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Sommario del 02/11/2009

Il Papa e la Santa Sede

  • Commemorazione dei fedeli defunti. Il Papa: guardare con serenità al mistero della morte illuminati dalla fede nella risurrezione
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • La bontà di padre Sinnott tocchi il cuore dei rapitori: l'auspicio di padre O' Donoghue, responsabile dei Missionari di San Colombano nelle Filippine
  • Afghanistan. Annullato il ballottaggio: Karzai proclamato presidente
  • Due nuovi decessi a Napoli per l’influenza A: pareri discordi sulla vaccinazione
  • Rapporto Naga: immigrati irregolari più occupati degli italiani
  • Campagna "salvavita" dell’Ospedale Pediatrico “Bambino Gesù” di Roma
  • Rebibbia: aperta una ludoteca per facilitare l'incontro dei detenuti con i figli
  • Si è spenta Alda Merini: ha messo in versi la luce del dolore
  • Chiesa e Società

  • Terra Santa: la Chiesa denuncia difficoltà per i visti ai religiosi da parte di Israele
  • Un nuovo organismo sovranazionale per tutelare i diritti umani in cinque Paesi africani
  • Africa: bambini e adolescenti lavoratori impegnati nel difendere i loro diritti
  • Burundi: la Chiesa cattolica aiuta migliaia di rifugiati
  • L’associazione "Smiling pikin" e i missionari saveriani per i bambini della Sierra Leone
  • India: condannati due medici che praticavano l'aborto selettivo
  • Inaugurato in India un nuovo centro di pastorale sanitaria dei Camilliani
  • Malaysia: sequestrate 15 mila bibbie per una controversia sul nome “Allah”
  • Vietnam: iniziata la demolizione di un convento per realizzare una piazza
  • Filippine: aumenta la povertà in seguito alle devastazioni provocate dai tifoni
  • Dalla sofferenza alla speranza: la storia dei bambini disabili di Kabul
  • I vescovi Usa: la riforma sanitaria protegga la vita dal concepimento alla morte
  • Polonia: nell’arcidiocesi di Czestochowa iniziati nuovi “Laboratori missionari”
  • Stanziati fondi per migliorare la vita dei disabili a Gerusalemme
  • In Australia premi per insegnanti e istituti cattolici
  • Francia: da domani la Plenaria della Conferenza episcopale a Lourdes
  • Santa Messa presieduta al Verano dal cardinale Vallini
  • La scomparsa di Natuzza Evolo: il ricordo del vescovo di Mileto
  • 24 Ore nel Mondo

  • Pakistan: oltre 30 morti per un attentato a Rawalpindi
  • Il Papa e la Santa Sede



    Commemorazione dei fedeli defunti. Il Papa: guardare con serenità al mistero della morte illuminati dalla fede nella risurrezione

    ◊   Tutta la Chiesa si raccoglie oggi in preghiera per la commemorazione dei fedeli defunti. Benedetto XVI si recherà nel pomeriggio nelle Grotte Vaticane per un momento di preghiera per i Pontefici che lo hanno preceduto. Ieri, all’Angelus in Piazza San Pietro, ha invitato a vivere con “autentico spirito cristiano” questo giorno, guardando al mistero della morte con serenità e speranza, illuminati dalla fede nella risurrezione. Un’esortazione più volte riproposta in questi anni di Pontificato. Ce ne parla Sergio Centofanti.

    Il Papa ricorda che “della morte del corpo non c’è da aver paura” perché “sia che viviamo, sia che moriamo, siamo con il Signore”:

     
    “Già l’apostolo Paolo, scrivendo alle prime comunità, esortava i fedeli a ‘non essere tristi come gli altri che non hanno speranza’. ‘Se infatti – scriveva – crediamo che Gesù è morto e risorto, così anche Dio, per mezzo di Gesù, radunerà con lui coloro che sono morti’ (1 Ts 4,13-14). E’ necessario anche oggi evangelizzare la realtà della morte e della vita eterna, realtà particolarmente soggette a credenze superstiziose e a sincretismi, perché la verità cristiana non rischi di mischiarsi con mitologie di vario genere”. (Angelus del 2 novembre 2008)

     
    Ma l’uomo moderno - sottolinea Benedetto XVI – rimuove spesso il pensiero stesso della morte vivendo come se Dio non esistesse:
     
    “L’uomo moderno l’aspetta ancora questa vita eterna, o ritiene che essa appartenga a una mitologia ormai superata? In questo nostro tempo, più che nel passato, si è talmente assorbiti dalle cose terrene, che talora riesce difficile pensare a Dio come protagonista della storia e della nostra stessa vita”. (Udienza generale del 2 novembre 2005)

     
    Eppure Dio continua ad esistere, anche se non ci crediamo: e con Lui, l’aldilà. Così la Chiesa c’invita a offrire per i fedeli defunti, Messe, preghiere, indulgenze e le nostre sofferenze e fatiche quotidiane, affinché, “completamente purificati”, siano ammessi alla vita eterna. Ma cosa è questa vita eterna?

     
    “Vita eterna per noi cristiani non indica però solo una vita che dura per sempre, bensì una nuova qualità di esistenza, pienamente immersa nell’amore di Dio, che libera dal male e dalla morte e ci pone in comunione senza fine con tutti i fratelli e le sorelle che partecipano dello stesso Amore”. (Angelus del primo novembre 2006)

     
    Dio è Amore, e ha dato la sua vita per noi e non ci abbandona, perché ci ama sino alla fine:

     
    “Sono risorto e ora sono sempre con te - ci dice il Signore - e la mia mano ti sorregge. Ovunque tu possa cadere, cadrai nelle mie mani e sarò presente persino alla porta della morte. Dove nessuno può più accompagnarti e dove tu non puoi portare niente, là io ti aspetto per trasformare per te le tenebre in luce”. (Angelus del 2 novembre 2008)

     
    La Commemorazione dei fedeli defunti è legata ad una iniziativa di Sant’Odilone, abate di Cluny, nel X secolo. All’epoca erano un migliaio i monasteri benedettini che dipendevano da quello di Cluny, è questo ha favorito l'ampio diffondersi della commemorazione in molte parti dell’Europa settentrionale. Poi, nel 1311, la memoria dei defunti è stata sancita ufficialmente a Roma. Tuttavia la Chiesa, fin dai primi tempi, ha coltivato con grande pietà il ricordo dei morti e ha offerto per loro suffragi. Ma a quali riflessioni ci può spingere il pensiero di quanti non sono più con noi? Tiziana Campisi lo ha chiesto a don Antonio Interguglielmi, commissario dell’Arciconfraternita di carità verso i trapassati di Roma:

    R. – Ci devono portare soprattutto a vivere la nostra vita quotidiana con una grande speranza. Sapere che il nostro passare del tempo non è un invecchiare, non è un perdere la salute, ma è un andare verso la pienezza: è il Signore che ci attende. Scoprire ogni giorno di più che abbiamo questa vicinanza con Gesù Cristo, una vicinanza che ci fa quasi desiderare il Cielo, perché ogni giorno della nostra vita affrontiamo le difficoltà, le limitatezze, le paure e i problemi, mentre abbiamo dentro di noi questo desiderio di pienezza che raggiungeremo soltanto quando raggiungeremo nostro Signore, ma di cui oggi possiamo già fare esperienza.

     
    D. – Ricordare i defunti a volte infonde tristezza, nostalgia. Come vivere cristianamente questo ricordo?

     
    R. – Umanamente viviamo sempre un grande dolore perché siamo privati della vicinanza dei cari, di persone con cui abbiamo condiviso tante cose che ci hanno donato gioie, siamo stati con loro nella vita in comunione in tante circostanze che adesso non possiamo più vivere, perché loro non li vediamo più: ma c’è questa vicinanza, c’è la possibilità di sentirli ancora più vicino e questo si realizza pienamente nei sacramenti, in particolar modo nella celebrazione dell’Eucaristia. Lì sentiamo che, anche se non abbiamo più questa vicinanza terrena, umana, visibile, loro sono accanto a noi, sono vicino a noi e li possiamo sentire presenti. Loro sono nel Signore e quindi quello che ci unisce fondamentalmente come cristiani sia noi, sia i fratelli che sono nel Cielo, è che abbiamo un comune denominatore che è Gesù Cristo, che è il Signore, il nostro Salvatore.

     
    D. – Il ricordo di chi non c’è più in questi giorni è molto più intenso e forse episodico. Come invece portarlo nella vita quotidiana perché possa lasciare un insegnamento?

     
    R. - Lo possiamo portare soprattutto con la testimonianza della nostra vita, perché attraverso la testimonianza cristiana, la testimonianza di Gesù Cristo Risorto agli altri fratelli che sono nella sofferenza, che non hanno tante volte la possibilità di vivere una vita facile, una vita semplice, possiamo trasmettere questa gioia che Cristo è veramente Risorto, che la nostra vita non va verso un niente ma verso la pienezza nel Signore.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Un passaggio aperto verso il Regno della vita e della pace: Benedetto XVI all'Angelus ricorda la festa di Tutti i santi e la commemorazione dei fedeli defunti.

    Combattere la denutrizione promuovendo sviluppo agricolo e sicurezza alimentare: nell'informazione internazionale, intervento della Santa Sede alla 64 sessione dell'Assemblea generale dell'Onu.

