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Sommario del 15/03/2009

Il Papa e la Santa Sede

  • Donare Cristo: l’intenzione del Papa per il prossimo primo viaggio apostolico in Africa. La Chiesa infatti non persegue “obbiettivi economici, sociali e politici”
  • Camerun e Angola si preparano ad accogliere l’abbraccio di Benedetto XVI, nella sua prima visita pastorale nel continente africano
  • Oltre duemila studenti e docenti di 64 Paesi chiudono il Giubileo paolino degli universitari, nella basilica di San Paolo fuori le mura a Roma
  • Oggi in Primo Piano

  • In omaggio a Chiara Lubich, ad un anno dalla sua morte, incontri e manifestazioni nel mondo. Il ricordo del cardinale Dziwisz
  • Attesa per le elezioni oggi in Salvador: il richiamo dei vescovi alla responsabilità del voto e al rispetto degli avversari
  • Ad Istanbul, da domani al 22 marzo, il quinto Forum mondiale dell'acqua. Al centro dei lavori, soluzioni sostenibili alla crisi idrica che colpisce il Pianeta
  • Giornata di studi su Pio XII allo Yad Vashem: intervista con padre Spataro
  • Dedicata a San Paolo l’odierna Giornata del Pellegrino promossa dalla Chiesa marchigiana
  • Chiesa e Società

  • Da "L'Osservatore Romano": mons. Fisichella dalla parte della bambina brasiliana
  • A Roma il IX Forum del progetto culturale della CEI
  • 41.ma regata dei giovani cattolici francesi per far conoscere le iniziative della Chiesa rivolte ai ragazzi
  • In Australia il primo Congresso nazionale dei media cattolici
  • Importante dichiarazione delle scuole cattoliche in Spagna
  • A Guadalajara, in Messico, la sesta “Corsa internazionale per l’Eucarestia”
  • La radio-televisione “Kukiele” risveglia la diocesi congolese di Matadi
  • Isole Salomone: i salesiani insegnano informatica ai bambini sordomuti
  • 24 Ore nel Mondo

  • Si aggrava la crisi politica nel Pakistan scosso dalle manifestazioni dell’opposizione. Il leader della Lega musulmana Nawaz Sharif alla testa di una 'Lunga Marcia' verso Islamabad
  • Il Papa e la Santa Sede



    Donare Cristo: l’intenzione del Papa per il prossimo primo viaggio apostolico in Africa. La Chiesa infatti non persegue “obbiettivi economici, sociali e politici”

    ◊   Benedetto XVI partecipa al mondo le sue intenzioni per il prossimo primo viaggio apostolico in Africa, nel Camerun e in Angola: donare “Cristo e la Buona Novella della Croce”. La Chiesa infatti – ha detto – non persegue “obbiettivi economici, sociali e politici”. Il pensiero del Papa corre anzitutto verso chi soffre, ma anche alle sfide e alle speranze di tutte le popolazioni africane, che affida a San Giuseppe. Il servizio di Roberta Gisotti.

     
    Da martedì 17 a lunedì 23 marzo, prima a Yaoundé, nel Camerun per consegnare lo strumento di lavoro della seconda Assemblea speciale per l’Africa del Sinodo dei vescovi, prevista in Vaticano in ottobre, e poi a Luanda, in Angola, Paese che dopo lunga guerra interna ha ritrovato la pace, ora chiamato a ricostruirsi nella giustizia. Il Papa racconta con quali sentimenti si appresta a partire per l’Africa.

     
    “Con questa visita, intendo idealmente abbracciare l’intero continente africano: le sue mille differenze e la sua profonda anima religiosa; le sue antiche culture e il suo faticoso cammino di sviluppo e di riconciliazione; i suoi gravi problemi, le sue dolorose ferite e le sue enormi potenzialità e speranze".

     
    “Intendo confermare nella fede i cattolici – ha aggiunto Benedetto XVI - incoraggiare i cristiani nell’impegno ecumenico, recare a tutti l’annuncio di pace affidato alla Chiesa dal Signore risorto”.

    “Sì, cari fratelli e sorelle! Parto per l’Africa con la consapevolezza di non avere altro da proporre e donare a quanti incontrerò se non Cristo e la Buona Novella della sua Croce….”.

     
    Cristo e la sua Croce, “mistero di amore supremo di amore divino” – ha ricordato il Santo Padre, citando la predicazione di san Paolo in questa terza domenica di Quaresima – amore “che vince ogni umana resistenza e rende possibile persino il perdono e l’amore per i nemici”.

     
    “Questa è la grazia del Vangelo capace di trasformare il mondo; questa è la grazia che può rinnovare anche l’Africa, perché genera una irresistibile forza di pace e di riconciliazione profonda e radicale”.

     
    “La Chiesa non persegue dunque obbiettivi economici, sociali e politici; - ha spiegato il Papa - la Chiesa annuncia Cristo, certa che il Vangelo può toccare i cuori di tutti e trasformarli, rinnovando in tal modo dal di dentro le persone e le società”.

    Benedetto XVI ha poi invocato San Giuseppe, patrono della Chiesa universale, la cui festa, onomastico anche del Papa, cadrà il 19 marzo, durante il viaggio in Africa, per questo affidando alla sua intercessione il prossimo pellegrinaggio e tutte le popolazioni africane, con le sfide che le segnano e le speranze che le animano.

     
    “In particolare, penso alle vittime della fame, delle malattie, delle ingiustizie, dei conflitti fratricidi e di ogni forma di violenza che purtroppo continua a colpire adulti e bambini, senza risparmiare missionari, sacerdoti, religiosi, religiose e volontari”.

     
    Dopo la recita dell’Angelus, il Papa ha incoraggiato tutti gli universitari, che stamane hanno concluso il loro Giubileo paolino, nella Basilica di San Paolo fuori le Mura. “Una tappa importante - ha sottolineato Benedetto XVI - nel dialogo sempre vivo tra la Chiesa e l’università”. Da qui l’auspicio ché in tutte le Chiese particolari si sviluppi la pastorale universitaria, per formare i giovani ed elaborare “una cultura ispirata al Vangelo”.

     
    Infine i saluti nelle varie lingue, con un indirizzo particolare alle mille e più “coccinelle” dell’Associazione italiana guide e scout d’Europa cattolici, presenti in piazza San Pietro con i loro 200 capi, in occasione del loro quarto raduno nazionale a Roma.

     
    “Care bambine, dite sempre il vostro “eccomi!” a Dio, come la Vergine Maria; ditelo con il cuore, e sarete raggi di luce per il mondo. Grazie di essere venute!”

