Logo 50 Radiogiornale Radio Vaticana
Redazione +390669883674 | +390669883998 | e-mail: sicsegre@vatiradio.va

Sommario del 18/03/2009

Il Papa e la Santa Sede

  • Il Papa ai vescovi del Camerun: urgente annunciare il Vangelo a tutti
  • Benedetto XVI al suo arrivo in Camerun: troppe piaghe in Africa, la speranza arriva dal Vangelo e dalla solidarietà
  • Il commento di padre Lombardi al viaggio del Papa in Africa
  • Testimonianze di missionari dal Camerun: speranze, valori, povertà, aids
  • Nominato il nuovo nunzio in Congo e Gabon
  • Mons. Redrado all'Onu: rilanciare la lotta alla droga, fenomeno sottaciuto
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • La Chiesa e l'Aids: un impegno a tutto campo
  • Madagascar: Rajoelina promette vera democrazia e lotta alla povertà
  • Convegno a Roma su don Santoro, ponte di dialogo con il Medio Oriente
  • Chiesa e Società

  • Colombia: sgomento per l'assassinio di due redentoristi
  • Sudafrica: celebrate le esequie di padre Sham, ucciso il 7 marzo
  • Usa: il cardinale Francis George a colloquio con Obama
  • Il cardinale Antonelli a Salamanca: preoccupante calo demografico in Europa
  • Il presidente dell'episcopato cileno ribadisce la posizione della Chiesa sull'aborto
  • Premio di Human Life International al presidente della conferenza episcopale dell’Ecuador
  • Danimarca: via libera alle adozioni a coppie gay
  • Thailandia: continua l'opera dei missionari nonostante la guerra civile
  • Kenya: dichiarato stato di allerta per casi di colera
  • Suor Nirmala confermata superiora delle Missionarie della Carità
  • Francia: dedicato alle donne il prossimo Congresso nazionale di Pax Christi
  • Da domani alla Nuova Fiera di Roma SAT Expò Europe 2009
  • 24 Ore nel Mondo

  • Ancora violenza in Somalia: scontri nel sudest del Paese
  • Il Papa e la Santa Sede



    Il Papa ai vescovi del Camerun: urgente annunciare il Vangelo a tutti

    ◊   Seconda giornata del Papa in Africa. Dopo il bagno di folla di ieri al suo arrivo all’aeroporto internazionale di Yaoundé, stamani l’incontro di Benedetto XVI con i vescovi del Camerun. Nel suo discorso il Papa ha sottolineato "l’urgente necessità di annunciare il Vangelo a tutti". Il servizio del nostro inviato Giancarlo la Vella.

    Il Papa esorta la Chiesa del Camerun a guardare al modello di San Paolo, in quest’anno consacrato all’Apostolo delle Genti. L’annuncio del Vangelo è un compito del vescovo che, come San Paolo, può così proclamare: “Annunciare il Vangelo non è per me un vanto, perché è una necessità che mi si impone. Guai a me se non annunciassi il Vangelo”. E il vescovo – dice il Papa – è il catechista per eccellenza. E’ colui che conferma e purifica il suo popolo nella fede. Ed è questo il compito che la Chiesa ha ricevuto da Cristo, proprio perché sono ancora tante le persone che attendono il messaggio di amore e di speranza, che permetterà loro di conoscere la libertà e la gloria dei figli di Dio. Benedetto XVI sottolinea che la missionarietà, come già indicato dal Concilio Vaticano II, attiene profondamente alla natura stessa della Chiesa. E per realizzare l’evangelizzazione, dice il Pontefice ai presuli camerunensi, occorre una profonda unione tra i Pastori, per cercare insieme risposte alle molteplici sfide e offrire direttive comuni per aiutare i fedeli nella loro vita ecclesiale e sociale. La solidarietà apostolica e la comunione va poi estesa con generosità alle altre Chiese locali, ai catechisti, ai sacerdoti, con un particolare controllo sulla fedeltà agli impegni assunti con l’ordinazione, nel rispetto della propria vocazione. Ciò che viene insegnato deve invece essere profondamente vissuto anche nella vita di ognuno. E Benedetto XVI esorta anche a rivolgere particolare attenzione ai giovani che si avvicinano al sacerdozio:

     
    "In your dioceses...
    “Nelle vostre diocesi numerosi giovani si presentano come candidati al sacerdozio. Possiamo solo ringraziarne il Signore. E’ essenziale che sia fatto un serio discernimento. A tal fine, vi incoraggio, nonostante le difficoltà organizzative a livello pastorale che talvolta possono sorgere, a dare priorità alla selezione e alla formazione dei formatori e dei direttori spirituali. Essi devono avere una conoscenza personale e approfondita dei candidati al sacerdozio ed essere in grado di garantire loro una formazione umana, spirituale e pastorale solida che faccia di loro degli uomini maturi ed equilibrati, ben preparati per la vita sacerdotale. Il vostro costante sostegno fraterno aiuterà i formatori a svolgere il loro compito con l'amore per la Chiesa e la sua missione”.

     
    E poi l’esortazione del Santo Padre ai vescovi del Camerun a seguire con particolare dedizione pastorale le famiglie, i cui valori fondamentali, come il matrimonio e l’amore indissolubile e stabile, vengono messi a rischio dalla modernità e della secolarizzazione. Quindi ancora un appello ad essere vicini ai giovani esposti a numerosi pericoli:

     
    "The spread of sects...
    “Lo sviluppo di sette e movimenti esoterici come pure la crescente influenza di una religiosità superstiziosa, come anche del relativismo, sono un invito pressante a dare un rinnovato impulso alla formazione dei giovani e degli adulti, in particolare nel mondo universitario e intellettuale. In questa prospettiva, desidero incoraggiare e lodare gli sforzi dell'Istituto cattolico di Yaoundé e di tutte le istituzioni ecclesiali la cui missione è quella di rendere accessibile e comprensibile a tutti la Parola di Dio e l'insegnamento della Chiesa”.

     
    Il Papa si rivolge anche al laicato, che sempre di più si impegna nella vita della Chiesa e della società. Le numerose iniziative, dice il Papa, sono opera dello Spirito e contribuiscono ad un nuovo annuncio del Vangelo. Poi un ringraziamento all’associazionismo femminile per il grande impegno profuso nella promozione della dignità della donna. Infine, il forte accento del Pontefice sulla povertà. Il vescovo – dice il Papa – è il principale difensore dei diritti dei poveri e deve favorire l’esercizio della carità. In questo modo la Chiesa diventa una vera famiglia fondata sull’amore fraterno, che contribuisce alla riconciliazione e alla cooperazione fra le etnie per il bene di tutti.

    inizio pagina

    Benedetto XVI al suo arrivo in Camerun: troppe piaghe in Africa, la speranza arriva dal Vangelo e dalla solidarietà

    ◊   In un continente che soffre per la fame e le malattie, è insanguinato da troppi conflitti e sfruttato da interessi economici e politici, vengo “a portare speranza ai cuori del popolo dell’Africa”: quella che nasce dal Vangelo e dai suoi ideali di giustizia. Con queste parole, Benedetto XVI si è presentato ieri pomeriggio alla popolazione del Camerun. Pochi minuti dopo l’atterraggio all’aeroporto di Yaoundé, il Papa ha ricevuto l’indirizzo di omaggio del presidente, Paul Biya, e ha poi tenuto il primo discorso del suo viaggio apostolico. La cronaca nel servizio di Alessandro De Carolis:

    (musica africana)

    L’Africa soffre “sproporzionatamente” e c’è chi non si fa scrupoli di alimentare anche le forme più ignobili di abuso contro gli africani - una su tutte, il traffico di esseri umani - pur di trarre vantaggi dall’instabilità del continente. Non così la Chiesa, che per sua missione da centinaia di anni riversa sull’Africa e gli africani la speranza del Vangelo e il conforto di una solidarietà costantemente in azione. Sul contrasto tra queste due opposte facce del continente - e sulla stabilità del Camerun che di quel contrasto si presenta come volto positivo - Benedetto XVI, alternando il francese all’inglese, ha giocato ieri il suo discorso d’esordio. Davanti agli occhi della gente di Yaoundé, ma idealmente davanti agli occhi di tutta l’Africa, il Papa ha presentato la sua visita pastorale nel segno del mandato petrino - la conferma nella fede dei 150 milioni di cattolici del continente - ma anche nel segno, anzi nel solco dei “grandi Santi” che in quasi duemila anni, da San Cipriano di Cartagine a Santa Josephine Bakhita, hanno innervato l’Africa del messaggio cristiano, ancora e più che mai decisivo, ha affermato, in una “situazione di sofferenza e di ingiustizia:

     
    “In the face of suffering or violence…
    Di fronte al dolore o alla violenza, alla povertà o alla fame, alla corruzione o all’abuso di potere, un cristiano non può mai rimanere in silenzio. Il messaggio salvifico del Vangelo esige di essere proclamato con forza e chiarezza, così che la luce di Cristo possa brillare nel buio della vita delle persone".

