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Sommario del 28/03/2009

Il Papa e la Santa Sede

  • Il Papa ai giovani del Servizio civile: "siate pronti a spendervi per gli altri, disposti anche a soffrire per il bene e la giustizia"
  • Altre udienze e nomine
  • Lettera del Papa per il 50.mo dell'ordinazione sacerdotale del cardinale Rouco Varela
  • Domani la visita pastorale del Papa alla parrocchia romana del Santo Volto di Gesù alla Magliana
  • Lunedì si riunirà in Vaticano la Commissione istituita dal Papa per la Chiesa cattolica in Cina
  • Due angeli per l’Africa: l'editoriale di padre Lombardi
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Quando Lancet dava ragione al Papa
  • Obama rilancia la lotta contro Al Qaeda
  • Giornata nazionale dell’Alzheimer in Italia
  • Il commento di don Massimo Serretti al Vangelo della Domenica
  • Chiesa e Società

  • Domani a Madrid la Marcia per la vita
  • Regno Unito: in preparazione nuovo documento dei vescovi sulla Dottrina sociale
  • Hong Kong: i missionari sollecitano il massimo impegno pastorale verso i giovani
  • I Francescani convocano i giovani europei a Santiago de Compostela
  • Italia. Legge 40: i dati dicono che funziona
  • Caritas a Lampedusa: gli interventi dei vescovi sull’immigrazione
  • Morto il primo cappuccino africano
  • Riparte il Progetto Tanzania della Cooperativa Legnaia di Firenze
  • 24 Ore nel Mondo

  • In Italia seconda giornata del congresso fondativo del Popolo della Libertà
  • Il Papa e la Santa Sede



    Il Papa ai giovani del Servizio civile: "siate pronti a spendervi per gli altri, disposti anche a soffrire per il bene e la giustizia"

    ◊   “Siate persone pronte a spendersi per gli altri, disposte anche a soffrire per il bene e la giustizia”: è l’invito rivolto stamani in Vaticano da Benedetto XVI a circa 7 mila giovani volontari del Servizio civile nazionale italiano. Il servizio di Sergio Centofanti.

    Il Papa esprime il suo grande apprezzamento per l’opera svolta dai giovani volontari del Servizio civile. Si tratta di una missione al servizio di quella pace che non può mai dirsi “stabilmente raggiunta, ma è da costruirsi continuamente”. Purtroppo – infatti, afferma il Pontefice – “guerre e violenze non cessano mai, e la ricerca della pace è sempre faticosa”. Benedetto XVI – sulla scia del Concilio Vaticano II – denuncia con forza “la corsa agli armamenti” perché “non è la via sicura per conservare saldamente la pace”. Anzi, la corsa al riarmo “è una delle piaghe più gravi dell’umanità e danneggia in modo intollerabile i poveri”. “Perché possa essere rimosso questo scandalo” – ha aggiunto – è necessario partire “dalla riforma degli spiriti”:

     
    “Oggi come allora l’autentica conversione dei cuori rappresenta la via giusta, la sola che possa condurre ciascuno di noi e l’intera umanità all’auspicata pace. È la via indicata da Gesù: Lui – che è il Re dell’universo – non è venuto a portare la pace nel mondo con un esercito, ma attraverso il rifiuto della violenza. Lo disse esplicitamente a Pietro, nell’orto degli Ulivi: “Rimetti la tua spada al suo posto, perché tutti quelli che prendono la spada, di spada moriranno” (Mt 26,52)”.

     
    “È la via che hanno seguito e seguono non solo i discepoli di Cristo – ha proseguito il Papa - ma tanti uomini e donne di buona volontà, testimoni coraggiosi della forza della non violenza”. E sempre sulla scorta del Concilio ha detto:

     
    “Noi non possiamo non lodare coloro che, rinunciando alla violenza nella rivendicazione dei loro diritti, ricorrono a quei mezzi di difesa che sono, del resto, alla portata anche dei più deboli, purché ciò si possa fare senza pregiudizio dei diritti e dei doveri degli altri o della comunità” (n. 78). A questa categoria di operatori di pace appartenete anche voi, cari giovani amici. Siate, dunque, sempre e dappertutto strumenti di pace, rigettando con decisione l’egoismo e l’ingiustizia, l’indifferenza e l’odio, per costruire e diffondere con pazienza e perseveranza la giustizia, l’uguaglianza, la libertà, la riconciliazione, l’accoglienza, il perdono in ogni comunità”.

     
    Il Papa – citando il suo ultimo messaggio per la Giornata Mondiale della Pace – ha invitato “ad allargare il cuore verso le necessità dei poveri” perché “combattere la povertà è costruire la pace”. E’ quello che fanno i giovani del Servizio civile impegnati spesso con la Caritas ed in altre strutture sociali, vicini ai problemi della gente attraverso una concreta solidarietà. Benedetto XVI ricorda le parole di Gesù:

     
    “Chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia e del Vangelo, la salverà. In queste parole c’è una verità non solo cristiana, bensì universalmente umana: la vita è un mistero d’amore, che tanto più ci appartiene quanto più la doniamo. Anzi, quanto più ci doniamo, cioè facciamo dono di noi stessi, del nostro tempo, delle nostre risorse e qualità per il bene degli altri”.

     
    Secondo quanto diceva San Francesco d’Assisi: “è dando che si riceve, perdonando che si è perdonati, morendo che si risuscita a vita eterna”:

     
    “Cari amici, sia sempre questa la logica della vostra vita … Siate persone pronte a spendersi per gli altri, disposte anche a soffrire per il bene e la giustizia”.

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    Altre udienze e nomine

    ◊   Il Santo Padre ha ricevuto questa mattina mons. Walter Mixa, Ordinario Militare per la Repubblica Federale di Germania; alcuni presuli della Conferenza episcopale dell’Argentina, in visita "ad Limina". Questo pomeriggio riceverà il cardinale Giovanni Battista Re, prefetto della Congregazione per i Vescovi.

    Il Santo Padre ha nominato vescovo di Chioggia (Italia) mons. Adriano Tessarollo, del clero della diocesi di Vicenza, finora parroco di San Pietro Apostolo in Schio. Mons. Adriano Tessarollo è nato il 2 maggio 1946 a Tezze sul Brenta, diocesi e provincia di Vicenza. E’ stato ordinato sacerdote il 6 giugno 1971 nella Cattedrale di Vicenza.

    Il Papa ha nominato il cardinale Salvatore De Giorgi, arcivescovo emerito di Palermo, Suo Inviato Speciale alla celebrazione conclusiva del millennio della dedicazione della Concattedrale di Sarsina (Italia), che avrà luogo il 31 maggio 2009.