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    Camerun e Angola si preparano ad accogliere l’abbraccio di Benedetto XVI, nella sua prima visita pastorale nel continente africano

    ◊   Due giorni di attesa e di ultimi preparativi separano il Papa dall’Africa. Martedì prossimo, Benedetto XVI decollerà alla volta del Camerun, quindi venerdì si trasferirà in Angola, per concludere lunedì 23 marzo la sua prima visita pastorale nel continente. A Yaoundé, capitale del Camerun, si intensificano gli incontri di preghiera, preludio all’abbraccio che la Chiesa locale e non solo è pronta a dedicare al Papa. Ne parla l’arcivescovo Eliseo Antonio Ariotti, nunzio apostolico in Camerun, al microfono di Giancarlo La Vella:

    R. - E’ stata anzitutto una preparazione spirituale, una preparazione anche culturale. Spiritualmente, in tutte le diocesi, si è fatta tanta preghiera, tanti incontri, tante novene, come sono abituati in questa Chiesa piena di fede. Culturalmente, l’Università Cattolica dell’Africa Centrale e l’Istituto Cattolico di Teologia hanno organizzato un incontro per presentare la figura di Benedetto XVI in tutta la sua ampiezza. La Commissione della Conferenza Episcopale ha già tantissime richieste per la Messa che si terrà giovedì 19 marzo, festa di San Giuseppe. Stanno facendo di tutto per potere accogliere così tante richieste.

     
    D. - Come si può definire oggi il Camerun, uno dei Paesi che più di ogni altro forse rappresenta l’Africa intera?

     
    R. - In Camerun abbiamo una composizione sia etnica, sia culturale che sociale e politica che, in un certo senso, riproduce un poco tutto l’ambiente dell’Africa, tutto il continente. La visita del Santo Padre è un momento in cui l’Africa, non solo si interroga, ma cerca di impegnarsi sui valori che il Santo Padre testimonia in tutto il mondo. Il Camerun vuole dare l’esempio per essere un Paese di giustizia, un Paese di pace, di accoglienza, un Paese in cui si possano vivere i valori morali, civili, religiosi al meglio di quello che si può vivere in un continente che ha tante difficoltà.

     
    D. – E’ la terza volta che il Camerun incontra un Pontefice. Che cosa è rimasto nel Paese dei due precedenti incontri con Giovanni Paolo II?

     
    R. – Tutti si rendono conto che quelle visite furono visite pastorali. La prima, del 1985, toccò quattro grandi arcidiocesi e aveva toccato tutto il mistero della Chiesa. Nel 1995, invece, era stato il momento in cui Giovanni Paolo II aveva consegnato il documento “Ecclesia in Africa”, che si impegnava in tutti gli ambiti della società e della vita ecclesiale. Oggi, la gente si rende conto che da quel momento ricomincia una nuova riflessione, ricomincia un nuovo impegno, e sarà quello che porterà Benedetto XVI: sarà questo messaggio della Chiesa che è strumento di riconciliazione, di giustizia e di pace, strumento di riconciliazione innanzitutto, ma da un punto di vista sacramentale. Bisogna far breccia nel cuore della persona umana, nella vita della persona, attraverso il sacramento della riconciliazione, che è Cristo stesso. Quindi, una continuità nei viaggi pastorali di Giovanni Paolo II e nel viaggio apostolico di Benedetto XVI.

     
    D. – Che cosa vuole dire l’Africa a Papa Benedetto XVI che viene ad incontrarla?

     
    R. – Io penso che l’Africa voglia dire al Santo Padre che è pronta per questa evangelizzazione, ma ha bisogno ancora di tanto aiuto. Ha bisogno ancora di essere aiutata a ritrovare il vero volto di Cristo, il vero volto della Chiesa, la purezza della vita della Chiesa. Quindi, è consapevole l’Africa di essere ancora giovane nella sua marcia di fede: è consapevole, ma vuole comunque dare il meglio di se stessa sia nell’ambito dei fedeli, del laicato, sia nell’ambito del clero, nell’ambito ecclesiale, nell’ambito sociale.(Montaggio a cura di Maria Brigini)

    Analogo fermento si respira a Luanda, la capitale dell’Angola, dove Benedetto XVI incontrerà la popolazione di un Paese che da pochi anni ha ritrovato una certa stabilità interna, dopo il sangue e i lutti di una grave guerra civile. L’arcivescovo Giovanni Angelo Becciu, nunzio apostolico nel Paese, rievoca al microfono di Beata Julia Zajaczkowska, della redazione polacca della nostra emittente, l’evoluzione della situazione angolana tra la visita di Papa Wojtyla, nel giugno del ’92, e quella imminente di Benedetto XVI:

    R. – Quando venne Giovanni Paolo II fu un periodo particolare. Direi che la sua visita fu un barlume di speranza, perché si era appena fatta la pace e il suo grido fu “mai più la guerra”. Infelicemente non fu ascoltato e il Paese cadde in un baratro terribile, ancora più terribile della prima fase, per cui fu un momento di grande speranza, ma che durò poco, infelicemente. Adesso, invece, sono già sette anni, da quando fu posta la firma della pace, e la gente sta assaporando i benefici. Ne sta godendo anche la Chiesa, perché sono state riaperte tantissime missioni e avviata una fase di ricostruzione. Direi che questo è un momento propizio e favorevole che la Chiesa angolana non ha mai avuto. Quando con l’indipendenza è iniziato il periodo della speranza, fu una speranza che durò poco, perché l’indipendenza si trasformò in una grande bufera per la Chiesa stessa - persecuzioni di tutti i generi, confische dei beni – e quindi la Chiesa non ebbe la libertà di manifestare se stessa. Adesso è un momento favorevole, perché adesso può dire che cosa è la Chiesa angolana.

     
    D. – Quali sono adesso le più grandi sfide che deve affrontare la Chiesa in Angola?

     
    R. – Prima di tutto, la sfida è quella di ampliare il suo raggio di azione. Vi sono zone soprattutto dell’est, ancora non toccate dall’annuncio evangelico. Altra sfida, la vedrei soprattutto nella capitale e nelle città di provincia in cui si è affacciata la modernità - nel senso di edonismo, consumismo, relativismo morale - mali che conosciamo nel mondo occidentale e che si sono già affacciati qua. Insomma, non è l’Africa lontana dalle problematiche moderne. E poi, il boom economico che sta avendo l’Angola, in questo tempo, influisce sul desiderio di migliorare le proprie condizioni sociali, ma in molti è apparsa la cupidigia, la sfrenatezza, il desiderio di avere subito e a qualunque costo denaro facile. Tutte queste sono sfide per la Chiesa, per presentare i veri valori del cristianesimo. Poi, un’altra sfida è consolidare l’impegno sacerdotale, l’impegno autentico dei nostri sacerdoti. I sacerdoti devono tenere alto il desiderio della testimonianza evangelica.

