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Sommario del 04/11/2009

Il Papa e la Santa Sede

  • Utili e necessarie le discussioni teologiche ma abbiano lo scopo di far trionfare la verità nella carità: così il Papa all’udienza generale
  • La sentenza europea sull'esclusione del Crocifisso dalle aule scolastiche: gli interventi del cardinale Re, mons. Giordano e padre Lombardi
  • Nomine
  • Il cardinale Rodè sulla visita apostolica alle Congregazioni religiose femminili negli Usa
  • Mons. Migliore: ancora in alto mare la questione dei rifugiati palestinesi
  • La visita di mons. Celli a Cuba
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Un anno fa l’elezione di Barack Obama: intervista con l’ambasciatore Miguel H. Diaz
  • Alda Merini: testimonianza di padre Pasquale che l'ha accompagnata nelle ultime ore
  • La Chiesa ricorda San Carlo Borromeo, grande pastore e uomo di carità
  • Chiesa e Società

  • Il vescovo di Mileto ai funerali di Natuzza Evolo: una donna grande nella fede
  • Fame nel mondo: rapporto sul rischio carestia nell'Africa Sub-Sahariana
  • Manila: appello della Chiesa per 5 milioni di poveri che vivono senza una casa
  • Londra: religioni schierate contro i cambiamenti climatici
  • L'Africa ritorna ai negoziati sul clima ma chiede più impegno dall'Occidente
  • Ventimila angolani rimpatriati a forza da Kinshasa vivono nella precarietà
  • Guinea Conakry: appello al dialogo del presidente della Conferenza episcopale
  • Botswana: al via l’Assemblea generale dell’Unione Africana di Radiodiffusione
  • Sostegno ecumenico alle politiche sul disarmo nucleare
  • L’arcivescovo di New York: i pregiudizi sulla Chiesa sono un passatempo nazionale
  • Argentina: il cardinale Bergoglio chiede ai genitori di aiutare i figli a combattere il relativismo
  • Messico: 600 Ministri straordinari dell'Eucaristia rinnovano il loro impegno
  • Taiwan: universitari e docenti dell’Università cattolica Fu Jen tra i poveri di Calcutta
  • Cina: iniziative del Taipei Ricci Institute
  • I vescovi irlandesi chiedono al governo di non ridurre gli aiuti ai Paesi poveri
  • Turchia: profanato un cimitero cristiano ad Istanbul
  • Ucraina: restituita ai fedeli una chiesa espropriata dai comunisti nel 1949
  • In crescita in 20 Paesi le vocazioni sacerdotali
  • A Torino la 49.ma Assemblea Generale della Conferenza Italiana Superiori Maggiori
  • Milano: all'Università Cattolica convegno sui minori
  • Il 25.mo dell'Università della Santa Croce nel ricordo di Sant'Escrivá e Álvaro del Portillo
  • 24 Ore nel Mondo

  • Tensione a Teheran: la polizia spara contro l'opposizione
  • Il Papa e la Santa Sede



    Utili e necessarie le discussioni teologiche ma abbiano lo scopo di far trionfare la verità nella carità: così il Papa all’udienza generale

    ◊   Le sane discussioni teologiche sono utili e necessarie purché contribuiscano “a salvaguardare la fede della Chiesa e far trionfare la verità nella carità”. All’udienza generale di oggi, davanti a 35 mila pellegrini, in Piazza San Pietro, Benedetto XVI ha parlato del celebre confronto che, nel XII secolo, si produsse tra la teologia monastica e quella scolastica, tra la teologia del cuore e la teologia della ragione. Ed ha messo in guardia da un eccessivo intellettualismo che - ha detto - può svuotare di senso morale le azioni umane, come spesso il relativismo etico dei nostri tempi dimostra. Il servizio di Alessandro De Carolis:

    La sfida tra la fede e la ragione che cercano di “spiegare” il divino è vecchia di almeno un millennio. Nel XII secolo, ha sottolineato Benedetto XVI, le due correnti della teologia monastica e della teologia scolastica si contrapposero dando luogo a controversie delle quali la più famosa resta quella che per lungo tempo divise l’abate Bernardo di Chiaravalle e il filosofo Abelardo. Se la teologia è e resta, ha detto all’inizio il Papa, “una comprensione razionale, per quanto possibile, dei misteri della Rivelazione cristiana, creduti per fede”, il contrasto tra i due rappresentanti si consumò proprio su quale fosse la chiave di tale comprensione, che per Bernardo di Chiaravalle doveva essere la fede mentre per Abelardo l’intelletto:
     
    “Così Bernardo fa fatica ad accordarsi con Abelardo, e più in generale con coloro che sottoponevano le verità della fede all’esame critico della ragione; un esame che comportava, a suo avviso, un grave pericolo, e cioè l’intellettualismo, la relativizzazione della verità, la messa in discussione delle stesse verità della fede”.

     
    Per Bernardo, ha affermato il Pontefice, la “fede stessa è dotata di un’intima certezza”, basata sui Padri antichi, sui Santi, sull’ispirazione dello Spirito di Dio nei credenti. Per il grande monaco dunque, ha osservato Benedetto XVI, cercare di “catturare il mistero di Dio” con l’intelligenza umana rasentava la “spregiudicatezza”. E’ il Verbo divino, insegna Bernardo, che “visita” l’anima e la porta all’unione mistica con Sé:

     
    “La teologia per lui non può che nutrirsi della preghiera contemplativa, in altri termini dell’unione affettiva del cuore e della mente con Dio”.

     
    A questa “teologia del cuore”, come la definisce il Papa, si oppone Abelardo con la sua “teologia della ragione”. Filosofo di grande intelligenza e pari abilità dialettica, Abelardo insegnò a Parigi entrando spesso in polemica con i teologi del suo tempo, subendo anche condanne, poi rientrate, da parte della Chiesa. Agli occhi dell’abate di Chiaravalle certe audaci interpretazioni di Abelardo “riducevano la fede - ha rilevato il Pontefice – a una semplice opinione sganciata dalla verità rivelata”:

     
    “Effettivamente, un uso eccessivo della filosofia rese pericolosamente fragile la dottrina trinitaria di Abelardo, e così la sua idea di Dio. In campo morale il suo insegnamento non era privo di ambiguità: egli insisteva nel considerare l’intenzione del soggetto come l’unica fonte per descrivere la bontà o la malizia degli atti morali, trascurando così l’oggettivo significato e valore morale delle azioni: un soggettivismo pericoloso. È questo - come sappiamo - un aspetto molto attuale per la nostra epoca, nella quale la cultura appare spesso segnata da una crescente tendenza al relativismo etico: solo l’io decide cosa sia buono per me, in questo momento”.
     
    E qui Benedetto XVI ha ribadito che i principi interpretativi suggeriti dalla filosofia hanno un valore solo “strumentale” e devono trovare un “equilibrio” con quelli che il Papa ha chiamato i “principi architettonici” della Rivelazione. Se questo equilibrio si spezza, spetta al Magistero ripristinarlo, difendendo i credenti più semplici “da argomentazioni teologiche spregiudicate, che potrebbero mettere a repentaglio la loro fede”. E’ questo uno dei grandi insegnamenti che resta di quella antica disputa:
     
    “Anzitutto credo che esso mostri l’utilità e la necessità di una sana discussione teologica nella Chiesa, soprattutto quando le questioni dibattute non sono state definite dal Magistero, il quale rimane, comunque, un punto di riferimento ineludibile”.

     
    Benedetto XVI ha poi concluso la catechesi con un altro insegnamento giunto a noi da due contendenti che, pur accesi avversari, non dimenticarono alla fine il valore più grande, quello della riconciliazione:

     
    “Abelardo mostrò umiltà nel riconoscere i suoi errori, Bernardo usò grande benevolenza. In entrambi prevalse ciò che deve veramente stare a cuore quando nasce una controversia teologica, e cioè salvaguardare la fede della Chiesa e far trionfare la verità nella carità. Che questa sia anche oggi l’attitudine con cui ci si confronta nella Chiesa, avendo sempre come meta la ricerca della verità”.
     
    (musica)

     
    Nonostante i colori sbiaditi del cielo romano, carico di nubi, l’udienza è stata rallegrata da un gruppo di musicisti zingari ungheresi, che ha eseguito diversi brani, tra cui la “Rapsodia ungherese N. 2” di Ferenc Liszt.

     
    (musica)

     
    Il momento dei saluti è stato per il Papa occasione per ricordare figure di spicco della Chiesa di ieri e di oggi. A cominciare da San Carlo Borromeo - del quale oggi si celebra la memoria liturgica e al quale il Pontefice ha affidato giovani, sposi e malati - per proseguire con Giovanni Paolo II, che di San Carlo portava il nome e che Benedetto XVI ha indicato come “esempio” che “ispiri sulla via della santità”, per finire con don Oreste Benzi, il fondatore della Comunità Papa Giovanni XXIII scomparso due anni fa. Questo il saluto rivolto dal Papa al folto gruppo della Comunità:

     
    “Cari amici, la feconda eredità spirituale di questo benemerito sacerdote sia per voi stimolo a far fruttificare nella Chiesa e per il mondo la provvidenziale opera da lui iniziata a favore degli ultimi della nostra società. Vi accompagno volentieri con la preghiera”.

     
    Dunque, l'occasione del secondo anniversario della morte di don Oreste Benzi, fondatore della Comunità Papa Giovanni XXIII, ha portato in Piazza San Pietro una nutrita presenza internazionale dei rappresentanti della Comunità. Persone che - sull’esempio di don Benzi - hanno dedicato la loro vita agli ultimi, come ad esempio le donne costrette alla prostituzione. Come è stato accolto “il pensiero speciale” rivolto da Benedetto XVI a don Oreste? Benedetta Capelli lo ha chiesto a Giovanni Paolo Ramonda, responsabile generale della Comunità Papa Giovanni XXIII:

    R. - Con tanta gioia e con festa, perché la comunità Papa Giovanni XXIII ha scelto proprio questo momento per venire qui: da tutta Italia e da tutto il mondo, più di tremila persone sono giunte a Roma con i propri figli, anche i diversamente abili e le ragazze che sono uscite dalla strada. Abbiamo voluto essere qui a salutare ed incontrare il Papa come Padre della Chiesa universale, in questo secondo anniversario della nascita al cielo di don Oreste.

     
    D. - Il Papa proprio ha ricordato questa fecondità spirituale di don Oreste Benzi. Come si sviluppa ancora oggi?

     
    R. - Come prima e più di prima, perché si continua nelle più di cinquecento realtà di accoglienza, di condivisione, case-famiglia, che sono sparse ormai in tutta Italia e nei quasi 30 Paesi dei cinque continenti. Ma anche attraverso le nuove richieste che ci vengono dal Nepal all’Argentina, al Ciad, fino alle nuove prossime aperture, in primavera, a Lourdes e a Fatima. La Comunità continua la presenza di don Oreste, che sentiamo sempre più viva.

     
    D. - In che modo la realtà stessa, le varie emergenze condizionano il modo di lavorare che da tempo voi avete sperimentato?

     
    R. - Il grido dei poveri che sale a Dio, come ci ricordava sempre don Oreste, deve essere ascoltato in ogni momento, in ogni tempo, in ogni luogo, dalla Comunità. Quindi, noi ci lasciamo interpellare dalle nuove emergenze, come è stato per il fenomeno della prostituzione, e come adesso accogliamo molte donne che scelgono di non abortire, proprio perché sono sostenute da una comunità che le aiuta nell’accoglienza della vita, delle loro creature. Per quanto riguarda le nuove emergenze, come il carcere, stiamo proponendo una nuova forma di carcere alternativo, o meglio di comunità, che permetta di svolgere delle pene alternative. Stiamo lavorando ancora di più sulla strada, non solo con le ragazze, ma con i senza-fissa-dimora, con i giovani che sempre di più sono schiavi della droga. Le nuove povertà ci interpellano e noi vogliamo essere contemporanei della storia e vogliamo, come diceva don Oreste, amare sempre, "essere tutto bene senza alcun male".

