Logo 50 Radiogiornale Radio Vaticana
Redazione +390669883674 | +390669883998 | e-mail: sicsegre@vatiradio.va

Sommario del 10/11/2009

Il Papa e la Santa Sede

  • Nomine
  • Memoria di San Leone Magno. Benedetto XVI: un grande Papa vicino al popolo e ai fedeli. Rafforzò l’autorità e il prestigio del Vescovo di Roma
  • Conclusa la Settimana di studi sull'astrobiologia in Vaticano. Secondo gli scienziati almeno quattro i pianeti in grado di ospitare forme di vita
  • Prosegue in Vaticano il sesto Congresso mondiale per la pastorale dei migranti e i dei rifugiati
  • La visita a Cuba di mons. Claudio Celli, presidente del Pontificio Consiglio per le Comunicazioni sociali
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • L'intervento di apertura del cardinale Bagnasco alla 60.ma Assemblea generale della Cei
  • Hrw denuncia: i cristiani tra le vittime del conflitto arabo-curdo in Iraq
  • Campagna di Asianews contro la legge sulla blasfemia in Pakistan
  • Serata di festa alla Porta di Brandeburgo di Berlino nel ventennale del crollo del Muro
  • A Torino la proiezione di "Abuna Messias", film del 1939 sull'avventura missionaria del cardinale Massaja nell'Etiopia del XIX secolo
  • Chiesa e Società

  • La Chiesa statunitense plaude il "no" della Camera ai finanziamenti governativi per gli aborti
  • Australia: la Chiesa cattolica vaglierà "con delicatezza" le richieste degli anglicani
  • Nuovo omicidio di un sacerdote in Brasile, il quarto negli ultimi cinque mesi
  • Filippine: governo e ribelli riprendono le ricerche di padre Sinnot, rapito un mese fa
  • India: vandali hanno violato la chiesa di Sant’Antonio nella diocesi di Bangalore
  • India: nel Karnataka estremisti indù si infiltrano tra i cristiani per accusarli di conversioni forzate
  • Ciad: rapito un operatore della Croce Rossa al confine con il Sudan
  • Somalia: maltempo e insicurezza aggravano la difficile situazione umanitaria nel sud del Paese
  • Capo Verde: piogge torrenziali all'origine della nuova epidemia di dengue
  • Ban Ki-moon al Senato Usa per mediare un accordo sul clima
  • Il direttore del Wto, Pascal Lamy, auspica una governance globale per gestire la crisi economica
  • Piano Onu per proteggere gli habitat forestali nei Paesi più poveri
  • Vietnam: la Chiesa si prepara al giubileo per individuare opportunità e sfide
  • Taiwan: verso la chiusura delle celebrazioni dei 150 anni dell’evangelizzazione dell'isola
  • 12 novembre, Giornata per i caduti italiani nelle missioni di pace
  • Domani a Roma il convegno internazionale di studio sulla Basilica di San Pietro
  • On line il nuovo sito dell’arcibasilica di San Giovanni in Laterano
  • 24 Ore nel Mondo

  • Scontro nel Mar Giallo tra le motovedette delle due Coree. Tensione tra Seul e Pyongyang
  • Il Papa e la Santa Sede



    Nomine

    ◊   In India, il Papa ha nominato vescovo della diocesi di Vasai mons. Felix Anthony Machado, finora arcivescovo-vescovo di Nashik.

    Il Papa ha nominato sotto-segretario della Congregazione per il Clero mons. Celso Morga Iruzubieta, finora capo ufficio nel medesimo dicastero.

    Benedetto XVI ha nominato consultore della Congregazione delle Cause dei Santi padre Felice Ruffini.

    inizio pagina

    Memoria di San Leone Magno. Benedetto XVI: un grande Papa vicino al popolo e ai fedeli. Rafforzò l’autorità e il prestigio del Vescovo di Roma

    ◊   La Chiesa celebra oggi San Leone Magno, uno dei più grandi Pontefici della storia. In un’udienza generale a lui dedicata, il 5 marzo del 2008, Benedetto XVI ha sottolineato il contributo che Papa Leone diede all’autorità del Vescovo di Roma. Promotore della pace, in tempi difficili, Dottore della Chiesa, seppe essere vicino ai fedeli con l’azione pastorale e la predicazione. Ripercorriamo il Magistero di Benedetto XVI su San Leone Magno nel servizio di Alessandro Gisotti:

    Servitore della Verità nella Carità, “attraverso un esercizio assiduo della parola, che lo mostra nello stesso tempo teologo e pastore”: così, Benedetto XVI definisce San Leone Magno, Vescovo di Roma in tempi molto difficili contraddistinti dal ripetersi delle invasioni barbariche e dal progressivo indebolirsi, in Occidente, dell’autorità imperiale. Con la sola forza del Vangelo, nel 452, Papa Leone incontra Attila a Mantova e lo convince a non proseguire la guerra d’invasione. Roma è salva, “un segno emblematico dell’azione di pace svolta dal Pontefice”.

     
    L’anno prima, un altro evento memorabile legato a San Leone Magno. Il Papa convoca il Concilio di Calcedonia, “la più importante assemblea fino ad allora celebrata nella storia della Chiesa”. L’assise conciliare, ricorda Benedetto XVI, affermò la fede in Gesù Cristo vero Dio e vero uomo, respingendo l’eresia che negava la vera natura umana del Figlio di Dio:

     
    “Soprattutto da questo intervento, e da altri compiuti durante la controversia cristologica di quegli anni, risulta con evidenza come il Papa avvertisse con particolare urgenza le responsabilità del Successore di Pietro, il cui ruolo è unico nella Chiesa, perché 'a un solo apostolo è affidato ciò che a tutti gli apostoli è comunicato', come afferma Leone in uno dei suoi sermoni per la festa dei santi Pietro e Paolo (…) Mostrava in questo modo come l’esercizio del primato romano fosse necessario allora, come lo è oggi, per servire efficacemente la comunione, caratteristica dell’unica Chiesa di Cristo”.

     
    Nel suo lungo Pontificato, durato oltre ventuno anni, Papa Leone ci ha lasciato quasi cento Sermoni e centocinquanta Lettere che mostrano tutta la sua grandezza. Egli, rammenta Benedetto XVI, fu il primo Papa “di cui ci sia giunta la predicazione, da lui rivolta al popolo che gli si stringeva attorno durante le celebrazioni”. Del resto, “animò la carità in una Roma provata dalle carestie, dall’afflusso dei profughi, dalle ingiustizie e dalla povertà”. Al contempo, contrastò le superstizioni pagane e legò la liturgia alla vita quotidiana dei cristiani. Un’eredità, rileva Benedetto XVI, quanto mai attuale:

     
    In particolare, Leone Magno insegnò ai suoi fedeli - e ancora oggi le sue parole valgono per noi - che la liturgia cristiana non è il ricordo di avvenimenti passati, ma l’attualizzazione di realtà invisibili che agiscono nella vita di ognuno (…) Egli fu un grande portatore di pace e di amore. Ci mostra così la via: nella fede impariamo la carità. Impariamo quindi con San Leone Magno a credere in Cristo, vero Dio e vero Uomo, e a realizzare questa fede ogni giorno nell'azione per la pace e nell'amore per il prossimo”.

    inizio pagina

    Conclusa la Settimana di studi sull'astrobiologia in Vaticano. Secondo gli scienziati almeno quattro i pianeti in grado di ospitare forme di vita

    ◊   La “Settimana di studio sull’astrobiologia”, organizzata dalla Pontificia Accademia delle Scienze e dalla Specola Vaticana, si è rivelata un’importante opportunità per scienziati di diverse discipline. E’ quanto ha affermato stamani, durante la conferenza stampa tenutasi nella Sala Stampa della Santa Sede, padre Josè Funes direttore della Specola Vaticana. Alla conferenza stampa incentrata sulla Settimana di studio sull’astrobiologia, conclusa oggi, sono intervenuti anche il professor Chris Impey, del Dipartimento di astronomia dell’Università dell’Arizona, la dottoressa Athena Coustenis, astronoma dell'osservatorio di Parigi ed il professor Jonathan Lunine, del Dipartimento di Fisica dell’università di Tor Vergata. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

    L’astrobiologia studia la relazione tra la vita e l’universo. I principali settori verso cui si orienta questo sguardo sul cosmo sono l’origine della vita, le sue prospettive future, l’eventuale presenza di forme di vita in altri pianeti. Il professor Jonathan Lunine ha illustrato gli attuali orizzonti dell’astrobiologia:

     
    “Non voglio dire che siamo molto vicini a scoprire altre forme di vita. Forse potrebbe avvenire tra dieci anni, cento o anche mai. Senz’altro, però, è importante capire le cose che possiamo trovare e quelle che invece non possiamo trovare. Sarà molto difficile determinare su quale pianeta ci sarà la vita o, magari, anche solo la possibilità di ospitare la vita”.
     
    L’astrobiologia - ha aggiunto padre Josè Funes - si fonda su un approccio multidisciplinare che comprende l’astronomia, la cosmologia, la biologia, la chimica, la geologia e la fisica. Le domande sull’origine della vita presentano implicazioni filosofiche e teologiche ma la Settimana di studi - ha spiegato - si è concentrata, soprattutto, su prospettive scientifiche. Cosa accadrebbe se ci fosse un incontro tra l’uomo e forme di vita extraterrestri? Padre Funes:
     
    “Capiterebbe all’umanità quello che è successo quando gli europei hanno incontrato altre popolazioni. Possiamo anche immaginare cosa possano aver pensato le persone nate in America quando si sono incontrate con gli europei. Sarebbe anche un incontro di culture e civilizzazione”.
     
    Ma oggi - ha detto padre Josè Funes - non è ancora arrivata l’ora di annunci sensazionali:

     
    “Non possiamo fare un grande annuncio dicendo che abbiamo scoperto la vita nell’universo. Bisogna dare agli scienziati la possibilità di poter continuare con le loro ricerche, perché nel fare ricerca possiamo imparare tante cose”.
     
    Riferendosi all’inestimabile patrimonio scientifico, il professor Chris Impey ha sottolineato che 400 anni fa Galileo Galilei ha cambiato il modo di vedere la relazione dell’uomo con l’universo. Negli ultimi 15 anni - ha aggiunto - le innovazioni tecnologiche hanno portato alla scoperta di oltre 400 pianeti oltre il sistema solare. E’ plausibile ritenere che ci siano molteplici luoghi abitabili nella Via Lattea.

