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Sommario del 01/03/2009

Il Papa e la Santa Sede

  • All'Angelus appello del Papa per i lavoratori colpiti dalla crisi: a loro e alle famiglie va data la priorità. Poi l'invito a rompere con il peccato e lottare contro le tentazioni
  • Crisi dell'occupazione: la testimonianza di un parroco di Pomigliano d'Arco
  • Esercizi spirituali di Quaresima in Vaticano: intervista con il cardinale Arinze
  • Oggi in Primo Piano

  • A Bari la cerimonia di consegna al Patriarcato di Mosca della chiesa russa di San Nicola
  • Al via a Roma il ciclo di conferenze a 20 anni dalla Christifideles Laici
  • Quaresima: tempo per riscoprire il senso del digiuno. La riflessione di mons. Nosiglia
  • La poesia radicata nel cuore romano: padre Zappatore racconta il suo sonetto al Papa
  • Notte bianca degli scout europei a Roma sulle orme di San Paolo
  • Chiesa e Società

  • La Chiesa in Spagna celebra la Giornata ispanoamericana
  • Panama. La Chiesa lancia la Grande Missione Nazionale
  • I vescovi del Paraguay in assemblea plenaria
  • Da domani la plenaria dei vescovi tedeschi
  • Australia. Cattolici e anglicani uniti in preghiera per la Quaresima
  • La comunità di Sant’Egidio distribuisce aiuti umanitari nel nord Kivu
  • Campagna Unicef contro la polio in otto Paesi dell’Africa occidentale
  • Tre suore visitandine giapponesi rimpatriate dopo 10 anni in Siberia
  • Studio dell’Unesco sulle lingue a rischio estinzione
  • 24 Ore nel Mondo

  • Vertice Ue contro la crisi. Appello dei Paesi dell'est per un piano di aiuti
  • Il Papa e la Santa Sede



    All'Angelus appello del Papa per i lavoratori colpiti dalla crisi: a loro e alle famiglie va data la priorità. Poi l'invito a rompere con il peccato e lottare contro le tentazioni

    ◊   Il Papa all’Angelus lancia un appello in favore degli operai della Fiat di Pomigliano d’Arco, presenti in Piazza San Pietro, e di tutti i lavoratori colpiti dall’attuale crisi economica. Quindi, ricordando il Vangelo della prima Domenica di Quaresima - che ci presenta Gesù nel deserto tentato da satana e servito dagli angeli - ha esortato a rompere con il peccato e lottare contro le tentazioni invocando l’aiuto degli angeli. Il servizio di Sergio Centofanti.

    Il pensiero del Papa va ai lavoratori dello stabilimento Fiat di Pomigliano d’Arco, presenti in Piazza San Pietro per « manifestare la loro preoccupazione per il futuro di quella fabbrica e delle migliaia di persone che, direttamente o indirettamente, dipendono da essa per il loro lavoro ». E ricorda anche altre situazioni "ugualmente difficili, come quelle che stanno affliggendo i territori del Sulcis-Iglesiente, in Sardegna, di Prato in Toscana e di altri centri in Italia e altrove":

     
    "Mi associo ai vescovi e alle rispettive Chiese locali nell’esprimere vicinanza alle famiglie interessate dal problema, e le affido nella preghiera alla protezione di Maria Santissima e di San Giuseppe, patrono dei lavoratori. Desidero esprimere il mio incoraggiamento alle autorità sia politiche che civili, come anche agli imprenditori, affinché con il concorso di tutti si possa far fronte a questo delicato momento. C’è bisogno, infatti, di comune e forte impegno, ricordando che la priorità va data ai lavoratori e alle loro famiglie". (applausi)

     
    Ricordando poi il Vangelo della prima domenica di Quaresima, che ci presenta Gesù nel deserto, il Papa invita a riscoprire il senso del digiuno che “ci aiuta a un maggior dominio di noi stessi, a combattere il peccato, ad amare più il prossimo, e in definitiva a compiere con più prontezza la volontà di Dio”. L’esortazione di Benedetto XVI è a "rompere con il peccato", e a “cambiare radicalmente vita” lottando contro tutte le tentazioni. Quindi si sofferma sul significato della permanenza di Gesù nel deserto, tentato da satana:

     
    “Nel deserto, luogo della prova, come mostra l’esperienza del popolo d’Israele, appare con viva drammaticità la realtà della kenosi, dello svuotamento di Cristo, che si è spogliato della forma di Dio (cfr Fil 2,6-7). Lui, che non ha peccato e non può peccare, si sottomette alla prova e perciò può compatire la nostra infermità (cfr Eb 4,15). Si lascia tentare da Satana, l’avversario, che fin dal principio si è opposto al disegno salvifico di Dio in favore degli uomini”.

     
    Nel deserto Gesù è servito dagli angeli “figure luminose e misteriose”. “La presenza rassicurante dell’angelo del Signore - ricorda il Papa - accompagna il popolo d’Israele in tutte le sue vicende buone e cattive”:

     
    “Cari fratelli e sorelle, toglieremmo una parte notevole del Vangelo, se lasciassimo da parte questi esseri inviati da Dio, i quali annunciano la sua presenza fra di noi e ne sono un segno. Invochiamoli spesso, perché ci sostengano nell’impegno di seguire Gesù fino a identificarci con Lui. Domandiamo loro, in particolare quest’oggi, di vegliare su di me e sui collaboratori della Curia Romana che questo pomeriggio, come ogni anno, inizieremo la settimana di Esercizi spirituali. Maria, Regina degli Angeli, prega per noi!”.

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    Crisi dell'occupazione: la testimonianza di un parroco di Pomigliano d'Arco

    ◊   Le parole del Papa sono state accolte con gioia e commozione dagli operai della Fiat di Pomigliano d'Arco presenti in Piazza San Pietro: venerdì scorso si è svolta la mobilitazione contro la chiusura dello stabilimento Fiat. Dallo scorso mese di settembre sono state solo 5 le settimane di lavoro, poi tutta cassa integrazione retribuita a 750 euro al mese. Alla manifestazione è intervenuto anche il vescovo di Nola, mons. Beniamino Depalma: “Ascoltate il grido di questa gente - ha detto - che non vuole oro e argento, ma solo lavoro e futuro”. Sulla situazione, Paolo Ondarza ha sentito don Peppino Gambardella, parroco di San Felice in Pincis, a Pomigliano d’Arco.

    R. – Nello stabilimento si producono due grosse macchine per le quali non sono previsti incentivi, per cui la macchina non viene acquistata, a causa della crisi generale, e lo stabilimento praticamente è fermo. Sono circa 5.500 operai in cassa integrazione, senza contare l’indotto, composto da altre 9 mila persone.

     
    D. – Da settembre sono state solo cinque le settimane di lavoro, per questi operai …

     
    R. – Esatto. E non solo: si prevede che fino ad aprile non lavoreranno. Ma il problema più serio è che viene messo in gioco il futuro industriale di questa città!