    In filologia non si butta niente: in cultura, Manlio Simonetti su caretteri e problemi dell'edizione critica di un testo patristico.

    Un articolo di Ivan Di Stefano Manzella dal titolo "Finestre sul passato per ritrovare il presente": epigrafi e storia nella Galleria lapidaria dei Musei Vaticani.

    Lettere imprecise spedite all'amato; se il capitale del poeta si chiama follia: l'arcivescovo Gianfranco Ravasi e Claudio Toscani ricordano Alda Merini.

    Monaldo Leopardi il precursore: Loretta Marcon rivisita la querelle teologica della prima metà dell'Ottocento sui bambini morti senza Battesimo.

    Nell'informazione vaticana, sull'Anno sacerdotale intervista di Nicola Gori a monsignor Giovanni Tani, rettore del Pontificio Seminario Romano Maggiore.

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    Oggi in Primo Piano



    La bontà di padre Sinnott tocchi il cuore dei rapitori: l'auspicio di padre O' Donoghue, responsabile dei Missionari di San Colombano nelle Filippine

    ◊   La Chiesa e il governo filippino non pagheranno alcun riscatto per il rilascio di padre Michael Sinnott, rapito lo scorso 11 ottobre a Pagadian. E’ quanto afferma un portavoce del presidente Gloria Arroyo dopo che, lo scorso 31 ottobre, i rapitori hanno rilasciato un video dove il 79enne padre irlandese della Società Missionaria di San Colombano appare con in mano un giornale del 22 ottobre. I sequestratori hanno chiesto 2 milioni di dollari per liberare il missionario. Per una testimonianza su questo ultimo sviluppo della drammatica vicenda, Alessandro Gisotti ha raggiunto telefonicamente a Pagadian, padre Patrick O’ Donoghue, responsabile della Società Missionaria di San Colombano nelle Filippine:

    R. – It was a relief for us to know...
    E’ stato un sollievo per noi sapere, vedere che stava bene e sentire che la sua voce era relativamente forte. E’ stata una gioia dopo un silenzio lungo tre settimane. Ma devo dire che per me è stato anche molto triste vederlo in questa situazione. Voglio però aggiungere: mentre guardavo il video per la seconda volta e guardavo l’uomo, quello che mi ha colpito profondamente era che si trovava in una situazione davvero poco dignitosa. Ho veramente sentito che è stato obbligato a leggere la dichiarazione. Eppure, anche se si trovava in quelle condizioni, la sua dignità emergeva, non l’aveva persa. Infatti, si può continuare a vedere la sua dolcezza e la bontà nella sua espressione. Sono rimasto colpito dal fatto che, in mezzo a tutto questo, la bontà di Dio fosse ancora presente in lui. E io spero, veramente, che si trovi anche nelle persone che lo hanno rapito. Ho fiducia che Dio cambierà i loro cuori così che possano avere compassione e lo lascino andare.

     
    D. – Possiamo sperare in un’evangelizzazione dei rapitori?

     
    R. – Well, you know, I think...
    Penso che, forse, questo è il mistero dell’evangelizzazione: Dio è venuto a noi con grande amore, nella nostra condizione. Ci guarda e ci chiama, ma noi non lo vediamo! E quando lo facciamo, allora certamente i nostri cuori vengono cambiati, sono pronti a gioire e sono disponibili a seguirlo. Quindi, io spero che le persone che lo trattengono, guardino quella persona. Non posso credere che, stando con lui per un certo tempo, non siano toccati dalla bontà, dalla dolcezza e dall’amore di quest’uomo.

     
    D. – Vuole fare un appello agli ascoltatori della Radio Vaticana?

     
    R. – I would also want...
    Vorrei soprattutto dire grazie, perché ci sono molte persone in tante parti del mondo che stanno pregando insieme per la salvezza e il pronto rilascio di padre Sinnott. Vorrei dire grazie, ma vorrei anche chiedere a tutti di raddoppiare le preghiere.

     
    D. – Benedetto XVI ha ricordato padre Sinnott durante un Angelus...

     
    R. – It was a very touching thing for us…
    E’ stato molto toccante per noi che il Santo Padre pregasse per padre Michael Sinnott e con lui pregasse la Chiesa intera per il nostro missionario in prigionia. Vorrei anche esprimere qui da parte della Società di San Colombano immensa gratitudine a Papa Benedetto XVI per quel bellissimo gesto.

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    Afghanistan. Annullato il ballottaggio: Karzai proclamato presidente

    ◊   Si chiude in Afghanistan una lunga fase di crisi politica. La Commissione elettorale indipendente ha proclamato stamani Hamid Karzai vincitore delle elezioni presidenziali. In mattinata, l’organismo aveva annullato il secondo turno di ballottaggio, fissato per il 7 novembre prossimo, in seguito alla rinuncia dello sfidante di Karzai, Abdullah Abdullah. Secondo alcuni, l’inevitabile decisione della Commissione rischia, tuttavia, di far mancare a Karzai quell’imprimatur popolare, necessario di fronte all’instabilità attuale. Giancarlo La Vella ne ha parlato con Daniele Archibugi, esperto di crisi internazionali del Consiglio nazionale delle Ricerche e docente all’Università di Londra.

    R. – Probabilmente sì, ma soprattutto dimostra che la possibilità di giungere alla pacificazione soltanto tramite libere elezioni in Paesi che ancora non hanno una vocazione democratica è stata forse troppo ottimistica. In Paesi come l’Afghanistan gran parte dei risultati elettorali sono del tutto prevedibili sulla base delle statistiche e sulla distribuzione etnica della popolazione. Il che vuol dire che si vota non per scegliere un governo che può cambiare di volta in volta ma per affermare: io sono di questa etnia, io sono di questa confessione religiosa, di questa tribù. Così ovviamente diventa molto difficile dare legittimità ad un governo perché ci saranno sempre delle minoranze che non potranno mai avere accesso al governo, marginalizzate, che reagiscono ricorrendo alla violenza.

     
    D. – E allargando la visione al Pakistan è opportuno definire a questo punto con urgenza il ruolo della comunità internazionale?

     
    R. – Senz’altro la comunità internazionale deve avere un ruolo più attivo nella stabilizzazione della regione. Purtroppo siamo ancora pagando il prezzo di chi nel 2002 ha pensato di intervenire in Afghanistan militarmente in una situazione che era già molto delicata anche se c’era un regime altamente inviso alla popolazione e dopo 7 anni di intervento militare ancora non si vede una chiara via d’uscita. Non solo, ma adesso l’Afghanistan sta addirittura portandosi nella instabilità il vicino Pakistan, un Paese che invece aveva un livello di sviluppo sociale, economico e anche delle istituzioni politiche più forti e dove le forze endogene a favore della democrazia erano senz’altro più forti e più radicate di quanto lo fossero in Afghanistan. Quindi, diciamola tutta: la comunità internazionale ancora non ha in mano alcuna progettualità per risolvere i problemi di questi Stati.

     
    D. - Qualche tempo fa qualcuno aveva parlato di possibile dialogo con i talebani: ma esistono frange moderate di questa fazione con cui parlare?

     
    R. – I talebani sono un’entità che può essere più o meno grande a seconda di quanto gli si scavi il consenso intorno e se uno riesce ad avere un dialogo con i gruppi etnici, le tribù che poi forniscono la materia prima ai talebani, allora è chiaro che le persone disposte a reclutarsi per i talebani si riducono molto. Quindi si tratta di avviare altri canali, non con i talebani, ma con la popolazione, che siano canali di inclusione, di partecipazione politica. Tutte azioni che renderebbero probabile che poi ci siano delle persone che si buttino nelle braccia di gruppi terroristi come appunto i talebani.

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    Due nuovi decessi a Napoli per l’influenza A: pareri discordi sulla vaccinazione

    ◊   L’influenza A miete in Italia due nuove vittime a Napoli: sono due donne, una di 52 anni, ricoverata senza patologie pregresse, ed un’altra di 72 anni, già affetta da patologie respiratorie. Cresce la paura per la diffusione del virus H1N1 e si accendono pure polemiche sui ritardi nella distribuzione dei vaccini, ma non c’è uniformità di giudizi sulle fasce di popolazione da vaccinare. Il servizio di Roberta Gisotti.

    14 vittime in Italia, otto a Napoli, per l’influenza A, mentre sale il timore del contagio soprattutto fra i bambini e lo sconcerto dei genitori disorientati da messaggi delle autorità sanitarie e della classe politica discordanti su come arginare la pandemia, prevenire l’infezione e curare la malattia. Anche la stampa alterna titoli ‘strillati’ di allarme generale ad ogni nuova vittima ad articoli tranquillizzanti sull’andamento della pandemia. Il viceministro alla Salute, Ferruccio Fazio, oggi in un’intervista sul Corriere dichiara: “Questa influenza non è pericolosa per la salute, è solo molto più contagiosa. In compenso ha un grado di letalità dieci volte inferiore a quello di una qualsiasi altra influenza classica”. Ed aggiunge che il virus H1N1 ha ucciso una sola volta”, riferendosi alla donna morta di polmonite lo scorso mese a Messina, mentre le altre vittime avevano patologie pregresse e per la bimba di Pompei spirata sabato scorso e la donna morta stamane a Napoli si aspettano i risultati dell’autopsia.

