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Sommario del 06/03/2009

Il Papa e la Santa Sede

  • Penultima giornata di esercizi spirituali in Vaticano. Mons. Valentinetti: la Quaresima, un richiamo a rivedere gli stili di vita eliminando il superfluo
  • Il cardinale Poupard presiede le celebrazioni per il settimo centenario dell’inizio del soggiorno avignonese dei Papi
  • Seminario a Roma per i vescovi responsabili delle comunicazioni sociali
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Usa: la disoccupazione sale all'8,1%
  • Sudan: si aggrava la crisi umanitaria dopo l'espulsione di 10 Ong
  • Escalation di violenza nello Sri Lanka: appello del vescovo di Jaffna
  • Mons. Fisichella all’Università di Padova per un convegno su trapianti e cellule staminali
  • Premio Carlo Magno ad Andrea Riccardi: l'Europa non viva per se stessa ma per gli altri
  • Presentata ai Musei Vaticani l'edizione facsimile del Lezionario Farnese
  • Apre oggi a Roma l'esposizione “Giotto e il Trecento”
  • Chiesa e Società

  • Allo Yad Vashem storici a confronto in un seminario su Pio XII e l’Olocausto
  • Orissa. I vescovi: nessuna garanzia di sicurezza per i cristiani
  • Nuove violenze anticristiane in Pakistan
  • Sostegno delle Pontificie Opere Missionarie australiane ai fedeli in Pakistan
  • Il cardinale Dziwisz: ebrei e cattolici "custodi della memoria"
  • Mons. Giordano: essere pellegrini in Turchia significa riscoprire la luce delle origini
  • Campagna Caritas per evitare che i bambini dei Paesi poveri muoiano di Aids
  • L’Unesco chiede di limitare l’impatto della crisi economica sui poveri
  • Rapporto della Fao: i cambiamenti climatici stanno modificando il settore della pesca
  • Vietnam: i messaggi dei vescovi per la Quaresima
  • Cambogia: i bambini delle aree urbane prime vittime della crisi economica
  • Quaresima in Portogallo: i vescovi invitano alla solidarietà
  • Messico: appello dei vescovi contro la violenza
  • Sudafrica: i cristiani indicono una giornata di preghiera in vista delle elezioni di aprile
  • Spagna: raccolta fondi per la Giornata Mondiale della Gioventù di Madrid
  • Diverse iniziative per ricordare il primo anniversario della morte di Chiara Lubich
  • Convegno al Regina Apostolorum sul rinnovamento delle promesse matrimoniali
  • Tre giorni di preghiera per i martiri del XX secolo
  • 15 anni fa moriva don Peppe Diana vittima della camorra
  • 24 Ore nel Mondo

  • Al secondo giorno della missione in Europa, il segretario di Stato Usa, Hillary Cliton, incontra il parlamento dell'Ue
  • Il Papa e la Santa Sede



    Penultima giornata di esercizi spirituali in Vaticano. Mons. Valentinetti: la Quaresima, un richiamo a rivedere gli stili di vita eliminando il superfluo

    ◊   Benedetto XVI e i suoi principali collaboratori della Curia Romana hanno vissuto questa mattina la penultima giornata degli esercizi spirituali della Quaresima. Il cardinale Francis Arinze, che terrà domattina l’ultima meditazione, ha riflettuto oggi sull’annuncio della Parola di Dio e sulle conseguenze pratiche che il suo ascolto e la sua attuazione comportano. Il predicatore degli esercizi si è ispirato, fra l’altro, all’esortazione che San Paolo rivolge a Timoteo di insistere nell’annuncio “al momento opportuno e non opportuno”. Su questo richiamo Alessandro De Carolis ha chiesto una riflessione all’arcivescovo di Pescara-Penne, mons. Tommaso Valentinetti, presidente di Pax Christi:

    R. - L’apostolo Paolo vuole richiamare in maniera molto, molto pressante il discepolo Timoteo ad essere pronto ad annunciare la Parola in ogni circostanza, ovvero in quelle situazioni nelle quali sembrerebbe anche meno opportuna la Parola di Dio, non tanto come annuncio della Parola in sé quanto soprattutto come testimonianza di vita. Credo che la bellezza di una vita spesa per il Vangelo possa essere proprio in quell’annuncio a volte non opportuno, che il mondo rifiuta, ma che può essere quel segno di contraddizione, quel segno di bellezza dell’essere credenti all'interno di una storia che richiede una parola ed una testimonianza sempre più efficaci.

     
    D. - Un’altra frase incisiva, questa volta tratta dal Vangelo di Luca e sempre al centro della penultima giornata di esercizi spirituali del Papa, è quella di Gesù quando afferma che chi lo ascolta e mette in pratica la Parola di Dio gli è "fratello, sorella e madre": tre ruoli importanti che comportano una consapevolezza che anche fra i cristiani in pochi hanno…

     
    R. - Sì, ma soprattutto perché in realtà tutto questo richiama la sequela del Cristo nell’annuncio della Parola e soprattutto alla familiarità con il Signore stesso. Un annuncio che prescinda da una familiarità con il Signore non è un annuncio che esprime i contenuti più belli, più semplici e più umani che si possono vivere all’interno di una famiglia. Pensiamo alla bellezza dell’annuncio della Parola di Maria: anche se lei non parla mai nel Vangelo, sicuramente esprime con la sua vita e con la sua esistenza questa presenza del Cristo nella sua vicenda umana e spirituale. Credo che la frase, fondamentalmente, si possa interpretare in questa direzione: lo stare con Gesù come familiari, perché da ciò ne nasce quella esperienza di sequela e di annuncio che ha tutto un calore diverso di una parola detta solo per dovere o solo per professione.

     
    D. - Il digiuno quaresimale fa venire di più in risalto la Parola di Dio come “cibo” del quale nutrirsi. In che modo state vivendo questo aspetto particolare nella sua diocesi?

     
    R. - In sostanza, attraverso un richiamo all’essenzialità degli stili di vita, sia da un punto di vista del consumo del cibo, che non dovrebbe essere sprecato, ma direi anche del cibo semplicemente necessario, indispensabile per la propria vita e la propria esistenza. In altre parole, un richiamo a tutto quello che negli stili di vita può essere ridimensionato nelle nostre esistenze, perché superfluo. E forse, più che superfluo, ridimensionato in una logica di digiuno e di astinenza.

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    Il cardinale Poupard presiede le celebrazioni per il settimo centenario dell’inizio del soggiorno avignonese dei Papi

    ◊   A partire da domani due giorni di celebrazioni, nella città francese di Avignone, ricorderanno il settimo centenario dell’inizio del soggiorno avignonese dei Papi: a presiedere le cerimonie sarà l’inviato speciale di Benedetto XVI, il cardinale Paul Poupard, presidente emerito del Pontificio Consiglio della Cultura. Fu Clemente V, nel 1309, a trasferire la residenza pontificia ad Avignone, per meglio garantire la libertà della Chiesa in un periodo storico in cui a Roma l’autonomia dei Papi era in pericolo. Dopo quasi 70 anni, nel 1377, Gregorio XI decise il rientro nella sede romana. Ma qual è il significato di queste celebrazioni? Ascoltiamo il cardinale Paul Poupard al microfono di Xavier Sartre:

    R. – Direi prima di tutto la continuità - come sottolinea la lettera autografa che mi ha mandato il Santo Padre nominandomi suo inviato speciale per il VII centenario dell’inizio del soggiorno dei Pontefici Romani ad Avignone: manifestare che da Pietro, primo Vicario di Cristo in terra, a Benedetto XVI, passando attraverso Avignone, il Papato afferma la sua continuità bimillenaria.

     
    D. – Come spiegare da un punto di vista storico il soggiorno avignonese?

     
    R. - Da un punto di vista storico rappresentava la necessità, percepita dal Papa, dai cardinali e da tutti, che per garantire l’esercizio del ministero di Pietro bisognasse per il momento andare fuori da Roma, mantenendo però sempre l’idea di tornarci.

     
    D. – Nei libri di storia si parla spesso di “cattività avignonese”: ha ancora un senso?

     
    R. – Direi che oggi non ha più senso. Non si tratta di cattività, perché i Papi sono andati lì liberamente, non potendo andare altrove. La città di Avignone era molto importante perché era nell’orbita degli Stati Pontifici ed è importante ripeterlo: Avignone era vicina al regno di Francia ma non era in Francia.

     
    D. – Che cosa ha significato per la Chiesa questo soggiorno ad Avignone?

     
    R. – Per la Chiesa ha significato un momento difficile, perché non è mai normale che un vescovo sia costretto a vivere fuori dalla diocesi, soprattutto quando si tratta del vescovo di Roma. Significava che il Papato era soggetto alle vicissitudini politiche e, infatti, siamo dovuti arrivare ai nostri tempi con i Patti Lateranensi, di cui abbiamo festeggiato il mese scorso l’80.mo anniversario, che hanno assicurato l’indipendenza della Santa Sede.

     
    D. - Tornando ad Avignone: sono famosi gli appelli di Santa Caterina perché i Papi tornassero a Roma...

     
    R. – Non è che ci fosse da una parte il Papa che voleva rimanere ad Avignone e dall’altra Caterina di Siena: il Papa voleva tornare a Roma, ma c’erano delle difficoltà. Negli appelli – che ho riletto e che sono testi di fuoco - Caterina dice che non è normale che il vescovo di Roma sia fuori di Roma e che Cristo lo vuole a Roma. Infatti, quando si legge la storia, si scopre che il Papa, che ha preso la decisione di tornare a Roma, ha avuto un gran coraggio, perché l’entourage non intendeva tornare ben conoscendo la difficile situazione di Roma. Ma Santa Caterina ha avuto un ruolo spirituale importante dando il suo contributo perché quelle difficoltà fossero superate.

     
    D. – Cosa dice alla Chiesa di oggi quella pagina di storia?

     
    R. - Mi pare che dica semplicemente, ma in modo molto forte, che il detto di Gesù nel Vangelo è limpido: date a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio. Dice, inoltre, che il Papato non deve avere un potere temporale ma spirituale, come ha detto Pio XI per la firma dei Patti Lateranensi: è necessario unicamente un lembo di terreno per poter essere agli occhi del mondo indipendenti dai poteri temporali.

