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Sommario del 07/11/2009

Il Papa e la Santa Sede

  • Il Papa ai religiosi italiani: proseguite con rinnovato slancio la missione dell'annuncio del Vangelo. Messa del cardinale Bertone per l'Assemblea Cism
  • Benedetto XVI sullo sport: se praticato con vigile senso etico, diventa una scuola di formazione ai valori umani e spirituali
  • Il Papa a Brescia: il programma della visita
  • Mons. Monari: Brescia, città tra forte tradizione cristiana e secolarismo. Interviste col sindaco e i giovani
  • Udienze e nomine
  • A 20 anni dalla caduta del Muro di Berlino, le parole di Benedetto XVI e Papa Wojtyla. Le riflessioni di padre Lombardi e Gianni Pittella
  • Da lunedì in Vaticano Congresso sulle migrazioni nell'era della globalizzazione
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Libano: sì di Hezbollah al governo di unità nazionale
  • Pellegrinaggio universitario al Santuario di San Gabriele dell'Addolorata: il saluto del Papa
  • Il commento di don Massimo Serretti al Vangelo della Domenica
  • Chiesa e Società

  • Sri Lanka: i leader religiosi uniti per la pace e la riconciliazione nazionale
  • La Chiesa indiana biasima le parole del leader del Bharatiya Janata Party
  • Denuncia di Msf: attacchi dell'esercito del Congo durante una campagna di vaccinazioni
  • Roma: preoccupazione del cardinale Vallini per l'ordinanza sui lavavetri
  • Mons. Crociata: le istituzioni sanitarie cattoliche rischiano la chiusura
  • Il comune di Aquino ricorda il 35.mo anniversario della visita di Paolo VI
  • Convegno sul sacerdozio nel pensiero di San Tommaso d’Aquino
  • I diritti dei bambini al centro di un convegno al Seraphicum
  • Si chiude a Roma il Convegno delle Superiore Maggiori d’Italia
  • In Germania l’Infanzia Missionaria si mobilita per la festa di San Martino di Tours
  • L’Associazione cattolica britannica per la giustizia razziale compie 25 anni
  • Domani a Roma la Giornata diocesana di “Avvenire”
  • 24 Ore nel Mondo

  • Afghanistan: oltre 130 talebani uccisi nelle operazioni di guerra nel nord del Paese
  • Il Papa e la Santa Sede



    Il Papa ai religiosi italiani: proseguite con rinnovato slancio la missione dell'annuncio del Vangelo. Messa del cardinale Bertone per l'Assemblea Cism

    ◊   Un incoraggiamento “a proseguire con rinnovato slancio la vostra importante opera a servizio della diffusione del Vangelo”: è questo il saluto che, attraverso le parole del cardinale Tarcisio Bertone, è giunto questa mattina ai partecipanti alla 49.ma Assemblea della Cism, la Conferenza che riunisce i superiori maggiori d’Italia, che si è chiusa oggi a Torino. Nel capoluogo piemontese, il segretario di Stato ha presieduto la Messa per i religiosi nella Basilica di Santa Maria Ausiliatrice, fatta erigere da San Giovanni Bosco, fondatore della famiglia Salesiana alla quale appartiene il cardinale Bertone. Il servizio di Alessandro De Carolis:

    Cosa vuol dire sollevare i poveri dalla miseria, in un’epoca di crisi economica che “produce” nuovi poveri? Per i religiosi di ogni Congregazione appare una sfida immane, se non fosse per la fede che li sostiene. Ed è un richiamo a tutte le forme di sobrietà che costituiscono, o lo dovrebbero, lo stile di vita di un consacrato. Il cardinale Bertone ha sviluppato l’omelia della Messa sulla falsariga suggerita dal titolo dell’Assemblea della Cism: “Povertà e comunione dei beni in un mondo globalizzato - per una testimonianza credibile dei consacrati”. Il consacrato “che vive il distacco se pure nell'uso intelligente dei beni realizza - ha affermato il segretario di Stato - il primato all'essere più che dell’avere, che è la modalità più feconda di autorealizzazione e di creatività”. Né, ha osservato ancora, “subisce passivamente le proposte allettanti di un diffuso consumismo, ma sa fare a meno delle cose quando queste soffocano i valori del Regno e rendono infruttuoso l'apostolato”. Lo stesso comportamento che adottò don Bosco - e nel 2009 si celebrano i 150 anni dei Salesiani - quando si trattò di costruire la Basilica torinese dedicata a Maria Ausiliatrice, sintetizzabile in questo suo motto: “Saper cominciare con poco, osare molto quando si tratta del bene, andare avanti affidandosi al Signore”. Uno spirito che ha orientato gli ultimi lavori della Cism, come spiega il riconfermato presidente dei Superiori maggiori, don Alberto Lorenzelli:

     
    R. - Oggi, l’umanità vive una situazione così. Povertà, disagio, mancanza dei beni e molte volte anche altri tipi di povertà più moderne: quelle culturali, quelle affettive, quelle spirituali. Ecco: la condivisione è mettere a disposizione tutte le nostre energie, tutte le nostre risorse, sia personali che comunitarie, al servizio dell’uomo.

     
    D. - In che modo la crisi economica mondiale ha condizionato il modo di fare missione, di servire concretamente i poveri?

     
    R. – Ciò che sembrava una crisi finanziaria, oggi invece ha una ricaduta molto più grande. E allora le richieste sono perché le famiglie non ce la fanno ad arrivare alla fine del mese, molti perdono il posto di lavoro, le sacche di povertà bussano spesso alla porta dei religiosi.

     
    D. – Si dice sempre che un periodo di crisi è anche un periodo privilegiato di creatività. Dal punto di vista pastorale, è emerso qualche spunto nuovo per far fronte a questa situazione?

     
    R. – Noi vogliamo riprendere proprio questa grande sfida ed essere come i nostri Santi fondatori che hanno sempre visto nei momenti di difficoltà una risorsa e una sfida da raccogliere. Io credo che nel Dna della vita religiosa ci sia il segno della Provvidenza alla quale dobbiamo in qualche modo affidarci, ma che dobbiamo sollecitare. Il dono della gratuità che è quell’impegno di disponibilità che i religiosi possono mettere, e poi la lettura dei tempi che viviamo per dare risposte immediate. Io credo che in questo momento i religiosi stiano dando risposte. Penso soprattutto al fenomeno dell’interculturalità e dell’immigrazione; penso al campo della sanità proprio sugli ultimi, quelli dove molte volte le istituzioni non riescono a dare risposte e invece la creatività dei religiosi ha aperto nuove prospettive; il mondo dell’educazione: nell’emergenza educativa i religiosi stanno dando risposte positive.

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    Benedetto XVI sullo sport: se praticato con vigile senso etico, diventa una scuola di formazione ai valori umani e spirituali

    ◊   “La Chiesa continui a sostenere lo sport per i giovani, valorizzando appieno anche l’attività agonistica nei suoi aspetti positivi…, evitando, però, ogni tendenza che ne snaturi la natura stessa con il ricorso a pratiche persino dannose per l’organismo”. E’ quanto afferma Benedetto XVI in un messaggio inviato in occasione del seminario promosso a Roma dalla sezione “Chiesa e Sport” del Pontificio Consiglio per i Laici sullo sport ed incentrato sul tema: “Sport, educazione, fede: per una nuova stagione del movimento sportivo cattolico”. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

    Lo sport possiede “un notevole potenziale educativo” e, se è praticato con “passione” e “vigile senso etico”, diventa “palestra di un sano agonismo”, una “scuola di formazione ai valori umani e spirituali”. Attraverso le attività sportive negli oratori, nelle scuole e nelle associazioni sportive - spiega il Santo Padre - la comunità ecclesiale contribuisce alla formazione della gioventù, fornendo “un ambito adatto alla crescita umana e spirituale”. Quando sono finalizzate allo sviluppo integrale della persona e gestite da personale qualificato e competente, le iniziative sportive si rivelano “occasione proficua” in cui “sacerdoti, religiosi e laici possono diventare veri e propri educatori e maestri di vita dei giovani”. E’ quindi necessario – aggiunge il Papa – che la Chiesa continui a “sostenere lo sport per i giovani, valorizzando appieno anche l’attività agonistica nei suoi aspetti positivi come, ad esempio, nella capacità di stimolare la competitività, il coraggio e la tenacia nel perseguire gli obiettivi”. Si deve evitare, però, “ogni tendenza che ne snaturi la natura stessa con il ricorso a pratiche persino dannose per l’organismo, come avviene nel caso del doping”. Dirigenti, tecnici e operatori cattolici – si legge infine nel messaggio – devono considerarsi “sperimentate guide per gli adolescenti, aiutandoli a sviluppare le proprie potenzialità agonistiche senza trascurare quelle qualità umane e quelle virtù cristiane che rendono la persona completamente matura”.