     
    D. – La gente comune che cosa si aspetta dalle parole del Santo Padre?

     
    R. – Loro vedono l’uomo di Dio. “Seremos abençoados”, dicono: “Saremo benedetti”. Sanno che quest’uomo porterà la benedizione. Questo basta, ma è chiaro che le parole che rivolgerà il Papa saranno parole di speranza, saranno parole di incoraggiamento e saranno parole che li confermerà nella fede. La Chiesa ne avrà da trarre grandissimo vantaggio spirituale, morale, tutto quello che comporta una visita di un Papa. E’ un momento di grazia speciale. Tutti ne godono. Si diffonde in tutti i volti serenità e i cristiani ne traggono un nuovo entusiasmo. Quindi, va tutto a beneficio della Chiesa e del Paese stesso.(Montaggio a cura di Maria Brigini)

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    Oltre duemila studenti e docenti di 64 Paesi chiudono il Giubileo paolino degli universitari, nella basilica di San Paolo fuori le mura a Roma

    ◊   “Quello che voi adorate senza conoscere io ve lo annuncio”: è la frase pronunciata da San Paolo nell’aeropago di Atene il tema del Giubileo paolino degli universitari, che si è svolto in questi giorni a Roma e si è concluso questa mattina, con una celebrazione eucaristica presso la Basilica di San Paolo fuori le mura, nella capitale, e con la professione di fede degli universitari. Il servizio di Marina Tomarro.

    Erano oltre duemila i giovani che questa mattina hanno partecipato al Giubileo paolino degli universitari e che hanno professato davanti alla tomba dell’apostolo delle genti la loro fede. “Oggi - ha spiegato il cardinale Zenon Grocholewski, che ha presieduto la celebrazione eucaristica - grazie a questo Giubileo, abbiamo una nuova beatitudine. Beati gli operatori di cultura, perché saranno cercati e benedetti da coloro che desiderano costruire un mondo migliore. Infatti, il messaggio di gioia di questo Giubileo non termina oggi, ma deve essere portato e vissuto da tutti voi nelle vostre università, che spesso vivono il contrasto, da una parte, di portare avanti interessi materiali e, dall’altra, di favorire la diffusione di una cultura che vada al di là del semplice nozionismo.

     
    E alla celebrazione hanno partecipato anche i docenti del Forum internazionale delle Università, provenienti da oltre 64 differenti Paesi dei cinque continenti. E, ieri, proprio a conclusione di questo incontro, organizzato in occasione delle giornate giubilari degli universitari, i partecipanti hanno voluto esprimere la loro vicinanza all’operato di Benedetto XVI per l’università, in un documento in cui hanno ribadito l’impegno ad essere testimoni del Vangelo negli atenei, consapevoli dell’attuale situazione socioeconomica, ma cercando sempre di promuovere nuove vie di ricerca per la costruzione di un nuovo umanesimo e di una nuova civiltà dell’amore.

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    Oggi in Primo Piano



    In omaggio a Chiara Lubich, ad un anno dalla sua morte, incontri e manifestazioni nel mondo. Il ricordo del cardinale Dziwisz

    ◊   Proseguono in numerose città del mondo celebrazioni liturgiche e manifestazioni in ricordo di Chiara Lubich, fondatrice del Movimento dei Focolari, ad un anno, il 14 marzo 2008, dalla sua scomparsa. Molte le iniziative promosse da diverse Chiese cristiane, non cattoliche e da comunità appartenenti ad altre religioni in dialogo con il Movimento. Oggi pomeriggio ad Istanbul, Bartolomeo I, Patriarca ecumenico di Costantinopoli, terrà un discorso commemoratrivo dopo i Vespri celebrati nella Chiesa della Panaghia al Belgrad Kapi. Ieri, a Castelgandolfo, oltre 2000 persone hanno partecipato ad un incontro intitolato: "Con Chiara, un dialogo che continua". Per noi c'era Adriana Masotti.

    E’ stato un pomeriggio di commozione e di gioia profonde quello vissuto ieri al Centro Mariapoli di Castelgandolfo. Voleva essere, e così è stato, la continuazione di un dialogo, mai interrotto, con Chiara Lubich avvertita spiritualmente presentissima. “Chiara mi ha rivoluzionato la vita”. “E’ una persona che ha portato l’amore in tutto il mondo”. E ancora: “Chiara mi ha fatto capire la dimensione della fratellanza universale”. Queste alcune espressioni che hanno introdotto una serie di testimonianze, video, interviste, che hanno fatto rivivere gli inizi del Movimento a Trento, nel 1943, durante la seconda guerra mondiale, la scoperta di Dio–Amore, la nascita del primo focolare, l’impatto con una parola del Vangelo “Che tutti siano uno” al cuore del carisma di Chiara. E poi gli ultimi anni e il rapporto di Chiara con la malattia. Un’esperienza che ricorda quella di Giovanni Paolo II. Della profonda stima e sintonia spirituale tra i due, parla il cardinale Stanisław Dziwisz, per anni segretario di papa Wojtyla, raggiunto a Cracovia:
     
    “Penso che il Santo Padre abbia trovato in lei e anche nel Movimento dei Focolari la conferma a tutto quello che lui pensava, come lui ha visto la Chiesa; la sua apertura verso il mondo, anche verso le religioni cristiane e non cristiane”.

     
    In un’intervista videoregistrata il segretario di Stato vaticano, cardinale Tarcisio Bertone, dice: “Chiara Lubich non è scomparsa dal nostro sguardo: è sempre presente. Io la invoco in qualche momento difficile e chiedo il suo aiuto soprattutto in queste circostanze così drammatiche per la vita della Chiesa e anche per la vita del mondo”. E conclude: “Grazie Chiara per quello che hai dato alla Chiesa e al mondo”. Quello che Chiara porta è un linguaggio e una cultura nuovi che parlano di fraternità, di pace, di giustizia, si è detto a Castelgandolfo. La parola che definisce meglio il suo sogno e il perché della sua vita è unità. Tra uomini, popoli, religioni, culture. E di impegno per costruire l’unità, superando barriere e divisioni, raccontano donne e uomini venuti dal Camerun, dal Libano, dalla Svizzera e una famiglia italiana. “Il nostro amore, diceva Chiara, serva a far nascere dovunque un mondo nuovo, in cui tutti si riconoscano fratelli e figli dell’unico Dio”. Questo l’invito che Chiara ripete anche oggi al suo popolo e a quanti vorranno raccoglierlo perché tutti possono concorrere alla fratellanza universale.

