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Sommario del 26/03/2009

Il Papa e la Santa Sede

  • Pubblicato il programma del viaggio di Benedetto XVI in Terra Santa. Padre Pizzaballa: un incoraggiamento per la minoranza cristiana e la pace in Medio Oriente
  • Udienze
  • Il cardinale Tauran: precisare la nozione di reciprocità per salvaguardare i diritti dei cattolici nei Paesi musulmani
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Europarlamento: al via il working group sulla dignità dell'uomo
  • Bashir in Libia nonostante il mandato di cattura internazionale
  • La Corea del Nord sfida l'Onu
  • Presentato a Roma un libro sul meticciato: l'intervento del cardinale Scola
  • L'Ensemble de la Paix di suor Marie Keyrouz canta all’Accademia di Francia a Roma
  • Chiesa e Società

  • L’Onu lancia un piano per superare la crisi economica globale
  • 125 milioni di bambini non hanno accesso all’acqua
  • Guerra in Sri Lanka: appello dei vescovi cattolici e anglicani in favore dei civili
  • Filippine: l'impegno della Chiesa per la liberazione dei tre ostaggi della Croce Rossa
  • Tagikistan: il presidente firma legge che restringe la libertà religiosa
  • Appello al dialogo da parte dei vescovi argentini per evitare la violenza
  • Nicaragua: più di 10 mila persone alla marcia in favore della vita
  • Polonia: celebrata la “Giornata della Santità della Vita”
  • Attese 100 mila persone alla manifestazione di domenica a Madrid contro l’aborto
  • Timor Orientale: riserve dei vescovi sul nuovo Codice penale in relazione all'aborto
  • Zambia: i vescovi contro la ratifica del Protocollo di Maputo
  • Uganda: cattolici, anglicani ed ortodossi uniti contro la corruzione
  • Sudafrica: i vescovi invitano i partiti a non strumentalizzare la Chiesa in vista delle elezioni
  • Conferenza delle organizzazioni ecumeniche a Bangkok per la tutela dei dalit
  • Iraq: nasce il Consiglio dei capi delle Chiese cristiane
  • Spagna: lettera dei vescovi per l’arrivo della Croce della GMG
  • Prime testimonianze su suor Prema nuova superiora delle Missionarie della Carità
  • Documenti audiovisivi per combattere l’Aids da una prospettiva cristiana
  • L’emergenza educativa al centro di un convegno della Cei da domani a Roma
  • I dermatologi denunciano: troppe reazioni negative alla cure estetiche
  • 24 Ore nel Mondo

  • Baghdad scossa da una nuova strage di civili
  • Il Papa e la Santa Sede



    Pubblicato il programma del viaggio di Benedetto XVI in Terra Santa. Padre Pizzaballa: un incoraggiamento per la minoranza cristiana e la pace in Medio Oriente

    ◊   La Sala Stampa vaticana ha pubblicato oggi il programma del viaggio del Papa in Terra Santa che si svolgerà dall’8 al 15 maggio prossimi. Benedetto XVI - come ha detto lui stesso all'Angelus dell'8 marzo scorso - visiterà i luoghi santificati dal passaggio terreno di Gesù per chiedergli "il prezioso dono dell’unità e della pace per il Medio Oriente e per l’intera umanità”. Un pellegrinaggio che toccherà la Giordania, Israele ed i Territori palestinesi. Si tratta di un viaggio – come ha detto recentemente il Papa ad una delegazione del Gran Rabbinato d’Israele ricevuta in Vaticano – che vuole contribuire alla pacifica convivenza tra cristiani, ebrei e musulmani in Terra Santa. Sul programma del pellegrinaggio, il servizio di Roberto Piermarini.

    Benedetto XVI partirà alla volta della Giordania la mattina di venerdì 8 maggio. Nella capitale Amman, dopo la cerimonia di benvenuto, visiterà prima il Centro “Regina Pacis” e poi si recherà nel Palazzo Reale al-Husseinye per una visita di cortesia al re ed alla regina di Giordania. Sabato 9 maggio, lascerà Amman per la visita all’antica Basilica del Memoriale sul Monte Nebo, dove Mosè vide la Terra Promessa mentre nella vicina Madaba benedirà la prima pietra dell’Università del Patriarcato latino. Al rientro ad Amman farà visita al Museo Achemita ed alla Moschea Al-Hussein Bin-Tatal dove incontrerà i capi religiosi musulmani, con il Corpo diplomatico e con i rettori delle università giordane. Nel pomeriggio la celebrazione dei Vespri con i sacerdoti, i religiosi e le religiose, i seminaristi ed i movimenti ecclesiali, nella cattedrale Greco-Melkita di San Giorgio. Domenica 10, in mattinata la Santa Messa allo Stadio internazionale di Amman, il pranzo con i patriarchi ed i vescovi nel Vicariato latino e nel pomeriggio il trasferimento al Bethany beyond sul fiume Giordano, per la benedizione delle prime pietre delle Chiese dei Latini e dei Greco-Melkiti su uno dei siti dove secondo la tradizione sarebbe stato battezzato il Signore. Lunedì mattina 11 maggio, la partenza da Amman e l’arrivo in Israele, all’aeroporto internazionale di Tel Aviv. Nel pomeriggio la visita di cortesia al presidente dello Stato d’Israele nel Palazzo presidenziale di Gerusalemme, l’attesa visita al Memoriale di Yad Vashem e l’incontro con le organizzazioni per il dialogo interreligioso nell’Auditorium del Notre Dame of Jerusalem Center. La mattinata di martedì 12 sarà dedicata al dialogo interreligioso: sulla Spianata delle Moschee di Gerusalemme infatti, la visita alla Cupola della Roccia e l’incontro del Papa con il Gran Muftì. Seguirà la visita al Muro Occidentale e quella di cortesia ai due Gran Rabbini di Gerusalemme nel Centro Hechal Shlomo. Benedetto XVI reciterà poi il Regina Coeli con gli ordinari di Terra Santa nel Cenacolo di Gerusalemme e visiterà la Concattedrale dei Latini. Nel pomeriggio un breve incontro con i consoli generali di Gerusalemme nella delegazione apostolica e la Santa Messa nella Josafat Valley della Città Santa. Mercoledì 13 il pellegrinaggio papale farà tappa a Betlemme nei Territori palestinesi, con la Santa Messa nella Piazza della Mangiatoia e la visita privata alla Grotta della Natività. Nel pomeriggio dopo aver fatto visita al Caritas Baby Hospital ed al Campo profughi Aida, il Papa sarà ricevuto dal presidente dell’Autorità Nazionale Palestinese nel Palazzo presidenziale di Betlemme. Dopo il rientro a Gerusalemme, giovedì 14 Benedetto XVI si trasferirà a Nazareth dove in mattinata celebrerà una Messa sul Monte del Precipizio. Seguirà l’incontro con il premier israeliano nel Convento dei Francescani, il saluto ai capi religiosi della Galilea e la visita alla Grotta dell’Annunciazione. Sempre in serata, la celebrazione dei Vespri con i vescovi, i sacerdoti, i religiosi e le religiose, i movimenti ecclesiali e gli operatori pastorali della Galilea, nella Basilica superiore dell’Annunciazione. Venerdì 15 maggio, prima della partenza per Roma, l’incontro ecumenico nella Sala del Trono della Sede del Patriarcato Greco-Ortodosso di Gerusalemme, la visita al Santo Sepolcro e la visita alla Chiesa patriarcale Armena apostolica di San Giacomo, ultima tappa di questo pellegrinaggio papale sulle orme di Gesù.

     
    E sull’attesa della prossima visita del Papa in Giordania, Israele e Territori palestinesi, Giancarlo La Vella ha sentito padre Pierbattista Pizzaballa, custode francescano di Terra Santa:

    R. – Siamo certi che verrà proprio con sentimenti di dialogo e di pace, e soprattutto con un grande incoraggiamento per la comunità cristiana locale.

     
    D. – C’è bisogno di dialogo non solo tra israeliani e palestinesi, ma anche tra tutte le comunità religiose...

     
    R. – Certo. I religiosi hanno un ruolo molto importante, ma in questi ultimi anni forse sono stati troppo frammentati e c’è bisogno di dare maggiore unità, maggior coordinamento e saper dire una parola comune da tutti, come leader religiosi. In questo contesto penso che la visita del Papa sarà un grande incoraggiamento, un grande punto di riferimento.

     
    D. – La Custodia di Terra Santa con quale spirito attende il Papa?

     
    R. – Con una grande gioia, con grande attesa; i preparativi ora sono nella fase frenetica, diciamo, però c’è anche uno spirito di preghiera e tanta attesa per le cose che il Santo Padre ci dirà.

     
    D. – Benedetto XVI torna nei luoghi dove sono già stati Paolo VI e Giovanni Paolo II; quali i ricordi di queste visite precedenti?

     
    R. – Il ricordo della visita precedente di Giovanni Paolo II è ancora molto forte, soprattutto per i gesti che ha compiuto. Tutti sappiamo però che questa visita avrà un carattere diverso, anche perché sono diverse le circostanze, i tempi sono cambiati, ma avrà degli aspetti comuni: innanzitutto la visita ai luoghi santi e d’incontro con la comunità cristiana è di un profilo molto alto, di riferimento per tutti.

     
    D. – Quale spinta, quale rinnovamento il viaggio del Papa potrà dare a tutta la Terra Santa?

     
    R. – Dunque, la Terra Santa ha conosciuto – in questi ultimi anni – molte crisi, eventi anche drammatici, la seconda Intifadah, l’ultima operazione a Gaza e tante altre, e quindi è molto ferita; ci sono ancora tanti problemi, tante paure, e la visita del Papa sarà un grande incoraggiamento, un invito a non avere paura e a guardare avanti con speranza e fiducia.

     
    D. – Affinchè questa terra non sia più la terra dei muri e delle divisioni, che cosa si può fare?

     
    R. – Innanzitutto, bisogna puntare sui giovani, nelle scuole, formare la nuova generazione a pensare in maniera diversa e soprattutto a sfidare e ad osare, a sognare, in modo che possa anche costruire, nei tempi opportuni, qualcosa di diverso rispetto ai loro padri.