     
    Ma gli italiani restano fortemente allertati; intasati ieri i Pronto soccorso per la chiusura domenicale degli studi medici di base, che hanno registrato la scorsa settimana affluenze record. Secondo le stime del Ministero della Salute sarebbero oltre 400 mila i contagiati. Che fare a questo punto? Pasquale di Pietro, presidente della Società italiana di pediatria chiede di accelerare “al massimo i tempi di intervento” per la vaccinazione, sollecitando le Regioni ad attivare “un adeguato piano di intervento” “per fronteggiare una situazione di emergenza”, riparando ai ritardi. Ma getta acqua sul fuoco Giuseppe Mele, presidente della Federazione italiana medici pediatri, secondo il quale la situazione “è assolutamente sotto controllo” e non si giustificano “inutili appelli a vaccinazioni di massa”.

     
    Ma dove sono questi vaccini? Il viceministro alla Salute Fazio assicura che entro la settimana sarà completata la distribuzione alle Regioni delle dosi disponibili: 2 milioni e 100 mila dosi, ma alla fine del mese saranno 6 milioni. Ma chi dovrà vaccinarsi non si sa con certezza, mentre le categorie professionali a rischio - medici infermieri e personale di pubblica sicurezza - hanno finora declinato in massima parte l’invito. Da qui la confusione di molti cittadini.

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    Rapporto Naga: immigrati irregolari più occupati degli italiani

    ◊   Tassi di occupazione elevati, alta scolarità, bassi salari e condizioni abitative in sovraffollamento. E’ il ritratto dell’immigrazione irregolare tracciato dal rapporto 2009 di Naga, Associazione Volontaria di Assistenza Socio-Sanitaria, per i Diritti di Stranieri e Nomadi. Lo studio realizzato a Milano, di fatto rappresenta una delle più grandi banche dati sulla condizione dell’immigrazione irregolare in Italia, si riferisce al periodo 2000 - 2008, e prende in esame un campione di oltre 47500 utenti. Massimiliano Menichetti ha intervistato il presidente di Naga, Pietro Massarotto.

    R. – Il dato più significativo è quello relativo alla capacità lavorativa e quindi alla percentuale degli occupati dei cittadini irregolari, che è del 76 per cento, superiore a quella nazionale italiana, che è del 59 per cento, ed è superiore anche a quella lombarda che è del 71 per cento. Quindi, come dire, sfata l’immagine del clandestino, chiamiamolo proprio così, che non lavora e viene in Italia solo per delinquere. E questo è il primo dato. Il secondo dato è che la percentuale di scolarizzazione dei cittadini stranieri irregolari è assolutamente analoga a quella dei cittadini italiani in generale.

     
    D. – Queste persone lavorano nel tessuto italiano. Dall’altra parte, però, l’Italia li vede in una posizione irregolare. Come si concilia questo aspetto?

     
    R. – Si concilia con il fatto che l’Italia, comunque, ha una quota di sommerso, cioè di lavoro nero che, nelle varie stime, viene considerata almeno di un terzo. E quella è la collocazione principale dove possono trovare sbocco.

     
    D. – Però, a quel punto, lavorando in nero non hanno nessun tipo di tutela...

     
    R. – Le tutele sindacali ovviamente sono molto più difficili da azionare e, in qualche caso, anche impossibili. Poi, con l’ultimo pacchetto sicurezza, entrato in vigore in agosto, l’immigrato irregolare commette un reato con il solo fatto di non avere il permesso di soggiorno. Quindi, il dato è che abbiamo un imbuto che inghiotte in un percorso irregolare i cittadini che sono irregolari.

     
    D. – Da dove vengono queste persone? Chi viene in Italia?

     
    R. – Tipicamente dal Sud America, principalmente Ecuador e Bolivia; da Egitto e Marocco; dall’Africa subsahariana; dalle Filippine e in generale dall’Asia. Poi c’è, ovviamente, tutto l’Est europeo.

     
    D. – E sono le stesse persone che vediamo a bordo delle carrette del mare, che attraversano i deserti o che pagano ingenti somme per poi arrivare in Italia e trovare una speranza...

     
    R. – Sì, percorsi diversi, non sempre via mare: qualche volta via terra, qualche volta sui camion, qualche volta sui cargo. Fanno percorsi difficili quelli che non hanno un visto d’ingresso di carattere turistico, che comunque sono molti.

     
    D. – Senta, si viene in Italia per stare meglio. Poi, alla fine, è così?

     
    R. – E’ così per chi riesce a regolarizzarsi attraverso una sanatoria e quindi poi diventa regolare. Per chi invece è condannato all’irregolarità, rimanere nel sommerso è difficile, non sempre il percorso è positivo.

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    Campagna "salvavita" dell’Ospedale Pediatrico “Bambino Gesù” di Roma

    ◊   Regalare un biglietto aereo a quattro bambini stranieri gravemente malati, donando loro la possibilità di venire in Italia per sottoporsi a cure salvavita. È questo l’obiettivo della campagna sociale dell’Ospedale Pediatrico “Bambino Gesù” di Roma. L’iniziativa si intitola “Compagni di viaggio” e mira a raccogliere fondi, durante il periodo natalizio, anche per l’acquisto di una Tac di ultima generazione. Il servizio di Isabella Piro:

    Un biglietto di Natale che racchiude una sorpresa speciale: un foglietto illustrato con le indicazioni per fare un aereoplanino di carta. Chi lo acquista, contribuisce davvero a finanziare voli molto speciali: quelli di quattro piccoli malati, colpiti da patologie cardiache ed onco-ematologiche, che potrebbero così raggiungere l’Ospedale “Bambino Gesù” per sottoporsi a cure salvavita. È questo il senso della campagna sociale lanciata dalla struttura pediatrica romana. I bimbi scelti finora provengono dall’Ucraina, dalla Macedonia, dal Pakistan e dall’Iraq. Ma l’Ospedale promette: se i fondi raccolti supereranno le aspettative, i biglietti aerei donati saranno più di quattro. In questo modo così particolare, dunque, la struttura ospedaliera il “Bambino Gesù” festeggia i suoi 140 anni di attività che le hanno permesso di operare non solo in Italia, ma anche all’estero. Per questo, la campagna sociale si intitola “Compagni di viaggio”. Giuseppe Profiti, Presidente dell’Ospedale:

    “Il personale del Bambin Gesù, in questi anni, ha incrociato i viaggi di tanti bambini. In questi incroci ha dato tanto, ha consentito a tanti bambini di continuare il loro viaggio di vita. Lo scopo è quello, sostanzialmente, di riuscire a procurare a tanti di loro che hanno qualche problema nel completare, nel portare ancora avanti il loro viaggio, un biglietto, che gli consenta in un certo qual modo di muoversi nello spazio, per venire qui da noi e avere modo, incrociando noi viaggiatori del Bambin Gesù, di proseguire il loro viaggio di vita”.

    Altro obiettivo della campagna è quello di raccogliere fondi per l’acquisto di una Tac di ultima generazione, in grado di visualizzare, in modo tridimensionale e istantaneo, gli organi interni del corpo umano, potenziando così le possibilità di diagnosi e cura. Ma oltre alle soluzioni mediche, l’iniziativa vuole dare anche nuova forza d’animo ai bambini, rafforzare il loro coraggio, le loro speranze. Ancora Giuseppe Profiti:

    “E’ in loro la speranza: un bambino le racchiude tutte, le sue e anche quelle degli altri”.

    Testimonial d’eccezione della campagna “Compagni di viaggio” è il cantautore Claudio Baglioni. Lui che al viaggio e al “Viaggiatore” ha dedicato un intero album, ribadisce: “Agli artisti spetta il compito di lanciare il segnale, dare lo start di queste iniziative. Perché la vita è un lungo viaggio fatto di incontri”:
     
    “Il viaggio serve a conoscere e, quindi, serve anche ad incontrare. Diceva Vinicius De Moraes, che è stato un poeta e un grande diplomatico, 'la vita è l’arte dell’incontro': incontrarsi con arte, incontrarsi con la capacità, con la gentilezza, abbassando al massimo l’idea del pregiudizio”.

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    Rebibbia: aperta una ludoteca per facilitare l'incontro dei detenuti con i figli

    ◊   Uno spazio accogliente dove i bambini possano incontrare, parlare e giocare assieme ai loro padri detenuti: è “Giocamando”, la ludoteca aperta presso il carcere di Rebibbia, realizzata dalla cooperativa sociale “Cecilia onlus” e finanziata dalla Regione Lazio. Non è la prima iniziativa di questo tipo della cooperativa “Cecilia onlus” che ha già dato vita ad altre due ludoteche, una nella parte femminile dello stesso carcere di Rebibbia ed una a Regina Coeli. Debora Donnini ha intervistato il responsabile del progetto, Luigi di Mauro.

    R. - La ludoteca è uno spazio arredato per accogliere i detenuti e i familiari dei detenuti che vanno in visita. E’ arredata con giochi che vanno dai 0 ai 16 anni per consentire al genitore detenuto di stare in diretto rapporto con il figlio che si reca in visita e sviluppare quei rapporti affettivi e famigliari necessari a poter portare avanti il suo stato di detenzione.

