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Sommario del 12/11/2009

Il Papa e la Santa Sede

  • Benedetto XVI per i 70 anni della Lumsa: le Università cattoliche hanno bisogno di "veri maestri" che trasmettano i valori cristiani oltre al sapere scientifico
  • Il rispetto dell'identità cristiana della Croazia al centro del colloquio tra il Papa e il presidente Mesić
  • Altre udienze
  • Molto pericolose le odierne forme di antisemitismo: così il cardinale Kasper al rientro da Minsk
  • Aperta la plenaria di Cor Unum sui percorsi formativi per gli operatori della carità
  • Da Facebook a Youtube: i vescovi europei in Vaticano per confrontarsi sulle potenzialità di Internet nella pastorale quotidiana
  • Corso di formazione in Vaticano per la sicurezza sul lavoro
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Liberato padre Sinnott, rapito un mese fa nelle Filippine
  • Medici Senza Frontiere: salvare i bambini dalla malnutrizione
  • L'intervento del cardinale Bagnasco a chiusura dell'Assemblea generale della Cei
  • La protesta dei malati di Sla: lo Stato non ci abbandoni
  • Festival internazionale di musica sacra dedicato ai sacerdoti
  • Chiesa e Società

  • Africa: emergenza alimentare per i prezzi ancora troppo alti
  • Unicef: nei Paesi poveri ritardi nella crescita dei bambini
  • Rapporto mine antipersona 2009: verso un mondo più libero
  • Sui cambiamenti climatici appello all’Onu del Consiglio Ecumenico delle Chiese
  • El Salvador: emergenza nazionale dopo il passaggio dell'uragano Ida
  • I vescovi argentini ricordano il 25.mo del Trattato di pace e amicizia tra Cile e Argentina
  • Appello dei vescovi cileni per la fine degli scioperi nel Paese
  • I movimenti cristiani europei festeggiano i 10 anni del cammino di comunione
  • No dei vescovi filippini alla legge sull’aborto come controllo delle nascite
  • Dietro l’uccisione di un sacerdote nell'Ituri, forse gruppi criminali
  • Sudan: preoccupazione del vescovo di Rumbek per i prossimi appuntamenti elettorali
  • Congo: continua l'esodo nella provincia dell'Equatore
  • Uganda: la Chiesa lancia una campagna contro le violenze domestiche
  • In Sudafrica la seconda Settimana dell’acqua
  • Sacerdote francescano ucciso in Guatemala: il ricordo dei confratelli
  • Incontro tra i Patriarchi ortodossi di Russia e Georgia
  • Libano: un centro di spiritualità cattolica nel nord del Paese
  • Conferenza interreligiosa in Grecia sulla bioetica
  • Documento dei vescovi irlandesi in difesa dell’ambiente
  • Albania: "Caritas in veritate" e ricordo di Madre Teresa al centro della plenaria dei vescovi
  • Lettera dei vescovi francesi per la Solennità del Natale
  • Premi Nobel per la pace a Berlino per la commemorazione della caduta del Muro
  • Si è spento padre Giandomenico, fondatore della Tavola della Pace
  • 24 Ore nel Mondo

  • Modernizzare il Paese su basi democratiche: il discorso di Medvedev alla nazione
  • Il Papa e la Santa Sede



    Benedetto XVI per i 70 anni della Lumsa: le Università cattoliche hanno bisogno di "veri maestri" che trasmettano i valori cristiani oltre al sapere scientifico

    ◊   Per celebrare il 70.mo di fondazione della Lumsa, la Libera Università Maria Santissima Assunta, Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina in Aula Paolo VI un foltissimo gruppo di docenti e studenti dell’ateneo. A loro, il Papa ha ribadito il ruolo delle Università cattoliche: quello di proporre “veri maestri” che non trascurino gli aspetti etici e una sapienza illuminata dalla fede, tanto più urgenti - ha detto - in un’epoca segnata da una generale emergenza educativa. Il servizio di Alessandro De Carolis:

    Il sapere non è mai solo scientifico, ma è quello a tutto tondo, che sa trasferire in chi lo riceve “valori e motivazioni profonde”, oltre a nozioni e a un metodo di ricerca. In poche pennellate e al cospetto di una straripante e festosa rappresentanza - settemila persone sui novemila studenti totali che conta la Lumsa nelle sue quattro sedi italiane - Benedetto XVI traccia l’identikit dell’Università cattolica. Essa, afferma citando Giovanni Paolo II - deve “garantire istituzionalmente una presenza cristiana nel mondo accademico” e nella “complessa realtà sociale e culturale”. E aggiunge:

     
    “L’Università cattolica è chiamata ad agire con l’ispirazione cristiana dei singoli e della comunità universitaria come tale; con l’incessante riflessione sapienziale, illuminata dalla fede, e la ricerca scientifica; con la fedeltà al messaggio cristiano così come è presentato dalla Chiesa; con l’impegno istituzionale al servizio del popolo di Dio e della famiglia umana, nel loro cammino verso la meta ultima”.
     
    La Lumsa, riconosce il Papa, ha mantenuto fede a questa vocazione sin dalla scintilla ispiratrice che portò alla sua creazione nel 1939, grazie all’impegno della Serva di Dio, Madre Luigia Tincani, e del cardinale Giuseppe Pizzardo. Da ateneo inizialmente destinato alla formazione di religiose maestre, fino alla trasformazione in Libera Università del 1989, la Lumsa - afferma Benedetto XVI - ha sempre avuto “un’identità cattolica ben precisa” e uno “stretto legame” con la Santa Sede. Tutto ciò, osserva, deve avere riflessi sulla formazione delle migliaia di studenti che la popolano, specie oggi che “l’emergenza educativa”, ripete, si è fatta “preoccupante”:

     
    “La profonda crisi economica, diffusa in tutto il mondo, con le cause che ne sono all’origine, hanno evidenziato l’esigenza di un investimento più deciso e coraggioso nel campo del sapere e dell’educazione, quale via per rispondere alle numerose sfide aperte e per preparare le giovani generazioni a costruire un futuro migliore”.
     
    Dunque, insiste il Papa, “dinanzi ai profondi mutamenti in atto”...

     
    “...sempre più urgente è poi la necessità di appellarsi ai valori fondamentali da trasmettere, come indispensabile patrimonio, alle giovani generazioni e, pertanto, di interrogarsi su quali siano tali valori. Alle istituzioni accademiche si pongono quindi, in modo pressante, questioni di carattere etico”.
     
    Restate fedeli alla vostra Magna charta, è stato l’invito del Pontefice ai membri della Lumsa, ovvero ai propositi di “un lavoro scientifico orientato alla ricerca della verità, nel dialogo tra fede e ragione”, elaborando “positive sintesi tra fede e cultura e tra scienza e sapienza, per la crescita piena ed armonica della persona umana":

     
    “Oggi, come in passato, l’Università ha bisogno di veri maestri, che trasmettano, insieme a contenuti e saperi scientifici, un rigoroso metodo di ricerca e valori e motivazioni profonde. Immersi in una società frammentata e relativista, voi, cari studenti, mantenete sempre aperti la mente e il cuore alla verità. Dedicatevi ad acquisire, in modo profondo, le conoscenze che concorrono alla formazione integrale della vostra personalità, ad affinare la capacità di ricerca del vero e del bene durante tutta la vita, a prepararvi professionalmente per diventare costruttori di una società più giusta e solidale”.

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    Il rispetto dell'identità cristiana della Croazia al centro del colloquio tra il Papa e il presidente Mesić

    ◊   Stamani il presidente della Repubblica croata, Stejpan Mesić, è stato ricevuto da Benedetto XVI e, successivamente, ha incontrato il cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone, accompagnato dal segretario per i Rapporti con gli Stati, l'arcivescovo Dominique Mamberti.

    “Nel corso dei cordiali colloqui – riferisce un comunicato della Sala Stampa vaticana - ci si è soffermati sulla situazione della regione, sulle sfide principali che l’attendono, sui fattori che ne favoriscono la stabilità e che rafforzano la pace. Inoltre, è stata richiamata la tradizione cattolica della Croazia, antichissima e sempre viva, come pure l’importanza di rispettare tale identità e di promuovere il bene comune tramite un dialogo costruttivo fra le autorità governative e l’episcopato e con tutte le componenti della società”.

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    Altre udienze

    ◊   Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina mons. Eduardo Benes de Sales Rodrigues, arcivescovo di Sorocaba, e mons. Luiz Demétrio Valentini, vescovo di Jales, per la visita “ad Limina” della Conferenza episcopale brasiliana. Ieri il Santo Padre aveva ricevuto il cardinale Paul Josef Cordes, presidente del Pontificio Consiglio "Cor Unum".

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    Molto pericolose le odierne forme di antisemitismo: così il cardinale Kasper al rientro da Minsk

    ◊   Il cardinale Walter Kasper, presidente del Pontificio Consiglio per l’Unità dei Cristiani e della Commissione per i Rapporti religiosi con l’Ebraismo, è rientrato ieri da Minsk, in Bielorussia, dove è stato invitato dal metropolita ortodosso Filarete. Qui ha partecipato ad un Convegno dal titolo “Il dialogo tra Cristianesimo e Giudaismo: i valori religiosi come base del rispetto reciproco”. Philippa Hitchen lo ha intervistato:
     
    R. – Il nostro dicastero ha buoni rapporti con la Chiesa ortodossa russa in Bielorussia e soprattutto con il metropolita Filarete, che è un uomo molto generoso, molto aperto e cordiale. Sono stato, per la seconda volta, a Minsk, dove si è tenuto un Simposio sui rapporti giudeo-cristiani. Questo Simposio è stato molto importante perché è stato il primo su questo tema che si è tenuto in Europa orientale, tanto più che il rapporto tra ebrei e cristiani ha sempre rappresentato una questione delicata in questa regione e ancor di più in Bielorussia, dove hanno vissuto molti, molti ebrei prima della II Guerra Mondiale, e dove in gran parte sono stati uccisi per questo terribile evento che è stata la Shoah.

     
    D. – Attualmente, qual è la presenza degli ebrei in Bielorussia e quale è il loro rapporto con la Chiesa ortodossa?

     
    R. - Oggi in Bielorussia gli ebrei sono soltanto una piccola minoranza, ma forte è stata la loro partecipazione al Simposio. Io sono stato molto sorpreso nel vedere la grande apertura della Chiesa ortodossa rispetto al dialogo con gli ebrei. Al riguardo non c’è più differenza tra cattolici ed ortodossi e insieme lottiamo contro questi nuovi fenomeni di antisemitismo, che oggi rappresentano certamente un grande pericolo. Il Concilio Vaticano II ha chiaramente sottolineato che ogni forma di xenofobia e ogni forma di antisemitismo sono contro la dignità umana e che noi abbiamo un rapporto unico e particolare con gli ebrei, con loro condividiamo molti articoli di fede come quello dell’Unico Dio, dei Dieci Comandamenti, dei profeti dell’Antico Testamento. Su queste basi possiamo comunicare ed insieme anche cooperare. Speriamo che il futuro sia più positivo del passato.