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    Lettera del Papa per il 50.mo dell'ordinazione sacerdotale del cardinale Rouco Varela

    ◊   Benedetto XVI ha inviato una lettera all’arcivescovo di Madrid, cardinale Antonio María Rouco Varela, in occasione del cinquantesimo anniversario della sua ordinazione sacerdotale. Il messaggio, in cui il Papa esprime “grande affetto” e “fraterna amicizia”, è stato letto ieri dal nunzio in Spagna, mons. Manuel Monteiro de Castro, alla fine della celebrazione dei Vespri nella Cattedrale di Almudena. Il Pontefice, elogiando l’operato del cardinale Rouco Varela, ne ricorda le profonde conoscenze nel campo della scienze giuridiche e della dottrina canonica, sottolineando che la comunità ecclesiale di Madrid “è sotto una guida prudente e diligente”. Il cardinale Antonio María Rouco Varela è nato il 24 agosto 1936 a Villalba (Lugo). E’ stato ordinato sacerdote il 28 marzo 1959 nella «Catedral Vieja» di Salamanca. Ha studiato Diritto e Teologia presso l'Università di Monaco, dal 1959 al 1964, conseguendo la Laurea con una tesi dal titolo: «Iglesia y Estado en la España del siglo XVI». Consacrato vescovo nel 1976, Giovanni Paolo II nel 1994 lo ha nominato arcivescovo di Madrid, creandolo cardinale nel 1998. Presidente della Conferenza episcopale Spagnola per due mandati, dal marzo 1999 al marzo 2005, nel marzo 2008 è stato eletto per un terzo mandato.(A cura di Luis Badilla)

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    Domani la visita pastorale del Papa alla parrocchia romana del Santo Volto di Gesù alla Magliana

    ◊   Domani il Papa si reca in visita pastorale alla parrocchia romana del Santo Volto di Gesù alla Magliana. La parrocchia è stata inaugurata il 25 marzo 2006 dopo tre anni di lavori. Dunque, una chiesa moderna che si distingue per il contributo di artisti di fama nazionale. Una chiesa pensata per essere a disposizione dei circa 15.000 parrocchiani. Ma qual è l’attesa per la visita di Benedetto XVI domani? Luca Collodi lo ha chiesto al parroco don Luigi Coluzzi:

    R. – Se cammina per il quartiere sente nell’aria quest’attesa spasmodica, perché ormai tutto il quartiere, tutta la popolazione non fa altro che parlare di questo evento. Per tutti quanti noi è un momento importantissimo della nostra vita, sia della comunità, sia del nostro quartiere.

     
    D. – Che parrocchia è quella della Magliana?

     
    R. – Una parrocchia, direi, di gente di ceto impiegatizio, gente soprattutto molto vicina alla Chiesa - non lo dico per spirito di parte - e che vuole molto bene al Papa. Io ho dato la notizia la notte di Natale e in questi mesi c’è stato un continuo attendere, prepararsi, cercare di far sì che tutto questo fosse fatto nel modo migliore possibile: ci tengono tantissimo e si sentono gratificati da questa presenza del Papa. E’ una parrocchia aperta agli insegnamenti del Papa. C’è il desiderio di ascoltare la sua parola e c’è, soprattutto, una partecipazione molto forte alla vita della Chiesa e alla vita sacramentale.

     
    D. – Don Luigi Coluzzi, qual è il ruolo della comunità parrocchiale all’interno della vita del quartiere della Magliana?

     
    R. – Quasi vivono in simbiosi, non ci sono due ruoli diversi. La comunità parrocchiale è profondamente inserita nella vita del quartiere e viceversa: noi riceviamo gli input, collaboriamo col Municipio, con le varie istituzioni, con tutto il volontariato, non soltanto religioso. Queste realtà insieme tendono a far sì che di questo quartiere non si parli più per motivi spiacevoli, com’è stato forse per diversi decenni. In passato abbiamo avuto un grosso impatto mediatico sia per la droga che per la banda della Magliana: questi eventi appartengono al passato.

     
    D. – Questa crisi economica mondiale sta toccando il quartiere, le famiglie del quartiere?

     
    R. – Questo sì, perché il ceto medio è impiegatizio ma nel nostro quartiere ci sono anche tantissimi operai, commercianti, e quindi questo si sente. Lo sentiamo soprattutto attraverso la Caritas, che è questo sportello aperto, questo occhio sulla popolazione del nostro quartiere e stiamo ricevendo tantissime richieste, molte di più di quante ne abbiamo ricevute in passato.

     
    D. – La presenza degli immigrati è accettata?

     
    R. - Devo dirle con sincerità che non abbiamo mai avuto nessun problema di razzismo, di rifiuto, e posso assicurare che nel quartiere è molto alta la percentuale degli immigrati.

     
    D. - La parrocchia come si prepara ad accogliere il Papa e che significato dà - con questo contesto sociale e culturale - alla presenza di Papa Benedetto alla Magliana?

     
    R. – Intanto, abbiamo fatto tre incontri preparatori, guidati sia dal vescovo di settore, monsignor Giovanni D’Ercole, che da monsignor Raffaello Martinelli, che ci hanno in qualche modo coinvolto in questo evento. Direi, però, che la parrocchia ha grosse speranze, vogliamo ascoltare la parola che il Papa rivolgerà a questa comunità che diventerà sicuramente il programma degli anni futuri di questa comunità. E’ una comunità molto giovane: questa struttura esiste appena da tre anni. Desideriamo che le parole del Papa diventino un po’ il programma pastorale per il nostro futuro. Vorrei soltanto aggiungere che in parrocchia ci sono tantissimi bambini della Magliana e credo che il Papa sarà accolto calorosamente da questi bambini e con le bandierine gli diranno che gli vogliono bene.

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    Lunedì si riunirà in Vaticano la Commissione istituita dal Papa per la Chiesa cattolica in Cina

    ◊   Dal 30 marzo al primo aprile si riunirà, in Vaticano, la Commissione che Benedetto XVI ha istituito nel 2007 per studiare le questioni di maggiore importanza, relative alla vita della Chiesa cattolica in Cina. Lo riferisce un comunicato della Sala Stampa vaticana. Fanno parte della Commissione i superiori dei Dicasteri della Curia Romana che sono competenti in materia, e alcuni rappresentanti dell’Episcopato cinese e di congregazioni religiose. La prima riunione plenaria, svoltasi dal 10 al 12 marzo 2008, ha avuto, come tema, la Lettera che il Papa aveva indirizzato ai cattolici cinesi il 27 maggio 2007. Durante i lavori era stata esaminata l’accoglienza riservata al messaggio pontificio all’interno e al di fuori della Cina. Era stata sviluppata anche una riflessione sui principi teologici, ispiratori della Lettera, al fine di cogliere le prospettive che da essi nascono per la comunità cattolica in Cina. Nella prossima riunione plenaria si prenderanno in esame alcuni aspetti della vita della Chiesa in Cina alla luce di quella Lettera. In particolare si rifletterà su questioni religiose attuali e importanti.