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    Il Papa a Brescia: il programma della visita

    ◊   E’ tutto pronto a Brescia, Concesio e Botticino Sera per l’arrivo del Papa, domani, alla sua prima visita pastorale nella terra di Paolo VI, a trent’anni dalla morte, e di Sant’Arcangelo Tadini. Un lungo percorso scandito da momenti di grande intensità spirituale. Piazze e strade sono vestite dei colori vaticani, bianco e giallo, e le composizioni floreali e i manifesti dicono “grazie” al Papa pellegrino. Il servizio della nostra inviata a Brescia Gabriella Ceraso:

    Oggi un timido sole riscalda Brescia e la sua provincia allontanando per un po’ l’unica variante quasi certa sulla giornata di domani, la pioggia. Ma in realtà neanche questo turba l’attesa della festa. La domenica col Papa sarà comunque l’abbraccio gioioso dei 50mila. In tanti, infatti, secondo il vescovado, parteciperanno all'evento. Luogo d’incontro, le 3 tappe principali, ma anche il lungo percorso di oltre 30 km in papa-mobile, animato in ogni tratto da 473 parrocchie e sotto lo sguardo di 2700 volontari. Dopo l’arrivo allo scalo militare di Ghedi alle 9.30, il primo bagno di folla è nel comune del marmo, Botticino Sera, dove il Papa, che si inginocchia davanti le spoglie di Sant'Arcangelo Tadini, iniziatore della Mutua operaia, è vissuto come un evento straordinario. Intorno alle 10 quindi l’arrivo in piazza Paolo VI, cuore della diocesi di Brescia, per la concelebrazione eucaristica e la recita dell’Angelus. Quattro i maxischermi montati nel centro storico: solo 12mila però, per motivi di spazio, le presenze davanti al grande palco bianco sul sagrato del Duomo. Un colpo d’occhio per un luogo che, tra edifici e chiese, narra la storia di una fede millenaria e di una intensa passione civile. Ultima tappa della giornata, il pomeriggio, a Concesio, nella Valtrompia. Qui il ricordo di Paolo VI, filo conduttore della visita, si fa realtà. Nulla è cambiato nella casa natale e al fonte battesimale di Giovan Battista Montini, a Sant’Antonino, dove ad attendere il Papa ci saranno oltre 300 fedeli, per un tuffo nella memoria al lontano settembre 1897. Ma a Concesio c’è anche lo scrigno con l’eredità del Papa bresciano, timoniere della Chiesa post-conciliare: è la nuova sede dell’Istituto Paolo VI che il Santo Padre viene ad inaugurare, conferendo il premio - che porta il nome di Montini - alla collana patristica francese “Sources Chrétiennes” per il contributo dato alla comprensione della tradizione cristiana. Fede e cultura si uniscono dunque in questa visita e nel ricordo di Paolo VI, che, a dieci anni dalla presenza del Papa polacco, Benedetto XVI viene a confermare suo predecessore in un magistero dalla straordinaria attualità.

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    Mons. Monari: Brescia, città tra forte tradizione cristiana e secolarismo. Interviste col sindaco e i giovani

    ◊   Una colletta per le Chiese più povere soprattutto dell’Africa. E’ il dono che la diocesi di Brescia ha preparato per il Papa e che gli consegnerà per mano del vescovo Luciano Monari all’arrivo in Piazza Paolo VI. “Un gesto concreto di carità collettiva” ha spiegato il presule, “per ricambiare il momento di grazia che Benedetto XVI ci concede con la sua presenza”. Ma quali i significati attribuiti a questa giornata dalla Chiesa bresciana? Gabriella Ceraso lo ha chiesto allo stesso mons. Monàri:

    R. – Il primo è naturalmente quello della comunione che ci lega con la Chiesa di Roma. Che venga il Papa di Roma a parlare a noi vuol dire il riconoscimento del cammino della Chiesa bresciana come autentica Chiesa cattolica e vuol dire anche accogliere, dalla voce del Successore di Pietro, l’annuncio del Vangelo con un’energia ed una luminosità particolare. Questo è il primo, grande significato. Il secondo è la memoria di Paolo VI, al quale siamo particolarmente affezionati. Vorremmo riuscire a dare una testimonianza di fede, che sia in qualche modo degna del Papa che abbiamo avuto.

     
    D. – Qual è il clima che si è creato ed anche le attese di tutta la comunità?

     
    R. – Il clima è quello dell’ospitalità gioiosa e semplice per poter riconoscere nel Papa una persona che sta vivendo con impegno e con una grande fedeltà il Vangelo nel confronto con le sfide che la cultura di oggi pone.

     
    D. – Qual è la comunità che troverà il Papa, quali le peculiarità ma anche le sfide?

     
    R. – Il Papa trova una Chiesa che ha una tradizione cristiana molto forte e soprattutto una tradizione d’impegno anche laicale nella società, nella scuola, nella sanità. Trova una città che ha i problemi del confronto con la pluralità delle culture, perché da noi ci sono tantissimi immigrati. C’è poi il problema fondamentale della secolarizzazione che è proprio del nostro mondo contemporaneo.

     
    D. – La terra bresciana è anche terra di forti attività economiche, di lavoro. In tal senso la stessa “Caritas in veritate” ha dato forte peso allo sviluppo umano integrale. Sotto questo profilo, cosa si augura che possa anche lasciare il Papa?

     
    R. – Che ci aiuti a comprendere lo sviluppo umano in tutta la sua ricchezza, perché è uno sviluppo che comporta sviluppo economico e tecnologico, ma è uno sviluppo che richiede soprattutto una crescita di umanità, quindi di capacità dell’uomo di gestire gli strumenti che ha a disposizione, avendo degli scopi, creando dei legami di comunione e di fraternità con gli altri, sviluppando un senso di responsabilità.

     
    D. – Chi ci sarà in Piazza Paolo VI ad accogliere il Papa?

     
    R. – Abbiamo tentato di far entrare i rappresentanti di tutte le realtà che ci sono nella diocesi. Speriamo che questo sia percepito proprio per quello che vuole essere, cioè il segno di una comunione che lega tutti.

     
    Anche la società civile e le sue istituzioni lavorano da mesi alla preparazione di questa visita. Festoso e rinnovato appare il volto del centro storico lungo il percorso della papamobile. ”Attendiamo un Pontefice il cui magistero ci richiama alla centralità delle radici cristiane” ha detto il sindaco Adriano Paròli, non nascondendo che la preparazione non riguarda solo i lavori pubblici. Sentiamolo al microfono della nostra inviata Gabriella Ceraso.

    R. – Ci sono una serie di opere che si stanno affrontando, perché l’accoglienza sia fatta con la massima sicurezza. E’ chiaro che la preparazione anche spirituale è un evento per la città e richiama certamente il Papa bresciano, Paolo VI. Però l’insegnamento e il magistero di Papa Ratzinger saranno al centro di questa visita, di tutti coloro che parteciperanno e che si aspettano molto. E’ certamente uno di quei momenti che lascia il segno, che dà la possibilità di fare quei passi che la città e la comunità chiedono.

     
    D. – C’è una gloriosa tradizione che ha Brescia, in cui si intreccia l’impegno civico, l’impegno culturale, ma anche l’ardore della fede. E’ rimasta questa eredità?

     
    R. – Brescia ha questa grande capacità, da un lato di accoglienza, dall’altro di condivisione. Il volontariato, come terzo settore, è una presenza fatta di grande coscienza. Alla fine l’uomo non è solo e non può costruire da sé il proprio futuro e il proprio presente. Con questa coscienza stiamo guardando alla venuta del Papa e speriamo di poter davvero far tesoro della presenza del Pontefice.

     
    Ad attendere il Papa in Piazza Duomo a Brescia ci saranno anche i giovani. 2500 circa troveranno posto nel settore vicino al passaggio della papa mobile, in 130 invece dagli Oratori e dalla parrocchie della provincia si occuperanno dell’accoglienza dei pellegrini. Sentiamo le loro emozioni al microfono di Gabriella Ceraso.

    R. – Noi cerchiamo di esserci, a prescindere dal fatto che sia una cosa fatta apposta per noi. Anche alla luce di quello che diceva prima Giovanni Paolo II delle sentinelle del mattino e di quello che dice adesso Benedetto XVI, è implicito che comunque noi ci siamo.

     
    D. – Le emozioni, le sensazioni, i sentimenti in questo momento?

     
    R. – Chi viene è una persona carismatica. E’ un’attesa di parole di conforto, parole di fratellanza, soprattutto in un periodo un poco grigio come quello che stiamo vivendo, di crisi economica e di insicurezza sociale. Per cui è speranza in parole di aiuto, di conforto allo spirito.

     
    D. – C’è qualcosa in particolare, una parola proprio per voi, qualcosa che vi può aiutare anche ad andare avanti?

     
    R. – Una parola di fiducia nei confronti dei giovani, perché penso che quando uno sente che qualcuno ha fiducia in lui tira fuori anche le qualità nascoste e con coraggio affronta le situazioni, i momenti difficili.

     
    D. – Perché avete scelto di vivere insieme queste ultime ore?

     
    R. – Noi, facendo un servizio di accoglienza all’interno della piazza, durante la celebrazione, abbiamo deciso di trovarci insieme in modo tale da potere rappresentare il volto giovane e comunque festante della diocesi a chi arriva in piazza per sentire la voce del Papa.

     
    D. – Le tue sensazioni oggi...in attesa di...

     
    R. – ...di aspettare il momento, di aspettare la domenica e cercare di vivere questo giorno con gli altri volontari nel migliore dei modi, per accrescere ancora la mia fede, la mia speranza e donare il mio sorriso ai pellegrini che arriveranno in piazza.

     
    D. – Questa visita si svolge nel segno di Paolo VI. Che cosa rappresenta per voi questa figura?

     
    R. – La figura di Paolo VI, specialmente per i giovanissimi, al di là di un retaggio storico, è difficile da inquadrare. Però, proprio alla luce di quello che è stato il magistero di Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI, si sta scoprendo, o meglio riscoprendo, la figura di questo Papa, come sicuramente un precursore dei tempi, un Papa con uno sguardo sul futuro, attento a problematiche che oggi la Chiesa si sta trovando effettivamente ad affrontare. (Montaggio a cura di Maria Brigini)

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    Udienze e nomine

    ◊   Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina alcuni presuli della Conferenza episcopale del Brasile (Regione Sul I), in visita "ad Limina".