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    Seminario a Roma per i vescovi responsabili delle comunicazioni sociali

    ◊   Si svolgerà dal 9 al 13 marzo, a Roma, il seminario per i vescovi responsabili delle comunicazioni sociali nelle Conferenze episcopali, promosso dal Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali. Tema dell’evento: “Nuove prospettive per la comunicazione ecclesiale. Cambiamenti nelle tecnologie e nella cultura delle comunicazioni: una riflessione teologica e pastorale”. L’incontro, informa il Pontificio Consiglio, prende spunto dal messaggio del Papa per la 43ª Giornata mondiale delle comunicazioni sociali (24 maggio), sul tema “Nuove tecnologie, nuove relazioni. Promuovere una cultura di rispetto, di dialogo, di amicizia”. Questa iniziativa, spiega al Sir mons. Paul Tighe, segretario del Pontificio Consiglio, “va nella linea e sulla scia dei due congressi svolti lo scorso anno sulle Facoltà di comunicazione delle Università cattoliche e sulle radio. L'esigenza di condividere la risorsa della comunicazione all'interno delle strutture ecclesiali è davvero vasta. E pensiamo sia necessario compiere ogni passo in questa direzione”. Il seminario, cui parteciperanno vescovi dei cinque continenti, sarà strutturato in due momenti: “Una serie di conferenze magistrali – si legge in una nota del Pontificio Consiglio delle comunicazioni sociali – durante le quali verranno evidenziate le sfide per la Chiesa e la società, nonché tutti i cambiamenti della comunicazione” e una “riflessione attiva dei vescovi pensando alla redazione di un documento che fungerà da aggiornamento dell’Istruzione pastorale Aetatis Novae del 1992”. Ai “processi comunicativi all’interno della Chiesa” e alle “sfide che si affrontano nell’ambito dei nuovi scenari della comunicazione” sono stati dedicati anche due incontri promossi dal Consiglio episcopale latinoamericano (Celam) insieme al Pontificio Consiglio per le comunicazioni sociali. Al primo, svoltosi in Colombia dal 2 al 4 marzo, hanno partecipato esperti di diverse discipline, in particolare di quelle tecnologie più direttamente legate alla tempestività dei flussi comunicativi. Al secondo, che si conclude oggi, prendono parte i vescovi responsabili o i loro delegati delle Commissioni episcopali per le comunicazioni dei 22 episcopati della regione latinoamericana e caraibica. L’obiettivo è riflettere su una possibile revisione dell’attuale struttura delle comunicazioni sia del Celam sia delle Conferenze episcopali.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   In prima pagina, un articolo di Giuseppe M. Petrone dal titolo “Se Washington e Teheran collaborano”: l’Iran invitato a partecipare alla conferenza sull’Afghanistan

    Solo una cultura povera può permettersi il lusso della libertà: in cultura, Marta Lago intervista lo scrittore spagnolo Juan Manuel de Prada

    La relazione di Cesare Vasoli al convegno “Eugenio Garin. Dal Rinascimento all’Illuminismo” e un articolo di Paolo Rossi che ricordano lo storico della filosofia a cent’anni dalla nascita

    Una rete di università per riappropriarsi del passato: Giulia Galeotti sull’Istituto italiano di scienze umane e la salvaguardia della storia

    Il mondo parallelo dei Promessi Sposi: Massimo Camisasca analizza il rapporto fra realtà e fantasia nel romanzo manzoniano

    Un ostacolo o un aiuto all’unità dei cristiani?: nell’informazione religiosa, il cardinale Walter Kasper sull’Anno Paolino e le indulgenze

    Nicola Gori intervista il gesuita Robert Taft, professore emerito di letteratura orientale al Pontificio Istituto Orientale

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    Oggi in Primo Piano



    Usa: la disoccupazione sale all'8,1%

    ◊   Aumenta la disoccupazione negli Stati Uniti: a febbraio sono stati persi altri 650 mila posti di lavoro. Il tasso di disoccupazione cresce così all'8,1% contro il 7.9% previsto dagli analisti. Intanto bisogna registrare ancora una giornata difficile per i mercati finanziari. Dopo le pesanti perdite di ieri a Tokyo l’indice Nikkei ha perso oggi il 3,5 per cento. La seduta della principale Piazza d'affari asiatica ha risentito del rischio fallimento per il colosso automobilistico statunitense General Motors e del mancato piano di rilancio dell’economia cinese. Meglio le Borse europee, che pur aprendo con il segno meno stanno contenendo le perdite, il giorno dopo il taglio dei tassi deciso dalla Banca Centrale Europea. Sui motivi per cui i mercati non sembrano più rispondere in maniera positiva alle politiche monetarie espansive della Bce, Stefano Leszczynski ha intervistato il prof. Carlo Altomonte, economista dell’Università Bocconi di Milano:

    R. – Quello che è cambiato è la natura del problema economico che stiamo affrontando. In questa particolare situazione, la "scatola del cambio", che sono le banche, si è rotta. Quindi la liquidità che viene creata dalla Banca Centrale Europea non viene poi veicolata (o lo è solo in maniera parziale) dalle banche alle imprese e, perciò, in realtà, lo strumento del tasso di interesse, risulta molto meno efficace che in passato per attivare effetti reali.

     
    D. – Insomma, i tassi di interesse sono lo strumento, però, poi i due protagonisti, quelli che giocano sul campo reale sono le banche e le imprese. C’è qualcosa che non funziona in questo rapporto?

     
    R. – Evidentemente, la liquidità esistente non viene veicolata dalla banca al sistema delle imprese proprio perché le banche sono in sofferenza, stanno cioè smaltendo gli eccessi di creazione di credito generatosi negli ultimi anni. Quello che sta capitando è un duplice effetto: da un lato, non si è inizialmente ridotto il costo del credito, anche se i tassi di interesse della Banca Centrale Europea sono scesi, quindi le banche si finanziavano a bassi tassi ma prestavano denaro al mercato a tassi più elevati, incassando la differenza ed utilizzandola per curare i propri problemi di bilancio. Quello che è capitato, da dicembre in poi, è invece una contrazione del credito erogato alle imprese, e quindi le banche stanno prestando di meno in media a livello europeo. Quindi, ciò peggiora la situazione.

     
    D. – Professore, c’è anche un’altra parola che, in economia, sembra suscitare degli scenari abbastanza foschi, quella della “deflazione”. E’ effettivamente un pericolo concreto?

     
    R. – Non ritengo che lo sia nel breve periodo, nel senso che sicuramente i prezzi stanno scendendo e sono a livelli molto bassi, sia in Europa, sia negli Stati Uniti che in Cina, anche se nessuno di questi Paesi risulta tecnicamente in deflazione, cioè con tassi di crescita negativi dei prezzi. In questa fase stiamo assistendo a una riduzione dell’inflazione, quindi la velocità di aumento dei prezzi è più lenta. Io direi che, invece, il rischio principale riguardo all’orizzonte temporale di un paio d’anni - e che si verificherà nel momento in cui questa crisi sarà in fase di soluzione -, sarà una ripresa dell’inflazione. Questo accadrà perché abbiamo un’enorme liquidità che è stata immessa nel sistema ed in più abbiamo una situazione in cui i colli di bottiglia dell’offerta, sia sul petrolio che sulle altre materie prime, anche alimentari, non sono stati risolti. Questo, chiaramente, presuppone, o prefigura, un possibile rischio di inflazione sul medio periodo, con conseguente innalzamento dei tassi d’interesse.

     
    D. – In questo scenario, colpisce come i mercati finanziari europei reagiscano in maniera diretta ai segnali che vengono, ad esempio, dagli Stati Uniti?

     
    R. – Io temo che ci sia una sorta di dipendenza – se mi passa il termine – “culturale”. Se io sono un operatore di borsa e immagino per prendere le mie decisioni che tutti gli altri stiano cercando di capire cosa possa accadere a Wall Street, è ovvio che, alla fine, quello che capita è che l’andamento di Wall Street influenzi nel breve periodo, quindi proprio sul giornaliero, l’andamento dei cicli borsistici europei. Di conseguenza, la notizia che ci suggerisce un andamento negativo di Wall Street viene anticipata in Europa e fa precipitare il mercato azionario in Europa. Da un punto di vista razionale, questo non ha assolutamente alcun senso. E' invece perfettamente coerente da un punto di vista speculativo.

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    Sudan: si aggrava la crisi umanitaria dopo l'espulsione di 10 Ong

    ◊   Sono sempre più forti le preoccupazioni della comunità internazionale per la situazione umanitaria in Darfur. Il capo di Stato del Sudan Omar el Bashir, dopo il mandato di arresto emesso contro di lui dalla Corte penale internazionale, ha comunque dichiarato che il provvedimento del tribunale dell'Aia non influenzerà le decisioni politiche del governo di Khartoum. “Il Sudan – ha detto - continuerà a promuovere iniziative per la pace e organizzerà elezioni libere e giuste”. Nonostante queste rassicurazioni, sono già state prese drastiche decisioni dal governo sudanese. Adesso la situazione umanitaria nel Paese, in particolare in Darfur, rischia di aggravarsi. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

    Dopo la decisione del tribunale penale internazionale dell’Aia di spiccare un mandato di cattura internazionale contro il presidente del Sudan Omar el Bashir per complicità in crimini di guerra e contro l’umanità in Darfur, il governo di Khartoum ha deciso di espellere dal Paese una decina di Ong straniere che operano sul territorio. La decisione mette a rischio la vita di una popolazione già flagellata dalla guerra e dalla povertà. E’ quanto sottolinea il portavoce di Amnesty Italia, Riccardo Noury:
     
    “E’ un atto di ritorsione che mette, praticamente in ostaggio, in balia delle decisioni del governo, due milioni e 300 mila persone. Ci sono poi altre persone che sono disperse. La comunità internazionale agisca tempestivamente, richiamando il Sudan ai suoi obblighi internazionali, primo fra tutti quello di fornire assistenza a chi ne ha bisogno all’interno della sua popolazione. Se il governo del Sudan non è in grado di aiutare chi ha bisogno, si rivolga ad organismi internazionali. Si deve anche rendere più efficace la presenza della missione di ‘peacekeeping’ dell’Onu e dell’Unione Africana. Va potenziata sia con uomini sia con risorse, soprattutto elicotteri per pattugliare dall’alto un territorio che è grande quanto la Francia”.
     