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    Due angeli per l’Africa: l'editoriale di padre Lombardi

    ◊   La comunità cristiana non ha dimenticato le due ragazze che hanno drammaticamente perso la vita una settimana fa, nella calca all'ingresso dello Stadio Dos Coqueiros di Luanda, dove i giovani angolani si stavano preparando ad incontrare il Papa. Una delegazione vaticana si era recata nell'Ospedale dove erano state portare le salme delle due ragazze. Ascoltiamo in proposito la riflessione di padre Federico Lombardi per Octava Dies:

    Ho visto solo i loro volti dolci e composti, sembravano dormire serene, avvolte in candidi teli al centro di una grande sala spoglia dell’Ospedale Maria Pia. Quante migliaia di volti ridenti di ragazze in festa avevamo ammirato lungo le vie di Luanda in quei giorni! Vi erano certamente anche loro. Celine, 22 anni, e Anna, 21, sono morte schiacciate o calpestate nella calca alla porta n.4 dello Stadio dos Coqueiros, dove volevano partecipare alla grande festa dei giovani insieme col Papa. Catechista la prima, membro di un gruppo vocazionale la seconda, hanno terminato il loro cammino terreno di fede e di impegno in un modo violento e inatteso, ma accompagneranno ora in modo nuovo i loro amici e le loro amiche, la gioventù africana assetata di speranza e di ideali.

     
    Le centinaia, migliaia di scout, ragazzi e ragazze, che si spendevano generosamente per collaborare alla buona riuscita della visita del Papa, le giovani donne dei movimenti cattolici, consapevoli del loro ruolo centrale nella vita della Chiesa e della società africana, le catechiste e i catechisti, e tanti altri impegnati come loro, sono veramente i segni concreti di quella speranza dell’Africa e per l’Africa, di cui il Papa ha parlato tante volte in Camerun e in Angola. Su queste forze si può e si deve contare perché la Chiesa in Africa sia davvero capace di servire la riconciliazione, la giustizia e la pace, non a parole, ma con le opere. Per riaprire le vie del futuro a un continente martoriato, che cosa è più necessario di una gioventù che sappia credere, amare e sperare? Grazie, Celine e Anna, di essere venute con noi all’incontro dei giovani col Papa. Non vi dimenticheremo! Continuerete ad accompagnarci come angeli lungo la strada dell’avvenire dell’Africa!

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   In prima pagina, il comunicato in merito alla riunione, in Vaticano, sulla Chiesa cattolica in Cina (dal 30 marzo al primo aprile).

    Lula, Barack Obama e l'importanza del protocollo: un articolo di Giuseppe Fiorentino sulle relazioni tra Stati Uniti e Brasile.

    A Roma il summit sociale del G8: i contributi del cardinale Renato Raffaele Martino, del ministro Maurizio Sacconi e di Simona Beretta.

    Alcide De Gasperi, la politica come missione: in cultura, Andrea Possieri sul secondo e terzo volume degli "Scritti e discorsi politici" dello statista trentino.

    L'omelia del cardinale Dionigi Tettamanzi durante la Messa a conclusione del convegno, a Milano, "John Henry Newman oggi: logos e dialogo".

    Quando il corpo unisce il Cielo alla terra: Gaetano Vallini sulla mostra "Il dono", il viaggio della fotografa Giorgia Fiorio tra le manifestazioni del sacro.

    Tempi difficili per l'educazione salesiana: l'introduzione di Grazia Loparco e Stanislaw Zimniak al volume "L'educazione salesiana in Europa negli anni difficili del XX secolo".

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    Oggi in Primo Piano



    Quando Lancet dava ragione al Papa

    ◊   “No alle speculazioni sull’Africa, no alla strumentalizzazione del messaggio del Papa”: all’insegna di questo motto, gli studenti africani, residenti a Roma, si riuniranno domani in Piazza San Pietro per manifestare solidarietà a Benedetto XVI, oggetto di accuse per le sue affermazioni sull’uso del preservativo nella lotta all’Aids. Ultima, in ordine di tempo, quella espressa dalla rivista britannica Lancet che sulla questione, tuttavia, non l’ha pensata sempre allo stesso modo. Il servizio di Alessandro Gisotti:

    I preservativi, come le cinture di sicurezza, possono rendere più disinvolti e far aumentare i comportamenti a rischio. Il condom non basta per sconfiggere l’Aids. Così, scriveva nel 2000 la rivista scientifica Lancet che ora accusa il Papa di “falsità scientifiche” per aver detto che l’uso del profilattico non è la soluzione nella lotta all’Aids. La stessa rivista scientifica, sempre nel 2000, aveva spiegato che il rischio di contrarre il virus dell’Hiv, usando i preservativi durante i rapporti sessuali, è del 15 per cento. Ben lontano dallo zero. Oggi invece sostiene che “le parole del Papa possono avere conseguenze devastanti per la salute di milioni di persone”. Sull’editoriale di Lancet, abbiamo raccolto l’opinione della dott.ssa Paola Germano, responsabile del progetto Dream della Comunità di Sant’Egidio, in prima linea in Africa contro l’Aids:

     
    “La nostra esperienza conferma quello che dice il Papa. In realtà, senza tanto stracciarsi le vesti, basterebbe guardare anche soltanto all’Europa. I dati recenti di quest’anno di Unaids, l’ultimo rapporto annuale, indicano significativamente l’aumento dell’Aids, per esempio, nell’Europa dell’Est dove si è fatta una campagna di prevenzione massiccia incentrata sul condom e dove, purtroppo, l’Aids è cresciuto in maniera esponenziale. Quindi, qualcosa non é andato bene, evidentemente. Dall’altra parte si dimentica che l’Aids in Africa non si trasmette soltanto sessualmente, si trasmette negli ospedali, per le trasfusioni e questo non si evita col preservativo. C’è bisogno della cura. Il Papa ha detto una grande novità: non si ha il coraggio di affermare che c’è bisogno di cure e di cure gratuite per l’Africa. Questo ridurrebbe l’Aids. E’ probabilmente una verità scomoda, sia per i governi africani, sia per l’Occidente che non vuole impegnarsi in questa lotta ma sceglie la via del disimpegno con una soluzione semplicistica, direi: distribuendo preservativi”.

     
    Che dire poi del Washington Post? Nei giorni scorsi, il quotidiano americano aveva criticato duramente il Pontefice per le dichiarazioni sull’uso del preservativo. Ma nel marzo del 2007, aveva pubblicato un lungo articolo sul “caso Botswana”, dove il numero di malati di Aids, nonostante la distribuzione massiccia di profilattici, è andato aumentando drammaticamente. Il giornale citava dunque un rapporto elaborato nel 2006 da alcuni esperti del Sudafrica sull’Aids, che sottolineava come “la riduzione del numero di partner” sia la priorità assoluta nella prevenzione dell’Aids. Tesi, quest’ultima, già promossa peraltro dalla prestigiosa rivista Science, in uno studio pubblicato nel 2006. E’ l’educazione, dunque, lo strumento per vincere l’Aids? Ancora Paola Germano:

     
    “L’educazione è la vera sfida, per la prevenzione e per la cura. Senza questo, qualsiasi programma è inefficace. Se non si parte dalla realtà degli uomini e delle donne africane, dalla loro cultura, non si è in grado di fare un programma che sia efficace. Noi siamo partiti da questo e questo effettivamente ha dato grandi risultati. Bisogna uscire dagli schemi ideologici e anche dal pensiero unico che un po’ ha dominato in questi anni nelle strategie di lotta all’Aids: essere più vicini alla realtà, conoscere la realtà delle persone. Non si può semplicemente applicare uno schema occidentale”.

