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Sommario del 08/11/2009

Il Papa e la Santa Sede

  • “La Chiesa sia segno luminoso di speranza per l'umanita' del Terzo millennio'': così Benedetto XVI, che a Brescia ricorda le parole di Papa Montini sulla Chiesa “povera e libera” e il suo rapporto con il mondo
  • La risposta pastorale alle migrazioni: tema del VI Congresso Mondiale della Pastorale per i Migranti e i Rifugiati, da domani in Vaticano
  • Oggi in Primo Piano

  • Negli Stati Uniti storico sì della Camera alla riforma sanitaria che passerà ora al Senato. Accolto l’emendamento voluto dalla Chiesa
  • Domani i festeggiamenti a Berlino a 20 anni dalla storica caduta del Muro: occasione per riflettere sul potere delle ideologie
  • L’appello dell’ONU perché il vertice di Copenhagen sul clima sia “punto di svolta”
  • “Tu prepari il frumento per gli uomini”: tema della Giornata del Ringraziamento
  • Universitari romani e abruzzesi ieri in pellegrinaggio al santuario di San Gabriele dell’Addolorata, per pensare insieme al futuro
  • Chiesa e Società

  • Mons. Migliore all’Onu: necessaria una strategia energetica che tuteli salute e ambiente e sostenga lo sviluppo dei Paesi poveri
  • Al via domani ad Assisi, la 60.ma Assemblea Generale della Cei
  • Pronti i calendari 2010 di Faith dedicati all’Anno Sacerdotale, a Benedetto XVI e a Giovanni Paolo II
  • Abitazioni e formazione spirituale per i poveri alla periferia di Manila
  • Missione Popolare Redentorista in Brasile: le famiglie per l’evangelizzazione
  • Filippine: per la povertà, oltre 6 milioni di giovani abbandonano la scuola
  • In Somalia, gli integralisti lapidano un uomo accusato di adulterio
  • Olimpiadi 2010: la fiamma olimpica a pochi chilometri dal Polo Nord
  • Conto alla rovescia per la GMG asiatica, dedicata alla Parola di Dio e all’Eucaristia
  • 24 Ore nel Mondo

  • 17 ribelli e un soldato britannico morti nel sud dell’Afghanistan
  • Il Papa e la Santa Sede



    “La Chiesa sia segno luminoso di speranza per l'umanita' del Terzo millennio'': così Benedetto XVI, che a Brescia ricorda le parole di Papa Montini sulla Chiesa “povera e libera” e il suo rapporto con il mondo

    ◊   E’ festa nella diocesi di Brescia che oggi accoglie il Papa alla sua prima visita pastorale a trent’anni dalla morte di Paolo VI e in omaggio a sant’Arcangelo Tadini. Dal mattino presto, sfidando la pioggia, migliaia di fedeli si sono disposti lungo il tragitto della papa-mobile che ha portato Benedetto XVI dallo scalo militare di Ghedi, dove è giunto alle 9.30 salutato dalle autorità, a Botticino sera.”Vogliamo il papa” hanno scandito i bambini mentre il Pontefice entrava nel santuario per una preghiera davanti alle spoglie di Tadini, una figura che, ha detto Benedetto XVI alla comunità parlando a braccio “invita tutti ad amare Dio e a lavorare per un mondo fraterno nel quale ognuno vive non per sé ma per gli altri”. Poi la partenza per Brescia, dove durante la Messa il Papa ha ricordato Paolo VI e il suo amore per una Chiesa forte, radicata in Cristo e quindi vicina all’uomo, modello per il dialogo col mondo contemporaneo. Il servizio della nostra inviata Gabriella Ceraso.

    (Canto d’ingresso)

     
    La Chiesa sia segno luminoso di speranza per l’umanità” è la preghiera rivolta dal Papa a Maria nel ricordo di Paolo VI. Ad ascoltarlo 12mila fedeli, nella piazza intitolata al Papa bresciano. Molti di più quelli per le strade del centro della città e in piazza Loggia dove Benedetto XVI ha sostato in preghiera, come in passato Giovanni Paolo II, davanti la stele ricordo della strage del 1974. Quindi l’arrivo sul sagrato del Duomo tra tantissimi applausi, volti sorridenti e centinaia di bandierine bianche e gialle, sulle note del Tu es Petrus…

     
    Sul palco bianco posto sul sagrato del Duomo, le parole del vescovo mons Luciano Monari: “Santità - ha detto - ci faccia sentire l’ardore con cui dobbiamo vivere l’esaltante vocazione cristiana". Poi il saluto del sindaco Adriano Pàroli che ha rinnovato la fedeltà alla tradizione bresciana fatta di fede e giustizia sociale. Prima della Messa nella cattedrale seicentesca altri incontri: il Papa sfila davanti al monumento di Paolo VI e si ferma con i malati, i seminaristi e le claustrali. Poi il solenne inizio del rito col clero bresciano.

     
    “E’ una gioia spezzare il pane qui dove nacque e si formò il servo di Dio Giovan Battista Montini” dice con affetto il Papa alla folla, con cui medita sul mistero della Chiesa a partire dall’icona evangelica della vedova povera che getta nel tesoro del Tempio gli ultimi spiccioli che le rimangono. La Chiesa, spiega il Papa, è un’organismo spirituale concreto, che prolunga nel tempo e nello spazio l’oblazione del figlio di Dio, un sacrificio decisivo agli occhi del Padre, in cui è condensato tutto l’amore divino, come è concentrato nel gesto della vedova tutto il suo amore per Dio e per i fratell:

     
    La Chiesa, che incessantemente nasce dall’Eucaristia, è la continuazione di questo dono, di questa sovrabbondanza che si esprime nella povertà, del tutto che si offre nel frammento. È il Corpo di Cristo che si dona interamente, Corpo spezzato e condiviso, in costante adesione alla volontà del suo Capo. Sono lieto che stiate approfondendo la natura eucaristica della Chiesa, guidati dalla Lettera pastorale del vostro Vescovo.

     
    Questa è la Chiesa che il Servo di Dio Paolo VI ha amato e cercato di far comprendere, di cui, con cuore palpitante scriveva di voler comprendere tutto, storia destino, sofferenze, sforzo di perenne fedeltà, di volerla abbracciare e amare in ogni sua componente. A lei guardava, prosegue, come la sposa di tutta la vita e a lei lasciava in punto di morte l’invito ad avere il senso dei bisogni veri e profondi dell’umanità e a “camminare povera cioè libera, forte e amorosa verso Cristo”.

     
    Così deve essere la comunità ecclesiale per riuscire a parlare all’umanità contemporanea. L’incontro e il dialogo della Chiesa con l’umanità di questo nostro tempo stavano particolarmente a cuore a Giovanni Battista Montini in tutte le stagioni della sua vita, dai primi anni di sacerdozio fino al Pontificato. Egli ha dedicato tutte le sue energie al servizio di una Chiesa il più possibile conforme al suo Signore Gesù Cristo, così che, incontrando lei, l’uomo contemporaneo possa incontrare Lui, perché di Lui ha assoluto bisogno.

     
    Questo, spiega il Papa, è l’anelito di fondo del Concilio Vaticano II e anche la riflessione di Paolo VI sulla Chiesa, come espressa nell’Enciclica Ecclesiam suam. Chiesa che voleva basata sulla coscienza di sé, bisognosa di rinnovamento sul modello di Cristo, e in relazione con il mondo esterno. Quindi l’appello al clero bresciano.

     
    Come non vedere che la questione della Chiesa, della sua necessità nel disegno di salvezza e del suo rapporto con il mondo, rimane anche oggi assolutamente centrale? Che, anzi, gli sviluppi della secolarizzazione e della globalizzazione l’hanno resa ancora più radicale, nel confronto con l’oblio di Dio, da una parte, e con le religioni non cristiane, dall’altra? La riflessione di Papa Montini sulla Chiesa è più che mai attuale; e più ancora è prezioso l’esempio del suo amore per lei, inscindibile da quello per Cristo.

     
    Il mistero della Chiesa, continua il Papa, citando l’Ecclesiam suam, deve essere un fatto vissuto, un’esperienza per l’anima e non un semplice oggetto di conoscenza teologica e ciò presuppone una robusta vita interiore. Ed è qui che l’omaggio a Paolo VI si fa esplicito:

    Carissimi, che dono inestimabile per la Chiesa la lezione del Servo di Dio Paolo VI! E com’è entusiasmante ogni volta rimettersi alla sua scuola! È una lezione che riguarda tutti e impegna tutti, secondo i diversi doni e ministeri di cui è ricco il Popolo di Dio, per l’azione dello Spirito Santo.
     