     
    “Qui, in Africa, come pure in tante altre parti del mondo - ha proseguito Benedetto XVI - innumerevoli uomini e donne anelano ad udire una parola di speranza e di conforto”. E qui il Papa, in una rassegna drammatica, ha ricordato i mille volti della sproporzionata sofferenza africana. Le “migliaia di senza tetto e di bisognosi, di orfani e di vedove”. O gli uomini, le donne e i bambini “crudelmente rapiti e portati oltremare a lavorare come schiavi” un tempo, come oggi in modo analogo le vittime “inermi” della tratta, “moderna forma di schiavitù”. O tutti gli altri che, in vario modo, subiscono l’attuale e “globale scarsità di cibo”, lo “scompiglio finanziario”, i “modelli disturbati di cambiamenti climatici”:

     
    “Africa suffers disproportionately…
    L’Africa soffre sproporzionatamente: un numero crescente di suoi abitanti finisce preda della fame, della povertà, della malattia. Essi implorano a gran voce riconciliazione, giustizia e pace, e questo è proprio ciò che la Chiesa offre loro. Non nuove forme di oppressione economica o politica, ma la libertà gloriosa dei figli di Dio. Non l’imposizione di modelli culturali che ignorano il diritto alla vita dei non ancora nati, ma la pura acqua salvifica del Vangelo della vita. Non amare rivalità interetniche o interreligiose, ma la rettitudine, la pace e la gioia del Regno di Dio, descritto in modo così appropriato dal Papa Paolo VI come ‘civiltà dell’amore’”.

     
    Nel deserto di queste piaghe, il Camerun rappresenta un’oasi, un’“Africa in miniatura”, ha riconosciuto il Papa, dove 200 gruppi etnici “vivono in armonia”, o dove i malati di Aids sono “curati gratuitamente”. E dunque, un Paese che si offre realmente come una “terra di speranza per molti nell’Africa centrale”:

     
    “Des milliers de réfugiés, fuyant des pays dévastés…
    Migliaia di rifugiati dai Paesi della regione devastati dalla guerra hanno ricevuto qui accoglienza. E’ una terra di vita, con un Governo che parla chiaramente in difesa dei diritti del non nati. E’ una terra di pace (…) E’ una terra di giovani, benedetta con una popolazione giovane piena di vitalità e impaziente di costruire un mondo più giusto e pacifico”.
     
    In questo contesto, ha osservato Benedetto XVI, la Chiesa africana si affaccia nel 21.mo secolo con il bagaglio della sua lunga tradizione e con lo sguardo rivolto a un futuro per affrontare il quale il Sinodo di ottobre sarà certamente di ispirazione:

     
    “Almost ten years into the new millennium…
    Dopo quasi dieci anni del nuovo millennio, questo momento di grazia è un appello a tutti i Vescovi, sacerdoti, religiosi e fedeli laici del Continente a dedicarsi nuovamente alla missione della Chiesa a portare speranza ai cuori del popolo dell’Africa, e con ciò pure ai popoli di tutto il mondo".

    inizio pagina

    Il commento di padre Lombardi al viaggio del Papa in Africa

    ◊   Sul primo contatto del Papa con l’Africa, al suo arrivo ieri in Camerun, ascoltiamo il direttore della Sala Stampa vaticana padre Federico Lombardi, al microfono del nostro inviato Giancarlo La Vella:

     
    R. – Mi sembra un contatto meraviglioso, soprattutto l’accoglienza che si è avuta nella città: il lungo trasferimento di alcune decine di chilometri, dall’aeroporto fino alla nunziatura, è stato segnato da un grande entusiasmo, una calorosa accoglienza … Anche i monsignori della nunziatura con cui mi trovavo mentre viaggiavamo mi dicevano che loro stessi non si aspettavano un’accoglienza di questo genere. C’era veramente tantissima gente, soprattutto poi nel centro della città, e poi con le espressioni di affetto e di gioia tipicamente africane: canti, gesti, sorrisi, movimenti di danza … Ecco, veramente, meglio di così mi pare che sarebbe stato difficile accogliere il Santo Padre e certamente lui si è sentito molto bene accolto. Del resto, anche il discorso che egli ha fatto all’aeroporto a me è sembrato subito un discorso molto significativo, molto importante. Bisogna pensare che durante la visita in Camerun ci saranno soprattutto momenti ecclesiali; quindi questo discorso è stato un discorso alla Nazione – in generale – con l’invito alla pace, l’invito alla riconciliazione e la lode per gli aspetti positivi della cultura di pace e di convivenza tra le diverse etnie che c’è nel Camerun e anche un forte invito al mondo intero ad aiutare l’Africa a crescere sulla via della pace, della giustizia e della riconciliazione che è appunto il tema del Sinodo africano. Interessante è anche l’accenno, molto forte, alla cura dei malati di Aids, alla cura gratuita per i malati di Aids. Ecco, quindi, un discorso del Papa che già entra proprio nel cuore dei problemi dell’Africa anche se in un modo piuttosto conciso. E anche tutta l’accoglienza da parte del presidente e delle altre autorità mi è sembrata molto positiva. Insomma, un avvio di viaggio, qui in Camerun, estremamente sereno, estremamente costruttivo che lascia ben sperare per quello che ci si attende e che si desidera da questo viaggio in Africa.

     
    D. – Intanto si continua a parlare di quanto detto dal Papa in aereo sull’Aids...

     
    R. – Naturalmente in una risposta brevissima si possono dire poche cose, però i punti essenziali erano molto chiari. Anzitutto c’è la formazione che la Chiesa dà nel campo della responsabilità e della responsabilità anche nell’uso della sessualità, nel quadro della famiglia, del matrimonio, della visione della persona umana e della famiglia e del matrimonio che la Chiesa ha. Quindi, responsabilità anzitutto. Poi, l’impegno anche per le cure mediche. In questo il Papa ha fatto l’esempio del progetto “Dream” della Comunità di Sant’Egidio, di cui tra l’altro ha incontrato questa mattina proprio un bel gruppo di rappresentanti del Centro di formazione di questo progetto, che si trova qui in Camerun. C’erano 67 giovani africani che si stanno formando per essere operatori di questo progetto che è già lanciato e attivo in dieci Paesi africani, con 100 mila malati in cura e un milione sotto osservazione. Quindi, le cure, che sono per fortuna, oggi, piuttosto efficaci, anzi molto efficaci, sono messe in pratica pienamente: si parla del 97 per cento di efficacia. E il Papa – come dicevo - ha chiesto ieri, durante il discorso all’aeroporto, anche la gratuità di queste cure. Poi, il terzo punto, è quello della vicinanza a chi soffre, e in questo la Chiesa ha una grandissima tradizione con tutta la sua presenza nel mondo della sofferenza. E quando il Papa andrà a visitare anche il Centro Leger, domani, dovrà testimoniare questa attenzione della Chiesa a chi soffre. Ecco, quindi, responsabilità, impegno per le cure sanitarie e vicinanza a chi soffre. Pensare che i problemi si risolvano puntando tutto o mettendo l’attenzione quasi esclusivamente sull’uso dei preservativi è un’illusione, perché non va nel senso della responsabilità e della crescita della persona nella sua completezza, ma anzi può essere anche una componente di non aiuto a far crescere nella responsabilità. In questo senso, i punti positivi su cui la Chiesa si impegna sono altri.

    inizio pagina

    Testimonianze di missionari dal Camerun: speranze, valori, povertà, aids

    ◊   Ma quale Chiesa trova in Camerun il Papa? Federico Piana lo ha chiesto a padre Renzo Larcher, missionario saveriano, parroco a Yaoundé:

    R. – E’ una Chiesa in piena crescita. Il cristianesimo è ancora giovane. E’ vero che qui la popolazione locale si è convertita in massa al cattolicesimo già negli anni ’30, però, adesso, la capitale è diventata una città multiculturale, che ospita altre etnie del Camerun, che sono meno evangelizzate. E’ per questo che in ogni parrocchia organizziamo il catecumenato per preparare nuovi cristiani.