    Tra le Ong che il governo sudanese ha deciso di espellere da questo territorio ci sono Save the Children, Oxfam e Medici Senza Frontiere. Sergio Cecchini, direttore della comunicazione di quest’ultima organizzazione non governativa, sottolinea la necessità di distinguere tra le attività di assistenza umanitaria e altre questioni:
     
    “Medici Senza Frontiere chiede che la comunità internazionale non faccia confusione tra il mandato delle organizzazioni umanitarie e questioni legate ai diritti umani o alla Corte penale internazionale. Quello che chiediamo è di non confondere chi lavora in Darfur per portare soccorso, in maniera indipendente, da chi ha altri tipi di mandati: a pagarne il prezzo non sono le organizzazioni umanitarie ma i civili vittime dei conflitti in Darfur e vittime, oggi, di questa decisione. Lo stesso errore è stato fatto in questi mesi in Zimbabwe. L’emergenza umanitaria si risolve con l’aiuto diretto sul campo. Tutte le questioni legate alla soluzione di problemi dovuti alla presenza di un regime, non hanno nulla a che vedere con l’azione umanitaria. Devono essere tenute in maniera molto distinta l’una dall’altra questione”.
     
    Si stima che nella martoriate ragione sudanese del Darfur siano più di 300.000 le vittime provocate dal conflitto e oltre due milioni le persone costrette a lasciare le proprie case e i propri villaggi e bisognose di interventi umanitari.

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    Escalation di violenza nello Sri Lanka: appello del vescovo di Jaffna

    ◊   Porre fine alle ostilità nello Sri Lanka senza ulteriore indugio: è il pressante appello lanciato ieri dal segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, alle forze governative di Colombo e ai ribelli tamil. Secondo l’organizzazione “Human Rights Watch” almeno 2 mila civili sarebbero stati uccisi nelle ultime settimane di un conflitto che dura ormai da 25 anni. Il servizio di Alessandro Gisotti:

    Stretti tra due fuochi: è la drammatica condizione in cui si trovano migliaia di persone nel nord dello Sri Lanka scenario, in queste settimane, di un sanguinoso conflitto tra l’esercito di Colombo e i ribelli indipendentisti delle Tigri Tamil. Un’escalation di violenza deplorata con forza dal segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, che ha sottolineato come a pagare le conseguenze di questa guerra siano soprattutto i civili, e tra loro i bambini. Il governo dello Sri Lanka ha, tuttavia, respinto gli appelli a cessare il fuoco sostenendo che l’operazione militare in corso è mirata a sconfiggere le Tigri Tamil e a porre fine al conflitto che insanguina il Paese asiatico dal 1983. L’esecutivo di Colombo ha inoltre annunciato l’apertura di due corridoi umanitari per permettere l’evacuazione di migliaia di civili dall’area del conflitto, ma non sembra che tale annuncio possa cambiare la situazione sul terreno. Per una testimonianza su quanto sta accadendo nello Sri Lanka, Emer McCarthy, del nostro programma inglese, ha intervistato il vescovo di Jaffna, mons. Thomas Savundaranayagam:

     
    R. – The moment, the situation is very acute, because civilians are still trapped …
    Il momento, la situazione sono molto gravi, perché i civili sono intrappolati in una piccola area nel distretto di Mullaitivu; non possono uscirne perché le Tigri Tamil non danno loro il permesso di andarsene.

     
    D. – E tutto questo nonostante l’appello lanciato dal governo per l’apertura di un corridoio sicuro per lasciare la zona?

     
    R. – That not been realized, they are only saying it. …
    Non se ne è fatto nulla, lo hanno soltanto detto. Il governo non ha fatto assolutamente niente.

     
    D. – E cosa ne è di quelli che sono riusciti a scappare prima di quest’ultima fase della guerra civile? Cosa sta facendo la Chiesa per aiutare questi sfollati?

     
    R. – No, Church and others cannot do that! It is entirely being managed by the ..
    No, la Chiesa e gli altri non possono fare niente! Tutta la situazione è gestita direttamente dal governo. I sacerdoti non possono nemmeno entrare in quella zona, per vedere la gente; in questo momento, nessuno ha il permesso di entrare e andare a trovare questa gente. Il mio appello è che l’Ltte consenta alle persone che sono intrappolate in questa zona limitata nel distretto di Mullaitivu di andare dove vogliono, in posti sicuri. Al governo chiedo di consentire alla gente di tornare nelle proprie regioni di appartenenza, il più presto possibile! (Traduzione a cura di Gloria Fontana)

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    Mons. Fisichella all’Università di Padova per un convegno su trapianti e cellule staminali

    ◊   Parlerà di “Etica nella medicina dei trapianti e delle cellule staminali” questo pomeriggio alle 17.00 a Padova, al Palazzo del Bò, mons. Rino Fisichella, presidente della Pontificia Accademia per la Vita. Il presule è stato invitato dalla Fondazione Onlus Marina Minnaja che ha organizzato, in collaborazione con l’Università di Padova, un convegno aperto al pubblico per consentire ad un esponente della Chiesa cattolica di esprimersi sulle implicazioni etiche legate a trapianti e staminali. Tiziana Campisi ha chiesto alla presidente della Fondazione Minnaja, Patrizia Burra, com’è nata l’iniziativa:

    R. – Il motivo è legato soprattutto a molti problemi etici che noi viviamo ogni giorno quotidianamente con i pazienti che sono in lista di attesa. C’è il problema delle lunghe liste di attesa, delle donazioni insufficienti per rispondere alle esigenze di tutti i pazienti, c’è poi il rischio che questi muoiano in lista di attesa e, di conseguenza, è un impegno nostro, della nostra fondazione e di noi medici legati al trapianto, quello di diffondere la cultura del trapianto. Il 2008, rispetto al 2006, ha visto una diminuzione dei numeri dei trapianti in Italia e, quindi, tutti ci sentiamo coinvolti al fine di valutare quelle che possono essere le cause di questa diminuzione ma soprattutto le soluzioni. Quindi, riteniamo che invitare ad ascoltare una delle massime autorità della Chiesa cattolica, porti la posizione della Chiesa nell’ambito della donazione degli organi, cosa che ha un significato molto rilevante.

     
    D. - Quali sono oggi gli interrogativi più pressanti in tema di trapianti e di cellule staminali?

     
    R. – Quelli legati alla necessità di migliorare ulteriormente il sistema, perché non possiamo attenderci degli ulteriori dati negativi nel termine di numero di trapianti eseguiti ogni anno. Se abbiamo meno donazioni e meno pazienti verranno trapiantati, più pazienti, purtroppo, moriranno in lista di attesa. Riguardo alle cellule staminali, l’argomento è molto ampio ed ha dei risvolti diversi - biologici, scientifici, etici - e va affrontato con le competenze delle singole persone che sono coinvolte. E’ chiaro che è una ricerca assolutamente affascinante, ma dobbiamo riportare il significato in termine clinico dell’utilizzo delle cellule staminali nelle diverse malattie con estrema cautela.

     
    D. - L’incontro con mons. Fisichella è stato organizzato in collaborazione con l’Università di Padova. Alcuni docenti e studenti hanno contestato l’organizzazione...

     
    R. – Probabilmente non interpretando quello che era il nostro obiettivo, però con una assoluta legittimità di contestare l’organizzazione di un incontro con modalità diverse da quelle che sia i docenti che gli studenti potrebbero aver voluto fare. C’è stata un’apertura fin dall’inizio, devo dire, da parte di mons. Fisichella, che di sua iniziativa ha voluto contattare e parlare personalmente con i quattro docenti che avevano sollevato queste critiche nei confronti dell’evento. E’ stata, quindi, offerta loro la possibilità di partecipare e di portare un loro intervento, in modo che questo venisse incluso nel convegno che abbiamo organizzato, ma i professori hanno preferito declinare questo invito.

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    Premio Carlo Magno ad Andrea Riccardi: l'Europa non viva per se stessa ma per gli altri

    ◊   “Per il suo impegno civile in favore di un’Europa più umana e solidale": questa è la motivazione del premio internazionale Carlo Magno 2009 assegnato ieri ad Andrea Riccardi. Il fondatore della Comunità di Sant’Egidio riceverà il prestigioso riconoscimento tedesco il prossimo 21 maggio. Ma cosa significa ricevere questo premio per la comunità di Sant’Egidio? Sentiamo Andrea Riccardi al microfono di Annarita Mariani:

    R. - Sant’Egidio è un fatto europeo. Come piccola e sconfinata comunità, amica dei poveri, Sant’Egidio vuole dire all’Europa che non può vivere per se stessa ma deve vivere per gli altri.

     
    D. – Tra le motivazioni che hanno portato al conferimento del premio, si legge: “Onorare un esempio”. Una grande responsabilità?

     
    R. – Non solo per me ma per tutta la Comunità perché questo premio non è per me ma per la Comunità. La responsabilità che noi sentiamo è di essere uomini e donne che vivono per il Vangelo; europei che non si dimenticano, non solo delle loro radici, ma che il cristianesimo ed il vivere per gli altri è scritto nel loro futuro.

     
    D. – Dialogo oltre le diversità ed oltre le confessioni, obiettivo da sempre. Quali sono le prossime sfide?

     
    R. – Guardo già a Cracovia ed a Auschwitz, all’incontro di dialogo nello spirito di Assisi, alla crescita del servizio all’Aids in Africa ed in altre parti del mondo; alla lotta per la pace e per la vita della nostra comunità che spesso è ignorata: penso ai nostri amici in Mozambico che aiutano i carcerati, a quelli in Camerun.

     
    D. – Come, l’Europa, può consolidare unita, un impegno nel sociale?

     
    R. – Non vivere per se stessi, chiusi nei recinti nazionali ma di scoprire la dignità di essere europei, diversi ma non divisi.

