Logo 50 Radiogiornale Radio Vaticana
Redazione +390669883674 | +390669883998 | e-mail: sicsegre@vatiradio.va

Sommario del 02/03/2009

Il Papa e la Santa Sede

  • Prime meditazioni quaresimali del cardinale Arinze al Papa e alla Curia. Sull'importanza degli esercizi spirituali, la riflessione di padre Scicolone
  • "Nostalgia di unità": così il Papa nel messaggio per la riconsegna della Chiesa russa di Bari al Patriarcato di Mosca
  • Nomina e dispensa
  • L’arcivescovo Ruppi sulle parole del Papa all’Angelus: rinnovare la fede negli angeli, guida sicura per la nostra vita
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Guinea Bissau: ucciso il presidente Vieira
  • La gratitudine di Pomigliano d'Arco dopo l'appello del Papa all'Angelus. Intervista con mons. Depalma
  • Sugli schermi in Italia il film di Dennis Gansel "L'onda"
  • Chiesa e Società

  • I presidenti delle Conferenze episcopali europee in pellegrinaggio in Turchia sulle orme di San Paolo
  • Intervento di mons. Marchetto sulla pastorale per i camionisti
  • Elezioni in India: appello dei vescovi a difesa di democrazia e laicità
  • Sri Lanka: deciso il rinvio della discussione della legge anti-conversioni
  • I vescovi dominicani contro la violenza e l’insicurezza
  • Guatemala: il vescovo di Verapaz denuncia la crescita del crimine organizzato
  • Gli episcopati latinoamericani riflettono sulla comunicazione nella Chiesa
  • Le nuove prospettive per la comunicazione sociale al centro di un seminario a Roma
  • Agorà del Mediterraneo: incontro in Siria col patriarca greco cattolico Gregorio III
  • Messa di ringraziamento a Cuneo con le due suore liberate in Africa
  • Lutto a Nomadelfia: si è spento don Enzo Berté secondo successore di don Zeno
  • Anno Paolino: in aumento i pellegrinaggi nella Basilica Ostiense
  • Dialogo interreligioso: conferenza all'Angelicum con il rabbino capo di Polonia
  • Usa: l'arcivescovo di Gulu parla del Sinodo per l'Africa
  • Inchiesta Bbc: no degli inglesi all'esclusione della religione dalla vita pubblica
  • Rapporto della Fao sullo stato mondiale della pesca e dell’acquacultura
  • In corso in Burkina Faso il Festival del Cinema africano
  • 24 Ore nel Mondo

  • A Sharm el-Sheikh la Conferenza dei donatori per Gaza
  • Il Papa e la Santa Sede



    Prime meditazioni quaresimali del cardinale Arinze al Papa e alla Curia. Sull'importanza degli esercizi spirituali, la riflessione di padre Scicolone

    ◊   Con la celebrazione dei Vespri di ieri pomeriggio, Benedetto XVI e la Curia Romana sono entrati nella tradizionale Settimana di esercizi spirituali della Quaresima, durante la quale udienze papali e attività sono sospese. Il cardinale Francis Arinze, prefetto emerito della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, ha tenuto ieri la meditazione di apertura dal titolo “Accettare l’invito di Gesù di seguirlo e restare con lui”: tema poi sviluppato nella seconda e terza riflessione di questa mattina. Il silenzio interiore e il distacco dalle occupazioni quotidiane sono elementi fondamentali di ogni “ritiro” spirituale, che mira a creare le condizioni per un ascolto profondo della Parola di Dio. Lo conferma padre Ildebrando Scicolone, monaco benedettino e professore di Liturgia al Pontificio Ateneo Sant’Anselmo di Roma, intervistato da Alessandro De Carolis:

    R. - Per ascoltare Dio che parla nel silenzio, bisogna fare silenzio, questo è chiaro. Perché se uno è distratto da tante cose, non può sentire la voce interiore e riflettere profondamente su quello che è il suo essere, nel suo rapporto con Dio. Ecco perché si dice che devono essere giorni di silenzio, possibilmente di solitudine, anzi si parla proprio di “deserto”, nel senso che non ci devono essere distrazioni né esterne, né interiori. In quel periodo, uno si estrania da quello che fa normalmente e segue la Parola di Gesù: “Venite in disparte e riposatevi un poco”, non per riposarsi nel senso di non far niente, ma per dedicarsi alla contemplazione delle cose di Dio.

     
    D. - Parlando ai parroci di Roma, qualche giorno fa, Benedetto XVI ha detto che le persone vanno dal pastore di anime “senza maschere”. Anche il ritiro spirituale è un modo di porsi senza maschera davanti alla propria anima…

     
    R. - Questo è l’aspetto principale. In quel periodo, ognuno dovrebbe scoprire qual è la verità su di sé: non tanto la verità che dice di essere, ma la verità effettiva. Se uno davanti al Signore si riconosce per quello che è, deve far cadere la maschera. Però è anche vero che poi deve essere coerente e vivere secondo la verità. San Paolo diceva: “Facendo la verità nella carità”, non “dicendo la verità” ma “essendo veri”. Noi, tante volte, siamo presi da compromessi, da prudenza - come spesso la chiamiamo - da diplomazia. Invece, nella settimana di esercizi uno si mette davanti a Dio così com’è. E’ un impegno ad essere più autentici, più veri.

     
    D. - Un erroneo modo di vedere, ma duro a morire, considera la Quaresima un periodo triste. Come è possibile insegnare che la gioia - che è un elemento centrale di un cristianesimo autenticamente vissuto - è un “ingrediente”, per così dire, tipico anche della Quaresima?

     
    R. - Gesù ha predicato sempre la penitenza, non nel senso di fare penitenza ma di pentirsi, cioè di convertirsi. Non ha mai predicato la tristezza, anzi, ha annunciato la gioia: “Vi porto la gioia”. Io sono un Benedettino e San Benedetto ha scritto un capitolo sulla Quaresima dove dice: “Nella gioia dello Spirito Santo, aspetti la Santa Pasqua”. Questa deve essere la caratteristica anche della Quaresima. Quando Gesù, al primo giorno di Quaresima ci ha detto: “Quando voi digiunate, lavatevi il viso, profumati il volto perché la gente non sappia”, significa che bisogna viverlo con gioia questo impegno di conversione, e non con tristezza. Purtroppo, nel secondo millennio, del cristianesimo ne abbiamo fatto quasi una religione di passione, di morte, di mortificazione, di penitenza. Bisognerebbe far capire che noi ci prepariamo a “risorgere”, ci prepariamo alla nostra Pasqua: la Veglia pasquale non è solo la resurrezione di Cristo, che celebriamo peraltro ogni domenica, ma è il ricordo forte della nostra risurrezione in Cristo.

     
    D. - Lei predica esercizi spirituali da tanti anni. Quale esperienza ne ha maturato?

     
    R. - Io, che sono un monaco, penso agli esercizi come ad una lectio divina, cioè come un contemplare, gioiosamente, quelle meraviglie che il Signore ha fatto nella storia della salvezza e nella storia personale di ognuno. Leggendo la Scrittura viene fuori questo respiro, perché alla luce di Dio uno capisce qual è il senso della sua vita, qual è il senso della storia. Poi, il nostro modo di vivere è semplicemente una risposta di amore a quest’amore di Dio che abbiamo riscoperto e vedo che è incoraggiante, è apertura, è un respiro di aria pura. Questo dovrebbero essere gli esercizi.

    inizio pagina

    "Nostalgia di unità": così il Papa nel messaggio per la riconsegna della Chiesa russa di Bari al Patriarcato di Mosca

    ◊   La Chiesa di San Nicola “risveglia in noi la nostalgia per la piena unità”. E’ un passo del messaggio del Papa, letto dal cardinale Salvatore De Giorgi, ieri a Bari in occasione della riconsegna della chiesa ortodossa di San Nicola al Patriarcato di Mosca. Il Pontefice ha colto anche l’occasione per rinnovare gli auguri al nuovo Patriarca di Mosca e di tutte le Russie, Kìrill, “chiedendo allo Spirito Santo che illumini il suo impegnativo ministero”. Da Bari, Mimmo Muolo:

    Il Papa si compiace per la restituzione della Chiesa ortodossa russa di Bari al Patriarcato di Mosca, avvenuta ieri nel capoluogo pugliese. Il saluto di Benedetto XVI è stato portato dal cardinale Salvatore De Giorgi ai presidenti di Italia e Russia, Giorgio Napolitano e Dimitry Medvedev, presenti alla cerimonia insieme con altre autorità e con l’arcivescovo di Bari, mons. Francesco Cacucci. Bari continui ad essere un ponte naturale verso l’Oriente – ha auspicato il cardinale a nome del Pontefice – offrendo il suo prezioso contributo al cammino verso la piena comunione tra i cristiani. Questa chiesa (che fu edificata ai primi del ‘900 nel quartiere Carrassi e non va confusa con la Basilica in cui si venerano le reliquie di San Nicola) - si legge ancora nel messaggio - risveglia in noi la nostalgia per la piena unità. A nome del Patriarcato moscovita ha risposto il vescovo Mark, inviato del Patriarca Kirill, che ne ha letto un messaggio in cui il successore di Alessio II definisce un passo giusto, la restituzione della chiesa ed esprime gratitudine alla diocesi di Bari e ai domenicani, custodi della Basilica. La cerimonia si è svolta in un clima di grande amicizia e, come ha rimarcato il presidente Napolitano, non mancherà di rafforzare i rapporti tra le due nazioni e le due chiese. Al termine i due presidenti e il seguito si sono recati nella Basilica di San Nicola, dove da più di 800 anni riposano le spoglie del Santo.

    inizio pagina

    Nomina e dispensa

    ◊   Benedetto XVI ha nominato oggi vescovo di Biloxi, negli Stati Uniti, mons. Roger Paul Morin, finora vescovo titolare di Aulona ed Ausiliare di New Orleans. Mons. Roger Paul Morin è nato a Lowell (Massachusetts) nell’arcidiocesi di Boston il 7 marzo 1941. È stato ordinato sacerdote il 15 aprile 1971 per l’arcidiocesi di New Orleans. Nominato vescovo titolare di Aulona e ausiliare di New Orleans l’11 febbraio 2003, è stato consacrato il 22 aprile successivo. In seno alla Conferenza Episcopale è presidente del Sub-Comitato per la Catholic Campaign for Human Development e Membro dei Comitati per la Domestic Justice and Human Development e per le National Collections.