     
    D. - Quanto questa attenzione di don Oreste ai poveri, agli ultimi, si fa ancora oggi carne?

     
    R. - Come ci richiamava lui: un popolo è tale quando sa accogliere i più poveri e i più deboli, quando il passo di tutti è segnato dallo zoppo, dalla partoriente, dall’orfano, dalla vedova, cioè da chi fa più fatica. La Chiesa è tale, in quanto Chiesa di tutti, e soprattutto la società e una nuova umanità sono tali quando gli ultimi diventano i protagonisti della storia. Quindi, don Oreste è stato al fianco dei poveri e la Comunità Papa Giovanni XXIII continua a stare al fianco dei poveri, avendo però le proprie radici in Dio. Don Oreste diceva: “Non c’è nessuno più impegnato a questo mondo di chi sa stare con il Signore, di chi sa stare con Dio”.

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    La sentenza europea sull'esclusione del Crocifisso dalle aule scolastiche: gli interventi del cardinale Re, mons. Giordano e padre Lombardi

    ◊   La Commissione europea non commenta la sentenza della Corte europea per i diritti dell'uomo sull’esclusione del Crocifisso dalle aule scolastiche, in quanto la questione ricade esclusivamente nelle competenze degli Stati membri. Ad esprimere la posizione dell’Unione Europea è stato oggi Michele Cercone, portavoce del commissario alla Giustizia dell’Ue, Jacques Barrot. Il portavoce ha sottolineato con forza che non bisogna confondere l'Unione Europea con il Consiglio d'Europa - di cui la Corte che ha espresso la sentenza è parte - in quanto organismo del tutto indipendente e scollegato dalla Comunità. Da parte sua, il cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone, al margine di una conferenza stampa all’Ospedale Bambino Gesù di Roma, ha criticato la sentenza apprezzando l’intenzione del governo italiano di ricorrere contro di essa. Una sentenza, dunque, che - ha affermato il direttore della Sala Stampa della Santa Sede padre Federico Lombardi - “è stata accolta in Vaticano con stupore e rammarico”. Ecco le sue parole:

    “Il Crocifisso è stato sempre un segno di offerta di amore di Dio e di unione e accoglienza per tutta l’umanità. Dispiace che venga considerato come un segno di divisione, di esclusione o di limitazione della libertà. Non è questo, e non lo è nel sentire comune della nostra gente.

     
    In particolare, è grave voler emarginare dal mondo educativo un segno fondamentale dell’importanza dei valori religiosi nella storia e nella cultura italiana. La religione dà un contributo prezioso per la formazione e la crescita morale delle persone, ed è una componente essenziale della nostra civiltà. E’ sbagliato e miope volerla escludere dalla realtà educativa.

     
    Stupisce poi che una Corte europea intervenga pesantemente in una materia molto profondamente legata alla identità storica, culturale, spirituale del popolo italiano. Non è per questa via che si viene attratti ad amare e condividere di più l’idea europea, che come cattolici italiani abbiamo fortemente sostenuto fin dalle sue origini. Sembra che si voglia disconoscere il ruolo del cristianesimo nella formazione dell’identità europea, che invece è stato e rimane essenziale”.

    Sulla sentenza della Corte europea ascoltiamo ora il commento del cardinale Giovanni Battista Re, prefetto della Congregazione per i Vescovi, al microfono di Roberto Piermarini:

    R. - Ho appreso questa sentenza della Corte europea di Strasburgo con dolore e con sorpresa. Con dolore perché si tratta di un'offesa al simbolo della religione della stragrande maggioranza degli Europei: cattolici, ortodossi, luterani, anglicani, calvinisti... La peculiarità del cristianesimo, anzi, direi l’originalità del cristianesimo si fonda sul Crocifisso. Con sorpresa, anche, perché il Crocifisso è simbolo di valori che stanno alla base dell'identità europea. Il cristianesimo ha unito l’Europa: questa sentenza, fortunatamente non definitiva, è un segno che va in senso contrario, perché non favorisce l’unione tra gli europei, ma piuttosto una frammentazione.

     
    D. - Che cosa comunica la visione del Crocifisso?

     
    R. - II Crocifisso è segno di un Dio che ama l'uomo fino a dare la sua vita per lui. E' un Dio che ci educa all'amore, all’attenzione per ogni uomo, specialmente per il più debole ed indifeso; educa al rispetto verso gli altri, rispetto anche verso coloro che appartengono a culture e religioni differenti.

     
    D. - Possono restare sorpresi i non cristiani per la visione del Crocifisso?

     
    R. – Al riguardo, io mi domando: per chi appartiene ad altre religioni, ma vive in Europa e frequenta le scuole che qui vi sono, e proprio così nocivo che veda il simbolo del cristianesimo e conosca qualche cosa della religione che più di tutto ha contribuito a forgiare l'Europa? E' proprio inutile che conoscano le tradizioni popolari e le tante manifestazioni culturali e artistiche ispirate dal cristianesimo? II Crocifisso è anche simbolo della nostra cultura ed emblema sul quale si fonda la civiltà europea.

     
    D. – E per quanto riguarda la laicità dello Stato?

     
    R. - I veri sostenitori della laicità non devono dimenticare che l'autore del primo messaggio di laicità è stato proprio Nostro Signore Gesù Cristo quando ha detto: "Date a Cesare quello che è di Cesare e date a Dio quello che è di Dio". Non va poi dimenticato il fatto che la sana laicità include anche il rispetto profondo della coscienza di tutti e di ciascuno, e che il difensore della coscienza umana è stato proprio Nostro Signore Gesù Cristo, crocifisso e risorto per l’umanità intera. Pertanto, i veri difensori della laicità dovrebbero difendere il Crocifisso.

     
    Ma quale mentalità, quale atteggiamento c’è dietro la sentenza della Corte europea per i diritti dell’uomo? Luca Collodi lo ha chiesto a mons. Aldo Giordano, osservatore permanente della Santa Sede presso il Consiglio d’Europa:

    R. – C’è un certo atteggiamento ideologico nel nome di certe idee, che forse si ritengono anche più progressiste: nel nome di certe idee si vuole forzare la realtà o si vogliono imporre delle cose alla realtà. Io credo invece che l’Europa abbia estremamente bisogno di un rispetto delle realtà dei popoli, delle tradizioni. Tra l’altro, questo è chiaramente riconosciuto anche nel preambolo della Convenzione dei diritti dell’uomo che è la Convenzione base del Consiglio d’Europa e di tutti i Paesi membri. C’è anche un po’ un senso di paura, perché se noi continuiamo a corrodere l’identità, cominciamo a non avere più visione per il futuro.

     
    D. – La sentenza della Corte non rischia di allontanare ancora di più l’ideale europeo dal comune sentire della gente?

     
    R. – Sì: mi sembra che l’idea europea rischia già su questo punto, sul contatto con la gente concreta. E questa sentenza mi sembra che si metta ancora su questa linea. Invece di un’Europa che sia al servizio delle persone, al servizio dei popoli, al servizio dell’identità e quindi sappia prendere l’identità, metterla in una comunione dove le identità siano valorizzate, sembra invece che abbiamo paura delle identità, abbiamo paura delle tradizioni e quindi sembra che creiamo uno spazio vuoto. E qui, mi sembra che anche la sentenza usi un concetto di laicità, una concezione di laicità in senso esclusivista: cioè, una laicità che tenda ad escludere, quindi una laicità che crea spazio vuoto! E questo concetto di laicità viene già abbandonato anche in diversi Paesi dell’Europa, anche se è stato presente! Ed è strano che noi, qui, la ribadiamo. Cioè, una laicità che è spazio vuoto è una laicità che è pericolosa, è una laicità che non attira. Piuttosto abbiamo bisogno di una laicità che crea spazio per tutti i contributi positivi, per il sociale, per l’uomo, per affrontare i grossi problemi dell’umanità. Ecco: mi sembra che, in questo senso, sia una sentenza “vecchia”, che non esprime ciò che la gente in Europa comincia veramente a sentire e a voler vivere e che qualche nazione comincia già a percepire. Mi sembra che siamo rimasti un po’ nel vecchio, nel sorpassato.

     
    D. – Tra poco l’Europa adotterà il Trattato di Lisbona. Per lei, il Trattato su questioni di questi tipo – penso però anche alla bioetica – non rischia di imporre scelte non condivise ai singoli Stati nazionali?

     
    R. – Il rischio, certamente c’è. Questo rischio potrebbe essere arginato se i popoli dei vari Paesi cominciassero più seriamente a partecipare alla vita politica europea ed a pronunciarsi. Io credo che bisognerebbe che i popoli, i gruppi, gli organismi vari si pronunciassero. Quindi, anche se questa sentenza generasse un grosso dibattito in Europa, innanzitutto in Italia, e arrivassero molti contributi e molte reazioni, credo che allora anche il mondo politico, il mondo delle istituzioni potrebbe ascoltarlo. Spesso è anche il silenzio da parte delle nazioni, da parte dei rappresentanti dei Paesi, che contribuisce anche a questa lontananza delle nazioni dall’Europa. E questo favorisce anche delle minoranze, delle lobby, che diventano molto forti – in questo caso – e quindi sentono anche di avere un ruolo che non hanno, sentono quasi di essere profeti in uno spazio che purtroppo alle volte è un po’ vuoto. E qui, credo che anche la Chiesa, le religioni abbiano un ruolo importante, se potessero anche condividere tra di loro e portare con un certo coraggio il proprio contributo: perché è un contributo all’umanità!

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    Nomine

    ◊   Benedetto XVI ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Porto Nacional (Brasile), presentata da mons. Geraldo Vieira Gusmão, per raggiunti limiti di età. Gli succede mons. Romualdo Matias Kujawski, finora vescovo coadiutore della medesima diocesi.

    Il Santo Padre ha eretto la diocesi di San Jacinto de Yaguachi (Ecuador) con territorio dismembrato dall’arcidiocesi di Guayaquil, rendendola suffraganea della medesima Chiesa metropolitana di Guayaquil, nominando primo vescovo della diocesi mons. Aníbal Nieto Guerra, dei Carmelitani Scalzi, finora vescovo ausiliare dell’arcidiocesi di Guayaquil. Mons. Aníbal Nieto Guerra è nato in Spagna a Formaselle (diocesi di Zamora), il 23 febbraio 1949. È stato ordinato sacerdote l’8 agosto 1982. Nominato vescovo titolare di Tuscania ed ausiliare dell’arcidiocesi di Guayaquil il 10 giugno 2006, ha ricevuto l’ordinazione episcopale il 22 luglio successivo.

    La nuova diocesi di San Jacinto de Yaguachi (nome latino: Sancti Hyacinthi de Yaguachi) ha una superficie di 6265 Km2, e una popolazione di 715.856 abitanti di cui 618.301 sono cattolici. Le parrocchie sono 42; vi sono 40 sacerdoti diocesani e 9 sacerdoti religiosi, 13 seminaristi maggiori e 3 diaconi permanenti. Come Cattedrale è stata designata la Chiesa di "San Jacinto", nella città di Yaguachi. Con l’erezione della nuova diocesi di San Jacinto de Yaguachi le circoscrizioni ecclesiastiche in Ecuador sono ora 24.

    Il Santo Padre ha nominato vescovo ausiliare di Guayaquil il rev. Guido Iván Minda Chalá, parroco e vicario episcopale per il Clero della diocesi di Ibarra, assegnandogli la sede titolare di Nisa di Licia. Il rev. Guido Iván Minda Chalá è nato ad Apula, diocesi di Ibarra, il 20 febbraio 1960. È stato ordinato sacerdote il 27 giugno 1998 e incardinato nella diocesi di Ibarra.