     
    Nell’Universo sono dunque sparsi ingredienti compatibili con la vita. La professoressa Athena Cosutenis ha ricordato, in particolare, che sotto la superficie del satellite Europa, nel sistema di Giove, sarebbe stata individuata la presenza di una grande quantità di acqua allo stato liquido. In questo Oceano, potrebbero esserci forme di vita. Oltre al pianeta Marte, due satelliti sono poi di particolare interesse per gli astrobiologi: si trovano nel sistema di Saturno e sono Titano ed Encelado. Titano presenta caratteristiche molto simili a quelle della Terra ed anche Encelado sembra offrire condizioni adatte alla vita.

    inizio pagina

    Prosegue in Vaticano il sesto Congresso mondiale per la pastorale dei migranti e i dei rifugiati

    ◊   Sono circa 300 gli esperti internazionali che hanno preso parte questa mattina alla seconda giornata del sesto Congresso mondiale della pastorale per i migranti e i rifugiati, inaugurato ieri in Vaticano dall’udienza di Benedetto XVI e da una Messa presieduta in San Pietro dal cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone. I lavori si protrarranno fino a giovedì prossimo. Il servizio di Alessandro De Carolis:

    La globalizzazione avvicina “ma non affratella”. La definizione del segretario del Pontificio Consiglio per la Pastorale dei Migranti, l’arcivescovo Agostino Marchetto, inquadra in modo efficace i confini del dibattito in corso in Vaticano, che intende fornire risposte pastorali al fenomeno migratorio che tengano nel debito conto le dinamiche della globalizzazione. Il presule è stato uno dei relatori di apertura del Congresso mondiale ed ha messo l’accento, riecheggiando il Papa, sull’imperativo della condivisione dei beni e delle risorse, perché è da lì - ha sostenuto - che nasce un autentico sviluppo. Introducendo prima di lui i lavori, il presidente del dicastero pontificio, l’arcivescovo Antonio Maria Vegliò, ha ribadito che una genuina risposta pastorale al fenomeno migratorio nell’era della globalizzazione deve tener conto che “è principio di giustizia garantire ad ogni essere umano la dignità di appartenere alla famiglia umana. L’accoglienza all’interno di questa famiglia, poi, è il vero nome della giustizia”.

     
    Sul punto, il presidente del Senato italiano, Renato Schifani, presente ai lavori, ha rilevato che “non fare del tema dell’immigrazione solo un’occasione di visibilità politica significa innanzitutto riconoscere che sicurezza e integrazione, legalità e accoglienza, diritto e giustizia (…) sollevano una questione etica e culturale”. Da una parte, dunque, è necessario evitare “un’accoglienza ad ostacoli” e, dall’altro, ha affermato, è urgente favorire il dialogo delle identità. Per cui, “sicurezza e integrazione sono obiettivi giusti solo se interpretati attraverso la lente della reciprocità”.
     
    Sottolineando l'"interesse" suscitato nell'aula dall'intervento di Schifani, mons. Vegliò ha ulteriormente messo in chiaro, in una dichiarazione, l'urgenza affinché "la comunità internazionale, con ogni sforzo, promuova il rispetto della dignità della persona umana, il dovere degli Stati a ricercare il bene comune, con prospettiva al bene universale, e il principio della solidarietà. Tali presupposti - scrive il presidente del dicastero - richiedono che siano aiutati i migranti e i membri delle loro famiglie, siano regolarizzati quanti si trovano in situazioni di precarietà e sia incoraggiata la partecipazione di tutti agli spazi di gestione sociale e civile. Ciò va detto - nota il presule - soprattutto in relazione alle aree dove i conflitti, le persecuzioni, le catastrofi naturali e la ricerca di migliori condizioni di vita sradicano le persone, spingendole all'emigrazione, a partire dal bacino del Mediterraneo fino ad alcuni Paesi dell'Africa, a quelli Sud e Centro Americani in rapporto a quelli Nord Americani, all'Asia e al Medio Oriente".

     
    La seconda giornata si è aperta con la conferenza sul tema “Una pastorale specifica per i giovani e gli adolescenti migranti e rifugiati”, di padre Gabriele Parolin, superiore dei Missionari Scalabriniani per l'Europa e l'Africa e prevede, fra gli altri, un intervento di mons. Aldo Giordano, osservatore permanente della Santa Sede presso il Consiglio d’Europa.

     
    All'udienza di ieri, nel Palazzo Apostolico, Benedetto XVI ha chiesto di considerare gli immigrati non come "un problema", bensì come "una risorsa". Fabio Colagrande ha chiesto a un esperto, padre Gianromano Gnesotto, religioso scalabriniano e direttore dell'Ufficio nazionale per gli immigrati e i profughi della Fondazione Migrantes della Cei, quale impressione gli abbiano sucitato le affermazioni del Papa:

     
    R. - Sono indubbiamente parole molto importanti. E questo perché, partendo dal grande valore della persona umana, va sottolineato il fatto che il migrante è colui che, con noi e nelle nostre comunità, sia civili e specialmente ecclesiali, è una risorsa e per la Chiesa è un fratello, è una sorella. Da questo punto di vista appare - e questo può sembrare superfluo, ma non lo è mai - fondamentale sottolineare proprio questa positività di una presenza, che pur tra le difficoltà che quotidianamente si possono incontrare, ha come base fondamentale questa possibilità di ricchezza reciproca, che va fatta però con quella che anche il Papa ha invitato a fare e cioè con lo sforzo del dialogo e della comunicazione.

     
    D. - Quanto crede sia importante un incontro come quello che si sta svolgendo in Vaticano, dove si cercano anche di coordinare le diverse dimensioni ecclesiali proprio per un lavoro di accoglienza e di integrazione, il più possibile positivo nei confronti dei migranti?

     
    R. - E’ importante che ci sia anzitutto una sintonia di vedute ed anche di possibili azioni che poi concretamente si possano avviare: prima di tutto, all’interno delle nostre chiese e poi anche all’interno della società. Per quanto riguarda la Chiesa, abbiamo ricevuto lo stimolo di pensare a delle strategie di evangelizzazione, anche nuove, di accompagnamento dei migranti; alla catechesi, alla vita liturgica e sacramentale. Cose, queste, che in tante nostre diocesi anche italiane, vengono fatte con grande impegno, con grande intelligenza e con l’accompagnamento nelle comunità etniche, in modo tale che ci sia un percorso di interazione ecclesiale. Quello dell’integrazione è - come è stato sottolineato - uno degli aspetti, se non il principale, che va in qualche modo declinato.

     
    D. - La tentazione del disprezzo e del rifiuto di chi è diverso e di cui ha parlato il Papa è, purtroppo, una tentazione che sopravvive…

     
    R. - Bisogna sostenere sempre il positivo della questione e per questo la parola del Papa, che sottolinea - oltre ai naturali problemi che ci sono - il fatto che il migrante sia una risorsa, rappresenta un approccio positivo che mette in primo piano i punti di forza che ci sono. Riguardo alla solidarietà, che rappresenta un valore fondamentale e di cui è impregnata la nostra terra italiana e la nostra Chiesa, abbiamo ricevuto il messaggio di una globalizzazione della solidarietà. Ci sono, cioè, dei valori che sono nostro patrimonio e che vanno, sempre con costanza e con naturali ripetizioni, riproposti e proposti declinandoli puntualmente e nella situazione attuale.(Montaggio a cura di Maria Brigini)

    inizio pagina

    La visita a Cuba di mons. Claudio Celli, presidente del Pontificio Consiglio per le Comunicazioni sociali

    ◊   Con il pensiero rivolto ad una possibile visita di Benedetto XVI a Cuba, tanto voluta dai cubani nel ricordo di quella storica del 1998 di Giovanni Paolo II, domenica sera mons. Claudio Maria Celli, presidente del Pontificio Consiglio per le Comunicazioni sociali, ha chiuso il suo intenso programma durato quattro giorni. "Non sono un profeta", ma "confesso che sarebbe una cosa molto bella". E' questa la risposta di mons. Celli alla domanda di un giornalista della Efe su un eventuale viaggio del Papa a Cuba. Nel corso della sua visita, il presule ha incontrato i vescovi della Conferenza episcopale cubana che cominciavano la loro Assemblea plenaria, diverse autorità dello Stato e del Partito comunista cubano che seguono gli affari religiosi e, poco prima di prendere l'aero di ritorno a Roma, oltre a pronunciare una conferenza su "Chiesa, comunicazione e cultura digitale", ha avuto un incontro con i comunicatori cattolici che lavorano e collaborano per numerose pubblicazioni diocesane.

    Come hanno spesso sottolineato le agenzie internazionali e la stampa latinoamericana - che ha dato un grande rilievo alla visita del presule - mons. Celli ha ribadito la richiesta fatta pervenire da molto tempo alle autorità da parte dei vescovi, di poter avere un maggiore e più stabile accesso ai mass-media cubani. Al riguardo, secondo l'agenzia Ansa, mons. Celli a conclusione della visita ha dichiarato: "Non mi hanno dato una risposta, né io mi aspettavo di averla in quel momento". Poi, ha ricordato ciò che aveva già detto subito dopo i suoi incontri con le autorità del Ministero per l'informatica e le comunicazioni e con quelle della Televisione nazionale: "Ho notato attenzione e rispetto". “L'accesso della Chiesa alle nuove tecnologie digitali - aveva precisato mons. Celli - consentirebbe ad essa di offrire al popolo cubano i suoi valori, i suoi messaggi, la Parola di Dio”, cose che servono a tutti. Parlando poi con l'agenzia Ansa, il presule ha ribadito che questa richiesta è stata rinnovata ancora una volta alle autorità de L'Avana, auspicando che ciò sia un nuovo passo nel continuo miglioramento dei rapporti tra lo Stato e la Chiesa cattolica.

    Infine, in merito ad alcune affermazioni di stampa secondo le quali in uno di suoi interventi mons. Celli avrebbe fatto riferimento esplicito ad una famosa blogger fortemente critica del governo cubano, l'arcivescovo Claudio Maria Celli ha concluso: "Non ho fatto nessun riferimento a persone concrete. Ho parlato solo dei blog come esempio delle possibilità offerte dalla tecnologia". (A cura di Luis Badilla)

    inizio pagina

    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Insieme alla Santa Sede per un trattato sul commercio delle armi: in prima pagina, un fondo dei ministri degli Esteri di Gran Bretagna e Francia, David Miliband e Bernard Kouchner.