    Sempre oggi il Papa ha dispensato mons. Gerhard Wagner dall'accettare l'ufficio di vescovo ausiliare di Linz, in Austria.

    inizio pagina

    L’arcivescovo Ruppi sulle parole del Papa all’Angelus: rinnovare la fede negli angeli, guida sicura per la nostra vita

    ◊   “Toglieremmo una parte notevole del Vangelo, se lasciassimo da parte” gli angeli “questi esseri inviati da Dio, i quali annunciano la sua presenza fra di noi e ne sono un segno”: Benedetto XVI ha sottolineato così, all’Angelus di ieri, l’importanza degli angeli nella nostra vita. Commentando il Vangelo di ieri, il Pontefice ha inoltre ricordato che quando Gesù viene tentato da satana nel deserto, appaiono gli angeli inviati da Dio per servirlo. “Invochiamoli spesso – è stata l’esortazione del Papa - perché ci sostengano nell’impegno di seguire Gesù fino a identificarci con Lui”. Sulle parole di Benedetto XVI, Alessandro Gisotti ha raccolto la riflessione dell’arcivescovo di Lecce, Cosmo Francesco Ruppi:

    R. – Sono contento che il Papa ieri abbia parlato dell’angelo – l’angelo tentatore, ma anche l’angelo inviato di Dio – perché si è perduta, negli ultimi tempi, proprio la fede negli Angeli custodi, negli Arcangeli … Gli angeli fanno parte anche del tessuto teologico, fanno parte della Rivelazione. Gli angeli, soprattutto per noi cristiani, sono angeli che ci guidano …

     
    D. – Nel racconto della tentazione di satana al Signore, nel deserto, il Papa ha ricordato ieri che di fronte a questa figura oscura e tenebrosa appaiono gli angeli, figure luminose e misteriose; ancora una volta, il male e il bene e l’uomo che è libero di scegliere …

     
    R. – Certamente, ha fatto bene a ricordare la lotta tra l’angelo cattivo e l’angelo buono. Anche parlando ai sacerdoti romani, l’altro giorno, ha detto che tutto quello che sta avvenendo nel mondo sul piano economico, sul piano finanziario, è opera del male! E il maligno, satana, è sempre pronto non solo per tentare gli uomini ma anche per deviare la storia di Dio. Invece, gli angeli buoni ci aiutano a camminare sulla via del bene.

     
    D. – Ecco: oggi alcuni fenomeni, come il New Age, si sono appropriati, in qualche modo, degli angeli. Certo è indice di una sete di spiritualità che disconosce però la verità di queste creature di Dio …

     
    R. – E’ una manifestazione di spiritualità, più che altro, di senso religioso, ma non hanno nessuna cultura degli angeli, non hanno nessuna teologia degli angeli! Dobbiamo chiarire che questa nuova religione – New Age – è soltanto una risposta al sentimento, non ha nessun fondamento né teologico né spirituale.

     
    D. – Da bambini, le mamme insegnano – forse insegnavano – ai propri piccoli la preghiera dell’Angelo custode, poi crescendo spesso si perde questa preghiera, questa invocazione agli angeli. Vale la pena di riscoprirla …

     
    R. – Mia mamma insegnava sempre a dire l’Angelo custode, e anche io nel Rosario che dico, aggiungo sempre al Padre Nostro "l’Angelo di Dio che sei il mio custode". Dobbiamo essere veramente consapevoli che ognuno di noi è affidato all’Angelo di Dio: non lo vediamo, ma noi siamo certi di essere guidati dall’angelo.

     
    D. – Anche perché forse oggi c’è un restringimento del cuore, a volte, nel non aprirsi a creature come quelle degli angeli … Si direbbe, le cose visibili che prendono il sopravvento su quelle invisibili, sulle creature invisibili …

     
    R. – C’è molto materialismo, non si ha la capacità di alzare gli occhi e vedere al di là delle nuvole o al di là del sole. Gli angeli fanno parte della fede e chi ha fede vede gli angeli, vede Dio! Quando noi celebriamo le esequie, concludiamo sempre con questa parola: “Gli angeli di Dio ti conducano in cielo”. E’ una speranza, ma è anche una certezza per noi. Gli angeli di Dio ci conducano al cielo!

    inizio pagina

    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   L’ultimo Papa romano: in prima pagina, un editoriale del direttore sui settant’anni dall’elezione di Pio XII. In cultura, il primo radiomessaggio del Pontefice, un estratto dall’enciclica “Summi pontificatus”, un ricordo quasi sconosciuto dell’arcivescovo Giovanni Battista Montini, e i contributi di Burkhart Schneider e di Raffaele Alessandrini

    Prioritaria la tutela dei lavoratori e delle famiglie: all’Angelus il Papa esprime preoccupazione per il futuro delle migliaia di persone che in Italia rischiano il lavoro a causa della crisi economica

    In rilievo, nell’informazione internazionale, il vertice, in Egitto, dei Paesi donatori per la ricostruzione di Gaza

    Economia: bocciato a Bruxelles il piano di aiuti per l’Est; l’Unione Europea ribadisce il no al protezionismo

    inizio pagina

    Oggi in Primo Piano



    Guinea Bissau: ucciso il presidente Vieira

    ◊   Si aggrava la situazione politica in Guinea Bissau, dove stamattina è stato ucciso dai militari il presidente Joao Bernardo Vieira. L’assassinio è avvenuto a poche ore di distanza da un attentato che ha provocato la morte del capo di Stato maggiore del Paese africano. Per l’esercito, il presidente sarebbe stato implicato in questo primo omicidio. Il servizio di Giancarlo La Vella:

    Sanguinoso scontro tra i poteri forti in Guinea Bissau. Stamani, è toccato al presidente Joao Bernardo Vieira cadere sotto il fuoco di un manipolo di militari, che – secondo fonti locali – sarebbero vicini a Batista Tagme Na Wai, il capo dell'esercito, ucciso a sua volta ieri sera in un attentato. E i militari, che hanno preso d'assalto la residenza presidenziale, considerano proprio il capo dello Stato responsabile dell'attentato al generale. Lo ha dichiarato un portavoce dell'esercito, che ha confermato quanto avvenuto: cioè che i soldati hanno aperto il fuoco contro il 69.enne presidente mentre stava cercando di fuggire. Vieira già in passato aveva avuto avvertimenti del genere e una delle sue residenze era stata praticamente rasa al suolo. Un segnale evidente che tra vertici militari e presidenza è in atto uno scontro senza esclusione di colpi, che potrebbe portare la Guinea Bissau, uno dei Paesi più poveri dell’Africa, già colpito da una durissima guerra civile alla fine degli anni ’90, sull’orlo del baratro politico, sociale ed economico. La comunità internazionale ha espresso una dura condanna per quanto sta avvenendo nel piccolo Stato africano e molti hanno esortato i Paesi membri dell’Ecowas, la Comunità economica dell’Africa occidentale, a prendere iniziative politiche per ristabilire nella regione la convivenza civile e democratica. Sulla situazione in Guinea Bissau la riflessione di padre Davide Sciocco, direttore della radio cattolica nazionale:

     
    R. - La situazione era già molto critica. Sono conflitti ereditati anche dalla guerra civile del ’98. Quello che è certo è che questo, ancora una volta, rende più fragile l’istituzione democratica in Guinea Bissau, proprio nel giorno in cui iniziavano i lavori del nuovo parlamento, in cui il governo stava già prendendo delle misure molto positive per migliorare l’economia del Paese.
     
    D. – Quali interessi ci sono in gioco in questo duro confronto?

     
    R. – C’è in gioco, sicuramente, il comando. Le elezioni presidenziali dovevano essere tra circa un anno e la candidatura del presidente era molto contrastata perché certamente, a livello popolare, non godeva di appoggio però sicuramente non voleva lasciare il potere. Poi c’è in gioco il commercio della droga, dei fosfati e di altri materiali nel sottosuolo, quindi alcuni grossi interessi economici e questo, indubbiamente, ha portato ad acuire un conflitto che, comunque, era decennale, tra il generale Tagme Na Wai e il presidente della Repubblica Joao Bernardo Vieira.

     
    D. – La Chiesa locale in che modo è intervenuta in questa situazione?

     
    R. – La Chiesa sta giocando un ruolo importante nel tentativo di creare sempre un clima di pace e di dialogo. In particolare, molto importante è stato il messaggio, prima delle elezioni legislative, fatto dai due vescovi, che hanno chiesto di mantenere un clima di calma e di non esasperare il fattore etnico - cosa che di fatto si è realizzata - e anche i contatti personali con le autorità dello Stato. Quindi, la Chiesa è sempre vista come un’autorità morale molto forte.

    inizio pagina

    La gratitudine di Pomigliano d'Arco dopo l'appello del Papa all'Angelus. Intervista con mons. Depalma

    ◊   All’indomani dall’appello del Papa in favore degli operai dello stabilimento Fiat di Pomigliano d’Arco è grande la gratitudine al Santo Padre dell’intera comunità del comune in provincia di Napoli. Benedetto XVI pensando alle conseguenze della crisi in varie parti di Italia e non, ha ricordato agli imprenditori e alle autorità politiche di dare la priorità ai lavoratori e alle loro famiglie. Già nei giorni scorsi il vescovo di Nola, mons. Beniamino Depalma era sceso in piazza a manifestare con gli operai della Fiat e aveva parlato della crisi come di un terremoto che sta facendo “strage di famiglie e giovani”. Al microfono di Paolo Ondarza, mons. Depalma spiega come sono state accolte a Pomigliano le parole del Papa:

    R. – Con grande gratitudine, perché le parole del Papa – ci auguriamo – possano essere ascoltate dalla politica e soprattutto dall’azienda della Fiat. La gente voleva questo appoggio del Santo Padre perché le loro ragioni potessero più facilmente essere prese in considerazione a Pomigliano. Dovunque c’è senso di gratitudine, anche di ammirazione, per questo coraggio del Santo Padre in Piazza San Pietro.

