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Sommario del 29/05/2009

Il Papa e la Santa Sede

  • Il Papa agli ambasciatori di 8 Paesi: solidarietà e sobrietà perché la crisi economica non diventi catastrofe umana
  • Consegnato il Decreto che riconosce le Cellule Parrocchiali di Evangelizzazione fondate da don Pierini
  • Domani vigilia di Pentecoste: intervista con il vicario generale dell'Ordine dei Frati Minori
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Conferenza stampa del cardinale Bagnasco a conclusione dell'assemblea Cei
  • Abruzzo: lauree ad honorem per gli studenti morti nel terremoto
  • Presentato a Roma un nuovo libro-inchiesta sulla Sindone
  • Forum dell'Ebu a Roma sul ruolo della radio pubblica in Europa
  • Chiesa e Società

  • L’Onu: oltre 50 milioni di disoccupati a causa della crisi
  • India: anche quattro cristiani nel governo di Manmohan Singh
  • Positivo l'incontro fra leader cristiani e governatore dell’Orissa
  • Aiuto dei vescovi inglesi per i profughi pakistani dello Swat
  • L'Onu accusa la polizia kenyana di gravi violazioni dei diritti umani
  • Kenya: messaggio di Pentecoste dell’arcivescovo di Mombasa su unità e pace
  • Cede una diga in Brasile: 4 morti e migliaia di senza tetto
  • Brasile: appello della Caritas per aiuti alle vittime delle alluvioni
  • Cuba: preparativi per i 400 anni dell’apparizione della Vergine della Carità
  • Vietnam: mons. Van Dat chiede al governo di ri-concedere le proprietà confiscate
  • Presentata dal cardinale Re la biografia di Alcide De Gasperi
  • In corso a Roma l’assemblea dell’Unione Superiori Generali
  • Pellegrinaggio a Roma di 5.000 ragazzi Missionari europei per l'Anno Paolino
  • Da domani mostra a Padova in occasione dell’Anno Paolino
  • 24 Ore nel Mondo

  • Nuovo test missilistico della Corea del Nord. L'Onu prepara la condanna
  • Il Papa e la Santa Sede



    Il Papa agli ambasciatori di 8 Paesi: solidarietà e sobrietà perché la crisi economica non diventi catastrofe umana

    ◊   Per superare la crisi economica servono misure comuni improntate allo spirito di solidarietà: è quanto sottolineato da Benedetto XVI nel discorso di stamani agli ambasciatori di Mongolia, India, Benin, Nuova Zelanda, Sud Africa, Burkina Faso, Namibia e Norvegia, ricevuti per la presentazione delle Lettere credenziali. Nel suo intervento, il Papa si è lungamente soffermato sull’attuale crisi economica e sulle vie da intraprendere per superarla. Il servizio di Alessandro Gisotti:

    La povertà rappresenta una grave minaccia alla pace, per questo serve un supplemento di impegno comune per superare la crisi economica: è l’esortazione rivolta dal Papa alla comunità internazionale contenuta nel suo discorso agli otto ambasciatori ricevuti per le Lettere credenziali. Benedetto XVI ha subito affermato che l’attuale crisi economica richiede una presa di coscienza “per edificare una pace autentica in vista della realizzazione di un mondo più giusto e prospero per tutti”. In effetti, ha osservato, le ingiustizie suscitano divisioni tra i popoli e li marginalizzano attentando così alla pace:

     
    “La paix ne peut se construire qu’en cherchant…”
    “La pace – è stata la sua esortazione – non può che costruirsi impegnandosi con coraggio a eliminare le disparità create da sistemi ingiusti, così da assicurare a tutti un livello di vita che permetta un’esistenza degna”. Queste disparità, ha proseguito, sono divenute ancora più dannose a causa della crisi finanziaria ed economica. Ed ha indicato alcuni dei fenomeni più preoccupanti legati alla crisi: la riduzione degli investimenti stranieri, il crollo della domanda di materie prime, la diminuzione degli aiuti internazionali e delle rimesse degli immigrati per i loro famigliari:

     
    “Cette crise peut se transformer en catastrophe…”
    “Questa crisi – è la preoccupazione del Papa – può trasformarsi in una catastrofe umana per gli abitanti di numerosi Paesi fragili”. I primi ad essere colpiti sono i più vulnerabili e tuttavia, ha constatato, questa crisi ha ridotto in povertà anche persone che vivevano in modo dignitoso. La recessione, ha detto con rammarico, può generare delle conseguenze irreversibili e minacciare l’esistenza stessa di molte persone. Primi fra tutti i bambini che devono perciò essere protetti in modo prioritario. D’altro canto, ha rilevato, la disperazione causata dalla crisi economica porta alcune persone alla ricerca di soluzioni violente per sopravvivere. Di qui, il rischio di conflitti interni che possono destabilizzare le società già deboli. Ha così lodato quei Paesi che nonostante le difficoltà hanno deciso comunque di non diminuire il loro aiuto alle popolazioni più colpite dalla crisi. Un esempio, ha avvertito, che va seguito anche dagli altri Paesi sviluppati per permettere a quelli poveri di sostenere le loro economie a difesa dei più bisognosi:

     
    “J’appelle à un supplément de fraternité et de solidarité...” 
    “Invoco un supplemento di fraternità e di solidarietà – è stato il suo appello – e una generosità globale realmente vissuta”. Questa condivisione, ha aggiunto, “chiede ai Paesi sviluppati di ritrovare il senso della misura e della sobrietà nell’economia e nello stile di vita”. Il Papa non ha poi mancato di parlare del ruolo delle religioni in favore della pace, specie in un periodo in cui vengono “attaccate e screditate”. E ciò, ha detto, anche perché negli ultimi anni alcune nuove forme di violenza si sono appoggiate sfortunatamente al nome di Dio per giustificare le proprie azioni. "Mai nominare il nome di Dio invano", ha ribadito il Papa ed ha aggiunto: i leader religiosi devono aiutare i credenti a progredire nella santità e ad interpretare le parole divine nella verità:

     
    "Il convient donc de favoriser l’émergence d’un monde où religions ..."
    “E’ opportuno – ha affermato – favorire l’emergere di un mondo in cui le religioni e le società possano aprirsi le une alle altre”. Il Papa ha auspicato la creazione di uno spazio che renda il dialogo positivo e necessario. Infine, ha assicurato, che la Chiesa cattolica desidera, attraverso il suo contributo, dare una visione positiva dell’avvenire dell’umanità.

     
    Nel discorso all’ambasciatrice indiana, Chitra Narayanan, il Papa ha sottolineato che l’India è un modello di armoniosa coesistenza tra religioni e culture diverse. Un esempio per l’Asia e per il resto del mondo. Quindi, riferendosi alle recenti elezioni nazionali, ha elogiato la prova di democraticità e civiltà offerta dalla società indiana. Ed ha incoraggiato i nuovi eletti a subordinare gli interessi privati al bene comune. Tuttavia, Benedetto XVI non ha mancato di esprimere preoccupazione per le violenze sofferte dai cristiani in alcune aree del Paese. Di qui, l’appello a mostrare “rispetto per la dignità umana” rifiutando l’odio e ogni forma di violenza. Da ultimo, l’assicurazione che la Chiesa cattolica dell’India continuerà a svolgere il suo ruolo di promozione della pace, della riconciliazione tra le religioni, in particolare attraverso l’educazione e la carità.

     
    All’ambasciatore della Mongolia, Danzannorov Boldbaatar, il Papa ha espresso il suo apprezzamento per le ottime relazioni che intercorrono tra questo Paese e la Santa Sede che, tra l’altro, hanno spianato la strada per l’istituzione della Prefettura apostolica di Ulaanbaatar, rendendo così possibile un più efficace coordinamento della cura pastorale della piccola comunità cattolica locale, circa 500 fedeli. Ha quindi ribadito che la libertà religiosa, reintrodotta in Mongolia dopo anni di regime totalitario, è un diritto umano fondamentale. Oggi in questo Paese asiatico, a maggioranza buddista, c’è un profondo rispetto delle diverse tradizioni religiose – ha rilevato – e il riconoscimento che il benessere umano non può essere misurato solo in termini di ricchezza materiale.

     
    Nel discorso all’ambasciatore della Nuova Zelanda, Robert Carey Moore-Jones, il Papa ha sottolineato la responsabilità dei cristiani di testimoniare la profonda relazione con Dio di fronte al rischio di una società secolarizzata e al dibattito sul ruolo della religione nella sfera pubblica. Benedetto XVI ha poi ricordato l’impegno della Nuova Zelanda nel mantenimento della pace in scenari difficili come l’Afghanistan e la collaborazione con la Santa Sede nello sviluppo della Convenzione per la proibizione delle bombe a grappolo. Infine, il Santo Padre ha messo in luce il ruolo della Chiesa cattolica nella vita civile del Paese, la dedizione nella formazione dei giovani e l’impegno nelle opere di carità. In conclusione, ha espresso la sua vicinanza alle famiglie che “stanno subendo gli effetti dell’attuale incertezza economica”.

