Logo 50 Radiogiornale Radio Vaticana
Redazione +390669883674 | +390669883998 | e-mail: sicsegre@vatiradio.va

Sommario del 09/11/2009

Il Papa e la Santa Sede

  • Benedetto XVI sugli immigrati: sono una risorsa non un problema per i Paesi che li accolgono
  • Amare la Chiesa come nostra vera madre, anche quando vediamo qualche ombra sul suo volto: così il Papa a Brescia, sulle orme di Paolo VI. Intervista con mons. Monari
  • Aperta una nuova strada nell’ecumenismo: pubblicata la Costituzione Apostolica per gli Anglicani che entrano nella piena comunione con la Chiesa cattolica
  • Dichiarazioni dell’arcivescovo di Westminster Nichols e del vescovo anglicano Hill
  • Il commento di padre Ghirlanda sulla Costituzione Apostolica "Anglicanorum Coetibus"
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • A 20 anni dalla caduta del Muro i commenti del nunzio a Berlino e dello storico Giovagnoli
  • Il cardinale Sodano: il macigno del laicismo sul cammino dell'integrazione europea
  • La riforma sanitaria negli Usa, vittoria del dialogo
  • Chiesa e Società

  • Le confessioni cristiane nel 20.mo anniversario della caduta del Muro di Berlino
  • I ricercatori chiedono più impegno internazionale per combattere la malaria in Africa
  • Filippine: decapitato un insegnante rapito a Mindanao
  • Pakistan: Islamabad si consulta con i cristiani per abrogare la legge sulla blasfemia
  • Sri Lanka: la Chiesa invita a non dimenticare i profughi
  • Guinea Conakry: i vescovi chiedono a politici e militari di trovare un'intesa per il bene del popolo
  • Padre Lo Stocco: business illegale dietro la guerra in Congo
  • Salvador: mons. Rosa Chavez loda il governo che farà luce sulla morte di Romero
  • Influenza A e Dengue al centro della Giornata del malato in Argentina
  • I vescovi messicani: lo Stato protegga la Casa del migrante, oggetto di aggressioni
  • Uruguay: mons. Ruiz chiede alla Vergine di illuminare i governanti del Paese
  • Portogallo: la Chiesa vuole un referendum sui matrimoni gay in discussione in Parlamento
  • Australia: grande successo della e-conference nazionale dedicata a San Luca
  • Francia: il cardinale Vingt-Trois invita l'Europa a difendere i Paesi poveri
  • Studentessa palestinese in carcere: appello dell’Università di Betlemme per il rilascio
  • Suore francescane missionarie di Maria in festa per i 100 anni della loro presenza a Betlemme
  • Filippine: le Figlie di San Paolo accanto ai vescovi nella diffusione della Bibbia
  • Germania: esercizi spirituali via internet
  • Onu: al via il progetto contro l’erosione delle coste dell’Africa occidentale
  • Presentazione a Lucca di una ricerca sul volontariato in Europa
  • 24 Ore nel Mondo

  • L'uragano Ida colpisce il Salvador: oltre 120 morti
  • Il Papa e la Santa Sede



    Benedetto XVI sugli immigrati: sono una risorsa non un problema per i Paesi che li accolgono

    ◊   Immigrati considerati non un “problema” ma una “risorsa” e “un’occasione propizia” di sviluppo, con i cristiani in prima linea a testimoniare i valori dell’accoglienza e della solidarietà. E’ la sostanza del discorso che Benedetto XVI ha rivolto questa mattina ai partecipanti al sesto Congresso mondiale per la Pastorale dei Migranti e dei Rifugiati, ricevuti in udienza. Aperto in mattinata da una Messa presieduta in San Pietro dal cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, il Congresso convocato dal competente dicastero vaticano - in programma fino a giovedì prossimo - è incentrato sul tema “Una risposta pastorale al fenomeno migratorio nell’era della globalizzazione”. Il servizio di Alessandro De Carolis:

    Le affermazioni di Benedetto XVI sono spesso una provocazione per Stati e governi, che tendono ad alzare barriere legislative per limitare o scoraggiare i flussi migratori. Perché invece - si è chiesto il Papa all’udienza concessa ai congressisti, alla presenza tra gli altri del presidente del Senato italiano, Renato Schifani - “non considerare l’attuale fenomeno mondiale migratorio come condizione favorevole per la comprensione tra i popoli e per la costruzione della pace e di uno sviluppo che interessi ogni nazione?”. Una domanda in controtendenza che per l’appuntamento organizzato dal Pontificio Consiglio per la Pastorale dei Migranti - a cinque anni dall’Istruzione Erga migrantes caritas Christi - diventa in questi giorni base di verifica e di proposta pastorale. Con la globalizzazione che stringe gli Stati in una rete, e con la crisi mondiale che allarga invece “il divario economico” tra nazioni ricche e povere, come si risponde al fenomeno migratorio? Partendo - afferma Benedetto XVI - da una visione diversa, incentrata sul valore della solidarietà e sugli altri valori che ne derivano:

     
    “Le migrazioni invitano a mettere in luce l’unità della famiglia umana, il valore dell’accoglienza, dell’ospitalità e dell’amore per il prossimo. Ciò va però tradotto in gesti quotidiani di condivisione, di compartecipazione e di sollecitudine verso gli altri, specialmente verso i bisognosi (...) Ecco perché la Chiesa invita i fedeli ad aprire il cuore ai migranti e alle loro famiglie, sapendo che essi non sono solo un ‘problema’, ma costituiscono una ‘risorsa’ da saper valorizzare opportunamente per il cammino dell’umanità e per il suo autentico sviluppo”.

     
    Lo scenario attuale è invece dominato da troppe storie che raccontano di emigrazioni drammatiche. Di donne, uomini, giovani e bambini che si affidano a un sogno di riscatto per uscire da una vita di sola sopravvivenza, e sovente nemmeno di essa:
     
    “La crisi economica mondiale, con l’enorme crescita della disoccupazione, riduce le possibilità di impiego e aumenta il numero di coloro che non riescono a trovare neppure un lavoro del tutto precario. Tanti si vedono allora costretti ad abbandonare le proprie terre e le loro comunità di origine; sono disposti ad accettare lavori in condizioni per nulla consone alla dignità umana con un inserimento faticoso nelle società di accoglienza a causa della diversità di lingua, di cultura e degli ordinamenti sociali”.
     
    Il fenomeno migratorio, quindi, è e resta complesso, riconosce Benedetto XVI. E tuttavia, ha insistito, “lo sviluppo autentico riveste sempre un carattere solidale”. Una speranza, quella della solidarietà, che per chi la cerca si rivela spesso tradita:

     
    “Oggi, molti migranti abbandonano il loro Paese per sfuggire a condizioni di vita umanamente inaccettabili senza però trovare altrove l’accoglienza che speravano. Di fronte a situazioni così complesse, come non fermarsi a riflettere sulle conseguenze di una società basata fondamentalmente sul mero sviluppo materiale? Nell’Enciclica Caritas in veritate notavo che vero sviluppo è solo quello integrale, quello cioè che interessa ogni uomo e tutto l’uomo (...) Ne consegue che occorre dare risposte adeguate ai grandi cambiamenti sociali in atto, avendo chiaro che non ci può essere uno sviluppo effettivo se non si favorisce l’incontro tra i popoli, il dialogo tra le culture e il rispetto delle legittime differenze”.

    inizio pagina

    Amare la Chiesa come nostra vera madre, anche quando vediamo qualche ombra sul suo volto: così il Papa a Brescia, sulle orme di Paolo VI. Intervista con mons. Monari

    ◊   Paolo VI maestro di vita, coraggioso testimone di speranza in profonda unione con la Chiesa. Sono i volti del Papa bresciano che Benedetto XVI ha voluto ricordare nel pomeriggio trascorso ieri a Concesio, ultima tappa della sua visita pastorale nella diocesi di Brescia. Prima la sosta alla casa natale di Montini e l’incontro con alcuni familiari, poi l’inaugurazione del centro studi intitolato al Papa bresciano e il conferimento del Premio Paolo VI per l’impegno nella diffusione della cultura di ispirazione religiosa. Infine l’emozionante abbraccio della comunità locale riunita nella chiesa di Sant’Antonino dove è custodito il fonte battesimale di Giovanni Battista Montini. Il servizio della nostra inviata Gabriella Ceraso.

    E’ un Papa sorridente, circondato dall’affetto della gente, quello che arriva nei luoghi della nascita e dell’inizio della ricca vicenda umana e spirituale del venerato predecessore. Benedetto XVI si emoziona incontrando la famiglia in quella che fu la casa delle vacanze di Giovanni Battista Montini, fino all’ordinazione sacerdotale. Poi a piedi, nonostante la pioggia, raggiunge la nuova sede dell’Istituto Paolo VI, che ne accoglie le memorie in un archivio, una biblioteca e nella collezione d’arte e spiritualità. Una visita tra cultura e fede ricca di incontri che culminano nell’Auditorium col saluto del presidente Giuseppe Camadini e l’assegnazione del Premio Paolo VI quest’ anno conferito alla collana patristica francese Sources Chrétiennes per la funzione educativa svolta nella riscoperta delle fonti cristiane antiche e medioevali. Da qui lo spunto per il Papa per una riflessione sull’odierna emergenza educativa:

    “Si vanno diffondendo un’atmosfera, una mentalità e una forma di cultura che portano a dubitare del valore della persona, del significato della verità e del bene, in ultima analisi della bontà della vita. Eppure si avverte con forza una diffusa sete di certezze e di valori. Occorre allora trasmettere alle future generazioni qualcosa di valido, delle regole solide di comportamento, indicare alti obiettivi verso i quali orientare con decisione la propria esistenza”.

     
    Citando Montini, il Papa ricorda quanto tenesse ad essere testimone della verità, in un'epoca in cui nel campo profano, gli intellettuali ignoravano Cristo, e quanto il mondo culturale sociale e artistico richiedesse cristiani qualificati, radicati nella verità di Cristo, secondo il modello appreso innanzi tutto dal papà Giorgio e poi messo in pratica:
     
    “Generazioni di giovani universitari hanno trovato in lui, come Assistente della Fuci, un punto di riferimento, un formatore di coscienze, capace di entusiasmare, di richiamare al compito di essere testimoni in ogni momento della vita, facendo trasparire la bellezza dell’esperienza cristiana”.

     
    Come guida di anime Montini insisteva, spiega il Papa, sulla piena armonia tra dimensione culturale e religiosa, dottrina e pratica, sull’importanza di avere una coscienza cristiana matura per confrontarsi con la modernità e un pensiero forte capace di un agire forte. Anche nei difficili anni Sessanta Montini, prosegue il Papa, indicò con coraggio ai giovani, vittime dell’ideologia, la strada dell’incontro di Cristo come esperienza educativa liberante e risposta alle loro aspirazioni:
     
    “Aveva imparato a comprenderne l’animo e ricordava che l’indifferenza agnostica del pensiero attuale, il pessimismo critico, l’ideologia materialista del progresso sociale non bastano allo spirito, aperto a ben altri orizzonti di verità e di vita. Oggi, come allora, emerge nelle nuove generazioni un’ineludibile domanda di significato, una ricerca di rapporti umani autentici”.

     
    Questo maestro di vita e coraggioso testimone di speranza non sempre capito fu più di qualche volta avversato, ricorda il Papa, ma non ebbe tentennamenti nel condurre la Chiesa. L’auspicio ora, conclude, è che il suo amore per i giovani e l’affidamento a Cristo vengano percepiti dalle giovani generazioni.

    Il Montini figlio fedele della Chiesa, è quello ricordato invece da Benedetto XVI nel suo ultimo appuntamento di ieri, tra gli oltre 400 fedeli che lo attendevano nella parrocchia di Sant’Antonino dov’è il fonte battesimale di Montini. Il primo sacramento, ha detto loro citando Paolo VI, inizia al rapporto di comunione con Cristo, un dono immenso che richiede di ricambiare con scelte di vita coerenti al Vangelo e non conformi alla mentalità del mondo. Poi il congedo con un incoraggiamento...