    In particolare, nell’anno sacerdotale, il Papa ricorda la lezione di Paolo VI ai seminaristi e ai sacerdoti presenti. Prima sul celibato: “verginità consacrata”, dice "come amore verginale di Cristo fu quello per la Chiesa”, poi incoraggiandoli a confidare, come faceva Paolo VI anche nei difficili Anni 60 solo in Gesù Cristo per il futuro della Chiesa, in un atteggiamento di attesa vigile nella preghiera unica condizione perché Dio operi in pienezza. Al termine dell’omelia poi il saluto ai Consacrati e ai fedeli laici bresciani vitali nella fede e nelle opere.

     
    Negli Insegnamenti di Paolo VI, cari amici bresciani, voi potete trovare indicazioni sempre preziose per affrontare le sfide del presente, quali, soprattutto, la crisi economica, l’immigrazione, l’educazione dei giovani.

     
    Il servo di Dio Giovan Battista Montini torna anche nelle parole del Papa all’Angelus per la profonda devozione che egli nutriva per la Vergine cui affidò il suo sacerdozio e su cui maturò nel tempo, dice il Papa, la visione di Madre della Chiesa. E proprio a lei che orienta le anime a Cristo il Pontefice affida il popolo lombardo prima di congedarsi con la solenne benedizione.  (Canto)

     
    Nel pomeriggio Benedetto XVI si trasferirà a Concesio, fuori Brescia, per una visita ai luoghi cari all’infanzia di Giovanni Battista Montini. Dopo il benvenuto del sindaco e del presidente dell’Istituto Paolo VI, il Papa visiterà la casa natale di Montini donata all’Opera per l’educazione cristiana dal cugino Vittorio e ora custodita da una comunità di Figlie di Maria Ausiliatrice. Poi il trasferimento a piedi presso le strutture del nuovo centro studi Paolo VI nel caldo colore dell’ardesia: tre volumi dalle linee semplici aperti verso casa Montini. L’Istituto custodisce un enorme patrimonio legato alla figura di Paolo VI, come spiega il presidente Giuseppe Camadini al microfono di Gabriella Ceraso:

    R. – L’impostazione dell’Istituto è rigorosamente improntata ad un metodo scientifico. Non è previsto un intento agiografico o encomiastico, ma la ricerca della verità. Innanzitutto ha raccolto un archivio che comprende documenti olografi e per lo più inediti di Montini, oltre 50mila. La biblioteca accoglie inoltre oltre 33mila volumi, di cui circa 10mila già appartenuti personalmente a Giovanni Battista Montini. Si tratta quindi di un complesso di fonti preziose per gli studiosi ed è prevista anche la possibilità di stage residenziali, soprattutto di giovani ricercatori.

     
    D. – Dunque cultura e religione, così come arte e religione, s’incontrano sempre nell’Istituto, nella collezione internazionale Arte e Spiritualità che vi è contenuta. Qual è il valore di quest’esposizione?

     
    R. – Si tratta di oltre sei mila tra dipinti, sculture, disegni; circa quattro mila donati da mons. Pasquale Macchi nella veste di esecutore testamentario di Paolo VI. Artisti europei ed oltre in successione tematica ed aperta anche al flusso di giovani e, quindi, sotto questo profilo, rivela anche quella che fu l’attenzione pedagogica di Montini.

     
    D. – Nell’Istituto c’è anche una struttura nuova, moderna, che è l’auditorium intitolato all’ingegner Montini. Sarà proprio qui che il Papa, con tutti voi, conferirà il Premio internazionale Paolo VI, che è una delle vostre iniziative. E’ un premio importante, considerato il Nobel cattolico. A chi andrà il riconoscimento quest’anno?

     
    R. – Il conferimento viene fatto ad una persona o ad un’istituzione che abbia contribuito in modo rilevante alla cultura d’ispirazione religiosa. Quest’anno è stato prescelto l’ambito dell’educazione e per esso è stata designata per la prima volta un’istituzione, la prestigiosa editrice della collana di pubblicazione che si denomina sotto “Sources Chrétiennes”. Ha sede a Lione ma ha una risonanza culturale e scientifica nel mondo occidentale ed è ormai tradizione: il pontefice ha accettato, tutte le volte, di conferire personalmente il Premio.

     
    D. – Quali sono le ragioni profonde per questa scelta della nuova sede in Concesio, oltre alla necessità di spazi più ampi?

     
    R. – L’ubicazione costituisce una continuità fra quella che fu l’ispirazione familiare e ambientale di Montini, che ha visto poi l’esplicitarsi di una linea di mediazione culturale che ci è caro ricercare e, possibilmente, trasmettere alle giovani generazioni.

     
    Al termine della visita dell’Istituto il Papa si fermerà nell’auditorium «Vittorio Montini» per consegnare il Premio internazionale «Paolo VI» per la prima volta assegnato ad un ente e non ad una personalità, come in 25 anni di storia. Premiata è la collana patristica francese «Sources Chrétiennes», per l’impegno profuso nella riscoperta delle fonti cristiane antiche e medievali. Ma cosa portò nel 1942 i fondatori, i futuri cardinali Henri De Lubac e Jean Daniélou, ad iniziare questo lavoro? Gabriella Ceraso lo ha chiesto a Paolo Siniscalco direttore del comitato scientifico della collana:

    R. – I fondatori della collana “Sources Chrétiennes” hanno avuto lo scopo di far conoscere gli autori cristiani dei primi secoli, non solo greci e latini, ma anche orientali, perché l’intelligenza cristiana senza il ricorso costante alla tradizione dei Padri non è compresa in tutta la sua ricchezza. Questo è un punto molto importante, tenendo conto che i primi volumi sono stati proprio del 1942-43, quando la guerra sembrava ipotecata dal nazismo. La luce che deriva da questi Padri è stata ritenuta ottima via per fare uscire l’Europa da un momento tanto difficile.

     
    D. – Nella motivazione - che è ampia - è dato molto peso nell’assegnazione di questo premio alla valenza educativa delle “Sources Chretiennes”. Lei come la può spiegare?

     
    R. – Le pubblicazioni delle “Sources Chrétiennes” sono estremamente ricche: ci sono introduzioni, note e c’è la traduzione dei testi stessi. Penso che questo sia per il lettore un momento formativo e ad ogni modo un momento di riscoperta di una storia che è fondamentale per la nostra Europa.

     
    D. – Patristica e i testi fondamentali del Cristianesimo sono anche al centro delle catechesi di Benedetto XVI sin dall’inizio, come a dire che tutto questo patrimonio ha ancora una forte attualità per l’uomo di oggi?

     
    R. – Per l’uomo di oggi e per tutti i problemi che ha. Basti pensare alla situazione così frammentata del mondo e invece all’appello che continuamente fanno i Padri all’unità della Chiesa, ma in fondo all’unità del genere umano. Queste persone cercavano la sapienza, che è nella rivelazione di Dio, ma una sapienza che poi deve confrontarsi con i problemi quotidiani. Ed è proprio la cosa che hanno fatto i cristiani dei primi secoli. In questo senso, le catechesi del Papa vogliono mettere in evidenza l’attualità di questi autori che è un’attualità perenne.

     
    Una visita tra la memoria e l’attualità dunque quella del Papa oggi in terra bresciana, dove Paolo VI, Giovan Battista Montini, è nato e si è formato, sin dall’ambiente familiare dell’amata mamma Giuditta e di papà Giorgio, per lunghi e difficili anni, guida dei cattolici bresciani. Lo conferma Fausto Montini, nipote del Papa, al microfono della nostra inviata a Brescia, Gabriella Ceraso.
     
    R. – La vitalità dei genitori ed in particolare di Paolo VI, che nasce nel periodo in cui c’è ancora la presenza del famoso “Non expedit”, cioè della non partecipazione né attiva né passiva dei cattolici alla vita politica. Potevano però dimostrare di essere validi cittadini contribuendo ad attività - di carattere sostanzialmente culturale ed economico – che diventassero significative ed importanti per la società. Credo che sia in quest’ambiente che lo zio riconosce le sue formazioni iniziali.

     
    D. – Di suo zio, come Papa, si sottolineano diversi aspetti a livello ufficiale. Lei quale aspetto custodisce?

     
    R. – Questa sensazione di totale disponibilità verso chiunque. Quando, per la prima volta, gli ho sentito dire nella preghiera, dopo la consacrazione: “E me, indegno tuo servo”, lo ha detto con un contenuto così convinto che ho detto: “Questo è proprio quello che lui è, si sente servo di tutti”.

     
    D. – C’è una traccia, un insegnamento che porta nella sua vita di questa figura?

     
    R. – Come insegnamento, forse, porto l’avere una coscienza formata. La cultura religiosa dev’essere almeno pari a quella umanistica e civile che si ha.

