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Sommario del 19/03/2009

Il Papa e la Santa Sede

  • L'Africa sia continente di speranza attento a quanti cercano di imporre il regno del denaro disprezzando i più indigenti: così il Papa nello Stadio di Yaoundé
  • La Preghiera di Benedetto XVI alla Vergine Protettrice dell'Africa
  • Il Papa ai musulmani del Camerun: "credere in Dio lungi dal metterci contro il mondo, ci impegna per esso"
  • Il Papa alle forze della Chiesa africana: nel vostro agire imitate San Giuseppe, modello di paternità umile e fedele
  • L'Angola attende Benedetto XVI. Intervista con l'arcivescovo di Luanda
  • Le polemiche sulla questione dell'Aids
  • Nomine
  • Oggi in Primo Piano

  • La Chiesa celebra la Solennità di San Giuseppe sposo della Beata Vergine Maria e Patrono della Chiesa universale
  • Al via a Milano la nona edizione di Infopoverty
  • Chiesa e Società

  • Sri Lanka: religiosi in visita ai rifugiati, 'prigionieri' nei campi profughi
  • Stato di emergenza in Namibia e Angola per alluvioni e smottamenti
  • Sudafrica: 120 anni fa nasceva il primo ospedale cattolico gestito da religiose
  • Viaggio di solidarietà dei vescovi congolesi nella Repubblica Democratica del Congo
  • Nigeria: la preghiera al centro del dialogo tra cristiani e musulmani
  • Filippine: gemellaggio fra il movimento cattolico “Silsilah” e quello musulmano “Salam”
  • Thailandia: istruzione per tutti, priorità del governo e della Chiesa
  • In Spagna aumentano le adesioni al manifesto di Madrid contro l’aborto
  • Mons. Rocha critica le distorsioni giornalistiche sul caso della bambina violentata
  • Usa: il New Mexico abolisce la pena di morte
  • Amnesty chiede al governo cubano di rilasciare 57 detenuti
  • Isole Salomone: “Radio Don Bosco” da quattro anni al servizio del Vangelo
  • Ieri a Bruxelles la cerimonia di inaugurazione della nuova sede della Comece
  • Russia: consacrata la chiesa parrocchiale di Yakutsk
  • In Burkina Faso nuova parrocchia di Moaaga dedicata a San Paolo
  • Il cardinale Sepe al Pellegrinaggio a piedi Macerata-Loreto
  • Casal di Principe ricorda don Peppe Diana ucciso dalla camorra 15 anni fa
  • Il premio Henri de Lubac al padre domenicano polacco Pawel Krupa
  • 24 Ore nel Mondo

  • Conclusi senza un accordo i colloqui al Cairo tra varie fazioni palestinesi
  • Il Papa e la Santa Sede



    L'Africa sia continente di speranza attento a quanti cercano di imporre il regno del denaro disprezzando i più indigenti: così il Papa nello Stadio di Yaoundé

    ◊   Il Papa esorta la Chiesa africana ad essere speranza viva per il suo popolo. Nella Messa allo Stadio Amadou Ahidjo di Yaoundé, la consegna dell’Istrumentum laboris per il secondo Sinodo per l’Africa. Nel giorno di San Giuseppe, onomastico del Pontefice, nell’omelia l’esortazione del Papa a guardare allo sposo di Maria per rinnovare pienamente la fiducia a Dio. Il servizio da Yaoundé del nostro inviato Giancarlo La Vella:

    (canti)

     
    Nella festività di San Giuseppe, suo onomastico, il Papa chiama a raccolta la Chiesa africana, esortandola ad un compito fondamentale per il futuro del continente: essere guida per le famiglie, i giovani, gli uomini e le donne, per superare le difficoltà e riscoprire una vita ricca di speranza alla luce del Vangelo. Dall’altare, posto all’interno dello Stadio di Yaoundé, accolto sotto una abitazione tradizionale africana, all’interno di una grande piroga, Benedetto XVI, davanti a circa 50 mila fedeli, ha presieduto la Santa Messa, momento culminante di questo suo viaggio e ha consegnato ai vescovi africani l’Instrumentum laboris, il documento che ispirerà il secondo Sinodo dei vescovi per l’Africa.

    (musica)

     
    E l’Africa con le sue tradizioni, le sue musiche, i suoi colori ha abbracciato con affetto il Papa, che ha ancora una volta preso a modello la figura di San Giuseppe, colui che ha dato a Dio la grande prova di fedeltà davanti allo stupefacente annuncio del divino concepimento, da parte di Maria, del Figlio di Dio. E il Santo Padre esorta i padri e le madri camerunensi ad accogliere con fiducia in Dio il ruolo di essere genitori dei suoi figli di adozione, per trasmettere loro i valori umani e spirituali, vivendo nell’amore e nel rispetto del suo santo Nome:

    “At a time when so many people have no qualms...
    In questo nostro tempo, in cui tante persone senza scrupoli cercano di imporre il regno del denaro, disprezzando i più indigenti, voi dovete essere molto attenti. L’Africa in generale, ed il Camerun in particolare, sono in pericolo se non riconoscono il Vero Autore della Vita! Fratelli e sorelle del Camerun, voi che avete ricevuto da Dio tante qualità umane, abbiate cura delle vostre anime! Non lasciatevi affascinare da false glorie e da falsi ideali. Credete, sì, continuate a credere che Dio, Padre, Figlio e Spirito Santo, è il solo ad amarvi come voi vi aspettate, che è il solo a potervi soddisfare, a poter dare stabilità alle vostre vite. Cristo è l’unico cammino di Vita”.

    Come a Giuseppe, ha continuato il Papa, solo Dio vi darà la forza di educare la vostra famiglia come Egli vuole. Basta domandarglieLo, chiederGli la grazia di un amore vero e sempre più fedele. Solo così la famiglia può essere realmente difesa:

    “Just as on other continents, the family today...
    Come in altri continenti, oggi la famiglia conosce effettivamente, nel vostro Paese e nel resto dell'Africa, un periodo difficile... Alcuni valori della vita tradizionale sono stati sconvolti. I rapporti tra le generazioni si sono modificati in una maniera tale da non favorire più, come prima, la trasmissione della conoscenze antiche e della saggezza ereditata dagli antenati... La qualità dei legami familiari ne risulta profondamente intaccata. Sradicati e resi più fragili, i membri delle giovani generazioni, spesso - ahimè! - senza un vero lavoro, cercano rimedi al loro male di vivere rifugiandosi in paradisi effimeri e artificiali importati di cui si sa che non arrivano mai ad assicurare all’uomo una felicità profonda e duratura. A volte anche l’uomo africano è costretto a fuggire fuori da se stesso, e ad abbandonare tutto ciò che costituiva la sua ricchezza interiore”.

    La ricetta a tutto questo, per Benedetto XVI, è non lasciare la speranza: “sperare contro ogni speranza”, non avere paura di credere, di amare, di dire che Gesù è la Via, la Verità e la Vita, la vera salvezza. Così, dice ancora il Papa, l’Africa può diventare il continente della speranza, se non avrà il timore, come Giuseppe con Maria, di amare la Chiesa. Un appello, questo che il Pontefice rivolge agli sposati, ma anche ai consacrati, ricordando loro che la verginità e il celibato per il Regno di Dio non solo non contraddicono la dignità del matrimonio, ma la presuppongono: matrimonio e verginità solo il solo modo di vivere il mistero dell’Alleanza di Dio col suo popolo. Infine, parole di incoraggiamento per i giovani, che Benedetto XVI spinge a donarsi a Cristo, anche fino al sacerdozio e alla vita consacrata. Un messaggio di comprensione e affetto del Santo Padre anche ai più piccoli, aggrediti dalla sofferenza e dalla disperazione quando non hanno più una famiglia:

    “Aux enfants qui n’ont plus de père...
    Ai bambini che non hanno più un padre o che vivono abbandonati nella miseria della strada, a coloro che sono separati violentemente dai loro genitori, maltrattati e abusati, e arruolati a forza in gruppi militari che imperversano in alcuni Paesi, vorrei dire: Dio vi ama, non vi dimentica e San Giuseppe vi protegge! Invocatelo con fiducia”.
     
    Poi la consegna, ad ognuno dei vescovi presenti, dell’Istrumentum laboris per il Sinodo, che il Papa ha definito come documento che rispecchia il grande dinamismo dell’Africa, ma che illustra anche le sfide con cui l’assise dovrà confrontarsi. Auspico – ha concluso il Papa – che i lavori dell’Assembla sinodale contribuiscano a far crescere la speranza nei popoli africani, continuando ad infondere a ciascuna Chiesa locale nuovo slancio evangelico e missionario al servizio della riconciliazione, della giustizia e della pace: “Voi siete il sale della Terra…Voi siete la luce del mondo”, ha concluso il Papa.

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    La Preghiera di Benedetto XVI alla Vergine Protettrice dell'Africa

    ◊   Durante la Messa nello Stadio di Yaoundé è stata declamata la preghiera alla Beata Vergine Maria Protettrice dell’Africa composta dal Papa in occasione della pubblicazione dell’Instrumentum laboris. Ecco il testo integrale.

     
    “Santa Maria, Madre di Dio, Protettrice dell’Africa, tu hai dato al mondo la vera Luce, Gesù Cristo. Con la tua obbedienza al Padre e per mezzo della grazia dello Spirito Santo ci hai dato la fonte della nostra riconciliazione e della nostra giustizia, Gesù Cristo, nostra pace e nostra gioia.

     
    Madre di tenerezza e di saggezza, mostraci Gesù, il Figlio tuo e Figlio di Dio, sostieni il nostro cammino di conversione affinché Gesù faccia brillare su di noi la sua Gloria in tutti i luoghi della nostra vita personale, familiare e sociale.

     
    Madre piena di Misericordia e di Giustizia, con la tua docilità allo Spirito Consolatore, ottieni per noi la grazia di essere testimoni del Signore Risorto, affinché diventiamo sempre più sale della terra e luce del mondo.