     
    D. – Vuol dire anche mettere in gioco il lavoro di tanti uomini e quindi il sostentamento delle loro famiglie …

     
    R. – E’ proprio questo che ha spinto la cittadinanza a scendere in strada. Noi, come comunità parrocchiale, abbiamo fatto nostro questo problema, abbiamo istituito un consiglio pastorale particolare chiamando un sindacalista a spiegarci bene i termini della questione, e poi abbiamo tenuto un’assemblea parrocchiale – molto frequentata – con tutte le sigle sindacali; sentiamo che come credenti dobbiamo esprimere questo nostro impegno a favore dei lavoratori.

     
    D. – Quale il messaggio lanciato da questo corteo?

     
    R. – Un invito alla Fiat a trattare e a mettere al primo posto la dignità delle persone e non il capitale. Ci rendiamo conto che altrove magari la Fiat potrà trovare anche condizioni più favorevoli per la produzione delle macchine, però non si possono lasciare sulla strada tante persone …

     
    D. – La notizia della manifestazione è rimbalzata sui giornali: ha colpito il fatto che fosse presente la Chiesa …

     
    R. – Solo il discorso del vescovo ha avuto – come dire – un’accoglienza silenziosa. Si vedeva che le sue parole scendevano nell’animo dei lavoratori.

     
    D. – La vicinanza del vescovo è particolarmente esplicitata in un’intervista a un giornale in cui dice che si rende conto, visitando anche le mense della Caritas locale, di trovare nuovi poveri.

     
    R. – Di questo, io posso darle ampia testimonianza! La nostra Caritas si sta affollando di nuovi poveri: chi chiede di pagare le bollette che non può pagare, chi chiede viveri che non ha, chi chiede lavoro … sono situazioni di disperazione! Noi abbiamo paura che questo fenomeno faccia crescere l’usura, i furti, la delinquenza: la camorra approfitta anche di questi momenti per assoldare nuovi adepti. Si parla già dell’arrivo di estorsori che vengono a chiedere il pizzo qui, in città …

     
    D. – Perché è così importante che la Chiesa dica la sua di fronte alla crisi economica?

     
    R. – La società non si fida più della politica e la Chiesa sta diventando sempre di più il punto di riferimento perché fa riferimento al Vangelo, e poi ha degli uomini che testimoniano: questo, mi pare che sia importante!

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    Esercizi spirituali di Quaresima in Vaticano: intervista con il cardinale Arinze

    ◊   Come abbiamo già sentito dal Papa, inizierà oggi alle 18, con la celebrazione dei Vespri nella Cappella Redemptoris Mater del Palazzo Apostolico, la tradizionale settimana di esercizi spirituali della Quaresima in Vaticano. A tenere le meditazioni al Papa e alla Curia Vaticana sarà quest’anno il cardinale Francis Arinze, prefetto emerito della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, sul tema “Il sacerdote incontra Gesù e lo segue”. Durante la settimana di esercizi, che si concluderà sabato prossimo con l’ultima meditazione, saranno sospese come di consueto tutte le udienze pontificie, compresa quella generale di mercoledì prossimo. Sul contenuto delle riflessioni, Alessandro De Carolis ha sentito l’autore, il cardinale Arinze:

    R. - Tutta la vita cristiana si può considerare come un sentire la chiamata di Gesù a seguirlo. E siccome la maggioranza di quelli che parteciperanno agli esercizi con il Santo Padre sono sacerdoti - presbiteri, vescovi, cardinali - ho pensato a questo titolo. E’ un titolo programmatico: il primo giorno, il sacerdote segue Gesù per incontrare Dio, che deve avere il primo posto nella nostra vita. Il secondo giorno, il sacerdote crede in Gesù nell’Eucaristia, nella Sacra Scrittura. Il terzo giorno, crede in Gesù nella Chiesa, lo incontra nella Chiesa e nelle altre persone che ne fanno parte, come pure nell’opera missionaria. Il quarto giorno, il sacerdote incontra Gesù nella preghiera: personale, comunitaria, nella liturgia. E poi, l’ultimo giorno, incontra Gesù che ha pietà per il popolo che è ammalato, che ha fame di verità.

     
    D. - Non si insiste mai troppo su questo punto, sulla sequela di Cristo…

     
    R. - Certamente, non smettiamo mai di insistere. Le mie riflessioni non saranno profonde come quelle del Santo Padre, ma vi sarà sempre quello sforzo di riflettere sul seguire Gesù: non solo incontrarlo, ma seguirlo, ogni giorno. E’ impegnativo, certo. Gesù non ci promette una gita, ma ci promette una vita che ha un senso. Non stiamo battendo l’aria: noi conosciamo Gesù, che seguiamo, e così, guardando indietro, non ci sentiamo di aver perso il nostro tempo o la nostra vita, ma possiamo essere rinnovati ogni giorno e non finiremo mai di seguirlo.

     
    D. - Le sue meditazioni, eminenza, saranno essenzialmente spirituali o saranno anche accompagnate da esempi di vita sacerdotale concreta, vissuta?

     
    R. - Sì: ci saranno alcuni esempi. Io sono stato sacerdote e vescovo in Nigeria per 25 anni, e altri 25 anni nella Curia Romana. Ci sarà qualche esperienza da condividere: più si condividono le esperienze vissute, più autentica è la testimonianza. Certo, l’esperienza di una persona non sarà esattamente uguale a quella di un’altra, ma la grazia di Dio può aiutarci. Alla fine, è lo Spirito Santo che illumina i cuori nei modi che sa Lui. Il risultato dipende dalla risposta della singola persona, che è diversa.

     
    D. - Lei è stato per tanti anni diretto collaboratore di due Papi, e molte volte ha vissuto gli esercizi spirituali della Quaresima. Che cosa rappresenta per gli uomini della Curia Romana questa pausa dalle loro numerose responsabilità?

     
    R. - La risposta, in senso generale, è uguale per tutti. Tutta la nostra vita deve essere per Dio. Però, essendo noi persone umane, siamo soggetti a distrazioni. Allora è bene, e la storia della Chiesa lo dimostra, che di quando in quando dedichiamo un tempo speciale a Dio, anche se tutta la nostra vita è per Dio. Non abbiamo la capacità di concentrarci tanto, sempre. E allora, ecco sei giorni di concentrazione, nei quali noi non ci preoccuperemo dei doveri di ogni giorno ma, con Gesù al centro, davanti a lui - ascoltando, meditando, pregando, cantando - cerchiamo di capire meglio ciò che Egli vuole. Come potremmo svolgere meglio tutti i nostri, pur importantissimi, doveri quotidiani.

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    Oggi in Primo Piano



    A Bari la cerimonia di consegna al Patriarcato di Mosca della chiesa russa di San Nicola

    ◊   Si svolge nel pomeriggio di oggi a Bari la cerimonia di consegna al Patriarcato di Mosca della chiesa russa di San Nicola. Presenti all’evento, il capo di Stato italiano Giorgio Napolitano, e quello russo Medvedev. In rappresentanza di Benedetto XVI, ci sarà il cardinale Salvatore De Giorgi, arcivescovo emerito di Palermo, mentre per il Patriarcato di Mosca interverrà il vescovo Mark. Ma quale valore ha questo evento? Isabella Piro lo ha chiesto all’arcivescovo di Bari-Bitonto, mons. Francesco Cacucci:

    R. – E’ un segno ulteriore, di una cordiale vicinanza da parte del Patriarcato ortodosso-russo a Bari, perché i pellegrini russi sono costantemente presenti presso la tomba di San Nicola; anche i metropoliti russi sono di casa, qui a Bari, a San Nicola. Devo ricordare che l’attuale Patriarca Kirill è venuto più volte qui a Bari, ed anche io l’ho visitato a Mosca; esiste cioè, con lui, un rapporto di amicizia.