    Il Santo Padre ha nominato vescovo di Ruteng (Indonesia) il rev. Hubertus Leteng, del clero di Ruteng, rettore del Seminario Maggiore di Ritapiret, Maumere. Il rev. Hubertus Leteng è nato il primo gennaio 1959 a Taga, nella diocesi di Ruteng. È stato ordinato sacerdote il 29 luglio 1988 ed incardinato nella diocesi di Ruteng.

    Il Papa ha nominato consultori del Pontificio Consiglio della Cultura: il padre verbita Pio Estepa, segretario per le Missioni della Società del Verbo Divino; don Jorge Juan Fernández Sangrador, direttore del Segretariato per la Cultura dell’arcidiocesi di Madrid; e Marco Impagliazzo, professore straordinario di Storia contemporanea all’Università per Stranieri di Perugia e presidente della Comunità Sant’Egidio.

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    A 20 anni dalla caduta del Muro di Berlino, le parole di Benedetto XVI e Papa Wojtyla. Le riflessioni di padre Lombardi e Gianni Pittella

    ◊   Bornholmer Strasse, 9 novembre 1989. Fu in questa strada che 20 anni fa venne aperto uno dei primi varchi nel Muro di Berlino. E' in questa strada che lunedì prossimo - giorno di solenni celebrazioni per il ventennale della caduta - si incontreranno alcuni dei protagonisti di quella storica sera. Ma sarà la Porta di Brandeburgo, nel cuore della città berlinese, lo sfondo della grande festa alla quale si attendono almeno 100 mila persone e molti dei leader mondiali di Gran Bretagna, Francia e Russia, oltre al segretario di Stato americano, Hillary Clinton, in rappresentanza del presidente Obama, e all'ultimo leader sovietico, Mikhail Gorbaciov. Alessandro De Carolis rievoca le parole che Benedetto XVI e Giovanni Paolo II hanno dedicato a questo avvenimento durante il loro Pontificato:

    (musica)

     
    “Nessuno ha intenzione di costruire un muro”. L’affermazione di Walter Ulbricht, capo di Stato della DDR e segretario del Partito socialista unitario della Germania è datata 15 giugno 1961. Esattamente due mesi dopo, tra il 12 e il 13 agosto di quell’anno, i primi metri di filo spinato si tendono a creare in modo appena percettibile - se non fosse per la mole minacciosa degli autoblindo che li presidiano - la prima delle quattro “generazioni” del Muro che, nel corso appena di una notte, ma una notte che durerà 30 anni, crea d’improvviso due Berlino, due Germanie, due Europa. Quella prima, grigia Cortina di filo, che con i mesi acquisterà l’ingombro del cemento e del ferro - e il peso del sangue di chi negli anni tenterà di lasciarsela alle spalle, spesso freddato a pochi metri dal suo sogno di libertà - ha il proprio simbolo nella Porta di Brandeburgo. Una porta antica sbarrata, che vede violata la sua finalità essenziale: quella di permettere il transito, e dunque di unire, due luoghi. E’ dunque con emozione che un figlio di quell’epoca, e una “vittima” di ciò che quello sbarramento produsse, possa fermarsi una sera d’estate sotto quella stessa Porta, tornata ad essere simbolo di una nazione riunita e di un continente senza guerre calde o fredde. E’ il 23 giugno 1996, quando Giovanni Paolo II pronuncia davanti a una sterminata folla di tedeschi queste parole:
     
    “Das neue Haus Europa, von dem wir sprechen, ...
    La nuova casa Europa, della quale parliamo, ha bisogno di una Berlino libera e di una Germania libera. Ha soprattutto bisogno di aria per respirare, di finestre aperte, attraverso le quali lo spirito della pace e della libertà possa entrare. L’Europa ha quindi bisogno, non da ultimo, di uomini convinti che aprano le porte, di uomini che tutelino la libertà mediante la solidarietà e la responsabilità. Non solo la Germania, ma anche tutta l’Europa ha bisogno per questo del contributo indispensabile dei cristiani”.

    Per anni, la storia costringe sui versanti opposti del Muro due uomini che saranno amici, fratelli nella fede, capi della Chiesa l’uno di seguito all’altro. Ma la consapevolezza di Karol Wojtyla-Giovanni Paolo II è la stessa di Joseph Ratzinger-Benedetto XVI. Entrambi vivono da Roma gli eventi del 9 novembre 1989 che riuniscono le loro patrie e restituiscono all’Europa la sincronia dei suoi “due polmoni”. “So - scrive Benedetto XVI nel 2005 all’arcivescovo di Cracovia, Dziwisz, per il 25.mo di Solidarność - che si trattava di una causa giusta e la caduta del Muro di Berlino e l’introduzione nell’Unione Europea dei Paesi che erano rimasti dietro ad essa dopo la Seconda Guerra Mondiale, ne è la migliore prova”. E il 26 settembre di quest’anno ribadisce idealmente durante il suo viaggio nella Repubblica Ceca:

    “If the collapse of the Berlin Wall marked…
    Se il crollo del muro di Berlino ha segnato uno spartiacque nella storia mondiale, ciò è ancora più vero per i Paesi dell’Europa Centrale e Orientale, rendendoli capaci di assumere quel posto che spetta loro nel consesso delle Nazioni, in qualità di attori sovrani”.

    Un mese fa, l’8 ottobre, il Papa presenzia al concerto in suo onore offertogli dall’Orchestra interregionale sinfonica nell’ambito dell’iniziativa “70 anni dall’inizio della II Guerra Mondiale: Giovani contro la guerra”. Il discorso di Benedetto XVI si sofferma anche sul Muro e la sua sintonia con Papa Wojtyla è sempre piena; anzi le sue parole sono inizialmente le parole stesse di Giovanni Paolo II, scritte quando le macerie del Muro erano da poco a terra:

    “'La caduta del muro - ebbe a scrivere Giovanni Paolo II - come il crollo di pericolosi simulacri e di una ideologia oppressiva, hanno dimostrato che le libertà fondamentali, che danno significato alla vita umana, non possono essere represse e soffocate a lungo'. L’Europa, il mondo intero hanno sete di libertà e di pace! Occorre costruire insieme la vera civiltà, che non sia basata sulla forza, ma sia 'frutto della vittoria su noi stessi, sulle potenze dell’ingiustizia, dell’egoismo e dell’odio, che possono giungere sino a sfigurare l’uomo'”.

    Alla vigilia delle celebrazioni che si appresta a tributare all’evento che le ha restituito una libertà poi sfociata in una Unione di Stati, vale la pena far riecheggiare dalla Porta di Brandeburgo, dalla sera di 13 anni fa, un appello - quello di Giovanni Paolo II - che è memoria e, al contempo, un auspicio di valore assoluto:
     
    “Den Berlinern und allen Deutschen, denen ich dankbar ...
    Esorto tutti i Berlinesi e tutti i tedeschi, ai quali sono grato per la pacifica rivoluzione dello spirito che ha portato all’apertura della Porta di Brandeburgo: non spegnete lo Spirito! Tenete aperta questa porta, per voi e per tutti gli uomini! Tenetela aperta con lo spirito dell’amore, della giustizia e della pace! Tenete aperta la porta con l’apertura dei vostri cuori! Non c’è libertà senza amore”.
     
    (musica)

     
    Nel suo editoriale per Octava Dies, il settimanale informativo del Centro Televisivo Vaticano, il nostro direttore generale, padre Federico Lombardi, ritorna ai giorni della caduta del Muro e al ruolo spirituale e culturale che giocò la Chiesa guidata da Giovanni Paolo II:

    Sono passati vent'anni dal giorno indimenticabile della caduta del muro. Che festa di popolo a Berlino! Quanto stupore e quanta gioia in tutta l'Europa e nel mondo vedendo e rivedendo quelle immagini incredibili! Per quasi trent'anni chi cercava di superarlo fuggendo verso la libertà rischiava la vita, decine e decine di persone erano morte sotto gli occhi inorriditi dei testimoni di passaggio. Avevamo creduto che il grande carcere protetto da quel muro - e più ampiamente dalla "cortina di ferro"- avrebbe resistito ancora per molti anni. Invece le aspirazioni alla libertà e le debolezze intrinseche nei regimi fondati su un'ideologia nemica di Dio e della persona umana avevano lavorato in profondità nei popoli dell'Est, preparando un crollo epocale, non accompagnato - fatto fortunato e raro - da grandi versamenti di sangue.

     
    Senza voler semplificare un processo storico estremamente complesso, ci è spontaneo ricordare il ruolo dell'elezione e della persona di Giovanni Paolo II, dei suoi viaggi in una Polonia rimasta in larghissima parte fedelmente cattolica e delle loro conseguenze sulle aspirazioni e le domande di libertà del suo popolo e di quelli vicini. Quando l'anziano Pontefice passava infine sotto la Porta di Brandeburgo, non solo la Germania era riunificata, ma l'Europa respirava con i suoi due polmoni, dell'Ovest e dell'Est, e la fede cristiana aveva dimostrato di aver contribuito ancora una volta all'unione e alla civiltà del continente, superando la prova crudele dell'ateismo di Stato. E' bene ricordarlo, quando si insiste a ridurre questa fede nell'ambito strettamente privato. Intanto nel mondo, purtroppo, si sono edificati e si edificano altri muri. Continueremo a impegnarci attendendo di festeggiare, alla fine, anche la loro inutilità e il loro abbattimento.