     
    Madre del Perpetuo Soccorso, alla tua intercessione materna affidiamo la preparazione e i frutti del Secondo Sinodo per l’Africa. Regina della Pace, prega per noi! Nostra Signora d’Africa, prega per noi!”

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    Il Papa ai musulmani del Camerun: "credere in Dio lungi dal metterci contro il mondo, ci impegna per esso"

    ◊   Prima della Santa Messa, il Papa si è incontrato questa mattina con i rappresentanti della Comunità musulmana del Camerun, che ha ricevuto nella nunziatura apostolica. Benedetto XVI si è detto grato di questa “promettente opportunità” per rafforzare “i legami che uniscono cristiani e musulmani”, che credono "in un Dio unico e misericordioso". Il servizio di Roberta Gisotti.

    “Un segno eloquente” questo incontro - ha esordito Benedetto XVI – del desiderio di “scambiare idee su come la religione rechi un contributo essenziale” alla “comprensione della cultura e del mondo ed alla coesistenza pacifica”. Ha incoraggiato il Papa il dialogo interreligioso, che accresce e sostiene “la formazione di un ordine politico stabile e duraturo”, laddove in Camerun migliaia di cristiani e musulmani, “spesso vivono, lavorano e praticano la loro fede” negli stessi luoghi, testimoniando i “valori fondamentali”: famiglia, responsabilità sociale, obbedienza a Dio, amore verso i malati e i sofferenti:

    “My friends, I believe a particularly urgent task of religion today...
    “Amici - ha detto il Papa - io credo che oggi un compito particolarmente urgente della religione è di rendere manifesto il vasto potenziale della ragione umana”, “un dono di Dio”, “elevata mediante la rivelazione e la fede”. E dunque “credere in Dio, lungi dal pregiudicare la nostra capacità di comprendere noi stessi e il mondo, la dilata. Lungi dal metterci contro il mondo, ci impegna per esso”.

    Da qui l’invito “ad aiutare gli altri” a “scoprire le tracce discrete e la presenza misteriosa di Dio nel mondo”, perché tutti “possono scoprire che ciò che è ‘ragionevole’ va ben oltre ciò che la matematica può calcolare, la logica può dedurre e gli esperimenti scientifici possono dimostrare”; ‘ragionevole’ che “include anche la bontà” e “un vivere onesto”.

    “This insight prompts us to seek all that is right and just..."
    Una visione che induce “a cercare – ha spiegato il Santo Padre – tutto ciò che è retto e giusto, ad uscire dall’ambito ristretto del nostro interesse egoistico e ad agire per il bene degli altri”.
     
    "Genuine religion thus widens the horizon of human..."
    “Una religione genuina” allarga infatti “l’orizzonte della comprensione umana e sta alla base di ogni autentica cultura umana”. Per questo “rifiuta tutte le forme di violenza e di totalitarismo: non solo per principi di fede, ma anche in base alla retta ragione. In realtà, religione e ragione – ha ribadito Benedetto XVI - si sostengono a vicenda”.

     Prima del commiato l’auspicio che “l’entusiastica cooperazione tra musulmani, cattolici ed altri cristiani in Camerun sia per le nazioni africane un faro luminoso sul potenziale enorme di un impegno interreligioso per la pace , la giustizia e il bene comune!”

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    Il Papa alle forze della Chiesa africana: nel vostro agire imitate San Giuseppe, modello di paternità umile e fedele

    ◊   Ieri pomeriggio, a conclusione della seconda giornata in Camerun, Benedetto XVI aveva presieduto la celebrazione dei Vespri nella Basilica di Maria Regina degli Apostoli di Yaoundé. Vespri incentrati sulla figura di San Giuseppe, indicato dal Papa come esempio di paternità fedele e umile dal quale sacerdoti, religiosi e laici possono trarre forza per le rispettive vocazioni. Il servizio di Alessandro De Carolis:

    (canto)

    Un servitore senza mediocrità, che abbia l’intelligenza del ministero e l’orgoglio dell’umiltà, che fa essere un padre di anime senza la voglia di assoggettarle. Benedetto XVI ha messo le forze della Chiesa africana, e non solo, davanti al modello in possesso di tali qualità: San Giuseppe. L’affettuosa cordialità che ha accompagnato fin qui ogni atto pubblico del Papa in Camerun si è sciolta ieri sera in raccoglimento - pure inteso secondo la cultura locale – quando vescovi, clero, religiosi, suore e laici di associazioni e movimenti hanno affollato la Basilica mariana di Yaoundé. Ventiquattro diocesi per 2.500 persone in rappresentanza, che Benedetto XVI - alternando come di consueto la lingua francese a quella inglese - ha subito esortato alla paternità spirituale intesa come Giuseppe intese il suo rapporto di custode e padre di Gesù:

     
    "Il s’agit de ne pas être un serviteur médiocre..."
    “Si tratta di non essere un servitore mediocre, ma di essere un servitore fedele e saggio. L’abbinamento dei due aggettivi non è casuale: esso suggerisce che l’intelligenza senza la fedeltà e la fedeltà senza la saggezza sono qualità insufficienti. L’una sprovvista dell’altra non permette di assumere pienamente la responsabilità che Dio ci affida”.

     
    Questo tipo di paternità, ha detto il Papa anzitutto ai vescovi e ai sacerdoti, “dovete viverla nel vostro ministero quotidiano”: da amici di Cristo, “fedeli alla promesse”, sempre attenti a non far emergere in “primo piano” la “figura del prete”, ha affermato, ma quella del “servitore” che, in quanto tale, rimanda ad altro. E per rafforzare il concetto, Benedetto XVI ha citato il grande filosofo cristiano del secondo secolo, Origene:

     
    “Souvent un homme de moindre valeur..."
    "Spesso un uomo di minor valore è posto al di sopra di gente migliore di lui e a volte succede che l’inferiore ha più valore di colui che sembra comandargli. Quando chi ha ricevuto una dignità comprende questo non si gonfierà di orgoglio a motivo del suo rango più elevato, ma saprà che il suo inferiore può essere migliore di lui, così come Gesù è stato sottomesso a Giuseppe”.

     
    Giuseppe, un esempio universale per ogni vocazione cristiana. Anche i religiosi - la cui vita, ha ribadito il Papa, “è imitazione radicale di Cristo” - o i laici impegnati, chiamati alla solidarietà concreta verso i poveri, possono trovare nell’immagine di Giuseppe sposo, che accoglie e rispetta il mistero di Maria, un grande insegnamento:

     
    "Saint Joseph nous apprend..."
    “San Giuseppe ci insegna che si può amare senza possedere. Contemplandolo, ogni uomo e ogni donna può, con la grazia di Dio, essere portato alla guarigione delle sue ferite affettive a condizione di entrare nel progetto che Dio ha già iniziato a realizzare negli esseri che stanno vicini a Lui, così come Giuseppe è entrato nell’opera della redenzione attraverso la figura di Maria e grazie a ciò che Dio aveva già fatto in lei”.

     
    Infine, San Giuseppe come uomo obbediente alla Parola di Dio e dunque “segno eloquente per tutti i discepoli di Gesù che aspirano all’unità della Chiesa”. Questo valore ha ispirato il pensiero conclusivo di Benedetto XVI, dedicato ai membri di altre Confessioni cristiane, presenti ai Vespri:

     
    “Cette recherche de l’unité des disciples du Christ..."
    "Questa ricerca dell’unità dei discepoli di Cristo è per noi una grande sfida. Essa ci porta anzitutto a convertirci alla persona di Cristo, a lasciarci sempre più attirare da Lui. E’ in Lui che siamo chiamati a riconoscerci fratelli, figli d’uno stesso Padre. In questo anno consacrato all’Apostolo Paolo, il grande annunciatore di Gesù Cristo, l’Apostolo delle Nazioni, rivolgiamoci insieme a lui per ascoltare e apprendere ‘la fede e la verità’ nelle quali sono radicate le ragioni dell’unità tra i discepoli di Cristo”.

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    L'Angola attende Benedetto XVI. Intervista con l'arcivescovo di Luanda

    ◊   C’è grande attesa in Angola per la visita di Benedetto XVI, che domani arriverà nella capitale Luanda. Ad accogliere il Santo Padre saranno il presidente della Repubblica, José Eduardo Dos Santos, e l’arcivescovo della città, mons. Damião António Franklin, presidente della Conferenza episcopale dell’Angola. Il servizio da Luanda del nostro inviato, Davide Dionisi:

     
    Vessilli bianchi e gialli con l’immagine del Papa accolgono i pellegrini che stanno raggiungendo in questi giorni da tutto il Paese la capitale per abbracciare Benedetto XVI. E’ uno scenario ricco di colori che contrasta con quanto invece accade in città. Un vero e proprio cantiere a cielo aperto, strade non ancora asfaltate e polverose ai bordi delle quali si vive di stenti. Ovunque il traffico è paralizzato e impedisce anche brevi spostamenti. Anni di guerra hanno segnato questo popolo generoso e tanto entusiasta di incontrare il suo Pastore, e i frutti di un cammino di ripresa iniziato da poco, ancora non sono visibili. Serpeggia comunque una grande voglia di riscatto che gli angolani vogliono manifestare al Papa e assicurare che il circuito virtuoso è comunque iniziato e la sua presenza sarà un ulteriore motivo di speranza. Dal 1975 al 2002 la cruenta guerra civile costò alla giovane nazione almeno cinquecentomila morti senza contare la tragedia dei mutilati, degli orfani, le vedove, i profughi e gli sfollati. Il lungo periodo bellico non ha comunque frenato l’attività della Chiesa locale, tanto che oggi si contano oltre otto milioni e mezzo, il 55 per cento della popolazione, distribuiti in 18 circoscrizioni ecclesiastiche.

