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Sommario del 25/05/2009

Il Papa e la Santa Sede

  • Il Papa ai Vespri a Montecassino: l’Europa valorizzi il suo patrimonio di ideali cristiani. Al cimitero polacco prega per la pace nel mondo
  • La gioia dei fedeli di Montecassino raccontata dall'abate Vittorelli
  • Le parole del Papa sul lavoro: il commento del vicepresidente del Parlamento europeo Mauro e della direttrice della Caritas cassinate
  • Udienze e nomine
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Verso la Pentecoste. Salvatore Martinez: in tempi di crisi i cristiani devono riscoprire i segni dello Spirito Santo nella loro storia
  • Test nucleare e missili a corto raggio: la sfida della Corea del Nord
  • Guerra a Mogadiscio: oltre 200 morti
  • Abruzzo: emergenza caldo nelle tendopoli
  • Il Ceis di don Picchi festeggia i 40 anni di servizio agli ultimi
  • Conclusa a Firenze l'edizione 2009 "Piazza delle lingue" incentrata sul multilinguismo
  • La Chiesa ricorda Santa Maria Maddalena de' Pazzi, mistica fiorentina del 1500
  • Chiesa e Società

  • Giornata internazionale per l’Africa
  • Emergenza umanitaria in Sri Lanka: allarme dell'Onu
  • I cattolici di tutto il mondo hanno pregato ieri per la Chiesa in Cina
  • Nepal: il neo premier assicura giustizia dopo l’attentato nella cattedrale di Kathmandu
  • La Chiesa pakistana contro l’estremismo religioso
  • I vescovi Usa: Obama rispetti l'obiezione di coscienza in tema di aborto
  • El Salvador: appello del nunzio per la difesa del matrimonio tra un uomo e una donna
  • Il Cardinale di Santo Domingo Lopez Rodriguez: si trovi una soluzione al conflitto con Haiti
  • Argentina: la Caritas si prepara alla colletta nazionale
  • Capitolo dei Frati Minori: il Ministro generale invita a "lasciarsi sfidare dal Vangelo"
  • Il Togo abolirà la pena di morte
  • Ghana: approfondire la fede cattolica per rispondere alla sfida delle sette
  • Spagna: Pentecoste all’insegna dell’ecumenismo
  • Germania: il presidente dei vescovi si congratula col presidente Köhler per la sua rielezione
  • La rivista Niedziela ricorda il primo pellegrinaggio di Giovanni Paolo II in Polonia
  • Un convegno analizza i risvolti del Concilio di Trento sulla storia e la fede delle donne
  • In Abruzzo la Croce della GMG
  • Al Festival di Cannes premiato il regista austriaco Haneke
  • 24 Ore nel Mondo

  • Offensiva contro i talebani in Pakistan: oltre due milioni di profughi
  • Il Papa e la Santa Sede



    Il Papa ai Vespri a Montecassino: l’Europa valorizzi il suo patrimonio di ideali cristiani. Al cimitero polacco prega per la pace nel mondo

    ◊   Il richiamo alle radici cristiane dell’Europa e la vibrante invocazione per la pace nel mondo hanno caratterizzato gli ultimi due momenti della visita pastorale di Benedetto XVI nella diocesi di Montecassino. Ieri pomeriggio, il Papa ha celebrato i Vespri nella Basilica dell’Abbazia fondata da San Benedetto alla presenza degli abati e delle badesse di tutto il mondo. Quindi, prima di far ritorno a Roma, si è raccolto in preghiera nel vicino cimitero polacco, in occasione del 65.mo anniversario della Battaglia di Montecassino. Il servizio del nostro inviato Alessandro Gisotti:

    (Laudes regiae)

     
    Tornare in un luogo dove si sono trascorsi “momenti indimenticabili di quiete e di preghiera”, tornare in un luogo che la violenza della guerra non è riuscita a cancellare e nel quale, oggi come quindici secoli fa, risuona l’esortazione costante a ricercare Dio. Accompagnato dal canto delle Laudes regiae, Benedetto XVI ha fatto ingresso, ancora una volta ma la prima da Pontefice, nella Basilica abbaziale dove riposano le spoglie di San Benedetto. Un “maestro di civiltà”, lo ha definito il Papa, che “tenne sempre ben presenti” le necessità e le ragioni del cuore e che suscitò una “fraternità autentica e costante” impegnata a costruire la pace:

    “Non a caso è la parola Pax ad accogliere i pellegrini e i visitatori alle porte di questa Abbazia, ricostruita dopo l’immane disastro del secondo conflitto mondiale; essa si eleva come silenzioso monito a rigettare ogni forma di violenza per costruire la pace: nelle famiglie, nelle comunità, tra i popoli e nell’intera umanità. San Benedetto invita ogni persona che sale su questo Monte a cercare la pace e a seguirla”.

     
    “Succisa virescit”: il Papa ha ricordato le parole incise nello stemma dell’abbazia che ne sintetizzano la storia: “Montecassino, come secolare quercia piantata da San Benedetto, è stata sfrondata dalla violenza della guerra, ma è risorta più vigorosa”. Il Santo Padre ha, quindi, ricordato il programma che San Benedetto ha lasciato ai suoi monaci: “Nulla anteporre all’amore di Cristo”. Ed ha aggiunto: “L’essere umano non realizza appieno sé stesso, non può essere veramente felice senza Dio”:

     
    “Non vivere più per se stessi, ma per Cristo: ecco ciò che dà senso pieno alla vita di chi si lascia conquistare da Lui. Lo manifesta chiaramente la vicenda umana e spirituale di san Benedetto, che, abbandonato tutto, si pose alla fedele sequela di Gesù. Incarnando nella propria esistenza il Vangelo, è diventato iniziatore d’un vasto movimento di rinascita spirituale e culturale in Occidente”.
     
    Quindi, ha rivolto il pensiero ai monasteri benedettini che, ha osservato, nel corso dei secoli sono diventati “fervidi centri di dialogo, di incontro e di benefica fusione tra genti diverse, unificate dalla cultura evangelica della pace”. Ha poi sottolineato che grazie all’impegno quotidiano della preghiera, dello studio e del lavoro portato avanti dai monasteri, interi popoli europei “hanno conosciuto un autentico riscatto e un benefico sviluppo morale, spirituale e culturale”:

     
    “Preghiamo perché l’Europa sappia sempre valorizzare questo patrimonio di principi e di ideali cristiani che costituisce un’immensa ricchezza culturale e spirituale”.
     