     
    D. – In questo senso la visita di Benedetto XVI alla Sinagoga qui a Roma sarà un evento molto importante…

     
    R. – Sì, è molto importante, proprio perché si vuole cercare di arrivare ad una educazione profonda della nuova generazione e contemporaneamente si vuole dare testimonianza che questo non rappresenta un evento destinato solo alla scatto di qualche fotografia, ma che si tratta di un impegno continuo che abbiamo preso. Questo è quello che vogliamo esprimere con questa visita così importante di Papa Benedetto XVI alla Sinagoga di Roma. (Montaggio a cura di Maria Brigini)

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    Aperta la plenaria di Cor Unum sui percorsi formativi per gli operatori della carità

    ◊   Si è aperta oggi a Villa Aurelia a Roma, la 28.ma Assemblea Plenaria del Pontificio Consiglio Cor Unum, il dicastero vaticano che promuove la catechesi della carità e distribuisce le donazioni del Papa. Vi partecipano i membri del Consiglio, presieduto dal cardinale Paul Josef Cordes, alcuni cardinali e vescovi provenienti da tutto il mondo ed i rappresentanti di alcuni grandi organismi caritativi della Chiesa cattolica come il Catholic Service, il Catholic Charity degli Stati Uniti, Manos Unidas, Caritas Spagna, Caritas Italia, Aiuto alla Chiesa che soffre. Al sottosegretario di Cor Unum, mons. Giovanni Pietro Dal Toso, Roberto Piermarini ha chiesto il perché del tema della Plenaria di quest’anno: “Percorsi formativi per gli Operatori della carità”.

    R. – Perché è un tema centrale, che ha individuato il Santo Padre nella sua enciclica “Deus caritas est”, quando invitava ad una sempre migliore “formazione del cuore”. Questo ci è sembrato un punto chiave nel nostro compito, anche di Cor Unum: individuare quali siano gli elementi fondamentali di questa formazione del cuore. Per questo motivo la scorsa Plenaria l’abbiamo dedicata al tema della formazione. Quest’anno vogliamo precisare il tema della formazione, individuando alcuni elementi importanti per questi percorsi formativi, elementi concreti per la formazione di chi opera negli organismi caritativi.

     
    D. – Quali difficoltà avete incontrato nella preparazione di questa Plenaria e anche nell’attuazione di questo tema?

     
    R. – Più che difficoltà mi è sembrato un bel lavoro di coinvolgimento, perché nella primavera di quest’anno abbiamo mandato a diversi organismi un lungo questionario, chiedendo che cosa si fa concretamente per la formazione, quali modelli vengono applicati nei singoli organismi. Dobbiamo pensare che la formazione ha diversi livelli e non si tratta solamente della formazione professionale, assolutamente importante; non si tratta solamente della formazione umana, anche questa assolutamente importante: si tratta anche della formazione di fede, visto che si tratta di organismi che lavorano nella Chiesa. Quindi, è stato interessante, perché in questo modo abbiamo coinvolto tutti gli organismi, che si riferiscono al nostro dicastero, nella riflessione su quale tipo di preparazione, di formazione si voglia dare a chi lavora nei nostri organismi. Questo materiale poi è stato elaborato da una facoltà di teologia di Friburgo, in Germania, perché lì da più di 80 anni c’è una cattedra, all’interno appunto della Facoltà di teologia, che riflette sulla teologia della carità. Allora, trattandosi di specialisti, ci hanno aiutato, ci aiuteranno ancora, elaborando questo materiale, individuando alcune piste concrete che verranno poi discusse durante la Plenaria.

     
    D. – C’è un’attualizzazione concreta di questo tema dei “percorsi formativi”?

     
    R. – Per noi, ovviamente, la Plenaria è un momento importante in questo cammino di focalizzazione del tema della formazione. Da parte nostra, poi, abbiamo anche promosso questi due grandi incontri continentali: a Guadalajara, l’anno scorso, per l’America, e nel settembre di quest’anno a Taipei, per l’Asia. Sono stati due grandi incontri di corsi di esercizi spirituali nei quali abbiamo invitato i presidenti, i direttori di organismi caritativi diocesani nazionali dell’Asia ad un momento di riflessione spirituale su quello che loro stanno facendo. E devo dire che questo ha avuto un successo notevole. Quest’anno a Taiwan c’erano quasi 500 persone, provenienti da diversi Paesi dell’Asia, e il riscontro è stato positivo, non solo per quanto si è fatto in loco, ma perché molti partecipanti hanno poi deciso di ripetere l’evento a livello locale nelle loro diocesi o nelle loro nazioni. Questo dice che c’è un bisogno, sentito anche, di approfondire le radici della fede, di quello che si opera nella carità: c’è un rapporto tra fede e carità che non possiamo semplicemente ignorare, ma che siamo chiamati costantemente a ravvivare. E credo che uno dei compiti importanti del nostro Pontificio Consiglio sia proprio quello di richiamare le radici di fede dell’attività caritativa. E, in questo senso, speriamo di poter realizzare le iniziative prese in America e in Asia, nei prossimi anni, anche in altri continenti.

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    Da Facebook a Youtube: i vescovi europei in Vaticano per confrontarsi sulle potenzialità di Internet nella pastorale quotidiana

    ◊   “La cultura di Internet e la comunicazione della Chiesa”: è il tema dell’Assemblea plenaria della Commissione episcopale europea per i Media (Ceem), che prenderà il via oggi pomeriggio in Vaticano presso l’Aula Vecchia del Sinodo per concludersi domenica 15 novembre. Tra gli argomenti al centro dell’assise dei vescovi: le implicazioni della presenza di Internet per la missione della Chiesa, come la Rete è entrata nella pastorale quotidiana delle diocesi e delle parrocchie e in che modo la Chiesa riesce a tradurre il messaggio cristiano nella cultura attuale dell’interattività.

    I presuli si confronteranno con chi fa comunicazione via web, attraverso Facebook, Google-Youtube e Wikipedia. Né mancherà un approfondimento sulla realtà della pirateria informatica, attraverso la testimonianza di un giovane hacker svizzero e di un responsabile dell’Interpol per la lotta alla cyber-criminalità. La sessione d’apertura, oggi alle 15.30, vedrà l’introduzione del presidente della Ceem, mons. Jean Michel di Falco Léandri, vescovo francese di Gap e Embrun. Previsti inoltre gli interventi del cardinale Josip Bozanić, arcivescovo di Zagabria e vicepresidente del Consiglio delle Conferenze episcopali d’Europa, di mons. Claudio Maria Celli, presidente del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali e di mons. Domenico Pompili, direttore dell’Ufficio delle Comunicazioni Sociali della Cei. Le giornate di lavoro saranno scandite da momenti di preghiera e da celebrazioni eucaristiche.

    La Ceem è una commissione specializzata del Consiglio delle Conferenze episcopali d’Europa, che segue lo sviluppo dei media e delle comunicazioni ecclesiali, favorisce il lavoro degli episcopati in questo campo ed elabora su incarico del Ccee scelte di politica mediatica. Membri della Ceem sono i vescovi responsabili per i media delle singole Conferenze episcopali.

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    Corso di formazione in Vaticano per la sicurezza sul lavoro

    ◊   E’ in corso in Vaticano il seminario di formazione per gli incaricati e delegati della sicurezza nei luoghi di lavoro dello Stato della Città del Vaticano. L’iniziativa, promossa dal Governatorato, punta alla formazione dei responsabili delle varie Amministrazioni dello Stato sui temi della prevenzione degli incidenti sul lavoro e la tutela della salute dei lavoratori, laici e religiosi. Gli uffici interessati al corso di formazione sono, tra gli altri, la Segreteria di Stato, le Congregazioni, l’Apsa, la Fabbrica di San Pietro, l’ospedale Bambin Gesù, la Radio Vaticana e il centro radio di Santa Maria di Galeria, le Ville Pontifice di Castel Gandolfo. Al microfono di Luca Collodi, il delegato del cardinale Giovanni Layolo, presidente del Governatorato, per il servizio della Sicurezza e della tutela della salute dei lavoratori in Vaticano, Pierpaolo Di Mattia.

    R. – Il Vaticano ha messo a punto una normativa interna proprio per venire incontro alle esigenze dei lavoratori. E’ un piccolo Stato, però all’interno del Vaticano ci sono tantissime attività lavorative, edilizie e di terziario, che vanno tutelate nel loro svolgimento quotidiano.

     
    D. – Quindi, le piccole dimensioni dello Stato vaticano non tolgono spazio all’attenzione per la sicurezza e la salute di chi lavora...

     
    R. – No, a maggior ragione. E’ una situazione piccola però con tutte le problematiche legate alla sicurezza sul lavoro. Ecco perché il Vaticano da diversi mesi ha voluto dotarsi di una propria legge, senza fare più riferimento alla normativa italiana e in generale a quella europea. Ed ecco anche perché le persone che si occuperanno di questo particolare problema devono essere formate. E’ una delle priorità del servizio per la sicurezza e la salute dei lavoratori, che attraverso l’appoggio del cardinale presidente, ed anche l’autorizzazione della Segreteria di Stato, ci ha permesso di organizzare per la prima volta un corso di formazione vero e proprio, che si sviluppa su circa cinquanta ore formative in aula, con esperti del settore, che svilupperanno le tematiche della valutazione dei rischi lavorativi.

     
    D. – Parliamo dell’indotto. Sono molte le ditte esterne che lavorano, a vario titolo, in Vaticano?

     
    R. – Quando parliamo di Vaticano non parliamo solo delle mura, ma anche di molte zone extraterritoriali, che sono una cinquantina, ma soprattutto di tutto il personale esterno. Ad esempio, ci sono circa 200 ditte edili che gravitano all’interno dello Stato, con piccoli e grandi lavori. Proprio per questo bisogna essere attenti, ed anche molto più attenti di quello che succede in Italia, alla normativa di sicurezza e quindi alla tutela di questi addetti all’edilizia ma anche delle altre attività.

     
    D. – L’antincendio, ad esempio, ma anche il primo soccorso…

     
    R. – Sì, l’antincendio, il primo soccorso per quanto riguarda l’incidente banale: la scivolata, la caduta. Ma poi, c’è la valutazione vera e propria del rischio. Praticamente ogni addetto alla sicurezza, che gli Enti vaticani hanno nominato in questi mesi, dovrà valutare i rischi lavorativi delle proprie unità produttive. Quindi, dal momento che questo, molto spesso, è rivolto a persone che finora non hanno avuto una valida preparazione tecnica, era necessario fare un corso che offrisse una prima informazione generale sull’argomento. Ma chiaramente, il servizio sarà sempre a disposizione per poter accompagnare ogni realtà lavorativa nello sviluppo della valutazione rispetto ai progetti di lavoro che vengono ideati e realizzati. (Montaggio a cura di Maria Brigini)

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Un investimento più deciso e coraggioso nel sapere e nell'educazione: l'udienza del Papa a studenti e docenti della Libera università Maria Santissima Assunta (Lumsa)

    Sul vertice della Fao in merito alla sicurezza alimentare, in prima pagina, un articolo del direttore generale Jacques Diouf dal titolo "Un governo mondiale per vincere la sfida della fame".

    Nell'informazione internazionale, in vista del vertice sul clima, a Copenaghen, gli articoli di Stefania Schipani e Simona Verrazzo dal titolo "Tra l'esigenza di sviluppo e la necessità di difendere l'ambiente" e "E in Africa nasce una grande muraglia contro il deserto". 