     
    D. – Quale ruolo svolgono i giovani nella Chiesa?

     
    R. - I giovani rappresentano la parte più cospicua della popolazione. La gioventù ha problemi come tutta la gioventù del mondo, ma è anche molto sensibile all’appello cristiano. Nella mia parrocchia molti si sono iscritti per partecipare alla Messa di giovedì prossimo nello stadio della capitale, durante la quale il Papa darà l’Instrumentum laboris del Sinodo per l’Africa.

     
    D. – Padre Renzo, quali sono le principali difficoltà in cui versa l’Africa in questo momento?

     
    R. – Ci sono difficoltà a diversi livelli. Qui in Camerun, grazie a Dio, noi possiamo usufruire di un tempo di pace da molti decenni ormai. Però, anche qui da noi, c’è il problema della giustizia, che non è ancora risolto. La corruzione è una realtà, purtroppo, che tocca i diversi ambiti della società. Già nel 2000, i vescovi hanno pubblicato una coraggiosa lettera pastorale sul problema della corruzione, che non è ancora risolto, benché il governo cerchi di arginare il fenomeno. Poi, ci sono i problemi legati alla qualità della vita. Il benessere non è equamente diffuso e c’è un divario notevole tra una minoranza della popolazione, che è benestante, e la maggioranza della gente, che vive nella precarietà. Qui nel Camerun non c’è propriamente la miseria, la povertà però esiste, e si vede soprattutto a livello delle abitazioni. Si stanno facendo, comunque, dei progressi. C’è bisogno a mio modo di vedere di uno slancio missionario più grande. Poi ci sono alcuni ambiti della vita sociale e morale piuttosto deboli: l’ambito dell’attaccamento alle credenze ancestrali, che fa fatica ad armonizzarsi con le esigenze del Vangelo. C’è poi sempre la difficoltà di evangelizzare l’ambito della vita affettiva. I nostri giovani sono abbastanza fragili sotto questo punto di vista. (Montaggio a cura di Maria Birigini)

     
    L’Africa è un continente di grandi ricchezze, umane e naturali, ma sono ancora tante le difficoltà. Come portare in questo contesto la speranza? Ci risponde padre Marco Pagani, missionario del Pime da tanti anni in Camerun. L’intervista è di Fabio Colagrande:

    R. – Stando qui si capisce come Gesù Cristo sia veramente l’unica speranza dell’uomo, perché la speranza che porta Gesù Cristo arriva a far diventare l’uomo veramente ciò che è, veramente uomo. E’ questa la grande rivoluzione, perchè se non si vive fino in fondo la propria umanità, non si può cambiare nulla. La società non si cambia perché cambiano i vertici, ma perché cambia la persona, il modo di guardare le cose, il modo di ragionare, di affrontare i problemi. In questo il cristianesimo è una grande possibilità per tutti.

     
    D. – Quali frutti potranno dare queste giornate del Papa in Camerun alla Chiesa locale? Quali sono le sue speranze, padre Marco?

     
    R. – Innanzitutto, una grande gioia, ma nel senso vero del termine; c'è la speranza che riprenda proprio il desiderio di camminare dietro Cristo, che si capisca la bellezza dell’essere cristiano, perché essere cristiano non toglie nulla all’umanità, anzi la fa risplendere ancora di più. Quindi, spero proprio che questo suo frutto sia un desiderio rinnovato di essere cristiani, perché essere cristiani è realmente una possibilità, non solo per noi, ma per tutto il mondo.(Montaggio a cura di Maria Brigini)

    inizio pagina

    Nominato il nuovo nunzio in Congo e Gabon

    ◊   Benedetto XVI ha nominato nunzio apostolico nella Repubblica del Congo e in Gabon mons. Jan Romeo Pawlowski, finora consigliere di nunziatura presso la sezione per i rapporti con gli Stati, elevandolo in pari tempo alla sede titolare di Sejny, con dignità di arcivescovo. Mons. Jan Romeo Pawlowski è nato a Biskupiec (Polonia) il 23 novembre 1960. È stato ordinato Sacerdote il primo giugno 1985. Laureato in Diritto Canonico è entrato nel servizio diplomatico della Santa Sede il primo luglio 1991 e ha prestato successivamente la propria opera nelle rappresentanze pontificie nella Repubblica Centroafricana e nella Repubblica del Congo (Brazzaville), Thailandia, Brasile, Francia e nella sezione per i rapporti con gli Stati della Segreteria di Stato. Conosce l’italiano, il francese, il russo, l’inglese, il tedesco e il portoghese.

    inizio pagina

    Mons. Redrado all'Onu: rilanciare la lotta alla droga, fenomeno sottaciuto

    ◊   Un grave fenomeno quello della droga che viene sottaciuto. La denuncia di mons. José Luis Redrado Marchite, segretario del Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari, capo della delegazione della Santa Sede nella Commissione delle Nazioni Unite contro le droghe, riunita a Vienna fino al 20 marzo. Il servizio di Roberta Gisotti.

     
    La Chiesa – ha sottolineato mons. Redrado Marchite – ribadisce la necessità di una politica e strategia d’azione incentrate sulla salute, la dignità e la vita del tossicodipendente, “che mettano in campo tutti i mezzi e le risorse disponibili per contrastare questo grave fenomeno di cui, purtroppo, si parla meno ma che persiste provocando devastazioni, disastri e vittime, specialmente tra i giovani, in proporzioni spaventose e inaccettabili”. “Pensare di vivere in una società libera dalla droga – ha aggiunto il presule - esige la forte volontà degli Stati di estirpare definitivamente questo fenomeno che alcuni ritengono sia parte del nostro vivere quotidiano e del quale semplicemente si possano limitare i danni”. Ma “l’attività capillare delle organizzazioni della Chiesa cattolica che lavorano nel settore, ci dicono – ha rilevato il capo della delegazione vaticana - che l’avere sostituto la droga con la droga ha aggravato anche di più la situazione nel corso degli anni, rendendo cronica la dipendenza, e senza rispondere alla questione del senso della vita” “che costituisce il centro del problema”.

     
    Per questo la Chiesa sostiene gli sforzi della comunità internazionale nella lotta contro la droga, nella repressione del crimine, nella cooperazione fra Stati, raccomandando il ruolo imprescindibile della famiglia, “cellula educativa primaria”, e l’apporto prezioso delle istituzioni e associazioni impegnate con i tossicodipendenti, ispirate “ai nobili principi e valori dell’amore e della solidarietà”.

     
    Da parte sua la Chiesa non cessa di offrire il suo contributo sia a livello di prevenzione che nel recupero e nella riabilitazione dei tossicodipendenti. Oltre il 30 per cento dei Centri sanitari cattolici nel mondo hanno programmi contro la droga, tesi anche a sensibilizzare le comunità e combattere la discriminazione. Programmi che hanno dato risultati particolari in Spagna, Francia, Irlanda e Portogallo, grazie a vaste campagne informative e formative rivolte ai giovani.

    inizio pagina

    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   L'importanza di un viaggio: in prima pagina, un editoriale del direttore sul valore della presenza del Papa in Camerun e in Angola.

    Nell'informazione internazionale, intervento della Santa Sede alla 52.ma sessione, a Vienna, della Commissione Onu contro le droghe.

    Fasti pittorici per il compleanno di sua maestà l'Imperatore: in cultura, Pietro Petraroia ricorda i duecento anni della pinacoteca milanese di Brera. In occasione di tale ricorrenza, verrà presentato domani il restauro dello "Sposalizio della Vergine" di Raffaello: sulla storia e le caratteristiche del dipinto stralci di un testo scritto nel 1992 da Carlo Bertelli, uno degli autori del catalogo che illustra l'intervento di recupero del capolavoro dell'urbinate.

    inizio pagina

    Oggi in Primo Piano



    La Chiesa e l'Aids: un impegno a tutto campo

    ◊   L’ “umanizzazione” della sessualità, invocata da Benedetto XVI poche ore prima di toccare il suolo africano, è da tempo oggetto di impegno pastorale per la Chiesa che opera sulle frontiere dell’Aids. E’ noto che quasi il 30 per cento dei centri per la cura dell’Hiv nel mondo sono gestiti da strutture cattoliche. Una di esse, il Progetto “Dream”, è stata messa in campo dalla Comunità di Sant’Egidio e con alcuni dei suoi membri si è intrattenuto lo stesso Benedetto XVI, oggi a Yaoundé. Del Progetto “Dream”, Adriana Masotti ne ha parlato con il responsabile scientifico, il medico epidemiologo, Leonardo Palombi:

    R. – Se noi guardiamo alle iniziative, in termini di sanità pubblica, intraprese in Africa negli ultimi 20 anni, noi osserviamo che il largo impiego di condom non ha contenuto l’epidemia e non la sta contenendo in Europa orientale, per dare un esempio. Del resto, il discorso sull’uso dei condom come magica soluzione dell’epidemia dell’Aids, parte dal presupposto che questo mezzo sia utilizzato sulla base di una certa cultura e sulla base di alcuni diritti - per esempio i diritti delle donne - che non è certo un fatto largamente consolidato.