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    Udienze

    ◊   Il Santo Padre ha ricevuto questa mattina alcuni presuli della Conferenza episcopale dell’Argentina, in visita "ad Limina". Questo pomeriggio riceverà il cardinale Ivan Dias, prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli.

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    Il cardinale Tauran: precisare la nozione di reciprocità per salvaguardare i diritti dei cattolici nei Paesi musulmani

    ◊   “Libertà religiosa e reciprocità”: è il tema di grande attualità proposto oggi e domani in un Convegno internazionale promosso dalla Facoltà di Diritto canonico della Pontificia Università della Santa Croce, a Roma. Ad aprire stamane i lavori è stato il cardinale Jean-Louis Tauran, presidente del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso, che ha indagato nel Magistero recente della Chiesa, da Giovanni XXIII a Benedetto XVI, passando per i documenti conciliari. Il servizio di Roberta Gisotti.

    Appare opportuno che la Chiesa approfondisca il concetto di “reciprocità” in ambito “interreligioso” e indichi “norme chiare” di “applicabilità”, cosi pure “i limiti invalicabili” da tutelare “nei Paesi di tradizione musulmana”, e “le strade da percorrere” laddove i cattolici soffrono ingiustamente. Queste le conclusioni del cardinale Jean–Louis Tauran, dopo avere indagato nel suo intervento sul tema della reciprocità auspicando che si possa superare una certa “frammentarietà”, “nota distintiva” negli interventi di epoca conciliare e anche dopo.

     
    Già accennava Giovanni XXIII nella ‘Pacem in Terris’ alla “reciprocità di diritti e di doveri tra persone diverse”. Mentre Paolo VI, collegava nell’‘Ecclesiam Suam’, la reciprocità al dialogo interreligioso. Si parlerà poi nel Concilio di “reciproco rispetto della dignità spirituale” e nella ‘Gaudium et Spes’ del compito della Chiesa di rispondere agli interrogativi degli uomini “sulle loro relazioni reciproche”. Ancora Giovanni Paolo II tratterà nella ‘Mulieris dignitatem’ della reciprocità dei rapporti uomo donna e nella ‘Redemptoris missio’ del dialogo interreligioso in termini di “arrichimento reciproco”, e in altri discorsi pubblici affermava la reciprocità in tutti i campi nelle relazioni con l’islam, comprese le libertà fondamentali, specie quella religiosa. Così come Benedetto XVI, in continuità con i predecessori sta insistendo sulla “necessità di una vera reciprocità”, nei rapporti tra Chiesa ed Islam, “strettamente legata all’esigenza di un più grande rispetto tra le parti”.

     
    Ha infine ricordato il cardinale Tauran, di avere lui stesso ripetuto ‘ad nauseam’ riferendosi ad un preciso contesto – l’assenza di luoghi di culto cristiani in Arabia Saudita - “che come i musulmani hanno diritto di poter pregare in moschee nei Paesi a maggioranza cristiana” “nello stesso modo i cristiani hanno il diritto di avere i propri luoghi di culto nei Paesi a maggioranza musulmana. E questo in nome del principio della reciprocità”, di cui ha parlato Benedetto XVI segnando “senz’altro un progresso”, ma a tutt’oggi manca – ha lamentato il capo del dicastero vaticano per il dialogo interreligioso - “una illustrazione approfondita di tale principio”.

     
    Partecipa alla conferenza internazionale anche il direttore di AsiaNews padre Bernardo Cervellera. Sergio Centofanti gli ha chiesto un commento sull’intervento del cardinale Tauran:

    R. – L’intervento molto preciso del cardinale Tauran fa vedere che c’è una reciprocità di rapporto, di amicizia, di accoglienza mutua in tutti gli aspetti della vita; dall’altra parte, è anche un tentativo di confermare la reciprocità anche dal punto di vista giuridico, direi, perché il problema è che ci sono da una parte i rapporti tra le religioni, dall’altra parte anche i rapporti tra gli Stati. E, in qualche modo, gli Stati dovrebbero garantire questa libertà di religione.

     
    D. – A tutt’oggi, qual è la situazione dei cristiani nei Paesi musulmani?

     
    R. – La situazione è abbastanza diversificata; comunque, resta il fatto che nella maggior parte dei casi – e nel caso migliore – i cristiani sono come delle “comunità protette”, nel senso che hanno la possibilità di una libertà di culto, ma la loro espressione è molto controllata: missione ed evangelizzazione quasi impossibili, se non all’interno del territorio delle parrocchie o all’interno delle Chiese, e proposte di tipo pubblico ed espressività di tipo pubblico non esistono. Poi, ci sono i luoghi più difficili: naturalmente l’Arabia Saudita, che non permette la costruzione di nessun luogo di culto ed anche, di per sé, proibisce dei gesti di culto differenti dall’islam, anche in privato. E’ vero che adesso qualche cosa sta cambiando: la polizia religiosa non va più nelle case a prendere i cattolici o i protestanti e a metterli in prigione perché hanno semplicemente un’icona oppure perché pregano tra di loro; però non c’è ancora una struttura legale per difendere questo diritto. Poi, in questi ultimi tempi – siccome c’è una grande crescita del fondamentalismo – i cattolici e i cristiani sono spesso presi di mira come obiettivo del fondamentalismo e della distruzione; noi ricordiamo le Chiese distrutte in Iraq, le Chiese distrutte in Indonesia, gli attacchi contro i cristiani in Pakistan e in altri Paesi islamici.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Un miliardo di persone sottoalimentate: in prima pagina, un articolo sul rapporto della Fao; appello del segretario generale dell'Onu per un piano di rilancio da mille miliardi di dollari a favore dei Paesi in via di sviluppo.

    Quell'indomabile "caval berbero": in cultura, la prefazione dell'arcivescovo Gianfranco Ravasi al libro "Galileo e il Vaticano" di Mariano Artigas e Melchor Sanchez de Toca.

    Il "tubo ottico" e la nuova faccia della Luna: un estratto di Paolo Galluzzi dal catalogo della mostra, a Firenze, "Galileo. Immagini dell'universo dall'antichità al telescopio". 

    In merito alla mostra "Divus Vespasianus" al Colosseo (fino al 10 gennaio 2010) un brano di "Viaggio in Italia" di Goethe.

    Un articolo di Marco Beck dal titolo "L'Hitchcock dell'antichità che  inventò il colpo di scena".

    Diecimila difficoltà non fanno un solo dubbio: la relazione di Fortunato Morrone al convegno, a Milano, "John Henry Newman oggi, logos e dialogo".

    Nell'informazione religiosa, un articolo dal titolo "Il Camerun è con il Papa e contro le strumentalizzazioni": i vescovi del Paese accusano i media di aver ignorato il vero messaggio di Benedetto XVI.

    L'Africa deve pensare agli africani e non cedere ai potenti di turno: Mario Ponzi intervista l'arcivescovo Robert Sarah, segretario della Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli.

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    Oggi in Primo Piano



    Europarlamento: al via il working group sulla dignità dell'uomo

    ◊   Ha preso il via ieri pomeriggio a Strasburgo il Working Group sulla dignità dell'uomo. Un'iniziativa nata nel cuore del Parlamento europeo. Il servizio da Strasburgo di Fausta Speranza:

    Ragionare sulla dignità dell'uomo guardando alle radici di questa espressione: questo l'obiettivo, chiarito dallo stesso presidente dell'Europarlamento Hans Gert Poettering che ha inaugurato i lavori:

    “Of course …
    Ovviamente ci sono diversi punti di vista su quale sia l'origine del concetto di dignità: i membri di questo gruppo ritengono che la dignità sia conferita all'essere umano dal fatto di essere creato a immagine di Dio. Io sono tra questi”.

    Sentirlo dire nel cuore del Parlamento Europeo è un fatto di tutto rilievo. E' stato un europarlamentare dichiaratamente laico come John Deva ad affermare che si dovrebbe riconoscere palesemente quanto le istanze di giustizia e di pace del continente si basino sul concetto di fratellanza, figlio del Cristianesimo. A sottolineare quanto sia importante tutto cio' per tutte le decisioni da prendere in ogni campo é stato il vicepresidente del Parlamento europeo, Mario Mauro. Quale osservatore permanente della Santa Sede presso il Consiglio d'Europa, mons. Aldo Giordano è intervenuto al Working Group felicitandosi dell'iniziativa. A mons. Giordano chiediamo di cosa parliamo quando parliamo di dignità dell'uomo:
     
    R. – La persona umana è l’insieme degli occhi, del naso, della bocca, della testa, del corpo. Invece, il rischio è sempre di prendere un aspetto solo dell’uomo, come se si prendesse solo l’occhio, si lavorasse per l’occhio, si ingigantisse l’occhio e l’occhio occupasse tutto lo spazio, e tutto il resto dovesse essere piccolo. Quindi, la dignità umana è legata alla ricchezza, siamo al servizio della ricchezza dell’uomo e direi anche della bellezza dell’uomo, a questo punto. L’uomo bello è quello che ha l’armonia di tutti gli aspetti. Ogni aspetto è importante, per cui il lavoro è importante, ma non è l’unica dimensione. La ragione è importante, ma non è l’unica dimensione, il sentimento è importante, ma non è l’unico, il corpo è importante, ma non è l’unico. Allo stesso tempo, anche lo spirito non è l’unica dimensione, perchè la persona umana è una persona incarnata. Un’altra dimensione è che la persona umana è costituita dal rapporto con l’altro e quindi tutto ciò che realizza il rapporto con l’altro, con l’altra cultura, con l’altro popolo, con l’altro uomo o donna, e così via, è una ricchezza, perché noi siamo costituiti dal rapporto. La persona umana è costituita dal rapporto anche con la natura, con il mondo e, direi, poi, soprattutto, la dignità della persona si forma sul fatto che noi siamo esseri aperti alla Trascendenza. Quindi, se siamo esseri che veniamo da Dio e torniamo a Dio, lì veramente c’è una dignità immensa della persona umana. E noi saremmo contenti anche di riaprire il cielo azzurro sull’Europa, di riaprire il cielo dell’Eterno sull’Europa, perché è una nuovissima prospettiva che dà veramente una dignità immensa ad ogni essere umano. Quindi, la dignità della persona umana è che ha vissuto la sua umanità, che, forse, in sintesi è poi la capacità di amare.