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    Il cardinale Rodè sulla visita apostolica alle Congregazioni religiose femminili negli Usa

    ◊   La visita apostolica agli Istituti di religiose negli Stati Uniti, annunciata lo scorso mese di gennaio, risponde alle preoccupazioni “sul benessere delle religiose e della vita consacrata in generale”. E’ quanto sottolinea in una dichiarazione, pubblicata ieri, il cardinale Franc Rodé, prefetto della Congregazione per gli Istituti di vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica. Ma quali sono le motivazioni che accompagnano questa dichiarazione? Risponde al microfono di Romilda Ferrauto, responsabile del programma francese, il cardinale Franc Rodé:

    R. – La dichiarazione ha soprattutto questo obiettivo, cioè quello di chiarire le intenzioni del dicastero per dire chiaramente qual è lo scopo di questa visita apostolica tra le Congregazioni religiose. Ci sono infatti delle incomprensioni, come se fosse un atto di sfiducia verso le Congregazioni religiose femminile americane o come se fosse una critica globale del loro operato. Non si tratta di questo. Si tratta soprattutto di vedere la situazione reale nella quale si trova in questo momento la vita consacrata femminile negli Stati Uniti. E’ un fatto evidente che il numero delle religiose americane è calato moltissimo, che la loro presenza nella scuola, nella sanità e in altre istituzioni di carattere sociale è molto diminuita. La questione quindi è: dove sono le cause di questa diminuzione numerica e di questa presenza molto più debole nella Chiesa e nella società degli Stati Uniti?

     
    D. – La dichiarazione spiega che la visita è stata decisa in seguito ad alcune segnalazioni fatte qui, alla Congregazione. C’era dunque stato il bisogno di una tale iniziativa. C’erano problemi disciplinari, di fedeltà alla dottrina cattolica?

     
    R. – In un certo senso si può dire che dagli Stati Uniti sono arrivate delle voci critiche ed un rappresentante importante della Chiesa statunitense mi ha avvertito riguardo alcune irregolarità o carenze nella vita delle religiose americane. Si può dire soprattutto di una certa mentalità secolarista che si è propagata in queste famiglie religiose, forse anche un certo spirito "femminista". Comunque la decisione di questa visita apostolica è stata presa nel 2008, durante un seminario che ha riunito qualcosa come 600-700 religiosi e religiose. Lì si è manifestata questa volontà di fare un passo per trovare un rimedio a questa situazione che molti dicono non essere così buona come quella dei decenni passati.

     
    D. – Lei annuncia nella dichiarazione che sarà pubblicato un rapporto, però non è ancora precisato se ci saranno delle linee d’azione, se poi la Congregazione che lei presiede indicherà la strada da seguire…

     
    R. – La visita apostolica avrà tre fasi. La prima è la preparazione all’Instrumentum laboris; dunque un incontro con le superiore generali per vedere qual è la situazione di tali Congregazioni e poi la preparazione, nella seconda fase, di un questionario al quale risponderanno individualmente le religiose. Il risultato di tutte queste risposte sarò poi studiato scientificamente da un Istituto della Georgetown University e le informazioni raccolte e studiate e criticamente presentate saranno poi rese pubbliche. Sarà perciò un’immagine, una prospettiva, la presentazione di una situazione che penso essere abbastanza completa della vita consacrata femminile degli Stati Uniti.

     
    D. – Dunque non si sa ancora se saranno poi decise delle misure, tutto dipenderà dal risultato di quest’inchiesta?

     
    R. –In questo momento non si può evidentemente parlare di misure o decisioni finali. Posso dire che valuteremo con un grande senso di responsabilità i dati che ci saranno forniti da queste conversazioni individuali con le religiose e vedremo poi cosa occorrerà fare. E’ comunque troppo presto per parlare di decisioni.

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    Mons. Migliore: ancora in alto mare la questione dei rifugiati palestinesi

    ◊   La comunità internazionale si impegni concretamente a risolvere il conflitto israelo-palestinese: è l’appello rivolto ieri da mons. Celestino Migliore al Palazzo di Vetro, in occasione del 60.mo anniversario dell’Agenzia dell’Onu per i rifugiati palestinesi (Unrwa). Parlando del Muro di sicurezza israeliano, l’osservatore permanente della Santa Sede presso l’Onu, ha ribadito che deve essere garantita la libertà di movimento ai fedeli di tutte le religioni. Il servizio di Alessandro Gisotti:

    Sessant’anni fa, ha esordito mons. Migliore, le Nazioni Unite diedero vita ad un’Agenzia temporanea per i rifugiati palestinesi. Il fatto che questo organismo esista ancora oggi, ha affermato con amarezza, dimostra che il problema non è stato affatto risolto. Ha così rivolto un vibrante appello alla comunità internazionale affinché “faciliti i negoziati tra le parti in conflitto”. D’altro canto, ha detto il presule, “risolvere il conflitto israelo-palestinese” è fondamentale per “risolvere tante situazioni che producono il caos nella regione del Medio Oriente” e che hanno “serie implicazioni a livello mondiale”. Purtroppo, ha constatato, c’è un “fallimento” da entrambe le parti ad “impegnarsi in un dialogo sostanziale” che porti pace e stabilità nella Terra Santa. Per questo, ha aggiunto, è necessario che la comunità internazionale continui nei suoi sforzi per raggiungere un riavvicinamento delle parti in conflitto. Ed ha auspicato che i negoziatori siano equilibrati “evitando di imporre precondizioni”.

     
    La delegazione della Santa Sede, ha detto ancora, sottolinea che “una soluzione duratura deve includere lo status della Città Santa di Gerusalemme”. Inoltre, ha aggiunto, alla luce dei numerosi incidenti e violenze come anche delle difficoltà di libero movimento create dal Muro di sicurezza israeliano, la Santa Sede rinnova il suo sostegno ad un “accesso libero e senza ostacoli” ai Luoghi Santi da parte dei fedeli “di tutte le religioni e nazionalità”. Solo con una pace giusta e duratura, ha concluso mons. Migliore, “non imposta ma sicura, attraverso un negoziato e un compromesso ragionevole”, potranno essere soddisfatte le legittime aspirazioni di tutti i popoli della Terra Santa.

     
    Sempre ieri, durante la 64.ma sessione dell'Assemblea generale dell'Onu, mons. Migliore è intervenuto sulla questione ormai "fondamentale" delle fonti di energia, rinnovabili e non rinnovabili. E’ necessaria - ha detto - “l’identificazione di una strategia” in grado rispondere alle priorità nel breve e lungo termine, garantendo la sicurezza e tutelando l’ambiente. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

    Per affrontare i problemi legati al cambiamento climatico – spiega l’arcivescovo Celestino Migliore - si deve avviare una “transizione” verso un’economia più efficiente che porti “ad un minor consumo e uso di combustibili fossili”. La promozione di nuove e rinnovabili fonti di energia, oltre ad essere centrale in questa strategia, è di grande importanza per garantire “uno sviluppo a lungo termine” che può essere sostenuto anche in diverse aree del pianeta. Sono tre gli aspetti rilevanti indicati dall’osservatore permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite.

     
    In primo luogo – aggiunge mons. Celestino Migliore – “i progressi nel campo delle energie rinnovabili sono estremamente importanti per l’eliminazione della povertà”. La cooperazione energetica dovrebbe essere regolata da strumenti economici e fiscali. L’accesso alle fonti rinnovabili è essenziale per consentire ai Paesi in via di sviluppo di soddisfare la loro crescente domanda di energia. L'accesso alle fonti energetiche – prosegue mons. Celestino Migliore - ha un profondo e positivo impatto sulla salute, l'istruzione, l'alimentazione e le opportunità di reddito. Migliorare l'accesso alle fonti di energia richiede infrastrutture migliori, garantite da adeguati riferimenti giuridici e istituzionali.

     
    Un secondo rilevante aspetto riguarda i costi ambientali e umani. E’ prioritaria per il presule l’individuazione di fonti energetiche “affidabili, economicamente sostenibili, socialmente accettabili e compatibili con l'ambiente”. Lo sfruttamento dell'ambiente può fornire a breve termine un incremento economico ma tale crescita – fa notare il presule - ha un alto prezzo. I costi di oggi riguardano soprattutto i Paesi in via di sviluppo, i poveri e coloro che non hanno la capacità di proteggersi dalle problematiche legate al cambiamento climatico. Il settore delle energie rinnovabili rappresenta una sfida e un'opportunità per i governi, la società civile e le organizzazioni internazionali, a lavorare insieme. Le iniziative comuni che riguardano le energie rinnovabili dovrebbe essere basate sulla "giustizia intergenerazionale".

     
    L’arcivescovo Celestino Migliore sottolinea infine che per il successo dei programmi di energia rinnovabile, sono fondamentali campagne di formazione e sensibilizzazione. La società civile e le organizzazioni religiose possono offrire un importante contributo per promuovere l'uso di fonti energetiche rinnovabili. E’ necessaria una “cooperazione multidimensionale”, che ponga una responsabile gestione umana della terra al centro degli sforzi internazionali, nazionali e individuali.

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    La visita di mons. Celli a Cuba

    ◊   Mons. Claudio Maria Celli, presidente del Pontificio Consiglio per le Comunicazioni Sociali arriva questa sera all’Avana, accogliendo un invito della Conferenza episcopale cubana. Il presule si fermerà quattro giorni per svolgere un intenso programma pastorale. Il segretario aggiunto dell’episcopato cubano, padre José Félix Pérez, ha precisato che domani mattina mons. Celli prenderà parte ad una riunione plenaria della Conferenza episcopale. Venerdì il presule incontrerà i membri della Commissione episcopale per i mezzi di comunicazione sociale e si recherà in una chiesa della capitale per parlare su “Chiesa, mass-media e cultura digitale”. Gli organi di stampa latinoamericani e anche cubani in questi giorni hanno dato ampio rilievo alla notizia ricordando gli ultimi alti prelati vaticani a far visita all’isola: il cardinale segretario di stato Tarciso Bertone nel febbraio 2008 e poi, nel novembre dell’anno scorso, il cardinale José Saraiva Martins, allora prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, che presiedette la Beatificazione di fra José Olallo. Il cardinale Bertone, tra l’altro, è stato il primo ospite internazionale ad incontrare il neo presidente di Cuba Raúl Castro. A Cuba, tra le diverse questioni sospese nei rapporti fra Stato e Chiesa, decisamente migliorati negli ultimi anni, c’è il problema più volte sollevato da parte delle autorità episcopali riguardo ad un maggiore accesso ai mezzi di comunicazione di massa. Attualmente quest’accesso esiste, ma è sporadico, in occasione di eventi particolari o feste religiose importanti, e perciò i vescovi e con loro i fedeli cattolici cubani vorrebbero un regime diverso, meno aleatorio e più stabile.(A cura di Luis Badilla)

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Il crocifisso, i giudici e Natalia Ginzburg: in prima pagina, un editoriale di Francesco M. Valiante e Giuseppe Fiorentino sulla sentenza della Corte di Strasburgo.

    Per una sana discussione teologica nella Chiesa: all'udienza generale il Papa parla della controversia tra Bernardo di Chiaravalle e Abelardo.

    Rinnovato impegno a tutelare il diritto alla libertà religiosa: nell'informazione internazionale, intervento della Santa Sede alla 64.ma sessione dell'Assemblea generale dell'Onu.

    Il rifiuto di affrontare le radici della cultura occidentale; Musica e mito: Lucetta Scaraffia e Marcello Filotei ricordano Levi-Strauss, l'antropologo che non si è mai interessato alla tradizione giudaico-cristiana.

    Il pellegrinaggio "virtuale" di Carlo Borromeo: anticipazione dell'intervento di Timothy Verdon, domani nel Duomo di Milano, nel quadro delle celebrazioni per i quattrocento anni dalla canonizzazione di san Carlo Borromeo e nell'ambito delle iniziative di "Imago Veritatis".    

    I tecnici cascano sempre in piedi: Antonio Paolucci su una monografia dedicata all'architetto Andrea Vici morto nel 1817.

    Se suicidarsi diventa un diritto: Carlo Bellieni analizza il dibattito, nel Regno Unito, sulla fine della vita.