     
    D. – La Comunità di Sant’Egidio lavora con successo sul fronte del contrasto all’Aids proprio in Africa. Che cosa allora è necessario fare per ottenere reali risultati?

     
    R. – Io credo che l’introduzione in larga misura della terapia con antiretrovirali, uccidendo il virus, in realtà funzioni anche come prevenzione. Dream ha salvato la vita di 10 mila bambini facendoli nascere sani e d’altra parte questa terapia poi riduce la probabilità di infettare da parte di chi è già malato. Ritengo che curarsi dei malati e curare i malati sia una grande forma di prevenzione: in questo senso il Papa ha molto ragione.

     
    D. - Quindi, occorre dare sempre di più la possibilità di accedere alle cure...

     
    R. – Sì e tra l’altro la possibilità di accedere alle cure aiuta le persone a non disperarsi. Noi sosteniamo queste persone anche con un aiuto all’alimentazione e con un’intensa opera di educazione sanitaria. Che è un fatto importantissimo: in realtà queste persone non hanno alcuna idea del mondo dei microorganismi e, quindi, dell’idea di infezione e di trasmissione dell’infezione. Dare una cultura sanitaria è un fatto certamente importante e purtroppo spesso abbastanza trascurato. Sulla questione della prevenzione dell’Aids sentiamo anche il prof. Gianluigi Gigli, già presidente della Federazione mondiale dei medici cattolici, intervistato da Luca Collodi:

    R. – E’ documentato ormai in tutto il mondo come, a seconda di dove si mette l’accento nella prevenzione dell’Aids, i risultati possono essere anche fortemente diversi. Portiamo due esempi ormai storici. L’Uganda, dove la lotta all’Aids è stata basata appunto sul comportamento, sugli stili di vita, ha ottenuto traguardi significativi in termini di riduzione dell’epidemia. La Thailandia, dove ci si è basati solo sul profilattico, non ha ottenuto nulla: la situazione è addirittura, appunto, peggiorata. Ecco: questo dovrebbe far riflettere! Perché? Perché - a parte ogni giudizio di ordine etico - se ci si limita solo al profilattico, la sensazione di ‘falsa’ sicurezza che esso dà - perché comunque c’è ancora un rischio di malattia che si mantiene, benché abbassato – questo rischio viene tuttavia a moltiplicarsi a causa del moltiplicarsi dei rapporti che la falsa sicurezza stessa genera. Quindi, rapporti occasionali, rapporti promiscui. D’altronde, io ricordo personalmente, nel corso di una discussione con un illustre scienziato, con un Premio Nobel, proprio colui che aveva trovato il virus Hiv dell’Aids, Luc Montagnier, mi ricordo che Montagnier mi disse, con estrema chiarezza: "Noi riusciremo forse un giorno – e mi auguro presto – a trovare un vaccino in grado di controllare l’Aids. Ma se noi non riusciamo a modificare i nostri stili di vita, il che vuol dire – appunto – che l’uomo è fatto per la donna e per una sola – il rischio è che dietro l’angolo troveremo qualche altro ancor più temibile aggressore".

     
    D. – Quindi, qui torna il tema della sessualità responsabile sul quale il Papa più volte si è soffermato?

     
    R. – Esattamente. Ora, affermare ideologicamente che il Papa sta in qualche modo favorendo l’epidemia perché invita alla sessualità responsabile, è veramente dire un assurdo, anzi, è fare della mistificazione anche dal punto di vista scientifico.

    inizio pagina

    Madagascar: Rajoelina promette vera democrazia e lotta alla povertà

    ◊   I vertici militari del Madagascar hanno trasferito il potere al leader dell'opposizione, il 34enne Andry Rajoelina, che ieri ha preso possesso del palazzo presidenziale di Antananarivo con l'aiuto di truppe ribelli, dopo che l’ex presidente del Madagascar, Marc Ravalomanana, aveva accettato di dimettersi, consegnando il potere all'esercito. Stamane la Corte costituzionale ha decretato che Rajoelina esercita le funzioni di presidente della Repubblica del Madagascar in modo legittimo ma ha precisato che non potrà svolgere le funzioni di capo dello Stato per più di 24 mesi. Da parte sua il nuovo capo dello Stato si è impegnato a instaurare una vera democrazia e a indire nuove elezioni entro due anni. Ha promesso inoltre, davanti a 15.000 sostenitori radunati nel centro della capitale malgascia, che la lotta contro la povertà sarà la sua priorità. Ma ora Rajoelinà terrà saldo il potere nelle sue mani? Salvatore Sabatino lo ha chiesto a Massimo Alberizzi, africanista del Corriere della Sera:

    R. – Rajoelina deve ancora fare i conti con una parte di sostenitori di Ravalomanana, che in questi anni hanno avuto molti vantaggi dal boom economico che c’è stato nel Paese dagli investimenti stranieri, quindi, non è così facile. Sembra che dietro Rajoelina ci sia il vecchio leader Didier Ratsiraka, il vecchio dittatore che fu sconfitto alle elezioni all’inizio del 2000, ed i suoi sostenitori che sono rimasti all’asciutto in questo periodo e, quindi, vogliono riprendere le redini del Paese. A questo punto rischia di esserci uno scontro politico economico. I militari, solitamente, in Madagascar rimangono fuori, anche se questa volta si sono schierati decisamente con Rajoelina.

     
    D. – Chi è davvero Rajoelina, possiamo tracciare un suo profilo?

     
    R. – Lui viene da una famiglia agiata, a differenza di Ravalomanana che è miliardario ma viene dal niente: vendeva latte e gelati per strada con la bicicletta e possiamo dire che è un uomo che si è fatto da solo. Rajoelina arriva, invece, da una famiglia agiata: il padre e il nonno erano generali e c’è, quindi, una differenza enorme tra i due.

     
    D. - Quali sono, a questo punto, le reazioni che possiamo attenderci da parte della Comunità internazionale?

     
    R. – L’Unione Africana si trova, come al solito, di fronte a un gran dilemma. Questo signore ha preso il potere al di là e al di fuori della procedura costituzionale, ma l’altro non conta niente, non ha nessun supporto popolare e, quindi, è Rajoelina quello che alla fine viene riconosciuto. Questo è anche il dilemma dell’Unione Europea, ma l’Unione Africana ovviamente vive la situazione con peggior impatto perché in Africa accadono cose del genere in continuazione: c’è stato il colpo di Stato in Guinea Equatoriale, in Sudan c’è Bashir, con il mandato di arresto internazionale. Sono tutti problemi che coinvolgono l’Unione Africana pesantemente e dimostrano che questa organizzazione in realtà ha poco potere.

     
    D. - C’era stata però anche una condanna da parte dell’Unione Europea…

     
    R. – Sì, però l’Unione Europea è abbastanza divisa. Bruxelles può condannare, ma ha un’influenza solo politica, mentre l’Unione Africana dovrebbe avere anche gli strumenti per bloccare queste situazioni ed è, quindi, più coinvolta.

    inizio pagina

    Convegno a Roma su don Santoro, ponte di dialogo con il Medio Oriente

    ◊   Il profilo evangelico di don Andrea Santoro, il dialogo islamo-cristiano, la spiritualità necessaria al dialogo di domani. Sono i temi portanti che orientano il convegno intitolato “Don Andrea Santoro. Ponte di dialogo con il Medio Oriente e la Turchia”. Sul significato di questo incontro, in programma a partire da oggi e fino a venerdì prossimo a Roma nella sede della Pontificia Università Lateranense, si sofferma al microfono di Antonella Palermo la sorella del sacerdote ucciso il 5 febbraio 2006 in Turchia, la professoressa Maddalena Santoro:

    R. – C è sembrato che raccogliere veramente insieme la dimensione “accademica”, cioè la dimensione anche di studio riguardo al dialogo, e la dimensione esistenziale, esperienziale di chi tutti i giorni si sforza di vivere questo dialogo all’interno delle realtà dove la popolazione islamica è nella maggioranza, ecco, mettere insieme queste cose ci è sembrato molto importante. La riflessione certamente necessita a sua volta, però, di un’esperienza e l’esperienza ha anche bisogno di chi rifletta su di essa per dare delle indicazioni anche magari più precise, più puntuali.