    La Chiesa voce di un Paese che può crescere solo insieme: nell'informazione vaticana, il messaggio di Benedetto XVI alla sessantesima Assemblea generale della Conferenza episcopale italiana.

    I settant'anni della Lumsa: in cultura, i contributi di Giuseppe Dalla Torre, Giuseppe Ignesti e Cesarina Broggi.

    Il diabolico ottimismo di Berlicche: Alfredo Valvo illustra il convegno "Dal logos dei Greci e dei Romani al logos di Dio. Ricordando Marta Sordi".

    L'antieroe coloniale che il fascismo mal sopportava: Luca Pellegrini sulla copia restaurata del film di Goffredo Alessandrini dedicato a Gugliemo Massaia apostolo dell'Etiopia.

    Un articolo di Luca M. Possati dal titolo "La fine del liberismo e l'alba di un mercato inclusivo": in un convegno alla Pontificia Università della Santa Croce si confrontano diverse letture della "Caritas in veritate".

    inizio pagina

    Oggi in Primo Piano



    L'intervento di apertura del cardinale Bagnasco alla 60.ma Assemblea generale della Cei

    ◊   Prosegue ad Assisi la 60.ma Assemblea generale della Cei, che oggi ha eletto mons. Gualtiero Bassetti, vescovo di Perugia, nuovo vicepresidente dei vescovi italiani. I lavori, che si concluderanno giovedì prossimo, sono stati aperti ieri dalla prolusione del cardinale presidente, Angelo Bagnasco, con una forte attenzione all’Africa, al ruolo dei sacerdoti e con un invito a quanti hanno cariche pubbliche a trasformare il clima talora d’odio “in un’opera d’amore verso l’Italia”. In un messaggio di saluto inviato all’Assemblea, Benedetto XVI sottolinea come questi incontri alimentino quella “cooperazione tra i vescovi indispensabile per realizzare il mandato di incrementare nel popolo cristiano la fede, la speranza e la carità, di alimentare i rapporti con le altre comunità religiose e le autorità civili e di operare per la presenza del lievito del Vangelo nella cultura e nel tessuto della società italiana”. Da Assisi, il nostro inviato Luca Collodi:

    Il cardinale Bagnasco ha salutato i vescovi presenti ad Assisi con il ricordo del martirio dei “sette fratelli cristiani orribilmente uccisi nel Sudan meridionale”. Il riferimento è al secondo Sinodo dei Vescovi per l’Africa, dove i Padri sinodali hanno pronunciato parole forti sulla miseria africana “che però hanno avuto un ascolto debole e flebile nei media internazionali”. La chiave missionaria è invece quella usata dal cardinale presidente per comprendere l’iniziativa nei riguardi dei fratelli anglicani, che da tempo - ha detto - chiedevano di entrare nella piena comunione della Chiesa cattolica:

     
    "Una scelta ragionevole per andare incontro in modo unitario ed equo, cioè equilibrato, alle richieste pervenute".

     
    Sul fronte pastorale, è stata presentata la nuova edizione italiana del Rito delle esequie. Un appuntamento con l’esperienza della morte oggi rimossa dalla vita quotidiana, con la tendenza a considerarla un fatto privato:

     
    "Va da sé, che la comunità cristiana non possa avallare una tale cultura così irreale: nascondere la morte e dimenticare l’anima non rende più allegra la vita, in genere la rende solo più superficiale".

     
    Ricordando l’Anno sacerdotale, Bagnasco ha tratteggiato il ruolo del sacerdote del terzo millennio, “uomo del cuore, segno visibile della misericordia di Cristo, mandato a tutti per farsi vicino a chi vive nel suo territorio”. Il cardinale ha poi affrontato l’immagine della Chiesa nella sua proiezione mediatica: realtà - ha osservato - dove si annidano motivi di sofferenza con letture volte ad attribuire intenzioni o parole che non hanno motivo di esserci. La prolusione ha esteso lo sguardo all’Europa a venti anni dalla caduta del Muro di Berlino, dove la secolarizzazione ha finito con l’imporsi come denominatore comune. “Surreale e sorprendente” è definita la sentenza della Corte europea di Strasburgo sul Crocifisso, frutto di un ideologia laicista priva di valori che non rinuncia a fare capolino nelle circostanze più delicate della vita continentale:

     
    "C’è piuttosto l’obbligo di registrare qui il tentativo di rivalsa che esigue minoranze culturali, servendosi del volto apparentemente impersonale della burocrazia comunitaria, perseguono sulle libere determinazioni dei popoli. Ma per questa strada si mette fuori gioco se stessi e l’Europa".

     
    Radicale riserva espressa sulla pillola RU486 e rilancio dell’obiezione di coscienza degli operatori sanitari compresi i farmacisti. No anche all’ora di religione islamica a scuola, dove l’insegnamento della religione cattolica - ha spiegato Bagnasco - vuole assicurare quei principi del cattolicesimo, che “fanno parte del patrimonio storico del popolo italiano”. Infine, la riflessione sul clima politico italiano dove si registra un’aria di sistematica e pregiudiziale contrapposizione, che talora induce a ipotizzare atteggiamenti di odio a danno degli interessi della gente e dello sviluppo del Paese, a partire dal Mezzogiorno:

     
    "Davvero ci piacerebbe che nel riconoscimento di una sana - per quanto vivace - dialettica, inseparabile dal costume democratico, si arrivasse ad una sorta di disarmo rispetto alla prassi più bellicosa, che è anche la più inconcludente".

    inizio pagina

    Hrw denuncia: i cristiani tra le vittime del conflitto arabo-curdo in Iraq

    ◊   Le minoranze etniche e religiose, in particolare quella cristiana, sono le vittime collaterali del conflitto tra arabi e curdi che si sta consumando nel nord dell’Iraq. A denunciarlo un rapporto di Human Rights Watch che chiede maggiore protezione per i 550 mila cristiani, ma anche per tante altre comunità religiose. Benedetta Capelli ne ha parlato con don Renato Sacco, consigliere nazionale di Pax Christi Italia:

    R. - Io credo che l’analisi di questa situazione dell’Iraq sia sicuramente valida, anche se andrebbe fatta, prima di legarsi all’attualità, una premessa fondamentale che per i credenti è doverosa. Giovanni Paolo II aveva ammonito sulle conseguenze di una guerra: avventura senza ritorno. Quindi, quando c’è in ballo la lotta del potere, le minoranze pagano sempre il conto, soprattutto politico, più che religioso. Noi, come Pax Christi, siamo stati in Iraq con una delegazione internazionale a metà settembre e ci è stato detto che tutte le varie tragedie che vengono fatte pagare ai singoli e alle comunità cristiane sono soprattutto da leggere in chiave politica. Credo che anche noi, in Occidente, non dovremmo lasciarci travolgere da uno scontro religioso.

     
    D. - Il Rapporto accusa le forze curde di ricorrere a detenzioni, arresti arbitrari, atti di intimidazione. Dalle notizie che avete è realmente così?

     
    R. - Posso sicuramente dire che non possiamo difendere una parte per accusarne un’altra. Io credo sia molto probabile che gli arabi siano responsabili di violenze e che i curdi stessi lo siano. Quando noi eravamo là, in un villaggio in zona curda è stato fatto un attentato. Quindi, ci sono anche molte tensioni interne tra i curdi e molte tensioni con le minoranze. E’ molto probabile che tutti abbiano responsabilità. Chi ha un potere da difendere non va certo per il sottile.

     
    D. - Com’è attualmente la situazione dei cristiani in Iraq?

     
    R. - Qualcuno è anche ritornato, ma tanti sono usciti e tanti vorrebbero uscire. Le nostre visite, soprattutto nei villaggi dei profughi, ci hanno fatto vedere i volti di queste persone e ci hanno fatto anche ricordare le tante persone che hanno lasciato il Paese. E’ difficile quantificare, ma tanti davvero sono usciti. Qualche vescovo ci chiedeva anche di affermare esplicitamente: “Non dite ai governi occidentali di aiutare i cristiani ad uscire, altrimenti le nostre chiese saranno vuote; l’Iraq si impoverisce ed è una sconfitta per l’Iraq”. C’è molta preoccupazione anche da parte dei pastori per questo abbandono, peraltro più che giustificato: la paura è tanta e anche per chi ritorna - dopo aver sperimentato la fatica di essere straniero, magari in Occidente, o clandestino - vuol dire non avere la casa, non avere il lavoro e l’insicurezza aumenta. Qualcuno dice che va peggio, non meglio e quindi, chi può, sogna di lasciare questa terra di Abramo.

    inizio pagina

    Campagna di Asianews contro la legge sulla blasfemia in Pakistan

    ◊   Introdotta nel 1986 dal dittatore Zia-ul-Haq, la norma sulla blasfemia in Pakistan punisce con il carcere a vita o la condanna a morte chi dissacra il Corano o ingiuria il nome di Maometto ed è divenuta un pretesto per colpire le minoranze religiose del Paese. Di questo si è parlato, questa mattina, nella Sala Marconi della nostra emittente, in una conferenza stampa moderata da padre Bernardo Cervellera, direttore dell’agenzia AsiaNews, promotrice di una campagna di sensibilizzazione perché questa legge sia abrogata. Per noi c’era Salvatore Sabatino:
     
    Kasur, Korian, Gojra, Sialkot. Sono solo alcuni dei villaggi e città che in questi ultimi mesi hanno vissuto il terrore provocato dalla violenza cieca di alcuni gruppi integralisti islamici. Tutto questo a causa di una legge sulla blasfemia, che in Pakistan è entrata in vigore nell’86 e che in 23 anni ha portato alla pena di morte almeno 33 persone e alla messa in stato di accusa di quasi mille, tutte appartenenti a minoranze religiose. Una norma che non solo provoca divisioni interne, ma che non permette alle comunità non musulmane uno sviluppo sociale. Padre Bernardo Cervellera, direttore di AsiaNews:

     
    “Viene frenato il loro contributo allo sviluppo del Paese, perché viene frenato l’impegno delle scuole, l’impegno dei centri sociali, l’impegno degli ospedali verso la popolazione pakistana. Questa legge di fatto distrugge la convivenza tra diverse comunità religiose in Pakistan e questo - secondo me - è un problema internazionale”.