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    La risposta pastorale alle migrazioni: tema del VI Congresso Mondiale della Pastorale per i Migranti e i Rifugiati, da domani in Vaticano

    ◊   "Una risposta pastorale al fenomeno migratorio nell’era della globalizzazione, a cinque anni dall’Istruzione 'Erga migrantes caritas Christi' è il tema del VI Congresso Mondiale della Pastorale per i Migranti e i Rifugiati che si terrà in Vaticano, da domani fino al 12 novembre, per iniziativa del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti. Oggi che le migrazioni sono una realtà in crescita irreversibile che tocca tutti i Paesi del mondo, e quello dei rifugiati è un problema umanitario che coinvolge oltre 40 milioni di esseri umani, il Congresso vuole prendere in esame queste realtà, riunendo cardinali, vescovi, sacerdoti, religiosi, religiose e laici attivi nei due ambiti. Parteciperanno anche delegati fraterni del Consiglio Ecumenico delle Chiese, del Patriarcato Ecumenico, della Comunione Anglicana e della Federazione Mondiale Luterana, oltre a inviati di Organizzazioni Internazionali, Movimenti ecclesiali e associazioni. Ma perché il fenomeno migratorio solleva oggi “una vera e propria questione etica”? Fabio Colagrande lo ha chiesto all’arcivescovo Antonio Maria Vegliò, presidente del dicastero che ha organizzato il congresso.

    R. - Le macro-dimensioni del fenomeno migratorio, oggi, richiedono molteplici interventi su diversi fronti. Ora, la valutazione delle risposte alle questioni che stanno emergendo non può essere solo di natura tecnica – cioè quali iniziative siano più efficaci per la gestione dei vari aspetti del fenomeno – ma investe anche il campo dell’etica. In effetti, è importante andare in profondità per esaminare l’ineludibile domanda etica che sorge. Si tratta di una domanda che il migrante pone con la sua sola presenza e che investe il modo di essere, di auto-comprendersi e di relazionarsi di tutta la società. È l’altro che mi fa comprendere chi sono, e questa comprensione esige che mi interroghi su chi voglio essere con l’altro. In questa problematica l’etica cristianamente ispirata fornisce, dalla propria tradizione, il contributo di quattro principi che possono concorrere a un solido fondamento etico della politica migratoria: anzitutto il rispetto della dignità della persona umana, da cui deriva che, come indicato da Gaudium et Spes (n. 26), “diritti e doveri sono universali e inviolabili. Occorre, perciò, che siano rese accessibili all’uomo tutte quelle cose che sono necessarie a condurre una vita veramente umana”. Quando non è possibile vivere una vita veramente umana nel proprio Paese, deve essere riconosciuto il diritto a emigrare, perché emigrare è ricercare dignità. In secondo luogo, il dovere degli Stati a ricercare il bene comune. Si tratta, come dice l’Enciclica Mater et Magistra (n. 51), di ricercare “l’insieme di quelle condizioni sociali che consentono e favoriscono negli esseri umani lo sviluppo integrale della loro persona”. Conseguentemente, lo Stato ha diritto a regolamentare l’immigrazione. Tuttavia, la Chiesa aggiunge sempre che il principio del bene comune va rettamente inteso, perché potrebbe portare a conseguenze oppressive per la singola persona. In terzo luogo, il bene comune di uno Stato “va concepito e promosso come una componente del bene comune dell’intera famiglia umana”, come dice l’enciclica Pacem in terris (n. 54). Si tratta di una conseguenza del principio della destinazione universale dei beni, che ha una lunga tradizione nella dottrina sociale della Chiesa. Coerentemente a questa impostazione, Giovanni Paolo II e Benedetto XVI hanno fatto riferimento al bisogno di norme internazionali nella gestione delle migrazioni “sì da impedire decisioni unilaterali a danno dei più deboli” (Messaggio di Giovanni Paolo II per la Giornata mondiale del migrante del 2001). Infine, vi è il principio della solidarietà, che va oltre il diritto, e che comporta come conseguenza che l’altro, il migrante, deve essere visto come “un nostro «simile», un «aiuto» (Gen 2,18), da rendere partecipe, al pari di noi, del banchetto della vita, a cui tutti gli uomini sono egualmente invitati da Dio”, come si legge nell’Enciclica Sollicitudo Rei Socialis, n. 39.

     
    D. - A cinque anni dalla 'Erga migrantes caritas Christi' sembra che ci siano stati problemi di ricezione di questo documento da parte delle Chiese locali. Perché secondo lei?

     
    R. - Anzitutto desidero riconoscere e confermare l’impegno delle Chiese locali, coinvolte in situazioni spesso drammatiche, nel fronteggiare i tanti problemi connessi con la mobilità umana. Come Presidente del Pontificio Consiglio ormai da alcuni mesi, ho avuto modo di apprezzare lo sforzo di leggere, diffondere e attingere all’Istruzione 'Erga migrantes caritas Christi' suggerimenti e orientamenti pastorali e missionari al servizio dei migranti. È l’aggiornamento voluto dal Concilio Ecumenico Vaticano II, che si realizza nella pastorale della mobilità umana. Soprattutto in occasione delle visite ad Limina dei vescovi, ho occasione di ringraziare per l’impegno umano e cristiano, che permette di individuare quei fatti e aspetti delle migrazioni che aiutano a cogliere la valenza del fenomeno stesso, la sua evoluzione nel tempo e la sua lettura più in profondità, al fine di interpretare in chiave cristiana questo “segno dei tempi”. Certo, dal coinvolgimento nel reale, richiesto dalla quotidianità, alla piena ricezione di un documento ampio e comprensivo, come l’Istruzione Erga migrantes caritas Christi, è necessario offrire tempo e promuovere iniziative di approfondimento. Ed è appunto questo che le Chiese locali stanno già facendo, ovviamente con ritmi diversi a seconda pure delle diverse sensibilità degli operatori pastorali che lavorano nei più disparati contesti del mondo.

     
    D. - Perché la Chiesa vuole essere vicina ai migranti?

     
    R. - Tra i tanti pronunciamenti del Santo Padre Benedetto XVI, ricordo che alla preghiera dell’Angelus del 19 giugno 2005, a poche settimane dall’inizio del suo pontificato, disse che “la Comunità cristiana si sente vicina a quanti vivono la dolorosa condizione della migrazione; si sforza di sostenere i migranti e in diversi modi manifesta loro il suo interessamento e il suo amore che si traduce in concreti gesti di solidarietà, perché chiunque si trova lontano dal proprio Paese senta la Chiesa come una patria dove nessuno è straniero”. Ecco perché la Chiesa vuol essere vicina ai migranti, perché nelle migrazioni, pur con il loro carico di sofferenza, intravediamo il laboratorio più idoneo per promuovere anche l’autentica cattolicità, caratterizzata soprattutto dalla solidarietà e dall’apertura, dall’accoglienza e dal rispetto delle culture diverse, nella convinzione che sia possibile realizzare una comunione universale, un’unità oltre le frontiere, in cui le differenze non sono cancellate, ma apprezzate e vissute nella loro identità e ricchezza.

     
    D. - Fino a che punto la Chiesa può fare pressione sui vari governi e sugli organismi internazionali affinché ci siano adeguate normative, a livello locale e internazionale per favorire la buona integrazione dei migranti?

    R. - Le migrazioni costituiscono oggi una delle sfide più complesse per i Governi, sono oggetto di dibattito politico e figurano ai primi posti nell’agenda internazionale. Per favorire l’incontro delle civiltà, soprattutto attraverso i canali migratori, è necessario che anche la Chiesa, accanto ad altre istituzioni internazionali, non smetta di insistere, ovunque lo può fare e senza il timore di indebite ingerenze, sull’urgenza di varare normative che tutelino e promuovano la dignità di ogni persona umana. E questo in modo speciale quando, accanto ai flussi di migranti regolari, si registrano anche molti migranti irregolari, che creano preoccupazione e che talvolta vengono criminalizzati. La presenza, poi, di malavitosi senza scrupoli, che speculano sulle tragedie delle persone e favoriscono il traffico di esseri umani, alimenta la xenofobia e provoca, talvolta, espressioni di razzismo, che deploriamo come manifestazioni di inciviltà e di abbrutimento della persona umana.

     
    D. - Alla presentazione del Dossier statistico sull’immigrazione della Caritas Migrantes il presidente della Camera Fini ha detto che in Italia c’è tanta xenofobia che è paura dello straniero e che in qualche modo è l'anticamera del razzismo. E’ d’accordo?

     
    R. - La convivenza in una società sempre più plurale esige la reciproca accoglienza non solo tra persone, ma anche tra ricchezze culturali di cui ogni persona è portatrice. La xenofobia, invece, rifiuta questa visione positiva. Di fatto, il riconoscimento dei diritti culturali ha fatto meno strada, rispetto a quello dei diritti civili, politici, economici e sociali, ma è sempre più necessario, percorrendo anzitutto la via del dialogo e la ricerca del bene comune universale. In definitiva, per scongiurare il pericolo di cadere nelle trappole di atteggiamenti e comportamenti xenofobi e razzisti, è importante predisporre adeguati itinerari di formazione interculturale.