     
    D’altro canto, balza agli occhi un dato che sembra smontare certi teoremi. Nei Paesi africani, più sono i cattolici meno è diffuso l’Aids. In Burundi, i cattolici sono il 65 per cento degli abitanti, i sieropositivi solo il 2 per cento. In Guinea Equatoriale: 93 per cento di cattolici e 3,5 di malati di Aids. In Sudafrica, dove i cattolici sono solo il 6 per cento, i sieropositivi sono il 18 per cento. In Botswana, con il 5 per cento di cattolici, i sieropositivi sono addirittura il 24 per cento della popolazione adulta. Certo, come hanno messo in rilievo più voci africane, la distribuzione dei preservativi arricchisce chi li fabbrica. L’educazione ad una sessualità responsabile, invece, non ha alcun costo. Ancora una volta, ci sono in gioco gli interessi di multinazionali. Lobbies che hanno sfruttato e sfruttano il continente africano, come denunciato coraggiosamente dall’Instrumentum Laboris del Sinodo per l’Africa.

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    Obama rilancia la lotta contro Al Qaeda

    ◊   Gli Stati Uniti rilanciano la lotta ad Al Qaeda e al terrorismo che si annida in Afghanistan e al confine con il Pakistan. Annunciati aiuti economici anche al Pakistan. Queste le priorità internazionali per il presidente Barack Obama, che ieri ha presentato il suo programma per sconfiggere la rete di Bin Laden. Il capo della Casa Bianca ha annunciato l’imminente rinforzo del contingente presente nel Paese asiatico. E’ lì – ha detto Obama – che si gioca la sicurezza degli Stati Uniti e di tutta la comunità internazionale. Immediato l’appoggio alle parole del presidente espresso dal segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, e dai partner europei. Il servizio di Alessandro Guarasci:

    La strategia di Obama prevede di inviare, in Afghanistan, altri 4 mila soldati per contribuire a smantellare la rete terroristica di Bin Laden. Al Qaeda, infatti, starebbe preparando un attacco dal Pakistan contro gli Stati Uniti. Parole, queste, giudicate in modo positivo sia dal presidente afghano Karzai, sia dal ministro degli Esteri pakistano Qureshi. Ai due Paesi gli Usa chiedono, quindi, di lavorare insieme contro il terrorismo, e se Kabul dovrà progredire nella lotta alla corruzione e ai narcotrafficanti, Islamabad dovrà dimostrare il suo impegno per sradicare Al Qaeda dal suo territorio; in cambio, riceverà un miliardo e mezzo di dollari per cinque anni, necessari alla ricostruzione di scuole, strade ed ospedali. Si darà vita – insieme all’Onu – ad un gruppo di contatto per l’Afghanistan in Pakistan, allargato anche all’Iran. Accanto a questo, un maggiore impegno militare: dunque, 4 mila soldati andranno – a giugno – ad unirsi ai 17 mila aggiuntivi già annunciati lo scorso febbraio; accanto, ci saranno 9 mila civili.

     
    E sull’efficacia della strategia di Obama contro il terrorismo, Giancarlo La Vella ha sentito Alberto Negri, inviato speciale del "Sole24Ore" ed esperto dell’area asiatica:

    R. – Il pregio di questo piano di Obama, innanzitutto, è che ha molti aspetti integrati tra di loro; uno è l’aspetto militare, evidentemente, l’aumento delle forze in campo sia degli Stati Uniti che degli altri Paesi della Nato presenti in Afghanistan. Il secondo è l’integrazione, appunto, con l’azione diplomatica che è molto importante. Insomma, c'è il tentativo di sostenere sia i pakistani, sia gli afghani in questa guerra al terrorismo e alla guerriglia talebana. L’altro aspetto integrato è appunto quello degli aiuti economici e alla società civile; questo è un aspetto molto importante, perché finora la ricostruzione ha segnato decisamente il passo ed è uno degli aspetti fondamentali – sottolineati anche da Obama e dalla nuova amministrazione americana – per tentare una stabilizzazione della regione.

     
    D. – Che cosa cambia rispetto all’epoca Bush?

     
    R. – C'è soprattutto una maggiore apertura diplomatica, che non è soltanto negoziare con il nemico, cioè con gli Stati vicini – come l’Iran – che sono trent’anni che in qualche modo si contrappongono a Washington e possono dare un contributo importante alla stabilizzazione afghana. Si tratta addirittura di negoziare con gli stessi talebani, che in qualche modo potrebbero essere disponibili ad un percorso diverso da quello della guerriglia e della lotta armata.

     
    D. – Un piano che vede ancora una volta gli Stati Uniti protagonisti, ma che forse chiama ancora di più a raccolta l’intera comunità internazionale, l’Europa in testa…

     
    R. – Certamente. Questo è l’approccio diverso dell’amministrazione Obama rispetto a quella di Bush, cioè l’aspetto multilaterale sia nel coinvolgimento degli alleati nelle operazioni militari e nell’aumento delle truppe, ma anche sul versante diplomatico; inoltre, il nuovo approccio al negoziato ed al dialogo con quei Paesi – come l’Iran, la Siria, come Mosca stessa, ecc. – che, in qualche modo, possono contribuire alla stabilizzazione di una regione molto vasta.

     
    D. – Riusciranno, gli Stati Uniti di Barack Obama, a controllare tutte le crisi internazionali di questo momento compresa quella israelo-palestinese?

     
    R. – Credo che ci si sia resi conto che, purtroppo, tutte queste crisi hanno un aspetto globale, la cui soluzione non è certamente in mano soltanto agli Stati Uniti; tutte queste crisi regionali hanno bisogno di un contributo molto vasto della comunità internazionale per essere risolte. Si tratta di situazioni turbolente e annose, di nodi antichi, che non possono essere comunque sciolti soltanto da una sola superpotenza, per quanto importante, per quanto grande.

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    Giornata nazionale dell’Alzheimer in Italia

    ◊   In Italia, seconda Giornata nazionale dedicata all’Alzheimer. Si tratta di un'iniziativa di Anap Confartigianato Persone, un gruppo nato all’interno di Confartigianato che si occupa dei servizi alla persona e dell’imprenditore come cittadino, e che comprende l'associazione nazionale anziani e pensionati, e Ancos, associazione nazionale comunità e sport. L'obiettivo dell''iniziativa di oggi è informare di più sulla malattia neurovegetativa che in Italia colpisce circa mezzo milione di persone. Eliana Astorri ha intervistato Fabio Menicacci, segretario nazionale di Anap.

    R. - Noi ci stiamo occupando di essere strumento di informazione, rispetto ad una malattia che colpisce tantissime famiglie in Italia. E’ un po’ la peste del 2000, perché l’Alzheimer colpisce il malato ma anche la famiglia che deve accudirlo. Non siamo medici ma ci stiamo adoperando per essere strumento di maggiore informazione e prevenzione della malattia.