     
    Nel discorso all’ambasciatore della Norvegia, Rolf Trolle Andersen il Papa ha ricordato l’assistenza e il supporto fornito dal Paese scandinavo ai “meno fortunati” soprattutto in questa fase di crisi economica globale. “L’apertura delle sue porte” a un numero significativo di rifugiati e migranti che ne hanno fatto una nazione “generosa e accogliente”. Grande rilievo è stato dato da Benedetto XVI al ruolo della Norvegia nel mantenimento della pace e nella risoluzione delle guerre nelle aree più tormentate del mondo. Sul conflitto israelo-palestinese ha auspicato che “lo spirito di riconciliazione” che ha dato luogo agli accordi di Oslo possa prevalere e “portare una pace duratura” per i popoli di quella regione. Il Santo Padre ha poi ricordato la sensibilità della Norvegia alle tematiche ambientali e allo sviluppo delle fonti rinnovabili di energia. Infine, ha auspicato che, nel Paese scandinavo come in altri Paesi europei, tutti i cittadini siano liberi di praticare la propria religione in accordo con il loro credo e i sistemi giuridici in vigore per dare il proprio contributo al bene comune.

     
    Le ripercussioni della crisi economica sul continente africano sono al centro dei discorsi che il Papa ha rivolto ai 4 ambasciatori di Paesi africani: Benin, Burkina Faso, Repubblica di Namibia, Sud Africa. Alcuni concetti tornano, insieme però con riflessioni legate alla specificità di ogni nazione. Il servizio di Fausta Speranza:

     
    “La crisi finanziaria rischia di compromettere i meritori sforzi fatti da numerosi Paesi per il loro sviluppo”: così il Papa raccomanda vivamente che “un’autentica solidarietà si manifesti tra Paesi sviluppati e Paesi poveri”. “E’ particolarmente indispensabile in momenti di crisi – spiega - che l’aiuto allo sviluppo non diminuisca, che piuttosto le promesse fatte più volte siano effettivamente concretizzate”. Il Papa ricorda che “l’Africa presenta un variegato panorama di realtà politiche, sociali e economiche”. E ad ogni ambasciatore infatti il Papa rivolge, insieme con considerazioni valide per ogni latitudine, riflessioni legate alla particolare situazione.

     
    Rivolgendosi all’ambasciatore del Benin, Charles Borromée Todjinou, il Papa ricorda che “il processo di democratizzazione è una garanzia per la pace sociale, la stabilità e l’unità del Paese, se si basa sulla dignità di ogni persona, il rispetto dei diritti umani e il bene comune”. E poi sottolinea che “la violenza, che non risolve mai i problemi, è un attentato inaccettabile alla dignità dell’uomo”. Ricorda l’importante figura del cardinale Bernardin Gantin e parla di rapporti tra religioni diverse ribadendo che “le diversità culturali e religiose devono permettere un arricchimento qualitativo di tutta la società”.

     
    All’ambasciatore del Burkina Faso, Beyon Luc Adolphe Tiao, sottolinea i buoni rapporti tra cristiani e musulmani nel Paese, ricordando gli “autentici valori dei popoli africani” e i problemi dei Paesi del Sahel che spingono i giovani ad andarsene. Ribadisce la solidarietà della Chiesa cattolica e ricorda la Fondazione Giovanni Paolo II per il Sahel, che ha appena compiuto 25 anni.

     
    Dell’assistenza che volentieri la Chiesa presta il Papa parla anche in relazione all’Aids. All’ambasciatore della Repubblica di Namibia, Neville Mervin Gertze, sottolinea che “soltanto una strategia basata sull’educazione alla responsabilità individuale in una cornice di visione morale della sessualità umana, specialmente attraverso la fedeltà, può avere un impatto sulla prevenzione della malattia”. In particolare della Namibia Benedetto XVI dice che “ha una storia relativamente breve come membro nella famiglia delle nazioni indipendenti”, storia di pace, che le ha permesso di fare tesoro dell’esperienza di altri e di avere ben presente il bisogno di proteggere le risorse della nazione, minerali e agricole e di avere anche attenzione per gli aspetti ecologici.

     
    Nelle parole rivolte all’ambasciatore del Sud Africa, George Johannes, il Papa definisce il Paese “una delle nazioni più influenti del continente”, riconosce “la generosità” del suo popolo, il ruolo straordinario di un leader come Nelson Mandela e l’impegno che il Paese, una volta superato l’isolamento dell’apartheid, si è assunto nei confronti di altri Paesi, in termini di “forze di peacekeeping e di iniziative diplomatiche”. E il Papa incoraggia a continuare questo impegno nonostante le difficoltà economiche di questa fase. Difficoltà che Benedetto XVI conosce e ricorda: la povertà, la mancanza di servizi essenziali e opportunità di impiego, ma anche gli abusi, le tensioni etniche, la corruzione. A questo proposito ribadisce che “la famiglia deve essere assistita nei suoi bisogni e considerata indispensabile nella costruzione di una società sana”. Come abbiamo detto alcuni temi ritornano e, infatti, anche in relazione al Burkina Faso il Papa afferma che “la famiglia rappresenta il primo pilastro dell’edificio sociale”.

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    Consegnato il Decreto che riconosce le Cellule Parrocchiali di Evangelizzazione fondate da don Pierini

    ◊   Le Cellule Parrocchiali di Evangelizzazione, fondate da don Piergiorgio Perini, hanno ricevuto stamani a Roma, presso la sede del Pontificio Consiglio per i Laici, il decreto di riconoscimento per un periodo “ad experimentum” di cinque anni. La cerimonia è stata presieduta da mons. Josef Clemens, segretario del dicastero vaticano. Il servizio di Benedetta Capelli:00:01:41:90

    “Le cellule parrocchiali siano sempre fermento di santità e di evangelizzazione nel mondo”. E’ l’invito del cardinale Stanislaw Rylko, presidente del Pontificio Consiglio per i Laici, contenuto nel Decreto che riconosce il sistema adottato da don Piergiorgio Perini. “La realizzazione del sogno di un pastore”: così il sacerdote ha definito le Cellule, “una comunità viva, gioiosa, innamorata di Gesù", nella quale tutti riscoprano la comune vocazione all’evangelizzazione. Una realtà nata nel 1986 nella Basilica di Sant'Eustorgio a Milano sulla scia dell’esperienza, maturata da don Perini nella comunità parrocchiale di St. Boniface a Pembroke Pines, in Florida. La Cellula, nella quale si riscopre l’esperienza di annunciare il Vangelo, è un piccolo gruppo legato da vincoli familiari, di amicizia o da interessi comuni che si riunisce una volta a settimana. L’oikos è l’ambiente in cui la Cellula si sviluppa: quindi al lavoro, all’università, nel vicinato, “il luogo in cui il Signore opera le sue meraviglie e si rinnova l’esperienza della Pentecoste”. Non appena raggiunge una certa dimensione, il gruppo-madre dà vita a due gruppi-figli. A Milano esistono 147 Cellule che coinvolgono oltre duemila persone ma ce ne sono oltre 4.300 sparse in tutto il mondo. Ogni anno viene organizzato un seminario internazionale di presentazione del sistema delle Cellule: il prossimo si terrà a Milano dal 3 al 7 giugno. “Restituire una coscienza missionaria a ogni parrocchiano” così padre Arnaud Adrien, responsabile francofono delle cellule, descrive a Zenit questa realtà. “A partire dalla Evangelii Nuntiandi di Paolo VI – sottolinea – i parroci formano la loro comunità, le Cellule diventano così una possibilità per trasformare la pastorale ordinaria in pastorale missionaria” attraverso l’insegnamento di Gesù: “Non sono venuto per essere servito ma per servire e dare la vita per la salvezza di molti”.

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    Domani vigilia di Pentecoste: intervista con il vicario generale dell'Ordine dei Frati Minori

    ◊   Domenica prossima la Chiesa celebrerà la Solennità di Pentecoste, termine derivante dal greco che letteralmente significa “cinquanta”. La Solennità di Pentecoste cade, infatti, 50 giorni dopo la Pasqua e ricorda la discesa dello Spirito Santo sui discepoli e Maria nel Cenacolo. Sui frutti dello Spirito Santo nella vita della Chiesa e nella liturgia si sofferma al microfono di Amedeo Lomonaco il vicario generale dell’Ordine dei Frati Minori, padre Francesco Bravi:

    R. – Lo Spirito Santo è Colui che ci aiuta a non vivere più per noi stessi e a perfezionare l’opera di Dio nel mondo, compiendo ogni santificazione. Certamente la liturgia ci aiuta a comprendere questo mistero.

     
    D. - E attraverso quali linguaggi si esprime nel mondo l’azione dello Spirito Santo?

     
    R. – Una cosa mi ha sempre colpito della lettura degli Atti degli Apostoli del giorno di Pentecoste, quando gli astanti riconoscono il messaggio del Vangelo nelle loro lingue. Credo che questa sia la cosa più importante: lo Spirito Santo declina oggi, ancora una volta, il Vangelo in tutte le lingue, cioè per ogni uomo, per ogni donna di questo mondo. Fa capire questo linguaggio a tutti.

     
    D. – La Pentecoste porta a compimento il mistero pasquale...

     
    R. – La Pentecoste, il dono dello Spirito, è il compimento del mistero pasquale perché Gesù stesso lo dice: “Quando andrò al Padre vi manderò lo Spirito. E lo Spirito prenderà del mio" e approfondirà il mistero che gli apostoli avevano vissuto, e cioè il mistero della Pasqua di Gesù. Quindi è il dono del Padre attraverso il Figlio che ci aiuta ad entrare pienamente nel mistero trinitario, nel mistero della salvezza.

     
    D. – A proposito di doni, quali sono i doni dello Spirito Santo alla luce della spiritualità francescana e degli insegnamenti di San Francesco?

     
    R. – Sicuramente il dono della gioia è quello che credo più sottolinei questo aspetto francescano della Pentecoste. E’ il dono della gioia del Risorto, il dono della Pasqua di Gesù, quando appare ai suoi discepoli. Quella pace e quella gioia che il Risorto ha portato e che sicuramente Francesco ha vissuto e che noi oggi tentiamo di vivere con le nostre scelte.