    "Vivere il Battesimo comporta restare saldamente uniti alla Chiesa, pure quando vediamo nel suo volto qualche ombra e qualche macchia. È lei che ci ha rigenerati alla vita divina e ci accompagna in tutto il nostro cammino: amiamola, amiamola come nostra vera madre! Amiamola e serviamola con un amore fedele, che si traduca in gesti concreti all’interno delle nostre comunità, non cedendo alla tentazione dell’individualismo e del pregiudizio e superando ogni rivalità e divisione".

     
    Al termine della giornata di ieri, intensa per incontri e significati, che ha visto una grande partecipazione della comunità bresciana, la nostra inviata Gabriella Ceraso ha chiesto al vescovo mons. Luciano Monari un commento e un breve bilancio delle ore trascorse col Pontefice.

    R. - Alcune delle cose che mi hanno sorpreso di più e mi hanno dato una gioia più grande sono state vedere il sorriso delle persone semplicemente nel vedere il Papa e nel salutarlo e gridargli un augurio e cose del genere. Sono piccole cose ma servono a far capire il bisogno di avere delle persone che al Signore vogliono bene e che rendono testimonianza di uno stile di vita improntato soprattutto sulla ricerca dell’amore fraterno, della comunione, della testimonianza alla verità, alle cose belle e positive.

     
    D. – Mons. Monari, che cosa altro l’ha colpita?

     
    R. - Naturalmente il messaggio che Benedetto XVI ha portato e soprattutto il messaggio su Paolo VI in due dimensioni: l’amore tenero di Paolo VI per la Chiesa, quell’amore che lo ha portato, ad esempio, a fare una vera e propria confessione di amore nel suo pensiero alla morte, quando dice che ha sempre amato la Chiesa, che è vissuto per la Chiesa e che, quando vede il compimento della sua vita, vorrebbe dirlo, confessarlo alla Chiesa, come si confessa un sentimento intimo, con un pudore grande ma con una gioia ed una passione pulite. Questo credo sia il primo aspetto; credo che il Papa ci ha richiamato a quest’amore come atteggiamento fondamentale della vita del credente. L’altro aspetto è quello della figura di Paolo VI come educatore e con la passione del trasmettere alle nuove generazioni quella ricchezza di vita, di speranza che lui aveva da quel Vangelo in cui ha creduto.

     
    D. – Il Papa ha toccato tanti aspetti tipici del bresciano: l’attivismo laicale come anche temi economici, molti importanti in tempi di crisi. Pensa che abbia ben colto proprio anche lo spirito della vostra comunità, della vostra Chiesa così ben articolata?

     
    R. – Credo di sì. Il discorso che ha fatto sui laici e sulle responsabilità che i laici si sono sempre assunti nel cammino della Chiesa bresciana e nella testimonianza in mezzo al mondo, alle dimensioni dell’economia, della politica, della cultura, dell’insegnamento, ecco, tutte queste responsabilità sono caratteristiche di Brescia e il Papa le ha ricordate e colte molto bene, come anche il discorso sulla crisi economica, legandolo al messaggio dell’ultima enciclica, la “Caritas in veritate”. La sottolineatura del fatto che l’elemento originario che rende la vita dell’uomo un itinerario di sviluppo è quell’amore per la verità che l’uomo si porta dentro al cuore e che lo porta ad una ricerca sempre incessante della verità e ad un cammino di coerenza tra la verità che riconosce e il suo stile di vita. E’ questo che produce quel processo continuo di maturazione che porta l’uomo verso un’umanizzazione più grande, se evidentemente l’uomo è capace di lasciarsi portare da questo movimento dello Spirito. (Montaggio a cura di Maria Brigini)

    inizio pagina

    Aperta una nuova strada nell’ecumenismo: pubblicata la Costituzione Apostolica per gli Anglicani che entrano nella piena comunione con la Chiesa cattolica

    ◊   Un documento che “apre una nuova strada per la promozione dell’unità dei cristiani, riconoscendo nel contempo la legittima diversità nell’espressione della nostra fede comune”: è questo, in sintesi, il significato autentico della Costituzione Apostolica “Anglicanorum Coetibus”, che risponde alle numerose richieste di anglicani di diverse parti del mondo ad entrare in piena comunione con la Chiesa cattolica. Il documento pubblicato oggi è stato firmato dal Papa lo scorso 4 novembre, Memoria di San Carlo Borromeo. Consta di 13 articoli ed è accompagnato da una serie di Norme complementari, stilate dalla Congregazione per la Dottrina della Fede. Il servizio di Alessandro Gisotti:
     
    La Costituzione Apostolica “Anglicanorum Coetibus”, sottolinea una nota della Sala Stampa vaticana, attraverso l’istituzione di Ordinariati personali, risponde alle numerose richieste pervenute alla Santa Sede da gruppi di ministri e fedeli anglicani desiderosi di “entrare nella piena e visibile comunione con la Chiesa cattolica”. Non si tratta, dunque, di “un’iniziativa che abbia avuto origine nella Santa Sede, ma di una risposta generosa” del Papa alla “legittima aspirazione di tali gruppi anglicani”.

     
    L’istituzione di questa nuova struttura, prosegue la nota, “si colloca in piena armonia con l’impegno per il dialogo ecumenico, che continua ad essere una priorità della Chiesa cattolica”. Del resto, gli Ordinariati Personali permetteranno a tali gruppi di anglicani di “entrare nella piena comunione con la Chiesa cattolica, conservando nel contempo elementi dello specifico patrimonio spirituale e liturgico anglicano”. La nota sottolinea inoltre che la possibilità prevista dalla Costituzione “Anglicanorum Coetibus” della presenza di alcuni chierici sposati negli Ordinariati Personali “non significa in alcun modo un cambiamento nella disciplina della Chiesa per quanto riguarda il celibato sacerdotale” che, come afferma il Concilio Vaticano II, “è segno e allo stesso tempo stimolo della carità pastorale e annuncia in modo radioso il Regno di Dio”.

     
    La Costituzione Apostolica stabilisce innanzitutto l’istituzione di Ordinariati Personali per gli anglicani che entrano nella piena comunione con la Chiesa cattolica. Questi Ordinariati, prevede l’articolo introduttivo della “Anglicanorum Coetibus”, “vengono eretti dalla Congregazione per la Dottrina della Fede, all’interno dei confini territoriali di una determinata Conferenza episcopale”. Hanno personalità giuridica e sono formati da fedeli laici, chierici e religiosi, “originariamente appartenenti alla Comunione anglicana e ora in piena comunione con la Chiesa cattolica” (art.1). Dopo aver ribadito che l’Ordinariato Personale, è soggetto alla Congregazione per la Dottrina della Fede e agli altri dicasteri vaticani secondo le loro competenze (art.2), la Costituzione si sofferma sulle celebrazioni liturgiche. L’Ordinariato, viene stabilito, ha la facoltà di celebrare l’Eucaristia e gli altri Sacramenti secondo i libri liturgici “propri della tradizione anglicana approvati dalla Santa Sede” così da tener vive le tradizioni spirituali, liturgiche e pastorali della Comunione anglicana (art.3). L’Ordinariato Personale è affidato alla cura pastorale di un Ordinario nominato dal Papa e l’Ordinario ha potestà ordinaria, vicaria e personale (art. 4-5).

     
    La Costituzione stabilisce dunque che quanti hanno esercitato il ministero di diaconi, presbiteri o vescovi anglicani possono essere accettati dall’Ordinario come candidati ai Sacri Ordini nella Chiesa cattolica. Per i ministri coniugati vanno osservate le norme dell’Enciclica “Sacerdotalis coelibatus” e della Dichiarazione “In June”. I ministri non coniugati devono invece sottostare alla norma del celibato clericale. D’altro canto, l’Ordinario “ammetterà all’ordine del presbiterato solo uomini celibi”, mentre potrà “rivolgere petizione” al Pontefice, in deroga al can. 277, § 1, “di ammettere caso per caso all’Ordine sacro del presbiteriato anche uomini coniugati, secondo criteri oggettivi approvati dalla Santa Sede”. Ancora, i candidati agli Ordini Sacri in un Ordinariato “saranno formati insieme agli altri seminaristi, specialmente negli ambiti dottrinale e pastorale”. Al contempo, l’Ordinario, con l’approvazione della Santa Sede, “può erigere nuovi Istituti di Vita Consacrata e Società di Vita Apostolica” (art.6-7).

    La Costituzione prevede che, sentito il parere del vescovo diocesano del luogo e con il consenso della Santa Sede, possa “erigere parrocchie personali, per la cura pastorale dei fedeli appartenenti all’Ordinariato”. I parroci godono di tutti i diritti e sono tenuti a tutti gli obblighi previsti dal Codice di diritto canonico (art.8). Si stabilisce inoltre che fedeli laici e religiosi che desiderano far parte dell’Ordinariato Personale “devono manifestare questa volontà per iscritto” (art.9).

     
    L’Ordinario, prosegue l’“Anglicanorum Coetibus”, è assistito da un Consiglio di governo, “regolato da Statuti approvati dall’Ordinario e confermati dalla Santa Sede”. Tale Consiglio è presieduto dall’Ordinario ed esercita, tra l’altro, le funzioni stabilite nel Codice di diritto canonico per il Consiglio presbiteriale (art.10). L’Ordinario si deve recare a Roma ogni 5 anni per la visita ad Limina e deve presentare al Papa una relazione sullo stato dell’Ordinariato (art.11). Da ultimo, la Costituzione stabilisce che per le cause giudiziali il tribunale competente è quello della diocesi in cui una delle parti ha il domicilio, a meno che l’Ordinariato non abbia costituito un suo tribunale (art.12). L’ultimo articolo prevede che il decreto che erige un Ordinariato determinerà il luogo della sede dell’Ordinariato stesso. (art. 13).

     
    Alla Costituzione sono allegate le Norme Complementari. Innanzitutto, si sottolinea che l’Ordinario, il quale può essere un vescovo o un presbitero è nominato dal Pontefice, è membro della rispettiva Conferenza episcopale. Nell’esercizio del suo ufficio, l’Ordinario deve mantenere stretti legami di comunione con il vescovo della diocesi. L’Ordinario, che può erigere decanati territoriali, ha la facoltà di incardinare nell’Ordinariato i ministri anglicani entrati nella piena comunione con la Chiesa cattolica. Dal canto loro, i fedeli laici provenienti dall’Anglicanesimo, dopo la Professione di Fede e i Sacramenti dell’Iniziazione, devono essere iscritti in un apposito registro dell’Ordinariato.

     
    L’articolo 6 delle Norme si concentra sullo status del clero. In considerazione della tradizione e dell’esperienza ecclesiale anglicana, si legge, “l’Ordinario può presentare al Santo Padre la richiesta di ammissione di uomini sposati all’ordinazione presbiteriale nell’Ordinariato, dopo un processo di discernimento basato su criteri oggettivi e le necessità dell’Ordinariato”. Criteri che saranno determinati dall’Ordinario, una volta consultato l’episcopato locale, e approvati dalla Santa Sede. Coloro che erano stati ordinati nella Chiesa cattolica e hanno in seguito aderito alla Comunione anglicana non possono essere ammessi all’esercizio del ministero sacro nell’Ordinariato. “I chierici anglicani che si trovano in situazioni matrimoniali irregolari – viene inoltre stabilito – non possono essere ammessi agli Ordini Sacri nell’Ordinariato”.