     
    D. – Mons. Giordano, in una fase di crisi economica profonda, che ha aperto riflessioni anche sugli aspetti culturali, si parla molto di crisi anche culturale, di crisi etica, si parla del bisogno di riscoprire i valori etici...

     
    R. – Io ho sperimentato anche qui al Consiglio d’Europa che quando si parla della crisi finanziaria, della crisi economica, si sta tornando ad un vocabolario a noi familiare. Tutti diciamo oggi che è giunta un’epoca in cui occorre tornare alla morale, tornare all’etica, tornare alla responsabilità, tornare alla fiducia, alla solidarietà. Sono termini della nostra tradizione. Anche qui credo si tratti di avere l’orizzonte un poco ampio. Noi come Chiesa vediamo per esempio sempre "tutta" l’umanità. Per noi è difficile vedere solo una nazione o anche solo l’Europa. Noi vediamo sempre una nazione, un popolo, un continente inseriti nella globalità del mondo. E quindi vediamo quasi spontaneamente questa interdipendenza mondiale, anche perché il cristianesimo è sempre stato globale: il cristianesimo è sempre stato una proposta che vale per tutti i continenti, per tutte le culture. Sentiamo che se teniamo questo orizzonte della fraternità universale, poi diamo concretamente un contributo. Credo che oggi ci sia uno spazio nuovo, in cui delle idee e direi delle esperienze di vita ritrovano veramente spazio.

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    Bashir in Libia nonostante il mandato di cattura internazionale

    ◊   Ennesima sfida alla comunità internazionale del presidente sudanese Omar el Bashir contro il quale la Corte penale internazionale ha emesso un mandato di cattura per crimini contro l'umanità e di guerra per quando accaduto in Darfur. Stamani Bashir è giunto in Libia dopo aver messo piede in Etiopia e in Egitto, dove aveva incontrato il presidente Mubarak. Intanto, l’Onu ha denunciato che nella regione sudanese del Darfur oltre un milione di persone resterà senza cibo entro maggio per l'impossibilità di distribuire aiuti alimentari, dopo che el Beshir ha espulso le ong straniere. Sull’incapacità della Corte di imporre la sue decisioni, Gabriella Ceraso ha parlato con Andrea Bianchi, docente di Relazioni internazionali alla Cattolica di Milano:

    R. – Io credo che la comunità internazionale si trovi di fronte ad una scelta, quella di continuare la via del negoziato politico, diplomatico, che non ha dato i frutti sperati negli ultimi anni, oppure di avvalersi di questo nuovo strumento, che è la Corte penale internazionale, per cercare di far valere le responsabilità di coloro che vengono accusati di avere la responsabilità per quello che è successo. Quindi, è una scelta molto coraggiosa, che, però, deve essere giudicata non nell’immediato, ma credo nel medio e lungo termine. Perché non è da sottovalutare il potere deterrente di un’azione penale che limita di molto, non solo la credibilità politica, ma anche la libertà di movimento della persona incriminata. Perché el Bashir può fare visita, come ha fatto, a Paesi che non hanno ratificato lo Statuto della Corte, ma nel momento in cui dovesse mettere piede in uno dei 110 Stati che lo hanno fatto, certamente si troverebbe in grandi difficoltà, perché questi Stati hanno l’obbligo di arrestarlo e di consegnarlo alla Corte penale internazionale.

     
    D. – Era prevedibile, secondo lei, anche una chiusura rispetto alle ong, un isolamento anche della popolazione nel Darfur?

     
    R. – Penso che fosse stato messo in conto, dal momento in cui la decisione è stata presa. Credo, però, che possa a lungo termine portare a degli effetti positivi, perché è un messaggio molto forte, lanciato nei confronti di tutti coloro, che compiono atti che la comunità internazionale considera non più tollerabili, e che possono essere chiamati a risponderne.

     
    D. – Perché non accade per il Darfur quello che è successo per la ex Jugoslavia o per il Rwanda?

     
    R. – Anche questa è una scelta di carattere, come dire, di politica normativa, perché all’epoca in cui furono creati i tribunali per il Rwanda e per la ex Jugoslavia non c’era la Corte penale internazionale. Quindi, fu il Consiglio di sicurezza che, in qualche modo, si trovò a dover colmare questa lacuna, creandoli lui stesso con una sua risoluzione. Alla fine degli anni ’90, forse anche grazie a questa attività di precursore, che soprattutto il Tribunale per la ex Jugoslavia ha fatto, si è reso possibile negoziare uno strumento diverso, cioè un Tribunale internazionale che non si occupasse di situazioni specifiche, ma che avesse una sorta di competenza più generale. E quindi, sotto questo profilo, credo che siamo di fronte ad un passo avanti, perché comunque la giustizia limitata a casi speciali o a conflitti particolari, credo che, comunque, si accompagni sempre ad un senso di selettività, che a lungo termine può essere pregiudizievole.

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    La Corea del Nord sfida l'Onu

    ◊   “Una provocazione che potrebbe avere conseguenze in sede Onu”. Così il segretario di Stato americano, Hillary Clinton, dal Messico, ha lanciato un monito alla Corea del Nord, che avrebbe piazzato un missile a lunga gittata su una rampa di lancio per effettuare un test sperimentale. Da parte sua, Pyongyang ribadisce che intende portare avanti l'operazione, nell'ambito dei suoi piani spaziali “pacifici” e ha minacciato di interrompere il negoziato sul disarmo nucleare se la questione sarà portata al Consiglio di Sicurezza dell'Onu. Ma perché questa presa di posizione così forte da parte di Pyongyang? Salvatore Sabatino lo ha chiesto a Rossella Ideo, docente Storia Politica e Diplomatica dell’Asia Orientale presso l’Università di Trieste:

    R. – Perché Pyongyang si sente ancora una volta all’angolo, si sente trascurata e, in effetti, l’amministrazione Obama non ha ancora scoperto le carte per quello che riguarda la sua politica nordcoreana. Come sappiamo l’America sta attraversando una crisi economica di proporzioni enormi e, per il momento, è quella la vera priorità dell’amministrazione così come in politica estera è chiaro che l’Iran e la situazione mediorientale richiedono un’attenzione particolare dell’amministrazione.
     
    D. - Quali potrebbero essere a questo punto le conseguenze reali in sede Onu?

     
    R. – Ci potrebbero essere delle reazioni perché sono state fatte delle sanzioni nel 2006 quando la Corea del Nord ha lanciato missili e ha fatto il suo primo test nucleare e la Corea del Nord è legata a queste sanzioni nel senso che non dovrebbe assolutamente mandare in orbita queste testate, come sembra che voglia fare. Da parte sua, la Corea del Nord continua a insistere che si tratta, invece, di un satellite e questo è il punto. Una Troika dell’Unione europea si era recata all’inizio di questa settimana a Pyongyang proprio per ribadire che non è giusto e non è il caso che la Corea del Nord metta in orbita alcunché ma - come ripeto - Pyongyang sta disperatamente cercando di attirare su di sé l’attenzione perché la sua situazione economica è sempre peggiore .

     
    D. – Lei è appena tornata da Seoul dove ha partecipato ad un convegno proprio sulla Corea del Nord. Che clima ha trovato?

     
    R. - Una grandissima preoccupazione e la preoccupazione è proprio per una crisi umanitaria imminente. Il vero nodo della questione nordcoreana adesso non è tanto la mancanza di aiuti energetici ma il fatto che la Corea del Nord non ha una rete elettrica sufficiente a mandare energia in tutto il Paese. Pyongyang è sempre più buia, c’è una situazione di emergenza incredibile, non c’è un’economia che riesca a supportare alcunché e questa mancanza di energia diventa drammatica. La preoccupazione di tutti, sul posto, è quella proprio di un collasso e, quindi, il fatto che ci possa essere da un momento all’altro un’emergenza umanitaria tipo quella che si è già verificata a metà degli anni ’90.

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    Presentato a Roma un libro sul meticciato: l'intervento del cardinale Scola

    ◊   L’incontro fra popoli di culture e religioni diverse è uno dei tratti caratteristici della nostra epoca. Una mescolanza di fedi, valori e tradizioni che rivela in sé grandi potenzialità e insieme forti contraddizioni. Paolo Gomarasca, ricercatore presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore, ne parla nel suo ultimo libro “Meticciato: convivenza o confusione?”. Promosso in collaborazione con la Fondazione Internazionale Oasi, per le edizioni Marcianum Press, il volume è stato presentato ieri all’Ambasciata d’Italia presso la santa Sede. C’era per noi Claudia Di Lorenzi:

    “Quando il senso religioso raggiunge una sua maturità, genera nel credente la percezione che la fede in Dio, Creatore dell'universo e Padre di tutti, non può non promuovere tra gli uomini relazioni di universale fraternità”. Benedetto XVI spiegava così - per il 20.mo anniversario dell'Incontro di preghiera per la pace di Assisi, nel 2006 – il fondamento del vivere in comunione fra persone di fedi e culture diverse, ciò che rende possibile il prodigio dell’unità nella molteplicità delle tradizioni e delle religioni. Che invero rappresenta solo il riflesso sfumato di quella unità che lo stesso Gesù chiese al Padre per gli uomini. Un’aspirazione – osserva Paolo Gomarasca – a cui l’odierna società, caratterizzata dalla mescolanza di popoli, non può sottrarsi, e che invita a ripensare la natura dei rapporti secondo categorie nuove:

    “C’è un modo pericoloso, che è quello che divide il mondo in due: da una parte le culture buone e dall’altra parte le culture cattive. Allora, la categoria di Meticciato spacca completamente questa pericolosa semplificazione, perché introduce l’idea che una cultura, se autentica e vitale, ha bisogno di incontrare un’altra cultura. Se riusciamo a pensare in questo modo, il confine tra 'noi e loro' diventa un confine poroso. Naturalmente dobbiamo essere molto attenti a orientare i risultati di questo scambio vitale tra le culture, nella direzione del riconoscimento reciproco. E qui la sfida è totalmente aperta”.