     
    D. – Dopo le parole del Santo Padre, è aumentata la speranza tra i lavoratori di Pomigliano?

     
    R. – E’ aumentata la speranza. Nello stesso tempo, non le nascondo che ci sono ancora delle perplessità: fino a che punto quelle parole chiave, forti, del Papa riusciranno realmente a convincere l’azienda a impostare nuovi programmi per la gente di Pomigliano.

     
    D. – E la risposta dell’azienda non è ancora arrivata …

     
    R. – Fino a questo momento, quella ufficiale non è arrivata. Mi si dice che qualcosa potrebbe succedere.

     
    D. – Eccellenza, lei la scorsa settimana è sceso in piazza accanto ai cittadini che chiedevano che il loro lavoro venisse conservato …

     
    R. – Quello che potrebbe succedere a Pomigliano – il licenziamento di quasi 20 mila persone – sarebbe una terribile tragedia, con conseguenze spaventose sulle famiglie. Chiudere una fabbrica significa dire ai giovani: andate dai camorristi, vi utilizzeranno molto meglio che non le leggi dello Stato o la legalità. Quindi, io sono sceso vicino agli operai perché credo che in questo momento, nel nostro territorio, la Chiesa sia l’unico punto di riferimento.

     
    D. – Lei ha pensato ai giovani a cui è necessario garantire un futuro, un futuro di lavoro …

     
    R. – Certamente, quello che potrebbe succedere significherebbe dare l’ultimo colpo al loro coraggio e anche al loro entusiasmo, alle loro aspettative.

     
    D. – Lei ha parlato di vero e proprio terremoto, ed è un terremoto che sta sconvolgendo non solo Pomigliano …

     R. – Gli operai di Pomigliano non appartengono soltanto a Pomigliano: appartengono ad altre città! Tutto il territorio è coinvolto! Oggi i poveri aumentano: nei nostri centri Caritas arrivano nuovi volti, non soltanto gli extracomunitari. Arrivano anche cittadini di Pomigliano o dei paesi vicini che fino a ieri erano autonomi ed autosufficienti. E un pranzo – o la mattina, o la sera – è la loro salvezza.

    inizio pagina

    Sugli schermi in Italia il film di Dennis Gansel "L'onda"

    ◊   Tratto da un romanzo di Morton Ruhe a sua volta ispirato a fatti realmente accaduti alla Cubberley High School di Palo Alto in California nel 1967, L’Onda, uscito con successo in Germania e in questi giorni sugli schermi italiani, è un film del regista tedesco Dennis Gansel prezioso, scarno, inquietante, a suo modo accorato, che porta a riflessioni attuali, forse doverose sul malessere di molta gioventù e le possibili, inaspettate degenerazioni delle loro certezze. Il servizio di Luca Pellegrini:

    (clip audio)

     
    In una classe svogliata di una scuola qualunque in un paese qualunque della Germania di oggi qualcosa sta per accadere. Piccoli sintomi fanno ben sperare per la vita della struttura e della comunità: ecco finalmente regole capaci di assicurare il vivere comune e il rispetto per il corpo insegnante, le istituzioni e il prossimo. Merito indubbio del professor Rainer Wenger e della sua settimana di esercitazione e approfondimento dedicata all’“autocrazia”, termine assai più accattivante e meno problematico di “dittatura” o “dispotismo”. Che bello, una classe così ordinata e ragazzi così interessati alle lezioni, che si alzano in piedi prima di rivolgere una domanda o dare una risposta, che salutano in coro all’unisono, con un rendimento scolastico che in pochi giorni fa passi da gigante. Poi decidono di vestirsi con una divisa semplice e che ben li identifica come corpo sociale: camicia bianca e un paio di jeans. Poi, su quella camicia immacolata tutti appiccicano un simbolo nero, una grande onda arricciata. Naturalmente si inventano un saluto comune obbligatorio, si difendono gli uni con gli altri fronteggiando i gruppuscoli dei dissenzienti che vengono isolati. Molti coetanei cominciano ad aderire al gruppo, perché chi vi partecipa diventa membro di un’élite di prestigio che si auto-tutela, si auto-protegge.

     
    Ad alcuni spiriti liberi, pochi in verità, impauriti da tale dilagante, esaltato entusiasmo, un sospetto nasce: che cosa è mai successo in così pochi giorni in quel seminario del professor Wenger? E’ successo che Wenger medesimo abbia chiesto provocatoriamente all’inizio delle sue lezioni se potrebbe essere oggi possibile in Germania il ritorno della dittatura. E alla risposta ovviamente e unanimemente negativa e sprezzante degli studenti, certi dell’assurdità del quesito, abbia fatto seguire iniziative e proposte, liberamente accettate da tutti loro, capaci di contraddire nei fatti tale unanime certezza. Abbia cioè iniziato, il prof. Wenger, ad instillare nei giovani le cellule del totalitarismo attraverso piccole scelte di vita scolastica e quotidiana, instradando così le loro smarrite identità, i loro inespressi desideri di socievolezza, dando forma e soluzione alla loro confusa ricerca di mete e di ideali e, non ultimo, riempiendo il loro vuoto spirituale.

     
    L’intenso, drammatico film di Gansel ci insegna a dubitare delle nostre certezze frutto delle tragicissime esperienze storiche e delle lezioni morali che ci ha lasciato la storia stessa. L’esperimento in quella scuola anonima, infatti, che ha contaminato lo stesso insegnante e diffuso un’idea completamente distorta dell’autorità e delle sue funzioni sociali, sfugge di mano a tutti fino al drammatico epilogo nel corso del quale i ragazzi stessi, da carnefici in pectore, si trasformano in vittime involontarie del sistema. Una lezione che, sembra, non sarà definitiva.

    inizio pagina

    Chiesa e Società



    I presidenti delle Conferenze episcopali europee in pellegrinaggio in Turchia sulle orme di San Paolo

    ◊   “Identità cristiana in un mondo multiculturale e multietnico”: il tema del IX Incontro dei presidenti delle Conferenze episcopali del Sud-Est Europa, che quest’anno si svolgerà in forma di pellegrinaggio, da domani al 7 marzo, in Turchia. L’iniziativa è promossa dal Consiglio delle Conferenze episcopali d’Europa (Ccee), in occasione dell’Anno Paolino. Partendo dal modello dall’apostolo Paolo, che predicò oltre duemila anni fa, in un contesto multiculturale e plurireligioso, i partecipanti – spiega una nota del Ccee - si interrogheranno sull’identità cristiana oggi in quella regione europea. I lavori del Convegno – di cui riferisce l’agenzia Sir - inizieranno domani pomeriggio a Iskenderum, nell’Anatolia orientale, con il saluto di mons. Luigi Padovese, presidente della Conferenza episcopale turca, che illustrerà la situazione del Cristianesimo e della Chiesa cattolica in Turchia e si concluderanno ad Istanbul il 7 marzo con la celebrazione della Santa Messa, presieduta dal cardinale Péter Erdő, primate d’Ungheria e presidente del Ccee, nella cattedrale cattolica della città. Il pellegrinaggio prevede, tra l’altro, tappe ad Antiochia (Antakiye), ‘quartiere generale’ di tutte e tre le spedizioni dell’Apostolo Paolo; a Seleucia, ai resti dell'antico porto dove Paolo si recò nella sua prima spedizione nella primavera del 43 a.C.; a Tarso, sua città natale. Nel pomeriggio del 7 marzo, i presidenti delle Conferenze episcopali saranno ricevuti dal Patriarca ecumenico Bartolomeo I, e prenderanno parte alla celebrazione dei Vespri ortodossi. Otto le Conferenze episcopali rappresentate: Albania, Bosnia e Erzegovina, Bulgaria, Grecia, Moldavia, Romania, la Conferenza episcopale internazionale Santi Cirillo e Metodio e la Turchia. Oltre al presidente Ccee, all’incontro prenderanno parte anche il cardinale Josip Bozanić, vicepresidente, e l’Osservatore permanente della Santa Sede presso il Consiglio d’Europa, mons. Aldo Giordano. (R.G.)