     
    L’articolo 10 stabilisce, quindi, la regolamentazione per la formazione del clero dell’Ordinariato. Tale formazione deve svolgersi “in piena armonia con la tradizione cattolica, in quegli aspetti del patrimonio anglicano di particolare valore”. L’Ordinario può accettare come seminaristi “solo i fedeli che fanno parte di una parrocchia personale dell’Ordinariato o coloro che provengono dall’Anglicanesimo e hanno ristabilito la piena comunione con la Chiesa cattolica”. I candidati al sacerdozio riceveranno la loro formazione teologica “con gli altri seminaristi in un seminario o in una facoltà teologica, sulla base di un accordo intervenuto tra l’Ordinariato e il vescovo diocesano o i vescovi interessati”. Ai presuli già anglicani è dedicato l’articolo 11 delle Norme complementari. “Un vescovo già anglicano e coniugato – viene stabilito – è eleggibile per essere nominato Ordinario. In tal caso, è ordinato presbitero nella Chiesa cattolica ed esercita nell’Ordinariato il ministero pastorale e sacramentale con piena autorità giurisdizionale”. Un vescovo anglicano che appartiene all’Ordinariato può essere invitato a partecipare agli incontri della Conferenza episcopale del rispettivo territorio. Gli ultimi articoli riguardano il Consiglio di governo, il Consiglio Pastorale e le parrocchie personali.

    inizio pagina

    Dichiarazioni dell’arcivescovo di Westminster Nichols e del vescovo anglicano Hill

    ◊   Soddisfazione per la pubblicazione della “Anglicanorum Coetibus” viene espressa dall’arcivescovo di Westminster, Vincent Nichols. Il presidente della Conferenza episcopale d’Inghilterra e Galles ribadisce che è importante ricordare che la Costituzione Apostolica “è una risposta della Santa Sede” alle richieste di gruppi anglicani nel mondo. Non si tratta, dunque, di un’iniziativa specifica per l’Inghilterra e il Galles. Ora, ha sottolineato mons. Nichols, quanti hanno chiesto di entrare nella piena comunione con la Chiesa cattolica possono vedere nel dettaglio le norme stabilite dalla Santa Sede.

    Dal canto suo, il vescovo anglicano di Guilford, Christopher Hill, ha affermato che la Costituzione e le norme complementari devono essere lette attentamente da quanti, tra gli anglicani, vogliano entrare nella piena comunione con la Chiesa cattolica. “La risposta del Vaticano a certe richieste di singoli e gruppi nel mondo - ha detto il vescovo Guilford - non ci dissuade né dal continuare la missione della Chiesa d’Inghilterra nelle proprie parrocchie e diocesi nel territorio né dal suo radicato impegno a ricercare l’unità di tutte le Chiese compresa la Chiesa cattolica romana”.

    inizio pagina

    Il commento di padre Ghirlanda sulla Costituzione Apostolica "Anglicanorum Coetibus"

    ◊   Sul significato della Costituzione Apostolica "Anglicanorum Coetibus" ascoltiamo il padre gesuita Gianfranco Ghirlanda, rettore magnifico della Pontificia Università Gregoriana e consultore della Congregazione per la Dottrina della Fede. L’intervista è di Sergio Centofanti:

    R. – Il significato principale è la sollecitudine del Santo Padre, che risponde ad una richiesta più volte rivolta da gruppi, non solo da singoli, ma da gruppi di fedeli anglicani, di voler ristabilire una piena comunione con la Chiesa cattolica; e direi che l’importanza dell’evento sta proprio nel fatto che, dopo secoli di rottura della comunione con la Chiesa cattolica, gruppi di fedeli insieme con i loro pastori, sia vescovi che sacerdoti, hanno fatto questa richiesta: la richiesta è venuta da loro. Quindi, il Papa ha predisposto un mezzo giuridico per poterli accogliere, ovvero gli Ordinariati Personali, in modo che conservino la loro tradizione spirituale, liturgica, pastorale, ma entrando a far parte della Chiesa cattolica, quindi non formando una “chiesuola” all’interno della Chiesa cattolica.

     
    D. – Perché si è scelta la via degli Ordinariati Personali?

     
    R. – Perché è una figura flessibile. Non è totalmente nuova, perché già ci sono gli Ordinariati Militari, quindi c’è una qualche analogia, ma con alcune differenze perché mentre negli Ordinariati Militari c’è un esercizio della potestà cumulativa tra l’ordinario militare e i vescovi del luogo, invece nell’Ordinariato Personale, per gli anglicani, non c’è questo esercizio cumulativo, ma i fedeli – sia laici che di istituti di vita consacrata e i chierici – formano praticamente il popolo di Dio di una circoscrizione ecclesiastica che è analoga ad una Chiesa particolare, ma con una giurisdizione personale dell’ordinario, che governa l’Ordinariato a nome del Papa, nel senso che ha una potestà ordinaria, che gli viene dal suo ufficio, ma la esercita a nome del Papa, non a nome di se stesso.

     
    D. – Quali esigenze vuole comporre la Costituzione apostolica?

     
    R. – Da una parte, appunto, l’esigenza che questi gruppi che entrano a far parte della Chiesa cattolica conservino la loro tradizione spirituale, liturgica e pastorale, in quanto si vede questa tradizione come un valore per la Chiesa cattolica, un arricchimento per la Chiesa cattolica: loro ricevono la ricchezza della Chiesa latino-romana e la Chiesa latina riceve la ricchezza di questa tradizione. Nello stesso tempo, però, la Costituzione Apostolica prevede tutti quegli strumenti giuridici affinché questi gruppi non formino una “chiesuola” all’interno della Chiesa cattolica, cioè si integrino nella vita della Chiesa cattolica, anche con la loro peculiarità.

     
    D. – Non si tratta di un nuovo rito...

     
    R. – No. Piuttosto c’è una sorta di analogia col rito ambrosiano, che è all’interno della Chiesa latina.

     
    D. – Per quanto riguarda la regola del celibato…

     
    R. – Per quanto riguarda la regola del celibato, non è nuovo il fatto che dei ministri anglicani coniugati desiderino essere ordinati nel grado del presbiterato nella Chiesa cattolica, e quindi rimangano nel matrimonio. Già si aveva una disposizione di Giovanni Paolo II. La regola generale rimarrà sempre il celibato ecclesiastico, ma si ammette che in base a criteri oggettivi che verranno determinati di volta in volta, e anche in base alle necessità, l’ordinario di un Ordinariato possa chiedere al Santo Padre l’ordinazione di uomini sposati. Costituisce tuttavia un’eccezione: la regola rimane il celibato. I vescovi anglicani coniugati, che chiedono la comunione con la Chiesa cattolica, non possono essere ordinati nel grado dell’episcopato, ma solo nel grado del presbiterato, in quanto se fossero ordinati nel grado dell’episcopato questo sarebbe andato contro tutta la tradizione non solo cattolica, ma anche contro la tradizione delle Chiese orientali e delle Chiese ortodosse.

     
    D. – Il significato ecumenico di questo evento…

     
    R. – Il significato ecumenico è lo sbocco di tutto un cammino di relazioni tra la Chiesa cattolica e la Comunione anglicana, che ha portato questi gruppi, man mano, ad una riflessione: quella di maturare quell’aspetto della fede cristiana che ritiene necessario un centro di unità ed un centro di unità che è stato istituito da Gesù Cristo, cioè il Primato petrino. In questo è da vedere una maturazione nella fede, non soltanto un fatto puramente formale o di insoddisfazione nell’essere nella Comunione anglicana, ma è una maturazione che riguarda il Primato, il senso del Primato come custode della Tradizione apostolica.

    inizio pagina

    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Sotto il segno di Montini: in prima pagina, un editoriale del direttore sulla visita pastorale di Benedetto XVI a Brescia e a Concesio.

    In prima pagina, a vent'anni dalla caduta del muro, un fondo di Lucetta Scaraffia dal titolo "La festa di Berlino"; all'interno, Andrea Possieri rievoca la crisi del comunismo risfogliando i giornali mondiali del novembre 1989.

    Una nuova strada per la promozione dell'unità dei cristiani: pubblicata la Costituzione apostolica "Anglicanorum coetibus".

    Nell'informazione internazionale, un articolo di Luca M. Possati dal titolo "Netanyahu a Washington cerca il disgelo con Obama": al centro dei colloqui la questione degli insediamenti in Cisgiordania e i rapporti bilaterali.

    Capelli bianchissimi e tonaca color carbone: in cultura, Arturo Colombo ricorda monsignor Cesare Angelini.

    I migranti non sono un problema, ma una risorsa: nell'informazione vaticana, il discorso del Papa ai partecipanti al Congresso mondiale organizzato dal Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e i Rifugiati.

    Una Chiesa missionaria da sempre parte dell'identità del Paese: nell'informazione religiosa, la prolusione del cardinale presidente Angelo Bagnasco alla sessantesima Assemblea generale della Conferenza episcopale italiana.

    inizio pagina

    Oggi in Primo Piano



    A 20 anni dalla caduta del Muro i commenti del nunzio a Berlino e dello storico Giovagnoli

    ◊   Esattamente 20 anni fa cadeva il Muro di Berlino. Decine di capi di Stato e di governo saranno presenti questa sera quando la caduta del Muro sarà ricreata simbolicamente attraverso un gigantesco effetto domino davanti alla Porta di Brandeburgo. Tanti i momenti celebrativi in programma dalle ore 15 fino a notte fonda. Da Berlino, il servizio di Alessandra De Gaetano:

    La nebbia limita la visuale, nella capitale tedesca in festa, ma lo sguardo verso il futuro è più penetrante. La Germania federale mostra un volto disteso. Nella cornice della Berlino storica è eloquente la dosata esibizione di bandiere. Una traccia di cemento armato, che sfiora il luogo dove si trovava il bunker di Hitler, ricorda dove sorgeva il Muro. Più che un'occasione per valutare quel che è accaduto il 9 novembre di venti anni fa, la festa mette in scena, sul palcoscenico della Porta di Brandeburgo la Germania di oggi, che vent'anni dopo si ritrova, malgrado le diversità tra l'Ovest e l'Est, un Paese più unito del previsto. "L’unità della Germania però non è ancora completa - ha detto oggi il cancelliere tedesco Angela Merkel – perché rimangono alcune differenze strutturali". Sicuramente il tasso di disoccupazione delle regioni della Germania orientale è due volte superiore a quello occidentale e a questo proposito la Merkel ha aggiunto: "Se vogliamo raggiungere standard di vita uguali, dobbiamo affrontare il problema ad est e ad ovest". Lei che, nata nell’Est comunista e diventata cancelliere nell’Ovest, rappresenta un ponte tra le due Germanie ricongiunte. L'impressione, in queste ore, è che tutti partecipino alla pacifica festa per la caduta del Muro. Chi è troppo giovane non ricorda. E non capisce la diffidenza dei Wessis, gli occidentali, nei confronti degli Ossis, e viceversa. Un tempo si distinguevano abbastanza bene, per gli abiti e i gesti, gli uni dagli altri. Chi ha vissuto trincerato, invece, sente il bisogno di lasciare proprio ai giovani l’eredità di un passato che ha molto da insegnare al presente e al futuro.

     
    Stamani, la chiesa di Gethsemane, a Prenzlauer Berg, ha ospitato la celebrazione ecumenica voluta dalla Chiesa evangelica e dalla Conferenza episcopale dei vescovi tedeschi. Ad assistere, il cancelliere Angela Merkel e il presidente della Repubblica Horst Koehler. Sulla celebrazione, ecco la riflessione del nunzio apostolico in Germania, mons. Jean-Claude Perisset, nell’intervista di Fausta Speranza:

    R. – A 20 anni di distanza abbiamo iniziato la giornata con un’ora di preghiera ecumenica nella chiesa del Gethsemane, i cattolici, i protestanti ed altri insieme alle più alte autorità dello Stato, perché – come si è detto nei diversi interventi – il cambio dei regimi in Europa orientale, particolarmente a Berlino e nella Germania orientale, è dovuto alla fedeltà di tanti cristiani che di nascosto, o anche sotto minacce da parte delle autorità comuniste, rimanevano fedeli alla fede cristiana e si sono riuniti poi nelle Chiese per pregare. Ogni lunedì, per esempio, a Lipsia, e in altre città della Germania orientale, questa celebrazione cominciava ringraziando Dio per aver dato a questi sconosciuti e ai tanti fedeli questa fedeltà e permanenza nella speranza. C’è la gioia interiore di aver ritrovato la libertà, però penso che bisogna sapere cosa fare di questa libertà. In questi Paesi liberati dal dominio del comunismo è arrivato il dominio del consumismo e allora cosa avremmo guadagnato?