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    Presentata ai Musei Vaticani l'edizione facsimile del Lezionario Farnese

    ◊   Torna in Vaticano dopo più di due secoli, nella forma di un facsimile del tutto identico all’originale: il Lezionario Farnese, capolavoro dell’arte miniatoria rinascimentale, oggi custodito nella Public Library di New York, è stato riprodotto in 550 copie, per un’edizione unica e irripetibile, a firma dell’editore Franco Cosimo Panini. Rilegate a mano, in velluto di seta, con dettagli in argento e porcellana, le copie riproducono fedelmente l’opera originale voluta nel ‘500 dal cardinale e mecenate Alessandro Farnese, per lungo tempo usata per le celebrazioni liturgiche nella Cappella Sistina. Un’occasione unica per condividere con estimatori, studiosi e collezionisti una vera e propria opera d’arte. Alla presentazione dell’edizione, ieri presso i Musei Vaticani, c’era per noi Claudia Di Lorenzi:

     
    Fantasie di luce e cangianti cromie, in cornici dorate di decori, maschere e allegorie, mettono in scena le magnifiche miniature del Lezionario Farnese: dall’Avvento alla Natività, dalla discesa dello Spirito Santo alla Pasqua, e poi la Cattedra di San Pietro e il Giudizio universale, l’ascensione di Maria e la raffigurazione degli evangelisti. Il prezioso Messale cinquecentesco, ideale punto di arrivo dell’arte miniatoria, frutto del genio dell’artista slavo Giulio Clovio, racconta la vicenda di Cristo e della Chiesa nascente con l’eccellenza delle pitture miniate e la sapienza dell’arte ispirata al sacro. Un’opera unica dove l’immagine e la parola assumono valenza estetica. Ascoltiamo il cardinale Giovanni Lajolo, presidente della Pontificia Commissione per la Città del Vaticano e presidente del Governatorato:

    “E’ singolare che l’arte si sia incorporata, fatta una sola cosa con i libri che trasmettono la Parola di Dio cioè con la Bibbia, con i Vangeli e con i Lezionari che sono estratti della Bibbia, e dell’Antico e del Nuovo Testamento, per essere proclamati nelle celebrazioni liturgiche. Lì, la Parola e l’immagine diventano, per così dire, una sola cosa perché il Testo liturgico è in sé qualche cosa di sacro, proprio per il suo contenuto”.

     
    E se la Parola è proclamata, allora spetta alla sola immagine dare corpo e sostanza al racconto del sacro. Il cardinale Raffaele Farina, bibliotecario e archivista di Santa Romana Chiesa:

     
    “Le immagini che accompagnano e decorano la Bibbia, sono come un sottofondo e, soprattutto, le riproduzioni e gli episodi delle parabole dei Vangeli, anche dell’Antico Testamento, sono come una predicazione parallela. Fin quando non c’è stata l’alfabetizzazione, la Bibbia era annunciata con la parola ed era illustrata con i testi. Quando si parla della Bibbia dei poveri, la Biblia pauperum, si vuole già alludere a questa. Il Rinascimento, naturalmente, ha arricchito moltissimo queste illustrazioni”.
     
    Fu proprio il 500 a vedere i natali del prezioso codice miniato: voluto dal cardinale Alessandro Farnese, che ne fece dono alla Cappella Sisitina, dove per lungo tempo fu utilizzato per le celebrazioni liturgiche, il Messale venne trafugato in età napoleonica e dopo alterne vicende oggi è custodito nella Public Library di New York. Ma delle suggestioni e delle atmosfere rinascimentali, come della cultura e dell’arte del tempo, il Lezionario Farnese porta l’impronta. Nicola Spinosa, storico dell’arte e soprintendente per il polo museale di Napoli:
     
    “E’ un libro miniato cioè manoscritto per il testo illustrato al minio, per le immagini e quindi, in questo, è un’opera unica, importante, oltretutto perché in queste immagini dipinte da Giulio Clovio, noi troviamo componenti culturali importanti di quel momento. Michelangelo sta finendo o ha da poco finito il Giudizio Universale, che è una visione della vita, del mondo, del reale, diversa da quella della Volta della Sistina che Michelangelo aveva affrescato anni prima. Qui, oggi, c’è il turbamento dell’uomo, il turbamento del credere e dell’esistere. Tutto questo lo ritroviamo nelle immagini miniate di questo libro di Giulio Clovio”.

    Un’opera dal valore storico, dunque, oltre che artistico e religioso, un volume “tanto bello, ammirabile e stupendo – ne scriveva nel ‘500 il pittore e architetto Vasari – che rapisce la mente e lungo le vie dell’arte la conduce al mistero del sacro.

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    Apre oggi a Roma l'esposizione “Giotto e il Trecento”

    ◊   Ad oltre 70 anni dall’ultima grande mostra monografica fiorentina apre oggi a Roma presso il Complesso del Vittoriano l’esposizione “Giotto e il Trecento”. Oltre 160 opere, tra dipinti, sculture, codici e oggetti di oreficeria, compongono l’importante rassegna dedicata all’artista toscano e allo straordinario impatto che il suo segno ebbe sul linguaggio artistico dell’intero territorio nazionale. Ha seguito la presentazione alla stampa Paolo Ondarza:

    (musica)

     
    "Il più Sovrano maestro stato in dipintura". Nel Trecento il cronista Giovanni Villani definiva così Giotto di Bondone, a riprova della fama detenuta già tra i contemporanei dal pittore simbolo del Medioevo e anticipatore dell’arte rinascimentale. E come la mostra romana documenta nei luoghi in cui Giotto ha lavorato, il fare degli artisti non è più stato lo stesso. Così come ogni città visitata fu per il Maestro luogo di apprendimento. A Roma ad esempio, vero e proprio museo a cielo aperto, Giotto apprese l’arte classica che fuse poi con il gotico francese della cattedrale di Bourges. Quello nell’Urbe è quindi per il pittore originario del Mugello un ritorno, come conferma il curatore della mostra Alessandro Tomei:

     
    “Lui qui è venuto a studiare i monumenti dell’antichità classica ma anche le opere dei suoi grandi contemporanei, i pittori che lavoravano per i Papi nel corso del ’200, da Pietro Cavallini a Jacopo Torriti, tutti i grandi decoratori delle Basiliche romane della seconda metà del ’200. Poi purtroppo è rimasto poco di ciò che ha fatto a Roma, ma ha fatto delle cose che le fonti ricordano come straordinarie per la Basilica di San Pietro”.
     
    Medievale, ma già rivolto al futuro, Giotto supera la staticità delle pittura del suo tempo. Non ritrae solo cose, persone e paesaggi, ma stati psicologici. Un protagonista della scena culturale come testimonia la celebre terzina della Divina Commedia: “Credette Cimabue ne la pittura tener lo campo, e ora ha Giotto il grido, sì che la fama di colui è scura”. Giotto in pittura come Dante in letteratura: entrambi contribuirono a rendere una la parlata italiana. Ancora Tomei:

     
    “Hanno creato le basi, Dante per la lingua italiana e Giotto per una dimensione figurativa che poi è diventata patrimonio comune di tutto il territorio nazionale sempre con le diverse accezioni regionali naturalmente, perché poi i riminesi fanno un 'giottismo' che è completamente diverso da quello degli umbri o da quello che poi, nell’ultima fase dell’attività di Giotto, succederà per esempio a Napoli”.
     
    Tra le 160 opere esposte oltre alle 20 di Giotto spiccano capolavori di Taddeo Gaddi, Maso di Banco, Simone Martini, oltre a sculture, codici e oggetti di oreficeria. Visitando la mostra il presidente della Repubblica Napolitano ha invitato ad “investire in Italia nella valorizzazione dei beni culturali”. Un appello condiviso dallo sfaff organizzatore dell’esposizione. Alessandro Tomei:

     
    “Più cose sappiamo, meglio viviamo. Cultura è qualità della vita”.

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    Chiesa e Società



    Allo Yad Vashem storici a confronto in un seminario su Pio XII e l’Olocausto

    ◊   Un nuovo confronto storico sul Pontificato di Pio XII, la situazione in Italia durante la Shoah e le conseguenze dell’Olocausto animerà il convegno incentrato sul tema 'Pio XII e l’Olocausto'. L'incontro si terrà domenica e lunedì prossimi nella sede dello Yad Vashem a Gerusalemme, dove è presente una controversa didascalia su Papa Pacelli. Il dibattito, incentrato sul tema ‘Pio XII e l’Olocausto’, prenderà in esame teorie contrastanti: “Per alcuni – spiega padre Francesco De Ruvo, salesiano e ricercatore a Gerusalemme – Papa Pacelli sarebbe stato uno spettatore indifferente dell’Olocausto”. “Altri ricercatori e storici – aggiunge – sostengono invece una tesi del tutto opposta": Pio XII, infatti, fece di tutto per salvare gli ebrei dalle persecuzioni. “Quest’ultima posizione storiografica – osserva padre Francesco De Ruvo – si avvale di documenti storici di archivio e di testimonianze”. L’ultimo documento rinvenuto è una nota estratta del “Memoriale delle religiose agostiniane del monastero dei Santi Quattro Coronati di Roma”. “Il Santo Padre – si legge – vuol salvare i suoi figli, anche gli ebrei, e ordina che nei monasteri si dia ospitalità a questi perseguitati”. La posizione storiografica sull’opera di Pio XII in favore degli ebrei – sottolinea l’agenzia Zenit - è sostenuta da molti storici: “Gli autori che esaltano l’azione di Pio XII per la salvezza degli ebrei – afferma padre Francesco de Ruvo - propongono le loro conclusioni, a prescindere dalla loro appartenenza etnica e religiosa”. “Tra questi – sottolinea il ricercatore salesiano – si distinguono non pochi studiosi ebrei”. Il seminario ‘Pio XII e l’Olocausto’ è promosso dall’’Istituto internazionale di ricerca dell’Olocausto Yad Vashem e dallo Studium theologicum Salesianum, Santi Pietro e Paolo. (A.L.)