    inizio pagina

    Intervento di mons. Marchetto sulla pastorale per i camionisti

    ◊   “Una causa missionaria molto piccola con una parrocchia molto grande”: così mons. Agostino Marchetto definisce la Pastorale per i camionisti. Il segretario del Pontificio Consiglio della pastorale per i Migranti e gli Itineranti si trova oggi a Innsbruck, in Austria, per un incontro sulla sicurezza stradale in Europa. Il Convegno è promosso dall’Associazione europea dei concessionari delle autostrade a pedaggio. Innanzitutto, mons. Marchetto ricorda che, in Europa, il 44% dei beni viene trasportato su strada, da un numero di camionisti che, entro il 2010, sarà raddoppiato rispetto al 1988. Un dato che permette all’arcivescovo di ribadire l’importanza di una pastorale specifica per coloro che sono al volante di un Tir. Al centro della sua riflessione c’è, naturalmente, la dignità della persona umana, che va rispettata anche sulla strada: “Strade e ferrovie – ricorda il presule – dovrebbero essere al servizio della persona umana, come strumenti che facilitano la vita e lo sviluppo integrale della società. Esse dovrebbero creare un legame tra le persone, attraverso il quale modificare gli orizzonti umani ed economici”. Mons. Marchetto sottolinea, poi, l’importanza delle infrastrutture per la vita contemporanea: “L’uso dei veicoli – afferma – arreca benefici alla vita sociale e allo sviluppo economico e dà a molte persone l’opportunità di vivere onestamente”. Senza dimenticare che la mobilità incrementa l’interazione ed il dialogo. Quindi, l’arcivescovo si sofferma su quelle che sono le caratteristiche di un guidatore cristiano: “Coloro che conoscono Gesù – dice – per strada sono attenti. Non pensano solo a se stessi e non si preoccupano esclusivamente di giungere a destinazione in poco tempo. Essi, invece, vedono gli altri come fratelli e sorelle, figli e figlie di Dio”. Per viaggiare in sicurezza, allora, sono fondamentali sia la manutenzione dei veicoli sia il rispetto degli altri viaggiatori, la cui vita non va messa in pericolo con manovre azzardate e scorrette. Poi, mons. Marchetto passa ad esaminare i problemi che colpiscono più frequentemente i camionisti: la fatica fisica per le tante ore alla guida, il dolore per la lontananza dalla famiglia e dagli amici, lo stress per le consegne in tempi brevi, le tentazioni rappresentate da prostituzione e sostanze alcoliche e stupefacenti, la difficoltà di orientarsi nei Paesi stranieri, dal punto di vista sia stradale che legale, il contrabbando e il traffico degli esseri umani. In quest’ottica, allora, ricorda mons. Marchetto, la Chiesa può fare molto, raggiungendo i guidatori nelle aree di sosta lungo le autostrade, nei garage o anche in famiglia, per aiutarli e donare loro nuove energie con il sostegno di operatori esperti. “La Chiesa – conclude l’arcivescovo – è impegnata nel cercare agenzie di Stato, gruppi e associazioni per la sicurezza stradale e nello sviluppare nuovi metodi di cooperazione e coordinamento, così che la strada diventi un luogo più sicuro in cui vivere e lavorare e dove la dignità di ogni essere umano è suprema”. (A cura di Isabella Piro)

    inizio pagina

    Elezioni in India: appello dei vescovi a difesa di democrazia e laicità

    ◊   In un momento molto delicato e decisivo per la storia della nazione, ogni cittadino “è chiamato a esercitare con responsabilità il suo diritto di voto”, confermando il sostegno al sistema democratico laico e pluralistico, che ha caratterizzato la storia della nazione indiana, rifiutando ogni forma di fondamentalismo ideologico e di violenza. E’ quanto chiedono i vescovi indiani in un articolato appello agli elettori, firmato e diffuso nei gironi scorsi da mons. Stanislaus Fernandes, segretario generale della Conferenza episcopale. Il manifesto, rivolto a tutti i cittadini indiani, giunge alla vigilia delle elezioni che vedranno nelle prossime settimane la democrazia più popolosa del pianeta (oltre 670 milioni di aventi diritto di voto) impegnata nelle elezioni generali che rinnoveranno il Parlamento dell’Unione. Il documento dei vescovi - riferisce l'agenzia Fides - si sofferma sui principi e sui valori che ogni cittadino è chiamato a difendere, ricordando “il primato della persona, la sua inalienabile dignità e i suoi diritti”, nonché il necessario impegno di ciascuno “per il bene comune”. Il testo tocca poi aspetti economici e sociali, invitando gli elettori a tenere a mente la solidarietà e lo sviluppo di masse di persone che oggi in India soffrono per discriminazione, disoccupazione, emarginazione. Forte anche il richiamo alla difesa dell’identità democratica e secolare dell’India, nel rispetto della Costituzione indiana, “fondata su un pluralismo etnico, religioso e culturale”. Il documento si conclude con un generale richiamo alla responsabilità di ogni cittadino nell’esercitare il proprio diritto di voto; nel difendere i principi costituzionali, l’uguaglianza e i diritti umani; nel combattere la povertà e l’emarginazione; nel garantire a tutti l’accesso all’istruzione e ai servizi sanitari e sociali; nel promuovere il bene comune. Un riferimento esplicito è anche alla difesa dei diritti delle minoranze religiose e culturali, come la comunità cristiana indiana, e all’impegno comune contro la corruzione. (R.P.)

    inizio pagina

    Sri Lanka: deciso il rinvio della discussione della legge anti-conversioni

    ◊   Di fronte alla forte opposizione dei cristiani in Sri Lanka, il Parlamento di Colombo ha deciso di rinviare il dibattito in aula della controversa legge anti-conversione presentata da un partito di monaci buddisti. La commissione parlamentare incaricata di esaminare il testo, ha riconosciuto che la sua promulgazione potrebbe avere gravi conseguenze per la pace religiosa nel Paese rilevando profili di incostituzionalità in alcuni punti del provvedimento. “Dobbiamo a tutti i costi evitare un conflitto tra cristiani e buddisti”, ha dichiarato giovedì all’Ucan, citata dall’agenzia Eglises d’Asie, uno dei membri della commissione, il deputato cattolico Joseph Michael Perera. Da parte sua, il Ministro per gli Affari Religiosi Pandu Bandaranayake, ha confermato che i cristiani avevano chiesto chiarimenti sui punti più controversi della legge e proposto alcuni emendamenti il cui esame è stato affidato a una commissione consultiva dipendete dal Ministero. Una scelta contestata dal monaco buddista Athureliya Rathana Thero capofila del partito estremista buddista “Jathika Hela Urumaya” (JHU, Pura eredità nazionale cingalese), all’origine del progetto presentato più volte dal 2004 e regolarmente bocciato dai tribunali, perché in contrasto con la libertà religiosa sancita dalla Costituzione. I timori maggiori dei cristiani riguardano le attività caritative e umanitarie, perché potrebbero essere interpretate come proselitismo. In questo senso si è espresso, tra gli altri, mons. Norbert Andradi, segretario generale della Conferenza episcopale srilankese, che insieme all’episcopato e ai leader di altre confessioni cristiane, ha denunciato il carattere potenzialmente liberticida della legge. (L.Z.)

    inizio pagina

    I vescovi dominicani contro la violenza e l’insicurezza

    ◊   “Per costruire la pace, sradicare la violenza e l’insicurezza”, è il titolo dell’ampio documento pubblicato il 27 febbraio scorso dall’Episcopato della Repubblica Dominicana in occasione della Festa nazionale e che i presuli hanno elaborato durante la loro recente Assemblea plenaria. L’intera esortazione episcopale, alla luce dei valori del Vangelo e dei principi della dottrina sociale della Chiesa analizza con preoccupazione il peggioramento della situazione nel Paese e propone diverse ottiche e metodi per superare la crisi nazionale legata non solo alla dimensione economico-sociale e finanziaria, ma anche alle molte forme di violenza che sembrano essersi impadronite della Nazione. Approfondendo, in particolare, la violenza in sei ambiti della vita della società dominicana, i vescovi si dichiarano “consapevoli del fatto che i flagelli non sono esclusivi della Repubblica Dominicana, giacché in realtà, esistono in tutte le società del mondo”; ma, ciò non deve servire come pretesto - scrivono i presuli - “per sentirci esonerati dalle nostre responsabilità. Con riferimento all’insicurezza statale l’Episcopato lamenta l’incapacità, sino ad oggi, “di sradicare il ‘cancro’ della corruzione amministrativa sia nel settore pubblico sia in quello privato”. Per quanto riguarda la violenza e l’insicurezza nell’ambito economico i vescovi osservano che spesso i processi di crescita “non sono al servizio della persona umana e perciò diventano fonte d’ingiustizia sociale”. In questa cornice l’episcopato esprime grande preoccupazione e ansietà per le conseguenze della crisi in atto, e si appella a politiche razionali “al servizio in particolare dei più deboli ed impoveriti”. Tutti, ma in particolare imprenditori e commercianti - aggiungono i presuli - dovrebbero applicare “coscienza sociale nelle loro attività ricordando che spesso il voler accumulare in poco tempo grandi ricchezze provoca danno ai lavoratori”. Una questione che i vescovi analizzano a fondo riguarda la violenza nella società, nelle grandi città e nei piccoli centri urbani, ove si registrano - sottolinenano - “spettacoli e fenomeni violenti mai visti”. Impressiona l’elenco dei reati che vengono denunciati e sembrerebbero “far parte di una assurda normalità quotidiana”. La piccola e la grande delinquenza danno l’idea - scrivono testualmente i presuli - “che si stia ritornando all’epoca in cui vigeva la legge della giungla”. Perciò l’episcopato teme soprattutto per l’integrità del tessuto sociale dominicano e, in particolare per la famiglia. Proprio a questo tema, legato indissolubilmente al diritto alla vita, al matrimonio e alla responsabilità procreativa, i vescovi dedicano un capitolo specifico riconoscendo anzitutto le molte azioni in favore dell’istituto familiare da parte di privati e associazioni di volontariato. Da una famiglia in crisi, “disunita e in conflitto permanente non possiamo attenderci altro che divisioni e instabilità nell’intera società”, concludono i vescovi, dedicando anche alcune riflessioni al medesimo problema sia nel campo della difesa del Creato sia in quello della cultura e dell’informazione. Infine, i presuli dichiarano di sentire un bisogno urgente: lanciare a tutti un appello prima che sia troppo tardi. E lo fanno con parole della Gaudium et spes: “Tutto ciò che è contro la vita stessa, come ogni specie di omicidio, il genocidio, l'aborto, l'eutanasia e lo stesso suicidio volontario; tutto ciò che viola l'integrità della persona umana, come le mutilazioni, le torture inflitte al corpo e alla mente, le costrizioni psicologiche; tutto ciò che offende la dignità umana, come le condizioni di vita subumana, le incarcerazioni arbitrarie, le deportazioni, la schiavitù, la prostituzione, il mercato delle donne e dei giovani, o ancora le ignominiose condizioni di lavoro, con le quali i lavoratori sono trattati come semplici strumenti di guadagno, e non come persone libere e responsabili: tutte queste cose, e altre simili, sono certamente vergognose. Mentre guastano la civiltà umana, disonorano coloro che così si comportano più ancora che quelli che le subiscono e ledono grandemente l'onore del Creatore”. (L.B.)

