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Sommario del 15/11/2009

Il Papa e la Santa Sede

  • Benedetto XVI all’Angelus: la Parola di Dio dona l’eternità. Nella Giornata per le vittime della strada, il Papa richiama la responsabilità sulla propria ed altrui vita
  • Oggi in Primo Piano

  • Si apre domani a Roma il Vertice mondiale sull'alimentazione: attesa per l'intervento del Papa
  • Elezioni in Kosovo a due anni dall'indipendenza. Le incognite sulla via di una reale riconciliazione
  • Incidenti stradali: tra le cause principali alcol, stupefacenti e velocità
  • Sciopero della fame in Italia dei malati dei sla, abbandonati dallo Stato
  • Le nuove opportunità di Tv2000, l'emittente della Chiesa cattolica sbarcata sul digitale terrestre
  • Anno sacerdotale: preghiera e scrittura. La testimonianza del giornalista don Angelo Magnano
  • "2012": film, campione di incassi, nel filone catastrofico di un'umanità persa nei suoi mali
  • Chiesa e Società

  • Cordoglio nella Chiesa ortodossa serba per la morte stamane del patriarca Pavle
  • “Accendere” il Colosseo per combattere la fame nel mondo
  • "La comunicazione nella missione del sacerdote": convegno all'Università Santa Croce
  • La Rosa d’oro concessa da Benedetto XVI al santuario de la Madonna della Cabeza, in Spagna
  • L’arcivescovo di Canterbury a Roma per il Colloquium sul cardinale Willebrands
  • Un sms contro lo sfruttamento sessuale e il lavoro minorile dei bambini del Nicaragua
  • Vent’anni fa la morte di padre Ignacio Ellacuria. Il tragico evento ricordato in un libro
  • La Conferenza episcopale Usa promuove una colletta per le famiglie povere
  • 24 Ore nel Mondo

  • Il presidente Obama chiude a Singapore il vertice Asia-Pacifico con gli altri grandi del mondo
  • Il Papa e la Santa Sede



    Benedetto XVI all’Angelus: la Parola di Dio dona l’eternità. Nella Giornata per le vittime della strada, il Papa richiama la responsabilità sulla propria ed altrui vita

    ◊   La Parola di Dio che trasforma il mondo. Benedetto XVI all’Angelus invita ad accogliere quel ‘seme’ che apre le porte dell’eternità. Nell’odierna Giornata per le vittime della strada il Papa richiama alla responsabilità della propria ed altrui vita. Il servizio di Roberta Gisotti:

     
    “Un dono inestimabile”: il Papa ha ringraziato il Signore per il “cammino di fede” “antico e sempre nuovo” compiuto “nella grande famiglia spirituale della Chiesa”, nell’anno liturgico che sta per concludersi tra due settimane.
     
    "E’ un dono inestimabile, che ci permette di vivere nella storia il mistero di Cristo, accogliendo nei solchi della nostra esistenza personale e comunitaria il seme della Parola di Dio, seme di eternità che trasforma dal di dentro questo mondo e lo apre al Regno dei Ciel".
     
    Si è poi soffermato Benedetto XVI sulla profezia di Cristo riguardo la fine dei tempi: “Il cielo e la terra – dice Gesu - passeranno, ma le mie parole non passeranno”. Cielo e terra per indicare l’intero universo.
     
    “La Sacra Scrittura non conosce ambiguità: tutto il creato è segnato dalla finitudine, compresi gli elementi divinizzati dalle antiche mitologie: non c’è nessuna confusione tra il creato e il Creatore, ma una differenza netta”.
     
    Le parole di Gesù non passeranno, perché “stanno dalla parte di Dio e perciò sono eterne”. “Cristo si paragona al seminatore e spiega che il seme è la Parola: coloro che l’ascoltano, l’accolgono e portano frutto fanno parte del Regno di Dio”, “rimangono nel mondo, ma non sono più del mondo”.

     
    “Portano in sé un germe di eternità, un principio di trasformazione che si manifesta già ora in una vita buona, animata dalla carità, e alla fine produrrà la risurrezione della carne. Ecco la potenza della Parola di Cristo.”

     
    E proprio “la Vergine Maria – ha concluso il Papa prima di recitare l’Angelus – è il segno vivente di questa verità”.

     
    Nei saluti ai fedeli Benedetto XVI ha ricordato l’odierna Giornata mondiale del ricordo delle vittime della strada, offrendo una preghiera particolare.

     
    “We pray for all who have been killed or injured in road accidents”.

     
    Quindi l’invito “a tutti coloro che percorrono le strade del mondo alla prudenza, nello spirito di responsabilità per il dono della salute e della vita propria e altrui” e una benedizione speciale a quanti viaggiano.

     
    Il Papa ha poi ringraziato i partecipanti all’Assemblea plenaria della Commissione episcopale europea, riuniti in questi giorni in Vaticano, per un confronto sulla cultura di Internet e la comunicazione della Chiesa, una “tematica di grande attualità”.

     
    Benedetto XVI ha infine colto l’occasione dell’odierna Giornata nazionale del ringraziamento, celebrata in Italia, per rivolgere un invito pressante.

     
    “Volentieri mi unisco spiritualmente a quanti sono riconoscenti al Signore per i frutti della terra e del lavoro dell’uomo, rinnovando l’invito pressante al rispetto dell’ambiente naturale, risorsa preziosa affidata alla nostra responsabilità”.

     
    Tra i pellegrini in piazza San Pietro 120 motociclisti della “Carovana internazionale per la libertà dei sequestrati”,iniziativa promossa dall’emittente colombiana Radio Caracol, da 15 anni portavoce delle vittime di pratica criminale, che dilaga in diversi Paesi latinoamericani. Carovana partita da Bogota il 3 novembre e che ha fatto tappa finale a Roma per incontrare il Papa.

