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Sommario del 26/05/2009

Il Papa e la Santa Sede

  • Domenica, in San Pietro, la Messa del Papa per la Solennità di Pentecoste. Il Magistero di Benedetto XVI sullo Spirito Santo
  • Rinunce e nomine
  • Il Papa inaugurerà questa sera, nella Basilica Lateranense, il Convegno della diocesi di Roma. Intervista con mons. Luigi Moretti
  • Maria è il nostro aiuto: così il cardinale Sandri per la festa di Santa Maria Ausiliatrice
  • Mons. Tomasi sulle vittime degli ordigni inesplosi: hanno diritto a un'assistenza che le aiuti a reinserirsi nella società senza discriminazioni
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Il cardinale Bagnasco in apertura dell'Assemblea Cei: insufficienti le politiche migratorie che badano solo alla tutela dell'ordine pubblico
  • La Chiesa irlandese chiede scusa per gli abusi sui minori e promette aiuto e risarcimenti per le vittime
  • Il congresso internazionale di Roma contro la pena di morte, promosso dalla Comunità di Sant'Egidio. Intervista con Marco Impagliazzo
  • Prima apertura della Radio Vaticana alla pubblicità. Il primo inserzionista sarà Enel, la campagna partirà il prossimo 6 luglio
  • La Santa Sede tra i partecipanti al Convegno internazionale di Firenze, dedicato alla rilettura storica del "Caso Galileo"
  • Chiesa e Società

  • Preoccupazione del Consiglio Mondiale delle Chiese per i test nucleari della Corea del Nord
  • Rapporto 2008 di "Aiuto alla Chiesa che Soffre": oltre 5 mila progetti in 137 Paesi
  • India: in Orissa, ordinati quattro nuovi sacerdoti
  • Il cardinale Martino chiede l'abolizione della pena di morte al Congresso dei Ministri della giustizia
  • Sud Corea: appelli delle Ong per tutelare le condizioni dei lavoratori immigrati
  • Il cardinale messicano Rivera esorta ad una seria campagna elettorale
  • Brasile: al Santuario di Aparecida il pellegrinaggio nazionale per la Famiglia
  • Guatemala: il cardinale Rodolfo Quezada Toruño parla della grave situazione del Paese
  • Argentina: guida sul Sacramento del Battesimo a livello ecumenico
  • Nigeria: appello delle organizzazioni umanitarie per soccorrere gli sfollati nel Delta del Niger
  • Indonesia: in crescita le vocazioni dei Missionari del Sacro Cuore
  • Thailandia: la battaglia per i diritti delle donne della principessa Thai
  • L'Eucarestia al centro di un Forum asiatico a Seul
  • Veglia di preghiera a Parigi in nome del “Vangelo della vita”
  • A Tirana 500 docenti italiani per un nuovo laboratorio farmaceutico
  • “Moleben” nella Basilica romana di San Clemente alla presenza del presidente bulgaro
  • Genova: quattro nuovi Carmelitani, due sono gemelli
  • Associazione Meter denuncia ennesimo portale di pedofilia
  • Nasce il portale www.presseurop.eu con articoli dei 27 Stati dell'Ue
  • 24 Ore nel Mondo

  • Aung San Suu Kyi nega di aver violato le regole degli arresti domiciliari: rischia 5 anni
  • Il Papa e la Santa Sede



    Domenica, in San Pietro, la Messa del Papa per la Solennità di Pentecoste. Il Magistero di Benedetto XVI sullo Spirito Santo

    ◊   Domenica prossima, alle ore 9.30, il Papa celebrerà nella Basilica Vaticana la Santa Messa della Solennità di Pentecoste. Alla Celebrazione, sottolinea la notifica dell’Ufficio Celebrazioni Liturgiche, sono invitati i fedeli della diocesi di Roma e i pellegrini presenti in città. Ripercorriamo alcune riflessioni di Benedetto XVI sullo Spirito Santo e la Pentecoste nel servizio di Alessandro Gisotti:

    (Canto Veni Sancte Spiritus)

     
    Con l’evento della Pentecoste, lo Spirito Santo supera la rottura iniziata a Babele, la confusione dei cuori, ed apre le frontiere, conducendo gli uni verso gli altri: nel suo Magistero, Benedetto XVI sottolinea che la Pentecoste è segno di comunione e di un amore più forte delle divisioni provocate dall’uomo. Il 15 maggio 2005, il Papa celebra la Pentecoste per la prima volta dopo l’elezione alla Cattedra di Pietro e avverte: senza lo Spirito Santo, la Chiesa “si ridurrebbe a un’organizzazione meramente umana, appesantita dalle sue stesse strutture”. Per questo, deve sempre guardare alla sua nascita, all’irruzione sorprendente del vento e del fuoco nel Cenacolo:

     
    “La Chiesa deve sempre nuovamente divenire ciò che essa già è: deve aprire le frontiere fra i popoli e infrangere le barriere fra le classi e le razze. In essa non vi possono essere né dimenticati né disprezzati (...) Vento e fuoco dello Spirito Santo devono senza sosta aprire quelle frontiere che noi uomini continuiamo ad innalzare fra di noi; dobbiamo sempre di nuovo passare da Babele, dalla chiusura in noi stessi, a Pentecoste”.
     
    L’anno successivo, il Papa si sofferma sul significato delle lingue di fuoco che scendono su Maria e gli Apostoli, mentre sono raccolti in preghiera: questo evento - afferma il 4 giugno 2006 - sancisce l’estensione dell’antico Patto di Dio con Israele a tutti i popoli della terra:

     
    “Lo Spirito, con il dono delle lingue, mostra che la sua presenza unisce e trasforma la confusione in comunione. L’orgoglio e l’egoismo dell’uomo creano sempre divisioni, innalzano muri d’indifferenza, di odio e di violenza. Lo Spirito Santo, al contrario, rende i cuori capaci di comprendere le lingue di tutti, perché ristabilisce il ponte dell’autentica comunicazione fra la Terra e il Cielo. Lo Spirito Santo è l’Amore”.
     
    “Avrete forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi e mi sarete testimoni”: questo versetto degli Atti degli Apostoli è scelto dal Papa come tema della Gmg di Sydney dello scorso anno. Ai giovani, riuniti a Roma il 13 marzo 2008, in prossimità della Domenica delle Palme, il Papa parla della gioia che deriva dall’aprire i cuori alla misericordia di Dio, al Suo Spirito:
     
    “Di questa gioia che viene dall’accogliere i doni dello Spirito Santo fatevi portatori, dando nella vostra vita testimonianza dei frutti dello Spirito: “amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza e dominio di sé”. Ricordate sempre che siete “tempio dello Spirito”; lasciate che Egli abiti in voi e obbedite docilmente alle sue indicazioni, per portare il vostro contributo all’edificazione della Chiesa e discernere a quale tipo di vocazione il Signore vi chiama”.
     
    E due mesi dopo, l’11 maggio 2008, il Papa ribadisce: a Pentecoste “si rende chiaro che la Chiesa appartengono molteplici lingue e culture diverse”. Ma la Chiesa cattolica, avverte, non è una federazione di Chiese, è un’unica realtà:

     
    “A Pentecoste la Chiesa viene costituita non da una volontà umana, ma dalla forza dello Spirito di Dio. E subito appare come questo Spirito dia vita ad una comunità che è al tempo stesso una e universale, superando così la maledizione di Babele. Solo infatti lo Spirito Santo, che crea unità nell’amore e nella reciproca accettazione delle diversità, può liberare l’umanità dalla costante tentazione di una volontà di potenza terrena che vuole tutto dominare e uniformare”.

    (canti)

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    Rinunce e nomine

    ◊   Benedetto XVI ha nominato presidente del Consiglio di amministrazione del Centro Televisivo Vaticano l’arcivescovo Claudio Maria Celli, presidente del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali.

    Il Papa ha nominato Membro del Pontificio Consiglio Cor Unum padre Joaquín Alliende, presidente dell'Associazione “Aiuto alla Chiesa che soffre”.

    In Croazia, il Pontefice ha accettato la rinuncia al governo pastorale dell'Eparchia di Križevci per i fedeli di rito bizantino, presentata da mons. Slavomir Miklovš, in conformità al can. 210 § 1 del CCEO. Al suo posto, ha nominato il sacerdote Nikola Kekić, attualmente rettore del Seminario greco-cattolico di Zagabria e parroco della Concattedrale dei Santi Cirillo e Metodio. Il neo presule, 66 anni, ha intrapreso gli studi di Filosofia e Teologia presso la Facoltà di Teologia Cattolica di Zagabria, ultimandoli presso la Pontificia Università Urbaniana in Roma, dove ha conseguito il baccalaureato in Teologia. Ordinato sacerdote, ha svolto - tra gli altri - i ministeri di parroco e direttore del Centro spirituale greco-cattolico a Karlovac; Lingue conosciute: croato, italiano, tedesco, ucraino.

    In Centroafrica, Benedetto XVI ha accettato la rinuncia al governo pastorale dell’arcidiocesi di Bangui presentata da mons. Paulin Pomodimo, in conformità al canone 401 - paragrafo 2 del Codice di Diritto Canonico.

    Nella Repubblica Democratice del Congo, il Papa ha nominato vescovo di Idiofa padre José Moko Ekanga, sulpiziano, rettore del Seminario Universitario “Jean XXIII” a Kinshasa. Il nuovo vescovo ha 50 anni e ha studiato Filosofia al Seminario St. Kaggwa e Teologia presso le facoltà Cattoliche di Kinshasa, ottenendo la Licenza in Teologia biblica. Dopo l’ordinazione sacerdotale è stato, fra l’altro, presidente dell’Assemblea del clero di Kinshasa/Gombe, e più volte parroco. La Diocesi di Idiofa è suffraganea dell'Arcidiocesi di Kinshasa. Ha una superficie di 40 mila kmq, con oltre 2 milioni 250 mila abitanti, dei quali più di un milione 100 mila cattolici, divisi in 42 parrocchie, con 101 sacerdoti, 7 fratelli religiosi, 60 seminaristi e 126 religiose.