     
    D. – E in questa dimensione di gioia quali preghiere animeranno quest’anno la vostra veglia di Pentecoste?

     
    R. – La veglia di Pentecoste che vivremo domani a Santa Maria degli Angeli sarà centrata soprattutto in tre momenti: una prima parte con il rito della luce e la processione all’esterno della Basilica; poi l’ascolto della Parola e lo schema liturgico proposto dalla liturgia romana per la veglia di Pentecoste e quindi l’adorazione eucaristica prolungata anche nella notte.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Solidarietà globale per evitare che la crisi diventi una catastrofe: l’appello di Benedetto XVI durante l’udienza a otto nuovi ambasciatori presso la Santa Sede.

    Obama chiede a Israele di fermare gli insediamenti: in rilievo, nell’informazione internazionale, l’incontro fra il capo della Casa Bianca e il presidente dell’Autorità palestinese, Abu Mazen.

    Le donne somale principali vittime della guerra civile: Elisabetta Galeffi a colloquio con Lul Mohamed Osman, figlia del ministro delle Finanze del governo del dittatore Siad Barre, fuggita in Italia nel 1991, all’inizio della guerra civile.

    Dall’altruismo alla paura dell’“altro”: in cultura, Oddone Camerana su ricerca interiore e confronto con la diversità.

    Tutto il mondo nel manico di una brocca: Massimo Marchetti recensisce la mostra, a Ferrara, sulle incisioni di Giorgio Morandi.

    La Berlino di oggi è la vera sconfitta di Adolf Hitler: nell’intervista di Andrea Monda allo scrittore Eraldo Affinati - autore del libro “Berlin” - un viaggio nella “città cicatrice d’Europa”.

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    Oggi in Primo Piano



    Conferenza stampa del cardinale Bagnasco a conclusione dell'assemblea Cei

    ◊   Il presidente della Conferenza episcopale italiana, cardinale Angelo Bagnasco, ha tenuto oggi in Vaticano la conferenza stampa conclusiva della 59.ma Assemblea generale della Cei. Tra i temi affrontati oggi l’impegno delle Chiese nell’Unione Europea, l’organizzazione della prossima Settimana sociale dei cattolici italiani e l’approvazione del calendario delle attività della Conferenza episcopale per il biennio 2009-2010. Il servizio è di Paolo Ondarza.

    L’Assemblea della Cei è un appuntamento desiderato da tutta la Conferenza episcopale italiana: lo ha detto il cardinale Bagnasco in conferenza stampa. Tema centrale di questi giorni, che hanno visto grande partecipazione, la scelta degli orientamenti pastorali del prossimo decennio e la scelta – ha detto il porporato – è stata puntata sul tema dell’urgenza educativa. L’orizzonte quindi resta quello della evangelizzazione:

     
    “Ci è parso che il compito educativo fosse una espressione, una dimensione particolarmente urgente di fronte a noi”.

     
    Da qui il cardinale Bagnasco ha sottolineato l’importanza del tema dell’etica, che non è un tema nuovo. Parlare di etica vale per qualunque persona, ha detto:

     
    “… e la funzione della Chiesa, il compito della Chiesa è annunciare il Vangelo con tutta la sua interezza, con tutta la sua valenza sia sul piano dottrinale – le verità della fede – sia sul piano comportamentale – le conseguenze morali”.

     
    Il cardinale Bagnasco ha auspicato grandi alleanze tra i vari soggetti educativi, cioè famiglia, scuola, Chiesa e anche mezzi di comunicazione che sono una grande risorsa formativa sebbene ambivalente – ha detto:

     
    “E’ necessario con serenità e con coraggio cercare di aiutare un’inversione di tendenza in termini positivi per arricchire le nostre programmazioni – stiamo parlando dei mass media in modo specifico – e i contenuti: voi siete una grande cattedra!”.

     
    Interesse da parte del presidente dei vescovi italiani è stato espresso verso le misure contenute nel libro bianco del welfare del governo, misure che saranno un aiuto alle famiglie in difficoltà di fronte alla crisi:

     
    “Tutti quanti ci auspichiamo – come da diverse parti si sente dire – che i tempi di questa particolare congiuntura siano il più possibile brevi”.

     
    Uscire dalla crisi – ha spiegato il cardinale Bagnasco – non per tornare ad essere come prima, ma per essere migliori di prima adottando stili di vita migliori, ispirati ad una maggiore sobrietà. Se l’economia e la finanza non hanno al centro il valore imprescindibile della persona umana, tutto diviene strumentale. La scuola cattolica – scuola libera, ha detto il cardinale Bagnasco – come la scuola statale, è una scuola pubblica. Auspichiamo – ha detto – che si arrivi al riconoscimento di quel servizio che la scuola libera fa a tutto il pubblico.

     
    Parole anche sull’immigrazione: il cardinale Bagnasco ha detto che è necessario coniugare solidarietà ed accoglienza, valori nel dna degli italiani, con la necessaria sicurezza che tutti vogliono. L’immigrazione – ha detto – è un fenomeno che investe non solo l’Italia, ma l’Europa intera. E’ necessaria quindi una cooperazione internazionale. Infine, il presidente della Cei è tornato sul rapporto imprescindibile tra carità ed etica: non ci può essere il confinamento della Chiesa in uno di questi ambiti, escludendo l’altro, ha detto:

     
    “La Chiesa non può dividere ciò che il Signore unisce nella sua stessa Persona”.

     
    E a chi gli chiedeva se la Chiesa italiana si senta incompresa, il cardinale Bagnasco ha detto: “Non ci sentiamo incompresi, anzi: ci sentiamo stimolati ad una maggiore e più intensa comunicazione”. Infine, il cardinale Bagnasco ha accennato anche all’imminente voto europeo, spiegando: “E’ necessaria più Europa. Speriamo in un’Unione Europea che abbia un’anima, sia una casa di Popoli”.

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    Abruzzo: lauree ad honorem per gli studenti morti nel terremoto

    ◊   Il rettore dell’Università dell’Aquila, Di Iorio, ha consegnato stamani le lauree ad honorem per gli studenti di ingegneria, deceduti nel terribile terremoto del 6 aprile scorso. La cerimonia si è tenuta nell’aula magna della scuola della Guardia di Finanza di Coppito. Il servizio del nostro inviato Luca Collodi:

    Nella Messa, seguita alla consegna delle lauree, don Luigi Di Coco, cappellano universitario, giovane sacerdote diocesano, ha ricordato nell’omelia come la morte di questi ragazzi non possa fermare la speranza nel futuro e trasformarsi in un alibi per non vivere più in modo appassionato la propria vita. Otto famiglie dei 25 studenti vittime del sisma hanno però deciso di rifiutare le lauree alla memoria proposte dal Senato accademico, in segno di protesta per la mancata prevenzione degli edifici pubblici dell’Aquila, tra i quali tutte le facoltà universitarie. In mattinata è stato riaperta parte dell’ospedale dell’Aquila. Sei miliardi di euro sono stati stanziati dal governo alla regione Abruzzo per migliorare strade, ferrovie e porti. Entro il 15 settembre, verranno inoltre consegnate case per tremila cittadini sfollati in tenda, completando le consegne per il novembre prossimo.

     
    Proprio ieri, parlando all'Assemblea generale della Conferenza episcopale italiana, il Papa aveva ricordato la sua recente visita in Abruzzo, rinnovando la sua vicinanza alle popolazioni terremotate. In proposito, la rifessione dell’arcivescovo dell’Aquila Giuseppe Molinari, al microfono di Luca Collodi:

    R. – Un momento importante del suo discorso è stato proprio il ricordare la sua visita a L’Aquila, l’incontro con la gente, la sofferenza di queste persone ma anche la dignità di questo popolo abruzzese aquilano. E' un gesto che ha fatto con il cuore, che ha sentito profondamente. Ha invitato tutti alla solidarietà e ha ricordato quella già espressa in tanti modo. Anch’io, quando mi è stato possibile, ho cercato di ricordare a tutti che è un momento in cui bisogna guardare al fiume di solidarietà nato da questa tragedia. Certo, c’è sempre qualcosa che non va in modo perfetto, però bisogna saper guardare al positivo ed il positivo, in questa occasione, pur così tragica, è davvero tanto. Davvero sono tanti i volontari, tanti i sacerdoti anche venuti da fuori, tanti i vescovi che sono venuti con i loro gruppi dalle loro regioni. Il Papa ha notato che questa solidarietà è un fatto reale, bello, positivo, e quindi auguriamoci che questa solidarietà continui. Ringraziamo il Santo Padre per la sua visita, perché ci ha incoraggiati, perché anche la sua presenza è stato un motivo per spingere altri all’attenzione nei nostri riguardi ed alla solidarietà.

     
    D. – Mons. Molinari, a ormai due mesi dal terremoto, come si vive, oggi, in Abruzzo?

     
    R. – Si vede la gente provata, la gente sente ancora le ferite di quello che è successo, però è anche piena di speranza. Certo, anche parlando con qualche responsabile delle tendopoli, vedo che, nei centri più piccoli, è più facile mantenere uno spirito che unisce la piccola comunità, mentre nelle tendopoli più grandi, che stanno alla periferia della città, qualche problema in più c’è ma speriamo che si possa risolvere presto.