     
    D. - Eccellenza, lei ha partecipato al secondo Sinodo per l’Africa che si è svolto in ottobre in Vaticano. Quali elementi interessanti sono emersi da questo Sinodo a proposito dell’argomento migranti?

     
    R. - E’ vero, sono stato per la prima volta presente ad un Sinodo ed è stata una bellissima esperienza. Il fatto poi che il Santo Padre abbia seguito con pazienza ed attenzione quasi tutti gli interventi, era quasi sempre presente, ha dato un’idea molto bella di questo Sinodo che è la Chiesa, in quanto non era solo un Sinodo africano se si può dire così, ma la presenza del Papa ha dato quel sigillo di universalità che tutti hanno sentito ed apprezzato. I membri africani e non africani del Sinodo erano così contenti di questa bellissima presenza del Santo Padre. Durante questo Sinodo si è discusso molto di tante cose ed anche di questo problema dei migranti. Basta vedere i due documenti che sono usciti dal Sinodo: il messaggio al popolo cristiano e le 57 proposte o proposizioni che sono state poi consegnate al Santo Padre perché, a suo giudizio, possa poi far uscire un documento post-sinodale. Nel messaggio al popolo di Dio ci sono vari punti che toccano questo problema e cito il numero 12, senza entrare in merito, poi ognuno potrà approfondire se ha intenzione. Al numero 4, 14, 20, 37 ci sono dei punti precisi in cui si accenna e si parla di questo problema delle migrazioni, ma soprattutto mi vorrei soffermare sulle proposte. Nelle varie proposte, ad esempio la sedicesima, si parla della fuga dei cervelli ed anche questa è un’emigrazione. La proposta 32 parla della mobilità umana, sottolineando il rispetto che si deve avere della diversità etnica. La proposta 33 parla dell’inculturazione, che è un problema legatissimo all’emigrazione. La proposta 39 il trattamento dei sacerdoti africani che sono in Europa ed anche questa è un’emigrazione. La proposta 48 il traffico delle donne. Ma è soprattutto la proposta 28 ad essere interamente dedicata ai migranti: nel continente africano ci sono 15 milioni di migranti che cercano una patria e un luogo di pace. Il fenomeno di questo esodo rivela l’aspetto delle ingiustizie e delle crisi socio-politiche in alcune aree dell’Africa. Questo problema, quindi, è stato molto sentito dai padri sinodali, i quali hanno poi fatto delle proposte concrete, tra le quali c’è anche quella d’istituire presso ogni Conferenza episcopale la Commissione incaricata della mobilità umana. Questo si rifà quindi a quanto mi chiedeva circa l’accoglimento, la ricezione, perché forse non è stata accolta come si potesse desiderare. Le posso invece assicurare che con il Sinodo africano si sono impegnati – è un impegno, che poi lo facciano o no è un’altra cosa – ad istituire in ogni Conferenza episcopale la Commissione per la mobilità umana, che collaborerà ed interagirà con questo Pontificio Consiglio. Noi saremo d’aiuto, di stimolo, di consiglio, saremo ben contenti di poter aiutare queste Chiese che a volte hanno delle difficoltà, anche nella struttura e nei mezzi finanziari.

     
    D. - Infine, mons. Vegliò, so che c’è una sorta di provocazione che lei vuole lanciare, facendosi in qualche modo voce dei migranti, proprio in apertura di questo Congresso mondiale…

     
    R. - Sì, per ultimo, vorrei lanciare una domanda provocatoria, facendomi portavoce dei migranti che si vedono relegati nella condizione di ospiti, magari oggetto di filantropica benevolenza, ma ostacolati negli itinerari di nuove inclusioni. Quale è l’orientamento che deve guidare, oggi, la gestione bilanciata dei flussi migratori: benevolenza o giustizia? In effetti, soltanto il riconoscimento della dignità umana dei migranti e il riconoscimento, da parte dei migranti stessi, dei valori della società che li ospita rendono possibile la corretta integrazione e il giusto scambio nei sistemi sociali, economici e politici dei Paesi d’accoglienza.

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    Oggi in Primo Piano



    Negli Stati Uniti storico sì della Camera alla riforma sanitaria che passerà ora al Senato. Accolto l’emendamento voluto dalla Chiesa

    ◊   Decisione storica da parte della Camera degli Stati Uniti, che, per la prima volta in mezzo secolo, ha dato il via libera alla riforma del sistema sanitario, fortemente voluta dal presidente Obama. Il testo ora dovrà essere approvato dal Senato. Il servizio è di Eugenio Bonanata:

    “Un passo storico nell’interesse di tutti gli americani”. Non ha usato mezzi termini il capo della Casa Bianca che si è congratulato con i deputati democratici, a cominciare dalla speaker della Camera, Nancy Pelosi. Il testo è passato nonostante l’opposizione compatta di tutti i deputati repubblicani, tranne uno, e di un certo numero di deputati democratici. 220 sì e 215 no, il risultato finale dell’insolita seduta della Camera – di sabato – conclusasi a notte fonda. Una vittoria politica di straordinaria portata per l’amministrazione Obama, uscita malconcia dalle recenti elezioni locali che hanno visto una buona affermazione dei repubblicani. La sfida si sposta adesso in Senato, dove la maggioranza democratica non è affatto data per scontata. Obama però si è detto fiducioso. “La riforma – ha dichiarato - sarà legge entro l’anno”, precisando che lo strumento “rende finalmente possibile la promessa di un'assistenza sanitaria di qualità per il popolo americano”, ad iniziare dai cittadini americani senza assicurazione e sono 36 milioni gli americani che attualmente non godono di alcuna copertura. Ma la riforma, che modifica radicalmente la struttura del sistema sanitario, prevede un ruolo forte da parte dello Stato pur non prevedendo un sistema gratuito nazionale. Senza intaccare il bilancio, l’obiettivo è quello di estendere l’assicurazione al 96 per cento della popolazione nell’arco di 10 anni, per un ammontare complessivo di 1.200 miliardi di dollari. Il testo – tra le altre cose - introduce l’obbligo da parte dei datori di lavoro di assicurare i loro dipendenti. Novità soprattutto per le compagnie di assicurazione che non potranno aumentare il prezzo delle polizze nei confronti delle persone più anziane e negare ai clienti la copertura sulla base delle cosiddette ''condizioni mediche preesistenti''.

    Nel testo approvato dalla Camera è stato accolto l’emendamento Stupak-Pitts che sta a cuore alla Chiesa. Ci spiega perché Luis Badilla:

    Dopo le mediazioni e i compromessi negoziati dallo speaker della Camera dei Rappresentanti, Nancy Pelosi, i Rappresentanti hanno approvato, dunque, in prima lettura la discussa riforma sanitaria fortemente voluta e promessa dal presidente Obama. Va subito detto che la proposta deve passare al Senato dove le cose potranno essere più difficili, poiché qui Obama ha una maggioranza più risicata e instabile. Il primo voto favorevole alla proposta è stato possibile grazie all'emendamento Stupak-Pitts che vieta esplicitamente l'utilizzo di fondi federali in favore dell'aborto e consente altre restrizioni. Era quello che i democratici più critici del progetto di legge, chiamati “pro-life” e vicini alle posizioni espresse a più riprese da parte della gerarchia cattolica, avevano chiesto venerdì sera alla signora Pelosi. L'emendamento era stato sostenuto anche da parte della Conferenza dei vescovi cattolici che, non più tardi del 6 novembre scorso, con una lettera a firma del cardinale Justin Rigali e i vescovi William Murphy e John Wester, si era rivolta ai Rappresentanti sostenendo l'emendamento e ribadendo la richiesta, anche questa approvata ieri, di mantenere il diritto all'obiezione di coscienza degli operatori che hanno a che fare con eventuali interruzioni della gravidanza. Nella lettera, i vescovi statunitensi scrivevano: "Il passaggio di questo emendamento consente al Parlamento di soddisfare i nostri criteri nel senso di preservare le protezioni esistenti contro l'aborto”. Infine, auspicando l’approvazione dell’emendamento, i presuli concludevano: "Con questo importante passo avanti ci auguriamo che il Parlamento possa favorire una riforma essenziale che veramente protegga la vita, la dignità, la coscienza e la salute di tutti. Speriamo anche che il Senato segua l'esempio della Camera”.

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    Domani i festeggiamenti a Berlino a 20 anni dalla storica caduta del Muro: occasione per riflettere sul potere delle ideologie

    ◊   E’ tutto pronto a Berlino per la celebrazione del ventennale della caduta del muro. La porta di Brandeburgo, per anni simbolo della divisione ospiterà domani almeno 100 mila persone provenienti da tutto il mondo, per festeggiare la “Festa della libertà”. Attesi, tra gli altri, i leader dei Paesi della Ue, il presidente della Russia Medvedev, il Segretario di Stato Usa Hilary Clinton. A fare gli onori di casa la Cancelliera Angela Merkel. Un ventaglio di iniziative per rivivere la memorabile notte del 9 novembre 1989, quando il muro iniziava a cadere per mano popolare. Da Berlino Alessandra De Gaetano.