    In cultura, un articolo di Andrea Gianni dal titolo "A scuola a lezione di Sindone" (l'ostensione si svolgerà tra il 10 e il 23 maggio 2010).

    Quando la critica (illuminista) stroncava Bernini: la relazione di Maria Antonia Nocco al convegno "La basilica di San Pietro: fortuna e immgine".

    Il sogno di Padre Blet: un articolo di Raffaele Alessandrini su Pio XII tra storia e realtà romanzesca.

    Agghiacciati di fronte alla banalità del male: Gaetano Vallini recensisce il libro di Dieter Schlesak "Il farmacista di Auschwitz".

    Antonio Paolucci sui restauri della Cappella di San Silvestro nel santuario della Scala Santa a Roma.

    Percorsi formativi per gli operatori della carità: nell'informazione vaticana, Mario Ponzi intervista il cardinale Paul Josef Cordes sulla plenaria (in corso in questi giorni) del Pontificio Consiglio Cor Unum.

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    Oggi in Primo Piano



    Liberato padre Sinnott, rapito un mese fa nelle Filippine

    ◊   E’ libero padre Michael Sinnott, il sacerdote irlandese di 79 anni rapito da un gruppo armato un mese fa a Pagadian, sull’isola meridionale filippina di Mindanao, e rilasciato ieri sera. Secondo le prime informazioni, diffuse da AsiaNews, non sarebbe stato pagato il riscatto di 2 milioni di dollari chiesto dai sequestratori. Per il rilascio di padre Sinnott, avrebbero collaborato anche i ribelli del Fronte islamico di Liberazione Moro, facendo pressioni su un combattente locale. Grande gioia per la liberazione è stata espressa da mons. Angel Lagdameo, presidente della Conferenza episcopale filippina e da padre Patrick O'Donoghue, superiore regionale dei Missionari di San Colombano, di cui padre Sinnott fa parte. Il servizio di Stefano Vecchia:

    Il missionario irlandese della Società di San Colombano, da 40 anni nelle Filippine, era stato sequestrato da uomini armati l’11 ottobre, nella sua missione di Pagadian. La località non è distante da quella del rapimento, nel giugno 2007, di padre Giancarlo Bossi, protrattosi per 40 giorni. Anche in questo caso, secondo le autorità, i responsabili sarebbero fuoriusciti del Fronte islamico di Liberazione Moro, gruppo della guerriglia musulmana, che da 30 anni fronteggia nelle Filippine meridionali le forze governative. Lo stesso padre Sinnott, che quattro anni fa era stato operato al cuore, ha rassicurato sulle sue condizioni di salute, nonostante una prigionia vissuta per lo più sotto un rifugio di fortuna nella foresta. Prima di partire per Manila, dove in mattinata ha incontrato la presidente filippina Gloria Arroyo, il missionario ha espresso la sua intenzione di tornare a Pagadian, se le condizioni lo permetteranno. Le autorità militari hanno confermato che il sequestrato è stato loro consegnato da uomini del Fronte islamico di Liberazione Moro. Un gesto visto come un’apertura di credito del maggior movimento guerrigliero nel Sud del Paese, in vista dei colloqui di pace, di cui è prevista a breve la ripresa.

     
    Per un quadro delle azioni dei ribelli nelle Filippine, dopo la sospensione l’anno scorso dei colloqui di pace tra governo di Manila e Fronte islamico di Liberazione Moro, Giada Aquilino ha intervistato Paolo Affatato, dell’Osservatorio italiano Asia Maior:

    R. – I sequestri sono un crimine odioso contro l’umanità, ma nel Sud delle Filippine continuano, senza che il governo riesca a fermarli. Si calcola, infatti, che dal 1996 ad oggi siano stati oltre cinquecento. Sono legati alla situazione di instabilità delle Filippine meridionali. Sappiamo che è in corso un conflitto trentennale in cui i tradizionali movimenti guerriglieri, come il Fronte islamico di Liberazione Moro, si incrociano con altre bande e altri movimenti di carattere più terroristico, come Abu Sayyaf o altre piccole bande criminali locali. Questo è lo scenario in cui avvengono tali sequestri, di cui spesso i sacerdoti o i membri delle Ong sono vittime. Quindi, per poter risolvere questi casi, le radici dei movimenti locali sono molto importanti. Il Fronte Moro sicuramente ha potuto svolgere un’opera di mediazione, che si è rivelata decisiva e che ha voluto dare anche un segnale al governo, perché il Fronte si pone come un interlocutore importante nel processo di pace.

     
    D. – Il Fronte islamico di Liberazione Moro avrebbe collaborato quindi nel rilascio di padre Sinnot. Sono attivi poi altri gruppi, come appunto Abu Sayyaf, dediti ai sequestri: ricordiamo il rapimento di padre Giancarlo Bossi. Ma perché rapire esponenti religiosi?

     
    R. – Per la loro visibilità e per la loro duplice appartenenza: ad un Paese occidentale ed alla Chiesa cattolica. Abbiamo detto però che anche volontari, operatori delle Ong, imprenditori locali sono spesso nel mirino. Il fine è quello di ottenere un riscatto: sono sequestri a scopo di estorsione.

     
    D. – Dove finiscono questi soldi?

     
    R. – Ci sono bande piccole e bande più grandi. Il problema è che il governo non riesce a debellare il fenomeno. Alcuni osservatori locali pensano che questi crimini siano effettivamente manovrati da gruppi che hanno una loro precisa agenda politica ed economica. Quindi, in questi tempi di crisi, quello dei sequestri è un business molto lucroso.

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    Medici Senza Frontiere: salvare i bambini dalla malnutrizione

    ◊   Un appello ai partecipanti al Vertice mondiale sulla Sicurezza Alimentare della Fao è arrivato ieri dalla ong Medici Senza Frontiere che, presentando il rapporto su quanto il mondo spende per la lotta alla malnutrizione, chiede che si presti attenzione soprattutto alla malnutrizione infantile che mette ogni anno a rischio la vita di 20 milioni di bambini. Il servizio di Francesca Sabatinelli:

    Aumentare i finanziamenti rimasti invariati per sette anni, riallocare i fondi e limitare gli sprechi, distribuire meglio il cibo: è su queste basi che poggia la vera lotta alla malnutrizione, quella lotta che – spiega Medici Senza Frontiere – eviterebbe ogni anno la morte di un numero che va dai tre milioni e mezzo ai cinque milioni di bambini al di sotto dei cinque anni. Gli stanziamenti dei Paesi ricchi non superano, ad oggi, i 350 milioni di dollari, quando la Banca mondiale ci dice che ne occorrerebbero 12 miliardi e mezzo, ossia 30 volte più della somma a disposizione. Inoltre, spiega Medici Senza Frontiere, solo il due per cento dei programmi di aiuto fa riferimento esplicito alla malnutrizione. Loris De Filippi, responsabile dei progetti di Msf Iralia:

     
    “Le nostre perplessità derivano dal fatto che c’è un approccio sicuramente insufficiente e non globale al problema della malnutrizione. Spesso si associa la malnutrizione solo all’assenza del cibo; in realtà, quello che vediamo nei nostri centri è il fatto che manchino – anche quando il cibo c’è – le sostanze che sono fondamentali per l’accrescimento, per lo sviluppo del sistema immunitario dei bambini. Soprattutto poi per la malnutrizione infantile crediamo che bisogna dare un occhio di riguardo e, onestamente, i grossi donatori, le Nazioni Unite – che sono gli attori più importanti – crediamo che non abbiano l’attenzione adeguata”.

     
    La preoccupazione di Medici Senza Frontiere è che gli sforzi del summit di Roma si concentrino prima di tutto sulla promozione della produzione agricola a scapito dei programmi di nutrizione, il che – spiegano i medici – condannerebbe milioni di bambini alla morte o a soffrire di gravi handicap per tutta la vita:

     
    “Dai zero ai ventitre mesi è la fascia d’età più importante per lo sviluppo, ad esempio, del sistema immunitario. Se noi non operassimo con attenzione e rapidità in questa fascia d’età potremmo avere in seguito dei problemi molto gravi. La malnutrizione sarà sicuramente un fenomeno importante per incrementare la mortalità in Paesi in via di sviluppo”.

     
    Ciò che occorre sono programmi sociali nazionali che si occupino delle emergenze, come hanno fatto ad esempio i governi di alcuni Paesi usciti dalla crisi alimentare con le loro forze:

     
    “Ci sono dei Paesi che hanno compreso che oltre ai problemi dello sviluppo dell’agricoltura ci devono essere dei programmi di nutrizione supplementari all’interno del Paese. Parliamo dello Sri Lanka, del Messico, di Paesi che hanno fatto questo tipo di ragionamento molto intelligente: cerchiamo di dare una soluzione globale al problema, sviluppiamo sicuramente l’agricoltura, definiamo come programma una retribuzione sul territorio del cibo, ma facciamo anche uno sforzo, che è quello supplementare die programmi terapeutici o comunque nutrizionali dei bambini”.

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    L'intervento del cardinale Bagnasco a chiusura dell'Assemblea generale della Cei

    ◊   “Sono stati giorni intensi di grande fraternità episcopale e di preghiera con il Papa, Primate d’Italia, che si è unito a noi tramite il messaggio inviato all’Assemblea”. Nella conferenza stampa di chiusura della 60.ma Assemblea generale dei vescovi italiani, il cardinale presidente Angelo Bagnasco, ha rinnovato l’invito a quanti hanno responsabilità istituzionali in Italia a “calare il tono e la tensione della naturale dialettica politica democratica per salire al piano superiore del vero bene del Paese, in modo particolare dei soggetti in difficoltà a partire dalla famiglia”. Da Assisi, il servizio di Luca Collodi.

    L’Assemblea ha approvato la bozza del nuovo Rito delle Esequie. Si tratta della versione italiana del libro liturgico ufficiale utilizzato nelle veglie di preghiera e nei funerali. Sono state previste delle formule di esequie che regolarizzano il rito della cremazione. La conservazione delle ceneri deve avvenire in luoghi consacrati, possono essere benedette ma a condizione che la cremazione e la conservazione non rappresentino la volontà di negare il valore dell’immortalità dell’anima e la resurrezione della carne. Il cardinale presidente, durante la conferenza stampa conclusiva, è tornato a parlare della sentenza europea sul Crocifisso auspicando un ripensamento sulla questione: è una sentenza che non riusciamo a comprendere - ha detto - fuori dalla realtà, in parte sicuramente ideologica. Chi ha sentenziato - ha aggiunto - forse non conosce la storia del popolo italiano. Non è un buon servizio a quel cammino europeo in cui crediamo anche come Chiesa, che deve avere un’anima spirituale perché l’economia, la politica, non possono essere l’anima del nuovo soggetto sovranazionale. Sul ruolo della stampa, i vescovi, ricordando la responsabilità che i media hanno nella formazione della coscienza delle persone, hanno sottolineato la necessità di una forte responsabilità del giornalista in vista di una corretta informazione. Sulle nuove dinamiche politiche italiane, i vescovi si augurano che i cattolici – ovunque siano – possano portare il loro contributo alla politica del Paese. Sul no all’ora di religione islamica a scuola, il porporato sottolinea che non è in discussione la libertà religiosa. La presenza della religione cristiana e cattolica a scuola dipende dalla cultura e dalla storia italiana. Senza la conoscenza del fatto religioso è infatti difficile comprendere la nostra storia e la nostra letteratura”. Intanto, In Abruzzo, per Natale, molte Chiese colpite dal sisma potrebbero restare chiuse. Ma le collaborazioni previste mesi fa in ordine alla ricostruzione delle Chiese, luoghi importanti della storia locale, stanno avendo buoni esiti. Sui fatti di Alba Adriatica, a Pescara, dove gruppi di cittadini hanno attaccato famiglie Rom per ritorsione all’uccisone di un giovane del luogo, il cardinale presidente è tornato a sottolineare l’importanza dell’educazione in particolare dei giovani che deve mobilitare ogni realtà del Paese, a partire dalla scuola e dalla famiglia. Nell’omelia della Messa di chiusura dell’Assemblea generale della Cei, il cardinale Bagnasco ha invitato i vescovi a liberarsi da calcoli, progetti e ambizioni personali per custodire in modo integrale il patrimonio della fede. Il cardinale ha poi ricordato il 50.mo anniversario della Consacrazione dell’Italia al Cuore Immacolato di Maria. “Una devozione alla Madonna che non subisce tracolli nel tempo, superando indenne e feconda le temperie culturali più diverse”.