    inizio pagina

    Guatemala: il vescovo di Verapaz denuncia la crescita del crimine organizzato

    ◊   Mons. Rodolfo Valenzuela Núñez, vescovo di Verapaz , in Guatemala, attraverso un comunicato ha denunciato la crescente violenza che regna nella Regione. Come si apprende dal testo ripreso dall'agenzia Fides, “sono oltre 33 gli assassini registrati nella diocesi lo scorso anno”. Questa situazione ha favorito un clima di “insicurezza e sfiducia nella popolazione, allarmata da tanti omicidi alla piena luce del giorno”. Inoltre molti di questi episodi violenti “non si devono soltanto ad un aumento della delinquenza comune bensì ad azioni del crimine organizzato che ha delle basi operative nella nostra Regione”. I vescovi ed i sacerdoti della diocesi denunciano quindi “l’eccesso di forza e violenza con cui è stato compiuto lo sgombero dei contadini dalla proprietà Guaxac, giurisdizione del Municipio di Tucurú, il 12 febbraio”, azione alla quale hanno preso parte più di 500 membri delle forze dell’esercito e di polizia e che ha registrato un morto e diversi feriti. Questi fatti “cosi gravi e dolorosi non hanno avuto nessuna eco sui mezzi di comunicazione, regionali e nazionali” e, come accade tante volte, “molti di questi fatti rimangono quasi sempre nell’impunità e generano sfiducia nel sistema della giustizia”. Per i vescovi la radice di molti di questi fatti di violenza si trova nel problema della disuguale ed ingiusta distribuzione della terra nel Paese. Di fronte a questa situazione, i firmatari esprimono in primo luogo la loro solidarietà alle vittime, perché “non possiamo rimanere silenziosi favorendo l’indifferenza o l’indolenza davanti alla totale mancanza di rispetto alla vita e dei diritti di ogni essere umano, specialmente dei più indifesi”. I presuli manifestano poi la loro preoccupazione “per il deterioramento evidente e progressivo della convivenza e della pace sociale”, chiedendo alle Autorità “di compiere il loro dovere di proteggere l’ordine e la sicurezza dei cittadini”. Il comunicato termina con un appello urgente a tutti i membri della Chiesa ed a tutti gli uomini e donne di buona volontà “a non reagire violentemente, a non lasciarsi vincere dal male, bensì a vincere il male con il bene e a rispondere a queste situazioni conflittuali con azioni positive, coordinate e non violente”. (R.P.)

    inizio pagina

    Gli episcopati latinoamericani riflettono sulla comunicazione nella Chiesa

    ◊   Cominciano oggi a Santa Fe di Bogotá, in Colombia, i lavori di un primo incontro organizzato congiuntamente tra il Consiglio episcopale latinoamericano (Celam) e il Pontificio Consiglio per le Comunicazioni sociali per riflettere - si legge in un comunicato del coordinamento ecclesiale regionale - “sui processi comunicativi all’interno della Chiesa e sulle sfide che si affrontano nell’ambito dei nuovo scenari della comunicazione. Su questa materia, fino al 4 marzo, discuteranno esperti di diverse discipline, in particolare di quelle tecnologie più direttamente legate alla tempestività dei flussi comunicativi. Inoltre saranno analizzate le molte proposte che sulla materia sono emerse durante la Conferenza episcopale continentale di Aparecida nel maggio 2007 e le politiche editoriali, che sostengono le pubblicazioni del Celam. Infine, i partecipanti in questa prima fase di studio, si occuperanno anche della formazione dei candidati al sacerdozio nell’ambito delle comunicazioni sociali, soffermandosi soprattutto sulle nuove tecnologie. Il secondo incontro, dal 4 al 6 marzo, riunirà invece i vescovi responsabili o i loro delegati delle Commissione episcopali per le comunicazioni dei 22 Episcopati della regione latinoamericana e caraibica. I presuli incontreranno numerosi esperti su diversi aspetti di questa materia per scambiare idee, analizzare proposte e verificare efficacia e caratteristiche dei singoli modi, tecniche e metodi di comunicazione. Una delle questioni che maggiormente interessa gli episcopati riguarda l’ottimizzazione delle risorse, la possibilità di metterle a disposizione di un uso comunitario e la migliore articolazione dei singoli processi comunicativi già in atto. Si tratta dunque di un insieme d’informazioni necessarie per un prossimo processo destinato a revisionare l’attuale struttura delle comunicazioni sia del Celam sia delle Conferenze episcopali. In concreto, alla fine di questo processo si dovrebbe procedere, ove sia opportuno e necessario, ad introdurre le riforme richieste affinché gli elementi in comune possano essere messi al servizio della pluralità di progetti che caratterizzano la pastorale in America Latina e nei Caraibi. (A cura di Luis Badilla)

    inizio pagina

    Le nuove prospettive per la comunicazione sociale al centro di un seminario a Roma

    ◊   Il Pontificio Consiglio per le Comunicazioni Sociali (Pccs) ha convocato a Roma i vescovi presidenti delle commissioni per la Comunicazione Sociale di tutto il mondo, per realizzare un Seminario dal titolo: “Nuove prospettive per la comunicazione ecclesiale. Cambiamenti nella cultura e nella tecnologia della comunicazione: una riflessione teologico-pastorale”. L’incontro avrà luogo dal 9 al 13 marzo. Secondo il programma di questo Seminario rivolto ai vescovi - riferisce l'agenzia Fides - sono previste una serie di conferenze dove verranno affrontate le sfide poste alla società attuale e alla Chiesa dai cambiamenti nell’ambito della comunicazione sociale; verrà presentata l’evoluzione registrata dai mezzi di comunicazione e l’accompagnamento del Magistero della Chiesa. La seconda parte del Seminario sarà dedicata alla condivisione della riflessione dei vescovi, per delineare le basi di una nuova Istruzione pastorale sulla falsariga della “Aetatis Novae”. Al termine dell’incontro dei vescovi, le autorità di comunicazione del Celam e del Pccs avranno una loro riunione di coordinamento della Riial, (la Rete Informatica della Chiesa in America Latina) ormai entrata in una nuova fase. (R.P.)

    inizio pagina

    Agorà del Mediterraneo: incontro in Siria col patriarca greco cattolico Gregorio III

    ◊   La delegazione dei giovani dell’agorà del Mediterraneo è arrivata ieri a Damasco dopo gli incontri ad Istanbul. Il primo appuntamento nella capitale siriana è stato con il patriarca greco cattolico Gregorio III. “Viviamo in una nazione laica – ha spiegato – a maggioranza islamica, ma che ha grande rispetto per le diverse fedi: la condizione dei cristiani in Siria (sono il 10% della popolazione) credo sia la migliore di tutti i Paesi arabi”. Nello Stato mediorientale, ha aggiunto, “c’è una libertà vera per i cristiani, anzi un’attenzione particolare. Ad esempio, ogni volta che sorge un nuovo quartiere o una nuova città, il Governo dona due terreni: uno per la costruzione di una moschea e uno per la costruzione di una chiesa”. Il patriarca - riferisce il Sir - ha inoltre sottolineato come “il dialogo interreligioso, in Siria come nelle altre nazioni, debba tenere in grande considerazione i giovani, che negli Stati arabi sono il 60% della popolazione”. Gregorio III ha poi concluso l’incontro ricordando ai ragazzi dell’agorà il motto che ama ripetere: “Una Chiesa senza giovani è una Chiesa senza futuro. Ma anche giovani senza Chiesa sono giovani senza futuro”.

    inizio pagina

    Messa di ringraziamento a Cuneo con le due suore liberate in Africa

    ◊   “Ringraziamo tutti coloro che in questi mesi hanno pregato e sofferto con noi, in particolare i poveri delle baraccopoli di Nairobi, che si sono riuniti nella preghiera durante i 102 giorni di prigionia di suor Maria Teresa e suor Rinuccia, e che ora pregheranno per altri 102 giorni, nel segno della lode e del ringraziamento”. Queste le parole di don Pino Isoardi, responsabile del Movimento missionario contemplativo “Charles de Foucauld” durante la Messa celebrata ieri alla “Città dei Ragazzi” di Cuneo, insieme alle due religiose rapite in Kenya a inizio novembre e liberate nei giorni scorsi. “Le lacrime e la trepidazione di questi tre mesi si sono trasformate in canti di gioia - ha detto mons. Giuseppe Cavallotto, vescovo di Cuneo e Fossano nell’omelia -. Grazie a tutti coloro che hanno operato con intelligenza, pazienza e determinazione per un esito positivo del sequestro”. “Ora chiediamo di aprirci a un orizzonte diverso, di perdono – ha affermato il presule - di sostituire l’arco di guerra con l’arcobaleno della pace, di saper rispondere al male con il bene”. Al termine della messa - riferisce l'agenzia Sir - è stato distribuito un messaggio a sostegno del dialogo interreligioso e della pace. Durante il rito le due suore hanno affermato che “se Dio lo vuole, ritorneremo in Africa per continuare il nostro progetto di vita e di fede realizzando la volontà del Signore in mezzo ai poveri. Ora cerchiamo di tornare alla normalità. Di certo, l’Africa è nel nostro cuore”. Durante la celebrazione le due religiose hanno raccontato i particolari della drammatica esperienza del sequestro, ringraziando per le “dimostrazioni di affetto e di vicinanza, per tutte le preghiere che sono state pronunciate per noi”. “Durante il tempo della prigionia, terribile e pesante, abbiamo vissuto la forza della fede – ha detto suor Caterina Giraudo - abbiamo avuto molto tempo per riflettere, anche se questo era tragico perché non sapevamo nulla, né delle nostre persone care né di quanto avveniva nel mondo. Non abbiamo potuto far altro che pregare: abbiamo vissuto l’esperienza della fede e di una comunione mai vissuta così forte tra noi. È stato un periodo molto pesante e duro, ma di un’incredibile ricchezza interiore: lì c’erano preghiera e carità, lì c’era Dio”. (R.P.)