    La bella, eroica, elettrica Berlino sta per diventare teatro di grandi festeggiamenti e rievocazioni simboliche a cielo aperto. È tutta allestita con diversi maxischermi la piazza della porta di Brandeburgo, Pariser Platz, pronta a spiccare il volo verso la libertà. Testimonial di questo grande evento, domani sarà la Cancelliera tedesca, che attraverserà simbolicamente il primo varco aperto venti anni fa, a Bornholmer Strasse, a braccetto con il leader della svolta democratica polacca Lech Walesa e il leader della Perestrioka Mikhail Gorbaciov. Intanto, per le strade dove un tempo sorgeva il muro, che costeggiano il fiume Sprea, si vedono tessere di domino di enormi dimensioni, con raffigurazioni tutte colorate, realizzate dagli studenti della capitale tedesca. Tutte vere e proprie opere d’arte, dipinte a mano in collaborazione con personalità del calibro di Nelson Mandela e Lech Walesa, che rappresentano un muro simbolico di un chilometro e mezzo di blocchi allineati, che domani verranno abbattuti con l’effetto domino in scala monumentale. A farle cadere, dopo aver presenziato alla cerimonia ufficiale del passaggio per la porta di Brandeburgo, saranno la Cancelliera Angela Merkel, insieme ai suoi autorevoli ospiti. Intanto al Check Point Charlie, il più famoso passaggio di frontiera tra Est e Ovest, continuano ad arrivare pullman da cui scende un flusso continuo di persone, tra cui molti giovani, per vedere da vicino uno dei luoghi simbolo della riconquistata libertà dei berlinesi. Ovunque, in città, è un susseguirsi di mostre, che documentano, attraverso il tempo, il percorso di Berlino negli ultimi 50 anni.

     
    Festeggiare il capitolo nuovo che l’Europa unita ha potuto vivere a partire dalla caduta del Muro di Berlino non significa dimenticare che il rischio dell’ideologia è sempre in agguato. Fausta Speranza ne ha parlato con Mario Mauro presidente del gruppo PDL del Parlamento Europeo:

    R. – E’ opportuno capire che lo spettro vero non è tanto quello di una singola ideologia, quanto il fatto che le ideologie sempre continuano a presentare un pericolo gravissimo per la coesistenza pacifica, per la nostra civiltà, per il nostro desiderio di compimento della nostra umanità. Con la caduta del Muro cade l’ultimo grande totalitarismo della storia del Novecento, il comunismo. Nazismi, fascismi e comunismi sono stati facce diverse della stessa medaglia: una concezione del potere per cui il potere è tutto e l’uomo non è niente. Ma il crollo del comunismo non ha fatto finire il dramma delle ideologie. Oggi abbiamo ideologie nuove che possono rappresentare anche esse un pericolo grave per il nostro futuro. Le ideologie totalitarie che hanno caratterizzato il Novecento prendevano il popolo a pretesto per un progetto di potere: tutto veniva fatto in nome del popolo. Oggi, si prende addirittura Dio a pretesto per un progetto di potere: tra le nuove ideologie, infatti, c’è sicuramente il fondamentalismo di matrice islamista. Ma accanto a questa dittatura fondamentalista, corriamo il rischio di avere una dittatura meno evidente ma ugualmente pervasiva: la dittatura del relativismo. Una concezione del potere, cioè, che tende ad escludere che l’uomo possa mettersi in rapporto con la verità e con Dio. E questa dittatura del relativismo è forse il pericolo più grande che corre l’Europa. Quindi la caduta del Muro deve esserci oggi di monito: a non tollerare neanche la dittatura del relativismo.

     
    D. – Ecco, nella questione del relativismo c’è anche quella della sentenza della Corte europea di Strasburgo, del Consiglio d’Europa che – ripetiamolo - è un organismo diverso dall’Unione Europea…

     
    R. – Guardi, è forse il tema più delicato per il nostro futuro. Non solo l’integrazione europea, ma anche l’integrazione di grandi comunità di migranti che vengono dal resto del mondo nell’Unione Europea, pone a chi voglia completare il progetto posto in essere dai Padri Fondatori dei problemi gravissimi e profondi. Il Crocifisso è un simbolo religioso. Benissimo. Ma è anche un simbolo della lotta, del lungo cammino che nella storia è avvenuto per garantire la libertà religiosa. E’ proprio Cristo, infatti, che con la sua incredibile vicenda, umana e divina insieme, ci dice la cosa più grande, e cioè che la religione non può essere ostaggio della politica e la politica non può diventare un terreno su cui la religione lancia dei messaggi impropri. Proprio per questo vale la pena che il Crocifisso stia nelle aule e negli uffici pubblici di un Paese come il nostro che ha visto il fiorire della propria laicità e della propria struttura, di istituzioni garanti dei diritti della vita dei cittadini, proprio da questa storia e da questa tradizione. E ha senso – a mio modo di vedere – che stia anche in Europa e che stia in tutta quella parte del mondo che in qualche modo in questa tradizione affonda le proprie radici.

     
    D. – Mario Mauro, c’è un’espressione nella sentenza della Corte europea di Strasburgo particolarmente significativa, purtroppo inquietante: si parla di “neutralità del pluralismo”. Dunque, l’idea che il pluralismo debba essere fatto di varie neutralità e non di identità che si incontrano? E’ questa, dunque, la tendenza di fondo?

     
    R. – Mi sembra del tutto evidente – lo dice la parola stessa – che “pluralismo” voglia dire concorrenza tra le identità, competizione tra le identità. Competizione è parola che deriva dal latino: cum-petere, cercare insieme la soluzione migliore. Laddove invece si pretende che il pluralismo sia una specie di barattolo vuoto dove vengono contenuti “come cetriolini senza sugo” - come diceva Bernanos nella sua grande opera “i grandi cimiteri sotto la luna” - tutti coloro che fanno parte della collettività. Allora evidentemente siamo in presenza non di “pluralismo”, ma di “totalitarismo”.

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    L’appello dell’ONU perché il vertice di Copenhagen sul clima sia “punto di svolta”

    ◊   Il vertice di Copenhagen sia ''il punto di svolta nella lotta internazionale contro il cambiamento climatico''. Sono parole del segretario esecutivo della Convenzione Onu sul clima, Yvo de Boer, che ha partecipato in questi giorni a Barcellona alla conferenza preparatoria al summit che si terrà nella capitale danese dal 7 al 18 dicembre prossimi. ''Pochi progressi'' sono stati compiuti sui ''due punti chiave'' della trattativa sul clima, ha comunque ammesso de Boer: la riduzione delle emissioni dei Paesi industrializzati entro il 2020 e il volume degli aiuti da destinare agli Stati in via di sviluppo per attenuare gli effetti già disastrosi dei cambiamenti climatici. Proprio tali conseguenze dannose minacciano le riserve idriche della Terra, importantissime per la nostra sopravvivenza. Su questo aspetto, ascoltiamo il prof. Minik Rosing, geologo all’Università di Copenhagen, intervistato da Giada Aquilino:

    R. – “Water is important for everything…”
    L’acqua è importante per tutto ciò che si trova sulla Terra. Di certo, la vita dipende completamente dall’acqua: tutti i processi sul nostro Pianeta apparentemente funzionano grazie all’acqua corrente.

     
    D. – Quale riflessione è chiamata a compiere oggi la comunità internazionale per la salvaguardia ambientale?

     
    R. – “I think that when we see...”
    Penso che quando osserviamo i cambiamenti climatici, una delle considerazioni importanti è: non è che stiamo perdendo acqua, ma l’acqua va a distribuirsi in maniera diversa sul Pianeta. Quei luoghi che sono sempre stati abituati ad avere molta acqua, forse ne avranno meno o ne avranno in un momento diverso dell’anno rispetto a com’erano abituati. Quindi, il problema del cambiamento climatico è che avremo acqua in zone diverse e in tempi diversi. E questo è il problema.

     
    D. – Qual è il rapporto oggi tra uomo e acqua?

     
    R. – “Everybody on Earth…”
    Tutti sulla Terra fondamentalmente vivono dove esiste una buona scorta d’acqua. Possiamo vedere, per esempio, come la maggioranza della popolazione sia concentrata lungo i fiumi Nilo, Mekong, Indo, Gange. Di contro, in posti come la Mongolia, l’Afghanistan, le zone aride ci sono poche persone. Quindi, certamente, le persone vivono dove c’è acqua, perché dall’acqua dipendono la vegetazione, gli animali ed ogni cosa: l’acqua è assolutamente essenziale per tutte le coltivazioni umane.

