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Sommario del 13/11/2009

Il Papa e la Santa Sede

  • Il Papa a Cor Unum: testimoniare la carità di Cristo è anche difendere i veri diritti umani e svegliare le coscienze
  • In udienza dal Papa il primo ministro dell'Ungheria, Gordon Bajnai
  • Gioia a Mossul per il nuovo arcivescovo caldeo
  • Altre udienze
  • Rafforzare la presenza cristiana su Internet: l’impegno dei vescovi europei riuniti in Vaticano sui nuovi media
  • Il cardinale Bertone ha ricordato a Montecitorio la storica visita di Giovanni Paolo II al parlamento italiano del 14 novembre 2002
  • Mons. Celli alle autorità cubane: più libertà per la Chiesa. Washington cambi politica sull'embargo
  • Presentata l’Assemblea della Federazione Internazionale delle Università Cattoliche
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Parte dal Giappone il primo tour di Obama in Asia
  • Rapporto 2009 della Campagna Internazionale contro le mine
  • Convegno per i 500 anni della Basilica di San Pietro
  • La Lev pubblica un libro di mons. Leuzzi su Eucaristia e carità intellettuale
  • Al via il Torino Film Festival: intervista con Gianni Amelio
  • Chiesa e Società

  • Orissa: proposta una “Giornata per i martiri” nell’anniversario delle violenze anticristiane
  • Filippine: è ancora emergenza per 300 mila famiglie colpite dal passaggio dei tifoni
  • I vescovi denunciano danni alla popolazione di Mindanao a causa dei pesticidi
  • Human Rights Watch presenta un rapporto sulle prigioni segrete in Cina
  • Ghana: crolla miniera, quasi tutte donne le vittime
  • Mons. Onaiyekan: conflitti in Africa causati da cattiva leadership e cattiva gestione delle risorse
  • Ad Ancona un meeting sulla cooperazione Europa-Africa
  • L'ospedale cattolico di Betlemme a sostegno delle donne di quattro campi profughi
  • Settimana di incontri cristiano-islamici a Parigi
  • A Colonia l’Incontro delle religioni
  • Bruxelles: aperto l'incontro della Rete degli addetti stampa delle Chiese europee
  • Documento dei vescovi ungheresi sulla salvaguardia del creato
  • Intervento dei vescovi spagnoli sui politici a favore dell’aborto
  • I vescovi francesi contrari all’adozione da parte di coppie dello stesso sesso
  • Thailandia: premiato padre Pelosin per il suo impegno con i malati di Aids
  • Taiwan: commemorati i 49 anni di evangelizzazione della zona indigena di A Li Shan
  • Consegnati a Palermo i premi dedicati a don Puglisi
  • San Miniato: assegnato il Premio giornalistico Giovanni Fallani
  • Viaggio nell’anima mariana di Bologna
  • Lettera di Natale del cardinale Tettamanzi per i bambini della diocesi di Milano
  • 24 Ore nel Mondo

  • Nuovi attacchi in Afghanistan e Pakistan: 12 morti a Peshawar
  • Il Papa e la Santa Sede



    Il Papa a Cor Unum: testimoniare la carità di Cristo è anche difendere i veri diritti umani e svegliare le coscienze

    ◊   L'obiettivo principale di chi opera nella carità è far conoscere il Volto misericordioso di Dio che vuole salvare l'uomo in tutte le sue dimensioni, terrene e spirituali, è difendere i veri diritti umani e svegliare le coscienze: è quanto ha sottolineato il Papa, stamani, ricevendo i partecipanti alla plenaria del Pontificio Consiglio “Cor Unum” che si sta svolgendo sul tema “Percorsi formativi per gli operatori della carità”. Il servizio di Sergio Centofanti.

    Il pensiero del Papa va innanzitutto ai numerosi fedeli che “in ogni parte del mondo, fanno dono, con generosità e dedizione, del loro tempo e delle loro energie per testimoniare l’amore di Cristo, Buon Samaritano, che si china sui bisognosi nel corpo e nello spirito”. Quindi, ricordando che “la carità appartiene alla natura stessa della Chiesa”, ha sottolineato come essa “nel suo annuncio salvifico, non possa prescindere dalle condizioni concrete di vita degli uomini, ai quali è inviata”:

     
    “L’agire per migliorarle concerne la sua stessa vita e la sua missione, poiché la salvezza di Cristo è integrale e riguarda l’uomo in tutte le sue dimensioni: fisica, spirituale, sociale e culturale, terrena e celeste. Proprio da questa consapevolezza sono nate, nel corso dei secoli, molte opere e strutture ecclesiali finalizzate alla promozione delle persone e dei popoli, che hanno dato e continuano a offrire un contributo insostituibile per la crescita, lo sviluppo armonico e integrale dell’essere umano”.

     
    E fa parte della “testimonianza della carità di Cristo” contribuire “a costruire un giusto ordine nella società” come fanno molti fedeli svolgendo “una proficua azione nel campo economico, sociale, legislativo e culturale” e “partecipando in prima persona alla vita pubblica” in vista del bene comune:

     
    “Non compete certo alla Chiesa intervenire direttamente nella politica degli Stati o nella costruzione di strutture o politiche adeguate. La Chiesa, con l'annuncio del Vangelo, apre il cuore per Dio e per il prossimo e sveglia le coscienze. Con la forza del suo annuncio difende i veri diritti umani e s'impegna per la giustizia. La fede è una forza spirituale che purifica la ragione nella ricerca di un ordine giusto, liberandola dal rischio sempre presente di venire ‘abbagliata’ dall’egoismo, dall’interesse e dal potere”.

     
    “In verità, come l’esperienza dimostra – ha aggiunto il Papa - anche nelle società più evolute dal punto di vista sociale, la caritas resta necessaria":
     
    “il servizio dell’amore non diventa mai superfluo, non solo perché l'anima umana ha sempre bisogno, oltre che delle cose materiali, dell'amore, ma anche perché permangono situazioni di sofferenza, di solitudine, di necessità, che richiedono dedizione personale ed aiuti concreti”.

     
    E questo deve essere il principale obiettivo di chi “presta il suo servizio all’interno degli organismi ecclesiali che gestiscono iniziative e opere di carità”:

     
    “far conoscere e sperimentare il Volto misericordioso del Padre celeste, poiché nel cuore di Dio Amore c’è la risposta vera alle attese più intime di ogni cuore umano. Quanto è necessario per i cristiani mantenere fisso lo sguardo sul Volto di Cristo! Solo in Lui, pienamente Dio e pienamente uomo, possiamo contemplare il Padre (cfr Gv 14,9) e sperimentarne l’infinita misericordia!”

     
    “I cristiani - ha concluso il Papa - sanno di essere chiamati a servire e ad amare il mondo, pur senza essere ‘del mondo’ ... fino al dono supremo di se stessi": questo è "il cammino che deve percorrere, se vuole seguire la logica del Vangelo, chiunque voglia testimoniare la carità di Cristo”.

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    In udienza dal Papa il primo ministro dell'Ungheria, Gordon Bajnai

    ◊   Le vicende dell’attualità internazionale, in particolare quelle prodotte dalla crisi economica, hanno interessato l’udienza che questa mattina Benedetto XVI ha concesso al primo ministro della Repubblica ungherese, Gordon Bajnai. Durante i “cordiali colloqui”, informa una nota della Sala Stampa vaticana, è stato riconosciuto come “gli Accordi bilaterali stipulati negli scorsi anni abbiano suggellato i rapporti reciproci”. Inoltre, prosegue il comunicato, “ci si è soffermati su alcune questioni attinenti alle relazioni tra la comunità ecclesiale e quella civile e si è sottolineata l’importanza di proseguire sulla via del dialogo tramite gli appositi organismi. Vi è stato anche - conclude la nota - uno scambio di opinioni sui temi di attualità internazionale, tra cui la crisi finanziaria alla luce dell’Enciclica Caritas in Veritate, e si è fatto cenno alla presidenza ungherese dell’Unione Europea, nel primo semestre del 2011”.

    Al termine dell’udienza con il Papa, il premier ungherese si è intrattenuto a colloquio con il cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, e con mons. Dominique Mamberti, segretario per i Rapporti con gli Stati.

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    Gioia a Mossul per il nuovo arcivescovo caldeo

    ◊   Grande gioia a Mossul, in Iraq, per il suo nuovo arcivescovo caldeo. Il Papa ha dato oggi il suo assenso all'elezione canonicamente fatta dal Sinodo dei Vescovi della Chiesa Caldea del sacerdote Emil Shimoun Nona, del clero eparchiale di Alqosh. Il rev. Emil Shimoun Nona, nato ad Alqosh 42 anni fa, succede a Paulos Faraj Rahho, rapito il 29 febbraio dell’anno scorso e trovato morto circa due settimane dopo a Mossul. Completati gli studi secondari, nel 1985, il rev. Nona è entrato nel Seminario Patriarcale Caldeo ed è stato ordinato sacerdote l'11 gennaio 1991 a Baghdad. Dal 1993 al 1997 è stato vicario parrocchiale ad Alqosh, quindi parroco fino al 2000, quando si è iscritto alla Pontificia Università Lateranense. Nel 2005 ha conseguito la Laurea in Teologia ed è rientrato in patria svolgendo il ministero pastorale come parroco ad Alqosh. Al presente è proto-sincello dell'arcieparchia di Alqosh ed è professore di Antropologia al "Babel College". Parla l'arabo, l'italiano, il caldeo e conosce l'inglese. A Mossul, dopo la morte di Rahho, la situazione continua ad essere difficile per la minoranza cristiana, come ha rilevato il recente rapporto di Human Rights Watch. L’organizzazione umanitaria ricorda l’esodo di migliaia di cristiani in seguito agli attacchi e alle violenze subìte sottolineando il rischio di “un’altra catastrofe dei diritti umani”.

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    Altre udienze

    ◊   Il Santo Padre ha ricevuto questa mattina anche alcuni presuli della Conferenza episcopale del Brasile (Regione Sul 1), in visita "ad Limina". Questo pomeriggio riceverà il cardinale William Joseph Levada, prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede.