     
    Giornali e televisioni hanno cominciato a raccontare l’evento da giorni: il quotidiano più importante del Paese, Jornal de Angola, dedicava fin da ieri la prima pagina al Santo Padre con la cronaca dell’arrivo in Camerun. Lo stesso fanno i tg che propongono continuamente le testimonianze dei pellegrini. Nel frattempo la macchina procede a ritmi serrati. Hanno raggiunto la capitale i delegati diocesani che prenderanno parte agli eventi più importanti e vivranno in prima persona questa straordinaria esperienza. Benguela, Caxito, Saurimo e Lunda-Norte, sono già da ieri a Luanda. “L’obiettivo” secondo Manuel Modesto del Segretariato nazionale della pastorale giovanile “è quello di promuovere un messaggio chiaro, quello che dell’importanza del Papa nella Chiesa, inteso come leader di tutti i cattolici ed elemento cardine dell’unità dei cristiani”.

     
    La seconda città dell’Angola, Huambo, attraverso il suo governatore provinciale Albino Malungo, ha espresso preventivamente tutto il suo entusiasmo per l’arrivo del Pontefice. Nel messaggio di benvenuto si legge che “La visita del Papa andrà a purificare il Paese”.

     
    Con Malungo anche i rappresentanti istituzionali più alti si rincorrono nel commentare positivamente il viaggio del Papa. Ieri il capo dell’opposizione in parlamento, Alda Sachiambo, ha dichiarato che la visita di Benedetto XVI “è estremamente importante per gli angolani. Dopo una lunga guerra, oggi viviamo in un clima di riconciliazione, di pace e di ricostruzione. Si tratta di un processo storico” ha aggiunto la Sachiambo “che deve ispirarsi ai principi morali e in questo la Chiesa è chiamata a svolgere un ruolo importante. Aggiungo che l’angolano è credente e la presenza del Santo Padre va a sottolineare questo autentico sentimento religioso del nostro popolo”.

     
    Si moltiplicano intanto le iniziative per la raccolta dei fondi per non lasciare nulla al caso e presentare un Paese capace di organizzare anche grandi appuntamenti. La seconda cena di gala al Cine Tropical di Luanda, promossa dal Comitato presieduto da Don Filomeno Vieira Dias ha portato nelle casse dell’organizzazione ben 150 mila dollari. Serviranno a potenziare e a migliorare il servizio accoglienza. Ieri sera è stata la volta del concerto che ha visto la partecipazione di alcuni dei più noti musicisti del Paese. L’Angola allora è anche questa e tutto induce pensare, a giudicare dai presupposti della vigilia, che la presenza del Papa aiuterà a sottolineare proprio tali sentimenti di fede e di speranza di un popolo ancora troppo sofferente.

     
    Sull'attesa del Papa ascoltiamo l’arcivescovo di Luanda, mons. Damião António Franklin, al microfono di Davide Dionisi:

    R. – Anche quelli che non sono cattolici sono contenti di ricevere il Santo Padre. E’ una grazia, un privilegio, soprattutto in questi tempi. L’Angola ha sofferto molto e troppo con la guerra, con i conflitti. Adesso sta ricominciando una vita nuova di riconciliazione, di ricostruzione, non soltanto delle infrastrutture, ma anche del cuore. Quindi, ricevere il Santo Padre per tutti noi è una grande grazia e tutti aspettano con molto fervore e con molta attenzione. E noi cattolici vogliamo preparare il cuore, per ricevere bene il messaggio del Santo Padre.

     
    D. – A pochi anni dalla fine della guerra, che significato assume la visita di Benedetto XVI in Angola?

     
    R. – Viene a completare questo processo di riconciliazione, che impiega tempo, perché i cuori sono feriti da molti anni. Tra l’altro, non è facile vivere come fratelli, ma stiamo cercando di farlo. E la visita del Papa viene ad aiutare in questo senso.

     
    D. – Eccellenza, qual è il messaggio che l’arcidiocesi di Luanda lancerà al Santo Padre, in occasione dell’incontro?

     
    R. – Di ringraziamento e di comunione con il Santo Padre, con la Chiesa universale di cui noi siamo una porzione. Quindi, siamo contenti, ed io spero che anche tutti i fedeli possano essere consapevoli di questa grazia di Dio.

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    Le polemiche sulla questione dell'Aids

    ◊   Numerosi sono i commenti alle parole del Papa sull’Aids, un problema - aveva detto il Pontefice sul volo Roma-Yaoundé - che non si può “superare solo con i soldi” e “con la distribuzione di preservativi". Ce ne parla Sergio Centofanti.
     
    Tante le reazioni alle parole di Benedetto XVI. Reazioni negative ma anche di sostegno. Esponenti governativi europei hanno sostenuto con forza la necessità della diffusione dei profilattici per fermare l’Aids. D’altra parte medici, associazioni e missionari che operano in prima linea sulle frontiere della sofferenza hanno fornito uno scenario ben più complesso di quello propagandato dai più. I dati infatti – afferma Filippo Ciantia, medico dell’Avsi nei Grandi Laghi, intervistato da Avvenire - dimostrano che l’Aids è diminuito in quei Paesi dove si è puntato sull’educazione per modificare i comportamenti sessuali puntando in particolare sulla fedeltà matrimoniale. Non è invece diminuito dove si è puntato sull’effetto taumaturgico dei preservativi deresponsabilizzando la gente sul fronte della casualità dei rapporti.

     
    La Sala Stampa vaticana ha precisato ieri che il Papa non ha fatto altro che ribadire “le posizioni della Chiesa cattolica e le linee essenziali del suo impegno nel combattere il terribile flagello dell’Aids: primo, con l’educazione alla responsabilità delle persone nell’uso della sessualità e con il riaffermare il ruolo essenziale del matrimonio e della famiglia; due: con la ricerca e l’applicazione delle cure efficaci dell’Aids e nel metterle a disposizione del più ampio numero di malati attraverso molte iniziative ed istituzioni sanitarie; tre: con l’assistenza umana e spirituale dei malati di Aids come di tutti i sofferenti, che da sempre sono nel cuore della Chiesa. Queste - conclude la nota - sono le direzioni in cui la Chiesa concentra il suo impegno non ritenendo che puntare essenzialmente sulla più ampia diffusione di preservativi sia in realtà la via migliore, più lungimirante ed efficace per contrastare il flagello dell’Aids e tutelare la vita umana".

     
    Sull’argomento è intervenuto anche l’Osservatore Romano: in un editoriale in prima pagina, a firma del direttore Giovanni Maria Vian, si sottolinea come il viaggio del Pontefice in Africa sia stato ridotto dai media “a un solo aspetto - per di più stravolto in chiave polemica”.

     
    Il Papa nel suo intervento - lo ricordiamo – ha affermato tra l’altro che “la realtà più efficiente, più presente, più forte nella lotta contro l’Aids” è “proprio la Chiesa cattolica”: infatti circa il 30% di tutti i centri di cura del mondo per l’Aids sono cattolici: e sono gratuiti.

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    Nomine

    ◊   Il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Kharkiv-Zaporizhia dei Latini (Ucraina), presentata da mons. Stanisław Padewski, per raggiunti limiti di età. Gli succede mons. Marian Buczek, coadiutore della medesima diocesi.

    Il Papa ha nominato vescovo di Jerez de la Frontera (Spagna) mons. José Mazuelos Pérez, del clero dell’arcidiocesi di Siviglia, finora delegato per la pastorale universitaria della medesima arcidiocesi. Mons. José Mazuelos Pérez è nato a Osuna, provincia e arcidiocesi di Siviglia, il 9 ottobre 1960. Ha compiuto gli studi universitari di Medicina presso l’Università Hispalense di Siviglia, ottenendone la Licenza nel 1985. Per qualche tempo ha esercitato la professione di medico. Entrato poi in Seminario, ha seguito i corsi teologici presso il Centro de Estudios Teológicos di Siviglia, completandoli nel 1990. È stato ordinato sacerdote a Siviglia il 17 marzo 1990. Ha ottenuto il Dottorato in Teologia Morale nella Pontificia Accademia Alfonsianum a Roma, nel 1998. È autore di varie pubblicazioni e articoli, ed ha partecipato a molti simposi e conferenze.


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    Oggi in Primo Piano



    La Chiesa celebra la Solennità di San Giuseppe sposo della Beata Vergine Maria e Patrono della Chiesa universale

    ◊   La Chiesa celebra oggi la Solennità di San Giuseppe, sposo della Beata Vergine Maria e Patrono della Chiesa universale. Figura sulla quale poco riferiscono i Vangeli, offre tuttavia una grande testimonianza di vita cristiana. Accettando il mistero dell’Incarnazione, Giuseppe emerge come uomo di fede, premuroso nei riguardi della sposa e del Figlio, coraggioso nelle difficoltà, umile ed infaticabile lavoratore. Su di lui si sbizzarriscono gli apocrifi, mai accettati dalla Chiesa perché frutto di fantasie popolari volte a legare eventi prodigiosi alla vita di quel discendente di Davide chiamato a condividere il sì di Maria. Al microfono di Tiziana Campisi, padre Angelo Catapano, giuseppino, direttore del Centro Studi San Giuseppe di Roma, suggerisce come guardare a San Giuseppe secondo la Tradizione della Chiesa cattolica:

    R. – E’ il modello di tutti gli educatori, di coloro che sono vicini ai ragazzi, ai giovani di oggi. E’ il santo giusto, il modello del giusto, potremmo dire così, riprendendo la definizione del Vangelo di Matteo. E’ colui che insegna la vera giustizia, che è l’impegno a fare quello che Dio vuole. E’ il santo inserito al centro del mistero dell’Incarnazione proprio per questa sua disponibilità a fare quello che Dio gli domanda addirittura nei suoi sogni e che gli sconvolge tutta la vita.

     
    D. – In particolare la figura di Giuseppe richiama quella del genitore, la figura paterna. Che cosa suggerisce oggi ai padri?