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    Il Papa inaugurerà questa sera, nella Basilica Lateranense, il Convegno della diocesi di Roma. Intervista con mons. Luigi Moretti

    ◊   Appartenenza ecclesiale e corresponsabilità pastorale. E’ questo il titolo del Convegno ecclesiale diocesano di Roma che nel tardo pomeriggio di oggi, nella Basilica di San Giovanni in Laterano, verrà aperto dal Santo Padre. Tre giorni per riflettere sulle esperienze pastorali più significative maturate negli ultimi dieci anni e per rilanciare l’attività della diocesi su temi quali la pastorale familiare e giovanile, l’iniziazione cristiana e la testimonianza della carità. Il convegno aprirà alle 19.30 e sarà trasmesso in diretta dalla nostra emittente. Ascoltiamo alcune anticipazioni dal vicegerente della diocesi di Roma, mons. Luigi Moretti, intervistato da Davide Dionisi:

    R. - Quest’anno viviamo un momento particolare, perché si è avvertita l’esigenza diffusa di una rilettura del cammino che la diocesi di Roma ha fatto negli ultimi venti anni. Noi abbiamo vissuto esperienze molto importanti, molto significative e vorremmo che quello spirito che deriva da queste esperienze venisse assimilato in qualche modo in una consapevolezza condivisa, soprattutto dagli operatori. Quindi, sarà una rilettura di quelle che sono le linee sulle quali la Chiesa di Roma ha camminato finora, riconfermando quello che riteniamo decisivo, importante, qualificante. Soprattutto, diventa una grande esperienza di animazione, perché ci sia veramente una crescita nella consapevolezza e quindi un rinnovato impegno nelle proposte. Vorremmo aiutare le persone a sentirsi parte di questa esperienza.

     
    D. - In che modo, eccellenza, questo convegno si inserisce nel programma pastorale diocesano?

     
    R. - Si inserisce proprio come momento di puntualizzazione di alcune riflessioni compiute a livello diocesano. La nostra idea non è quella di fare cose nuove, ma probabilmente di riuscire a fare in modo nuovo cose che fanno parte ormai della tradizione. Quindi, anche la dimensione dell’appartenenza ecclesiale, la dimensione della missionarietà: far sì che venga recuperato davvero lo spirito della missione cittadina, come quando Giovanni Paolo II ci diceva che la parrocchia di Roma trova se stessa fuori se stessa. In sostanza, si tratta di riportare come elemento essenziale e prioritario l’attenzione all’evangelizzaizone.

     
    D. - Eucaristia domenicale, pastorale familiare giovanile, iniziazione cristiana e testimonianza della carità: sono questi alcuni degli argomenti che andrete a trattare. Qual è la situazione attuale? E a proposito di parrocchie, in che modo quelle di Roma rispondono a queste esigenze pastorali?

     
    R. - Noi sappiamo che Roma è una realtà estremamente variegata. Ma noi sappiamo che c’è sostanzialmente un forte movimento propulsivo: cioè, è una Chiesa che non è seduta, è una Chiesa che tende ad elaborare proposte, coinvolgimenti. E questo riguarda temi in parte già affrontati negli anni precedenti e che oggi si tratta di riproporre in maniera più determinata. Anzitutto, la riqualificazione della domenica come giorno del Signore: la domenica può e deve diventare il giorno della comunità, il giorno della Chiesa, il giorno della famiglia, per ridare una valenza religiosa ad un contesto che tende a scristianizzarsi. Come pure l’attenzione alla famiglia: siamo convinti che la Chiesa debba recuperare un senso di soggettività che la renda protagonista in questo ambito. Quindi, non è solo oggetto di pastorale. Le famiglie delle nostre comunità cristiane dovranno essere capaci di mettere in piedi sia ciò che è necessario per loro - per essere capaci di vivere tutte le potenzialità del Sacramento del matrimonio - ma anche di diventare proposta, modello, riferimento, servizio per le altre famiglie. (Montaggio a cura di Maria Brigini)

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    Maria è il nostro aiuto: così il cardinale Sandri per la festa di Santa Maria Ausiliatrice

    ◊   “Presso il Signore Maria è il nostro aiuto: è l’Ausiliatrice. Sempre vicina nel cuore del Figlio, ora dispone materialmente a nostro favore della potenza di Cristo Gesù. Egli ha compiuto la salvezza del nostro Dio. Il segno del compimento è Maria, che non si stanca di perorare presso l’Agnello la causa del nostro perdono”. E’ quanto ha detto ieri il cardinale Leonardo Sandri, prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali, presiedendo l’annuale celebrazione promossa dalla comunità salesiana in Vaticano per la festa liturgica di Santa Maria Ausiliatrice che si celebra il 24 maggio. “Maria - ha aggiunto il porporato - è il nostro aiuto nell’ora in cui senza lo Spirito di Cristo la vita rischia di perdere il suo senso nuziale. Quando le contrarietà tentano di soffocarci e le notti interiori ed esteriori offuscano la luce del Risorto, seminando nella mente e nei cuori il dubbio circa Cristo e la fede, Maria ci ripete: Fate quello che vi dirà”.

    Il porporato ha anche sottolineato “l’analfabetismo religioso, biblico, ecclesiale” che rende particolarmente “urgente che la Parola di Cristo, quella del suo vicario in terra e della Chiesa siano correttamente conosciute”. Il cardinale Sandri ha quindi affermato che l’Osservatore Romano, la Tipografia Vaticana e la Libreria Editrice Vaticana offrono un “servizio insostituibile” al Papa, alla Curia e alla Chiesa universale in un settore primario come quello delle comunicazioni. Un servizio insostituibile - ha spiegato - soprattutto in un tempo in cui purtroppo si ricorre “alla manipolazione di quella verità” che i mezzi di informazione dovrebbero invece presentare “con rispetto e rigore”. Il prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali ha poi evidenziato come i lavoratori di queste tre realtà collaborino a illustrare e a diffondere il magistero del Pontefice, in un’attività che li rende “ministri della cattedra di Pietro”. Il cardinale Leonardo Sandri - rende noto l’Osservatore Romano - ha infine chiesto ai presenti di pregare Maria affinché il pellegrinaggio appena compiuto da Benedetto XVI in Terra Santa porti frutti abbondanti e rechi alla comunità cattolica “un forte incoraggiamento a perseverare nella testimonianza là dove la Pasqua e la Pentecoste incominciarono a illuminare il mondo”. (A cura di Amedeo Lomonaco)

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    Mons. Tomasi sulle vittime degli ordigni inesplosi: hanno diritto a un'assistenza che le aiuti a reinserirsi nella società senza discriminazioni

    ◊   Assistere le vittime di bombe rimaste inesplose in aree teatro di conflitti richiede quattro misure concrete: assicurare dei “budget regolari” da parte di Stati e organismi sovranazionali che si occupano di simili drammi. “Creare strutture educative e formative” che consentano alle vittime “riabilitazione fisica e psicologica” e altre strutture in grado di favorirne il “reinserimento sociale, economico e politico delle vittime”. Quarta e ultima misura, praticare una “politica di assistenza realistica”, che tenga conto non della vittima quanto della famiglia e della comunità locale. Ad enumerare questi quattro provvedimenti è stato l’arcivescovo Silvano Maria Tomasi, osservatore permanente della Santa Sede all’Onu di Ginevra. Il presule è intervenuto a fine aprile scorso alla sessione di lavoro che ha riunito il Gruppo di esperti di quegli Stati che hanno ratificato il V Protocollo sui residuati bellici inesplosi. Il V Protocollo fa parte della cosiddetta "Convenzione sull'interdizione o limitazione dell'uso di alcune armi convenzionali che possono produrre effetti traumatici eccessivi o indiscriminati" e proprio sulle terribili conseguenze che tali ordigni lasciano su chi ne è vittima si sono concentrate le considerazioni del rappresentante pontificio.

    “Prevenzione e assistenza sono i due pilastri del Protocollo”, ha affermato mons. Tomasi, ribadendo, anzitutto, il principio secondo il quale “tutte le vittime dei conflitti e delle diverse categorie di armi e di munizioni hanno il diritto di ricevere assistenza, senza alcuna discriminazione”. A tal fine, ha rilevato il presule, “l'educazione e la formazione professionale sono lo strumento ideale nel cammino del reinserimento sociale, economico e politico”. Altra dimensione fondamentale riguarda la “cooperazione” che - secondo mons. Tomasi - i Paesi donatori e le agenzie umanitarie dovrebbero praticare nell’assistere le vittime di munizioni a grappolo o mine antiuomo. Questo perché, ha osservato mons. Tomasi, “la stragrande maggioranza dei Paesi colpiti dai residuati bellici inesplosi sono Paesi in via di sviluppo e di conseguenza sono incapaci di adempiere ai loro obblighi senza l'assistenza internazionale”. L’osservatore vaticano ha anche sottolineato quanto la Santa Sede faccia già da tempo, attraverso le sue istituzioni, su questa frontiera della solidarietà. Ed ha concluso invitando la comunità internazionale a non dimenticare “la “compassione” e la “vicinanza umana”, due valori che dovrebbero accompagnarsi a un tipo di assistenza che resta, ha scandito mons. Tomasi, “una questione di dignità, di diritti, di giustizia e di fraternità”. (A cura di Alessandro De Carolis)

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   In prima pagina, la condanna unanime dell’Onu dopo i test nucleari della Corea del Nord e un commento di Giuseppe M. Petrone dal titolo “L’isolamento come scelta di regime”

    Darwinismo e biologismo esasperato: in cultura, Fiorenzo Facchini sulle apparenti antinomie dell’evoluzione

    Galileo, Tommaso e i gesuiti: anticipazione della relazione di Luciano Malusa al convegno internazionale, a Firenze, sull’astronomo pisano

    Philippe Levillain e Jean-Michel Coulet ricordano padre Antoine Wenger, morto il 22 maggio, l’assunzionista che seguì il Concilio Vaticano II e scrisse “La storia del tempo presente”

    Quando l’egoismo nutre il consenso sociale: anticipazione della relazione del cardinale Carlo Caffarra al convegno “La crisi etica dell’Occidente”

    L’anno sacerdotale un tempo di rinnovamento interiore: nell’informazione religiosa, lettera della Congregazione per il clero a tutti i vescovi

    A conclusione delle riflessioni sul documento “Dignitatis personae”, articolo di Angelo L. Vescovi dal titolo “Dietro la ricerca sulle staminali embrionali c’è solo una guerra di brevetti”: la riprogrammazione delle cellule adulte è molto promettente eppure si insiste su tecniche ormai obsolete

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    Oggi in Primo Piano



    Il cardinale Bagnasco in apertura dell'Assemblea Cei: insufficienti le politiche migratorie che badano solo alla tutela dell'ordine pubblico

    ◊   Riaffermiamo il rispetto per ogni persona umana. Con queste parole, il segretario generale della Conferenza episcopale italiana, mons. Mariano Crociata, è ritornato stamattina, in conferenza stampa, sulla questione del respingimento degli immigrati irregolari. Ieri, in apertura dei lavori dell'assemblea generale della Cei, il cardinale Angelo Bagnasco aveva dedicato al tema una parte consistente della sua prolusione, parlando di un rischio di inadeguatezza delle politiche migratorie se esse - invece di collocarsi in una strategia più ampia - si limitano alla tutela dell'ordine pubblico. Non poteva mancare anche un pensiero al terremoto in Abruzzo, per il quale il presidente dei vescovi italiani ha chiesto che la ricostruzione sia “sollecita, senza intoppi e senza sprechi”. Alessandro Guarasci.