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    La protesta dei malati di Sla: lo Stato non ci abbandoni

    ◊   Uno sciopero della fame per abbattere il muro dell’indifferenza: è la drammatica forma di protesta messa in atto, nei giorni scorsi, da alcuni malati di Sla, la Sclerosi Laterale Amiotrofica, per protestare contro la mancanza di una degna assistenza domiciliare ai malati di Sla in Italia. Lo sciopero della fame, iniziato il 4 novembre scorso, è stato interrotto due giorni fa quando il viceministro alla Salute, Ferruccio Fazio, ha annunciato la convocazione, per oggi pomeriggio alle ore 15, di una riunione straordinaria della Consulta per le malattie neuromuscolari, tra cui si annovera anche la Sla. Intanto, stamani, Fazio ha affermato che “la richiesta di badanti formate ed esperte per assistere i malati di Sla è giusta” e il governo sta ragionando su come mettere a disposizione i fondi necessari. Ma torniamo alle ragioni della protesta dei malati di Sla con l’intervista di Fabio Colagrande a Mauro Pichezzi, presidente di “Viva la Vita Onlus”, che dal 2004 si occupa di Sla:

    R. – La protesta è nata a fronte di un’esasperazione, perché la situazione di tutti i malati italiani di Sla e delle loro famiglie è diventata insostenibile. La pazienza fa parte delle grandi virtù di queste persone colpite da una delle peggiori patologie esistenti, però evidentemente anche la pazienza ha una misura: quando si trasforma in disperazione non ci sono altri mezzi.

     
    D. – Qual è la situazione dell’assistenza dei malati di Sla oggi in Italia, come possiamo riassumerla?

     
    R. – E’ una situazione di abbandono. Abbandono da parte delle istituzioni sociali e sanitarie, perché ci sono sì interventi ma sono episodici, sporadici, difformi e non coordinati. Alla fine il vero nucleo operativo dell’assistenza è la famiglia, ma dovete immaginare che non sempre c’è una famiglia che sia disponibile. Per cui immaginate a questo punto quale enorme difficoltà sia per una persona che vive sola sostenere quella condizione. Persino dove c’è la famiglia che si prodiga, dove il nucleo è strutturato, dove tutto il nucleo è vicino al malato, anche lì – soprattutto lì – ci sono fenomeni di depressione e di stanchezza. Noi diciamo sempre, purtroppo, “non vogliamo che muoiano prima i ‘care giver’ dei nostri malati”.

     
    D. – Vogliamo ricordare con questo termine chi si intende?

     
    R. – Il “care giver” è letteralmente e tecnicamente colui che si occupa in prima persona di chi ha bisogno di cure. In questo caso possono ad esempio essere mogli, mariti, figli, a volte anche genitori. Abbiamo una fascia d’età che va dai 30 ai 70 anni di persone colpite. In tutto questo il disastro è proprio quello del nucleo familiare. Cito una dichiarazione dell’ex calciatore Stefano Borgonovo diretta al viceministro Fazio in cui dice: “Rendete liberi i nostri familiari. Noi, come malati, in qualche modo ce la caveremo”.

     
    D. – I malati di Sla che avevano iniziato lo sciopero della fame hanno avuto una risposta da parte del ministero; ora si attendono le decisioni della Consulta per le malattie neuromuscolari. Quali tipi di risposte voi dell’associazione “Viva la Vita” vi aspettate?

     
    R. – Ci aspettiamo un intervento immediato, perché conto sul fatto che si sia compreso a fondo il significato disperato di questa protesta. Quando un malato di Sla in nutrizione artificiale arriva davvero all’estremo sacrificio di sé, vuol dire che la situazione merita un intervento immediato e quest’intervento deve trasformarsi in un sostegno reale alla famiglia. (Montaggio a cura di Maria Brigini)

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    Festival internazionale di musica sacra dedicato ai sacerdoti

    ◊   Le quattro Basiliche papali e Sant’Ignazio di Loyola in Campo Marzio accolgono i concerti dell’VIII Festival internazionale di musica e arte sacra, dal 18 al 22 novembre e poi l’11 dicembre a Roma. In cartellone la prima italiana dell’oratorio Paolo e Fruttuoso di Valentino Miserachs e L’ensemble da camera dei Wiener Philharmoniker. Oggi la presentazione con il cardinale Angelo Comastri, presidente onorario del Festival, Hans Albert Courtial, presidente della Fondazione pro musica e arte sacra. A.V.:

    (musica)

    La grande polifonia di scuola romana e l’organo, con il restauro del prezioso Tamburini nella Basilica di Sant’Ignazio, sono i due protagonisti dell’VIII edizione del Festival, dedicato a tutti i sacerdoti in occasione dell’Anno Sacerdotale indetto da Benedetto XVI. Su questa dedica si è soffermato il cardinale Angelo Comastri, ricordando la figura del Santo Curato d’Ars Giovanni Maria Vianney nel 150.mo anniversario della morte: “Oggi come allora, ha detto, siamo in epoca di idolatria, perché scarseggiano gli 'uomini di Dio', dimentichi che ogni altro 'signore' rende schiavi”. Il porporato ha poi indicato in Francesco D’Assisi e Giovanni XXIII quel modello di sacerdozio, al servizio della povera gente, e nella musica un ufficio liturgico da recuperare:

     
    R. - La musica fa parte della preghiera, è un modo di pregare, ed è chiaro che bisogna fare in modo che nelle Chiese, durante le celebrazioni, ci sia una musica degna della preghiera, capace di fare pregare, deve mettere ali all’anima. Ecco perché è importante dare attenzione alla musica e non accogliere qualsiasi musica.

     
    D. - Quale contributo vuol dare in questa direzione il festival di Musica e Arte Sacra?

     
    R. - La musica sacra non è come ogni altra musica, vuole educare alla preghiera e vuole soprattutto creare nel cuore della gente quel senso del mistero e il silenzio davanti al mistero, che permette poi di gustare anche il canto. E’ un linguaggio che Dio ci ha dato per poter parlare con Lui e per poterci mettere in ascolto di Lui. Il Festival vuole ridare questa educazione, perché oggi viviamo in un’epoca un po’ sguaiata, un’epoca in cui la musica, talvolta, più che parlare al cuore stordisce. Mentre noi vorremmo che la musica fosse veramente un linguaggio spirituale.

     
    Evento particolare, il ritorno di Domenico Bartolucci a San Pietro 12 anni dopo il suo ritiro dalla Direzione della Cappella Sistina, il 19 novembre, per dirigere il suo Coro Polifonico nel corso di una solenne celebrazione presieduta dal Cardinale Comastri. Ascoltiamolo:

     
    “La Chiesa ha dato all’Europa la musica con le sue cantorie. La base di tutta la musica occidentale viene da qua, dal canto gregoriano e dalla polifonia. E questo molte volte la Chiesa l’ha dimenticato e, purtroppo, Palestrina è pochissimo eseguito. Roma trovò questo grande maestro, lo fece diventare arte vera e propria, pregnante – arriva al cuore e arriva all’anima – perché la musica finché è perfettamente solfeggio non è arte, è meccanica. Il cantore in Chiesa è un predicatore. Qui c’è la tradizione. La Sistina ha avuto questo merito e la Sistina non ha fatto altro che riprendere questa tradizione”.

     
    (musica)

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    Chiesa e Società



    Africa: emergenza alimentare per i prezzi ancora troppo alti

    ◊   31 paesi e circa 20 milioni di persone hanno bisogno di aiuti alimentari. Secondo l’ultimo rapporto diffuso dall’Organizzazione per l’agricoltura e l’alimentazione delle Nazioni Unite (Fao), una “situazione di grave insicurezza alimentare” colpisce particolarmente l’Africa orientale. Milioni di persone avranno bisogno degli aiuti alimentari, soprattutto a causa del fatto che nei paesi poveri i prezzi continuano a rimanere troppo alti. In tutta la regione del Corno d'Africa, la malnutrizione aggrava i rischi per la sopravvivenza, che già i bambini corrono normalmente a causa della polmonite, delle malattie diarroiche e di altre infezioni. Per arrestare e ribaltare la tendenza che presagisce un'altra grande emergenza umanitaria, la comunità internazionale e i donatori dovranno sostenere appieno la risposta dei governi nella regione, per stabilizzare la situazione e consentire azioni efficaci e tempestive. Risorse e interventi sono necessari per garantire aiuti e servizi di base, inclusa l'assistenza medica e il miglioramento delle condizioni igienico-sanitarie. Al contempo, sono necessari sistemi efficaci che consentano l'invio e la distribuzione di generi di prima necessità alle popolazioni colpite. “Adottando tali fondamentali misure” ha sottolineato Per Engebak, Direttore dell'Ufficio regionale UNICEF per l'Africa orientale e meridionale, “i governi e i loro partner internazionali possono fare un'enorme differenza nei mesi a venire”. In Kenya, precisa il rapporto della Fao, si prevede che la produzione di mais sarà inferiore del 30% rispetto allo scorso anno. Tra i paesi più colpiti dall’emergenza alimentare spiccano poi l’Etiopia (dove il numero delle persone che necessitano di soccorsi umanitari è aumentato, passando dai 5,3 milioni del maggio scorso a 6,2 in ottobre), l’Uganda con circa 1,1 milioni di persone che hanno bisogno di assistenza alimentare, il Sudan meridionale e il Darfur. “Nonostante i prezzi alimentari a livello internazionale siano calati in modo significativo rispetto ai picchi raggiunti un paio d’anni fa, i prezzi del grano e del mais in ottobre sono saliti e quelli del riso di esportazione rimangono più alti dei livelli ante crisi”, questo è quanto si legge nel rapporto. “Per le popolazioni più povere, il cui bilancio familiare viene speso sino all’80% per il cibo, la crisi dei prezzi alimentari non è ancora finita”, ha detto Hafez Ghanem, vice direttore generale della Fao, che ha invitato a incrementare gli investimenti nel settore agricolo dei paesi in via di sviluppo. (C.P.)