     
    D. - Da dove nasce l’idea di questa iniziativa?

     
    R. - La nostra idea nasce su varie basi. Una è quella di garantire i diritti al bambino perché il bambino per accedere ai colloqui in carcere subisce perquisizioni, etc., quindi ha un impatto molto violento e negativo con la struttura e, poi, per garantire ai padri e alle madri il diritto alla genitorialità, quindi poter avere un rapporto più diretto con i propri figli. Questo, inoltre, serve anche come azione di prevenzione perché noi sappiamo - da ricerche che sono state effettuate - che molti di questi figli dei detenuti poi in età adolescenziale possono compiere reati e almeno il 30 per cento di questi lo fanno.

     
    D. - Generalmente, invece, quando non ci sono queste ludoteche, questi spazi, come avvengono gli incontri dei genitori in carcere con i loro figli?

     
    R. - Sono divisi da un bancone in muratura e molte volte anche sovrastato da pareti di vetro. Noi abbiamo messo dei divani, creato una “stanza delle affettività”. In questo caso specifico della ludoteca, a Rebibbia, noi prevediamo una volta a settimana anche uno psicoterapeuta con specializzazioni in dinamiche famigliari lì dove è necessario aiutare la famiglia a riallacciare i rapporti che, comunque, la detenzione rende problematici.

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    Si è spenta Alda Merini: ha messo in versi la luce del dolore

    ◊   Si svolgeranno mercoledì prossimo nel Duomo di Milano i funerali di Stato di Alda Merini, la poetessa scomparsa ieri nel capoluogo lombardo all’età di 78 anni, considerata una delle maggiori voci della letteratura italiana del ‘900. Il presidente Giorgio Napolitano, in un messaggio alla famiglia della poetessa, ha espresso “il commosso rammarico per questa grave perdita che colpisce la cultura italiana”. La sua poesia, di intensa ispirazione cristiana, è piena di luce, anche se canta il dolore di una vita che ha conosciuto la povertà, la solitudine e la malattia mentale fino al ricovero in manicomio. Riascoltiamo la voce di Alda Merini, al microfono di padre Vito Magno, in una intervista rilasciata alla Radio Vaticana nel 2006:
     
    R. - Purtroppo per cantare il dolore, bisogna prima provarlo, è questo il guaio. Ma mi è successo un miracolo perché dopo tanti anni di manicomio, un bel giorno mi sono svegliata: “Ma cosa faccio qui dentro”? E sono uscita.

     
    D. – Oltre alla lunga parentesi del manicomio, quale altra sofferenza ha conosciuto?

     
    R. – Io non voglio pensare a quando mi hanno tolto i figli ma il poema “Magnificat” nasce proprio da questo, quando me li hanno rubati, praticamente, dicendomi che non ero una brava mamma.

     
    D. – Si dice che invecchiando si diventa più saggi?

     
    R. – Si diventa anche più bambini. Essere bambini è molto bello.

     
    D. – Della sua infanzia, Alda Merini, cosa ricorda? Chi soprattutto?

     
    R. – Dei genitori meravigliosi sempre contenti, profondamente atei ma talmente intelligenti che quando io ho espresso il bisogno di andare in convento, hanno detto: “Se vuoi, vai!”

     
    D. – Cosa la spinge a scrivere in versi?

     
    R. – Vede, io mi lascio più invadere da quella che è un’ispirazione che è una visitazione divina. Le parole che dico, io le sento nel cuore.

     
    D. – Cosa ha a che fare con l’amore che cantano i poeti?

     
    R. – L’amore è intelletto per me, è intelligenza: “dovunque io guardi o giro, immenso Dio ti vedo”. Credo che sia dappertutto, anche negli angoli meno belli della casa. Pensiamo alla stalla di Betlemme, alla povertà di Maria, pensiamo che tutto può diventare meraviglioso se noi lo guardiamo con degli occhi che fanno il miracolo di cambiare una cosa brutta in bella. Questo è l’amore.

     
    D. – Come cristiana, lei prega?

     
    R. – L’amore è preghiera. Sono sempre in compagnia di Dio.

     
    D. – Nel bisogno, come si regola?

     
    R. – Anche quando soffro molto, io dico sempre: “Sia fatta la tua volontà” e basta.

     
    D. – Può leggere un verso del suo Poema della croce?

     
    R. – “Di notte, quando il tempo assottiglia le tenebre e l’uomo dorme avvinto dalla solitudine, Cristo conosceva la voce della luce della profezia. Egli vedeva il Calvario come una punta di diamante e una gemma assoluta. Egli sapeva che per conoscere il Padre, doveva conoscere il Figlio, sapere di se stesso ciò che l’uomo non sa: che era un martire, che era un debole assoluto, che era un cencio di dolore che sarebbe diventato una morbida stola ai piedi di una Madre divina”. (Montaggio a cura di Maria Brigini)

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    Chiesa e Società



    Terra Santa: la Chiesa denuncia difficoltà per i visti ai religiosi da parte di Israele

    ◊   “Ci sono delle difficoltà che cercheremo di superare”. Così il nunzio in Israele e delegato apostolico per Gerusalemme e la Palestina, mons. Antonio Franco, commenta all'agenzia Sir, le restrizioni dei visti ai religiosi e sacerdoti da parte del ministero degli Interni di Israele. “Se prima i visti rilasciati, anche ad europei, avevano la durata di due anni, adesso, hanno validità di un solo anno” spiega Franco che lascia intendere come queste restrizioni potrebbero causare problemi allo svolgimento del lavoro di pastorale ordinaria della Chiesa. In passato si era verificato addirittura un blocco dei visti quando, come adesso, alla guida del ministero degli Interni c’era il partito religioso Shas. “E’ un dato di fatto – afferma il nunzio –. Ora dobbiamo chiederci il perché di queste restrizioni e cosa si può fare per ritornare alla prassi precedente, più aperta”. Dal canto suo "quello del rilascio dei visti al personale religioso, dichiara il Custode di Terra Santa, padre Pierbattista Pizzaballa, “è un problema vecchio. E’ da più di un anno, ormai, che la durata dei visti è passata da due anni ad uno. C’è un po’ di confusione: non si sa se dipende da una politica ministeriale o dalla burocrazia di alcuni funzionari. Forse è una ambiguità lasciata volutamente così”. Sta di fatto che, spiega Pizzaballa, “è molto difficile per le Chiese programmare il proprio lavoro se non si sa con certezza se i religiosi, arriveranno o meno”. Nel caso della Custodia, aggiunge il frate, “quest’anno abbiamo avuto visti concessi a religiosi provenienti dai Paesi arabi ma non dall’Africa. Due frati dal Congo non hanno avuto il visto. In passato accadeva il contrario. Viviamo, dunque, nell’incertezza, la burocrazia è diventata più complicata”. (R.P.)

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    Un nuovo organismo sovranazionale per tutelare i diritti umani in cinque Paesi africani

    ◊   Un’organizzazione sovranazionale che si occupi di tutelare e garantire il rispetto dei diritti umani a livello regionale: il progetto – di cui riferisce l’agenzia Misna - coinvolgerà cinque Paesi: Kenya, Tanzania, Uganda, Rwanda e Burundi, membri della Comunità dell’Africa orientale (Eac). La decisione è stata presa al termine di un incontro svoltosi a Kigali in Rwanda tra i responsabili delle Commissioni per i diritti umani dei Paesi interessati. La segreteria generale del nuovo organismo sarà ospitata a turno dai vari Paesi e ruoterà con la presidenza di turno dell’Eac. I responsabili hanno concordato inoltre di assistere il Burundi nella creazione di una Commissione nazionale indipendente per la tutela dei diritti umani, in base alle convenzioni e al diritto internazionali. Quella attuale, hanno sottolineato i presenti, dipende direttamente dal governo e non può dunque essere considerata “pienamente autonoma”. Durante la conferenza nella capitale ruandese i partecipanti hanno sottolineato l’importanza di perseguire i responsabili delle violazioni dei diritti umani e civili, per favorire l’emancipazione e lo sviluppo dell’Africa orientale. (R.G.)

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    Africa: bambini e adolescenti lavoratori impegnati nel difendere i loro diritti

    ◊   “I bambini e gli adolescenti lavoratori costruiscono i loro diritti”: è il tema dell’ottavo incontro africano dei bambini e adolescenti in corso a Cotonou, in Benin, fino al prossimo 7 novembre. L’obiettivo è di rafforzare l’autostima dei bambini, che oltre ad essere in grado di mantenere se stessi e le loro famiglie, possono anche lottare contro lo sfruttamento, il maltrattamento, la non applicazione dei loro diritti. L’iniziativa, promossa dal Movimento africano dei bambini e adolescenti lavoratori, si tiene nel 20.mo anniversario della Convenzione dei diritti dell’infanzia. Il Movimento è nato nel 1994 quando un gruppo di bambini lavoratori riuniti a Baouké, in Costa D’Avorio, stilarono una lista di diritti. Per i bambini è prioritario poter imparare un mestiere, rimanere nel proprio villaggio, svolgere un lavoro adatto alle proprie forze fisiche e limitato negli orari. Altri diritti, giudicati fondamentali, sono quelli al riposo in caso di malattia e ad essere rispettati e ascoltati sul luogo di lavoro. Nella lista vengono inseriti, tra i diritti, anche l’attenzione alla salute e al gioco. In questo elenco si sottolinea poi l’importanza di poter imparare a leggere e a scrivere. Altri diritti sono la libera espressione e il ricorso alla giustizia. Il Movimento si è esteso e radicato in 21 Paesi africani, coinvolgendo oltre 200.000 bambini e adolescenti lavoratori. (A.L.)