    Agli attraversamenti del Mediterraneo, “le nostre autorità hanno risposto con la controversa prassi dei respingimenti, già sperimentata in altre stagioni come pure in altri Paesi”. Il cardinale Bagnasco si sofferma con queste parole sulla politica immigratoria del governo:

     
    “Se la sovrapposizione con la campagna elettorale non ha sempre assicurato l’obiettività necessaria ad un utile confronto, non può sfuggire il criterio fondamentale con cui valutare questi episodi, al di là delle contingenze legate allo spirito polemico o alla stagione politica. Ossia il valore incomprimibile di ogni vita umana, la sua dignità, i suoi diritti inalienabili”.
     
    Al diritto a vivere dignitosamente nel proprio Paese, esiste anche il diritto ad emigrare, e la risposta non può essere solo “di ordine pubblico” e nemmeno di un “malinteso multiculturalismo”. Bisogna comunque guardare tutto in un’ottica più ampia e dunque rafforzare la cooperazione internazionale. Un pensiero poi al terremoto in Abruzzo. Il cardinale mette in luce la risposta del Paese che “sotto i colpi della tragedia, viene fuori per quello che è il suo volto vero”. La Chiesa comunque non allenterà la sua vicinanza nei riguardi della popolazione. Il presidente della Cei riconosce che “la politica si è subito attivata” e ora “dovrà ora curare che per l’inizio dell’autunno tutte le famiglie abbiano una sistemazione adeguata”. Sulla crisi, il presidente dei vescovi afferma che è “improponibile una concezione meramente mercantile del lavoro umano” e chiede attenzione in modo particolare ai precari, lavoratori per i quali gli ammortizzatori sociali sono davvero modesti. Quindi, la tutela della vita, in ogni momento:

     
    “Non c’è contraddizione tra mettersi il grembiule per servire le situazioni più esposte alla povertà e rivolgere ai Responsabili della democrazia un rispettoso invito affinché in materia di fine vita non si autorizzi la privazione dell’acqua e del nutrimento vitale a chi è in stato vegetativo. È una questione di coerenza”.
     
    Il cardinale chiude la sua prolusione con una nota di speranza, rivolgendosi soprattutto ai giovani che hanno voglia di ideali alti. Serve quindi registrare le voci che nonostante tutto anticipano i segni di una rinascita. Vicinanza poi al Papa: “Resta per noi incomprensibile come l’umiltà e la bontà d’animo, la finezza e la tranquillità interiore che lo contraddistinguono possano da taluni non essere colte per ciò che sono”.

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    La Chiesa irlandese chiede scusa per gli abusi sui minori e promette aiuto e risarcimenti per le vittime

    ◊   Trovare soluzioni perché ciò che è stato denunciato non accada mai più: il monito della Chiesa cattolica d’Irlanda, all’indomani del Rapporto della Commissione governativa che ha indagato sugli abusi perpetrati sui minori in passato - dagli Anni ’30 fino agli Anni ’70 - in alcune scuole e Istituti gestiti da religiosi. Il servizio di Roberta Gisotti:

    "Ci scusiamo per coloro che sono stati così crudelmente abusati durante la loro infanzia”. Abusi ancora più gravi in quanto perpetrati "da chi è chiamato a prendersi cura in nome di Gesù Cristo”. Così affermano i vescovi irlandesi in una nota del Consiglio permanente, riunito da ieri a Maynooth, annunciando che la drammatica questione sugli abusi ai minori sarà al centro del dibattito della prossima Assemblea generale, in giugno, alla presenza dei responsabili delle Congregazioni e degli Istituti religiosi, “per affrontare - assicurano i presuli - le necessità delle vittime” e “il loro processo di guarigione”.

     
    A tale proposito l’arcivescovo di Dublino, il cardinale Diarmuid Martin, ha sollecitato - attraverso una lettera pubblicata dall’“Irish Times” - i 18 Ordini religiosi coinvolti nelle violenze ad aiutare le vittime degli abusi ancora in vita. E' “la nostra ultima possibilità - scrive il porporato - di rendere onore ai fondatori carismatici degli Ordini” e a tutti i buoni componenti” “che li hanno seguiti”. Il porporato suggerisce quindi “modi creativi” per sostenere finanziariamente i superstiti e le loro famiglie, deplorando il mancato assolvimento dell’accordo sottoscritto nel 2002 col governo irlandese per un fondo dedicato alle vittime. Un comportamento “choccante” - scrive l’arcivescovo di Dublino - “non potete lasciare le cose come stanno” perché occorre redimere “la vostra immagine di educatori dei poveri”.

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    Il congresso internazionale di Roma contro la pena di morte, promosso dalla Comunità di Sant'Egidio. Intervista con Marco Impagliazzo

    ◊   Al grido di “No justice without life”, si è svolto ieri a Roma presso il Campidoglio, il Congresso internazionale contro la pena di morte, promosso dalla comunità di Sant’Egidio e al quale hanno preso parte 35 personalità internazionali e della società civile. Tutti uniti da un percorso verso un traguardo possibile, che è molto più di un titolo o uno slogan: “Dalla moratoria all’abolizione della pena capitale”. Patrizio Ciprari, ha chiesto a Marco Impagliazzo, presidente della comunità Sant’Egidio, lo spirito con cui tale comunità si avvicina ad un tema così forte, ovvero l’importanza di un attaccamento e di una “cultura alla vita” e l’impegno e le strategie necessarie per porre rimedio a tutto ciò:

    R. - Noi sentiamo molto forte un tema, quello della cultura della vita. Se gli Stati, se gli ordinamenti giuridici non si accorgono che la cultura della vita deve essere messa al primo posto, non esisterà più una società, la società non starà assieme. Quindi, la battaglia dell’abolizione della pena di morte è una battaglia per la vita, così come quella contro l’aborto o contro l’eutanasia.

     
    D. - Attaccamento e cultura alla vita: ma quali sono, secondo lei, le strategie necessarie?

     
    R. - Anzitutto, è quella di convincere i cittadini di fare pressione sulla società civile, perché la cultura della vita si affermi e perché venga bandita ogni forma di vendetta. Oggi, assistiamo ad una pena di morte tante volte non giuridica, ex giudiziale: penso solo ai linciaggi che avvengono in molti Paesi dell’Africa o dell’Asia o dell’America Latina. Una giustizia “fai da te” è ingiustizia, non è giustizia. Quindi, bisogna che dalla società nascano dei movimenti come quelli che la comunità di Sant’Egidio sta spingendo a far sorgere in vari continenti.

     
    D. - Se le dico “No death penalty zone”, che cosa le viene in mente?

     
    R. - Credo, effettivamente, che questa sia una proposta molto positiva, ma soprattutto questo è un sogno: il sogno di un mondo senza pena di morte. Già l’Unione Europea rappresenta questo sogno. All’inizio del XX secolo, solo tre Paesi al mondo erano abolizionisti. Oggi non si può entrare nell’Unione Europea se non si abolisce la pena di morte. Con questi convegni della comunità di Sant’Egidio, stiamo convincendo l’Africa, attraverso i ministri della Giustizia, a diventare il secondo continente senza pena di morte e siamo già molto avanti. La storia riserva delle sorprese: è caduto il Muro di Berlino, è finito il comunismo nell’Europa dell’est, è stata abolita la schiavitù nell’Ottocento. Io spero e credo che, entro questa generazione, riusciremo ad abolire la pena di morte.

     
    D. - Cosa vi aspettate, allora, dal prossimo congresso mondiale nel 2010 a Ginevra?

     
    R. - Ci aspettiamo che il mondo cresca sempre più nella cultura della vita. E’ una cultura che, per noi cristiani, è decisiva e fondamentale ma credo che questa cultura della vita debba diventare patrimonio dell’umanità. Quindi, il congresso del 2010 avrà anche questo valore: diffondere la cultura della vita nel mondo.

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    Prima apertura della Radio Vaticana alla pubblicità. Il primo inserzionista sarà Enel, la campagna partirà il prossimo 6 luglio

    ◊   Dopo 78 anni dalla sua fondazione, la Radio Vaticana si apre al mondo della pubblicità. Un avvenimento a suo modo storico, presentato questa mattina nella sede della nostra emittente dal nostro direttore generale, padre Federico Lombardi, e dal presidente dell’Enel, Piero Gnudi. Proprio l’Ente nazionale italiano dell’energia elettrica sarà il primo inserzionista ad investire alcune decine di migliaia di euro per spot pubblicitari in cinque lingue che saranno trasmessi, a partire dal prossimo 6 luglio, dalla Radio Vaticana. Alla presentazione dell'iniziativa erano presenti anche il segretario generale del Governatorato della Città del Vaticano, mons. Renato Boccardo, ed Egidio Maggioni, presidente dell’agenzia MAB.q che si occuperà della raccolta fondi. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

    La prima apertura della Radio Vaticana al mondo della pubblicità si colloca in un contesto segnato da profondi cambiamenti. La programmazione e il modo di trasmettere dell’emittente della Santa Sede non sono stati fino ad oggi appropriati per la pubblicità. La trasmissione in onde corte verso varie parti del mondo, in tante lingue e in tempi limitati, non hanno finora creato un ambiente adatto per diffondere messaggi pubblicitari. Ora invece - ha detto padre Federico Lombardi - l’attività e il modo di trasmettere si sono evoluti:

    “Il primo cambiamento piuttosto evidente è il fatto che su Roma in Fm, sull’Italia in Dab e per tutto il mondo via Internet, vi è adesso un canale di trasmissione della Radio Vaticana: "One-o-five-live". E' un canale radio che trasmette 24 ore su 24. Questa programmazione, con un pubblico anche sempre più stabile, è naturalmente un ambiente in cui la pubblicità si inserisce con più pertinenza, con più logica”.

    Il presidente di Enel, Piero Gnudi, ha poi evidenziato l’importanza per la più grande società elettrica italiana di avviare questa collaborazione con la Radio Vaticana:

    “L’Enel è molto orgogliosa di essere scelta come prima inserzionista nella Radio Vaticana, una delle radio più prestigiose del mondo. E’ stata una delle prime e consente all'Enel di potere trasmettere, comunicare, far conoscere i nostri progetti in tutto il mondo”.

    Ad occuparsi della raccolta pubblicitaria sarà l’agenzia MAB.q. Il presidente di questa società, Egidio Magioni, ha illustrato il lavoro che verrà svolto dall’agenzia:

    “Il nostro lavoro sarà quello di cercare inserzionisti offrendo uno strumento particolare che non è mai esistito sinora sul mercato pubblicitario, con tutti i "paletti" del caso. E’ evidente che non tutte le aziende possono avere la caratteristica, anche merceologica, di comparire con degli spot sulla Radio Vaticana. Quindi, conseguentemente, sarà un lavoro di preselezione e poi di proposta alla Radio di eventuali clienti”.

    L’apertura alla pubblicità, ha detto infine mons. Renato Boccardo, non risponde solo a criteri economici:

    “E’ dunque una collaborazione tra grandi istituzioni, che va al di là dell’aspetto economico. C’è un aspetto "ideologico" che sostiene il tutto: la volontà e il desiderio di portare avanti queste iniziative, che sono poi al servizio di tutti”.