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    Attesa per le elezioni oggi in Salvador: il richiamo dei vescovi alla responsabilita del voto e al rispetto degli avversari

    ◊   Dopo una lunga campagna elettorale avvelenata da reciproche accuse di brogli e polemiche, oltre 4 milioni 200 mila persone sono chiamate oggi nel Salvador ad eleggere il nuovo capo di Stato. A contendersi la carica sono il candidato del partito di destra dell’Alleanza Repubblicana nazionale (Arena), Rodrigo Ávila, e quello del Fronte Farabundo Martì, Mauricio Funes, in lieve vantaggio negli ultimi sondaggi della vigilia. Si prevede quindi un testa a testa ed un alto tasso di partecipazione al voto. Sul significato delle elezioni in Salvador nel contesto dell’America Latina ascoltiamo, al microfono di Amedeo Lomonaco, il nostro collega Luis Badilla, esperto di questioni latinoamericane:

    R. – Dopo la fine nel 1992 della guerra civile, che ha provocato oltre 75 mila morti, i gruppi e le fazioni, le parti che in passato si scontravano, oggi si confrontano con il voto. Non è poco per un Paese che ha tanto sofferto. Quindi il significato di fondo di questa elezione è quello di un ulteriore passo nel consolidamento della vita democratica, della convivenza civile, della pacificazione e della riconciliazione.

     
    D. – Quali sono i possibili scenari in caso di vittoria di uno o dell’altro candidato?

     
    R. – Per certi aspetti, secondo me, sia che vinca il candidato dell’Arena, sia che vinca quello del Fronte Farabundo Martì, non dovrebbero esserci grossi mutamenti. Possono esserci, ed anzi ci saranno, cambiamenti nell’ambito della politica economica.

     
    D. – Quali sono le potenzialità dell’economia de El Salvador, compromessa da anni di guerra civile?

     
    R. – Le potenzialità in teoria sono molte, soprattutto dal punto di vista della ricchezza agricola, delle risorse naturali. Ma questo Paese è senza infrastrutture e dipende moltissimo dalle somme di denaro inviate in patria dai salvadoregni all’estero. La crisi economica negli Stati Uniti, che sta colpendo tutti gli immigrati, che inviano il loro denaro in Paesi dell’America Latina, ha colpito soprattutto Messico, Nicaragua e Salvador.

     
    D. – Si teme poi che i risultati delle urne possano innescare nuove violenze?

     
    R. – Il timore c’è perchè durante la campagna elettorale ci sono stati scontri, anche morti, e accesi confronti verbali. L’arcivescovo di San Salvador, mons. José Luis Escobar Alas, ha esortato tutti prima del voto ad avere una disponibilità di cuore e politica, ad accettare i risultati, indipendentemente che vinca una o l’altra parte; ritiene, come ritengono tutti i vescovi, che il pericolo di violenze future possa scaturire dal fatto che si incominci con il solito processo della contestazione, che finisce poi per far diventare illegittimo l’intero processo e il risultato elettorale.

     
    D. – Quali allora le speranze, gli auspici della Chiesa?

     
    R. – La Chiesa ha detto che chi non vota è un irresponsabile: occorre che ciascuno si prenda la sua modesta quota di responsabilità nella definizione del futuro della nazione. In secondo luogo, la Chiesa ha invitato i candidati soprattutto a dire la verità, a fare proposte realistiche e a non nascondere le reali condizioni del Paese. In terzo luogo, ha chiamato a votare naturalmente in coscienza, liberamente, tenendo conto dei principi cristiani e del Vangelo. Tali principi, gli insegnamenti della Dottrina sociale della Chiesa - hanno scritto i vescovi - possono essere o rappresentare uno schema di lavoro governativo molto fruttuoso.

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    Ad Istanbul, da domani al 22 marzo, il quinto Forum mondiale dell'acqua. Al centro dei lavori, soluzioni sostenibili alla crisi idrica che colpisce il Pianeta

    ◊   La Turchia si prepara ad ospitare il quinto Forum mondiale dell'Acqua, con l'obiettivo di inserire la crisi idrica a livello plenetario nell'agenda internazionale. I lavori si apriranno domani ad Istanbul e proseguiranno fino al 22 marzo. Dalla città turca, il servizio di Alberto de Filippis:

    Il Forum, che ha cadenza triennale, riunisce esponenti di tutti i campi per trovare soluzioni sostenibili alle sfide idriche mondiali. Oltre 3 mila le organizzazioni partecipanti ed oltre 10 mila i convegnisti che si incontreranno nella capitale morale turca. È un tema sempre più importante dato che, entro il 2030, ossia fra appena 21 anni, quasi la metà della popolazione mondiale vivrà in zone con carenza d'acqua. A documentare lo scenario è il rapporto "L'Acqua in un mondo in trasformazione", redatto da oltre due dozzine di istituzioni dell'Onu. Il forum si apre proprio mentre la Turchia viene condannata dal Tribunale mondiale dell’acqua, un tribunale simbolico che accusa il Paese di Mustafa Kemal di scarsissima coscienza ambientale e di un eccessivo ricorso alle dighe. Secondo il Tribunale, a cui partecipano intellettuali, personaggi di cultra e esperti di ecologia, se ne stanno costruendo ovunque senza prevedere le ricadute sul territorio e sulla popolazione. Le più grandi sono nelle regioni più orientali del Paese.

     
    La città sul Bosforo si prepara da giorni all’appuntamento anche se, alla sua maniera, un po’ caotica. Oltre al Forum ufficiale si tengono due controforum, due perché uno è organizzato dai curdi e l’altro delle ONG è organizzato dai turchi. Le relazioni difficili fra turchi e curdi rendono complessa un’agenda comune. Senza dimenticare che fra pochi giorni ci saranno le elezioni amministrative. La città è ovviamente sottoposta a grandi misure di sicurezza, consapevole di essere sotto gli occhi del mondo anche per la presenza di delegazioni ad altissimo livello. Dal sudamerica annunciata, ma non assicurata, la presenza di esponenti del governo venezuelano, honduregno, e dell’Ecuador. Questi Paesi sono molto sensibili alle tematiche legate alla carenza di acqua potabile. L’Ecuador ha inserito il diritto all’acqua potabile nella Costituzione del Paese oltre ad avocare allo Stato il controllo delle risorse idriche mentre altrove la privatizzazione va in direzione diametralmente opposta. Probabili quindi le polemiche in questa settimana di lavori, che si apriranno con l’intervento di Miguel d’Escoto Brockmann presidente dell’Assemblea Generale dell’Onu, già noto ai telespettatori italiani per il suo intervento un po’ inusuale a Sanremo. Probabili le polemiche si diceva. Si spera che ad essere probabili, ad Istanbul questa settimana, siano anche le soluzioni.