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    Rafforzare la presenza cristiana su Internet: l’impegno dei vescovi europei riuniti in Vaticano sui nuovi media

    ◊   La Chiesa non può ignorare Internet: è quanto sta emergendo con forza alla Plenaria della Ceem, la Commissione episcopale europea per i media, in corso in Vaticano sul tema “La cultura di Internet e la comunicazione della Chiesa”. In un messaggio indirizzato ai partecipanti all’incontro, Benedetto XVI invita i vescovi europei ad esaminare “questa nuova cultura e le sue implicazioni per la missione della Chiesa”. Nel testo, a firma del cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone, il Papa sottolinea che la “proclamazione di Cristo richiede una profonda conoscenza della nuova cultura tecnologica”. Stamani, la Plenaria si è incentrata sui social network. E’ stata, inoltre, presentata l’attività del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali nel campo di Internet. Ma torniamo ai discorsi principali della sessione d’apertura di ieri con il servizio di Alessandro Gisotti:

    “La Chiesa ha bisogno di Internet, perché ha una Buona Novella da comunicare”: ne è convinto il cardinale arcivescovo di Zagabria, Josip Bozanic, che nel suo intervento ha sottolineato che in Internet si sta costruendo “il modello antropologico di domani”. Del resto, il porporato croato ha osservato che il peso crescente che la Rete sta assumendo nella vita delle persone e dei fedeli impone di annunciare il Vangelo anche nel mondo di Internet. Ed ha sottolineato che Internet “non è solo un recipiente che raccoglie diverse culture. Internet è cultura” e produce cultura. Di fronte a questa realtà, ha detto il vicepresidente del Consiglio delle Conferenze episcopali d’Europa, bisogna rammentare che la Chiesa ha sempre saputo “cogliere la bontà degli strumenti di comunicazione sociale per l’edificazione del genere umano”. E, dunque, l'interesse per i media e per Internet nasce dalla natura stessa della Chiesa quale “comunità dialogante”. Sulla necessità per la Chiesa di entrare nell’agorà di Internet, si è soffermato mons. Jean-Michel di Falco Léandri, vescovo di Gap e di Embrun, presidente della Commissione episcopale europea per i media. “Così come la croce ha il suo asse verticale e il suo asse orizzontale – ha detto il presule francese – così deve essere la nostra evangelizzazione nella Rete: orizzontale per la sua estensione, verticale per la sua profondità e la sua qualità”.

     
    Mons. di Falco Léandri non ha mancato di evidenziare ritardi e difficoltà che la Chiesa incontra nel relazionarsi con il fenomeno Internet. Un sito web cristiano, ha detto il presule, “deve occuparsi del mondo e non tagliarsi fuori dal mondo. Deve evitare il politichese, evitare di essere esso stesso un ideologo che cerca di imporre la propria verità”. Piuttosto, ha soggiunto, “deve accontentarsi di proporre la verità di Cristo in maniera ferma” e “umile”. Pensando in particolare ai giovani, mons. di Falco ha quindi ribadito che non essere presenti in Internet “equivale a tagliare fuori una buona parte della vita delle persone”, auspicando quindi che la Chiesa promuova sempre più una presenza cristiana sul web. All’evento, è intervenuto anche mons. Claudio Maria Celli, presidente del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali, che al microfono di Philippa Hitchen si sofferma sul tema della Plenaria:

     
    “Il Santo Padre ci ha dato un grande incarico, quello della diaconia della cultura. C’è questo servizio che la Chiesa deve prestare in questa realtà così complessa e ricca che è la cultura digitale. I vescovi europei si stanno interrogando su questo. Il grande rischio, alle volte, è che ci si concentri troppo sui media, quindi su questi nuovi mezzi che diventano sempre più sofisticati e che offrono sempre più ampie possibilità di comunicazione, su questo non c’è dubbio. Tuttavia, credo che la Chiesa debba sempre interrogarsi alla radice della sua azione su cosa sia veramente comunicazione”.

    Intanto, oggi pomeriggio, nella Sala Marconi della nostra emittente, il presidente della Ceem, mons. Jean-Michel Di Falco ha tenuto una conferenza stampa sul tema della Plenaria. La Chiesa, ha detto mons. Jean-Michel Di Falco, non può ignorare Internet, una rivoluzione simile all’invenzione della stampa. Il presule francese ha sottolineato che la riunione in corso in Vaticano serve proprio per mettere a fuoco punti deboli e punti di forza della comunicazione ecclesiale nel web. Nella parola religione, ha poi osservato, c’è la radice della parola legare, ovvero connettere, che è proprio quanto realizzano i nuovi media. Ecco perché, ha detto mons. Di Falco, sono stati invitati alla Plenaria operatori dei social network, di Wikipedia, Google e Youtube. C’è bisogno di una formazione all’uso responsabile della Rete, ha quindi avvertito, serve un’educazione ed un accompagnamento che la Chiesa può sviluppare in modo positivo. Anche se ci sono ritardi nell’utilizzo di Internet da parte della Chiesa, ha infine riconosciuto, le cose stanno cambiando in meglio come testimoniano le numerose iniziative prese al riguardo dal Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali.

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    Il cardinale Bertone ha ricordato a Montecitorio la storica visita di Giovanni Paolo II al parlamento italiano del 14 novembre 2002

    ◊   La Camera dei deputati italiana ha voluto celebrare ieri il settimo anniversario della storica visita di Giovanni Paolo II al parlamento del Paese, avvenuta il 14 novembre 2002. Su invito del presidente della Camera, Gianfranco Fini - con il quale si è anche intrattenuto a colloquio privato per mezz’ora - il cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, ha offerto un ricordo di quella giornata, toccando molti dei temi sociali ed etici allora affrontati da Papa Wojtyla: dalla difesa della vita alla libertà di istruzione, dalla tutela della famiglia al principio della laicità dello Stato. Il servizio di Alessandro De Carolis:

    “Testimone nella sofferenza, amante della verità, educatore dei giovani”, ma soprattutto “un uomo di preghiera”, perché ogni gesto col quale ha guidato la Chiesa per oltre 25 anni scaturiva da un intimo rapporto con Dio. Il cardinale Tarcisio Bertone ha ricordato così Giovanni Paolo II, e di ognuno dei tratti messi in risalto ha offerto un ricordo ai parlamentari italiani, che ieri sera si sono dati appuntamento nella Sala della Lupa per commemorare il primo intervento della storia di un Pontefice nell’Aula di Montecitorio. Quei “lenti passi” con i quali il 14 novembre del 2002 Giovanni Paolo II raggiunse lo scranno più alto della Camera hanno offerto al segretario di Stato il primo spunto per ribadire il principio per cui, secondo le parole di Papa Wojtyla, “le leggi dello Stato” non devono ledere “in nessun modo il diritto alla vita”, ma piuttosto tutelarla, sia che la vita “sia embrionale o morente”. Quindi, parlando del rapporto tra Chiesa e istituzioni civili, il cardinale Bertone ha sottolineato il rischio di deriva di una democrazia quando essa si allei con il relativismo etico. Un concetto col quale, sette anni fa, Giovanni Paolo II suscitò un apprezzamento corale:

    “Infatti, se non esiste nessuna verità ultima che guidi e orienti l'azione politica, annotavo in un'altra Lettera enciclica, la Centesimus annus, ‘le idee e le convinzioni possono essere facilmente strumentalizzate per fini di potere. Una democrazia senza valori si converte facilmente in un totalitarismo (applausi) aperto oppure subdolo, come dimostra la storia’".

    Il discorso del cardinale Bertone ha poi posto l’accento sul carisma del Pontefice “educatore”, qual era Papa Wojtyla. Rammentando le mobilitazioni di massa delle Gmg, il porporato ha parlato del “valore fondamentale dell’educazione per la costruzione della società” e “l’insostituibile ruolo della famiglia”, come fece Giovanni Paolo II in quella storica giornata del 2002:
     
    “Una Nazione sollecita del proprio futuro favorisce lo sviluppo della scuola in un sano clima di libertà, e non lesina gli sforzi per migliorarne la qualità, in stretta connessione con le famiglie e con tutte le componenti sociali, così come del resto avviene nella maggior parte dei Paesi europei”.

     
    Infine, il valore della spiritualità e della speranza che scaturisce dall’amore al Crocifisso, al quale Giovanni Paolo II si aggrappò quasi in quell’ultimo Venerdì Santo della sua vita. “Anche nel contesto attuale”, ha concluso il segretario di Stato, lo “sguardo al trascendente si rivela necessario” e la storia dell’Italia dimostra questo essa “abbia attinto a quest’intima unione tra la dimensione verticale verso Dio e l’impeto del servizio al prossimo”. L’auspicio finale del cardinale Bertone è stato lo stesso di Papa Wojtyla, la ripetizione di quelle parole che sette anni fa furono salutate da un grande applauso:

     
    “L'amata Nazione italiana possa continuare, nel presente e nel futuro, a vivere secondo la sua luminosa tradizione, sapendo ricavare da essa nuovi e abbondanti frutti di civiltà, per il progresso materiale e spirituale del mondo intero. Dio benedica l'Italia!” (applausi).

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    Mons. Celli alle autorità cubane: più libertà per la Chiesa. Washington cambi politica sull'embargo

    ◊   L'arcivescovo Claudio Maria Celli, presidente del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali, è appena rientrato da un viaggio a Cuba: il presule, dal 4 all’8 novembre scorsi, ha incontrato la comunità cattolica cubana e le autorità locali. Al centro dei colloqui, il ruolo della Chiesa nei media dell’isola caraibica. Philippa Hitchen lo ha intervistato:

    R. – E’ stato un momento molto interessante e ricco. Mi è sembrato che siano stati momenti, quelli passati con i vescovi e con gli operatori della comunicazione sociale, di intensa comunione ecclesiale. E’ innegabile che sentissero profondamente il significato della presenza della persona del Santo Padre. E’ stata una bellissima esperienza, anche con tutti i responsabili laici delle comunicazioni delle varie diocesi, i quali mi hanno messo al corrente di quelle che sono le loro difficoltà, ma anche di ciò che riescono a fare, nonostante le difficoltà: come con pochi mezzi riescano a fare grandi cose. Io dicevo sorridendo che è proprio, ancora una volta, la moltiplicazione dei pochi pani e dei pochi pesci.

     
    D. – Quindi, il problema è soprattutto mancanza di fondi, problemi economici o anche problemi di restrizioni a livello del governo?

     
    R. – No, sono soprattutto problematiche legate alle restrizioni. Lei pensi ad esempio che dopo la visita del Santo Padre, Giovanni Paolo II, nel ’98, le autorità hanno concesso ai vescovi di potere accedere alle radio locali unicamente tre volte all’anno durante 15 minuti. E quindi il vescovo - che non ha diritto di poter avere in diocesi una radio cattolica - può parlare alla radio locale unicamente 45 minuti in un anno. E per questo motivo dicevo alle autorità governative competenti che sarebbe bello che alla Chiesa fosse permesso un accesso normale ai media.

     
    D. – E la risposta del governo?

     
    R. – Mi han detto che ci penseranno. Perché - vede - quello che io dicevo alle autorità è semplicemente questo: la Chiesa ha il messaggio del Vangelo, un messaggio profondamente umano per il bene e lo sviluppo della comunità. Facevo loro notare che il popolo cubano nella sua maggioranza è un popolo cristiano cattolico e che quindi avrebbe apprezzato il fatto che il vescovo potesse accedere alla radio e potesse rivolgere dei messaggi di profonda ispirazione umana e cristiana.