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    Unicef: nei Paesi poveri ritardi nella crescita dei bambini

    ◊   “Il punto sui progressi nella nutrizione materno-infantile” è il rapporto presentato ieri dall’Unicef nel quale si evidenzia come nei Paesi in via di sviluppo sono circa 200 milioni i bambini sotto i cinque anni che soffrono di ritardi nella crescita come conseguenza della denutrizione cronica infantile e materna. “La denutrizione – riferisce al Sir il presidente di Unicef Italia Vincenzo Spadafora - contribuisce a determinare più di un terzo del totale dei decessi dei bambini sotto i cinque anni”. E’ un fenomeno che spesso risulta invisibile fino a quando non diventa grave e i bambini che appaiono sani, possono, in realtà, essere esposti a seri rischi e danni permanenti per la loro salute e per il loro sviluppo. Nel rapporto si legge che la maggior parte dei problemi legati alla denutrizione è localizzata in alcune regioni del mondo e più del 90% dei bambini denutriti vive in Africa e in Asia. In soli 24 Stati si concentra oltre l’80% dei casi di denutrizione cronica e circa 129 milioni di bambini che vivono nei Paesi in via di sviluppo sono sottopeso. (B.C.)

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    Rapporto mine antipersona 2009: verso un mondo più libero

    ◊   La buona notizia è che il Trattato di Ottawa per la messa al bando delle mine funziona e consente di salvare vite umane; la cattiva, e purtroppo nota, è che a causa di mine disposte anche molti anni fa, si continua a morire e che le conseguenze peggiori sono patite dalle popolazioni civili. L’ultima edizione del Landmine monitor report, annuale rapporto sulle mine nel mondo e sulla lotta per eliminarle pubblicato dalla Campagna internazionale contro le mine (Icbl, nel suo acronimo inglese), parte da questo assunto prima di fare il punto, Paese per Paese, sottolineando però che sempre più necessaria appare un’altra battaglia, quella contro le bombe cluster, ordigni molto simili alle mine ma di gran lunga più letali e difficili da individuare. L’uso globale, la produzione e il commercio di mine antipersona è diminuito in maniera drastica – sottolinea il rapporto ripreso dall'agenzia Misna – circa 3200 chilometri quadrati di territori in tutto il mondo sono stati bonificati e il numero delle vittime nel 2008 (tra morti e feriti) è stato di 5197 se si considerano solo i casi ufficialmente registrati; un numero che sale di diverse migliaia, secondo stime che considerano invece anche le vittime mai registrate in alcun elenco di cui si ha però notizia. In ogni caso, dice ancora il documento reso pubblico oggi a Ginevra, resta ancora tanta strada da fare per bonificare completamente territori minati sparsi in 70 diversi Paesi, quasi tutti del Sud del mondo, e per assicurare assistenza alle vittime da mina. “Le mine antipersona – ha detto Steve Goose, uno dei relatori del rapporto – sono ormai generalmente considerate un’arma inaccettabile a livello internazionale anche da quei Paesi che non hanno ancora aderito al Trattato di Ottawa”. Tra questi figurano Paesi chiave come Stati uniti, India, Cina, Pakistan e Russia che, viene comunque sostenuto, pur non avendo firmato, applicano quasi tutti i punti previsti dal Trattato stesso. (R.P.)

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    Sui cambiamenti climatici appello all’Onu del Consiglio Ecumenico delle Chiese

    ◊   Ribadire la necessità di elaborare con urgenza politiche globali per invertire le drammatiche conseguenze sui poveri e sul Creato. E’ l’appello contenuto in un messaggio messo a punto dal Consiglio ecumenico delle Chiese in vista del vertice sul clima di Copenaghen a dicembre. “In quanto Chiese – si legge - auspichiamo l’adozione di un accordo ambizioso, giusto e vincolante che preveda anche una clausola relativa al problema delle popolazioni sfollate a causa del riscaldamento globale”. Il testo è stato realizzato per l’avvio, il prossimo 15 novembre, delle consultazioni tra 80 membri in rappresentanza delle chiese di 40 paesi e alti esponenti dell’Onu, nell’ambito della ‘Settimana di azione’ presso la sede delle Nazioni Unite a New York. Per avvalorare la necessità di azioni urgenti, il Cec ha portato alla ribalta due esempi delle conseguenze tangibili dei cambiamenti climatici: il Corno d’Africa e alcune isole del Pacifico destinate a scomparire. Intanto in concomitanza con la riunione di Copenaghen, sono state organizzate alcune iniziative come la campagna ‘bell-ringing’ che prevede di fare risuonare 350 tocchi di campana nelle chiese della Danimarca e del mondo domenica 13 dicembre. Un chiaro riferimento alla soglia massima di diossido di carbonio nell’atmosfera che, per convenzione, è pari a 350 parti per milione. (B.C.)

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    El Salvador: emergenza nazionale dopo il passaggio dell'uragano Ida

    ◊   Sono almeno 130 i morti, per le forti piogge che hanno colpito El Salvador, durante il fine settimana. Fortemente danneggiato il dipartimento di San Vicente, dove la Caritas di El salvador ha inviato gruppi di soccorso, che sono ancora impegnati a scavare tra fango e detriti in cerca di altre vittime. A livello nazionale è partito un piano operativo di emergenza per coordinare le azioni di soccorso degli operatori pastorali e dei gruppi delle diverse comunità locali con la protezione civile nazionale. Manuel de Jesus Moran Hidalgo, direttore aggiunto della Caritas di El Salvador, ha detto in conferenza stampa che tutti siamo chiamati ad aiutare i nostri fratelli più piccoli, soprattutto in questi momenti di bisogno: “come ha detto mons. Romero, sono fratelli i cui lamenti salgono fino al cielo, e per questo dobbiamo aiutarli umanamente e materialmente”. Anche mons. Gregorio Rosa Chavez, nella stessa conferenza stampa, ha detto: "siamo uniti nel dolore e uniti nella speranza”. La Caritas di El Salvador, ha inviato all'agenzia Fides il secondo rapporto dettagliato sulla situazione, che rimane molto critica. “Alla mancanza di risorse locali si aggiunge l’isolamento”, hanno riferito i membri dei comitati locali di difesa civile, composti dai volontari provenienti dalla Pastorale Sociale della Caritas di San Vicente. Al momento sono state registrate, a livello nazionale, 108 frane, 1.835 case inagibili, 209 case totalmente distrutte, 18 ponti colpiti, 13 gravi inondazioni e 12 straripamenti di fiumi. Le autorità hanno aperto 87 ricoveri di soccorso in tutto il paese, dove sono state accolte 10.348 persone, secondo i dati forniti dal capo della protezione civile. Manuel Castellanos, governatore di San Vicente, ha riferito che le popolazioni di Guadalupe, Tepetitán e Verapaz hanno sofferto i peggiori danni della zona e ci sono 800 persone ospitate in 14 alberghi. “Probabilmente la più danneggiata è Verapaz (una cittadina 48 km a est di San Salvador). Qui ci sono ancora circa 600 persone disperse” ha detto il governatore. (C.P.)

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    I vescovi argentini ricordano il 25.mo del Trattato di pace e amicizia tra Cile e Argentina

    ◊   In un comunicato, i vescovi argentini riuniti in Assemblea plenaria fino a sabato hanno ricordato ieri l’importanza di commemorare, il prossimo 29 novembre, la firma del “Trattato di pace e amicizia” siglato 25 anni fa tra il Cile e l’Argentina a conclusione della mediazione di Giovanni Paolo II. I presuli perciò ricordano in primo luogo la figura del Papa, “verso il quali – scrivono - questi popoli nutrono affetto e gratitudine” e poi quella del compianto cardinale Antonio Samoré, artefice delle trattative in rappresentanza del Pontefice. Ricordando la situazione di 25 anni fa, i vescovi aggiungono che “gli argentini e i cileni non fineranno mai di ringraziare Dio di aver evitato la follia della guerra donando in cambio la pace. E’ possibile – proseguono -che non sia stata percepita ancora, fino in fondo, la misura dell’abisso dentro il quale stavamo per precipitare. Forse non abbiamo ancora valutato con pienezza – continuano i presuli - i campi ampissimi che si sono aperti” dopo l’accordo firmato il 25 novembre 1984 nei settori della “cooperazione e l’integrazione” tra i popoli e quindi di quanti benefici si possono ancora avere. I presuli sottolineano dunque l’importanza della prossima visita in Vaticano del presidente argentino signora Cristina Fernàndez e di quello cileno signora Michelle Bachelet, che saranno ricevute in udienza da Benedetto XVI il 28 novembre. “Vista a distanza - osservano - la mediazione di Giovanni Paolo II è stata molto di più di un’azione pacificatrice tra due Paesi litiganti, iniziata oltre trenta anni fa. Fu ed è – aggiungono i vescovi - una fonte perenne e alta d’ispirazione politica internazionale, con la quale il Papa affermò due principi: cercare sempre le convergenze piuttosto che le differenze” e “cercare costantemente la cooperazione”. Infatti, Giovanni Paolo II diceva all’inizio della sua mediazione che riteneva opportuna “la ricerca, in primo luogo, dei punti di convergenza fra le posizioni delle parti” anche se la controversia è complessa “non deve essere impossibile trovare punti in comune”. Poi, Giovanni Paolo II, raccomandava di “riflettere sulle possibilità che le due nazioni hanno per collaborare in una serie di attività dentro e fuori il territorio australe” conteso. Il Papa osservava allora e questi 25 anni lo hanno dimostrato, vista la firma di numerosi accordi di cooperazione e collaborazione - i cui benefici oggi sono riconosciuti da tutti i due popoli -, che la ricerca di intese “avrebbe creato condizioni favorevoli per cercare e scoprire la soluzione completa delle questioni più complesse”. I presuli argentini, pellegrini al Santuario di “Nuestra Señora de Luján”, concludono la loro dichiarazione ringraziando per i benefici del Trattato e chiedendo l’intercessione di Maria Vergine, ai cui piedi si sono riuniti in preghiera. Hanno chiesto che Dio Padre benedica i loro popoli dei due Paesi, oggi chiamati a celebrare anche la Missione continentale e l’anno sacerdotale nel segno della fratellanza e della pace. (A cura di Luis Badilla)

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    Appello dei vescovi cileni per la fine degli scioperi nel Paese

    ◊   Mons. Alejandro Goic Karmelic, vescovo di Rancagua, presidente della Conferenza episcopale del Cile, ha lanciato ieri un accorato appello sia alle autorità di governo sia ai responsabili dei sindacati affinché trovino rapidamente le soluzioni migliori per il ripristino di alcuni settori pubblici, oggi paralizzati da scioperi e proteste. “Quando le richieste dei sindacati sono legittime – scrive il presule in merito alle mobilitazioni nel Paese - meritano di essere ascoltate e studiate da parte delle autorità che hanno il compito di prendere decisioni con realismo e badando all’interesse generale e al bene comune”. Nella dichiarazione, i vescovi evidenziano che “la radicalizzazione dei conflitti” colpisce la popolazione e in modo particolare a pagarne le spese sono i più poveri del Paese. Mons. Goic fa riferimento soprattutto ai settori della sanità pubblica, delle poste, degli ospedali, dei consultori e degli obitori e sottolinea che “non si può giocare con la salute dei più poveri, le lotte sindacali hanno un limite e la comunità merita rispetto”. I vescovi del Cile, che già giorni fa avevano chiesto prudenza e dialogo, parlano anche di altri settori della popolazione che patiscono le conseguenze di conflitti lavorativi nel campo dell’educazione e “che hanno già provocato un danno al sistema educativo e al miglioramento della qualità dell’insegnamento”. D’altra parte, i presuli esprimono preoccupazione e condannano le “pressioni estreme come gli scioperi della fame” che mettono a repentaglio la vita e la salute delle persone coinvolte e “non hanno alcuna giustificazione morale”. Prima di concludere, i presuli chiedono l’intercessione e la protezione di Maria Vergine e rinnovano il loro invito “ai dirigenti dei grandi sindacati in mobilitazione e alle autorità pertinenti affinché compiano dei gesti, urgenti e concreti, di generosità e amicizia civica che consentano di ristabilire il dialogo” e favorire “la disponibilità delle parti”. “Ma soprattutto - si legge nella dichiarazione di mons. Goic - vi imploriamo di ripristinare il funzionamento dei servizi di base per le famiglie più povere”. (L.B.)