     
    D. – Oggi siete in tante piazze d'Italia, in che modo? Cosa avete organizzato?

     
    R. – E' la seconda giornata, la ripetizione di quella già fatta nello scorso anno. Abbiamo organizzato in piazza quello che viene fatto tutti i giorni nelle nostre sedi, cioè una divulgazione per far conoscere che cos’è il morbo di Alzheimer, quali sono le cause, quali sono gli eventuali stili di vita da tenere per non dare una mano a questa malattia, che comunque è sempre patologica. L’altro aspetto è che le persone che vengono nei gazebo possono sottoporsi ad un test e ad un questionario, guidato o dagli amici della Croce Rossa, che sono con noi nei gazebo, o dai geriatri che sono nei gazebo. Se dall’analisi dei questionari, i dottori si accorgono che qualcosa non va nella patologia generale, nella storia della vita di quella persona, allora facciamo sottoporre ad un test ambulatoriale chi è venuto e chi ha riempito il questionario. Se esistessero dei problemi che potrebbero far insorgere il morbo di Alzheimer nel futuro, mettiamo in contatto quella persona con i geriatri di zona, per iniziare a fare prevenzione.

     
    D. – Anap Confartigianato Persone concorre anche a finanziare i dottorati di ricerca, perché anche per questo, come per le altre malattie, andare avanti con la ricerca è fondamentale...

     
    R. – Sì. Non chiediamo soldi alle persone che vengono nei gazebo, perchè i dottorati di ricerca vengono finanziati con le quote dei nostri associati. E tutto questo lavoro che facciamo durante l’anno e che poi viene portato in piazza in una giornata particolare come oggi, serve a creare una banca dati che per la ricerca è fondamentale e arrivare in un futuro anche allo studio del genoma, se sarà possibile. Nei casi specifici, però, abbiamo visto che molto probabilmente è una malattia che è poco conosciuta, mentre potrebbe essere fatto molto, come ci è stato insegnato dal Centro di geriatria dell’Università La Sapienza, per prevenirla o per capire prima che insorgerà. Se riusciamo a far cambiare stili di vita e comportamenti è possibile allontanare il rischio della malattia.

     
    D. – Dove si possono trovare i vostri gazebo?

     
    R. – Sul nostro portale,www.anap.it. Per gli ascoltatori di Roma, noi saremo in Largo Argentina, mentre nelle altre città, in linea di massima, in tutti i capoluoghi di provincia o nelle città principali.

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    Il commento di don Massimo Serretti al Vangelo della Domenica

    ◊   In questa quinta Domenica di Quaresima la liturgia ci presenta il passo del Vangelo in cui alcuni Greci chiedono ai discepoli di vedere Gesù. Il Signore risponde:

    “È venuta l’ora che il Figlio dell’uomo sia glorificato. In verità, in verità io vi dico: se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto”.

     
    Su questo brano evangelico, ascoltiamo il commento del teologo, don Massimo Serretti, docente di Cristologia all'Università Lateranense:
     
    Di fronte ai Greci che chiedono di Lui, come già di fronte alla Samaritana che va in città a chiamare altri Samaritani, Gesù vede le messi biondeggiare (cf. Gv 4, 35). Egli sa che il Padre viene glorificato nel «portare molto frutto» (Gv 12, 24; 15, 5. 8). Egli sa anche che la «messe biondeggiante» è l’umanità tutta intera, non solo quei Greci, non solo quei Samaritani, ma «tutti» (Gv 12, 32). Egli sa, inoltre, che «è giunta l’ora» in cui si riassume e si addensa tutta la Sua missione e che adesso tutto passa attraverso quell’«ora» e che per «attirare tutti» (pantas) a sé dovrà essere innalzato, dovrà passare attraverso la morte. «Per questo» Egli è venuto. La morte è come un limite, è come l’ultimo. Fermarsi al penultimo significherebbe mancare la missione che il Padre gli ha affidato. Il Figlio sa che non può andare “fino ad un certo punto e non oltre”. Perché il Padre sia glorificato nel Figlio occorre andare «fino in fondo» (Gv 13, 1). È la logica della nascita filiale, è la logica dell’amore, è la logica della vita vera. Seguire Cristo significa qui non fermarsi al penultimo, in altre parole, non stabilire da se stessi il confine della propria donazione, lasciare al Padre la misura ultima.

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    Chiesa e Società



    Domani a Madrid la Marcia per la vita

    ◊   “Una festa piena di colore, musica e allegria, di fronte alla minoranza che propaganda la morte”: sarà questo, nell’intenzione di uno degli organizzatori, Gàdor Joya, portavoce nazionale di ‘Diritto a vivere’, il senso della Marcia per la vita, manifestazione contro la proposta di legge sull’aborto avanzata dal governo spagnolo, che partirà domani alle 12 a Madrid. Come riportato dall’agenzia Sir, all’iniziativa, concepita nell’ambito della prima Settimana per la vita, sono attese centomila persone. Tra gli organizzatori, oltre a ‘Diritto a vivere’, anche HazteOir.org, che coinvolgerà i bambini con il concorso ‘Disegni per la vita’ cui si sono iscritte già una trentina di scuole, ‘Medici per la vita’ e ‘Pro-vida Madrid’. Secondo il presidente di quest’ultima, lo psichiatra Jesús Poveda, la marcia servirà a mettere in luce quanto il dibattito sull’aborto in Spagna sia stato “ideologizzato”; il portavoce degli ‘Universitari per la coscienza sociale’, José Miguel García, infine, ha ricordato che “l’aborto è la maggiore violenza di genere contro la donna”. (R.B.)

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    Regno Unito: in preparazione nuovo documento dei vescovi sulla Dottrina sociale

    ◊   Le nuove sfide poste dalla globalizzazione e dai rapidi progressi della scienza e della medicina, l’etica nell’economia, la crisi della nozione tradizionale di famiglia: sono solo alcuni degli argomenti affrontati in un nuovo documento sulla Dottrina sociale della Chiesa che la Conferenza episcopale dell’Inghilterra e del Galles sta preparando. A tredici anni dal documento pastorale "The Common Good" (“Il Bene Comune”) del 1996, i vescovi inglesi e gallesi hanno deciso di pubblicare un nuovo documento sociale per ragionare sulle nuove grandi questioni socio-morali poste da una società globalizzata in rapida trasformazione. L’obiettivo – riferisce l’agenzia dei vescovi CCN - è di presentare l’essenza e l’applicazione concreta della Dottrina sociale della Chiesa a tali questioni e di chiarire ancora una volta che gli insegnamenti sociali della Chiesa sono una parte integrante del messaggio evangelico. “Si tratta di un documento importante non solo per aiutare ad esporre in modo creativo e costruttivo il contributo della Chiesa al dibattito sul tipo di società che vogliamo realizzare, ma anche per incoraggiare i nostri fedeli nel loro generoso lavoro per il bene comune che è parte del Regno di Cristo”, spiega mons. Peter Smith arcivescovo di Cardiff e presidente del gruppo di lavoro incaricato della stesura del documento. La prima bozza di schema prevede quattro sezioni: una dedicata all’analisi dell’attuale contesto socio-culturale; una al contesto teologico; una all’approfondimento di questioni specifiche al centro dell’attuale dibattito pubblico e una alle testimonianze cristiane di vita concretamente vissuta all’insegna del Vangelo. Per la preparazione del testo il gruppo di lavoro, composto in tutto da sette vescovi, ha deciso di lanciare una vasta consultazione tra fedeli laici, gruppi e organismi ecclesiali. La pubblicazione del documento è prevista per il prossimo autunno. (L.Z.)