     
    La caduta del Muro di Berlino aprì, dunque, la strada per la riunificazione tedesca, formalmente conclusa il 3 ottobre 1990. E cambiò il corso della storia di tutto il continente. L’Unione Europea ricorderà l’avvenimento con una cerimonia a Bruxelles l’11 novembre. Fausta Speranza ha intervistato Gianni Pittella, vicepresidente del Parlamento europeo:

    R. – Da allora abbiamo aperto una fase storica nuova all’insegna della libertà, all’insegna dell’unificazione del continente europeo, all’insegna del superamento di qualsiasi forma di totalitarismo. E poi l’Europa è andata avanti attraverso alti e bassi. Ci sono stati momenti di grande smalto e momenti di decadimento, di crisi. Ora siamo credo in un momento in cui possiamo risalire da una nuova crisi e dobbiamo, come dire, prendere spunto anche dalla nostra storia per avere lo slancio necessario per guardare avanti e per andare avanti. Abbiamo una previsione di crescita di appena lo 0,7 per cento. Vi è un aumento fortissimo di disoccupati, vi è un dramma sociale che investe tantissima gente e tantissime famiglie. A questi problemi va data una risposta. Gli obiettivi sono questi: l’estensione della moneta a tutti i Paesi che appartengono all’Unione Europea, un governo economico dell’Unione Europea, un soggetto politico “global player” che diventa l’Unione Europea e, soprattutto, una grande agenda sociale che tenga presente i problemi dei cittadini. L’Europa deve essere percepita e toccata sempre più come un’amica dei cittadini. Adesso abbiamo un nuovo trattato, il Trattato di Lisbona, che ci consegna nuove regole di funzionamento delle istituzioni europee, un Parlamento europeo più forte, un potere maggiore di “governance” europea, un ministro degli Esteri dell’Unione Europea, la Carta dei diritti fondamentali e abbiamo i Parlamenti nazionali coinvolti maggiormente nell’azione delle istituzioni europee e un Consiglio Europeo che non sarà più di sei mesi, ma di due anni e mezzo. Quindi, regole nuove per l’Europa.

     
    D. – Ecco, a questo proposito, c’è stato in questi giorni il dibattito attorno al Crocifisso nelle scuole. E’ un pronunciamento della Corte europea dei Diritti umani che fa capo al Consiglio d’Europa, lo dobbiamo ribadire e ricordare, che è un organismo distinto dall’Unione Europea…

     
    R. – Assolutamente. Quasi tutti i giornali portano questo riferimento all’Unione Europea. L’Unione Europea è una cosa diversa: il Parlamento europeo, il Consiglio europeo e la Commissione europea, sono le tre istituzioni comunitarie. Non c’entra nulla la Corte dei Diritti dell’Uomo, che è una Corte fatta di magistrati, non di deputati europei, non di commissari europei, non di capi di governo dell’Unione Europea. Quindi, smettiamola di dire che l’Europa è causa anche di questo male. Una decisione che io non condivido, che ovviamente rispetto come tutte le decisioni della magistratura, ma che, mi permetto di dire, non fa i conti con un significato che il Crocifisso ha in Italia, che è un significato simbolico che va ben oltre la religione cristiana, ma che dà il senso della fraternità, dell’amore, della pace, della fratellanza, della concordia. Quindi, il Crocifisso vale per noi cristiani, ma anche per chi non è cristiano è un simbolo di pace. Quindi, francamente è una decisione non accettabile.

     
    D. – Ecco, quindi, vogliamo dire che l’Unione Europea non ci pensa proprio a togliere i Crocifissi dalle scuole, possiamo dirlo questo?

     R. – Sì, possiamo dire che l’Unione Europea in quanto tale, quindi, le istituzioni comunitarie, che ripeto sono il Parlamento europeo, la Commissione Europea e il Consiglio Europeo, non hanno mai preso una decisione di questo genere.

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    Da lunedì in Vaticano Congresso sulle migrazioni nell'era della globalizzazione

    ◊   Il fenomeno delle migrazioni, una realtà in crescita irreversibile che tocca tutti i Paesi del mondo influenzandone le dinamiche socio-economiche, è caratterizzato dalla globalizzazione. Su questa tematica è incentrato il VI Congresso mondiale della pastorale per i migranti e i rifugiati che si terrà in Vaticano dal 9 al 12 novembre prossimi. Il Congresso, organizzato dal Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti, è incentrato sul tema: “Una risposta pastorale al fenomeno migratorio nell’era della globalizzazione”. I partecipanti al Congresso saranno ricevuti, lunedì prossimo, in udienza da Benedetto XVI. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

    A cinque anni dall’istruzione “Erga Migrantes Caritas Christi” sui flussi migratori e sulle loro caratteristiche, il Congresso della Pastorale per i migranti e i rifugiati prenderà in esame il complesso fenomeno della mobilità umana. Mons. Antonio Maria Vegliò, presidente del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti, prenderà in esame nella sessione inaugurale di lunedì prossimo la realtà contemporanea segnata dalla globalizzazione soffermandosi sugli elementi positivi, ma anche su aspetti negativi, che spingono milioni di persone a migrare, spontaneamente o per costrizione. L’arcivescovo analizzerà anche il dialogo nella sua funzione di itinerario di pacificazione, gli accordi internazionali e l’emigrazione come risorsa per lo sviluppo dell’intera umanità.

     
    Successivamente, l’arcivescovo Agostino Marchetto, segretario del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti, si soffermerà sulle cause delle migrazioni, sulla globalizzazione e sulle difficoltà connesse all’integrazione e all’inclusione sociale. Sarà anche ribadita la necessità di un impegno da parte della società di arrivo per la comprensione dei valori e della cultura dei migranti, riconoscendo come motore di integrazione la disponibilità e il dialogo reciproci. L’autentico sviluppo proviene dalla condivisione dei beni e delle risorse, nella ricerca di un nuovo ordine economico internazionale che contempli una più equa distribuzione dei beni della terra.

     
    I lavori pomeridiani di lunedì prossimo si apriranno con la relazione sul fenomeno migratorio nell’era della globalizzazione del prof. Stefano Zamagni, professore ordinario di Economia politica all’Università di Bologna. Verrà analizzata la direzione dei flussi migratori. Un'attenzione speciale sarà inoltre riservata all’aumento delle donne sul totale dei migranti e ai Paesi africani, da dove spesso hanno inizio i flussi migratori. Soffermandosi proprio sull’Africa, l’arcivescovo di Nairobi, cardinale John Njue, sottolineerà come la pastorale dei migranti e dei rifugiati costituisce un forte impegno per la Chiesa, soprattutto in Kenya. Il numero di migranti e rifugiati, infatti, continua ad aumentare rendendo precaria e insicura la situazione del Paese.

     
    Un altro importante capitolo sarà dedicato alle migrazioni in Asia. L’arcivescovo di Thàn-Phô Hô Chí Minh, il cardinale Jean-Baptiste Pham Minh Mân, spiegherà come la nuova politica delle “porte aperte” abbia consentito al Vietnam, in particolare, di raggiungere un rapido sviluppo in campo economico. L’urbanizzazione, però, sta diventando un grave fenomeno sociale che pone anche sfide pastorali alle diocesi e alle parrocchie di accoglienza e di partenza.

     
    L’ultimo intervento previsto sarà dell’arcivescovo di San Paolo, cardinale Odilo Pedro Scherer, che parlerà della progressiva urbanizzazione in America Latina, alimentata soprattutto dalle migrazioni dalle campagne. Attualmente, più dell’80% della popolazione del Brasile già vive nei centri urbani. Per rispondere alla grande sfida pastorale posta dall’urbanizzazione, l’arcidiocesi di San Paolo si è impegnata ad organizzare comunità cattoliche in tutte le nuove zone della città, costruendo nuove chiese e invitando varie comunità religiose ad inserirsi in queste aree.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   “Caritas in veritate”: Paolo VI, Benedetto XVI e la matrice della dottrina sociale in un editoriale di Robert P. Imbelli, teologo del Boston College.

    Quella gioia capace di riempire il cuore dell’uomo: nell’informazione vaticana, Paolo Vian sulla storiografia relativa a Montini e a Paolo VI in occasione della visita di Benedetto XVI a Brescia e a Concesio, durante la quale il Papa assegnerà alla collezione “Sources Chrétiennes” il Premio internazionale Paolo VI, il Nobel cattolico che nel 1997 fu conferito a Jean Vanier. In cultura, Paolo Siniscalco ripercorre la storia della collezione e Giulia Galeotti intervista il fondatore della Comunità dell’Arca.

    Per una strategia energetica a tutela della salute e dell’ambiente: nell’informazione internazionale, intervento della Santa Sede alla 64 sessione dell’Assemblea generale dell’Onu.

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    Oggi in Primo Piano



    Libano: sì di Hezbollah al governo di unità nazionale

    ◊   A cinque mesi dalle elezioni legislative libanesi, è stato raggiunto l'accordo per la formazione di un ''governo di unità nazionale'', dopo che nella notte l'opposizione, guidata dal movimento sciita filo iraniano Hezbollah, ha confermato l'intesa raggiunta con la maggioranza, capeggiata dal premier incaricato Saad Hariri. L'annuncio dell'opposizione è arrivato al termine di una riunione tra i principali leader del fronte guidato da Hezbollah e nel quale figurano, tra gli altri, il presidente sciita del Parlamento Nabih Berri vicino alla Siria, e l'ex generale maronita Michel Aoun, leader cristiano alleato del movimento armato anti-israeliano. Sull’importanza di questo accordo Stefano Leszczynski ha intervistato Camille Eid, giornalista libanese ed esperto di Medio Oriente.