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    Oggi in Primo Piano



    Si apre domani a Roma il Vertice mondiale sull'alimentazione: attesa per l'intervento del Papa

    ◊   Vigilia del Vertice mondiale sull’alimentazione, che si aprirà domani a Roma, nel Palazzo della Fao. Attesa per l’intervento del Papa, che verrà trasmesso in diretta su RaiUno a partire dalle ore 11. In segno di solidarietà con tutti gli affamati nel mondo, il direttore generale della Fao, Jaques Diouf, ha osservato ieri una Giornata di digiuno estendendo l’invito a chiunque voglia dire no a questa ingiustizia ed oggi si è unito all’iniziativa il segretario generale dell’Onu Ban ki-Moon. In vista dei lavori è stato presentato, nei giorni scorsi a Roma, il rapporto “La sfida della Fame 2009”, curato dall’Istituto internazionale di ricerca sulle politiche alimentari (Ifpri) di Washington. Il servizio di Roberta Gisotti:

    Mentre la crisi finanziaria internazionale sembra essere entrata nella fase discendente, la crisi alimentare globale, che ha visto i prezzi delle derrate agricole salire in modo vertiginoso - specie nei Paesi più poveri del sud est asiatico e dell’Africa sub-sahariana - non accenna a diminuire, ammonisce il rapporto. Basti citare la Somalia, dove quest’anno i costi dei prodotti alimentari hanno registrato impennate del 400 per cento, mettendo in ginocchio intere popolazioni già colpite da conflitti e povertà diffusa. La ripresa economica internazionale e la conseguente crescita dei prezzi petroliferi potrebbe comportare un ulteriore crescita dei prezzi riducendo l’accesso al cibo, con il rischio di carestie diffuse. Lo studio è stato pubblicato in Italia dall’associazione Link2007, che raggruppa 11 tra le più importanti organizzazioni non governative. Non si tratta di promuovere un’iniziativa culturale - ha spiegato ai nostri microfoni il presidente di Link2007, Arturo Alberti - ma piuttosto di offrire una fotografia di una realtà drammatica che ci commuove e di cercare insieme delle risposte. Non ci scoraggiamo allora - ha detto - davanti a questi dati per non dimenticare il lato umano della lotta alla fame nel mondo.

     
    R. – Sì, perché noi essendo organismi di volontariato e di cooperazione, che vivono in mezzo alla gente, siamo interessati alle statistiche per sapere cosa bisogna fare, ma siamo soprattutto appassionati al destino delle persone che incontriamo. E quando vediamo che soffrono, che sono abbandonate, che sono emarginate, dentro di noi scatta una responsabilità, un desiderio di far qualcosa.

     
    D. – Questo rapporto sarà portato all’attenzione del prossimo vertice della Fao. Che cosa si chiede ai leader mondiali, soprattutto quelli dei Paesi più ricchi e industrializzati?

     
    R. – Di guardare alla cooperazione e allo sviluppo dei popoli come ad un’opportunità nel terzo millennio. O andremo tutti insieme verso una condizione di vita migliore, verso la pace e verso la convivenza civile, o non ci potremo andare in un piccolo gruppo di uomini. Quindi, noi chiediamo ai grandi capi di Stato che prendano coscienza della necessità, non di dare qualche soldo in più o qualche soldo in meno, secondo le circostanze, ma di assumersi la responsabilità dello sviluppo.

     
    Al Vertice mondiale sono attese delegazioni di 150 Paesi e almeno 60 capi di Stato e di governo, in massima parte – si dice - provenienti da Paesi arabi e africani, ma non si conosce la lista. Intanto sono già arrivati ieri a Roma il presidente del Brasile Lula e dello Zimbabwe Mugabe, ed oggi è in corso un pre Vertice in rosa, di first lady dei Paesi non allineati, guidato dall’Egiziana Suzanne Mubarak. La speranza è che il Vertice mondiale alimentare non si risolva in una passarella di leader con mogli e affollate delegazioni al seguito, con ingenti costi di viaggio, soggiorno e misure di sicurezza, senza ancora una volta beneficio per oltre un miliardo di persone che non hanno cibo per vivere.

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    Elezioni in Kososo a due anni dall'indipendenza. Le incognite sulla via di una reale riconciliazione

    ◊   A quasi due anni dall’indipendenza il Kosovo affronta oggi il suo primo appuntamento elettorale. Le consultazioni, a livello locale nella difficile zona di Mitrovica, coinvolgono sia la popolazione maggioritaria albanese sia la minoranza serba che, tuttavia, non ha mai riconosciuto la separazione del Kosovo dalla Serbia. Per un quadro sulla situazione nel giovane Stato balcanico Stefano Leszczynski ha intervistato Roberto Morozzo della Rocca, esperto dell’area balcanica delle Comunità di Sant’Egidio.

    R. – La situazione del Kosovo attuale è stabilizzata, dal punto di vista politico, perché c’è questa coalizione forte tra il partito di Thaci e l’ex partito di Rugova. C’è quindi governabilità, c’è una situazione non conflittuale a livello politico se non con gli esclusi, come Ramush Haradinaj. Ma la maggioranza è stabile e forte. Al tempo stesso, però, c’è una situazione generale di corruzione. Questo è un handicap per la partecipazione del Kosovo al concerto internazionale.

     
    D. – Abbiamo visto spesso che il processo di sviluppo democratico in molti Paesi richiede un tempo lunghissimo. Sarà così anche per una sorta di riconciliazione nazionale all’interno del Kosovo tra le varie etnie?

     
    R. – Io non so quanto le varie etnie riusciranno ad arrivare ad una riconciliazione in Kosovo. Di fatto sono separate, hanno sempre vissuto una reciproca apartheid. In questo momento i pochi serbi rimasti sono rigidamente protetti dalle forze internazionali residue, così come gli albanesi devono essere protetti nella zona di Mitrovica. Non credo che si andrà facilmente ad un futuro di convivenza tra queste diverse etnie. C’è da dire che, forse, l’unica novità è che i giovani serbi sono meno interessati alla questione del Kosovo: sono soprattutto le generazioni di adulti, anziani che tengono questo punto di nazionalismo.

     
    D. – Quali dovrebbero essere le direttrici per lo sviluppo del Kosovo? Su cosa dovrebbe puntare?

     
    R. – Bisognerebbe passare da un’economia che si fonda su due pilastri: uno è la criminalità, con i traffici neri, e l’altro sono le rimesse degli emigrati. Da questa economia bisognerebbe passare ad un’economia normale, sostenibile e quindi un’economia che produce qualche cosa e che non si limita soltanto all’importazione, basata sulla correttezza; non un’economia clanica come è attualmente.

     
    D. – Si possono immaginare queste elezioni locali come un test elettorale per future elezioni generali?

     
    R. – Non credo che sposteranno di molto gli equilibri politici del Paese perché i maggiori partiti sono coalizzati. Sarà interessante vedere, se e quanto, i serbi andranno a votare nelle loro zone.

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    Incidenti stradali: tra le cause principali alcol, stupefacenti e velocità

    ◊   Si celebra oggi la ''Giornata Mondiale del Ricordo delle Vittime della Strada''. Tante le iniziative anche in Italia per un fenomeno che il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha definito drammatico e che coinvolge soprattutto i giovani. In Europa la situazione non è migliore: è fallito l’obiettivo di dimezzare il numero delle vittime entro il 2010 e l’Italia resta agli ultimi posti, nonostante quest’anno ci sia stato un calo importante della mortalità del 7,8%. Lo spiega Carmelo Lentino, presidente della Campagna nazionale per la sicurezza stradale Basta un attimo, al microfono di Gabriella Ceraso:

    R. – Effettivamente, la mortalità diminuisce dell’8 per cento ma l’attenzione deve rimanere ancora alta perché sono sempre 13, in media, le persone che ogni giorno muoiono sulle strade italiane.