     
    D. – Ecco, è sicuramente una cerimonia dal forte carattere ecumenico; a che punto si è, secondo Lei, su questo cammino?

     
    R. – Dei passi in avanti si sono fatti. C’è un atteggiamento di grande rispetto da parte del Patriarcato di Mosca nei confronti di Benedetto XVI; contemporaneamente, bisogna dire che un clima di maggiore comprensione e di preoccupazione reciproca di fronte ai fenomeni culturali di radicalismo nell’ambito della cultura occidentale, credo che sia anche un motivo per poter accelerare il cammino verso una comunione più piena.

     
    D. – Questa cerimonia, lo ricordiamo, si sarebbe dovuta svolgere a dicembre; è stata poi rinviata per la scomparsa del Patriarca Alessio II. Cosa è cambiato, nel frattempo?

     
    R. – E’ cambiata soltanto la data, perché il clima di fraternità, di attesa, di desiderio di comunione è lo stesso. Naturalmente, in quella circostanza, il dolore per la morte del Patriarca Alessio II ha coinvolto anche la città di Bari, tant’è che è stato indetto il lutto cittadino, e questo è stato molto apprezzato dal Patriarcato di Mosca.

     
    D. – Durante la cerimonia, verranno letti due messaggi: uno da parte di Benedetto XVI e uno da parte del nuovo Patriarca di Mosca, Kirill. Cosa ci si aspetta da questi documenti?

     
    R. – Due messaggi di cordialità reciproca e di desiderio di camminare ancora più strettamente insieme.

     
    D. – San Nicola cosa rappresenta per i baresi e cosa rappresenta per i russi?

     
    R. – San Nicola e Bari sono una sola cosa; questo denota non solo una devozione, nei confronti di questo santo, ma il respiro che Bari vive sempre, guardando ad Oriente. Cioè, la devozione verso San Nicola ha un’universalità che, per gli ortodossi, non ha pari, dopo la Vergine Santissima.

     
    D. – Eccellenza, la chiesa di San Nicola era stata fondata nel 1913, per raccogliere i pellegrini russi; quali sono stati, poi, i passaggi successivi della sua storia?

     
    R. – I passaggi successivi sono stati riferiti alla vendita di questa chiesa al comune di Bari, a motivo anche di situazioni storiche legate alla caduta dello zar. E’ chiaro che, anche durante il regime comunista russo, non è stato possibile avere dei rapporti con le autorità religiose russe. Quando, con l’avvento di Alessio II, si è creato un clima nuovo, allora è venuto un sacerdote, rappresentante del Patriarcato di Mosca, ed ha creato le condizioni perché ci fosse la proposta e l’offerta – da parte del governo italiano – della chiesa russa. Il governo italiano, naturalmente, la acquisisce - con una permuta - dal comune di Bari, la consegna al governo russo che, a sua volta, la offre al Patriarcato di Mosca.

     
    D. – In conclusione, lei cosa si auspica che emerga da questo gesto così significativo?

     
    R. – Un amore ancora più grande per l’ecumenismo, un desiderio di comunione ancora più grande, che mi auguro possa avere segni ulteriori qui a Bari.

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    Al via a Roma il ciclo di conferenze a 20 anni dalla Christifideles Laici

    ◊   Occorre che il laicato cattolico torni ad essere una presenza e una voce positiva della Chiesa nel mondo. E' l'invito che il prof. Salvador Pié-Ninot ha rivolto ieri ai partecipanti al corso organizzato a Roma dal Forum Internazionale di Azione Cattolica con l'istituto Laikos della Pontificia Università Gregoriana, in collaborazione con le CVX, Comunità di vita cristiana, e il patrocinio del Pontificio Consiglio per i Laici. Gli incontri, a cadenza settimanale, intendono riflettere sulla vocazione e la missione dei laici nella Chiesa e nella società alla luce dei documenti del Concilio Vaticano II e dell'Esortazione post-sinodale di Giovanni Paolo II "Christifideles Laici", che Papa Benedetto XVI ha definito come "la Magna Charta del laicato cattolico nel nostro tempo". Quali gli aspetti positivi realizzati in questi anni e quale la responsabilità delle nuove generazioni di laici e laiche? Pietro Cocco ne ha parlato con il prof. Piè-Ninot:

    R. – L’apostolato dei laici e la teologia del laicato sono stati molto importanti per il Vaticano II, perché hanno dato la spinta – per esempio – per comprendere la categoria “popolo di Dio”, e poi il recupero del Battesimo e che tutti siamo chiamati alla santità – non è una cosa esclusiva di qualcuno - e, infine, l’aspetto della testimonianza nel mondo concreto della famiglia, del lavoro, della politica, della cultura …

     
    D. – Questo ciclo di conferenze si presta proprio a questo tipo di riflessione. Che cosa andrebbe ripreso, rilanciato, dell’insegnamento del Magistero della Chiesa sul laicato?

     
    R. – Penso che sia importante rilevare che 20 anni fa è stato tenuto un Sinodo sui laici e dopo è uscita l’Esortazione apostolica di Giovanni Paolo II, “Christifideles laici”, che è uno slancio, un grido forte perché il laicato sia presente. Quali erano le novità dopo il Concilio, che la “Christifideles laici” voleva raccogliere? Prima di tutto, il tema dei ministeri dei laici: come i laici nelle parrocchie aiutano, svolgono dei ministeri: c’è una collaborazione. Ma ciò che è specifico compito del laico è il suo inserimento nel mondo, nelle strutture culturali, familiari, educative, politiche. Pertanto, manca forse proprio questo slancio nella missione.

     
    D. – La stagione dei movimenti è una stagione in cui la missione dei laici all’interno della Chiesa e anche come Chiesa nel mondo, acquista una sua diversificazione, una sua consistenza. Qualcuno teme che sia stata però anche una stagione di frammentazione del laicato …

     
    R. – Questi nuovi movimenti hanno come nome non “movimenti dei laici”, ma “movimenti ecclesiali”. In questo senso, pertanto, hanno una preoccupazione molto “intraecclesiale”, giusta: totalmente giusta. E dopo, in questa preoccupazione ecclesiale, hanno il loro carisma di presenza nel mondo. L’impostazione importante è: facciamo una Chiesa di comunione, facciamo delle esperienze. Evidentemente, malgrado tutto, questi movimenti fanno vedere che è possibile avere fede in un mondo secolarizzato come quello europeo. Siamo chiari: la Chiesa fa fatica ad essere presente nella trasmissione della fede, e non si può negare che questi nuovi movimenti, con le loro diverse caratteristiche, sono segni di novità e anche di forza evangelizzatrice. Ma è vero: manca ancora un po’ più di teologia del laicato.