     
    D. – Lei ha avuto difficoltà ad accettare, a perdonare per quanto è successo a don Andrea?

     
    R. – E’ stato un momento, come si può immaginare, molto forte, anche molto duro, sentire la notizia. Nello stesso tempo, ho visto interiormente, dentro di me, don Andrea caduto in terra e l’ho pensato in quel momento come chi si è rivolto a Maria. Quindi, credo che questa visione – diciamo così – interiore che ho avuto di lui mi abbia facilitato immediatamente, direi quasi, l’accesso al perdono. Perché Maria, sotto la Croce con Gesù, ha perdonato! (Montaggio a cura di Maria Brigini)

    Al convegno partecipa, tra gli altri, il vescovo di Terni-Narni-Amelia mons. Vincenzo Paglia, presidente della Commissione per l’ecumenismo e il dialogo della Conferenza episcopale italiana. Il presule, che oggi pomeriggio incentrerà la propria relazione sul tema “Don Andrea testimone di un amore senza confine”, sottolinea sempre al microfono di Antonella Palermo la forza della testimonianza offerta dal sacerdote:

    R. – L’eco che ha avuto la morte martiriale di don Andrea sta a significare la forza di questa testimonianza. Don Andrea, direi che è vissuto proprio per giungere a quest’ora; potremmo dire, in questo senso la sua testimonianza dona un fascio di luce sull’intera sua vita perché in qualche modo è stato preparato, guidato dal Signore lungo i suoi anni, per giungere a morire con un amore senza confini in una terra crocevia di civiltà, crocevia di religioni, una terra che ha dato all’Occidente la fede ma che oggi ha bisogno di una testimonianza, appunto, come quella di don Andrea. E a dire che il mondo di oggi, per uscire dalla crisi, ha bisogno di un amore gratuito e senza limiti, come quello che don Andrea ha mostrato a tutti.

    inizio pagina

    Chiesa e Società



    Colombia: sgomento per l'assassinio di due redentoristi

    ◊   L'episcopato colombiano ha condannato duramente l'uccisione, lo scorso 16 marzo, di due religiosi redentoristi, Gabriel Fernando Montoya Tamayo e Jesús Ariel Jiménez, avvenuta nel comune di La Primavera nella regione di Vichada. I vescovi hanno chiesto indagini approfondite per assicurare alla giustizia i responsabili di "crimini così odiosi e gratuiti". Il presidente della Conferenza episcopale colombiana, mons. Rubén Salazar Gómez, arcivescovo di Barranquilla, ha espresso"solidarietà e affetto al pro-vicario apostolico, padre Francisco Antonio Ceballos Escobar, e ai familiari delle vittime per la morte dei due missionari”.”Questi tragici fatti - ha osservato - commuovono l'intera Chiesa cattolica nel Paese e anche le comunità alle quali questi religiosi prestavano servizio". L'arcivescovo ha chiesto inoltre alle autorità del Paese che siano indagati a fondo "i moventi" e individuati "i responsabili di questo fatto violento e sacrilego che attenta contro gli aneliti di rincociliazione e pace della Chiesa". I sacerdoti, Gabriel Fernando Montoya, 40 anni, e Jesús Ariel Jiménez, 45, sono stati uccisi all'interno di un collegio per giovani la notte di martedì in una regione confinante con il Venezuela. Secondo le prime versioni della polizia locale, sarebbero stati uccisi da un uomo che ha sparato ai due sacerdoti alla testa. I due missionari da molti anni si dedicavano alla formazione e all’educazione di giovani indigeni. Nella regione dove si sono registrati questi fatti esiste una presenza molto forte delle Forze armate rivoluzionarie della Colombia ma anche una fitta rete di bande di narcotrafficanti e di gruppi paramilitari di destra che sfuggono ad ogni tipo di controllo. Le stesse autorità hanno però assicurato che, allo stato attuale delle indagini, non sembra che esista un rapporto fra questi gruppi e il crimine. I redentoristi sono arrivati in questa zona della Colombia poco più di dieci anni fa. (A cura di Luis Badilla)

    inizio pagina

    Sudafrica: celebrate le esequie di padre Sham, ucciso il 7 marzo

    ◊   In un clima di grande commozione si sono tenute ieri in Sudafrica le esequie di padre Lionel Sham, parroco di Mohlakeng, ucciso lo scorso 7 marzo scorso dopo essere stato rapito nella propria abitazione. Noto per la sua generosità con tutti i bisognosi, il religioso aveva 66 anni. A presiedere la Messa, nella cattedrale del Cristo Re di Johannesburg, è stato l’arcivescovo della città, mons. Buti Joseph Tlhagale. “Il Sudafrica – ha detto il presule - sta crescendo una generazione di criminali che non hanno alcun riguardo per il valore della vita umana, che non hanno alcun rispetto per un bene che appartiene a ciascuno di noi”. “Questa cultura dell’impunità – ha continuato mons. Tlhagale – deve finire. Tolleriamo persino chi rapisce i bambini. Molti dicono che questo è uno stile di vita sudafricano, ma ciascuno di noi ha il dovere morale di vivere rispettando l’inestimabile valore della vita umana. Noi abbiamo il dovere morale e civile di promuovere il rispetto della legge”. L’arcivescovo di Johannesburg ha quindi richiamato alla mente la fede in Cristo di padre Sham. Mons. Tlhagale ha chiesto infine ai fedeli di raccogliere fondi affinché le forze di polizia possano acquistare un nuovo veicolo necessario al loro lavoro di “protezione della vita umana e lotta contro il crimine”. Un analogo appello è stato rivolto a tutte le Chiese e le comunità, perché si sforzino di risvegliare nei fedeli “la moralità ed il senso civico e di creare un ambiente libero e sicuro per tutti”. (I.P.)

    inizio pagina

    Usa: il cardinale Francis George a colloquio con Obama

    ◊   Il presidente americano, Barack Obama ha avuto ieri pomeriggio un colloquio alla Casa Bianca con il cardinale Francis Gorge, presidente della Conferenza episcopale degli Stati Uniti e arcivescovo di Chicago. Durante l’incontro si è sottolineata l’importanza di continuare la cooperazione per affrontare “alcune sfide più urgenti” per la nazione. Obama ha anche ringraziato il cardinale George “per i contributi della Chiesa cattolica in America e nel mondo”. Il presidente statunitense e l’arcivescovo di Chicago – si legge in un documento diffuso dalla Casa Bianca e ripreso da Avvenire – hanno discusso un’ampia gamma di temi, incluse le importanti opportunità esistenti per il governo e per la Chiesa cattolica di portare avanti la loro prolungata partnership per affrontare alcune delle sfide più urgenti per l’America”. (A.L.)