     
    D. – Secondo gli ultimi dati, i sinistri più gravi sono quelli riguardanti le strade extra urbane; luglio è il mese 'nero' e il venerdì il giorno con più incidenti. Quale fascia d’età è la più colpita?

     
    R. – Oltre il 50 per cento dei morti sono giovani di età compresa tra i 16 ed i 35 anni, persone che abitualmente durante il fine settimana usano alcolici, in alcuni casi sostanze stupefacenti, ma soprattutto a cui piace correre. E’ ovvio che ci sono vittime inconsapevoli, cioè persone che si trovano coinvolte nell’incidente senza avere alcun genere di responsabilità.

     
    D. – Quindi, possiamo dire che i comportamenti scorretti sono la causa principale dei sinistri?

     
    R. – Sì, nella maggior parte dei casi: l’alcol o sostanze stupefacenti, la velocità, le cinture di sicurezza non allacciate, ma anche l’utilizzo del cellulare.

     
    D. – Eppure, in Italia non mancano né le campagne di informazione né tanto meno la presenza di tutor, di autovelox … Che cosa resta ancora da fare?

     
    R. – Secondo me, ci vorrebbe una maggiore percezione reale del controllo sul territorio: maggiori controlli, controlli più coordinati. Ci sarebbe la necessità di una cabina di regia, proprio con funzioni di coordinamento.

     
    D. – Qual è la situazione nel contesto dell’Europa? Quali sono gli obiettivi?

     
    R. – L’obiettivo dell’Europa, emanato nel 2003, fissava di dimezzare le vittime sulla strada entro il 2010. E’ un obiettivo che non sarà pienamente raggiunto: in Italia in modo più marcato, in altri Paesi in modo un po’ meno marcato. Pare che per gli Stati membri la diminuzione media di mortalità si attesti tra il 30 e il 40 per cento. Quello che a livello europeo dovrebbe essere fatto è uniformare norme più stringenti, quindi anche inasprimento delle sanzioni per chi – ad esempio – si mette alla guida sotto l’effetto di alcol o sostanze stupefacenti, ma anche – dall’altro lato – nell’investire o re-investire in sicurezza stradale.

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    Sciopero della fame in Italia dei malati dei sla, abbandonati dallo Stato

    ◊   Uno sciopero della fame per abbattere il muro dell’indifferenza: è la drammatica forma di protesta messa in atto, nei giorni scorsi, da alcuni malati di Sla, Sclerosi Laterale Amiotrofica, per protestare contro la mancanza di una degna assistenza domiciliare a questi malati in Italia. Lo sciopero della fame, iniziato il 4 novembre scorso, è stato interrotto due giorni fa quando il viceministro alla Salute, Ferruccio Fazio, ha annunciato la convocazione di una riunione straordinaria della Consulta per le malattie neuromuscolari, tra cui anche la Sla. Ma sulle ragioni della protesta ascoltiamo l’intervista di Fabio Colagrande a Salvatore Usàla, 56 anni, malato di Sla, tra i promotori dello sciopero, che per parlare utilizza un computer:

    D. – Buongiorno, professor Usàla, grazie per aver accettato il nostro invito…

     
    R. – Buongiorno a lei, per me è un piacere. Grazie a voi.

     
    D. – Vuole spiegarci brevemente perché voi, malati di Sla, avete iniziato questo sciopero della fame?

     
    R. – In Italia vige un clima di ipocrisia dilagante. Siamo la settima potenza mondiale e lasciamo i malati gravissimi soli con le famiglie e con la loro disperazione. Bisogna purtroppo fare dei gesti eclatanti per farsi notare ed avere delle risposte.

     
    D. – Siete soddisfatti della risposta del governo?

     
    R. – Soddisfatti è una parola grossa. Aspettiamo fiduciosi che l’apertura del ministro Fazio si trasformi ora in concretezza.
     
    D. – Vuole ricordarci di che tipo di assistenza ha bisogno un malato di Sclerosi laterale amiotrofica?

     
    R. – Un malato Sla ha bisogno di una assistenza che dipende dall’ingravescenza della malattia. Nella fase avanzata, quando per vivere si dipende dal respiratore, c’è bisogno di una persona vigile e preparata 24 ore al giorno.

     
    D. – La cura e il rapporto domiciliare sono per voi la condizione ideale, non è vero?

     
    R. – Niente può sostituire il calore, l’affetto e l’amorevolezza dei tuoi cari. Vivere in un centro è come essere animali in gabbia.

     
    D. – Quali sono le maggiori difficoltà dei familiari?

     
    R. –Il problema maggiore è il carico fisico e psicologico, che non ti lascia mai tranquillo. Le giornate sono pesanti e l’accumulo di fatica e stress crea danni irreparabili.

     
    D. – In Sardegna, dove lei vive, che tipo di assistenza è prevista per legge?

     
    R. – In Sardegna siamo relativamente fortunati. Io ho dieci ore di assistenza, ma le altre 14 ore ho soltanto mia moglie, che è sola. E’ uno sfinimento progressivo, ma inesorabile.

     
    D. – E nel resto d’Italia?

     
    R. – L’assistenza è a macchia di leopardo: in Sicilia, ad esempio, c’è lo zero assoluto; in Piemonte, due ore la settimana; e, la ricca Lombardia, cinque ore settimanali, più un assegno di 500 euro al mese. La situazione è desolante. C’è tanto da fare.

     
    D. – Professore, lei ha scritto che la preoccupa più la mancanza di linea adsl che una notte insonne: cosa intendeva?

     
    R. – La comunicazione è vita. Senza internet mi sento un pesce fuor d’acqua. La mia vita è in rete.

     
    D. – Ha scritto anche che questa malattia le ha fatto riscoprire i valori della vita. In che senso?

     
    R. – La solidarietà, che prima vedevo come un valore astratto, ora per me rappresenta la ragione della vita stessa. Per questo motivo ho intrapreso questo cammino di lotta. La mia vita non mi appartiene e la dedico alla ricerca di giustizia sociale.

     
    D. – Professor Usàla, lei crede che nell’opinione pubblica ci sia ancora troppa indifferenza nei confronti di chi come voi è affetto da malattie così gravi ed invalidanti?

     
    R. – Viviamo in un’epoca in cui trionfa l’individualismo e l’indifferenza. C’è tanto da fare, ma sono certo che lanciare messaggi d’amore, di solidarietà, di civiltà sia utile e alla lunga sia anche premiante.