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    Giornata di studi su Pio XII allo Yad Vashem: intervista con padre Spataro

    ◊   Si è svolto nei giorni scorsi a Gerusalemme presso lo Yad Vashem, un incontro per fare il punto sullo stato attuale della ricerca storica sul ruolo di Pio XII durante l’Olocausto. Due giornate di lavoro promosse dallo Studio teologico salesiano Santi Pietro e Paolo insieme allo Yad Vashem, l’Istituto internazionale per la ricerca sulla Shoah, e che ha visto riuniti studiosi ebrei e cristiani. Cosa è emerso da questo incontro? Sergio Centofanti lo ha chiesto a padre Roberto Spataro, preside dello Studio teologico salesiano:
     
    R. – Anzitutto, è emerso uno spirito, un’attitudine, quella di un ascolto reciproco molto attento e rispettoso degli storici che appartengono a diverse scuole di pensiero, per quanto riguarda la valutazione del cosiddetto silenzio di Pio XII. E questo è il primo risultato che è stato raggiunto. In secondo luogo, sono stati prodotti molti documenti, la maggior parte di essi già noti, qualcuno non ancora pubblicato. E, pertanto, è emersa la necessità di lavorare sempre sui documenti, condividendo il più possibile anche la metodologia di valorizzazione dei documenti.

     
    D. – Che cosa ci può dire dei nuovi documenti ancora non pubblicati?

     
    R. – Ecco, i nuovi documenti non ancora pubblicati rappresentano una situazione tale di sostegno, di solidarietà agli ebrei perseguitati durante l’Olocausto, che non si può ragionevolmente spiegare senza un sostegno di Pio XII.

     
    D. – Lei che cosa può dire riguardo alle accuse che da alcune parti vengono rivolte a Pio XII?

     
    R. – Queste accuse hanno una base documentaria fragilissima se non inconsistente.

     
    D. – Da parte ebraica ha notato qualche posizione particolare, qualche ripensamento?

     
    R. – Gli storici invitati da Yad Vashem, che non erano tra l’altro tutti ebrei, hanno seguito con grande attenzione la proposta di una metodologia diversa di valorizzazione dei documenti. Ecco, questo fa ben sperare che si possa raggiungere in questo modo anche un accordo sui contenuti della controversia.

     
    D. – Che cosa dire invece di questa famosa didascalia su Pio XII che è nel Museo dello Yad Vashem?

     
    R. – Lo scopo del workshop non era direttamente l’analisi del testo della didascalia contenuta nel Museo, tuttavia, il materiale che è stato proposto, il contenuto delle conversazioni, evidentemente offre molti motivi di riflessione per rivedere quel testo.

     
    D. – A suo avviso, perché, nonostante tanti documenti storici dicano il contrario, ci sono alcuni che continuano a parlare in modo negativo del ruolo svolto da Pio XII durante la persecuzione degli ebrei?

     
    R. – E’ proprio la metodologia di approccio ai documenti storici che può indurre alcuni ricercatori a queste conclusioni. E poi, oso dire, più nel passato che attualmente, ci sono dei pregiudizi ideologici che offuscano dunque la luminosità della personalità e dell’azione di Pio XII. Ma preferisco pensare che sia appunto soltanto una ragione di metodologia storica, quella che può condurre ancora alcuni a dubitare del sostegno, dato da Pio XII agli ebrei perseguitati durante l’Olocausto.

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    Dedicata a San Paolo l’odierna Giornata del Pellegrino promossa dalla Chiesa marchigiana

    ◊   Si celebra oggi a Loreto la IV Giornata del Pellegrino “edizione Marche”, a cui partecipano rappresentanti di tutte le diocesi marchigiane e anche di altre diocesi italiane. La Giornata è promossa dall’Opera Romana Pellegrinaggi. Nel pomeriggio, pellegrini, animatori e assistenti spirituali prenderanno parte alla manifestazione che vuole essere un’occasione di incontro e approfondimento del significato del pellegrinaggio. Momento importante dell’iniziativa sarà l’accoglienza della Statua Pellegrina della Madonna di Fatima. Luca Collodi ha chiesto a Marina Venturini, dell’Opera Romana Pellegrinaggi, di soffermarsi sulle peculiarità della Giornata:

    R. – Quest’anno è dedicata alla figura di San Paolo. Verrà fatta una lettura biblica con una catechesi di mons. Menichelli e seguirà un momento musicale costruito proprio sulla figura di San Paolo, con le proiezioni dei luoghi paolini. Dopo ci sarà un breve momento di testimonianze di due ragazzi molto giovani, che hanno fatto queste esperienze, quindi la conoscenza dei viaggi più importanti di quest’anno e la testimonianza delle famiglie che si muoveranno per andare a Lourdes. In un secondo momento, ci si sposterà a Porta Marina a Loreto, per accogliere la Statua Pellegrina della Madonna di Fatima. Seguirà la processione e la celebrazione solenne con tutti i vescovi e i pellegrini partecipanti.

     
    D. – Perché una persona viene e si iscrive per un pellegrinaggio in un santuario mariano o in Terra Santa? Che cosa la spinge?

     
    R. – La maggior parte delle persone che non sono vicine alla Chiesa pensano che il pellegrinaggio sia soltanto lo sgranare del Rosario e dell’Ave Maria, invece è un momento di incontro per conoscersi, soprattutto per conoscersi a livello personale. Le persone si mettono in movimento perchè forse hanno bisogno di incontrare qualcuno, di incontrare se stessi, di fare un viaggio interiore, per poi arrivare ad incontrare il Signore. E le motivazioni sono le più disparate: dalla curiosità, dalla fede, da chi è già in cammino, da chi ha bisogno di chiedere qualcosa, da chi ha bisogno di ringraziare perchè ha ricevuto qualcosa.(Montaggio a cura di Maria Brigini)