     
    D. – Per la fine dell’estate, arriveranno le case prefabbricate per uscire dalle tende?

     
    R. – C’è stato detto così. Io credo alla sincerità di queste promesse, credo che tecnici, politici ed amministratori stiano all’opera per ottenere tutto questo. Mi auguro che tutti siano proprio uniti in un unico sforzo per arrivare a questo obiettivo, perché veramente le case sono importanti, soprattutto per chi vive a L’Aquila e conosce il rigore del freddo aquilano.

     
    D. – Qualcuno sta rientrando nelle case?

     
    R. – Qualcuno sta rientrando. Penso che, dopo il lavoro dei vigili che hanno controllato i fabbricati, le case che non hanno subito danni, possono di nuovo essere abitate; le altre, che hanno subito lievi danni, possono essere rimesse a posto. Certo, permane, ancora in molti, la paura. Anche in me c’è questa paura, è un fatto umano, comprensibile, però, auguriamoci che, con il passare del tempo, diminuendo anche lo sciame sismico, possa ritornare in tutti la voglia di fare una vita normale.

     
    D. – Mons. Molinari, si farà la festa della Perdonanza, quest’anno, a L’Aquila?

     
    R. – Io ho detto pubblicamente che si farà alla fine di agosto, il 28 agosto. Mi auguro che sia, nonostante questa tragedia, una celebrazione bella e che, oltre ad essere bella in se stessa, come sempre, come gli altri anni, porti tanta speranza nel cuore di tutti.

     
    D. – Che cosa vi aspettate, infine, dal prossimo G8, dai "Grandi" che arriveranno a L’Aquila?

     
    R. – La presenza di questi "Grandi" a L’Aquila, indubbiamente servirà a tenere desta l’attenzione sul nostro territorio, sulla nostra tragedia. E sono sicuro che da questi "Grandi" che verranno a L’Aquila, verrà qualche gesto di generosità anche nei confronti della nostra città, dei nostri monumenti, delle nostre chiese.

     
    D. – I beni culturali aspettano, quindi, la possibilità di essere adottati dai Paesi del mondo?

     
    R. – Noi speriamo molto in questo perché certamente, noi da soli, non siamo in grado di farlo. Questo aiuto, che può venirci dal G8, penso che sarà un aiuto importante. (Montaggio a cura di Maria Brigini)

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    Presentato a Roma un nuovo libro-inchiesta sulla Sindone

    ◊   “Segreti e misteri del sudario di Gesù”: è questo il sottotitolo del libro del giornalista Marco Tosatti, pubblicato dalla Casa editrice Piemme, che propone un’analisi degli studi fatti fino ad oggi sulla Sindone. E “Inchiesta sulla Sindone” ha voluto chiamare il vaticanista la sua ricerca sul lino conservato a Torino. Il libro è stato presentato oggi a Roma. C’era per noi Tiziana Campisi:

     
    La scienza non sa ancora spiegare il modo in cui si è originata l’immagine sul lino della Sindone. Alcuni studiosi dell’Enea, l’Ente per le Nuove Tecnologie, l’Energia e l’Ambiente, sulla base di alcuni esperimenti, ipotizzano un raggio di energia molto potente, ma attualmente non esiste una macchina capace di impressionare un tessuto grande quanto quello custodito nella diocesi di Torino. E’ questo uno degli interrogativi che hanno indotto Marco Tosatti a cominciare un’inchiesta giornalistica sulla Sindone - ritenuta il sudario di Gesù – che l’esame del Carbonio 14, condotto nel 1988 dai laboratori di Tucson, Oxford e Zurigo, farebbe risalire ad epoca medioevale. Ma che cosa ha scritto in proposito nel suo libro il vaticanista de “La Stampa”?

    “Abbiamo scoperto che questo esame con il Carbonio 14 conteneva un errore di calcolo matematico tale, che non poteva essere considerato accettabile e, soprattutto, che non si poteva allora in base a quell’esame, proprio per la disomogeneità dei campioni e per la disomogeneità dei risultati, affermare, come è stato fatto, che la Sindone era un falso medievale. Possibile ragione di questa disomogeneità è che all’interno di un pezzo di filo di Sindone, vicino, adiacente al punto che era stato esaminato con il C14, c’era del cotone e c’era una sostanza resinosa, forse della gomma: il che avvalora l’ipotesi di un rammendo medievale, avanzata negli anni scorsi da altri studiosi, che avrebbe naturalmente spostato tutti i dati, tutti i valori”.

    E sui dati del 1988 abbiamo chiesto chiarimenti al prof. Pierluigi Conti, docente di Statistica all’Università La Sapienza di Roma:

    “Quello che è possibile dire è che i dati di due laboratori non presentano nessun problema. I dati del laboratorio dell’Arizona presentano qualche problema, sia perché sono disomogenei tra loro, troppo disomogenei rispetto a quella che è la variabilità dovuta al semplice processo di misurazione, e perché sono anche un poco fuori linea, per la stessa ragione, rispetto a quelli degli altri laboratori”.

    L’inchiesta sulla Sindone di Marco Tosatti pare dunque riaprire delle questioni; ce le illustra lo stesso giornalista:

    R. - Intanto sulla validità di usare un sistema come il C14, solo quello, per cercare di datare un oggetto di cui non si conosce la storia, i luoghi per cui è passato, il grado di contaminazione. E, secondo me, riapre il grande problema di riavviare una stagione di ricerche scientifiche multidisciplinare sulla Sindone, grazie al materiale che ancora esiste ed è a disposizione, senza toccare il lino che verrà esposto l’anno prossimo.

     
    D. – La Sindone riuscirà a far dialogare scienza e fede?

     
    R. – Tutto quello che è stato testimoniato dalla scienza sulla Sindone è che c’è stato avvolto un uomo ucciso, che ha delle caratteristiche particolari, che è lino, molto probabilmente del I secolo, e tutta una serie di cose. Credo che non ci sia un problema fra scienza e fede. La Sindone non aggiunge nulla alla fede, nel senso che se uno crede, crede, punto e basta. Però è certamente un oggetto di grandissima suggestione, di grandissimo fascino e che non è difficile collegare alla figura di Cristo, anzi.

     
    Sono piccole parti di verità quelle che il tempo, rivelando la storia, pare restituire sulla Sindone. La prof. Emanuela Marinelli, sindonologa da oltre trent’anni, ci illustra quanto è emerso fino ad oggi:

    R. - Recentemente è stato addirittura scoperto un documento nell’Archivio segreto vaticano, da parte della studiosa Barbara Frale, che testimonia che un giovane templare viene introdotto in una sala per venerare un telo su cui c’è l’impronta del corpo di Cristo e lui deve baciare i piedi di questa impronta tre volte. Quindi, un’ulteriore prova che la Sindone è stata in mano ai templari. Quindi, anche la storia della Sindone, che veniva data come un periodo oscuro non è così. Noi abbiamo molte testimonianze, anche nei primi anni, della presenza della Sindone. Certo, non c’è quella continuità giorno per giorno, come noi vorremmo, con i criteri moderni. Però, non ci sono serie obiezioni alla autenticità della Sindone anche dal lato storico. Quindi, la scoperta pian piano degli elementi intorno alla Sindone è affascinante, perché l’uomo deve cercare, c’è una pedagogia di Dio in questo. Niente è facile. Ma solo dalle cose difficili si ha soddisfazione. Cercare con passione le prove, i documenti, le tracce di questo enigmatico lenzuolo, ci porta poi ogni volta ad aggiungere un tassello, un mosaico che già è quasi completo, a favore sicuramente dell’autenticità.

     
    E mentre scienziati ed esperti continuano a discuterne, la Sindone resta un’oggetto di venerazione che sarà esposto al pubblico nella cattedrale di Torino dal 10 aprile al 23 maggio del prossimo anno.

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    Forum dell'Ebu a Roma sul ruolo della radio pubblica in Europa

    ◊   Quale futuro per la Radio? Esperti del settore si confrontano da questa mattina a Frascati in un forum promosso dall’Ebu, l’organismo fondato il 12 febbraio 1950, che raccoglie le radio e le televisioni nazionali degli Stati europei e del bacino del Mediterraneo. A seguire i lavori del forum è andato per noi Davide Dionisi.

    “Quo vadis, Public Radio?”: E’ questo il tema della Conferenza in corso oggi a Frascati, promossa dall'Ebu, la European Broadcasting Union, in collaborazione con la Rai e l’Università Roma Tre, per discutere sul futuro della Radio e sulle sue potenzialità in un ambito, quello dei nuovi media, sempre più competitivo. Delle prossime prospettive del mezzo radiofonico, così come della concorrenza con la Televisione e della collaborazione tra le diverse realtà europee ne abbiamo parlato con l’ex direttore generale della Rai, Claudio Cappon:

     
    R. – La radio è un mezzo antico, come sappiamo, ma è il mezzo che più ha saputo rinnovarsi; è il mezzo pubblico di comunicazione pubblica che maggiore impatto ha avuto con la concorrenza commerciale ma che più si è affermato, quindi si è più confrontato con i cambiamenti di sistema. E’ un mezzo ancora fortemente radicato nella popolazione, quindi penso che il servizio pubblico e i servizi pubblici europei abbiano ancora molto da dire in questo campo.

     
    D. – Alle sfide attuali, come risponde la Radio? Pensiamo alla concorrenza con la televisione …

     
    R. – Non c’è concorrenza con la televisione, perché sono pubblici diversi e ascolti diversi. Le sfide sono quelle tecnologiche, sono quelle del digitale – in Italia in particolare, quella della copertura del territorio – e quella di recuperare il pubblico giovane.