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    Oggi in Primo Piano



    Un anno fa l’elezione di Barack Obama: intervista con l’ambasciatore Miguel H. Diaz

    ◊   Il 4 novembre del 2008, Barack Obama vinceva le elezioni per la Casa Bianca diventando il primo afro-americano ad essere eletto presidente degli Stati Uniti. Un evento dal forte impatto simbolico, come prontamente riconobbe il suo stesso avversario John McCain. Il leit motiv della campagna elettorale di Obama fu la speranza nel cambiamento. Un tema, questo, su cui si sofferma l’ambasciatore americano presso la Santa Sede, Miguel H. Diaz, intervistato da Alessandro Gisotti:

    R. – I think that one year later...
    Penso che un anno dopo quella speranza sia ancora viva. Ho già visto dei cambiamenti che sono avvenuti sia a livello interno che internazionale. Possiamo indicarne alcuni: Obama ha ispirato una nuova generazione di leader; sul fronte interno, ha preservato la nazione dalla depressione economica e sta attualmente spingendo per la riforma sanitaria, così che tutti gli americani possano godere di questo diritto fondamentale. Anche a livello internazionale, vedo una speranza viva su un certo numero di questioni. Obama si è impegnato a diminuire l’arsenale nucleare per promuovere la pace. Ha messo insieme le persone, per promuovere un dialogo, come il suo discorso al Cairo testimonia. Quindi, come ambasciatore degli Stati Uniti presso la Santa Sede sono convinto al cento per cento che il messaggio di speranza del presidente è ancora vivo e che le persone di fede possano tradurlo in azione all’interno di una società democratica pluralistica. Alcune delle sue idee ci invitano proprio a far questo.

     
    D. – Barack Obama si è presentato agli americani come un “costruttore di ponti”. Non è un’impresa facile, se si pensa ad una questione come l’aborto. Riuscirà a trovare un terreno comune con i suoi critici?

     
    R. – From the beginning he has...
    Dal principio ha sostenuto che su questioni difficili dobbiamo stare insieme per costruire un terreno comune, che dobbiamo opporci, se dobbiamo, senza essere sgradevoli l’uno con l’altro. E quindi egli ha già mostrato di avere la buona volontà di portare le persone attorno ad un tavolo per discutere, di confrontarci con prospettive differenti. Viviamo in un momento storico nel quale abbiamo bisogno di stare insieme, di trovare un terreno comune, di trovare dei modi con i quali possiamo costruire la pace, anche se possiamo essere in disaccordo l’uno con l’altro.

     
    D. – Uno dei maggiori eventi di quest’anno è stato il discorso del presidente all’Università del Cairo. Un nuovo inizio nel dialogo tra gli Stati Uniti e il mondo musulmano, molti hanno detto. Che aspettative ha sul questo fronte?

     
    R. – I think that the entire world...
    Penso che il mondo intero sia stato emozionato nel sentirlo pronunciare il discorso al Cairo e ritengo che questo evento fornisca l’opportunità di trasformare il dialogo interreligioso in un servizio interreligioso per il bene comune della famiglia umana. La mia aspettativa è di continuare ad impegnarci nel dialogo interreligioso per il bene della trasformazione del mondo verso un futuro migliore per i nostri bambini e per quelli che erediteranno il pianeta.

     
    D. – Un altro momento rilevante di questo primo anno del presidente è stata l’udienza dal Papa in Vaticano. Per lei qual è stato l’aspetto più importante di quell’incontro?

     
    R. – I think the president was very...
    Penso che il presidente sia stato davvero onorato e molto toccato dall’incontro con Benedetto XVI e che abbia apprezzato l’opportunità di incontrarlo e ascoltarlo su varie questioni. Questo presidente e questa amministrazione vogliono ascoltare gli altri, imparare dagli altri e quindi penso che per lui tutto l’incontro sia stato importante. So che il presidente apprezza il rapporto che abbiamo con la Santa Sede, come entità sovrana, attore globale umanitario e voce morale.

     
    D. – Quali sono le sue speranze per il futuro di Barack Obama alla Casa Bianca?

     
    R. – My hope is that we can continue…
    La mia speranza è che continuiamo ad ascoltare il messaggio centrale del presidente su quello che possiamo fare insieme. Non è quello che il presidente Obama può fare da solo, ma quello che noi come comunità di persone possiamo raggiungere insieme. Quindi la mia speranza è che noi possiamo cogliere questo momento come nazione e come mondo a beneficio della famiglia umana.

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    Alda Merini: testimonianza di padre Pasquale che l'ha accompagnata nelle ultime ore

    ◊   Funerali di Stato oggi nel Duomo di Milano per Alda Merini, la poetessa scomparsa lo scorso primo novembre all’ospedale San Paolo del capoluogo lombardo. Tante le persone che le hanno reso omaggio in questi giorni nella camera ardente allestita nelle sale del Comune di Milano. Benedetta Capelli ha raccolto la testimonianza di padre Gianluigi Pasquale, frate cappuccino e docente di teologia alla Pontificia Università Lateranense di Roma, che ha trascorso con Alda Merini le sue ultime ore:

    R. – Alda Merini ed io ci conoscevamo indirettamente per i libri che ho scritto su Padre Pio e perché lei voleva che facessi una prefazione al suo ultimo libro che uscirà postumo; un libro di poesie tutte dedicate a San Pio da Pietrelcina. Sono salito all’ottavo piano, dov’era ricoverata nella sua stanza privata ed ho trovato Alda Merini che aveva un po’ bruciacchiato tutta la camera di mozziconi di sigarette. Aveva anche decorato la stanza di immagini sacre. Lei, con una nonchalance unica, ha chiesto all’infermiera che le mettessero lo smalto rosso sulle unghie e poi ha chiesto il Sacramento della Confessione. Mi ha fatto poi leggere alcune poesie che aveva dedicato a Giovanni Paolo II – del quale era una grande estimatrice – ed anche una preghiera a Benedetto XVI. Ad un certo punto, con l’indice della mano destra, ha indicato il quadro di Padre Pio che era appeso sul muro ed ha voluto, sul letto di morte, farsi fotografare con questa immagine. Ha poi indicato il comodino ed ho visto che lì c’era una reliquia di Padre Pio molto sgualcita, che portava con sé da fanciulla. Ho visto che lei l’ha stretta ed io le ho fatto un segno della Croce sulla fronte. Ecco, in quel momento – non ho timore di dirlo né come teologo né come sacerdote – mi sono sentito penetrare l’anima dallo sguardo profondo di Alda Merini.

     
    D. – Se lei dovesse definire la spiritualità di Alda Merini quali sarebbero le parole più adatte?

     
    R. – Alda Merini, secondo me, è riuscita, attraverso la sua poesia e l’arte poetica, a trasmettere la vera umanità del cristianesimo. Nelle sue poesie ad esempio dice: "Gesù, tu sei stato confitto sul legno della Croce, il cui legno era anche il legno di tuo papà, il falegname". Ecco, lei spargeva schegge di carne dell’umanità del cristianesimo su credenti e non credenti. In questo senso aveva un’arte poetica proprio da autentica credente.

     
    D. – Alda Merini ha conosciuto il dolore, lo ha espresso nelle sue composizioni ma ha anche avuto il dono e la consolazione della fede…

     
    R. – Sì. E’ morta però con un grande dolore: prima di morire non ha potuto vedere la figlia Eleonora. E a proposito della fede, della grande capacità che hanno i Santi di poter stare vicino a noi, voglio raccontare un aneddoto. Alda Merini sapeva che Padre Pio si manifestava e si manifesta con il profumo, allora mi disse - sul letto di morte - scherzando: “Quanto vorrei che Padre Pio mi facesse sentire il profumo di un’ultima sigaretta!”. Questo era per dire che lei sapeva che Padre Pio appare a chi lo invoca. Era il senso di una fede cristiana e popolare che lei aveva. Questa era Alda Merini: una cristiana in senso positivo “folle”, cioè andava al di là dei confini e dei parametri normali.

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    La Chiesa ricorda San Carlo Borromeo, grande pastore e uomo di carità

    ◊   La Chiesa celebra oggi la memoria di San Carlo Borromeo. Vescovo di Milano vissuto nel XVI secolo e creato cardinale a soli 22 anni, è esempio di pastore attento alle necessità della Chiesa e dei fedeli. A ricordarne la figura sarà questo pomeriggio a Milano il cardinale Dionigi Tettamanzi, che alle 17.30 presiederà al Duomo una celebrazione eucaristica. San Carlo Borromeo, compatrono della diocesi di Milano insieme a Sant’Ambrogio, è anche patrono degli scalabriniani per l’ardente carità e lo zelo che hanno caratterizzato il suo ministero facendo di lui un vero apostolo di Cristo. Ne traccia un profilo, al microfono di Tiziana Campisi, padre Livio Stella, vicario generale dei missionari di San Carlo, noti come scalabriniani:

    R. – In lui era davvero vivo l’amore verso Dio, nella sua vita improntata all’ascetismo, alla preghiera, alla pratica delle virtù cristiane, ma era anche luminoso nel suo amore verso il prossimo, nell’uso che fece dei beni personali per soccorrere i poveri, i bisognosi, gli ammalati. I suoi biografi ne hanno esaltato la sollecitudine, l’assistenza durante il tempo della peste, la cura degli infermi, il soccorso ai più disagiati. Infatti, quando venne dichiarato santo nel 1610, il Papa Paolo V lo ha definito “padre dei poveri”. Il Beato Scalabrini ha contemplato in lui la testimonianza della santità e della carità tipiche del buon pastore che dà la vita per le pecore ed anche del buon samaritano che paga con i suoi soldi e mette in gioco la sua reputazione a servizio e beneficio del prossimo.

     
    D. – Ci sono delle espressioni di San Carlo Borromeo che si possono ancora oggi ricordare particolarmente?

     
    R. – Una delle frasi più belle di San Carlo è quando parlava ai suoi sacerdoti e diceva: “Predica prima di tutto con la vita e la santità, perché non succeda che essendo la tua condotta in contraddizione con la tua predica, tu perda ogni credibilità”. La figura di San Carlo è veramente una colonna nella Chiesa della controriforma, ha davvero messo in pratica il Concilio di Trento nella sua diocesi ed ha senz’altro lasciato l’esempio per tutti i pastori e i vescovi delle altre diocesi italiane.

     
    D. – San Carlo Borromeo grande esempio di pastore. Ma ai laici cosa suggerisce in particolare?

     
    R. – Chiamava i fedeli ai segni che sono i capisaldi della fede – per esempio la Croce, l’Eucaristia -. E’ lui che ha iniziato, nella sua diocesi, le 40 ore, che ha messo altari nei quartieri per ricordare al popolo che la fede dev’essere nella quotidianità della vita, nei momenti di ogni giorno e non solamente in alcuni momenti relegati nella Chiesa, nella Messa domenicale. E’ lui che ha iniziato, ad esempio, la pratica di suonare le campane al mattino, a mezzogiorno, la sera, per richiamare i fedeli a ricordarsi che c’è un Signore nella nostra vita che non possiamo tralasciare.

     
    D. – Come guardate voi scalabriniani alla figura di San Carlo Borromeo?

     
    R. – Come a un esempio di un cammino personale di fede verso i nostri fratelli e sorelle che sono in cammino nel mondo, come i migranti.