     
    D. – Uragani, inquinamento, erosione, innalzamento del livello dei mari. Quale futuro attende le acque del Pianeta?

     
    R. – “It is very difficult to say...”
    E’ molto difficile da dire. Ci rendiamo conto di ulteriori problemi. E’ già successo nella storia, come quando abbiamo realizzato che aggiungere piombo alla benzina rappresentava un problema per la salute della gente: abbiamo fatto delle leggi che limitassero la quantità di piombo ed ora siamo riusciti, in buona misura, a far rientrare il problema. E la stessa cosa con il buco nell’ozono: quando abbiamo scoperto il problema, abbiamo iniziato a lavorarci sopra. Quindi, abbiamo questa consapevolezza dell’importanza dell’acqua e delle difficoltà che ci troviamo ad affrontare. E’ il primo passo verso una soluzione: abbiamo capito quale sia il problema e ciò significa che possiamo fare qualcosa per risolverlo.

     
    D. – Il prossimo mese, a Copenhagen, si terrà il vertice Onu sui cambiamenti climatici. Quanto è importante?

     
    R. – It is very important, because...
    E’ molto importante, perché riunirà tante persone in grado di prendere decisioni. Fondamentalmente significa che, se tutti quelli che devono prendere provvedimenti saranno d’accordo sulla limitazione delle emissioni di gas serra per mitigare quindi il problema, ciò sarà già molto significativo. Penso che l’incontro in se stesso sia importante, ma quello che secondo me è veramente rilevante è il processo che ha portato all’incontro: infatti, durante questo processo è stato aumentato il prezzo politico da pagare per non aver agito. E’ sempre più difficile per i politici astenersi dall’agire, in questo ambito. Inoltre, la nostra consapevolezza sull’esistenza del problema è aumentata. Sono pochi i politici che possono provare ad affermare che il problema non esiste, che non vedono mutamenti globali e che i cambiamenti climatici non sono provocati dall’uomo: ormai, nessuno può cavarsela con affermazioni di questo genere. Quindi, penso che il processo compiuto negli ultimi due anni sia molto più importante dell’incontro stesso.

     
    D. – Cosa pensa del protocollo di Kyoto? E’ stato un errore o un contributo importante?

     
    R. – I don’t think you can talk about …
    Non penso che si possa dire che sia giusto o sbagliato: ci si può chiedere se sia sufficiente o no. Certamente si può dire che il Protocollo è quello che è: ovviamente sarebbe stato meglio se tutti avessero aderito al Protocollo ed ancor meglio se lo avessero seguito. Penso che la questione, oggi, non sia che il Protocollo di Kyoto non sia stato elaborato bene, quanto il fatto che in realtà sono stati proprio in pochi a seguirlo.

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    “Tu prepari il frumento per gli uomini”: tema della Giornata del Ringraziamento

    ◊   Un’occasione per ringraziare del Creato e riflettere sull’importanza del mondo rurale: è la Giornata del Ringraziamento che ricorre oggi, ma sarà celebrata domenica prossima a livello nazionale per non accavallarsi con la visita del Papa a Brescia. Curata dalla Commissione episcopale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia e la pace della CEI, il Messaggio dell’iniziativa ha per titolo “Tu prepari il frumento per gli uomini”. Ma cosa si vuole comunicare con questa Giornata? Debora Donnini lo ha chiesto a mons. Arrigo Miglio, presidente della stessa Commissione e vescovo di Ivrea:

    R. – La Terra è il grande libro scritto dal Creatore e quindi vogliamo invitare la comunità cristiana e tutta la società a rieducarsi, a leggere questo libro. Il secondo messaggio è quello della custodia del creato: il Creatore ha posto l’uomo sulla Terra perché ne sia custode, fedele e saggio amministratore. Il terzo messaggio importante, proprio raccogliendo anche vari inviti del Santo Padre, anche nella “Caritas in veritate”, è il discorso della condivisione dei beni della Terra. Quindi da una parte il problema della giustizia a livello globale, i problemi della fame e della denutrizione, ma c’è anche il problema dell’espropriazione del suolo e quindi l’accaparramento di terre, di suolo, da parte di economie emergenti a scapito della sopravvivenza o di una vita dignitosa delle popolazioni dei Paesi più poveri.

     
    D. – Voi fate un esplicito riferimento, nel messaggio di quest’anno, all’Africa…

     
    R. – Sì, proprio per quest’aspetto dell’accaparramento del suolo ed è un discorso che va di pari passo con quello della cementificazione. Questo riguarda anche il nostro continente, il nostro Paese. Ridare quindi alla cultura del mondo agricolo il suo ruolo primario che in questi anni, almeno in certe regioni anche del nostro Paese, è stato un po’ considerato una cultura di serie B rispetto alla cultura industriale, del terziario. C’è un riscatto ed una centralità, credo, da recuperare e quindi questa cultura è un lavoro di educazione.

     
    D. – Un passaggio del messaggio sottolinea come “dalla solidarietà deve nascere un rapporto con i fratelli migranti che ne rispetti davvero la dignità personale”. Voi fate quindi un riferimento all’accoglienza verso i migranti...

     
    R. – C’è tutto un mondo di lavoratori dell’agricoltura extracomunitari. C’è un dovere di accoglienza ma bisogna anche riconoscere, come dice il messaggio, che sono importanti e decisivi per il mantenimento stesso del mondo agricolo. In fondo questa manodopera diventa indispensabile in molte situazioni.

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    Universitari romani e abruzzesi ieri in pellegrinaggio al santuario di San Gabriele dell’Addolorata, per pensare insieme al futuro

    ◊   Erano oltre 4000 gli studenti romani e abruzzesi che ieri al santuario di San Gabriele dell’Addolorata all’Isola del Gran sasso hanno partecipato al VII pellegrinaggio degli universitari organizzato dall’Ufficio per la pastorale universitaria del Vicariato di Roma. Durante la giornata, che ha avuto come tema “Lo riconobbero nello spezzare il pane”, i ragazzi hanno potuto confrontarsi sull’attuale situazione post terremoto che stanno vivendo gli Atenei abruzzesi. Il servizio di Marina Tomarro.

    Un murales con una grande scritta “spes” speranza. E’ il dono che gli universitari romani hanno voluto lasciare ai loro colleghi abruzzesi. Ma quanto è stato importante questo incontro? Don Luigi Epicoco direttore della pastorale universitaria dell’Aquila:

     
    E’ molto importante perché c’è una sorta di normalità, cosa che magari in questo periodo ci manca un po’. Vedere intorno tanti colleghi, tanti ragazzi che vivono di nuovo la normalità, la loro vita universitaria, ci fa ricordare l’impegno a riprendere la nostra normalità nei rapporti nella nostra vita universitaria. La Croce è una cosa molto personale, nessuno può evitartela però la vicinanza rende sopportabile questa Croce, la rende un po’ più umana in attesa di poter andare oltre anche quel Calvario. La vicinanza di questi amici ci ricorda di rimetterci in piedi e lenisce un poco quelle ferite che ancora ci portiamo addosso.

     
    Al pellegrinaggio hanno partecipato numerosi studenti abruzzesi. Ascoltiamo alcune testimonianze.

    E’ importante che quello che ci è successo non venga dimenticato. E per non dimenticare è importante raccontare ai nostri amici, ai nostri colleghi, alla gente, ai giovani come me quello che è successo. Quindi giornate del genere all’inizio dell’Anno Accademico ci stanno proprio bene. Serve per fare luce, fare chiarezza e metterci in moto, perché poi ognuno nel suo piccolo può dare un contributo.

     
    In questa giornata ho sentito e, soprattutto, ho visto negli occhi dei ragazzi che erano di fronte a me mentre parlavo, una sete di sapere, perché molto probabilmente sentire ciò che noi abbiamo vissuto li rende compartecipi della situazione e anche dei disagi che viviamo, però sicuramente andare avanti, anche con il loro sostegno e soprattutto con la comunione spirituale ci rende più forti e uniti in Cristo.