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    Orissa. I vescovi: nessuna garanzia di sicurezza per i cristiani

    ◊   E’ un documento circostanziato e dettagliato quello elaborato da mons. Raphael Cheenath, arcivescovo di Bhubaneswar, nello stato dell’Orissa, che fa il punto della situazione dopo i massacri anticristiani dell’autunno scorso. Nel testo inviato all’agenzia Fides, titolato “The Church In Kandhamal Stands Firm On Faith”, l’arcivescovo riporta all’attenzione degli osservatori, delle autorità politiche e religiose, dei mass-media, le condizioni in cui versa la comunità cristiana nello stato dell’Orissa e in particolare nel distretto di Kandhamal, sconvolto dalle aggressioni di militanti radicali indù nell’autunno del 2008. Secondo i dati forniti a Fides dalla Conferenza episcopale indiana, il bilancio delle violenze è di 81 morti; 450 villaggi colpiti dai disordini; 4.677 case distrutte; 236 chiese e 36 fra conventi, istituti e aule religiose demolite. Attualmente sono oltre 7mila gli sfollati ancora presenti nei campi profughi predisposti dal governo, mentre altre 40mila persone sono fuggite, forse per sempre, dal distretto di Kandhamal. La ripresa, dopo tale devastante ondata di violenza, non è facile: l’arcivescovo sottolinea che l’atmosfera generale sembra tornata alla normalità, tuttavia vi è ancora un terrore diffuso di nuovi attacchi e la gente non è rientrata a casa. Uno dei rilievi mossi alle autorità civili è quello di non aver mantenuto le promesse fatte: “Le autorità sono interessate a riportare a casa i cittadini ma senza adeguate condizioni di sicurezza”, nota l’arcivescovo, non si sono impegnate a perseguire con forza i colpevoli delle violenze, nè hanno predisposto una giusta compensazione dei danni subiti dai cristiani. Inoltre è stato impedito ad eminenti leader cristiani, come il cardinale Telesphore Toppo, presidente della Conferenza episcopale indiana, di visitare i luoghi delle violenze, per non attirare ulteriore visibilità sui fatti. I cristiani intanto – nota il documento – continuano a essere umiliati dagli estremisti indù, sono costretti a pagare tributi per attraversare territori o per tornare nelle proprie case, subiscono intimidazioni e sono invitati con minacce a non recarsi in chiesa, con evidente violazione delle loro libertà personali. Il testo ricorda il forte impegno di solidarietà della Chiesa indiana, della Caritas, di organizzazioni come “Catholic Reliefe Service” e “Misereror”, di diocesi come Mumbai e di tanti singoli fedeli in tutto il mondo: senza i loro contributi, l’assistenza ai cristiani colpiti e la ripresa sarebbero impossibili. Mons. Cheenath ricorda la necessità di riprendere le lezioni scolastiche per ragazzi e giovani (perché non perdano l’anno scolastico); l’urgenza di assistenza legale per rivendicare i propri diritti e l’occupazione abusiva di terre e case; il bisogno di medici e psicologi per l’assistenza sanitaria e il sostegno psicologico post-trauma, soprattutto per i bambini. Infine l’’Arcivescovo elogia lo spirito di fede con cui la popolazione ha sopportato la persecuzione: “La nostra fede è stata davvero provata nel fuoco”. (R.P.)

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    Nuove violenze anticristiane in Pakistan

    ◊   In Pakistan, una donna è morta e 28 persone sono rimaste ferite nell’attacco alla comunità di cristiani presbiteriani del villaggio di Songo, nel distretto di Gujranwala, provincia del Punjab. È accaduto la sera dello scorso 2 marzo: un gruppo di abitanti musulmani ha aperto il fuoco contro i fedeli raccolti in preghiera in chiesa. La donna, Shakeela, è morta sul colpo. Gli altri fedeli hanno riportato ferite di diversa entità mentre cercavano di sfuggire ai proiettili o di proteggere il pastore. Gli assalitori hanno infranto i vetri della chiesa, distrutto le bibbie ed altri libri di preghiera e divelto la croce dal tetto dell’edificio. Le vittime dell’attacco – rende noto AsiaNews - affermano che si è trattato di un’azione premeditata e raccontano di aver ricevuto nelle settimane precedenti diverse minacce dagli assalitori. Gli autori dell’attacco sono stati individuati e la denuncia nei loro confronti è già stata presentata presso il locale posto di polizia. L’attacco di Songo si aggiunge ai tanti episodi di violenza registrati ormai in diverse aree nel Punjab e nelle North West Frontier Province(Nwfp). Gli autori sono talebani ed estremisti islamici. (A.L.)

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    Sostegno delle Pontificie Opere Missionarie australiane ai fedeli in Pakistan

    ◊   Sostegno, solidarietà, incoraggiamento e preghiera per i fedeli cattolici pakistani: è il messaggio che giunge dalle Pontificie Opere Missionarie australiane, da anni impegnate in progetti di istruzione e solidarietà in favore della comunità cattolica pakistana. La situazione nel Paese asiatico presenta, in questa fase, diverse criticità: i recenti attentati contro la nazionale di cricket hanno riportato l’attenzione sul pericolo del terrorismo. La debolezza politica del presidente Zardari sta offrendo il fianco al risorgere di un’instabilità sociale. Il rafforzamento dei “talebani pakistani” nei territori del nord sta mettendo in seria difficoltà le minoranze religiose cristiane. Per questo – afferma all’agenzia Fides Martin Teulan, direttore nazionale delle Pontificie Opere Missionarie australiane - “continueremo a fare il possibile per sostenere la piccola comunità cattolica in Pakistan, che conta circa 1,3 milioni di fedeli su una popolazione di 163 milioni di abitanti”. “Sappiamo – aggiunge - che il nostro aiuto può fare la differenza, soprattutto in favore dei bambini”. Non mancano l’incoraggiamento e la preghiera da parte dei fedeli australiani, che si sentono vicini e condividono spiritualmente le sofferenze dei cattolici pakistani. Le Pontificie Opere Missionarie attualmente hanno numerosi progetti attivi in Pakistan, nel campo dell’istruzione, della sanità e della formazione. Sostengono le spese mediche per l’orfanotrofio delle Suore Domenicane di Siena a Faisalabad, si occupano dell’istruzione di oltre 50 orfani a Chak Jhumra e curano l’educazione e la formazione spirituale di 40 ragazzi poveri nella casa dei Fratelli di La Salle a Khushpur. Tra le varie iniziative, infine, si devono ricordare gli aiuti preziosi per garantire l’istruzione a 250 bambini della John Joseph School a Yuhannabad. (A.L.)

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    Il cardinale Dziwisz: ebrei e cattolici "custodi della memoria"

    ◊   Cattolici ed ebrei devono “essere i custodi della memoria” perché con la tragedia della Shoah, “oggi ci è dato di sapere dove può arrivare la dimensione insondabile del male. Dimensione che non deve essere sminuita da nessuno”. Lo ha detto questa mattina il card. Stanislaw Dziwisz, arcivescovo di Cracovia, aprendo nella città polacca, insieme al rabbino David Rosen, la Conferenza internazionale promossa dal “Jesuit Center for Culture and dialogue” dal titolo “Dialogo cattolico-ebraico: da dove veniamo e dove dobbiamo andare”. L’arcivescovo ha ripercorso la “più buia pagina dalla storia ebraica”, quella della Shoah, del tentativo di “cancellare sulla faccia della Terra il popolo ebraico”. E ha aggiunto: “Hitler ha designato il suolo polacco per essere il luogo di questo genocidio. Questa terra che polacchi ed ebrei hanno condiviso, nel bene e nel male, per almeno mille anni, è diventata una tomba per milioni di ebrei nelle mani dei nazisti”. Proprio in Polonia – ha detto l’arcivescovo – risuonano le parole pronunciate qualche giorno fa da Benedetto XVI che, in presenza dei rappresentanti delle organizzazioni ebraiche, ha pregato affinché “la memoria di questo terribile crimine rafforzi la nostra determinazione a sanare le ferite che per troppo tempo hanno deturpato le relazioni tra cristiani ed ebrei”. Come “figli e figlie della nostra terra polacca, siamo consapevoli che questo invito del Papa a non dimenticare, ci riguarda in modo particolare”. “Dobbiamo e vogliamo – ha proseguito l’arcivescovo di Cracovia - essere i custodi della memoria”. “Siamo consapevoli del dovere che ci chiama, a piangere eternamente per i nostri vicini ebrei del cui sangue innocente è intrisa la nostra terra”. “Ma più di ogni altra cosa, vogliamo ricordare la Shoah dei nostri fratelli e sorelle ebrei, per guardare con rispetto agli ebrei che vivono oggi. Le voci delle vittime dell'Olocausto ci ricordano soprattutto che, nonostante le differenze, noi siamo fratelli e sorelle. Vogliamo allora aprire la nostra coscienza per permettere alle voci di queste vittime innocenti, di ricordarci che tutti noi esseri umani siamo reciprocamente responsabili del destino del nostro fratello e della nostra sorella, del nostro prossimo. Vogliamo ricordare l'Olocausto, al fine di costruire relazioni fraterne tra cristiani ed ebrei”. Ricordando poi le parole pronunciate da Giovanni Paolo II alla sinagoga di Roma, l'arcivescovo ha affermato che “Siamo come fratelli che si sono ritrovati dopo un lungo tempo”. (R.P.)

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    Mons. Giordano: essere pellegrini in Turchia significa riscoprire la luce delle origini

    ◊   Mettersi in “pellegrinaggio sulle orme di San Paolo” significa “andare alle radici del cristianesimo”. E’ quanto afferma mons. Aldo Giordano, osservatore permanente della Santa Sede presso il Consiglio d’Europa di Strasburgo, commentando all’agenzia Sir il pellegrinaggio in Turchia, in occasione dell’Anno Paolino, dei presidenti e segretari generali delle Conferenze episcopali del sud-est Europa. A promuovere la visita nella terra dell’Apostolo delle Genti, che si concluderà domenica prossima, è il Consiglio delle Conferenze episcopali d’Europa. Il significato di questo pellegrinaggio – spiega mons. Giordano – è quello di andare alle origini perché qui il “cristianesimo ha avuto la sua prima diffusione”. In queste terre “ha avuto il suo primo incontro con culture e lingue diverse”. “Dall’Europa – ha aggiunto mons. Giordano – veniamo in questi luoghi dove Paolo ha piantato il cristianesimo perché sentiamo l’urgenza di ripartire da questa luce delle origini per rivedere i problemi di oggi”. Dall’Europa – ha proseguito – emergono domande “di pace, di concordia tra i popoli”. “C’è dunque da parte nostra l’esigenza di andare al cuore del cristianesimo” e di vivere questa epoca con uno “spirito di comunione”. Solo una Chiesa che sa essere laboratorio di comunione “può essere luce per il mondo”. Il pellegrinaggio – fa poi notare mons. Giordano – si svolge in Turchia, in un Paese dove la Chiesa è in minoranza. E’ una “Chiesa coraggiosa alla quale vogliamo esprimere la vicinanza della Chiesa universale”. A dare testimonianza di un’altra Chiesa in minoranza, quella di Serbia, Montenegro e Macedonia, è mons. Stanislav Hocěvar, arcivescovo di Belgrado. “San Paolo – sottolinea il presule – è lui stesso la testimonianza di un miracolo, di cosa si può fare con l’aiuto di Dio, senza mezzi né circostanze favorevoli per l’evangelizzazione”. (A.L.)