     
    D. – Sono passati più di dieci anni, come diceva, dalla visita di Giovanni Paolo II e un anno dalla visita del cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone. Ci sono stati dei progressi per la Chiesa?

     
    R. – Il clima che si respira nei rapporti tra la Chiesa e le autorità mi è sembrato leggermente migliorato, ma ancora ci sono grandi passi da fare. La Chiesa nella sua azione è continuamente controllata e per ogni cosa deve avere il permesso delle autorità. Mi è sembrato, però, di percepire che c’è un rapporto più disteso.

     
    D. – Le pressioni esterne possono aiutare in questo senso o no?

     
    R. – Io ritengo che ci possano essere degli aiuti, che possano essere esercitati anche da altri. Ma penso che i gesti di buona volontà debbano essere fatti da ambo le parti. Nella società si vedono le difficoltà create dall’attuale blocco in atto. Mi diceva una signora in maniera molto sentita che l’angoscia di una madre di famiglia è vedere cosa poter dare da mangiare in giornata ai propri cari.

     
    D. – Quindi, i problemi di povertà stanno aumentando...

     
    R. – I problemi ci sono, si notano, sono vissuti con grande dignità, ma con la consapevolezza che i problemi esistono e incidono profondamente. Lei ricorderà che la Santa Sede varie volte è intervenuta su questo tema del “bloqueo”, come si dice in spagnolo. Quindi, questo problema esiste, si sente, è percepito, ed ha innegabilmente influenza negativa sulla vita della popolazione. Questo è innegabile.

     
    D. – Quindi, anche lei spera in un cambiamento di politica da parte dell’amministrazione Obama?

     
    R. – Io mi auguro che questo possa avvenire, perché, innegabilmente, è la popolazione quella che ne risente maggiormente.

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    Presentata l’Assemblea della Federazione Internazionale delle Università Cattoliche

    ◊   “L’università cattolica nelle società postmoderne. Ex corde Ecclesiae di fronte alle sfide del 21.mo secolo”. E’ il tema della 23.ma Assemblea generale della Federazione Internazionale delle Università Cattoliche (Fiuc), in programma alla Pontificia Università Gregoriana, dal 16 al 20 novembre prossimi, e presentata stamani nella Sala Stampa della Santa Sede. Alla conferenza stampa sono intervenuti, tra gli altri, mons. Angelo Vincenzo Zani, sotto-segretario della Congregazione per l’Educazione Cattolica, e padre Gianfranco Ghirlanda, rettore dell’Università Gregoriana. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

    Nel panorama attuale sono diverse le questioni centrali per le Università cattoliche. Tra queste, il diffondersi della “società della conoscenza” che, con le nuove scoperte tecnologiche, impone “un nuovo paradigma pedagogico”. Dinanzi ai profondi cambiamenti sociali e politici, si fa poi sempre più impellente “la domanda etica” e quindi la necessità di “appellarsi a valori fondamentali”. La crisi economica interroga anche, e soprattutto, il mondo accademico chiedendo che si trasmettano conoscenze “sempre più aperte e flessibili”. In questo scenario la missione delle università cattoliche – ha osservato padre Gianfranco Ghirlanda – resta quella di educare l’uomo ad una “sapiente conoscenza”:

    “L’elemento comune che unisce le università cattoliche e quelle ecclesiastiche è la formazione degli studenti alla ricerca della verità e del bene. L’acquisizione di tale sapiente conoscenza è un compito permanente dell’uomo, mai pienamente compiuto e per questo essa rimane un anelito costante e costitutivo del proiettarsi in avanti dell’uomo”.

    Le sfide per la Federazione Internazionale delle Università Cattoliche si intrecciano con un patrimonio storico che ha radici profonde. Nel 1924 si forma un primo nucleo di università cattoliche che decidono di cooperare tra loro per aprirsi ad altre culture, ad altri sistemi di pensiero. Nel 1949 lo statuto della Federazione viene riconosciuto dalla Santa Sede e viene avviato un “profondo ed efficace legame” tra università cattoliche e la Congregazione per l’Educazione cattolica. Sessanta anni dopo quel riconoscimento, il mondo accademico cattolico offre oggi un ampio panorama: nel mondo sono circa 1210 le università cattoliche. Offrono un prezioso contributo attingendo ad un’ampia gamma di saperi e la Federazione, che riunisce oltre 200 delle università più grandi, è un punto di riferimento per tutti gli atenei cattolici. Le università cattoliche – ha spiegato mons. Angelo Vincenzo Zani – sono chiamate oggi anche a “rispondere all’emergenza educativa” in diversi contesti socio-economici.
     
    “Spesso sono dei fari di luce che anticipano dei processi che poi la politica magari insegue perché le università cattoliche, essendo tra di loro in rete, sono davvero dei laboratori di individuazione delle problematiche che devono poi passare alla vita sociale, non possono rimanere solo all’interno delle università”.

    Un contributo particolarmente significativo della Federazione internazionale delle Università Cattoliche è quello dato nella preparazione della Costituzione Apostolica "Ex Corde Ecclesiae", approvata da Giovanni Paolo II nel 1990. Questo documento definisce il profilo dell’Università cattolica. Un’università, in quanto cattolica, deve possedere le seguenti, essenziali caratteristiche: un’ispirazione cristiana, la riflessione alla luce della fede cattolica sul crescente tesoro della conoscenza umana, la fedeltà al messaggio cristiano e l’impegno istituzionale al servizio del popolo di Dio e della famiglia umana. “L’università - come ha affermato il Papa ricevendo ieri in udienza docenti e studenti della Lumsa - ha bisogno di veri maestri, che trasmettano, insieme a contenuti e saperi scientifici, un rigoroso metodo di ricerca e valori e motivazioni profonde”.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   La forza dell'annuncio cristiano per i diritti umani e la giustizia: il Papa ricorda che anche nelle società più evolute il servizio dell'amore non diventa mai superfluo.

    In prima pagina, Giuseppe Fiorentino sulla missione di Obama in Asia.

    Nell'informazione internazionale, un articolo di Mobido Traoré dal titolo "Una mobilitazione di risorse per nutrire il mondo". Da oltre sessant'anni la Fao opera per combattere fame e arretratezza.

    Nessuna lingua basta al "logos": in cultura, una sintesi dell'intervento del direttore a conclusione del convegno "Dal logos dei Greci e dei Romani al logos di Dio" organizzato, all'Università Cattolica del Sacro Cuore, in onore di Marta Sordi.

    Una vita alla ricerca dell'uomo normale: un articolo di Silvano Petrosino, direttore dell'archivio "Julien Ries" che è stato acquisito dall'Università Cattolica del Sacro Cuore.

    Un articolo di Alfredo Tradigo dal titolo "Il mondo dietro la finestra": Edward Hopper in mostra al Palazzo Reale di Milano.

    Lo scandaloso antidoto a Baudolino: la cronaca di Silvia Guidi dell'incontro su "Caritas in veritate" e uomo contemporaneo.

    La roccia e il leone: Antonio Paolucci alla presentazione del volume "San Pietro e San Marco. Arte e iconografia in area adriatica", curato da Letizia Caselli.

    Finisce il mondo e rispunta l'arca: Luca Pellegrini recensisce "2012", ultimo di una serie di film apocalittici.

    Nell'informazione vaticana, il cardinale Tarcisio Bertone al Palazzo Montecitorio in occasione del settimo anniversario della visita di Giovanni Paolo II.

    Nicola Gori intervista il vescovo Nelson Westrupp, presidente della Conferenza episcopale regionale "Sul 1" del Brasile in visita ad limina.

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    Oggi in Primo Piano



    Parte dal Giappone il primo tour di Obama in Asia

    ◊   Al via questa mattina il primo tour del presidente statunitense Barack Obama in Asia. Quattro le tappe: Giappone, Singapore, Cina e Corea del Sud. Un banco di prova importante per l’inquilino della Casa Bianca che affronterà questioni di primo piano, tra le quali la crisi economica, lo sviluppo della Cina e la questione del nucleare nordcoreano. Come definire, dunque, questo viaggio? Salvatore Sabatino ne ha parlato con Francesco Sisci, corrispondente del quotidiano "La Stampa" da Pechino:

    R. – E’ certamente un viaggio molto importante perché, proprio dall’Asia, è cominciata la ripresa economica dopo i primi sei mesi di quest’anno e con dei segnali molto positivi in molti di questi Paesi. Ma anche perché qui - specialmente in Giappone e in Cina - si trovano i maggiori creditori americani e perché Giappone e Cina sono fondamentali per accertare che il debito americano continui ad avere acquirenti e che, quindi, la ripresa americana possa essere avviata in maniera solida.

     
    D. – Washington è perplessa dal nuovo corso in politica estera intrapresa da Tokyo, il cui governo di centro-sinistra è per una convinta posizione di autonomia dalle scelte americane...

     
    R. – Probabilmente molti di questi annunci e di questi slogan sono stati di effetto elettorale. C’è un problema strategico importante e, cioè, la vicinanza sempre maggiore tra Washington e Pechino; questo crea, in qualche modo, anche un avvicinamento tra Tokyo e Pechino stessa. Si tratta di bilanciare questo delicato triangolo e far sì che tutti e tre i lati del triangolo si avvicinino più o meno alla stessa distanza e più o meno con gli stessi tempi. E’ un processo certamente delicato, ma certamente importante per tutti e questo perché sono le prime tre economie del mondo.

     
    D. – La Cina è diventata un attore importantissimo sulla scena geopolitica internazionale. Si parla sempre più spesso di uno spostamento dell’asse politico-economico verso Pechino. Quali saranno ora le mosse della Casa Bianca su questo fronte?

     
    R. – E’ chiaro che ci sarà un rapporto che andrà su un nuovo livello. Si miglioreranno le relazioni strategiche ad un livello più alto: questo almeno l’annuncio sia del ministero degli Esteri cinese che del Dipartimento di Stato americano. In realtà, però, si parlerà a 360 gradi di questioni economiche, certamente, ma anche di questioni strategiche e militari: ci sono la collaborazione militare, l’Afghanistan, l’Iran. Si sta definendo una nuova partnership globale che, visto il fondamento sulle due economie, è destinata a condizionare quanto meno gran parte del prossimo decennio.