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    Hong Kong: i missionari sollecitano il massimo impegno pastorale verso i giovani

    ◊   La Commissione per la pastorale giovanile e i missionari che lavorano ad Hong Kong chiedono un maggiore coinvolgimento della parrocchie nell’evangelizzazione e nella pastorale giovanile. Secondo quanto riferisce il bollettino diocesano in versione cinese, la Commissione per la pastorale giovanile insieme al Consiglio dell’istruzione cattolica della diocesi, hanno elaborato un rapporto per presentare la necessità e l’urgenza di un impegno collettivo nei confronti dei ragazzi. Secondo il documento, reso noto dall’agenzia Fides, i sacerdoti e i parroci possono sfruttare al meglio il loro ruolo - a volte sono anche presidi o insegnanti delle scuole – per migliorare la pastorale giovanile con la loro esperienza, offrendo un appoggio di vicinanza agli operatori pastorali. Padre B. Lepeu ha dichiarato: “Sia i leader che i giovani desiderano l’aiuto dei loro pastori. E con questo aiuto avranno maggiore possibilità di estendere l’impegno dell’evangelizzazione verso gli altri ragazzi, non cattolici o non cristiani”. (V.V.)

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    I Francescani convocano i giovani europei a Santiago de Compostela

    ◊   In occasione degli 800 anni dalla loro fondazione, i frati francescani di tutta Europa convocano i giovani del “vecchio continente” a Santiago de Compostela (Spagna), nei giorni 9-15 agosto 2009, per il II European Franciscan Meeting, dal titolo “Buen Camino, Buena Gente!”. L'obiettivo, riferisce l’agenzia Fides, è trasmettere alle nuove generazioni i valori proposti dal Santo di Assisi: la fede, la pace, il dialogo, l’accoglienza degli ultimi, il rispetto per il creato. Nell’agosto 2007, ad Assisi, in Italia, si è realizzato il I Meeting con la partecipazione di 1000 giovani giunti da 19 Paesi europei, per riscoprire l’apporto di San Francesco alla fede e alla cultura del nostro continente. In questo momento storico in cui il disorientamento e l’incertezza sembrano farsi avanti, il carisma francescano si propone come “custode della speranza”, promuovendo iniziative di incontro e di evangelizzazione per i giovani europei, al fine di costruire insieme una nuova cultura della pace. La scelta di Santiago per il II European Franciscan Meeting si inserisce sulla scia della millenaria tradizione dei pellegrinaggi verso questo Santuario, che sicuramente rappresenterà per tutti un’occasione di comunione e di fede. (V.V.)

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    Italia. Legge 40: i dati dicono che funziona

    ◊   “La legge 40 dimostra di essere una legge buona. E una legge è buona se comprende tutti gli interessi in gioco: quelli dell’embrione, la salute femminile, le ricadute sociali”. Così il sottosegretario italiano al Welfare, Eugenia Roccella, ha commentato i dati contenuti nella relazione al Parlamento sulla legge 40, che in Italia regola la fecondazione assistita, presentata alla vigilia dell’esame della Corte Costituzionale. Martedì 31 marzo, infatti, la Consulta ascolterà le ragioni opposte di chi ritiene la norma illegittima e di chi, invece, la difende. L’audizione riguarderà in particolare i ricorsi sollevati da diversi tribunali in merito alla questione sulla possibilità o meno da parte delle coppie di procedere alla diagnosi pre-impianto che consente, in pratica, di selezionare gli embrioni sani. Dati alla mano, in tre anni di applicazione, grazie alla legge sono aumentate le gravidanze per ciascun ciclo (da 15 a 15,5) e il numero dei nati vivi (da 4940 a 9137); resta alta, tuttavia, rispetto alla media continentale, l’incidenza di parti trigemellari: 3,5 per cento contro lo 0,8. “Sospettavamo che la 40 funzionasse”, fa sapere l’Associazione Scienza & Vita, che guidò il fronte dell’astensione in occasione del referendum abrogativo, e pone l’accento su quanto sia “bassa la percentuale della sindrome da stimolazione ovarica, scesa allo 0,5 per cento contro l’1 per cento della media europea”. Infine, i dati dell’Istituto superiore di sanità contenuti nel Registro della Procreazione assistita, mettono in luce che in Italia ci sono 342 centri che eseguono le tecniche di procreazione assistita: il sottosegretario Roccella ha chiesto per essi, a breve, una certificazione di qualità che indichi ai cittadini le percentuali di successo, ma anche quelle di rischio di parti trigemini. (R.B.)

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    Caritas a Lampedusa: gli interventi dei vescovi sull’immigrazione

    ◊   No alla costruzione di altri centri per immigrati irregolari sull’isola perché “significherebbe proporre una politica miope”. E un appello “alle istituzioni italiane ed europee perché i diritti umani dei migranti non siano violati, a Lampedusa ed altrove”. Sono le parole di mons. Francesco Montenegro, arcivescovo di Agrigento, intervenuto a Lampedusa alla tavola rotonda pubblica a conclusione della tre giorni di lavori del Coordinamento immigrazione di Caritas italiana. “Tanti migranti sono annegati sulle onde dei nostri eccessi – ha affermato -. Queste morti interrogano le nostre coscienze civili e cristiane, ci riguardano”. Il vescovo di Agrigento ha chiesto inoltre “l’esigibilità dei diritti” anche per le popolazioni di Lampedusa e Linosa, che soffrono a causa della carenza cronica di “sanità, trasporti, istruzione”. “Chiedo – ha concluso – interventi, azioni e servizi”. Presente alla tavola rotonda anche l’arcivescovo di Palermo, mons. Paolo Romeo, che ha parlato degli immigrati senza documenti di soggiorno sbarcati a Lampedusa tra dicembre e gennaio scorso e ora chiusi nel Centro di identificazione ed espulsione, dove devono rimanere 180 giorni per effetto di un recente decreto governativo. “ Non si può pensare - ha detto - che oltre 700 persone rimangano per sei mesi chiusi, senza far niente, senza una strada che si apre o una porta che li accoglie”. L’incontro, riferisce il Sir, si è svolto nel “Centro di fraternità” della parrocchia, dove la comunità aveva cominciato, spontaneamente, ad accogliere ed assistere i primi immigrati sbarcati nel ‘94. Mons. Romeo ha accennato anche a “problemi gravissimi” come “un migliaio di minori non accompagnati, sui 3600 registrati in Italia nel 2008, di cui si sono perse le tracce, e che rischiano di finire nelle reti della malavita, dello sfruttamento o del traffico di organi”. O il problema delle “donne sole immigrate incinte, che una volta partorito e lasciato l’ospedale, sono esposte alla mercé di chiunque. La Chiesa non può abbandonare questa gente”. Mons. Giuseppe Merisi, vescovo di Lodi e presidente di Caritas italiana, ha poi invitato a “coniugare legalità, rispetto della dignità umana e accoglienza”. (V.V.)