    R. – E’ molto importante, ma c’è molto da meditare, da riflettere su questa questione, perché se tutte le volte che dobbiamo formare un governo in Libano, dopo nuove elezioni, dobbiamo metterci più di cinque mesi, vuol dire che c’è qualche problema. Sta a noi capire se il problema è nel sistema politico, impostato 20 anni fa oppure nella classe politica attuale. La maggioranza era chiaramente indicata, in base a queste elezioni, ma la sola maggioranza non ha potuto formare un governo con i soli suoi partiti, insistendo sulla necessità di formare un governo di unità nazionale per portare avanti le sorti dello Stato.

     
    D. – E’ la ripartizione dei dicasteri che sembra essere il nodo chiave della formazione di questo esecutivo...

     
    R. – L’opposizione ha insistito nel mantenere nelle sue mani il dicastero delle Telecomunicazioni e agli altri per accontentarli ha dovuto cambiare alcuni dicasteri. Ma è soprattutto quelle delle Telecomunicazioni che nasconde alcuni interessi.

     
    D. – Un governo con Hezbollah che mantiene comunque una buona capacità di propaganda, quanto può essere preoccupante a livello regionale...

     
    R. – Israele aveva aveva ammonito il Libano a non includere Hezbollah nella formazione del governo. Però Hezbollah fa ormai parte di questa compagine da diversi anni.

     
    D. – Nell’eventualità che finalmente si arrivasse alla formazione di un governo, quindi fosse risolta la parte della crisi istituzionale, quali sono le priorità politiche che un governo libanese dovrebbe affrontare subito?

     
    R. – Questo è il nodo nazionale che si presenterà adesso. Se nelle prossime ore vedremo un nuovo governo, vuol dire che bisognerà arrivare a buttare giù un programma di questo governo e ci sarà ancora da litigare, perché la maggioranza insiste nel non fare allusioni al diritto di Hezbollah di mantenere le armi, per esempio - quindi, questo è un nodo cruciale – mentre ovviamente l’opposizione insiste dal canto suo sul mantenere questo diritto, che deve essere scritto nero su bianco. Questo dimostra che il Libano sta diventando sempre più ingovernabile e che i nodi non sono comunque solamente interni, ma che ci sono delle parole d’ordine che quando arrivano dall’estero – e questo estero può essere Teheran, Damasco, Riad o Parigi – quando c’è qualcuno che dà questa parola d’ordine, le cose si sciolgono e le strade si aprono.

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    Pellegrinaggio universitario al Santuario di San Gabriele dell'Addolorata: il saluto del Papa

    ◊   Sono oltre quattro mila i ragazzi romani e abruzzesi partecipanti al Settimo pellegrinaggio degli universitari organizzato dall’Ufficio per la Pastorale universitaria della diocesi di Roma che si svolge oggi al Santuario di San Gabriele dell’Addolorata a Isola del Gran Sasso d’Italia. Tema della giornata: “Lo riconobbero dallo spezzare il pane”. Il servizio di Marina Tomarro:

    “Che questo provvido incontro tra universitari romani e abruzzesi susciti in voi una rinnovata adesione in Cristo ed una sempre più grande testimonianza evangelica”. Con queste parole, tramite telegramma, il Santo Padre Benedetto XVI ha voluto salutare i partecipanti al Settimo pellegrinaggio degli universitari a San Gabriele dell’Addolorata. Questa mattina mons. Michele Seccia, vescovo della diocesi di Teramo-Atri, nell’accogliere i ragazzi appena arrivati al Santuario ha spiegato loro che non bisogna mai fermarsi e che si può ripartire proprio guardando le macerie di un sepolcro. Il sepolcro è quello vuoto di Cristo, simbolo di sofferenza e di morte, ma soprattutto della grande speranza della Resurrezione. E’ proprio su questo tema della rinascita dopo il dolore della tragedia del terremoto che si sono basate le testimonianze degli universitari abruzzesi e nel pomeriggio i giovani pellegrini parteciperanno ad una solenne celebrazione eucaristica presieduta dall’arcivescovo dell’Aquila, mons. Giuseppe Molinari.

     
    Ma qual è l’obiettivo primario di questo pellegrinaggio? Isabella Piro lo ha chiesto a don Paolo Morocutti, cappellano della Lumsa, la Libera Università Maria Santissima Assunta di Roma:

    R. – L’obiettivo di questo settimo pellegrinaggio è l’obiettivo continuativo degli altri pellegrinaggi dei giovani universitari, delle giovani matricole: iniziare l’anno insieme. In questo senso, come pellegrinaggio è caratterizzato da un cambiamento: precedentemente andavamo sempre ad Assisi, che era il luogo ormai consueto di questi pellegrinaggi. Iniziavamo da un amico dei giovani, San Francesco; quest’anno siamo all’Isola del Gran Sasso, ad incontrare un altro amico dei giovani, San Gabriele dell’Addolorata. E questo sta a significare anche questo legame che la pastorale universitaria della diocesi di Roma vuole realizzare in maniera solidale insieme a tanti studenti meno fortunati che in questo anno hanno vissuto il dramma del terremoto, che poi per tanti giovani ha toccato anche la possibilità di vivere serenamente il periodo degli studi.

     
    D. – Quindi per questi ragazzi in particolare, questo pellegrinaggio assume un valore in più, ha un valore aggiunto?

     
    R. – Ha il valore della solidarietà. Il Santo Padre Benedetto XVI più volte sottolinea l’importanza della carità intellettuale, ma la carità intellettuale poi si fa anche carità fattiva venendo a fare incontrare giovani vite che condividono un periodo importante della loro storia, che è quello della ricerca scientifica, della formazione integrale della propria personalità.

     
    D. – Il motto dell’iniziativa è tratto dal Vangelo di Luca: “Lo riconobbero nello spezzare il pane”. Cosa significa questo versetto?

     
    R. – Il versetto è in comunione con l’Anno dell’Eucaristia per la diocesi di Roma: la diocesi di Roma riflette quest’anno sull’Eucaristia e sull’importanza dell’Eucaristia domenicale; anche la pastorale universitaria vuole ripartire insieme alla diocesi da questa sottolineatura, che è una sottolineatura esistenziale per il cristiano e anche per lo studente: partire dall’Eucaristia per una formazione integrale e un umanesimo cristiano.

     
    D. – San Gabriele è un amico dei giovani. Cosa rappresenta questo santo per gli universitari?

     
    R. – Questo santo, che non è molto conosciuto, in realtà significa molto per la vita dei giovani cattolici. Benedetto XV nel 1920 lo canonizza e canonizzandolo lo fa patrono della gioventù cattolica. Quindi, i giovani sono molto attaccati alla figura di San Gabriele dell’Addolorata che tra l’altro è morto a 24 anni con una vita intensa vissuta nell’amore per la Chiesa e nel dono di sé ai fratelli.

     
    D. – Il pellegrinaggio degli universitari è giunto – appunto – alla settima edizione. Possiamo fare un bilancio di tutto quello che è stato fatto finora?

     
    R. – Il bilancio è indubbiamente positivo, sia per i numeri sia poi per quello che prosegue, perché evidentemente il pellegrinaggio delle matricole si colloca all’inizio dell’anno accademico e questo è una forte spinta per questi giovani: anche per i fuori sede è un momento aggregativo di grande importanza in cui ripartiamo da un incontro di spiritualità, di solidarietà, di comunione che poi ha una sua continuazione nelle varie cappellanie universitarie nel cammino di ciascuna università.

     
    D. – L’università è tempio della sapienza. Ma questo non deve far dimenticare anche l’importanza della fede nella conoscenza …

     
    R. – La vera sapienza implica anche il dato della fede, evidentemente non si esclude. E’ una sapienza che si incarna nello studio, però in uno studio che è offerta, che è ricerca della verità.

     
    D. – I ragazzi che partecipano a questo pellegrinaggio degli universitari cosa imparano? Come escono rinnovati da questa esperienza?

     
    R. – C’è una duplice esperienza: la prima è l’esperienza umana della socializzazione. Trovano altri giovani e quindi questo aspetto comunionale è comunque importante in una società in cui si pensa troppo all’individuo e si tende anche a questa de socializzazione ormai imperante. Il secondo aspetto è quello della grazia: visitare questi luoghi, toccare con mano l’esperienza di giovani santi che hanno dato la vita, tocca il cuore di questi ragazzi. E questa è l’esperienza della grazia.

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    Il commento di don Massimo Serretti al Vangelo della Domenica

    ◊   In questa 32.ma Domenica del Tempo Ordinario la Liturgia ci presenta il passo del Vangelo in cui Gesù, insegnando nel tempio, biasima gli scribi, che vogliono avere i primi posti nelle sinagoghe e nei banchetti e pregano a lungo per farsi vedere. Loda invece una povera vedova che getta nel tesoro del tempio due monetine, mentre tanti ricchi ne gettavano molte. Quindi dice:

    “Questa vedova, così povera, ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri. Tutti infatti hanno gettato parte del loro superfluo. Lei invece, nella sua miseria, vi ha gettato tutto quello che aveva per vivere”.

     
    Su questo brano del Vangelo, ascoltiamo il commento del teologo, don Massimo Serretti, docente di Dogmatica alla Pontificia Università Lateranense:

    Nessuno è talmente povero, da ogni punto di vista, da non aver nulla da dare perché al fondo del dare c'è l'Io stesso e, alla fin fine, il serio della donazione consiste nella donazione di sé.
     