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    I movimenti cristiani europei festeggiano i 10 anni del cammino di comunione

    ◊   Compie 10 anni il cammino di comunione tra movimenti e comunità di varie chiese per dare un’anima all’Europa. In questa tre giorni si è mostrata la vitalità di quelle “minoranze creative” citate da Papa Benedetto XVI, chiamate a incidere nella storia, ha detto Andrea Riccardi, tra i fondatori della comunità di Sant’Egidio. Sin dalla prima sera, la forza di trasformazione e di irradiazione del Vangelo vissuto nei diversi ambiti della società è emersa dalla carrellata dei frutti raccolti nelle giornate di “Insieme per l’Europa”, svolte quest’anno in 11 Paesi dell’Ovest ed Est europeo. Culmine di questo incontro è stata una festa di compleanno per il primo decennale del “processo di comunione tra movimenti e comunità di varie Chiese di tutta Europa”. Festa che si è fatta preghiera di ringraziamento a Dio. La data di nascita è il 31 ottobre 1999 ad Augsburg, luogo della storica firma da parte cattolica e evangelico-luterana della Dichiarazione congiunta della Giustificazione che ha segnato una pietra miliare nel dialogo ecumenico. Non una pura coincidenza, ma un fatto significativo. “Abbiamo vissuto momenti grandi, storici, dobbiamo essere fedeli a ciò che Dio ci ha fatto vivere e raccontare questa storia”. E’ il testamento consegnato da Helmut Nicklas, evangelico-luterano, uno dei pionieri di questa comunione, pochi giorni prima di morire. Le tappe di questa storia sono state ripercorse con le testimonianze dei protagonisti. In 50 di 15 movimenti e gruppi evangelico-luterani, si incontrarono con Chiara Lubich e Andrea Riccardi. Come andare avanti? Chiara rispose: “Lo spartito è scritto in Cielo, ascoltiamo insieme lo Spirito Santo”. Saranno proprio queste le parole-guida del cammino. Nel 2002 si precisa un obiettivo concreto di questa comunione: “Insieme per l’Europa”. Via via l’iniziativa cresce e si allarga ad un numero di movimenti e comunità di tutta Europa anche delle Chiese libere: si contano in più di 250. Tra i prossimi appuntamenti: maggio 2010, la testimonianza di Insieme per l’Europa è richiesta al grande evento ecumenico della Germania, il Kirkentag. Si profila per il 2012 una nuova manifestazione, dopo quelle del 2004 e 2007, per rendere visibile all’Europa questa ricchezza di vita, per superare le paure e dare speranza. (A cura di Carla Cotignoli)

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    No dei vescovi filippini alla legge sull’aborto come controllo delle nascite

    ◊   “La Chiesa rifiuta l’aborto e i contraccettivi come soluzione al problema dell’incremento delle nascite”. È quanto affermano i membri della Conferenza episcopale filippina in risposta alla legge di salute riproduttiva ripresentata al Congresso lo scorso 9 novembre per la sua approvazione definitiva. I presuli – riferisce Asianews – rilanciano a loro volta il programma che promuove i metodi di controllo naturale “per diffondere  tra la popolazione una cultura di responsabilità e amore”. Per mons. Josè Clemente Ignacio dell’arcidiocesi di Manila “è la finta sicurezza generata dagli anticoncezionali, l’aumento di rapporti sessuali e sesso libero la principale causa degli aborti”. Al Congresso il dibattito sul disegno di legge è in corso da 4 anni, ed è stato nuovamente presentato dopo un rapporto dell’Onu dello scorso 30 ottobre che esprime “serie preoccupazioni” per l’alto tasso di mortalità infantile e “la scarsa informazione tra i giovani dei metodi anticoncezionali”. Il documento evidenzia ancora che la religione è il “principale ostacolo alla diffusione dei contraccettivi”. Il disegno di legge rifiuta l’aborto clinico ma promuove un programma di pianificazione famigliare, che impedisce alle coppie di avere più di due figli, altrimenti si è costretti al pagamento di una sanzione e in alcuni casi è previsto il carcere. Favorita la diffusione in tutte le scuole e luoghi pubblici di pillole anticoncezionali, finora vietate per legge, e la sterilizzazione volontaria per diminuire la crescita demografica considerata la principale causa dell’arretratezza del Paese. (B.C.)    

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    Dietro l’uccisione di un sacerdote nell'Ituri, forse gruppi criminali

    ◊   Fonti missionarie – riportate dall'agenzia Misna – hanno riferito che ci sarebbe un gruppo criminale dietro l’uccisione di padre Jean Gaston Buli, ucciso nella notte tra lunedì e martedì scorso presso la parrocchia di Nyakasansa, a Bunia, nell’Ituri, nella Repubblica Democratica del Congo. Il sacerdote è stato sorpreso all’interno del suo ufficio e ferito con colpi d’arma da fuoco, a nulla è valsa la corsa in ospedale. Due giorni fa si sono svolti i funerali di padre Jean Gaston, che dopo 24 anni di sacerdozio era stato da poco nominato vicario economo della parrocchia di Nyakasansa; la messa è stata celebrata dal vescovo di Bunia, monsignor Dieudonné Uringi Uuci. (B.C)

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    Sudan: preoccupazione del vescovo di Rumbek per i prossimi appuntamenti elettorali

    ◊   Occorre intensificare gli sforzi per preparare la popolazione e i leader del sud Sudan alle elezioni del 2010 e al referendum sull’indipendenza del 2011. Lo afferma in una dichiarazione, citata dall’agenzia CISA di Nairobi, mons.Cesare Mazzolari, vescovo di Rumbek, nel sud Sudan. In base all’Accordo inclusivo di pace (Comprehensive Peace Accord Cpa), firmato a Nairobi nel 2005 dal governo di Khartoum e dai leader del Sudan People Liberation Moviment (SPLM, il gruppo che per 20 anni ha combattuto contro le autorità centrali sudanesi nel sud Sudan), nel sud Sudan si è insediata un’amministrazione autonoma, con il compito di preparare le elezioni del 2010 e il referendum del 2011, con il quale la popolazione sud sudanese deciderà se restare unita al governo di Karthoum oppure dare vita ad uno Stato indipendente. Secondo Mons. Mazzolari “forze esterne” hanno avviato da tempo “l'indebolimento del libero processo elettorale e delle procedure democratiche nel Sudan meridionale”, aggiungendo che se la comunità internazionale non interviene immediatamente, sarà troppo tardi per la popolazione del Sud Sudan. Il vescovo di Rumbek si è detto fiducioso sulle capacità dei sudanesi di affrontare con coraggio gli ostacoli e le difficoltà apparentemente insormontabili. Mons. Mazzolari nota anche che dalla firma del Cpa vi è stato un aumento allarmante della criminalità e delle condizioni di povertà estrema, che ha portato all’insicurezza dilagante, a disordini, e a forme di violenza brutale. Gli scontri che si susseguono tra le popolazioni del sud Sudan rischiano di degenerare in una guerra aperta, afferma mons. Mazzolari. La Chiesa in Sudan, secondo mons. Mazzolari deve insistere sul fatto che mediatori del Cpa e i Paesi del dell'Igad (Inter Governmental Authority on Development, che si sono fatti garanti delle intese), insieme alla comunità internazionale, devono esercitare tutta la loro influenza per controllare l’applicazione dell’accordo di pace. Mons. Mazzolari aggiunge che si deve esercitare uno sforzo globale da parte delle agenzie internazionali a livello politico e delle chiese a livello ecumenico, per creare la coscienza civica necessaria per far sì che le elezioni siano veramente libere e democratiche. Occorre educare la popolazione e ottenere garanzie di non interferenza dal governo di Khartoum nel processo elettorale con la presenza di osservatori esterni. (R.P.)

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    Congo: continua l'esodo nella provincia dell'Equatore

    ◊   Salgono a 10.000 gli sfollati in fuga dal villaggio di Dongo, provincia settentrionale dell’Equatore, a causa di scontri armati tra l’etnia Enyele e la polizia congolese che sta gradualmente riprendendo il controllo del territorio. Estremamente preoccupato l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR), che nell’ultimo bilancio ha registrato la presenza di 24.194 evacuati. Non mancano le difficoltà per gli operatori umanitari presenti sul territorio, che lamentano disagi logistici e necessitano maggiore sostegno per risolvere i problemi materiali più pressanti – cibo, acqua, alloggi e assistenza sanitaria. Il numero maggiore di rifugiati si trova in un piccolo villaggio sulle rive del fiume Oubangui, Eboko, dove si sono installate 3300 persone. Secondo fonti di stampa congolese, il flusso di sfollati si è ridotto, dopo che nel fine settimana le forze di sicurezza hanno arrestato un centinaio di uomini sospettati di aver ucciso decine di poliziotti e civili. Nel villaggio dell’Equatore è stata inviata una delegazione formata dal ministro degli Interni, eletti locali e membri della Monuc (missione Onu della RD del Congo) per verificare il livello di sicurezza ed elaborare una soluzione definitiva. (C.P.)

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    Uganda: la Chiesa lancia una campagna contro le violenze domestiche

    ◊   Una campagna nazionale contro le violenze domestiche. A lanciarla è la Chiesa ugandese che ha deciso di intraprendere una grande battaglia per sradicare questa piaga molto diffusa nel Paese. L’iniziativa – riferisce il quotidiano locale “The Monitor” ripreso dall’agenzia Apic – è stata promossa in collaborazione con l’organizzazione caritativa cattolica irlandese “Trocaire”, l’Ambasciata d’Irlanda in Uganda e con la diocesi di Down e Connor che ha recentemente sottoscritto un accordo in questo senso con l’arcidiocesi di Kampala. La campagna mira innanzitutto a fare prendere coscienza della diffusione e gravità delle violenze coniugali, un fenomeno diffuso nel Paese, ma di cui si parla poco, perché molte donne evitano di denunciare le violenze subite dai propri mariti per il timore di essere ripudiate. Si tratterà poi di vedere come contrastare concretamente questa piaga, ha spiegato l’arcivescovo di Kampala mons. Cyprian Lwanga: “La Chiesa non può restare passiva quando c’è un aumento di casi di uomini che uccidono le mogli e di donne che uccidono i loro mariti”, ha detto il presule. (L.Z.)

