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Sommario del 03/11/2009

Il Papa e la Santa Sede

  • Per il mese di novembre, il Papa chiede ai fedeli di ogni religione di dialogare per dimostrare che il nome di Dio è portatore di pace
  • La preghiera di Benedetto XVI sulle tombe dei predecessori nelle Grotte Vaticane
  • Presentato il sesto Congresso mondiale della Pastorale per i migranti. Mons. Vegliò: il fenomeno migratorio "vera e propria questione etica”
  • Sentenza della Corte europea di Strasburgo che vieta i Crocefissi nelle scuole. Mons. Paglia: irresponsabile e miope cancellare un segno universale d'amore
  • Il dicastero per l'Evangelizzazione dei Popoli sul vescovo cinese An: mai autorizzato a celebrare con un vescovo illegittimo e a iscriversi all'Associazione patriottica
  • Anno Sacerdotale: proseguono le ore eucaristico-mariane promosse dalla Congregazione per il Clero
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Seria attenzione ma non allarme sulla diffusione dell'influenza A. L'opinione del virologo, Giovanni Rezza
  • Gli auguri del Papa all'inaugurazione dell'89.mo Anno accademico dell'Università Cattolica di Milano: servite la verità cristiana
  • Chiesa e Società

  • Cile: l’episcopato contrario ad un’apertura sulle unioni di fatto
  • Bolivia: messaggio finale dell’incontro dei responsabili della pastorale giovanile latinoamericana
  • India: sgomento in Orissa per l’assoluzione degli assassini di un capo indù che difendeva i cristiani
  • Il Libano vuole la pace. Lo sostengono i vescovi maroniti
  • Usa: trovata uccisa nel suo convento in Pennsylvania la religiosa, suor Marguerite Bartz
  • Conferenza internazionale in Kenya per sconfiggere la malaria
  • La Conferenza episcopale sudafricana si mobilita per i Mondiali di calcio
  • Plenaria vescovi francesi: prolusione del cardinale Vingt-Trois su crisi economica ed immigrazione
  • Dibattito in Australia sui servizi sanitari cattolici
  • Cina: la diocesi di Jing Xian ha accolto tre nuovi sacerdoti
  • Indonesia: la sanità al centro dell’incontro annuale della Conferenza episcopale
  • Papua Nuova Guinea: 300 giovani al Campo giovanile mariano
  • In Argentina distrutte in due anni oltre centomila armi
  • L’assistenza spirituale ai croati emigrati in Argentina
  • Irlanda: lettera dei vescovi sulla difesa del Creato
  • In Inghilterra si riaccende il dibattito sull’interruzione delle cure ai malati
  • Al via le celebrazioni per i 60 anni della prima comunità di Emmaus in Francia
  • Oggi i funerali di Natuzza Evolo: in Calabria attese 30 mila persone
  • Visite guidate a Roma nelle case di sette Santi
  • 24 Ore nel Mondo

  • Lotta alla corruzione al centro del primo discorso del rieletto presidente dell’Afghanistan, Karzai
  • Il Papa e la Santa Sede



    Per il mese di novembre, il Papa chiede ai fedeli di ogni religione di dialogare per dimostrare che il nome di Dio è portatore di pace

    ◊   “Perché i credenti delle diverse religioni con la testimonianza di vita e mediante un dialogo fraterno, diano una chiara dimostrazione che il nome di Dio è portatore di pace”: è l’intenzione di preghiera missionaria di Benedetto XVI per il mese di novembre. Il Papa chiede, dunque, ai fedeli di impegnarsi a superare le barriere delle incomprensioni in vista del bene comune. Un appello su cui si sofferma padre Gian Paolo Gualzetti, direttore del Centro missionario Pime di Milano, intervistato da Alessandro Gisotti:

    R. - In Bangladesh, dove sono stato per 15 anni, ci sono persone che hanno il desiderio di conoscersi. C’è anche una bellissima esperienza del professore musulmano, Kazi Nurul Islam, che vede nell’ignoranza il problema di questi scontri tra cristiani e musulmani, tra musulmani e indù. Lui si è anche fatto promotore di una cosa un po’ eccezionale nel Bangladesh: aprire nell’Università statale addirittura un Dipartimento delle religioni mondiali. Dunque, ha voluto dare un impulso in modo tale che anche tutti gli abitanti del Bangladesh possano avere la possibilità di approfondire le diverse religioni.

     
    D. - Il Papa chiede non solo un dialogo fraterno ma anche una testimonianza di vita. In questo i missionari possano essere davvero un esempio da seguire per tutti?

     
    R. - Io penso che noi missionari, nel nostro piccolo, cerchiamo di vivere l'intenzione di preghiera che il Papa ci rivolge in questo mese, che diventa per noi quotidiana: cioè, questo cercare di spargere semi di bene dappertutto, aprire le porte a tutti i fratelli e le sorelle che incontriamo e quindi anche a quelli che sono di altre religioni. La cosa bella è che poi, quando ti metti su questi sentieri, incontri anche persone di altre religioni che hanno lo stesso desiderio di comunicare le cose belle che hanno dentro nel cuore.

     
    D. - Il nome di Dio è portatore di pace. Ancora una volta, Benedetto XVI sottolinea lo scandalo inaccettabile della guerra e della violenza nel nome di Dio…

     
    R. - Penso che questo sia proprio uno scandalo: i portatori di una religione che in nome di Dio fanno le guerre. Io ho vissuto in Bangladesh proprio nel periodo in cui Giovanni Paolo II ha espresso una posizione netta dicendo: “Queste guerre non le ha volute Dio”. Molti musulmani hanno veramente recepito questo suo messaggio. E’ interessante anche la mostra che stiamo portando in questi mesi in giro per l’Italia, “Giusti dell’islam”, dove appunto si afferma che "chi salva anche un solo uomo sarà considerato come uno che avrà salvato la vita di tutta l’umanità". Un modo, quindi, per narrare le storie di alcuni musulmani che hanno salvato degli ebrei rischiando la loro vita.

     
    D. - Questa è anche una risposta a quelle persecuzioni anticristiane che sono sempre più frequenti in diverse parti del mondo, nelle quali la pace viene sfregiata e con essa anche il nome di Dio…

     
    R. - A me sembra che la cosa più bella sia la risposta che il cristiano mette in gioco, che non è la vendetta ma appunto il perdono. Io penso che questa sia la testimonianza più grande che un uomo di fede può dare come testimone di quella pace che il Signore vuole che sia già qui, su questa terra, e non solo in Cielo.

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    La preghiera di Benedetto XVI sulle tombe dei predecessori nelle Grotte Vaticane

    ◊   Nel giorno in cui, ieri, la Chiesa ha commemorato i fedeli defunti in tutto il mondo, si è rinnovata, in serata, la tradizionale cerimonia che ha visto Benedetto XVI scendere all’interno delle Grotte Vaticane, nella Basilica di San Pietro, e soffermarsi in preghiera in suffragio dei Pontefici suoi predecessori. Il servizio di Cecilia Seppia:

    Una preghiera intensa e solenne in ricordo di chi prima di lui fu pastore della Chiesa universale, successore di Pietro. L’ha rivolta Benedetto XVI, durante la sua visita all’interno delle Grotte Vaticane, dove sono sepolti i suoi predecessori.

     
    “In queste Grotte Vaticane, affidiamo alla misericordia del Padre, coloro che hanno qui il loro sepolcro ed attendono la resurrezione della carne e in particolare Papa Giovanni Paolo II e gli altri Sommi Pontefici che hanno svolto il servizio di pastori della Chiesa universale, perché siano partecipi dell’eterna Liturgia del cielo”.

     
    Durante la preghiera, è stata proclamata la lettera di San Paolo Apostolo ai Filippesi in cui l’Apostolo delle genti ci esorta ad attendere la venuta del Salvatore che trasfigurerà il nostro misero corpo mortale per unirci alla sua Gloria. Poi il pensiero del Pontefice è andato a tutti i familiari, gli amici e i benefattori defunti. Nella preghiera dei fedeli, anche quella per tutti coloro che sono vittime di ogni forma di violenza, perché il loro sacrificio affretti un’era di fraternità e pace.

     
    Perché preghiamo per i nostri defunti? E quale rapporto hanno con noi vivi. Cosa si intende per "anima del defunto"? Sono alcune delle domande alle quali risponde con profondità il libro recentemente pubblicato dall'Editrice Ancora, intitolato "Pensieri durante un funerale". L'autore è il sacerdote, Pierluigi Plata, che svolge attualmente il ruolo di direttore spirituale del seminario Maggiore dell'ordinariato militare in Italia. Fabio Colagrande gli ha chiesto di rispondere ad alcune di queste domande:

    R. – Dobbiamo pregare per tutti i nostri defunti perché in questo modo compiamo un atto d’amore. Tant’è vero che noi possiamo ancora aiutare i nostri defunti qui, in terra, forse ancora di più di quand’erano vicino a noi, perché una preghiera, un atto di suffragio, applicare a loro l’indulgenza particolare o plenaria, far celebrare delle Messe in suffragio è un grande atto di carità per loro. Precisiamo anche che pregare per i defunti non è vano, perché io non so che vita ha vissuto intimamente il defunto con Dio, perciò non posso sapere se è stato escluso dalla partecipazione divina – ha cioè purtroppo scelto egli stesso l’Inferno – oppure se si trova nello stato di purificazione, in Purgatorio, o già nella gloria celeste. Ecco perché serve pregare: perché io devo sempre pensare che lui abbia scelto Dio.