     
    Una situazione, questa, resa ancora più difficile dal momento storico che sta vivendo il Paese, vittima di una continua violenza di matrice talebana infiltrata dal vicino Afghanistan. La legge sulla blasfemia si alimenta, insomma, di estremismo portando il Pakistan in una situazione di forte tensione ed allontanando il principio laico che era alla base della sua fondazione. Ma la norma sulla blasfemia sta sollevando discussioni anche all’interno del Paese tanto da indurre il governo a promuovere un vertice con il Comitato parlamentare permanente. Un primo passo di mobilitazione sociale che ha, però, provocato la ferma risposta dei fondamentalisti islamici che chiedono punizioni contro chi combatte per abrogare questa norma. Come fare, dunque, per uscire da questa situazione e come fare a sensibilizzare la Comunità internazionale? Peter Jackob, segretario nazionale di Giustizia e Pace in Pakistan:

     
    "Basically…
    Fondamentalmente, non è semplice per il governo pakistano prendere una posizione forte e dare quindi una risposta per aiutare le minoranze religiose. Ma ha lerisorse ed anche la forza e deve riuscire ad agire”.

    inizio pagina

    Serata di festa alla Porta di Brandeburgo di Berlino nel ventennale del crollo del Muro

    ◊   È calato il sipario sul palcoscenico della Pariser Platz, la piazza della Porta di Brandeburgo di Berlino, che ieri è stata teatro della Festa della Libertà in occasione del 20.mo anniversario della caduta del Muro. A fare da spettatori, oltre 100 mila persone provenienti da tutto il mondo. Calorosa la partecipazione dei leader dei 27 Paesi dell’Unione Europea, uniti nel proposito di far cadere i muri ancora in piedi e mantenere acceso il faro della libertà. Da Berlino, il servizio di Alessandra De Gaetano:

    Un’esplosione di folla festante nonostante la pioggia battente. Una festa di popolo, in memoria di quello che la notte del 9 novembre di venti anni fa lasciò allibito il mondo, attraversando la frontiera da Est a Ovest. Ad aprire la cerimonia, in ricordo della caduta del Muro di Berlino, è stato l’attraversamento del ponte della Bornholmer Strasse, il primo passaggio di confine da Est a Ovest, per 28 anni deserto, che la cancelliera Merkel ha percorso con il leader della Perestroika, Gorbaciov, e l’ex leader di Solidarnosc, Lech Walesa. Un passato che Berlino ha ricordato anche con un concerto sinfonico, al quale è seguita - a sorpresa - la performance di Placido Domingo, che ha cantato “L’aria di Berlino”, un celebre motivo tedesco. Intanto, dalla Casa Bianca, è arrivato un video - messaggio registrato, proiettato sui maxi-schermi allestiti in piazza, del presidente americano Obama, - che ha sottolineato la necessità di "sostenere l'amicizia transatlantica affinché non vacilli mai e di mantenere acceso il faro della libertà per coloro che vivono ancora nelle tenebre e nel buio della tirannia".

     
    Il momento clou della serata è stato un gigantesco effetto domino: mille blocchi di polistirolo dipinti a mano si sono abbattuti l'uno sull'altro in un'atmosfera surreale di musica e luci multicolori, lungo un percorso di un chilometro e mezzo che è passato anche davanti alla Porta di Brandeburgo. A muovere la prima tessera è stato Lech Walesa. Un gesto per simboleggiare il crollo del Muro e dei regimi dell'ex Patto di Varsavia. Dalla Merkel è giunto un vivo ringraziamento all’ex presidente sovietico, Gorbaciov, per il suo impegno nell’aver creato le condizioni per la svolta tedesca, lui che, dal canto suo, non si aspettava la caduta del Muro prima della fine del secolo scorso. Infine, Lech Walesa ha tenuto precisare il ruolo fondamentale di Giovanni Paolo II e di Solidarnosc nella svolta storica tedesca. A concludere la cerimonia, sotto un cielo illuminato a giorno, un maestoso spettacolo pirotecnico.

    Il ricordo dei fatti di Berlino assume un rilievo particolare per chi vive in Cisgiordania, territorio attraversato dal "muro di separazione" che divide lo Stato ebraico dai Territori palestinesi. Antonella Palermo ne ha parlato con padre David Neuhaus, vicario pastorale della comunità cattolica di lingua ebraica a Gerusalemme:
     
    R. - La caduta del Muro di Berlino è veramente un segno di speranza per tutti e credo che per le donne e gli uomini di fede sia un segno di grande fede, perché Dio è sempre fedele. Quando ci troviamo in una situazione difficile, spesso non vediamo alcuna speranza. Mesi fa, abbiamo avuto la bellissima visita del Santo Padre in Terra Santa ma niente è cambiato. Il Papa ha parlato con molto coraggio sul muro di separazione, che è un ostacolo alla pace. Allora, pensando al Muro di Berlino, abbiamo visto che a un certo punto non c’era più e anche dopo anni le persone non riuscivano a credere che potesse davvero essere caduto. Invece è crollato, non esiste più. E questo è per noi un segno di speranza e di fede enorme.

    inizio pagina

    A Torino la proiezione di "Abuna Messias", film del 1939 sull'avventura missionaria del cardinale Massaja nell'Etiopia del XIX secolo

    ◊   In occasione dei duecento anni dalla nascita del missionario e cardinale piemontese, Guglielmo Massaja, è in programma questa sera al Cinema Massimo di Torino, presso il Museo del Cinema, una duplice proiezione cinematografica: alle ore 18, quella della copia restaurata di "Abuna Messias" di Goffredo Alessandrini, kolossal del 1939 e, a seguire, alle ore 21, il nuovo documentario "Guglielmo Massaja - Un illustre conosciuto", con la regia di Paolo Damosso, prodotto dai Frati Cappuccini del Piemonte. Il servizio di Luca Pellegrini:

    Nel giorno, tragico, in cui la Germania nazista invadeva la Polonia dando inizio alla Seconda Guerra Mondiale, la storia cinematografica di un umile frate cappuccino, coraggioso e intrepido missionario nell’Etiopia nel XIX secolo, "Abuna Messias" di Goffredo Alessandrini, vinceva la Coppa Mussolini alla VII Esposizione d’Arte Cinematografica di Venezia. Un vero e proprio kolossal del cinema coloniale italiano, prodotto con enorme dispendio di risorse e grandi attese da una nuova casa di produzione legata alla San Paolo Film. A Sergio Toffetti, ex-Conservatore della Cineteca Nazionale, che ha coordinato il restauro della pellicola, abbiamo chiesto il motivo per il quale il cinema di quei difficili anni si interessò all’umile figura di Massaja:

     
    R. - Quello che emerge dal cinema coloniale è che il fascismo voleva dare di sé un’immagine di civiltà, di “colonialismo civilizzatore”.

     
    D. - Il film di Alessandrini, tra avventure e battaglie, si sofferma anche a descrivere la personalità di questo vescovo missionario.

     
    R. - Il film è molto interessante, perché mostra spesso i rapporti tra il cardinale Massaja e la Chiesa Copta. Dal punto di vista del cardinale Massaja, il suo approccio è di grandissimo rispetto. Il film ha un valore storico-etnografico notevole, perché si filmano dei riti della Chiesa Copta che abitualmente non si vedono. Non credono ci siano molti altri documenti, forse nessuno, intendo documenti filmati su questo. Tra l’altro, si filmano anche delle feste, al tempo stesso civili e religiose, copte.

     
    D. - Perché la Cineteca nazionale è intervenuta finanziando il restauro della pellicola, partecipando così alle celebrazioni per Massaja?

     
    R. - Siamo partiti per farlo direttamente su sollecitazione dei Cappuccini e anche dei Cappuccini per il tramite di Novati, la loro società di produzione cinematografica. Siamo comunque stati ben lieti perché Goffredo Alessandrini è un regista molto importante ed il film - che io conoscevo per averlo visto un paio di volte nella mia vita - è effettivamente un film di grande impatto sia narrativo che figurativo, al di là del contenuto. E’ un film importante per la cinematografia italiana della fine degli anni Trenta. Naturalmente, poi, il film seguirà - per quanto riguarda la Cineteca nazionale - l’iter normale: la Cineteca ad un prestito culturale porta la distribuzione di circa duemila copie l’anno - circa millecinquecento in Italia e cinquecento all’estero - e quindi sarà poi disponibile per i cineclub, le manifestazioni, gli enti, i festival.

    inizio pagina

    Chiesa e Società



    La Chiesa statunitense plaude il "no" della Camera ai finanziamenti governativi per gli aborti

    ◊   La Chiesa americana plaude la decisione della Camera dei rappresentanti di bloccare l’utilizzo dei fondi governativi della riforma sanitaria per le interruzioni volontarie di gravidanza. In una dichiarazione resa nota ieri il cardinale Francis George, arcivescovo di Chicago, presidente della Conferenza episcopale degli Stati Uniti, ringrazia i deputati che “hanno onorato l’impegno del presidente Obama verso il Congresso e la Nazione perché la riforma sanitaria non diventi un veicolo per la diffusione ed il finanziamento degli aborti”. A tale fine, spiega il porporato “la Conferenza episcopale continuerà a vigilare e seguirà da vicino l’intero processo per assicurare che queste disposizioni essenziali siano mantenute ed incluse nella legislazione finale”, adoperandosi perché il Senato segua l’esempio della Camera. “I vescovi cattolici degli Stati Uniti – ricorda il cardinale George - hanno fortemente invocato che un’adeguata assistenza sanitaria sia accessibile a tutti” e per questo restano “profondamente preoccupati” riguardo altri aspetti della riforma sanitaria – al momento dibattuti al Senato – che interessano i più poveri e vulnerabili, e quanti sono all’inizio e alla fine della vita. Per questo “continuiamo ad insistere – ribadisce il presidente dei vescovi Usa – affinché la legislazione della riforma sanitaria debba tutelare i diritti di coscienza” e cosi pure sosteniamo misure per estendere l’assistenza alle persone con reddito più basso e prive di assicurazione e cosi anche agli immigrati. “Non ci riteniamo esperti per dare un giudizio sulla politica sanitaria, ma questo argomento riguarda l’essere umano e quindi anche la sua dimensione morale”. “Questo è il motivo per cui crediamo che il nostro sistema sanitario necessiti di una riforma” che “serva i poveri e i deboli come un imperativo morale e un urgente priorità nazionale”. “Continueremo ad alzare le nostri voci in pubblico e nella preghiera”, conclude la nota dei presuli statunitensi, per ottenere “una riforma sanitaria, che protegga la vita, la dignità, le coscienze e la salute di tutti.” (R.G.)