    inizio pagina

    Il cardinale Antonelli a Salamanca: preoccupante calo demografico in Europa

    ◊   Dalla città spagnola di Salamanca ha preso avvio nel XVI secolo la riflessione moderna sui diritti fondamentali dell’uomo, conquista decisiva nel cammino verso la democrazia e la pace. Fedele a questa storica missione, la facoltà di teologia della città dichiarata dall’Unesco nel 1988 “patrimonio dell’umanità” ha promosso ieri un seminario di studio sulla istruzione “Dignitas personae” della Congregazione per la Dottrina della Fede su alcune questioni di bioetica resa nota nel dicembre scorso. Tra i partecipanti anche il cardinale Ennio Antonelli, presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia, il quale ha tenuto la conferenza conclusiva dal titolo: “La missione procreativa ed educativa della famiglia oggi” seguendo alcune prospettive emerse nel VI Incontro Mondiale delle Famiglie svoltosi a Città del Messico dal 14 al 18 gennaio 2009. “La dignità della persona umana – ha detto il cardinale partendo dal documento vaticano - è anche alla base dell’identità della famiglia e della sua missione procreativa ed educativa”. Dopo aver legato il tema al difficile contesto culturale e sociale di oggi – relativismo, soggettivismo libertario, egualitarismo, individualismo, utilitarismo, consumismo e individualismo istituzionalizzato, il cardinale Antonelli ha affrontato la crisi della famiglia oggi: crisi di identità, crisi della missione procreativa (in Europa e anche in altre aree geografiche è in atto da tempo un preoccupante calo demografico: l’indice medio di fecondità per donna è sceso a 1, 56 - in Italia addirittura a 1,2 - molto al di sotto della quota di ricambio generazionale che è di 2, 1 figli per donna), crisi della missione educativa, come ha ricordato più volte Benedetto XVI, con le sue conseguenze: degrado etico e disgregazione sociale. Per uscire dalla crisi il presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia ha proposto tre verità urgenti, indicandone i percorsi: la famiglia comunità di amore e di vita; la famiglia soggetto di evangelizzazione; la famiglia soggetto di socializzazione. Alcuni rilevamenti statistici molto interessanti offerti a Città del Messico durante il VI Incontro Mondiale delle Famiglie davano indicazioni convergenti sul contributo delle famiglie sane alla società civile. Risultava che ovunque – Canada, Usa, Guatemala, Cile – la coppia uomo donna unita in matrimonio, stabile e duraturo, offre vantaggi sociali molto maggiori rispetto alle convenienze di fatto e alle madri sole. Relativamente all’ambito civile – ha riferito il cardinale – il Pontificio Consiglio per la Famiglia sta esaminando la possibilità e l’utilità di promuovere in vari Paesi ricerche sociologiche, d’intesa con le Conferenze episcopali, e attraverso istituzioni scientifiche locali, per rilevare i benefici sociali che porta la famiglia sana e i danni sociali che produce la famiglia disgregata, in mondo da sensibilizzare l’opinione pubblica e la politica a sostenere la famiglia. Il futuro della società civile e della Chiesa - ha concluso il cardinale Antonelli - passa attraverso la famiglia. (A cura di Gianfranco Grieco)

    inizio pagina

    Il presidente dell'episcopato cileno ribadisce la posizione della Chiesa sull'aborto

    ◊   Nel contesto di un dibattito elettorale molto acceso, si discute in Cile sul tema dell'aborto e in particolare del cosiddetto "aborto terapeutico". Su questa prospettiva diverse personalità politiche, fra cui alcune tradizionalmente conosciute come cristiane, sembrano aver aperto uno spiraglio che possa rendere meno severa l'attuale legislazione al riguardo. Per questo, il vescovo di Rancagua e presidente della Conferenza episcopale, mons. Alejandro Goić Kermelić, ha ritenuto opportuno precisare che la Chiesa deve saper attrarre alla bellezza della fede "ma non perché relativizza la verità bensì perché presenta questa verità nel dialogo con la pluralità di opinioni nella società di oggi". Il presule ha ricordato che la posizione della Chiesa in materia di aborto e dunque sulla vita, da rispettare integralmente, è ben nota. La vita deve essere tutelata dal concepimento fino al suo termine naturale. A tal proposito nella sua dichiarazione consegnata alla stampa, mons. Goić ricorda le parole di Benedetto XVI contenute nella sua enciclica "Deus caritas est": "La Chiesa non può e non deve prendere nelle sue mani la battaglia politica per realizzare la società più giusta possibile. Non può e non deve mettersi al posto dello Stato. Ma non può e non deve neanche restare ai margini nella lotta per la giustizia. Deve inserirsi in essa per la via dell'argomentazione razionale e deve risvegliare le forze spirituali, senza le quali la giustizia, che sempre richiede anche rinunce, non può affermarsi e prosperare. La società giusta non può essere opera della Chiesa, ma deve essere realizzata dalla politica. Tuttavia l'adoperarsi per la giustizia lavorando per l'apertura dell'intelligenza e della volontà alle esigenze del bene la interessa profondamente". Il presidente dell'episcopato cileno ha annunciato, infine, che dopo la prossima Assemblea plenaria dei vescovi, in programma per le prossime settimane, "faranno conoscere ai cattolici e all'opinione pubblica un'opinione collegiale su materie importanti" tra cui "la crisi economica e l'aumento della disoccupazione, l'emergenza ambientale e, ovviamente il diritto alla vita". (L.B.)

    inizio pagina

    Premio di Human Life International al presidente della conferenza episcopale dell’Ecuador

    ◊   L’organizzazione Human Life International, da sempre impegnata nella difesa della vita secondo i principi della Chiesa cattolica, ha insignito il presidente della Conferenza episcopale dell’Ecuador, mons, Antonio Arregui Yarza, del “Premio Von Galen”. Il presule – si legge nella nota - è stato premiato “per il suo particolare impegno nella tutela dei diritti umani e per la posizione della Chiesa cattolica nei confronti della difesa della vita”. “Siamo orgogliosi – si legge nel testo – di assegnare questo premio speciale ad un valido e carismatico cittadino che, con strenuo impegno e coraggio, ha difeso la vita dei più poveri e indifesi nel mondo, tra cui i bambini non ancora nati”. La consegna ufficiale del premio avverrà nel mese di aprile a Quito. L’onorificenza è stata istituito in memoria del cardinale Clemens August von Galen (1878-1946), vescovo di Münster, in Germania che durante il regime nazista si schierò in difesa dei diritti dei poveri e dei malati, protestando con forza contro l’eutanasia e la persecuzione degli ebrei. (I.P.)

    inizio pagina

    Danimarca: via libera alle adozioni a coppie gay

    ◊   In Danimarca è stata legalizzata l’adozione da parte di coppie omosessuali. Sia pure con una maggioranza ristretta, è stata approvata una legge che consentirà agli omosessuali il diritto di adozione. Il governo di centrodestra e il partito liberale d'estrema destra erano contrari e la formazione liberale ha lasciato libertà di coscienza. Il provvedimento presentato da un deputato, Simon Emil Ammitzboell, è passato con 62 voti a favore e 53 contrari. La Danimarca – ricorda Avvenire – è stato il primo Paese ad accettare le unioni civili tra gay. (A.L.)

    inizio pagina

    Thailandia: continua l'opera dei missionari nonostante la guerra civile

    ◊   In Thailandia le violenze tra esercito e la guerriglia indipendentista islamica nelle province di Narathiwat, Pattani e Yala stanno rendendo sempre difficile anche la presenza della Chiesa in questa parte del Paese. A riferirlo all’agenzia Ucan sono gli unici due sacerdoti presenti nella regione a maggioranza musulmana, il salesiano belga don Gustav Roosens e padre Suksan Chaopaaknam. L'insurrezione separatista, guidata dal Fronte Rivoluzionario Nazionale (BRN), è scoppiata nel 2004 e ha causato più di 3.300 vittime, tra soldati, poliziotti ed anche civili buddisti e musulmani. Anche l’esercito governativo è implicato in gravi abusi contro i civili. Questo clima violenza e di insicurezza - spiega don Roosens, che lavora come missionario in Thailandia da 53 anni, di cui 20 a Pattani - sta ostacolando l’opera pastorale. Oggi nelle tre province sono rimasti appena 400 fedeli, distribuiti in due parrocchie. Gli altri sono fuggiti. Per assisterli l’anziano missionario deve fare molti spostamenti che sono però rischiosi, come evidenzia anche il giovane confratello padre Suksan Chaopaaknam che non nasconde le sue paure: “Viaggio solo di giorno – spiega – perché ho paura e sono isolato dai miei confratelli”. L'indipendentismo islamico nelle province musulmane del sud, abitate da popolazione di origine malese, è un fenomeno che risale al 1786, quando il Regno buddista del Siam, l'antico nome della Thailandia, conquistò queste regioni, ponendo fine a secoli di indipendenza del Sultanato Islamico di Pattani, che comprendeva le attuali province al confine con la Malesia. (L.Z.)