    La coesione fra persone di culture e religioni diverse trova dunque fondamento nella fede in Dio e nel sentirsi parte di un’unica famiglia universale. Il cardinale Angelo Scola, Patriarca di Venezia:

    “Tutti gli uomini sono figli di un Padre, tutti gli uomini convengono in un’esperienza elementare comune, di qualunque razza, etnia, di qualunque religione, di qualunque cultura siano. All’interno di questi presupposti, la fede cristiana a mio avviso ha la grandissima carta della testimonianza, perchè Gesù è Colui che ha dato se stesso in toto, e la vita, per la salvezza nostra e di tutti gli uomini”.

    La fratellanza universale, unita al mutuo riconoscimento e alla condivisione dei valori ultimi, rappresenta la chiave di volta per vincere una delle sfide più urgenti del nostro tempo, quella della coesione sociale fra cristiani e musulmani. Ascoltiamo Khaled Fouad Allam, sociologo musulmano:

    “I valori sono quelli dell’essere umano: il valore della sacralità della vita, i valori della solidarietà. Credo, però, che ci sia la necessità di riformulare filosoficamente i vettori importanti di un dialogo, che non sia soltanto un dialogo punto e basta, ma che sia un dialogo con il quale si possa vivere nella convivenza pacifica. Far scendere questo dialogo nella complessità sociale, questo può diventare un sistema di aggregazione sociale”.

    “Se nel corso dei secoli - ha detto Benedetto XVI ai rappresentanti del mondo islamico in occasione della XX Giornata Mondiale della Gioventù - non pochi dissensi e inimicizie sono sorti tra cristiani e musulmani” il Concilio Vaticano II “esorta tutti a dimenticare il passato”, ad esercitare la mutua comprensione e a promuovere la giustizia sociale, la pace e la libertà”. Si tratta dunque – spiega Fouad Allam – di trasformare la storia in memoria collettiva su cui fondare un patto educativo nuovo:

    “Oggi, uscendo da questo palazzo, posso incontrare cinesi, indiani, srilankesi, africani, arabi e latinoamericani. Come trasformare questo in un significato per la mia vita? Che non sia soltanto un itinerario che passa e che si dimentica? Tutto questo passa attraverso questo patto educativo: la scuola, ma non solo la scuola, le istituzioni, anche l’amicizia. Credo che abbiamo una responsabilità, non individuale, ma collettiva, una responsabilità etica”.

    Una sfida educativa – spiega il cardinale Scola – che mira a formare uomini di pace secondo una nuova pedagogia:

    “Il Santo Padre ha detto proprio di recente, parlando della pace: “E’ illusorio pensare che si possa edificare la giustizia, se non si formano uomini giusti. E ancora qui, noi cristiani, ritorniamo al grande annuncio pasquale: Cristo è la nostra Pasqua”.

    Il meticciato – è in definitiva il messaggio dell’opera - non si risolve dunque nel “vivi e lascia vivere”, nel tollerare la diversità, ma nel riconoscere in Dio quel principio comune che rende affini i diversi e che costituisce il fondamento e il fine ultimo del progetto unitario fra i popoli.

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    L'Ensemble de la Paix di suor Marie Keyrouz canta all’Accademia di Francia a Roma

    ◊   Un canto cristallino al servizio della pace, capace di interpretare il suggestivo ardore della musica sacra di tradizione orientale: è suor Marie Keyrouz, la religiosa libanese cattolica-melchita, conosciuta in tutto il mondo: infaticabile maratoneta della riconciliazione ha fondato a Beirut, nel 1984, l’Ensemble de la Paix, la formazione interreligiosa, che l’accompagna nei suoi concerti in giro per i continenti. Suor Marie, che è anche presidente e fondatrice dell’Istituto Internazionale di Canto Sacro a Parigi, canterà questa sera alle 20.30 a Villa Medici presso l’Accademia di Francia a Roma. Sentiamo la sua testimonianza al microfono di Andrea Rustichelli:

    R. – Tout ce que j’essaie de faire …
    Quello che cerco di fare è mettere la mia voce al servizio di questi canti, che non sono che preghiere. E’ soprattutto per condividerli con la gente. Si è sempre detto che cantare è pregare due volte, come ripetevano San Basilio e Sant’Agostino, ma per me cantare è anche far pregare chi ascolta. Questo deve essere lo scopo del cantante che fa canto sacro. E’ una responsabilità per noi, ma non vogliamo fare proselitismo: è piuttosto la condizione di questo momento di grazia, che viviamo pregando con coloro che sono presenti.

     
    D. – A chi offre il suo canto?

     
    R. – Le Dieu de l’amour. Quand je chante, je le vois …
    Al Dio dell’amore. Quando canto lo vedo davanti a me: è il Dio che si dona, è il Dio crocifisso. Per me è il simbolo dell’amore, del dono e di tutta la creazione.

     
    D. – Lei crede che il canto possa in qualche modo aiutare la pace?

     
    R. – Bien sûr. Bien sûr. C’est pourquoi, vous savez, moi j’ai vécu la guerre du Liban...
    Certo, io ho vissuto la guerra del Libano. Ci cadevano le bombe sulla testa e volevano che la chiamassimo "guerra di religione". Non ho mai creduto a questo e ho voluto agire. E così 25 anni fa ho fondato l’Ensemble de la Paix, che mette insieme diverse religioni. Ora ci sono una cinquantina di musicisti, di religioni, colore, cultura differenti. Penso al canto come ad un fatto di grande riconciliazione del mondo, perché è un dialogo tra i cuori. E se si va dritti al cuore delle persone, non si può trovare l’odio. E’ il mondo che crea l’odio, sono le tentazioni. Attraverso il canto sacro cristiano, dunque, per questa apertura verso le religioni, le culture diverse che il mio Ensemble rappresenta, io penso al Cristo, che si è donato al mondo intero. E, in questo senso, noi creiamo un’atmosfera di pace, che è prima interiore e che poi fa appello alla pace esteriore tra le persone.

     
    D. – Ci può descrivere la vostra attività all’Istituto internazionale di canto sacro, da lei fondato?

     
    R. – Depuis dejà quinze ans, quand je suis venue a Paris …
    Quindici anni fa, quando sono arrivata a Parigi per i miei studi di dottorato in antropologia religiosa e musicologia, mi sono resa conto della fortuna di avere tutte queste informazioni e materiali preziosi sulla musica sacra e mi sono dunque decisa di condividere tutto questo, perchè in Oriente si conoscono questi canti, ma in Occidente no. Ho voluto fare di questo centro un luogo di incontro e di condivisione di questa bellezza, che mi ricorda la bellezza di Dio.

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    Chiesa e Società



    L’Onu lancia un piano per superare la crisi economica globale

    ◊   In vista del G-20 di Londra, il prossimo 2 aprile, il segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon ha presentato a New York un piano articolato in quattro punti per impegnare i Paesi più industrializzati a sostenere un pacchetto globale di misure per contrastare la crisi. Provvedimenti che dovrebbero includere l’assistenza ai Paesi più poveri e vulnerabili, l’erogazione di credito di lungo periodo dalle banche per lo sviluppo così come contante fornito ai Paesi meno sviluppati e a quelli di medio reddito. Un impegno pari a mille miliardi di dollari nei prossimi due anni. “Gli sconvolgimenti finanziari – ha detto il numero uno del Palazzo di Vetro - non possono pregiudicare i progressi realizzati finora verso la realizzazione degli Obiettivi di sviluppo del millennio” ed ha aggiunto che la ripresa sociale avrà tempi più lunghi del recupero economico. “Un bimbo sottratto agli studi oggi – ha sottolineato - ne sconterà le conseguenze per il resto della sua vita”. Ban Ki-moon ha invitato anche a respingere con forza le tentazioni protezionistiche e ripristinare il ciclo negoziale di Doha sulla liberalizzazione del commercio internazionale, per permettere che i Paesi in via di sviluppo ne beneficino. Altra richiesta è stata quella di rendere più “verde” l’economia globale e per questo il G-20 dovrebbe impegnarsi a concludere i negoziati e raggiungere un accordo, in occasione della Conferenza di Copenhagen nel dicembre di quest’anno, per garantire un seguito al Protocollo di Kyoto. Infine ha espresso l’auspicio che il G-20, dedicato a stabilità, crescita e occupazione, possa inviare un segnale di solidarietà e speranza a tutti i popoli del mondo. (B.C.)

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    125 milioni di bambini non hanno accesso all’acqua

    ◊   A conclusione della Giornata mondiale dell'acqua 2009, lo scorso 22 marzo, l’Unicef ha reso noto che sono ancora 125 milioni i bambini sotto i 5 anni che vivono senza accesso all'acqua potabile. Una mancanza che compromette ogni aspetto della vita dei piccoli, dalla salute alla sopravvivenza fino alla loro dignità. Secondo l’esperta dell’Unicef Clarissa Brocklehurst – scrive l’agenzia Sir – nel mondo ci sono 2,5 miliardi di persone sprovviste di servizi igienici e “questo mette a repentaglio la loro salute e la qualità delle acque di cui si servono”. L’agenzia Onu pertanto sostiene in 90 Paesi i programmi "Wash" che prevedono l'utilizzo di tecnologie a basso costo come la raccolta di acqua piovana e la promozione di semplici prassi a livello familiare come il lavaggio delle mani con sapone e il trattamento dell'acqua potabile.(B.C.)