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    Burundi: la Chiesa cattolica aiuta migliaia di rifugiati

    ◊   “La Chiesa burundese è fortemente impegnata, accanto alle autorità nazionali e locali e agli organismi internazionali, ad accogliere i rifugiati burundesi che rientrano dalla Tanzania”. E’ quanto sottolinea all’Agenzia Fides don Salvatore Niciteretse, segretario della Commissione episcopale per l’Apostolato dei laici del Burundi. “Vi sono rifugiati - spiega il sacerdote - che hanno vissuto dal 1972 nei campi in Tanzania. Questo sforzo di riconciliazione è iniziato ancor prima che i rifugiati tornassero in Burundi”. “Riportare nel Paese migliaia di persone è un’operazione enorme. Nonostante gli sforzi prodotti dalle autorità locali e dagli organismi internazionali per preparare l’arrivo dei rifugiati, in diversi casi i rifugiati al loro arrivo non hanno casa né cibo. I vescovi hanno lanciato un appello alla mobilitazione di tutti. Nelle diocesi si stanno facendo collette per la raccolta di cibo, per integrare gli aiuti alimentari dell’Alto Commissariato dell’ONU per i rifugiati, che sono distribuiti dalla Caritas nazionale del Congo”. Un altro problema da affrontare è la ripartizione della proprietà fondiaria. Sulle terre abbandonate dai loro proprietari si sono insediate altre famiglie. Ora che i vecchi proprietari o i loro discendenti tornano in Burundi si rischiano dei contenziosi sulla proprietà di questi terreni. Nel 1972 i rifugiati del Burundi sono fuggiti anche nella Repubblica Democratica del Congo, in Rwanda e Uganda. Con il graduale ritorno della pace in Burundi, più di mezzo milione di rifugiati è tornato a casa. Tra questi, oltre 430.000 persone dai campi della Tanzania. Attualmente sono circa 36.000 i rifugiati del Burundi in Tanzania. (A.L.)

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    L’associazione "Smiling pikin" e i missionari saveriani per i bambini della Sierra Leone

    ◊   "Collaboriamo strettamente con i missionari saveriani per essere certi che tutti i fondi inviati in Sierra Leone arrivino a destinazione": dichiara su "La Gazzetta di Parma" Cristina Cornini, presidente dell'organizzazione "Smiling Pikin" (bimbo che sorride), impegnata da quattro anni nell'aiuto ai bambini della Sierra Leone. A Tombo, 30 chilometri da Freetwon, capitale del Paese africano, l'associazione ha già realizzato una scuola elementare, oltre a sostenere due centri di accoglienza per neonati, il "Catholic Feeding centre" nella missione di Madina dei Saveriani e la “Loreto’s clinic” di Makeni, dotandola pure di un fuoristrada indispensabile alle suore per raggiungere sul territorio i bambini bisognosi di cure. L’associazione ha anche contribuito alla realizzazione di pozzi per l’acqua e di un mulino per macinare il riso. "Aiutare l’Africa è un dovere" sottolinea sempre "La Gazzetta di Parma" Carlo Gabbi, presidente della Fondazione Cariparma, attenta alle necessità di un continente “troppo a lungo depauperato e per il quale passa il futuro del mondo. Anche il nostro”, spiega il dirigente bancario. (R.G.)

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    India: condannati due medici che praticavano l'aborto selettivo

    ◊   Un tribunale municipale di Mumbai ha condannato a tre anni di carcere due medici che praticavano diagnosi prenatali per scegliere “un figlio maschio”. Il magistrato - riferisce l'agenzia AsiaNews - ha ritenuto colpevoli i due imputati di quattro violazione del Pre-Conception and Pre-Natal Diagnostic Techniques Act (Pndt) del 2003 che proibisce la selezione dei nascituri a partire dal sesso. I due condannati, nel novembre 2004 avevano pubblicato su un settimanale un annuncio pubblicitario in cui offrivano uno speciale trattamento per le coppie che “vogliono un figlio maschio”. Oltre ai tre anni di detenzione il tribunale ha comminato il pagamento di una multa di 30mila rupie ciascuno (circa 430 euro), il massimo della pena prevista dal Pndt. In India sono rari i casi di detenzione comminata per violazione del Pndt, ma il magistrato ha motivato la sentenza affermando che “quando due persone stimate commettono reati non solo abominevoli, ma anche contro l’esistenza della società, non possono essere trattate con clemenza”. I due condannati, ha detto il magistrato, “con la loro azione incoraggiano la determinazione del sesso femminile del feto per prevenire certe gravidanze”. Negli ultimi 20 anni l’India ha registrato almeno 10 milioni di aborti selettivi di feti femminili. Essi vanno ad aggiungersi agli 11 milioni di aborti che ogni anno vengono effettuati nel Paese dove dal 1971 esiste una legge che permette l’interruzione di gravidanza. L’India infatti è uno degli Stati più permissivi in materia e l’aborto viene pubblicizzato come il miglior metodo per il controllo delle nascite e per garantire un maggior sviluppo economico delle famiglie. (R.P.)

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    Inaugurato in India un nuovo centro di pastorale sanitaria dei Camilliani

    ◊   Un luogo di formazione ma anche di carità. E il nuovo Centro di Pastorale Sanitaria di Bangalore inaugurato nei giorni scorsi dai camilliani. La celebrazione presieduta da cardinale Varkey Vithayathil, presidente della Conferenza episcopale indiana si è tenuta in concomitanza con la chiusura dell’Anno Giubilare per i 25 anni di presenza camilliana in India. Mons. Bernard Moras, arcivescovo di Bangalore e presidente della Commissione Salute della Conferenza episcopale indiana, ha invitato i presenti a non restare ciechi di fronte alle tante sofferenze del popolo, ricordando così il dovere della Chiesa di farsi “prossimo” dei più bisognosi. Il presule – rende noto l’agenzia Fides - ha poi sottolineato che la Chiesa comunica salvezza oltreché salute. Salvezza e salute, sono proprio le caratteristiche del nuovo Centro di Pastorale dei camilliani che intende annunciare l’amore di Cristo a ogni uomo. I camilliani hanno anche celebrato solennemente i 25 anni di presenza nel subcontinente. Iniziato nella comunità di Mananthavady – prima casa della delegazione, sorta nel 1984 – l’Anno Giubilare si è snodato nella preghiera e nel ricordo, attraverso una serie di eventi che hanno dato risalto all’opera in favore dei malati (specialmente di lebbra e di Aids) svolta dai missionari e dai religiosi locali in questo quarto di secolo. (A.L.)

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    Malaysia: sequestrate 15 mila bibbie per una controversia sul nome “Allah”

    ◊   Oltre 15 mila bibbie sono state sequestrate dalla polizia malaysiana e non potranno raggiungere le chiese e le case dei fedeli. Sconcerto e stupore nella comunità cristiana. Le autorità - riferisce l'agenzia Fides - hanno confiscato le bibbie, stampate e provenienti dall’Indonesia, perché nella traduzione del testo esse contengono il termine “Allah” per riferirsi a Dio. Le bibbie erano destinate ai fedeli nella regione malaysiana di Sarawak e sono in lingua indonesiana, che è molto simile a quella malese. In entrambe la parola Dio viene tradotta con “Allah”. Su questa attribuzione esiste un conflitto fra il governo e le comunità cattoliche che, dopo diverse intimazioni, autorizzazioni e dietro-front, è approdato alle aule dei tribunali. I giudici malaysiani infatti dovranno decidere se è lecito per i cristiani utilizzare nelle loro pubblicazioni il termine “Allah” per indicare Dio. Gruppi musulmani sostengono che l’uso della parola “Allah” è appannaggio esclusivo dei musulmani e può riferirsi soltanto alla religione islamica; i cattolici ribattono che, in lingua malese, esiste solo il termine “Allah” per riferirsi a Dio. La Chiesa locale, intanto, ha deciso di adire il tribunale affermando che è incostituzionale applicare restrizioni linguistiche o di culto ai cristiani che si esprimono in lingua malese. Su oltre 26 milioni di abitanti, i musulmani in Malaysia sono il 47,7%, i cristiani l’8,3 dei quali 830 mila cattolici, accanto a induisti, a buddisti, e a fedeli di culti tradizionali. (A.M.)