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    Rapporto 2009 della Campagna Internazionale contro le mine

    ◊   Morire di guerra anche dopo molti anni dalla fine dei conflitti. E’ quanto denuncia il Rapporto 2009 sulla presenza delle mine nel mondo, reso noto recentemente dalla Campagna Internazionale contro questi micidiali ordigni. Il Trattato di Ottawa del 1999 ha bloccato la produzione di questi armamenti, soprattutto delle “cluster bombs”, le famigerate “bombe a grappolo”. Ma il pericolo viene da quelle armi ancora posizionate nel terreno. Tutti i Paesi, che hanno vissuto il dramma della guerra negli ultimi decenni vivono quest’emergenza, che provoca elevatissimi costi sociali a causa dei danni alla persona e per il blocco delle attività produttive sui territori ancora da bonificare. Su questi aspetti Giancarlo La Vella ha intervistato Giuseppe Schiavello, presidente della Campagna Internazionale contro le Mine:

    R. – C’è da mettere in protezione tutte quelle popolazioni obbligate a convivere con le mine ed altri ordigni inesplosi come le cluster bomb; poi c’è da preoccuparsi dell’assistenza alle vittime ed anche del loro reinserimento socio-economico. Ad esempio, si devono fornire protesi ai civili colpiti dalle mine. Un bambino che salta su una mina avrebbe bisogno di una protesi ogni cinque mesi, perché ovviamente, crescendo, la protesi applicata non è più idonea. Ma in Paesi dove è già difficile avere un cerotto, è a volte impossibile reperire una protesi ogni quattro mesi per ogni bambino mutilato! In questi Paesi c’è poi da considerare che la disabilità spesso viene vista come una vergogna; oltre al fatto di aver subito un’amputazione, il non poter contribuire al sostentamento della propria famiglia crea veramente stati di prostrazione, di frustrazione e di emarginazione che non possiamo neanche immaginare.

     
    D. – Chi si deve impegnare per bonifica dei territori ancora infestati dalle mine?

     
    R. – Tutti i Paesi che hanno sottoscritto il Trattato di Ottawa si impegnano a liberare dalle mine i propri territori entro 10 anni, o comunque, a metterli in sicurezza. E già questo non è semplice, perché la bonifica umanitaria richiede grandi quantità di fondi. Anche tutti gli Stati ex-produttori, che hanno firmato il Trattato, si impegnano a sostenere questi Paesi nella bonifica. Per cui fa parte anche dei progetti di cooperazione destinare dei fondi a questo tipo di attività.

     
    D. – Quali le zone che in questo momento subiscono ancora danni da queste armi?

     
    R. – Tutti i Paesi interessati da conflitti recenti e anche passati, dove sono state utilizzate mine anti-persona. E’ incredibile, ad esempio, pensare che la Cambogia, che è un Paese che ormai non è più in guerra da circa 50 anni, ancora ha vittime da mine anti-persona o anche da cluster bombs. L’efficacia di questi ordigni dura quindi per almeno mezzo secolo dal momento in cui sono state posizionate. Inoltre, esse costituiscono un blocco alle attività produttive, perché spesso si tratta di Paesi a vocazione agricola o pastorizia; non poter accedere a campi, pozzi e risaie crea un blocco di fatto a qualsiasi sviluppo. E questo è un fatto gravissimo che colpisce spesso Paesi dove l’indice di povertà è già molto alto.

     
    D. – Qual è il costo della bonifica?

     
    R. – Immaginate che costruire una mina costa poche decine di dollari, mentre poi la bonifica per ogni mina può costare – nella media – fino a 1.000, 1.500 dollari …

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    Convegno per i 500 anni della Basilica di San Pietro

    ◊   Un modello artistico, liturgico, storico e conservativo. E’ la Basilica Vaticana attorno alla quale, in occasione dei 500 anni dalla fondazione, è ruotato il convegno “La Basilica di San Pietro. Fortuna e immagine” svoltosi a Palazzo Massimo a Roma e concluso oggi nell’Aula del Sinodo in Vaticano. Illustri studiosi a confronto su varie tematiche, dal Medioevo ai tempi moderni, passando per il Rinascimento e il periodo barocco: tra questi il prof. Vittorio Casale dell’Università di Roma Tre ha analizzato il ruolo della Basilica nelle cerimonie di canonizzazione. Al microfono di Paolo Ondarza sottolinea l’unicità di “San Pietro”.

    R. – San Pietro è come un enorme volume di storia dell’arte attraverso i secoli, che offre un grandissimo nutrimento culturale, quindi è come una scuola alla quale bisogna formarsi. Dal momento che la Basilica è una delle miniere inesauribili per le ricerche, si è pensato che era forse il momento di poter far venire alla luce i risultati di molti studi che si stanno facendo sulla Basilica e anche di mettere in contatto fra di loro studiosi su questo tema così importante e ricco, come quello della Basilica di San Pietro.

     
    D. – Perché si può dire che la Basilica Vaticana è originale e unica ed è un modello da più punti di vista?

     
    R. – L’eccezionalità della Basilica, per usare una battuta forse banale, è data dalle misure. Le dimensioni non sono solo dimensioni fisiche, ma anche dimensioni di spessore, di partecipazione di artisti, di interventi, di grandi Pontefici. E’ un monumento che non ha pari, veramente, nella storia. Quindi, non si esaurisce mai. E gli studi sono in continua evoluzione. Faccio un esempio: il professor Lavin, che è un benemerito degli studi su Bernini, adesso sta esaminando il baldacchino di San Pietro da altri punti di vista. Lui che 40, 50 anni fa aveva detto tutto quello che si pensava che si potesse dire, in realtà non ha esaurito, e forse non si esauriranno mai queste nostre ricerche.

     
    D. – Tanti i temi toccati - lo ricordava anche per l’ampiezza di significati e di stimoli che offre - della Basilica di San Pietro. In particolare il suo intervento, prof. Casale, è concentrato sulla Basilica di San Pietro come luogo di canonizzazioni e beatificazioni...

     
    R. – L’arredo e la costruzione della Basilica, così come i riti di canonizzazione, non sono due elementi completamente distaccati, ma entrano in una logica unica che è quella della religione cattolica, della proclamazione dei Santi, che è presente sia nella forma artistica della Basilica, sia nei riti di canonizzazione. Basti pensare all’arredo e all’illuminazione formidabile che accoglieva lo spettatore, alle grandi luci e a questi aspetti del rito, insieme con la forma della Basilica, che, come dicono le relazioni dell’epoca, facevano pensare allo spettatore di entrare in un mondo diverso, cioè di entrare addirittura già nel Paradiso come i Santi.

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    La Lev pubblica un libro di mons. Leuzzi su Eucaristia e carità intellettuale

    ◊   “Eucaristia e carità intellettuale. Prospettive teologico-pastorali dell’Enciclica Caritas in Veritate” E’ il titolo dell’ultimo libro di mons. Lorenzo Leuzzi, edito dalla Libreria Editrice Vaticana, presentato ieri a Roma presso la Pontificia Università Lateranense. L’autore, partendo dall’ultima Enciclica del Pontefice, cerca di spiegare l’ importanza del binomio tra Eucaristia e carità intellettuale nel mondo attuale. Il servizio di Marina Tomarro.

    Un ripercorrere le tre Encicliche di Benedetto XVI attraverso il filo conduttore della Carità intellettuale, punto di partenza del cristiano per costruire la nuova civiltà dell’amore. E’ questo il tema dell’ultimo libro di mons. Lorenzo Leuzzi “Eucaristia e carità intellettuale”. Ecco quanto ci dice l’autore:

    “Nasce dall’idea che la celebrazione dell’Eucaristia i cristiani incontrano il Risorto e proprio per questo è una presenza, quindi, che aiuta i cristiani ad acquisire quella forma specifica di carità, che è la carità intellettuale, che permette di capire, comprendere e soprattutto poi di servire la realtà storica contemporanea. L’Enciclica 'Caritas in Veritate' ha bisogno di una riflessione teologica che permetta ai cristiani di vivere pienamente l’esperienza della fede, ma soprattutto nel senso di un incontro reale con Cristo, che è presente nella celebrazione eucaristica”.

    E al cristiano è affidato un ruolo molto importane nella società attuale: cioè quello di diventare promotore dei valori del Vangelo e della dignità umana. Ancora l’autore:

    “Credo che l’attuale società abbia bisogno di un fondamento, nel senso cioè che stiamo vivendo in una società dinamica e dove dunque prevale la globalizzazione e l’interdipendenza. Questo rappresenta una grande possibilità per l’uomo, ma per poterla vivere pienamente è necessario che l’uomo possegga in se stesso quella forma necessaria che permetta di recuperare e di orientare nella promozione di se stesso tutte le realtà che la società contemporanea mette a disposizione. E’ necessario che l’uomo possa comporre in unità tutta l’esperienza sociale e culturale del nostro tempo”.

    E la grande speranza di costruire una nuova civiltà dell’ amore è riposta naturalmente nei giovani. Ma come aiutarli in questo compito? Luigi Frati rettore dell'Università La Sapienza di Roma, presente all’incontro:

    “Con l’esempio, con la grande qualità intellettuale, con la grande qualità della ricerca, trasmettendo valori veri dal punto di vista culturale, scientifico e professionale, ma soprattutto con l’esempio di un vissuto che sia coerente con i valori cristiani nei quali si crede”.

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    Al via il Torino Film Festival: intervista con Gianni Amelio

    ◊   Si inaugura oggi la 27.ma edizione del Torino Film Festival che si avvale della nuova direzione artistica del regista italiano Gianni Amelio. Otto giorni di cinema con 254 titoli provenienti da tutto il mondo per una rassegna che si rivolge soprattutto ai giovani e ai cinefili affiancando ai grandi nomi alcune curiose scoperte e novità. Il servizio di Luca Pellegrini:

    Non è facile ereditare un Festival diretto per due anni da Nanni Moretti. Non è facile dargli un senso nel panorama affollatissimo di tante manifestazioni simili dedicate alla settima arte, tutte in difesa della propria identità e nel tentativo di richiamare l’attenzione del pubblico e dei media. Ma Torino vive la sua manifestazione con grande entusiasmo, rivolgendosi principalmente alla ricerca e alla scoperta di talenti innovativi, che esprimono le migliori tendenze contemporanee del cinema indipendente internazionale. Per Gianni Amelio, che ha sempre lavorato dietro una macchina da presa, è compito non facile. E’ anche una sfida. Quale tipo di manifestazione ha avuto in mente così da potersi distinguere e farsi apprezzare a livello internazionale?

     
    R. – Bastava guardare alla tradizione del Festival di Torino e alla riconoscibilità della sua linea. Non c’è in Italia un Festival che somigli al Festival di Torino. Intanto perché è dedicato alle opere prime e seconde e, quindi, si tratta di un concorso per giovani registi, per chi comincia questo mestiere. Tengo a sottolineare che i premi del Festival di Torino non sono coppe che poi uno poggia su un tavolo e su una libreria, ma sono danaro o meglio rappresentano la possibilità di poter continuare a fare, magari con qualche mezzo in più, il lavoro che si ama fare. Non è un’esperienza lontana dal mio modo di intendere il cinema e dal mio modo di intendere soprattutto il modo di entrare in questo mestiere. Io ho fatto fatica ad entrare e, quindi, so benissimo la fatica che i giovani incontrano per iniziare un percorso così complicato.