     
    D. – Dunque una giornata di festa, carica però di altre attese, altre speranze per il futuro…

     
    R. – Certamente, perché – come si è già detto in altre circostanze – l’unione dell’Europa non si comprende senza l’unione di Berlino e viceversa. La caduta del Muro significa che tutta l’Europa deve ritrovare la sua unità. E come si può ritrovare questa unità se non nelle nostre radici, che sono poi quelle cristiane, nelle radici che vengono dal cristianesimo. Tutti i diritti dell’uomo, tutto ciò che vogliamo per il rispetto e la libertà hanno le radici nella salvezza che Cristo ci ha portato. E’ lui che fa cadere il muro tra il bene e il male, ed elimina il male. Bisogna sempre vedere, quando si guadagna umanamente qualcosa, cosa facciamo poi di questa libertà ritrovata. Dunque, diventa un appello alla responsabilità di ciascuno, degli ambienti politici, di tutti, perché la libertà non ci faccia cadere in altri pericoli.

    Per una riflessione dal punto di vista storico, Fausta Speranza ha parlato con il prof. Agostino Giovagnoli, docente di Storia contemporanea all’Università Cattolica di Milano:


    R. – Certamente è stato un evento di importanza epocale. La novità è che allontanandoci nel tempo, mi pare stia diventando sempre più chiaro il ruolo di questo evento che allora colse tutti di sorpresa, suscitando una grande euforia ma anche lasciando, in fondo, incerti sul futuro che si stava aprendo. Credo che, al momento i contemporanei hanno vissuto quell’evento con gli occhi della Guerra Fredda che finiva e quindi facendo immediatamente i conti con il vincitore – indubbiamente e indiscutibile – di questa lunga, dolorosa vicenda, che è l’Occidente. In realtà, quell’evento rappresentò il collasso finale di un equilibrio bipolare e quindi un evento che disegnava anche uno scenario nuovo, un futuro nuovo: un mondo in cui non ci sarebbe stato più quell’asse, sia pure conflittuale, che aveva avuto il suo perno nel rapporto tra Stati Uniti e Unione Sovietica. Altri protagonisti, però, stavano per affacciarsi, altri ruoli, altre realtà regionali in un mondo sempre più complesso.

     
    D. – Le sembra che ci fossero speranze che poi nel tempo sono state disattese?

     
    R. – Naturalmente sì! Le speranze di quel momento erano, per esempio, innanzitutto le speranze di un mondo pacifico, definitivamente pacifico, senza più conflitti; oppure, la speranza che l’evoluzione dell’Europa orientale sarebbe stata un’evoluzione immediatamente nella direzione della democrazia e che quest’ultima sarebbe diventata un modello accettato in tutto il mondo … In realtà, il mondo era già più complesso di quello che appariva. Per esempio, tutta la novità del mondo islamico, tutte le novità del mondo asiatico e anche di quello africano …

     
    D. – Professore, 20 anni non sono sufficienti per aprire alcuni archivi storici, però in qualche modo in questi anni abbiamo raccolto dei documenti che in quel momento non c’erano: si può parlare di una storiografia?

     
    R. – Comincia ad esserci una storiografia, proprio grazie a documenti che stanno emergendo e al lavoro di alcuni storici. Credo che oggi il dibattito storiografico si stia concentrando su un punto: ci si chiede se i protagonisti della fine del comunismo siano stati veramente soprattutto i grandi leader – Reagan da una parte, per esempio, Gorbaciov dall’altra – o ci sono stati, invece, tanti attori diversi? Faccio un esempio: le vicende della Polonia, negli anni Ottanta, sono state decisive per arrivare alla caduta del Muro, e in quelle vicende – come sappiamo – il ruolo della Chiesa cattolica, in particolare di Giovanni Paolo II, è stato decisivo. Dunque, oggi la storiografia sta restituendo un quadro più complesso in cui emerge anche l’importanza di diversi attori e anche, in particolare, del fattore religioso.

     
    D. – Decisivo, soprattutto, per l’assenza di spargimento di sangue …

     
    R. – Certamente! Questo è uno dei fatti più positivi di quegli eventi: sono avvenuti quasi senza spargimento di sangue. Ed è stato sicuramente legato all’influenza dei fattori culturali e religiosi che, per loro natura, non sono portatori di violenza. Certamente il ruolo dei credenti – penso anche al ruolo dei cristiani protestanti, per esempio nell’Europa orientale, accanto ai cattolici – è stato molto importante proprio nel favorire quella che, nelle sue espressioni migliori, è stata come in Cecoslovacchia definita una “rivoluzione di velluto”.

    inizio pagina

    Il cardinale Sodano: il macigno del laicismo sul cammino dell'integrazione europea

    ◊   “Per una nuova Europa” è il titolo dell'ultimo libro del cardinale Angelo Sodano, decano del Collegio cardinalizio, edito dalla Libreria Editrice Vaticana. Nell'opera, il porporato affronta il cammino dell'integrazione europea, alla luce del contributo dei cristiani e dei pericoli del laicismo. Valentina Fizzotti ha intervistato il cardinale Sodano, chiedendogli innanzitutto, in questa giornata commemorativa, quale sia stato il ruolo di Giovanni Paolo II nella caduta del Muro di Berlino:

    R. - Certo, è giusto che oggi si ricordi quel 9 novembre del 1989. Cadde allora un simbolo della divisione dell’Europa e soprattutto iniziò a cadere nell’Europa centro-orientale quel sistema comunista che era stato imposto con la forza a quelle popolazioni. E’ stato il trionfo della libertà dei popoli. E’ ciò che disse il compianto Papa Giovanni Paolo II quando poi, nel 1996, visitò Berlino. Di fronte a quel Muro ed alla centrale Porta di Brandeburgo, il Papa disse: “La Porta di Brandeburgo è diventata la Porta della libertà”. Ero anch’io accanto al Papa in quell’occasione e ricordo come fosse ora la commozione del Cancelliere Kohl e di tutti i presenti, che vollero tributare una grande ovazione, quasi per ringraziarlo del suo contributo al ritorno della libertà nel cuore dell’Europa. Questo suo contributo è stato riconosciuto ormai da molte parti. Vorrei solo citare una testimonianza non sospetta, quale è quella dell’ex Presidente dell’Unione Sovietica, che già nel 1992 disse quanto segue: “Oggi possiamo dire che tutto ciò che è successo nell’Europa orientale in questi ultimi anni non sarebbe stato possibile senza la presenza di questo Papa, senza il ruolo – anche politico – che lui ha saputo giocare sulla scena mondiale” Così sul quotidiano “La Stampa” di Torino del 3 marzo 1992. Grazie al Papa ed all’apporto di tanti cristiani d’Europa, vent’anni fa si è iniziato a costituire una nuova Europa.

     
    D. - E quale il contributo dei cristiani alla “Nuova Europa”?

     
    R. - E’ il contributo di chi lavora per dare un fondamento solido alla nuova casa europea, il fondamento dei valori spirituali. Su questo tutti i cristiani d’Europa – siano essi cattolici, ortodossi o riformati – cercano di collaborare, per costruire un’Europa dello spirito. E’ quanto ci diceva poco fa nell’Enciclica “Caritas in veritate” il Papa Benedetto XVI: “La religione cristiana e le altre religioni possono dare il loro apporto allo sviluppo solo se Dio trova un posto anche nella sfera pubblica, con specifico riferimento alle dimensioni culturale, sociale, economica e, in particolare, politica. La dottrina sociale della Chiesa è nata per rivendicare questo “statuto di cittadinanza” della religione cristiana… L’esclusione della religione dall’ambito pubblico, come per altro verso, il fondamentalismo religioso, impediscono l’incontro tra le persone e la loro collaborazione per il progresso dell’umanità”.

     
    D. - Benedetto XVI è appena tornato sul tema delle radici cristiane dell’Europa, la cui esistenza, ha detto, “è sempre più passata sotto silenzio nell’Unione Europea”, e ha parlato di una verità dimenticata. Qual è stato invece il loro peso nella formazione della stessa Europa moderna e come è possibile ribadirle?

     
    R. - Come ho già detto, il Papa Benedetto XVI ha raccolto la bandiera di valori spirituali innalzata sull’Europa dal suo compianto Predecessore Giovanni Paolo II e continua nella sua missione di ricordare ai cristiani d’Europa ed a tutti gli uomini di buona volontà la necessità di dare una base solida all’integrazione europea. Importante è tale nuova fase della storia dell’Europa, di tutti i 46 Stati che la compongono, dall’Atlantico agli Urali. Parimenti importante è l’attuale fase di integrazione dei 27 Paesi dell’Unione Europea. Purtroppo alcuni Governi (pochi in verità) di Paesi che compongono l’Unione Europea hanno preferito ignorare il patrimonio cristiano del nostro continente nella stesura del Trattato di Lisbona. Ciò però non deve scoraggiare i cristiani. Anzi li deve stimolare per continuare a portare il lievito del Vangelo nella nuova realtà europea che si va configurando.

     
    D. - In che modo l’insidia del laicismo imperante rappresenta un “masso sulla via dell’integrazione”?

     
    R. - Lei usa una frase che ho scritto nel libro sulla nuova Europa e che l’Editrice Vaticana sta diffondendo. Sì, il cammino dell’integrazione europea è lungo. Grazie a Dio, si può camminare più spediti nell’attuale clima di libertà, come nell’attuale volontà di collaborazione. Purtroppo su tale strada è caduto il macigno del laicismo. Credo che sia urgente rimuoverlo, perché tutti i popoli europei possano avanzare sul cammino dell’integrazione. I cristiani riconoscono certamente la distinzione fra sfera politica e religiosa, una distinzione che è ormai un valore acquisito e riconosciuto dalla Chiesa ed appartiene al patrimonio di civiltà che è stato raggiunto. Tale principio non comporta però di ignorare il fatto religioso e di osteggiare ogni forma di rilevanza pubblica della fede. Ieri nell’Europa orientale s’era instaurato un ateismo di Stato. Oggi c’è il pericolo che nell’Europa occidentale ci si orienti ad un laicismo di Stato. In ambedue i casi lo Stato tende ad ignorare i diritti fondamentali dei propri cittadini. E questo non è il cammino della civiltà.

    inizio pagina

    La riforma sanitaria negli Usa, vittoria del dialogo

    ◊   E’ stata salutata come una decisione storica da parte della Camera degli Stati Uniti l’approvazione del testo sulla legge di riforma del sistema sanitario statunitense. Una misura fortemente voluta dal presidente Barack Obama, che è riuscito per il momento ad arginare l’opposizione compatta di tutti i deputati repubblicani. Affinchè la riforma diventi legge, tuttavia, è necessario che si esprima anche il Senato, dove la maggioranza democratica non è affatto scontata. A segnare il punto di svolta è stata l’eliminazione dalla bozza di legge del paragrafo relativo al rimborso pubblico per le assicurazioni in caso di spese per l’aborto, una norma che era stata fortemente contestata anche dalla Chiesa degli Stati Uniti. Stefano Leszczynski ha intervistato Alberto Simoni, americanista del quotidiano Avvenire:

    R. - E’ chiaro che si tratta di una vittoria politica per Obama, ma soprattutto è una vittoria figlia della voglia di dialogo, della voglia di trovare un compromesso. Quanto accaduto con il mondo cattolico, con i vescovi americani è da leggere in tal senso. Infatti, è stato proprio il compromesso raggiunto sull’aborto, dopo le pressioni da parte della Conferenza episcopale americana, che ha spianato la strada all’approvazione della riforma sanitaria. Già quest’estate alcuni deputati democratici si erano espressi contro la riforma della sanità, poiché essa prevedeva che lo Stato, praticamente, e le assicurazioni, pagassero per le interruzioni di gravidanza. Fin quando l’altra sera su pressing di Obama, lo speaker della Camera ha deciso di porre un emendamento che toglieva di fatto il finanziamento pubblico dell’aborto.