    Da questo luogo, ha concluso, “il Santo Patrono d’Europa continua ad invitare tutti a proseguire la sua opera di evangelizzazione e di promozione” umana.

     
    (Canti)

     
    A conclusione della celebrazione dei Vespri, il Papa si è soffermato a lungo in preghiera davanti alla tomba di San Benedetto e Santa Scolastica ed ha firmato il rogito della venerazione delle reliquie. Un momento di grande intensità, come particolarmente toccante è stato l’ultimo evento della visita pastorale a Montecassino. Il Papa si è recato al cimitero militare polacco, dove riposano oltre mille soldati caduti nella battaglia per espugnare l’altura di Montecassino occupata dalle truppe tedesche. Qui, davanti ad una distesa di croci bianche, immagine eloquente della tragedia vissuta in questa terra 65 anni fa, il Papa ha pregato per i caduti di ogni nazione ed ha levato un’invocazione al Signore, affinché l’umanità non debba più soffrire a causa di guerre fratricide:

     
    "Donaci il tuo Spirito Paraclito perché uomini del nostro tempo, possano comprendere che il dono della pace è molto più prezioso di qualsiasi tesoro corruttibile, e che nell’attesa del giorno senza tramonto tutti siamo chiamati a essere costruttori di pace per il domani dei Tuoi figli".

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    La gioia dei fedeli di Montecassino raccontata dall'abate Vittorelli

    ◊   All'indomani della visita del Papa nella diocesi di Montecassino, Alessandro Gisotti ha chiesto al vescovo abate di Montecassino, dom Pietro Vittorelli, di tracciare un bilancio e di soffermarsi sul significato dei momenti più importanti della giornata cassinate di Benedetto XVI:

    R. – L’immagine che più mi rimane nel cuore, di questa visita straordinaria, è la gioia, la felicità e la partecipazione che ho visto negli occhi del Santo Padre per tutta la giornata, ma soprattutto quando salivamo a Montecassino e si è visto circondato da tantissimi monaci, monache, abati e abbadesse, saliti da ogni dove per salutarlo. Era sinceramente commosso …

     
    D. – La visita è durata un giorno ma è stata molto intensa e ha vissuto tanti momenti diversi, significativi l’uno come l’altro …

     
    R. – Si: principalmente, quattro momenti. Il primo, la celebrazione eucaristica in una delle piazze più grandi della città di Cassino, che su mia proposta, poi, il Consiglio comunale ha voluto dedicare – da ieri – appunto a Papa Benedetto XVI: è la prima volta che un Papa ha celebrato nella città di Cassino e soprattutto all’aperto, insieme a migliaia di fedeli che gremivano la piazza e poi anche le strade. Il secondo momento molto importante, il Papa lo ha poi anche ricordato nella sua omelia, l’inaugurazione della Casa della Carità: una risposta concreta ai bisogni e alle povertà di cui anche il nostro territorio è talvolta afflitto. E poi, ancora, il momento dedicato al mondo monastico benedettino internazionale, con la celebrazione dei Vespri nella Basilica cattedrale di Montecassino dove anche il Papa ha avuto delle splendide parole nell’omelia sull’importanza del recupero delle radici cristiane dell’Europa e di come tutto questo abbia avuto un senso ed un inizio proprio qui, a Montecassino. E infine, l’ultimo atto, molto commovente: la visita del Papa al cimitero di guerra polacco, dove in una bella preghiera ha potuto ricordare i caduti di tutte le Nazioni e di tutte le guerre, e poi con un intensissimo e prolungato momento di silenzio e di preghiera personale.

     
    D. – Ecco: in tutti i momenti, il Papa ha sottolineato l’importanza della ricerca di Dio che ha fondato l’Europa e che nella vostra terra è così presente negli insegnamenti e nella vita di San Benedetto …

     
    R. – Sì: è il “quaerere Deum”, come dice San Benedetto nella Regola, che raccomanda ai monaci e che il Papa va proponendo continuamente nel suo ministero petrino alla Chiesa universale attraverso questa modalità, attraverso questo stile che è tipico della vita monastica ma che è tipico della vita monastica ma che è vivibile da ogni credente, e cioè quello declinato attraverso l’“ora et labora et lege”, attraverso la preghiera, il lavoro e lo studio, la cultura; e attraverso queste tre cifre della spiritualità benedettina, il Papa – con quella maestria che gli è propria – ha indicato la strada a tutti i fedeli della nostra Chiesa universale.

     
    D. – Il Papa ha anche sottolineato le preoccupazioni, le inquietudini di tante persone, famiglie, giovani disoccupati. Questo è stato molto apprezzato dalla comunità …

     
    R. – Tantissimo! Quando il Papa ha accennato a questa ferita che, in qualche modo, affligge il nostro territorio e ha parlato della disoccupazione ma anche dei licenziamenti e della cassa integrazione, c’è stato un grande, fragoroso applauso che è durato a lungo, come per dire che questa parola ha toccato il cuore di chi soffre una realtà non facile e soprattutto i giovani che, arrivati a 30 anni, ancora non riescono a trovare una prima occupazione e questo impedisce loro di fondare una nuova famiglia, quella famiglia alla quale noi guardiamo con tanta attenzione e talvolta anche con tanta preoccupazione. Il Papa lo ha ribadito: la famiglia non è sufficientemente tutelata, è un istituto fondamentale, la cellula fondamentale della nostra Chiesa e noi dobbiamo fare tutti insieme tutti gli sforzi possibili per tutelarla. Il primo impegno è quello dell’occupazione, e il Papa ha fatto un appello agli amministratori della cosa pubblica e agli imprenditori affinché abbiamo un guizzo di creatività perché si possano presto avere nuovi posti di lavoro.