     
    D. – Quindi, su quali aspetti – secondo lei – bisognerebbe tornare, proprio anche alla luce del Magistero del Concilio?

     
    R. – Penso che sia tutto nella scia della dottrina sociale della Chiesa, per dirla in breve. Manca una certa presenza, più concreta, dei laici cattolici impegnati come missione nel mondo. Non è facile: questa è la sfida! Quando siamo in gruppo, siamo protetti dal gruppo, ma quando uno è presente nell’ambito della bioetica, o della politica, o dell’educazione, spesso è solo ed è comprensibile che sia faticoso essere presenti. Ecco perché mi chiedo: come possiamo fare?, perché malgrado queste difficoltà non perdiamo questa presenza alle frontiere del mondo.

     
    D. – La presenza di cristiani battezzati è lievito nella società …

     
    R. – Penso che questo sia il punto. Fondamentale. E’ quello che il Concilio dice nella “Lumen gentium”, quando parla della “indole secolare del laicato”. Io spero che questo corso che stiamo tenendo possa aiutare a dire: attenzione, quello che stiamo facendo va bene ma dobbiamo sottolineare con più forza il ruolo del laicato nel cuore del mondo, nel cuore della storia, anche conoscendo le nuove sfide, affinché faccia atto di presenza e testimonianza del Vangelo. E se non c’è il laicato alle frontiera del mondo, la Chiesa resterà un po’ chiusa …

     
    D. – E' sempre valido l’invito di Giovanni Paolo II “non abbiate paura!” a perdersi nel mondo: è un’identità che si realizza proprio nel servizio agli altri fratelli …

     
    R. – Esatto! Io so che questo non è facile: tutti lo sappiamo. Anche perché nell'affrontare le sfide non facili della politica, della cultura, della bioetica, non è facile essere credente, militante – nel senso più nobile - e nello stesso tempo dialogante. Ecco, io penso che dobbiamo trovare delle forme concrete di testimonianza, nel lavoro, nella professione medica, o di docente, o di servizio pubblico o di qualsiasi altra cosa, malgrado le ambiguità, la secolarizzazione, molti problemi etici. Ecco, senza creare una spaccatura con la gente si può dare una testimonianza che sia benevola e credibile. Per fare questo, ci vuole una capacità, una convinzione, un’esperienza religiosa: il laico dev’essere un religioso nel senso spirituale, cioè non deve vivere il cristianesimo come ideologia, ma deve avere una convinzione di fede, vivere di Eucaristia, di preghiera, di presenza professionale, familiare e via dicendo. E’ questa, la sfida!

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    Quaresima: tempo per riscoprire il senso del digiuno. La riflessione di mons. Nosiglia

    ◊   Il messaggio del Papa per questa Quaresima invita a riscoprire il digiuno non come una mortificazione fine a se stessa, ma come uno strumento per riannodare l'amicizia con Dio e aprire il cuore alle persone in difficoltà. Ascoltiamo in proposito l'arcivescovo di Vicenza Cesare Nosiglia, al microfono di Fabio Colagrande:

    R. – Il messaggio del Papa è molto significativo e concreto perché collega con il digiuno, la scelta di privarsi di qualcosa per aiutare il prossimo che si trova in difficoltà. Questo significa anche acquisire uno stile di vita un po’ diverso da quello che eravamo abituati ad avere. E’ un aspetto educativo, questo, fondamentale per le nostre famiglie, per le nostre comunità. Non si tratta solo di dare dei soldi ma si tratta, in fondo, di investire se stessi con un impegno di tipo spirituale, di conversione e di interiorità per cui il digiuno fa crescere questa forza interiore che ti rende capace di vedere anche i bisogni degli altri.

     
    D. – Come sta vivendo Vicenza, una delle città del nord-est, considerata ricca, produttiva, questo momento di crisi economica?

     
    R. – Proprio perché è una zona dove circolavano tanti soldi e tante risorse, il fatto di essere in una condizione, adesso, di difficoltà per molte imprese, crea un po’ di panico, crea anche un atteggiamento che può sembrare difficile da superare. Quindi stiamo cercando di muoverci su un terreno che è quello proprio delle nostre comunità, sulla formazione, ad un corretto uso del denaro, delle risorse, al rispetto dei rapporti di solidarietà, perché io credo che la crisi necessiterà, una volta superata, di non correre il rischio di ripetersi ciclicamente. Questo stile di vita nuovo, il senso di responsabilità etico e sociale, da parte di tutti, sono decisivi per poter garantire una gestione, non solo della crisi, ma del tempo che viene dopo. Comunque noi, come diocesi, abbiamo riunito al tavolo tutta la realtà produttiva per cui ciascuno ha detto quello che sta facendo per trovare delle sinergie, delle collaborazioni, per dare una risposta soprattutto a quelle famiglie, a quei lavoratori che perdono il lavoro o che sono in cassa integrazione o addirittura in mobilità. Abbiamo tracciato anche un programma molto concreto che comporta anzitutto il potenziamento dei centri di ascolto e di accoglienza della Caritas, in tutte le nostre parrocchie e nei vicariati, perché diano una risposta, soprattutto per le necessità immediate, in modo che la gente si senta comunque accolta, possa parlare, possa ricevere dei segni concreti, immediati, di sostegno.

     
    D. – Dunque, dalla Chiesa arriva l’invito a vivere la crisi come un’opportunità per recuperare valori etici e di solidarietà...

     
    R. – Questo è decisivo perché non è solo questione di soldi o di risorse da mettere in campo. Prima bisogna educarsi ad un nuovo stile di vita: soprattutto qui, dove giravano tanti soldi, bisogna recuperare un’eticità, una moralità di fondo, una sobrietà di vita. Quindi il tempo di Quaresima viene propizio, proprio perché è tempo di penitenza, conversione, questo digiuno è inteso proprio come impegno anche di carità ma anche come impegno di superamento di una certa strategia di vita, secondo la quale, adesso, non si sta attenti all’uso del denaro, all’uso delle risorse, quindi dimenticando anche la dimensione di una solidarietà che nasce dal sacrificio, dal tuo impegno che deve essere, quindi, un fatto spirituale e fondamentale per crescere in una fede che diventa poi, vita concreta di rapporto con il tuo prossimo. (Montaggio a cura di Maria Brigini)

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    La poesia radicata nel cuore romano: padre Zappatore racconta il suo sonetto al Papa

    ◊   “E’ molto bello sentir parlare un po’ in romanesco e sentire che la poesia è profondamente radicata nel cuore romano”: con queste parole, Benedetto XVI ha ringraziato il padre carmelitano Lucio Maria Zappatore che, giovedì scorso durante l’incontro con il clero romano, ha recitato un sonetto dedicato alla prossima visita del Papa in Campidoglio. In questa intervista di Luca Collodi, introdotta dalla poesia, padre Zappatore – parroco di Santa Maria Regina Mundi, nel quartiere di Torrespaccata - racconta la sua passione per la rima in romanesco e il suo essere sacerdote nella Città Eterna:

    "Er Papa che salisce ar Campidojo
    è un fatto che te lassa senza fiato,
    perché ‘sta vorta sòrte for dar sojo,
    pe creanza che tiè ‘n bon vicinato.