     
    D. – Veramente tanto. Oggi noi soffriamo degli attacchi alla famiglia e soprattutto alla paternità, anche quando si parla di coppie di fatto, di fecondazione artificiale, ed emerge questa assenza del padre e del senso dell’autorità, del rispetto, dell’obbedienza, dell’ascolto di una generazione verso l’altra.

     
    R. – Come recuperare dalla Tradizione la devozione a San Giuseppe?

     
    D. - E’ importante per tutta la Chiesa riconoscere in lui quel titolo di Patrono della Chiesa universale e sentirci, in qualche modo, una famiglia legata nel soprannaturale dalla fede e in cui vogliamo vedere, nell’amore vicendevole, il riflesso della Santa Famiglia costituita da Gesù, Maria e Giuseppe. Oggi ogni cristiano, ogni credente, dovrebbe sentirsi figlio di Giuseppe e figlio di Maria, e sentire tutti e due accanto a noi come compagni di viaggio nel mondo di oggi. Vogliamo custodire Cristo in noi, vogliamo difendere Gesù nel mondo, anche davanti alla scristianizzazione odierna, e abbiamo proprio bisogno di un modello come Giuseppe.

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    Al via a Milano la nona edizione di Infopoverty

    ◊   E' iniziata ieri la nona edizione di Infopoverty, conferenza mondiale sulle tecnologie dell’informazione applicate allo sviluppo che lancia da Milano, sede dell’Expo 2015, due progetti nati proprio nell’ambito dell’esposizione universale che avrà per tema “Nutrire il mondo-Energia per la vita”. Il servizio di Fabio Brenna:

    Il primo progetto riguarda la realizzazione di un Centro di e-fitopatologia e parassitologia e di un laboratorio di e-veterinaria in collaborazione con l’Università di Milano, che fornirà a Paesi del Sud del mondo le proprie conoscenze attraverso tecnologie digitali. Il secondo progetto mira invece a mettere in collegamento il distretto tecnologico-universitario di Lodi con l’Ict-Millennium Village di Sambaina, in Madagascar. Questo progetto prevede scambi fra gli ospedali, scuole e poli tecnologici delle due realtà. Il tutto attraverso le tecnologie informatiche e della comunicazione create nell’isola africana da Occam, l’agenzia delle Nazioni Unite nata per combattere il 'digital divide'. Roberto Rossi è il portavoce del programma Infopoverty:

     
    “Permette di avere dei servizi che vanno direttamente ad incidere su quelle che sono le necessità del singolo agricoltore, del singolo allevatore, che in questi Paesi rischia di perdere fino al 70 per cento del raccolto e al 65 per cento sia della resa del latte sia degli stessi animali. In questo modo si cerca di recuperare la produttività tenendo conto che in questi Paesi la differenza tra un buon raccolto e un cattivo raccolto non è un margine di guadagno ma la sussistenza”.

     
    Stefano Cacciaguerra, funzionario del Ministero degli Esteri italiano, sottolinea come sia prioritario indirizzare l’azione verso i Paesi dell’Africa Subsahariana:

     
    “La cosa importante è che naturalmente non deve limitarsi ad una semplice esportazione di tecnologie, ma deve essere inserita in un contesto in cui la tecnologia diventa un un bene a disposizione dei Paesi. E’ importante che questi processi di innovazione tecnologica crescano e siano anche in grado di replicare se stessi; si rischierebbe altrimenti semplicemente una nuova forma di colonialismo tecnologico”.

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    Chiesa e Società



    Sri Lanka: religiosi in visita ai rifugiati, 'prigionieri' nei campi profughi

    ◊   Bambini abbandonati e separati dai loro genitori, feriti senza assistenza, profughi prigionieri dei campi di accoglienza, condizioni sanitarie drammatiche. Nove membri della Conferenza dei superiori maggiori dei religiosi (Cmrs) hanno scritto alla conferenza episcopale dello Sri Lanka su quanto visto nei tre giorni di visita a Vavuniya tra gli sfollati. Nei giorni scorsi - riferisce l'agenzia AsiaNews - hanno visitato una delle zone più colpite dal conflitto ventennale tra esercito e ribelli tamil parlando con i profughi, le persone che li assistono ed il clero locale. “Nonostante avessimo il permesso dell’Assistant Governament Agent, ci hanno permesso di visitare solo uno dei campi governativi”. Nei 13 centri gestiti dall’esercito entrano solo i militari e alcune Ong che rispondono a Colombo. Anche il vescovo di Mannar non ha mai potuto visitare i campi, nonostante siano nella sua diocesi. I rifugiati non possono uscire dai centri e i religiosi raccontano che molti di loro “si pentono di aver dato ascolto agli appelli del governo e di aver raggiunto le zone controllate dai militari”. Lontani da tutti, i rifugiati non hanno notizie dei parenti rimasti a casa, i nuclei familiari sono spesso divisi e ci sono molti bambini senza genitori. Le condizioni sanitarie e alimentari in cui vivono gli sfollati sono drammatiche. I religiosi temono che si possano protrarre per lungo tempo, anche anni. Nel loro viaggio i rappresentanti del Cmrs hanno visitato anche l’Ospedale generale di Vavuniya. Raccontano di feriti senza assistenza a causa della situazione di emergenza in cui versa la struttura. Tra i settori più colpiti dall’emergenza c’è anche quello dell’educazione. Molte scuole sono state trasformate in centri di accoglienza così non solo i rifugiati non frequentano le lezioni, ma anche i ragazzi che in quelle scuole dovrebbero studiare. Nei campi non ci sono insegnanti e nemmeno religiosi di qualunque fede che possano portare conforto alle persone. I religiosi chiedono ai vescovi dello Sri Lanka di scongiurare il peggioramento della situazione e promuovere un’azione di solidarietà della Chiesa a livello nazionale. “Il problema non è semplicemente raccogliere soldi e beni di prima necessità per gli sfollati - affermano i religiosi - ma raggiungere quella terra con la nostra missione ed evangelizzazione”. (R.P.)

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    Stato di emergenza in Namibia e Angola per alluvioni e smottamenti

    ◊   Sono almeno 400 mila le persone rimaste senza casa per le forti piogge che da settimane colpiscono varie zone di Angola e Namibia. Secondo fonti locali, sono decine le vittime ma il bilancio è ancora parziale. Molte regioni non sono ancora raggiungibili e si teme che possano diffondersi malattie legate alla contaminazione dell’acqua. “Diverse aree in Angola e Namibia – ha detto il segretario generale del Croce Rossa angolana Valter Quifica – hanno già subito gravi alluvioni negli ultimi due anni, ma questa volta le piogge sono state molto più pesanti dello scorso anno, rendendo difficile la gestione della catastrofe da parte dei governi”. Dorkas Kapembe-Haiduwa della Croce Rossa della Namibia ha sottolineato inoltre il rischio che le inondazioni possano limitare ulteriormente l’accesso all’acqua potabile nella regione. Sono gravi anche le ripercussioni sotto il profilo economico: tra le conseguenze delle alluvioni - sottolinea l’agenzia Misna - c’è infatti anche il rapido aumento dei prezzi dei prodotti alimentari di base nei mercati dei principali centri abitati. (A.L.)

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    Sudafrica: 120 anni fa nasceva il primo ospedale cattolico gestito da religiose

    ◊   In Sudafrica il primo ospedale cattolico venne costruito nel 1889 presso i campi minerari di Johannesburg. Amministrato dalle suore missionarie della Sacra Famiglia di Bordeaux, il centro era formato da tre reparti. Altre Congregazioni missionarie femminili moltiplicarono gli sforzi e alla fine del secolo l'apostolato sanitario conobbe un rapido sviluppo in tutto il Paese. Nel 1892 l'ambulatorio di Durban, gestito dalle Agostiniane francesi, era il più importante con i suoi 141 letti disponibili. All'inizio del secolo nuovi centri furono costruiti a Mariannhill, Port Elizabeth, Swakopmund, Windhoek grazie agli sforzi congiunti delle missionarie Benedettine, Domenicane e delle Suore della Santa Croce. Tra il 1920 e il 1930 seguirono altre 30 fondazioni, la maggior parte situate nelle zone rurali e destinate ai più poveri. Negli anni '50 la formazione di volontari locali rese possibile l'accoglienza di un più alto numero di malati e il numero degli ospedali cattolici in Sudafrica, Namibia e Lesotho arrivò a 50. Con la nascita del sistema sanitario nazionale (1973) - ricorda l'agenzia Fides - tutte le proprietà ecclesiastiche vennero gradualmente acquisite dallo Stato, con grave perdita per i villaggi agricoli rimasti isolati e privi anche dei 280 dispensari. Come riporta il settimanale cattolico sudafricano “The Southern Cross”, fu così che nel 1988 le Famiglie religiose e i volontari precedentemente impegnati nelle opere sanitarie ecclesiastiche decisero di fondare il Catholic Health Care Association, organismo destinato principalmente al contrasto dell'HIV nelle zone più povere del paese. Oggi il questo organismo è presente, oltre che in Sudarica, anche in Swaziland e Botswana e gestisce direttamente 41 cliniche, 3 ospedali, numerosi ospizi e orfanotrofi. Inoltre l' “home-based care” si propone una serie di iniziative per l'assistenza a domicilio, la formazione di operatori locali, l'adozione di programmi educativi e preventivi. L'Associazione ha favorito inoltre la nascita dell'Aids Office nell’ambito della Conferenza Episcopale sudafricana. (A.L.)