     
    D. – In sostanza si può dire che Obama è riuscito a far passare il suo messaggio sull’importanza di una riforma della sanità negli Stati Uniti?

     
    R. - E’ comunque una riforma che è stata votata in modo contrario e compatto da parte del Partito Repubblicano. Quindi è vero, Obama è riuscito a far passare la sua voglia, il suo messaggio di cambiamento, ma non tutti gli americani lo hanno recepito. Tuttavia, è una riforma che probabilmente negli Stati Uniti non si poteva più posticipare. La sanità Usa costa ai contribuenti americani e alla nazione americana tantissimo in termini economici.

     
    D. - Questa misura potrebbe portare anche a un calmieramento dei prezzi delle assicurazioni sanitarie private?

     
    R. – Quello era uno dei principali obiettivi. Infatti, Obama dice: “ Io voglio far sì che tutti possano competere. Porto il pubblico nel mercato, in modo tale da far sì che tutti siano obbligati ad abbassare i costi, e quindi, a rendere più accessibile le cure sanitarie, quindi i costi delle medicine, delle prestazioni sanitarie a un maggior numero di americani”. Secondo le stime dovrebbero essere coperti con questa nuova riforma 36 milioni di statunitensi in più. Se veramente questa riforma arriverà fino al traguardo finale, che significa la firma del presidente Obama, nello studio ovale, sarà sicuramente una rivoluzione per gli americani.

    inizio pagina

    Chiesa e Società



    Le confessioni cristiane nel 20.mo anniversario della caduta del Muro di Berlino

    ◊   In occasioni delle odierne celebrazioni per il 20.mo anniversario della caduta del Muro di Berlino, il segretario generale del World Council of Churches (Wcc o Consiglio Ecumenico delle Chiese-cec), Samuel Kobia ha affermato “dobbiamo ricordarci la fede e il coraggio di tutte quelle persone che si sono riunite nelle comunità ecclesiali e che sono diventate il nucleo di un movimento per il cambiamento”. “Queste persone – ha sottolineato il segretario del Wcc – ci hanno insegnato che la fede in Cristo può ispirare un movimento di resistenza contro il fatalismo e la disperazione: una lezione che è importante oggi così come lo è stata vent’anni orsono”. Il contributo alla pacificazione delle comunità ecclesiali è stato evidenziato anche dal teologo luterano Konrad Raiser “le organizzazioni ecumeniche, in particolare il Wcc hanno provato a mantenere i contatti con le comunità ecclesiali negli ex Paesi comunisti, e vari gruppi e movimenti hanno lavorato a questo scopo”. In questi giorni di rievocazioni, vale la pena leggere anche i risultati di un’indagine dell'Università di Berlino “Nessun tedesco vissuto fino al 1989 nella Repubblica democratica tedesca vorrebbe riavere il Muro, nessuno tornerebbe a quel sistema politico. Ma molti rimpiangono una società più egualitaria e la maggior parte di loro, quando i nostri colleghi vanno sul campo a fare inchieste, definisce il valore dell'uguaglianza più importante di quello della libertà, a differenza di quanto fanno i loro connazionali che non sono vissuti dietro al Muro tra il 1961 e il 1989...”. (C.P.)

    inizio pagina

    I ricercatori chiedono più impegno internazionale per combattere la malaria in Africa

    ◊   Meno del 10% delle persone affette da malaria in Africa, e circa il 3% dei bambini, sono curate con i farmaci raccomandati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità per evitare che l’infezione diventi resistente ad altri medicamenti: lo evidenziano i ricercatori riuniti la settimana scorsa a Nairobi per partecipare alla quinta Conferenza panafricana sulla malaria, che rivolgono anche un appello affinché siano garantiti più fondi per le cure anti-malariche nei paesi in via di sviluppo. Il trattamento della malaria con la terapia combinata che include derivati dell’artemisinina è efficace al 99,5%, secondo i partecipanti all’incontro di Nairobi, ma tale metodo è da 10 a 20 volte più costoso delle terapie convenzionali. Grande interesse ha suscitato - riferisce l'agenzia Misna - un intervento di biologi cubani che, dopo aver criticato l’abuso degli insetticidi chimici in quanto principali responsabili della maggiore resistenza della parassitosi ai farmaci, hanno presentato una ricerca sull’uso di alcuni microrganismi utili come “pesticidi biologici” per l’eliminazione delle larve di zanzare anofele. Il maggiore clamore è stato determinato dalla notizia che i test per un vaccino anti-malaria sono giunti nella fase finale di sperimentazione in Kenya, Tanzania e Uganda e il vaccino potrebbe essere pronto per la commercializzazione entro i prossimi cinque anni. La malaria è responsabile del 2% dei decessi nel mondo e del 9% in Africa. Si stima che ogni anno muoiano oltre un milione di persone, in gran parte bambini, per cause direttamente attribuibili al paludismo e almeno altrettante siano le vittime per le conseguenze della grave anemia causata dalla malattia. (R.P.)

    inizio pagina

    Filippine: decapitato un insegnante rapito a Mindanao

    ◊   La testa di Gabriele Canizares, è stata trovata oggi a Jolo (a Mindanao) dalla polizia. Canizares era insegnante e preside di una scuola elementare rapito lo scorso 20 ottobre a Patikul (Sulu) da un commando 12 uomini armati. I rapitori, collegati agli estremisti islamici di Abu Sayyaf, avevano chiesto nei giorni scorsi un riscatto di 30 mila euro. La notizia ha fatto aumentare i timori per la vita di padre Sinnott, missionario colombano rapito lo scorso 11 ottobre a Pagadian (Zamboanga; Mindanao) in condizioni analoghe a quelle di Canizares. Padre Patrick O’Donoghue, responsabile dell’istituto di San Colombano, sottolinea la necessità delle autorità di stabilire delle trattative con i rapitori. Infatti egli avverte sui rischi della massiccia operazione armata ipotizzata da esercito e polizia che metterebbe a serio rischio la vita del missionario. “Per ora io non sono in trattative con nessuno – afferma il sacerdote ripreso dall'agenzia AsiaNews - neppure la Chiesa ha finora avuto contatti con i rapitori. Ma non conosco nessuno che abbia finora stabilito un dialogo con i rapitori di padre Sinnott. Speriamo che i sequestratori considerino l’età e i problemi di salute del missionario – continua P. O’Donoghue – e ci auguriamo che venga liberato quanto prima”. A quasi un mese dal rapimento, le autorità non hanno ancora stabilito un reale contatto con i rapitori. Questi hanno chiesto un riscatto di 2 milioni dollari per la liberazione di padre Sinnott attraverso un video diffuso il 31 ottobre. Nel filmato il missionario, che ha 79 anni e soffre di gravi problemi cardiaci, tiene in mano un giornale datato 22 ottobre e dichiara di essere ancora in buona salute. Principali sospettati del rapimento sono per ora i terroristi di Abu Sayyaf e i ribelli del Milf (Moro Islamic Liberation Front). Il Milf ha sempre respinto tutte le accuse offrendo la sua collaborazione per liberare il sacerdote. Intanto il responsabile delle operazioni militari Benito de Leon, afferma che forze polizia ed esercito filippino hanno circondato i confini della provincia di Lanao del Sur, possibile covo dei rapitori. Egli assicura che “per non minare i fragili dialoghi in corso tra governo e Milf non partirà nessuna operazione senza il benestare del governo centrale e dell’unità di crisi di Zamboanga”. (R.P.)

    inizio pagina

    Pakistan: Islamabad si consulta con i cristiani per abrogare la legge sulla blasfemia

    ◊   Abolizione totale della legge sulla blasfemia in Pakistan. È quanto hanno chiesto delegati cristiani e membri della società civile, in un incontro con il Comitato parlamentare permanente la settimana scorsa a Islamabad. L’incontro è stato organizzato su iniziativa del governo pakistano, che ha chiesto “suggerimenti” a cristiani e attivisti, per migliorare i diritti delle minoranze. “Un passo positivo”, commenta un attivista cristiano ma “il cammino è ancora lungo”. Mehboob Sada, direttore del Centro di studi cristiano (Csc), fra i partecipanti al vertice, sottolinea ad AsiaNews “la mozione comune di cristiani e membri della società civile” volta a “cancellare la legge sulla blasfemia”. Introdotta nel 1986 dal dittatore Zia-ul-Haq, la norma punisce con il carcere a vita o la condanna a morte chi dissacra il Corano o ingiuria il nome del profeta Maometto ed è divenuta un pretesto per colpire le minoranze religiose del Paese. L’attivista cristiano spiega che essi hanno ribadito al presidente del Comitato parlamentare permanente che “il Pakistan non ha bisogno di questa legge” che ha causato “danni alla vita e alle proprietà delle persone” oltre a “dare una cattiva immagine del Paese all’estero”. Una legge, aggiunge Sada, in base alla quale “sono state aperte 5 mila inchieste contro persone di fedi diverse”. Secondo il direttore di Csc è necessario: attuare cambiamenti nei libri di testo, nei programmi scolastici, usare i media ed eventi interconfessionali per promuovere il dialogo. Solo così si rafforzerà “il rispetto per le figure sacre” dell’islam senza il bisogno di una legge infamante, foriera solo di violenze e persecuzioni. Mehboob Sada aggiunge che il Comitato parlamentare terrà una serie di incontri con personalità musulmane, vescovi cattolici e politici, per raccogliere altri suggerimenti. “Sarà un cammino lungo – conferma – ma, nel complesso, è un buon passo in avanti. In questo momento – conclude Mehboob Sada – il governo è debole a causa delle pressioni esercitate dai fondamentalisti”. Ma se troverà il “coraggio di proseguire in questa direzione”, potrà riportare il Paese “agli inizi degli anni ’80, prima che la norma venisse introdotta”. (R.P.)

    inizio pagina

    Sri Lanka: la Chiesa invita a non dimenticare i profughi

    ◊   “Dobbiamo pregare anche per tutti i nostri fratelli e sorelle profughi nel nord affinché possano tornare a vivere nelle loro terre di origine presto e secondo giustizia”. Padre Noel Dias, rappresentante dell’arcidiocesi di Colombo alle celebrazioni del “Giorno del ricordo”, ha unito così la memoria dei caduti di guerra dello Sri Lanka alla situazione dei rifugiati del conflitto tra esercito e Tigri tamil. Ieri, 8 novembre, la Sri Lanka Ex-Servicemen Association (Slesa) ha organizzato l’annuale commemorazione dei soldati morti durante le due guerre mondiali e l’ultimo conflitto che per quasi 30 anni ha insanguinato il Paese. A partire dalle 9 del mattino, - riferisce l'agenzia AsiaNews - veterani, membri dell’esercito e del corpo diplomatico si sono ritrovati davanti al monumento dei caduti nel Viharamahadevi Park di Colombo. Anche i rappresentanti delle comunità buddista, indù, musulmana e cristiana hanno ricordato i soldati scomparsi, ascoltando l’ode a loro dedicata in singalese, tamil e inglese, l’inno nazionale dello Sri Lanka e le preghiere condotte dai quattro rappresentanti religiosi. Padre Noel ha invitato i presenti ad onorare la memoria dei caduti costruendo la pace e la giustizia nel Paese. (R.P.)