     
    Er Sindaco e la giunta con orgojo
    jànno fatto ‘n invito, er più accorato,
    perchè Roma, se sà, vojo o nun vojo,
    nun po’ fà propio a meno der papato.

     
    Roma, tu ciài avuto drento ar petto
    la forza pe portà la civirtà.
    Quanno Pietro t’ha messo lo zucchetto,
    eterna Dio t’ha fatto addiventà.
    Accoji allora er Papa Benedetto
    che sale a benedìtte e a ringrazià!"
     D. – Padre Lucio, questo è il sonetto che lei, giovedì scorso, ha dedicato a Papa Benedetto. Come nasce questa sua vena poetica?

     
    R. – La mia vena poetica è nata con la morte di Papa Giovanni Paolo II. Ho cominciato a scrivere delle poesie per lui e da quel momento non ho smesso più.

     
    D. – Secondo lei, oggi è possibile fare una liturgia in romanesco?

     
    R. – No. Una domanda che mi hanno fatto è se nelle prediche io adopero il romanesco: proprio in maniera del tutto eccezionale. Il Belli si rifiutò di mettere il Vangelo in romanesco perché non lo riteneva adatto. (Montaggio a cura di Maria Brigini)

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    Notte bianca degli scout europei a Roma sulle orme di San Paolo

    ◊   Una notte bianca per ripercorrere i passi dell’ Apostolo Paolo a Roma. E’ l’iniziativa promossa dai capi, rover e scolte delle guide e scout d’Europa cattolici, che si è svolta nella notte nella capitale. Al cammino hanno preso parte oltre 250 giovani, che accogliendo l’invito fatto da Benedetto XVI in occasione del Giubileo paolino, hanno ripercorso i luoghi dell’Apostolo delle genti. Il servizio di Marina Tomarro:

    Dalla via Appia al carcere Mamertino, per poi arrivare all’Abbazia delle Tre Fontane e concludere il cammino nella Basilica di San Paolo fuori le Mura. Sono alcune tappe che hanno condotto nella notte oltre 250 scout europei a ripercorrere in 15 km circa, il cammino che fece l’apostolo Paolo a Roma, dal suo arrivo nella città fino al martirio. E in questo piccolo viaggio durante la notte, tante sono state le emozioni dei giovani partecipanti. Ascoltiamo alcune testimonianze:

     
    “Per me, è stato un riscoprire San Paolo. Noi veniamo dalla Toscana, quindi è stato proprio voluto: è stato un invito accolto; faticoso ma rientra comunque nel concetto di fare strada e quindi di sacrificio, e ci ha permesso di arrivare anche a certe conclusioni che altrimenti, secondo me, non avremmo colto”.

     
    “Sono state dieci ore intense, dieci ore in cui abbiamo camminato, abbiamo condiviso un pò l’esperienza faticosa di San Paolo; allo stesso tempo, ci fa capire un po’ la forza e il coraggio di affrontare tutte le difficoltà che ogni giorno ci troviamo di fronte, come davvero lui le ha affrontate, con tutte le avversioni che ha avuto, fino alla sua morte qui, a Roma”.

     
    “E’ un’esperienza sicuramente bella, formativa; la stanchezza è tantissima però altrettanta è la gioia che ci portiamo a casa grazie a questa esperienza”.

    E durante le varie tappe i ragazzi si sono fermati a pregare e a riflettere sulle parole che l’Apostolo delle genti ci ha lasciato attraverso le sue Lettere. Ma cosa ricorderanno in particolare di questa lunga notte? Ascoltiamo ancora alcuni commenti:

    “Penso a quando siamo stati alle Tre Fontane: abbiamo fatto quei cento metri fino all’Abbazia cantando tutti insieme: è stato molto emozionante ripercorrere gli ultimi passi che ha fatto San Paolo prima di essere martirizzato”.

     
    “Ricorderò lo sguardo dei ragazzi durante la Messa finale: stanchi, stanchi, stanchi ma pieni di gioia, di felicità e di contentezza per l’esperienza vissuta”.

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    Chiesa e Società



    La Chiesa in Spagna celebra la Giornata ispanoamericana

    ◊   Le diocesi della Spagna celebrano oggi la “Giornata ispanoamericana”, una ricorrenza che desidera sottolineare il “ponte” che unisce le Chiese in terra di Spagna e quelle del Continente americano; ad organizzare l’annuale ricorrenza è la Commissione episcopale spagnola per le missioni e la cooperazione tra le Chiese, che ha scelto come motto per l’anno 2009: “L’America unita a Cristo vive la Missione”. Lo slogan fa riferimento a due realtà di attualità: il Congresso Americano Missionario (CAM), svoltosi a Quito nell’agosto scorso, e l’Anno Paolino, nel cui contesto è scaturita l’Istruzione pastorale sulla missione ad gentes approvata dall’Episcopato spagnolo nel novembre 2008. In occasione della Giornata, la Pontificia Commissione per l’America Latina ha indirizzato un Messaggio a tutti i Vescovi spagnoli, firmato dal cardinale presidente Giovanni Battista Re e dall’arcivescovo segretario Octavio Ruiz Arenas. Il testo ricorda come la celebrazione della Giornata inviti a rivolgere lo sguardo alla realtà dell’America latina, una realtà complessa sottoposta a rapidi cambiamenti in diversi ambiti della vita politica, economica, sociale e religiosa con ripercussioni non sempre positive sulla vita delle persone. Cambiamenti nei quali il progresso tecnologico occupa un posto rilevante, rivelatisi tuttavia incapaci di ridurre il divario sempre più profondo tra fasce sociali abbienti e svantaggiate. Davanti alla crisi della fede religiosa e al compito urgente dell’evangelizzazione, richiamato dal recente Sinodo dei Vescovi sulla Parola di Dio e dalla Conferenza di Aparecida, il Messaggio esorta a lasciarsi ispirare dall’Apostolo Paolo, il quale per fronteggiare le sfide di un ambiente ostile all’annuncio del Vangelo attinse forza dall’incontro con la Persona, con il Dio fatto uomo venuto ad incontrare ogni creatura in modo personale. L’annuncio del Vangelo – osserva ancora il documento – non consiste nella fredda trasmissione di una dottrina, ma nella testimonianza della propria esperienza dell’incontro con la persona di Gesù, l’unica risposta agli interrogativi dell’uomo, l’unica fonte di salvezza per gli esseri umani di tutte le epoche. Nella nota di presentazione della giornata, mons. Ramon del Hoyo, vescovo di Jaen (Spagna) afferma che “la Conferenza episcopale spagnola ha sempre voluto mettere in risalto, in occasione di questa commemorazione annuale, l’Opera di cooperazione sacerdotale ispanoamericana (OCSHSA), e la generosa presenza di tanti consacrati di Istituti religiosi, movimenti ecclesiali e laicali in favore dell’evangelizzazione di quelle chiese nel Continente americano”. Sono 13 i sacerdoti diocesani che, durante il 2008, hanno avuto come destinazione alcuni tra i Paesi ispanoamericani. I sacerdoti diocesani spagnoli, che lavorano in tutto il Continente americano, sono 754, dei quali, 128 vivono in Perù, 76 nel Venezuela, 74 in Brasile e 73 negli Stati Uniti. In occasione di questa giornata si fa anche una colletta nelle chiese delle diocesi spagnole: nel 2008 sono stati raccolti quasi centomila euro. (M.V. – I.A.)