     
    D. – La ringraziamo per essere stato con noi!

     R. – Grazie a voi e un caro saluto agli ascoltatori.

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    Le nuove opportunità di Tv2000, l'emittente della Chiesa cattolica sbarcata sul digitale terrestre

    ◊   In Italia prosegue il passaggio del sistema televisivo al Digitale Terrestre che dovrà essere completato entro il 2012. Dopo la Sardegna, la Valle d’Aosta, il Piemonte e il Trentino, toccherà domani al Lazio, esclusa per ora la provincia di Viterbo. La popolazione laziale interessata al processo di digitalizzazione della Tv italiana è di oltre 4 milioni e mezzo di persone, di cui 2 milioni e 700 mila abitanti nella sola provincia di Roma. La capitale sarà la prima grande città europea ad abbandonare completamente la Tv analogica. Per la prima volta la Chiesa cattolica italiana avrà una rete televisiva nazionale, Tv2000 – già Sat2000 – oltre ad un canale satellitare di servizio per offrire news e programmi alle Tv cattoliche locali del Circuito Corallo. Al microfono di Luca Collodi, il presidente del Corallo, Luigi Bardelli.

    R. – Intanto per vedere Sat2000 – che con il digitale terrestre si chiama Tv2000 - non bisognerà più avere il satellite ma sarà un canale come la Rai che si vede in tutta Italia con il decoder o i nuovi televisori con sintonia digitale incorporata. Avremo a disposizione questo canale della Chiesa cattolica italiana con tutti i servizi e le informazioni sulla vita della Chiesa. E questa è una novità, perché - appunto - potranno vederla tutti e non solo chi possiede la parabola del satellite. Per Sat2000, ripeto ora Tv2000, si rafforza anche l’offerta televisiva già ampia, perché un conto è farla con un’ottica satellitare, un conto è invece calare a terra e farla con un’ottica terrestre.
     
    D. – I cattolici italiani avranno quindi un canale nazionale, per altro già apprezzato sul satellite, ma cosa cambia invece per le Tv cattoliche locali?

     
    R. – Esatto. L’altro punto riguarda proprio il discorso delle Tv locali cattoliche: oltre 70 Tv locali, che dalle Alpi alla Sicilia, sono piccole e grandi nel complesso del sistema informativo dei cattolici in Italia. Fino ad oggi queste Tv sfruttavano dei servizi che Sat2000, essendo sul satellite, rimandava a terra proprio grazie alle Tv cattoliche che si trovavano sul territorio. Non potrà più essere così quando tutto lo switch off – cioè il cambio tra analogico e digitale sarà fatto in tutta Italia – e questo avverrà nel 2012. Con la trasmissione in digitale le Tv locali avranno l’opportunità di avere cinque canali, invece che uno, e questo sarà un vantaggio. Certo, bisogna sapere che cosa metterci dentro e dopo averlo saputo ed immaginato, ci vogliono i soldi per produrre. Fino ad oggi tutto questo era supportato anche da Sat2000 che forniva alla Tv cattolica locale parte del palinsesto dei programmi. Cosa succederà d’ora in poi? La Conferenza episcopale italiana, che ha questo patrimonio notevolissimo di circa 70-80 televisioni sparse sul territorio nazionale, non le abbandonerà – anche per volere di tutti i vescovi – e si sta adoperando per fornire ugualmente con un satellite di servizio supporti anche alle Tv locali. Ma soprattutto metterà forse in grado le Tv locali di fare anche rete, quella rete che permetterà di trasmettere, ad esempio in Toscana, delle cose di valenza nazionale che avvengono in Sicilia e viceversa. Insomma, ci potrà essere uno scambio accentuato di questi servizi e potrà essere davvero una buona opportunità. E’ una strada un po’ faticosa, va studiata bene, ma potrebbe essere davvero una nuova opportunità anche per le Tv cattoliche.

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    Anno sacerdotale: preghiera e scrittura. La testimonianza del giornalista don Angelo Magnano

    ◊   Preghiera e scrittura: due vocazioni che hanno segnato la vita di don Angelo Magnano, sacerdote e giornalista di Savona. La passione per la notizia e per la vita consacrata sono, infatti, sbocciate in lui sin da ragazzo. Dopo i primi articoli scritti sui banchi di scuola, don Angelo ha lavorato per il quotidiano “L’Eco di Bergamo”. Quindi, l’approdo all’Università, la laurea in Lettere e la chiamata al ministero sacerdotale. Due strade che oggi il religioso porta avanti insieme, dirigendo l’Ufficio regionale per le comunicazioni sociali della Liguria, il mensile diocesano “Il Letimbro” e la comunità parrocchiale di San Francesco di Paola-San Lorenzo a Savona. Al microfono di Isabella Piro, ascoltiamolo raccontare come si conciliano la vocazione sacerdotale e quella giornalistica:

    R. – Il giornalismo abitua ad uno stile essenziale, conciso, abbastanza diretto nel linguaggio e questo nel fare, ad esempio, le omelie mi ha molto aiutato perché se c’è un difetto spesso delle omelie di noi preti è quello di essere un po’ verbose, prolisse. Invece nel giornalismo uno è abituato ad essere molto diretto. Anche nello scrivere, chiaramente, perché penso che lo scrivere aiuti ad elaborare meglio ciò che si vuol dire e, quindi, aiuta anche nel ministero.

     
    D. – Benedetto XVI ricorda sempre l’importanza dei mezzi di comunicazione sociale per l’evangelizzazione. Come mettete in pratica questo insegnamento?

     
    R. – Credo che ogni curia dovrebbe dotarsi dello strumento dell’ufficio stampa perché è un modo per far sentire la voce della Chiesa negli organi di stampa cosiddetti laici. Io vedo che più uno interagisce con competenza e professionalità con questi organi tanto più ottiene anche spazio.

     
    D. – Come è nata invece la sua vocazione alla vita sacerdotale?

     
    R. – E’ maturata soprattutto negli anni dell’università. Dopo il Liceo, io ho fatto Lettere a Genova e durante quegli anni ho maturato questa scelta. Direi che sono tre i fattori in gioco: un’esperienza forte di gruppo giovanile, il servizio caritativo e una direzione spirituale, e chiaramente una vita di preghiera che era già iniziata prima di entrare in seminario.

     
    D. – Cosa ha dato la vocazione sacerdotale alla sua professione giornalistica?

     
    R. - Forse più che essere prete è l’essere cristiano che mi orienta anche nel dirigere il mensile e nel dare una certa attenzione a determinati temi che magari la stampa quotidiana ignora. Un’attenzione ai più deboli e a certe realtà che hanno poca voce.

     
    D. - Se lei dovesse dare un consiglio ad un giovane che volesse intraprendere la sua duplice strada, appunto quella di sacerdote e giornalista, quale consiglio darebbe?