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    Chiesa e Società



    Mons. Migliore all’Onu: necessaria una strategia energetica che tuteli salute e ambiente e sostenga lo sviluppo dei Paesi poveri

    ◊   La questione dell’energia ha un ruolo chiave per la comunità internazionale e richiede “una strategia energetica duratura e completa” capace di garantire “la sicurezza energetica, tutelando la salute e l'ambiente e assumendo impegni concreti per affrontare i problemi legati al cambiamento climatico”. Un piano che possa “avviare una transizione pacifica verso un'economia globale più efficiente, che cerchi di diminuire il consumo di energia e l'uso di combustibili fossili”. Questo in sintesi l’intervento di mons. Celestino Migliore, Osservatore Permanente della Santa Sede presso l’Onu nel corso della 64.ma Assemblea generale dell’organismo delle Nazioni Unite, lo scorso 3 novembre. Il presule ha inteso porre all’attenzione dei presenti tre questioni fondamentali: “In primo luogo – ha detto - il progresso nel campo dell'energia rinnovabile è estremamente importante per lo sradicamento della povertà” giacché “la disponibilità di energia e l'accesso a essa hanno un impatto profondo e positivo sulle opportunità relative alla sanità, all'educazione, all'alimentazione e al reddito”. Possibilità di sviluppo – aggiunge - che si fondano su una reale disponibilità di risorse, dal momento che “i Paesi in via di sviluppo, nel complesso, hanno più del 40% della capacità produttiva di energia rinnovabile installata, più del 70% dell'esistente capacità produttiva di acqua calda ottenuta dal sole e il 45% della capacità produttiva di energia da biocombustibili”. In secondo luogo, continua mons. Migliore, il “dibattito sull'individuazione di risorse e servizi energetici affidabili, accessibili (…) e ambientalmente sani dovrebbe prendere in considerazione i costi umani e ambientali a lungo termine”, poiché a pagare il prezzo dello sfruttamento ambientale sono soprattutto i Paesi in via di sviluppo che non possono “proteggersi dalle sfide poste dal cambiamento climatico”. Infine, conclude il presule, “affinché i programmi relativi all'energia rinnovabile abbiano successo” è necessario favorire la consapevolezza circa l’importanza della questione energetica e del sostegno all’uso di fonti di energia rinnovabili. (C.D.L.)

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    Al via domani ad Assisi, la 60.ma Assemblea Generale della Cei

    ◊   Con una prolusione del card. Angelo Bagnasco, presidente della Cei, si apre domani ad Assisi la 60.ma Assemblea Generale della Conferenza Episcopale Italiana. Quattro i temi al centro dei lavori, secondo una nota pubblicata sul sito della Conferenza dei vescovi italiani: “l’approvazione della nuova edizione italiana del Rito delle Esequie; l’approvazione della Nota su Chiesa e Mezzogiorno; la riflessione sulla questione antropologica alla luce del nesso fra etica della vita ed etica sociale, secondo la Caritas in veritate; l’approfondimento del rapporto fra l’immagine della Chiesa e la comunicazione dei media”. Particolare rilievo – prosegue la nota – sarà dato alle “iniziative di carattere nazionale in occasione dell’Anno Sacerdotale. Sono inoltre previste la comunicazione sulla rilevazione delle opere sanitarie e sociali ecclesiali in Italia e alcune informazioni sull’Ostensione della Sindone - in programma a Torino dal 10 aprile al 23 maggio 2010 - e sul Convegno “Testimoni digitali”, a Roma dal 22 al 24 aprile prossimi. Previsto per martedì, dopo la Celebrazione Eucaristica nella Basilica di Santa Maria degli Angeli, il saluto ai vescovi del Nunzio Apostolico in Italia, mons. Giuseppe Bertello. (C.D.L.)

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    Pronti i calendari 2010 di Faith dedicati all’Anno Sacerdotale, a Benedetto XVI e a Giovanni Paolo II

    ◊   Con una veste nuova ed una migliore qualità della stampa, sono pronti i calendari 2010 realizzati da Faith, la pubblicazione cattolica più letta nel mondo cattolico cinese, di He Bei. Secondo quanto diffuso dall’agenzia Fides, il primo, dal formato più grande, è dedicato all’anno Sacerdotale, e riporta in copertina l’immagine di Gesù. Il secondo, dalle dimensioni minori, è invece intitolato ai Papi Benedetto XVI e Giovanni Paolo II e riporta fotografie degli stessi ripresi in alcuni momenti del loro ministero, durante le udienze, nei momenti di preghiera personale, durante la Messa. Inoltre sono pronte anche le copie del calendario liturgico 2010. “Grazie alla collaborazione di tanti amici, abbiamo anche migliorato la qualità della stampa, che ci permette così di avere immagini del Papa molto migliori rispetto al passato”, conclude la nota di Faith. (C.D.L.)

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    Abitazioni e formazione spirituale per i poveri alla periferia di Manila

    ◊   Avranno casa e lavoro per soli 20 pesos a settimana, pari a 20 centesimi di euro. I poveri che vivono nella discarica di Payatas, alla periferia di Manila, nelle Filippine, potranno così abbandonare le baracche fra i rifiuti dove vivono per trasferirsi in nuove abitazioni e iniziare una vita dignitosa. Grazie all’impegno delle suore francescane e delle organizzazioni cattoliche che da 30 anni sono impegnate nella regione per il loro sostegno. Secondo l’agenzia internazionale Asianews, a beneficiare del progetto – che ha inizio nel 1977, per iniziativa della missionaria francescana sr. Coca Pacheco - saranno ora circa 70 famiglie. “Per i primi due mesi oltre al terreno e ai materiali di costruzione offriamo loro il necessario per vivere – racconta sr. Pacheco – ma dopo questo periodo li aiutiamo a trovare un lavoro in modo da renderli autosufficienti”. “Il pagamento di 20 pesos a settimana è simbolico – spiega la missionaria francescana - ma è un modo per far crescere in loro il senso di dignità”. Per la religiosa il successo del progetto sta nell’aver offerto ai poveri e agli emarginati oltre all’aiuto materiale anche una formazione spirituale. “Attraverso la trasmissione di valori, essi acquistano fiducia e divengono responsabili (…) in questo modo sfruttano al meglio le opportunità che vengono loro offerte, migliorano la loro situazione e trasmettono ad altri la loro esperienza”. Dal 1977, 1500 persone hanno trovato condizioni di vita migliori nell’area di Brookside, alla periferia di Quezon City. Qui nel 2004 è stata inaugurata la prima scuola elementare, realizzata con la cooperazione di tutti gli abitanti. Ora circa 300 bambini seguono i corsi, che danno lavoro a sette insegnanti. (C.D.L.)

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    Missione Popolare Redentorista in Brasile: le famiglie per l’evangelizzazione

    ◊   Sono impegnate in una grande opera di evangelizzazione le 740 famiglie coinvolte a Bandeirantes, in Brasile, nel progetto promosso dalle Missioni Popolari Redentoriste. Giunta alla sua seconda fase, in corso dal 14 ottobre e fino al 14 novembre, l’iniziativa intende trasformare le parrocchie in “comunità di comunità” attraverso l’aggregazione delle famiglie in gruppi di preghiera, riflessione e missione, secondo gli orientamenti del Documento di Aparecida. Nella parrocchia di Nostra Signora de Aparecida a Bandeirantes – riferisce la Fides - si sono formati 74 gruppi missionari, 43 nella zona urbana e 31 presso le comunità rurali, ciascuno formato da circa 15 famiglie. (C.D.L.)

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    Filippine: per la povertà, oltre 6 milioni di giovani abbandonano la scuola

    ◊   E’ a causa della povertà, delle precarie condizioni di salute dei genitori, di malattie o handicap fisici che non ricevono adeguata assistenza e della necessità di contribuire all’economia familiare che nelle Filippine circa 6 milioni di ragazzi in età scolare abbandonano gli studi o non frequentano del tutto la scuola. Un dato allarmante che emerge da uno studio del Dipartimento dell’educazione di Manila, divulgato da Asianews. I giovani sotto i 18 anni rappresentano più del 30% degli oltre 91 milioni di abitanti del Paese e quasi il 25% di essi non finisce gli studi. A risolvere il problema - commenta mons. Honesto Ongtioco, vescovo di Cubao - non bastano il 2,5% del Pil (Prodotto interno lordo) destinato all’istruzione e nemmeno il fatto che nelle Filippine la scuola è un servizio gratuito. Piuttosto – dice - è importante “motivare i genitori” affinché si rendano conto del “valore dell’educazione nella vita dei figli” e perché siano disposti anche a fare “i necessari sacrifici per assicurargliela”. Il vescovo di Cubao è certo che l’istruzione dei giovani “è la spina dorsale dello sviluppo della nazione” e per questo invita tutte le organizzazioni della società civile a operare a favore della scolarizzazione e del miglioramento dell’offerta formativa. La Chiesa delle Filippine, attraverso la Catholic Educational Association of the Philippines (Ceap), ha da tempo attivato iniziative per sollecitare i genitori a garantire almeno l’istruzione di base ai figli. Quest’anno la Caritas Manila ha stanziato 8mila borse di studio per l’anno scolastico in corso e tutte le parrocchie del Paese sono state invitate a sostenere i giovani che rischiano di non concludere la scuola. (C.D.L.)