     
    D. - Nelle proposte tematiche con le quali molte delle pellicole sono suddivise, una particolare è dedicata alla famiglia. Considerando quanto di attenzione nei suoi film ha sempre voluto rivolgere ai rapporti umani e familiari, quale immagine della famiglia ritrova nei titoli di questo gruppo ideale che ha visionato e selezionato per il Festival?

     
    R. – Nei film che abbiamo in concorso almeno in quattro film su sedici è presente il tema della famiglia come tema centrale e c’è il rapporto madri-figlie e madri-figli. Sarà anche un caso, ma tre dei film di cui parlo sono diretti da donne. Evidentemente, quindi, le registe stanno cercando di recuperare anche un proprio passato, stanno cercando anche di riflettere su se stesse e in rapporto alla figura materna, ma anche in rapporto a quando loro saranno madri. Questo è il filo rosso che percorre tutto il Festival.

     
    D. - Lei ha voluto istituire quest’anno il Gran Premio Torino che viene assegnato a quei registi che hanno in qualche modo rinnovato il linguaggio cinematografico e diffuso nuove tendenze, considerandolo per questo non un riconoscimento alla carriera ma un attestato di eccellenza. Sono stati scelti per questa prima edizione del Premio il regista serbo Emir Kusturica e l’American Zoetrope di Francis Ford Coppola. Ci vuole indicare il motivo?

     
    R. – Per quanto riguarda Kusturica, è l’amore che io ho provato per il suo umanesimo, vale a dire per l’attenzione che lui ha e che continua ad avere per le parti più deboli della società; la forza della vita che nonostante tutte le avversità deve spingere le persone, le più lontane dal posto al sole, a raggiungere comunque una propria dignità. Per quanto riguarda Coppola, questa volta lo abbiamo voluto premiare soprattutto come produttore e come presidente dell’American Zoetrope che è una delle case di produzioni più innovative ed audaci anche del cinema americano e soprattutto proprio per il contributo sulla ricerca tecnica che la Zoetrope ha fatto per quanto riguarda i mezzi cinematografici ed anche il modo di metterli in pratica. Penso che poi la tecnica diventi linguaggio e quindi non è separabile dal fatto espressivo. (Montaggio a cura di Maria Brigini)

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    Chiesa e Società



    Orissa: proposta una “Giornata per i martiri” nell’anniversario delle violenze anticristiane

    ◊   Una giornata per ricordare i cristiani che hanno perso la vita nei massacri dell’Orissa avvenuti alla fine di agosto del 2009 e sui quali non è stata fatta piena luce. E’ quanto – riferisce Fides - la Commissione per l’Ecumenismo in seno alla Conferenza Episcopale dell’India ha proposto di celebrare ogni anno l’ultima domenica di agosto. Non dimenticare dunque i sacerdoti, religiosi e laici che “hanno sacrificato la vita a causa della loro fede in Cristo” e che sono i “moderni martiri” dell’India di oggi. “Il martirio è la più alta forma di amore – ha sottolineato in una nota mons. Anil Joseph Thomas Cuto, vescovo di Jalandhar e presidente della Commissione per l’Ecumenismo - stiamo facendo uno sforzo per ricordare quanti sono morti nel nome del Signore Gesù Cristo. E’ una memoria che vogliamo confermare e continuare a beneficio delle nuove generazioni”. Inoltre “celebrarla a livello ecumenico – ha evidenziato il presule - significa rafforzare l’unità fra le Chiese cristiane in India, istituirla sarebbe una decisione storica che speriamo si avveri al più presto”. (B.C.)

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    Filippine: è ancora emergenza per 300 mila famiglie colpite dal passaggio dei tifoni

    ◊   A un mese dal passaggio delle tempeste Ketsana, Parma e Mirinae, 300mila famiglie (1,3 milioni si persone) dipendono ancora dagli aiuti umanitari. Tra queste - riferisce l'agenzia AsiaNews - 130mila hanno perso tutto e vivono nei centri di raccolta. Finora Caritas e organizzazioni cattoliche hanno aiutato 126mila famiglie (667mila persone) e distribuito viveri per un valore di 1,6 milioni euro. Nelle aree più colpite, centinaia di sacerdoti, religiosi e seminaristi offrono anche un’assistenza spirituale e psicologica alle vittime ascoltando ogni giorno i traumi e le storie della gente. “Non basta pregare per gli alluvionati - afferma il cardinale Gaudencio Rosales, arcivescovo di Manila - occorre pregare con loro e sostenerli per aiutarli a ricominciare”. In un appello egli invita sacerdoti, religiose e religiose a fornire alla popolazione “oltre all’aiuto materiale anche quello spirituale”. Per il porporato questa è l’unica via per superare i traumi provocati dalle devastanti alluvioni. In questi mesi ben quattro tifoni hanno colpito la regione di Manila e la zona nord dell’Isola di Luzon provocando 1.128 morti, 1,3 milioni di sfollati e danni all’economia per 300milioni di euro. A tutt’oggi circa un terzo della capitale è ancora inagibile. La popolazione delle due regioni sta fronteggiando anche un’epidemia batterica che ha contagiato quasi 3mila persone, con 175 morti nella sola Manila. (R.P.)

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    I vescovi denunciano danni alla popolazione di Mindanao a causa dei pesticidi

    ◊   Appello per la messa al bando delle fumigazioni aeree di pesticidi e di fertilizzanti sulle coltivazioni di banane dell’isola di Mindanao. Il cardinale Gaudencio Rosales, arcivescovo di Manila, insieme con il vescovo di Caloocan, monsignor Deogracias Iniquez, e ai vescovi ausiliari di Manila Bernando Cortez e Broderick Pabillo, scrive alla presidente delle Filippine Gloria Macapagal Arroyo: “Siamo vicini alla gente di Mindanao nel lavorare per liberarci da questa pratica immorale della diffusione aerea di insetticidi, una pratica che mette a rischio la salute e la dignità umana”. In gennaio una Corte d’appello aveva dichiarato anticostituzionale un’ordinanza del Consiglio comunale della città di Davao, risalente al 2007, che vietava ogni tipo di fumigazione aerea sulle piantagioni di banane. Contro queste pratiche, cominciate nei dintorni di Davao nel 2000, hanno preso posizione anche gruppi di contadini e organizzazioni della società civile che accusano malattie respiratorie e dermatiti sofferte anche dai bambini. I gruppi di pressione sostengono inoltre che i prodotti chimici hanno contaminato pozzi e fiumi. L’associazione di categoria dei coltivatori di banane di Davao, che riunisce 34 aziende, ha risposto alla lettera dei religiosi respingendo le accuse di dannosità delle fumigazioni e contestando i risultati di uno studio commissionato dal ministero della Sanità nel 2006, relativo ai villaggi nei distretti di Camocaan, Hagonoy e Davao del Sur, quelli su cui si basano le accuse. (C.P.)

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    Human Rights Watch presenta un rapporto sulle prigioni segrete in Cina

    ◊   In un rapporto presentato ieri ad Hong Kong, chiamato “Un vicolo nell’inferno”, Human Rights Watch ha reso noto le testimonianze di decine di ex-detenuti nelle prigioni segrete cinesi. Nelle black jails – così si chiamano le prigioni segrete - sono detenuti soprattutto i “petitioners”, i postulanti, chi cioè dalle province arriva a Pechino e denuncia abusi e ingiustizie subite dalle autorità locali. Si può restare in carcere anche mesi, senza che le famiglie sappiano nulla, senza che vi sia stata incriminazione o processo. Le prigioni, la cui esistenza negli ultimi mesi è stata negata più volte dal governo, sono occultate in ostelli di proprietà dello Stato, in ospedali o in centri psichiatrici. I carcerieri, probabilmente poliziotti di provincia, agiscono nell’assoluta illegalità, maltrattano o torturano i detenuti, li derubano, violentano le donne, si rifiutano di somministrare loro farmaci e cibo, ma agiscono sostenuti dallo stato, continua HRW, che paga loro un contributo per il mantenimento dei detenuti. Dalle interviste condotte dall’organizzazione per i diritti umani, su 38 persone che sostengono di essere state detenute nelle black jails vi sarebbero anche minori. Secondo Sophie Richardson, responsabile per l’Asia della Ong, è impossibile dire con certezza quante prigioni nere esistano in Cina, ma ce ne potrebbero essere una cinquantina nella sola area della capitale. (A cura di Francesca Sabatinelli)

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    Ghana: crolla miniera, quasi tutte donne le vittime

    ◊   14 donne e quattro uomini sono morti sepolti dal crollo di una miniera d'oro illegale, nel Ghana occidentale. Nel giacimento, a Dompoase, lavoravano una trentina di persone, 24 donne e sei uomini. “Si tratta del più grave incidente della storia del paese. Il governo - ha detto Kojo Antwi Tabi, capo della polizia della regione occidentale - deve adottare delle misure per controllare le attività minerarie”. La manodopera – scrive il quotidiano “Graphic Ghana” – è ormai diventata a prevalenza femminile: gli uomini scavano, le donne trasportano all’aperto i carichi di terra da setacciare. Un’attività il più delle volte mal pagata, ma altamente rischiosa. Secondo la ricostruzione dei fatti fornita da alcuni sopravvissuti, il crollo della miniera sarebbe stato causato da una frana avvenuta martedì, a monte del pozzo nel quale si erano calati i lavoratori. Il crollo, secondo i pochi fortunati che in quel momento si trovavano all’esterno, è stato causato dall’impatto di un grande albero con le strutture della miniera. “Saremmo riusciti a salvarci tutti quanti – ha detto in lacrime una donna sopravvissuta – se non fosse stato per quell’albero staccatosi dalla collina”. Non è ancora certo il numero delle persone rimaste intrappolate: tra di loro ci sono sicuramente altre donne di età compresa tra i 18 e i 27 anni, e il proprietario della miniera. In Ghana, così come in Guinea, Brasile e Mali, il numero dei minatori irregolari, i cosiddetti "galamsey", è andato crescendo a causa del prezzo in ascesa dell'oro sui mercati mondiali. Il governo è preoccupato per le ricadute economiche, perché il mercato parallelo illegale sottrae entrate fiscali al Paese. Per le grandi compagnie, oltre ai problemi economici, ci sono spesso anche quelli di sicurezza, in quanto i "galamsey" si introducono nei loro impianti spesso provocando incidenti e danneggiando le installazioni - a causa della loro inesperienza - con il loro lavoro clandestino. (C.P.)