     
    D. – Una domanda che sorge spesso spontanea nei pensieri che si fanno in un’occasione così triste come un funerale è: “Avrei voluto fare di più per lui, ora è proprio troppo tardi”. Ma è davvero troppo tardi?

     
    R. – Non è troppo tardi, perché grazie alla comunione dei Santi – come ha detto domenica all’Angelus il Papa – noi possiamo avere una possibilità di fare ancora qualcosa per loro. Certo, dobbiamo ravvederci e nello stesso tempo dev’essere un monito, un’esortazione per fare di più per le persone che stanno vicine a noi, vivono insieme a noi, che condividono tutta l’esistenza, i nostri affetti, le nostre croci e tribolazioni. Nonostante la perdita prematura di una persona, noi possiamo continuare ancora per lei, in suo suffragio. (Montaggio a cura di Maria Brigini)

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    Presentato il sesto Congresso mondiale della Pastorale per i migranti. Mons. Vegliò: il fenomeno migratorio "vera e propria questione etica”

    ◊   Nella Sala Stampa della Santa Sede è stato presentato stamani il sesto Congresso mondiale della pastorale per i migranti e rifugiati, previsto in Vaticano dal 9 al 12 novembre prossimi, e incentrato sul tema: “Una risposta pastorale al fenomeno migratorio nell’era della globalizzazione”, a cinque anni dalla Erga migrantes caritas Christi. Sono intervenuti alla conferenza stampa mons. Antonio Maria Vegliò e mons. Agostino Marchetto, rispettivamente presidente e segretario del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

    Il mondo moderno, caratterizzato dalla globalizzazione, persegue un “grande progetto umanistico” finalizzato alla realizzazione di “una cultura degna della persona umana”, di un “modello di vita” che consenta ad ogni persona di godere “della legittima libertà e sicurezza”. La globalizzazione - ha affermato mons. Antonio Maria Vegliò - ha permesso di raggiungere mete straordinarie in molti campi ma sono ancora molte le opere rimaste incompiute:
     
    “In rapporto al passato, oggi le persone sono più istruite, più tutelate e più assistite ma non sono più felici, poiché spesso sono vittime della solitudine, dell’incomunicabilità, dell’insoddisfazione, della depressione e dell’angoscia. Il mondo moderno, infatti, non è ancora riuscito a creare l’agognato ordine sociale giusto e umano. Siamo ancora prigionieri dell’incubo della guerra nelle sue diverse forme, della fame, della stagnazione economica, delle varie minacce alla salute e alle libertà”.

    Il fenomeno migratorio - ha aggiunto mons. Vegliò - solleva “una vera e propria questione etica”: quella della ricerca di un nuovo ordine economico internazionale per una più equa distribuzione delle risorse:

    “L’attuale mondo globalizzato impegna la Chiesa ad affrontare giorno per giorno anche le cause che provocano le migrazioni e le conseguenze di vita alle quali gli immigrati sono soggetti. La Chiesa è vicina ai migranti, specialmente alle vittime del traffico di esseri umani, ai rifugiati, ai richiedenti asilo e alle persone che soffrono i drammi della mobilità”.

    A cinque anni dall’Istruzione Erga migrantes caritas Christi - ha poi spiegato mons. Agostino Marchetto - il VI Congresso Mondiale della pastorale per i migranti e rifugiati sarà l’occasione per approfondire temi strettamente legati all’attualità e alla realtà dei migranti:
     
    “Cinque anni dopo l’Erga migrantes caritas Christi, è importante vedere come le Chiese locali abbiano ricevuto questo documento. E' importante vedere se c’è stato un riverbero anche per quanto riguarda governi e Stati. Aggiungo che ci sono anche delle realtà che dobbiamo approfondire, certamente, nel contesto ‘mondializzazione’. C’è la questione delle migrazioni interne, e credo meriti un approfondimento la questione della realtà delle prigioni e dei campi per l’identificazione e l’espulsione. Bisogna lasciare che questi luoghi vengano visitati dai pastori”.

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    Sentenza della Corte europea di Strasburgo che vieta i Crocefissi nelle scuole. Mons. Paglia: irresponsabile e miope cancellare un segno universale d'amore

    ◊   Una sentenza della Corte europea dei Diritti dell’uomo di Strasburgo ha definito oggi la presenza dei Crocefissi nelle aule scolastiche una violazione del diritto dei genitori di “educare i figli secondo le loro convinzioni” e una violazione alla “libertà di religione degli alunni”. La Corte si è pronunciata dopo il ricorso, presentato da una donna italo-finlandese, che aveva chiesto la rimozione del Crocefisso dalle aule di un istituto italiano di Abano Terme, in provincia di Padova, frequentato dai suoi due figli. Da Roma, il governo - che dovrà pagare alla donna un risarcimento di cinquemila euro per danni morali - ha già espresso l’intenzione di fare ricorso contro la sentenza. Per un commento, Gabriella Ceraso ha intervistato mons. Vincenzo Paglia, vescovo di Terni-Narni-Amelia e presidente della Commissione episcopale Ecumenismo e dialogo della Cei:

    R. - A me pare che si parta da un presupposto che, a mio avviso, è di una debolezza umanistica oltre che religiosa del tutto evidente. Anche perché la laicità non è l’assenza di simboli religiosi, semmai la capacità di accoglierli e di sostenerli. Di fronte al vuoto etico, morale, che spesso noi vediamo anche nei nostri ragazzi, pensare di venire in loro aiuto, come dire, facendo tabula rasa di tutto mi pare davvero miope, anche perché presuppone una concezione di una cultura che è libera solo nella misura in cui non ha nulla, o che ha solo ciò che resta sradicato da ogni storia, da ogni tradizione, da ogni patrimonio. Tanto più che le nostre piazze, le nostre strade sono stracolme di Crocefissi. Io non credo ci sia nessuno che pretenda di distruggere i simboli religiosi nelle piazze, nelle strade, nei crocicchi perché ledono la libertà di religione di qualcuno. Preferisco allora quella civiltà mediterranea che vedeva nelle città, e ancora oggi l’abbiamo, la presenza di simboli, di segni di altre religioni. Quando Paolo VI ebbe qualche difficoltà quando si trattò di costruire una moschea a Roma, disse: “E’ un grande segno di civiltà”.

     
    D. - Mons. Paglia esposizione di un Crocefisso in una stanza, in una scuola pubblica può essere considerata un’imposizione?

     
    R. - Io non vedrei questo. Credo che la grande battaglia che noi dobbiamo fare è che la Croce mostra, come dire, l’umiliazione da cui ancora oggi tanti giusti, tanti poveri vengono schiacciati: è un ricordo di cosa accade all’uomo quando la giustizia non viene rispettata e semmai qui emerge un valore di gratuità, quella gratuità di cui tutti abbiamo bisogno a qualsiasi fede apparteniamo. In questo senso, c’è una dimensione anche di peso culturale ed educativo che io credo sia davvero irresponsabile voler cancellare.

     
    D. - Il fatto, eccellenza, che in precedenza c’erano stati altri ricorsi presso i tribunali italiani - rifiutati con l’idea che il Crocefisso non fosse solo un simbolo religioso, ma il simbolo di un’identità culturale - e il fatto che invece poi l’Europa abbia dato spazio a questa richiesta significa che, in futuro, nel più ampio contesto europeo verranno meno certe identità specifiche, che in Italia sono più radicate?

     
    R. - Il Crocefisso è anche, ovviamente, un segno di un’identità. Ma, a mio avviso, è anche un segno di un’universalità di cui abbiamo bisogno: cioè, di un amore che non conosce confini, di un amore che è disposto a dare la propria vita anche per gli altri, persino per i propri nemici. Di questo abbiamo bisogno tutti, ecco perché io in qualche modo lo sosterrei. Mi sta stretta, troppo stretta la polemica condotta in questo modo, perché alla fine il problema è tutto ideologico e nient’affatto storico, concreto e culturale. Ed ecco perché, guardando in maniera ravvicinata, in Italia la cosa è stata abbondantemente superata senza che creasse problemi particolari.

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    Il dicastero per l'Evangelizzazione dei Popoli sul vescovo cinese An: mai autorizzato a celebrare con un vescovo illegittimo e a iscriversi all'Associazione patriottica

    ◊   In questi giorni, informa l'Agenzia Fides, stanno circolando notizie sulla situazione della diocesi di Baoding, Hebei, bella Cina continentale, ed in modo particolare sul vescovo coadiutore, mons. Francesco An Shuxin. Le suddette notizie - prosegue la Fides - parlano di una lettera indirizzata al presule dalla Santa Sede in merito alla sua concelebrazione con un vescovo illegittimo, e attribuiscono alla Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli l’aver autorizzato tale concelebrazione e di aver fatto pressione perché mons. An uscisse dalla clandestinità, iscrivendosi all’Associazione patriottica. La Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli rigetta categoricamente tali affermazioni come prive di qualsiasi fondamento.