    inizio pagina

    Australia: la Chiesa cattolica vaglierà "con delicatezza" le richieste degli anglicani

    ◊   “Ogni richiesta da parte degli anglicani che desiderano entrare nella Chiesa Cattolica, verrà vagliata con delicatezza e nel rispetto delle linee guida tracciate da Benedetto XVI”: è quanto afferma l’arcivescovo Philip Wilson, presidente della Conferenza episcopale australiana, in merito alla pubblicazione, avvenuta ieri, della Costituzione apostolica Anglicanorum coetibus, circa gli ordinariati personali per anglicani che entrano nella Chiesa cattolica. Il nuovo documento - riferisce l'agenzia Sir - era stato annunciato il 20 ottobre scorso dal card. William Levada, prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, proprio per “rispondere alle numerose richieste pervenute alla Santa Sede da gruppi di ministri e fedeli anglicani di diverse parti del mondo, i quali desiderano entrare nella piena e visibile comunione con la Chiesa cattolica”. In tal senso, spiega Wilson, “ogni richiesta richiederà un attento esame e una cauta realizzazione”. Nella loro prossima plenaria di novembre i vescovi australiani studieranno il documento. Seguendo le direttive sancite dall’Anglicanorum coetibus, i consacrati potranno rimanere in relazione con i vescovi locali ed aiutare nel coordinamento delle attività pastorali all’interno delle diocesi. “Un aspetto importante quello dell’introduzione di persone consacrate – conclude Wilson - da tener conto come un opportunità per promuovere l’unità dei cristiani”. In Australia gli anglicani rappresentano il 18,7% delle popolazione, i cattolici il 27,5%. (R.P.)

    inizio pagina

    Nuovo omicidio di un sacerdote in Brasile, il quarto negli ultimi cinque mesi

    ◊   E' stato ucciso in Brasile padre Hidalberto Henrique Guimaraes, 48 anni. E' il quarto sacerdote assassinato nel Paese in poco meno di cinque mesi. Era parroco della chiesa della Madonna delle Grazie nel comune di Murici alla periferia di Maceió. Il corpo del sacerdote è stato trovato sabato scorso, due giorni dopo la sua scomparsa. Padre Hidalberto non era stato più visto da giovedì, giorno in cui aveva partecipato ad un incontro del clero. Sabato 8 aveva in programma la celebrazione di una Santa Messa nella città di Branquinha, ma proprio a causa della sua assenza un amico si era recato a casa sua. Entrato, ha trovato il corpo insanguinato del sacerdote sul pavimento della cucina, con molti tagli su tutto il corpo. I funerali sono stati celebrati domenica, nella sua parrocchia, a 54 chilometri da Maceió. Secondo la nota diffusa dall’arcidiocesi di Maceió, padre Hidalberto era stato ordinato sacerdote nella chiesa di San Giuseppe, nel quartiere Trapiche, a Maceió, il 14 dicembre 1992. "Recentemente si era laureato in giornalismo. Il sacerdote era molto amato dai parrocchiani che non sono in grado di trovare spiegazioni per quello che è successo" dice la nota. L'arcivescovo di Maceió e presidente della Regione Nord-Est 2 della Conferenza episcopale del Brasile, mons. Antonio Muniz, ha dichiarato alla stampa che "non solo il clero, ma l'intera comunità di Alagoas è scioccata”. La Conferenza episcopale brasiliana ha pubblicato una nota informando del tragico evento e aggiornando l’elenco dei sacerdoti morti tragicamente in Brasile: in questo anno 2009 infatti, la Chiesa cattolica del Brasile ha perso quattro sacerdoti, vittime di omicidio. Il primo era consulente della sezione Gioventù della Conferenza nazionale dei vescovi del Brasile, padre Gisley Azevedo Gomes, 31 anni, ucciso da un gruppo di giovani la notte del 15 giugno, a Brazlandia, città satellite di Brasilia. A Manaus è stato ucciso il 19 settembre, con un colpo alla testa, il sacerdote italiano fidei donum Ruggero Ruvoletto, 52 anni. Il 26 settembre padre Evaldo Martiolo, 33 anni, appartenente alla diocesi di Caçador è stato ucciso da un giovane di 21 anni e da un ragazzo di 15, durante un furto degenerato in omicidio. (M.V.)

    inizio pagina

    Filippine: governo e ribelli riprendono le ricerche di padre Sinnot, rapito un mese fa

    ◊   Dopo le polemiche ‘politiche’ dei giorni scorsi è ripresa oggi la collaborazione tra il governo delle Filippine e i ribelli separatisti meridionali del Fronte moro di liberazione islamica (Milf) nella ricerca di padre Michael Sinnott, il missionario irlandese rapito l’11 ottobre scorso a Pagadian, nel sud delle Filippine. I vertici del Milf hanno fatto sapere questa mattina di aver nuovamente dispiegato 3000 uomini nelle province di Lanao, dove si ritiene si trovi il nascondiglio dei rapitori, per partecipare alle ricerche del missionario. Contemporaneamente anche l’esercito proprio oggi ha diviso l’area in cui si troverebbe padre Sinnott in tre zone differenti, dispiegando uomini e mezzi alle ‘frontiere’ delle tre aree. La scelta, hanno spiegato dalla Commissione di gestione delle crisi (Cmc, l’organismo governativo che da un mese sta conducendo le trattative) è limitare gli spostamenti dei rapitori, sperando così di costringerli a finalizzare i negoziati in corso. Alan Molde, portavoce del Cmc nell’area del rapimento, parlando con i media filippini si è detto “ottimista” sulla pronta liberazione del missionario. Secondo la ricostruzione fornita all'agenzia Misna dai suoi confratelli, padre Michael Sinnott (78 anni) è stato rapito in pieno centro da un gruppo di sei uomini armati mentre stava passeggiando da solo a poche decine di metri dall’ingresso della casa dei padri colombani di Pagadian. (R.P.)

    inizio pagina

    India: vandali hanno violato la chiesa di Sant’Antonio nella diocesi di Bangalore

    ◊   E’ “un atto gravissimo, che va condannato senza appello” e che ha creato sconcerto e amarezza nella Chiesa locale: come comunica all'agenzia Fides la Chiesa di Bangalore, nella notte fra l’8 e il 9 novembre la chiesa di Sant’Antonio a Kavalbyrasandra, nell’arcidiocesi di Bangalore, è stata violata, profanata e saccheggiata da un gruppo di ignoti. I sospetti ricadono sui gruppi estremisti indù responsabili di numerosi atti di violenza anticristiana. I vandali hanno forzato la porta, si sono introdotti nella chiesa, hanno rubato gli spiccioli nelle cassette per le offerte e oggetti e arredi di valore. Hanno inoltre violato il tabernacolo, buttando a terra e calpestando le ostie consacrate, e danneggiato alcune statue. L’incidente ha generato una protesta di massa dei cristiani di tutte le confessioni che sono scesi in piazza chiedendo pacificamente l’immediata reazione da parte del governo per cercare e punire i colpevoli, e la protezione per i luoghi delle minoranze cristiane. Oltre mille fedeli si sono radunati nella chiesa di Sant’Antonio ieri mattina, manifestando tutto il loro sdegno. Il parroco, padre Arokiadas ha dichiarato: “Si tratta di un atto deliberato per offendere il sentimento religioso di molti cristiani. Quello che ci addolora particolarmente è la profanazione della Santa Comunione”. Ma, dopo le prime indagini, la polizia ha dichiarato che si tratterebbe di “un caso di furto e non di vandalismo”. L’arcivescovo di Bangalore, Mons. Bernard Moras, ha espresso pubblicamente sconcerto e amarezza per l’accaduto e si è fatto voce della protesta, contattando le autorità civili e i vertici della polizia per chiedere un’indagine veloce ed efficace sull’episodio. L’arcivescovo ha anche stigmatizzato “l’apatia di governo e polizia nel perseguire i colpevoli di tali episodi”, notando che la gente sta perdendo la fiducia nelle autorità. Il gesto non è isolato. Una chiesa è stata saccheggiata a Bangalore nel settembre scorso e nell’intero stato del Karanataka (India meridionale) gli episodi di violenza anti-cristiana sono frequenti. (R.P.)

    inizio pagina

    India: nel Karnataka estremisti indù si infiltrano tra i cristiani per accusarli di conversioni forzate

    ◊   I fondamentalisti indù infiltrano loro membri nelle comunità cristiane per poi inscenare false accuse di conversioni forzate. Ad affermarlo è H T Sangliana, già parlamentare nel Lok Sabha e patron del Karnataka Missions Network. Il politico cristiano, eletto nel 2004 tra le file del Bharatiya Janata Party ed oggi militante dell’Indian National Congress, afferma che questo espediente è ormai diffuso e viene usato dalle frange più radicali degli indù per creare “psicosi” tra i cristiani e “avvelenare” l’opinione pubblica. Sangliana, che tra l’altro è un ex ufficiale dell’Indian Police Service,afferma che presso gli uffici della polizia sono depositate 74 denunce di conversione per le quali gli agenti non hanno trovato alcun riscontro. Al fenomeno delle false accuse di conversione si aggiungono le violenze e le discriminazioni verso i cristiani del Karnataka, che con 53 casi registrati dal 2008 ad oggi è lo Stato indiano più segnato da casi di estremismo indù, dopo l’Orissa. Il più recente, riportato dal Global Council of Indian Christians (Gcic), riguarda un giovane handicappato cristiano attaccato il 6 novembre scorso nel distretto di Shimoga. Il Gcic denuncia discriminazioni verso i cristiani anche nella distribuzione degli aiuti alle vittime delle alluvioni nel Karnataka. (R.P.)

    inizio pagina

    Ciad: rapito un operatore della Croce Rossa al confine con il Sudan

    ◊   È stato rapito ieri sera da un gruppo di uomini armati non identificati a ridosso della frontiera tra Ciad e Sudan un operatore umanitario del Comitato internazionale della Croce Rossa (Cicr/Icrc) di nazionalità francese: lo ha confermato all'agenzia Misna Marco Succi, portavoce dell’ufficio dell’Icrc in Ciad. Secondo una nota diffusa dallo stesso organismo, Laurent Maurice, questo il nome dell’agronomo rapito, si trovava nell’est del Ciad a ridosso della frontiera con il Sudan per valutare gli ultimi raccolti, quando ieri sera uomini armati lo hanno prelevato dal villaggio di Kawa. Tre settimane fa, dall’altro lato della frontiera in territorio sudanese, ignoti avevano sequestrato Gauthier Lefevre, capo delegazione del Comitato della Croce Rossa a El Geneina, capoluogo del Darfur occidentale, uno dei tre Stati che compone l’omonima regione occidentale sudanese teatro dal 2003 di un conflitto interno. (R.P.)

