Pdk al governo, afferma di aver vinto nella capitale Pristina e in molte altre municipalità. Secondo la Commissione elettorale, ha votato il 45.36% del milione e mezzo di elettori. Le elezioni sono state invece disertate dalla minoranza serba, specie al nord, dove la partecipazione è stata fra lo 0,2 e il 2,4%. Secondo la commissione elettorale, 22 dei 74 partiti in lizza nel Paese sono serbi.

    Myanmar: Aung San Suu Kyi chiede un incontro con il capo della Giunta
    Il premio Nobel e leader dell'opposizione birmana Aung San Suu Kyi, agli arresti domiciliari da tempo nella sua casa nella capitale Rangoon, ha scritto una lettera per chiedere un incontro con il capo della giunta al potere. Datata 11 novembre, la missiva di cui è entrata in possesso l'agenzia Reuters, afferma che Suu kyi, 64 anni, ha richiesto un incontro con il generale Than Shwe, per poter collaborare con la giunta nell'interesse del Paese, stabilendo così una linea di comunicazione con il governo. La notizia della lettera giunge dopo che il presidente americano Barack Obama aveva prospettato alla giunta un miglioramento delle relazioni se avesse condotto riforme democratiche e liberato i prigionieri politici, in particolare Suu Kyi. “Vorrei chiedervi caldamente di incontrarvi affinchè possiamo parlare di cooperazione con il Consiglio di Stato per la Pace e lo Sviluppo (la giunta al potere ndr) per lavorare nell'interesse della nazione”, scrive Suu Kyi. Se avvenisse, si tratterebbe del primo incontro tra l'uomo forte del potere birmano e Suu Kyi dall'arresto del 2003.

    Accordo Start-1 prorogabile fino a nuovo accordo
    L'accordo Start-1 sulla riduzione degli arsenali nucleari, che scade il 5 dicembre, può essere esteso finché Russia e Usa raggiungeranno un nuovo accordo: lo ha detto un rappresentante del dipartimento stampa del ministero degli esteri russo, come riferisce l'agenzia Interfax. “È giuridicamente possibile prorogare il vecchio trattato fino alla firma e alla ratifica del nuovo accordo”, ha dichiarato la fonte. Ieri i presidenti russo e statunitense, Dmitri Medvedev e Barack Obama, avevano ribadito la volontà di firmare un nuovo accordo entro dicembre.

    Cecenia: partito il primo volo internazionale dopo 15 anni
    È partito questa mattina il Boeing 757 con 200 pellegrini diretti in Arabia Saudita. Si tratta del primo volo internazionale in partenza dall'aeroporto della capitale cecena, dopo 15 anni. “Non ho parole per esprimere la mia gioia, sono molto contento che finalmente gli abitanti della nostra repubblica si possano spostare dove vogliono, e soprattutto sono molto felice che questo primo volo li porti in un terra santa”, ha detto il presidente della Cecenia Ramzan Kadyrov. Sono previsti altri sette aerei per trasportare circa duemila pellegrini nelle città sante di Mecca e Medina. La scorsa settimana il governo russo ha accordato all'aeroporto di Grozny lo status di aeroporto internazionale. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza e Chiara Pileri)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIII no. 320

     
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