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    Panama. La Chiesa lancia la Grande Missione Nazionale

    ◊   Oggi il lancio ufficiale da parte della Chiesa panamense della Missione Nazionale presso la Basilica Minore di San Michele Arcangelo, in concomitanza con la celebrazione eucaristica della festività del Cristo di Atalaya. A presiedere il rito – riporta l’agenzia Fides - monsignor José Luis Lacunza, presidente della Conferenza episcopale panamense, alla presenza dei vescovi locali e dei sacerdoti delle diverse diocesi. La Conferenza episcopale panamense si unisce così alla Grande Missione Continentale, che punta a mettere la Chiesa in stato permanente di missione al fine di impegnare tutti i cattolici a portare il Vangelo di Gesù Cristo ai tanti fratelli che ancora non lo conoscono o si sono separati della fede cattolica. “È’ un appello a lanciarci in una grande missione in tutto il Continente, portando il messaggio di una vita piena per tutti, di una vita più degna in Cristo, per ogni uomo e per ogni donna dell’America Latina e dei Caraibi, e nel nostro caso del Panama”, affermano i vescovi nel loro messaggio. Prevista durante la celebrazione della Santa Messa la consegna del cosiddetto “Trittico della Missione” a ciascun vescovo, al quale verrà anche assegnata una delegazione di missionari e di missionarie della rispettiva diocesi. Il “Trittico della Missione” venne consegnato, come si ricorderà, da Benedetto XVI a tutti i vescovi dell’America Latina durante il lancio della Missione Continentale, avvenuto lo scorso 17 agosto 2008, in Ecuador, nell’ambito del Terzo Congresso Missionario Americano (CAM 3). La Grande Missione a Panama durerà fino al 2013, anno in cui in cui in tutte le diocesi si celebreranno i 500 anni di evangelizzazione. (A. M.)

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    I vescovi del Paraguay in assemblea plenaria

    ◊   Al via domani l’assemblea plenaria ordinaria dei vescovi del Paraguay, che si riuniranno fino a venerdì 6 marzo per delineare le principali linee pastorali che guideranno la vita ecclesiale nel Paese. Si tratta della prima assemblea del 2009. Tra i temi in agenda – riporta l’agenzia Fides - la metodologia per portare avanti la Missione Continentale e le iniziative per favorire la corresponsabilità dei fedeli nel sostegno economico alla Chiesa. Nel corso dei lavori si studieranno inoltre diversi temi riguardanti il lavoro pastorale quali la catechesi nelle scuole cattoliche e gli statuti dell’Istituto di Pastorale giovanile. L’assemblea terminerà con la designazione dei segretari esecutivi di alcuni coordinamenti pastorali nazionali e la presentazione delle relazioni del seminario maggiore nazionale e degli organismi dipendenti dalla Conferenza episcopale. (E. B.)

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    Da domani la plenaria dei vescovi tedeschi

    ◊   La Conferenza episcopale tedesca si riunisce da domani al 5 marzo ad Amburgo per l’assemblea plenaria di primavera, presieduta dall’Arcivescovo di Friburgo, mons. Robert Zollitsch, a capo dell’Episcopato tedesco. Al centro delle consultazioni dei 68 membri della Conferenza si colloca la sessione di studio sulla crisi economica e finanziaria, che sarà introdotta dallo stesso mons. Zollitsch; all’approfondimento contribuiranno la presentazione di una riflessione ecclesiale sulla problematica da parte dell’arcivescovo Reinhard Marx e relazioni di esperti concernenti alcuni aspetti dell’economia e dell’etica sociale. Altri temi in agenda includono la pastorale delle cure palliative e la pubblicazione del documento su “La celebrazione della Santa Messa. Mistero, bellezza e ordinamento della Sacra Liturgia”. Nel corso dei lavori i vescovi riceveranno specifiche comunicazioni da parte delle diverse Commissioni episcopali ed elaboreranno alcuni criteri di qualità per le scuole cattoliche; in attenzione ai problemi del momento, la plenaria rifletterà anche sulle sfide a lungo termine dell’assistenza sociale nei prossimi anni. Oggetto di confronto e scambio saranno inoltre le riflessioni della XII Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi e la formulazione congiunta di appelli per l’azione di Pentecoste dell’opera RENOVABIS e per la Domenica della Diaspora, l’annuale iniziativa dei Vescovi per i fedeli residenti in aree non cattoliche della Germania, dell’Europa settentrionale e del Baltico. Alla sessione inaugurale saranno presenti il Nunzio Apostolico Jean-Claude Périsset nonché alcuni Vescovi ospiti provenienti da Haiti, Burkina Faso e Filippine, che si trovano al momento in Germania a motivo della campagna quaresimale di Misereor, l’organismo caritativo dell’episcopato tedesco. (M.V.)

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    Australia. Cattolici e anglicani uniti in preghiera per la Quaresima

    ◊   Durante la Quaresima 2009 a Brisbane, la capitale dello Stato australiano del Queensland, ricorre il 150.mo anniversario dell’istituzione dell’arcidiocesi cattolica e di quella anglicana della città. Per l’occasione, come riporta l’agenzia Fides, l’arcivescovo cattolico John Alexius Bathersby e l’arcivescovo anglicano Phillip Aspinall hanno deciso di scrivere una lettera congiunta da inviare ai fedeli delle due comunità, per sottolineare lo spirito ecumenico di unità in Cristo Gesù. I vescovi affermano di riconoscere l’azione dello Spirito Santo all’interno delle comunità, che ha dato segni concreti di cooperazione, molto cresciuta negli ultimi 50 anni, contribuendo addirittura all’istruzione teologica e alla formazione comune dei seminaristi nel Collegio teologico di Brisbane. L’invito ai fedeli è, dunque, di vivere questa Quaresima con incontri di preghiera comune, momenti di raccoglimento e di meditazione, come quello, solenne, che si terrà il 27 marzo nella Cattedrale di San Giovanni. (R.B.)

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    La comunità di Sant’Egidio distribuisce aiuti umanitari nel nord Kivu

    ◊   Sono circa un migliaio le famiglie ospitate nel campo profughi di Mugunga II, nella zona di Goma, nord Kivu (Repubblica democratica del Congo), che hanno ricevuto una tenda e un pacco di vestiti nel corso della prima distribuzione di aiuti umanitari effettuata da una delegazione della Comunità di Sant’Egidio composta da 90 volontari delle comunità di Bukavu, Goma, del vicino Rwanda e alcuni arrivati da Roma insieme con l’assistente ecclesiastico Matteo Zuppi e con don Francesco Tedeschi. Gli aiuti, che in questa prima fase hanno privilegiato disabili e anziani, normalmente non raggiunti dalle ong, sono un segno di speranza e di pace, il frutto di una grande colletta che ha coinvolto tutto il mondo, una dimostrazione concreta dell’amicizia che nasce dal Vangelo. Il campo Mugunga II ospita circa 20mila persone, profughi del genocidio ruandese del 1994, rifugiati hutu e di tutte le guerre che negli ultimi 15 anni hanno insanguinato la Regione dei Grandi Laghi. Tra queste, ben quattromila famiglie saranno raggiunte dalla prossima distribuzione di aiuti. La Comunità di Sant’Egidio ha anche piantato una bandiera là dove sorgerà una scuola per 300 bambini del campo, che assicurerà la scolarizzazione attraverso l’impegno di insegnanti residenti nel campo stesso.(R.B.)