    inizio pagina

    Somalia: maltempo e insicurezza aggravano la difficile situazione umanitaria nel sud del Paese

    ◊   Almeno 16 mila persone – riferisce l’agenzia Misna - sono state evacuate in Somalia, dalle regioni di Hiraan, Gedo e Bassa Shabelle, a causa delle intense piogge che si sono abbattute negli ultimi giorni sul Paese africano e che hanno portato diversi fiumi a rompere gli argini causando allagamenti e disagi alla popolazione. Secondo l’Ufficio dell’Onu per il coordinamento dell’assistenza umanitaria (Ocha) la maggior parte degli sfollati ha trovato rifugio presso le abitazioni di parenti e conoscenti; gli aiuti destinati alla popolazione, riferisce la stessa fonte, sono resi difficili sia dalle condizioni climatiche sia dalla situazione di continua insicurezza della Somalia come ancora una volta segnalato dalla morte, nei giorni scorsi, di due operatori del Programma Alimentare Mondiale uccisi mentre stavano trasportando generi di prima necessità da Mogadiscio a Waajid. Le piogge stanno causando diversi problemi logistici anche nei campi che ospitano profughi somali in territorio kenyano. In base a informazioni dell’Alto commissariato dell’Onu per i rifugiati almeno 300 mila somali attualmente ospitati nei campi di Kakuma e Dadaab, sono costretti a condizioni di vita rese ancor più difficili dalle frequenti alluvioni; nonostante la deviazione del corso di alcuni fiumi, i campi sono stati inondati dall’acqua e c’è il rischio che si diffondano malattie. (R.G.)

    inizio pagina

    Capo Verde: piogge torrenziali all'origine della nuova epidemia di dengue

    ◊   “Mai vista tanta pioggia in vita mia, dacché io mi ricordi; ed è stato questo a favorire la riproduzione della zanzara che trasmette la febbre dengue, molto più che in passato”: Antonia Santos, giornalista di Radio Nova sull’isola di san Vincente, racconta all'agenzia Misna la mobilitazione che da giorni coinvolge tutta la popolazione dell’arcipelago di Capo Verde per contrastare la peggiore epidemia di febbre dengue registrata nel paese e che è comparsa anche nella sua forma più grave, quella emorragica. Sono sei, secondo l’ultimo bilancio, le persone morte a causa della malattia, tutti sull’isola maggiore di Santiago, dove si trova anche la gran parte dei 12.000 contagiati. “Fino a pochi giorni fa il numero dei nuovi casi era di 1000-1500 al giorno ed ora siamo scesi a 500-600, forse si cominciano a veder i primi risultati della campagna di pulizia e dei tentativi di prevenzione” continua la giornalista dell’emittente fondata trent’anni fa dai missionari cappuccini. Poliziotti, operatori della Croce Rossa e la gente comune, sin nei villaggi all’interno delle isole, da giorni è impegnata a pulire i quartieri e le strade dai copertoni, barattoli e altra spazzatura riempita d’acqua piovana in cui prolificano le larve della zanzara aedes. Ieri sera, rispondendo all’appello del governo di Praia, sono arrivati i primi gruppi di medici stranieri, 29 in tutto, provenienti da Francia, Portogallo, Svizzera e Thailandia in aiuto ai medici locali, mentre cominciano ad arrivare i primi quantitativi di insetticida per le fumigazioni ed altri strumenti di contrasto proibitivi per le casse dell’arcipelago africano abitato da 400.000 persone. “Radio e televisioni continuano a martellare la gente di informazioni su come tenere lontane le zanzare, in particolare sull’uso delle zanzariere sopra i letti, anche se pochi se le possono permettere e sono un po’ più diffuse le reti alle finestre” aggiunge Santos. Grande mobilitazione anche nelle strutture sanitarie; “l’ospedale centrale di Praia ha rinviato tutte le operazioni chirurgiche per poter affrontare in sala operatoria le emorragie interne causate da questa forma di dengue” riferisce frate Ottavio Fasano, missionario cappuccino e direttore del centro sociosanitario San Francesco sull’isola di Fogo. “Anche nel nostro centro, che è specializzato in chirurgia con 30 posti letto, i medici sono in allerta, benché finora non ci siano stati casi gravi su quest’isola”. (R.P.)

    inizio pagina

    Ban Ki-moon al Senato Usa per mediare un accordo sul clima

    ◊   Missione oggi del segretario generale dell'Onu Ban Ki-moon al Senato degli Stati Uniti, nel tentativo di procedere sulla via di un accordo in vista della XV Conferenza internazionale sul clima in programma dal 7 al 18 dicembre prossimo a Copenaghen, in Danimarca. Janos Pasztor, il capo del team che si occupa del surriscaldamento del pianeta al Palazzo di Vetro, ha annunciato che Ban ''informerà alcuni senatori sulle trattative in corso tra i leader mondiali'' circa un trattato per sostituire il Protocollo di Kyoto, in scadenza nel 2012. Nelle scorse settimane diversi esperti all'Onu - e lo stesso Ban Ki-moon - non hanno nascosto lo scetticismo sulla possibilità di un trattato legalmente vincolante, ipotizzando piuttosto un'intesa a livello politico. La strada per approvare un disegno di legge sul clima al Senato Usa sembra – predicono gli osservatori - tutta in salita. (R.G.)

    inizio pagina

    Il direttore del Wto, Pascal Lamy, auspica una governance globale per gestire la crisi economica

    ◊   Il G20, le organizzazioni internazionali e le Nazioni Unite, dovrebbero agire come un 'Parlamento' per una nuova governance globale della crisi economica: è questa l’opinione del direttore generale dell'Organizzazione internazionale del commercio (Wto), Pascal Lamy. "La globalizzazione pone un rischio serio alle nostre democrazie e i nostri sistemi di governance devono rispondere alla sfida” ha ammonito Lamy, intervenuto ieri all'inaugurazione dell'Anno accademico dell'Università Bocconi di Milano. “Se i cittadini percepiscono che i problemi globali sono irrisolvibili e fuori portata – ha osservato - ciò rischia di indebolire le nostre democrazie". "La caduta del muro di Berlino è stata un momento di svolta per la globalizzazione - ha proseguito Lamy - eppure 20 anni dopo il mondo è in uno stato di forte difficoltà. La realtà è che la fine della Guerra fredda ha colto tutti di sorpresa. Un nuovo ordine mondiale stava nascendo, ma non vi fu sufficiente discussione sulle strutture di governance, e qui vi sono le radici di molti problemi attuali. Le sfide globali hanno bisogno di soluzioni globali, e questo può avvenire solo con la giusta governance globale, che oggi dopo 20 anni rimane ancora troppo deficitaria". Dopo aver descritto l'Unione Europea come "uno dei più ambiziosi esperimenti" di governance sovranazionale, il direttore generale del Wto ha aggiunto che "la crisi economica globale ha accelerato il passaggio verso una nuova architettura di governance globale”, basata su un 'triangolo della coerenza'. “Un triangolo composto - ha spiegato Lamy - da un lato dal G20, che fornisce leadership politica, da un altro lato dalle organizzazioni internazionali, che forniscono competenze e politiche, e da ultimo lato dalle Nazioni Unite, che forniscono un forum a cui rendere conto”. Nel lungo termine il G20 e le agenzie internazionali dovrebbero riferirsi infine al 'Parlamento' dell'Onu, che dovrebbe contare sul sostegno del Consiglio economico e sociale. “Una struttura di questo tipo - ha concluso il leader del Wto - avrebbe bisogno di una base centrale di valori e principi, proprio come ha suggerito Angela Merkel con la creazione di un Charter for sustainable economic activity, uno sforzo per definire un nuovo contratto economico globale". (R.G.)

    inizio pagina

    Piano Onu per proteggere gli habitat forestali nei Paesi più poveri

    ◊   Il piano delle Nazioni Unite destinato ai Paesi più poveri per combattere la deforestazione ed incentivare investimenti per lo sviluppo sostenibile, ha raggiunto l’adesione di quattordici Nazioni, mentre un'altra ventina sono interessate ad entrare nel progetto, denominato Un-Redd-Reducing emissions from deforestation and forest degradation. Argentina, Cambogia, Ecuador, Nepal e Sri Lanka hanno seguito l'esempio di Bolivia, Repubblica democratica del Congo, Indonesia, Panama, Papua Nuova Guinea, Paraguay, Tanzania, Vietnam e Zambia. Intanto la Danimarca è diventata il secondo donatore dopo la Norvegia, annunciando un finanziamento da 2 milioni di dollari, nella consapevolezza di quanto gli habitat forestali siano importanti nella lotta ai cambiamenti climatici. Il Piano - realizzato in collaborazione da Fao, Unep e Undp - ha permesso nel primo anno di azione di finanziare oltre 37 milioni di dollari per i programmi nazionali contro la deforestazione. ''Abbiamo delle foreste - ha detto Leandro Carlos Fernandez, focal point Un-Redd per l'Argentina - ai nostri confini con la Bolivia e il Paraguay, entrambi Paesi Un-Redd, e vorremmo far parte del processo per aumentare la cooperazione tra i Paesi e creare un'iniziativa regionale sul Redd''. Gli obiettivi del progetto oltre alla lotta alla deforestazione includono anche il degrado delle foreste collegato alla conversione delle foreste in terreni agricoli, allo sviluppo di infrastrutture, all’industria del legname, agli incendi. (R.G.)