     
    R. – E’ chiaro che a un giovane che intraprende un cammino presbiteriale darei certi consigli: soprattutto, di curare molto la vita comune nel rapporto con gli altri preti, nel rapporto con i poveri, nella vita di preghiera. Ad un futuro giornalista darei altri consigli che comunque vanno sempre nella direzione analoga che è quella del rispetto della carità verso gli altri, perché penso che anche il giornalismo sia una forma di carità verso gli altri se è vissuto bene e non con l’ottica di trasformare le persone in carne da mettere nel tritacarne come purtroppo spesso è oggi: un giornalismo che non ha nessun rispetto per la persona. Secondo me anche un giornalista che vuole essere cristiano dovrebbe mettere insieme questi due aspetti, questa carità vissuta nella dimensione pastorale e nella dimensione professionale.

     
    D. - Su quali principi si dovrebbe basare, quindi, un giornalismo etico per definirsi tale?

     
    R. – Da un punto di vista cristiano direi quelli del Vangelo. Poi sono sempre convinto che certi valori vanno anche al di là del Vangelo, cioè possono essere condivisi anche da chi ha un approccio laico, non per forza confessionale.

     
    D. - Se tornasse indietro rifarebbe la stessa scelta di vita sacerdotale?

     
    R. – Certamente! Anche perché la mia prima fondamentale attività è quella di essere parroco per cui gran parte della mia vita si spende in parrocchia e non tanto nel giornalismo. Lo rifarei perché il cammino in questa realtà mi ha dato molto e mi ha permesso di crescere davvero tanto; essere sacerdote è un grande dono che io ricevo prima di tutto dagli altri. E’ vero che il sacerdote è un dono per gli altri però io penso anche a quanto ricevo dalle persone che incontro, dalle esperienze che vivo, e credo che non ho nessuna intenzione di cambiare strada. Anzi mi sembra proprio di volerla riconfermare giorno per giorno.

     
    D. – Don Angelo, qual è il suo auspicio per l’anno sacerdotale in corso?

     
    R. – Intanto, che aiuti i sacerdoti un po’ in crisi, un po’ in difficoltà a rimotivare il loro cammino e poi per la mia povera diocesi di Savona l’auspicio è che porti qualche nuova vocazione, perché è un periodo non di grande fioritura.

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    "2012": film, campione di incassi, nel filone catastrofico di un'umanità persa nei suoi mali

    ◊   E uscito sugli schermi italiani, primo negli incassi mondiali del fine settimana con oltre 170 milioni di dollari, 2012, l’ultimo catastrofico film di Roland Emmerich che prende spunto dal calendario Maya per raccontare la fine del mondo. Uno spettacolo di grandi proporzioni, ricco di incredibili effetti speciali, che denuncia il peccato dell’umanità anche nel gestire gli ultimi tempi e la salvezza, spogliata di ogni dimensione biblica ed escatologica. Il servizio di Luca Pellegrini:

    A differenza dei Maya, con il loro complesso calendario a cicli, la Bibbia non ha date certe sulla fine del mondo: sappiamo, come riferisce Gesù nel Vangelo della liturgia odierna, che la venuta del “Figlio dell’uomo” non è iscritta in nessun calendario terreno e nessuno può presumere di conoscerne il giorno e l’ora, eccetto il Padre. Una sola cosa è certa: “Il Signore è venuto, viene e verrà” e “Noi attendiamo il suo ritorno”. Così i millenarismi sono banditi dalla visione cristiana del tempo e dalla sua escatologia, mentre, invece, pullulano nella letteratura e nel cinema. Con l’avvicinarsi di una data fatidica, il 20 dicembre del 2012, giorno in cui misteriosamente il computo del tempo di quella antica civiltà si arresta, Roland Emmerich, regista tedesco emigrato a Hollywood ed esperto in kolossal spettacolari, nei quali la povera terra è messa a repentaglio vuoi da alieni cattivi, come in Indipendence Day, vuoi da glaciazioni devastanti (era L’alba del giorno dopo), completa ora la sua “trilogia delle catastrofi” con la più spettacolare e devastante di tutte: 2012, in cui la fine del mondo viene immaginata e raccontata con dovizia di effetti speciali e di dollari. La terra si liquefa all’interno e trema in superficie: tutto si sfalda e sgretola, la città di Los Angeles, il Cristo di Rio, la Cappella Sistina e San Pietro, un monastero buddista, il parco di Yellowstone, con vulcani che eruttano meteoriti infiammate, porzioni di terra che scivolano nell’oceano, onde di oltre un chilometro di altezza che si riversano, immancabilmente, sulla Casa Bianca e si insinuano possenti tra la catena dell’Himalaya. Il ritmo del racconto è decisamente sostenuto, frenetico e molto accattivante: lo scrittore depresso John Cusack scopre casualmente come stanno andando davvero le cose e soprattutto come finiranno e cerca con ogni mezzo di salvare la famiglia tentando di raggiungere le enormi arche pronte ad accogliere una parte dell’umanità, selezionata dalla classe dirigente in base al più disgustoso ed ipocrita dei criteri, ossia la ricchezza. Chi se lo può permettere, infatti – e sono principalmente milionari americani, oligarchi russi e principi arabi – avrà una chance, ma il resto dell’umanità, tenuto prudentemente all’oscuro di tutto, dovrà inevitabilmente soccombere. Non solo contro i cataclismi, dunque, combatterà l’eroe improvvisato e coraggioso, ma contro l’ingiustizia, la falsità, l’arroganza del potere, che accompagnano così l’umanità fino agli ultimi istanti della sua esistenza. Poi l’onda immane arriva davvero, le arche galleggiano e corrono verso il nuovo Ararat, questa volta emerso in Sud Africa: ricomincerà forse tutto daccapo, aspettando una nuova catastrofe e il cinema il probabile seguito.

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    Chiesa e Società



    Cordoglio nella Chiesa ortodossa serba per la morte stamane del patriarca Pavle

    ◊   È morto questa mattina a Belgrado il patriarca della Chiesa ortodossa serba, Pavle, al secolo Gojko Stojcevic. La notizia è stata diffusa dalla stampa locale. Pavle aveva 95 anni ed era patriarca dal 1990. Aveva più volte denunciato le condizioni critiche della popolazione cristiana del Kosovo, gli attacchi contro i monasteri e i cimiteri cristiani, le aggressioni verso i religiosi, di cui lui stesso era stato vittima, e l’esodo forzato oltre i confini kosovari. Il suo ministero era iniziato durante il periodo cruciale della disgregazione della Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia e Pavle, pur facendo restare la Chiesa serba lontana dalle lotte politiche, aveva rivolto numerosi messaggi al popolo e alle autorità affinché i conflitti potessero risolversi in modo pacifico, il processo democratico fosse riconosciuto e si creasse in Serbia uno Stato democratico. Nel 1999 aveva spostato il patriarcato di Serbia da Belgrado - in cui era stato trasferito negli anni '30 del secolo scorso - all'antica sede di Peć per essere vicino ai pochi fedeli ortodossi rimasti, dopo gli ultimi esodi, in una regione a stragrande maggioranza etnica albanese. A causa delle sue condizioni di salute il Sinodo aveva dichiarato nell'aprile 2007 il metropolita di Zagabria guardiano del trono di San Sava facente funzioni patriarcali. In maggio Pavle era però tornato a svolgere pienamente le proprie funzioni fino al nuovo ricovero, nel novembre 2007; quindi il Sinodo aveva nominato il metropolita del Montenegro Amfilohije Radović nuovo guardiano del trono, senza sostituire, comunque, ufficialmente Pavle alla guida della Chiesa ortodossa serba. (L.G.)