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    Anno Sacerdotale: proseguono le ore eucaristico-mariane promosse dalla Congregazione per il Clero

    ◊   Proseguono nella Basilica Papale di Santa Maria Maggiore le ore eucaristico-mariane curate dalla Congregazione per il Clero per la santificazione dei sacerdoti, nel quadro celebrativo dell’Anno Sacerdotale. Gli appuntamenti sono iniziati giovedì primo ottobre scorso e proseguono regolarmente con il secondo incontro di giovedì 5 novembre, sempre alle ore 16. Già l’esperienza del primo intenso incontro, riferisce una nota a firma di mons. Mauro Piacenza, “ha favorito il senso intenso della comunione ecclesiale”. “È risultato quanto mai significativo - prosegue il segretario della Congregazione per il Clero - pregare per coloro che Gesù chiama amici davanti alla Sua presenza eucaristica, scorrendo con un profondo senso di pace i misteri della salvezza insieme con Maria Santissima nella Basilica Papale a lei dedicata”.

    L’invito alla partecipazione è rivolto anzitutto ai sacerdoti e ai seminaristi del clero secolare e regolare, ma anche alle religiose come pure a tutti i fedeli laici che - si legge ancora nella nota - “consci del ruolo fondamentale del Sacerdozio ministeriale nella società e per la promozione dello stesso sacerdozio battesimale, intendono sostenere con la preghiera, con il sacrificio e con la collaborazione la causa della santificazione dei loro sacerdoti e l’ardore missionario del loro ministero”. Questi incontri di adorazione, conclude il comunicato, “possono favorire la crescita del senso ecclesiale, del sentirsi con Maria e con gli Apostoli nel Cenacolo per quel rinnovamento interiore che costituisce il principio dinamico della nuova evangelizzazione”.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   In prima pagina, un articolo di Gabriele Nicolò dal titolo "Obama chiede a Karzai l'apertura di una fase nuova".

    L'ethos dei giuristi: in cultura, la prolusione di Ernst-Wolfgang Bockenforde, all'inaugurazione dell'anno accademico dell'Università Cattolica del Sacro Cuore.

    Un articolo di Roberto Sgaramella dal titolo "Eroismo e sangue nella terra degli shogun".

    Il genio attinge alla sorgente, non al rubinetto: Antonio Spadato sull'esperienza quotidiana dell'"inizio".

    Nell'informazione vaticana, Mario Ponzi intervista il cardinale Giovanni Battista Re, prefetto della Congregazione per i Vescovi, sulla visita, l'8 novembre, di Benedetto XVI a Brescia e a Concesio.

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    Oggi in Primo Piano



    Seria attenzione ma non allarme sulla diffusione dell'influenza A. L'opinione del virologo, Giovanni Rezza

    ◊   Sono 67 le vittime accertate in Ucraina a causa dell’influenza A, che continua a mietere vittime in europa e nel mondo. In Italia, il computo è salito 18, dopo la morte di un 37.enne avvenuta oggi all'Ospedale di Salerno. Dal governo, attraverso il viceministro della Salute, Ferruccio Fazio, è stato ribadito in conferenza stampa, ieri pomeriggio, che l’influenza è lieve e l'incidenza della mortalità dimezzata rispetto alla media europea. Il servizio di Debora Donnini:

    Non andate direttamente in ospedale o al pronto Soccorso, ma chiamate il medico, e solo in presenza di sintomi da lui giudicati gravi recatevi in ospedale. Bisogna evitare intasamenti. E’ l’appello lanciato dal viceministro alla Salute, Ferruccio Fazio, che ha fatto il punto sull’influenza A. Circa il piano prevenzione, ha spiegato che saranno vaccinate prima le categorie essenziali, come i medici, poi le persone a rischio, comprese - ha aggiunto - le donne in gravidanza dal terzo mese in poi, che rischiano quattro volte di più. La seconda tranche di vaccinazioni partirà entro l’ultimo mese dell’anno e riguarderà i bambini e i giovani dai sei mesi ai 27 anni, questo perché i più piccoli sono moltiplicatori della pandemia. La vaccinazione, dunque, va avanti. Il picco dell’influenza è previsto per l’inizio del 2010. Fazio, dunque, ribadisce che l’influenza è lieve. Sul rischio di allarmismo sentiamo Giovanni Rezza, direttore del Dipartimento di malattie infettive dell’Istituto Superiore di sanità:

     
    R. - Certamente di allarmismo ce n’è molto, perché non è mai successo che si contassero i casi gravi uno dopo l’altro. Appena c’è un decesso, lo vediamo, purtroppo, immediatamente riportato dai giornali e dalle televisioni. Senza volere assolutamente sottovalutare il fenomeno, perché sarebbe errato, dobbiamo tuttavia dire che anche nella stessa Campania il tasso di natalità, cioè il numero dei morti sui malati, è piuttosto basso.

     
    D. - Ma qual è la differenza fra questa influenza A e la normale influenza stagionale?

     
    R. - Sono due le differenze fondamentali. Una è che questa l'influenza A tende a diffondersi più velocemente. L’altra differenza è che questa influenza colpisce soprattutto persone giovani, mentre quella stagionale sembra avere un impatto anche clinico più elevato fra gli anziani.

     
    D. - Qual è il messaggio che lei potrebbe rivolgere per sintetizzare la situazione che stiamo vivendo?

     
    R. - Io direi che è una situazione che non desta particolare allarme, ma sicuramente merita molta attenzione. Anche per chi si trova ad avere il classico "febbrone", è bene che stia a casa e chiami il medico di famiglia o il pediatra di libera scelta, perché l’unica cosa che va seguita è l’eventuale peggioramento dei sintomi che, in vari casi, può manifestarsi. In questi casi, chiaramente sarà il medico di famiglia a inviare al Pronto Soccorso ospedaliero il malato.

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    Gli auguri del Papa all'inaugurazione dell'89.mo Anno accademico dell'Università Cattolica di Milano: servite la verità cristiana

    ◊   Alla presenza del cardinale arcivescovo di Milano, Dionigi Tettamanzi, che ha letto un telegramma augurale del Santo Padre, e del rettore Lorenzo Ornaghi è stato inaugurato questa mattina l’Anno accademico dell’Università Cattolica del Sacro Cuore. Nelle sue 14 facoltà, distribuite in quattro sedi, sono iscritti 41.760 studenti in 44 corsi di laurea triennale. Inoltre, ci sono 38 corsi di laurea magistrale, dei quali quattro a ciclo unico. Da Milano, il servizio di Fabio Brenna:

    L’Università Cattolica potrà fare del bene solo se la sua logica sarà quella della caritas, della caritas in veritate. E’ l’auspicio formulato dall’arcivescovo di Milano, il cardinale Dionigi Tettamanzi, che ha proposto di rileggere e reinterpretare l’89.mo Anno accademico della Cattolica, secondo la precisa logica della caritas e della veritas, gli elementi di fondo dell’ultima Enciclica di Benedetto XVI. Il Papa, in un telegramma letto dal cardinale Tettamanzi, augura alla comunità universitaria di saper essere al servizio della verità cristiana e della formazione integrale della persona umana. In questa linea, l’arcivescovo di Milano individua l’Università quale luogo dove “educare se stessi alla verità per poter educare gli altri alla verità”. Un compito fondamentale perché destinato ai giovani, come ha suggerito lo stesso porporato:
     
    “Vedo nei giovani, e l’Università tutta saprà riconoscerlo in loro, il coraggio necessario per immaginare, progettare, realizzare una società capace di vivere quella "Caritas in veritate" che è sorgente e garanzia della civiltà dell’amore, dell’autentico sviluppo umano integrale, vocazioni queste ultime che Dio stesso ha donato all’umanità”.
     
    Nel suo discorso inaugurale, il rettore Lorenzo Ornaghi si è pure richiamato ad un concetto caro a Benedetto XVI, la “creatività”, che deve essere il motore di ogni singola azione dell’Università, nell’ottica di un reale servizio al bene comune.

     
    “Creativo è ciò che ogni scienza sa produrre quando sinceramente si muove a servizio dell’uomo quando i suoi progressivi risultati insieme con quelli delle altre scienze si orientano e convergono a un comune orizzonte culturale per farsi essi stessi cultura.

     
    La prolusione ufficiale è stata svolta dal prof. Ernst-Wolfgang Böckenförde sull’Ethos dei giuristi.