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    La Santa Sede tra i partecipanti al Convegno internazionale di Firenze, dedicato alla rilettura storica del "Caso Galileo"

    ◊   A 400 anni di distanza, manca ancora un riesame sereno e obiettivo della vicenda galileiana, che superi la sterile contrapposizione tra laici e cattolici e rilanci la collaborazione, oggi più che mai necessaria, tra scienza e fede. Per questo motivo, l’Istituto Stensen dei Gesuiti di Firenze, diretto da padre Ennio Brovedani, ha organizzato, in coincidenza con l’Anno dell’Astronomia, il Convegno internazionale "Il caso Galileo: una rilettura storica, filosofica e teologica", che si apre oggi nel capoluogo toscano alla presenza del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, e che riunirà, fino a sabato prossimo 18 autorevoli istituzioni storicamente coinvolte in questa vicenda culturale, comprese alcune istituzioni della Santa Sede. L’incontro, nell’auspicio dell’arcivescovo di Firenze mons. Betori, dovrebbe dimostrare l’infondatezza dell’ipotesi di un’opposizione costitutiva tra scienza e fede, di cui il processo all’astronomo pisano sarebbe il riflesso. Al microfono di Fabio Colagrande, il sottosegretario del Pontificio Consiglio della Cultura, mons. Melchor Sánchez de Toca, parla degli errori commessi nel passato sulla vicenda e degli obiettivi del Convegno:

    R. - Prima di Giovanni Paolo II, era stato il Concilio Vaticano II a deplorare le incomprensioni che furono all’origine del "Caso Galileo", incomprensioni che nacquero dal non aver percepito e rispettato la legittima autonomia delle scienze naturali. Che cosa può portare di nuovo questo convegno? Noi ci augureremmo che finalmente si possa guardare in avanti, anziché indietro, e chiudere idealmente il tribunale della storia dove, in questo caso, a fare la figura dell’imputato non è più Galileo ma la Chiesa cattolica. Credo che in tutti questi secoli, e in particolare negli ultimi decenni, ci sia stato uno serio sforzo per un esame di coscienza sul caso.

     
    D. - Per tornare però ancora una volta indietro, secondo lei quali errori ha commesso la Chiesa nei confronti di Galileo, 400 anni fa?

     
    R. - Un primo, ovvio, fu il non accettare il copernicanesimo, anche se è un errore che si comprende nel contesto scientifico del suo tempo. L’errore fondamentale fu l’invasione di campo, il ritenere cioè che la questione del movimento del sole e della terra riguardasse la fede, quando si tratta invece di una questione naturale. Anche questo, tuttavia, lo si può capire riferendosi al contesto del tempo di Galileo: una teoria scientifica nuova, che non era ancora sufficientemente dimostrata, che toccava soprattutto una questione molto legata alla visione del mondo, dell’uomo, dell’universo di quel tempo, e che fu dichiarata contraria alla fede: questo fu, chiaramente, un errore. Lo si può comprendere considerando che i giudici di Galileo cedettero di dover vietare l’insegnamento di una dottrina che ritenevano potesse mettere in pericolo la fede della gente semplice. Quello fu un errore. Un errore che per noi, oggi, è molto chiaro, ma che a suo tempo non sembrava così evidente e che in ogni caso ha fatto soffrire molto Galileo.

     
    D. - Oggi c’è chi accusa la Chiesa di volersi in qualche modo “riappropriare” di personaggi come Galileo o Darwin, personaggi “scomodi” per il pensiero cattolico. Cosa ne pensa?

     
    R. - Per quanto riguarda Galileo, io non direi “riappropriarsi”, perché Galileo è stato sempre cattolico, non ha mai rinnegato la sua appartenenza alla Chiesa. Non è stato un libero pensatore né un anticlericale: quest'ultima è una visione distorta della figura di Galileo. Galileo è un uomo che cerca di conciliare ciò che vede nelle sue scoperte astronomiche con la fede che professa sinceramente, e che - anzi - voleva voleva evitare ad ogni costo che la Chiesa si pronunciasse su una questione di ordine naturale, perché se in seguito si fosse dimostrato vero il movimento della terra, le autorità della Chiesa si sarebbero trovate in una situazione piuttosto imbarazzante, come in effetti accadde. Non si tratta di “ri-appropriarsi” di una figura che è stata sempre lì, quanto di metterla nella giusta luce. E anche di invitare i cristiani a guardare al "Caso Galileo" senza paure e senza pregiudizi, ma anche senza tentativi apologetici banali.

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    Chiesa e Società



    Preoccupazione del Consiglio Mondiale delle Chiese per i test nucleari della Corea del Nord

    ◊   “Profondamente preoccupato per il popolo della Corea del Nord e per i Paesi limitrofi”, così il commento sui recenti test nucleari di Samuel Kobia, segretario generale del Consiglio Mondiale delle Chiese, l’organizzazione con sede a Ginevra, che riunisce 349 chiese cristiane di 110 Paesi del mondo. In un comunicato stampa del Consiglio delle “Chiese” – diffuso dal Sir - si definisce l’uso delle “armi nucleari un peccato contro Dio e contro l’umanità”, aggiungendo anche che “la creazione degli armamenti nucleari” è “un abuso mortale del potenziale umano e un uso improprio e letale delle risorse donate da Dio”. Il Consiglio si dice “profondamente turbato” per il test nucleare effettuato ieri dalla Corea del Nord e per gli esperimenti militari eseguiti oggi. Kobia ricorda inoltre che dieci giorni fa alle Nazioni Unite, cinque potenze nucleari e circa 200 Stati non nucleari hanno concluso un incontro “molto positivo” perché volto alla adesione del “Trattato di non proliferazione nucleare”. “Molti dei governi presenti – scrive Kobia - stanno ora discutendo su come cooperare per salvare il mondo dalla minaccia nucleare e dalla instabilità che si era creata durante la Guerra Fredda. E' un peccato che la Corea del Nord non c'era, e che non c’erano il Pakistan, l'India o Israele. Il consiglio mondiale delle Chiese ed altri importanti organismi non cesseranno di chiedere a tutti gli Stati di unirsi ai negoziati e raggiungere l'eliminazione delle armi nucleari”. (A.V.)

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    Rapporto 2008 di "Aiuto alla Chiesa che Soffre": oltre 5 mila progetti in 137 Paesi

    ◊   “Il Rapporto Annuale 2008 attesta che – nonostante la crisi economica, ma anche grazie alla responsabilità dei benefattori dell’Opera – siamo ancora una volta riusciti a mantenere alto il livello di aiuti alla Chiesa che soffre». Con queste parole, il Segretario generale di “Aiuto alla Chiesa che Soffre”, Pierre-Marie Morel, ha presentato il bilancio dell’anno 2008, mettendo in evidenza anche l’obiettivo di incrementare ulteriormente le entrate mondiali nel prossimo triennio, raggiungendo la c.d. «Meta 2012». La raccolta totale del 2008 nei 17 Paesi dove l’Opera ha sedi nazionali è stata di 82 milioni di euro: l’Italia ha contribuito con quasi 7 milioni, donati da 16.000 benefattori. Tra gli elementi che hanno caratterizzato il 2008 di ACS c’è il particolare sostegno all’edilizia religiosa (27,5%) e alla formazione teologica (13,7%), seguito da quello alla catechesi (9,5%) e all’apostolato mediatico (7,7%). Il totale dei progetti realizzati è stato di 5.020: tra questi, 930 sono stati per la formazione, 1.059 per l’edilizia religiosa, 370 per la motorizzazione, 343 per il sostentamento delle suore, 844 per l’attività pastorale in senso stretto, 66 per rispondere a problematiche socio-umanitarie e 204 a beneficio delle pubblicazioni religiose. Le intenzioni di Sante Messe che i benefattori hanno affidato ai sacerdoti della Chiesa che soffre, sono state 1.191.792. Nei seminari di tutti i continenti, sono stati sostenuti negli studi 14.739 seminaristi, soprattutto in Europa Orientale e in America Latina; nei Paesi dove i cattolici sono una piccola minoranza, le comunità religiose femminili sono state aiutate in maniera particolare per il loro indispensabile sostegno alla pastorale: ad esempio, in Kazakistan i progetti sono stati 110, in Kirghizistan 6, in Tagikistan 5 e ben 351 in Russia. Nel corso del 2008 è proseguita la stampa e diffusione della Bibbia del Fanciullo «Dio parla ai Suoi figli», un progetto “storico” che l’Opera realizza senza interruzione dal 1979: lo tiratura del solo anno 2008 è stata di oltre 1.200.000 copie realizzate in arabo (20.000), in numerose lingue africane (lingala per la Repubblica Democratica del Congo, maconde per il Mozambico e moore per il Burkina Faso) e in alcune lingue asiatiche, tra cui il karen per la piccola comunità cattolica del Myanmar e il malayalam per l’India. Non sono mancati anche nel 2008 il sostegno alla Chiesa in Terra Santa (in Israele/Palestina sono stati realizzati progetti per oltre 200.000 euro) e gli ormai tradizionali progetti interconfessionali in Russia. Grande incremento hanno avuto gli aiuti alla Chiesa che soffre in Iraq e in altri Paesi a maggioranza religiosa islamica, come il Pakistan e la Nigeria; da segnalare anche gli aiuti alla Chiesa in Oceania, in Papua Nuova Guinea, Isole Salomone e Kiribati. (E.Z.)

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    India: in Orissa, ordinati quattro nuovi sacerdoti

    ◊   Nella cattedrale di Nostra Signora del Rosario a Cuttack, l’antica capitale dello Stato, l’arcivescovo Raphael Cheenath ha presieduto, domenica scorsa, l’ordinazione sacerdotale di quattro nuovi presbiteri diocesani. Una notizia che porta “speranza” in un territorio colpito da continue tensioni. L’ordinazione è avvenuta nell’arcidiocesi di Cuttack – Bhubaneswar, la più importante dello Stato indiano dell’Orissa, “teatro nei mesi scorsi delle sanguinose violenze contro i cristiani da parte dei fondamentalisti indù” si legge su Avvenire. L’epicentro delle violenze è il distretto di Kandhamal, che è anche la regione in cui vive la maggior parte dei cristiani dell’Orissa, ed è pure il territorio natio dei quattro novelli sacerdoti. Rivolgendosi ai 1200 fedeli presenti al rito, l’arcivescovo Cheenath ha invitato a considerare i nuovi preti “come un segno di speranza nel futuro della nostra Chiesa”. Padre Nayak, uno dei quattro neo sacerdoti, ha celebrato la sua prima eucaristia in un campo profughi. La sua famiglia, infatti, è originaria di Batticola, ed è ancora tra questi 3200 profughi, che non possono fare ritorno nei loro villaggi per il timore di ritorsioni da parte dei fondamentalisti indù. Le ordinazioni sacerdotali non sono un fatto raro in Orissa. Questo Stato ha conosciuto una vera e propria primavera delle vocazioni. Nonostante l’alto tributo di sangue pagato dai suoi sacerdoti: l’ultimo in ordine di tempo è stato padre Bernard Digal, morto nell’ottobre scorso dopo un’agonia durata tre mesi in seguito alle brutali violenze subite da estremisti indù, nell’agosto scorso nel distretto di Kandhamal. (A.V.)