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    Campagna Caritas per evitare che i bambini dei Paesi poveri muoiano di Aids

    ◊   Caritas internationalis sta lanciando in questi giorni una grande campagna mondiale per chiedere a governi e case farmaceutiche di garantire l’accesso a test preventivi per evitare che i bambini dei Paesi poveri muoiano ancora a causa di Aids e tubercolosi. “Ogni giorno muoiono nel mondo 800 bambini”, denuncia la rete internazionale che riunisce 162 Caritas nazionali di tutto il mondo. Prevenire la trasmissione del virus da madre a bambino è infatti possibile nei Paesi sviluppati, ma non nei Paesi poveri. Per questo – sottolinea il Sir – cresce la pressione su governi e case farmaceutiche tramite una campagna su scala mondiale, intitolata “Haart per i bambini. L’obiettivo è di migliorare l’accesso ai test pediatrici per l’accertamento e il trattamento dell’Hiv e della tubercolosi” (“Haart”, che in inglese suona come “heart”, cuore, è l’acronimo di Highly active antiretroviral therapy, per indicare le cure antiretrovirali utilizzate in questi casi). “I bambini che vivono nei Paesi poveri – sostiene Caritas internationalis – non hanno facile accesso alle medicine che potrebbero permettere loro di vivere una vita più lunga e qualitativamente migliore. Non riescono ad accedere ai test preventivi se non quando è ormai troppo tardi. Tanti bambini che muoiono ogni anno non avrebbero contratto il virus se le loro madri fossero state curate”. (A.L.)

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    L’Unesco chiede di limitare l’impatto della crisi economica sui poveri

    ◊   La crisi finanziaria mondiale va ben oltre Wall Street: “ha ormai conseguenze sulla vita delle persone più vulnerabili del pianeta”. Lo afferma uno studio dell’Unesco, secondo il quale la flessione della crescita prevista nel 2009 “costerà ai 390 milioni di persone che vivono in estrema povertà nell’Africa sub-sahariana, 18 miliardi di dollari, ossia 46 dollari ciascuno”. Secondo lo studio, ripreso dal Sir, è probabile “un aumento della mortalità infantile, compreso tra i 200 mila e i 400 mila bambini, dovuto a malnutrizione”. “Milioni di fanciulli – dichiara Patrick Montjourides, uno degli autori della ricerca – soffriranno di lacune cognitive irreversibili a lungo termine”. Per questo si chiede “uno sforzo internazionale concertato per limitare l’impatto della crisi finanziaria sui più poveri”. Tra le misure indicate, “l’aumento di oltre 500 miliardi di dollari sui diritti speciali di prelievo del Fondo monetario internazionale”, “riforme in materia di governance per riconoscere maggiore peso ai Pvs” e la “richiesta all’Unione Europea di 4,6 miliardi di dollari”. “I Paesi ricchi - osserva il direttore generale Unesco Koichiro Matsuura - non possono utilizzare la crisi come scusa per voltare le spalle ai poveri”: sono urgenti “misure per il rilancio della crescita e per la stabilizzazione finanziaria”. (A.L.)

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    Rapporto della Fao: i cambiamenti climatici stanno modificando il settore della pesca

    ◊   Il cambiamento climatico mette a rischio la produzione di pesce e sta già modificando la distribuzione sia delle specie marine sia di quelle di acqua dolce, “influenzando la stagionalità dei processi biologici, alterando i sistemi alimentari marini, con conseguenze imprevedibili per la produzione di pesce”. A rilevarlo è il nuovo rapporto della Fao, intitolato “Stato mondiale della pesca e dell’acquacoltura”, secondo il quale l’industria ittica e le autorità nazionali per la pesca “devono fare di più per prepararsi ad affrontare l’impatto che il cambiamento climatico avrà sulla pesca mondiale”. Le specie che vivono in acque calde vengono spinte verso i poli e stanno subendo “cambiamenti nelle dimensioni degli habitat e nella riproduttività”. Secondo il rapporto, il 19% delle principali specie marine commerciali sono sfruttate in eccesso, l’8% è esaurito e l’1% è in fase di recupero. Il settore della pesca sembra non conoscere limiti di espansione. Nel 2006 è stato raggiunto un nuovo record di 143,6 milioni di tonnellate (di cui 92 milioni da pesca da cattura e i restanti 51,6 da acquacoltura) e le aree in cui si registra una maggiore produzione o sovra-produzione sono il nord Atlantico, l’Oceano Indiano occidentale e il nord ovest del Pacifico. La flotta mondiale conta circa 2,1 milioni di unità ma la stragrande maggioranza di queste (circa il 90%) è più piccolo di 12 metri di lunghezza. (A.L.)

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    Vietnam: i messaggi dei vescovi per la Quaresima

    ◊   Sviluppo dei rapporti d'amore nella famiglia, riduzione delle spese e donazioni sono i principali temi in numerose lettere pastorali dei vescovi vietnamiti in questa Quaresima. Mons. Joseph Ngo Quang Kiet di Ha Noi - riferisce l'agenzia Ucan - scrive ai suoi fedeli di rispettare e di servire i loro nonni, genitori e fratelli. "Se avete liti, si prega di perdonare e di riconciliare gli uni con gli altri", esorta. Inoltre, “le famiglie possono praticare l’abnegazione durante questo periodo, essere più accomodanti verso tutti creando così una maggiore armonia tra i componenti ”, aggiunge la lettera pastorale, che rammenta come - la Quaresima sia “ periodo di digiuno e di penitenza in preparazione alla commemorazione della morte e della risurrezione di Cristo”. Mons. Paul Bui Van Doc di My Tho, da parte sua, esorta i fedeli della sua diocesi meridionale a "rafforzare i legami familiari". Così egli suggerisce che in casa i pasti e le preghiere si svolgano insieme. La preghiera raccomandata è quella per la Chiesa e per il mondo, data soprattutto l'attuale crisi economica. Mons. Paul Cao Dinh Thuyen di Vinh, invece, nella sua lettera per la Quaresima chiede ai fedeli di vivere in spirito di povertà e di fare opere di carità. "Ognuno dovrebbe ridurre le spese inutili e di evitare le parole e le azioni che possono causare problemi agli altri," scrive nella sua lettera. La riduzione delle spese personali è anche stato il tema ripreso dal cardinale Jean Baptiste Pham Minh Man nella arcidiocesi di Ho Chi Minh. Secondo il cardinale, questo sarebbe "un modo concreto di vivere lo spirito del tempo quaresimale." L’anno prossimo sarà il Giubileo della chiesa Vietnamita e il cardinale incoraggia i fedeli a studiare e a riflettere sul tema di questo Giubileo, "Chiesa cattolica in Vietnam: Mistero - Comunione - Ministero". (K.D.)

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    Cambogia: i bambini delle aree urbane prime vittime della crisi economica

    ◊   L’aumento dei prezzi nei generi alimentari aggrava la crisi alimentare in Cambogia, che colpisce soprattutto i bambini poveri delle aree urbane. È quanto emerge dai risultati di un’inchiesta elaborata alla fine del 2008, i cui risultati sono stati diffusi dall’Istituto nazionale di statistica e ripresi dall'agenzia AsiaNews. Negli ultimi anni sono aumentati i casi di malnutrizione acuta fra i bambini di città al di sotto dei cinque anni, passando dal 9,6% del 2005 al 15,9% del 2008. Il tasso di inflazione in Cambogia ha raggiunto il picco massimo degli ultimi 15 anni, toccando il 22% nel luglio del 2008. Negli ultimi mesi del 2008 la situazione è migliorata e a fine anno il tasso è sceso al 13,46%, ma ciò non è bastato per scongiurare il pericolo di una crisi alimentare nelle aree urbane. Viorica Berdaga, capo della sezione Unicef per la sopravvivenza dei bambini, spiega che la crescita “è ampia, significativa e logica se si considera che l’alto livello dei prezzi dei cibi ha un impatto maggiore su quanti devono comprare tutto il cibo”. (A.L.)

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    Quaresima in Portogallo: i vescovi invitano alla solidarietà

    ◊   Le specifiche ripercussioni della crisi economica e finanziaria mondiale sulla società portoghese hanno costituito la principale preoccupazione dei messaggi quaresimali dei vescovi. L'attenzione cristiana e solidale - riferisce l'agenzia Sir - emerge in particolare dalle destinazioni dei proventi delle rinunce quaresimali raccolte dalle diverse diocesi. Il vescovo dell'Algarve, mons. Manuel Quintas, annunciando l'appoggio alle famiglie colpite dall'attuale momento recessivo, ha ricordato che "i cristiani non possono rimanere sordi alle richieste di aiuto dei poveri e chiudere i loro cuori dinanzi alla loro sofferenza". Mons. Manuel Pelino, vescovo di Santarém, ha invitato i fedeli a considerare "la crisi come un'occasione di revisione di modello sociale consumistico, attuando uno stile di vita evangelico, più semplice ed austero, meno egoista e maggiormente solidale". La diocesi di Lisbona ha deciso di destinare i fondi quaresimali a favore dei bambini della Casa do Gaiato, che si sforza di promuovere l'educazione e il reinserimento sociale dei fanciulli e dei ragazzi bisognosi e a rischio di devianza sociale. Anche Coimbra ha ritenuto di appoggiare i bambini più piccoli della Casa de Mira dell'Opera di Frei Gil, privilegiando i figli di genitori disoccupati, mediante l'organizzazione di una colonia per le vacanze. Di fronte alle crescenti richieste di aiuto, alcune diocesi hanno anche già costituito da alcuni anni dei Fondi Sociali Diocesani: con l'aiuto della Caritas, mons. Jorge Ortiga, arcivescovo di Braga, ha pensato di realizzare la Casa Alavanca, nella quale "durante il corso dell'anno saranno raccolti tutti gli oggetti ritenuti utili ai poveri, che sono invece superflui o non più necessari ad altre famiglie". Da parte sua, mons. Manuel Clemente, vescovo di Porto ha affidato alla rete (www.youtube.com/dioporto), un chiaro e deciso appello in difesa dei lavoratori, chiedendo alle imprese "risposte pratiche e creative, contro la tentazione di chiusura e di licenziamenti giustificate con il pretesto della crisi". Coscienti che le difficoltà economiche non toccano solamente la popolazione portoghese, ma anche gli altri paesi lusofoni, altre iniziative dei vescovi si sono rivolte verso quelle comunità: Aveiro ha deciso di aiutare la Chiesa di Benguela (Angola), con la quale da diversi anni avviene uno scambio di sacerdoti, mentre la diocesi di Portalegre-Castelo Branco ha scelto di sostenere lo sviluppo di un progetto avicolo in São Tomé e Príncipe, in collaborazione con la sede della Caritas operante nell'arcipelago africano. (R.P.)