    inizio pagina

    Vietnam: la Chiesa si prepara al giubileo per individuare opportunità e sfide

    ◊   Si avvicina l’apertura del giubileo della Chiesa vietnamita, che ha l’obiettivo, nelle parole della Conferenza episcopale, di “guardare al passato, ringraziare Dio, apprendere la lezione della storia, guardare all’attualità per individuare le opportunità e le sfide, guardando al futuro per trasformare la vita e costruire la Chiesa, seguendo i santi consigli di Dio”. La cerimonia di apertura - rigferisce l'agenzia AsiaNews - si terrà il 24 novembre ad Hanoi, l’assemblea generale del popolo di Dio sarà a Ho Chi Minh City e la conclusione al santuario mariano nazionale di La Vang. “L’assegnazione a diocesi diverse - ha commentato in proposito il cardinale JB. Pham Minh Man , presidente del Comitato organizzativo del giubileo - mette in luce l’unità e la solidarietà della Chiesa del Vietnam. All’inizio il seme della fede è stato coltivato e innaffiato dal sangue dei testimoni della fede a Hanoi, e là si aprirà il giubileo”. L’arcidiocesi di Saigon, poi, negli ultimi decenni è quella ove maggiore è l’espansione e la valorizzazione della conoscenza della fede per tutto il popolo di Dio, così organizzerà il Congresso del popolo di Dio per una scambiarsi opinioni e pensare insieme alla vita della Chiesa. La Vang, infine, è storicamente il luogo nel quale Nostra Signora ha protetto e sostenuto l’esistenza della fede per le generazioni future, così organizzerà la cerimonia conclusiva dell’Epifania 2011, per sottolineare la missione della fede e annunciare la Buona novella per tutti. Recenti statistiche hanno mostrato che, sebbene il cattolicesimo sia relativamente diffuso in Vietnam e la Chiesa abbia un forte gruppo di laici devoti e attivi, negli ultimi decenni l'aumento dei cattolici è rimasto indietro rispetto alla crescita della popolazione. Nel 2007 i cattolici erano 6.087.700 su 85.154.900 abitanti, circa il 7,1% del totale. In declino rispetto al 7,2% del 1933 e al 7,6% del 1939. La ragione principale è sempre vista nella politica oppressiva del governo verso la Chiesa. In numerose zone degli Altipiani centrali e nelle province montagnose del nord, le attività pastorali sono intralciate dalle burocrazia governativa e da crescenti maltrattamenti. In queste zone, l’attività missionaria è sempre definita “un’offesa alla sicurezza nazionale” e i funzionari locali non fanno nulla per nascondere la loro ostilità all’azione della Chiesa. La legislazione antireligiosa e, in particolare, la persistente campagna di propaganda contro la Chiesa, svolta a tutti i livelli della scuola, ha creato ostacoli nella educazione alla fede e confonde i giovani sulle reali finalità dell’attività della Chiesa, oltre a scoraggiarli a manifestare la loro identità di cattolici. (R.P.)

    inizio pagina

    Taiwan: verso la chiusura delle celebrazioni dei 150 anni dell’evangelizzazione dell'isola

    ◊   Un Seminario sulla vocazione missionaria dei laici, incontri di catechismo alla ricerca dell’origine della vita, il pellegrinaggio al Santuario Mariano, la condivisione della Parola di Dio, la preghiera per i catecumeni, conoscere i Santi per capire il profondo senso della fede…. sono le iniziative della parrocchia dedicata al Sacro Cuore a Gu Ting, nell’arcidiocesi di Tai Pei, promosse in occasione della chiusura delle celebrazioni per i 150 anni dell’evangelizzazione di Taiwan. Al fine di preparare la solenne cerimonia di chiusura del 21 novembre, che sarà presiedute dall’Inviato speciale del Papa, il cardinale Jozef Tomko, la parrocchia ha infatti programmato e avviato in intenso cammino con una serie di iniziative a carattere spirituale. La Legio Mariae, il Gruppo delle donne, delle giovani, tutta la parrocchia è mobilitata verso questo evento. Secondo le informazioni raccolte dall’agenzia Fides, negli annunci della parrocchia si possono leggere i programmi dettagliati delle iniziative, che invitano ad una attiva partecipazione dei fedeli, organizzando anche la sistemazione logistica. Secondo la parrocchia, commemorare i 150 anni dell’evangelizzazione vuol dire anche “condividere la missione d’amore di Gesù”; “annunciare insieme l’Amore di Dio”. Vivere i momenti di preghiera collettiva durante il cammino verso la chiusura dell’anniversario dell’evangelizzazione “ci aiuta a piantare la parola di Dio nel profondo del nostro cuore, permettendoci di avvicinarci l’uno all’altro”. (R.P.)

    inizio pagina

    12 novembre, Giornata per i caduti italiani nelle missioni di pace

    ◊   Circa 160 vittime italiane, saranno commemorate giovedì prossimo, nella “Giornata del ricordo dei caduti delle missioni internazionali per la pace”, istituita quest'anno per ricordare i morti della base italiana di Nassiriya, del 12 novembre 2003. Per l’occasione mons. Vincenzo Pelvi, arcivescovo ordinario militare per l’Italia ha scritto una Lettera alla famiglie dei giovani caduti durante le missioni di pace. “Amate famiglie – invita mons. Pelvi - non siete sole e non lo sarete mai. La vostra capacità di aver accettato la perdita di un figlio per amore del bene, della verità e della giustizia è radice di una misura alta dell’umanità, dove la verità e la pace sono al di sopra di tutto. Care mamme, vi è stato tolto un figlio. Come la mamma addolorata, mentre vivete l’ora della Croce, accogliete una nuova maternità: siate madri di tutti i giovani che dedicano la vita allo sviluppo e alla pace dei popoli. La spada del dolore vi ha trafitto. C’è buio nelle vostre giornate, nelle vostre case e nella storia quotidiana e il mondo sembra scorrervi accanto senza significato e meta. Ricordate che il servizio reso dai vostri figli resta un tratto incancellabile della vicenda umana, un evento scritto per sempre nella storia della pace, un patrimonio che deve arricchire di fiducia la stagione che ci è toccato di vivere. Le anime dei nostri giovani, giusti perseguitati, ingiustamente uccisi – conclude mons. Pelvi - sono nelle mani di Dio, ma per chi ha fede: essi sono nella pace e la loro speranza è piena di immortalità”. Il programma della Giornata a Roma prevede al mattino la deposizione di una corona d'alloro al Sacrario del Milite Ignoto; sarà, inoltre, scoperta una lapide presso il Sacrario delle Bandiere e quindi, alle 11.15, verrà celebrata una Messa presso la Basilica di Santa Maria degli Angeli e dei Martiri. (C.P.)



    inizio pagina

    Domani a Roma il convegno internazionale di studio sulla Basilica di San Pietro

    ◊   Prenderà il via domani il Convegno internazionale di studi dal titolo “La Basilica di San Pietro: fortuna e immagine” presso il Salone Museo Nazionale Romano, al Palazzo Massimo di Roma. Il congresso si inserisce all’interno delle attività del Comitato nazionale per le celebrazioni del V centenario della fondazione della Basilica di San Pietro. Domani Vittorio Casale, dell'Università di Roma Tre, Giovanni Morello, della Fondazione per i Beni e le Attività artistiche della Chiesa e Sebastiano Schütze, dell'Institut Kunstgeschichte, dell'Università di Vienna, apriranno i lavori insieme ai saluti di Rita Paris, direttore del Museo nazionale Romano-Palazzo Massimo, padre Abate Michel John Zielinski ,vice-presidente della Pontificia Commissione per i Beni Culturali della Chiesa, Guido Fabiani, rettore dell'Università Roma Tre e Maurizio Fallace, direttore generale del Ministero per i Beni e le Attività culturali per le Biblioteche, gli Istituti Culturali e il Diritto d’Autore. Alla prima giornata di studi sarà presente uno dei più importanti storici dell’arte italiana, Arturo Carlo Quintavalle, che terrà l’intervento dal titolo “S. Pietro come “modello” nella Riforma gregoriana”. Nella stessa giornata Eva Ponzi e Silvia Maddalo, entrambe docenti presso l’Università della Tuscia di Viterbo, terranno la conferenza dal titolo “Metafore di una città: San Pietro e Castel Sant’ Angelo come immagini di Roma”. Le studiose cercherano di dimostrare come l’immagine di Roma, tra Trecento e Quattrocento, è testimone di una totale coincidenza nelle volontà papali tra l’urbs e la civitas Leoniana. (R.P.)

    inizio pagina

    On line il nuovo sito dell’arcibasilica di San Giovanni in Laterano

    ◊   “Un patrimonio di fede, storia e cultura a disposizione di tutti”, sono queste le parole del cardinale vicario Agostino Vallini, in occasione del lancio del sito dedicato al Complesso di San Giovanni in Laterano, accessibile cliccando su www.vatican.va nella sezione “Basiliche e Cappelle papali”. Una visita virtuale a 360 gradi, accompagnerà i visitatori alla scoperta delle ricchezze che custodisce la basilica. Il sito, inaugurato ieri, in concomitanza con la solennità della dedicazione dell’arcibasilica Laterana, permetterà di attraversare le cinque navate fino ad arrivare all’altare centrale sormontato dal baldacchino gotico. Ammirare l’abside con il mosaico e la cattedra del vescovo di Roma, il ciborio dell’altare papale. Soffermarsi davanti alle statue degli apostoli nella navata centrale, alle reliquie delle teste di San Pietro e San Paolo in cima al baldacchino. Una visita “dal vero” che comprende anche gli edifici annessi alla basilica che compongono il complesso lateranense, che ospita il Vicariato di Roma e il museo diocesano. Navigando nel sito si potrà anche accedere al chiostro, opera dei maestri cosmateschi e di artisti come Arnolfo di Cambio, e visitare il Battistero ottagonale. “I visitatori del sito potranno così non soltanto trovare notizie storiche sulla basilica e sul complesso lateranense – spiega il cardinale Vallini – ma anche approfondire quanto la fede abbia plasmato l’intera costruzione e partecipare a una catechesi, che li aiuterà a scoprire le ragioni della fede”. “Confido vivamente – conclude il porporato – che il peculiare legame tra la basilica di San Giovanni in Laterano e il Papa, che ha qui la Sua cattedra episcopale, aiuti coloro che navigheranno in questo sito a sentirsi maggiormente uniti al Santo Padre, a conoscere il Suo magistero e a maturare una maggiore appartenenza ecclesiale”. (C.P.)

    inizio pagina

    24 Ore nel Mondo



    Scontro nel Mar Giallo tra le motovedette delle due Coree. Tensione tra Seul e Pyongyang

    ◊   Torna la tensione tra le due Coree. Stamani due motovedette hanno ingaggiato uno scontro a fuoco nelle acque del Mar Giallo. Il natante nordcoreano ha preso fuoco. Non ci sarebbero feriti. Immediato il rimpallo di responsabilità: per Seul si è trattato di uno sconfinamento da parte della motovedetta di Pyongyang. “Una grave provocazione armata”, è stato il commento della Corea del Nord che ha detto di esigere scuse dalla Corea del Sud.