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    Il cardinale Martino chiede l'abolizione della pena di morte al Congresso dei Ministri della giustizia

    ◊   “Dobbiamo convertire gli Stati Uniti e la Cina, perché aboliscano la pena di morte. Questi due giganti hanno un grande ruolo internazionale”. Sono le parole del cardinale Renato Raffaele Martino, Presidente del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace, pronunciate a margine del IV Congresso internazionale dei Ministri della Giustizia organizzato ieri dalla Comunità di sant’Egidio. Trentacinque personalità politiche e della società civile – di cui 15 ministri della Giustizia, insieme a parlamentari, giudici di Corti Supreme, procuratori di 25 paesi – si sono incontrate in Campidoglio per continuare un percorso unitario verso un traguardo possibile: dalla moratoria all’abolizione della pena di morte. Dall’ultima edizione del Congresso, nel 2008, - precisa l'agenzia Fides - Uzbekistan, Burundi, Togo, Rwanda e Gabon si sono aggiunti alla lista dei Paesi che hanno bandito la condanna capitale. “Dove si parla contro la pena di morte – ha spiegato il cardinale - io ci sono. Sono stato 16 anni alle Nazioni Unite come rappresentante della Santa Sede e in tutte le iniziative per far dichiarare la moratoria contro la pena di morte, che solo recentemente è stata adottata, io ho lavorato notte e giorno. Naturalmente questa iniziativa di Sant’Egidio è bellissima perché continua a proporre la cultura della vita alla quale la pena di morte si oppone. Nel cammino di progresso ci sono stati passi importanti, come la recente abolizione della pena di morte da parte dello Stato americano del New Mexico, ma sappiamo bene che ci sono ancora molti Paesi dove questo crimine è applicato. Bisogna arrivare al punto che tutto il mondo abolisca la pena di morte, perché è un segno di inciviltà, perché non si può punire un crimine con un altro crimine.” (R.P.)

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    Sud Corea: appelli delle Ong per tutelare le condizioni dei lavoratori immigrati

    ◊   Le Ong coreane, cristiane e non, denunziano le condizioni dei lavoratori immigrati in Corea del Sud, discriminati, sfruttati e costretti a operare in pessime condizioni. E chiedono al governo di prendere seri provvedimenti per arginare questo preoccupante fenomeno. Secondo i dati ufficiali, i lavoratori migranti sono nel complesso oltre 700mila in Corea. I più sono impiegati nel settore manifatturiero, agricolo e nella pesca. Circa un terzo di loro è irregolare e non ha quindi il permesso ufficiale per lavorare nel paese. La Corea del Sud - riferisce l'agenzia Fides - è stato uno dei primi Paesi asiatici a riconoscere legalmente i diritti degli immigrati, ma i lavoratori, sia regolari che irregolari, continuano a subire discriminazioni. Secondo inchieste condotte sul campo da operatori e volontari, i migranti che provengono dalla Cina, dal Vietnam, dal Bangladesh e da altri paesi della regione sono costretti a lavorare per molte ore senza che vengano loro pagati gli straordinari. Hanno a che fare con macchinari pesanti o con prodotti chimici pericolosi, hanno una formazione scarsa o nulla e non sono dotati di alcuna protezione. Quando avvengono incidenti sul posto di lavoro, molti lavoratori immigrati non ricevono le adeguate cure mediche né alcun tipo di risarcimento. Le donne, in particolar modo, sono sottoposte a sfruttamento e ad abusi di tipo sessuale da parte di manager coreani e di “caporali”, anch’essi stranieri. La loro vulnerabilità è accentuata dal fatto che spesso sono le uniche lavoratrici donne della fabbrica. Gli alloggi dei lavoratori immigrati vanno da abitazioni in stile dormitorio a container per il trasporto, che ospitano donne e uomini in situazione di promiscuità. Prima che un lavoratore immigrato possa cambiare impiego, il datore deve firmare una sorta di “documento di rilascio”: questa procedura li rende ancora più soggetti a sfruttamento. Se non riescono a trovare una nuova occupazione entro due mesi vengono espulsi. Quando i datori di lavoro si rifiutano di concedere loro le dimissioni, questi si ritrovano in condizioni talmente insopportabili che non hanno altra scelta se non licenziarsi, diventando così lavoratori irregolari. A settembre 2008, il governo coreano ha annunciato la sua intenzione di espellere, entro il 2012, la metà dei circa 220 mila lavoratori irregolari stimati nel Paese. (R.P.)

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    Il cardinale messicano Rivera esorta ad una seria campagna elettorale

    ◊   “E’ urgente superare la tentazione del populismo che pur di raggiungere il potere offre orizzonti irraggiungibili”. Così, domenica scorsa, l’arcivescovo di Città del Messico, cardinale Norberto Rivera, in merito alla campagna elettorale in corso per le consultazioni del 5 luglio, in cui saranno eletti tutti i deputati federali, 6 governatori, i sindaci e altri rappresentanti amministrativi. Il porporato - rivolgendosi al mondo delle comunicazioni sociali in occasione della Giornata mondiale - ha richiamato il recente documento dell’Episcopato intitolato: “Non c’è democrazia vera e stabile senza partecipazione cittadina e giustizia sociale”. “Le prossime elezioni rappresentano un’opportunità per consolidare la democrazia nel Paese”, ha sostenuto il cardinale Rivera, spiegando poi che questo è il senso di ciò che hanno detto i vescovi. “Non pretendiamo di utilizzare il nostro ministero per avere influenza sui fedeli affinché votino per qualcuno in particolare – chiariscono i presuli - bensì esortarli affinché discernano criticamente e decidano in maniera conforme al Vangelo e alla loro coscienza rettamente formata”. Nel documento sono offerti alcuni criteri per la scelta dei propri rappresentanti, come l'onestà, la conoscenza delle necessità della gente, l’impegno per la riconciliazione e la giustizia, formazione e capacità sviluppate, sensibilità per i poveri, per gli esclusi, per gli indifesi”. Per incoraggiare la partecipazione responsabile dei cittadini alle elezioni, i vescovi hanno lanciato anche una campagna che cerca di favorire spazi di dialogo e riflessione sull’importanza di una reale ed effettiva rappresentatività in Messico e con il sostegno della Dottrina sociale della Chiesa. La situazione del Paese appare difficile, in particolare per quanto riguarda il consenso dei messicani ai politici e alle istituzioni. Sono in molti a pensare che il tasso di astensione sarà altissimo, soprattutto negli Stati dove si deve eleggere il governatore (Campeche, Colima, Nuevo León, Querétaro, San Luís Potosí y Sonora). Nel caso di questa campagna in corso, a giudizio di molte associazioni laiche diocesane, la situazione non è migliorata molto e pochi giorni fa, la rivista “Dalla fede” dell’arcivescovato della capitale, lamentava per esempio che in molti casi i candidati sono parenti tra loro, o altri sono delle persone senza esperienza e talento ma famose perché si vedono in Tv, o semplicemente con un passato giudiziario discutibile. (A cura di Luis Badilla)

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    Brasile: al Santuario di Aparecida il pellegrinaggio nazionale per la Famiglia

    ◊   Circa 30.000 persone hanno partecipato, domenica scorsa, alla Santa Messa celebrata nel Santuario di Nostra Signora di Aparecida, in Brasile, in occasione del Pellegrinaggio Nazionale a favore della Famiglia. Organizzata dalla Commissione episcopale della Pastorale per la Vita e la Famiglia della Conferenza Nazionale dei Vescovi del Brasile (CNBB), sul tema “Famiglia discepola e missionaria al servizio della vita”, l’iniziativa - riferisce l'agenzia Fides - aveva come obiettivo principale quello di risvegliare la coscienza sull’importanza ed il valore della centralità della famiglia in mezzo alle crisi attuali, ed incrementare e fortificare i legami familiari presenti nelle direttive generali dell’Azione evangelizzatrice della Chiesa in Brasile e nel Documento di Aparecida. “Veniamo per chiedere alla Madre di Dio e nostra Madre che stenda il suo manto sulle famiglie brasiliane, sempre più vulnerabili a causa delle grandi difficoltà che bisogna affrontare ai giorni nostri” ha affermato all'omelia mons. Geraldo Lyrio Rocha, arcivescovo di Mariana e presidente della CNBB. L’arcivescovo ha aggiunto che la famiglia “è il posto dove si apprendono le virtù, i valori, i criteri e gli atteggiamenti che sono necessari per un’autentica convivenza sociale”. Ed ha ricordato che la famiglia esiste soltanto nel matrimonio tra un uomo ed una donna e, pertanto, non va confusa con altre forme di convivenza”. Per fortificare l’istituzione della famiglia, ha continuato il Presidente dei vescovi brasiliani, “è necessario che si promuova una pastorale della famiglia intensa e vigorosa”. In questo senso, secondo mons. Lyrio Rocha “è importante moltiplicare le Associazioni familiari che siano capaci di dialogare con le diverse istanze del potere pubblico”. Allo stesso tempo è necessario che il potere pubblico si impegni decisamente a promuovere misure che rispettino, valorizzino e proteggano le famiglie”. In seguito ha ricordato anche l’importanza dei mezzi di comunicazione in questo campo, i quali “devono diffondere una programmazione più adeguata alla crescita e allo sviluppo delle nuove generazioni, stimolando la creazione di un progetto di vita degna e positiva, riducendo la banalità e la volgarità, l’aggressività e la violenza, e promuovendo una cultura di rispetto, di dialogo e di amicizia”. L’arcivescovo di Mariana ha concluso la sua omelia supplicando la Vergine di Aparecida di accompagnare tutte le famiglie nel loro pellegrinaggio terreno, insegnando loro a vivere nella gioia e nell’unione sul modello della Famiglia di Nazaret. (R.P.)