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    Viaggio di solidarietà dei vescovi congolesi nella Repubblica Democratica del Congo

    ◊   Nella Repubblica Democratica del Congo è terminato il “viaggio di solidarietà” di una delegazione di vescovi che in questi giorni ha visitato diverse località della Provincia Orientale, teatro da settembre di violente incursioni dei ribelli del sedicente Esercito di resistenza del Signore. “Abbiamo visitato Dungu e Doruma - ha detto padre Léonard Santedi, segretario generale della Conferenza episcopale nazionale del Congo (Cenco) - e abbiamo visto con i nostri occhi gli orrori vissuti dalle popolazioni”. Raccontando episodi di violenza “inaudita”, padre Léonard Santedi ha rinnovato gli appelli per far sì che gli aiuti umanitari ai civili arrivino veramente: “In questo momento – ha aggiunto - manca tutto e la stessa popolazione ci ha chiesto di lanciare un grido di allarme”. Sul terreno, intanto, sono stati segnalati nuovi attacchi ribelli nella zona di Banda, località della diocesi di Bondo dove da domenica sono state uccise decine di persone. In base a dati dell’Ufficio dell’Onu per il coordinamento degli affari umanitari (Ocha), le incursioni ribelli hanno finora spinto alla fuga oltre 181.000 persone cui bisogna aggiungerne altre 15.600 che hanno trovato rifugio oltre confine in Sud Sudan. Gli attacchi – ricorda l’agenzia Misna - hanno causato almeno di 900 vittime. (A.L.)

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    Nigeria: la preghiera al centro del dialogo tra cristiani e musulmani

    ◊   Le violenze che da oltre 20 anni insanguinano la Nigeria non vanno lette in chiave religiosa quanto piuttosto in chiave etnica, sostiene mons. John Onaiyekan, arcivescovo di Abuja, in un'intervista rilasciata ad “Oasis”. “La Nigeria - sottolinea il presule – non è un paradiso, ma non è neppure l'inferno che viene descritto da certi media. In Occidente arrivano solo le notizie relative alle violenze e ai problemi, ma non quelle che raccontano la vita di tutti i giorni, di condivisione nelle varie vicende quotidiane”. “Si dovrebbe sapere che ad Abuja viviamo in una pace relativa tra comunità di religioni diverse – aggiunge –. Che nei periodi delle feste religiose c'è un vero scambio e un reciproco coinvolgimento e rispetto tra comunità”. “Si dovrebbe sapere che noi cristiani siamo liberi di manifestare pubblicamente la nostra fede, come lo sono i musulmani”. In Nigeria – afferma poi l’arcivescovo - “l'origine della violenza non si può rintracciare nella diversa appartenenza religiosa, ma in quella etnica”, che spesso "precede" l'appartenenza religiosa. A favorire questo clima di scambio e dialogo è stato soprattutto il Consiglio per gli Affari Religiosi nigeriano, composto da 25 personalità del mondo musulmano e 25 della comunità cristiana. “Tempo fa, in occasione delle nostre riunioni, facevamo due preghiere, una cristiana e una musulmana sia all'inizio che alla fine. Ora invece abbiamo scelto di fare una sola preghiera all'inizio e una alla fine, rispettivamente cristiana e musulmana, o viceversa”. “Questa pratica lascia intendere che, quando preghiamo, la nostra preghiera abbraccia tutti. Il fedele  - che sia cristiano o musulmano - quando prega, prega per tutti. Non preghiamo "insieme", ma uno accanto all'altro, abbracciando però tutti”. Cristiani e musulmani – rende noto l’agenzia Zenit - si impegnano inoltre in programmi condivisi a favore del bene comune, come la battaglia contro l'Aids o contro la malaria. “Collaboriamo su questioni concrete – sottolinea mons. John Onaiyekan - perché quando ci troviamo di fronte ai bisogni fondamentali dell'uomo, le differenze tra di noi vengono meno”. (A.L.)

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    Filippine: gemellaggio fra il movimento cattolico “Silsilah” e quello musulmano “Salam”

    ◊   Si allargano le proficue esperienze di dialogo e scambio interreligioso nelle Filippine. Il noto movimento per il dialogo “Silsilah”, attivo nel sud delle Filippine da 25 anni, fondato dal missionario del Pime padre Sebastiano D’Ambra, ha siglato un gemellaggio e stabilito un accordo di collaborazione con il Movimento musulmano “Salam”. Il movimento Salam è formato da eminenti personaggi della comunità musulmana, tra cui imam, professori, accademici. Tutti si sono dichiarati “felici di collaborare con Silsilah”, citando il passo del Corano che recita “Voi troverete certo più vicini a voi nell’amicizia coloro che dicono : noi siamo cristiani”. I rappresentanti di “Salam” hanno sottolineato che il gemellaggio stabilito intende dare un tangibile segno di dialogo, amicizia, e cooperazione, poggiandosi sulla solida base dell’amore verso Dio e verso il prossimo. La prima emergenza che i due movimenti si propongono di affrontare è quella dei rapporti fra cristiani e musulmani nell’isola di Mindanao e nelle isole Sulu, dove la tensione fra le due comunità è salita a causa della persistente azione bellica che il governo di Manila sta conducendo contro i gruppi terroristi presenti nella zona. I due movimenti hanno ribadito che è necessario tutelare i civili e impedire che la popolazione innocente – costretta a lasciare le proprie case – sconti le conseguenze del conflitto. Il gemellaggio si propone di unire nel dialogo e nella condivisione della vita, persone di differenti culture, religioni, esperienze e tradizioni. L’obiettivo – sottolinea l’agenzia Fides – è di proporre nelle Filippine e in tutto il mondo, specialmente nelle aree di conflitto, il modello della “vita in dialogo”. L’iniziativa si iscrive nel cammino di preparazione di “Silsilah” al 25° anniversario della sua fondazione, che sarà celebrato nelle Filippine il 9 maggio 2009. Ci si sta preparando al 25° anniversario del Movimento Silsilah riflettendo sul tema: “Magpadayon. Andiamo avanti! Vivendo e promovendo l’amore di Dio e l’amore del prossimo”. (A.L.)

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    Thailandia: istruzione per tutti, priorità del governo e della Chiesa

    ◊   La scuola è uno dei settori in cui si concentra l’attenzione del governo e della Chiesa cattolica della Thailandia. Per il primo ministro Abhisit Vejjajiva - riferisce l'agenzia AsiaNews - “tagliare i costi” e “garantire il diritto allo studio per 15 anni” a tutti i ragazzi del Paese sono una priorità in termini di educazione e sviluppo. Per i vescovi è altrettanto basilare garantire “il diritto allo studio per tutti”, mantenendo “elevati livelli qualitativi” e promuovendo “il dialogo interreligioso”. Dal canto suo il cardinale Michael Michai Kitbunchu, presidente della Commissione per l’educazione della conferenza dei vescovi thailandesi, invita i presidi e i direttori degli istituti cattolici a “considerare con particolare riguardo i genitori e gli studenti poveri” riducendo o tagliando del tutto “le tasse scolastiche”. Secondo statistiche del 2007, vi sono 317 scuole cattoliche sparse per il Paese che garantiscono istruzione ad oltre 234 mila studenti (dei quali 12.800 di religione cattolica) e 250 mila studentesse (13.300 le cattoliche). Gli insegnanti maschi sono 5698 (5117 cattolici) e 19.754 femmine (3.786 cattoliche). Già dai numeri emerge l’impronta interconfessionale degli istituti avviati dai cattolici, i quali hanno una duplice valenza: garantire un buon livello di istruzione per tutti gli studenti e favorire il dialogo fra le culture. Uno di questi istituti è la St. Joseph Upatham School a Nong Re, nella provincia di Nakhon Nayok: essa ospita 400 studenti e 23 insegnanti. Molte famiglie sono povere e le tasse sono la metà della media nazionale. Un altro esempio arriva dalla St. Joseph School – la più vecchia del Paese, con più di 100 anni alle spalle – situata nella provincia di Ayutthaya. Nel 2007 essa ha ottenuto un importante riconoscimento dal re thai Bhumibol Adulyadej per un duplice motivo: il sostegno fornito agli studenti per esprimere al meglio il proprio potenziale; la promozione del dialogo interreligioso e di una vita in comune fra studenti di fede diversa, all’insegna della pace e dell’armonia. (R.P.)

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    In Spagna aumentano le adesioni al manifesto di Madrid contro l’aborto

    ◊   Continua ad aumentare in Spagna il numero dei firmatari del “Manifesto di Madrid” contro la riforma legislativa sull’aborto. Il documento, presentato il 17 marzo, “difende la vita umana nella sua tappa iniziale, embrionale e fetale e respinge la sua strumentalizzazione al servizio di lucrosi interessi economici o ideologici”. Si vuole, secondo Nicolás Jouve de la Barreda, docente universitario di Genetica, “uscire dall'ignoranza della società rispetto al principio della vita umana”. Per Mónica López Barahona, direttrice accademica del centro di studi “Biosanitarios” e consulente nell'area di Bioetica delle Nazioni Unite, dato che lo zigote è vita umana, “è soggetto degli stessi diritti di qualunque altro individuo della specie umana”. “Per questo motivo - ha continuato - entrare in una disquisizione di termini non è accettabile, perché uno non appartiene più o meno alla specie umana secondo il numero di cellule che abbia o i chili del suo peso”. Di fronte alla proposta parlamentare del gruppo socialista di liberalizzazione dell’aborto - ricorda il Sir - gli scienziati propongono “una regolazione per fermare gli abusi e la frode della legge dei centri dove si praticano gli aborti”, e segnalano che “è necessario rispettare la libertà di obiezione di coscienza in questa materia”. (A.L.)