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    Mons. Onaiyekan: conflitti in Africa causati da cattiva leadership e cattiva gestione delle risorse

    ◊   Cattiva leadership e cattiva gestione delle risorse: sono queste le cause principali della vulnerabilità dell’Africa alle guerre e ai conflitti religiosi. Lo ha detto nei giorni scorsi l’arcivescovo nigeriano di Abuja, mons. John Onaiyekan intervenendo a un seminario organizzato in preparazione a un incontro della Commissione dell’Unione Africana sul dialogo interreligioso nella capitale nigeriana. Nel suo intervento – riferisce il quotidiano locale “This Day” ripreso dall’agenzia Apic – il presule ha deplorato l’emarginazione dei leader religiosi da parte dei dirigenti politici africani nell’edificazione dei loro paesi e nella risoluzione dei conflitti. Questi - ha detto – potrebbero dare un aiuto importante ai governi visto il ruolo che svolge la spiritualità nella vita degli africani. Mons. Onaiyekan, ha inoltre deprecato che le religioni siano spesso presentate negativamente a causa degli estremisti religiosi e delle strumentalizzazioni della religione da parte dei politici. Per altro verso, egli ha evidenziato come non manchino nel mondo sforzi per riunire tutte le religioni e per l’armonia interreligiosa. A questo proposito egli ha citato l’esempio positivo del Consiglio interreligioso della Nigeria (di cui è co-presidente), un organismo che ha permesso di stabilire un rapporto di collaborazione tra le religioni, in diversi ambiti, favorendo l’armonia e la convivenza pacifica tra i nigeriani. Mons. Onaiyekan ha infine criticato la stampa internazionale per l’immagine negativa che dà dell’Africa quando parla dei suoi conflitti, come nel caso della Nigeria: “Essa dà una connotazione religiosa a tutte le crisi nel Paese”, ha evidenziato il presule. (L.Z.)

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    Ad Ancona un meeting sulla cooperazione Europa-Africa

    ◊   “L’Africa in piedi. L’Europa con l’Africa” è il convegno che si apre oggi ad Ancona, promosso da Cipsi, ChiAma l’Africa, Tavola della Pace, Coordinamento nazionale degli Enti locali per la pace e i diritti umani e altre realtà. All’ottava edizione – scrive il Sir – il meeting si propone di ripensare il rapporto e le relazioni tra Europa e Africa grazie al confronto di rappresentanti della società civile, della politica, dell'economia, della cultura e delle istituzioni europee e africane. Sul tavolo gli scenari nuovi che si aprono grazie alla collaborazione tra i due continenti, con uno sguardo ai problemi derivanti dalla crisi economica mondiale. Nell’ambito della tre giorni, si svolgerà la prima Assemblea nazionale degli Enti locali che operano con l’Africa, in Africa e per l’Africa. Sarà poi lanciata la proposta di assegnare il Premio Nobel per la Pace alle donne africane: una proposta “atipica”, “difficile” - spiegano i promotori - ma che serve anche “a far conoscere il protagonismo delle donne africane e a privilegiare nei rapporti di cooperazione proprio le donne e le loro organizzazioni”. (B.C.)

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    L'ospedale cattolico di Betlemme a sostegno delle donne di quattro campi profughi

    ◊   L’Holy Family Hospital è un ospedale di Betlemme che offre cure a donne povere e ai loro neonati. Si tratta di una struttura che dispone di un servizio di ostetricia e ginecologia, designato a fornire assistenza sanitaria a quattro campi profughi della città, e mandato avanti dalle Nazioni Unite. Vista la specificità dei servizi offerti in campo natale e neonatale, l’ospedale è l’unico nella regione in grado di assistere e curare situazioni mediche difficili delle donne che vivono in situazioni di estrema povertà, a prescindere dalla fede religiosa e dall’appartenenza etnica. Ogni mese - riferisce l'agenzia Fides - oltre 200 donne riescono a partorire all’Holy Family nonostante complicazioni tipo coprifuoco, blocchi stradali e strade chiuse. L’ospedale assiste ogni anno oltre 22 mila donne e bambini. Con l’approssimarsi dell’Avvento e del Natale, le scuole degli Stati Uniti hanno avviato un progetto di sostegno per l’Holy Family Hospital, grazie al quale molte mamme a Betlemme avranno la gioia di veder nascere i propri figli. L’ospedale fa affidamento anche sulle donazioni delle parrocchie che intervengono attraverso il “Programma missionario parrocchiale”. (R.P.)

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    Settimana di incontri cristiano-islamici a Parigi

    ◊   Dieci giorni dedicati al dialogo interreligioso, alla condivisione di patrimoni culturali ed itinerari spirituali e a dibattiti sulla giustizia sociale: li propone la nona edizione della Settimana di incontri cristiano-islamici organizzata da ieri al 22 novembre a Parigi, in Francia. A promuoverla Il Gruppo di amicizia cristiano-islamica, il Comitato cattolico contro la fame e per lo sviluppo e il Soccorso islamico. In programma dibattiti e convegni sulla responsabilità dei credenti, sull’acqua come fonte di vita, sul denaro, la sofferenza, l’arte e la famiglia. Al tema “Religioni e giustizia sociale” sarà dedicata l’intera giornata di domani che si svolgerà a saint-Ouen, all’Istituto internazionale del pensiero islamico. Previste tre tavole rotonde: la prima riguarderà gli sguardi teologici contemporanei sulla giustizia sociale, la seconda i grandi movimenti del pensiero teologico sulla giustizia sociale, la terza le sfide delle istituzioni caritative di fronte alla crisi e alle disuguaglianze sociali in Francia oggi. (T.C.)

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    A Colonia l’Incontro delle religioni

    ◊   “Tutte le comunità sono chiamate ad una nuova sincerità nel dialogo”. Lo si legge nella dichiarazione finale – riportata dal Sir – dell’ottava edizione dell’Incontro delle religioni che si è tenuta a Colonia, in occasione della Giornata delle religioni celebrata in tutta la Germania. I rappresentanti delle religioni cristiane, ebraica e islamica hanno auspicato un rafforzamento del dialogo interreligioso ed hanno sottoscritto l’impegno a condannare l’eventuale ricorso alla violenza e alla manipolazione nei confronti di chi sceglie di cambiare confessione. “Tutte le religioni – prosegue il documento - devono impegnarsi per il diritto alla libertà di religione”. All’incontro hanno partecipato per la Chiesa cattolica mons. Hans-Jochen Jaschke, vescovo ausiliario di Amburgo, per la Chiesa evangelica il vescovo del Land dell'Assia Martin Hein e per gli islamici Burhan Kesici del Consiglio islamico. Erano inoltre presenti rappresentanti della Chiesa ortodossa e dei Ba’hai. (B.C.)

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    Bruxelles: aperto l'incontro della Rete degli addetti stampa delle Chiese europee

    ◊   Sono incentrati attorno all’articolo 17 del Trattato Europeo sul funzionamento dell’Unione europea e il dialogo tra le istituzioni europee e le religioni i lavori del terzo incontro della Rete degli addetti stampa delle Chiese europee (Ponec) che si è aperto ieri a Bruxelles. “Il trattato di Lisbona, che entrerà in vigore il prossimo 1° dicembre avrà bisogno di trovare una concretizzazione per quel che riguarda le forme istituzionalizzate nelle quali avvenga il dialogo tra parlamento e comunità di fede, senza che queste iniziative dipendano dalla sensibilità e dall’impegno del presidente di turno”, ha detto Fearghas O Béara, consulente politico del presidente del parlamento europeo (attualmente in carica è il polacco Jerzy Buzek). “A questo scopo – ha aggiunto O Béara - attendiamo suggerimenti e consigli dalle Chiese, in primis dalla Commissione degli episcopati della Comunità europea e dalla Commissione Chiesa e società della Conferenza delle Chiese europee che sono per noi interlocutori primari”. In questi anni recenti - riferisce l'agenzia Sir - il Parlamento europeo ha sviluppato diversi spazi di dialogo con le comunità di fede, come l’incontro annuale dei capi religiosi delle tre religioni monoteistiche con i presidenti delle tre istituzioni europee, avviato nel 2005, o audizioni pubbliche su temi di interesse per le religioni o ancora gruppi di lavoro su temi particolari (famiglia, dignità della persona umana). Dal canto suo Jorge César das Neves, consigliere per la Commissione europea sul dialogo con le religioni, le Chiese e le comunità di fede, ha affermato che “le istituzioni non si occupano di questioni religiose e non si mescolano nelle vicende religiose delle singole comunità e degli stati nazionali”. “Quello che noi chiediamo alle religioni è di aiutarci ad affinare una riflessione strategica su questioni politiche fondamentali che incarnano i valori”. “Noi, istituzioni, non dobbiamo creare discriminazioni tra gli attori di questo dialogo, ma dobbiamo creare dei luoghi per rendere questo possibile a livello politico”. “In questo dialogo noi abbiamo bisogno di partner che abbiano competenza, professionalità, autenticità e una chiara posizione nel tradurre il loro credo religioso in un pensiero politico”. Tra i temi che la commissione in carica dovrà confrontarsi con le comunità di fede, Das Neves ha elencato: la crisi sociale, con le conseguenze su disoccupazione, mercato del lavoro, nuove forme di povertà; i cambiamenti climatici; le migrazioni e la situazione internazionale. (R.P.)

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    Documento dei vescovi ungheresi sulla salvaguardia del creato

    ◊   In una lettera sulla difesa del mondo creato, pubblicata dalla Conferenza episcopale ungherese, i presuli pongono la loro attenzione sull’ambiente sottolineando che “il degrado in rapida accelerazione dell'ambiente naturale e i cambiamenti climatici a livello globale sono diventati al giorno d'oggi una realtà”. Pertanto, si legge sul documento riportato da Zenit, l’atteggiamento dei cristiani deve essere basato su un "antropocentrismo relativo", che si discosti sia dal considerare solo l'essere umano escludendo ciò che lo circonda sia dal pensiero che nega le differenze ontologiche tra l'uomo e l'ambiente. E’ necessario dunque compiere sforzi significativi e adottare strategie efficienti. Difendere l'ambiente, ricordano i vescovi, "significa più che assicurare semplicemente condizioni di vita degne alle generazioni presenti e future", perché è fondamentale per "la protezione e la promozione del bene comune e della dignità umana". L'etica cristiana relativa all'ambiente – aggiungono - si basa su tre valori collegati tra loro: il "valore strumentale della natura" in quanto "parte del bene pubblico, che serve la protezione e l'evoluzione della dignità umana"; il "valore simbolico della creazione", perché si riferisce direttamente a Dio e permette quindi di approfondire il rapporto con Lui; la nozione teologica di "nuova creazione", che indica il "futuro escatologico" dell'ambiente, "che ci fornisce una comprensione più profonda, religiosa del futuro del mondo che ci circonda". Infine i presule evidenziano che la difesa dell’ambiente e la promozione del bene comune è possibile solo “attraverso un ordine economico che serva l'interesse credibile dell'uomo". (B.C.)