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    Guatemala: il cardinale Rodolfo Quezada Toruño parla della grave situazione del Paese

    ◊   Domenica scorsa, alla fine della Santa Messa, l’arcivescovo di Città del Guatemala, cardinale Rodolfo Quezada Toruño, con riferimento al clima di scontro e confronto nonché di violenza in atto nella nazione, ha lanciato un forte appello affinché nessuno “contribuisca, con parole o azioni, ad aumentare la già grave conflittualità sociale del Paese”. Da alcune settimane dopo l’assassinio di Rodrigo Ronserburg Marzano, importante avvocato, le tensioni sociali e politiche sono molto aumentate nel Paese, riflettendosi pesantemente sulla stampa. “Di fronte a questa triste realtà di scontro e polarizzazione”, per il porporato “è naturale chiedersi sull’atteggiamento che devono assumere le persone oneste”. “Questo stato di conflitto, osserva l’arcivescovo, è il risultato d’ingiustizie secolari, dell’emarginazione di grandi settori sociali, dall’esclusione di altri, da comportamenti razzisti e prepotenti. La verità, e che spesso facciamo fatica ad ammettere, è che sopravviviamo in una situazione di disuguaglianze abissali nel campo sociale, culturale ed economico. Mentre una minoranza possiede beni fondamentali in abbondanza, come l’educazione, la cura della salute, l’alloggio e il lavoro”, d’altra parte, “sfortunatamente una grande maggioranza non ha questi beni che Dio stesso ha creato per tutti e non solo come privilegio per coloro che contano”. Il cardinale Quezada Toruño nelle sue riflessioni ha voluto ricordare anche questa situazione di per sé già molto preoccupante si è vista ulteriormente aggravata con nuovi fatti di violenza e con l’impunità. “Quasi tutte le famiglie guatemalteche hanno subìto queste violenze”, ricorda il porporato che aggiunge: “Siamo un Paese di vedove e orfani, angosciato e disperato per la mancanza di sicurezza”. Dopo questa descrizione di una realtà preoccupante il cardinale arcivescovo della capitale del Guatemala chiede che siano “adottate urgentemente misure audaci affinché la maggiore quantità possibile di guatemaltechi abbiano accesso ai beni umani” necessari per la “loro realizzazione come persone dotate di una dignità immensa, a prescindere della propria condizione sociale”. “E’ assolutamente necessario, spiega il porporato, che un tutti i casi di violenza, e non solo gli ultimi, si arrivi alla verità e ciò richiede un’indagine profonda, indipendente, tecnica e imparziale”. Infine, sottolinea il cardinale Quezada Toruño, “raggiunta la verità occorre punire esemplarmente i responsabili dei crimini”. A conclusione delle sue riflessioni sulla situazione del Guatemala, l’arcivescovo ha voluto ricordare le parole di Giovanni Paolo II che rivolgendosi ai guatemaltechi diceva: “Per evitare qualsiasi tipo di estremismo e consolidare la pace autentica, non c’è nulla di meglio che restituire la dignità a coloro che soffrono disprezzo, emarginazione e la miseria”. (A cura di Luis Badilla)

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    Argentina: guida sul Sacramento del Battesimo a livello ecumenico

    ◊   La Commissione episcopale per l’ecumenismo, le relazioni con l'ebraismo, l’Islam e le religioni della Conferenza episcopale argentina, ha presentato la Guida pastorale: “Il Sacramento del Battesimo nelle relazioni della Chiesa cattolica con le altre chiese e comunità ecclesiali”. Il sussidio, - riferisce l'agenzia Fides - in quanto ai contenuti, non presenta alcuna novità perché tutto è già contenuto nei vari documenti della Chiesa: il Concilio Vaticano II, il Codice di Diritto Canonico, il Catechismo della Chiesa Cattolica, la Direttiva ecumenica. L’obiettivo principale della sua elaborazione e pubblicazione, come spiegano alla Commissione per l’ecumenismo, è il tentativo di “riunire, nel modo più pedagogico possibile, il contenuto di tutti quei documenti in cui si parla del Battesimo e delle sue implicazioni, considerando in particolar modo la vita quotidiana delle nostre Diocesi e parrocchie”. E questo perché “il battesimo, secondo l’insegnamento della Chiesa, con ogni chiarezza a partire dal Concilio, stabilisce un vincolo di comunione sacramentale tra tutti i cristiani. Per l’unico Battesimo, nonostante le nostre divisioni, siamo fratelli e sorelle in Cristo. Questa realtà va riconosciuta ed onorata ed è il punto di partenza dell’impegno ecumenico”. I promotori ritengono che questo documento potrà offrire in primo luogo un aiuto utile come strumento di formazione per tutti i fedeli, in particolare per coloro che hanno una responsabilità pastorale. In secondo luogo, attraverso questo testo si vuole fare in modo che, presentando l’insegnamento e la disciplina vigente della Chiesa cattolica, venga incoraggiata ciascuna delle Chiese diocesane ad effettuare passi concreti verso un riconoscimento reciproco del Battesimo con le chiese e le comunità ecclesiali presenti nella rispettiva regione. (R.P.)

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    Nigeria: appello delle organizzazioni umanitarie per soccorrere gli sfollati nel Delta del Niger

    ◊   Oltre tremila persone sono prive di assistenza nel Delta del Niger, in Nigeria, a causa dell’offensiva militare contro i militanti del Mend (Movimento per l'Emancipazione del Delta del Niger). Lo hanno denunciato le organizzazioni umanitarie che operano nella zona. Le forze di sicurezza hanno infatti bloccato l’area e negli ultimi giorni hanno intensificato gli attacchi condotti dalla Joint Task Force, l’unità speciale incaricata di contrastare i miliziani del Mend. Il Comitato internazionale della Croce Rossa (Cicr) ha rivolto un appello al comando della Joint Task Force per consentire il passaggio degli aiuti umanitari e per consentire ai civili di poter accedere alle cure mediche. La maggior parte delle 3.000 persone che hanno abbandonato le loro case sono ancora nascoste nella boscaglia. Il 90% degli sfollati è costituito da donne e bambini. Il Delta del Niger - riferisce l'agenzia Fides - è costituito da una fitta rete di vie d'acqua, in gran parte accessibili solo in barca. Senza l'accesso alle insenature è difficile avere un quadro preciso di ciò che sta accadendo, ha affermato un responsabile di una Ong locale. Le autorità locali e le Ong, tra cui la Croce Rossa nigeriana e il Comitato internazionale della Croce Rossa, chiedono all’esercito nigeriano di consentire l’accesso all’area delle operazioni ad una squadra incaricata di fornire una valutazione della situazione umanitaria. Il 13 maggio la JTF ha lanciato un'offensiva nell’area dopo che truppe della JTF sono state attaccate da gruppi armati nello Stato del Delta. I militari nigeriani hanno riferito di aver liberato 20 ostaggi detenuti dai miliziani del Movimento per l'Emancipazione del Delta del Niger, che è una sigla che rappresenta un certo numero di fazioni armate. Questi gruppi protestano per i danni provocati dallo sfruttamento del petrolio dell’area e per chiedere la distribuzione alle popolazioni locali dei proventi della vendita del greggio. Il Mend ha annunciato che, in risposta all’offensiva militare, i suoi uomini hanno distrutto diversi oleodotti. L’ultimo è un oleodotto che trasportava 100mila barili di petrolio al giorno. (R.P.)

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    Indonesia: in crescita le vocazioni dei Missionari del Sacro Cuore

    ◊   In Indonesia le vocazioni alla vita sacerdotale e religiosa registrano una fase di difficoltà. Non così per i Missionari del Sacro Cuore (MSC) i cui membri sono in costante crescita nel Paese. Nel 2008 nella Congregazione sono entrati 16 nuovi missionari, mentre quest’anno ne entreranno in tutto una decina, di cui 4 sono stati ordinati a febbraio. A questi vanno aggiunti sei che stanno compiendo i loro studi di filosofia e 19 nel noviziato. Per il provinciale dell’Indonesia padre Johanis Mangkey, in carica dal febbraio 2008, questo successo è il frutto dell’assidua opera dei Missionari nelle parrocchie e nei seminari che rende la loro presenza molto visibile e apprezzata. Ma il merito – precisa – è anche delle famiglie che incoraggiano i loro figli a entrare nella Congregazione. “La famiglia - spiega in un’intervista all’agenzia Ucan - è il primo seminario. I genitori devono nutrire la fede dei loro figli non costringendoli a pregare o ad andare a Messa, ma con l’esempio”. Secondo il sacerdote, la causa della scarsità di vocazioni in Europa sta nella famiglia: “Molti cattolici europei dice - fanno battezzare i propri figli in Chiesa, ma dopo gli lasciano la libertà di decidere del loro futuro senza seguirli”. Nelle famiglie cattoliche indonesiane invece la fede è ancora molto sentita, praticata e trasmessa ai figli: “Le famiglie hanno un ruolo strategico per seminare le vocazioni sacerdotali e religiose, ha detto padre Mangkey. Fondata nel 1854 dal sacerdote francese Jules chevallier la Congregazione dei Missionari del Sacro Cuore è oggi diffusa in 55 Paesi nel mondo, con più di 2.000 sacerdoti. In Indonesia attualmente se ne contano in tutto 221, di cui cinque vescovi. (L.Z.)

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    Thailandia: la battaglia per i diritti delle donne della principessa Thai

    ◊   Promuovere la dignità della donna in Thailandia, arginare le violenze contro il mondo femminile, garantire migliori condizioni di vita in carcere partendo dall’assistenza sanitaria per le prigioniere incinte. Sono solo alcune fra le numerose attività sostenute dalla principessa Bajrakitiyabha Mahidol – meglio conosciuta come Principessa Pa – una laurea in legge, 30 anni, parte dei quali spesi a denunciare la situazione delle donne nel Paese. La principessa Pa - riferisce l'agenzia Asianews - è ambasciatrice per il fondo Onu dedicato allo sviluppo delle donne (Unifem) e ha raccolto più di 3 milioni di firme a favore della campagna: “Diciamo No alla violenza contro le donne”. Il suo impegno a favore della condizione femminile risale ai tempi dell’università: durante una visita a un carcere, nel 2001, una prigioniera le si è gettata ai piedi chiedendo aiuto. La principessa Pa, colpita dalla disperazione della donna, promette di “tornare non appena ultimati gli studi”. Saranno altre tre – una nel 2006 e due nel 2007 – le visite della prima nipote di Re Bhumibol al penitenziario femminile di Bangkok. Nel 2006 nasce il progetto Kamlangjai, mediante il quale avvia una serie di iniziative per le donne detenute nelle carceri della capitale e nelle diverse province del Paese. Fra queste vi sono visite oculistiche gratuite, cure mediche, progetti di assistenza per le donne incinte e corsi di preparazione al parto. “I figli delle prigioniere – afferma la principessa Pa – sono innocenti e alle gestanti vanno garantite cure mediche”. (R.P.)