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    Morto il primo cappuccino africano

    ◊   Dopo otto mesi di degenza in ospedale, alla fine di febbraio è deceduto ad Asmara, in Etiopia, padre Tekesteberhan (Domenico) Ghebremedhin, primo cappuccino del continente afticano. Alcuni mesi fa aveva celebrato i 90 anni di età, di cui ben 68 vissuti come religioso. Era nato il 18 aprile 1918 a Mearda (Akele Guzay, Eritrea), da una famiglia di ferventi cattolici. Il suo primo incontro con i Frati Cappuccini risale al 1927, quando mons. Celestino Cattaneo, secondo vicario apostolico dell'Eritrea, si recò nel suo villaggio natio per amministrare la cresima a un gruppo di ragazzi di cui lui faceva parte. Servendosi delle poche parole di italiano imparate da suo padre, anche lui alunno della missione cattolica, chiese al vescovo ed ottenne di essere accolto come interno nella famosa "Scuola di Arti e Mestieri" di Saganeiti, che frequentò con ottimo profitto fino alla quarta elementare. Erano gli anni in cui i missionari italiani avevano cominciato a raccogliere intorno a sé un piccolo gruppo di giovani eritrei, alcuni dei quali ancora ortodossi, desiderosi di unirsi alla loro comunità. Impresa non facile, data la novità dell'iniziativa e i pregiudizi del tempo (si era alla vigilia della campagna d'Etiopia), ma coronata da successo grazie al convinto sostegno del Superiore del tempo. Così il 6 novembre 1934, 14 giovani ricevevano l'abito di "fratini" nel primo seminario serafico a Saganeiti. Tekestebrahan, che assunse il nome di fra Domenico, era uno di loro e fu l'unico a raggiungere il sacerdozio. Fra le varie costanti della vita di padre Domenico, ce n'è una che le riassume tutte e costituisce la chiave di lettura della sua lunga esistenza: il suo sconfinato amore per la vocazione e per la vita francescano-cappuccina. E' certamente l'eredità più preziosa che egli lascia alle nuove generazioni di cappuccini in quel continente in cui l'Ordine si sta sviluppando con la vitalità delle cose giovani. (V.V.)

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    Riparte il Progetto Tanzania della Cooperativa Legnaia di Firenze

    ◊   Ripartono i progetti di solidarietà in Africa della storica Cooperativa fiorentina Legnaia, che nel 2008, in collaborazione con le onlus Pangea di Scandicci e Amici dei Missionari del Preziosissimo Sangue e con la facoltà di Agraria dell’università di Firenze, hanno raccolto 53mila euro destinati al Progetto Tanzania. I fondi, aumentati rispetto al 2007, vengono dall’1 per mille del fatturato della Cooperativa stessa, dagli Amici di Legnaia e dal sostegno dei soci della realtà agricola fiorentina e saranno utilizzati per l’implementazione delle sperimentazioni agro-zootecniche, per favorire l’autosufficienza alimentare delle strutture, per promuove nuovi tipi di coltura e insegnare alle popolazioni nuove tecniche agricole, per l’acquisto di sementi, agrofarmaci e attrezzature da lavoro. Il 25 marzo scorso è partita dall’Italia una ristretta ‘missione’ alla volta del Villaggio della Speranza di Dodoma, dove nei prossimi mesi entrerà in funzione un piccolo caseificio, per verificare, tra le altre cose, la possibilità di mettere a coltura prati da pascolo e per visitare l’ospedale San Gaspare di Itigi, che ha uno dei più moderni reparti di pediatria del Paese, dove vengono curati i bambini malati di Aids, una piaga che in Tanzania affligge circa cinque milioni di persone. (R.B.)

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    24 Ore nel Mondo



    In Italia seconda giornata del congresso fondativo del Popolo della Libertà

    ◊   In Italia, seconda giornata del Congresso fondativo del Popolo della Libertà, la formazione politica che nasce dalla fusione tra Forza Italia e Alleanza nazionale. Ieri Silvio Berlusconi ha ripercorso 15 anni di alleanza nel centrodestra. Questa mattina l’intervento del presidente della Camera Gianfranco Fini, che ha invitato a rilanciare una grande stagione costituente. Nel pomeriggio prenderà la parola tra gli altri il presidente del Senato Renato Schifani. Il servizio di Giampiero Guadagni:

    Rivoluzione liberale. E’ questa la missione strategica del Popolo della Libertà tracciata ieri dal suo leader Silvio Berlusconi. Una rivoluzione che ha nella famiglia e nell’impresa i suoi valori cardine, anche per affrontare la crisi economica; e nel popolo ha il suo punto di riferimento. Il Pdl è una pagina di storia che si apre, ha sottolineato il premier, che ha ringraziato per questo l’alleato di sempre, Gianfranco Fini. Un riconoscimento scandito quasi a voler cancellare le incomprensioni con l’attuale presidente della Camera ogni qualvolta si discute di prerogative del Parlamento. E questa mattina Fini ha osservato: Berlusconi ha spazzato via le interpretazioni maliziose. La modifica dei regolamenti parlamentari - osserva il presidente della Camera - è una reale esigenza ma è solo un anello delle riforme istituzionali. Su alcune scelte importanti restano tuttavia divergenze, e così, alla fine del suo intervento, Fini ha criticato la legge sul biotestamento appena approvata al Senato e che sta per approdare alla Camera; “è una legge”, ha detto Fini, “più da Stato etico che da Stato laico”. Il manifesto del Pdl, ha sottolineato ancora Fini, è quello del Partito popolare europeo. Scelta salutata ieri con grande soddisfazione da presidente del Ppe Wilfred Martens che ha sottolineato il cammino fatto in questi anni da Alleanza nazionale. Il Pdl non è una fusione a freddo, ha detto Berlusconi, ma un progetto nato dalla volontà della base. Il contrario, sostiene, di quanto accaduto nel Partito democratico. Il presidente del Consiglio si è detto profondamente deluso dalla mancata svolta riformista del Pd, dopo le incoraggianti premesse. Unica concessione: la nascita del Pd ha permesso la semplificazione del quadro politico. Ma ora, dice ancora il premier, la sinistra sta uscendo di scena. Berlusconi mostra sondaggi che danno il Pdl al 43%, ma punta a superare il 50% alle europee e amministrative di giugno. Il premier prova allora a ricucire con l’Udc di Casini, ma per questo deve vincere le diffidenze della Lega dopo il no al federalismo fiscale da parte del partito di Casini. Il quale guarda con rispetto al progetto del Pdl ma se ne tiene a distanza. Duro invece il resto dell’opposizione. Per il segretario Pd Franceschini, Berlusconi usa gli stessi slogan di 15 anni fa, mentre per Di Pietro il premier vuole essere il nuovo ducetto d’Italia. Da parte sua, nel messaggio di saluto al Congresso, il capo dello Stato Napolitano ha chiesto al Pdl di favorire un clima politico di maggiore corresponsabilità.