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    Campagna Unicef contro la polio in otto Paesi dell’Africa occidentale

    ◊   Oltre 53 milioni di bambini sotto i cinque anni stanno per essere vaccinati contro la polio grazie ad una campagna che verrà portata avanti contemporaneamente in otto Paesi dell’Africa occidentale: Benin, Burkina Faso, Costa d’Avorio, Ghana, Mali, Niger, Togo e Nigeria. L’obiettivo dell’iniziativa – si legge in un comunicato dell’Unicef - è quello di raggiungere tutti i bambini: sia quelli in aree rurali più remote, sia quelli in zone urbane più popolate. La campagna mobilita team dei ministeri della Sanità dei Paesi con il sostegno di Unicef, Oms, Rotary International e altri partner. Attualmente, sono solo quattro i Paesi del mondo in cui la polio è endemica, rispetto agli oltre 125 del 1998: Afghanistan, India, Nigeria e Pakistan. Nel 2008 sono stati segnalati 803 casi di polio in Nigeria. La campagna mira a raggiungere una copertura di massa per arrestare la diffusione del virus. Il costo totale è di 29 milioni di dollari per sette Paesi, con l’aggiunta di 38 milioni per la Nigeria. La somma comprende il costo dei vaccini e le campagne di mobilitazione sociale e di controllo. (A.L.)

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    Tre suore visitandine giapponesi rimpatriate dopo 10 anni in Siberia

    ◊   Tre suore della Visitazione giapponesi, ultrasettantenni, sono tornate nella propria residenza nella diocesi di Niigata, dopo essere state in missione per dieci anni nella provincia siberiana di Khabarowski. Le religiose – spiega l’agenzia Fides – hanno lasciato il Giappone nel 1998 assieme a due sacerdoti americani Missionari di Maryknoll e si sono prodigate nella ricostruzione della Chiesa annichilita nei gulag staliniani. Fra le urgenze del lavoro pastorale vi erano quella della costruzione ex novo di cappelle e di chiese - come quella di Khabarowski -, quella di restituire fiducia e speranza ai battezzati e, infine, quella di riaprire i rapporti con i fedeli ortodossi. “All’inizio vi erano solo cinque persone a frequentare la Santa Messa. Oggi – afferma una delle tre suore - il numero dei parrocchiani è salito fino a 300. Molte persone, ritrovando nelle loro case simboli ed oggetti legati alla fede cattolica, come il Santo Rosario, hanno riscoperto e rivitalizzato la propria fede”. In questi dieci anni la diocesi di Niigata ha offerto alle religiose anche l’aiuto di tre laici missionari. In pratica si è stabilito come un gemellaggio tra la diocesi giapponese e la provincia siberiana di Khabarowski. I contatti e gli scambi continuano. (A. M.)

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    Studio dell’Unesco sulle lingue a rischio estinzione

    ◊   Presentata a Parigi la versione internet del nuovo “Atlante delle lingue in pericolo nel mondo”, promosso dall’Unesco. Ne dà notizia l’agenzia Misna. Preoccupanti alcuni dati. “Su circa 6 mila lingue esistenti nel mondo più di 200 si sono estinte nel corso delle ultime tre generazioni, 538 sono in situazione critica, 502 seriamente in pericolo, 632 in pericolo e 607 vulnerabili”. Si afferma inoltre che sono ormai 199 le lingue parlate da meno di 10 persone, altre 178 sono invece parlate da gruppi tra 10 e 50 persone. L’Atlante, che ha visto la collaborazione di oltre 30 linguisti, spiega poi che il fenomeno della scomparsa delle lingue si manifesta in tutti i continenti e in condizioni sociali ed economiche molto diverse. Nell’Africa sub-sahariana si parla un terzo del totale delle lingue del mondo, e cioè circa 2 mila lingue diverse. Ma è probabile che nei prossimi 100 anni ne scompaiano il 10 per cento. La scomparsa di una lingua comporta l’eliminazione di numerose forme del patrimonio culturale. Il direttore dell’Unesco, Koichiro Matsuura, sottolinea “la perdita della preziosa eredità costituita dalle tradizioni e dalle espressioni orali, dai poemi alle leggende, fino ai proverbi e ai motti di spirito della comunità che le parla”. (E. B.)

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    24 Ore nel Mondo



    Vertice Ue contro la crisi. Appello dei Paesi dell'est per un piano di aiuti

    ◊   Europa in cerca di un’intesa sulla crisi economica al vertice dei ventisette che si svolge oggi a Bruxelles. Aiuti e di Stato e allarme protezionismo ancora al centro dei colloqui, mentre dai Paesi dell’est in difficoltà arriva un accorato appello alla solidarietà europea, nel rispetto delle regole del mercato unico. Il servizio di Marco Guerra:

    Rilancio dell'economia, supervisione dei mercati finanziari, misure per il settore dell'auto. Sono questi i temi sul tappeto del vertice informale dei leader dei ventisette Paesi Ue, in vista del cruciale appuntamento del G 20 di Londra. Ma ad animare i colloqui tra i capi di Stato e di governo europei è soprattutto la questione del protezionismo. È ancora presente, infatti, l’eco delle polemiche tra la Francia e alcuni Stati dell’est, per gli aiuti concessi da Parigi alle case automobilistiche Peugeot e Citroen a condizione che non avessero delocalizzato i loro stabilimenti nella Repubblica Ceca. Suona dunque come un monito la bozza di dichiarazione finale, dove si afferma che "il summit deve garantire che il mercato unico venga sfruttato al massimo quale motore di ripresa a sostegno della crescita e dell'occupazione”. Il testo recita inoltre che “Stati dell'Unione riconoscono che sbloccare i canali di credito è un elemento cruciale per l'efficacia degli impulsi fiscali adottati dai singoli Paesi". Il timore principale è che si possano allargare gli squilibri tra i Paesi dell’Europa occidentale e i nuovi entrati dell’ex blocco sovietico che, dopo un periodo di forte crescita, si sono trovati particolarmente esposti alla crisi finanziaria. È un appello alla “solidarietà europea” e a resistere ''ad ogni tentazione di protezionismo'' è stato lanciato al pre vertice tenutosi stamani tra i rappresentati di Repubblica ceca, Ungheria, Romania, Bulgaria, Lituania, Lettonia, Estonia, Polonia e Slovacchia; a margine del quale il premier ungherese Gyurcsany ha chiesto un piano di aiuti da 190 miliardi di euro per sostenere il settore finanziario dell’Europa orientale.