     
    La visita del Papa a Cassino è stata seguita con particolare intensità dai giovani della diocesi. A loro, Benedetto XVI ha chiesto di essere “lievito evangelico” tra i propri coetanei. Una sfida che i giovani cassinati sono pronti ad accogliere. Ecco il commento di Luigi Cappelli, capogruppo dell’Agesci di Cassino, raccolto da Alessandro Gisotti:

    R. – Oggi più che mai è una vera e propria sfida, ma che nasconde in fondo il bello, l’essenza dell’essere educatore, del mettersi in gioco in prima persona e del poter dare ai ragazzi, agli altri, qualcosa in cui credere! Dare qualcosa in cui sperare, perchè oggi c’è sempre più bisogno di speranza, visto come sta andando il mondo in cui viviamo. Non si fa altro che parlare di crisi, quindi la speranza è sicuramente qualcosa che serve e su cui dobbiamo basare soprattutto la nostra educazione.

     
    D. - La visita del Papa è un grande evento, ma poi che cosa resterà? Come mettere a frutto la grande emozione di questo giorno?

     
    R. – E’ una presenza che rimarrà all’interno dei cuori di tutti i cassinati e, sicuramente, dei ragazzi che hanno preso parte in prima persona a questo evento. Quindi, soprattutto la presenza fisica è stata importante. Il Papa non è una persona che si ferma in Vaticano, ma viene a casa tua! E' lui che viene a trovarti, è lui che ti rivolge un discorso in cui tu sei il protagonista. Questo ha sicuramente scosso molto questo territorio. Ovviamente, chiamandosi il Papa, Benedetto, ed essendo la terra di San Benedetto la nostra terra, sicuramente questa visita è qualcosa che rimarrà nei cuori dei cassinati e che in futuro farà ricordare questo giorno come un giorno significativo per tutti. (Montaggio a cura di Maria Brigini)

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    Le parole del Papa sul lavoro: il commento del vicepresidente del Parlamento europeo Mauro e della direttrice della Caritas cassinate

    ◊   La gente di Cassino è stata particolarmente colpita dalle parole del Papa sulla disoccupazione. D’altro canto, la Chiesa locale è da sempre impegnata nel portare aiuto ai bisognosi. Lo sottolinea la direttrice della Caritas di Montecassino, Rosaria Lauro, intervistata da Alessandro Gisotti:

    R. - Noi ci avvaliamo soprattutto di un centro di ascolto diocesano dove le persone che vivono un disagio, vengono per essere ascoltate. Lì ritrovano accoglienza, amore, ed esternano i loro problemi. Problemi che possono essere materiali, per cui cerchiamo di dare subito una prima risposta. Lì dove possiamo, dobbiamo entrare in rete con i servizi presenti sul territorio e con le istituzioni, perché il nostro compito è quello di stimolare le istituzioni per dar voce a chi non ha voce. Sono in molti a chiedere lavoro, soprattutto in questo momento.

     
    D. – Che cosa fa la Caritas per chi è colpito dalla crisi economica nel vostro territorio?

     
    R. – La crisi economica è molto presente: cerchiamo di dare qualche risposta, anche se non sempre è possibile. Abbiamo aperto però uno sportello, un “offro e cerco lavoro”, soprattutto per quanto riguarda quelle attività di pulizie nei centri commerciali, nelle abitazioni private, e di servizio anche come badanti, molto richiesto soprattutto dalle donne immigrate. Per questo, noi realizziamo anche un corso di preparazione, proprio per rendere le persone più idonee al lavoro. (Montaggio a cura di Maria Brigini)

    Le parole del Papa sull’umanizzazione del mondo del lavoro, pronunciate ieri a Cassino, hanno avuto ampia eco non solo in Italia. Fausta Speranza ha chiesto una riflessione su questo richiamo di Benedetto XVI all’on. Mario Mauro, vicepresidente del Parlamento europeo:

    R. – L’Europa può trovare strategie per risolvere l’emergenza occupazionale solo se sarà capace di riconoscere le proprie radici, perchè per creare nuove possibilità occupazionali, superare l’attuale contesto di crisi, occorre soprattutto lottare, a mio modo di vedere, contro forme di egoismo, e cercare di tutelare in primo luogo i giovani e le famiglie. Ora la Regola di Benedetto, fatta di lavoro, cultura e preghiera, ha sicuramente contribuito a tirar fuori l’Europa di un tempo da un periodo di profonda crisi. Il Papa ha riportato sotto i nostri occhi, quindi, un valido esempio per rispolverare una strategia semplice, però allo stesso tempo molto efficace: guardare alle nostre radici, mettendo tutti insieme il peso di cui siamo capaci sulla stessa mattonella, perchè nessuno rimanga indietro. Credo che questa sia una lezione indispensabile per guardare in questo momento a ciò che conta.

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    Udienze e nomine

    ◊   Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina il cardinale Giovanni Battista Re, prefetto della Congregazione per i Vescovi; il cardinale Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova e presidente della Conferenza Episcopale Italiana; il Premio Nobel Rita Levi Montalcini, professore emerito di Neurobiologia nell’Istituto di Neurobiologia del Cnr e accademico della Pontificia Accademia delle Scienze; il sig. Bartolomej Kajtazi, ambasciatore della ex-Repubblica Jugoslava di Macedonia, in visita di congedo.

    Il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale dell’Eparchia di Križevci per i fedeli di rito bizantino (Croazia), presentata da mons. Slavomir Miklovš, per raggiunti limiti di età. Il Papa ha nominato vescovo di Križevci per i fedeli di rito bizantino il rev.do Nikola Kekić, al presente rettore del Seminario greco-cattolico di Zagabria e parroco della Concattedrale dei Santi Cirillo e Metodio. Il rev.do Nikola Kekić è nato il 17 gennaio 1943 a Stari Grad, in Croazia. Ha conseguito il baccalaureato in Teologia presso la Pontificia Università Urbaniana a Roma. Dal 1983 al 1986 ha studiato presso il Pontificio Istituto Orientale in Roma, dove ha conseguito la Licenza in Storia della Chiesa. È stato ordinato sacerdote nella parrocchia di Sošice il primo novembre 1970. Conosce il croato, l’italiano, il tedesco e l’ucraino.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Il primato di Cristo: in prima pagina, un editoriale del direttore sulla visita del Papa a Montecassino.

    Nell’informazione internazionale, l’intervento della Santa Sede, a Ginevra, sul tema dei residuati bellici inesplosi.

    Quattrocento anni dopo il Caso Galileo: in cultura, anticipazione della relazione di Ugo Baldini al convegno, a Firenze, “Galileo 2009” e un commento dell’arcivescovo Giuseppe Betori dal titolo “L’unica radice di fede e scienza”.