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    Intervento dei vescovi spagnoli sui politici a favore dell’aborto

    ◊   Non potranno essere ammessi alla comunione eucaristica i politici che sosterranno la legge sull’aborto, presentata in Parlamento dal governo spagnolo. A renderlo noto il segretario generale della Conferenza episcopale spagnola, mons. Juan Antonio Martinez Camino, nel corso di un incontro all’Università San Pablo-Ceu. Per il presule – riferisce l’Osservatore Romano – l’appoggio alla legge determinerebbe “oggettivamente” una situazione di “peccato pubblico” tale da escludere i sacramenti. I politici, infatti, rischiano di essere considerati “eretici” ed “essere scomunicati” perché il loro gesto è in aperta contraddizione con la dottrina della Chiesa. Il progetto di legge, che ha creato numerose critiche, prevede l’interruzione di gravidanza nelle prime 14 settimane anche in caso di ragazze di 16 anni e senza il consenso dei genitori. (B.C.)

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    I vescovi francesi contrari all’adozione da parte di coppie dello stesso sesso

    ◊   “L’adozione non è una questione che riguarda diritti individuali ma ha per scopo la protezione del bambino, privato dei suoi genitori naturali”. E’ quanto si legge in una nota – riportata dal Sir – dei vescovi francesi intervenuti dopo il via libera di un tribunale amministrativo di Besançon di concedere ad una coppia di donne omosessuali la possibilità di adottare un bambino. “Per il bambino, la differenza irriducibile tra i sessi dei genitori è il fondamento e il modello che gli permette di costruire la sua identità e trovare il suo giusto posto tra gli altri”. Così l’arcivescovo di Rouen, mons. Jean-Charles Descubes, presidente del Consiglio episcopale Famiglia e Società che ribadisce che “l’interesse superiore dei bambini deve guidare le decisioni politiche e amministrative”. “I diritti e il bene del bambino limitano il diritto al bambino”. La nota aggiunge che “l'adozione permette ai bambini di fare esperienza di una famiglia” ma una famiglia richiede la complementarità di due esseri, di un uomo ed una donna, la cui unione è radicata nella differenza sessuale. (B.C.)

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    Thailandia: premiato padre Pelosin per il suo impegno con i malati di Aids

    ◊   E’ stato assegnato nei giorni scorsi dal governo locale della provincia di Nonthaburi, in Thailandia, un riconoscimento al missionario del Pime padre Adriano Pelosin, per il suo impegno con i malati di Aids curati in famiglia. Un premio - riferisce l'agenzia Sir - motivato dalla “sua eccellenza nel servire la società”. Padre Pelosin, 61 anni, da 30 anni abita a Bangkok e dintorni, e da un decennio si occupa di persone sieropositive (negli ultimi 25 anni in Thailandia sono nati oltre un milione di soggetti affetti dal virus Hiv). In particolare, si è dedicato all’assistenza degli ammalati di Aids nelle proprie case, preferendo la cura domiciliare al ricovero in ospedale. “In passato – ha spiegato all’agenzia Ucan padre Pelosin, che opera nella parrocchia di Our Lady of Mercy Church a Pakkret, nella provincia di Nonthaburi, a nord di Bangkok - i malati non erano accettati dalla società né dalle famiglie. Molte di loro avrebbero preferito abbandonarli in ospedale. I bambini con genitori sieropositivi non potevano andare a scuola perché gli insegnanti e i loro compagni avevano paura di infettarsi”. (R.P.)

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    Taiwan: commemorati i 49 anni di evangelizzazione della zona indigena di A Li Shan

    ◊   “Il terremoto ha distrutto la nostra bella casa e il paesaggio del monte e del fiume dei popoli tribali, ma non la nostra fede. Con questa fede solida e la piena fiducia in Dio, affidandoci all’intercessione della Madonna, tutti noi, sacerdoti e fedeli della diocesi, prendiamo insieme il largo e usciamo dal periodo di disgrazia a partire da questa prima celebrazione eucaristica dopo l’alluvione dell’agosto scorso”. Sono le parole toccanti di mons. Chung An Zhu, vescovo della diocesi di Cha Yi, riprese dall'agenzia Fides, pronunciate nella zona che è stata colpita duramente dall’alluvione della scorsa estate. Oggi finalmente questa comunità diocesana, composta anche da un gran numero di fedeli indigeni, ha potuto celebrare la commemorazione dei 49 anni di evangelizzazione della zona di A Li Shan (zona indigena della montagna) con una solenne Eucaristia e l’inaugurazione di ben 7 nuove cappelle, una per ciascuno dei 7 gruppi tribali locali. Inoltre mons. Chung ha benedetto anche le nuove abitazioni provvisorie allestite per la popolazione colpita dall’alluvione, davanti a 200 fedeli con la presenza dei rappresentanti di ogni tribù. Infine mons. Chung ha portato anche l’amore della comunità cattolica visitando il luogo dove hanno trovato accoglienza quanti hanno perso tutti i loro averi in seguito all’alluvione. (R.P.)

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    Consegnati a Palermo i premi dedicati a don Puglisi

    ◊   Lo sfruttamento dell'infanzia in Cina è il tema che ha fatto da sfondo alla quinta edizione del premio internazionale ‘Padre Pino Puglisi’, dedicato al parroco ucciso a Palermo dalla mafia 16 anni fa, e riservato a personalità e istituzioni impegnati nella tutela dei minori. La manifestazione, organizzata da don Antonio Garau, presidente dell’associazione “JusVitaeOnlus”, con l’alto patrocinio della Presidenza della Repubblica, si è svolta ieri sera al Teatro Politeama Garibaldi di Palermo. I premiati sono il cardinale Salvatore De Giorgi, arcivescovo emerito di Palermo; Laura Boldrini, portavoce dell'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati; suor Pierina Bianchi, missionaria che opera in Cina; Lu Youn, sindacalista cinese, che ha dedicato il suo lavoro ai diritti dei minori in un contesto difficile; Raffaele Bonanni, segretario generale della Cisl, per l’impegno nella sua carriera di sindacalista contro lo sfruttamento minorile; e ancora Aldo Forbice, giornalista Rai; Pietro Mennea, campione di atletica leggera e presidente dell’omonima Fondazione Onlus; Pippo Pollina, cantautore palermitano e la Guardia costiera di Lampedusa per il costante lavoro a favore degli immigrati. “Il nome di padre Puglisi - ha spiegato l’organizzatore don Garau - ci dà la forza di andare avanti e tenere fede al suo insegnamento. Bisogna fare sempre di più – ha continuato - soprattutto nei quartieri a rischio, in favore dei bambini svantaggiati”. Laura Boldrini si è detta “onorata” di ricevere il premio perché dedicato a un prete di frontiera, che ha speso la sua vita per la legalità e per i diritti dei più deboli. “Lo scorso anno – ha detto la Boldrini - il 75% degli immigrati arrivati sulle nostre coste era richiedente asilo. Dopo i colloqui individuali, al 50% degli irregolari è stata riconosciuta una forma di protezione. Tutto questo adesso non è più possibile per la politica dei respingimenti e molto spesso queste persone finiscono nelle carceri della Libia” “C’è anche una società civile - ha proseguito la portavoce Onu - che ci chiede di andare avanti e proseguire con il nostro impegno a favore dei rifugiati e così faremo”. I premiati hanno ricevuto un bronzo dello scultore Giacomo Rizzo, che ritrae don Pino Puglisi. (Da Palermo, Alessandra Zaffiro)

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    San Miniato: assegnato il Premio giornalistico Giovanni Fallani

    ◊   Assegnati ieri sera a San Miniato, in occasione del convegno nazionale della Fisc (Federazione italiana settimanali cattolici), il premio giornalistico Fisc-Sir intitolato a Giovanni Fallani, per oltre 30 anni segretario generale della Fisc e direttore del Sir dal gennaio 1989 all’aprile 1997. I premiati – riferisce il Sir – sono Barbara Baronio del “Corriere Cesenate”, settimanale della diocesi di Cesena-Sarsina; Maria Pia Fizzano di “Presenza”, quindicinale della diocesi di Ancona. La prima ha saputo rendere “lo spirito gioioso del servire Dio e i fratelli” raccontando la storia di un anziano sacerdote; la seconda perché è “un richiamo giornalistico alla dottrina sociale della Chiesa e all’urgenza della sua traduzione in scelte economiche di giustizia e di solidarietà con prioritaria attenzione ai più poveri”. Riconoscimento straordinario per “Vola”, quindicinale dell’arcidiocesi de L’Aquila, considerato dagli organizzatori “una voce di speranza in un territorio lacerato dal terremoto del 6 aprile”. (B.C.)

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    Viaggio nell’anima mariana di Bologna

    ◊   Questa sera a Bologna il museo Beata Vergine di San Luca ospiterà una conferenza su alcune importanti immagini della Vergine in città: nelle chiese, nelle case, lungo le vie. Insomma una sorta di pellegrinaggio nell’anima mariana della città di Bologna. La relatrice della conferenza, Elena Trabucchi , ricercatrice del Centro Studi per la cultura della città felsinea. Intervistata da Zenit ha spiegato che si tratta di immagini quasi sempre dipinte su muro o tela, ma non mancano esempi di statue di terracotta e altro materiale. “In diversi casi - ha precisato la Trabucchi - ci si trova davanti a immagini illeggibili per i danni del tempo l’incuria degli uomini, incuria tanto più colpevole dato che non di rado l’esecuzione di tali immagini, legate alla devozione di quartieri e nata per eventi miracolosi e grazie ricevuta, era affidata non solo ad artisti locali, ma anche ad artisti di grande fama”. Uno dei dipinti più interessanti in tal senso è la “Madonna del Suffragio” eseguita da Guido Reni per la chiesa dei Santi Bartolomeo e Gaetano. “Non molti sanno – ha rivelato la Trabucchi - che quella esposta non è la copia di un celebre dipinto, ma un originale: cosa che però non l’ha preservata da furti sacrileghi”. “Anzi – ha aggiunto – per ben due volte nell’ultimo secolo l’immagine è stata trafugata (l’ultima volta nel 1992): in entrambi i casi, fortuitamente e provvidenzialmente, l’immagine è stata recuperata senza danni”. Interessante scoprire che molte immagini mariane bolognesi sono “repliche” della Madonna di San Luca che si venera sul Colle della Guardia nel santuario a lei dedicato. Se ne trovano nelle chiese e nelle case, per il desiderio di poterla invocare quotidianamente. “Una di queste immagini – ha reso noto la Trabucchi –. è stata di recente ritrovata durante lavori di restauro all’interno di uno stabile di via Centotrecento: si tratta certamente di una immagine secentesca, di ottima mano, che ritrae la Vergine e il Bambino con le corone di cui furono omaggiati nel 1603, cosa che consente di collocarla nel tempo, abbastanza precisamente”. (A.M.)