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    Chiesa e Società



    Cile: l’episcopato contrario ad un’apertura sulle unioni di fatto

    ◊   La Chiesa cattolica cilena, con una nota della presidenza della Conferenza episcopale, ieri ha espresso preoccupazione di fronte al fatto che la Camera dei Deputati, nel corso di una combattuta campagna elettorale per le presidenziali di dicembre, ha aperto una discussione per trovare norme che consentano di regolare le unioni di fatto. Si tratta tra l’altro di un’iniziativa del Movimento per l’integrazione e la liberazione omosessuale (Movilh) che si propone di far rientrare nella dicitura “unione di fatto” anche le unioni tra persone dello stesso sesso. Quindi non si esclude che il dibattito in corso possa concludersi con una vera e propria legalizzazione delle coppie gay. La Chiesa, nella sua nota dal titolo:“Difendiamo il matrimonio per il bene del Cile”, ritiene che il Paese sia di fronte a eventuali leggi che potrebbero “diminuire il valore e il senso del matrimonio” e pertanto rivolge ai legislatori diverse domande con lo “scopo di chiarire la situazione”. “Come mai si cerca di dare una specie di statuto giuridico speciale a persone che potendo sposarsi non lo fanno? come mai si cerca di risolvere problemi patrimoniali e di eredità con nuove norme mentre le leggi che regolano il matrimonio già hanno risolto questi quesiti?” I presuli cileni soprattutto si chiedono “come mai, in un momento intenso di campagna elettorale e a pochi giorni della chiusura estiva del Parlamento, si pretenda di votare con tanta fretta” una materia per la quale occorre “un dibattito” tra idee mature e in un clima di serenità. I vescovi ribadiscono quanto già hanno espresso in altri documenti sulla dignità della persona, sulla sacralità della vita, sulla natura e ruolo del matrimonio tra persone di sesso diverso e quindi sulla famiglia più in generale. E sempre rivolgendosi ai deputati domandano se “non sarebbe meglio incoraggiare i giovani cileni al matrimonio”, promuovendo misure adeguate e opportune in favore di coloro che scelgono l’unione sponsale a tutti gli effetti e che decidono di passare da situazioni di fatto a regolarizzazioni piene. I cinque presuli membri della presidenza, sotto la guida del vescovo di Rancagua, mons. Alejandro Goic, presidente della Conferenza episcopale, chiedono - “a coloro che sono stati scelti dai cittadini” - “che ci conducano al bene comune e non si lascino trascinare da azioni frettolose e pericolose”, poiché si tratta di decidere su materie delicate per la persona e la nazione, per il suo presente e per il suo futuro. Infine i vescovi chiedono ai cristiani di riflettere sui valori veri di una società fondata sugli insegnamenti del Vangelo misurando in ogni istante le “dolorose conseguenze sociali e personali che si potrebbero subire con l’indebolimento del matrimonio”. (A cura di Luis Badilla)

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    Bolivia: messaggio finale dell’incontro dei responsabili della pastorale giovanile latinoamericana

    ◊   Con un forte appello alla missionarietà, intesa come conseguenza naturale dal fatto di essere discepoli di Gesù, si è concluso il 30 ottobre a Cochabamba, in Bolivia, il 16.mo Incontro continentale dei responsabili della Pastorale giovanile di 20 conferenze episcopali latinoamericane. All’incontro, convocato per il 25 ottobre scorso e sotto il patrocinio del Dipartimento per la pastorale giovanile del Consiglio episcopale latinoamericano (Celam), hanno partecipato oltre cento persone tra questi vescovi, sacerdoti, religiose e laici chiamati a riflettere sui “discepoli missionari per la vita dei nostri popoli”. Nel messaggio conclusivo, i partecipanti ricordano di aver meditato a lungo, scambiando esperienze e proposte, “sui segni di vita e morte” nelle “tre dimensioni dell’esistenza: quella giovanile, quella ecclesiale e quella sociale. Dare vita a un processo ecclesiale con i giovani e a partire dai giovani - si legge nel messaggio - implica che si conoscano e si distinguano i segni per poter rispondere alle sfide che la gioventù del continente pone”. Al riguardo - si osserva - i giovani sono chiamati “all’ascolto e alla lettura della Parola” per vedere, sentire e capire “come il Signore spiega costantemente la sua presenza nella storia. Lui - si legge ancora - non si stanca di invitare i giovani ad essere i suoi discepoli e i suoi missionari”, dunque il suo è un invito alla “conversione personale”. “Nel concludere questo nostro incontro - rileva il messaggio - sentiamo il desiderio profondo di alzarci e far ritorno ai nostri popoli, ritorno al cuore della Chiesa, per incontrare i giovani e condividere con loro la vita in Gesù”. Il modo migliore di raggiungere questo scopo passa attraverso la “rivitalizzazione della pastorale giovanile in tutti i Paesi dell’area affinché diventi per i giovani la via maestra per incontrasi con il Dio della vita; per continuare l’opera di costruzione di una nuova civiltà dell’amore”. Prima di congedarsi i partecipanti hanno ricordato l’importanza di queste riflessioni e la necessità che si traducano in “gesti concreti”. Si ribadisce poi la centralità della dimensione missionaria e di servizio poiché sono riflesso del Risorto nella vita di ciascuno. E sarà proprio questo spirito quello che dovrà guidare, conclude il messaggio, l’ultima fase preparatoria del Terzo congresso latinoamericano di giovani che si svolgerà nel 2010 nella località de Los Teques, in Venezuela. (L.B.)

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    India: sgomento in Orissa per l’assoluzione degli assassini di un capo indù che difendeva i cristiani

    ◊   Bisognerà attendere il prossimo 25 novembre quando l’Alta Corte dell’Orissa si pronuncerà sulla sentenza che ha creato sgomento tra i cristiani. Il tribunale del Kandhamal – riferisce Asianews – ha infatti assolto dall’accusa di omicidio per insufficienza di prove due persone responsabili dell’omicidio di un capo tribù indù che difendeva i cristiani. I due, dopo l’assassinio, ne avevano bruciato il corpo e la casa per non lasciare tracce. Proprio per aver distrutto le prove a loro carico, sono stati condannati a tre anni di carcere duro e ad una multa di mille rupie (14 euro). Il fatto è avvenuto dopo il 25 agosto 2008, giorno dei funerali del leader indù Laxamananda Saraswati, il cui omicidio ha dato il via alle violenze anti-cristiane. Alcuni testimoni hanno raccontato che gli estremisti indù avevano già dato segno di voler attaccare i cristiani mentre si dirigevano al funerale. I cristiani, spaventati, si erano quindi rifugiati nella foresta e solo alcuni erano rimasti nel villaggio, certi della protezione di Sidheswar Pradhan, autorevole leader tribale, che già l’anno prima aveva preso le loro difese davanti ai radicali indù. Al termine delle esequie, immancabilmente le case dei cristiani sono state saccheggiate e bruciate. Sidhewar aveva tentato di bloccare le violenze ma ha pagato con la vita il suo gesto. Nello stesso giorno anche un’anziana donna è stata arsa viva per il solo fatto di essere cristiana. Una “mostruosità della giustizia” così è stato definito il verdetto da John Dayal, fondatore e leader dell’All India Christian Council, che ha chiesto giustizia per le vittime. Per Dhirendra Panda, indù e attivista per i diritti umani, “alcuni responsabili dell’indagine sono legati agli estremisti del Sangh Parivar. Sono determinati a proteggere gli accusati. Ormai – ha concluso - non sono messi a repentaglio solo i diritti religiosi della popolazione, ma i valori centrali di umanità e democrazia”. Intanto due Ong del Kandhamal hanno lanciato l’allarme per l’esiguo numero di condanne di fronte all’alto numero di denunce; una situazione che rischia di creare tensioni sociali se non verrà affrontata in modo adeguato. A oltre un anno dalle violenze anti-cristiane in Orissa, su quasi 900 casi depositati, solo 30 sono stati dibattuti; su 680 persone arrestate, vi sono finora  115 assoluzioni e solo 27 condanne. I due tribunali speciali dell’Orissa, che dai primi di marzo si occupano dei processi, sono divenuti famosi perché prosciolgono i colpevoli per mancanza di prove o concedono con facilità  libertà su cauzione. Le due Ong hanno convocato per oggi le vittime delle violenze del Kandhamal alla Lohia Academy di Bhubaneshwar, capitale dell’Orissa, per far sentire loro la vicinanza e l’attenzione della società civile dello Stato e offrire supporto legale a chi sta cercando di ottenere giustizia nonostante il clima di tensione. (B.C.)

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    Il Libano vuole la pace. Lo sostengono i vescovi maroniti

    ◊   Nel corso dell’incontro ieri in Libano tra i vescovi maroniti e il Gran Maestro del Sovrano Ordine di Malta, frà Matthew Festing, i presuli hanno ricordato che il Paese dei Cedri aspira alla pace “ma questa sembra svanire ogni volta che sembra vicina”, anche se non bisogna cessare di resistere “malgrado le difficoltà che lo circondano”. I vescovi maroniti – riferisce il Sir - hanno anche ricordato le difficoltà che vive il Libano in particolare per quel che riguarda l’emigrazione. Un fenomeno che ha interessato negli ultimi 40 anni oltre un milione di libanesi. A preoccupare anche l’immigrazione di gente giunta da “terre occupate da stranieri”. Davanti a tutto ciò “il Libano non può essere lasciato solo”. I vescovi maroniti, nel loro saluto, hanno voluto ringraziare l’impegno del Sovrano Ordine di Malta a favore del Paese dove è presente dal 1954. “L’Ordine è sempre attivo verso i bisognosi in particolare a Nord e a Sud, dove il bisogno è maggiore, sino nei villaggi più lontani”. (B.C.)