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    Guerra in Sri Lanka: appello dei vescovi cattolici e anglicani in favore dei civili

    ◊   Ancora una volta i vescovi cattolici e anglicani dello Sri Lanka hanno chiesto interventi per i civili della zona di Vanni dove è in atto un acceso scontro tra il governo di Colombo e i ribelli delle Tigri Tamil. I leader cristiani ribadiscono “l’immediata e urgentissima necessità di riconoscere la drammatica crisi umanitaria”. “E’ necessario – sottolineano in un appello riportato da Asianews - compiere passi immediati per alleviare le loro sofferenze”. I presuli chiedono “il coraggio e l’umiltà” di accordarsi per garantire l’invio di aiuti alimentari attraverso il Programma Alimentare Mondiale sino a quando sarà necessario; continuare a permettere al Comitato internazionale della Croce Rossa di trasportare malati e feriti negli ospedali in grado di soccorrerli; negoziare un cessate il fuoco che permetta ai civili di abbandonare la zona degli scontri; permettere a Nazioni Unite, Croce Rossa, organizzazioni umanitarie accreditate e rappresentanti di tutte le religioni di accedere alla regione del Vanni per monitorare l’evacuazione degli sfollati e contribuire alle operazioni di soccorso. Nell’appello si sottolinea poi l’importanza della zona di sicurezza sulla fascia costiera come un importante strumento per sottrarre gli sfollati alle violenze della guerra, e si ringrazia il governo per aver organizzato il trasporto di feriti e malati verso Trincomalee. Nel contempo chiedono però “un ulteriore ampliamento del divieto di utilizzo di artiglieria pesante e di bombardamenti indiscriminati nelle zone in cui risiedono i civili”. (B.C.)

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    Filippine: l'impegno della Chiesa per la liberazione dei tre ostaggi della Croce Rossa

    ◊   Cercare ogni strada possibile per mediare nel rapporto con il gruppo che ha rapito i tre operatori della Croce Rossa, sequestrati a gennaio; digiunare e pregare, in questo tempo di Quaresima, per implorare da Dio la grazia della loro salvezza. Lungo questi due binari - riferisce l'agenzia Fides - si sta muovendo la comunità cattolica nelle Filippine del Sud per scongiurare la morte dell’italiano Eugenio Vagni, dello svizzero Andreas Notter e della filippina Mary Jean Lacaba, rapiti da un commando del gruppo ribelle “Abu Sayyaf”, che nei giorni scorsi ha minacciato pubblicamente di uccidere gli ostaggi. I terroristi hanno infatti chiesto il ritiro delle truppe di Manila dalle roccaforti della guerriglia, le isolette prospicienti la grande isola di Mindanao, nelle Filippine del Sud. La comunità cattolica locale, che tradizionalmente ha instaurato buoni rapporti con le comunità musulmane, si sta interessando per cercare di stabilire un contatto e una mediazione con i gruppi ribelli per negoziare il rilascio degli ostaggi. Si sottolinea il fatto che la Croce Rossa, come numerose altre Ong, è presente nelle Filippine del Sud – attualmente teatro del conflitto fra le truppe di Manila e i gruppi ribelli di matrice islamica – per portare aiuti umanitari, assistenza medica e soccorrere la popolazione bisognosa, senza alcuna discriminazione di etnia o religione. In special modo la Croce Rossa è molto impegnata nelle zone di guerra e di guerriglia, quelle più a rischio, ma i suoi operatori, consci della propria missione, non hanno mai rifiutato incarichi in contesti pericolosi. In questa delicata situazione ha risuonato in tutto il paese l’accorato appello diffuso sulle onde di “Radio Veritas” da mons. Leopoldo Tumulak, Ordinario militare, che ha invitato tutti i fedeli a digiunare e pregare per chiedere a Dio la salvezza degli ostaggi. (R.P.)

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    Tagikistan: il presidente firma legge che restringe la libertà religiosa

    ◊   Una nuova legge che restringe notevolmente gli spazi della libertà religiosa è stata firmata oggi dal presidente del Tagikistan, Imomali Rakhmon. La nuova normativa, in gestazione dal 2006 e che entrerà in vigore dopo la sua pubblicazione ufficiale, è stata criticata fin dal suo primo apparire sia dall’Organizzazione per la cooperazione e la sicurezza in Europa (Osce) che dagli Stati Uniti. In un Paese nel quale i musulmani rappresentano il 95% di 6,5 milioni di abitanti e che confina con l’Afghanistan, la preoccupazione principale del governo è quella di frenare le tendenze fondamentaliste ed estremiste. Così, a gennaio è stata dichiarata fuorilegge la corrente salafita dell’Islam, vietando anche l’introduzione nel Paese di pubblicazioni che ad essa facciano riferimento. Nella sua lunga elaborazione - riferisce l'agenzia AsiaNews - il progetto di legge è arrivato a proibire l’educazione religiosa per bambini con meno di 7 anni e qualsiasi insegnamento religioso nelle case private. Impone la censura preventiva sulla letteratura religiosa e restrizioni sulla celebrazioni di riti, in luoghi approvati dallo Stato. Solo cittadini tagiki, inoltre, possono essere alla guida di gruppi religiosi e non possono essere registrati gruppi religiosi non musulmani che abbiano meno di 400 fedeli nelle zone rurali, 800 in quelle cittadine e 1.200 nella capitale. Previsto l’obbligo per un missionario straniero di risiedere in un luogo per almeno dieci anni prima di potere fondare nuove comunità. (R.P.)

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    Appello al dialogo da parte dei vescovi argentini per evitare la violenza

    ◊   I vescovi argentini, ricordando il significato profondo della Settimana Santa, hanno lanciato un appello alla convivenza pacifica per costruire insieme il futuro della nazione, in un comunicato del Comitato permanente dell’episcopato riunito a Buenos Aires da martedì scorso. “Invitiamo tutti i cittadini a rinforzare l’amicizia sociale e le istituzioni del Paese” scrivono i presuli che, citando l’esortazione conclusiva dell’ultima Assemblea Plenaria, aggiungono che “quando prevalgano gli interessi particolari sul bene comune o quando il desiderio di dominio sovrasta il dialogo e la giustizia, si mette a repentaglio la dignità delle persone e ineluttabilmente cresce la povertà in tutte le sue manifestazioni”. Con riferimento alla delicata situazione che vive il Paese, e ribadendo sempre quanto già i vescovi avevano scritto ed illustrato alle autorità e all’intero popolo di Dio nel novembre scorso, osservano che “tutte le democrazie vivono momenti di conflitto. “In questo tipo di situazioni – sottolineano i presuli - l’incoraggiamento dello scontro può sembrare un cammino facile ma il modo più opportuno e saggio consiste invece nel prevenire e poi affrontarle tramite il dialogo”. “Siamo convinti che questa sia la strada da percorrere” rilevano i presuli ritenendo di dover ripetere, ancora una volta, che “in un momento difficile solo il dialogo può rendere possibile nuovi accordi per investire nel futuro del Paese e costruire un Paese con futuro”. “Si tratta - aggiungono - di una questione fondamentale nei tempi in cui viviamo quando la crisi dell’economia globale comporta il rischio di una crescita dell’iniquità e ciò obbliga a prendere coscienza della dimensione sociale e politica del problema della povertà”. Secondo i vescovi argentini la situazione impone la “promozione di politiche pubbliche” poiché possono essere “un’opzione in grado di prestare sostegno ai più poveri ed esclusi”. “La minaccia di un aumento della povertà nei prossimi mesi, proseguono i presuli, è la sfida principale che abbiamo davanti e deve essere affrontata con una gestione solidale tanto nel settore pubblico come in quello privato”. Il futuro dell’Argentina e della sua crescita impone a giudizio della Chiesa “sforzo, unità e solidarietà tra tutti gli argentini”. A conclusione del messaggio, i vescovi invocano la protezione del Signore soprattutto in questi giorni in cui si rivive “il suo sacrificio per farci diventare tutti figli di Dio” e rivolgendosi a ogni argentino scrivono: “Fratelli, con sincero amore per la nostra nazione e con spirito di servizio al nostro popolo chiediamo a tutti di evitare atteggiamenti che ci portino allo scontro e alle divisioni” che possono poi generare violenza. “Il momento attuale – concludono - esige il dialogo sincero e trasparente, la riconciliazione tra gli argentini e la ricerca di consensi per rinsaldare la pace sociale”. (A cura di Luis Badilla)

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    Nicaragua: più di 10 mila persone alla marcia in favore della vita

    ◊   Ieri migliaia di cattolici, insieme ad alcuni vescovi nicaraguensi ed al nunzio apostolico, sono scesi nelle strade di Estelí per protestare contro l’aborto, in occasione della Giornata del Nascituro. La manifestazione ha percorso poco più di un chilometro ed è culminata con una Santa Messa all’aperto nei pressi della Cattedrale di Estelí, 150 chilometri a nord di Managua. L’obiettivo della marcia - riferisce l'agenzia Fides - era di trasmettere alla popolazione un messaggio per la vita e contro la morte. Come informano gli organizzatori, hanno partecipato all’iniziativa più di 10.000 persone. La celebrazione eucaristica è stata presieduta dal vescovo della diocesi di Estelí, mons. Juan Abelardo Mata, e vi hanno partecipato il nunzio apostolico a Managua, mons. Henry Jósef Nowacki e mons. Enrique Herrera, vescovo di Jinotega. All’omelia, mons. Abelardo Mata ha affermato che molti “da una parte dicono di difendere i diritti umani e dall’altra promuovono l’aborto”. Il presule ha ricordato che la donna va rispettata e va rispettato il suo corpo, “il che implica non solo dire il mio corpo è mio, bensì rispondere al piano del suo Creatore”. Oltre a questa marcia, nelle diverse diocesi del Paese sono state realizzate numerose giornate di preghiera per la vita. Il direttore nazionale dell’Associazione nicaraguense per i diritti umani (ANPDH), Roberto Petray, ha reso noto che insieme a questa attività realizzata durante la Giornata Nazionale del Nascituro è stato anche inviato un messaggio alle persone che desiderano ristabilire nuovamente l’aborto terapeutico, ricordando loro che il diritto alla vita è inviolabile. In effetti, la legislazione nicaraguense proibisce qualsiasi tipo di aborto, perché il Parlamento nicaraguense, nel contesto della Campagna per le elezioni presidenziali del 2006, si fece eco alle petizioni della Chiesa cattolica e di quella Evangelica per abrogare l’aborto terapeutico, realizzato in caso di pericolo per la madre, che figurava nel Codice Penale della nazione da più di un secolo. L’organizzazione per i diritti umani ANPDH sta facendo in modo che la Corte Suprema di Giustizia si pronunci contro la reintroduzione di ogni tipo di aborto, a seguito del ricorso di un gruppo di donne che ha definito questa proibizione incostituzionale. (R.P.)