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    “Accendere” il Colosseo per combattere la fame nel mondo

    ◊   “Illuminare” i leader riuniti nel Vertice mondiale dell’alimentazione affiché combattano la fame nel mondo. È il messaggio lanciato alla vigilia del summit mondiale sulla sicurezza alimentare che si terrà alla Fao da domani al 18 novembre da Action Aid. L’associazione, in collaborazione con il Comune di Roma, farà accendere il Colosseo per puntare i riflettori sul diritto di ogni essere umano ad un’adeguata alimentazione. La mobilitazione partirà da Roma, oggi alle ore 18, per poi estendersi a tutti i Paesi in cui ActionAid è presente, dove migliaia di persone accenderanno candele contro la fame. L’iniziativa mondiale, che ha già raccolto nell’arco di una sola giornata l’adesione di oltre 70 mila persone di 192 Paesi diversi, viaggerà anche sul web grazie ai social network e al sito Avaaz.org. Il portale inviterà centinaia di migliaia di persone in tutto il mondo a dire "stop alla fame" e ad accendere una candela per illuminare i propri capi di Stato presenti al Vertice. (L.G.)

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    "La comunicazione nella missione del sacerdote": convegno all'Università Santa Croce

    ◊   “La comunicazione nella missione del sacerdote”. E’ il tema attorno al quale ruoterà la giornata di studio promossa dalla Facoltà di Comunicazione Sociale Istituzionale della Pontificia Università della Santa Croce di Roma, il prossimo mercoledì 18 novembre. In occasione dell'Anno Sacerdotale, rende noto l’agenzia Zenit, l'evento vuole ricordare che "ogni sacerdote è un comunicatore: sia in se stesso, in quanto sacramentalmente rappresenta Gesù Cristo, sia in quanto portatore di grazia e ministro della Parola di Dio". Due le tematiche principali che verranno affrontate nel corso della giornata: al mattino la sessione di lavori aperta da mons. Mauro Piacenza, segretario della Congregazione per il Clero, si occuperà della funzione comunicativa del sacerdote in relazione alla sua consacrazione sacramentale. Durante il pomeriggio, i lavori presieduti da mons. Paul Tighe, segretario del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali, analizzeranno invece le conseguenze della testimonianza e della presenza del sacerdote nei diversi ambiti comunicativi: "come dovrebbe mostrarsi nei mezzi di comunicazione, quale comportamento dovrebbe avere nelle circostanze in cui si rivela fonte informativa privilegiata". L'incontro si concluderà vagliando l'impatto del programma televisivo "Don Matteo", presentandolo come "esempio di fiction che riesce a comunicare la bellezza della vocazione sacerdotale". (L.G.)

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    La Rosa d’oro concessa da Benedetto XVI al santuario de la Madonna della Cabeza, in Spagna

    ◊   In una solenne celebrazione eucaristica nella cattedrale di Jaen, prevista per il prossimo 22 novembre, sarà posta - ai piedi della statua della Madonna della Cabeza - la Rosa d’oro concessa da Benedetto XVI in occasione dell’Anno giubilare mariano di questa diocesi. L’Eucaristia sarà presieduta dal vescovo mons. Ramón del Hoyo López, ed è in programma la presenza delle Confraternite e di tutti i settori della comunità diocesana. La concessione di questa Rosa d’oro ha un carattere eccezionale. Si tratta, infatti, del primo santuario mariano spagnolo a ricevere questa onoreficenza. Tre i motivi principali della consegna: il cinquantenario della proclamazione della Madonna della Cabeza come patrona della diocesi di Jaen, la forte devozione popolare verso questa Madonna, e i pellegrinaggi al suo Santuario, ritenuti i piú antichi di Spagna. La statua della Madonna è stata trasferita ieri dal suo Santuario alla cattedrale di Jaen dove rimarrà fino al 22 novembre, quando si svolgerà la cerimonia della deposizione della Rosa d’oro del Papa ai piedi dell’immagine. Ricorrono in quest’anno giubilare quattro importanti commemorazioni: il primo centenario dell’incoronazione e della proclamazione della Madonna come patrona della città di Andujar, il cinquantenario della seconda incoronazione e della proclamazione della Madonna come Patrona della diocesi. Le origini del santuario risalgono al XIV secolo. Una prima chiesa fu costruita nell’anno 1304. Piú tardi, fu eretto un nuovo e piú grande santuario nelle dimensioni e caratteristiche generali dell’attuale tempio. Nel 1936, un numeroso gruppo di civili e militari si rifugiarono nel santuario durante la guerra civile spagnola. Dopo un assedio durato otto mesi i morti tra gli assediati furono oltre un centinaio, il santuario fu completamente distrutto e la statua della Madonna sparì. Nel 1943 vennero completati i lavori di ricostruzione, compresa la nuova scultura della statua della Madonna. L’anno giubilare, con la possibilità di lucrare l’indulgenza plenaria, concessa dalla Santa Sede si è aperto il 24 aprile 2009 e si chiuderà il 25 aprile 2010. (A cura di Ignacio Arregui)

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    L’arcivescovo di Canterbury a Roma per il Colloquium sul cardinale Willebrands

    ◊   Durante il Convegno organizzato il 19 novembre a Roma dal Pontificio Consiglio per l’unità dei cristiani sulla figura del cardinale Johannes Willebrands, in occasione del centenario della sua nascita, sarà presente anche Rowan Williams, arcivescovo di Canterbury e primate della Comunione anglicana. Il giorno successivo, l’arcivescovo Williams avrà un colloquio con il cardinale Walter Kasper, presidente del Pontificio Consiglio per l’unità dei cristiani, presso il dicastero vaticano, mentre il 21 incontrerà Benedetto XVI. Promosso in collaborazione con l’Università Gregoriana e il Centro Pro Unione – spiega l’agenzia Sir – il Convegno si terrà presso l’Ateneo romano al fine di commemorare la vita e l’impegno del cardinale Willebrands “a favore dell’unità di tutti i discepoli di Cristo. Un’occasione - sottolineano i promotori - per riflettere su ciò che da lui possiamo imparare per il futuro”. In programma durante la mattinata un approfondimento sulle relazioni ecumeniche intrattenute dal cardinale con il Consiglio ecumenico delle Chiese, con le Chiese orientali e con le Chiese e comunità ecclesiali d’Occidente. Nel pomeriggio, l’arcivescovo Williams darà quindi una “testimonianza ecumenica” mentre il cardinale Kasper terrà la relazione finale su “L’eredità del cardinale Willebrands e il futuro dell’ecumenismo”. (L.G.)