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    Chiesa e Società



    Da "L'Osservatore Romano": mons. Fisichella dalla parte della bambina brasiliana

    ◊   Mons. Rino Fisichella presidente della Pontificia Accademia per la Vita, commenta oggi su L’Osservatore Romano il caso della bambina brasiliana (chiamata con un nome di fantasia, Carmen) che ha abortito due gemelli concepiti in seguito allo stupro da parte del patrigno. La vicenda, “una storia di quotidiana violenza – nelle parole del presule - ha guadagnato le pagine dei giornali solo perché l'arcivescovo di Olinda e Recife si è affrettato a dichiarare la scomunica per i medici che l'hanno aiutata a interrompere la gravidanza”. “Carmen doveva essere in primo luogo difesa, abbracciata, accarezzata con dolcezza per farle sentire che eravamo tutti con lei; tutti, senza distinzione alcuna - afferma l'arcivescovo -; prima di pensare alla scomunica era necessario e urgente salvaguardare la sua vita innocente e riportarla a un livello di umanità di cui noi uomini di Chiesa dovremmo essere esperti annunciatori e maestri”. “Così non è stato – continua mons. Fisichella - e, purtroppo, ne risente la credibilità del nostro insegnamento che appare agli occhi di tanti come insensibile, incomprensibile e privo di misericordia. È vero, Carmen portava dentro di sé altre vite innocenti come la sua, anche se frutto della violenza, e sono state soppresse; ciò, tuttavia, non basta per dare un giudizio che pesa come una mannaia”. Si tratta di un caso morale tra i più delicati e “trattarlo sbrigativamente – dichiara il presule - non renderebbe giustizia né alla sua fragile persona né a quanti sono coinvolti a diverso titolo nella vicenda”. “La violenza su una donna, già grave di per sé, assume una valenza ancora più deprecabile – aggiunge l’arcivescovo - quando a subirla è una bambina, con l'aggravante della povertà e del degrado sociale in cui vive”. “L'aborto provocato è sempre stato condannato dalla legge morale come un atto intrinsecamente cattivo – spiega il presidente della Pontifica Accademia per la Vita - e questo insegnamento permane immutato ai nostri giorni fin dai primordi della Chiesa”. "La stessa collaborazione formale all’interruzione di gravidanza costituisce una colpa grave che, quando è realizzata, porta automaticamente al di fuori della comunità cristiana. Tecnicamente, il Codice di diritto canonico usa l'espressione latae sententiae per indicare che la scomunica si attua nel momento stesso in cui il fatto avviene". Dunque “non c'era bisogno – sottolinea il presule - di tanta urgenza e pubblicità nel dichiarare un fatto che si attua in maniera automatica”. “Carmen, stiamo dalla tua parte – conclude mons. Fisichella - condividiamo con te la sofferenza che hai provato, vorremmo fare di tutto per restituirti la dignità di cui sei stata privata e l'amore di cui avrai ancora più bisogno. Sono altri che meritano la scomunica e il nostro perdono, non quanti ti hanno permesso di vivere e ti aiuteranno a recuperare la speranza e la fiducia. Nonostante la presenza del male e la cattiveria di molti”. (V.V.)

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    A Roma il IX Forum del progetto culturale della CEI

    ◊   “L’emergenza educativa, persona, intelligenza, libertà, amore”: è il titolo del IX Forum del progetto culturale della Chiesa italiana che si svolgerà a Roma il 27 e 28 marzo prossimi, presso il Centro Villa Aurelia. All’incontro parteciperanno personalità del mondo della cultura, della filosofia, della teologia, delle scienze naturali, fisiche e matematiche, della storia e delle scienze sociali, del diritto, della medicina, delle comunicazioni sociali e dell’economia. “Lo scorso anno – spiega una nota della CEI - Benedetto XVI, in una lettera alla diocesi di Roma, ha fatto riferimento all’“emergenza educativa”. (…) Educare non è mai stato facile - osserva il Papa - ed oggi sembra diventare sempre più difficile. Lo sanno per esperienza i genitori, gli insegnanti, lo sappiamo noi sacerdoti, come tutti coloro che a vario titolo si occupano di educazione”. “Sembrano aumentare – continua la nota - le difficoltà che si incontrano nel trasmettere alle nuove generazioni i valori-base dell’esistenza e di un retto comportamento, nel formare persone solide, capaci di collaborare con gli altri e di dare un senso alla propria vita”. Il Forum si aprirà il 27 marzo con la prolusione del cardinale Camillo Ruini, presidente del Comitato per il progetto culturale della CEI. Seguiranno gli interventi di Giuseppe De Rita, presidente del Censis e di Giorgio Israel, intellettuale ed opinionista. (I.P.)

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    41.ma regata dei giovani cattolici francesi per far conoscere le iniziative della Chiesa rivolte ai ragazzi

    ◊   Audacia, coraggio, perseveranza, solidarietà e fraternità sono i valori che tre equipaggi di giovani cattolici francesi condivideranno dal 18 al 25 aprile durante la regata “Prendi il largo! (Lc 5,4)” a La Rochelle, sulla costa atlantica francese. Giunta alla 41.ma edizione, l’iniziativa, che ogni anno raduna circa 3 mila studenti e attira oltre 10 mila visitatori, intende far conoscere le proposte che la Chiesa rivolge ai giovani e dare visibilità agli studenti cristiani nell’ambito degli studi superiori, dello sport e del mare. Ma sarà anche un modo per pubblicizzare l’invito che i vescovi francesi hanno rivolto ai ragazzi a prendere parte al pellegrinaggio estivo per loro organizzato in Terra Santa. Gli equipaggi che prenderanno parte alla regata saranno composti da 8 giovani delle cappellanie studentesche cattoliche. Diversi gli stand che saranno allestiti nel villaggio dell’organizzazione dove saranno presenti anche i diversi servizi della diocesi de La Rochelle, come quelli della pastorale del turismo e del tempo libero, delle vocazioni e dei movimenti. Previsti celebrazioni e momenti di preghiera, ed una mostra fotografica su “La Bibbia e il mare” di Chantal Reynier. (T.C.)

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    In Australia il primo Congresso nazionale dei media cattolici

    ◊   “Pregate anche per noi, perché Dio ci apra la porta della predicazione e possiamo annunziare il mistero di Cristo”. È questo il tema - tratto dalla lettera ai Colossesi - del primo Convegno nazionale dei media cattolici in Australia, che si svolgerà dal 4 al 6 maggio, a Sydney. L’evento, fortemente voluto dalla locale Conferenza episcopale (ACBC), è il primo del genere da 25 anni, e può ritenersi uno dei frutti della Giornata mondiale della Gioventù del luglio 2008. Come spiega al Sir mons. Peter William Ingham, vescovo di Wollongong, e delegato alle comunicazioni sociali per l’ACBC, l’evento coinvolgerà “tutti gli operatori dei media cattolici a promuovere il Vangelo nella sfera pubblica, una opportunità da non perdere oggi”. I lavori saranno aperti da un messaggio del presidente del Pontificio Consiglio per le comunicazioni sociali, l’arcivescovo Claudio Maria Celli. In programma una serie di interventi, tra cui quello di Tom Peterson presidente di uno dei più noti media cattolici degli Usa, “Catholics Come Home”, e di laboratori su come evangelizzare i media e con i media. (V.V.)