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    Mons. Rocha critica le distorsioni giornalistiche sul caso della bambina violentata

    ◊   Il presidente della Conferenza nazionale dei vescovi del Brasile (CNBB), mons. Geraldo Lyrio Rocha, ha affermato che il caso della bambina violentata nello Stato del Pernambuco non si può ridurre alla questione della scomunica. La piccola, di nove anni, è stata stuprata per lungo tempo dal patrigno nella città di Alagoinha. E' rimasta incinta di due gemelli e ha interrotto la gravidanza. Secondo quanto reso noto dalla sala stampa della CNBB, - riferisce l'agenzia Zenit - monsignor Lyrio ha espresso, a Brasilia, il suo dolore per l'accaduto. L'organismo episcopale ha anche diffuso una nota sulla questione. “Penso alla situazione della madre di questa bambina e agli altri familiari – ha osservato mons. Lyrio - E' una sofferenza enorme, un'umiliazione che una bambina sia sfruttata sessualmente dal patrigno dai sei anni di età. E' una cosa ripugnante - ha aggiunto il presule - e mi lascia perplesso il fatto che questo aspetto così orribile si sia diluito di fronte alla storia della scomunica, che comunque deve essere trattata. Ridurre tuttavia una problematica di questa portata solo all'episodio della storia della scomunica vuol dire svuotare una questione sulla quale la coscienza nazionale deve essere risvegliata”. Secondo la sala stampa della CNBB, mons. Lyrio ha chiarito che la scomunica non è sinonimo di condanna all'inferno, ma si tratta di un atto disciplinare della Chiesa. “La scomunica esiste per richiamare l'attenzione sulla gravità dell'atto – ha specificato – L'aborto comporta questa pena perché si sta diluendo la gravità di questa azione anche tra i cristiani. Chi viola questo, si pone al di fuori della comunione ecclesiale”. Secondo il presidente della CNBB, lo stupro non è punito con la scomunica perché già tutti sono consapevoli che si tratta di un atto ripugnante. "Per l'aborto è diverso, per questo la scomunica non serve solo a punire, ma fa anche sì che chi ha effettuato l'atto possa percepirne la gravità e cercare la riconciliazione”. Sul caso è intervenuto anche il segretario generale della CNBB, mons. Dimas Lara. Egli ha spiegato che l'Arcivescovo di Olinda e Recife, mons. José Cardoso Sobrinho, “non ha scomunicato nessuno”, limitandosi a ricordare una norma esistente nel Diritto Canonico. “Questo tipo di pena – ha spiegato mons. Lara - è previsto in alcuni casi particolari, come la profanazione del Santissimo Sacramento o il caso del sacerdote che rivela un segreto di confessione, in cui la persona, per il semplice fatto di commettere questo tipo di atto, si pone al di fuori della comunione della Chiesa”. Si chiama scomunica latae sententiae. Mons. Lara ha detto che per incorrere nella scomunica la persona deve essere consapevole della gravità dell'atto e deve avere la libertà per porlo in essere. Il segretario generale ha ricordato poi che la Chiesa considera l'aborto un atto grave, soprattutto per quanti lo praticano coscientemente, è il caso di coloro che “effettuano l'aborto con coscienza” e delle “cliniche abortive che non sono in comunione con il pensiero cristiano in difesa della vita”. Il prelato ha anche ribadito che la bambina violentata non è incorsa nella scomunica. “Credo che questo valga anche per sua madre perché ha agito sotto pressione”, ha aggiunto. (A.M.)

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    Usa: il New Mexico abolisce la pena di morte

    ◊   Negli Stati Uniti è stata ratificata in legge la decisione del Parlamento del New Mexico di abolire la pena di morte, sostituendola con il carcere a vita senza possibilità di rilascio della parola. La settimana scorsa il disegno di legge era stato approvato dal Senato, con 24 voti favorevoli e 18 contrari (già approvato dalla Camera dei deputati il mese prima), ma l’ultima parola per rendere effettivo il disegno normativo restava al governatore democratico Bill Richardson. Pur avendo espresso in passato dubbi sulla legge, Richardson ha detto di essere stato convinto dalla constatazione dei numerosi casi di errore giudiziario. Negli ultimi dieci anni, negli Stati Uniti 130 condannati sono stati scagionati, e tra questi quattro nel New Mexico. La normativa entrerà in vigore dal primo luglio e non è retroattiva. Il New Mexico è il secondo Stato americano ad abolire la pena di morte dopo il New Jersey da quando la Corte Suprema americana nel 1976 ha reintrodotto la pena capitale; attualmente, su 50 Stati 35 conservano la pena di morte. In Montana una proposta di abolizione è stata approvata dal Senato e attende il vaglio della Camera, mentre in Kansas un analogo disegno di legge non è passato al Senato. Secondo diversi osservatori, in diversi casi le proposte per l’abolizione della pena di morte sono motivate anche dall’attuale crisi economica. (A.L.)

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    Amnesty chiede al governo cubano di rilasciare 57 detenuti

    ◊   In occasione del sesto anniversario della repressione ai danni di attivisti politici e per i diritti umani del 18 marzo 2003, Amnesty international chiede al governo cubano di rilasciare immediatamente 57 prigionieri di coscienza e rispettare il diritto alla libertà d’espressione e d’associazione. “Non c’era alcun motivo per imprigionarli e a maggior ragione non c’e' alcun motivo per tenerli ancora in carcere”. “L’unico ‘reato’ da loro commesso – ha dichiarato Gerardo Ducos, ricercatore di Amnesty su Cuba - è stato il pacifico esercizio del loro diritto alla libertà d’espressione”. L’organizzazione – riferisce il Sir - si dice “preoccupata” anche per la serie di intimidazioni che stanno subendo gli attivisti per i diritti umani, soprattutto quelli coinvolti per la manifestazione che si è tenuta ieri. Il 10 marzo Ivonne Mallesa, esponente delle “Donne in bianco”, un’organizzazione formata da parenti e amiche delle persone arrestate nella repressione del marzo 2003, è stata arrestata nella sua abitazione e rilasciata dopo quattro ore. E’ stata avvisata che sarà condannata a 20 anni di carcere se continuerà a prendere parte alle iniziative delle “Donne in bianco”. “Le autorità cubane hanno parlato molte volte dell’importanza dei diritti umani”, ha commentato Ducos. “Ora hanno l’opportunità - ha concluso - di passare dalle parole ai fatti, rilasciando coloro che sono stati imprigionati ingiustamente”. (A.L.)

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    Isole Salomone: “Radio Don Bosco” da quattro anni al servizio del Vangelo

    ◊   E’ un anniversario speciale quello celebrato nei giorni scorsi dalla Chiesa delle Isole Salomone: “Radio Don Bosco”, la prima emittente radiofonica cattolica dell’arcipelago, ha compiuto quattro anni di vita, presentando il suo lusinghiero bilancio di attività a servizio dell’evangelizzazione, dei giovani, dell'intera comunità cattolica. L’anniversario è stato celebrato con una grande festa di oltre 600 giovani provenienti da scuole, parrocchie e associazioni di tutto l’arcipelago. L’incontro è stato l’occasione per leggere e approfondire il Messaggio del Papa per la Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali, a cui più volte ha fatto riferimento don Ambrose Pereira, il salesiano responsabile delle Comunicazioni sociali della Chiesa locale, nella sua catechesi sul tema: “Nuove tecnologie, nuove relazioni: promuovere una cultura del rispetto, del dialogo e dell’amicizia”. E’ stata proprio questa la vocazione e la missione di “Radio Don Bosco” nei primi quattro anni di vita: l’emittente ha cercato di avvicinare i giovani e di coinvolgerli nell’utilizzo dei nuovi mass-media, rimarcando che essi sono strumenti a servizio dei valori di dignità, rispetto, dialogo, incontro, accoglienza, che trovano nel Vangelo la loro piena realizzazione. La giornata si è conclusa con una solenne Eucarestia celebrata da padre Dominic Kachira, direttore del “Don Bosco Rural Training Centre”, istituto di formazione professionale che ospita le strutture e gli studi di "Radio Don Bosco". L’emittente, creata e gestita dalla comunità dei missionari salesiani nelle Salomone, ha avviato le trasmissioni nel marzo del 2005 e si è guadagnata la stima della popolazione dell’arcipelago, specialmente del pubblico giovanile. Molti giovani oggi sono impegnati nella trasmissione e organizzazione tecnica dell’emittente, che prevede programmi di attualità, approfondimento, religione, nonchè intrattenimento e musica. Sempre con un occhio ai valori cristiani e con il fine di formare le coscienze, orientando la società verso il bene comune. “Radio Don Bosco” è sostenuta dai salesiani, dall’Ufficio comunicazioni della Conferenza episcopale delle Salomone, dall’associazione internazionale “Signis” e da molti altri benefattori privati. (A.L.)

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    Ieri a Bruxelles la cerimonia di inaugurazione della nuova sede della Comece

    ◊   “Possa questo edificio” diventare “una casa per la Chiesa in Europa” e contribuire “all’anima e all’unità” del Continente. È l’auspicio espresso ieri sera da mons. Adrianus van Luyn, vescovo di Rotterdam e presidente della Commissione degli episcopati della Comunità europea (Comece), durante la cerimonia di inaugurazione della nuova sede dell’organismo a Square de Meeûs 19, nel cuore del “quartiere europeo” di Bruxelles. La cerimonia – rende noto il Sir - ha fatto seguito alla Messa celebrata nella cappella della nuova sede dal cardinale Godfried Danneels, arcivescovo di Malines-Bruxelles e presidente della Conferenza episcopale belga. E’ stato anche dato avvio all’assemblea plenaria di primavera della Comece, incentrata principalmente sui conflitti in Medio Oriente e nel Sud dell'Asia, sul ruolo dell’Ue al riguardo, e sulle elezioni europee di giugno. Mons. van Luyn ha espresso gratitudine, tra gli altri, al suo predecessore mons. Joseph Homeyer e a mons. Noël Treanor, già segretario generale Comece. La Chiesa in Europa – ha poi affermato mons. van Luyn – non dovrebbe essere compiaciuta e soddisfatta di sé”, “ma in movimento”; questo dovrebbe tradursi nel suo contributo “all’europeanizzazione dell’Europa”. “Oggi le tendenze culturali della nostra epoca e il potere politico ed economico non cedono più agli imperativi della Chiesa”; altre forze “l’hanno sostituita” ed essa “gioca un ruolo diverso in Europa, perché interroga, in modo critico e costruttivo, i nuovi sviluppi estetici, etici, tecnologici e politici”. Per mons. van Luyn “la Chiesa in Europa vuole impegnarsi per il bene” e la Comece “avverte questo compito come parte del proprio dovere”. Tuttavia, ha avvertito, la Chiesa in Europa “rimane parte della Chiesa cattolica di tutto il mondo”: per questo “non può limitare al continente il proprio raggio d’azione” ma deve continuare a “contribuire all’umanizzazione del mondo intero” superando i propri confini. Solo così “l’Europa troverà la sua anima e la sua unità”. Alla cerimonia sono intervenuti anche Vladimir Špidla, commissario europeo all’occupazione, affari sociali e pari opportunità, e Ingo Frierdich, questore e membro dell’ufficio del Parlamento europeo. (A.L.)