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    Polonia: celebrata la “Giornata della Santità della Vita”

    ◊   Ieri, solennità dell’Annunciazione del Signore, la Chiesa polacca ha celebrato “La Giornata della Santità della Vita”, per sostenere la difesa della vita umana dal concepimento fino alla morte naturale. Secondo quanto riferisce la Fides, l’arcivescovo metropolita di Czestochowa, mons. Stanislaw Nowak, ha presieduto la Santa Messa nella cattedrale della Sacra Famiglia di Nazaret, a Czestochowa. Alla “Giornata della Santità della Vita” hanno partecipato in modo particolare i sacerdoti impegnati nella pastorale delle famiglie, i religiosi e le religiose, i membri dell’azione cattolica e dei movimenti pro-life e pro- famiglia. Nella sua omelia l’arcivescovo Nowak ha sottolineato l’importanza, la grandezza e la santità della vita umana: “La vita di ogni persona è santa. Come cristiani dobbiamo difendere la vita umana dal concepimento fino alla morte naturale. La Chiesa deve essere contro l’aborto, la fecondazione ‘in vitro’ e l’eutanasia. Dobbiamo creare una cultura della vita. La filosofia e la cultura di oggi sono la filosofia e la cultura della morte. Noi, come cristiani, dobbiamo essere della cultura della vita e contro il relativismo etico” ha sottolineato il metropolita di Czestochowa. Anche il più diffuso settimanale cattolico polacco, “Niedziela”, con sede a Czestochowa, nei giorni dal 16 al 24 marzo ha promosso l’azione pro-life intitolata “Salva il Santo”, sostenuta dai siti cattolici polacchi. Presso le parrocchie di Czestochowa sono stati promossi incontri di preghiera per la santità e la difesa della vita umana. (R.P.)

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    Attese 100 mila persone alla manifestazione di domenica a Madrid contro l’aborto

    ◊   Si sta preparando una grande festa della vita a Madrid. Gli organizzatori della manifestazione contro l'aborto convocata da un centinaio di associazioni, si attendono centomila persone domenica prossima. L’iniziativa nasce per protestare contro il progetto di depenalizzazione dell’interruzione di gravidanza promosso dal governo socialista del premier Josè Luis Zapatero, ora all'esame del Parlamento. La norma prevederà l’aborto durante le prime 14 settimane e dopo 22 “solo in caso di gravi malformazioni del feto incompatibili con la vita”. La legge attuale, del 1985, non depenalizza l'aborto ma lo consente in tre casi: stupro, malformazione del feto, rischi per la salute fisica o psichica della madre senza limiti di tempo. La manifestazione, evidenziano gli organizzatori, è contro “una legge ingiusta”. (B.C.)

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    Timor Orientale: riserve dei vescovi sul nuovo Codice penale in relazione all'aborto

    ◊   I vescovi di Bacau, mons. Basilio do Nascimento, e di Dili , mons. Alberto Ricardo da Silva, hanno espresso qualche riserva sulle norme relative all’aborto contenute nella bozza del nuovo Codice penale che il Parlamento timorese dovrà approvare il prossimo aprile. Il Codice, che prenderà il posto di quello indonesiano in vigore dai tempi dell’occupazione indonesiana, all’articolo 142 definisce l’aborto un reato penalmente perseguibile, permettendolo solo in casi estremi e in particolari circostanze. Durante un recente incontro a Dili e a Bacau con il Premier Alexandre “Xanana” Gusmao e il suo vice Josè Luis Guterres, i due vescovi, - riferisce l'agenzia Ucan - pur condividendo l’impianto generale dell’articolo, hanno rilevato come nella sua attuale formulazione non tuteli abbastanza la vita del nascituro. Esso infatti prevede che nei casi di emergenza, debba essere privilegiata la vita della madre su quella del bambino non nato, mentre – hanno ricordato i due presuli – secondo gli insegnamenti della Chiesa si deve fare il possibile per salvare la vita di ambedue. Dopo il colloquio mons. da Silva ha dichiarato all’agenzia Ucan che la Chiesa locale auspica che il nuovo Codice penale sia sottoposto a un referendum in modo che i cittadini timoresi possano esprimersi “in particolare sull’articolo 142”. “ Il governo - ha spiegato da parte sua il vice Primo ministro Guterres in un’intervista - attraverso il progetto di codice penale, vuole classificare l'aborto come un atto criminale per riflettere il carattere cattolico del paese. Questo ha aggiunto - è il motivo per cui il governo si è incontrato con i vescovi per ottenere il loro parere su un codice penale che può soddisfare le esigenze di tutti gli abitanti”. Guterres ha infine precisato che “il governo vuole per ogni cittadino il rispetto del suo diritto alla vita". Già colonia portoghese, occupata per 24 anni dall’Indonesia dal 1975, Timor Orientale è diventata pienamente indipendente il 20 maggio 2002. Più del 95% della popolazione (circa un milione di abitanti) è cattolica. (L.Z.)

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    Zambia: i vescovi contro la ratifica del Protocollo di Maputo

    ◊   I vescovi dello Zambia chiedono al governo di non ratificare il Protocollo di Maputo, siglato nel 2003 dall’Unione Africana, in quanto contrario al principio della sacralità della vita e del matrimonio. “Come Conferenza episcopale – si legge in una lettera al Presidente Rupiah Banda ripresa dall’agenzia Cns – raccomandiamo vivamente al governo di rifiutare la ratifica di questo Protocollo” se non verranno emendati le parti più controverse: l’articolo 7 sul divorzio, la separazione e l’annullamento dei matrimoni e l’articolo 14 che garantisce la tutela dei “diritti riproduttivi delle donne autorizzando l'aborto medico nei casi di stupro, di incesto, e quando la continuazione della gravidanza mette in pericolo la salute fisica e mentale della madre, o la vita della madre, o del feto". Secondo gli insegnamenti della Chiesa - ricordano i vescovi zambiani - il matrimonio è un patto d’amore “attraverso il quale un uomo e una donna stabiliscono un rapporto di comunione” a vita. Così è concepito nel disegno di Dio: “Ne consegue che secondo l’ordinamento della Chiesa, al quale lo Zambia deve adeguarsi in quanto nazione cristiana, non c’è spazio per il divorzio” che “non ha alcun riscontro nei testi biblici”. Quanto ai cosiddetti “diritti riproduttivi” della donna a cui fa riferimento l’articolo 14 del Procollo, essi non possono prevalere sul diritto inalienabile alla vita, poiché “ogni vita umana è assolutamente uguale all’altra. Questa uguaglianza è la base di ogni autentica relazione sociale, che per essere veramente tale, può essere fondata solo sulla verità e la giustizia che riconosce e tutela ogni uomo e donna come una persona e non come un oggetto da usare”. Nel caso di violenze sessuali, stupri, e incesti, puntualizzano ancora i presuli zambiani, “il concepimento potrebbe essere già avvenuto prima che la donna possa rivendicare i suoi diritti riproduttivi”, per cui un intervento medico in questa fase rischia di tradursi “nell’uccisione di una vita umana innocente”. Adottato dall'Unione Africana l'11 luglio 2003 nel contesto degli accordi definiti dalla Carta Africana dei Diritti dell'Uomo e dei Popoli, il Protocollo di Maputo è entrato in vigore il 25 novembre 2005. I suoi 32 articoli impegnano i Paesi che lo ratificano ad adeguare la propria legislazione interna introducendo una serie di norme a tutela dei diritti delle donne, alcune ampiamente condivisibili, altre, tra cui quelle che favoriscono l’aborto, fermamente contrastate dalla Chiesa. (L.Z.)

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    Uganda: cattolici, anglicani ed ortodossi uniti contro la corruzione

    ◊   I pubblici ufficiali corrotti stanno mandando in rovina l’Uganda; il governo e la popolazione dovrebbero agire in fretta per porre fine a questa piaga. Così, in sintesi, l’Uganda Joint Christian Council (UJCC), organismo che racchiude esponenti cattolici, anglicani ed ortodossi, lancia l’allarme sulla corruzione che attanaglia il Paese. In una nota diffusa nei giorni scorsi, l’UJCC sottolinea che la corruzione e l’abuso d’ufficio sono il risultato “della decadenza morale e della depravazione” e dovrebbero essere combattute “con vigore e senza sosta, di casa in casa, di strada in strada, di comunità in comunità e di istituzione in istituzione”. Ribadendo che le persone corrotte agiscono contro la volontà del Signore, i leader dell’UJCC si dicono “profondamente rattristati dal fatto che l’Uganda stia perdendo miliardi di scellini, ogni anno, a causa della corruzione di pubblici ufficiali, inclusi coloro che hanno perfezionato l’arte dell’inganno attraverso il pagamento per un lavoro scadente o non portato a termine”. Questo spiega, si legge ancora nella nota, il perché di “edifici fatiscenti, di strade disastrate e di medicinali carenti nei centri sanitari nazionali”. Di qui, l’appello a tutti i leader religiosi perché diano il via alla “lotta contro la corruzione, sensibilizzando i cittadini dell’Uganda”. “Chiediamo al governo – continua la nota – di portare davanti alla giustizia coloro che perpetrano la corruzione, recuperando i fondi pubblici ed i beni sottratti indebitamente, e di approvare provvedimenti di legge, ancora in sospeso, cruciali per la lotta” contro questa piaga. “La battaglia non sarà facile – conclude l’UJCC – ma è necessaria, se vogliamo assicurare un futuro alle giovani generazioni ed ai loro discendenti”. (I.P.)