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    L'Eucarestia al centro di un Forum asiatico a Seul

    ◊   L’Eucaristia, centro della vita e della missione della Chiesa, deve essere un ponte che mette in relazione la fede in Dio con la vita quotidiana. Questo il concetto di fondo emerso da un forum che ha visto riuniti nei giorni scorsi a Seoul, in Corea, un’ottantina tra teologi, missionari, vescovi e laici da 11 Paesi asiatici. “L’Eucaristia e la Comunità – Oltre ogni barriera” era il titolo del convegno promosso dall’Associazione internazionale di professionisti ed intellettuali cattolici ICMICA e dall’Istituto di Teologia “Woori” di Seoul in preparazione alla IX Assemblea plenaria della Federazione delle Conferenza episcopali dell’Asia (FABC). L’assemblea si svolgerà dal 10 al 16 agosto a Manila con al centro proprio il tema “Vivere l’Eucaristia in Asia”. Scopo dell’incontro – come ha spiegato all’agenzia Ucan la segretaria generale dell’ICMICA, Lawrecia Kwark Eun-kyung - era di aprire un confronto con i vescovi asiatici in vista delle sessione di agosto, ma anche di consolidare la rete di contatti e collaborazioni tra i teologi e gli operatori laici della pastorale in Asia. Nei vari interventi è stata ribadita la centralità dell’Eucaristia nella vita della Chiesa e concretamente nella vita di ognuno. “Il concetto alla base dell’Eucaristia – ha ricordato il principale relatore il padre gesuita Michael Amaladoss - è la piena consapevole e attiva partecipazione della comunità di fedeli. Come Corpo di Cristo la comunità è la celebrante, mentre il sacerdote è il ministro e quindi il servitore della comunità”, ha sottolineato il sacerdote che dirige l’Istituto per il dialogo con le culture e la religione a Chennai in India. Nel documento finale i partecipanti si sono impegnati quindi a promuovere una catechesi integrale che spieghi la centralità dell’Eucaristia nella nostra vita quotidiana. Un altro impegno scaturito dall’incontro è stato quello di usare il “potere dell’Eucaristia” per la missione centrale della Chiesa in Asia, definita dalla FABC come un triplo dialogo: con i popoli, con le culture e con le religioni del continente. (L.Z.)

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    Veglia di preghiera a Parigi in nome del “Vangelo della vita”

    ◊   Una Veglia di preghiera in nome del “Vangelo della vita nella cattedrale Notre-Dame di Parigi. Appuntamento giovedì prossimo, 28 maggio, alle 20 e 30. L’iniziativa – riferisce l’ageniza Sir - è promossa dai vescovi dell’Ile de France, in vista della revisione che la Francia farà nel mese di giugno sulle leggi relative alla bioetica. Nel Paese sono stati indetti degli Stati Generali per favorire una riflessione sulle prospettive che si aprono grazie alla ricerca biomedica. Anche la Chiesa cattolica francese ha attivamente partecipato al dibattito, “dicendo un sì incondizionato alla vita umana”, “dal suo concepimento al suo termine naturale”. In una lettera-invito alla Veglia parigina, mons. Gerard Daucourt, vescovo di Nanterre scrive: “Non può esistere la fiducia senza che tutti, anche i più vulnerabili, i senza-voce, i più deboli, sappiano di essere accolti per quello che sono, come un dono fatto per tutti e ricevuto senza condizione. Non può esserci speranza se non si constata che la nostra società rispetta e protegge in maniera assoluta il più piccolo, il più insignificante”, “semplicemente perché ci è stata data la vita umana e nessuno può essere autorizzato a contestarla o eliminarla”. La Veglia – spiega il vescovo – è stata organizzata per “chiedere al Signore la grazia di saper accogliere la vita, ogni vita umana, come un dono”. (R.G.)

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    A Tirana 500 docenti italiani per un nuovo laboratorio farmaceutico

    ◊   Sono circa 500 i docenti coinvolti in una grande iniziativa di cooperazione universitaria italiana, che coinvolge amministrazioni locali, atenei, aziende, mondo cattolico e società civile. Giovedì prossimo, 28 maggio, alle ore 16, verrà infatti inaugurato il nuovo e avanzato laboratorio farmaceutico dell’Università Nostra Signora del Buon consiglio di Tirana, che con i suoi 850 studenti costituisce una delle più significative strutture accademiche del Paese. La facoltà di farmacia è stata promossa in collaborazione con l’Università di Milano. L’evento di giovedì - precisa l'agenzia Sir - vedrà anche la presentazione ufficiale del nuovo applicativo web per il gestionale sanitario, dedicato alle attività della Fondazione che ha istituito la citata università di Tirana. Tra queste, il Poliambulatorio di via Kavaja è operativo ormai da 15 anni, mentre di recente sono stati avviati il Centro di fisioterapia e la Clinica odontoiatrica, e presto sarà aperto anche un centro di diagnosi cardiologica. Quest’anno, inoltre, a favore degli studenti che frequentano l’università saranno assegnati 70 mila euro a favore degli studenti. Il progetto dell’Università di ispirazione cattolica di Tirana è stato promosso dalla Congregazione religiosa di Padre Monti e dall’ong Dokita, con la partecipazione delle Università statali di Bari, Roma 2, Milano. Dà lavoro ad oltre 200 operatori locali. (R.P.)

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    “Moleben” nella Basilica romana di San Clemente alla presenza del presidente bulgaro

    ◊   “L’opera dei santi Cirillo e Metodio fà parte del patrimonio dell’Europa cristiana ed è legata allo sviluppo della cultura che è il fondamento della civiltà europea”. Così il presidente della Bulgaria, Gheorghi Parvanov, durante la tradizionale cerimonia nella basilica romana di San Clemente in onore dei Santi Cirillo e Metodio. La cerimonia ha avuto luogo, sabato scorso 24 maggio, festività dei Patroni d’Europa secondo il calendario giuliano ed anche festa nazionale della cultura bulgara. Il presidente ha definito l’importante l’opera apostolica e missionaria dei Santi Cirillo e Metodio tra i popoli “barbari” nel IX secolo. “Qui - ha aggiunto il presidente bulgaro - noi acquisiamo l’orgoglio nazionale e ci rendiamo conto del senso e dell’importanza di quello che i Santi Cirillo e Metodio hanno lasciato al popolo bulgaro, ai popoli slavi, all’Europa e al mondo”. Il moleben, una preghiera commemorativa secondo il rito ortodosso, era presieduto dal metropolita di Russia Neofit, davanti alla tomba di San Cirillo alla presenza della delegazione ufficiale bulgara e di molti bulgari residenti a Roma. Alla preghiera hanno partecipato inoltre il priore della basilica di san Clemente fra’ Michael Dunleavy O.P, il vescovo della diaspora ortodossa a Roma, Tichon e mons. Hristo Proikov, Esarca apostolico e presidente della Conferenza episcopale bulgara, recentemente nominato dal Papa consigliere per la Congregazione delle Chiese Orientali. Dopo la cerimonia alla Basilica di San Clemente, la delegazione bulgara si è recata alla Basilica di Santa Maria Maggiore, dove nel IX secolo per prima volta venne celebrata la liturgia in lingua slava, per offrire omaggio alla lapide dedicata al popolo bulgaro. Il Presidente bulgaro ha fatto visita ufficiale anche al Gran Maestro dell’Ordine Militare di Malta, frà Matthew Festing. Il presidente Parvanov ha conferito al Gran Maestro la medaglia d’onore denominata “Stara Planina”. (S.T.)

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    Genova: quattro nuovi Carmelitani, due sono gemelli

    ◊   Quattro nuovi sacerdoti, aventi tutti e quattro 27 anni di età, saranno ordinati sabato prossimo nella Diocesi di Genova, presso il santuario Gesù Bambino di Praga di Arenzano. Due degli ordinandi sono gemelli, Matteo e Marco Pesce, nativi proprio di Arenzano. Nella stessa cerimonia saranno ordinati presbiteri dal presidente della Conferenza episcopale italiana (CEI), nonché arcivescovo di Genova, il cardinale Angelo Bagnasco, che “ha tenuto molto di essere il vescovo consacrante, - ha riferito al Sir un rappresentante della comunità carmelitana - per il legame con il Santuario di Arenzano e con i Carmelitani, in ragione anche dei suoi interventi in occasione del centenario del Santuario celebrato l’anno scorso e della visita pastorale svoltasi a febbraio”. I fratelli Pesce sono cresciuti nel Seminario minore, adiacente il Santuario di Arenzano. Terminati gli studi superiori hanno vestito l’abito carmelitano al Deserto di Varazze nel settembre 2001. (A.V.)

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    Associazione Meter denuncia ennesimo portale di pedofilia

    ◊   "Non dobbiamo disperare nè arrenderci, se ci sono gli orchi”: così don Fortunato Di Noto, responsabile dell’Associazione Meter (www.associazionemeter.org), sollecita dopo avere denunciato alla Polizia postale un ennesimo portale dell’orrore. Almeno un centinaio i video di bambini violentati, anche da un cane, rintracciati nel portale con 480 iscritti. Nei primi mesi dell'anno sono stati 685 i fascicoli aperti per quasi 3.500 segnalazioni. “Le segnalazioni inviate da Meter in Italia e in tutta Europa sono il segno che non ci vogliamo arrendere davanti all'orrore" - dichiara don Di Noto - ma rispondere con la prevenzione e la lotta a questo male. (R.G.)

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    Nasce il portale www.presseurop.eu con articoli dei 27 Stati dell'Ue

    ◊   Da oggi attivo, su iniziativa della Commissione europea, il portale www.presseurop.eu dedicato all’informazione europea, con intenti di “indipendenza e pluralismo”. L’iniziativa - realizzata in collaborazione con alcune testate europee - è volta a promuovere l’integrazione tra i cittadini dell’UE, con l’obiettivo finale di far crescere l’opinione pubblica “sulla base di articoli e commenti con un approccio ragionato” e fondato su notizie molteplici e posizioni differenti. Nel portale saranno pubblicati quotidianamente una selezione di articoli a stampa e on line dei 27 Stati su tematiche comunitarie e di politica internazionale, oltre ad una newsletter giornaliera e materiali grafici e fotografici. Il contenuto – precisa la Commissione - completamente gratuito è disponibile in dieci lingue: ceco, francese, inglese, italiano, olandese, polacco, portoghese, romeno, spagnolo e tedesco”. L’intenzione è di giungere infine alla copertura delle 23 lingue parlate nell’Unione europea. (R.G.)

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    24 Ore nel Mondo



    Aung San Suu Kyi nega di aver violato le regole degli arresti domiciliari: rischia 5 anni

    ◊   Aung San Suu Kyi è intervenuta oggi al suo processo negando le accuse. Sono stati ammessi in aula alcuni giornalisti e diplomatici. Intanto in una dichiarazione congiunta i 45 ministri degli Esteri della Ue e dell'Asia che da ieri partecipano a una riunione dell'Asem (Asia-Europe Meeting) affermano che la Birmania deve liberare immediatamente tutti i suoi detenuti politici, a cominciare da Aung Sang Suu Kyi. Tra i ministri asiatici, anche il rappresentante della Cina, il principale alleato del regime birmano. Il servizio di Fausta Speranza:

     
    Il tribunale sta giudicando la leader dell’opposizione birmana per la vicenda del cittadino americano che si è introdotto illegalmente nella sua abitazione ai primi di maggio: lei è accusata di avere violato le regole degli arresti domiciliari cui è sottoposta. Ma ai giudici ha detto poco fa: “Non ho infranto” le regole. Il processo è in corso alla periferia di Rangoon in concomitanza con la scadenza - domani - del termine precedentemente fissato per gli arresti domiciliari. Nelle scorse settimane, anche di fronte alle pressioni internazionali, la giunta militare al potere aveva fatto capire che sarebbe stata possibile la liberazione, a conclusione degli anni di arresti domiciliari, decretati nel 2004. Ora però pesa questo processo iniziato il 18 maggio nella prigione di Insein. Il premio Nobel per la pace, 63 anni, rischia una condanna a cinque anni. E in ogni caso il regime militare della Birmania ha già sottolineato di avere il diritto di prolungare almeno di altri sei mesi gli arresti domiciliari.