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    Russia: consacrata la chiesa parrocchiale di Yakutsk

    ◊   Domenica scorsa, è stata una giornata di grande festa per la comunità salesiana di Yakutsk, capitale della Jakutia o Repubblica autonoma di Sakha, a motivo della consacrazione della nuova chiesa parrocchiale dedicata alla SS Trinità. La consacrazione della chiesa parrocchiale corona il sogno dei salesiani slovacchi, a cui è stata affidata la presenza salesiana in questa parte della Russia, attivi da 15 anni nella città di Yakutsk, che conta 250 mila abitanti. La chiesa avrebbe dovuto essere inaugurata l’anno scorso, ma non è stato possibile per una serie di difficoltà burocratiche. La liturgia della dedicazione della nuova chiesa è stata presieduta da mons. Antonio Mennini, nunzio apostolico per la Federazione russa e dell’Uzbekistan. Hanno concelebrato mons. Kirill Klimovich, vescovo di Irkutsk, diversi sacerdoti delle due comunità  salesiane della Siberia, Yakutsk e Aldan, don Karol Maník, Ispettore dei salesiani della Slovacchia, e don Giuseppe Pellizzari, Ispettore della Circoscrizione speciale Europa Est.  Ai fedeli della parrocchia di Yakutsk si è unita una rappresentanza della comunità parrocchiale di Aldan, che dista circa 500 chilometri. Il pomeriggio di domenica ha visto la visita di mons. Klimovic e di diversi sacerdoti al vescovo ortodosso Zosima di Yakutsk, mentre la serata è stata allietata dalla recita di un musical, che ha narrato le vicende di una comunità di fedeli sia originari del luogo sia discendenti da polacchi, lituani e altri popoli migranti nel tempo in queste terre. Sabato scorso, infine, la comunità salesiana ha ricevuto la visita di un rappresentante del ministero degli esteri della Federazione Russa. (A.M.)

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    In Burkina Faso nuova parrocchia di Moaaga dedicata a San Paolo

    ◊   In Burkina Faso la parrocchia “San Paolo” di Moaaga è l’ultima nata nell’arcidiocesi di Koupela. E’ stata eretta con decreto dell’arcivescovo di Koupela, mons. Seraphin Francois Rouamba, che porta la data del primo luglio 2008, pochi giorni dopo l’apertura dell’Anno Paolino. E’ stata posta sotto la protezione dell’Apostolo delle Genti per onorare il grande Santo missionario in questo anno a lui consacrato. Il territorio compreso dalla nuova parrocchia conta circa 4.000 cattolici ed è suddiviso in 7 grandi settori, affidati a cinque catechisti. Il primo parroco, don Pierre Celestin Bangre ed il suo viceparroco don Herman Guiatin hanno iniziato il loro servizio pastorale nella nuova parrocchia alla fine del mese di settembre, accolti calorosamente dalla popolazione del villaggio di Moaaga. Come racconta padre Herman sul notiziario diocesano “Unir”, nei giorni seguenti al loro arrivo, diverse delegazioni di catechisti e di responsabili delle Comunità Ecclesiali di base, pastori protestanti, l’imam di Malenga insieme ad alcuni musulmani, si sono succeduti per porgere il loro saluto. “Questa giovane parrocchia, debordante di zelo missionario – scrive padre Herman le cui parole sono state riprese dall’agenzia Fides – conta sul dinamismo e sul sostegno dei suoi fratelli maggiori per procedere con fiducia sul cammino della fede, sotto il patrocinio benevolo dell’Apostolo delle Nazioni”. (A.L.)

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    Il cardinale Sepe al Pellegrinaggio a piedi Macerata-Loreto

    ◊   Il cardinale Crescenzio Sepe, arcivescovo di Napoli, sarà presente al 31.mo Pellegrinaggio a piedi Macerata-Loreto, che si svolgerà sabato 13 giugno: l’arcivescovo di Napoli presiederà la Santa Messa allo stadio Helvia Recina e saluterà i pellegrini in partenza verso il santuario di Loreto. Come tema del Pellegrinaggio è stato scelto: “Il vero protagonista della storia è il mendicante”, già lanciato lo scorso anno. Come ogni anno, la guida del Pellegrinaggio sarà il Messaggio che il Santo Padre scrive per la Giornata Mondiale della Gioventù. Tra le intenzioni di preghiera che verranno poste: quelle per la pace, la giustizia e la libertà religiosa nel mondo. Sacerdote dal 1967, il cardinale Sepe ha percorso un iter accademico ed ecclesiastico in Italia e all’estero, fino ad esser creato cardinale nel Concistoro del  21 febbraio 2001 da Giovanni Paolo II. Il 20 maggio 2006 Papa Benedetto XVI lo ha nominato arcivescovo metropolita di Napoli. Storico il suo ingresso a Napoli, il primo luglio 2006, quando, recandosi a Scampia, ha baciato “simbolicamente” il suolo di quella terra martoriata e sofferente. È anche autore di diverse pubblicazioni: Il sangue e la speranza, Rapporto sulla missione, Dio disse: facciamo l’uomo, Non rubate la speranza, Dialoghi con la città. Il Pellegrinaggio è proposto da Comunione e liberazione, d’intesa con le diocesi marchigiane e gli altri movimenti ed associazioni ecclesiali che partecipano in modo cordiale e fattivo, offrendo concretamente una grande testimonianza di unità e di comunione. (A.L.)

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    Casal di Principe ricorda don Peppe Diana ucciso dalla camorra 15 anni fa

    ◊   Sono passati 15 anni dal giorno in cui un uomo bussò alla sagrestia del parroco di Casal di Principe e gli sparò quattro colpi. Era il 19 marzo 1994: don Peppe Diana veniva ucciso dalla camorra nel vano tentativo di metterlo definitivamente a tacere. Ma la vicenda umana e cristiana di questo sacerdote, testimone fino in fondo del Cristo Crocifisso e Risorto, continua a dare un messaggio di forza e speranza in una terra dove il termine “casalesi” non dovrebbe indicare gli appartenenti ad un clan camorristico ma gli abitanti di Casal di Principe. Cittadini che oggi hanno sfilato lungo le strade del Paese per ricordare don Peppe Diana e soprattutto i suoi insegnamenti. Applausi e lenzuola bianche hanno accompagnato il rinnovato impegno di combattere la camorra. “I casalesi – ha detto don Luigi Ciotti, presidente dell’Associazione Libera - ci sono ancora nonostante l’eccezionale lavoro della magistratura e delle forze dell'ordine”. Don Peppe Diana – ha aggiunto don Luigi Ciotti – invitava a salire sui tetti per gridare il proprio ‘no’ alla camorra. Bisogna capire – ha spiegato - che la prima mafia da combattere è quella delle parole. E alle parole oggi si aggiungono segni concreti: su oltre 20 ettari confiscati alla camorra la cooperativa “Libera terra” produrrà mozzarella e altri prodotti che “avranno lo straordinario valore aggiunto della legalità”, valori e sapori imprescindibili per una terra sconvolta dalla camorra. La morte di Don Peppe – hanno scritto i genitori del sacerdote nella loro lettera in vista di questo 15.mo anniversario – “paradossalmente profuma di vita, alimenta la speranza, aiuta le persone a costruire percorsi capaci di accogliere e includere chi è in difficoltà”. (A cura di Amedeo Lomonaco)

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    Il premio Henri de Lubac al padre domenicano polacco Pawel Krupa

    ◊   Il cardinale Paul Poupard ha consegnato ieri nella sede dell'Ambasciata di Francia presso la Santa Sede, il Premio Henri de Lubac al padre Pawel Krupa, domenicano di nazionalità polacca, per la sua tesi su "Une grave querelle. Le Maledicta dies de Jean Thomas, et le Dialogus d’Amelius de Lautrec: deux nouveaux documents pour l’histoire du conflit parisien autour de l’Immaculée Conception (1387 – 1390)" discussa presso la Pontificia università San Tommaso d’Aquino « Angelicum » nel 2007. La giuria, che ha preso la sua decisione all’unanimità, era presieduta dal cardinale Paul Poupard e composta dai cardinali Georges Marie Cottier ed Albert Vanhoye, da mons. Jean-Louis Brugues, dal padre Gilles-Hervé Masson, rappresentante de Les Editions du Cerf che pubblica le opere de cardinale de Lubac, e dall’ambasciatore di Francia presso la Santa Sede, Stanislas de Laboulaye. La giuria ha consegnato sempre all’unanimità una menzione speciale al padre Laurent Pidolle per la sua tesi su "Le mystère du Christ, Fils de Dieu et Fils de David", discussa presso la Pontificia università Gregoriana. Il Premio Henri de Lubac viene assegnato alla migliore tesi di dottorato scritta in francese e discussa presso un Instituto universitario pontificio. Esso prevede una somma di 3 mila euro, destinata a contribuire alla publicazione ed alla diffusione della tesi stessa. (R.P.)