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    Usa: trovata uccisa nel suo convento in Pennsylvania la religiosa, suor Marguerite Bartz

    ◊   Il corpo senza vita di suor Marguerite Bartz, 64 anni, delle suore del Santissimo Sacramento per gli Indiani e i Negri, con sede a Bensalem, in Pennsylvania, è stato trovato nel suo convento di Saint Berard, nella zona dei Navajo, nel Nuovo Messico, domenica scorsa. Secondo l’FBI, che sta indagando sulle circostanze della morte, - riferisce l'agenzia Fides - la suora è stata assassinata nella notte tra sabato 31 ottobre e la mattina di domenica 1 novembre. La diocesi di Gallup per il momento non ha commentato questo tragico episodio in attesa dei risultati delle indagini. La religiosa era conosciuta per essere una donna da sempre appassionata della ricerca della giustizia e della pace. Suor Marguerite era nata a Plymouth, Wisconsin, nel 1945. Entrata tra le suore del Santissimo Sacramento nel 1966, a Beaumont, nel Texas, aveva emesso i voti perpetui nel 1974. Aveva conseguito la laurea in Lettere presso la Xavier University di New Orleans ed anche un Master in educazione religiosa presso la Loyola University, a New Orleans. Per oltre 40 anni suor Marguerite è stata in missione in luoghi diversi degli Stati Uniti. Dal 1999 era a Saint Berard, nella zona dei Navajo, in New Mexico. Le Suore del Santissimo Sacramento per gli Indiani e Negri sono state fondate nel 1891 da Santa Caterina Drexel (1858-1955) per diffondere il messaggio evangelico e la vita eucaristica in mezzo agli Indiani e agli Afro-Americani. (R.P.)

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    Conferenza internazionale in Kenya per sconfiggere la malaria

    ◊   Si concluderà venerdì la quinta Conferenza internazionale sulla malaria a Nairobi, in Kenya. Obiettivi della riunione – riferisce la Misna – è di sostenere la ricerca e sviluppare nuovi strumenti per debellare la malaria. “Costruendo conoscenze per agire” è il tema della conferenza alla quale partecipano più di duemila persone tra scienziati, medici e rappresentanti politici da tutto il mondo, ma soprattutto dai Paesi dell’Africa. Necessario investire – sostengono i partecipanti – per sradicare la malattia nei prossimi 10 anni. Stando ai dati più recenti dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, i costi per il trattamento della malaria coprono il 40% del totale della spesa sanitaria in Africa. La malaria è responsabile del 2% delle morti nel mondo e del 9% in Africa. Si stima che ogni anno oltre un milione di persone, in gran parte bambini, muore per cause direttamente attribuibili al paludismo; almeno altrettante sono le vittime per le conseguenze della grave anemia causata dalla malattia. (B.C.)

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    La Conferenza episcopale sudafricana si mobilita per i Mondiali di calcio

    ◊   In un’intervista all’agenzia Fides, padre Chris Townsend, portavoce della SACBC, la Conferenza episcopale di Sudafrica, Botswana e Swaziland, ha affermato che la Chiesa si attende un forte aumento del traffico di donne costrette alla prostituzione in occasione dei Campionati Mondiali di calcio, programmati per il 2010 in Sudafrica. Il portavoce ha poi elencato le varie iniziative che sono state avviate per quest’importante appuntamento. In particolare una campagna di sensibilizzazione e di formazione della popolazione per riconoscere ed aiutare le persone che sono vittime della tratta che si svolge soprattutto nelle parrocchie. Fondamentale in questo senso è l’apporto dei volontari cattolici che con le donne cercano di instaurare un dialogo e di avviare un percorso che le faccia uscire dall’incubo nel quale sono state gettate dai criminali. “Il nostro primo dovere è l’accoglienza di queste persone” ha affermato padre Townsend. Il programma di aiuto alle vittime del traffico è l’aspetto più importante della forte risposta che la comunità cattolica ha dato all’appello della Fifa, la Federazione che organizza i Mondiali, per trovare almeno 50mila volontari per la World Cup. L’appello è stato accolto con entusiasmo dai sudafricani al punto che il numero degli aspiranti volontari è doppio rispetto a quello richiesto. (B.C.)

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    Plenaria vescovi francesi: prolusione del cardinale Vingt-Trois su crisi economica ed immigrazione

    ◊   Un appello ai cristiani perché sappiano “esercitare pienamente le loro responsabilità di cittadini in tutti i campi della vita economica e politica per contribuire a costruire una società più giusta” e uscire così in modo definitivo da una crisi finanziaria le cui “conseguenze tragiche” si sono registrate soprattutto nelle “categorie più deboli” della popolazione. Così il cardinale André Vingt-Trois, arcivescovo di Parigi e presidente della Conferenza episcopale francese nella prolusione che ha aperto questa mattina a Lourdes la 49ma Assemblea plenaria dei vescovi di Francia. Il cardinale - riferisce l'agenzia Sir - ha elencato le categorie più a rischio: “coloro – ha detto – che non godono di un’occupazione garantita da contratto, coloro che non hanno una formazione sufficiente o comunque non adatta ai contratti di lavoro attuali. Preoccupano soprattutto gli uomini e le donne che si sono lasciati andare alla disperazione” sia “per lo stress di competizione” sia “per l’incertezza che grava sull’avvenire delle loro imprese. Ci sono poi persone assalite dall’angoscia della povertà: angoscia degli affitti da pagare, dei mutui finanziari o più semplicemente angoscia di non poter dar da mangiare ai figli”. Tutto ciò – ha detto l’arcivescovo – chiama “ad una vera e propria riforma delle pratiche sociali” ed una responsabilità e “senso di solidarietà” a tutti i livelli. Il porporato ha anche chiesto pieno rispetto dei diritti umani agli immigrati. Le persone nei centri di detenzione amministrativa – ha detto – “devono poter beneficiare dei mezzi di sussistenza degni di una persona umana (cibo, igiene, cure mediche), ma ancor di più esse devono poter accedere alle informazioni necessarie alla loro difesa”. (R.P.)

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    Dibattito in Australia sui servizi sanitari cattolici

    ◊   “Motivi che hanno poco a che fare con l’efficienza dei servizi sanitari”. Con queste parole – riportate dall’Osservatore Romano – il cardinale George Pell, arcivescovo di Sydney, è intervenuto nel dibattito che da giorni sta infiammando in Australia. La vicenda riguarda la possibile vendita del Calvary Public Hospital, una struttura sanitaria di Canberra che offre 250 posti letto, la cui proprietà e gestione è di pertinenza della Little Company of Mary, istituto di religiose cattoliche fondato nel 1887 a Nottingham, in Gran Bretagna. Il Governo laburista ha avanzato all'istituto religioso un'offerta di 77 milioni di dollari per l'acquisto della struttura motivando l'iniziativa con la volontà di favorire gli investimenti per implementare i servizi sanitari. Secondo le intenzioni dell’esecutivo, questo comporterebbe un risparmio in tasse per i cittadini pari a 145 milioni di dollari in più di vent'anni. La proposta del Governo includerebbe la possibilità per l'istituto religioso di acquistare in cambio la Clare Holland House, una struttura sanitaria per le cure palliative, confinante con l'ospedale, il cui valore è fissato a 9 milioni di dollari. Il cardinale Pell ritiene che la questione relativa al Calvary Public Hospital possa rientrare "in un contesto più ampio di ostilità nei riguardi della partecipazione dei religiosi nella vita pubblica e nelle strutture di servizi". Una preoccupazione condivisa da molti altri responsabili della comunità cattolica. Si teme infatti che i nosocomi gestiti dalla comunità cattolica possano passare in mano pubblica, innescando così un processo di progressiva eliminazione dell'influenza della comunità cattolica nella vita pubblica. Una partecipazione molto attiva e sentita che conta tra l'altro la gestione di una sessantina di ospedali 407 residenze per anziani e disabili, 164 orfanotrofi e asili, 480 centri di reinserimento sociale e 210 consultori per la famiglia e la difesa della vita. Tra le iniziative avviate c'è la creazione di apposite strutture di assistenza per le donne, al fine di limitare la piaga degli aborti, che in Australia hanno superato il numero dei 90 mila l'anno. (B.C.)

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    Cina: la diocesi di Jing Xian ha accolto tre nuovi sacerdoti

    ◊   Oltre 1.500 fedeli della diocesi di Jing Xian (oggi Heng Shui), nella Cina continentale, hanno accolto 3 nuovi sacerdoti, in piena celebrazione dell’Anno Sacerdotale e a chiusura del mese missionario. Mons. Feng Xin Mao, vescovo della diocesi, ha presieduto mercoledì scorso, festa dei Santi Simone e Giuda, la solenne ordinazione presbiterale di don Wang Xiang Ming, don Xu Yong Qiang e don Gao Ai Jun. Hanno concelebrato una cinquantina di sacerdoti, mentre erano presenti anche una decina di diaconi, una quarantina di religiose della Congregazione diocesana di Nostra Signora del Buon Consiglio, 15 seminaristi maggiori e una novantina di seminaristi minori della diocesi. Tutti i presenti hanno ringraziato il Signore per il dono della vocazione sacerdotale e hanno pregato perché anche i seminaristi maggiori e minori possano illuminare con la testimonianza della loro vocazione il cammino dell’evangelizzazione della diocesi e di tutta la Cina. Con queste ultime ordinazioni la diocesi di Jing Xian conta oggi 38 sacerdoti. Secondo le statistiche presenti sul sito diocesano, aggiornate al 2006, la diocesi ha circa 30.000 fedeli, due vescovi, una sessantina di religiose della Congregazione diocesana di Nostra Signora del Buon Consiglio, 30 seminaristi maggiori, 80 minori, 105 luoghi di culto (chiese, cappelle e luoghi di preghiera), un seminario preparatorio, un convento di religiose e 4 cliniche. (R.P.)