    inizio pagina

    Guinea Conakry: i vescovi chiedono a politici e militari di trovare un'intesa per il bene del popolo

    ◊   Solo la popolazione della Guinea, attraverso il dialogo, può risolvere la crisi politica aggravatasi nelle ultime settimane: a sottolinearlo è mons. Vincent Coulibaly, arcivescovo di Conakry e presidente della Conferenza episcopale del Paese africano, in un messaggio pubblicato sulla stampa locale. Nel documento – di cui riferisce l’agenzia Misna – il presule ricorda la strage avvenuta il 28 settembre all’interno dello stadio di Conakry, dove i militari agli ordini della giunta al potere dall’anno scorso, hanno ucciso decine di militanti dell’opposizione. “Preghiamo i responsabili politici e militari – scrive mons. Coulibaly - di mettersi davvero al servizio del popolo, ascoltando tutte le classi sociali e in particolare i più poveri”. Nel messaggio l’arcivescovo denuncia un’ambiguità di fondo nelle politiche dei Paesi ricchi, suggerendo che i loro rapporti con la giunta militare e l’opposizione in Guinea possano essere influenzati dall’aspirazione a controllarne le risorse minerarie. “Le ricchezze del nostro Paese – chiede il presidente dei vescovi della Guinea – giocano un ruolo? Per quale motivo in alcune capitali europee questa grande attenzione mediatica? Perché non fu detto o fatto nulla nel febbraio 2007, quando in Guinea le vittime furono oltre 300 e molte infrastrutture furono distrutte?” Da ricordare che il sottosuolo della Guinea custodisce quasi la metà delle riserve mondiali di bauxite, la materia prima dalla quale si ricava l’alluminio. Il mese scorso la giunta militare ha annunciato un accordo con una società cinese, che prevede investimenti per l’equivalente di quattro miliardi e 700 milioni di euro, in cambio di un’alleanza con Pechino nello sfruttamento dei giacimenti minerari della Guinea. Lunedì è cominciato in Burkina Faso un difficile negoziato fra la giunta e l’opposizione, mediato dalla Comunità economica degli Stati dell’Africa occidentale (Ecowas/Cedeao). Di recente sanzioni economiche e di altro genere nei confronti dei membri della giunta e dei loro collaboratori sono state adottate da vari Paesi e organismi regionali, tra i quali Francia, Stati Uniti, Unione Africana e Unione Europea. (R.G.)

    inizio pagina

    Padre Lo Stocco: business illegale dietro la guerra in Congo

    ◊   l grande “business” della Repubblica democratica del Congo è l’abbondante quantità di minerali presenti nel sottosuolo del Paese. È questa la ragione della guerra civile e dei sanguinosi scontri che continuano a mietere vittime, nell’indifferenza del mondo. Durante il Convegno “Europa chiama Africa”, che si è tenuto il 6 novembre presso il Senato Italiano, padre Luigi Lo Stocco, missionario Saveriano, già direttore di Radio Maria di Bukavu (capoluogo del sud Kivu nell’est del Congo), ha lanciato il suo appello: “Temiamo una nuova guerra, che avrà delle ripercussioni in tutta la regione dei Grandi Laghi, e che provocherà una nuova catastrofe umanitaria”. Come riportato dall’agenzia Fides, all’incontro hanno partecipato anche padre Loris Cattani, Saveriano e componente delle “Rete Pace per il Congo”, e suor Teresina Caffi delle Missionarie di Maria, entrambi impegnati da molto tempo sulla questione congolese ed in particolare della parte orientale del Paese. Dall'inizio della guerra, nel 1998, tutti i belligeranti stranieri - compresi quelli in Zimbabwe, Angola e Namibia - si sono buttati sulle enormi ricchezze del Congo. In effetti, prima dell'ordinanza sul monopolio delle esportazioni, i soldi gestiti dai compratori locali circolavano tra la popolazione. Ora i proventi della vendita dei minerali servono, invece, a pagare i soldati e ad acquistare nuove armi. I tre missionari hanno tutti respinto l’interpretazione di questi conflitti come “guerre etniche”, affermando che si tratta di scontri per il controllo delle risorse naturali del Congo. Il traffico illegale di materie prime del Paese è diventato talmente drammatico che il Consiglio di sicurezza dell'Onu ha istituito una commissione d’inchiesta che sta indagando sullo sfruttamento illegale delle risorse congolesi, tra cui il coltan. Alcuni parlamentari italiani hanno a loro volta proposto di portare al Parlamento Europeo un disegno di legge, per creare un sistema di verifica dell’origine dei minerali acquistati dalle industrie europee. Una proposta simile è stata presentata da alcuni senatori statunitensi. “Il peccato più grave dell’occidente nei confronti dell’Africa è il silenzio dei media”, ha detto padre Luigi. Suor Teresina a conclusione del suo intervento, ha voluto ricordare che da sempre sono le donne e i bambini le principali vittime delle violenze. (C.P.)

    inizio pagina

    Salvador: mons. Rosa Chavez loda il governo che farà luce sulla morte di Romero

    ◊   Mons. Gregorio Rosa Chàvez, vescovo ausiliare di San Salvador, ha espresso ieri soddisfazione e gratitudine, dopo l’annuncio del governo del presidente Mauricio Funes di dare seguito alle raccomandazioni della Commissione Interamericana dei diritti umani, procedendo fino in fondo nelle indagini sulle passate violazioni nel Paese, compreso l’omicidio di mons. Oscar Romero, arcivescovo della capitale. “Vediamo con simpatia questo gesto del presidente Funes e chiediamo al Signore che le decisioni che saranno prese possano portare alla riconciliazione della famiglia salvadoregna”, ha detto il presule nella conferenza stampa dopo la santa Messa domenicale. Il vescovo ausiliare, osservando che queste decisioni potrebbero portare alla verità definitiva sull’assassinio nel 1980 dell’arcivescovo Oscar Romero, ha chiesto di evitare “qualsiasi manipolazione della sua figura sacerdotale e della sua eredità spirituale e pastorale”. “Si tratta - ha sottolineato il presule - del martirio di un pastore che deve essere trattato con grande rispetto allontanando qualsiasi intenzione o tentativo di manipolare la sua memoria. E’ qualcosa di sacro e non possiamo toccarlo con le mani sporche”. Mons. Rosa Chavez ha espresso poi l’auspicio e il desiderio che la conoscenza della verità, senza animi vendicativi, aiuti “a fare giustizia, ma soprattutto ciò possa essere la base per il perdono e la riconciliazione”. D’altra parte il vescovo ausiliare ha voluto rendere omaggio al successore di mons. Romero, l’arcivescovo Arturo Rivera y Damas che in vita si batté con coraggio perché queste raccomandazioni internazionali, lungamente disattese, fossero applicate fino in fondo come condizione indispensabile per ritrovare la pace vera e duratura. Mons. Rivera y Damas prima di morire aveva fatto causa allo Stato salvadoregno presso l’Organizzazione degli Stati americani (Osa) per costringere le autorità dell’epoca ad applicare queste risoluzioni richieste dal sistema interamericano. Infine, mons. Rosa Chàvez ha voluto ribadire ancora una volta il sostegno della Chiesa salvadoregna alle richieste indirizzate al governo per un maggiore controllo sulla produzione, vendita e circolazione di armi come un modo di aiutare ad abbassare il clima di violenza che caratterizza il Paese centroamericano. “Le armi - ha ribadito - favoriscono la violenza e perciò è urgente fare di tutto per levare dalla circolazione questi strumenti di morte”. Contestando l’opinione di alcuni che sostengono che le “armi servono per difendersi”, il presule ha ricordato che la difesa migliore sta nell’ordine, nella pace vera e nello stato di diritto. “Le armi non sono generi di prima necessità e non combattono la violenza; anzi la creano e aumentano”, ha concluso il vescovo ausiliare di San Salvador. (A cura di Luis Badilla)

    inizio pagina

    Influenza A e Dengue al centro della Giornata del malato in Argentina

    ◊   Si è celebrata ieri in Argentina, la Giornata del malato, incentrata quest’anno – riferisce l’Osservatore Romano - su due temi che hanno destato particolare preoccupazione nella Chiesa argentina: l’influenza A e la dengue, le due piaghe che stanno mettendo in ginocchio il mondo intero, ma soprattutto il Paese latinoamericano. “Ascoltalo, amalo, annunciagli Cristo, nostra speranza”, è il titolo del documento indirizzato sia ai malati che alle loro famiglie, diffuso dalla Commissione della pastorale della salute della Conferenza episcopale. “La minaccia di dengue e l’influenza A – sostengono i presuli – ci hanno reso consapevoli del fatto che chiunque può ammalarsi in modo imprevisto e perfino perdere la vita. Ma questo pericolo è stato motivo per imparare a essere responsabili e a proteggerci a vicenda”. Queste non sono però le uniche preoccupazioni nelle parole dei vescovi. Occupa, infatti, un posto di particolar rilievo anche la questione del traffico di farmaci falsi o scadenti, che finisce per aggravare ancora di più questa precaria situazione. Il fenomeno di contraffazione di medicinali, sta causando gravi problemi sanitari ed economici, a scapito delle popolazioni più povere dei Paesi in via di sviluppo; solo in Angola, ad esempio, i farmaci contraffatti in circolazione sono circa il 70%. Uno studio effettuato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, ha dimostrato che in più del 50% dei casi le medicine sono state vendute senza l'imballaggio primario originale, mentre nel 25% dei campioni la data di scadenza non era disponibile e gli stati di immagazzinaggio erano inadeguati. Non è possibile rimanere indifferente ai bisogni crescenti e sempre nuovi del proprio tempo, ammoniscono i vescovi argentini, sottolineando che l’annuncio cristiano deve aiutare a risvegliare il forte senso di solidarietà all’interno della comunità nazionale e riscoprire il significato del mistero della sofferenza. Amare i malati significa pertanto “condividere il loro desiderio di guarire”. (C.P.)

    inizio pagina

    I vescovi messicani: lo Stato protegga la Casa del migrante, oggetto di aggressioni

    ◊   I vescovi messicani - riferisce l’agenzia Fides - si dichiarano preoccupati per le continue minacce, le intimidazioni e aggressioni registrate negli ultimi giorni alla Casa Belen del migrante di Saltillo, alle persone che vi sono ospitate e agli operatori che vi lavorano. In una nota - firmata da mons. José Leopoldo González González, vescovo ausiliare di Guadalajara e segretario generale della Conferenza episcopale messicana - i presuli si appellano “alle autorità dello Stato di Coahuila per far sì che nell'esercizio delle loro responsabilità possano indagare sugli attacchi e le minacce, possano prevenire e dare protezione ai servizi prestati a favore dei migranti del nostro Paese, con l'unico scopo di ottenere una migliore qualità della vita”. Per questo i vescovi esortano le stesse autorità “ad adottare immediatamente misure efficaci per garantire la tutela della sicurezza dei lavoratori della casa” e “a riconoscere l'importante lavoro di quanti forniscono assistenza umanitaria ai migranti”. “Non è possibile ignorare gli abusi che queste persone, anche intere famiglie, - ammonisce la nota - subiscono dalla criminalità organizzata, che rapisce gli immigrati del Centro America per estorcere denaro ai loro parenti che vivono negli Stati Uniti o in Messico, e l'abuso che a volte ricevono pure dalle autorità federali, statali e municipali, che lasciano impuniti i crimini commessi in territorio nazionale.” “La nostra responsabilità – sottolinea infine il segretario generale della Conferenza episcopale messicana - è quella di esprimere l'amore che si condensa nel messaggio evangelico, e i veri discepoli di Cristo si riconoscono dal loro amore reciproco e dall'accettazione di tutte le persone”. (R.G.)