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    Sudafrica: i vescovi invitano i partiti a non strumentalizzare la Chiesa in vista delle elezioni

    ◊   “La Chiesa sudafricana non sostiene alcun partito politico alle elezioni del 22 aprile” perché “ciò non rientra nel suo ruolo”. È quanto puntualizza in una nota il portavoce della Conferenza dei vescovi cattolici dell’Africa meridionale (SACBC), cardinale Wilfried Napier, che invita i leader di tutti i partiti ad astenersi da qualsiasi strumentalizzazione delle Chiese e dal tentativo “di arruolarle nelle loro file”. “Come Chiesa cattolica – si legge nella dichiarazione – ci affidiamo al principio fondamentale della democrazia che permette a ciascun soggetto di fare le sue scelte in scienza e coscienza”. Scelte dunque “libere da qualsiasi forma di costrizione da parte di una Chiesa, di un partito politico o di un altro gruppo di interesse e guidate dai principi morali con cui ognuno di noi distingue il giusto dall’errore, il bene dal male, la verità dalla menzogna”. La nota reitera quindi l’invito rivolto dai vescovi sudafricani lo scorso gennaio ad un voto responsabile e conclude con la con l’auspicio che il processo elettorale possa svolgersi in modo “pacifico, giusto e trasparente”. La tornata elettorale del 22 aprile potrebbe essere cruciale per il Paese: gli elettori, infatti saranno chiamati a scegliere se continuare a sostenere il partito uscente in carica, l’ “Africa National Congress” (ANP) al potere dalla fine dell’apartheid e travolto ultimamente da vari scandali, o se cambiare completamente compagine al governo. Per il buon esito del voto le Chiese sudafricane hanno organizzato lo scorso 20 marzo una speciale giornata di preghiera. (L.Z.)

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    Conferenza delle organizzazioni ecumeniche a Bangkok per la tutela dei dalit

    ◊   La tutela delle minoranze dalit, i cosiddetti “fuori casta”, è stata al centro di una conferenza internazionale svoltasi a Bangkok, in Thailandia, promossa dal World Council of Churches (Wcc) e dal Lutheran World Federation (Lwf). Sono 250 milioni le persone nel sud dell’Asia – riferisce l’Osservatore Romano – che vivono ancora ai margini della società e che non godono dei diritti civili come il resto della popolazione. I dalit, tra questi molti cristiani, non rientrano nel sistema delle caste sulle quali è strutturata soprattutto la società indiana; la loro segregazione è a tutt’oggi praticata in particolare in quegli Stati dove i partiti fondamentalisti indù detengono il potere. La conferenza, alla quale hanno partecipato 80 delegati e una quarantina tra leader e teologi delle varie comunità ecclesiali cristiane oltre alle organizzazioni che si occupano di diritti umani, ha voluto analizzare le problematiche dei dalit e raccogliere le esperienze per delineare nuove prospettive riguardo alla sfida della loro emancipazione e del loro riscatto. Si è voluto inoltre lanciare un appello alla solidarietà da parte della Chiesa globale, rimarcando la necessità che le autorità civili assicurino la difesa dei diritti costituzionali a coloro che vivono nell’oppressione e nell’emarginazione.(B.C.)

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    Iraq: nasce il Consiglio dei capi delle Chiese cristiane

    ◊   Lavorare per il bene del paese. E’ questo il principale obiettivo del nuovo consiglio dei capi delle chiese cristiane che sta per nascere in Iraq. “Ci siamo riuniti”, come ha spiegato a Baghdadhope mons. Shleimun Warduni, “ per fondare questo consiglio che riunirà, si pensa due volte all’anno, tutti i capi delle chiese cristiane in Iraq, cattolica, ortodossa e protestante”. Nell’incontro si sono elaborate le regole, quindi è stato formato una sorta di statuto, che i lavori del consiglio seguiranno. L’attuale riunione è stata presieduta dal patriarca caldeo, il cardinale Mar Emmanuel III Delly, ma sono previste delle elezioni per stabilire chi in futuro lo presiederà e chi sarà il segretario. All’evento hanno partecipato i rappresentanti di tutte le chiese o in persona o con una nota fatta pervenire al consiglio. (A.D.)

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    Spagna: lettera dei vescovi per l’arrivo della Croce della GMG

    ◊   “La Croce di Cristo appare al centro della vita dei giovani e di tutti i cristiani come quello che realmente è: il luogo in cui si è realizzata la redenzione del mondo”. Lo scrive il cardinale Antonio Rouco Varela, arcivescovo di Madrid e presidente della Conferenza episcopale spagnola, in una lettera pastorale pubblicata in vista della Domenica delle Palme. Quel giorno, il 5 aprile, infatti, oltre 4mila giovani della diocesi di Madrid, accompagnati dallo stesso porporato, riceveranno dalle mani dei loro coetanei di Sydney la Croce della Giornata Mondiale della Gioventù, che si svolgerà proprio nella capitale spagnola dal 16 al 21 agosto 2011, sul tema “Radicati e fondati in Cristo, saldi nella fede” (Col, 2,7). “Questa Croce – continua la lettera – fu affidata per la prima volta ai giovani dal Servo di Dio Giovanni Paolo II, nel 1984, affinché viaggiasse per il mondo nel periodo che intercorre tra una GMG e la successiva”. “Guardare alla Croce – aggiunge il presidente dei vescovi spagnoli – baciarla ed adorarla è uno dei gesti più semplici e profondo della pietà cristiana che impariamo sin da bambini”. Una volta arrivata a Madrid, la Croce della GMG verrà collocata nella Cattedrale cittadina, insieme all’icona della Vergine Maria. Il Venerdì Santo, verrà adorata durante le celebrazioni liturgiche, quindi sarà portata in processione per le strade di Madrid, insieme al Gesù di Medinaceli, statua molto venerata dal popolo madrileno. “Con questo incontro tra l’immagine di Gesù e la Croce della GMG – scrive il card. Rouco Varela – si darà inizio ad un pellegrinaggio della Croce stessa per tutte le parrocchie e le comunità cristiane della nostra arcidiocesi e per tutte quelle che lo richiederanno fino al 2011”. Rivolgendosi in particolare ai giovani, il porporato li invita, quindi, a prepararsi a questo evento “attraverso la conversione del cuore, la pratica del sacramento della riconciliazione e della carità fraterna, specialmente nei confronti dei più bisognosi in questi tempi di crisi economica”. In questo modo, conclude l’arcivescovo di Madrid, i giovani riceveranno la forza necessaria “per portare, insieme a Cristo, la propria croce personale, con la certezza che la sofferenza della croce culmina nella gloria della Pasqua”. (I.P.)

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    Prime testimonianze su suor Prema nuova superiora delle Missionarie della Carità

    ◊   “Prema significa amore”. Il nome della nuova superiora generale delle Missionarie della carità in sanscrito indica l’amore puro e santo. A spiegarlo ad AsiaNews è fratel Paul, sacerdote inglese che fa parte dei Fratelli missionari, il ramo maschile della famiglia religiosa fondata da Madre Teresa. Suor Prema ha incontrato per la prima volta la beata nel 1980, a Berlino, dopo aver letto il libro “Qualcosa di bello per Dio” in cui il giornalista della Bbc, Malcolm Muggeridge, racconta il suo incontro con Madre Teresa avvenuto nel 1969, in occasione del servizio tv che fece conoscere al mondo la suora di Calcutta. Fratel Paul ha vissuto gli ultimi sette anni nella Shanti Bhavan, la Casa della pace di Calcutta, e afferma: “Conosco suor Prema, è una persona ascetica, dalla spiritualità profonda, con una fiducia assoluta in Dio, limpida nella missione e con il carisma della Missionarie della Carità, di servire Gesù nei più poveri tra i poveri, fisso nel suo cuore”. Dopo suor Nirmala Joshi, indiana, il Capitolo generale svoltosi a Dumdum ha scelto una donna tedesca per guidare la congregazione, come a rispecchiare l’internazionalità dell’opera delle Missionarie: 4500 suore presenti in 133 Paesi. L’arcivescovo di Calcutta, mons. Lucas Sircar, ha affermato che suor Prema è stata eletta al primo scrutinio ottenendo oltre i due terzi dei voti delle 163 delegate. Padre Paul afferma che il Paese di provenienza della nuova superiora generale non rappresenta un cambiamento perché “Dio non guarda alla nazionalità, ma discerne il cuore”; il compito ora affidato a suor Prema è quello di “guidare le Missionarie della carità verso la santità della nostra beata Madre Teresa”. (R.P.)

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    Documenti audiovisivi per combattere l’Aids da una prospettiva cristiana

    ◊   “Seminare tra le lacrime” e “E' arrivato il cambiamento” sono i titoli di due documentari prodotti da Metanoia Media e disponibili in rete. Entrambi – riferisce Zenit - dimostrano come sia possibile lottare contro l'Aids da una prospettiva cristiana e come, a partire dall'esperienza sudafricana, il profilattico non stia fermando la pandemia. I documentari, ai quali se ne aggiungeranno altri due entro la fine dell’anno, presentano immagini e testimonianze inedite degli attivisti cattolici nella lotta all’Hiv in Sudafrica e Uganda e sono parte di un programma promosso da mons. Hugh Patrick Slattery, vescovo di Tzaneen, in Sudafrica. Il presule in un’intervista all’agenzia ha sottolineato che “l'astinenza prematrimoniale e la fedeltà nel matrimonio fermeranno rapidamente la diffusione dell'Aids”.(B.C.)