     
    Vertice progressista in Cile
    Le reazioni del leader del PD, Franceschini, alle dichiarazioni di Berlusconi sono giunte dal Cile, dov’è in corso il Vertice progressista di Viña del Mar. Duecento i politici e gli intellettuali arrivati da tutto il mondo. Tra loro, anche il vicepresidente degli Stati Uniti, Joe Biden, il premier britannico Gordon Brown e la presidente argentina, Cristina Kirhner. Il servizio di Francesca Ambrogetti:

    La ricerca di un’alternativa al neoliberalismo per uscire dalla crisi: questo l’asse portante dei dibattiti della prima giornata del vertice progressista di Viña del Mar. Vivian, che ha dichiarato di essere al lavoro per il prossimo G20, ha detto di auspicare la stesura di un piano concertato di riforma delle regole finanziarie capace di riavviare la crescita economica. Il vice presidente americano ha prospettato i piani per i futuri rapporti con l’America Latina: il rilancio dell’economia Usa può diventare il motore che promuove la crescita dal basso verso l’alto nel continente, ha detto; e ha sottolineato che la giustizia, l’uguaglianza, diritti umani e rispetto della legge saranno i principi-guida per lavorare insieme. Sulla stessa linea sono state le dichiarazioni di Franceschini, che ha citato come modello Barack Obama, capace di mettere in campo – ha affermato – una gerarchia di valori rovesciata rispetto a quella di Bush. Trascorsa la prima metà delle due giornate di dibattito, il vertice si sta delineando come un’assemblea per il coordinamento strategico anti-crisi delle forze di centro-sinistra. E’ anche una prova generale per quanto riguarda la posizione degli esponenti di quest’orientamento politico per il prossimo G20.

     
    Ancora violenze in Afghanistan
    Mentre sul fronte politico si discute della nuova strategia Usa per l’Aghanistan, sul terreno non passa giorno senza che si registrino nuove violenze. Dodici insorti sono stati uccisi nella notte tra venerdì e sabato nel corso di un raid notturno delle forze locali ed internazionali nel sud del Paese. Secondo fonti militari l’operazione era volta a distruggere alcune fabbriche di esplosivi utilizzati per gli attacchi suicidi e la costruzione di ordigni da parte dei miliziani talebani.

    Pakistan
    Ennesima azione dei guerriglieri talebani in Pakistan. Decine di miliziani hanno attaccato una base di rifornimenti Nato nel nord ovest del Paese. L'attacco è avvenuto a Farhad, nei pressi di Peshawar, dove alcuni container hanno preso fuoco dopo il lancio di granate. Le basi Nato e i convogli in partenza per l'Afghanistan sono diventati uno dei principali obiettivi dei talebani pakistani.

    Corea del Nord
    Corea del Sud, Stati Uniti e Giappone si rivolgeranno all'Onu se Pyongyang non dovesse rinunciare all'annunciato test missilistico. I rappresentanti di questi Paesi ritengono infatti che il lancio violerebbe una risoluzione Onu. Secondo l'agenzia giapponese Kyodo, il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite sarà immediatamente interpellato sulla vicenda. Intanto all’indomani dell'ordine di allerta alle Forze armate nipponiche, predisposto dal ministro della Difesa del Giappone, due navi hanno mollato stamani gli ormeggi. Tokyo abbatterà il missile-satellite di Pyongyang e i suoi detriti in caso di rischio per il Paese.

    Filippine
    L'esercito filippino ha accettato di ritirare le sue truppe nel sud del Paese così come avevano chiesto i ribelli islamici che minacciavano di giustiziare i tre operatori stranieri della Croce rossa rapiti il 15 gennaio scorso. Il ritiro dell'esercito in un'area della giungla sull'isola di Jolo dovrebbe avvenire nelle prossime 36 ore, ha affermato il ministro dell'Interno, Ronaldo Puno. Nel frattempo sarà organizzato anche un corridoio umanitario per consentire la liberazione di uno degli ostaggi. Tuttavia dal terreno continuano ad arrivare notizie di combattimenti: durante una visita della presidentessa, Gloria Arroyo, nella regioni meridionali 20 separatisti musulmani e sette soldati sono rimasti uccisi negli scontri scaturiti dopo un attacco ad una pattuglia.

    Usa - Russia
    Nonostante le divergenze sulle operazioni in Afghanistan, il presidente Usa Barack Obama e quello russo Dmitri Medvedev si incontreranno per la prima volta al G20 del prossimo primo aprile a Londra. I due leader parleranno del nuovo accordo per la riduzione degli arsenali nucleari e delle relazioni tra Washington e Mosca. In quella occasione Obama e Medvedev annunceranno anche la data del loro primo summit bilaterale. Lo ha annunciato oggi il consigliere presidenziale russo per la politica estera.
     
    Grecia disordini
    La Grecia ancora scossa dalle violenti proteste dei gruppi radicali giovanili. Stamani ad Atene un gruppo di giovani mascherati ha lanciato bombe incendiarie a un autosalone e ha attaccato un'auto della polizia, in risposta di una grande operazione delle forze dell'ordine che ha colpito la criminalità comune e gruppi di anarchici, con il fermo di una ventina di persone. Ieri un ordigno ad alto potenziale aveva semidistrutto la sede di una compagnia marittima nel porto ateniese del Pireo. Gli attacchi vanno avanti dal dicembre scorso, quando gravi disordini scoppiarono in seguito all'uccisione da parte della polizia di uno studente quindicenne.

    Usa – Inondazioni
    Migliaia di persone sono state allontanate da una valle del Nord Dakota, negli Stati Uniti, a causa del pericolo di straripamento del Red River che scorre lungo il territorio americano e canadese. In alcuni punti del suo corso, il fiume ha rotto gli argini e intere zone sono state evacuate, come nella città di Fargo dove 92mila persone hanno dovuto abbandonare le proprie abitazioni. Obama, nel consueto discorso del sabato, ha assicurato immediati aiuti alla popolazione colpita dalle devastanti inondazioni che hanno interessato Nord Dakota, Sud Dakota e Minnesota.

    Aiea votazioni
    Slitta a maggio la votazione per l’elezione del nuovo direttore dell’Aiea, l’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica. Gli Stati membri, riuniti da due giorni a Vienna, non sono riusciti a garantire la sufficienza dei voti per un candidato. L’attuale guida dell’Aiea, El-Baradei, concluderà il suo mandato a novembre. (Panoramica internazionale a cura Marco Guerra)
     

     
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIII no. 87

     
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