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    24 Ore nel Mondo



    Conclusi senza un accordo i colloqui al Cairo tra varie fazioni palestinesi

    ◊   Le varie fazioni rivali palestinesi hanno concluso il dialogo di riconciliazione al Cairo senza essere pervenuti a un accordo sulla formazione di un governo di unità nazionale palestinese, sul suo programma, sulla legge elettorale e sulla direzione unificata del popolo palestinese. Lo ha dichiarato il segretario generale del Fronte di liberazione della Palestina, Wassel Abu Yussef. Intanto, l’esercito israeliano ha arrestato la notte scorsa una decina di membri dei quadri direttivi di Hamas in Cisgiordania. Tra gli arrestati ci sono quattro membri del Consiglio legislativo dell'Autorità palestinese. Lo ha annunciato un portavoce militare, secondo il quale gli arresti sono stati attuati nell'area di Ramallah, di Nablus e di Jenin. Gli arrestati, afferma il portavoce, erano “impegnati in uno sforzo continuo per ricostruire la struttura amministrativa dell'organizzazione terroristica nelle loro aree, cercando al tempo stesso di accrescere il potere e l'influenza di Hamas in Cisgiordania”. Un portavoce militare israeliano, invece, ha negato che l'aviazione abbia compiuto all'alba di oggi un raid aereo sulla Striscia di Gaza nel quale sarebbero stati uccisi due miliziani palestinesi delle Brigate dei Martiri di Al-Aqsa, braccio armato del Fatah.

    Afghanistan
    Un deputato afghano ed altri quattro uomini sono stati uccisi dall'esplosione di una bomba nella provincia di Helmand, nel sud dell'Afghanistan, dove la ribellione dei talebani è più attiva. Nel distretto di Bati Kot, invece, circa 100 persone hanno protestato dopo un'operazione dell'esercito afghano e di truppe Usa contro al Qaeda, che avrebbe causato vittime civili. Secondo i militari Usa, nella notte è stata attaccata una cellula di al-Qaeda nella provincia di Nangarhar, 140 chilometri a sud di Kabul, e “due militanti armati sono stati uccisi e quattro sospetti sono stati catturati”. Ma il governatore del Distretto, Khaibar Momand, ha condannato il raid, affermando che le vittime erano dei civili, e che l'attacco non è stato coordinato con le truppe di Kabul.

    Darfur
    La questione Darfur "è una priorità" per la nuova amministrazione USA. Lo ha detto il presidente, Barack Obama, ufficializzando il nome dell'ex generale Scott Gration come nuovo inviato speciale per il Sudan. “Il Sudan - ha dichiarato Obama - è una priorità per questa amministrazione, soprattutto in un momento in cui il bisogno di pace e di giustizia è così evidente”. Nel sottolineare “il deterioramento della situazione umanitaria”, Obama ha definito “disastrosa” la decisione del governo sudanese di espellere le organizzazioni non governative. Per Obama, il governo sudanese ha preso una decisione che “lascia un vuoto in cui si assommano penuria e disillusione, e per la quale dovrà render conto delle vite che si perderanno”. Nei giorni scorsi, il presidente del Sudan, el Bashir, ha espulso dal Paese 13 organizzazioni umanitarie internazionali ed ha annunciato che, entro un anno, tutte le ong internazionali dovranno essere sostituite da agenzie locali.

    Kenya
    Aumentano gli interventi umanitari del Programma alimentare mondiale (Pam) nell’area orientale e nord orientale del Kenya. La siccità, l’impossibilità di seminare e la generale mancanza di cibo sono le principali cause del malessere che sta avvolgendo lo Stato africano. Per questi motivi, il Pam ha lanciato un grande progetto di soccorso che si propone di raddoppiare, entro febbraio 2010, il numero di persone cui fornire alimentazione indispensabile. Si passerà dagli attuali 1,5 milioni a 2,5 milioni di persone. L’intervento, che partirà dal prossimo primo aprile, sarà concentrato soprattutto nelle aree rurali ed in quelle dedicate alla pastorizia, ma la situazione è drammatica anche negli slum delle città, soprattutto nella capitale Nairobi.

    Zimbabwe
    Il presidente dello Zimbabwe, Robert Mugabe, ha ribadito oggi la sua richiesta per la fine delle sanzioni, appellandosi alla comunità internazionale perchè sostenga il piano di rilancio dell'economia del Paese. “Amici dello Zimbabwe, per favore aiutateci”, ha detto Mugabe illustrando il piano, che prevede una crescita dell'inflazione al 10% dalla fine del 2009, soprattutto a causa dell'uso di molteplici valute estere invece di quella nazionale. Il documento, intitolato "Short-term Emergency Recovery Progamme", rivela che lo Zimbabwe ha avviato colloqui con gli Stati Uniti e l'Unione Europea per rimuovere le sanzioni. I donatori occidentali e gli investitori stranieri, cruciali per ricostruire il Paese, ma chiedono riforme politiche ed economiche, ed anche l'abbandono dei piani di nazionalizzazione.

    Commissione Europea-Eni
    La Commissione Ue ha inviato una comunicazione all’Eni nella quale si ritiene che il gruppo energetico italiano “abbia violato le regole comunitarie della concorrenza in materia di abusi di posizione dominante nella gestione di alcuni gasdotti di importazione di gas naturale”. "La condotta contestata - si legge in una nota della Commissione europea - riguarda un presunto rifiuto a fornire accesso alla capacità disponibile sulla rete di trasporto, la presunta allocazione a terzi di capacità secondo modalità economicamente meno attraenti e la presunta limitazione strategica dell'investimento in nuova capacità". Per Bruxelles, “queste pratiche sono state messe in atto nonostante l'esistenza di significative richieste di capacità da parte di terzi”, una condotta - secondo l'esecutivo europeo - “che ha limitato la concorrenza sul mercato e ha danneggiato i clienti in Italia”. La comunicazione che Bruxelles ha inviato all'Eni riguarda in particolare “la gestione e il potenziamento dei gasdotti per l'importazione di gas naturale in Italia dai punti di consegna in Austria (gasdotto Tag) ed in Germania (sistema di gasdotti Tenp-Transitgas)”.

    Turchia
    Il presidente americano, Barack Obama, compirà una visita ufficiale in Turchia il 6 ed il 7 aprile prossimi, giorni durante i quali parteciperà al Foro annuale dell'Alleanza delle civiltà a Istanbul. Lo ha dichiarato ieri sera alla Tv privata Tgrt il premier turco, Tayyip Erdogan, confermando quanto preannunciato lo scorso 10 marzo da fonti diplomatiche spagnole.

    India
    Secondo quanto riferisce la televisione indiana, un leader induista è stato ucciso dai ribelli maoisti nel distretto di Kandhamal, nello Stato orientale indiano dell’Orissa. Secondo le informazioni di polizia, ieri, circa 20 maoisti hanno ucciso Prabhat Panigrai, capo del partito induista Rashtriya Swayamsevak Sangh (RSS), nel suo villaggio di Rudiguma. Panigrahi era stato rilasciato su cauzione all'inizio del mese dopo essere stato arrestato per il suo coinvolgimento negli attacchi contro i cristiani iniziati a settembre scorso, con gravi episodi durante i quali hanno perso la vita almeno 38 persone e oltre 25 mila cristiani hanno dovuto lasciare le loro case.

    Cina-Corea del Nord
    Importante incontro oggi a Pechino, in occasione del 60.mo anniversario delle relazioni tra Cina e Corea del Nord, tra il presidente cinese, Hu Jintao, e il primo ministro nordcoreano, Kim Yong-il, inviato ai colloqui dal leader di Pyongyang, Kim Jong Il. Una visita che probabilmente sarà ricambiata in tempi brevi e che si inserisce in un momento di tensione tra la Corea del Nord e la comunità internazionale. Quest’ultima, infatti, si è detta preoccupata non solo per lo stallo nei colloqui a sei sul nucleare, ma soprattutto per il lancio di un satellite sperimentale, fissato per l’inizio di aprile, che potrebbe nascondere un test missilistico. In questo clima, che valore ha l’incontro di oggi? Benedetta Capelli lo ha chiesto a Francesco Sisci, corrispondente da Pechino per il quotidiano La Stampa:

    R. - Serve proprio a scongiurare questi piani missilistici e soprattutto a mettere un punto fermo sulla fine del piano di armamenti nucleari della Nord Corea. In qualche modo, è una specie di "pillola", molto indorata, che deve riportare in linea la Nord Corea, secondo gli accordi stabiliti anche con gli americani e i giapponesi.

     
    D. - La visita nordcoreana si inserisce nelle celebrazioni per il 60.mo anniversario delle relazioni diplomatiche con la Cina. Come sono al momento i rapporti tra i due Paesi?

     
    R. - Non ottimi. Proprio questo, in realtà, è il punto centrale. La Cina sta insistendo da anni sul perché la Corea adotti delle riforme economiche del tipo cinese. La Nord Corea teme di adottarle, invece, perché possono comportare la fine del potere da parte della famiglia regnante, guidata da Kim Jong Il. L’economia nordcoreana è allo stremo: in realtà, tenuta a galla solo dagli aiuti esterni e in principal modo cinesi. In questo senso, sono estremamente importanti proprio queste manovre congiunte e coordinate tra Cina e America, per cercare di esercitare un certo controllo, sempre più serrato, sulla Nord Corea, che pure è un’ospite certamente non facile da gestire.

     
    Vietnam
    L’influenza aviaria colpisce ancora in Vietnam. La vittima è un bambino di 3 anni, originario della provincia di Dong Thap: ricoverato con febbre molto alta e serie difficoltà respiratorie, era risultato positivo al virus dell’H5n1. Si tratta della terza vittima del virus nel Paese dall’inizio dell’anno e la 55.ma dal 2003, anno in cui fu individuata la malattia. Dopo l’Indonesia, il Vietnam è il Paese con il più alto bilancio di vittime di influenza aviaria. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza e Antonio D'Agata)

     
     
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIII no. 78

     
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