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    Indonesia: la sanità al centro dell’incontro annuale della Conferenza episcopale

    ◊   Fino al 12 novembre prossimo è in programma a Giacarta l’incontro annuale dei vescovi indonesiani che stanno discutendo del sistema sanitario nazionale e degli ospedali di ispirazione cattolica. Secondo quanto riportato da Asianews, è stato presentato un documento intitolato: “Spiritualità medica e moralità della moderna tecnologia medica” messo a punto da padre Carolus Kusmaryanto, docente di teologia morale e sacerdote dell’Ordine del Sacro Cuore di Gesù. Fra i più “maligni” fenomeni di “pubblicità fuorviante”, il religioso ha citato l’uso della parola “clienti” invece di “pazienti” inoltre ammonisce: “Dobbiamo essere informati sugli ospedali cattolici che perseguono solo scopi di lucro, invece di offrire un buon servizio pubblico”. Un richiamo ai valori cristiani nel settore sanitario giunge da mons. Leopoldo Girelli, nunzio apostolico in Indonesia, che ricorda il dovere di onorare la vita umana “dal concepimento alla morte”. Uno sforzo ancora più pressante, in un periodo in cui si lucra anche sulla malattia. (B.C.)

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    Papua Nuova Guinea: 300 giovani al Campo giovanile mariano

    ◊   In un Paese dove gli indici di criminalità e disagio giovanile raggiungono livelli altissimi, e dove le cronache parlano di vera e propria “emergenza sociale”, la Chiesa decide di “investire sui giovani”, convogliando gran parte delle energie pastorali verso la gioventù. Si tratta, da un lato, di dare una risposta spirituale e pastorale a tale emergenza e, dall’altro, di recuperare la fiducia della società intera verso i giovani, considerandoli risorse e talenti su cui costruire il futuro della nazione. Con questo spirito nei giorni scorsi si è svolto il “Campo Giovanile Mariano” che, a conclusione del Mese del Rosario, ha riunito a East Boroko, nella diocesi di Port Moresby, oltre 300 giovani di tutta la nazione, consacrandoli alla Vergine Maria. “I giovani – affermano gli organizzatori del Campo, i salesiani della Papua e le Figlie di Maria Ausiliatrice – hanno messo le loro energie sotto il manto della Vergine Maria e hanno deposto la loro vita ai suoi piedi, con lo scopo di imitare le virtù di Maria e di diffondere la devozione nei suoi confronti. Il cambiamento in Papua Nuova Guinea dipende dai giovani, perciò è necessario investire e credere in loro”, notano i Salesiani. I giovani si sono incontrati godendo di un po’ di tempo per riflettere e formarsi sulla necessità di costruire una cultura di pace, prendendo spunto dalla figura di Don Bosco, “autentico uomo di pace”. (R.P.)

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    In Argentina distrutte in due anni oltre centomila armi

    ◊   Sta dando i suoi frutti il Programma nazionale di disarmo varato nel dicembre del 2007 in Argentina. Da allora oltre centomila armi da fuoco sono state distrutte, si tratta del 9% di quelle registrate. A rendere noto i dati, riportati dalla Misna, il ministro della Giustizia Julio Alak nel corso della cerimonia a Buenos Aires nella quale ne sono state fuse 31 mila. “L’Argentina – ha detto il ministro - è uno dei Paesi con l’indice più basso di morti causate da arma da fuoco in America Latina e stiamo lottando per farlo scendere ancora. Siamo vicini alla distruzione del 10% del totale di quelle in circolazione”. Il piano è stato prorogato per altri due anni, grazie anche alla collaborazione di diverse organizzazioni della società civile e dei familiari delle vittime delle armi da fuoco. (B.C.)

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    L’assistenza spirituale ai croati emigrati in Argentina

    ◊   I Frati Minori Conventuali della Provincia di San Geronimo in Argentina celebrano l’80.mo anniversario dell’arrivo di Fray Leonardo Ruskovic. La sua missione primaria era l’assistenza della popolazione croata emigrata in Argentina. Sono passati molti anni ormai da quando questo Paese sudamericano rappresentava una speranza per tanti emigranti Europei: ora l'Argentina è un Paese che attraversa un periodo difficile della sua storia sociale. La grave crisi economica e politica del 2001 - riferisce l'agenzia Fides - ha stravolto l'esistenza di innumerevoli famiglie e aumentato notevolmente il tasso di povertà con i disagi e disastri sociali conseguenti, come disoccupazione e microcriminalità. Solo da poco tempo l'Argentina sembra aver risollevato la testa anche se, soprattutto nelle grandi città, la situazione è estremamente delicata. Al primo missionario francescano sono seguiti poi altri fratelli francescani che continuano il suo lavoro fino ad oggi. Attualmente guidano la comunità Padre Joso Peranic e Padre Stjepan Gregov. Domenica scorsa l’80.mo anniversario è stato celebrato nel Centro cattolico croato Nikola Tavelic, di Buenos Aires. Per questa circostanza, sono arrivati altri francescani che sono stati in Argentina, come Padre Marijan Zlovecera e Padre Matita Matosevic, che hanno concelebrato insieme a Padre Joso Peranic e Padre Sandro Longin. Fray Leonardo Ruskovic portò con sé alcune suore per lavorare nella missione, le Suore di San Vincenzo de Paoli di Zagabria, che hanno festeggiato 75 anni di presenza in Argentina e oggi si trovano in diversi quartieri di Buenos Aires. Sono circa 400 mila i croati, o i loro discendenti, che si trovano in Argentina. (R.P.)

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    Irlanda: lettera dei vescovi sulla difesa del Creato

    ◊   “Negli ultimi anni la nostra capacità di curare il pianeta non ha dato grandi frutti. Per questo è importante che la Chiesa insegni a tutti come contribuire a salvare l’ambiente”. Con queste parole l’arcivescovo della diocesi di Cashel & Emly, mons. Dermot Clifford, annuncia una lettera pastorale sull’ambiente dei vescovi irlandesi. Il documento, intitolato “The cry of the earth”, “Il grido della terra”, verrà presentato a Donaghmede, Dublino, il prossimo 10 novembre e sarà reso disponibile per le parrocchie in inglese, irlandese e polacco insieme a un dvd con riflessioni sullo stesso tema. Il materiale - riferisce l'agenzia Sir - apparirà anche sul sito della conferenza episcopale dove è possibile leggere anche un'intervista con John Sweeney, direttore dell’unità di analisi del clima e di ricerca alla “National University” di Maynooth. “Non siamo scienziati”, spiega mons. Clifford, “e quindi la prima parte del documento è stata scritta da due scienziati. Nella seconda noi vescovi spieghiamo che cosa ciascuno può fare. Per esempio riciclare, non sprecare acqua, usare meno riscaldamento. Poiché si tratta di misure che aiutano anche a risparmiare sono importanti in questi tempi di recessione”. L’arcivescovo ha anche detto di sperare che il documento verrà letto e commentato e che porterà a una maggiore conoscenza di san Francesco, un santo amante del Creato. (R.P.)

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    In Inghilterra si riaccende il dibattito sull’interruzione delle cure ai malati

    ◊   Si è riacceso il dibattito in Inghilterra dopo la vicenda del bambino di un anno, chiamato dalla stampa “Baby RB”, nato con una sindrome che gli impedisce di respirare senza ventilatore. I genitori sono divisi sul suo destino: la madre appoggia la richiesta dell’ospedale di rivolgersi all’Alta Corte britannica perché vuole spegnere la macchina che lo mantiene in vita; il padre si oppone. Per il nosocomio la qualità di vita del piccolo non giustifica il fatto di mantenerlo in vita. Un responsabile della “Società per la protezione dei bambini non nati”, del movimento per la vita britannico, ha commentato al Sir che in caso di dubbio sulle cure mediche per il paziente, bisogna sempre “decidere con una presunzione a favore della vita”. “Il valore della vita e la sua protezione non dovrebbe mai venire giudicata in base alle opinioni sulla qualità della vita della persona”. (B.C.)

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    Al via le celebrazioni per i 60 anni della prima comunità di Emmaus in Francia

    ◊   A partire da oggi e fino al 15 novembre, in tutta la Francia sono in programma numerose iniziative per ricordare la nascita della prima comunità di Emmaus, avvenuta sessanta anni fa a Neuilly-Plaisance (Seine-Saint-Denis). Il via alle celebrazioni – ricorda l’Osservatore Romano – è avvenuto venerdì scorso a Parigi con un incontro al quale hanno partecipato quattromila aderenti al movimento. "Emmaus 60 anni - Non subire, agire sempre" è lo slogan della manifestazione che ha lo scopo di far conoscere le attività di Emmaus, fondata dall’abbè Pierre nel 1949 e ormai presente in 36 Paesi con 308 gruppi. Scopo dell’iniziativa, secondo quanto riferito dai responsabili della comunità, è di rendere Emmaus “un movimento contagioso e determinato nei suoi impegni”. "All'individualismo - dicono - bisogna opporre la mutua assistenza e la condivisione, allo spirito di competizione l'azione collettiva, all'egoismo e alla paura di perdere, la solidarietà e la sobrietà". La lotta è "sul terreno, nell'azione", contro "le cause della miseria e dell'esclusione", per "un vero modello di società fondato sulla dignità e la solidarietà". (B.C.)