    Stefania Zuliani sulla pittura dell’artista americano Cy Twombly.

    I cani fedeli che difendevano la vite dalle volpi: Carlo Longo a proposito del volume degli Atti del terzo seminario internazionale su “I Domenicani e l’Inquisizione”.

    Edoardo Aldo Cerato sulla predicazione di Filippo Neri.   

    Nell’informazione religiosa, la prolusione del cardinale presidente Angelo Bagnasco all’apertura dell’assemblea generale della Conferenza episcopale italiana.

    Un articolo sul conferimento dell’ordinazione episcopale, da parte del cardinale Tarcisio Bertone, al nuovo nunzio nello Sri Lanka.

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    Oggi in Primo Piano



    Verso la Pentecoste. Salvatore Martinez: in tempi di crisi i cristiani devono riscoprire i segni dello Spirito Santo nella loro storia

    ◊   La settimana che porta alla solennità della Pentecoste è un periodo privilegiato per approfondire la conoscenza dello Spirito Santo. Un “Dio sconosciuto”, nascosto - nella Bibbia - dietro il velo di numerosi simboli, ma anche il Dio che rende realmente tali i primi testimoni della Chiesa, dando loro la forza necessaria per uscire a vita pubblica dal riparo del Cenacolo. Alessandro De Carolis ha chiesto a Salvatore Martinez, presidente nazionale del Rinnovamento nello Spirito Santo, come può un cristiano prepararsi a ricevere il dono della Pentecoste:

    R. - Bisogna rimanere sul Cenacolo: la Chiesa nasce nel Cenacolo e rifiorisce nel Cenacolo. Gli Apostoli erano concordi e perseveranti nella preghiera e questo credo sia un messaggio che ancora oggi dobbiamo ricevere con amore e con umiltà. Intanto, la concordia nel pregare: bisogna desiderare insieme la venuta dello Spirito Santo. E poi la perseveranza, cioè non una preghiera superficiale, ad intermittenza o una volta per tutte. Inoltre, c’è un segreto in questo atteggiamento orante della Chiesa e del cristiano: chi sa parlare a Dio, sa anche parlare agli uomini e non a caso, dopo avere ricevuto lo Spirito Santo in preghiera, Pietro e gli Apostoli furono capaci di dire: “Gesù” senza temere il martirio e senza più provare la vergogna e la paura che avevano prima di avere ricevuto lo Spirito Santo, seppure Gesù era già risorto e aveva dato loro coraggio.

     
    D. - Il fuoco, il vento sono alcuni dei simboli con i quali l’Antico ed il Nuovo Testamento fanno percepire la presenza dello Spirito Santo. Talvolta, però, al credente di oggi questa simbologia risulta un po’ sorpassata. Qual è il suo pensiero, al riguardo?

     
    R. - Non dimentichiamo che i Padri della Chiesa indicano lo Spirito Santo come il “digitus Dei”, il dito di Dio: non come Colui che richiama su di sé l’attenzione, ma che indica Gesù, che indica il Padre. E’ l’umiltà di Dio, lo Spirito Santo, e ama nascondersi in questi segni, in questi simboli. Intanto è fuoco perché riscalda dall’interno la vita della Chiesa, la vita del cristiano. Giovanni Paolo II e Benedetto XVI ci hanno ricordato, l’uno che bisogna sentire ardore - ardore di affetti nel cuore - tutte le volte che parliamo di Gesù o proponiamo Gesù e l'altro che, senza uomini interiormente toccati da Dio e dallo Spirito Santo, Dio non potrà fare ritorno nella storia. Poi, lo Spirito è vento, e quando arriva, il vento è impetuoso, porta via la caligine, la polvere, tutto ciò che è sinonimo di stanchezza, di stantìo… Il vento è la dimensione del dinamismo e la Chiesa è in movimento. E i Movimenti che in essa vivono segnano il movimento dello Spirito. E poi, lo Spirito è certamente acqua: viviamo un tempo, in una società che si contraddistingue per un'aridità talvolta sconcertante, e lo Spirito è refrigerante, a significare una nuova freschezza nella testimonianza cristiana e nell’annuncio del Vangelo.

     
    D. - Nel 1897, Leone XIII - il Papa che fondò il magistero sociale moderno - pubblicò un’Enciclica sullo Spirito Santo, la Divinum illud munus, con la quale affidava il secolo che si apriva al “Dio sconosciuto”. Sembra quasi di cogliere un’analogia con l’attuale Pontificato, anch’esso all’inizio di un secolo e con il Papa, Benedetto XVI, in procinto di rendere noto il suo magistero sociale…

     
    R. - C’è davvero un ritorno storico e riteniamo che questa attenzione al primato dello Spirito Santo sia in una chiave interpretativa ineludibile in questo tempo. Il Papa delle encicliche sociali, Leone XIII, come lei ricordava, ebbe questa significativa intuizione in un tempo di grandi travolgimenti, di grandi cambiamenti, di modernizzazione. Oggi, la modernità segna il passo: ne raccogliamo spesso tutte le cadute, le inefficienze, le povertà che essa ha generato. Pertanto, proprio nel tempo della crisi, noi dobbiamo ribadire che non è in crisi lo Spirito Santo, che l’amore di Dio non è in recessione e che nei momenti più difficili della storia dell’umanità, i cristiani hanno mostrato questa forza che viene dal di dentro, che rende per l’appunto i deboli forti, gli ignoranti sapienti, gli incapaci capaci. Questo è il primato dello Spirito Santo e bisogna tornare allo Spirito Santo, come diceva Elena Guerra, che insistette a lungo con Leone XIII perché lo Spirito Santo possa tornare a noi.

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    Test nucleare e missili a corto raggio: la sfida della Corea del Nord

    ◊   La Nord Corea ha concluso stamattina un imponente test nucleare sotterraneo e contemporaneamente il lancio di due missili a corto raggio. L’esperimento, che sfida apertamente il regime di sanzioni varato dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite dopo i test atomici falliti nel 2006, ha provocato un forte sisma di 4,5 gradi della scala Richter avvertito anche in Corea del Sud. Unanime la condanna internazionale che vede nei test nucleari di Pyongyang una concreta minaccia alla pace. Nel pomeriggio di oggi infatti è stata convocata una riunione urgente del Consiglio di Sicurezza dedicata alla questione nucleare norcoreana, in cui un ruolo di primo piano sarà giocato dalla Cina, membro permanente del Consiglio con diritto di veto. Sull’allarme internazionale provocato dal test di questa mattina Stefano Leszczynski ha intervistato Francesco Sisci, corrispondente da Pechino del quotidiano La Stampa.