    Benedetta Bianchi Porro, dopo una vita di sofferenze indicibili, che iniziarono dall'infanzia e si amplificarono in un crescendo senza termine, a 28 anni, prima di morire, affermava di aver ancora qualche briciola da dare. E proprio il giorno precedente la sua morte ricordava alla madre la leggenda, che le era rimasta impressa, di un mendicante che un giorno incontra il Re dei Re sul suo cocchio dorato. "Il cocchio mi si fermò accanto. Il tuo sguardo cadde su di me e scendesti con un sorriso. Sentivo che era giunto alfine il momento supremo della mia vita. Ma tu, tutto a un tratto, mi stendesti la mano dritta dicendomi: 'Che cosa hai da darmi?' Ah! quale regalo fu quello di tendere la tua palma regale per chiedere a un povero! Confuso ed esitante tirai fuori lentamente dalla mia bisaccia un chicco di grano e te lo diedi. Ma quale non fu la mia sorpresa quando sul finire del giorno, vuotai la mia bisaccia per terra e trovai nello scarso mucchietto un granellino d'oro! Piansi amaramente di non aver avuto il cuore di darti tutto quello che possedevo".

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    Chiesa e Società



    Sri Lanka: i leader religiosi uniti per la pace e la riconciliazione nazionale

    ◊   “I leader religiosi sono uniti per il bene del Paese. Sui temi importanti, sulle questioni cruciali che affliggono la martoriata nazione srilankese, i leader religiosi mostrano sintonia e armonia”: è quanto dice in un colloquio con l’Agenzia Fides mons. Malcolm Ranjith, arcivescovo di Colombo, commentando il viaggio che una delegazione dei leader religiosi srilankesi sta svolgendo in questi giorni in Europa. “Abbiamo perorato presso i vertici dell’Unione Europea le ragioni degli accordi economici stabiliti ai tempi dello tsunami con la nostra nazione. Speriamo che non siano revocati, poiché questo fatto minerebbe la ricostruzione, la pace e la stabilità nel nostro amato paese”, dice l’arcivescovo. Si tratta di accordi commerciali siglati nel 2004 fra Unione Europea e Sri Lanka all’indomani dello tsunami. Allora l’Ue decise di sostenere l’economia del Paese asiatico attraverso il “Generalised System of Preferences Plus” (Gsp Plus), che prevede un accesso facilitato al mercato europeo per i prodotti dell’industria tessile dello Sri Lanka. L’Ue minaccia di revocare gli accordi per i mancati chiarimenti da parte di Colombo sul tema della violazione dei diritti umani compiute dall’esercito srilankese durante la guerra. Mons. Ranjith spiega a Fides perchè tali accordi commerciali sono, secondo i leader religiosi, legati alla importante questione della pace e della riconciliazione nazionale, cruciale per il futuro dello Sri Lanka, all’indomani della fine della guerra civile: “Il mantenimento di tali accordi economici, favorevoli ai prodotti tessili srilankesi, comporta e favorisce un flusso di finanziamenti che saranno utilizzati proprio per la ricostruzione delle zone distrutte dalla guerra, dove occorrono infrastrutture come strade, scuole, ospedali e case per la popolazione degli sfollati interni. Questi fondi permetterebbero il ritorno a una vita normale per oltre 200mila profughi tamil. Questo è un passo fondamentale per la riconciliazione nazionale per ristabilire la pace sociale. Ecco perché chiediamo all’Europa di non abbandonarci, nonostante le perplessità espresse sul rispetto dei diritti umani”. “Crediamo che la percentuale di successo delle nostre richieste sia intorno al 40%”, nota l’arcivescovo, che ha aiutato ad organizzare quella che è stata definita dai leader religiosi una “missione di pace”. La delegazione ha anche consegnato a Papa Benedetto XVI un appello per la pace, chiedendo alla Santa Sede di intervenire presso i governi europei per perorare la causa del loro viaggio.

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    La Chiesa indiana biasima le parole del leader del Bharatiya Janata Party

    ◊   Sostenere che “le conversioni corrompono la cultura indiana danneggia in modo evidente l’edificazione dell’armonia religiosa che ha caratterizzato la nostra civiltà per anni”. E’ quanto sottolinea all’agenzia AsiaNews padre Babu Joseph, portavoce della Conferenza dei vescovi cattolici dell’India (Cbci), commentando le dichiarazioni di Rajnath Singh, leader del partito conservatore indù Bharatiya Janata Party (Bjp). Singh nei giorni scorsi ha affermato che “i missionari stranieri” usano la religione “per infiltrarsi in India e corromperne la cultura”. Il leader del partito indù ha anche aggiunto che le “conversioni illegali di massa” costituiscono una “minaccia per la sicurezza interna del Paese”. Per la Chiesa indiana si tratta di accuse infondate: invece di evocare fantasmi e minare “l’unicità del mosaico religioso e culturale” del Paese – spiega padre Babu Joseph - i politici indiani “dovrebbero concentrare le loro attenzioni sulle sfide alle quali è chiamato lo Stato sia sul fronte interno che su quello estero”. Le dichiarazioni di Singh giungono in un momento di forte crisi del Bharatiya Janata Party, dopo le sconfitte nelle recenti elezioni statali in Maharashtra, Haryana e Arunachal Pardesh. Il tema delle conversioni forzate emerge in modo ciclico nel dibattito politico locale e nazionale. Lo stesso Singh ha ripetutamente chiesto al governo l’estensione in tutto il Paese della legge anti-conversione vigente in cinque Stati. Tale legge non è invece inserita nella Costituzione che riconosce la libertà religiosa. Nell’estate del 2008 diverse aree dell’India, tra cui lo Stato dell’Orissa, sono state sconvolte dal dramma delle violenze compiute da estremisti indù contro la comunità cristiana. (A.L.)

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    Denuncia di Msf: attacchi dell'esercito del Congo durante una campagna di vaccinazioni

    ◊   “Ci sembra di essere stati usati come esca”. E’ la denuncia di Luis Encinas, responsabile di Medici Senza Frontiere (Msf) per i programmi in Africa Centrale, commentando i recenti scontri tra esercito congolese e Forze Democratiche di Liberazione del Rwanda nel Nord Kivu, nella Repubblica Democratica del Congo. Nella zona teatro dei combattimenti le equipes mediche di Msf stavano vaccinando migliaia di bambini contro il morbillo. All’organizzazione umanitaria era stato garantito che durante la campagna di vaccinazioni non ci sarebbero state operazioni militari. L’esercito congolese ha invece sferrato attacchi nelle zone in cui era in corso la campagna. L’azione – sottolinea Luis Encinas - costituisce “un inaccettabile abuso dell’azione umanitaria per realizzare obiettivi militari”. Negli ultimi mesi si è registrato, inoltre, un preoccupante aumento degli attacchi contro le organizzazioni umanitarie da parte dei vari gruppi armati attivi nel Nord e Sud Kivu.  Msf chiede che “tutte le parti coinvolte nel conflitto rispettino il lavoro delle organizzazioni umanitarie”. La campagna di vaccinazione di Msf contro il morbillo nella regione di Masisi ha coinvolto 165 mila bambini di età compresa fra i 6 mesi e i 15 anni. (A.L.)

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    Roma: preoccupazione del cardinale Vallini per l'ordinanza sui lavavetri

    ◊   Preoccupazione è stata espressa, nell’incontro di questa mattina, con il sindaco di Roma Gianni Alemanno, dal cardinale vicario Agostino Vallini per l’ordinanza che vieta l'esercizio abusivo dell'attività di lavavetri. Il porporato si è fatto interprete di un malessere raccolto nella comunità ecclesiale ed ha affidato ad una nota i principali temi trattati. "In una stagione in cui la vita della nostra città – si legge nel documento - è messa alla prova da fenomeni nuovi e complessi legati particolarmente all'immigrazione, la domanda di legittima sicurezza dei cittadini non può non essere coniugata con il diritto naturale di ogni uomo alla sopravvivenza e alla ricerca di condizioni per una vita dignitosa e, correlativamente, al dovere di accoglienza e di solidarietà, espressioni di giustizia e di carità, che la città di Roma, culla del cristianesimo, si è sempre adoperata ad assicurare a tutti". Deplorando i comportamenti di sfruttamento, abusi e speculazioni ai danni di immigrati, anche regolari, messi in atto pure da chi si dichiara cristiano, il cardinale vicario Agostino Vallini si dice addolorato per il crescente "clima di intolleranza sociale". Per questo invita il sindaco Alemanno ad “individuare iniziative e strumenti alternativi e integrativi che mostrino il volto umano della citta'”. Iniziative che spronino i cittadini "a non guardare soltanto ai propri interessi ma al bene di tutti, promuovendo così la pace sociale ed una credibile testimonianza educativa alle nuove generazioni". Da parte sua il Campidoglio ha annunciato un progetto di borse-lavoro per coinvolgere i lavavetri in opere anti-degrado urbano come la pulizia dei muri. (A cura di Benedetta Capelli)

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    Mons. Crociata: le istituzioni sanitarie cattoliche rischiano la chiusura