    inizio pagina

    Uruguay: mons. Ruiz chiede alla Vergine di illuminare i governanti del Paese

    ◊   Alla Vergine “chiediamo di guidare i governanti affinché adempiano al loro dovere di servire la patria cercando il bene comune e lo sviluppo integrale con rettitudine, giustizia ed equità”. Così nella sua omelia ieri, presso il santuario de la “Virgen de los Treinta y Tres”, a Florida in Uruguay, il vice presidente della Pontificia Commissione per l’America Latina (Cal), mons. Octavio Ruiz, che ha presieduto la Messa a conclusione del pellegrinaggio nazionale annuale, evento di grande rilievo religioso e civico. Insieme con mons. Ruiz hanno concelebrato tutti i vescovi uruguayani e il nunzio mons. Anselmo Pecorari. Come ogni anno, nella piazza centrale della città di Florida, si sono incontrati migliaia di pellegrini provenienti da tutto il Paese, per pregare, visitare la piccola statuetta della madonna e poi assistere alla Messa. Molti sono stati i temi delle meditazioni dei pellegrini ma, in particolare, per volere dei vescovi quest’anno ha avuto un posto privilegiato l’Anno sacerdotale in corso, proclamato da Benedetto XVI. Toccando l’argomento, mons. Ruiz, ha esortato i fedeli a chiedere alla Vergine Maria la sua materna protezione perché i “presbiteri vivano con fedeltà la loro vocazione e con gioiosa capacità di dono generoso e totale alla Chiesa”. Tocca ai sacerdoti, ha proseguito il presule, rendersi completamente disponibile affinché “ogni discepolo di Cristo, come ce lo chiede la Conferenza episcopale di Aparecida, sia un missionario”. Tutto il continente, secondo mons. Ruiz, deve saper vivere l’orgoglio e la gioia “della sua fede in Cristo e al tempo stesso deve saper riconoscere con gratitudine, rinforzandole, le sue radici cristiane”. E’ questa la strada, ha osservato il vice presidente della Cal, perché “nelle comunità ecclesiali si viva il rinnovamento personale e pastorale che consenta l’apertura agli altri così come andare incontro a coloro che dalla Chiesa si sono allontanati”. Da parte loro i vescovi dell’Uruguay, riuniti in assemblea plenaria dal 4 novembre, ieri hanno sospeso per alcune ore i lavori che si concluderanno il prossimo 11 novembre. Duranti i primi giorni della Plenaria i presuli hanno accolto e ascoltato sia il nunzio apostolico che mons. Ruiz e con loro hanno scambiato informazioni e riflessioni sulla situazione della Chiesa universale e sulle sfide dell’evangelizzazione in Uruguay. Oggi i vescovi dovranno eleggere le nuove autorità della Conferenza episcopale e poi dovranno occuparsi in particolare degli impegni che si prospettano considerando che l’Assemblea generale della Conferenza episcopale latinoamericana (Celam) del 2011 si realizzerà proprio in Uruguay. (L.B.)

    inizio pagina

    Portogallo: la Chiesa vuole un referendum sui matrimoni gay in discussione in Parlamento

    ◊   La Chiesa portoghese chiederà probabilmente un referendum sulla questione della legalizzazione del cosiddetto matrimonio omosessuale che figura tra i punti del programma del nuovo governo socialista di José Socrates. Alla vigilia dell’apertura del dibattito parlamentare sul provvedimento, il portavoce della Conferenza episcopale Manuel Morujão ha confermato che i vescovi stanno considerando seriamente l’ipotesi di una consultazione referendaria, come è stato fatto due anni fa per la legge sull’aborto. Un referendum – ha detto il portavoce citato dall’agenzia di stampa portoghese Lusa – permetterebbe un “dibattito chiarificatore. Non si decide alle spalle del popolo, senza prima un chiarimento nell’opinione pubblica”, ha aggiunto. Di una “possibilità del tutto ammissibile” ha parlato, a titolo personale, anche il vescovo di Porto mons. Manuel Clemente Durante, ricordando che “in tutta nostra a tradizione nazionale una persona sposata è importante per la società e per il bene comune”. Una posizione ufficiale sarà presa dopo la plenaria della Conferenza episcopale che ha preso il via oggi a Fatima, anche se la questione non figura tra i punti all’ordine del giorno. (L.Z.)

    inizio pagina

    Australia: grande successo della e-conference nazionale dedicata a San Luca

    ◊   Il Vangelo di Luca è risuonato anche fra le mura del carcere di Long Bay a Sydney e in molti altri istituti penitenziari in Europa e in America. È uno dei risultati più apprezzabili della e-conferenza sul Vangelo di Luca, tenutasi il 4 novembre, a Brisbane e organizzata dalla Conferenza episcopale australiana in collaborazione con il Broken Bay Institute, che si occupa di formazione alla fede cattolica. La conferenza intitolata “Luca: vieni a tavola” – riferisce l’agenzia Fides – è stata trasmessa in diretta via web e ripresa da oltre 200 siti Internet in tutto il mondo raggiungendo migliaia di ascoltatori, ben oltre i 5.000 registratisi ufficialmente. La conferenza è stata promossa dopo il successo di quella dedicata a San Paolo per l’Anno Paolino. Essa ha unito via web tutte le comunità cattoliche australiane (e non solo), che hanno ascoltato e interagito con i relatori, mons. Mark Coleridge, arcivescovo di Canberra-Goulburn, e la teologa Elizabeth Dowling. Forte di questo successo la Conferenza episcopale australiana prevede di organizzare altre conferenze telematiche nei prossimi anni. L’iniziativa mette a frutto l’idea che i moderni mezzi di comunicazione, se ben utilizzati, possono rappresentare una risorsa e un efficace strumento di evangelizzazione. Grazie alla rete e alle nuove tecnologie, la conferenza viene ascoltata e seguita simultaneamente da tutte le comunità di fedeli sparsi nelle città, nelle parrocchie e nei luoghi più sperduti dell’immenso territorio australiano.(L.Z.)

    inizio pagina

    Francia: il cardinale Vingt-Trois invita l'Europa a difendere i Paesi poveri

    ◊   “Venti anni dopo la caduta del muro di Berlino, l’Europa non può essere solo una macchina per produrre prosperità e ridursi a delle azioni per difendere questa prosperità dai Paesi poveri. Essa deve essere sempre una vera promotrice di sviluppo e autentico difensore dei diritti dell’uomo”. Lo ha detto il cardinale André Vingt-Trois, arcivescovo di Parigi, chiudendo ieri a Lourdes l’assemblea plenaria dei vescovi francesi (Cef). Nel tracciare le conclusioni dell’assise, la 49° della Cef, il porporato ha parlato dell’aspirazione ad una “maggiore giustizia ed equità che non può – ha detto – limitarsi a richiamare una migliore ripartizione delle risorse umane senza tenere conto che queste non sono illimitate. Più giustizia – ha ribadito il cardinale Vingt-Trois ripreso dall'agenzia Sir – chiede che si abbia il coraggio di invocare sobrietà nello stile vita”. “Queste sfide – ha rimarcato – che sono davanti alle nostre società non possono essere affrontate nel solo quadro della situazione francese. Esse si trovano al centro della definizione delle politiche europee e segnano la responsabilità dell’Europa nei riguardi del resto del mondo”. Il presidente dei vescovi francesi ha, infine, fatto riferimento all’Africa, ricordando “la preoccupazione che suscita questo Continente e le nostre responsabilità nei suoi confronti. Siamo chiamati a servire lo sviluppo integrale rispettoso dei valori africani”. (R.P.)

    inizio pagina

    Studentessa palestinese in carcere: appello dell’Università di Betlemme per il rilascio

    ◊   Gli studenti palestinesi di Gaza, iscritti all’Università di Betlemme in Cisgiordania, rischiano il carcere: i militari israeliani infatti intendono far rispettare la recente disposizione in vigore che vieta agli studenti palestinesi di Gaza di studiare in Cisgiordania. In particolare l’Università segnala all’agenzia Fides il caso di Berlanty Azzam, studentessa al 4° anno di “Business Administration” presso l’ateneo di Betlemme. Berlanty è originaria di Gaza ma vive in Cisgiordania dal 2005, con regolare permesso rilasciato dall’esercito israeliano. Recentemente, in uno dei suoi spostamenti all’interno della Cisgiordania, è stata fermata a un posto di blocco e arrestata perché non in regola con le disposizioni vigenti, inasprite da Israele in occasione dell’offensiva a Gaza nel gennaio 2009. “Si tratta solo di una studentessa che intende completare il suo ciclo di studi”, dice a Fides una fonte nell’Università di Betlemme. “Non merita il carcere e la sua permanenza in Cisgiordania è precedente alle ultime disposizioni sul soggiorno”, nota. L’Università di Betlemme è la prima università istituita in Palestina e la sola Università cattolica del territorio. Offre corsi a Betlemme, Gerusalemme, Ramallah e Amman, in Giordania. E’ stata fondata nel 1973 dai Fratelli Lasalliani e oggi registra oltre 3.000 iscritti. (R.P.)

    inizio pagina

    Suore francescane missionarie di Maria in festa per i 100 anni della loro presenza a Betlemme

    ◊   Con una Messa presieduta il primo novembre dal Custode di Terra Santa, fra’ Pierbattista Pizzaballa, le suore francescane missionarie di Maria hanno celebrato 100 anni di presenza a Betlemme. Le religiose sono arrivate nella cittadina nel dicembre del 1909, invitate dalle Dame del Calvario, per prendersi cura del loro dispensario ed occuparsi di alcuni anziani. Nell’arco di un secolo le francescane missionarie hanno gestito un orfanotrofio, un asilo, un laboratorio di ricamo, hanno accolto pellegrini; oggi aiutano soprattutto famiglie in difficoltà. Una parte della loro casa, non lontano dalla Grotta del Latte, ospita gruppi di giovani, ritiri e corsi vari, un’altra parte è occupata dalla “Casa del Fanciullo”, gestita dalla Custodia di Terra Santa, allestita per bambini e ragazzi dai 6 ai 16 anni provenienti da famiglie in difficoltà. La congregazione delle francescane missionarie di Maria, è stata fondata nel 1877 da madre Maria della Passione; in Terra Santa le religiose possiedono case a Gerusalemme, a Nazareth e a Bat Yam. Partecipata la celebrazione liturgica che è stata animata da canti in arabo. (T.C.)

    inizio pagina

    Filippine: le Figlie di San Paolo accanto ai vescovi nella diffusione della Bibbia

    ◊   Le Figlie di San Paolo offrono un contributo concreto alla campagna lanciata dai vescovi filippini denominata “La Bibbia in ogni casa”, che mira a una diffusione capillare della Parola di Dio fra le famiglie filippine. Le religiose - riferisce l'agenzia Fides - hanno infatti presentato un’edizione economica della Bibbia della Comunità Cristiana, pubblicata dalle Paoline in collaborazione con altre case editrici. La nuova pubblicazione sarà a disposizione di parrocchie, scuole e associazioni e sarà venduta a un prezzo molto accessibile per famiglie di ogni fascia e condizione sociale. Per le famiglie più povere, saranno invece le Chiese locali ad acquistare le Bibbie e a regalarle a quanti vivono in condizioni di estrema indigenza. Le Figlie di San Paolo hanno partecipato alla recente “Fiera Internazionale del Libro di Manila”, che aveva come tema “Parole senza confini”. I libri – affermano le religiose – possono diventare potenti strumenti di evangelizzazione. Le Figlie di San Paolo hanno presentato inoltre la “Guida dalla A alla Z all’osservazione dei Media”, dizionario dei mass-media scritto da Suor Clothilde de Las Llaga. Il libro affronta il modo in cui i mass-media influenzano il linguaggio comune, attraverso la diffusione di termini troppo spesso utilizzati in modo sbagliato o con un significato diverso dall’originale. Il volume rappresenta quindi un utile strumento per sviluppare un pensiero critico sull’utilizzo dei media. (R.P.)