    R. – E’ un elemento di minaccia certamente maggiore che il Nord Corea pone sul tavolo, molto più che altre volte.

     
    D. - E’ stato molto duro e inusuale il commento del presidente americano nei confronti di questo nuovo esperimento e soprattutto in concomitanza con la riunione di urgenza del Consiglio di Sicurezza...

     
    R. – C’è però un altro elemento importante e cruciale proprio per il Consiglio di Sicurezza, dove tra l’altro la Cina ha diritto di veto, e cioè il fatto che oggi la Cina popolare, Pechino, ha una possibilità di unirsi di più con Taiwan e in qualche modo abbandonare la Nord Corea. Questo potrebbe spingere la Cina ad avere una posizione più dura verso il Nord Corea.

     
    D. – In sostanza, non fa il gioco di Pechino avere un elemento di disturbo così potente agli equilibri geopolitici in Asia?

     
    R. – Assolutamente no e come anche nell’occasione del 2006, questi esperimenti nucleari del Nord Corea sono tarati esattamente contro Pechino. Nel 2006 era in occasione di un vertice con il Giappone, questa volta in occasione di un vertice pan cinese della grande Cina, tra comunisti e nazionalisti. Da questo si vede che il vero grande obiettivo strategico di Pyong Yang è Pechino, che in qualche modo è colpevole di avere tradito la grande alleanza, fratellanza con la Nord Corea.

     
    D. – A breve si dovrebbe tornare a parlare anche di rinnovo del trattato sulla non proliferazione delle armi nucleari. Una nuova minaccia nucleare di questo tipo nel mondo può provocare un forte ripensamento sulla riduzione delle armi nucleari...

     
    R. – Viste le necessità strategiche oggettive, la quantità di testate strategiche in giro per il mondo - almeno quelle americane, russe e così via - è assolutamente pletorica, eccessiva, per le esigenze teoriche di difesa. Certo è che il problema nord coreano non pone un problema di difesa nucleare, non è pensabile che la Nord Corea possa attaccare in maniera efficace la difesa missilistica americana. La vera minaccia strategica della Nord Corea non è la sua testata nucleare o i suoi missili, ma i circa ottomila cannoni che sono puntati su Seul. Un attacco a sorpresa americano potrebbe eliminare i siti nucleari, i siti missilistici, ma certamente non ce la farebbe ad eliminare tutti gli ottomila cannoni che sono puntati invece su questa metropoli di circa 10 milioni di abitanti.

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    Guerra a Mogadiscio: oltre 200 morti

    ◊   In Somalia c’è una drammatica ripresa delle violenze tra militari del governo moderato di transizione e milizie radicali islamiche. Teatro degli scontri, soprattutto la capitale Mogadiscio, che, da un momento all’altro, potrebbe cadere nelle mani dei ribelli. Nelle ultime due settimane si registra la morte di oltre 200 persone ed il ferimento di altre 700. Sugli sviluppi che questa situazione potrebbe avere, Giancarlo La Vella ha sentito Mario Raffaelli, già responsabile del governo italiano per il processo di pace in Somalia:

    R. – La situazione è difficile perché la parte radicale dell’opposizione islamica sta cercando, in tutti i modi, di impedire che questo nuovo governo - che era nato in seguito agli accordi di Gibuti, sotto la leadership di uno dei leader delle Corti islamiche dell’epoca del loro controllo a Mogadiscio - possa consolidarsi, impedire che questo esperimento possa avere successo.

     
    D. – Commentando le vicende somale, abbiamo più volte puntato il dito contro la comunità internazionale. E’ la stessa cosa anche in queste ore?

     
    R. – Sicuramente n’è passato di tempo; la lentezza della Comunità internazionale in generale, e delle Nazioni Unite in particolare, anche durante la fase del processo di pace, creava ulteriori problemi ad una situazione già difficile. Direi che, negli ultimi tempi, c’è stata invece una presa d’atto, almeno a livello europeo, molto forte. La riunione che c’è stata il 23 marzo scorso a Bruxelles, ha visto un impegno forte da parte di tutti i Paesi, non solo europei. Era una riunione internazionale per il sostegno a questo governo, anche nel delicato settore della sicurezza. I prossimi 9 e 10 giugno, si svolgerà proprio a Roma l’International Contact Group sulla Somalia, che si occuperà di queste cose. Quindi, diciamo che, a livello di sensibilità politica di consapevolezza della necessità di dare un contributo forte, ci siamo. Quello che ancora manca, è la distanza tra i tempi delle decisioni politiche e i tempi dell’attuazione. Quindi, siamo in una fase in cui c’è una grande consapevolezza politica di decisione; bisogna che siano accelerati i tempi pratici di attuazione.

     
    D. – Sventato ormai l’ipotesi di un allargamento del conflitto somalo a tutta l’area del Corno d’Africa?

     
    R. – Ovviamente questo è un problema che cova sempre sotto la cenere perché, anche recentemente, la Commissione pace e sicurezza dell’Unione Africana ha accusato apertamente l’Eritrea di sostenere questa “spallata” che, diciamo, i radicali cercano di dare a Mogadiscio. Naturalmente, però, bisogna evitare che ci sia un allargamento che sarebbe disastroso, così come non va abbandonata la necessità di allargare il consenso di questo governo attraverso il dialogo perché, purtroppo, i due anni - durante i quali si è pensato che la soluzione potesse essere solo militare da parte di qualcuno - hanno solo provocato più radicali e più gruppi terroristici. Quindi, la necessità di dare una risposta, anche in termini di sicurezza, non deve trascurare la continuità della ricerca del dialogo, dell’allargamento di questo primo passo importante che è stato costituito da questo governo islamico moderato.