    inizio pagina

    Lutto a Nomadelfia: si è spento don Enzo Berté secondo successore di don Zeno

    ◊   Lutto nella comunità di Nomadelfia. Si è spento alle 4 di questa mattina, all’età di 94 anni, don Enzo Berté, secondo successore di don Zeno Saltini, fondatore della nota - in tutto il mondo - cittadella della Fraternità. Don Enzo, al secolo Luigi, aveva preso per volontà di don Zeno questo nome a ricordo di un giovane seminarista ucciso dai nazifascisti. Lui stesso durante il periodo delle leggi razziali - ricorda una nota della comunità - aveva prodotto carte d'identità false per gli ebrei, e tenuto collegamenti con diversi sacerdoti impegnati nella Resistenza, in difesa dei perseguitati. Dal 1985, ovvero da 24 anni, guidava la comunità di Nomadelfia nata nel 1948 a pochi passi da Grosseto, abitata oggi da 50 famiglie, circa 340 persone. Nato a Ponte dell'Olio vicino Piacenza, don Enzo era stato ordinato sacerdote 1937, e inviato come cappellano nella parrocchia di Morfasso nella sua diocesi, dove nel 1942, don Zeno era stato invitato a predicare. Un incontro che aveva segnato la sua vita, tanto seguirlo immediatamente nella diocesi di Carpi, dove don Zeno aveva iniziato a S. Giacomo Roncole, nel modenese, l’Opera Piccoli Apostoli, primo nome di Nomadelfia, poi trasferita dopo varie traversie - dove è oggi - nel grossetano. Don Enzo è stato il primo sacerdote ad abbracciare la causa e l’opera di don Zeno, cui ha dedicato 66 anni della sua vita. All'inizio del 1985 don Enzo era stato eletto a sostituire don Ennio Tardini - succeduto nel 1981 a don Zeno - morto solo tre anni dopo in un incidente stradale. Sotto la guida di don Enzo, Nomadelfia ha ottenuto nel 1994 l'approvazione da parte della Santa Sede della sua nuova Costituzione ed ha avuto l’onore di accogliere Giovanni Paolo II nel maggio 1989. “La fede di don Enzo - scrivono in una nota di commiato i Nomadelfi – il suo legame con la Chiesa e con don Zeno sono stati la roccia sicura per i nomadelfi in questi anni. E il punto di partenza per l'avvenire”. (R.G.)

    inizio pagina

    Anno Paolino: in aumento i pellegrinaggi nella Basilica Ostiense

    ◊   Le celebrazioni dell’Anno Paolino segnano nella Basilica Ostiense, che custodisce il sepolcro dell’Apostolo delle Genti, un crescendo di pellegrinaggi, in particolare delle diocesi italiane. Il calendario delle prenotazioni si è infittito a tal punto da lasciare tutti i giorni pochi spazi, nelle ore di maggiore affluenza, ai gruppi molto numerosi che trovano ospitalità nella navata centrale e nel transetto; e questo nei mesi da marzo a giugno, sino alla chiusura dell’evento, il 29 di quel mese. Molte pure le prenotazioni per celebrazioni eucaristiche di piccoli gruppi, per i quali però sono disponibili le quattro cappelle del transetto e il battistero. Fra le decine di migliaia di pellegrini e visitatori dell’ultimo fine settimana di febbraio: gli allievi dell’Almo Collegio Capranica di Roma, guidati dal rettore mons. Ermenegildo Manicardi; religiosi salesiani, superiori e direttori di Case e Istituti di tutta Italia; fedeli delle diocesi di Sessa Aurunca (hanno fra l’altro recitato una “Preghiera per l’Anno Paolino” del loro vescovo Antonio Napoletano), dell’Aquila e di Avezzano (uno dei pellegrinaggi più numerosi, di oltre duemila partecipanti, guidato dal vescovo Pietro Santoro); della parrocchia Stella Maris di Ostia. Molti i gruppi di stranieri, in particolare da Austria, Germania e Spagna. Intanto dal mese di marzo il sito Internet dell’Anno Paolino , approntato dalla Basilica Papale di San Paolo fuori le Mura, è disponibile anche in lingua portoghese. E’ stata così ampliata l’informazione – redatta nelle lingue inglese, italiana, francese, spagnola e tedesca – venendo incontro alle attese di fedeli cristiani e di “visitatori” di Paesi, soprattutto del Brasile, che parlano questa lingua. Prevedibile dunque un ulteriore incremento del numero di contatti, che si è stabilmente attestato su una media di 300 mila pagine “visitate” ogni mese. (A cura di Graziano Motta)

    inizio pagina

    Dialogo interreligioso: conferenza all'Angelicum con il rabbino capo di Polonia

    ◊   Il dialogo interreligioso come chiave per comprendere ed affrontare le sfide del nostro tempo e formare i leader religiosi del nuovo millennio”. Questo il tema della seconda Conferenza annuale promossa dalla Russell Barrie Foundation e dalla Pontificia Università San Tommaso d’Aquino che si terrà oggi pomeriggio presso la sede dell'Ateneo e che ospiterà il rabbino capo della Polonia Michael Schudrich. Per il secondo anno consecutivo, la Conferenza è dedicata agli insegnamenti di Giovanni Paolo II. “Esplorando i profondi legami tra ebraismo e cattolicesimo e i loro punti di contatto anche con la religione islamica - si legge nel comunicato ripreso dall'agenzia Sir - il rabbino capo della Polonia evidenzierà come queste connessioni non solo possono migliorare la comprensione reciproca ma anche arricchire le rispettive tradizioni religiose”. L’iniziativa si inserisce nell’ambito di un programma di impegno più ampio che ha visto nascere lo scorso anno presso la Pontificia Università San Tommaso d’Aquino la prima borsa di studio sul Dialogo Interreligioso (Fellowship program). L’obiettivo è quello di “costruire un ponte tra cattolici, ebrei ed altre religioni, per formare una nuova generazione di leader religiosi in grado di dedicarsi alla costruzione di un futuro all’insegna del dialogo e della pace”. (R.P.)

    inizio pagina

    Usa: l'arcivescovo di Gulu parla del Sinodo per l'Africa

    ◊   "Il secondo Sinodo per l’Africa sarà per i vescovi del continente un’occasione per focalizzare l’attenzione sui bisogni più pressanti dei popoli africani: la fame, la fine delle violenze delle milizie armate e il sottosviluppo che ostacolano l’opera di evangelizzazione e di riconciliazione delle Chiese locali". Ad affermarlo è stato mons. Jean Baptiste Odama, arcivescovo di Gulu, in Uganda, ospite nei giorni scorsi a Washington dell’annuale incontro nazionale dei responsabili diocesani di pastorale sociale degli Stati Uniti. Di fronte ad una platea di più di 500 persone – riferisce l’agenzia Cns - il presule ugandese ha tracciato un quadro delle attuali emergenze e sfide del continente e del suo Paese alla luce del tema scelto per l’incontro di ottobre: “La Chiesa in Africa al servizio della riconciliazione, della giustizia e della pace”. “Il Sinodo – ha detto - giunge in un momento in cui l’Africa in generale, e l’Uganda in particolare, hanno disperatamente bisogno di riconciliazione, giustizia e pace”. Una pace che si può raggiungere solo attraverso lo sviluppo: “Finché gli africani non potranno vivere in modo dignitoso, questo continente non potrà mai raggiungere la stabilità politica o vincere gli effetti devastanti della povertà”. D’altra parte, ha rilevato mons. Odama, “il grande flusso di aiuti dall’estero ha avuto effetti poco tangibili” sui popoli africani: nonostante questi aiuti, infatti, le loro condizioni di vita peggiorano, i servizi sociali si riducono, mentre si diffonde l’Aids, continuano le violazioni dei diritti umani e i conflitti perpetuati dai mercanti di armi. Questa drammatica situazione – ha evidenziato l’arcivescovo - è un ostacolo all’opera di servizio, evangelizzazione e riconciliazione della Chiesa e non potrà quindi essere ignorata dai lavori del Sinodo. Egli ha quindi invitato gli operatori della pastorale sociale americani a dare il loro contributo ad una più efficace difesa e promozione della dignità umana in Africa con un’intensa azione di lobbying, in particolare per la riforma della distribuzione degli aiuti allo sviluppo, ma soprattutto per fermare il turpe mercato delle armi che continua ad alimentare i conflitti nel continente. (L.Z.)

    inizio pagina

    Inchiesta Bbc: no degli inglesi all'esclusione della religione dalla vita pubblica