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    L’emergenza educativa al centro di un convegno della Cei da domani a Roma

    ◊   “L’emergenza educativa, persona, intelligenza, libertà, amore” è il titolo del IX Forum del progetto culturale della Conferenza episcopale italiana che si svolgerà da domani e fino a sabato a Roma. Un tema più volte ripreso da Benedetto XVI nei suoi interventi e che sia genitori, che educatori e sacerdoti avvertono sempre più come un’urgenza. Sembrano infatti aumentare le difficoltà che si incontrano nel trasmettere alle nuove generazioni i valori-base dell’esistenza e di un retto comportamento, nel formare quindi persone solide, capaci di collaborare con gli altri e di dare un senso alla propria vita. Il convegno sarà l’occasione per analizzare la questione sotto diversi punti di vista; vi parteciperanno tra gli altri personalità del mondo della cultura e della teologia. “Il Forum – ha evidenziato il prof. Francesco Bonini, coordinatore scientifico del progetto culturale - non è un comitato scientifico nel senso accademico dell’espressione ma piuttosto di un’assemblea ampiamente rappresentativa, ai cui membri è chiesto un contributo personale di riflessione e proposta, tanto nei lavori del Forum quanto nelle diverse articolazioni del progetto culturale”. Ad aprire i lavori sarà il cardinale Camillo Ruini, presidente del Comitato per il progetto culturale della CEI, a seguire i contributi di Giuseppe De Rita, sociologo e presidente del Censis e del prof. Giorgio Israel.(B.C.)

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    I dermatologi denunciano: troppe reazioni negative alla cure estetiche

    ◊   Macchie e cicatrici anche permanenti, dolore che dura giorni, gonfiore che resta mesi e labbra che si gonfiano e si sgonfiano. Sono solo alcuni dei più frequenti eventi avversi imprevisti a carico di comuni terapie estetiche. A registrarli sono stati 128 specialisti dermatologi italiani che parteciperanno, da domani al 29 marzo a Roma, al primo meeting della Società internazionale di chirurgia estetica e di dermatologia oncologica (Isplad), che riunirà 2000 specialisti da tutto il mondo. A carico delle 'punture ringiovanenti', che spianano rughe e gonfiano labbra o zigomi in modo temporaneo, l'83,67% dei dermatologi registra edemi e gonfiori fino a due settimane. Il dolore persiste fino a tre giorni per il 21,43% dei medici. La formazione di granulomi, reazioni infiammatorie che provocano noduli persistenti, sono state riportate dal 16,33% dei medici. Se le punture sono ad effetto definitivo, il 33% dei dermatologi denuncia la formazione di granulomi simili ad 'un sacchetto di biglie'. ''Le reazioni avverse registrate negli ultimi tempi a carico delle 'punturine' - ha spiegato Antonio di Pietro, presidente Isplad - sono dovute alle recenti formulazioni contenenti addensanti che agiscono da collanti aggiunti per prolungare la durata del riempimento''. I laser, usati come antimacchia o per la depilazione, lasciano macchie per il 56% dei dermatologi e cicatrici per il 18%. A carico del peeling, usato come trattamento leggero per ringiovanire il volto, il 52% dei medici denuncia la comparsa di macchie scure. Infine si registra anche un caso di shock anafilattico a seguito di iniezione di botulino. (R.G.)

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    24 Ore nel Mondo



    Baghdad scossa da una nuova strage di civili

    ◊   Nuova strage di civili a Baghdad: un’auto bomba è esplosa in un quartiere periferico della capitale irachena causando almeno 16 morti e 35 feriti. Secondo fonti di polizia il bilancio potrebbe aggravarsi. Intanto, sul fronte diplomatico si segnala il rinvio della visita del presidente palestinese Abu Mazen, prevista per oggi, a data da destinarsi. Lo ha reso noto un responsabile dell'Autorità Nazionale Palestinese senza fornire spiegazioni sulla decisione.

    Afghanistan
    Ennesimo attacco ai danni delle forze di sicurezza in Afghanistan. Nove poliziotti afghani sono stati uccisi a seguito di un attacco ad un checkpoint nel sud del Paese, da parte dei miliziani talebani.

    Iran annuncia presenza a Conferenza Onu
    L'Iran prenderà parte alla Conferenza Onu sull’Afghanistan prevista all'Aja per il 31 marzo. Lo ha confermato un portavoce del ministero degli Esteri olandese, precisando però che il livello della delegazione non è stato ancora definito. La Conferenza si svolge sotto l'egida dell'Onu ma è stata proposta dal segretario di Stato americano, Hillary Clinton. La partecipazione dell’Iran potrebbe quindi rappresentare l’occasione per un rilancio dei rapporti tra Washington e Teheran.

    Pakistan
    Non si fermano le violenze in Pakistan. A Dera Ismail Khan, nel nord-ovest del Paese, un kamikaze ha ucciso almeno sei persone facendosi saltare in aria in un ristorante, dove era in corso la riunione di un gruppo ostile ai talebani. Nella stessa regione si era diffusa anche la notizia che un drone Usa aveva lanciato due missili contro una casa di Mir Ali, nel Nord Waziristan, uccidendo almeno quattro persone, ma le autorità locali hanno smentito.

    Medio Oriente
    Sono ripresi, con la mediazione dell’Egitto, i negoziati indiretti tra Israele e il movimento islamico Hamas. L’obiettivo, secondo quanto si legge sul sito web dell'emittente televisiva 'al-Arabiya', è quello di arrivare ad un accordo per uno scambio fra il caporale dell’esercito israeliano Shalit e alcuni prigionieri palestinesi. Durante l’incontro, pare, si siano registrati notevoli progressi e quindi l’intesa potrebbe essere non troppo lontana.

    Viaggio in Africa di Sarkozy
    Il presidente francese Nicolas Sarkozy è giunto a Kinshasa, nella Repubblica Democratica del Congo, prima tappa di un tour nel continente. Le altre tappe includono il Congo Brazzaville e il Niger, dove Sarkozy illustrerà la sua politica verso l'Africa. Sull’importanza politica di questo viaggio e sulla politica francese nel continente, Stefano Leszczynski ha intervistato Michele Luppi, giornalista esperto di Africa:

    R. – E’ molto importante perché proprio attorno alla figura del presidente francese erano circolate nella Repubblica Democratica del Congo aspre polemiche negli ultimi mesi, dopo che nel mese di gennaio il presidente Sarkozy aveva fatto alcune dichiarazioni in cui sosteneva che l’unico modo per riuscire ad arrivare ad una pace stabile nel travagliato est congolese era quello di procedere ad una sorta divisione delle ricchezze, di compartecipazione alle ricchezze congolesi da parte, sì della Repubblica Democratica del Congo, ma anche del vicino rwandese. Questo aveva provocato delle grosse critiche da parte dei politici congolesi che vedevano in questo un tentativo di balcanizzazione del Paese, cioè di vedersi sottratte le proprie ricchezze e parte addirittura del proprio territorio. Quindi, il viaggio di Sarkozy vuole rassicurare in un certo senso i politici congolesi perché sul piatto ci sono appunto importanti contratti economici che riguardano la ricostruzione di un Paese immenso come la Repubblica Democratica del Congo.

     
    D. – Come mai questo rilancio della politica africana da parte di Sarkozy, come mai tanta attenzione all’Africa?

     
    R. – L’Africa è sempre stata l’unico continente in cui la Francia continuava a volere fortemente giocare un ruolo da solista e, quindi, la volontà di Sarkozy è quella di rientrare in questo scacchiere che è veramente importante non solo da un punto di vista economico ma anche da un punto di vista politico.

     
    D. - In questa area delicata dell’Africa la Francia ha anche una presenza militare consistente…

     
    R. - Diciamo che in Africa l’impegno militare va di pari passo sempre con l’impegno politico, quindi, il muovere i militari significa comunque poi poter in un certo senso pretendere relazioni anche politiche speciali con i governanti.

     
    Somalia
    Il ministro dell'Interno somalo Ali Omar è rimasto ferito stamani a Mogadiscio in un attentato. Una bomba è esplosa al passaggio della vettura dell’esponente del governo, uccidendo il suo assistente e due passati. Al momento non è pervenuta alcuna rivendicazione da parte delle milizie islamiche, che non hanno firmato gli accordi di Gibuti con il governo.

    Italia testamento biologico
    Le Dichiarazioni anticipate di trattamento (Dat) non saranno vincolanti. In pratica il medico non sarà obbligato ad attuare la dichiarazione di volontà ma avrà un margine per intervenire a fronte di nuove evidenze scientifiche. La modifica al Disegno di legge sul testamento biologico in discussione al Senato è stata introdotta con l’approvazione di un emendamento presentato dall’Udc e votato dalla maggioranza. Per le 18.00 è atteso il voto finale dell'Aula sull’intero provvedimento che poi passerà all’esame della Camera.

    Italia: Economia
    Continuano a farsi sentire gli effetti della crisi sul sistema economico italiano. La Confindustria ha aggiornato al ribasso le stime del Pil Italiano per il 2009 prevedendo un -3,5% rispetto -1,3% della stima precedente. Secondo il Centro studi Confindustria peggiorerà anche il deficit pubblico, toccando il 4,6% del Pil. Male anche l’occupazione: tra la metà del 2008 e la metà del 2010 in Italia verranno persi 507 mila posti di lavoro. Unica nota positiva il calo di prezzi e tassi d’interesse che determinerà ingenti risparmi su mutui e bollette.

    Austria: elezione presidente Aiea
    Fumata nera per quanto riguarda le prime tre votazioni per eleggere il nuovo direttore generale dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica. La riunione del Consiglio dei 35 governatori dell’organizzazione, che si è tenuta a Vienna, si è risolta con un nulla di fatto, perché nessuno dei due candidati ha ottenuto la maggioranza dei due terzi richiesta. In testa il giapponese Yukiya Amano, che ha avuto 20 voti al terzo round di consultazioni contro i 15 del rivale, il sudafricano Abdul Samad Minty. Domani il board dell'Aiea si riunirà per una nuova tornata di votazioni, dove però varrà il principio della maggioranza semplice. (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra)
     

     
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIII no. 85

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