     
    D. – Quo vadis, public radio?

     

     
    R. – Il futuro nel mondo della comunicazione è in grandissimo cambiamento, quindi il futuro è da esplorare.

     
    Con il prof. Enrico Menduni, docente dell’Università Roma, abbiamo affrontato il tema del ruolo della radio pubblica, dopo l’avvento delle nuove tecnologie e delle esigenze dei nuovi mercati.

     
    R. – E’ chiaro che la radio pubblica ha un grande ruolo nel XXI secolo, però non è del tutto chiaro quale esso sia, perché la radio pubblica ha qualche acciacco, insomma: soprattutto l’età del suo pubblico, e quindi si tratta di rimodulare la sua funzione che – ripeto – rimane sempre attuale

     
    D. – L’Ebu oggi fa un po’ il punto della situazione sulla radio pubblica; la collaborazione tra le diverse emittenti radiofoniche su scala europea a che punto è?

     
    R. – Sul piano diplomatico, molto buona; sul piano dei principi comuni, molto buona. L’unico problema è che la radio è un mezzo molto linguistico e quindi l’Europa, diversamente dagli Stati Uniti, è un vestito di Arlecchino di lingue e di popoli che hanno culture proprie, ma spesso anche mentalità un po’ protezionistiche della propria cultura. Per cui è più avanti lo scambio delle idee che non lo scambio dei programmi.

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    Chiesa e Società



    L’Onu: oltre 50 milioni di disoccupati a causa della crisi

    ◊   Le Nazioni Unite ritengono che nel biennio 2009-2010 la contrazione dell'economia globale provocherà nel mondo 50 milioni di nuovi disoccupati. Tale cifra può anche raddoppiare se la situazione peggiorerà e se l'uscita dalla crisi dovesse avere tempi più lunghi di quelli attualmente stimati. Il dato è contenuto nel rapporto sull'economia globale presentato ieri al Palazzo di Vetro di New York. Gli esperti delle Nazioni Unite sottolineano inoltre che la crisi finanziaria ed economica, nata nei Paesi più ricchi del pianeta, ha colpito in maniera sproporzionata l'economia reale di quelli in via di sviluppo. Lo studio prevede per il 2009 una contrazione del 2,6 per cento dell'economia mondiale. La valutazione è oltre cinque volte maggiore di quella indicata dalle stime precedenti diffuse a gennaio che parlavano dello 0,5 per cento. Nel documento si sottolinea, poi, che la situazione è critica nel settore del commercio mondiale, sceso nei primi tre mesi del 2009 con un tasso annuale del 40%. Si può ipotizzare una contrazione dell'11% a fine anno. Una simile perdita sarebbe la più grave dagli anni Trenta. Sulla questione del commercio mondiale è intervenuto oggi anche il primo ministro britannico Gordon Brown in un articolo pubblicato dal "Wall Street Journal", nel quale chiede un'azione urgente contro il protezionismo e le barriere doganali. Secondo Brown, le economie mondiali devono impegnarsi per una cifra superiore ai 250 miliardi di dollari. Il primo ministro britannico ricorda che la contrazione degli scambi ha ridotto in povertà circa cento milioni di persone. Tra gli effetti della crisi, secondo un rapporto presentato ieri da Amnesty International, c'è anche una diminuita attenzione alla tutela dei diritti umani in diverse parti del mondo. Sempre alla crisi e alla crescita della disoccupazione – sottolinea l’Osservatore Romano - andrebbe attribuito anche l'aumento del 12,4% dei furti registrato in Giappone nel primo quadrimestre di quest'anno, secondo quanto reso noto dall'ultimo rapporto della polizia nazionale. Il dato è particolarmente allarmante considerato che i crimini sono complessivamente diminuiti del 4,9%. (A.L.)

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    India: anche quattro cristiani nel governo di Manmohan Singh

    ◊   Primo giorno di lavoro per i 78 membri del consiglio dei ministri del governo indiano. Il premier Manmohan Singh lo ha definito “un misto di esperienza ed energia giovane”. Mons. Stanislaus Fernandes, segretario generale della Conferenza episcopale indiana (Cbci), apprezza il nuovo esecutivo. “Il governo - dice ad AsiaNews - deve tenere in conto tutti gli aspetti di diversità e pluralità che caratterizzano il Paese, il nostro ricco e variegato patrimonio culturale, le nostre di diversità etniche, la dimensione linguistica e le necessità dei diversi Stati”. Dei 78 ministri 33 fanno parte del Gabinetto del premier. Nel Gabinetto siedono 5 dalit e nel computo totale dei ministri ci sono anche 9 donne, tra cui Agata Sangma, cattolica, già al suo secondo mandato parlamentare. Figlia di Shri Sangma, leader del National Congress Party, Agatha è una dei 4 cristiani chiamati a ricoprire l’incarico di ministro nel nuovo esecutivo. Gli altri sono A. K. Antony, ministro della Difesa,  K. Thomas e Vincent Pala, nominati ministri di Stato. Alla Sangma è stato affidato il dicastero dello sviluppo rurale insieme a Pradeep Jain del Indian National Congress. Mons. Fernandes auspica che “il nuovo Gabinetto lavori per mettere fine a quella cultura che tollera la corruzione, l’inefficienza, la discriminazione di casta ed il fondamentalismo”. Il vescovo spera che “il governo risolva l’annosa questione dell’eguaglianza dei diritti per i dalit cristiani”. “La Conferenza episcopale indiana - afferma mons. Fernandes - non limita la sua preoccupazione solo ai problemi dei cristiani” perché serve “un buon governo capace di lavorare per lo sviluppo delle fasce più deboli della società”. Per il vescovo la vera sfida del nuovo esecutivo è quella di “assicurare a tutta la popolazione uguale diritto di cittadinanza e di riconoscere ad ognuno il suo giusto posto nella società”. (A.L.)

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    Positivo l'incontro fra leader cristiani e governatore dell’Orissa

    ◊   Una delegazione dei cristiani dell’Orissa si è incontrata ieri con Naveen Patnaik, governatore dello Stato, per discutere sulla situazione dei cristiani nella regione. Ha guidato la delegazione mons. Raphael Cheenath, arcivescovo di Cuttack-Bhubaneshwar, accompagnato ad altri vescovi cattolici dell’Orissa, dai leader delle altre denominazioni cristiane dello Stato e da Asit Mohanty, coordinatore regionale del Global Council of Indian Christians. Mohanty ha rivelato ad AsiaNews alcuni particolari dell’incontro con Patnaik. Nell’ora e mezza di colloquio la delegazione ha presentato al governatore un memorandum sui problemi che ancora vive la comunità cristiana nello Stato dopo le violenze compiute da estremisti indù dell’agosto del 2008. Ancora 3 mila persone vivono nei campi profughi e 900 famiglie non possono tornare nelle loro case a causa di continue minacce. I leader cristiani hanno chiesto al governatore che i responsabili delle violenze siano assicurati alla giustizia e che le vittime ricevano i risarcimenti promessi. La delegazione ha inoltre manifestato la preoccupazione delle comunità cristiane per la campagna fondamentalista che il leader maoista Laxmi Baba sta portando avanti nei distretti di Mahindragiri e Ganjam. I cristiani si augurano che a partire da questo memorandum il governatore dell’Orissa ed il Ministero degli interni di New Delhi collaborino per risolvere la situazione dei cristiani nello Stato, ponendo fine alle lentezze burocratiche che sino ad oggi hanno lasciato migliaia di persone in balia delle minacce fondamentaliste. Durante il colloquio, il governatore ha infine affermato di aver dato il via libera al piano per il completamento della ricostruzione delle case distrutte a cause delle violenze. Patnaik ha garantito condizioni di vita dignitose nei campi e ha assicurato che gli uffici amministrativi dello Stato provvederanno subito alla distribuzione dei certificati necessari ai bambini per essere ammessi a scuola. (A.L.)

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    Aiuto dei vescovi inglesi per i profughi pakistani dello Swat

    ◊   La CAFOD, l’agenzia per gli aiuti al Terzo Mondo della Chiesa cattolica inglese e gallese ha stanziato 100mila sterline per gli sfollati in fuga dalla guerra fra esercito pakistano e talebani nella Valle dello Swat. I fondi che saranno gestiti dalle agenzie caritative cattoliche operanti sul posto, saranno destinati in particolare alle 70mila persone che non sono riuscite a trovare una sistemazione dei campi profughi e sono attualmente ospitate da famiglie. La regione è ormai sull’orlo della catastrofe umanitaria. Secondo fonti delle Nazioni Unite, il numero dei profughi ha raggiunto quota 2,4 milioni. Di questi 262mila sono ospitati nei 26 campi profughi ufficiali sovraffollati e in condizioni igienico-sanitarie disastrose. La maggior parte è fuggita abbandonando tutto, solo con i vestiti addosso. “Centinaia di migliaia di sfollati hanno cercato rifugio in scuole e moschee o sono ospitati da famiglie già molto povere”, riferisce il coordinatore della sezione pakistana della CAFOD Robert Cruickshank, sul sito dell’organizzazione, ripreso dall’agenzia Ucan. Per questo l’agenzia caritativa cattolica britannica ha deciso di concentrare gli aiuti sui profughi che vivono con le famiglie più numerose e povere. Le agenzie che collaborano con la CAFOD - segnatamente la Caritas Pakistan, i Catholic Relief Services, l’agenzia dei vescovi americani e l’ICMC, la Commissione Internazionale Cattolica per le Migrazioni – stanno già distribuendo acqua potabile, rifugi temporanei, letti e cucine da campo, oltre ad assistenza psicologica a 150mila persone. Le più traumatizzate sono le donne che hanno lasciato per la prima volta le loro case. (L.Z.)