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    Messico: appello dei vescovi contro la violenza

    ◊   In una nota di stampa pubblicata sul sito della conferenza episcopale del Messico, i vescovi esprimono una grande angoscia e preoccupazione per la delicata situazione che vive il Paese, in preda ad ogni tipo di violenza, in particolare nella parte settentrionale, dove le bande di narcotrafficanti sembrano essere riusciti ad imporre la loro legge. Il governo federale, che da tempo agisce con ogni mezzo per contrastare questi fenomeni, si è visto costretto ad inviare 5mila soldati a Ciudad Juárez, dove i morti ammazzati sono decine ogni giorno. "Siamo di fronte al rischio di soccombere", dicono i presuli messicani, che al tempo stesso "chiamano tutte le persone, oggi più che mai, a tenere salda nei cuori la speranza". L'intero paese sembra esser stato "inglobato", secondo i vescovi, in una "crisi che accresce la percezione della paura e della sfiducia nel futuro". E' vero che la risposta deve partire dal cuore di ogni cittadino, ma certamente la prima e principale responsabilità spetta alle autorità, osservano i presuli, che criticano coloro che si limitano solo a raccontare i ‘frutti’ della violenza e non prestano attenzione all'educazione civica, che non infondono forza e speranza per reagire e che non aiutano a creare la consapevolezza che, da questo stato di cose, solo i messicani, tutti uniti, possono venirne fuori. In linea con le riflessioni dell'Episcopato, ieri, i vescovi della Provincia ecclesiastica di Chihuahua, la parte nord del Paese, hanno lanciato un appello a "tutti coloro che sono coinvolti nell'ondata di violenza in corso" a pentirsi, tirarsi fuori da questa spirale ed a riconciliarsi con Dio, cambiando vita affinché il Messico e la regione settentrionale possano sottrarsi dal bagno di sangue". "Invitiamo tutti, dicono i vescovi, a ricordare che non possono togliere la vita ad altri come se fosse la loro. Come pastori lanciamo un grido perché si pentano e cambino le loro vite. Dio è disposto ad offrire loro il perdono, ma devono sapere che questo perdono esige un passo indietro: fermarsi, pentirsi e risarcire i danni allontanandosi dalla logica della morte". Ricordando che nel solo Stato di Chihuahua, in questi primi mesi del 2009, i morti ammazzati sono quasi 400, i vescovi rilevano: "Le cifre parlano da sole. Non occorre aggiungere più parole". Infine, i sei presuli della provincia concludono dicendo: "La soluzione non la possiamo trovare solo nel governo, né con i militari e neanche con le carceri. Occorre una conversione interiore di tutti, insomma, un cambiamento interiore. Solo da qui può nascere un mondo nuovo. Una nuova società può venire fuori solo da cuori puri e onesti, approfittando della presenza di Dio che ci può aiutare a cambiare i nostri cuori. Sono in gioco oggi tra noi principi perenni e inviolabili come la vita, la dignità, ed infine, non per ordine d’importanza, il valore della persona umana". (A.D.)

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    Sudafrica: i cristiani indicono una giornata di preghiera in vista delle elezioni di aprile

    ◊   In Sudafrica, è stata indetta per il 20 marzo una giornata nazionale di preghiera, in vista delle elezioni del prossimo 22 aprile. L’iniziativa - riferisce l'agenzia Cisanews - è stata promossa da diversi gruppi e associazioni cristiane del Paese, tra cui il movimento ecumenico della Nirsa, ovvero l’Iniziativa nazionale per la riforma del Sudafrica. “La nostra nazione è ad un bivio particolarmente critico – spiega l’associazione – in cui la scelta di leader nazionali, provinciali e comunali avrà effetti profondi anche negli anni a venire”. Quindi, i cristiani invitano a pregare per la pace, la stabilità e la prosperità del Sudafrica e si appellano ai fedeli perché votino candidati “di buona volontà, impegnati spiritualmente e retti moralmente, umili e con una vita familiare stabile”. Un buon leader, ricorda poi la NIRSA, deve avere intelligenza e spirito di servizio, proprio come Cristo: “Abbiamo bisogno di questo tipo di leader – conclude l’associazione – anche a causa dei problemi che ci troviamo di fronte: la pandemia di Aids, il crimine, la corruzione, la povertà, la disoccupazione, il razzismo, la discriminazione sessuale, il crollo dei matrimoni e delle famiglie”. (I.P.)

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    Spagna: raccolta fondi per la Giornata Mondiale della Gioventù di Madrid

    ◊   Si chiama Fondazione "Madrid Vivo" ed ha come obiettivo principale quello di raccogliere fondi per la Giornata Mondiale della Gioventù che si terrà nella capitale spagnola nel 2011. Ieri, a Madrid, nella sede dell'arcidiocesi, il cardinale Antonio Maria Rouco Varela ha dato il via ufficiale al progetto che vede al momento la partecipazione di una cinquantina di imprenditori che si sono detti disponibili a supportare economicamente le spese dell’evento. Anche se il numero di sostenitori è ancora ridotto “questo è solo l’inizio e nei prossimi mesi certamente aumenteranno”, hanno fatto sapere dall’arcidiocesi. Si parte dalle esperienze pregresse: Colonia 2005, Sidney 2008 e soprattutto Valencia 2006, città che ospitò il V Incontro Mondiale delle famiglie. Proprio in quest’ultima occasione, l’arcivescovo della città, cardinale Agustin Garcia-Gasco Vicente, decise di dar vita ad un organismo ad hoc, formato sia da religiosi dell’arcidiocesi che da rappresentanti istituzionali, al quale aderirono un centinaio di imprese. In Germania ci fu un investimento di circa cento milioni di euro, mentre in Australia solo il governo diede un contributo di oltre 40 milioni di dollari. Secondo l’ex direttore del dipartimento per la pastorale giovanile della Conferenza episcopale spagnola, Victor Cortizo, “per la prossima Giornata della Gioventù si dovrà partire da una base di almeno 50 o 60 milioni di euro”. Tra gli scopi della fondazione "Madrid Vivo", anche quello di trovare soluzioni etiche alla crisi economica che sta investendo ciascun settore della vita pubblica. Si deve offrire un contributo affinché Madrid diventi ancora di più una città di valori. Per questo, il progetto è rivolto a credenti e non, che hanno come primo riferimento la dignità della persona. In programma, quindi, non c’è solo l’edizione 2001 della Gmg, ma anche la costituzione di una piattaforma civica che coinvolga tutti i settori della società e che partirà a settembre prossimo. Uno degli elementi chiave della Fondazione sarà la sua apertura a coloro che considerano la spiritualità quale elemento essenziale per dare nuova linfa alla società spagnola e, nello specifico, a quella madrilegna. (A cura di Davide Dionisi)

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    Diverse iniziative per ricordare il primo anniversario della morte di Chiara Lubich

    ◊   Sono diversi gli eventi in programma per celebrare il primo anniversario della morte di Chiara Lubich, fondatrice del Movimento dei Focolari, deceduta lo scorso 14 marzo. Roma la ricorderà in maniera particolare sabato 14 marzo, con una Santa Messa alle 11.00 nella Basilica di Santa Maria Maggiore presieduta dal Cardinale Paul Poupard, presidente emerito del Pontificio Consiglio per la Cultura. Nel pomeriggio del giorno dell'anniversario (dalle 16.00 alle 19.30), in diretta su internet (http://live.focolare.org) avrà luogo la 'conversazione' "Con Chiara - Un dialogo che continua", al Centro Mariapoli di Castelgandolfo, con la partecipazione di personalità di varie Chiese e del mondo civile. E' attesa la testimonianza del cardinale Stanislaw Dziwisz sul rapporto tra Giovanni Paolo II e Chiara, in un'intervista raccolta a Cracovia per questa occasione. Domenica 15 marzo, Bartolomeo I, Patriarca ecumenico di Costantinopoli, terrà un discorso commemorativo alle 16.00 dopo i vespri celebrati nella Chiesa della Panaghia al Belgrad Kapi di Istanbul. Celebrazioni liturgiche – ricorda Zenit - sono in programma in molti Paesi, tra cui Irlanda, Croazia, Serbia, Indonesia, Stati Uniti ed Egitto. In Spagna coincidono con il 50.mo anniversario della nascita dei Focolari nella Penisola Iberica. E' prevista in molte città la partecipazione di rappresentanze delle diverse Chiese e di seguaci di altre grandi religioni. Una particolare connotazione ecumenica caratterizzerà gli eventi in Germania. Ad Hannover parteciperà il vescovo luterano Christian Krause, già presidente della Federazione Luterana Mondiale. A Monaco avrà luogo un evento promosso da movimenti e comunità di altre Chiese. Ha poi un'impronta interreligiosa l'incontro in programma a Bangkok, in Thailandia, dove è prevista la partecipazione di monaci buddisti. In vari Paesi e città gli eventi si svolgono in ambito istituzionale e culturale. Di particolare rilievo sono quelli in programma al Parlamento di San Paolo (Brasile) e la commemorazione a Cuba. A New York, Los Angeles, Bologna, Lublino, Manila e Malta l'evento sarà ospitato presso sedi universitarie. (A.L.)