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    Oggi i funerali di Natuzza Evolo: in Calabria attese 30 mila persone

    ◊   “Una donna ubbidiente alla Chiesa, lo è stata sempre e lo ha insegnato anche a noi”. Così don Michele Cordiano, padre Spirituale di Natuzza Evolo parla all'agenzia Sir della donna di Paravati morta domenica scorsa all’età di 85 anni. Fino alle 8.00 di questa mattina sono stati migliaia i cittadini che le hanno reso l’ultimo saluto nella camera ardente allestita nella Fondazione “Maria Rifugio delle Anime” da lei fondata. Natuzza – aggiunge il sacerdote che l’ha assistita fino alla fine – ha “cercato il bene delle anime, disinteressatamente, ha voluto offrire loro una parola di conforto secondo la linea del Vangelo. E’ stata una donna molto umile con il desiderio grande di dedicarsi ai bisogni degli ultimi”. I funerali si svolgeranno oggi pomeriggio e saranno presieduti dal vescovo di Mileto-Nicotera-Tropea, mons. Luigi Renzo. Sono attesi circa 30mila persone provenienti non solo dalla Calabria ma da diverse città italiane. Nel 1994 Natuzza fondò i Gruppi di preghiera "Cuore Immacolato di Maria Rifugio delle Anime": se ne contano un migliaio in tutto il mondo con circa 25mila aderenti. I funerali di oggi pomeriggio saranno preceduti da momenti di preghiera collettiva guidati da diversi sacerdoti. (R.P.)

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    Visite guidate a Roma nelle case di sette Santi

    ◊   Un importante appuntamento è in programma il prossimo venerdì e sabato. A Roma, infatti, il centro culturale Aracoeli dei Frati Minori della Provincia Romana hanno organizzato visite guidate in luoghi altamente simbolici della capitale. Si tratte delle case di sette Santi: San Antonio M. Zaccaria; San Camillo de Lellis; San Carlo da Sezze; San Giovanni Leonardi; San Giuseppe Calasanzio; Sant’Ignazio di Loyola; San Leonardo da Porto Maurizio, tutti protagonisti delle vicende culturali e spirituali di Roma tra il 1500 e il 1700. L'accesso alle case che avviene per la prima volta in contemporanea rappresenta anche un interessante percorso turistico – perché gli edifici sono capolavori dell'architettura ecclesiastica romana – nonché un itinerario spirituale e storico, che partirà dalle esperienze di ogni santo per giungere fino ai giorni nostri. Sarà inoltre un modo per concludere il congresso “Santi e ordini religiosi a Roma in Età Moderna. Luoghi e immagini”. L'evento sarà accompagnato da due serate musicali il 6 e il 7 novembre alle 21.00 sul Cantico delle Creature di San Francesco d'Assisi.(B.C.)

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    24 Ore nel Mondo



    Lotta alla corruzione al centro del primo discorso del rieletto presidente dell’Afghanistan, Karzai

    ◊   Un governo “inclusivo”, lotta alla corruzione, invito ai talebani a deporre le armi e a partecipare al processo di pace: questi, in sintesi, i punti salienti del primo discorso di Hamid Karzai dopo la rielezione a capo di Stato in Afghanistan. Intanto, i talebani hanno rifiutato la proposta del dialogo avanzata dal neo presidente, definendolo “una marionetta dell’occidente”. Sulla difficile situazione, Alessandra De Gaetano ha intervistato Luca Lo Presti, presidente della fondazione "Pangea" Onlus.

    R. – Conoscendo la realtà afghana credo che sia abbastanza utopico pensare che si possa aprire un dialogo con i talebani, a meno che non si venga a strutturare una coalizione di talebani moderati, ma il termine stesso mi fa sorridere.

     
    D. – Pensa ci possa essere in questo senso una possibilità?

     
    R. - Assolutamente sì, perché la comunità internazionale oggi ambisce a questo. A mio parere, sta lavorando proprio a un governo di coalizione tra Karzai e Abdullah e una coalizione di talebani. Suppongo che questo avverrà.

     
    D. – Il rifiuto del dialogo da parte dei talebani, secondo lei, è stato determinato dall’America?

     
    R. - No, questo no. È comunque i talebani vogliono un ruolo primario e prioritario, sentono di avere il possesso e il presidio di gran parte del Paese e quindi alzano la voce.

     
    D. – Qual è il ruolo della comunità internazionale in Afghanistan?

     
    R. – Oggi, la presenza delle truppe nelle città garantisce pace e sviluppo. Quindi il ruolo della comunità internazionale è quello di riuscire a mantenere pacificazione almeno nelle grosse città, affinché si possa ricreare una struttura democratica nel Paese.

     
    D. – La fondazione "Pangea" come riesce ad operare in questa fase?

     
    R. – La fondazione "Pangea" a Kabul lavora benissimo con un progetto di sviluppo, di microcredito con le donne. Grazie alla presenza internazionale oggi le donne riescono ad avere anche più accesso al nostro progetto. È molto bello pensare che, per la prima volta, sono stato in Afghanistan e ho sorriso con loro e sorrido oggi che sono tornato a pensare quanto bene stiamo facendo.

     
    Nucleare - Iran
    L'Iran rifiuta i negoziati sul suo programma nucleare i cui risultati “siano già decisi dagli Usa”. Lo ha detto oggi la Guida suprema iraniana, l'ayatollah Ali Khamenei, citato dall'agenzia ufficiale Irna. Ieri, il segretario di Stato americano, Hillary Clinton, aveva invitato l'Iran a dare una risposta positiva alla bozza d'accordo sul tavolo con le grandi potenze, affermando che dopo di questa non ve ne saranno altre. Rivolgendosi, poi, al fronte interno iraniano, l'ayatollah ha affermato che “coloro che hanno cattive intenzioni o semplicemente sono ingenui non possono stendere il tappeto rosso” per gli americani. La Guida suprema ha aggiunto che, con il presidente Barack Obama, gli Stati Uniti rimangono “la vera potenza arrogante” e l'Iran “non si farà ingannare”.

    Iran - opposizione
    La moglie di Mir Hossein Mussavi, tra i principali leader dell'opposizione iraniana, ha chiesto oggi il rilascio immediato delle persone, in particolare donne, ancora detenute in relazione alle dimostrazioni post-elettorali nel Paese. Lo riferisce il sito web riformista Kaleme. “Chiediamo il rilascio immediato e incondizionato di tutti i prigionieri (politici), in particolare le donne arrestate dalle elezioni”, scrive il sito citando Zahra Rahnavard. Intanto la polizia di Teheran ha avvertito che “affronterà con durezza” chi domani vorrà dar vita a manifestazioni dell'opposizione in occasione del 30.mo anniversario dell'assalto all'ambasciata americana. L'unico raduno autorizzato, sottolinea la polizia in un comunicato diffuso dall'agenzia Irna, è quello ufficiale che si terrà, come ogni anno, davanti all'ex ambasciata Usa.

    Iraq - petrolio
    Il vice direttore generale del Dipartimento del Ministero iracheno del Petrolio, Abdel Mahdi al Amidi, ha firmato l’accordo preliminare con il consorzio guidato da Eni, per lo sviluppo del maxi-giacimento di Zubair, nel sud del Paese. Fanno parte del consorzio anche la statunitense Occidental Petroleum Corporation e la sudcoreana Korea Gas. L'Eni e i suoi partner prevedono di investire 35 miliardi di dollari nello sviluppo del giacimento, nell'arco dei prossimi sei anni. È previsto un aumento della produzione a un milione 100mila barili di greggio al giorno, entro sette anni. Per Hussein al Shahristani, dopo l'accordo concluso con la major britannica British Petroleum per il maxi-giacimento di Rumaila, nella provincia di Bassora, il contratto dell'Eni è il secondo passo significativo verso il coinvolgimento delle compagnie straniere nel settore energetico. Il contratto, che nel gergo tecnico dell'industria petrolifera è definito un "contratto di servizio", nel quale cioè la compagnia straniera viene pagata per il lavoro fatto e non partecipa agli utili della produzione, ha la durata di 20 anni, rinnovabili per altri cinque.

    Pakistan - incidente ferroviario
    Almeno otto persone sono morte in Pakistan a causa della collisione tra due treni. Lo riferisce la televisione Dawn. Secondo le informazioni, il macchinista dell'Allama Iqbal Express, un treno passeggeri proveniente dalla provincia del Sindh, non si è fermato al segnale di stop ed è piombato contro un treno merci nei pressi della stazione di Jumma Goth non lontano da Karachi. Otto le vittime accertate fino ad ora, oltre 30 i feriti, tra i quali molte donne e bambini. Sul posto, agenti di polizia e paramilitari, oltre a vigili del fuoco, che hanno lavorato ore per poter liberare dalle lamiere i feriti. Il traffico ferroviario nella zona non è stato ancora ristabilito.

    Europa - economia
    L'economia europea si sta avviando sulla strada di una “ripresa graduale”: lo afferma la Commissione Ue, secondo cui il Pil di Eurolandia farà registrare un +0,7% nel 2010 e un +1,5% nel 2011, dopo aver chiuso il 2009 a quota -4%. Tra le principali economie a trainare saranno la Germania e la Francia. L'Italia farà meglio della Spagna (-0,8%, +1%). Torna infatti a una “crescita moderata”. Secondo la Commissione Ue, anche se è stato evitato un sostanziale deterioramento delle finanze pubbliche, resta un “elevatissimo debito pubblico”, che salirà dal 114,6% del 2009, al 116,7% del 2010 al 117,8% del 2011. Da parte sua Moody's annuncia la propria decisione di confermare l'outlook sul debito italiano spiegando che il governo italiano ha ha l'abilità di invertire la dinamica negativa del debito: è quanto afferma nel rapporto nel quale illustra la propria decisione. Da parte sua il commissario Ue agli Affari economici e monetari, Joaquin Almunia, nel corso della conferenza stampa in cui ha presentato le nuove previsioni economiche di Bruxelles ha detto: "Proporremo all'Ecofin di confermare il 2011 come l'anno per applicare le exit strategy per tutti".