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    Importante dichiarazione delle scuole cattoliche in Spagna

    ◊   Al termine della assemblea annuale - svoltasi a Madrid, il 12e 13 marzo - delle piú grandi associazioni di scuole cattoliche in Spagna, che raggruppano oltre 2.200 centri con il 70% delle scuole convenzionate con lo Stato, é stata approvata un’ampia dichiarazione sulla situazione attuale della scuola ed i rapporti con l’amministrazione pubblica. Un obiettivo generale per i prossimi tre anni é quello di riaffermare e consolidare l’identità della scuola cattolica. Gli educatori si impegnano anche a creare spazi di dialogo tra fede e cultura, promuovere la qualità educativa e l’innovazione pedagogica, ed aiutare i titolari dei centri nella gestione e direzione secondo lo spirito della dottrina sociale della Chiesa. I dirigenti delle scuole cattoliche chiedono alla amministrazione pubblica una politica basata sul consenso, cercando la crescita e il miglioramento dell’intero sistema educativo, rendendo possibile la libertá di educazione e l’autonomia reale dei centri educativi. La dichiarazione denuncia la politica discriminatoria da parte dell’amministrazione pubblica che privilegia i centri statali a danno di quelli convenzionati. Con il termine “ricostruzione educativa” gli educatori delle scuole cattoliche ritengono necessaria una revisione dei valori umani fondamentali, che la scuola cattolica deve salvaguardare e promuovere in questi tempi. Di fronte all’aggravarsi della gestione economica della scuola cattolica chiedono un serio esame della situazione attuale e la ricerca di risposte concrete ai problemi economici. La dichiarazione é stata firmata dai dirigenti della Federación Española de Religiosos de la enseñanza (FERE), titolari di Centri Cattolici (CECA) e di Educación y Gestion (EyG). (A cura di Ignacio Arregui)

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    A Guadalajara, in Messico, la sesta “Corsa internazionale per l’Eucarestia”

    ◊   Si svolgerà il 17 maggio in Messico, promossa dall’arcidiocesi di Guadalajara e dai gruppi giovanili, la sesta edizione della “Corsa internazionale per l'Eucarestia”: un'iniziativa sportiva rivolta ai giovani ed alle famiglie. La corsa partirà dalla Cattedrale della città messicana, e l’arrivo è previsto, dopo 10.5 Km di percorso, presso il Santuario dei Martiri. E sarà proprio il Santuario dei Martini di Guadalajara, che attualmente è in fase di ristrutturazione, a ricevere il 10% delle quote di iscrizione dei partecipanti. Nelle precedenti 5 edizioni dell’iniziativa, ricorda l’agenzia Fides, sono stati sempre i giovanissimi a conquistare il traguardo sul podio. La manifestazione rientra nel panorama delle attività legate al sesto Incontro mondiale delle Famiglie, che si è svolto in Messico nel mese di gennaio. Alla corsa prenderanno parte anche alcune società dilettantistiche di corridori della città di Guadalajara. Saranno assegnate le Medaglie d’oro, di argento e di bronzo ai primi tre corridori arrivati, ed un Premio speciale per religiosi e missionari che taglieranno il traguardo. (V.V.)

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    La radio-televisione “Kukiele” risveglia la diocesi congolese di Matadi

    ◊   “La nostra radio vuole partecipare al risveglio del popolo di Dio della diocesi di Matadi, in primo luogo, e della popolazione in generale", ha affermato don Philibert Mayengele, direttore della radio e televisione diocesana “Kukiele”, promossa dalla diocesi di Matadi, nella provincia di Bas Congo (Repubblica Democratica del Congo). Don Mayengele ha spiegato che il nome “Kukiele” (in Kikongo “risveglio”) è stato scelto da mons. Gabriel Kembo Mamputu, vescovo di Matadi, in ricordo della prima rivista della diocesi, pubblicata negli anni Trenta. Sebbene l'emittente ha una programmazione al cinquanta per cento di tematiche religiose e di programmi più prosaici, p. Mayengele sottolinea che l'obiettivo della radio-televisione è di essere in primo luogo una radio di comunità. La stazione è gestita grazie ad una ventina di animatori dell'Azione Cattolica e di altri movimenti della diocesi. Oltre alle trasmissioni a carattere religioso, grazie all'apporto dei laici locali, radio “Kukiele”, produce programmi su tematiche politiche, economiche e sociali, rivolte soprattutto ai giovani. Un importante spazio infine è dedicato alla promozione della lingua Kikongo e alla difesa dei valori tradizionali. (V.V.)

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    Isole Salomone: i salesiani insegnano informatica ai bambini sordomuti

    ◊   I bambini sordomuti imparano velocemente l’uso del computer e trovano nelle nuove tecnologie una modalità che li aiuta a superare la loro disabilità, a uscire dal proprio io, ad aprirsi al mondo e alla comunicazione con i fratelli e con Dio: è quanto dicono all’Agenzia Fides i Salesiani del “Don Bosco Technical Training Centre” di Honiara, un istituto di formazione professionale frequentato da tanti giovani delle Isole Salomone che imparano una professione e possono così inserirsi nel tessuto sociale dell’arcipelago. L’istituto ha attivato, in particolare corsi speciali di informatica per bambini e ragazzi sordomuti, che non riescono a seguire un normale percorso di istruzione in quanto le scuole non sono attrezzate per poterli accompagnare da vicino nella didattica, e nell’apprendimento. Grazie alla disponibilità di alcuni Salesiani, come p. Ambrose Pereira, direttore delle Comunicazioni sociali della Chiesa delle Salomone, e suor Anna Maria Gervasoni, delle Figlie di Maria Ausiliatrice, nonché di alcuni volontari laici, un gruppo di 27 ragazzi ha potuto seguire lezioni di informatica e sull’uso del personal computer. “I risultati ottenuti – hanno detto gli insegnanti – sono stati strabilianti: i ragazzi apprendono velocemente ed hanno mostrato qualità tecniche e artistiche inaspettate”. La Chiesa delle Salomone è fortemente impegnata nel campo dell’istruzione, e ritiene il suo impegno educativo, specialmente in favore di ragazzi di famiglie svantaggiate, essenziale per la propria missione. (V.V.)