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    Convegno al Regina Apostolorum sul rinnovamento delle promesse matrimoniali

    ◊   Domenica prossima, presso l'Ateneo Pontificio Regina Apostolorum e Università Europea di Roma, si terrà l'incontro "Rinnovamento matrimoniale... un sì che continua a risplendere", organizzato dall'associazione "Crescere in famiglia". Tra le attività della giornata, una Santa Messa solenne di rinnovo delle promesse matrimoniali e incontri di formazione sul dialogo nella coppia e sul valore e significato della vita coniugale. L'associazione "Crescere in famiglia" si rivolge alle famiglie, alle coppie e ai figli "per aiutarli a diventare tutto ciò che sono nel disegno di Dio". Opera su tutto il territorio nazionale e partecipa alla rete internazionale "Familia", comprendente 69 movimenti familiari distribuiti in 14 nazioni in Europa, Nord e Sud America. Tra le attività che l'associazione ha organizzato in questi anni ci sono cicli di conferenze sull'educazione dei figli, seminari sulla comunicazione tra i coniugi, incontri per adolescenti, convegni, conferenze multimediali. L'associazione ha dato vita anche a un Centro di prevenzione e sostegno per la famiglia, che si fonda sulla collaborazione di professionisti a titolo gratuito, che credono nel valore del volontariato. Offre la possibilità di ricevere informazione e consulenza nei seguenti ambiti: legale, psicologico, pediatrico, ginecologico e spirituale. (A.L.)

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    Tre giorni di preghiera per i martiri del XX secolo

    ◊   “In Memoriam Martyrum”: è il titolo dei tre giorni di preghiera e riflessione sulla passione di Cristo e della Chiesa organizzati dall'associazione caritativa Aiuto alla Chiesa che Soffre (ACS) da venerdì 13 a domenica 15 marzo. L'iniziativa – rende noto l’agenzia Zenit - è dedicata ai martiri del XX secolo e alle sofferenze della Chiesa nel mondo contemporaneo e si svolgerà presso la Pontificia Università della Santa Croce di Roma. Tra le varie proposte in programma ci sono la Mostra “Sia che viviate sia che moriate”, che ripercorre la drammatica strada dei martiri del XX secolo e alla cui visita parteciperanno alcune scuole, e la Via Crucis dedicata ai martiri del XX secolo che si svolgerà venerdì 13 nell’attigua Basilica di Sant’Apollinare. Alla Conferenza “Siate miei testimoni” parteciperanno tra gli altri padre Luis Romera, rettore dell’Università che ospita l’evento e padre Tone Presern, vice-decano della Facoltà di Scienze della Comunicazione sociale dell’Università Pontificia Salesiana. (A.L.)

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    15 anni fa moriva don Peppe Diana vittima della camorra

    ◊   “Sono quindici anni, ormai, che il nostro Peppino ce l'hanno portato via. Quella mattina del 19 marzo del 1994, quando fu ucciso nella sagrestia della sua chiesa a Casal di Principe, proprio nel giorno del suo onomastico, la ricordiamo ancora come se fosse oggi”. Inizia così la lettera scritta dai genitori di don Peppe Diana, in vista del 15.mo anniversario della morte di loro figlio, ucciso dalla camorra. “La vicinanza di tanta gente – si legge nella lettera diffusa dal Sir - ci è servita per andare avanti, per alimentare la speranza che il sacrificio di nostro figlio non sia stato invano”. “Ora sappiamo – aggiungono i genitori - che il nostro Pinuccio non è più solo nostro, ma è anche di tanta gente sparsa per l'Italia, che del suo ricordo e del suo impegno ne fa memoria quotidiana e simbolo della lotta per la legalità e la giustizia”. La morte di Don Peppe – si legge nella lettera – “paradossalmente profuma di vita, alimenta la speranza, aiuta le persone a costruire percorsi capaci di accogliere e includere chi è in difficoltà. Don Peppino Diana amava la sua gente. Lo aveva scritto, lo gridava dall'altare questo suo amore, perchè voleva semplicemente contribuire a costruire delle comunità senza più camorre. Insegnava ai ragazzi a non tradire mai le proprie idee e a non barattare mai la propria dignità. Cose semplici, ma importanti per arginare una cultura di morte che pervade i nostri territori”. Per il 19 marzo prossimo, nel 15.mo anniversario dell'uccisione del sacerdote, l'associazione Libera ha organizzato la Giornata della memoria e dell'impegno proprio in Campania. Si comincia dal paese di don Diana, da Casal di Principe e si prosegue il 20 ed il 21 a Napoli. “Vorremmo che tanta gente - dicono i coniugi Diana - arrivi a Casal di Principe per ricordare non solo il nostro Peppino, ma tutte le vittime innocenti della criminalità organizzata” e per “rivivere, da mattina fino a sera, in una festa di colori, di speranze, una giornata di riflessione per un cammino di pace e giustizia sociale”. (A.L.)

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    24 Ore nel Mondo



    Al secondo giorno della missione in Europa, il segretario di Stato Usa, Hillary Cliton, incontra il parlamento dell'Ue

    ◊   Il segretario di stato Usa, Hillary Clinton, da ieri in missione diplomatica in Europa, annuncia nuove aperture alla Russia e all’Iran. La visita di stamane al parlamento europeo ha sancito poi il rilancio dei rapporti multilaterali tra Stati Uniti e Unione Europea. Il servizio di Marco Guerra:

    Sono diversi i segnali di distensione lanciati in queste prime 24 ore missione diplomatica in Europa dal segretario degli esteri Usa, Hillary Clinton. Ieri, il capo della diplomazia americana ha partecipato al Consiglio dei ministri degli Esteri della Nato, che ha stabilito la ripresa ufficiale del dialogo con Mosca, dopo il congelamento delle relazioni seguito all’attacco in Georgia dello scorso agosto. Al termine del Consiglio dell’Alleanza atlantica, la Clinton ha inoltre annunciato che si sta valutando di invitare l’Iran alla prossima conferenza Nato-Onu sull'Afghanistan, che dovrebbe tenersi a Bruxelles il prossimo 31 marzo. L'ipotesi di coinvolgere Theran, che ha trovato il favore degli alleati europei, rientra nel cambio di strategia in Afghanistan voluto dal presidente Obama. Nel segno della nuova politica multilaterale è poi l’incontro di stamani con il parlamento europeo, a cui la Clinton si è rivolta per “affrontare insieme le grandi sfide che si pongono sul cammino Ue e Stati Uniti”. Nel discorso all’aula di Bruxelles, la Clinton è inoltre tornata sui negoziati di pace in Medi Oriente, rilanciando la soluzione dei due Stati. Successivamente, il segretario di Stato Usa si è spostata al Consiglio europeo per colloqui con il rappresentante della politica estera Ue, Javier Solana, poi nel pomeriggio raggiungerà Ginevra dove l’attende l’incontro con il ministro Esteri russo, Sergei Lavrov. Su quest’ultimo tavolo, le trattative per convincere Mosca a non vendere missili a lunga gittata all'Iran.

     
    Kirghizistan
    Il parlamento del Kirghizistan ha dato il via libera al provvedimento che revoca gli accordi conclusi con 11 paesi della cosiddetta "coalizione internazionale", che utilizzavano la base americana di Manas per la dislocazione di proprie truppe e armamenti destinati all'Afghanistan. La misura segue di poche settimane la decisione presa dal governo di chiudere la medesima base aerea, creata nel 2001 per appoggiare le operazioni antiterrorismo.

    Nuove tensioni Corea del Nord-Usa
    Gli Stati Uniti hanno definito “non costruttive” le minacce della Corea del Nord di abbattere voli civili sudcoreani sul loro territorio, qualora Washington e Seul procederanno con esercitazioni militari congiunte. Il regime nordcoreano considera come una provocazione le manovre militari che Stati Uniti e Corea del Sud tengono ogni anno nella regione.

    Pakistan
    Svolta nelle indagini dell’attentato di Lahore, in Pakistan, contro la squadra di cricket dello Sri Lanka che nei giorni scorsi ha provocato 8 morti. Le autorità hanno riferito che a sferrare l’attacco sarebbe stato il gruppo militante Lashkar-e-Taiba (Let), lo stesso cui viene attribuita la responsabilità dell'azione terroristica contro la capitale finanziaria indiana, Mumbai, il 26 novembre scorso. Il gruppo avrebbe agito per rappresaglia contro l'arresto del comandante operativo dell'organizzazione, Zakiur Rehman Lakhvi. La polizia pakistana ha inoltre identificato i rapitori e il nascondiglio dove è tenuto in ostaggio il funzionario americano delle Nazioni Unite, John Solecki. Al momento si sta decidendo sul da farsi, cercando di evitare di mettere in pericolo di vita Solecki.

    Kenya
    Le Nazioni Unite hanno chiesto alle autorità del Kenya di aprire un’inchiesta sull’omicidio, avvenuto ieri sera a Nairobi, di due esponenti dell’Ong che denunciò l'esistenza di squadroni della morte nel Paese africano, composti da poliziotti e forze dell'intelligence. Le vittime sono lo stesso fondatore della Fondazione, Oscar Kamau Kingara, e un responsabile locale dell’organizzazione, freddati nella vettura sulla quale viaggiavano, nel piano centro della città.

    Italia piano infrastrutture
    In Italia, il Comitato interministeriale per la programmazione economica ha dato il via libera al maxipiano da 17,8 miliardi euro per le infrastrutture. Tra le principali opere finanziate: il Ponte sullo Stretto di Messina, i cantieri della Salerno-Reggio Calabria, l’alta velocità ferroviaria e alcuni interventi per l'Expo di Milano per l’edilizia scolastica. Il pacchetto di interventi mira anche a rimettere in moto l’economia reale e l’occupazione.

    Israele
    Sulle prime pagine dei giornali israeliani di oggi la famiglia del soldato Shalit, prigioniero di Hamas a Gaza dal giugno 2006, ha lanciato un nuovo appello per indurre il governo israeliano a portare a termine i negoziati indiretti per uno scambio di prigionieri. Nel contesto di questa campagna, uno studio pubblicitario ha ricreato sul computer la calligrafia di Ghilad Shalit, così come appare in un messaggio inoltrato dalla prigionia. Il suo grido ''Aiuto'' apparirà in seguito anche nelle strade di Israele e sugli autobus di linea. (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra)


     Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIII no. 65
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