    inizio pagina

    Kenya: dichiarato stato di allerta per casi di colera

    ◊   In Kenya lo stato di allerta per un’epidemia di colera diffusa in tre province è stato emesso dal ministero della Salute. Sono 25 i morti e 551 le persone ricoverate in otto distretti delle province di Nyanza, Rift Valley e Nordorientale. “A causa dell’acuta scarsità d’acqua in più zone del Paese, sporadici focolai di colera possono presentarsi. È importante quindi che le persone osservino le misure igieniche fondamentali per evitare il contagio” ha detto Shariff Shanaaz, direttore del dipartimento della Salute Pubblica, citato dal quotidiano Daily Nation. Il maggior numero di vittime è stato registrato nella provincia di Nyanza, con 15 morti. Le autorità sanitarie locali hanno detto che nelle ultime settimane la situazione è sotto controllo, i contagi si sono ridotti e alcuni pazienti sono tornati a casa dopo essere stati curati. Il mistero della Salute ha predisposto iniziative preventive come campagne d’informazione e distribuzione di disinfettanti dell’acqua. (A.L.)

    inizio pagina

    Suor Nirmala confermata superiora delle Missionarie della Carità

    ◊   Suor Nirmala Joshi è stata confermata per la terza volta superiora generale delle Missionarie della Carità, la congregazione religiosa fondata dalla beata Madre Teresa di Calcutta. L’elezione è avvenuta lo scorso 13 marzo nell’ambito del decimo Capitolo generale della Congregazione iniziata il primo febbraio nella città indiana. A presiedere le operazioni di voto – riferisce l’agenzia Ucan – l’arcivescovo locale, mons. Lucas Sirkar, che ha celebrato una speciale Messa per le 160 delegate giunte da tutto il mondo. La nomina dovrà essere confermata dalla Santa Sede dal momento che gli statuti della Congregazione prevedono un limite di due mandati. Nata a Ranchi 75 anni fa da una famiglia di Bramini, suor Nirmala si è convertita giovanissima al cattolicesimo entrando nella Congregazione di Madre Teresa di Calcutta a 23 anni. Suor Nirmala ha vissuto molto all’estero e ha diretto le case delle missionarie a Panama e negli Stati Uniti. Tornata a Calcutta è stata alla guida del ramo contemplativo, prima di essere eletta nel 1997 a succedere a Madre Teresa. (L.Z.)

    inizio pagina

    Francia: dedicato alle donne il prossimo Congresso nazionale di Pax Christi

    ◊   “Donne attrici di pace”: è il tema del Congresso nazionale di Pax Christi Francia, che avrà luogo a Parigi sabato prossimo. “Le donne – si legge in una nota – possiedono caratteristiche specifiche per la costruzione della pace”. Sono molte le testimonianze previste, in particolare dal Medio Oriente: “Le opere delle donne impegnate nei movimenti di pace in Libano o ai confini di Gaza sono poco conosciute. Per questo – si sottolinea nel documento - vogliamo rendere conto di queste iniziative di pace, portate avanti da protagoniste provenienti da Paesi diversi”. Largo spazio sarà poi dedicato all’impegno delle donne in Francia: “Nel nostro Paese – prosegue la nota – le madri operano nei quartieri cittadini per difendere i loro figli da diversi pericoli e per trasformare i rapporti che si hanno con gli emarginati dalla società, come i malati”. In chiusura dei lavori, una tavola rotonda elaborerà le conclusioni, mettendo in luce il ruolo originale ed indispensabile che hanno e possono avere le donne nella costruzione della pace. (I.P.)

    inizio pagina

    Da domani alla Nuova Fiera di Roma SAT Expò Europe 2009

    ◊   Grande appuntamento a Roma per il mondo del satellite, dello spazio e non solo. Da domani, negli spazi della Nuova Fiera di Roma, parte SAT Expo Europe 2009 con 30 convegni, 180 relatori, numerose delegazioni dall’estero, tra cui la Cina, in rappresentanza dei Paesi dell’area mediterranea, balcanica ed orientale. L'edizione 2009 punta infatti ad aprire l'industria aerospaziale europea ai nuovi mercati dei Paesi emergenti. Per tre giorni 19 al 21 marzo Roma sarà la vetrina - con 112 espositori - delle frontiere più avanzate dei servizi e delle applicazioni dello Spazio, delle Telecomunicazioni integrate per la società civile e il mondo economico, dai sistemi di navigazione, osservazione della Terra, ai lanci e al trasporto spaziale, fino alle nuove bande di frequenza e ai nuovi servizi satellitari per la connettività e l'intrattenimento. Spazi dedicati anche alle nuove professioni dello spazio e delle telecomunicazioni avanzate e al turismo spaziale. Non mancheranno appuntamenti divulgativi per gli studenti. Un'area della manifestazione e dei convegni sarà dedicata infatti all'Edu-Space e vedrà docenti universitari, esperti dell'European Space Agency (Esa), dell'Agenzia Spaziale Italiana (Asi) e delle principali Associazioni di appassionati confrontarsi con il pubblico dei ragazzi e giovani. (R.G.)

    inizio pagina

    24 Ore nel Mondo



    Ancora violenza in Somalia: scontri nel sudest del Paese

    ◊   Non si placa la violenza in Somalia. Un’intensa battaglia è scoppiata oggi nel sudovest del territorio del Corno d’Africa, quasi al confine con l’Etiopia, tra truppe governative somale e milizie integraliste islamiche degli Shabaab, quest’ultimi ritenuti il braccio armato di Al Qaeda. Secondo l’edizione on line di Shabelle, network somalo, e di Radio Nairobi, i morti sarebbero una quindicina e numerosi i feriti. Lo scontro, tuttora in atto, avviene nell'area di Rabdhure, zona nella mani degli Shabaab, attaccata con decisione dalle truppe governative. Si tratta di una provincia strategica, molto vicina a Baidoa, dove ha sede il parlamento somalo e che gli Shabaab hanno conquistato a fine gennaio quando le truppe etiopiche si sono ritirate dalla Somalia.

    Darfur
    Nel “breve periodo” peggioreranno le condizioni umanitarie in Darfur, a causa della stretta sulle organizzazione umanitarie internazionali attuata dal presidente sudanese, Omar el Bashir, dopo il mandato d'arresto nei suoi confronti emesso dalla Corte penale internazionale dell'Aja (Cpi). Lo ha detto a Bruxelles l'ambasciatore Torben Brylle, rappresentante speciale della Ue nella regione, citando dati dell’ONU. Nei giorni scorsi, el Bashir ha espulso dal Sudan 13 organizzazioni umanitarie internazionali ed ha annunciato che, entro un anno, tutte le ong internazionali dovranno essere sostituite da agenzie locali. Parlando in un incontro stampa a Bruxelles, per il fine mandato della missione di Difesa europea Eufor in Ciad e nella Repubblica Centroafricana, Brylle ha sottolineato l'importanza di mantenere tutti gli sforzi a livello internazionale per una “soluzione politica” nella regione. In Ciad, ci sono almeno 250 mila rifugiati del Darfur per i quali Brylle ha detto di ritenere non esserci prospettive di un ritorno nelle loro terre, se non “nel lungo termine”.

    Stallo nella mediazione egiziana per Gaza
    Israele non allenterà il blocco della Striscia di Gaza fino a quando non sarà liberato Gilad Shalit, il soldato rapito nel 2006 al confine con la Striscia di Gaza. Il premier israeliano uscente, Ehud Olmert, ha preso atto dello stallo nella mediazione egiziana dopo aver ricevuto i suoi due emissari di ritorno dal Cairo. Intanto, gli integralisti palestinesi tornano a minacciare nuovi rapimenti di soldati israeliani. Una vera e propria situazione di impasse che innumerevoli variabili potrebbero rendere esplosiva. Stefano Leszczynski ne ha parlato con Ianiki Cingoli, direttore del Centro italiano per la pace in Medio Oriente, CIPMO.

    R. - In buona sostanza, siamo al punto di partenza: come se questa guerra non ci fosse stata, salvo il fatto che ci sono stati 1300 morti, cinque o seimila feriti, cinquemila case abbattute, due miliardi di danni e una situazione tornata al punto iniziale. E questo è un punto che fa riflettere, perché è ovvio che poi, con il governo che si va profilando in Israele, la situazione diventa molto preoccupante, anche se ancora non è chiaro se sarà davvero un governo di estrema destra o se si potrà andare ad un governo di unità nazionale.

    D. - Una situazione di stallo che, comunque, va ad alimentare la situazione gravissima della Striscia di Gaza, che sembra essere veramente una polveriera sempre pronta ad esplodere...
     