    Trattato di Lisbona
    Il Trattato di Lisbona non è in contrasto con la Costituzione ceca. Lo ha annunciato il presidente della Corte costituzionale, Pavel Rychetsky. La decisione dell'alta Corte, riunita a Brno, apre la strada alla firma del Trattato da parte del presidente della Repubblica ceca, Klaus, rimuovendo così l'ostacolo finale dell'ultimo dei 27 Paesi dell'Unione Europea a non aver ratificato il Trattato. Il presidente euroscettico aveva detto di voler attendere la pronuncia della Corte di Brno per deporre la firma, dopo aver ottenuto una deroga alla Carta dei diritti fondamentali, che consente a Praga di non affrontare nuovi ricorsi per la restituzione di tre milioni di tedeschi espulsi dai Sudeti, dopo la Seconda Guerra Mondiale. A breve si riuniranno i capi di Stato e di governo europei per decidere i nomi del presidente permanente dell’Unione Europea e del ministro degli Esteri. Il favorito sembra essere il premier belga, Van Rompuy, cristiano democratico fiammingo. Per la seconda carica, che sarà attribuita a un socialista, sono in lizza il britannico Miliband e, tra gli altri, anche Massimo D'Alema.

    Myanmar
    Il segretario aggiunto statunitense per l'Asia orientale e il Pacifico, Kurt Campbell, accompagnato dal suo vice Scot Marciel, sono arrivati a Naypyitaw, capitale del Myanmar, per quella che viene definita la più importante missione statunitense nel Paese asiatico, dopo quattordici anni. Il servizio di Chiara Pileri:

     
    Non è stato reso noto alcun programma ufficiale, ma si parla di una possibile visita al premio Nobel della pace Aung San Suu Kyi. Tra gli alti funzionari birmani che riceveranno i due rappresentanti statunitensi, vi sono il ministro dell'Informazione, Kyaw Hsan, quello della Giustizia, Aung Toe, ed alcuni rappresentanti dell'Associazione per la solidarietà e lo sviluppo del Myanmar. Questa due giorni di incontri sottolinea la volontà di Washington di voler cambiare atteggiamento nei confronti di una delle dittature più longeve al mondo. I leader del partito di opposizione birmano, di contro, non si aspettano repentini cambiamenti da questa visita. “È l’inizio di un impegno diretto tra gli Stati Uniti e il governo birmano – spiega Nyan Win, portavoce della Lega nazionale per la Democrazia – ma non ci aspettiamo grandi cambiamenti da questo incontro. Questa visita è solo il primo passo”. La liberazione di Aung San Suu Kyi e dei prigionieri politici potrebbe segnare un nuovo inizio nei rapporti tra Stati Uniti e Myanmar, in vista delle elezioni multipartitiche in programma per il 2010. Per la Casa Bianca, inoltre, riveste particolare attenzione il rapporto crescente tra la Corea del Nord e Myanmar, sempre più legati dalla volontà di sviluppare tecnologia nucleare. La delegazione statunitense arriva nel Myanmar a pochi giorni dall'incontro tra il presidente americano Barack Obama e i leader dei dieci Paesi dell'Associazione delle Nazioni del Sudest asiatico (Asean), in programma a Singapore per il prossimo 15 novembre.

     
    Due emissari americani si trovano a Rangoon, in Myanmar, per incontrare esponenti del regime e la leader dell’opposizione e premio Nobel per la pace Aung San Suu Kyi. Si tratta della più importante missione Usa nel Paese negli ultimi 14 anni. Una valutazione, nelle parole di Piero Fassino, inviato della Unione Europea in Birmania, raccolte da Eugenio Bonanata:

     
    R. – Direi che certamente è un passo notevole, perché non c’è dubbio che la stessa giunta aveva dato nelle scorse settimane dei segnali di voler aprirsi ad un confronto e ad un dialogo. Ricordo che, per quanto riguarda Aung San Suu Kyi, che è stata ingiustamente condannata, la sua condanna è stata trasformata da prigionia ad arresti domiciliari e dimezzata. E quello era un piccolo, sia pure molto piccolo, segnale di disponibilità. Ma sono venuti altri segnali interessanti: per la prima volta, dopo 14 anni, il primo ministro birmano ha partecipato all’Assemblea generale delle Nazioni Unite a settembre e, contemporaneamente, il ministro degli Esteri birmano si è recato in visita, sia pure informale a Washington, dove ha avuto incontri, ripeto informali, con tutto l’establishment americano. Contemporaneamente, mi pare, c’è anche da registrare un atteggiamento più determinato e più assertivo da parte dei Paesi asiatici, in particolare della Cina e più in generale dei Paesi Asean, che concorre nella stessa direzione.

     
    D. – La visita è frutto anche del cambio di strategia da parte degli Stati Uniti...

     
    R. – E’ una linea che non affida soltanto alle sanzioni l’obiettivo di influire su un cambiamento della situazione in Birmania, ma accanto alle sanzioni sviluppa anche una politica di "engagement", di relazioni, di rapporti volti a favorire condizioni nuove nel Paese. Come Unione Europea stiamo muovendoci nella stessa direzione, anzi io rivendico il fatto che siamo stati noi dell’Unione Europea, molti mesi fa, a porre agli americani e alla comunità internazionale la necessità di una revisione della strategia verso la Birmania che fosse più efficace del semplice mettere sanzioni, che poi non producevano però risultati.

     
    D. – Appuntamento chiave sono le elezioni in programma nel Paese nel 2010, l’anno prossimo...

     
    R. – Le elezioni ci saranno comunque. Si possono avere due atteggiamenti di fronte a queste elezioni. Il primo è quello di rifiutarle, considerandole, come dire, soltanto uno schermo, una farsa, con cui il regime vuole legittimare se stesso. Oppure, come si è scelto, di cogliere l’occasione di queste elezioni per ottenere prima delle elezioni quei cambiamenti che possono consentire l’apertura di una fase nuova in Birmania.

     
    Russia - caso Litvinenko
    La visita a Mosca del ministro degli Esteri, Miliband, la prima di un capo della diplomazia britannica dal 2004, è servita a sciogliere un pò del gelo nei rapporti bilaterali con la Russia, ma non il nodo dell'estradizione di Andrei Lugovoi, sospettato per l'avvelenamento con il Polonio 210 dell'ex spia del Kgb, Aleksandr Litvinenko, nel novembre 2006. Al termine di un colloquio che ha definito "buono e produttivo", il ministro degli Esteri russo, Lavrov, ha ribadito che sull'estradizione la posizione del suo governo “non cambia”. Mosca, infatti, giudica “del tutto irrealistica” la richiesta britannica di cambiare la Costituzione che vieta la consegna di propri cittadini per reati commessi all'estero. Miliband ha sottolineato l'importanza di non permettere che queste divergenze “blocchino la cooperazione bilaterale”. Tra i due Paesi ci sono forti legami economici, che sono stati danneggiati dalle recenti tensioni, alimentate anche dall'asilo politico concesso da Londra ad alcuni ex oligarchi in rotta con il Cremlino. Maggiore sintonia tra Lavrov e Miliband si è registrata sui grandi temi internazionali. Sull'Afghanistan hanno espresso “il comune interesse” alla regolare conclusione del processo elettorale e la condanna dei “tentativi dei talebani di destabilizzare” il Paese. Sull'Iran, Lavrov ha ribadito l'auspicio che Teheran accetti la proposta della comunità internazionale, per l'arricchimento dell'uranio in Paesi terzi. E sul Medio Oriente i due ministri hanno auspicato la convocazione di una conferenza a Mosca, subito dopo la ripresa del negoziato tra israeliani e palestinesi, “al fine di rafforzare una dinamica positiva negli sforzi di soluzione della crisi arabo-israeliana”.

    Corea del Nord - nucleare
    La Corea del Nord ha riprocessato ottomila barre di plutonio che sono in grado di produrre materiale fissile per armi nucleari. Lo afferma Nuova Cina, citando l'agenzia nordcoreana Kcna. Secondo l'annuncio dell'agenzia nordcoreana il riprocessamento del combustibile nucleare è avvenuto nel suo reattore di Yongbyon. Due anni fa il reattore era stato parzialmente smantellato in base all'accordo per il disarmo nucleare di Pyongyang in cambio di aiuti economici raggiunto nei colloqui a sei con Corea del Sud, Cina, Usa, Giappone e Russia. Con il plutonio ottenuto attraverso il riprocessamento, la Corea del Nord è ora in grado di produrre altri ordigni nucleari. La Corea del Nord ha effettuato due test nucleari, nel 2006 e nel maggio scorso. All'inizio di ottobre, in occasione della visita nel Paese del premier cinese Wen Jiabao, il leader supremo Kim Jong-il ha affermato che la Corea del Nord è pronta a tornare al tavolo delle trattative ma chiede come primo passo un incontro diretto con rappresentanti degli Usa. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza)

     Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIII no. 307

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