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    24 Ore nel Mondo



    Si aggrava la crisi politica nel Pakistan scosso dalle manifestazioni dell’opposizione. Il leader della Lega musulmana Nawaz Sharif alla testa di una 'Lunga Marcia' verso Islamabad

    ◊   In Pakistan è scontro aperto tra il governo e il leader dell’opposizione Nawaz Sharif, che si è messo alla testa di una 'Lunga Marcia' verso Islamabad, proibita dal presidente Asif Ali Zardari. Intanto in tutto il Paese sale la tensione con arresti e scontri tra manifestanti e polizia. Per fare il punto della situazione, il servizio di Marco Guerra:

    Il Pakistan scivola verso il caos di una crisi politica innescata dalle dure proteste dell’opposizione della Lega musulmana, che fa capo all’ex premier Nawaz Sharif. Che la situazione sia fuori controllo lo confermano anche le notizie discordanti sugli arresti domiciliari che avrebbero colpito lo stesso Sharif e di altri oppositori. Ma, il governo ha smentito alcuna restrizione nei confronti di esponenti dell’opposizione. Tuttavia, una grande folla si è riunita nei pressi della residenza di Sharif a Lahore, il quale ha accusato il presidente Zardari di aver trasformato il Paese in uno stato di polizia e poi si è unito ai manifestanti per raggiungere la 'Lunga Marcia', partita da Karachi venerdì. Sharif ha intenzione di guidare la protesta che raggiungerà la capitale Islamabad, domani, per un sit-in davanti ai palazzi delle istituzioni. Ufficialmente le manifestazioni andranno avanti finché non saranno reinsediati i giudici destituiti dall'allora presidente Pervez Musharraf, dopo la proclamazione dello stato di emergenza il 3 novembre 2007. Ma a questo punto l’obbiettivo principale dell’opposizione è diventato la caduta di un governo che inizia a mostrare le prime crepe, come confermano le dimissioni del ministro dell’Informazione. Intanto secondo i media locali, reparti di agenti hanno preso posizione nei principali punti di ingresso della capitale ed il comandante dell'esercito ha incontrato il premier, Raza Gilani, per valutare la situazione.

     
    Madagascar
    Il presidente del Madagascar, Marc Ravalomanana, ha ribadito che non si dimetterà ma ha aperto all’opposizione proponendo un referendum per uscire dalla crisi politica che attanaglia il Paese. Il capo di Stato è asserragliato da ieri nel palazzo presidenziale, mentre la capitale Antananarivo è controllata dai militari in appoggio all’opposizione che ha annunciato la destituzione di Ravalomanana.

    Darfur-Sudan
    Hanno passato la notte a Khartoum, dopo le visite mediche che hanno confermato le loro buone condizioni di salute, i quattro operatori umanitari di Medici Senza Frontiere liberati ieri in Darfur, dopo un sequestro durato tre giorni. Al momento ancora non è stato reso noto quando i tre occidentali rientreranno nei rispettivi Paesi d'origine. L’organizzazione umanitaria ha intanto espresso grande indignazione per l’accaduto ed ha confermato il completo ritiro del suo personale dalla regione sudanese per il deteriorarsi delle condizioni di sicurezza, seguito al recente mandato di arresto internazionale ordinato Corte Penale dell'Aja nei confronti del presidente sudanese Omar el-Bashir, accusato per crimini di guerra proprio nel Darfur. Medici senza frontiere ha quindi lanciato l’allarme per la popolazione locale che ora rischia di rimanere senza assistenza sanitaria.

    Afghanistan
    Non si ferma l’escalation di violenze in Afghanistan. Quattro soldati della Nato sono stati uccisi dall’esplosione di una bomba nell'est del Paese. Lo hanno reso noto fonti dell'Isaf senza specificare la nazionalità delle vittime. A Kabul un attentatore suicida ha fatto scoppiare un veicolo imbottito di esplosivo vicino ad un convoglio delle Forze internazionali, uccidendo due civili e ferendone altri 14. Tra i feriti ci sono diversi bambini. Attentato dinamitardo anche a Kandahar contro la macchina del sindaco, a seguito del quale sono rimasti sul terreno una vittima e sei feriti, illeso invece il funzionario locale. Infine, sempre nella provincia di Kandahar, nel corso di un'operazione condotta dalle Forze statunitensi sono rimasti uccisi cinque miliziani talebani.

    Medio OrienteIn Israele torna in quota l’ipotesi di un governo di coalizione, dopo la ripresa delle trattative tra il leader del Likud, Netanyahu e quello di Kadima, Tipzi Livni. I due, come scrive la stampa israeliana, si sarebbero incontrati per verificare la possibilità di un premierato a staffetta. Al Cairo è invece in corso la trattativa con gli esponenti di Hamas per la liberazione del caporale Shalit, nelle mani delle milizie palestinesi dal giugno del 2006. Olmert ha annunciato per domani una decisione del governo su un eventuale scambio di prigionieri.

    Economia
    Il G20 si impegna a prendere qualsiasi misura necessaria contro la crisi economico-finanziaria. Così recita il comunicato finale del summit dei ministri delle Finanze delle maggiori economie del mondo tenutosi ieri ad Horsham, in Gran Bretagna. Intanto maggiore impegno e fondi per combattere la recessione è stato chiesto al governo italiano dalla presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia. Oggi, il premier Berlusconi ha risposto al “numero uno” degli industriali ricordando gli ingenti stanziamenti già varati per il settore dell’auto e per gli ammortizzatori sociali. I due hanno comunque fissato un incontro per martedì per vagliare l’eventualità di nuovi interventi.

    Opec, taglio produzione greggio
    È iniziata questa mattina a Vienna la riunione dell'Opec che dovrà decidere se attuare o meno un taglio alla produzione del greggio per sostenerne il prezzo sui mercati internazionali. Nel corso dei colloqui diversi Paesi hanno già dato consenso alla riduzione della produzione. Anche la Russia si è detta favorevole al taglio proposto dall’Opec.

    Irlanda del nord
    Altri tre arresti sono stati compiuti in Irlanda del nord, nel quadro delle indagini sugli attentati costati la vita a due soldati ed un ufficiale di polizia britannici. Per i due distinti agguati finora sono stati fermati otto presunti terroristi. Secondo il capo della polizia nordirlandese, Sir Hugh Orde, sarebbero almeno 300 i dissidenti repubblicani dell'Ira che con le loro azioni stanno tentando di distruggere il processo di pace nell'Irlanda del Nord. Orde ha poi spiegato che Real Ira e la Continuity Ira, le due organizzazioni responsabili degli attacchi della settimana scorsa, sono comunque una minoranza ''infiltrata e disorganizzata''.

    Francia
    Torna alta la tensione nelle banlieue parigine. Una ventina di poliziotti sono rimasti lievemente feriti e otto persone sono state fermate a seguito degli scontri di ieri sera nella periferia ovest della capitale francese. Gli incidenti, avvenuti in un quartiere dei Mureaux, nella zona dell'Yvelines, sono iniziati poco dopo le 20 quando la polizia è stata chiamata per l'incendio di un'autovettura e, al suo arrivo, è stata affrontata da un numero non precisato di persone. All'alba si è poi registrato un attacco a colpi di fucile al commissariato di polizia di Montgeron, nei pressi di Parigi. Nessun poliziotto è rimasto ferito. Gli agenti di guardia hanno udito i colpi, ma non sono riusciti ad individuare i responsabili. (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra)

     
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIII no. 74

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