    L’ONU condanna i test della Corea del Nord e prepara nuove sanzioni
    La Corea del Nord ha lanciato due missili a corto raggio sulla costa orientale. Lo riferisce l'agenzia Yonhap che cita una fonte del governo di Seul. Il nuovo test dei due missili giunge all'indomani del secondo esperimento atomico sotterraneo deciso da Pyongyang, cui si sono accompagnati i lanci di altri tre vettori a corto raggio. Intanto, stanotte il Consiglio di Sicurezza dell'Onu ha espresso dura condanna preparandosi al varo di nuove sanzioni. Il rappresentante permanente del Giappone ha rilevato che è la prima volta che l'unanimità è stata raggiunta così facilmente sul tema nord-coreano. In aprile, i quindici avevano attivato nuove sanzioni in risposta al lancio di un missile.

    Pakistan
    La suprema corte del Pakistan ha dichiarato l'eleggibilità dei due fratelli Nawaz e Shahbaz Sharif, permettendo così loro di partecipare alle elezioni. I due, che sono sempre stati avversari dell'ex presidente e generale Musharraf, erano stati precedentemente dichiarati ineleggibili dall'Alta Corte di Lahore. In particolare Nawaz, leader della Lega Pachistana Musulmana-N ed ex primo ministro, era ancora incriminato per il dirottamento dell'aereo sul quale viaggiava Musharraf, il quale non solo da quel momento con un colpo di Stato prese il potere, ma mandò Sharif in esilio. Shabhaz era stato già graziato. Il partito di Sharif alle ultime elezioni si alleò con il Partito del Popolo Pachistano dei Bhutto, entrando nel governo per poi uscirne dopo il rifiuto dei vertici del Ppp di reinstallare i giudici rimossi da Musharraf. Da qualche mese Sharif e il presidente pachistano e del Ppp Asif Ali Zardari, vedovo di Benazir Bhutto, si sono riavvicinati politicamente. Intanto Human Rights Watch lancia un appello al governo pachistano affinchè revochi il coprifuoco nella valle dello Swat e nelle zone limitrofe denunciando le carenze di cibo, acqua e medicine che stanno creando gravi problemi alle migliaia di persone tuttora intrappolate nella regione, dove da un mese è in corso una cruenta battaglia tra l'esercito pachistano e i talebani.

    Afghanistan
    Quattro soldati americani e tre civili afghani sono rimasti uccisi in un attentato contro le forze internazionali compiuto in Kapisa, provincia orientale dell'Afghanistan. Lo hanno reso noto fonti ufficiali afghane e fonti militari dell'Onu. L'azione è stata rivendicata con una telefonata alla Afp da Qari Mansur, portavoce della fazione armata Hezb-e-Islami che fa capo al signore della guerra Gulbuddin Hekmatyar.

    Iraq
    Tre persone sono morte e due altre sono rimaste ferite in seguito all'esplosione di un ordigno artigianale nei pressi di Falluja ieri, ha reso noto oggi il comando militare americano a Baghdad, senza precisare la nazionalità delle vittime. L'esplosione “ha investito un veicolo che viaggiava in un convoglio assieme a militari della coalizione e contractor e civili del governo americano”. Per “contractor” si intende agenti della sicurezza privati che fanno da scorta a funzionari governativi americani.

    Sudan
    Hanno causato 119 morti i raid compiuti nel gennaio scorso da aerei non identificati contro un convoglio di camion che viaggiava nel Sudan orientale al confine con l'Egitto. È quanto afferma il ministro sudanese Abdelrahim Mohammed Hussein in base ai lavori di una commissione parlamentare chiamata a indagare sui raid. Secondo notizie di stampa pubblicate in marzo in Egitto, Israele e Stati Uniti, i camion trasportavano invece razzi ed esplosivi iraniani diretti alla Striscia di Gaza e destinati ad Hamas.

    Navi da guerra iraniane in acque internazionali
    L'Iran ha inviato sei navi da guerra in acque internazionali, comprese quelle del Golfo di Aden, per dimostrare la propria “alta capacità di rispondere a qualsiasi minaccia straniera”. Lo ha reso noto il comando navale di Teheran. Le acque territoriali iraniane includono parte del Golfo, lo stretto di Hormuz e parte del Mare di Oman. L'Iran ha minacciato più volte di bloccare lo stretto di Hormuz, attraverso il quale passa circa il 40% del petrolio scambiato nel mondo, se venisse attaccato a causa delle tensioni provocate dal suo programma nucleare.

    Ulster
    Nella notte tra domenica e lunedì scorsi, mentre celebravano la conquista del campionato scozzese da parte dei Glasgow Rangers, una quarantina di ragazzi unionisti si è ubriacato ed ha attaccato il sobborgo cattolico di Coleraine. In strada hanno incontrato e picchiato a morte Kevin McDaid, 49 anni, impiegato comunale cattolico che faceva attività sociale orientata al dialogo. Poco dopo, è stato attaccato e ferito gravemente anche un altro cattolico, Damien Fleming, 46 anni. La polizia nordirlandese è intervenuta ed ha arrestato nove persone per omicidio e tentato omicidio. Il capo ispettore Frankie Taylor - riferisce l'agenzia Ansa - ha parlato di odio settario come motivazione degli attacchi.

    In Italia il numero dei disoccupati supera quello dei lavoratori
    Per la prima volta dal 1995, il numero dei disoccupati in Italia ha superato quello dei lavoratori. È quanto rileva l’Istat nel suo rapporto annuale presentato oggi a Roma. La crisi del mercato del lavoro colpisce soprattutto gli uomini, i padri di famiglia, coloro che spesso sono gli unici a portare uno stipendio in famiglia. E colpisce anche persone in età più adulta rispetto agli anni precedenti. In forte difficoltà anche gli immigrati, il cui incremento ha portato la popolazione della penisola a superare la soglia dei 60milioni. Il servizio di Francesca Sabatinelli:

    La crisi economica in Italia ha il volto di uomo, tra i 35 ed i 54 anni, residente nel centro-nord della penisola, con un diploma di scuola secondaria: è lui il disoccupato tipo che è anche padre di famiglia. La sua precarietà lavorativa incide fortemente sul nucleo, tanto da far delineare all’Istat uno scenario pesante: una famiglia su cinque ha difficoltà economiche crescenti, il 6,3%, cioè un milione e mezzo, addirittura non arriva a fine mese. A fronte di un 41,5% di famiglie definite “agiate”, in tutto 10 milioni, si registra un 22% giudicato vulnerabile. Sono 531 mila le famiglie che non hanno neanche un occupato al loro interno e nelle quali almeno un componente è in cerca di lavoro. Sicilia, Calabria e Puglia le regioni maggiormente colpite, è qui che sono più diffuse le famiglie “in difficoltà per le spese della vita quotidiana”. Il Mezzogiorno quindi risulta ancora in affanno, soprattutto dal punto di vista lavorativo. L’Istituto nazionale di statistica ci dice ancora che l'Italia è uno dei Paesi europei dove “una persona su cinque è a rischio di vulnerabilità economica”, una crisi che travolge anche gli immigrati, il tasso di disoccupazione della popolazione straniera in Italia nel 2008 è cresciuto di due decimi di punto in più rispetto al 2007. Una novità nel rapporto è che nel 2008 sono entrati più cittadini di Paesi extra Ue che comunitari, ad aumentare anche i minori stranieri, 761 mila quelli registrati al primo gennaio 2008, la maggior parte nati in Italia da genitori non italiani, il resto arrivati in Italia per ricongiungimento familiare. Un incremento che si ritrova anche nelle aule scolastiche, l’anno 2007-2008 ha registrato un aumento dell’87% rispetto a quattro anni fa. “Che la crisi sia un’occasione per non ripetere gli errori e per rilanciare lo sviluppo a partire da basi nuove”, ha detto Luigi Biggeri, presidente dell’Istat che ha sollecitato lo Stato a non abdicare ai suoi doveri, proteggere e sostenere le fasce più deboli e più colpite, quei lavoratori e quelle famiglie che rischiano di essere colpite dalla crisi in modo più profondo.

     
    Georgia
    Governo e opposizione della Georgia “devono porre fine alla situazione di stallo e iniziare immediatamente e senza precondizioni i negoziati sul nuovo programma di riforme per rafforzare la democrazia”: a chiederlo con forza sono gli Stati Uniti e la presidenza dell'Unione europea in una nota congiunta. “Richiamiamo tutti i georgiani - si legge nel comunicato - a rispettare le regole della legge, attenersi alla Costituzione, evitare la violenza e rispettare il diritto alla protesta pacifica”. L'Ue e gli Usa dal canto loro - prosegue la nota - “si impegnano a sostenere pienamente tutti gli sforzi mirati a rafforzare la prosperità e le libertà democratiche in Georgia, e reiterano il loro fermo sostegno all'indipendenza e all'integrità territoriale della Georgia”.

    Alto dignitario religioso musulmano ucciso in Daghestan
    Un alto dignitario religioso musulmano è rimasto ucciso oggi in un attentato in Daghestan, repubblica del Caucaso russo confinante con la Cecenia. Lo ha reso noto l'agenzia Interfax. Il dignitario, Akhmed Tagayev, era il vice-mufti della Direzione religiosa dei musulmani del Daghestan ed era considerato uno strenuo oppositore dell”'estremismo religioso” di matrice islamica, secondo l'agenzia.

    Uzbekistan
    L'Uzbekistan ha chiuso le frontiere verso il Kirghizistan. All'alba sarebbe stata registrata un'esplosione vicino alla dogana di frontiera a Khanabad, tra la regione uzbeka di Andizhan e quella Kirghiza di Osh, hanno riferito media locali, riferisce Interfax. Secondo il sito Internet ferghana.ru tutti gli uffici pubblici di Khanabad nella parte uzbeka sono stati chiusi. Lo stesso sito riferisce che nelle ultime due settimane truppe speciali sono state segnalate nella regione di Andizhan, impegnate in un'operazione per neutralizzare estremisti e terroristi.

    Haiti
    Tredici persone sono morte e cinque disperse ad Haiti dopo che diversi giorni di piogge torrenziali sul Paese hanno provocato l'allagamento di diverse città in almeno quattro regioni. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza)

     
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIII no. 146

     
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