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    L'Onu accusa la polizia kenyana di gravi violazioni dei diritti umani

    ◊   Sta suscitando scalpore in Kenya il rapporto del rappresentante speciale delle Nazioni Unite per i diritti umani, Philp Alston che accusa la polizia kenyana di gravi violazioni. Il rapporto ripreso dall'agenzia Fides, afferma che esistono prove che collegano ufficiali di polizia a uccisioni extra-giudiziarie; che l’inefficienza e la corruzione del sistema giudiziario pregiudicano il conseguimento di una giustizia efficiente; che i difensori dei diritti umani sono spesso minacciati da funzionari governativi. Nel rapporto, che è frutto di una indagine condotta in febbraio da Alston, si chiede la costituzione di una commissione indipendente di inchiesta sulle squadre della morte, la rimozione del capo della polizia, Husein Ali, e del Procuratore generale, Amos Wako. Il governo kenyano ha definito “totalmente inaccettabili” le conclusioni del rapporto, e in particolare la richiesta di licenziare alcuni alti funzionari, ed ha accusato Alston di “non aver saputo comprendere le peculiarità del Paese, i recenti problemi politici e le sfide da affrontare nel suo processo di risanamento e di riconciliazione dopo le violenze post elettorali”. Una delegazione governativa composta, tra gli altri, dai ministri della Sicurezza Interna e della Giustizia, e dallo stesso procuratore generale Wako, dovrebbe giungere la prossima settimana a Ginevra, per affrontare il problema dinanzi alla commissione ONU per i diritti umani. (R.P.)

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    Kenya: messaggio di Pentecoste dell’arcivescovo di Mombasa su unità e pace

    ◊   Lo Spirito Santo ci “aiuta a lavorare insieme e senza paura, ad integrarci l’un l’altro e a rinnovarci ed è allora che diventiamo una famiglia di Dio”. È uno dei passaggi centrali del messaggio di Pentecoste di mons. Boniface Lele, arcivescovo di Mombasa, in Kenya. Un messaggio all’insegna della pacificazione e dell’unità nazionale dopo i conflitti politici ed etnici che hanno lacerato il Paese in questi ultimi due anni. “La violenza post-elettorale – si legge nel testo - ha portato discordia. Abbiamo riscoperto le nostre appartenenze tribali e questo ci ha riportato indietro ai tempi in cui potevamo relazionarci solo con la nostra gente”. Questa Pentecoste è quindi un’occasione “per veder vincere l’unità con l’aiuto dello Spirito Santo”, sottolinea mons. Lele, ricordando l’esempio positivo del Sudafrica, del Malawi, dello Zambia e del Ghana da cui “abbiamo imparato che è possibile avere elezioni pacifiche e che dovremmo rimanere uniti e fermare gli spargimenti di sangue, perché insieme restiamo in piedi, divisi cadiamo”. Per contro, “alcuni nostri Paesi vicini, come la Somalia, sono per noi un monito sulle conseguenze della divisione, dell’indurimento dei cuori e della mancanza di dialogo. Dobbiamo essere coscienti del fatto che la guerra e il conflitto non sono mai un rischio remoto, soprattutto quando agiamo mossi solo dalle nostre appartenenze etniche e regionali, ignorando il bene altrui”, sottolinea il messaggio. Di qui l’invito ad “ammorbidire i cuori piuttosto che indurirli. Dobbiamo imparare a discutere più apertamente e onestamente per trovare la strada che ci faccia andare avanti non nell’interesse di alcune persone, ma di tutti i keniani. Oggi – ricorda in conclusione l’arcivescovo di Mombasa - molti nostri fratelli e sorelle non hanno di che mangiare: questo ci riguarda tutti indistintamente. Molte persone perderanno il loro lavoro a causa della recessione e anche questo ci tocca tutti”. (L.Z.)

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    Cede una diga in Brasile: 4 morti e migliaia di senza tetto

    ◊   Quattro persone sono morte e almeno 500 abitazioni sono state invase dall’acqua per il cedimento della parete di una diga nello stato settentrionale di Piauí a causa delle intense piogge che da settimane colpiscono le regioni settentrionali del Brasile. Secondo fonti della protezione civile, un vero e proprio fiume in piena si è riversato dalla diga di Algodoes sulla città di Cocal da Estaçao travolgendo ogni cosa al suo passaggio. E’ stata inondata un’area di 50 chilometri quadrati, 10.000 persone sono state tratte in salvo o fatte sgomberare dai pompieri. Le operazioni d’emergenza – rende noto l’agenzia Misna - continuano anche oggi con l’ausilio di imbarcazioni e mezzi aerei e si teme che il numero delle vittime possa aumentare. Già da alcuni giorni 2500 brasiliani residenti nei pressi della diga erano stati costretti a lasciare le loro case per il rischio di un cedimento. “La diga è completamente distrutta, il bacino si è totalmente svuotato” ha detto il governatore del Piauí, Wellington Dias, a una radio locale. (A.L.)

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    Brasile: appello della Caritas per aiuti alle vittime delle alluvioni

    ◊   La Caritas internationalis ha lanciato un appello per raccogliere 1,1 milione di dollari per le popolazioni colpite dalle alluvioni delle scorse settimane nelle zone nord e nord-est del Brasile. Si stima che sono circa un milione le persone coinvolte e più di 380.000 quelle che non possono ancora tornare nelle proprie case. I morti accertati sono 57. “Tante persone vivono ancora in case piene di acqua, umide e dall’odore insopportabile – racconta Lucineth Cordeiro Machado, della Caritas dello Stato del Maranhao”. La Caritas aiuterà inizialmente 25.000 persone per i bisogni primari, fornendo kit alimentari, igienici, acqua potabile e alloggi. Si occuperà poi di 200 famiglie (oltre 1000 persone) più vulnerabili, per aiutarle nella ricostruzione delle case. Attualmente sono circa 90.000 le famiglie ospitate nei rifugi pubblici. Oltre 400.000 bambini – ricorda infine il Sir - non possono ancora tornare a scuola perché le strade sono chiuse. Gli edifici scolastici sono utilizzati come alloggi temporanei. (A.L.)

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    Cuba: preparativi per i 400 anni dell’apparizione della Vergine della Carità

    ◊   Nei giorni 25 e 26 maggio scorsi, a El Cobre, ai piedi della Vergine, si è riunita la Commissione preparatoria delle celebrazioni dei 400 anni dell’apparizione della Vergine della Carità, allo scopo di studiare proposte di lavoro per il secondo anno del Triennio di preparazione. Durante l’incontro si è parlato delle schede formative e dell’applicazione della pedagogia di Gesù Cristo. Si è sottolineata anche l’importanza delle intronizzazioni dell’immagine della Vergine e delle celebrazioni parrocchiali, diocesane e nazionali, e di altri temi legati alla ricorrenza. “La Vergine della Carità di El Cobre è una Grazia di Dio per il nostro Paese, affermano gli organizzatori. Ella ha aperto la casa ed il cuore di molte persone in tutte parti di Cuba che hanno partecipato alle attività pastorali organizzate durante questo Triennio Preparatorio per celebrare la fede, intronizzare l’immagine della Vergine, formarsi attraverso incontri che cercano di applicare la pedagogia di Gesù”. Gli stessi organizzatori – rende noto la Fides - ricordano però che “c’è ancora molto da fare e non si è riusciti a fare tutto quello di cui c’è bisogno, in particolare in merito alla conversione pastorale, della quale siamo sempre più alla ricerca in mezzo ad una realtà sociale difficile, e di fronte ad una sete di Dio ogni volta maggiore nel nostro Paese”. La speranza è che “queste iniziative vengano realizzate fedelmente al soffio dello Spirito Santo in questo momento della nostra storia”. “Auguriamo a tutti i cristiani una buona preparazione e una buona festa di Pentecoste, affinché quella stessa manifestazione straordinaria dello Spirito della Vita che cambiò la storia, giunga oggi tra i cubani ed in tutto il mondo”. (A.L.)

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    Vietnam: mons. Van Dat chiede al governo di ri-concedere le proprietà confiscate

    ◊   “Quando abbiamo chiesto alle autorità di ‘restituirci’ il terreno per le chiese ci hanno detto di no, ma se chiediamo di ‘ri-concedercelo’ per le necessità delle persone, alla fine lo faranno”. E’ la “filosofia” che mons. Cosma Hoang Van Dat, vescovo di Bac Ninh consiglia ai suoi fedeli, che, finora, hanno invano cercato di poter ricostruire i loro edifici sacri. Mons. Hoang Van Dat, è il vescovo dei poveri, dei bambini sfortunati e dei lebbrosi della parrocchia di Thanh Binh, nel distretto 2 di Ho Chi Minh City. Poca gente sa dell’ospedale dei lebbrosi che è stato offerto nel 1975, e ha più di 360 persone. La diocesi di Bac Ninh Diocese comprende cinque province e conta oltre 7 milioni e 300 mila abitanti, la maggior parte di loro povera gente che vive nelle zone rurali delle isolate aree di montagna. Il vescovo racconta ad AsiaNews che “in occasione del Natale e della Pasqua vado a dire messa tra le comunità cattoliche povere e isolate. Essendo responsabile della parrocchia “dei lebbrosi” di Thanh Binh, prendo parte alle loro attività pastorali e sociali”. La diocesi, continua il vescovo, “è stata creata nel 1883. Ci sono circa 125mila laici cattolici e 43 sacerdoti che prestano la loro opera in 47 parrocchie, sparse in un’area di 24.600 chilometri quadrati. Dopo il 1954, numerosi beni della Chiesa sono divenute ‘proprietà’ delle locali autorità comuniste. I fedeli hanno necessità di avere indietro le chiese per pregare e hanno scritto alle autorità locali: ‘Noi chiediamo di restitire i terreni per le nostre chiese’, ma le autorità locali non l’hanno concesso. Così ora proviamo a scrivere: ‘chiediamo al governo locale di ri-concederci i terreni’. Alla fine ‘ridaranno’ la terra per la gente. E’ uno dei modi nei quali si può fare missione in Vietnam". (R.P.)