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    In Sudafrica la seconda Settimana dell’acqua

    ◊   Fino a domani a Midrand, in Sudafrica, si tiene la “Seconda Settimana africana dell’acqua”: un’iniziativa – riferisce l'agenzia Misna – che intende rafforzare la cooperazione regionale e continentale nei settori dell’acqua e della bonifica. Divisa in quattro sessioni di lavoro, la settimana prevede che tutti i partecipanti – politici, organizzazioni internazionali e non governative, società civile e operatori del settore – traccino innanzitutto un bilancio dei progressi ottenuti nell’accesso all’acqua potabile e nel settore delle infrastrutture idriche e igienico-sanitarie. L’accesso delle popolazioni africane all’acqua fa parte degli otto Obiettivi del Millennio per lo sviluppo che l’Onu vorrebbe raggiungere entro il 2015. Oggi, almeno un miliardo di persone nel mondo – l’80% in Africa – non ha accesso all’acqua potabile; si stima inoltre che 2 miliardi e 300 milioni soffrano di malattie provocate da acqua malsana e che 5 milioni di persone, numerosi i bambini, muoiano ogni anno a causa di mancanza o scarsità di risorse idriche. Esperti e attivisti considerano l’accesso all’acqua un diritto umano fondamentale e chiedono alle Nazioni Unite di inserire la questione nell’agenda della Conferenza sui cambiamenti climatici di Copenhagen. (B.C.)

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    Sacerdote francescano ucciso in Guatemala: il ricordo dei confratelli

    ◊   Padre Juan Pablo Lobos, confratello francescano di padre Miguel Angel Hernandez, rapito ed assassinato in Honduras nei giorni scorsi, ha inviato all’agenzia Fides alcune notizie sui funerali ed un suo ricordo sul sacerdote ucciso. “Padre Miguel aveva 44 anni di età – scrive padre Juan Pablo Lobos -. Era francescano cappuccino e sacerdote dal 1994. Ha lavorato nelle parrocchie di Chiquimula e Quetzaltepeque (Guatemala), Santa Ana (El Salvador) e negli ultimi 4 anni è stato vicario parrocchiale e Superiore del convento dei cappuccini di Nueva Ocotepeque, in Honduras. E’ stato sepolto nella città di Chiquimula, dove c'è un cimitero per i francescani. Erano presenti circa cinquemila persone. La Santa Messa è stata presieduta dal cardinale Rodolfo Quezada Toruño, arcivescovo di Guatemala, e prima di portarlo al cimitero hanno celebrato la Messa in suo suffragio mons. Rosolino Bianchetti, vescovo di Zacapa-Chiquimula, e mons. Bernabé Sagastume Lemus, vescovo di Santa Rosa da Lima, insieme a un grande gruppo di francescani provenienti da Guatemala, El Salvador e Honduras, di sacerdoti del clero diocesano dei tre Paesi e di diverse congregazioni religiose. Padre Miguel è stato preside di una scuola cattolica ed era molto amico dei giovani. Un uomo molto impegnato nel suo lavoro, semplice, chiaro nella sua predicazione, sempre molto sincero e coerente”. I francescani cappuccini della vice-provincia di "Nuestra Senora de la Esperanza" lavorano da molti anni nella zona di frontiera fra Honduras e Guatemala, dove contano diverse comunità. (R.P.)

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    Incontro tra i Patriarchi ortodossi di Russia e Georgia

    ◊   Migliorare le relazioni tra Russia e Georgia e aiutare a risolvere i problemi in Abkhazia e Ossezia del Nord. E’ quanto si sono impegnati a fare il Patriarca di Mosca e di tutte le Russie, Kirill, e il Primate della Chiesa ortodossa di Georgia, Elia II nel corso di un incontro che – riferisce l’Osservatore Romano – si è tenuto a Baku, in Azerbaigian. L’occasione è stata la cerimonia per i 60 anni del presidente della Direzione spirituale dei musulmani del Caucaso del Nord. Nel loro colloquio, i due leader religiosi hanno ricordato che “l’amicizia, la comprensione reciproca e il cordiale e fraterno rapporto tra le due Chiese costituiscono una garanzia affinché le relazioni tra i due popoli e i due Stati vengano, con il tempo, ripristinate pienamente”. Kirill ha paragonato le Chiese russa e georgiana come “due locomotive che toglieranno i due Stati dall’empasse nella quale si trovano attualmente”.(B.C.)

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    Libano: un centro di spiritualità cattolica nel nord del Paese

    ◊   L’ex monastero carmelitano di Kobayat, nel Nord del Libano a maggioranza musulmana, diverrà un centro di spiritualità cattolica aperto ai laici. L’iniziativa è del provinciale dei Carmelitani Scalzi in Libano, padre Raymond Abdo, che gode del sostegno finanziario dell’opera Aiuto alla Chiesa che Soffre (ACS). 40 mila euro sono stati già messi a disposizione da ACS per ristrutturare l’ex monastero e gli edifici scolastici, costruiti nell’Ottocento. E’ prevista la costruzione di una cappella, di un centro per conferenze, di sale per riunioni, di due mense e di un dormitorio. “Possiamo lavorare al nuovo centro di Kobayat solo grazie all’aiuto di ACS”, ha detto padre Abdo esprimendo il proprio ringraziamento a tutti coloro che aiutano la Chiesa in Libano. Va ricordato che il Libano è uno dei Paesi prioritari per ACS, che lo scorso anno ha donato alla Chiesa locale 290 mila euro. L’iniziativa di Kobayat rappresenta una priorità per le scelte pastorali dei Carmelitani Scalzi nella regione confinante con la Siria. Essa farà il paio con un progetto simile sviluppato dai carmelitani stessi ad Hazmiye, appena fuori dalla capitale Beirut. Qui, da cinque anni, centinaia di laici – tra cui molti giovani – ricevono catechesi e corsi di spiritualità carmelitana. I centri di Beirut e di Kobayat sono una risposta alla forte emigrazione che caratterizza la comunità cristiana libanese. Padre Raymond ha ricordato che i cristiani del Libano si sono dimezzati dal 1970, e ora non raggiungono che il 35 per cento della popolazione. “Come minoranza, non ci sentiamo accettati nella nostra società. – dice il Provinciale dei Carmelitani Scalzi - Siamo testimoni di un'ondata di fondamentalismo islamico”. Nonostante i tanti problemi, riconosce padre Abdo, “la nostra Chiesa è piena di speranza per il futuro. Ora siamo più consapevoli del nostro ruolo, che è quello di essere testimoni della fede in Gesù Cristo e della sua presenza tra noi”. (A.M.)

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    Conferenza interreligiosa in Grecia sulla bioetica

    ◊   "La ricerca sulle cellule staminali al servizio della vita umana? Riflessioni etiche e teologiche" è il tema che ha ispirato il convegno, in corso in Grecia, organizzato dall’accademia di Volos. Al centro della riflessione, promossa dal Consiglio Ecumenico delle Chiese, Cec, il dialogo e il confronto tra le comunità ecclesiali nell'ambito delle questioni di bioetica. L'intento – riporta l’Osservatore Romano - è dunque quello di rafforzare le capacità propositive delle comunità ecclesiali e di rispondere alle molte questioni etiche sollevate dall'utilizzo delle più moderne tecnologie messe a disposizione dalla ricerca scientifica nel campo biomedico. Gli sviluppi della scienza, negli ultimi trent'anni, pongono infatti nuove sfide e dilemmi all'attenzione delle coscienze. Sono tre gli ambiti sui quali si articola la riflessione: capire la scienza, discernere i temi etici e dare risposte teologiche. Una volta fatto il punto sulle scoperte della bioetica allora i teologi e coloro che si occupano di etica potranno identificare ulteriori  questioni  rilevanti  in aggiunta a quelle già avanzate. Quindi l'indirizzo teologico e la comprensione del tema diventano importanti per formulare risposte pratiche. Le varie riflessioni saranno raccolte poi in un testo che sarà pubblicato successivamente alla conferenza. L’iniziativa rientra nel programma dal titolo "Fede, scienza, tecnologia ed etica" che ha preso le mosse da una conferenza, tenutasi nel 1979, presso il Massachusetts Institute of Tecnology (Mit) di Cambridge, negli Stati Uniti.(B.C.)

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    Documento dei vescovi irlandesi in difesa dell’ambiente

    ◊   “The Cry of the Earth” è il documento presentato nei giorni scorsi dai vescovi irlandesi. Si tratta – riferisce l’Osservatore Romano – di una riflessione pastorale sui problemi ambientali. A presentarlo in una scuola elementare di Dublino, mons. Dermont Clifford, arcivescovo di Cashel and Emly, che ha evidenziato l’importanza di assumersi la responsabilità di fronte alla creazione di Dio; un invito in tal senso è rivolto ai partecipanti al prossimo vertice di Copenaghen. Il documento, che ha in allegato un dvd, è di 20 pagine ed è articolato in tre sezioni: una contiene i dati sul riscaldamento globale e le conseguenze di questo fattore climatico in Irlanda; i suggerimenti per la preservazione del creato tratti dalle Sacre Scritture; indicazioni pratiche che i fedeli possono adottare nelle parrocchie e nelle scuole come la preservazione dell’ambiente attraverso il riciclaggio dei rifiuti e il ricorso a fonti energetiche ecocompatibili. Nel corso della presentazione, è intervenuto anche padre Seán McDonagh, missionario colombano, che ha collaborato alla redazione del documento. Il religioso ha ricordato che il segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon ha chiesto ai leader religiosi di far valere la loro influenza sui fedeli per preservare l’ambiente perché espressione della volontà di Dio. Una maggiore consapevolezza per spingere le autorità del proprio Paese a intraprendere politiche che difendano in modo efficace l’ambiente. (B.C.)

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    Albania: "Caritas in veritate" e ricordo di Madre Teresa al centro della plenaria dei vescovi

    ◊   Un Simposio dedicato alla “Caritas in veritate” e una commissione per il centenario della nascita della beata Teresa di Calcutta, “figlia dell'Albania”. Sono le decisioni prese dall’Assemblea plenaria d’autunno della Conferenza episcopale albanese (Cea), che si è tenuta a Tirana il 9 e 10 novembre. Lo rende noto il portavoce dei vescovi albanesi, don Gjergj Meta, chiamato a quest’incarico al termine della plenaria. “I lavori – si legge in una nota ripresa dall'agenzia Sir – sono stati dedicati ad esaminare, discutere e programmare il lavoro pastorale con i fedeli cattolici e, in generale, nel Paese”. Si è parlato, tra l’altro, dell’Anno sacerdotale indetto da Benedetto XVI programmando “diverse attività di carattere nazionale e internazionale riguardanti quest'Anno giubilare”. I vescovi hanno anche riflettuto sull'Enciclica "Caritas in veritate", esaminando “la situazione in Albania, in modo particolare riguardo a povertà, disoccupazione, rispetto per la vita e altri temi di carattere sociale ed etico”. E proprio sull’enciclica sociale di Benedetto XVI la Conferenza episcopale ha deciso di organizzare un Simposio. Al centro dell’assise dei vescovi albanesi anche il centenario della nascita della Beata Teresa di Calcutta (Skopje, 26 agosto 1910), occasione per la quale “è stata creata una Commissione «ad hoc», che lavorerà per l'organizzazione delle varie celebrazioni del Giubileo”. Ai vescovi è stato presentato anche il lavoro delle varie Commissioni della Cea e le attività svolte a livello nazionale e internazionale. In particolare “si è parlato del lavoro lodevole della Caritas nazionale nella situazione delicata dei terremotati di quest'anno a Diber”. Infine, la nomina del portavoce della Cea nella persona di don Gjergj Meta, sacerdote dell’arcidiocesi di Tirana-Durres, con il quale per la prima volta la Conferenza episcopale albanese avrà un ufficio stampa, “rendendo concrete le parole del Santo Padre Benedetto XVI nella sua ultima enciclica «Caritas in Veritate», nella quale si legge, tra l’altro, che: i media possono costituire un valido aiuto per far crescere la comunione della famiglia umana e l'ethos delle società, quando diventano strumenti di promozione dell'universale partecipazione nella comune ricerca di ciò che è”. (R.P.)