    ◊   Contrariamente agli orientamenti laicisti espressi da alcuni politici che vorrebbero bandire la fede dall’arena pubblica, la maggior parte dei cittadini britannici ritiene che la religione e i valori religiosi abbiano un ruolo importante nella società. È quanto emerge da un sondaggio pubblicato in questi giorni dalla BBC e ripreso dall’agenzia Apic. Secondo l’indagine, condotta dall’Istituto ComRes di Londra su un campione rappresentativo di 1.045 persone, il 62% dei sudditi di Sua Maestà è favorevole a una presenza attiva delle religioni nella società e il 63% ritiene che le leggi debbano tenere in considerazione i valori religiosi tradizionali britannici. Questa percentuale è in proporzione più alta tra i credenti di fede musulmana e induista, anche se è da notare che i valori di cui si parla sono comuni al cristianesimo. In buona sostanza, i credenti delle varie religioni nel Regno Unito sono uniti dalla comune contrarietà a una totale secolarizzazione della società e favorevoli piuttosto ad un modello di società ispirato a valori cristiani quali la vita umana o quello di non fare al prossimo quello che non vorresti fosse fatto a te. A dispetto del calo dei battesimi, dei matrimoni religiosi e della frequenza alle messe domenicali, gli inglesi dunque non vogliono una società completamente secolarizzata: possono non condividere alcuni insegnamenti religiosi e avere dubbi su alcune credenze, ma non sono pronti a cacciare Dio dalla vita pubblica. (L.Z.)

    inizio pagina

    Rapporto della Fao sullo stato mondiale della pesca e dell’acquacultura

    ◊   La Fao ha presentato oggi il suo nuovo rapporto su “Lo stato mondiale della pesca e dell’acquacultura” (Sofia), in concomitanta con l’avvio dei lavori del Comitato internazionale per la Pesca (Cofi), che vede riuniti a Roma rappresentanti di oltre 80 Paesi. L'industria ittica e le autorità nazionali per la pesca – dichiara l’agenzia dell’Onu per l’alimentazione e l’agricoltura - devono fare di più per capire e prepararsi ad affrontare l'impatto che il cambiamento climatico avrà sulla pesca mondiale. Le pratiche di pesca responsabile, già individuate - devono essere realizzate in misura più vasta, di quanto non lo siano oggi, sollecita Kevern Cochrane, uno degli autori del rapporto Sofia. "Il messaggio per gli addetti e per le autorità del settore ittico è chiaro: - aggiunge Cochrane - attenetevi alle migliori pratiche, come quelle contenute nel Codice di condotta per una pesca responsabile della Fao, ed avrete già fatto un passo importante per mitigare gli effetti del cambiamento climatico". Cambiamento climatico che sta già modificando la distribuzione sia delle specie marine sia di quelle d'acqua dolce. Le specie che vivono in acque calde vengono spinte verso i poli e stanno mutando nelle dimensioni degli habitat e nella riproduttività. Il cambiamento climatico sta inoltre influenzando la stagionalità dei processi biologici, alterando i sistemi alimentari marini e d'acqua dolce, con conseguenze imprevedibili per la produzione di pesce. Per le comunità che dipendono prevalentemente dalla pesca, ogni riduzione della disponibilità locale di pesce od aumento dell'instabilità delle loro condizioni di vita porrà dei seri problemi. Sforzi urgenti sono dunque necessari - secondo gli esperti della Fao - per aiutare le comunità che dipendono dalla pesca e dall'acquacultura, specie le più vulnerabili, a rafforzare la loro resistenza all'impatto del cambiamento climatico. (R.G.)

    inizio pagina

    In corso in Burkina Faso il Festival del Cinema africano

    ◊   La ricchezza, la cultura e i sogni dell’Africa attraverso 128 racconti, per il grande e il piccolo schermo. Si è aperto sabato scorso nel Burkina Faso il Festival panafricano del cinema e della televisione di Ouagadougou, noto come Fespaco. Una rassegna storica – di cui riferisce l’agenzia Misna - giunta alla XXI edizione, intitolata quest’anno “Cinema africano: turismo e patrimoni culturali”. Durante i nove giorni della manifestazione in programma film, cortometraggi, documentari, fiction e serie televisive. “Il Festival – ha detto il direttore Michel Ouedraogo - deve far capire agli africani di non cercare altrove ciò che hanno già”. L’idea è che il cinema può valorizzare il patrimonio culturale del continente, ma anche essere un invito al viaggio, ad una conoscenza diretta di terre spesso raccontate solo come realtà di conflitto o emergenze umanitarie. Quest’anno il messaggio del Festival è rafforzato dal XX anniversario della nascita della “Cineteca africana” di Ouagadougou, un’istituzione che pur tra tante difficoltà economiche e organizzative continua la propria missione. Sul grande schermo del Fespaco saranno proiettate molte anteprime internazionali. (R.G.)

    inizio pagina

    24 Ore nel Mondo



    A Sharm el-Sheikh la Conferenza dei donatori per Gaza

    ◊   Intensi i lanci di razzi palestinesi da Gaza verso il territorio israeliano in coincidenza con l’apertura a Sharm el-Sheikh della Conferenza dei donatori per la ricostruzione di Gaza. Malgrado la forte tensione sul terreno, i valichi commerciali fra Israele e Gaza restano parzialmente aperti anche oggi. Degli impegni a livello economico per Gaza e delle prospettive di pace discussi al vertice in Egitto, ci riferisce Fausta Speranza:

    Due sessioni di dibattito e uno spazio per incontri bilaterali: questa la dinamica della mattinata di lavori della Conferenza dedicata alla ricostruzione della Striscia di Gaza ma anche - è stato detto nei diversi interventi - al consolidamento di un cessate-il-fuoco duraturo con l’obiettivo ribadito di dare il via a una pace piena e globale. Forte la sollecitazione da parte di Sarkozy: entro la fine dell'anno bisogna realizzare una conferenza di pace per il Medio Oriente, “anche imponendola”, perchè - ha detto - è ora di “assumersi il rischio della pace". A Sharm el-Sheikh c’era oggi praticamente l’intera comunità internazionale. Con la convinzione che al momento è urgente trovare circa 3 miliardi di dollari per la ricostruzione nella Striscia di Gaza: urgente dopo la guerra di 22 giorni, all'inizio dell'anno, combattuta da Israele contro il movimento integralista palestinese Hamas, che ha provocato oltre 1.330 morti ed oltre 5.000 feriti palestinesi. Berlusconi ha promesso 100 milioni di dollari. Gli Stati Uniti 900 milioni, dei quali però 300 andranno a favore della Striscia di Gaza mentre gli altri saranno devoluti all'Autorità palestinese (Anp). Da parte sua, Abu Mazen ha avvertito che senza una soluzione politica i soldi saranno impotenti.

     
    Iraq
    Assoluzione per l'ex vicepremier, Tareq Aziz, terza condanna a morte per Alì Hassan al-Majid, noto come "Alì il Chimico", e tre importanti dirigenti baatisti: Ugla Abd Saqer, Ibrahim Saheb e Sayf al-Din al-Mashhadani. Sono questi i verdetti emessi a Baghdad dal tribunale speciale iracheno nei confronti degli imputati accusati di esser responsabili dell'uccisione nel 1999 di decine di sciiti durante le proteste popolari scoppiate nelle regioni meridionali del Paese in seguito all'uccisione dell'allora autorità religiosa sciita Muhammad Sadeq al-Sadr. Su Alì il Chimico, pendono già altre due condanne a morte per il suo ruolo nell'uccisione di decine di migliaia di curdi alla fine degli anni Ottanta e per il suo coinvolgimento nella repressione della rivolta sciita del 1991. Aziz figura come imputato in altri due processi in corso - tra cui quello per l'esecuzione di 42 commercianti e uomini d'affari a Baghdad nel 1992 - sul quale il Tribunale speciale iracheno si pronuncerà l’11 marzo. Intanto, nella provincia di Diyala due soldati iracheni sono stati uccisi e altri tre sono stati feriti dall'esplosione di un ordigno, mentre a Baghdad è arrivato a sorpresa l’ex presidente iraniano, Rafsanjani, per la sua prima visita ufficiale dopo la caduta del regime di Saddam Hussein. L’ex premier incontrerà i vertici istituzionali iracheni per discutere le questioni bilaterali.

    Afghanistan
    Otto civili uccisi e 17 feriti. È questo il bollettino, reso noto solo oggi dalle autorità locali e dalla Nato, sugli scontri avvenuti lo scorso 23 febbraio tra soldati dell'Alleanza ed insorti nel sud dell’Afghanistan. Secondo l’indagine effettuata, una pattuglia della forza internazionale Isaf è caduta in un imboscata in un villaggio del distretto di Sangin, nella provincia di Helmand, bastione dei talebani. Intanto, è quasi ufficiale che le prossime elezioni non saranno anticipate ad aprile, rispetto alla data inizialmente prevista ad agosto, per non rendere più difficile e complicato garantire quanto necessario in termini di sicurezza e appoggio militare. Ad annunciarlo un portavoce dell’Alleanza Atlantica in un vertice al quartier generale di Bruxelles.

    L’Unione Europea e la crisi
    La Commissione Europea ha ricevuto dall'Italia i chiarimenti chiesti sul piano degli incentivi per l'auto e altri prodotti industriali e oggi si dice soddisfatta. Così, il portavoce del commissario alla Concorrenza, Neelie Kroes, ha annunciato di fatto il via libera di Bruxelles al piano italiano. Si tratta di una delle misure studiate dai vari Paesi per far fronte alla crisi economica mondiale, che ieri è stata al centro del vertice straordinario dell'Unione Europea, a Bruxelles. Alla riunione non è passata l'idea di un pacchetto speciale di misure per aiutare i Paesi dell’est, mentre i capi di Stato e di governo hanno detto sì al rafforzamento della stabilità finanziaria in tutto il continente. Da Bruxelles, Giovanni Del Re:

    Nessun Paese in difficoltà sarà abbandonato, ma non vi sarà alcun piano ad hoc per l’Europa dell’est. Su questo, alla fine, i leader dei 27, si sono trovati d’accordo, tranne forse chi, come l’Ungheria, aveva lanciato l’idea di un piano di sostegno alle banche dell’Europa orientale, di 160-190 miliardi di euro. Non se ne farà niente: non vogliamo creare divisione tra est ed ovest, ha infatti spiegato il presidente di turno dell’Ue, il premier ceco Mirek Topolanek e, in effetti, anche nel comunicato finale, i leader sottolineano che occorre differenziare tra i vari Stati della regione: si deciderà individualmente. Resta comunque il fatto che l’Ue è pronta a studiare misure per soccorre gli Stati che abbiano gravi squilibri di bilancio. Per il resto, il summit ha lanciato un messaggio chiaro: “No al protezionismo - scrivono i leader nel comunicato - che non è la risposta giusta alla crisi. Al contrario - affermano - è nel mercato unico che bisogna trovare il motore della ripresa e dell’occupazione”. Accordo quasi fatto, inoltre, ma da finalizzare al summit ordinario dal 19 al 20 marzo prossimi a Bruxelles, su un quadro di riferimento flessibile europeo per affrontare lo scottante problema degli asset tossici. Non è passata, infine, l’idea cara al presidente francese, Nicolas Sarkozy, di un piano europeo per le auto.