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    Presentata dal cardinale Re la biografia di Alcide De Gasperi

    ◊   Alcide De Gasperi fu un credente e un politico “senza compromessi e senza sovrapposizioni”, “nella chiara distinzione dei ruoli di politico e di cattolico”. Le sue radici religiose furono “la sorgente che ha dato linfa al suo impegno politico e al suo prodigarsi per la costruzione del bene comune”. Così il prefetto della Congregazione per i Vescovi, cardinale Giovanni Battista Re, presentando ieri pomeriggio a Roma, alla Camera dei Deputati, la biografia del politico, in tre volumi, realizzata dalla Fondazione Alcide De Gasperi, ed edita da Rubettino. Il porporato – rende noto il Sir - ha ricordato la coerenza di De Gasperi, disposto a “collaborare con tutti quelli che erano disponibili a lavorare per il bene dell’Italia”. La sua “formazione umana e spirituale” lo portava a sentirsi “responsabile davanti a Dio del suo agire morale” e lo indirizzava alla “costruzione di una società giusta, pacifica e solidale”. “La fede – ha aggiunto il cardinale Giovanni Battista Re – fu l’ossatura della sua vita”: una fede “dovuta non soltanto alla formazione che aveva ricevuto, ma frutto di una profonda maturazione personale”, che gli consentì di “dare prova del suo spessore umano e della sua fedeltà agli ideali”. La “visione” di un futuro di pace, ma anche la convinzione che l’Europa unita avrebbe portato al “recupero dei valori che stanno alla radice del continente”. Secondo il prefetto della Congregazione per i vescovi fu questa duplice ispirazione ad animare l’impegno “europeo” di Alcide De Gasperi. “Prima ancora che essere europeista – ha aggiunto il presidente della Camera dei deputati, Gianfranco Fini – De Gasperi si sentiva ed era europeo”, avendo sperimentato nelle due guerre mondiali “le lacerazioni e le sofferenza delle popolazioni nei territori dai confini incerti e mutevoli”. Immaginava così “un’Europa dei popoli più che delle nazioni, nella quale trovassero posto e venissero valorizzate le reciproche diversità”. Il senatore Giulio Andreotti ha sottolineato infine che “nell’uso corrente la politica è qualcosa di degradato, approssimativo”. Giulio Andreotti, che con lo statista trentino condivise l’impegno politico durante la resistenza e, poi, negli anni della ricostruzione postbellica. Occasione per far memoria della figura di De Gasperi è stata la presentazione ufficiale della sua biografia, avvenuta alla Camera dei Deputati alla presenza, tra gli altri, del capo dello Stato, Giorgio Napolitano. “L’uomo è uno, non esiste l’uomo pubblico e quello privato”, ha aggiunto il senatore a vita facendo memoria di De Gasperi, auspicando che la sua conoscenza permetta di comprendere “la concezione vera della politica”. “Nell’uso corrente la politica è qualcosa di degradato, approssimativo” e legata alla “furbizia”: “tutto il contrario di quello che si desume dalla vita di De Gasperi”, che ha lasciato ai posteri “una concezione della vita politica assolutamente rigorosa e univoca”. A questo modello - ha concluso Giulio Andreotti – si devono ispirare soprattutto i giovani: la “concezione politica deve essere innanzitutto assolutamente rigorosa dal punto di vista morale”. (A.L.)

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    In corso a Roma l’assemblea dell’Unione Superiori Generali

    ◊   “Cambiamenti geografici e culturali negli Istituti di Vita Consacrata: sfide e prospettive”. E’ il tema dell’incontro tra rappresentanti delle diverse famiglie di vita consacrata aperto mercoledì scorso al Salesianum di Roma da don Pascual Chávez Villanueva, presidente dell’Unione dei Superiori Generali. E’ stato preso in esame in particolare il ruolo della Chiesa che deve sempre più testimoniare Gesù e l’importanza della vita consacrata come “memoria vivente del modo d’essere ed agire di Cristo Gesù obbediente, povero e casto”. La vita consacrata – ha sottolineato il presidente dell’Unione dei Superiori Generali - è chiamata ad andare alle frontiere geografiche, culturali e sociali. “La scelta del tema - ha precisato il sacerdote salesiano - ha ragioni congiunturali e sostanziali”. “Non sempre gli Istituti sono consapevoli dei cambiamenti che stanno avvenendo. Ci sono mutamenti demografici nei Continenti che hanno delle conseguenze sulla crescita vocazionale; c’è poi la realtà dell’invecchiamento, cui si aggiunge lo scarso flusso vocazionale nei paesi tradizionalmente ricchi di vocazioni”. Dopo aver presentato i relatori dell’Assemblea, don Chávez Villanueva ha sottolineato le due realtà con le quali si misura oggi la vita consacrata: “lo spostamento dal centro alla periferia e l’interculturalità che caratterizza sempre di più le comunità religiose”. “Nella diversità dei contesti - ha aggiunto il presidente dell’Unione dei Superiori Generali - la ‘verità del Vangelo’ è la chiave di interpretazione della vita consacrata”. Per don Chávez Villanueva “l’amore fraterno in comunità non è il risultato della simpatia reciproca, ma è frutto di un cammino di conversione in cui i religiosi e le religiose imparano ad amare il Signore sopra ogni cosa attraverso i segni visibili della comunione fraterna”. “Per questo – ha concluso – si impegnano a riconoscere il valore delle diversità che emergono nelle relazioni, coltivando insieme le qualità che aiutano a realizzare una sintesi concreta di che cosa sia non solo una evangelizzazione della cultura ma anche un’inculturazione evangelizzatrice”. L'Unione dei Superiori Generali – ricorda l’agenzia Zenit - è un organismo di diritto pontificio eretto il 3 gennaio 1955 dalla Sacra Congregazione dei Religiosi come persona giuridica pubblica. Si propone di promuovere la vita e la missione dei singoli Istituti al servizio della Chiesa per una più efficace collaborazione tra loro e per un più fruttuoso contatto con la Santa Sede e con la gerarchia ecclesiastica. (A.L.)

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    Pellegrinaggio a Roma di 5.000 ragazzi Missionari europei per l'Anno Paolino

    ◊   Sarà una giornata tutta dedicata a San Paolo e alla Missione quella che vivranno domani circa 5000 tra ragazzi e accompagnatori provenienti dall’Italia e da alcuni Paesi europei: Croazia, Rep. Ceca, Francia, Germania, Irlanda, Polonia, Spagna e Ungheria. Nell’anno bimillenario della nascita dell’Apostolo delle Genti, il segretariato internazionale della Pontificia Opera della Santa Infanzia (POSI) e la segreteria nazionale per l’Italia della Pontificia Opera dell’Infanzia Missionaria (POIM) hanno infatti organizzato questo Pellegrinaggio Paolino a Roma dei Ragazzi Missionari. La giornata si articolerà in due momenti. La mattinata nell’Aula Paolo VI in Vaticano dove, dopo la festa sul tema “Ragazzi, missionari come Paolo” ci sarà l’udienza con Benedetto XVI. Il pomeriggio, nella basilica di San Paolo Fuori le Mura, la celebrazione eucaristica presieduta dal cardinale Ivan Dias, prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, durante la quale i ragazzi rinnoveranno le promesse del battesimo e il loro impegno missionario nei confronti dei loro coetanei. “Siamo molto contenti di questa opportunità offerta ai ragazzi di incontrare il Santo Padre – ha detto all’Agenzia Fides il segretariato nazionale della POIM, padre Pietro Pierobon, - e di dialogare con Lui, infatti ci saranno 3 ragazzi che rivolgeranno alcune domande al Papa. E poi della possibilità che i ragazzi hanno di riscoprire la figura missionaria di San Paolo, per trovare nella sua esperienza, tra i suoi ‘successi’ e le sue difficoltà, l'esempio a cui guardare: una persona tutta donata a Cristo e alla missione dell'annuncio del Vangelo. E infine, l'esempio di una persona che ha saputo andare oltre i suoi confini per mettersi in dialogo e in ascolto delle altre culture per annunciare Gesù Cristo”. (R.P.)