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    Abruzzo: emergenza caldo nelle tendopoli

    ◊   Il post-terremoto in Abruzzo. Sono cominciati oggi i sopralluoghi disposti dalla Protezione civile per verificare l'agibilità degli edifici nella cosiddetta zona rossa dell'Aquila, l'area centrale e più colpita dal sisma del 6 aprile scorso. Intanto prosegue l’emergenza caldo nelle tendopoli, dove è appena stata completata l’installazione dei condizionatori. Il servizio di Linda Giannattasio:

    Sono centinaia le persone che questa mattina hanno raggiunto il centro storico de L’Aquila, finora interdetto all’accesso. Sono proprietari e residenti della zona che accompagnano la Protezione civile nelle ispezioni che verificheranno l’agibilità delle case più colpite dal terremoto. Intanto, in tutta la zona il caldo continua ad essere asfissiante ed è sempre più dura la vita nelle tendopoli, come spiega Giovanni Punzi, consigliere nazionale Unitalsi e coordinatore del campo di Piazza d’Armi a L’Aquila:

     
    R. – L’Unitalsi in questo campo di Piazza d’Armi porta avanti il suo carisma: stare accanto alle persone in difficoltà, ai disabili e agli ammalati. Siamo affianco alle persone allettate, portiamo loro il pasto, le aiutiamo ad andare in bagno, le laviamo, e poi cerchiamo soprattutto di essere loro vicini. Il caldo di questi giorni chiaramente non facilita lo stare insieme. Tenga presente che nelle tende non ci sono spesso gli stessi nuclei familiari, ma ci sono più nuclei familiari, magari anche di etnia diversa o di nazionalità diversa, che prima magari non si conoscevano nemmeno. Abbiamo realizzato qui, in una piccola zona, uno spazio che si chiama sollievo alla solitudine, proprio perché la gente sa che qui c’è uno spazio dove potersi incontrare per poter chiacchierare, scambiare due parole.

     
    D. – Quali sono le maggiori difficoltà in questo momento?

     
    R. – Le difficoltà più grosse sono quelle di avere una prospettiva. Le persone hanno bisogno di tempi certi che in questo momento comunque non hanno; hanno bisogno di sapere quando lasceranno il campo per andare sia pure in alcuni prefabbricati di legno ..

     
    Dal giorno del sisma nelle tendopoli è presente e forte l’appoggio dei sacerdoti che vivono le difficoltà di ogni giorno al fianco degli sfollati, come racconta un frate cappuccino del primo campo del capoluogo abruzzese:

     
    R. – Le persone hanno una grande capacità di relazionarsi con noi. Il nostro compito è quello di stare vicini alla gente, vivere con loro la stessa situazione giornaliera, quindi nelle tende, stare con loro anche con il caldo, andiamo a lavarci insieme, mangiamo insieme … quindi, una vita quotidiana e poi da lì si parte per instaurare dei rapporti; soprattutto, ecco, ci si arricchisce vicendevolmente.

     
    D. – Quanto è importante per queste persone un appoggio spirituale?

     
    R. – Bè, è molto importante. Sentono la vicinanza; la certezza di questi fratelli che abbiamo incontrato qui è che loro si sentono aiutati attraverso la preghiera.

     
    D. – Chi ha officiato la Messa parlava di “pellegrinaggio della ricostruzione” …

     
    R. – Crediamo che la vita dell’uomo sia tutto un pellegrinaggio. Il cammino dell’uomo, nel cercare di ricostruire la sua bellissima identità davanti all’immagine stupenda del Signore: riuscire a fare questo, insieme, è la forza più grande che abbiamo. Da soli non si può …

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    Il Ceis di don Picchi festeggia i 40 anni di servizio agli ultimi

    ◊   40 anni al servizio degli ultimi: è la storia del progetto-uomo del Ceis, il Centro italiano di solidarietà, fondato nel 1969 da don Mario Picchi con l’obbiettivo di promuovere la persona umana soprattutto in condizioni di disagio. Ampio il raggio d’azione del Ceis: dal recupero di persone con problemi di droghe ai senza fissa dimora, dalla vicinanza agli extracomunitari alle vittime di comportamenti compulsivi, ai malati di Aids. Compito primario: il recupero sociale, affettivo lavorativo di quelle persone delle quali le strutture “ordinarie” non si occupano e il re-inserimento sociale attraverso una mediazione con il mondo del lavoro e delle relazioni pubbliche. A don Mario Picchi, Paolo Ondarza ha chiesto un bilancio di questi 40 anni di attività:

    R. – Il Centro italiano di solidarietà non si qualifica soltanto sul problema della droga ma contro tutta l’emarginazione, il disagio, la sofferenza dell’uomo, l’uomo della strada.

     
    D. – 40 anni, è tempo di bilanci: un bilancio dell’attività svolta...

     
    R. – Abbiamo fatto un grosso, duro lavoro ed anche molto ampio perché siamo partiti dalle strade di Roma per arrivare, ormai, in tutti i continenti dove ci è riconosciuta professionalità ed anche tanta umiltà. Noi non andiamo a fondare delle nuove comunità, andiamo a portare, diciamo, un interesse nuovo sull’uomo: anziché guardare ai problemi, guardiamo all’uomo, anziché guardare alla droga, guardiamo all’uomo.

     
    D. – In 40 anni, come sono cambiate le condizioni di disagio delle persone con le quali voi vi trovate?

     
    R. – Ci accorgiamo che i problemi di ieri, oggi sono diversi e che i problemi che ieri ci sembravano insormontabili, oggi sono decisamente superabili. Ce ne sono però degli altri che sono nuovi.

     
    D. – Quanta attenzione c’è, da un punto politico, nei confronti delle situazioni con le quali voi lavorate?

     
    R. – Il nostro pubblico non è un pubblico amato da chi vuol fare carriera politica perché non ti danno dei voti, non ti danno del successo, ti danno solo dei problemi. Fare una scelta di lavorare nel campo del disagio, deve partire dal cuore. Non è che io non abbia fiducia nei politici. Dovremmo riuscire a contemperare la politica con la vita quotidiana delle nostre famiglie. Guardandoci intorno, abbiamo una società che fa un po’ acqua da tutte le parti. Dobbiamo tirarci su le maniche tutti, per fare qualche cosa e farla subito.

     
    D. – Un impegno che va dai bambini ai senza fissa dimora, dagli extra comunitari alle vittime di comportamenti compulsivi, ai malati di aids. Come riuscire a stare dietro a tanto disagio?