     
    Borse e interventi governativi a sostegno di grandi imprese in Usa e Europa
    Il ciclone delle vendite che ha già colpito le borse asiatiche non risparmia le piazze europee, che cedono in media il 3% nel primo giorno della settimana. L’idea che guida gli investitori anche oggi è che la crisi economica sia ancora in una fase acuta. Negli Usa, il governo è intervenuto con 30 miliardi di dollari a sostegno di Aig, il primo gruppo al mondo nel settore delle assicurazioni. In Europa, il colosso bancario britannico Hsbc, la prima banca europea per capitalizzazione, ha annunciato un aumento di capitale da 12,5 miliardi di sterline, circa 14 miliardi di euro, dopo il crollo degli utili del 70%, e il taglio di oltre seimila posti di lavoro negli Stati Uniti. Alessandro Guarasci ne ha parlato con l’economista Giuseppe Viesti:
     
    R. - La crisi resta legata alle quotazioni delle banche. Quindi, al pericolo che nei bilanci delle banche, principalmente anglosassoni, ci siano ancora delle perdite nascoste tali da deprimerne il valore. È un effetto psicologico, perché ormai molte istituzioni finanziarie quotano in borsa meno del loro valore, anche tenendo conto di questi fenomeni, ma evidentemente ciò non basta perchè quella che domina è la preoccupazione. Ormai, da diverse settimane questa crisi bancaria finanziaria si è trasmessa all’economia reale, perchè si è ridotto il credito da un lato e si è ridotta la domanda dall’altro e, quindi, siamo in un momento veramente difficile di caduta dell’attività produttiva.

     
    D. - Professore, quanto incide secondo lei l’intervento degli Stati Uniti, del Tesoro americano, nei confronti di un colosso dell’assicurazione come Aig?

     
    R. - Incide molto, perché il segnale che ha dato davvero il via alla crisi è stato il fallimento di Lehman Brothers. Evidentemente, l’idea che una banca d’affari di quelle dimensioni potesse fallire ha colpito tutti profondamente e, quindi, il nuovo governo americano sta cercando di evitare in tutti i modi che la cosa possa ripetersi. Tuttavia, le dimensioni delle difficoltà di banche e assicurazioni americane sono estremamente ampie, perché vengono da anni e anni di utilizzo di finanza con un rischio eccessivo e dunque, per quanto gli interventi del governo americano siano davvero massicci come dimensione, c’è ancora preoccupazione che non ce la faccia a salvare questi grossi protagonisti dell’economia.

     
    D. - Il fatto che Barak Obama abbia annunciato anche un aumento delle tasse per i ceti più elevati può preoccupare alcuni settori della finanza americana?

     
    R. - Credo di no, sono due elementi completamente diversi. L’aumento delle tasse è un aumento sul reddito futuro, invece qui stiamo parlando di investimenti della ricchezza passata: cioè, le borse cadono perché muovono gli investimenti della ricchezza accumulata fino ad adesso, e non fidandosi più del mercato azionario li spostano su attività più sicure, a cominciare dai buoni del Tesoro.

     
    Spagna
    Il premier socialista uscente della Galizia, Emilio Tourino, sconfitto dal Partido popular (Pp) alle elezioni regionali di ieri, si è dimesso oggi dall'incarico di leader regionale del partito: lo riferisce l'edizione online del quotidiano 'El Pais'. In Galizia, i popolari - toccati da un’inchiesta, a livello nazionale, del giudice Baltasar Garzon - hanno ottenuto la maggioranza assoluta, con 39 seggi su 75, riconquistando la regione controllata finora dai socialisti. Nei Paesi Baschi, per la prima volta dalla fine del franchismo, i partiti nazionalisti hanno perso la maggioranza in parlamento. I risultati delle regionali in Galizia e nei Paesi Baschi mettono in evidenza diversi aspetti, secondo Alfonso Botti, ispanista, docente all’Università di Modena-Reggio Emilia, intervistato da Giada Aquilino:

    R. - Il primo è che il Partito popolare, recuperando il governo della comunità autonoma della Galizia, dimostra di non pagare gli scandali che avevano colpito a livello centrale il partito negli ultimi tempi. Questo può anche voler dire che l’elettorato spagnolo a livello “periferico”, cioè di comunità autonome, non è fortemente condizionato dai dati centrali di Madrid. Però, non metterei molta enfasi su questo ritorno al governo della Galizia, anche perché il Partito popolare in Galizia aveva la maggioranza anche nelle ultime elezioni regionali, solo che non aveva i numeri sufficienti per governare da solo e, quindi, si era formata una maggioranza tra socialisti e nazionalisti galleghi. Il secondo dato da mettere in rilievo è che, per la prima volta dall’esistenza delle comunità autonome, i partiti nazionalisti nei Paesi baschi non ottengono la maggioranza e, quindi, non saranno in condizione di governare da soli.

     
    D. - Che significato ha tale risultato?

     
    R. - Il significato più evidente è che sottolinea con grande forza che nei Paesi baschi non tutti sono nazionalisti. Anzi, da questo momento in poi, neppure la metà degli elettori si esprime nella direzione di uno dei partiti nazionalisti. Certamente, è una sottolineatura di una realtà già presente, ma che il dato elettorale evidenzia con forza.

     
    Regionali in Austria
    In Austria, alle elezioni regionali in Carinzia c'è stata la vittoria di Gerhart Doerfler, del Partito fondato dal popolare ex governatore, Joerg Haider, deceduto in un drammatico incidente quattro mesi fa. Si parla del 45,48% dei voti ottenuti dalla Lega per il futuro dell’Austria, molto più di quanto lo stesso Haider era riuscito a conquistare nelle regionali del 2004. Brutta sconfitta per i socialdemocratici, con a capo Werner Faymann, che hanno ottenuto il 28, 59% dei voti. Si votava anche nel land di Salisburgo, dove senza sorprese è stata confermata la governatrice Gabi Burgstaller, alleata con Wilfried Haslauer, anche qui con esito deludente per i socialdemocratici: solo il 39,5% dei voti contro il 36,4% dei popolari. Dopo il voto, lo scenario dovrebbe cambiare poco, almeno al momento, a livello federale, mentre in Carinzia l’estrema destra continuerà a governare e a determinare le sorti del land.

    Algeria
    Sette integralisti arabi sono stati uccisi sabato da unità dell'esercito, durante un'operazione nelle montagne della regione di Blida. Lo ha riferito oggi il quotidiano La Libertè, ma non ci sono conferme ufficiali. Secondo il giornale, i sette uomini - che facevano parte dello stesso gruppo - sono stati uccisi nei pressi di Soulahane durante un rastrellamento durato parecchi giorni. Ieri, il ministro dell'Interno algerino, Yazid, ha detto che dal mese di settembre 2008 sono stati uccisi 120 integralisti armati, 322 sono stati arrestati e 22 si sono arresi. Lo scorso agosto era stato segnato da un ondata di attentati, che avevano provocato un centinaio di vittime a Tizi-Ouzou, Dellys e Boumerdes.

    Russia
    Il Partito Russia unita del premier, Vladimir Putin, ha vinto le elezioni legislative locali in tutte e nove le regioni, con percentuali che vanno dal 42,46% nel distretto autonomo siberiano di Nenets, zona della Russia settentrionale, al 79,51% del Tatarstan, in Russia centrale. Il Partito comunista si è piazzato secondo in sette regioni, con percentuali che vanno dal 10,42% nel Caucaso del nord, al 27,75% della regione di Vladimir, nella Russia centrale. Terzo gradino del podio per il Partito liberal-democratico dell’ultranazionalista Zhirinovski. Le elezioni russe sono state caratterizzate dalla denuncia da parte di quasi tutti i partiti di violazioni , manipolazioni e pressioni, ma la Commissione elettorale ha garantito la correttezza del voto. Intanto, il governo russo ha annunciato lo stanziamento complessivo di circa 8 miliardi di rubli, poco meno di 180 milioni di euro, destinati a evitare la bancarotta di imprese strategiche del complesso militare-industriale.

    Corea del Nord
    Si è tenuto a Panmunjom un vertice tra una delegazione di generali della Corea del Nord e una rappresentanza del comando della Nazioni Unite, per discutere sulla misura da adottare per allentare la tensione montata negli ultimi mesi al confine tra le due Coree. L’incontro, raro nel suo genere, è stato chiaramente richiesto da Pyongyang che aveva messo in allarme - tramite le pagine dei maggiori quotidiani coreani - una situazione che potesse portare ad una guerra nella penisola coreana. Ma il comando delle Nazioni Unite ha smontato subito l’allarme dichiarando “positiva” la richiesta d’incontro bilaterale. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza e di Antonio D'Agata)
     

     
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIII no. 61

    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.va/italiano.

    inizio pagina