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    Vietnam: iniziata la demolizione di un convento per realizzare una piazza

    ◊   Il vescovo di Vinh Long, mons. Thomas Nguyen Van Tan, torna a protestare per l’inizio della demolizione del convento delle suore di San Paolo di Chartres. L’edificio - ricorda AsiaNews - verrà distrutto per realizzare una piazza. Il presule scrive che quanto accade mette in luce le crescenti ingiustizie avvenute in Vietnam a partire dal 7 settembre 1977, quando le autorità locali hanno usato la forza per assediare la cattedrale, il seminario maggiore e il collegio della Santa Croce. “Pochi – prosegue il vescovo – furono imprigionati, altri furono trasferiti in vari luoghi”, con la falsa accusa di “educare i giovani a essere contro la rivoluzione”. “E’ così triste – spiega il vescovo – vedere un luogo per adorare Dio trasformato in un luogo di intrattenimento. Il mese delle Anime sante – conclude – sia per i fedeli occasione per pregare più intensamente per i defunti e per la fine delle ingiustizie alle quali la diocesi è sottoposta". (A.L.)

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    Filippine: aumenta la povertà in seguito alle devastazioni provocate dai tifoni

    ◊   Un nuovo tifone, il quarto nell’arco di un mese, ha colpito nei giorni scorsi diverse province delle Filippine. Oltre 100 mila persone sono state costrette ad abbandonare le loro case di fronte alla furia di Mirinae, che ha provocato frane, allagamenti e interruzioni dell’elettricità. A Cardona, 45 chilometri a est di Manila, oltre 500 case sono state spazzate via dalle onde di un lago. La situazione è drammatica: a causa dei tifoni sta anche crescendo la povertà nel Paese. Una ricerca condotta dall’Organizzazione Mondiale della Sanità afferma che in questo mese 175 persone sono morte nella sola capitale a causa di infezioni ed epidemie. Oltre 1,4 milioni di persone sarebbero inoltre a rischio di contagio. Di queste, 163 mila sono ancora rifugiate in centri di assistenza. I danni ammontano ad almeno 300 milioni di euro. Il Paese – afferma ad AsiaNews padre Tim Cirulajes, sacerdote dell’arcidiocesi di Manila – sta affrontando una lunga battaglia per risollevarsi dai danni provocati dai tifoni. La Chiesa, attraverso la Caritas, ha donato 800 mila euro per offrire aiuti ad oltre 122 mila famiglie nelle zone più colpite. (A.L.)

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    Dalla sofferenza alla speranza: la storia dei bambini disabili di Kabul

    ◊   Apartitica e aconfessionale, non ammette discriminazioni di etnie, di sesso, di lingua, di religione e di ideologia. Persegue esclusivamente scopi di solidarietà nei settori dell’assistenza socio-sanitaria, dell’istruzione e dell’educazione di bambini disabili dai 6 ai 13 anni. E’ l’associazione “Pro bambini di Kabul”, fondata da 14 congregazioni religiose e nata nel 2004 per rispondere al grido lanciato da Papa Giovanni Paolo II che nel messaggio natalizio del 2001 aveva esortato a salvare “i bambini di Kabul”. L’associazione - spiega il presidente, padre Giacomo Alberto Rossini - lavora “in gruppo e sinergia grazie a una bella esperienza acquisita sul campo e procurando materiale e quant’altro può servire per completare l’educazione dei piccoli con handicap”. Gli oltre 30 bambini assistiti in un centro diurno sono divisi in quattro classi con due insegnanti, un fisioterapista e un pediatra. Il progetto, che fa parte de "l’inclusive education" portato avanti dall’Unicef e da altre organizzazioni minori in collaborazione con il ministero dell’Educazione afghano, si interessa di bambini sordomuti, ciechi o con problemi mentali. In Afghanistan, il gran numero di bambini con disabilità - sottolinea l’Osservatore Romano - si deve a tante cause. Tra queste, i matrimoni organizzati dalle famiglie nell’ambito parentale, spesso tra cugini. (A.L.)

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    I vescovi Usa: la riforma sanitaria protegga la vita dal concepimento alla morte

    ◊   Negli Stati Uniti la riforma sanitaria dovrebbe salvare le vite, non distruggerle. E’ quanto si legge nel messaggio realizzato dalla Conferenza episcopale statunitense che è stato distribuito questo fine settimana in almeno 19 mila parrocchie del Paese. Nel documento – ripreso dall’Osservatore Romano - si esorta a contattare senatori e deputati perche possano impegnarsi nell’introdurre “una legislazione duratura contro il finanziamento dell’aborto e a favore dell’obiezione di coscienza”. Una sana riforma – spiegano i vescovi statunitensi – dovrebbe proteggere la vita e la dignità della persona dal suo concepimento alla sua morte naturale. Tutti i progetti approvati in commissione sono invece “gravemente insufficienti” in merito “alla questione dell’aborto e dell’obiezione di coscienza”. Non forniscono, in particolare “un adeguato accesso all’assistenza sanitaria agli immigrati e ai poveri”. I presuli degli Stati Uniti si stanno preparando in questi giorni a discutere su diverse questioni etiche nella prossima assemblea, che si terrà a Baltimora dal 16 al 19 novembre prossimi. (A.L.)

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    Polonia: nell’arcidiocesi di Czestochowa iniziati nuovi “Laboratori missionari”

    ◊   I “Laboratori missionari” promossi nell’arcidiocesi di Czestochowa hanno come obiettivo principale l’educazione dei giovani studenti alla missione ad gentes e la preparazione degli animatori e dei volontari missionari per il lavoro missionario da svolgere con i giovani e nelle parrocchie. In questo anno la riflessione sarà dedicata alla santità della vita umana e alla dignità della persona umana. I Laboratori saranno organizzati ogni mese (precisamente il terzo sabato del mese) dal direttore diocesano delle Pontificie Opere Missionarie dell’arcidiocesi, don Jacek Gancarek, che ha avviato l’iniziativa nell’anno 2000, per volontà dell’arcivescovo di Czestochowa, mons. Stanislaw Nowak. Ai laboratori partecipano abitualmente sacerdoti, religiosi, religiose, catechisti, animatori missionari e tutti i responsabili delle Pontificie Opere Missionarie presso le parrocchie dell’arcidiocesi. Durante i laboratori, i missionari presentano il loro lavoro, la problematica missionaria, le sfide per la Chiesa nel campo dell’evangelizzazione e i temi legati all’educazione alla missione. “I Laboratori missionari sono una delle iniziative pastorali indirizzate specialmente ai giovani e ai bambini - spiega a Fides don Jacek Gancarek -. Attraverso questa iniziativa si entra nelle scuole dei diversi livelli di istruzione elementare, per presentare il ruolo della Chiesa nel campo missionario”. Anche durante l’ora di religione, sarà presentata nelle scuole la problematica missionaria. Attualmente i sacerdoti e i laici missionari dell’arcidiocesi di Czestochowa lavorano in diversi paesi di Africa, Asia, America Latina e anche in Europa Orientale. (R.P.)

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    Stanziati fondi per migliorare la vita dei disabili a Gerusalemme

    ◊   Il Fondo per lo sviluppo dei servizi per le persone con disabilità e l'Istituto nazionale di previdenza – istituti israeliani – hanno stanziato dei fondi per rendere la parte più antica di Gerusalemme, in Terra Santa, accessibile a chi è affetto da disabilità fisiche. Con l’equivalente di un milione e 800 mila euro, sarà più agevole visitare l’area della porta di Jaffa, l’accesso più prossimo ai quartieri ebraico e cristiano e vecchie vie. Saranno anche predisposti particolari strumenti tecnologici per chi non può vedere o sentire: segnali vocali, trascrizioni visive, modellini tridimensionali da «leggere» con le dita. Nei quartieri ebraico, cristiano e musulmano saranno inoltre allestiti dei percorsi privi di barriere architettoniche e una speciale automobile potrà accompagnare le persone disabili per le strade della Città Vecchia. Tra i siti che si potranno visitare anche il Museo della Torre di Davide, il Parco archeologico di Gerusalemme e il Centro Davidson, la Città di Davide, il quartiere erodiano e il museo archeologico del quartiere ebraico. “I diritti delle persone con disabilità sono un supremo valore sociale – ha detto Esther Dominissini, direttore generale dell'Istituto nazionale di previdenza - per questo promuoviamo molti progetti in questo campo, investendo decine di milioni di shekel in tutto il Paese. Speriamo che questo progetto a Gerusalemme, promosso con l’Autorità per lo sviluppo di Gerusalemme, possa offrire una possibilità in più a molte persone disabili per trascorrere un bel periodo a Gerusalemme”. (T.C.)

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    In Australia premi per insegnanti e istituti cattolici

    ◊   In Australia il ministro australiano per l’Istruzione, Julia Gillard, ha conferito nei giorni scorsi prestigiose onorificenze ai vincitori degli “Australian Award of Teching Excellence”. La cerimonia si è tenuta nel Parlamento australiano a Canberra. Sono stati numerosi i riconoscimenti alle scuole e agli insegnanti cattolici: fra gli insegnanti è stato conferito il primo premio a Tracey Anthony, docente al Collegio cattolico di Aranmore. Hanno ricevuto menzioni d’onore altri docenti cattolici del Collegio saveriano del Quuensland e della Scuola primaria “Regina degli Apostoli” in Australia Occidentale. Fra i riconoscimenti agli istituti, la Scuola cattolica primaria Majella in Australia Occidentale è in vetta alla classifica di eccellenza per la categoria “Scuola e comunità”. “I premi - ha sottolineato l’Ufficio per le Scuole cattoliche della Conferenza Episcopale australiana - sono un grande riconoscimento per quanto la Chiesa cattolica si stia impegnando nel campo dell’istruzione”. Le scuole cattoliche in Australia si confermano fra le più apprezzate dalle famiglie in quanto riescono a offrire istruzione di qualità anche a costi contenuti. Secondo recenti sondaggi, circa il 70% delle famiglie preferisce mandare i propri figli a studiare in scuole cattoliche, sostenendo una spesa leggermente superiore rispetto a quelle pubbliche. La qualità dell’istruzione – ricorda l’agenzia Fides - attira le famiglie australiane, al di là della religione: circa un quarto degli studenti iscritti alle scuole cattoliche nella regione Queensland (Australia Nordorientale) sono non cattolici. Delle scuole cattoliche piace la serietà, la qualità del corpo docente, le strutture, e soprattutto il bagaglio di valori morali che si cerca di trasmettere. La prima scuola cattolica in Australia fu fondata nel 1820. Attualmente, gli istituti di istruzione cattolici esistenti nel Paese sono circa 1.700, con oltre 640 mila iscritti e 40.000 docenti. (A.L.)