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    Chiesa e Società



    Il vescovo di Mileto ai funerali di Natuzza Evolo: una donna grande nella fede

    ◊   Nella morte ha mostrato la sua tempra spirituale e “come la sua fede e il suo amore a Dio fossero tutto per lei”. Così mons. Luigi Renzo, vescovo di Mileto-Nicotera-Tropea, durante i funerali di Natuzza Evolo celebrati ieri a Paravati di Mileto in provincia di Vibo Valentia. Una cerimonia semplice segnata da una pioggia incessante ma anche dalla serenità degli sguardi di tanti che hanno voluto salutare Natuzza Evolo. Analfabeta, sposata con un falegname, madre di 5 figli che raccomandava a tutti solo di pregare la Madonna. Di lei, ieri mons. Renzo ha ricordato gli istanti prima di morire e in particolare la richiesta da lui rivolta alla donna di baciare il Crocifisso. Svegliandosi da “un torpore di sofferenza – ha raccontato il presule - ha aperto gli occhi, ha fatto cenno di sì e porgendo ed avvicinando le labbra ha baciato il Crocifisso”. “In quello stato di dolore e sofferenza – ha aggiunto mons. Renzo - ha dimenticato se stessa ed ha baciato il Crocifisso riprodotto sulla mia Croce pettorale”. Poi rivolgendosi ai giovani, il vescovo ha ricordato “l’amore incontenibile” che Natuzza aveva per loro ma anche l’esortazione ai sacerdoti di “cercarli, formarli perché spesso sono lasciati a loro stessi e prendono strade sbagliate lontano da Dio”. In molti ne hanno invocato la santità e in proposito mons. Renzo ha detto che lei “è già santa” e che “il riconoscimento ufficiale è un problema nostro non suo”; “sarà Dio stesso – ha continuato - a dettare i tempi se lui vorrà e sembra che lo voglia”. Sugli episodi non spiegabili che hanno segnato la vita di Natuzza, fondatrice dei Cenacoli di Preghiera “Cuore Immacolato di Maria Rifugio delle Anime”, “sono fenomeni – ha detto il vescovo - di grande suggestione ma restano sempre marginali”. “Natuzza – ha concluso è grande per la sua fede, per il suo amore, per il suo “sì” totale dato a Gesù sofferente”. (A cura di Benedetta Capelli)

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    Fame nel mondo: rapporto sul rischio carestia nell'Africa Sub-Sahariana

    ◊   “Nell’ultimo anno i prodotti alimentari hanno registrato impennate oltre il 400% mettendo in ginocchio intere popolazioni già colpite dalle conseguenze dei conflitti e della povertà”, questo è solo un piccolo estratto, riportato dall’agenzia Sir, della denuncia contenuta nell’edizione 2009 del rapporto “Global hunger index”. Si tratta di uno dei più autorevoli rapporti sullo stato della sicurezza alimentare nel mondo, pubblicato dall’International Food Policy Institute, che in Italia verrà presentato il 12 novembre a Roma dalla coalizione di dieci Ong italiane Link2007 (ne fanno parte, tra le altre, Cesvi, Avsi, Cosv, Medici con l’Africa-Cuamm). Nonostante i progressi registrati dal 1990, alcune regioni continuano a riportare preoccupanti livelli di malnutrizione e rischio carestia, soprattutto in numerosi Paesi dell’Africa Sub-Sahariana. In Somalia per esempio, rileva il rapporto, “proprio la ripresa economica internazionale e la conseguente crescita dei prezzi petroliferi, potrebbe comportare un’ulteriore crescita dei prezzi, riducendo l’accesso al cibo, con il conseguente rischio di carestie diffuse”. Due sono le raccomandazioni: “Non ridurre l’impegno politico ed economico per raggiungere gli obiettivi del millennio e sviluppare le potenzialità delle donne, che spesso svolgono un ruolo essenziale e poco riconosciuto nella risposta delle popolazioni locali alle crisi alimentari”. Il “Global hunger index”, è quell’indice che misura la fame globale combinando tre diversi indicatori, ovvero, la percentuale di bambini malnutriti, il tasso di mortalità infantile e la percentuale di popolazione che non ha accesso ad una quantità adeguata di calorie. Nell’Asia Meridionale, così come nell’Africa Sub-sahariana, i progressi sono stati marginali, e i recenti eventi hanno alzato il numero di persone denutrite nel mondo. La flessione globale, con tagli nei salari, disoccupazione, drastiche riduzioni delle rimesse e degli aiuti di donatori, è stata accusata maggiormente da coloro che già si trovavano in condizioni precarie. Il rapporto evidenzia inoltre, come in alcuni paesi gli alti livelli di malnutrizione siano strettamente connessi ad un trattamento disuguale dei sessi. (C.P.)

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    Manila: appello della Chiesa per 5 milioni di poveri che vivono senza una casa

    ◊   A Manila, capitale delle Filippine, oltre 5 milioni di persone vivono in baracche e necessitano di essere trasferiti in luoghi abitabili. È quanto richiede al governo mons. Broderick Pabillo, responsabile del Nassa National Secretariat for Social Action-Justice and Peace. “Nel mese di settembre – afferma all’agenzia AsiaNews mons. Broderick Pabillo – ho incontrato il presidente Arroyo che mi aveva assicurato il pronto trasferimento delle famiglie nell’area di Bulacan, ma finora nulla  è stato fatto”. In passato, i funzionari del governo avevano fatto irruzione nei sobborghi della città, demolendo le baracche e tutte le costruzioni abusive. Su invito delle autorità migliaia di persone si erano quindi recate nella provincia di Bulacan, dove ad attenderle c’erano solo terreni deserti.  “Senza un adeguato piano di trasferimento, il progetto fallirà e sarà come gettare i poveri dentro la spazzatura - afferma padre Fernando Caprio, sacerdote dell’arcidiocesi di Manila – nei nuovi insediamenti dovrebbero avere accesso ad acqua potabile, elettricità, servizi sanitari, educazione e strade”. Recenti studi mostrano che il reddito medio nei sobborghi di Manila è di circa 90 euro al mese e le famiglie non hanno soldi a sufficienza per far crescere i figli. Ogni giorno al ritorno da scuola i bambini sono costretti a mendicare per la strada, perché non hanno nulla da mangiare. In attesa di risposte da parte del governo, la Chiesa ha attivato nelle varie scuole della città un servizio di mensa pubblica gratuito, che consente ai ragazzi di pranzare almeno una volta al giorno. (A.L.)

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    Londra: religioni schierate contro i cambiamenti climatici

    ◊   Corsi di educazione all’ecologia per i più giovani, bollini ‘verdi’ per chiese, templi e moschee liberi da emissioni di gas nocivi e libri sacri stampati su carta riciclata: sono alcune delle proposte presentate all’incontro in corso al castello di Windsor, a Londra, che riunisce rappresentanti di nove delle principali religioni nel mondo: cristianesimo, ebraismo, islam, induismo, buddismo, scintoismo, taoismo, sikhismo, bahaismo. L’iniziativa, apertasi ieri e intitolata ‘Molti cieli, una sola terra - Gli impegni della fede per un pianeta che vive’, è organizzata dal Programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo (Undp) e dall’Alleanza delle religioni per la conservazione (Arc) in vista della Conferenza di Copenaghen sui cambiamenti climatici in programma dal 7 al 18 Dicembre. “Si tratta di dare un segnale forte ai governi. Senza chiedere agli altri di agire ma esprimendo il proprio impegno” ha detto il responsabile dello Undp, Olav Kjorven, sottolineando gli impegni enunciati dai leader religiosi “verranno mantenuti qualunque siano i risultati del vertice di Copenaghen: ad esempio, i templi taoisti in Cina saranno alimentati dall’energia solare”. Ma tutte le fedi - riferisce l'agenzia Misna - sono d’accordo nel voler rendere “ecologici” gli edifici religiosi, stampando i libri sacri con carta riciclata, e creando programmi educativi dedicati all’ambiente. “Auspichiamo un mondo sicuro dal punto di vista ambientale per i nostri figli e per le future generazioni — ha detto lo sceicco Ali Gomaa, gran mufti d’Egitto - dove i popoli di tutte le religioni vivano in armonia con la natura e godano della giustizia e di una parte equa dei doni di Dio”. Il rappresentante, precisa il quotidiano ‘L’Osservatore romano’, ha ricordato che presto alcune grandi città islamiche dichiareranno lo ‘status verde’, come Medina in Arabia Saudita, azzerando le emissioni di ossido di carbonio. Commentando l’incontro, che si conclude domani, il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, ha osservato che “senza il pieno sostegno, la cooperazione e la partecipazione dei leader religiosi, sarà molto difficile creare un clima politico che consenta di stabilire un accordo vincolante, unanime ed equo a Copenaghen”. (R.P.)

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    L'Africa ritorna ai negoziati sul clima ma chiede più impegno dall'Occidente

    ◊   In seguito all’impegno dei Paesi ricchi di ridurre almeno del 40% le emissioni di gas a effetto serra, i Paesi africani hanno ripreso la loro partecipazione agli incontri negoziali in corso a Barcellona per la stesura di un accordo globale sui cambiamenti climatici. I 53 paesi dell’Africa, appoggiati nella loro richiesta da altri 70 Paesi in via di sviluppo tra i quali Bolivia e Venezuela, hanno boicottato gli incontri in programma ieri, accusando i delegati di voler discutere soltanto le proposte dei paesi industrializzati, giudicate troppo timide per far fronte agli effetti negativi dei cambiamenti climatici. Con il boicottaggio dei negoziati attuato ieri - riferisce l'agenzia Misna - per la prima volta i Paesi africani hanno portato avanti un’azione coordinata in una sede internazionale ad alto livello, dopo aver stabilito una posizione comune del continente per la stesura dell’accordo che sostituirà il Protocollo di Kyoto. “La posizione che abbiamo preso – ha detto il capo-delegazione del Gambia, Pa Ousman Jarju – non vuole in nessun modo bloccare il progresso dei negoziati, ma piuttosto mostrare che abbiamo obiettivi ambiziosi per un accordo che sia soprattutto equo”. La sessione negoziale in corso fino a venerdì a Barcellona è l’ultima opportunità per raggiungere un’intesa sull’accordo che dovrà essere firmato alla conferenza internazionale prevista a Copenhagen tra il 7 e il 18 Dicembre. (R.P.)

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    Ventimila angolani rimpatriati a forza da Kinshasa vivono nella precarietà

    ◊   Oltre 20 mila angolani rimpatriati a forza dalla Repubblica Democratica del Congo continuano a vivere in tende, scarseggiano cibo e assistenza medica. La situazione umanitaria si sta deteriorando a causa della pioggia che cade sui villaggi di Mbanza Congo e Kuimba nella provincia dello Zaire. In una intervista a “Radio Ecclesia”, ripresa dall'agenzia Fides, padre André Justino Futy, della diocesi di Mbanza-Congo, ha rilanciato l’allarme sulla situazione disastrosa nella quale vivono i rimpatriati: “più di 20mila persone hanno bisogno urgente di assistenza e di sostegno alimentare”. “La pioggia insistente dei giorni scorsi ci ha dato una pausa. In questi giorni non sta piovendo, grazie a Dio, perché se avesse continuato a piovere con l’intensità dei giorni precedenti la situazione sarebbe molto più complicata ", ha aggiunto il sacerdote. Padre Futy avverte però che “la pioggia intensa può riprendere in qualsiasi momento, ma il problema principale è che non tutti hanno un riparo. Le tende disponibili non sono sufficienti per tutte le famiglie che sono qui rifugiate”. La Commissione episcopale per la Pastorale delle Migrazioni, della Giustizia e della Pace, Caritas Angola e il Jesuit Refugee Service, hanno pubblicato un comunicato, firmato da mons. Zacarias Kamwenho, presidente della Commissione episcopale per l'immigrazione, la Giustizia e la Pace, arcivescovo emerito di Luanda, nel quale si deplorano “gli eventi che hanno coinvolto gli immigrati nella Repubblica Democratica del Congo e in Angola”. “La violenza non risolve alcun problema. Non lasciamoci trascinare da odio, dalla vendetta, dalla discriminazione, ma piuttosto dai sentimenti di fratellanza e di solidarietà che costruiscono la famiglia, la società, la Chiesa. “Chiediamo, inoltre, a tutti i cittadini di non usare la violenza contro gli stranieri e i congolesi che vivono e lavorano nel nostro Paese e di essere solidali con i fratelli costretti a tornare nel Paese. Chiediamo ai media di contribuire a mantenere un clima di pace e di riconciliazione, e anche quando mostrano la verità, di utilizzare un linguaggio che eviti pregiudizi. Esprimiamo la nostra fiducia nel governo e lo incoraggiamo a proseguire nei suoi sforzi verso il dialogo e la ricerca di una soluzione pacifica per tutti”. (R.P.)