    ◊   Le istituzioni sanitarie cattoliche "costituiscono l'attuazione storica di quell'albergo a cui il Buon Samaritano della parabola evangelica affida, perché venga debitamente curata, la persona ferita raccolta sulla strada di Gerico, simbolo della strada percorsa da ogni uomo, anzitutto dal più povero". E’ quanto ha affermato mons. Mariano Crociata, segretario generale della Conferenza Episcopale Italiana (Cei) intervenendo ieri a Roma all'assemblea dell'Associazione Religiosa Istituti Socio-sanitari (Aris). Il presule – rende noto l’agenzia Zenit - ha espresso l'apprezzamento dei vescovi per la "preziosa opera" svolta dall'associazione. Proprio dall'icona evangelica del samaritano e dalla grande tradizione cristiana dell'hospitalis "ha origine l'ospedale e successivamente la tradizione dei grandi ordini religiosi ospedalieri e di cura degli infermi". Le istituzioni sanitarie cattoliche - ha aggiunto mons. Mariano Crociata - possono offrire "un significativo contributo al mondo della sanità per una cura più umana della persona", soprattutto in un contesto come quello attuale, "profondamente pervaso da logiche di morte". Di fronte alle "notevoli e perduranti difficoltà in cui le strutture si trovano ad operare", tali da "condizionare irrimediabilmente la loro attività o addirittura da metterne a rischio la sopravvivenza”, mons. Crociata ha anche sottolineato la necessità di attivare "tutte le soluzioni utili a far sì che esse riescano a superare questo momento di crisi ". Secondo il segretario Generale della Cei, la situazione attuale è "non solo congiunturale ma strutturale", e "richiede una riflessione ecclesiale più approfondita e scelte coraggiose che ci aiutino a trasformare la crisi in opportunità di rinnovamento". "Per uscire dalla crisi è imprescindibile un forte impegno nella direzione della comunione"; la collaborazione "non può ridursi ad una funzione strumentale, ma deve fondarsi in un profondo senso di Chiesa e potrà realizzarsi solo radicandosi in esso". "Fare rete tra noi - ha dichiarato - significa, in ultima analisi, amare la Chiesa e, attraverso di essa, partecipare alla redenzione del mondo della malattia e della sofferenza con il nostro impegno". (A.L.)

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    Il comune di Aquino ricorda il 35.mo anniversario della visita di Paolo VI

    ◊   Numerose iniziative sono in programma oggi e domani ad Aquino, paese in provincia di Frosinone, dove nel settembre di 35 anni fa Papa Paolo VI compì una visita, in occasione dei 700 anni dalla morte di San Tommaso d’Aquino. Nella sua tappa il Santo Padre si fermò anche nei comuni di Fossanova e Roccasecca. Ad animare le manifestazioni il Circolo San Tommaso d’Aquino che ha organizzato una conferenza sul tema: “Etica ed economia. Prospettive per uno sviluppo umano integrale” alla quale intervengono il cardinale Renato Raffaele Martino, presidente emerito del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace, e Antonio Fazio, governatore emerito della Banca d’Italia. Il porporato terrà una relazione sull’ultima enciclica di Benedetto XVI, “Caritas in Veritate”, sottolineandone i legami con la “Populorum Progressio” di Paolo VI. Per l’occasione sarà presentato il premio internazionale “Tommaso d’Aquino Veritas et Amor”, onorificenza riservata ad una personalità che sia stata a livello internazionale voce del pensiero cattolico nella cultura e nella politica. Nel premio sono previsti anche finanziamenti nell’ambito della cultura e dell’arte per coloro che si saranno particolarmente distinti nello studio dell'importante figura del Dottore della Chiesa. Durante la Conferenza sarà inoltre proiettato un documentario con materiale inedito, compreso l’audio del discorso pronunciato da Paolo VI ad Aquino il 14 settembre 1974, concesso dagli archivi storici della Radio Vaticana e de "L'Osservatore Romano". E' previsto anche un annullo delle Poste Italiane sul francobollo che celebra i 35 anni della visita di Papa Montini nei luoghi tomisti. (B.C.)

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    Convegno sul sacerdozio nel pensiero di San Tommaso d’Aquino

    ◊   Organizzato dalla Società Internazionale Tommaso d’Aquino, si conclude oggi a Roma il Convegno di studi dal titolo: “Il Sacerdozio nel pensiero teologico di San Tommaso d’Aquino”. Una scelta che intende contribuire, nell’Anno Sacerdotale, a promuovere un impegno di tutti i sacerdoti, come afferma Benedetto XVI, “per una loro più forte ed incisiva testimonianza evangelica nel mondo di oggi”. “Il Sacerdozio oggi” è la relazione che ieri ha tenuto il cardinale José Saraiva Martins, prefetto emerito della Congregazione delle Cause dei Santi. Il Convegno si chiude oggi con una visita dei partecipanti al Monastero di Montecassino, al Borgo medievale di Aquino e al Palazzo di San Tommaso. Il cardinale Renato Raffaele Martino terrà nel pomeriggio la relazione conclusiva dell'incontro ricordando il 35.mo anniversario della visita ad Aquino di Paolo VI. (B.C.)

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    I diritti dei bambini al centro di un convegno al Seraphicum

    ◊   “S.O.S. infanzia. Come costruire un mondo a misura di bambino”: è la tavola rotonda, in programma martedì prossimo, presso l’auditorium della Pontificia Facoltà teologica San Bonaventura-Seraphicum di Roma. Un’iniziativa – riferisce l'agenzia Zenit – promossa dall’Istituto “Mulieris dignitatem per studi sulla unidualità uomo e donna”, nato nell’ambito della stessa Facoltà e impegnato sul fronte di una approfondita riflessione sull’essere umano, inteso come uomo, donna e nella loro reciprocità. Secondo gli organizzatori, si vuole offrire un contributo all’appello di Benedetto XVI sull’urgenza di un’effettiva applicazione della Convenzione delle Nazioni Unite. L’obiettivo è di mettere in luce l’attuale situazione, elaborando punti imprescindibili per la tutela dell’infanzia come il diritto alla salute, alla famiglia, il pieno riconoscimento della dignità di ogni bambino. Tra i relatori presenti alla conferenza ci saranno mons. Elio Sgreccia, presidente emerito della Pontificia Accademia per la Vita e mons. Zygmunt Zimowski, presidente del Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari. (B.C.)

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    Si chiude a Roma il Convegno delle Superiore Maggiori d’Italia

    ◊   “La professione della vita religiosa alle sue radici: il Battesimo”: è il tema sul quale ieri e oggi hanno riflettuto le Superiore Maggiori d’Italia (Usmi) riunite presso la sede nazionale a Roma. Ad aprire la riunione – riferisce Avvenire - l’intervento di suor Viviana Ballarin, priora delle suore domenicane di Santa Caterina da Siena, che ha riflettuto sulla crisi economica ma soprattutto valoriale e culturale nella quale anche le religiose sono chiamate ad interrogarsi. “Le ragioni per preoccuparsi – ha detto - non dovrebbero essere per una consacrata la chiusura delle opere o l’età anziana delle consorelle o l’avanzata di una certa insicurezza delle nostre congregazioni; ci devono preoccupare – ha aggiunto – i vuoti di presenza”. Suor Viviana Ballarin ha parlato della “fame e della sete della Parola di Dio” e si chiede dove siano i servitori della Parola. Pertanto è necessaria una riappropriazione autentica delle promesse battesimali. “La vita consacrata è come un’icona simbolica della vita battesimale – ha evidenziato Maria Campatelli del Centro Studi Aletti – ed ogni cammino vocazionale scaturisce da qui”. “Non si tratta di una chiamata speciale – ha aggiunto – ma all’esemplarità, ad essere segno che rimanda a Qualcuno”. (B.C.)

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    In Germania l’Infanzia Missionaria si mobilita per la festa di San Martino di Tours

    ◊   In Germania è molto sentita la festa di San Martino di Tours e per questo – come riporta Fides - la Pontificia Opera dell’Infanzia Missionaria ha organizzato una serie di iniziative che coinvolgono i bambini e sono destinate al sostegno del Centro per giovani con handicap Sizanani, nelle vicinanze di Pretoria, in Sudafrica. Una struttura che ospita 60 bambini e giovani con handicap mentale e fisico, dai 7 ai 30 anni, molti dei quali sono orfani. Partendo dalla leggenda delle oche che trovarono il nascondiglio di Martino, facendo sì che venisse eletto vescovo di Tours, è stata scelta proprio un’oca selvatica come figura simbolo delle iniziative previste. Il piccolo animale racconta i suoi viaggi in tutto il mondo, parlando anche delle ingiustizie alle quali sono esposti i bambini di oggi, con lo scopo di motivare i ragazzi alla condivisione. Secondo la tradizione, le diocesi tedesche ricordano ogni anno negli asili, nelle scuole elementari e nei gruppi parrocchiali la festa di San Martino, con una sfilata di lampade, canti e rappresentando spesso anche la scena della divisione del mantello dell’allora soldato Martino con un mendicante incontrato lungo la strada, prendendolo come esempio di carità cristiana. (B.C.)

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    L’Associazione cattolica britannica per la giustizia razziale compie 25 anni

    ◊   Nel Regno Unito, l’Associazione cattolica per la giustizia razziale (Carj) festeggia quest’anno il suo 25.mo anniversario. La ricorrenza sarà ricordata con una solenne celebrazione nella Cattedrale di Westminster all’insegna del motto: “Il volto della Gran Bretagna che cambia” . All’evento sono state invitate a partecipare tutte le parrocchie e le comunità religiose del Regno Unito, insieme ad altre denominazioni cristiane e comunità religiose, le scuole e la società civile per riflettere insieme su come combattere questa piaga in una società sempre più multietnica come quella britannica. “Come cristiani – afferma il presidente della Catholic Association for Racial Justice, mons. Kieran Conry – abbiamo il dovere di impegnarci per estirpare il razzismo che viola la dignità dell’individuo e l’unità del genere umano”. “Nei passati 25 anni - ha aggiunto - l’associazione ha cercato di affrontare il razzismo e la discriminazione razziale aiutando le comunità etniche minoritarie ed emarginate. In quest’anno giubilare abbiamo puntato l’attenzione sulle sfide presenti e future, ma abbiamo voluto anche celebrare la crescente diversità della nostra Chiesa e della nostra società. Dobbiamo cogliere questa opportunità per affermare con un’unica voce il nostro continuo impegno per porre fine al razzismo”. La direttrice dell’associazione Margaret-Ann Fisken ricorda il generoso contributo dato da tante persone, scuole, gruppi, parrocchie e diocesi a questa causa: “Il nostro auspicio - ha detto - è che questo evento nazionale possa offrire un’occasione per riflettere sui nostri successi e per raddoppiare i nostri sforzi per la giustizia razziale”. La giornata celebrativa con tre conferenze sui temi dell’uguaglianza, della coesione il dialogo del interreligioso, dell’emarginazione e dell’alienazione. Nel pomeriggio quindi la Messa presieduta dall’arcivescovo di Westminster mons. Vincent Nichols, insieme ad altri vescovi inglesi e gallesi. La giornata si concluderà con uno spettacolo musicale. (L.Z.)