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    In Somalia, gli integralisti lapidano un uomo accusato di adulterio

    ◊   In Somalia gli integralisti islamici hanno lapidato un uomo giudicato colpevole di adulterio e hanno rinviato l'esecuzione della sua innamorata incinta al termine della gravidanza. Lo scrive la Bbc online. L’uomo, di 33 anni, è stato ucciso a colpi di pietra davanti a una folla di circa 300 persone nella città portuale di Merka; avrebbe confessato l'adulterio davanti a un tribunale islamico. Il presidente della Somalia, Sheikh Sharif Sheikh Ahmed, ha condannato la lapidazione affermando che ''azioni di questo genere non hanno nulla a che vedere con l'Islam''. Nel Paese, il mese scorso due uomini furono lapidati a Merka dopo essere stati giudicati colpevoli di spionaggio. L'anno scorso fu lapidata per adulterio una ragazzina di 13 anni che era stata violentata da alcuni uomini a Chisimaio. (C.D.L.)

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    Olimpiadi 2010: la fiamma olimpica a pochi chilometri dal Polo Nord

    ◊   Per la prima volta nella sua storia la fiamma olimpica arriverà domani a meno di 90 chilometri dal Polo Nord, nella base militare di Alert, considerata il più settentrionale luogo abitato del mondo. La fiamma – giunta ieri nei territori del Grande Nord in Canada – viaggia verso Vancouver, dove si terranno le Olimpiadi invernali del 2010, e verrà presa in consegna da 22 tedofori per una simbolica staffetta verso quattro centri Innuit, la popolazione che vive nella zona più settentrionale del Paese. L’arrivo a Vancouver è previsto per il 12 febbraio dopo un viaggio di 45 mila chilometri. (C.D.L.)

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    Conto alla rovescia per la GMG asiatica, dedicata alla Parola di Dio e all’Eucaristia

    ◊   C’è fermento nella Chiesa filippina per la quinta edizione della “GMG Asiatica”, al via il prossimo 20 novembre e fino al 27 del mese, sul tema della Parola di Dio e dell’Eucaristia. L’Asian Youth Day - è questo il vero nome dell’evento a cadenza triennale - vedrà radunati nella città di Cavite, alle porte della capitale Manila, oltre 2mila giovani di 22 Paesi diversi in qualità di delegati delle rispettive nazioni asiatiche. “Rinnovare la fede dei giovani asiatici, nell’amore alla Parola di Dio e all’Eucaristia; celebrare con modalità specificamente giovanili la Parola e l’Eucaristia nei diversi contesti e culture asiatiche; rendere i giovani agenti di trasformazione nelle diverse Chiese locali in Asia” sono gli obiettivi dell’iniziativa secondo una nota dei vescovi asiatici. All’agenzia Fides, mons. Joel Z. Baylon, vescovo di Masbate e presidente della Commissione per i Giovani, in seno alla Conferenza Episcopale, spiega che al passare degli anni e delle diverse edizioni dell’iniziativa “conserva l’idea di base di riunire i giovani dell’Asia per vedere il volto della Chiesa cattolica negli altri Paesi asiatici”. Il vescovo ha poi espresso la sua gratitudine alle famiglie che daranno ospitalità ai giovani delle altre nazioni, nonostante le difficoltà e i disagi creati dai tifoni tropicali Ondoy e Pepeng che recentemente hanno sconvolto le Filippine. I giovani partecipanti saranno ospitati in famiglie nelle diocesi Manila, Lipa, San Pablo, Antipolo, Paranaque, Pasig, Cubao, Novaliches, Kalookan e Imus. (C.D.L.)

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    24 Ore nel Mondo



    17 ribelli e un soldato britannico morti nel sud dell’Afghanistan

    ◊   Sempre delicata la situazione in Afghanistan. Nella provincia meridionale di Zabul almeno 17 ribelli sono stati uccisi in una battaglia con l’esercito regolare che ha visto l’impiego degli aerei della Nato. Sempre nella zona sud del Paese un’esplosione ha provocato la morte di un soldato britannico. E c’è da registrare una nuova accusa mossa da Kabul nei confronti delle forze internazionali: 7 militari afghani sarebbero morti sotto il fuoco amico in un raid aereo dell’Alleanza avvenuto due giorni fa nella parte ovest dell’Afghanistan mentre erano in corso le ricerche di due paracadutisti statunitensi. L’Isaf ha avviato un’inchiesta per far luce sulla vicenda, al centro anche di un’indagine del ministero della Difesa afghano.

    Pakistan
    Proseguono senza sosta le azioni della guerriglia in Pakistan. Almeno 12 le vittime per un attentato kamikaze avvenuto nella città di Peshawar davanti alla casa di un esponente del governo locale. L’uomo, finito nel mirino dei ribelli per il suo impegno contro i talebani, è rimasto ferito.

    Medio Oriente
    Il presidente israeliano Shimon Peres ha chiesto al suo omologo palestinese Abu Mazen di restare al potere e di ricandidarsi alle prossime elezioni di gennaio. La dichiarazione è arrivata davanti a decine di migliaia di israeliani riuniti a Tel Aviv per commemorare la scomparsa del premier Yitzhak Rabin, ucciso 14 anni fa. Nell’occasione su un maxi-schermo è stato proiettato un videomessaggio in cui il presidente americano Barack Obama ha ribadito il proprio sostegno per la creazione di due Stati, come soluzione del conflitto israelo-palestinese. E il premier israeliano Benyamin Netanyahu, assieme al ministro della Difesa Ehud Barak, si trova negli Stati Uniti per partecipare all’Assemblea Generale (GA) delle federazioni ebraiche. Non confermato per il momento un incontro con il capo della Casa Bianca.

    Libano: attesa per il nuovo governo
    C’è attesa in Libano per la nascita del governo di unità nazionale dopo il via libera dell’opposizione guidata dagli Hezbollah. Nelle prossime ore il premier designato Hariri potrebbe recarsi dal presidente Michel Sleiman per consegnargli la lista dei ministri. Gli osservatori guardano con attenzione alla tenuta della compagine composta dal blocco filo occidentale, vicino all’Arabia Saudita, e da quello sostenuto da Iran e Siria.

    Nucleare Iran
    Marcia indietro dell’Iran sulla proposta dell’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica. Il pacchetto è ancora sul tavolo, ha fatto sapere il capo della Commissione per la sicurezza nazionale iraniana. Lo stesso parlamentare, ieri, aveva annunciato il rifiuto della Repubblica Islamica al trasferimento all’estero dell’uranio, che è il punto centrale della trattativa con la comunità internazionale. La decisione definitiva spetta comunque al Supremo Consiglio per la sicurezza nazionale di Teheran.

    Condanne Iran
    Eseguite 4 condanne a morte per impiccagione in Iran, nella provincia meridionale di Kerman. Si tratta di quattro uomini accusati – secondo la stampa locale – di traffico di droga. Salgono così a 247 le condanne capitali compiute nel Paese dall’inizio del 2009; 246, invece, quelle avvenute l’anno scorso.

    Yemen-Arabia Saudita
    L’esercito dell’Arabia Saudita ha riconquistato il controllo della porzione di territorio al confine con lo Yemen, finita in mano ai ribelli sciiti yemeniti la scorsa settimana. Nelle operazioni militari di questi giorni, che hanno impegnato anche l’aviazione di Riad, sono morti 3 soldati sauditi mentre altri 4 risultano scomparsi. La stampa locale parla della cattura di almeno 155 rivoltosi che si erano infiltrati in Arabia. I ribelli hanno invece annunciato di aver abbattuto un aereo saudita, il terzo dall’inizio dell’offensiva.

    G20 finanziario in Scozia
    Divisioni in seno alla riunione del G20 finanziario di St Andrew, in Scozia. Stati Uniti e Fondo Monetario Internazionale hanno bocciato la proposta del primo ministro britannico Brown di una possibile tassa sulle transazioni finanziarie internazionali. Il vertice ha tuttavia stabilito di mantenere le misure di stimolo all’economia, fino a quando la ripresa sarà garantita.

    Cina-Africa
    Dieci miliardi di dollari in prestiti agevolati all’Africa nei prossimi tre anni. E’ la promessa del primo ministro cinese Wen Jiabao, giunta al forum economico sino-africano in corso a Sharm el Sheikh, in Egitto. Il leader di Pechino ha anche annunciato l’annullamento del debito di molti Paesi africani, in linea con la richiesta avanzata dal presidente egiziano Mubarak che ha esortato le grandi potenze proprio ad ‘alleggerire’ il debito dei Paesi del continente nero e a proseguire nell’impegno per lo sviluppo e la lotta contro la povertà.

    Dalai Lama
    Al via la delicata visita del Dalai lama nello Stato indiano dell’Arunachal Pradesh, conteso tra India e Cina. Il leader spirituale dei tibetani ha definito la sua visita “un semplice viaggio spirituale”. Pechino in questi giorni aveva chiesto al governo indiano di non consentire l’evento. Nuova Dheli ha tuttavia respinto l’appello precisando che il Dalai Lama è un “ospite d’onore dell’India e può muoversi liberamente”. (Panoramica internazionale a cura di Eugenio Bonanata)

     
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIII no. 312

     
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