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    Guinea Conakry: appello al dialogo del presidente della Conferenza episcopale

    ◊   Un pressante invito al dialogo tra tutte le parti guineane è stato rivolto da mons. Vincent Coulibaly, arcivescovo di Conakry e presidente della Conferenza episcopale della Guinea, in un messaggio alla nazione, che è stato pubblicato dalla stampa locale e ripreso dall'agenzia Fides. Mons. Coulibaly sottolinea la preoccupazione dei vescovi per la grave crisi politica scoppiata con il golpe del dicembre 2008, aggravatasi a fine settembre all’indomani della sanguinosa repressione di una manifestazione dell’opposizione. L’arcivescovo di Conakry ricordando la sua partecipazione all’Assemblea Speciale per l’Africa del Sinodo dei Vescovi, avverte che la situazione della Guinea rischia di sfociare in una crisi simile a quelle vissute da altri Paesi africani: “Pensando alle testimonianze commoventi dei vescovi della Repubblica Democratica del Congo e del Rwanda durante il Sinodo, mi domando se non corriamo lo stesso pericolo”. Mons. Coulibaly, esprime “la solidarietà della Chiesa al nostro popolo sofferente” e sottolinea che “nessuna ingiustizia, nessun attentato alla pace, alla vita, ai diritti fondamentali dell’uomo può lasciare indifferente la Chiesa”. Riportando le conclusioni del Sinodo, il presidente della Conferenza episcopale sottolinea che è compito dei guineani prendere in mano il proprio destino e mette in guardia sulle possibili interferenze straniere nella crisi guineana, che sono dettate dal desiderio di sfruttare le immense ricchezze del Paese. “I guineani devono superare le loro divergenze con il dialogo". Mons. Coulibaly conclude il messaggio invitando la giunta militare, l’opposizione e la società civile a negoziare per far uscire la Guinea dalla crisi. L’arcivescovo di Conakry chiede inoltre ai rappresentanti dei Paesi stranieri in Guinea di astenersi da illecite interferenze e di osservare la “stretta neutralità”. Infine lancia un appello a non sfruttare la religione a fini politici: “invito i protagonisti della crisi a non parlare mai a nome e per conto dei leader religiosi, né a utilizzare la religione per le proprie ambizioni”. (R.P.)

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    Botswana: al via l’Assemblea generale dell’Unione Africana di Radiodiffusione

    ◊   Si è aperta oggi a Gaborone, in Botswana, l'Assemblea generale annuale dell’Unione Africana di Radiodiffusione (UAR). Vi partecipano una quarantina di delegati delle radio e televisioni della maggior parte dei Paesi del Continente. I discorsi di apertura hanno sottolineato, soprattutto, la grande sfida che i media africani dovranno affrontare nel 2010: la copertura dei Campionati mondiali di calcio che saranno organizzati per la prima volta in Sud Africa. Durante la stessa seduta di apertura è stato trasmesso un messaggio augurale del direttore generale di Radio Vaticana, padre Federico Lombardi. Ricordando il grande avvenimento del recente Sinodo dei vescovi per l’Africa, padre Lombardi afferma che grazie ai mezzi di comunicazione sociale questo raduno storico ha saputo penetrare nei focolari più remoti del continente e realizzare, ancora una volta, che nell’umanità siamo una sola famiglia . Egli ha inoltre sottolineato che il Sinodo speciale per l’Africa, che ha trattato i temi essenziali della pace, della giustizia e della riconciliazione, ha invitato uomini e donne dell’Africa, credenti e non credenti, a costruire un mondo di coesistenza fraterna intorno a questi valori che non appartengono esclusivamente alle religioni. E’ per questo che il Sinodo africano ha invitato i media a farsi più attori di giustizia, pace e riconciliazione nella società, nella Chiesa e fra i credenti. In conclusione, padre Lombardi augura che i lavori di quest’assemblea favoriscano una reale intesa ed una pace duratura tra le nazioni africane. (Da Gaborone, padre Joseph Ballong)

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    Sostegno ecumenico alle politiche sul disarmo nucleare

    ◊   “Chiediamo a tutti i paesi dotati di armamenti nucleari di contribuire al nuovo orientamento politico. Siamo convinti che questa opportunità debba trasformarsi in azioni concrete”: a rivolgere l’appello alle grandi potenze militari sono quattro organizzazioni religiose ecumeniche, a sostegno delle prese di posizione del presidente statunitense Barack Obama, promotore di una risoluzione dell’Onu per il disarmo nucleare. Un sostegno - riferisce l'agenzia Misna - che va anche al presidente russo Dmitry Medvedev, firmatario insieme a Obama di un’intesa di massima per l’aggiornamento del trattato “Start” sulla riduzione degli arsenali atomici, in scadenza a fine 2009. “I nuovi sforzi per abolire le armi nucleari possono far nascere la speranza nel mondo” hanno scritto congiuntamente Samuel Kobia, segretario generale del Consiglio ecumenico delle Chiese (Wcc/Cec), Michael Kinnamon, segretario generale del Consiglio nazionale delle Chiese negli Stati Uniti, Colin Williams, segretario generale della Conferenza delle Chiese d’Europa e Karen Hamilton, segretario generale del Consiglio delle Chiese del Canada. Oltre a Obama e Medvedev – i cui paesi possiedono il 95% dell’arsenale atomico del globo – la lettera si rivolge alla Nato e all’Unione Europea, invitate a promuovere la politica globale per un mondo libero dalle armi nucleari. (R.P.)

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    L’arcivescovo di New York: i pregiudizi sulla Chiesa sono un passatempo nazionale

    ◊   L’anticattolicesimo è diventato “un nuovo passatempo nazionale”. E’ quanto si legge in un articolo dell’arcivescovo di New York, mons. Timothy Dolan, non pubblicato dal quotidiano statunitense “New York Times”. Nell’articolo, intitolato “Anticattolicesimo”, il presule riporta alcuni esempi: lo scorso 14 ottobre il quotidiano americano ha denunciato 40 casi di abusi sessuali di bambini avvenuti in una piccola comunità ebraica di Brooklyn. Dall’articolo del quotidiano “New York Times” non emerge, secondo il presule, lo stesso atteggiamento assunto in passato nei confronti della Chiesa Cattolica. Mons. Timothy Dolan sottolinea di non avere né l’intenzione né il diritto di criticare la comunità ebraica, ma denuncia “questo tipo di indignazione selettiva”. Un altro caso si riferisce al 16 ottobre, quando il quotidiano statunitense ha pubblicato in prima pagina un articolo sul caso di una sacerdote che 25 anni fa ha avuto una relazione consensuale con una donna dalla quale è nato un figlio. “Nessun chierico di religione diversa da quella cattolica – fa notare l’arcivescovo di New York – ha mai meritato tanta attenzione”. Il 21 ottobre - prosegue mons. Timothy Dolan nell’articolo che ha pubblicato sul suo blog - il quotidiano statunitense ha dedicato ampio spazio alla decisione della Santa Sede di accogliere gli anglicani che hanno chiesto l’unione con la Chiesa di Roma. La decisione, duramente attaccata dal “New York Times”, è stata definita una forma di proselitismo promossa in un momento difficile per la comunità anglicana. L’arcivescovo – rende noto l’agenzia Zenit - ricorda infine un articolo del 25 ottobre nel quale, tra l’altro, si accusa la Chiesa per la sua posizione sui preservativi. Dopo aver riconosciuto che questi casi, “purtroppo”, non si limitano al New York Times, mons. Timothy Dolan afferma che “la Chiesa non è al di sopra delle critiche”. “Noi cattolici – conclude – accogliamo le critiche e ce le aspettiamo. L’unica cosa che chiediamo è che siano giuste, razionali e idonee”. (A.L.)

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    Argentina: il cardinale Bergoglio chiede ai genitori di aiutare i figli a combattere il relativismo

    ◊   “I genitori si occupino del bene prezioso dei figli, patrimonio per il futuro della società e del Paese”. E’ l’esortazione dell’arcivescovo di Buenos Aires, cardinale Jorge Mario Bergoglio, rivolta a tutti i genitori argentini. Il porporato ha anche sottolineato che occorre ripristinare il dialogo con i propri figli, aiutandoli a infrangere le opprimenti barriere dei molti relativismi. Il dialogo – ha aggiunto il cardinale Bergoglio in occasione del Forum dei genitori – implica accoglienza, vicinanza, comprensione. Il Forum dei genitori – riferisce l’Osservatore Romano – è stato organizzato dal vicariato episcopale per l’educazione e l’istruzione e dalla Commissione per le comunicazioni sociali. L’incontro si è tenuto nel Collegio San José de Calasanz. Specialmente per i genitori cattolici – ha detto il porporato – è un dovere parlare, giocare con i propri figli affinché “non si sentano soli”. “Educare i figli – ha spiegato – significa anche testimonianza e gratitudine a Dio di questo grande dono”. Il cardinale Bergoglio ha anche fatto riferimento ai ragazzi senza meta, a quei ragazzi che sono confusi, abbandonati al tumulto del quotidiano. “Verso di loro – ha concluso – occorre un impegno corale, da parte di tutte le componenti della società”. (A.L.)

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    Messico: 600 Ministri straordinari dell'Eucaristia rinnovano il loro impegno

    ◊   Nonostante la pioggia che cadeva su Città del Messico venerdì scorso, quasi seicento “Ministri straordinari della Comunione Eucaristica” (Mece) hanno rinnovato il loro impegno di portare ai malati la Santa Comunione nelle loro case, negli ospedali e nelle carceri, davanti al vescovo ausiliare, mons. Armando Colin Cruz. Il rito, svoltosi nella parrocchia dei Santi Filippo e Giacomo, ha assegnato ai Mece il compito di recare sollievo spirituale a nome della Chiesa cattolica, nelle zone di Azcapotzalco e di Gustavo A. Madero, distretti che compongono la zona pastorale. A questo gruppo di quasi seicento Mece, - riferisce l'agenzia Fides - si è aggiunto un secondo gruppo di nuovi Ministri che ha ricevuto per la prima volta il mandato del vescovo di "portare ai malati lo stesso Dio e Gesù nell'Eucaristia, e di partecipare alla celebrazione dell'Eucaristia distribuendo ai fratelli il pane del cielo ". Il vescovo ha esortato i nuovi ministri e coloro che hanno rinnovato il loro impegno a servire con “opportunità”, con “gioia” e con la “preghiera”. Servire il Signore con “opportunità”, in quanto noi crediamo che portiamo Gesù nel nostro reliquiario, e pensiamo che sia un momento sublime. In secondo luogo, servire il Signore con “gioia”: nessuno è stato costretto a rispondere al Signore, ci sentiamo pieni di energia portando il Signore, perché servire Dio è fare la sua volontà. Il terzo aspetto è essere uomini e donne di preghiera. Quindi avere un atteggiamento di preghiera e di azione, vestire in modo semplice e decoroso, “perché siamo i testimoni di Cristo nelle case, nelle nostre parole, e possiamo invitare i presenti a unirsi alla preghiera ". A questo proposito, il vescovo ha chiesto ai Mece di prestare particolare attenzione ai segni di sincretismo o di confusione, perché, ha detto, "ci sono molte sette che cercano di distorcere il significato dell'Eucaristia". (R.P.)

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    Taiwan: universitari e docenti dell’Università cattolica Fu Jen tra i poveri di Calcutta

    ◊   Il padre gesuita David Yen, direttore del “Fu Jen Catholic University Service-Learning Center” ha comunicato che anche quest’anno un gruppo di universitari ed insegnanti dell’Università Cattolica Fu Jen ha compiuto un'esperienza di servizio nella casa dei moribondi di Calcutta, in India, fondata dalla Beata Madre Teresa. Secondo le informazioni raccolte dall’agenzia Fides, negli ultimi tempi l’università cattolica di Taiwan organizza ogni anno un viaggio del genere, avendo come meta l’India, la Mongolia, la Cambogia e anche tanti altri posti nella stessa isola di Taiwan dove si trovano i più bisognosi. Questa esperienza missionaria di carità ha lo scopo di aiutare gli universitari a diventare persone per gli altri e in mezzo agli altri, “Con amore grande fare le cose piccole”. I giovani ed i loro docenti hanno usufruito dei periodi di vacanza per prestare opera di volontariato al servizio dei più bisognosi. Tra loro vi sono sacerdoti, religiosi/e e laici; professori delle facoltà di Legge, Psicologia, Pubblica Amministrazione, Medicina. Tutti, per circa una settimana, si sono trasformati in volontari nella casa fondata dalla Beata Madre Teresa: hanno pulito i moribondi, accompagnato a passeggio gli handicappati, lavato i piatti della mensa, disegnato i vestiti per le donne della casa dei poveri. Secondo loro, “come tutti quelli che sono passati da qui, abbiamo sperimentato in prima persona cosa significa incontrare gli angeli”. (R.P.)