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    Francia: da domani la Plenaria della Conferenza episcopale a Lourdes

    ◊   I vescovi francesi sono pronti a riunirsi per l’Assemblea Plenaria di autunno. L’evento si terrà a Lourdes da domani all’8 novembre. Molti e diversi in temi che verranno esaminati: la condizione dei preti e dei diaconi nelle diocesi, la loro collaborazione con i laici, l’organizzazione del tessuto ecclesiale. “Queste riflessioni – informa una nota – saranno arricchite anche dal dibattito che seguirà la presentazione del gruppo di lavoro sull’indifferenza religiosa e la visibilità della Chiesa, presieduto dal mons. Claude Dagens, vescovo di Angoulême”. Altri due gruppi di lavoro, poi, istituiti dalla Conferenza episcopale francese nel novembre 2008, presenteranno il loro operato: si tratta di quello sull’insegnamento cattolico superiore, presieduto dal cardinale Jean-Pierre Ricard, arcivescovo di Bordeaux, e di quello sulle nuove povertà, guidato da mons. Michel Pansard, vescovo di Chartres. Una sessione specifica sarà inoltre dedicata al Sinodo per l’Africa, tenutosi dal 4 al 25 ottobre in Vaticano, e vedrà l’intervento di mons. Edmond Djitangar, vescovo di Sarh, in Ciad. Infine, sabato 7 novembre l’Assemblea riceverà Jacques Barrot, vicepresidente della Commissione europea per la giustizia, la libertà e la sicurezza, nel corso di una sessione di lavoro dedicata alla politica migratoria in Europa. A chiudere la Plenaria sarà la Messa di domenica 8 novembre, che sarà concelebrata da tutti i vescovi davanti alla Grotta delle Apparizioni. L’evento verrà trasmesso in diretta dall’emittente televisiva France 2. (I.P.)

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    Santa Messa presieduta al Verano dal cardinale Vallini

    ◊   Nella solennità di Ognissanti il cardinale vicario Agostino Vallini ha ricordato ieri, durante la Santa Messa celebrata al cimitero romano del Verano, “tanti uomini e donne semplici che con la forza della fede in Dio hanno lodato il Signore e seminato il bene intorno a loro ogni giorno, perché vivevano con l’orizzonte proiettato verso il Paradiso”. La visita alle tombe dei defunti è un invito a meditare sul senso della morte. Perché si muore? Che sarà di noi dopo la morte? “A questi interrogativi – ha detto il porporato le cui parole sono state riprese dal settimanale diocesano “Roma Sette” – possiamo dare risposte autentiche”. Risposte che soddisfano “quella nostalgia profonda che ci portiamo nel cuore di creature che vogliono vivere sempre, anche al di là del terribile, misterioso enigma della morte”. I cristiani non sono votati ad un destino tenebroso, senza speranza, senza futuro. Al contrario, sono destinatari di un grande amore. “Dio – ha detto il cardinale Agostino Vallini – ci ama da sempre. Fino all’ultimo e oltre la vita”. Si apre così “un grande orizzonte di speranza e fiducia”. L’impegno è quindi quello di “allargare gli spazi della mente e del cuore verso l’orizzonte dell’eternità”. Ricordando l’Anno Sacerdotale indetto da Benedetto XVI, il cardinale vicario ha pregato infine per i sacerdoti romani sepolti in una tomba al Verano. “Hanno perso la vita – ha affermato il porporato – credendo in Cristo Risorto da uomini felici di annunciare ai propri fedeli la speranza della vita eterna”. (A.L.)

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    La scomparsa di Natuzza Evolo: il ricordo del vescovo di Mileto

    ◊   “Una donna di grande fede che ha accettato la croce. Chi parlava con lei riceveva un senso di serenità straordinaria”. Così mons. Luigi Renzo, vescovo di Mileto-Nicotera-Tropea, parla al Sir di Natuzza Evolo, morta, all’età di 85 anni, ieri mattina nella casa per anziani delle Fondazione “Cuore immacolato di Maria”, da lei fondata. Con lei, aggiunge il presule che domani pomeriggio presiederà a Paravati (Vv) i funerali, “la Chiesa perde una grande donna di fede che ha sempre invitato alla preghiera creando gruppi che in tutto il mondo oggi si raccolgono nei Cenacoli di preghiera”. Natuzza Evolo era molto contenta di questi Cenacoli: “il mondo è sempre in guerra – diceva – per la malvagità dell’uomo e per la sete di potere. Moltiplicate i gruppi di preghiera per la riparazione di questi peccati”. Mons. Renzo aveva visto Natuzza Evolo poche ore prima della morte: “non parlava ma era vigile. Abbiamo pregato e ha baciato la mia Croce pettorale", ha aggiunto il presule. "Sono stato sempre colpito dalla sua semplicità e dal suo senso dell'obbedienza all'autorità ecclesiastica”. Cordoglio è stato espresso anche dall’Ucsi Calabria che nel 2008 consegnò a Natuzza la tessera ad honorem numero 1 dell’Unione e il premio "Affabulatore d’oro", “per le sue straordinarie doti di comunicatrice di verità”. (A.L.)

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    24 Ore nel Mondo



    Pakistan: oltre 30 morti per un attentato a Rawalpindi

    ◊   È di almeno 34 morti e 50 feriti il bilancio dell'attentato suicida compiuto stamani a Rawalpindi, la città satellite di Islamabad, sede del quartier generale dell'esercito pachistano. Alcuni dei feriti sono in gravi condizioni. Il servizio di Fausta Speranza:

    È successo a Mall Road, nei pressi di alberghi, banche, uffici, nella centralissima zona di Rawalpindi Cantonment, dove ci sono alcuni uffici e abitazioni di ufficiali dell'esercito. L'attentatore si è fatto esplodere vicino a una fila di persone che aspettavano fuori da una banca di ricevere stipendi e pensioni. L'intera città, così come Islamabad, è stata posta in stato di allerta. Non c'è ancora stata nessuna rivendicazione, ma la polizia punta il dito contro i talebani, in particolare quelli del Therik-e-Taliban Pakistan (Ttp), il gruppo che si è reso responsabile di numerosi attentati che in un mese hanno fatto 200 morti. Il governo stamattina aveva annunciato una taglia di 5 milioni di dollari sulla testa di Hakemullah Mehsud, capo del Ttp, e di altri 18 capi talebani, che operano in Sud Waziristan, il distretto tribale ai confini con l'Afghanistan oggetto da tre settimane dell'offensiva dell'esercito. Il governo ha condannato l'attentato di oggi, confermando poi che l’offensiva antitalebana non si fermerà. Per ragioni di sicurezza, le Nazioni Unite, annunciano di sospendere alcuni progetti di cooperazione a lungo termine in corso proprio nella Provincia Frontaliera di Nord Ovest (Nwfp).

     
    Iraq - violenze
    Il numero di iracheni uccisi o feriti, nel mese di ottobre, è praticamente raddoppiato rispetto al mese precedente. In particolare, ottobre registra in Iraq almeno 410 morti rispetto ai poco più di 200 di settembre. Le vittime, secondo le stime del Ministero degli interni e della difesa iracheno, sono 343 civili - circa la metà dei quali morti negli attacchi del 25 ottobre contro il Ministero della giustizia e il governatorato di Baghdad - 42 poliziotti e 25 militari; 1500 circa i feriti. A settembre, gli iracheni uccisi erano stati 203 (125 i civili, la cifra più bassa dall'invasione Usa del 2003) e i feriti 711. Mese record per le violenze nel Paese resta, per quanto riguarda il 2009, agosto, con 456 morti. Quasi 100mila civili iracheni sono morti dalla destituzione di Saddam Hussein oltre sei anni fa, secondo il conteggio fatto dal sito www.iraqbodycount.org. A ottobre, sono stati uccisi anche otto soldati americani. In totale, dall'invasione del 2003 sono 4355 i soldati americani morti in Iraq. Nonostante, il livello di violenza sia sceso in Iraq da quando Washington ha inviato nuove truppe, i ribelli e i militanti provocano ancora attentati, che gli osservatori temono possano aumentare in vista delle elezioni legislative nazionali del prossimo gennaio. Le truppe statunitensi hanno programmato un progressivo ritiro dalla zona che dovrebbe completarsi nel 2011.