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    Lettera di Natale del cardinale Tettamanzi per i bambini della diocesi di Milano

    ◊   “Tu scendi dalle stelle” è la lettera, in libreria da oggi, scritta dal cardinale Dionigi Tettamanzi, arcivescovo di Milano, in occasione del Natale e indirizzata a tutti i bambini. Una lunga missiva, scandita da passione e dolcezza, per raccontare e spiegare il significato di questa importante festività e preparare i più piccoli al periodo di Avvento che, nella Chiesa ambrosiana, inizia il 15 novembre. Una lettera arricchita da colorate illustrazioni di Chiara Sacchi, con allegato un audio CD con letture di Paolo Monesi e dallo stesso cardinale Tettamanzi e con la musica e il canto del Piccolo Coro “Mariele Ventre” dell’Antoniano di Bologna. Sono molti i concetti che il porporato esprime con semplicità; concetti importanti che fanno comprendere l’attualità del messaggio portato da Gesù Bambino. Un amore che, scrive l’arcivescovo, “ci innamora” con la sua povertà. “La vera felicità – continua il cardinale Tettamanzi – è frutto dell’amore e non dipende dalla fortuna” perché l’amore non regala cose ma “regala se stesso”. In questo modo, il porporato ricorda ai bambini che, dal giorno in cui Gesù è nato, si conosce cosa serve per essere felici e donare amore: “il nostro sorriso, le nostre parole buone – scrive - l’affetto del nostro cuore, i gesti di bene che facciamo, le preghiere, l’umiltà, la fiducia verso gli altri… Insomma ciò che caratterizza ogni bambino”. Ma il cardinale non dimentica che anche oggi Gesù, come allora nella grotta di Betlemme, continua a tremare. “Lo fa attraverso il corpo e l’anima sofferenti di tantissime persone denutrite, senza acqua, malate, sole, tristi, oppresse, in fuga, offese, umiliate, dimenticate” per questo è importante riconoscere “la presenza di Gesù nei poveri di oggi” perché è “il nostro modo di incontrarlo di persona”. Ma come fare? E’ necessario, per l’arcivescovo di Milano, “informarsi bene sulle miserie e sulle ingiustizie, di cui sono vittime tantissime persone e, in modo particolare, molti bambini” e ricorda che almeno 2 miliardi e 800 mila persone nel mondo vivono con meno di quattro euro al giorno e che di queste 1 miliardo e 200 mila con meno di due euro. Ricorda ancora che “la fame uccide più di 20 mila persone ogni giorno, lasciando nella miseria più profonda quasi 800 milioni di uomini, donne e bambini ogni anno” e che in Europa ci sono 52 milioni di persone della soglia di povertà. Prendendo spunto dall’attualità, il porporato spiega ai bambini la crisi economica che ha colpito l’Italia ma anche il mondo e la cui origine è dovuta all’egoismo di “poche persone che, anziché cercare il guadagno di tutti, hanno pensato solo al proprio interesse accumulando tanti soldi per sé e causando la rovina di molti”. Per questo “è bene conoscere ciò che succede intorno a noi perché conoscere la verità ci spinge ad amare e servire Gesù che ritroviamo nelle persone povere”. Prima di concludere, il cardinale spiega due parole importanti: solidarietà e sobrietà; ricorda poi la raccolta di fondi lanciata lo scorso Natale che ha portato a distribuire 5 milioni di euro a 2mila famiglie. Al termine della lettera, l’arcivescovo lancia la formula delle “cinque R”: “ridurre le cose che si comprano, badando solo a quelle davvero essenziali; riciclare gli oggetti finché si possono usare (vestiti e giochi di un fratello o di un cugino più grande...) e ciò che può essere rigenerato (attraverso, ad esempio, la raccolta differenziata dei rifiuti);riparare gli oggetti anziché buttarli al primo danno; rispettare, trattare bene le cose, gli ambienti e soprattutto le persone che li hanno realizzati con il loro lavoro; regalare con gioia e generosità qualcosa dei nostri risparmi a chi ora è nel bisogno”. Una formula “che consentirà a voi – sottolinea il porporato – e a chi aiuterete di essere felici”. (B.C.)

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    24 Ore nel Mondo



    Nuovi attacchi in Afghanistan e Pakistan: 12 morti a Peshawar

    ◊   Una nuova giornata di sangue per l’Afghanistan e il Pakistan. Due sanguinosi attentati firmati da gruppi di ribelli talebani sono stati messi a segno contro una base Nato a Kabul e a Peshawar contro gli uffici dell’intelligence militare pakistana. Il servizio di Marco Guerra:

    Veicoli imbottiti di esplosivo lanciati da un attentatore suicida contro obiettivi militari. Anche la dinamica unisce i cruenti attacchi dei talebani che, in Afghanistan e Pakistan, prendono la forma di una vera e propria controffensiva alle vaste operazioni della forza internazionale lanciate nelle aree tribali. A Kabul, è stata presa di mira la base di Nato di Fort Phoenix, all’esterno della quale un kamikaze si è fatto esplodere al passaggio di un convoglio, ferendo quattro militari straneri e quattro civili afghani. Più devastante l’attacco oltre frontiera, che ha colpito la sede dei servizi segreti militari pakistani a Peshawar. Nell’esplosione sono morte 12 persone e altre 35 sono rimaste ferite. Un altro attentato suicida contro un commissariato a Bannu, nel nordovest, sono rimasti uccisi sette poliziotti. In Afghanistan, si teme un incremento della violenza in vista dell’insediamento del presidente Karzai. E proprio intorno al futuro impegno del Capo dello Stato ruotano le riserve ancora da sciogliere in merito alla nuova strategia degli Stati Uniti. L’avvertimento lanciato ieri da Obama al termine del consiglio di guerra è perentorio: il governo afghano dovrà infatti dimostrare di voler combattere la corruzione e di saper ristabilire in tempi ragionevoli il controllo sul terreno se vorrà avvalersi dell’aumento delle truppe Usa, che comunque non sarà illimitato. Su questo fronte, continua il confronto anche tra gli altri Paesi della Nato che, stando a quanto richiesto oggi dal premier britannico Brown, potrebbero contribuire con totale di altri 5 mila soldati.

     
    Medio Oriente
    Sfuma nel nulla la speranza dei palestinesi di convocare le elezioni legislative e presidenziali palestinesi per il 24 gennaio 2010. Il rinvio a tempo indeterminato è stato deciso dalla Commissione addetta all’organizzazione del voto, vista l’impossibilità di garantire l’accesso alle urne per gli elettori della Striscia di Gaza sotto il controllo di Hamas. Intanto, si registra un nuovo incidente di frontiera lungo il confine tra Israele e la striscia di Gaza: i soldati dello Stato ebraico hanno aperto il fuoco contro cinque palestinesi che si avvicinavano ai reticolati, uccidendo uno di essi.

    Corea del Nord
    Useremo tutti i “più spietati mezzi militari” a protezione della frontiera marittima. Così la Corea del Nord a tre giorni dallo scontro a fuoco di martedì scorso nel mar Giallo, avvenuto tra le motovedette di Seul e Pyongyang. Intanto, Stati Uniti e Giappone concordano sul fatto che per la Corea del Nord “resta di vitale importanza” riprendere la via maestra del disarmo nucleare con il confronto del negoziato a sei. In proposito, il presidente americano, Barak Obama, ha dato il via libera alla missione di un inviato del Dipartimento di Stato a Pyongyang, per riprendere i contatti diretti in seguito ai test missilistici e al test nucleare nordcoreani.

    Myanmar: appello contro i domiciliari di Aung San Suu Kyi
    L’avvocato dell’attivista per i diritti umani, Aung San Suu Kyi, ha depositato un appello alla Corte Suprema contro la condanna agli arresti domiciliari. Lo stesso legale ha quindi precisato che non sa quanto tempo l’organismo impiegherà per decidere se accoglierlo o meno. Da parte sua, un alto funzionario del Ministero degli esteri ha detto questa settimana che Aung Suu Kyi potrebbe essere rilasciata presto, potendo contribuire così a preparare il partito, la Lega Nazionale per la Democrazia (Nld), per le elezioni del prossimo anno.

    Crisi bilaterale fra Thailandia e Cambogia
    Cresce la tensione tra Thailandia e Cambogia, dopo l’espulsione di entrambi i diplomatici dai rispettivi Paesi in seguito alla nomina a consigliere economico del governo cambogiano dell'ex premier thailandese, Thaksin Shinawatra. Quest’ultimo, in un discorso a Phnom Penh, ha comunque sottolineato la necessità di una sinergia economica con la Thailandia. Il governo di Bangkok annuncia una possibile “revisione” dei progetti di aiuto alla Cambogia, un Paese ancora povero e arretrato.

    Washington: sotto sequestro quattro moschee e un grattacielo
    Intrapresa un'azione legale mirata alla confisca di quattro moschee e di un grattacielo in America, dalla California al Maryland. I luoghi sequestrati erano della Alavi Foundation, una no-profit islamica. Secondo la procura di New York, la fondazione non ha rispettato la legge sul riciclaggio di denaro sporco, trasferendo fondi al governo di Teheran e finanziando il programma nucleare degli ayatollah. Barack Obama ha rinnovato lo stato di emergenza nazionale relativo ai rapporti tra Usa e Iran, che risale al 1979 e che prevede sanzioni economiche e sequestri di beni.

    Alta la tensione tra il governo centrale di Mosca e ribelli ceceni
    Tre guerriglieri sospetti sono stati uccisi in Inguscezia, una regione caucasica russa ad ovest della Cecenia. La polizia aveva intimato alla macchina sulla quale viaggiavano i sospettati di fermarsi e di farsi riconoscere, ha dichiarato Madina Khadziyeva, portavoce del Ministero dell’interno ceceno. In risposta, gli uomini hanno aperto il fuoco, rimanendo uccisi.

    Ghana
    Grave incidente in una miniera d’oro del Ghana. Sono 18 le vittime di un crollo avvenuto all’interno. Il fatto - il più grave nella storia del Paese africano - è accaduto nella zona di Dompoase.

    Italia - giustizia
    In Italia, è ancora scontro sulla giustizia. Il disegno di legge per introdurre il cosiddetto "processo breve" è stato depositato ieri in Senato con le firme di Pdl e Lega. Puntuali sono arrivate le polemiche dall’opposizione, che annuncia battaglia, e dall’Associazione nazionale magistrati (Anm) che parla di un testo anticostituzionale. La norma prevede che la prescrizione scatti dopo due anni dalla richiesta di rinvio a giudizio del pubblico ministero per i processi in corso in primo grado e per reati “inferiori nel massimo ai dieci anni di reclusione”.

    Fusioni compagnie aeree
    Entro il 2010, nascerà il più grande gigante dei cieli. Ieri, dopo più di un anno di negoziati, Iberia e British Airways hanno siglato un memorandum d'intesa per la loro fusione. La nuova compagnia conterà su una flotta di 419 velivoli e 205 destinazioni.
    (Panoramica internazionale a cura Marco Guerra)

     
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIII no. 317

     
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