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    Un sms contro lo sfruttamento sessuale e il lavoro minorile dei bambini del Nicaragua

    ◊   Un messaggio o una telefonata per sottrarre allo sfruttamento sessuale e al lavoro centinaia di bambini. È la campagna lanciata dalla Ong italiana Gruppo di volontariato civile (Gvc), che ha avviato un programma di solidarietà in Nicaragua e invita tutti a sostenerlo dal 10 al 30 novembre attraverso un sms o una chiamata al numero 48582. Si doneranno così uno o due euro. L’obiettivo - spiega l'agenzia Fides - è ricondurre ad uno stile di vita adeguato alla loro età i bambini e gli adolescenti nicaraguensi, offrendo loro anche un supporto sanitario, psicologico e giuridico, oltre ad una serie di borse di studio e corsi di formazione professionale per i più grandi. Dal 2001 Gcv, già presente in 28 Paesi del mondo con diversi programmi di cooperazione, è attiva anche in Nicaragua, una tra le nazioni più povere del pianeta con il 75% della popolazione in condizioni di povertà. Fiore all’occhiello del progetto è la Casa del Joven Voluntario che Gvc ha trasformato in punto di ritrovo per i giovani di Chinandega. Qui è nato anche il Grupo de Radio y Prensa formato da ragazzi che sono stati chiamati a gestire un programma radiofonico, promuovendo i diritti dell’infanzia e sensibilizzando la comunità locale contro la brutalità dello sfruttamento sessuale. Con i fondi raccolti, Gvc intende inoltre acquistare una camionetta per l’unità di strada con cui contattare i minori vittime dello sfruttamento, garantendo così continuità alle attività della Casa del Joven Voluntario. (L.G)

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    Vent’anni fa la morte di padre Ignacio Ellacuria. Il tragico evento ricordato in un libro

    ◊   Ricordare padre Ignacio Ellacuria, rettore dell’Università Centroamericana, trucidato vent’anni fa nel Salvador, ma anche promuovere la pace e la non violenza da lui sostenute con forza e lucidità. Sono i messaggi contenuti nel libro “Ignacio Ellacurìa e i martiri di San Salvador”, di Emanuele Maspoli. Un anniversario che ricorre domani, quello della morte di don Ellacuria, che riporta alla memoria quella notte del 16 novembre del 1989 in cui gli squadroni della morte lo trucidarono insieme ad altri cinque compagni, tutti professori e suoi collaboratori, e a due donne che lavoravano presso di loro. L’università di cui era rettore, l’Uca, era stata fondata nel 1966 e affidata ai Gesuiti proprio con l’obiettivo di far conoscere le tragiche condizioni economiche e sociali del Salvador e di educare alla responsabilità per cambiare la realtà, secondo lo spirito della giustizia evangelica. Una missione testimoniata anche dal “motto” di padre Ellacuria che diceva: “Farsi carico della realtà, caricarsi della realtà, patire nella realtà, incaricarsi della realtà”. Il libro ricostruisce dunque la storia di quegli anni, attraversati da una sanguinosa guerra civile che causò la morte di 75 mila persone e ricorda anche l’assassinio del vescovo del Salvador, Oscar Romero, ucciso mentre celebrava Messa nel 1980. Jon Sobrino, unico gesuita dell’Università sfuggito all’attentato, firma poi la preziosa prefazione del volume. Un testo che vuole sottolineare infine uno dei messaggi più cari a padre Ellacuria: la pace e la non violenza sono perseguibili solo attraverso il riscatto dei più poveri e degli esclusi. (L.G.)

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    La Conferenza episcopale Usa promuove una colletta per le famiglie povere

    ◊   "Families are struggling. Faith is calling": le famiglie stanno lottando, la fede chiama. È questo il titolo e il messaggio della raccolta di aiuti promossa dalla Conferenza episcopale statunitense per soccorrere le famiglie in gravi difficoltà economiche e attraverso queste azioni caritative riaffermare l'alto valore della fede. Il programma di aiuto, che sarà sovvenzionato da una colletta in tutte le parrocchie delle diocesi statunitensi nel fine settimana del 21 e 22 novembre, è stato presentato da mons. Roger Morin, vescovo di Biloxi nel Mississippi e responsabile presso la Conferenza episcopale Usa del sottocomitato per la Catholic Campaign for Human Development (Cchd). L'organizzazione, infatti, da quasi quarant’anni svolge la sua missione di aiuto verso i poveri in accordo con gli insegnamenti sociali della Chiesa. Il presule – scrive l’Osservatore Romano - ha dichiarato che negli Stati Uniti sono circa 40 milioni le persone al di sotto della soglia di povertà ed ha sottolineato come, a causa della grave recessione, il numero dei più poveri sia aumentato di tre milioni rispetto al 2008. I fondi che verranno raccolti a novembre saranno utilizzati per sostenere programmi grazie ai quali queste famiglie potranno migliorare il loro tenore di vita e trovare soluzioni ai problemi più urgenti. Parte della colletta sarà poi destinata a sovvenzionare chi, rimasto senza lavoro, preparerà un piano per una nuova attività autonoma e coloro che riusciranno a sviluppare un programma per valorizzare una proprietà familiare o una struttura della comunità. (L.G.)

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    24 Ore nel Mondo



    Il presidente Obama chiude a Singapore il vertice Asia-Pacifico con gli altri grandi del mondo

    ◊   Il clima, la crisi economica e la necessità di nuovi modelli di sviluppo e il nucleare. Sono questi i temi che il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, ha affrontato oggi a Singapore in conclusione del vertice Apec, il Forum economico Asia-Pacifico insieme con gli altri grandi del mondo, tra cui il presidente cinese Hu Jintao e quello russo, Dimitri Medvedev. A Singapore, il presidente americano ha chiesto ufficialmente ai rappresentanti della Birmania la liberazione del Nobel per la Pace Aung San Suu Kyi. Il servizio di Roberta Rizzo:

     
    Stop alle politiche di sviluppo squilibrato del passato. Occorre creare un nuovo modello che garantisca una crescita economica sostenibile. Freno sul clima in vista di Copenaghen. Poi il colloquio a due con il leader russo, Dimitri Medvedev sul nucleare iraniano. Dal summit dell’Apec, a Singapore, il presidente americano Barack Obama parla a trecentosessanta gradi e tende le mani a una regione, quella asiatica, in rapida crescita con l’obiettivo di tenerla saldamente legata agli Stati Uniti. “L'era del disimpegno è finita” aveva detto ieri a Tokyo, assicurando un cambiamento netto di politica verso l'Asia rispetto al suo predecessore. Nella seconda tappa del suo viaggio in Asia, Obama lancia un forte appello ai 21 Paesi del forum Asia-Pacifico: aprire i loro mercati ai prodotti americani. E poi il clima. Altro tema caldo per la diplomazia Usa. Il capo della Casa Bianca ha espresso il suo sostegno alla proposta del primo ministro danese, Lars Lokke Rasmussen, per un accordo in due fasi: dopo l'intesa politica, da raggiungere al vertice di Copenaghen a dicembre, si passerebbe ad un'intesa vincolante legalmente. Un consenso che però non ha prodotto obiettivi concreti per la riduzione dei gas serra. A margine del vertice l’incontro con il primo ministro russo Medvedev con il quale Obama si è mostrato concorde sul nodo del nucleare iraniano: il tempo dedicato al dialogo nel tentativo di risolvere la crisi ''sta per scadere'', ha dichiarato il leader russo. La giornata a Singapore si è conclusa con l’incontro a cui ha partecipato Obama con i dieci Paesi dell’Asean, le nazioni del sud-est asiatico, compresa la Birmania. Al regime militare birmano il capo della Casa Bianca ha chiesto la liberazione senza condizioni di tutti i prigionieri politici compreso il Nobel per la Pace Aung San Suu Kyi.

     
    Nucleare, incontro Usa-Russia. Accordo per la riduzione degli arsenali
    Il presidente americano Barack Obama e il presidente russo Dmitri Medvedev si sono incontrati oggi a Singapore in margine al vertice Apec. Un colloquio al termine del quale il leader di Mosca ha detto di nutrire la speranza di raggiungere un accordo sulla riduzione degli arsenali nucleari entro dicembre. Usa e Russia hanno iniziato ad aprile i negoziati per un accordo che possa sostituire il vecchio START-1 che scadrà il 5 dicembre.

    Iran, missili anche senza la Russia
    "La Repubblica Islamica sarà in grado di produrre il sistema missilistico in un futuro non troppo lontano". Sono le parole del presidente della commissione Esteri e Sicurezza nazionale dell'Iran, Boroujerdi. Parole che mostrano l'insofferenza nei confronti di Mosca, che secondo Teheran non rispetta gli accordi sulla vendita dei missili a causa di pressioni internazionali. "L'Iran non si ferma davanti alla mancata cooperazione da parte di altri Paesi", ha aggiunto Boroujerdi.

    Iran, condanna a morte per proteste
    Un tribunale iraniano ha condannato a morte un uomo per il suo coinvolgimento nelle proteste dopo le contestate elezioni presidenziali. Reza Khademi è così la quarta persona condannata alla pena capitale in seguito alle proteste elettorali, stando a quanto riferisce un gruppo iraniano per la difesa dei diritti umani, 'Committee of Human Rights Reporters'. Il mese scorso l'agenzia di stampa iraniana Irna aveva reso noto che tre persone sono state condannate a morte per accuse simili.

    Iran, Moussavi ritira l’appello a ripetere il voto
    Il leader dell’opposizione iraniana, Mir Hossein Moussavi, ha ritirato il suo appello a ripetere il voto presidenziale del 12 giugno scorso. Una richiesta presentata a seguito degli scontri tra le forze dell’ordine e i manifestanti avvenuti il 4 novembre scorso, giorno del 30esimo anniversario dell'assalto all'ambasciata Usa, uno degli eventi più drammatici della rivoluzione islamica. La polizia aveva aperto il fuoco sui manifestanti e lanciato lacrimogeni nel tentativo di disperdere i sostenitori di Moussavi, scesi in piazza nonostante il divieto del regime contro il governo di Mahmoud Ahmadinejad.

    Medio Oriente, Peres contrario a un riconoscimento Onu dello stato palestinese
    Il capo dello Stato israeliano Simon Peres si è detto contrario al progetto avanzato dall'Autorità palestinese al Consiglio di sicurezza dell'Onu per ottenere il riconoscimento di uno stato indipendente nei confini antecedenti il conflitto del 1967, con Gerusalemme est come capitale. “È impossibile costituire uno Stato senza un accordo di pace” ha dichiarato Peres.

    Medio Oriente, Summit a Parigi
    Per sbloccare lo stallo nel processo di pace mediorientale, il presidente francese Nicolas Sarkozy ha in progetto un summit al massimo livello a Parigi. Secondo il quotidiano israeliano “Haaretz”, il piano è stato illustrato al premier israeliano Benyamin Netanyahu e al presidente siriano, Bashar Assad, che nei giorni scorsi si sono recati entrambi nella capitale francese. Al summit, secondo il giornale, sarebbero invitati anche i presidenti Abu Mazen (Autorità nazionale plestinese), Michel Suleiman (Libano), Hosni Mubarak (Egitto) e re Abdallah di Giordania. Dovrebbero partecipare, inoltre, anche i rappresentanti del Quartetto: Unione europea, Nazioni Unite, Stati Uniti e Russia. Il premier israeliano, precisa “Haaretz”, non avrebbe respinto il progetto.

    Stati Uniti-Afghanistan
    Il segretario di Stato americano, Hillary Clinton, ha dichiarato oggi che gli Stati Uniti non intendono rimanere in Afghanistan ancora per lungo tempo. Intervistata dall’Abc, il segretario ha poi sollecitato il presidente afghano Hamid Karzai a “fare meglio” e a compiere passi concreti per avere aiuti dagli Usa. "Abbiamo mandato il messaggio. Ora che finalmente le elezioni sono alle spalle vogliamo vedere prove tangibili che il governo afghano, dal presidente fino ai gradi più bassi, risponde ai bisogni del popolo", ha dichiarato la Clinton alla Abc, parlando anche dell'istituzione di un tribunale per gravi crimini e di una radicale campagna contro la corruzione.
     
    Pakistan
    Sale il bilancio dell’attentato suicida di ieri in Pakistan. Sarebbero almeno 11 le vittime dopo l’esplosione di un’autobomba nei pressi di un check point della polizia a Peshawar, nel nord-ovest del Paese. Secondo quanto riportato dalle Televisioni locali, i feriti, una trentina, alcuni dei quali versano in gravi condizioni, sono stati trasportati negli ospedali della città. Peshawar, nelle ultime settimane è stata teatro di numerosi attacchi da parte dei kamikaze. Il più grave, due giorni fa, ha avuto come bersaglio gli edifici che ospitano i servizi segreti e la polizia pachistana in due diverse zone della città. Il bilancio finale delle esplosioni è stato di 20 vittime. (Panoramica internazionale a cura di Roberta Rizzo)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIII no. 319

     
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