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    Cina: iniziative del Taipei Ricci Institute

    ◊   Il Taipei Ricci Institute insieme al mensile Renlai ha inaugurato il sito www.tale-image.com, che raccoglie racconti ed immagini su popolazioni e luoghi della Cina, ponendo l'accento sulla diversità culturale, lo sviluppo sostenibile e l'arricchimento spirituale.  Basato sui vasti archivi sia dell'Istituto che della rivista, esso offre soluzioni "pronte", e pubblicazioni con materiale esclusivo su villaggi, leader di comunità, esperienze spirituali ed esperimenti sociali creativi in Cina, a Taiwan e in altre parti dell'Asia. L'intenzione dei curatori del sito, che sarà progressivamente arricchito con altro materiale, è di farlo diventare una fonte di risorse a livello internazionale per un approccio più didattico a temi culturali, spirituali e di sviluppo. Intanto, il Taipei Ricci Institute ha pubblicato una collezione di ventisei volumi per un totale di oltre 15 mila pagine con testi inediti della Biblioteca Nazionale di Francia. Hanno curato la collezione Nicolas Standaert e Ad Dudink, dell'Università di Lovanio, e Nathalie Monnet, della Biblioteca Nazionale di Francia. Tutti i 190 testi riprodotti sono stati pubblicati o scritti antecedentemente al 1820 e sono testi unici o molto rari. Riflettono le caratteristiche delle pubblicazioni cinesi sulla scienza e la religione occidentale nei secoli diciassettesimo e diciottesimo. Le pubblicazioni coprono un ampio ventaglio di temi come anatomia, filosofia aristotelica, geografia e astronomia, trattati sui terremoti, biografie di missionari e di convertiti, decreti e memoriali. La storia della collezione cinese conservata nella Biblioteca Nazionale di Francia è iniziata più di tre secoli fa.  I primi quattro esemplari stampati in cinese arrivarono alla Biblioteca Reale nel 1668, quando questa acquisì metà della notevole collezione del cardinale Mazzarino (1602-1661). (A.M.)

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    I vescovi irlandesi chiedono al governo di non ridurre gli aiuti ai Paesi poveri

    ◊   Il governo dell’Irlanda non volti le spalle ai più poveri. E’ l’appello del cardinale Seán Baptist Brady, arcivescovo di Armagh, che nei giorni scorsi ha inviato una lettera al ministro delle Finanze irlandese, Brian Lenihan. Ulteriori tagli agli aiuti che il governo di Dublino destina alle nazioni più povere – si legge nel documento ripreso dall’Osservatore Romano - avrebbero effetti devastanti. Le popolazioni delle zone più povere del mondo – sottolinea il porporato – sono particolarmente vulnerabili e non hanno avuto alcuna responsabilità sui motivi delle molteplici crisi legate al clima, al cibo, alle finanze. Il cardinale Brady si fa anche portavoce dei timori dell’episcopato irlandese per gli ulteriori tagli al bilancio destinato agli aiuti anche nel corso del 2010 e del 2011. “Ci rendiamo conto – afferma il porporato – che bisogna affrontare i problemi del nostro Paese. Sappiamo che bisogna fare delle economie”. “Tuttavia i risparmi che potrebbero essere ottenuti tagliando il bilancio degli aiuti – aggiunge l’arcivescovo di Armagh - avrebbero un impatto marginale per il nostro sistema economico”. Lo scorso anno il ministero delle Finanze irlandese ha deciso di ridurre di quasi un quarto (222 milioni di euro) le risorse destinate per gli aiuti ai Paesi del terzo mondo. (A.L.)

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    Turchia: profanato un cimitero cristiano ad Istanbul

    ◊   Ad Istanbul, nello storico cimitero di Valukli, a fianco dell’antico monastero ortodosso dedicato alla Madonna, 90 lapidi sono state distrutte ed altre danneggiate. Le profanazioni sono frequenti e, da diversi anni, esse colpiscono chiese, cimiteri cristiani e proprietà della comunità ortodossa dell’ex capitale della Turchia. Il Patriarca ecumenico Bartolomeo I ha fatto visita al cimitero profanato, lamentando che fatti del genere continuino ad accadere sul territorio turco. La profanazione del cimitero di Valukli non è stata riportata da nessun organo di informazione di Istanbul. I cimiteri cristiani, tutti di natura monumentale, costituiscono un elemento di testimonianza della ormai esigua presenza cristiana. Oggi essi si trovano accerchiati da estesi insediamenti urbani e, pertanto, sono diventati terreni appetibili per costruirvi sopra. (A.M.)

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    Ucraina: restituita ai fedeli una chiesa espropriata dai comunisti nel 1949

    ◊   Dopo tre anni di contenzioso è stata recentemente restituita ai fedeli la chiesa di San Giuseppe della città di Dniepropetrovsk, una tra le più popolose dell’Ucraina. L’edificio è stato riconsacrato dal vescovo della diocesi di Kharkiv-Zaporizihia, mons. Marian Buczek, e riassegnato alla parrocchia retta dai frati cappuccini. Chiusa ai fedeli ed espropriata nel 1949 dai comunisti, la chiesa venne venduta illegalmente nel 1998 dalle autorità statali ad un’impresa, che ha cambiato più volte proprietario. In diverse occasioni alcuni fedeli della parrocchia, che si riunivano in chiesa per pregare, sono stati minacciati anche dopo l’entrata in vigore della sentenza favorevole alla restituzione della proprietà ai cattolici. Quest’anno la Chiesa a Dniepropetrovsk celebra alcuni anniversari quali i 230 anni della presenza dei cattolici in questa città nodale, tra l’altro, per gli esiti dell’occupazione italiana durante la seconda guerra mondiale. Vi sono poi l’anniversario dei 130 anni della costruzione della prima chiesa e dei 10 del ritorno dei cappuccini nella parrocchia di San Giuseppe. (A.M.)

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    In crescita in 20 Paesi le vocazioni sacerdotali

    ◊   Nei giorni scorsi, al Collegio inglese di Roma si è svolta la Conferenza dei direttori vocazionali di Inghilterra e Galles. Nell’ambito della riunione – riferisce Zenit – è stato evidenziato che sono in aumento in 20 Paesi il numero dei seminaristi. L’inchiesta, riferita al 2007, è stata presentata da monsignor Francis Bonnici, direttore della Pontificia Opera delle Vocazioni Ecclesiastiche, che ha annunciato entro il 2011 la pubblicazione di un documento basato sulle lettere e i discorsi di Papa Benedetto XVI sul sacerdozio che sarà di grande aiuto per chi lavora nel ministero vocazionale. Durante la riunione, è stato eletto il nuovo Comitato dei direttori vocazionali, il nuovo presidente è padre Stephen Langridge mentre padre Paul Grogan è vicepresidente e padre Paul Turner tesoriere. Il nuovo presidente della Conferenza ha affermato che “ogni diocesi deve affrontare la sfida di promuovere le vocazioni sacerdotali, ma in molti luoghi quello del direttore vocazionale è ancora un ministero part-time”. Pertanto ha aggiunto che è necessario incoraggiare questo lavoro per “sviluppare nuove strategie per la promozione delle vocazioni sacerdotali, soprattutto tra gli adolescenti e i giovani”. (B.C.)

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    A Torino la 49.ma Assemblea Generale della Conferenza Italiana Superiori Maggiori

    ◊   Con la partecipazione di 140 Superiori Provinciali provenienti da tutta Italia, è iniziata ieri pomeriggio a Torino la 49.ma Assemblea Generale della Conferenza Italiana Superiori Maggiori (Cism) sul tema “Povertà e comunione dei beni in un mondo globalizzato, per una testimonianza credibile dei consacrati”. L’importanza del tema è stata sottolineata dal presidente don Alberto Lorenzelli, il quale, riferendosi all’argomento trattato nell’Assemblea del 2008, ha ricordato che, “come nell’obbedienza i Religiosi possono vivere l’amicizia con Dio, così nella povertà, che è consapevolezza della propria indigenza, essi manifestano la loro disponibilità a ricevere tutto dal Padre celeste”. All’apertura hanno partecipato il cardinale Severino Poletto, mons. Giuseppe Guerrini, vescovo di Saluzzo, delegato per la Vita Consacrata, mons. Piergiorgio De Berardi, vescovo di Pinerolo, il sindaco di Torino, Sergio Chiamparini e il consigliere regionale David Guarino, i quali, riallacciandosi ai santi sociali che sul finire dell’800 hanno fatto di Torino la capitale della carità, hanno messo in rilievo l’importanza e la varietà delle attività sociali che anche oggi i Religiosi promuovono e sostengono per aiutare i poveri e i bisognosi. Nei giorni seguenti sono previste tre relazioni, una visita al Cottolengo, l’elezione del nuovo presidente della Conferenza e concelebrazioni in cattedrale, nella chiesa della Salute e nella basilica di Maria Ausiliatrice, presieduta dal cardinale Tarcisio Bertone, Segretario di Stato di Papa Benedetto XVI. L’Assemblea si concluderà sabato prossimo. (A cura di padre Egidio Picucci)

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    Milano: all'Università Cattolica convegno sui minori

    ◊   L’Università Cattolica del Sacro Cuore ospita oggi e domani, a Milano, un Convegno internazionale di studio sul tema “Minori, giustizia, sicurezza sociale. Quali prospettive a vent’anni dalla Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia?”. L’evento intende esaminare la situazione dei diritti dell’infanzia nel ventennale della Convenzione citata, sottoscritta da 193 Paesi del mondo, ma spesso disattesa; la violazione totale o parziale di tali diritti si presenta come una realtà diffusa, le cui cause sono da attribuirsi a mancanza di volontà politica, a carenza di risorse, a situazioni contingenti (conflitti o altre forme di violenza). Obiettivo principale del convegno è dunque l’analisi e la sensibilizzazione intorno a un aspetto cruciale della problematica minorile, quello dei rapporti tra bambini e giustizia penale, in un anno, il 2009, in cui ricorre per l’Italia anche il ventennale del nuovo processo penale a carico di imputati minorenni. Si tratta, in particolare, di riflettere sulle cause delle devianze da parte di minori, comprenderne le dinamiche e chiedersi se il minore non debba essere considerato vittima delle ingiustizie della società adulta. All’iniziativa prendono parte docenti, magistrati, dirigenti dell’amministrazione penitenziaria ed esperti in politiche sociali di diversi Paesi. In apertura dell’incontro interverranno, fra gli altri, il Magnifico Rettore dell’Università Cattolica, Lorenzo Ornaghi, l’arcivescovo Silvano Tomasi, Osservatore Permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite a Ginevra, Elisabetta Belloni, direttore generale della Cooperazione allo Sviluppo del Ministero degli Esteri e il presidente della Regione Lombardia Roberto Formigoni. Le sessioni di lavoro previste svilupperanno temi quali “Le sfide globali e i diritti dell’infanzia”, “I sistemi penali minorili e il ruolo della cooperazione internazionale”, “Minori, carcere e famiglia”, “Le prospettive in tema di diritti dell’infanzia, di giustizia e rieducazione dei minori a vent’anni dalla Convenzione delle Nazioni Unite”. (M.V.)