     
    Vertice Asean
    I membri dell’Asean, l'associazione dei Paesi del Sud-Est asiatico, hanno stabilito una zona di libero commercio esente da dazi con Australia e Nuova Zelanda, che si stima possa far crescere l’economia dei 12 Stati di oltre 48 miliardi di dollari entro il 2020. L’accordo è stato annunciato nel corso del 14.mo vertice dell’organizzazione, che si è aperto venerdì nella località balneare thailandese di Hua Hin. Un accordo simile già esiste tra i Paesi Asean, come pure tra loro e Giappone, Cina e Corea del Sud. Dal Summit è stato lanciato anche un appello per "una riforma coraggiosa e urgente del sistema finanziario internazionale" auspicando maggiore voce in capitolo per i Paesi in via di sviluppo. In secondo piano, invece, i colloqui sui diritti umani. Dal vertice si attende, infatti, una decisione sul dramma dei Rohingya, popolazione che fugge dal Myanmar, dove è perseguitata, per rifugiarsi in Thailandia, Malaysia e Indonesia.

    Somalia
    Aperture al dialogo sul cessate il fuoco e sull’applicazione della legge islamica sono state espresse ieri dal nuovo presidente della Somalia, Sharif Sheikh Ahmed, dopo l’incontro con una delegazione di capi religiosi stranieri e di capi tribù somali che, di fatto, tengono sotto controllo molte aeree del Paese. La rappresentanza di capi religiosi di Arabia Saudita, Qatar, Kuwait e Sudan è attualmente impegnata in una mediazione a Mogadiscio per tentare di trovare un accordo di tregua tra governo e ribelli islamici.

    Afghanistan
    Il presidente afghano Hamid Karzai ha firmato oggi un decreto con il quale chiede alla Commissione elettorale di anticipare ad aprile la data delle elezioni presidenziali, previste per il 20 agosto. La richiesta di Karzai si basa ufficialmente su un articolo della Costituzione secondo cui le elezioni devono tenersi almeno un mese prima della fine del mandato presidenziale di cinque anni, che nello specifico scade il 21 maggio prossimo. In realtà, l’attuale presidente vuole anticipare la consultazione per evitare un ulteriore calo di popolarità. Gli Stati Uniti si sono comunque pronunciati in favore del mantenimento delle elezioni in agosto, per consentire il dispiegamento dei circa 17 mila soldati che verranno inviati nel sud del Paese nei prossimi mesi, in modo tale che “ogni cittadino afghano possa esprimere la propria preferenza politica in un contesto di sicurezza”.

    Medio Oriente
    Almeno cinque palestinesi hanno perso la vita per il crollo di un tunnel nella zona di Rafah, al confine con l’Egitto, avvenuto stanotte a causa delle forti piogge. In mattinata visita a sorpresa nella Striscia di Gaza del rappresentante del Quartetto per il Medio Oriente, Tony Blair, alla vigilia della conferenza internazionale dei donatori in programma domani a Sharm el-Sheikh. Eugenio Bonanata:

    L’obiettivo di Blair è quello di valutare i danni provocati dall’offensiva israeliana per riferire alla conferenza, promossa dall'Egitto, che vedrà la partecipazione di una settantina di Paesi. Secondo i palestinesi servono poco meno di 3 miliardi di dollari per avviare la ricostruzione delle migliaia di case distrutte e per riparare i danni alle scuole e soprattutto agli ospedali. Ma anche altri settori, come l’agricoltura e l’industria, hanno bisogno di interventi: il Fondo Monetario Internazionale ha stimato che oltre l’80 per cento delle famiglie di Gaza vive sotto la soglia di povertà e che la disoccupazione ha ormai superato il 40 per cento. L’Arabia Saudita ha già promesso un miliardo di dollari. 900 milioni dovrebbero arrivare dagli Stati Uniti e 550 dall’Unione Europea. Gli analisti invitano però a considerare anche i risvolti politici della riunione. La diplomazia egiziana è riuscita a riattivare colloqui fra Hamas, Fatah e le altre fazioni palestinesi in vista della formazione di un governo unità nazionale, che, secondo il leader dell’Anp, Abu Mazen, dovrebbe riconoscere Israele. L’obiettivo del presidente Mubarak è adesso quello di mediare il dialogo fra Hamas e lo Stato ebraico che continua a minacciare una dura reazione al lancio di razzi Qassam. Si guarda anche ad una possibile distensione tra la Siria - che sarà presente al vertice - e gli Stati Uniti con il segretario di Stato americano, Hillary Clinton, impegnata a definire il nuovo corso della Casa Bianca sia in Medio Oriente che in Europa.

     
    Tribunale Onu su omicidio Hariri
    Al via oggi all’Aia i lavori del Tribunale speciale dell’Onu sull'omicidio dell'ex premier libanese Hariri, ucciso in un attentato nel 2005, in cui persero la vita altre 22 persone. Al momento non vi sono ancora imputati, ma secondo la stampa libanese, entro l'autunno, quattro ex generali dovrebbero essere trasferiti nella città olandese come sospettati. Sul fronte delle indagini il punto di partenza sono i lavori della Commissione d'inchiesta dell'Onu. L’apertura del processo è un segnale importante per la società libanese: il premier Fouad Siniora ha dichiarato che è stata inaugurata una nuova era di giustizia in Libano.

    Spagna
    Urne aperte nelle regioni autonome spagnole della Galizia e dei Paesi Baschi per il rinnovo dei parlamenti locali. I sondaggi vedono i Popolari in rimonta in Galizia, mentre nei Paesi Baschi si prevede un testa a testa tra Socialisti e Nazionalisti: quest’ultimi rischiano infatti di perdere il potere dopo decenni di governo. La tornata elettorale ha assunto un valore nazionale come test per la tenuta sia del governo Zapatero, sia del Partito Popolare spagnolo recentemente colpito da una serie di inchieste giudiziarie.

    Austria
    Al voto oggi in Austria le regioni della Carinzia e del Salisburgo. Il land meridionale al confine con l’Italia è chiamato alle urne ad appena cinque mesi dalla morte del governatore, Joerg Haider, cui è succeduto Gerhart Doerfler, che i sondaggi danno leggermente in vantaggio sul candidato del partito Socialdemocratico (Spoe). Più scontato invece l'esito nel Salisburgo dove si prevede una conferma dell'attuale governatrice del Spoe, Gabi Burgstaller. I seggi si chiudono oggi alle 17.00; i primi risultati saranno resi noti in serata.

    Russia-Usa
    Attendiamo ''proposte concrete'' da parte del presidente statunitense, Barack Obama, per risolvere le divergenze sullo scudo antimissile. E' quanto ha detto in una intervista il presidente russo: Dimitri Medvedev spera che il tema sia discusso durante il suo incontro con Obama, a margine del G20 di Londra, il 2 aprile. Il nodo della questione rimane l’installazione di radar e rampe di intercettori in Repubblica Ceca e Polonia, avvertiti come una minaccia da parte di Mosca. (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra )
     

     
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIII no. 60
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