    inizio pagina

    Germania: esercizi spirituali via internet

    ◊   Esercizi spirituali via Internet: è l'iniziativa promossa dall'Ufficio per la pastorale femminile della Conferenza episcopale tedesca (Dbk) per il periodo dal 1° al 28 novembre. "Immagini di Dio" è lo slogan per gli esercizi spirituali destinati alle donne, e che – riferisce l’agenzia Sir – comprendono testi, immagini ed esercizi per trovare spunti di riflessione, chat e un forum per scambiare le esperienze durante il percorso spirituale. Gli esercizi spirituali via Internet vengono proposti dal 2003 su temi specifici scelti ogni anno. La possibilità di accedere on-line, caratteristiche quali l'anonimato e la flessibilità temporale hanno contribuito al successo dell’iniziativa, soprattutto tra le giovani. L'aumento delle iscrizioni agli esercizi ha determinato la crescita del numero di persone che accompagnano le partecipanti agli esercizi: si tratta di donne volontarie, motivate e qualificate, alcune delle quali svolgono questo servizio da diversi anni. Il tema scelto quest'anno prevede l'analisi di passi biblici in cui Dio si rivela all'essere umano e l'introspezione della propria vita, caratterizzata dall'impronta che Dio ha lasciato in ognuno di noi. Gli spunti di riflessione e meditazione sono stati scelti da Anja Moorkamp di Bochum e da Karolina Kammerl, referente diocesano per la pastorale femminile di Regensburg. (L.Z.)

    inizio pagina

    Onu: al via il progetto contro l’erosione delle coste dell’Africa occidentale

    ◊   Primi passi per il piano di emergenza dell'Onu per salvare le coste dell'Africa occidentale colpite dall'erosione, in parte causata dai mutamenti climatici Queste aree rappresentano una fonte vitale per la sopravvivenza di milioni di persone e per il guadagno di industrie cruciali, come pesca e turismo. Il progetto Onu, ancora in fase iniziale, riguarda cinque Paesi: Capo Verde, Gambia, Guinea-Bissau, Mauritania e Senegal. Le coste dell'Africa occidentale ospitano una ricca varietà di ecosistemi, incluse le mangrovie, lagune, zone umide e barriere coralline. Oltre a diverse specie di pesci, crostacei e tartarughe, si tratta di aree cruciali per le rotte della migrazione degli uccelli. (R.G.)

    inizio pagina

    Presentazione a Lucca di una ricerca sul volontariato in Europa

    ◊   Un'attività diffusa e consolidata nei Paesi europei, che si rifà a principi di gratuità e di pubblica utilità: milioni gli operatori, a volte regolamentati a volte no. E' il quadro che emerge dalla terza ricerca sul volontariato in Europa promossa dal Centro nazionale per il volontariato (Cnv), in collaborazione con il Coordinamento nazionale dei Centri di servizio per il volontariato (Csvnet). Lo studio sarà presentato in un Convegno a Lucca, il 12 e 13 novembre prossimi. L'Italia è tra i primi e i pochi Paesi in Europa - insieme a Spagna, Malta, Polonia e Belgio - a possedere dal 1991 una legge ad hoc sul volontariato, con circa 2 milioni di persone coinvolte in tale attività. Niente normativa specifica, invece, negli altri Stati, dove la materia è regolata dai Codici civili. ''Dall'analisi - anticipano al Cnv - emergono elementi che potranno costituire la base delle scelte su cui sviluppare, in un percorso comune e nel rispetto delle nostre diversità, le opportunità del 2011, Anno europeo del volontariato''. ''Sostenere il volontariato - afferma Marco Granelli, presidente di Csvnet - è una priorità per le nostre comunità se vogliamo accrescere la coesione sociale''. (R.G.)

    inizio pagina

    24 Ore nel Mondo



    L'uragano Ida colpisce il Salvador: oltre 120 morti

    ◊   Sempre più pesante il bilancio delle intense piogge causate dal passaggio dell’uragano Ida nel Salvador: sono almeno 124 le persone morte in seguito ad alluvioni e smottamenti del terreno. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

    La capitale San Salvador è tra le zone più colpite. La provincia di San Vicente è rimasta isolata. I senzatetto sono almeno 13 mila. Il presidente salvadoregno, Mauricio Funes, ha parlato di “una tragedia” dai danni “incalcolabili” e decretato lo stato di emergenza nazionale. L’allarme è alto anche negli Stati Uniti: l’uragano ora si dirige, infatti, verso le coste meridionali statunitensi, dove si trovano numerosi impianti petroliferi. Le autorità della Louisiana hanno già dichiarato lo stato di emergenza. Ida continua dunque la sua corsa verso il Golfo del Messico, ma oggi dovrebbe comunque iniziare ad indebolirsi. Secondo le previsioni dei meteorologi, al suo arrivo sulla costa meridionale degli Usa non avrà più la forza di un uragano. I danni del suo passaggio finora sono stati ingenti: prima di abbattersi sul Salvador, Ida aveva colpito anche il Nicaragua dove, secondo dati diffusi dal Ministero dell’interno, ha completamente distrutto quasi mille abitazioni e provocato oltre 10.000 senzatetto.

     
    Chavez mette in allerta le truppe venezuelane
    Torna alta la tensione tra Venezuela, Colombia e Stati Uniti. Il presidente venezuelano, Hugo Chavez, ha messo in stato di massima allerta le truppe di Caracas per prepararsi a rispondere ad un’eventuale azione armata da parte della Colombia sostenuta da Washington. Chavez ha detto ieri che “tutti” i venezuelani devono “essere pronti a difendere la patria”. Il presidente colombiano, Alvaro Uribe, ha reso noto che si rivolgerà all’Organizzazione degli Stati Americani e al Consiglio di Sicurezza dell’Onu e ha aggiunto che la Colombia “non prenderà alcuna iniziativa bellicosa”.

    Attentato kamikaze in Pakistan
    Ancora un attentato in Pakistan: a Peshawar, un attentatore suicida si è avvicinato ad un check-point della polizia e quando gli agenti lo hanno fermato si è fatto esplodere. Oltre al kamikaze, sono morti un passante e un agente. Nelle ultime settimane, i militanti fondamentalisti islamici hanno lanciato in Pakistan una campagna di attacchi in seguito alla massiccia offensiva messa in atto dalle forze di sicurezza nel Waziristan del sud, al confine con l’Afghanistan.

    Iraq, approvata la legge elettorale
    Dopo mesi di dibattito, è stata approvata ieri dal parlamento iracheno la legge elettorale che apre la via alle legislative di inizio 2010. Almeno in via formale, è stato superato anche il contenzioso relativo ai voti nella regione petrolifera di Kirkuk. Il capo della Commissione elettorale irachena ha affermato stamani che la consultazione, inizialmente prevista per il 16 gennaio, potrebbe tenersi il prossimo 21 gennaio. Ma quale significato ha la decisione dell’Assemblea irachena in vista del voto? Helene Destombes lo ha chiesto a mons. Louis Sako, arcivescovo di Kirkuk:

    R. - Penso sia una cosa positiva. Hanno iniziato bene, ma bisogna continuare per poter andare avanti e dialogare. E’ la riconciliazione di tutti i gruppi politici.

     
    D. - Quale può essere il ruolo dei cristiani?

     
    R. - I cristiani devono unirsi per creare un gruppo importante perché possono avere un grande impatto. Possono riuscire ad aiutare gli altri a dialogare, a vedere qual è il bene per il Paese e per l’avvenire della gente. Le persone sono stanche di tutta questa violenza, che dura ormai da sei anni. Penso che i cristiani possano avere un ruolo fondamentale. Io posso parlare di quella che è la mia esperienza qui, a Kirkuk, che è poi quella del dialogo, della visita a tutti i gruppi: del chiedere loro di dialogare piuttosto che provocare o utilizzare la violenza. Solo il dialogo può risolvere i problemi, non le armi.

    Polizia iraniana chiede di applicare la sharia per ridurre i furti
    Un alto responsabile della polizia iraniana ha chiesto la rigida applicazione della sharia per mettere un freno all'aumento dei furti nel Paese. “Se fosse applicata la sharia, non si verificherebbe il 90% dei furti”, ha dichiarato il generale Asghar Jafari, alto comandante della polizia nazionale. In base alla sharia, in vigore nella Repubblica islamica, il furto è punito con l’amputazione di una mano. Questo tipo di condanna viene applicata raramente. Negli ultimi anni, anche a causa della crisi economica in Iran, i furti sono aumentati considerevolmente.

    Per la stampa israeliana, imminenti le dimissioni di Abu Mazen
    Le dimissioni di Abu Mazen sono vicine. Lo ha rivelato il quotidiano israeliano Haaretz citando fonti palestinesi, secondo le quali il presidente dell'Autorità nazionale palestinese (Anp) avrebbe manifestato le sue intenzioni in un incontro con una delegazione diplomatica egiziana a Ramallah. Ieri, migliaia di palestinesi sono scesi in strada a Hebron e a Betlemme per testimoniare il loro sostegno al presidente Abu Mazen. I manifestanti lo hanno esortato anche a ricandidarsi alle prossime elezioni presidenziali, malgrado la decisione in senso contrario già da lui espressa giovedì scorso.

    Dalla Corea del Sud volantini sulla Corea del Nord
    Venti anni dopo la caduta del Muro di Berlino, un gruppo di attivisti sudcoreani ha utilizzato un pallone aerostatico per far arrivare migliaia di volantini al di là della frontiera con la Corea del Nord. L’anniversario della caduta del Muro di Berlino - si legge sui volantini - “potrebbe essere un’occasione per i popoli di entrambe le Coree per riflettere sulla dura realtà della divisione della penisola”. Secondo diversi esperti, è il gap economico uno dei principali ostacoli per la riunificazione tra Corea del Nord e Corea del Sud. Tale divario è di gran lunga superiore a quello all'epoca esistente tra la Germania Est e quella Ovest. Il Pil nordcoreano, 17 miliardi di dollari nel 2008, è pari al 2% di quello sudcoreano. Secondo alcune stime, i costi che la Corea del Sud dovrebbe sostenere per annettere la Corea del Nord sarebbero di almeno mille miliardi di dollari.

    Morto il premio Nobel russo Ginzburg
    E’ morto ieri sera a Mosca Vitaly Ginzburg, il fisico russo di origini ebraiche che ha lavorato al progetto della bomba atomica per i sovietici. Nel 1951, fu estromesso dalle ricerche sulla bomba atomica in seguito alla campagna di antisemitismo lanciata dall’allora leader sovietico, Stalin. Ricordando gli anni di lavoro sull’arma atomica, Ginzburg ha sottolineato come sia stata “un’enorme fortuna che Stalin non abbia avuto il tempo di realizzare il suo progetto”. Nel 2003, Ginzburg ha vinto il Premio Nobel per la fisica per aver sviluppato la teoria dei superconduttori, materiali che permettono all’elettricità di passare senza resistenze a temperature molto basse.

    In Marocco Forum sul ruolo dei media
    “Media e Comunicazione: posta in gioco e sfide del terzo millenario”: è il tema della terza edizione del Forum di Fes sull’Alleanza internazionale delle Civiltà che si svolgerà nella città marocchina dal 15 al 17 novembre prossimi. Organizzato dal Centro interdisciplinare di Studi strategici e interdisciplinari del Marocco, il Forum vedrà la partecipazione di professionisti dell’informazione provenienti da tutto il mondo, rappresentanti di numerose reti televisive, ministri, alti funzionari, politici e dirigenti di importanti enti collegati all'industria dell’informazione.(Panoramica internazionale a cura di Amedeo Lomonaco)

     
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIII no. 313

     
    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.va/italiano.

    inizio pagina