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    Il 25.mo dell'Università della Santa Croce nel ricordo di Sant'Escrivá e Álvaro del Portillo

    ◊   “Seguire fedelmente gli esempi di amore e di servizio alla Chiesa che costituiscono la preziosa eredità di San Josemaría Escrivá e del Servo di Dio Álvaro del Portillo” è il compito della Pontificia Università della Santa Croce che questa mattina ha inaugurato il suo 25° anno di attività. A rammentarlo il Gran cancelliere dell’Università e prelato dell'Opus Dei, mons. Javier Echevarría, che ha presieduto la Messa nella basilica di Sant'Apollinare. Ripercorrendo la nascita dell’istituzione, fortemente voluta da San Josemaría Escrivá, mons. Echevarría - riferisce l'agenzia Sir - ha sottolineato “la viva e operosa coscienza” del fondatore dell’Opus Dei “dell’esigenza di comunione con il Romano Pontefice, quale nota distintiva della missione dei cristiani nel mondo, che affermò ripetutamente fino alla fine dei suoi giorni. Il suo apostolato era cristocentrico, mariano e petrino”. “Piena adesione al Magistero della Chiesa, fecondo dialogo con la cultura contemporanea, accurata formazione scientifica degli studenti” e “migliore assistenza spirituale possibile”: questi, ha rammentato Echevarría, i tratti che per mons. del Portillo, il primo Gran cancelliere, dovevano caratterizzare l’Università, inaugurata il 15 ottobre 1984 con una solenne Messa nella Chiesa di San Girolamo della Carità, come Centro Accademico Romano della Santa Croce. Dal canto suo il direttore dell’Istituto di liturgia dell’Ateneo, Antonio Miralles, ha ricordato che “la più alta missione dell’Università” è “il servizio agli uomini, l’essere lievito della società in cui vive”; per questo, come auspicava San Josemaría Escrivá, essa “deve ricercare la verità in ogni campo”. “L’attività di ricerca – ha spiegato il docente - è essenziale al lavoro universitario”, “la verità cui tende è autentica conoscenza della realtà, e questa è inesauribile; se poi si tratta della scienza su Dio e sull’attuazione del suo disegno di salvezza, la conoscenza è inesauribile in modo assoluto”. (R.P.)

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    24 Ore nel Mondo



    Tensione a Teheran: la polizia spara contro l'opposizione

    ◊   Sale la tensione in Iran nel giorno del 30.mo anniversario dell'assalto all'ambasciata americana. La polizia ha sparato sui sostenitori di Moussavi, scesi in piazza a Teheran per manifestare contro il presidente Ahmadinejad, mentre davanti all'ex sede diplomatica Usa è in corso una dimostrazione filogovernativa e antiamericana. Sulla situazione, Alessandra De Gaetano ha raccolto il commento di Alberto Negri, inviato speciale de “Il Sole 24 Ore” ed esperto dell’area:

    R. - Era annunciato da tempo che l’opposizione iraniana potesse scendere in piazza il 4 novembre, che è una data storica per la Rivoluzione, perché in quella data - il 4 novembre 1979 - pochi mesi dopo la Rivoluzione, venne occupata l’ambasciata americana. Fu quello il punto di svolta, perché in quel momento prevalse l’ala radicale e persero ogni speranza coloro che aspiravano ad una svolta moderata e, in pratica, si diede il via alla contrapposizione tra l’Iran, gli Stati Uniti e l’Occidente. Quindi, davanti a questa ambasciata ogni anno il governo, il regime, convoca una manifestazione che vuole essere anche una sorta di mobilitazione antiamericana e antioccidentale, una sorta di chiamata propagandistica alle armi. Proprio in questo giorno, i militanti del fronte dell’opposizione hanno deciso di contrastare questa manifestazione. Peraltro, tutti gli studenti che nel 1979 guidarono l’occupazione dell’ambasciata sono poi passati all’opposizione riformista e molti di loro sono stati in carcere o hanno subito gravissime pressioni.

     
    D. - Ma quali sono quindi le ragioni di questo pugno duro del governo?

     
    R. - In questo momento, si sta trattando sul nucleare. Quindi, il governo di Ahmadinejad, con il sostegno della guida suprema Khamenei, non vuole assolutamente che si apra un fronte interno o, comunque, vuole fare in modo che il fronte interno sia tacitato per dare l’immagine di un Iran unito di fronte ai negoziati internazionali sul nucleare.

     
    D. - La notte scorsa, il sud dell’Iran è stato colpito duramente anche da un sisma di intensità 4.9 gradi sulla scala Richter, che ha provocato diverse centinaia di vittime: un terremoto che ricorda quello del dicembre 2003...

     
    R. - Certamente ricorda quel terremoto, che è stato gravissimo e che ha visto l’accorrere di aiuti da parte della comunità internazionale, perché furono colpiti migliaia di iraniani. Anche questa del terremoto è una di quelle notizie che non contribuiscono a risollevare il morale della popolazione iraniana.

     
    Afghanistan - L'ex sfidante di Karzai, Abdullah, parla di illegittimità e di corruzione
    In una nuova, dura requisitoria contro la Commissione elettorale indipendente, l'ex sfidante alle presidenziali afghane, Abdullah Abdullah, ha oggi affermato che la rielezione del presidente, Hamid Karzai, “non ha base legale”, ma che egli comunque lavorerà ora all'opposizione, “dalla parte del popolo afghano”. Parlando ai giornalisti per la prima volta dopo la rinuncia al ballottaggio in programma per sabato prossimo, Abdullah ha affermato che la Commissione elettorale “è andata oltre le sue competenze” e pertanto la decisione che ha preso è illegittima e che “un governo che prende il potere sulla base di una decisione di tale commissione non può avere legittimita”“. E ancora, ha detto, con queste premesse, ''un governo del genere non può essere in grado di combattere contro il terrorismo, la corruzione, la disoccupazione, la povertà e le centinaia di problemi che affliggono l'Afghanistan''. Intanto, da Londra il Foreign Office ha reso noto che cinque soldati britannici sono stati uccisi ieri sera nel sud dell'Afghanistan da un poliziotto. Al momento, non ci sono dichiarazioni da parte dei talebani, ma si parla di possibili infltrazioni nelle forze di sicurezza afghane.

    Hillary Clinton ribadisce: insediamenti israeliani illegittimi
    La posizione degli Stati Uniti sugli insediamenti israeliani “non è cambiata”. Lo ha ribadito il segretario di Stato, Hillary Clinton, al termine del suo incontro con il presidente egiziano, Hosni Mubarak, al Cairo. “Non riconosciamo la legittimità dell'attività di costruzione degli insediamenti”, ha detto la Clinton, aggiungendo che nei negoziati di pace devono comparire tutte le aspirazioni ed i diritti del popolo palestinese, tra cui la questione della città di Gerusalemme. Gli Usa chiedono all'Autorità nazionale palestinese (Anp) di riprendere i negoziati con Israele senza porre condizioni. All’incontro con i funzionari egiziani era presente anche l’inviato speciale dell’amministrazione Obama per il Medio Oriente, George Mitchell, e il capo dei servizi segreti egiziani, Omar Suleiman, mediatore tra le due fazioni palestinesi. Ieri, la questione del conflitto mediorientale, insieme con nucleare e Afghanistan, è stata al centro dell’incontro bilaterale, avvenuto a Marrakech, tra il segretario di Stato Usa e ministro degli Esteri italiano, Franco Frattini. Questi ha detto che il congelamento delle colonie israeliane rimane “un elemento chiave” dei negoziati ma - ha aggiunto - “non parlerei di condizioni o precondizioni”.

    Usa, elezioni locali: vincono i repubblicani in Virginia e New Jersey
    Vincono due repubblicani in Virginia e New Jersey: per Barack Obama l'Election Day 2009 ha rappresentato un test. Il repubblicano Bob McDonnell guadagna il titolo di nuovo governatore in Virginia, Stato di tradizione conservatrice, con il 59% dei voti, contro il 41% del democratico, Creigh Deeds. Chris Christie raccoglie il 49% dei voti in New Jersey, storica roccaforte democratica, contro il 45% del governatore uscente, Jon Corzine. La soddisfazione per il partito di Obama viene dalle elezioni supplettive per un deputato dell'upstate di New York, un distretto elettorale al confine con il Canada, in mano ai repubblicani dal 1872, dove ha vinto il democratico Bill Owens, approfittando di una divisione fra repubblicani moderati e ultraconservatori. A parte i risultati dei democratici, i dati sul gradimento del presidente americano rassicurano la Casa Bianca. Per il democratico Barack Obama in realtà il vero test elettorale sarà quello di metà mandato, a novembre 2010, quando si dovrà rinnovare un terzo dei senatori, tutta la Camera dei Rappresentanti e una fetta consistente dei governatori.

    Myanmar: Aung San Suu Kyi incontra inviati Usa
    La leader dell'opposizione del Myanmar, Aung San Suu Kyi, è apparsa in pubblico per la prima volta dal settembre 2007, quando si era brevemente affacciata alla finestra della sua residenza per salutare il movimento di protesta capeggiato dai monaci, poi represso nel sangue dalle forze di sicurezza. La donna, premio Nobel per la pace, ha incontrato a Rangoon il segretario aggiunto statunitense per l'Asia orientale e il Pacifico, Kurt Campbell, insieme al suo vice, Scot Marciel. La visita rappresenta il secondo passo per “l’avvio di un dialogo con la Birmania”, ha affermato il portavoce del dipartimento di Stato, Ian Kelly, ricordando l'incontro, avvenuto precedentemente nella capitale Naypyitaw, con i rappresentanti della giunta militare. Aung San Suu Kyi non ha rilasciato dichiarazioni. Quello di oggi è l'incontro di più alto livello con un esponente dell'amministrazione Usa, dal 1995 a oggi.

    Dagli Usa Angela Merkel lancia un appello sul surriscaldamento globale
    Angela Merkel ha rilanciato di fronte ai parlamentari statunitensi il proprio appello per combattere insieme i cambiamenti climatici e raggiungere un accordo efficace nella Conferenza internazionale che si terrà nel prossimo dicembre a Copenaghen. Il servizio di Chiara Pileri:

    La lotta ai cambiamenti climatici e al surriscaldamento globale è una priorità, occorre raggiungere al più presto un accordo per la riduzione dei gas serra. È l’appello del cancelliere tedesco, Angela Merkel, rivolto ai parlamentari del Congresso americano, riunito in seduta congiunta. “Non c’è tempo da perdere”, nessun documento può essere efficace “senza la partecipazione di Cina e India”. Rivolgendosi alle Camere riunite, il cancelliera ha dichiarato che tutto il mondo avrà gli occhi puntati su Europa e Stati Uniti, quando la comunità internazionale converrà a Copenhagen per stipulare una nuova convenzione sul clima: “Abbiamo bisogno di un accordo che non faccia salire la temperatura terrestre oltre il 2%”. Nel suo intervento, Angela Merkel, ha lanciato un monito anche sulla politica nucleare dell’Iran. In merito alle aspirazioni del regime di Teheran, il massimo responsabile del governo tedesco è stato chiaro: “Tolleranza zero”. “Una bomba nucleare nelle mani del presidente iraniano, che nega l’Olocausto, minaccia Israele e nega il suo diritto ad esistere, è inaccettabile”. L'appello arriva nelle stesse ore in cui al Senato statunitense entra nel vivo la discussione sulla legge voluta da Barack Obama per imporre un tetto alle emissioni di Co2 negli Stati Uniti. Una legge che difficilmente sarà approvata in tempo per la Conferenza sul clima di dicembre, tenendo conto dell'opposizione della minoranza repubblicana.

     
    Almeno 90 morti in Vietnam per la tempesta Mirinae
    È salito a 90 morti e 22 dispersi il passaggio della tempesta tropicale Miranae sul centro del Vietnam, secondo un conteggio fatto presso i responsabili provinciali. Le autorità hanno precisato che quasi tutte le morti sono da imputare alle inondazioni provocate dalle forti piogge che hanno accompagnato Mirinae. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza e Chiara Pileri)

     
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIII no. 308

     
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