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    Da domani mostra a Padova in occasione dell’Anno Paolino

    ◊   Sarà inaugurata domani a Padova la mostra “Sulla via di Damasco. L’inizio di una vita nuova”, promossa dal Servizio nazionale per il progetto culturale della Chiesa Italiana e da Itaca, società editrice e di promozione culturale, che resterà aperta fino al 21 giugno 2009. Dopo la cerimonia di inaugurazione, che avrà luogo alle ore 17.30 nel Chiostro del Generale della Basilica del Santo dove è allestita la mostra, si svolgerà l’incontro di presentazione nella Sala dello Studio teologico della Basilica. Ai saluti iniziali di padre Enzo Pojana, rettore della Basilica del Santo, e di don Giovanni Brusegan, delegato vescovile per la Pastorale della cultura, seguiranno gli interventi di Eugenio Dal Pane, direttore editoriale di Itaca, ideatore e coordinatore della mostra, e di Giuseppe Frangi, giornalista e critico d’arte. L’iniziativa è organizzata dall’Associazione culturale universitaria Antonio Rosmini e dai Frati Minori Conventuali della Basilica del Santo in occasione dell’Anno Paolino indetto da Benedetto XVI per celebrare i duemila anni dalla nascita di san Paolo, di cui la mostra presenta la vita e l’insegnamento. L’esposizione si articola in due sezioni e in un epilogo. La prima, seguendo la narrazione degli Atti degli Apostoli, ricostruisce i momenti salienti della vita di san Paolo, da Gerusalemme (martirio di santo Stefano) a Roma (martirio di san Paolo), considerata nel contesto della storia e della missione della Chiesa delle origini. Ogni pannello presenta un’immagine a carattere artistico o archeologico sui luoghi paolini. La seconda sezione, attraverso un ricco apparato iconografico, ci inoltra nella umanità di Paolo, nella sua nuova identità, frutto della sorprendente iniziativa di Dio, sorgente di vera libertà. L’epilogo condensa in un’immagine la missione della Chiesa nel mondo. Grazie all’azione dello Spirito Santo, stretta attorno a Pietro e Paolo, essa si mostra come una nuova città in cui si concretizza “un modo nuovo e autentico di essere fratelli, reso possibile dal Vangelo di Gesù Cristo” (Benedetto XVI), offerto a tutti gli uomini. (A.L.)

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    24 Ore nel Mondo



    Nuovo test missilistico della Corea del Nord. L'Onu prepara la condanna

    ◊   La Corea del Nord continua a mostrare i muscoli alla comunità internazionale portando a termine l’ennesimo test missilistico. Gli ultimi cinque missili sono stati lanciati, tutti tra lunedì e martedì, al largo della costa orientale del Paese, nel frattempo gli Stati Uniti e gli altri membri del Consiglio di sicurezza Onu hanno avviato l'esame di una serie di nuove possibili sanzioni contro il regime di Pyongyang. Il servizio di Marco Guerra:

    Un missile a corto raggio è stato lanciato in mare dalla costa orientale della Corea del Nord. Poco ore prima il governo di Pyongyang aveva minacciato nuove misure di autodifesa in risposta alla bozza di risoluzione, all’esame del Consiglio di sicurezza dell’Onu, che condanna con fermezza l'ultimo test nucleare di martedì scorso. Il regime nordcoreano rilancia quindi la sfida alla comunità internazionale affermando persino che “qualsiasi azione ostile dalle Nazioni Unite comporterà l'annullamento dell'armistizio", alludendo al trattato di pace fra le due Coree del 1953. Intanto prosegue l’esame del testo sul tavolo dei sette rappresentanti permanenti del Consiglio di sicurezza dell’Onu, stilato da Giappone e Stati Uniti, che prevede di far scattare immediatamente una prima serie di sanzioni già decise con la risoluzione 1718 del 2006, volte a colpire direttamente la cosiddetta filiera di produzione nucleare, oltre ad una serie di attività di carattere strettamente militare. Una volta raggiunto l'accordo tra i Sette, la bozza verrà poi trasmessa ai quindici del Consiglio. L'approvazione finale è attesa per lunedì, al più tardi martedì. Ulteriori risposte alle operazioni della Corea del Nord potrebbero scaturire anche dall’incontro tra Il ministro degli Esteri sudcoreano, Yu Myung-hwan, e il segretario di Stato Usa, Hillary Clinton, che si terrà a Washington la prossima settimana.

     
    Medio Oriente
    Proseguono gli sforzi dell’Amministrazione americana per rilanciare il processo di pace in Medio Oriente. A dieci giorni dal colloquio col premier israeliano Netanyahu, il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, ha ricevuto ieri a Washington il presidente dell’Autorità Nazionale Palestinese, Abu Mazen. Il capo della Casa Bianca ha esortato Israele ad interrompere immediatamente l'espansione degli insediamenti in Cisgiordania e nello stesso tempo ha ammonito i palestinesi a non tollerare alcun ricorso alla violenza. Obama vedrà la prossima settimana a Riad il sovrano saudita Abdullah e il presidente egiziano Hosni Mubarak a Il Cairo, dove pronuncerà l’atteso discorso al mondo musulmano.

    Iran
    Strage in una moschea sciita in Iran, dove almeno 23 persone sono morte per un attentato kamikaze nella città di Zahedan, al confine con il Pakistan e l'Afghanistan, crocevia di traffici di droga e armi, oltre che teatro di azioni terroristiche di indipendentisti sunniti. Teheran ha già accusato gli Stati Uniti di aver armato gli attentatori. Nessuna reazione al momento da Washington.

    Pakistan
    Un’allarmante catena di attentati si è verificata in Pakistan, dove è in corso una massiccia offensiva contro i talebani. Una bomba esplosa all'interno di un bazaar a Peshawar ha causato un morto e 20 feriti, alcuni dei quali versano in gravi condizioni. Ieri un'autobomba guidata da un kamikaze aveva provocato 24 morti e 300 feriti a Lahore.

    Afghanistan
    In Afghanistan proseguono i combattimenti tra i ribelli talebani e le truppe della coalizione internazionale. L'esercito americano ha fatto sapere che sono stati uccisi almeno 35 militanti integralisti negli scontri esplosi nella provincia meridionale di Zabul. Secondo un comunicato del comando Usa le ''truppe hanno risposto al fuoco'' dopo un attacco dei talebani. Nessun civile, ha precisato la nota, è rimasto coinvolto nel combattimento.

    Sri Lanka
    Soddisfazione per lo Sri Lanka, disappunto tra le principali organizzazioni umanitarie. Ha creato reazioni contrastanti la risoluzione del Consiglio dei diritti umani dell’Onu che mercoledì ha escluso l’apertura di un’inchiesta sulla violazione dei diritti fondamentali dell’uomo nel conflitto conclusosi recentemente tra le truppe di Colombo e l’Esercito di liberazione delle Tigri Tamil.

    Myanmar
    Potrebbe arrivare nelle prossime ore il verdetto al processo in corso a Yangoon contro la leader dell’opposizione birmana, Aung San Suu Kyi, accusata di violazione degli arresti domiciliari. Stamani è stato ascoltato l'unico dei quattro testimoni della difesa ammesso a parlare dai giudici. Fuori la prigione, intanto, i servizi di sicurezza locali hanno arrestato un uomo che partecipava alle manifestazioni a favore della Premio Nobel. Dal canto suo, la giunta militare birmana ha respinto di nuovo “le pressioni e le interferenze” internazionali nel processo alla leader dell’opposizione, Aung San Suu Kyi. “Non è una questione politica, né di diritti umani”: ha precisato ieri il sottosegretario agli Esteri del Myanmar, Maung Myint, intervenendo alla riunione ministeriale in Cambogia tra l’Unione Europea e l’Associazione delle Nazioni dell’Asia Sud-Orientale (Asean).

    Germania: trattative per acquisizione Opel
    L’offerta della Fiat per l’acquisto della tedesca Opel è sul tavolo. L’azienda torinese crede ancora nella potenziale fusione, "riaffermando il suo interesse alla ricerca di un possibile accordo". Ma non avendo avuto il tempo necessario per una valutazione della situazione finanziaria del marchio tedesco non può prendersi "rischi inusuali", "di più – dice – non ci può essere richiesto". La Fiat spiega così, in una nota, che non parteciperà alle riunioni che il governo tedesco sta cercando di organizzare a Berlino per oggi, riguardanti il supporto finanziario di urgenza ad Opel. Mentre si apprende che anche la canadese Magna potrebbe uscire dall’affare e dalla Germania un portavoce del governo afferma che ''non sorprende la rinuncia della Fiat''.

    Italia: incidente traghetto
    Tanta paura questa mattina nelle acque a largo della Sicilia, dove un traghetto proveniente da Napoli ha preso improvvisamente fuoco. Tutti salvi i passeggeri portati a riva dalle motovedette di soccorso. Il servizio di Anna Villani:

    Sono stati messi tutti in salvo i 460 passeggeri del traghetto “Vincenzo Florio” della Tirrenia. Era partito alle quattro di questa mattina da Napoli alla volta di Palermo quando improvvisamente a poche miglia dalle coste siciliane c’è stato un incendio a bordo, che ha fatto scattare la rete dei soccorsi. Tra i passeggeri messi in salvo, sedici sono stati trasportati in due ospedali palermitani per intossicazione da fumo e attacchi di panico. I sedici sono attualmente in camera iperbarica per un ciclo di ossigeno. Tra quelli ricorsi alle cure sanitarie c’è anche una donna incinta, mentre un uomo si è slogato un polso. Dopo le prime cure, i tre sono stati già dimessi. Le lingue di fuoco, levatesi mentre a bordo i passeggeri dormivano, hanno bruciato 104 autovetture e 50 camion che si trovavano all'interno del locale garage del traghetto. Proprio da qui, nei sotterranei, è partito l’incendio. Alle prime nuvole di fumo il comandante ha disposto l’evacuazione del mezzo. I sommozzatori dei vigili del fuoco sono riusciti ad agganciare la nave ai rimorchiatori che hanno trasportato ieri mattina l’imbarcazione verso il porto di Palermo. Dopo l’incendio al traghetto divampano ora le polemiche. Mentre sull’episodio è stata disposta un’inchiesta da parte della Procura di Palermo. (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra)

     
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIII no. 149

     
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