     
    R. – Se lei presenta tutti questi problemi, così elencati, indubbiamente uno scappa. Se lei invece mi presentasse un problema, o il mio vicino di casa o la persona che convive con me in famiglia, allora posso affrontare il problema e posso anche già fare qualcosa, perché domani sia un giorno migliore. Se ciascuno di noi affrontasse un problema, quello che è più vicino a noi, quello dell’onestà, quello di rispettare l’ambiente, lei capisce che le cose cambierebbero fin da oggi, da questa sera. Siamo perdendo delle occasioni che potrebbero, domani, farci rimpiangere di essere scappati oggi, di fronte all’impegno.

     
    D. – La nostra società sta scappando dagli impegni?

     
    R. – Certo, è una società che guarda molto alle apparenze, manca un po’ di serietà e di professionalità. Io credo che sia necessario chiamare a raccolta tutte le persone di buona volontà. Dobbiamo guardare alle nuove forme di dolore, non dormire sugli allori che abbiamo conquistato. Non possiamo mettere da parte gli anziani, i malati, i bambini, i tossico-dipendenti, i malati mentali. Sono pagine della nostra storia che disturbano un po’ la nostra comodità.

     
    D. – Ogni anno, nelle vostre strutture, vengono seguiti oltre mille utenti. Ma io le chiedo – mi rendo conto che è una domanda non facile – se c’è una storia, una persona in particolare che lei ricorda e che, in particolare, vuole condividere con noi?
     R. - Io non ho una storia, ho la storia delle persone che cercano amore e che sanno amare.

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    Conclusa a Firenze l'edizione 2009 "Piazza delle lingue" incentrata sul multilinguismo

    ◊   Si è conclusa a Firenze l’edizione 2009 della “Piazza delle Lingue”, il cui tema quest'anno era “Esperienze di multilinguismo in atto”. La tre giorni, organizzata dall’Accademia della Crusca sotto l’alto patronato del presidente della Repubblica, si è articolata attraverso conferenze, incontri e spettacoli aperti non solo agli esperti del settore, ma ad un pubblico assai differenziato. Rosario Tronnolone ne ha parlato con la prof.ssa Nicoletta Maraschio, presidente dell’Accademia della Crusca:

    R. - La centralità della questione della lingua e delle lingue, del confronto interlinguistico e interculturale, è una centralità indiscutibile ma non tutti se ne rendono conto. Quindi, speriamo che, anche attraverso questa iniziativa, si riesca a diffondere una maggiore consapevolezza su questi problemi.

    Media e partner di questa edizione della “Piazza delle lingue” è stata la comunità radiotelevisiva italofona, di cui fa parte come socio fondatore anche la Radio Vaticana. Dei motivi di questa presenza a Firenze abbiamo parlato con la segretaria generale della comunità radiotelevisiva italofona, Loredana Corsero:

    R. – Intanto, perché promuoviamo anche la nostra lingua, l’italiano; l’italiano nel mondo e anche in quel mondo che non parla solo italiano ma che si interessa all’italofonia e anche all’italofilia. Poi, perché promuovendo il multilinguismo crediamo che si eviti l’impoverimento della cultura. La monocultura linguistica è anche una monociviltà e noi crediamo che sia importante l’incontro tra civiltà e l’incontro, quindi, tra culture.

    D. - E’ stato presentato anche un manifesto per il multilinguismo...

     
    R.- Sì, l’importanza di questo manifesto è duplice. Da una parte perché si rifa al rapporto di Amin Maalouf, commissionato dal commissario europeo responsabile per il multilinguismo, Leonard Orban, per parlare di multilinguismo in Europa. Qui la linea guida è: apprendiamo tre lingue. Una lingua in cui nasciamo, la nostra lingua madre, una lingua di servizio che, volenti o nolenti, è l’inglese e l’altra è una lingua che vogliamo adottare. Ognuno di noi adotti una lingua, perché magari ha letto da ragazzo i romanzi russi e si è innamorato di quelli, o perché ha una fidanzata francese, o perché ama la cucina spagnola o le vacanze in Grecia! Ognuno di noi adotti una lingua e riusciamo finalmente a parlare ognuno nella propria lingua e a capire le lingue degli altri. Questo incontro di Firenze, tra tante situazioni diverse, è stato un momento molto emozionante in cui si dice che le lingue costituiscono per la comunità un ponte indispensabile tra il presente il passato e per il futuro. Quindi, un continuum che non si può spezzare e la politica del multilinguismo svizzero è un po’ un esempio da studiare per tutti noi. La cosa più importante è che tutte le lingue d’Europa sono patrimonio comune di tutti i cittadini europei.

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    La Chiesa ricorda Santa Maria Maddalena de' Pazzi, mistica fiorentina del 1500

    ◊   Oggi la Chiesa celebra la memoria liturgica di Santa Maria Maddalena de' Pazzi, mistica fiorentina del 1500. Benedetto XVI due anni fa le ha dedicato una Lettera nel quarto centenario della morte, ricordando il suo desiderio di condividere con Cristo il “nudo patire” della croce. Il servizio di Sergio Centofanti.