    Medio Oriente
    Il segretario generale della Lega araba, Amr Mussa, si è detto “profondamente deluso” dalla posizione occidentale sulla ripresa del processo di pace in Medio Oriente e di sentire che “il fallimento è nell'aria”. “Vi dico - ha detto Amr Mussa a margine di una conferenza a Marrakesh - che tutti noi, compresi Arabia Saudita, Egitto, siamo profondamente delusi dai risultati per il fatto che Israele può fare quello che vuole, senza una ferma posizione che dica che non si può fare cosi”'. Intanto, la polizia israeliana ha annunciato oggi l'arresto di Jack Teitel, 37 anni, un colono estremista accusato di avere ucciso due palestinesi e di avere commesso una serie di attentati dinamitardi contro diversi obbiettivi. L'uomo, che viveva con moglie e figli nell'insediamento ebraico di Shvot Rahel, in Cisgiordania, è in carcere dal mese scorso in attesa di giudizio. Quando lo hanno arrestato stava affiggendo alcuni manifesti contro omosessuali e lesbiche. Rahel, un esperto di informatica di origini americane, ha ammesso di avere ucciso un tassista di Gerusalemme est e un pastore di Hebron, in Cisgiordania, per vendicare gli attentati suicidi commessi dai palestinesi in Israele. Le autorità lo accusano anche di alcuni attentati. Due anni e mezzo fa avrebbe fatto esplodere una bomba nei pressi di un convento a ovest di Gerusalemme provocando un ferito. Il 24 settembre 2008, inoltre, avrebbe collocato un ordigno esplosivo davanti alla casa di Gerusalemme di un noto professore universitario di storia, Zeev Sternhell, solo perchè conosciuto come un intellettuale di sinistra.

    Nucleare iraniano
    Il ministro degli Esteri russo, Lavrov, ha detto di sperare che l'Iran accetterà le proposte della comunità internazionale per l'arricchimento dell'uranio in Paesi terzi, auspicando al tempo stesso una rapida convocazione di una nuova riunione del gruppo dei sei Paesi incaricati di gestire il dossier nucleare di Teheran. Lavrov si è pronunciato in una conferenza stampa congiunta oggi a Mosca con il collega britannico David Miliband, che da parte sua ha chiesto una rapida risposta da parte di Teheran. Dall'Iran è giunta oggi solo la dichiarazione del ministro degli Esteri Mottaki, secondo il quale l’Iran vuole che l'Aiea istituisca un comitato che riveda l'accordo preparato dall'Onu per ridurre le tensioni internazionali sulle attività nucleari di Teheran. Lo ha detto il ministro degli Esteri iraniano, Manuchehr Mottaki, durante un incontro di ministri degli Esteri di vari Paesi nella capitale della Malesia, Kuala Lumpur.

    Regno Unito - Russia
    Il ministro degli Esteri, David Miliband, primo capo della diplomazia britannica a visitare Mosca negli ultimi cinque anni, ha in programma una seconda tornata di colloqui con il collega russo Serghei Lavrov. L’obiettivo principale è il rilancio delle relazioni tra i due Paesi, dopo un periodo di rapporti difficili, dovuti anche alla vicenda della scomparsa dell'ex agente del Kgb Aleksandr Litvinenko, rifugiatosi nel 2006 in Gran Bretagna. Della sua morte, in seguito ad avvelenamento da Polonio 210, è stato accusato Andrei Lugovoi, anch’egli ex agente dei servizi segreti sovietici. Attualmente Lugovoi, a cui è stata negata l’estradizione nel Regno Unito, è deputato del Partito liberaldemocratico dell'ultranazionalista Vladimir Zhirinovsky, e come tale è coperto da immunità parlamentare. La Costituzione russa peraltro vieta l'estradizione dei cittadini, accusati di reati commessi all'estero. Nei colloqui di Miliband, secondo l'ambasciata britannica a Mosca, si parlerà anche di Afghanistan e di Iran.

    Russia - Ucraina
    “L'Ucraina potrebbe avere di nuovo problemi a pagare le forniture di gas russo”, lo ha detto il primo ministro, Vladimir Putin, al presidente di turno dell'Unione Europea, Fredrik Reinfeldt. In riferimento a questi problemi, Putin ha rivolto la sua accusa non solo a Viktor Yushchenko, sostenitore dell'integrazione dell'Ucraina nella Nato, ma ha anche accusato l'Unione Europea di non aver erogato a Kiev i finanziamenti promessi. Nel gennaio del 2009, Gazprom, la più grande compagnia russa ed il maggiore estrattore al mondo, bloccò le forniture di gas all’Ucraina e la disputa commerciale impedì per due settimane il transito verso l’Europa. Con una regolarità sorprendente, la disputa sul gas tra Russia e Ucraina viene in realtà riavviata ogni inverno, dopo la rivoluzione arancione nel 2004. "Sembra che potremmo ancora avere problemi con i pagamenti energetici", ha ripetuto Putin dopo una telefonata con il primo ministro ucraino Yulia Tymoshenko, principale avversario politico di Yushchenko e sua rivale nelle elezioni presidenziali del 17 gennaio.

    Russia - aggressioni gruppi estremisti
    Almeno 64 persone sono morte quest'anno in Russia in conseguenza di attacchi e aggressioni da parte di gruppi estremisti e nazionalisti. La notizia è stata data dall'agenzia russa Interfax, che riporta quanto detto oggi da Aleksandr Brod, membro dell'Ufficio di Mosca per i diritti umani, organizzazione che si occupa dei casi di odio interrazziale. “Da gennaio ad ottobre di quest'anno abbiamo registrato 199 casi di attacchi da parte dei nazionalisti e 64 morti a causa loro, in un contesto in cui non meno di 262 persone sono state vittime dell'odio etnico”, ha detto Brod nel corso di una conferenza stampa. Secondo l'attivista le cifre sono destinate a crescere il prossimo anno. Casi di questo tipo non sono isolati in Russia, dove “l'attività, la brutalità e l'aggressività dei gruppi nazionalisti è sempre più alta”.

    Pirati - Golfo di Aden
    Una unità della marina militare norvegese che stava controllando alcuni pescherecci al largo della Somalia è stata oggi attaccata a colpi di armi da fuoco da un gruppo di pirati. Lo ha reso noto a Bruxelles, John Harbour, uno dei responsabili della Forza anti-pirateria europea che opera nel Golfo di Aden. L'attacco non ha provocato feriti tra l'equipaggio della nave, la 'Fridjof Nansen', ma, secondo fonti locali, nella sparatoria due persone, un somalo e uno yemenita, sono rimaste uccise. Secondo Harbour, i pescherecci controllati avevano a bordo fucili mitragliatori e kalashnikov e gli uomini dell'equipaggio non si occupavano propriamente di pesce. I marinai norvegesi avevano ultimato il controllo di tre imbarcazioni. La battaglia si è scatenata quando stavano avvicinandosi alla quarta imbarcazione. Dopo lo scontro, la nave norvegese ha ripreso il suo servizio di scorta a un mercantile del Pam, il programma alimentare delle Nazioni Unite.

    Corea del Nord - Stati Uniti
    La Corea del Nord si è detta pronta a riprendere i negoziati, sul proprio programma nucleare, che la stessa aveva boicottato per oltre un anno. Il governo nordcoreano ha posto come condizione fondamentale un confronto bilaterale preliminare con gli Stati Uniti. Washington ha detto di essere disposta ad accettare l'invito, ma al solo scopo di persuadere Pyongyang a riprendere i negoziati a sei. "La conclusione che abbiamo raggiunto - ha dichiarato un portavoce del ministero degli Esteri nordcoreano - è che Nord Corea e Stati Uniti devono prima sedere e trovare una soluzione razionale". Lo stesso portavoce avverte che, qualora Washington dovesse rifiutare il dialogo, la Corea del Nord "seguirebbe la propria strada". Oltre a Pyongyang, queste trattative, coinvolgono dal 2003 anche la Corea del Sud, gli Stati Uniti, la Cina, il Giappone e la Russia.

    Arabia Saudita - diritti umani
    Una campagna nazionale che educhi alla cultura dei diritti umani attraverso istruzione, formazione ed informazione verrà inaugurata in Arabia Saudita con il benestare di re Abdullah bin Abdulaziz al Saud. Lo riferisce il quotidiano "Arab News". Il regno petrolifero, più volte finito nel mirino delle associazioni internazionali per la difesa dei diritti umani per la condizione femminile e per le pene capitali eseguite, si fa promotore di un progetto che, attraverso la Commissione dei diritti umani ed in sinergia con i Ministeri dell'informazione e dell'istruzione, organizzerà corsi per organismi governativi e non, che operano nel settore, e per quanti siano interessati alla materia. Cercherà inoltre di sensibilizzare la popolazione dando pubblicità alle leggi del settore e le procedure legali a protezione della persona, pubblicando una specifica rivista ed introducendo la materia nei programmi scolastici. Il gesto del sovrano indica un'ulteriore apertura verso un clima di riforme cautamente coltivato - a febbraio aveva nominato la prima vice ministro donna del regno - tra le aspre critiche delle fasce più conservatrici. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza e Chiara Pileri)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIII no. 306

     
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