    R. - La questione di fondo, più che il rilascio di Shalit, è il fatto che non si sblocca il complesso della situazione. Ora, ci può anche essere una scelta israeliana di lasciare la situazione impregiudicata, senza fare l’accordo, senza attacchi. Però, questa è una situazione precaria, perché è evidente che Hamas non può accettare a lungo la situazione di blocco dei valichi. Quindi, già adesso sono ricominciati i lanci di razzi Kassam e di missili Grad sulle parti più lontane. Si rischia davvero di ritornare alla situazione precedente, anche dal punto di vista di possibili nuovi atti di guerra, di nuovi conflitti.

     
    D. - Almeno un dato che potrebbe avere dei risvolti positivi è quello del cambio di atteggiamento della Siria, che apre alla politica statunitense, per tentare di trovare una soluzione all’impasse mediorientale...

    R. - Io ritengo sia questo l’elemento di grande novità, cioè, complessivamente, il nuovo atteggiamento di Obama verso la politica mediorientale. E’ un atteggiamento più realistico e non ideologico quello di andare a vedere nel merito le possibilità di cooperazione. Questo vale anche per la Siria. Peraltro, vi sono, anche dentro Israele, posizioni che ritengono che Nethanyau, abbastanza bloccato dai suoi alleati di governo, rispetto alla questione palestinese, potrebbe decidere di aprire sulla questione siriana. Quindi, potrebbe esserci un’apertura, anche perchè questo potrebbe allentare la pressione degli Stati Uniti sul nuovo governo israeliano.

     
    Iraq
    Un uomo e una donna sono stati uccisi stamani dall'esplosione di un ordigno nella provincia di Diyala, nella parte est dell'Iraq. Lo riferisce l'agenzia irachena Nina, citando fonti di polizia, secondo le quali l'ordigno è esploso nella strada centrale della cittadina di Saadiya, circa 200 km a nordest di Baghdad, al passaggio di un'auto civile, causando la morte delle due persone che erano a bordo.

    Pakistan
    Il presidente americano, Barack Obama, e i suoi consiglieri stanno prendendo in considerazione l'ipotesi di allargare il raggio di azione delle operazioni Usa in Pakistan nelle aree che sono ritenute roccaforti dei talebani e di al Qaida. Lo scrive oggi il New York Times. La regione dove si addenserebbero le operazioni è il Baluchistan, da dove i talebani compiono spesso incursioni in Afghanistan. Fino ad oggi, le operazioni militari Usa oltre il confine afghano, condotte coi droni, erano limitate alle aree tribali che sfuggono completamente al controllo delle autorità di Islamabad e si trovano solo nella Provincia della frontiera nordoccidentale. Secondo fonti dell'Amministrazione americana, riportate dal giornale newyorkese, i rapporti giunti alla Casa Bianca da Pakistan e Afghanistan portano a una conclusione univoca dal punto di vista militare, se si vuole cercare di migliorare il quadro della sicurezza nell'Afghanistan meridionale. Ma alla Casa Bianca si è consapevoli del fatto che attacchi e bombardamenti in Baluchistan potrebbero suscitare reazioni negative da parte del governo centrale pakistano.

    Azerbaigian
    Seggi aperti in Azerbaigian per il referendum indetto per mantenere o eliminare il limite di due mandati presidenziali. Nella seconda eventualità, il presidente Ilham Aliev, 47 anni, potrebbe perpetuare il suo potere. Aliev è stato rieletto in ottobre da una forte maggioranza per un secondo mandato di cinque anni. Prima di lui, suo padre Heydar Aliev, ex membro del KGB e leader comunista, aveva guidato il Paese senza interruzioni dal 1969 al 2003. Gruppi d'opposizione hanno lanciato un appello a boicottare il referendum definendolo una farsa, ma gli esperti prevedono che gli emendamenti costituzionali proposti agli elettori saranno approvati in questo piccolo paese ricco di petrolio.

    Barroso chiede fatti e non parole al vertice Ue di venerdì
    “Fatti, non parole”: questo si aspetta il presidente della Commissione Ue, Josè Manuel Barroso, dal vertice dei 27 leader europei che si svolgerà domani e dopodomani a Bruxelles. “Abbiamo bisogno di risultati concreti. Dunque, attuare pienamente i piani nazionali di stimolo all'economia e ripristinare il normale funzionamento del settore bancario”, ha detto Barroso, sottolineando come però l'aspetto economico-finanziario non può essere scisso da quello sociale, considerando l'impatto che la crisi sta avendo sull'occupazione. Il presidente della Commissione Ue - che ha parlato al termine di un incontro col presidente della Bei, Philippe Maystadt - ha quindi ricordato come dal Consiglio Ue dovrà uscire anche la posizione dell'Europa per il prossimo G20 di Londra, soprattutto per quel che riguarda gli aspetti legati alla regolazione e alla vigilanza dei mercati finanziari. Intanto, in tema di economia il presidente della Bce, Jean Claude Trichet, afferma che il 2010 potrebbe essere “un anno di moderata ripresa” dopo un “difficile” 2009. Spiega che le istituzioni stanno valutando se siano necessarie ulteriori misure per far ripartire l'economia, aggiungendo che nessuna decisione è stata presa in merito alla possibilità che, per i tassi, l'attuale 1,5% sia il tetto minimo oltre il quale non si può andare.

    Grecia
    Rompere la decennale egemonia di Nuova democrazia (centrodestra al potere) e Pasok (partito socialista) e dare un nuovo corso alla vita politica in Grecia: questo l’obiettivo annunciato alla nascita del nuovo partito di centro in Grecia, formato da ex ministri, imprenditori e uomini di cultura. Il neo partito si chiama Drasis e parteciperà alle elezioni europee di giugno.

    Giappone
    All Nippon Airways (ANA), la prima compagnia giapponese sulle tratte domestiche, ha vissuto una giornata difficile per lo sciopero di 24 ore indetto da quattro sigle sindacali che ha portato alla cancellazione di 137 voli interni (15% del totale) e al ritardo di altri 30. La protesta, la prima da aprile 2007, promossa contro il taglio delle retribuzioni per la crisi economica in atto, ha causato disservizi a un quarto delle operazioni e problemi a quasi 10 mila passeggeri. I voli, ha riferito la compagnia in una nota, riprenderanno regolarmente già domani. La compagnia ha stimato di chiudere l'esercizio in corso con una perdita di 9 miliardi di yen (72 milioni di euro), scontando il tonfo del traffico passeggeri sulle tratte internazionali (-18,1% solo a dicembre).

    Filippine
    I tre dipendenti del Comitato internazionale della Croce Rossa (Cicr) tenuti in ostaggio dai ribelli islamici nelle Filippine del sud sono vivi, ma molto stanchi. Lo ha reso noto il capo della Croce rossa delle Filippine, Richard Gordon. Intensi gli scontri a fuoco tra soldati delle Filippine e rapitori negli ultimi due giorni: fonti militari hanno detto che almeno nove persone, compresi tre soldati, sono rimaste uccise e una dozzina sono i feriti. Gli ostaggi - l'italiano Eugenio Vagni, lo svizzero Andreas Notter e la filippina Mary Jean Lacaba - sono stati rapiti nell'isola di Jolo il 15 gennaio scorso.

    Colombia: liberato ostaggio svedese delle FARC
    Lo svedese Ronald Larsson, sequestrato il 16 maggio del 2007 insieme con la moglie nel Dipartimento settentrionale di Cordoba, in Colombia, è stato rilasciato ieri dai guerriglieri delle Farc. Era l'unico cittadino straniero ancora nelle mani delle Forze armate rivoluzionarie della Colombia. L'uomo, 70 anni, era stato catturato da un commando assieme alla moglie colombiana, che qualche giorno dopo era riuscita a fuggire.

    Cina
    Dopo la morte di un detenuto di 19 anni, due poliziotti sono stati arrestati e messi sotto inchiesta nella provincia dello Shaanxi, nella Cina del nordovest. La morte del giovane, che in quel momento si trovava sotto la custodia dei due, arricchisce il bilancio delle morti in detenzione sospette, addirittura si tratta del quarto caso in poche settimane. Il problema è esploso in febbraio, quando la polizia dello Yunnan, Cina meridionale, ha attribuito la morte di un giovane detenuto ad un incidente avvenuto mentre giocava a nascondino con altri reclusi. Il tutto ha lasciato un velo di perplessità che è poi sfociato in un corposo "tam tam" su Internet, condito da una valanga di proteste. La scorsa settimana il procuratore generale della Cina, Cao Jianming, si è impegnato a "rafforzare i controlli sul sistema carcerario per risolvere problemi come quello della tortura". (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza)

     
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIII no. 77

     E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.va/italiano.

    inizio pagina