    Pakistan-violenze
    Nuova escalation di violenza in Pakistan. Sono almeno 15 le vittime di un attentato kamikaze, avvenuto stamani a Charsadda, nel nordovest del Paese, turbolenta zona colpita da numerosi attacchi compiuti dai talebani. La deflagrazione è avvenuta al centro di un incrocio stradale, nei pressi di un mercato. I feriti sono almeno 25.

    Venezuela-Colombia
    Nuove tensioni tra Venezuela e Colombia, dopo che il presidente Chavez ha allertato le forze armate di Caracas nell’eventualità di un attacco colombiano. Il governo di Bogotà del presidente Uribe ha smentito azioni del genere e - in merito alle accuse venezuelane - ha annunciato un ricorso all'Organizzazione degli Stati americani e al Consiglio di Sicurezza dell’Onu. Da tempo, Chavez critica in particolare l’intesa siglata tra Colombia e Stati Uniti, che permette alle truppe di Washington di aver accesso a sette basi militari colombiane. Alla luce di tale situazione, si deve quindi temere un inasprimento delle relazioni tra Venezuela e Colombia? Risponde il prof. Gennaro Carotenuto, docente di Storia dell’America Latina all’Università di Macerata, intervistato da Giada Aquilino:

    R. – Assolutamente no. A mio modo di vedere ci sono delle schermaglie causate soprattutto dalla contrapposizione tra i due presidenti, che hanno delle personalità divergenti e che utilizzano la tensione internazionale a fini anche di politica interna: è il caso sia di Alvaro Uribe, il colombiano, sia di Hugo Chavez, il venezuelano.
     
    D. – Perché in quest’area ciclicamente tornano le tensioni?

     
    R. – Perché quest’area, dal punto di vista politico, è spaccata in due: da una parte, ci sono dei governi che stanno accelerando un processo di integrazione fortissima di strutture comuni; e, dall’altra parte, ci sono dei governi che invece continuano a puntare su rapporti privilegiati con Washington. Questi Paesi sono facilmente elencabili e sono la Colombia, il Perù, più alcuni Paesi del Centro America. Dal punto di vista economico, però, il processo d’integrazione coinvolge tutti quanti. Ad esempio, le relazioni economiche tra Colombia e Venezuela – i due Paesi che in questo momento sono coinvolti da queste schermaglie tra Uribe e Chavez – negli ultimi dieci anni si sono moltiplicate, da circa 1.500 a circa 7.500 milioni di dollari l’anno. Questo vuol dire che, così come in Europa, la cooperazione economica sta portando a delle strutture politiche comuni. Anche in America Latina si sta andando verso un’integrazione molto maggiore, che sta conducendo a strutture politiche sempre più integrate. Paesi come la Colombia e il Perù sono al momento fuori da tale processo, ma probabilmente è solo questione di tempo.

     
    El Salvador-uragano
    Sono 136 le vittime causate del passaggio sul Salvador dell’uragano Ida. Sarebbero circa 60 le persone disperse, mentre almeno 130 mila sono gli sfollati. L’Assemblea legislativa del Paese ha dichiarato all’unanimità lo stato di disastro nazionale ed ha approvato tre giorni di lutto. L'uragano Ida si è abbattuto sul Golfo del Messico, dove si trovano importanti impianti petroliferi. Dopo aver provocato alluvioni e smottamenti, nella giornata di oggi dovrebbe perdere di intensità. Intanto, il presidente del Nicaragua, Daniel Ortega, ha reso noto che per aiutare le popolazioni colpite dall'uragano il suo governo metterà a disposizione 4,4 milioni di dollari.

    Italia-Ischia
    Una ragazza di quindici anni morta, almeno una decina i feriti. E’ il bilancio provvisorio della frana verificatasi stamattina sul Monte Epomeo ad Ischia, che ha ricoperto di fango la località nel comune di Casamicciola. Sono state estratte vive 15 persone, che erano rimaste bloccate, tra queste un bambino di 6 anni, in ospedale a Napoli i feriti gravi. Profondamente addolorato il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. La tragedia di Ischia è simile a quanto accaduto un mese fa a Messina. Lo dice il geologo Franco Ortolani, direttore del Dipartimento di pianificazione e scienza del territorio dell’università Federico II di Napoli. L’intervista è di Francesca Sabatinelli:

    R. – La zona di Casamicciola ha una conformazione morfologica a monte, dove si trova il versante settentrionale del monte Epomeo, per cui tutti i valloni che scendono verso il mare ad un certo punto si concentrano in un’unica valle. Questa unica valle è stata urbanizzata e sbocca vicino al porto dove le immagini mostrano le auto accatastate ed anche buttate in mare. Quindi, qualsiasi fenomeno tipo colata di fango o alluvione che si verifichi lungo il versante a monte, è "obbligata" a percorrere questa strada. Era dunque un’area a rischio nota da tempo, ma ad Ischia fa molto più interesse parlare di turismo che non di difesa dei cittadini evidentemente.

     
    D. – Sta quindi mettendo in rilievo come manchi del tutto la prevenzione: mancano i fondi in difesa del territorio, però questo non è solo un problema di Ischia ma un po’ di tutta la Campania…

     
    R. – Sì. L’unica soluzione è il dovere da parte dei cittadini di richiedere alle istituzioni delle possibilità di difendersi o autodifendersi, perché l’urbanizzazione è ormai diffusissima ed è anche in aree che sono non idonee dal punto di vista geologico ad ospitare abitazioni, strade, infrastrutture e autostrade. Come si può difendere l’uomo? Certamente non si può mettere in sicurezza tutta questa vastissima parte di territorio occupato dall’uomo, ma bisogna organizzare dei piani della Protezione civile che vanno sperimentati con la popolazione in modo tale che siano realmente attuabili. Vanno individuate preventivamente delle vie che possano essere percorse da questi flussi pericolosi, in modo tale che in occasione di particolari eventi piovosi, come questo, scatti immediatamente l’allarme e si liberino le vie che possono essere percorse da questi flussi fangosi. Questi piani devono essere anche autogestiti dalle comunità locali.

    D. – Quante sono le persone a rischio?

     
    R. – Abbiamo fatto un calcolo per la sola Campania e possiamo arrivare intorno ai 500 mila abitanti che possono essere investiti, da un momento all’altro, da fenomeni di questo tipo, sparsi in tutta la regione. I piani "per chiudere i pollai sono stati fatti dopo che le galline erano scappate", quindi possiamo solo cercare di mettere in sicurezza i cittadini, non di mettere in sicurezza tutto quest'enorme territorio.

     
    Italia-politica
    Confronto sulla giustizia all’interno del Pdl tra il premier Berlusconi e il presidente della Camera Fini. Quest’ultimo ha chiarito che la durata dei processi è ancora troppo lunga e che sarà presentato in tempi brevi un disegno di legge apposito, ma è esclusa l’ipotesi di prescrizione breve.

    Ue-candidatura
    Nessun nome ufficiale è uscito dalla cena informale di ieri sera a Berlino, in occasione dei festeggiamenti per i venti anni dalla Caduta del Muro. Non c’è infatti intesa sul prossimo Alto Rappresentante della politica estera dell’Unione Europea anche se la candidatura di Massimo D’Alema si sta facendo più forte. Stamani, il premier britannico Gordon Brown ha affermato che il ministro degli Esteri David Miliband non è stato mai in corsa mentre, ha rilanciato Tony Blair come candidato alla presidenza dell'Unione Europea.

    Iran-Usa
    Gli Stati Uniti non hanno avuto la risposta che si attendevano dall’Iran sulla proposta avanzata dall'Aiea, Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica. A riferirlo, in un’intervista, il presidente americano Obama per il quale è necessario ancora del tempo vista l’instabilità politica di Teheran. Stesso discorso – ha aggiunto – vale per la Corea del Nord. Intanto, sempre ieri, il capo della Casa Bianca ha espresso l’intenzione di visitare Hiroshima e Nagasaki nel corso del suo mandato. Si tratterebbe del primo omaggio per un presidente degli Stati Uniti in carica. Riservato il colloquio di ieri a Washington con il premier israeliano Netanyahu. Al centro dell’incontro il processo di pace in Medio Oriente attualmente in una fase di stallo.

    Usa-sedi diplomatiche
    Paura nelle sedi diplomatiche di Francia, Austria e Uzbekistan a New York. Ieri pomeriggio hanno ricevuto lettere contenenti della polvere bianca. Addetti alla sicurezza hanno provveduto a decontaminare gli uffici e il personale entrato in contatto con la sostanza sospetta. Ancora non si conosce la natura della polvere.

    Medio Oriente-tentato attacco
    Momenti di paura a Gerusalemme dopo il tentativo di un uomo alla guida di un auto di entrare di forza nella Knesset. L'uomo, che ha minacciato di compiere un suicidio facendo esplodere le bombole di gas che aveva a bordo, è stato bloccato immediatamente. All’origine del gesto un contenzioso con le autorità municipali.

    Libano-governo di unità nazionale
    Dopo 5 mesi di stallo politico-istituzionale, il Libano ha un nuovo governo di unità nazionale. Il premier, Saad Hariri, ha presentato la lista dei 30 ministri nelle mani del capo di Stato Michel Suleiman. Quindici dicasteri vanno alla maggioranza, sostenuta in particolare da Stati Uniti e Arabia Saudita, dieci alla minoranza, vicina a Teheran e Damasco, altri cinque “neutrali” sono stati designati dal presidente Suleiman. La notizia è stata salutata con soddisfazione a livello internazionale ed il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, ha espresso la speranza di una sempre maggiore normalizzazione del Paese.

    Cambogia-Thailandia
    E’ giunto stamane in Cambogia l’ex primo ministro tailandese Thaksin Shinawatra, condannato per corruzione nel suo Paese. Thaksin è stato nominato consigliere personale del primo ministro cambogiano Hun Sen. Tra i due Paesi è intanto crisi diplomatica, entrambi hanno ritirato i loro ambasciatori. (Panoramica internazionale a cura di Benedetta Capelli e Chiara Pileri)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIII no. 314

     
    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.va/italiano.

    inizio pagina