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    Lettera dei vescovi francesi per la Solennità del Natale

    ◊   “Con l’avvicinarsi del Natale, vi lanciamo un appello per incoraggiarvi a rigenerare ogni sforzo di solidarietà nel mistero del Figlio di Dio, nato da Maria, che ‘si è fatto povero per arricchirci della sua povertà’”: è quanto scrivono i vescovi francesi in una lettera indirizzata ai fedeli per invitarli ad una riflessione sulla natività di Gesù. “Discepoli di Cristo, siamo spinti dalla sua carità in questo tempo di crisi economica e sociale” affermano i presuli che esortano ad essere attenti verso i bisognosi e verso coloro che non posso prendere parte alle celebrazioni domenicali perché malati o disagiati. Da qui l’invito ad avvicinarsi ai lontani o a quanti, vicini a noi, oppressi dalla povertà, necessitano di un gesto fraterno. “Avremo allora la sorpresa noi stessi rinnovati nella nostra gioia di credere” sottolineano i vescovi che concludono la lettera datata Lourdes, 8 novembre, e pubblicata al termine della 49.ma Assemblea plenaria della Conferenza episcopale francese, auspicando “che lo Spirito santo ci renda più inventivi attraverso ‘nuovi modi di vita’ che incarnino la nostra speranza di una società più giusta e fraterna”. (T.C.)

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    Premi Nobel per la pace a Berlino per la commemorazione della caduta del Muro

    ◊   “I valori della nonviolenza dall’essere un’alternativa sono diventati una necessità: è giunto il tempo di costruire nuovi ponti perché il rischio più grande è che persone e popoli siano tentati dall’apparente sicurezza della chiusura identitaria”. E’ un passaggio della dichiarazione finale – riportata dalla Misna – dei premi Nobel per la pace riuniti fino a ieri a Berlino, in occasione delle celebrazioni per il 20.mo anniversario della caduta del Muro. I partecipanti hanno anche invitato ad abbattere le barriere che “dividono le generazioni e discriminano in base alla diversa appartenenza religiosa, etnica o culturale”. Il vertice si è concluso con l’assegnazione del premio “Donna della pace 2009” alla cantante scozzese Annie Lennox per il suo impegno nella lotta contro l’Aids in Africa. (B.C.)

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    Si è spento padre Giandomenico, fondatore della Tavola della Pace

    ◊   Si è spento oggi padre Nicola Giandomenico, francescano del Sacro Convento d'Assisi, fondatore della Tavola della Pace. Il religioso era malato da otto anni. In una nota, il coordinatore della Tavola della pace, Flavio Lotti, ricorda commosso l'ultimo incontro con padre Giandomenico, avvenuto ieri sera in ospedale ad Assisi. "Ancora non riesco a crederci – si legge nel comunicato – Nicola era un mio amico. Uno di quegli amici che si trovano con fatica e che non si vorrebbero mai perdere. Ci aveva fatto incontrare l'impegno per la pace. Un impegno sincero, serio, gratuito, senza secondi fini. Insieme abbiamo ideato e costruito la Tavola della Pace e tante, tantissime altre iniziative ricercando sempre il dialogo e l'incontro con tutti”. Flavio Lotti rammenta le tante marce per la pace Perugia-Assisi organizzate assieme al religioso. “Padre Nicola – conclude la nota – è stato un vero, autentico costruttore di pace. Uno di quelli di cui il mondo ha bisogno". (A.G.)

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    24 Ore nel Mondo



    Modernizzare il Paese su basi democratiche: il discorso di Medvedev alla nazione

    ◊   “Il declino economico causato dalla crisi globale è stato più profondo in Russia che nella maggioranza degli altri Paesi”: è uno dei passaggi iniziali del discorso alla nazione, il secondo dalla sua elezione, del presidente russo, Dmitri Medvedev. Questi ha lanciato un forte appello al cambiamento davanti alle camere riunite nella sala di San Giorgio, la più grande e la più solenne del Cremlino, alla presenza anche del premier Vladimir Putin e del Patriarca ortodosso, Kirill. Il servizio di Fausta Speranza

    Modernizzare il Paese “da capo a piedi” su basi democratiche: è l’appello del capo del Cremlino: la necessità di un cambiamento è “cresciuta negli ultimi mesi”. Aggiunge che libertà significa responsabilità e che “ogni tentativo di destabilizzare lo Stato con slogan democratici e dividere la società sarà stoppato”. Chiede invece espressamente una nuova società “intelligente e responsabile”. Non più un’economia fondata sulle materie prime - dice - ma proiettata sulle tecnologie. Una nuova economia piuttosto che una “società arcaica in cui i leader pensano e decidono per tutti”. Annuncia che lo Stato aiuterà solo le società efficienti, mentre le altre dovrebbero lasciare il mercato. Precisa che le grandi società statali devono essere abolite o trasformate in Spa. Chiede una semplificazione del regime dei visti per gli stranieri. E c’è poi una promessa di stampo politico: cancellare il requisito della raccolta firme per la registrazione dei partiti alle elezioni. Un requisito accusato più volte da alcuni di essere motivo di brogli. Sul piano militare, Medvedev chiede tra l’altro per le Forze armate oltre 30 missili balistici, 5 complessi missilistici Iskander, 300 blindati, 30 elicotteri, 28 aerei, 11 satelliti, 3 sommergibili nucleari e una nave da Guerra. In nome dell’efficienza infine chiede anche di esaminare l'ipotesi di ridurre il numero di fusi orari in Russia (attualmente undici).

     
    Appello di Hillary Clinton per la liberazione di Aung San Suu Kyi
    “Riteniamo che la sua detenzione per così tanti anni sia senza fondamento e basata solo sulla considerazione che lei è la leader dell'opposizione”. Sono parole del segretario di Stato americano, Hillary Clinton, che ha rinnovato il suo appello per la liberazione di Aung San Suu Kyi, leader dell'opposizione birmana. Lo ha fatto parlando da Manila, dove la Clinton si trova per parlare di lotta ai fondamentalisti islamici, attivi nel sud delle Filippine. Malgrado anni di preparazione e assistenza militare da parte degli Stati Uniti, i soldati filippini faticano ad arginare i ribelli, che recentemente hanno intensificato gli attacchi.

    Afghanistan: impegno Usa non a tempo indeterminato
    Ristabilire in “tempi ragionevoli” il controllo dell’Afghanistan. È il messaggio che il presidente americano, Barack Obama, invia ai vertici di Kabul, al termine del Consiglio di guerra. Obama ha lanciato un chiaro avvertimento per responsabilizzare maggiormente il presidente afghano, Hamid Karzai: “Il governo di Kabul deve avere ben chiaro che l'impegno militare americano non sarà illimitato”. Secondo quanto riporta la stampa Usa, Obama non ha ancora deciso se inviare delle truppe di rinforzo nel Paese. Il Washington Post rivela che l'ambasciatore americano a Kabul, Karl Eikenberry, avrebbe espresso al presidente il suo dissenso circa l'aumento del contingente, almeno fino a quando il nuovo governo guidato da Karzai non dimostrerà di voler combattere seriamente la corruzione e il malaffare pubblico, fattori che secondo il diplomatico Usa continuano a fare nuova linfa alla guerriglia talebana.

    Ucciso un diplomatico iraniano in Pakistan
    Continua senza sosta la spirale di violenza in Pakistan. Colpito oggi un iraniano, ma non sembra si tratti di una vittima dei talebani. Il servizio di Chiara Pileri:

    Ucciso da un uomo armato di pistola un dipendente del consolato iraniano di Peshawar, nel nordovest del Pakistan. L’uomo era il responsabile delle pubbliche relazioni della rappresentanza diplomatica di Teheran nella capitale della Provincia Frontaliera di Nord Ovest (Nwfp). Nella stessa città, l'anno scorso un altro diplomatico iraniano è stato rapito e di lui non si hanno ancora notizie. Nei giorni scorsi, sono stati diversi gli attentati a Peshawar, ai confini con l'Afghanistan, e tutti attribuiti ai talebani. L'omicidio di stamattina, secondo fonti locali, dovrebbe invece essere inquadrato nell'ambito della lotta fra la maggioranza sunnita e la minoranza sciita, quest'ultima maggioranza in Iran. In Pakistan, secondo le informazioni dell'intelligence iraniana, ci sarebbe anche il vertice del commando che il 18 ottobre scorso a Sistan, in Iran, ha ucciso 15 Pasdaran (Guardie della rivoluzione), tra i quali sei comandanti, e 27 altre persone. All'indomani dell'attentato, il governo pakistano ha duramente condannato l'accaduto, impegnandosi ad aiutare Teheran ad assicurare alla giustizia i responsabili.

     
    Macedonia-Kosovo: Skopje apre ambasciata a Pristina
    Il governo macedone ha deciso di aprire l'ambasciata a Pristina. Stojan Karajanov, che ora guida l'Ufficio di collegamento nella capitale del Kosovo, è stato nominato ambasciatore. La decisione di nominare un ambasciatore a Pristina è stata comunicata dal vicepremier, Abdulakim Ademi. Questa disposizione del governo è avvenuta una settimana dopo la visita del ministro kosovaro degli affari esteri, Skeder Hieseni, nella capitale di Skopje. Sono passate più di due settimane da quando Kosovo e Macedonia hanno istaurato rapporti diplomatici, seguiti alla demarcazione dei confini. La Macedonia, assieme al Montenegro, ha riconosciuto il Kosovo il 10 ottobre dell'anno scorso.

    Nepal: attivisti manifestano contro il presidente Ram Baran Yadav
    Un migliaio di manifestanti maoisti hanno circondato gli uffici governativi per protestare contro il presidente nepalese, Ram Baran Yadav. Dinanzi al distretto amministrativo di Kathmandu, ex ministri, esponenti ed attivisti arrivati da tutto il Nepal sono impegnati in un “gherao”, ovvero la protesta con cui si circonda il luogo della manifestazione per impedire l'entrata di altre persone. Il leader del partito maoista del Nepal, ex primo ministro Puhpa Kamal Dahal, detto Prachanda, guida una serie di dimostrazioni contro il presidente, accusato di agire contro gli interessi del Paese. Quando i maoisti erano ancora al governo, Yadav ha confermato la nomina del capo dell'esercito che Dahal aveva deciso di rimuovere. La polizia ha schierato centinaia di uomini in tenuta antisommossa. Dal leader del partito maoista arrivano comunque parole di distensione: spera che il problema si risolva nel giro di una settimana, così che il Nepal possa tornare alla normalità della sua giovane vita repubblicana. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza e Chiara Pileri)

     
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIII no. 316

     
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