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    Domani a Roma la Giornata diocesana di “Avvenire”

    ◊   In occasione della Giornata diocesana di “Avvenire”, prevista per domani, il cardinale vicario Agostino Vallini ha reso noto una lettera pastorale, pubblicata dal Sir. Nel testo, il porporato evidenzia come “l’appuntamento ormai tradizionale” sia occasione per “riflettere sull’importanza di una lettura cristiana degli eventi del nostro tempo, assicurata ogni giorno dal quotidiano dei cattolici italiani”. “Di fronte alla pervasività dei mezzi di comunicazione sociale, è importante – scrive il cardinale - essere aiutati ad avere una corretta informazione sui fatti e indicare ai fedeli un valido strumento che, oltre al resoconto delle notizie guidato dalla ricerca della verità, contribuisce al discernimento delle scelte su temi di grande rilevanza”. Ad “Avvenire”, tra l’altro, il porporato riconosce in particolare una “approfondita informazione sulle notizie legate alla bioetica e alla tutela della vita umana, alle vittime dell’ingiustizia e della povertà, al Sud del mondo - quasi ignorato dagli altri mezzi di comunicazione - con i suoi problemi e le sue risorse, alla ricchezza che proviene dal mondo della cultura”. Il cardinale Vallini ricorda anche la pagina sull’Anno sacerdotale, presente sul quotidiano, che accompagna con interessanti contributi l’importante evento. (B.C.)

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    24 Ore nel Mondo



    Afghanistan: oltre 130 talebani uccisi nelle operazioni di guerra nel nord del Paese

    ◊   Dura risposta del governo afghano alle critiche del rappresentante dell'Onu a Kabul, rivolte al presidente Karzai, per l'alto livello di corruzione che affligge il Paese. Sul terreno, intanto, prosegue la lotta contro i talebani. Oltre 130 miliziani sono stati uccisi nel corso di un’offensiva Nato nel nord dell'Afghanistan. Il servizio di Marco Guerra:

    È alta tensione tra le Nazioni Unite e il governo afghano dopo le accuse rivolte a quest’ultimo da parte del rappresentante dell'Onu a Kabul, Kai Eide, che nei giorni scorsi ha invitato Karzai a condurre ''una vigorosa azione contro la corruzione'', pena la perdita del sostegno internazionale”. In un comunicato, il Ministero degli esteri di Kabul afferma che Eide “ha fatto dichiarazioni che hanno oltrepassato le norme internazionalmente accettabili” e lo accusa anche di non aver agito “come una autorità internazionale imparziale”. Questa nuova polemica alimenta una contrapposizione già esasperata dalla decisione del segretario dell’Onu, Ban Ki-moon, di evacuare per ragioni di sicurezza almeno 200 dipendenti dalle Nazioni Unite dal Paese. Intanto, proseguono senza sosta le operazioni di guerra della coalizione internazionale coadiuvata dalle forze afghane. Almeno 133 ribelli sono stati uccisi nel corso dell’offensiva congiunta fra l’esercito locale e le forze Isaf, lanciata cinque giorni fa nella provincia di Kunduz, nel nord del Paese. Nell’ovest. un bombardamento aereo delle forze Nato ha ucciso erroneamente sette fra soldati e poliziotti afghani. E mentre il 2009 si conferma l’anno più sanguinoso dall’inizio dell’intervento americano, in tutta la coalizione cresce l’attesa per la nuova strategia militare che dovrebbe essere annunciata a giorni dalla Casa Bianca.

     
    Iran
    Sempre più difficile l’accordo sul nucleare iraniano. La Russia ha invocato nuove sanzioni dopo che Teheran ha rifiutato il punto centrale della proposta dell'Agenzia internazionale per l’energia atomica, cioè il trasferimento all'estero dell'uranio in cambio della fornitura di combustibile per un reattore di ricerca nucleare in Iran. Intanto le autorità di Teheran hanno liberato i tre giornalisti stranieri arrestati durante le proteste antigovernative di mercoledì scorso. Restano ancora in prigione altre 62 persone, su 109 fermati.

    Senegal - Manifestazioni
    Migliaia di persone in Senegal hanno manifestato ieri a Dakar per chiedere le dimissioni del presidente Abdoulaye Wade. L’opposizione accusa il capo di stato di corruzione per aver offerto 133 mila euro a un agente del Fmi, il Fondo monetario internazionale.

    Madagascar
    Nuove speranze per il Madagascar, dopo quasi un anno di crisi politico-istituzionale. Nel corso di un vertice svoltosi nella notte ad Addis Abeba, in Etiopia, il mediatore dell’Onu, Tiebilé Dramé, è riuscito a negoziare un accordo di compromesso tra i quattro principali leader politici del Madagascar, in vista delle elezioni previste per la fine del 2010. I dettagli dell’intesa non sono ancora noti, ma pare che il presidente in carica, Andry Rajoelina, sarà affiancato da due co-presidenti. Anche Marc Ravalomanana -l'ex capo dello Stato deposto proprio da Rajoelina - ha espresso compiacimento per l'accordo.

    El Salvador
    Alcuni giorni fa, in El Salvador, numerose organizzazioni della società civile nel corso di una marcia hanno chiesto al governo del presidente, Mauricio Funes, di far sì che lo Stato riconosca pubblicamente le sue responsabilità passate nelle violazioni dei diritti umani, incluso l'assassinio dell'arcivescovo, Oscar Romero, e dunque chieda perdono all'intero Paese. Da Washington, arriva una prima importante ammissione che dovrebbe concludersi con l'esaudimento delle richieste. Ieri, i rappresentanti salvadoregni presso la Commissione interamericana dei diritti umani (Cidh) - organismo dell'Osa, l'Organizzazione degli Stati Americani - hanno accettato il documento del 2000 della Commissione interamericana sulle violazioni dei diritti umani e lo stesso Stato salvadoregno ha poi detto di ritenerlo vincolate e dunque s'impegna ad attuare ogni singola sua raccomandazione, cosa non fatta dai governi precedenti. Luis Menéndez-Castro, ambasciatore salvadoregno presso l'Osa, ha detto ieri che il presidente Funes “s'impegna a dare seguito al documento e a farlo in buona fede e con trasparenza”. Fra le risoluzioni, c'è quella che riguarda l'omicidio di mons. Romero e che accusa i governi salvadoregni del passato di "aver negato al popolo di questa nazione la verità sull'assassinio dell'arcivescovo di San Salvador".

    Economia
    Il mondo ha risposto con forza alla crisi, ma non ci si può abbandonare all'autocompiacimento. Così si è espresso il premier britannico, Gordon Brown, intervenendo al G20 finanziario a St. Andrews in Scozia. Brown ha poi sottolineato che “siamo solo a metà della strada nella gestione delle cause della crisi”. E dopo l’euforia per la crescita del Pil, negli Stati Uniti allarmano i dati sul tasso di disoccupazione che in ottobre ha superato, per la prima volta dall'aprile 1983, la soglia del 10%.

    Russia
    Nuova sciagura aerea nell'Estremo Oriente russo, dove un velivolo antisommergibile Tupolev 142 della Flotta del Pacifico è precipitato nel corso di un'esercitazione. Gli undici militari a bordo sono ancora dispersi, ma secondo le autorità non ci sarebbero speranze di ritrovarli in vita. In mattinata, sono stati individuati i resti del velivolo e le squadre di soccorso hanno avviato le operazioni di recupero del relitto e le ricerche delle vittime nello stretto di Tatar, che separa la parte continentale della Russia dall'Isola di Sakhalin. Stando alle prime informazioni rilasciate dalla squadra d’inquirenti, l’ipotesi di un'avaria tecnica è quella più accreditata.
     Usa - stragi
    Gli Stati Uniti sono ancora sotto shock per la strage nella base militare di Fort Hood, in Texas, dove un maggiore dell’esercito di origine araba ha ucciso 13 commilitoni e ne ha feriti altri 30. Il presidente, Barack Obama, ha rinviato di un giorno la partenza per il Giappone per partecipare alle esequie delle vittime del folle gesto del quale ancora non è chiaro il movente. Intanto ieri - a meno di 24 ore dal massacro di Fort Hood - a Orlando, in Florida, un ispanico di 40 anni ha fatto fuoco sugli ex colleghi di lavoro uccidendone uno e ferendone altri cinque.

    Influenza
    Non si ferma la diffusione dell’influenza A. Secondo gli esperti, il virus è molto stabile e non si prevedono mutamenti. Nel continente americano si conta il numero più alto delle vittime, che sono circa 6 mila secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms). Numerosi i casi di contagio registrati anche in Cina, Giappone, Ucraina e Bielorussia. (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra)
     Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIII no. 311

     
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