    Santa Maria Maddalena de' Pazzi nasce a Firenze il 2 aprile 1566: è di famiglia nobile. Ancor giovane vuole farsi monaca. I genitori cercano di dissuaderla: è ricca, bella, cosa vuole di più? Lei vuole molto di più, vuole Dio. A 16 anni entra nel monastero carmelitano di Santa Maria degli Angeli a Firenze. Prima di pronunciare i voti viene colpita da una misteriosa malattia: sembra che debba morire. Anticipano la consacrazione: la portano davanti all'altare nel suo letto. E’ la festa della Santissima Trinità. Guarisce improvvisamente. Da quel momento iniziano le sue estasi: vede la Passione di Cristo, scambia il suo cuore con quello di Gesù, riceve le stigmate invisibili, la corona di spine, parla con la Trinità. Le consorelle – dietro ordine del confessore - trascrivono quanto accade durante le visioni: le parole di Maria Maddalena risultano del tutto superiori alla sua cultura. Esorta tutti a ricambiare l’amore appassionato di Gesù. Scrive lettere al Papa e ai cardinali per attuare un’autentica riforma della Chiesa. In convento si attacca alle campane chiamando le altre suore gridando: “Venite ad amare l’Amore!”. Un giorno le viene annunciato che sarà privata della percezione della grazia: comincia una lunga notte oscura – durata 5 anni - in cui si sentirà completamente abbandonata da Dio in mezzo ad altissimi tormenti psichici e spirituali, attaccata da forti tentazioni, tra cui quella del suicidio: fino al giorno in cui lascia cadere il coltello dalle mani di fronte alla statua di Gesù. Sopravvissuta alla “fossa dei leoni”, come lei stessa chiamerà questo durissimo periodo di prova, diventa maestra delle novizie annunciando l’infinità bontà di Dio che ci ha donato suo Figlio – come lei dirà – il “Cristo crocifisso impazzito e innamorato delle sue creature”. Gli ultimi tre anni della sua vita saranno per lei un vero calvario di sofferenze. Si ammala di tisi. E’ in questo tempo che conia la celebre espressione – molto controcorrente – “patire e non morire”: offre tutta la sua sofferenza a Cristo crocifisso, per la Chiesa e la salvezza delle anime. Invoca Maria, mediatrice delle grazie e cammino verso la perfezione. Prega il Figlio così: “Gesù, dolce amore, trasformaci in Te e trasforma Te in noi, perché così trasformati e uniti in Te possiamo adempiere perfettamente la tua volontà”. Muore il 25 maggio del 1607. Il suo corpo riposa incorrotto nel Monastero a lei dedicato a Carreggi, a Firenze, meta di costanti pellegrinaggi.

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    Chiesa e Società



    Giornata internazionale per l’Africa

    ◊   Quarantasette anni fa venne fondata l’Organizzazione per l’Unità Africana, conosciuta oggi come Unione Africana e proprio oggi ricorre la Giornata Internazionale per l’Africa che ha “lo scopo – si legge nel messaggio del segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon - di mettere in evidenza i risultati raggiunti dal continente finora e offre, al tempo stesso, la possibilità di fare il punto sulle grandi sfide da portare avanti”. Per il numero uno delle Nazioni Unite è necessario, in questa occasione, ribadire il dovere della comunità internazionale di proteggere “la popolazione più povera e vulnerabile del continente”, tenendo fede agli impegni presi come ad esempio il raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo del Millennio. Nel messaggio, Ban Ki-moon evidenzia anche la nuova minaccia per l’Africa che viene dai cambiamenti climatici e del necessario impegno per la riduzione dei gas serra. Inoltre sottolinea il “bisogno di sostenere la democratizzazione, ma anche quello di rafforzare la sua capacità nel mantenimento della pace e della sicurezza”. Preoccupazioni condivise anche dal presidente della Commissione dell’Unione Africana (UA) Jean Ping, il quale invita a non dimenticare i passi avanti nel processo di integrazione dell’Africa, “un bilancio incoraggiante e ricco di promesse”. Secondo l’organizzazione cattolica di aiuto allo sviluppo “Manos Unidas”, sono circa 400 milioni gli africani che vivono in condizioni di povertà. Sottolineando l’impatto della crisi economica globale, l'organizzazione evidenza come i Paesi più sviluppati abbiano tagliato i loro contribuiti provocando una “riduzione degli investimenti nei servizi sociali imprescindibili per spezzare la spirale della povertà”. “Manos Unidas” sostiene però di “guardare sempre al continente africano con una speranza non esente da preoccupazioni”. Per l’odierna Giornata Don Gianni Cesena, direttore di “Missio” Pontificie Opere Missionarie, e Sergio Marelli, direttore di “Volontari nel mondo-Focsiv”, hanno lanciato un appello ai media italiani per ricordare gli scenari di guerra ancora aperti in Africa ma anche l’incoraggiante portata del viaggio di Benedetto XVI nel continente e la prossima apertura del Sinodo dei vescovi africani in ottobre a Roma. “L’obiettivo – sottolineano - è quello di contribuire alla lotta contro ogni forma di povertà e di esclusione, all’affermazione della dignità e dei diritti dell’uomo, alla crescita delle comunità e delle istituzioni locali”. (A cura di Benedetta Capelli)

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    Emergenza umanitaria in Sri Lanka: allarme dell'Onu

    ◊   L’Alto commissariato Onu per i rifugiati (Unhcr) ha convocato per domani, una riunione speciale per l’emergenza umanitaria nello Sri Lanka dopo l’offensiva contro le Tigri tamil nel nord del Paese. L’agenzia delle Nazioni Unite stima che solo negli ultimi tre giorni di combattimenti oltre 80mila persone hanno abbandonato la zona di guerra. Il numero accertato di rifugiati sale quindi a 280-300 mila persone. Circa 230mila profughi sono ora raccolti in 41 centri di accoglienza sparsi in quattro distretti della provincia del Nord, i restanti 50mila non sono ancora registrati in nessun centro di raccolta. L’esercito afferma che tra questi rifugiati sono stati individuate almeno 9100 persone direttamente collegate alle Tigri tamil. Il portavoce dei militari, Udaya Nanayakkara, ha dichiarato che verranno trasferiti in centri appositi a Vavuniya, Welikanda e Jaffna per prendere parte al programma di riabilitazione studiato dal governo. Tra questi - riferisce l'agenzia AsiaNews - ci sono anche diversi bambini soldato di cui l’esercito non ha fornito il numero. Le condizioni di vita in cui sono costretti i cosiddetti Internally displaced people (Idp) sono drammatiche. Il Segretario generale dell’Onu, Ban Ki Moon, ha visitato lo Sri Lanka il 23 maggio. Dopo aver visto di persona le condizioni degli sfollati nella Manik Farm ha dichiarato: “Ho viaggiato molto per il mondo e visitato posti simili, ma questa è di gran lunga la scena più sconvolgente che abbia visto”. Ban Ki Moon ed il presidente Mahinda Rajapkasa hanno sottoscritto una dichiarazione comune in cui l’Onu assicura “l’assistenza umanitaria per gli Idp in Vavuniya e Jaffna” mentre il governo di Colombo garantisce l’accesso alle agenzie umanitarie, gli aiuti di base ai rifugiati, e una soluzione nazionale del conflitto che coinvolga tutte le parti della società srilankese. (R.P.)

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    I cattolici di tutto il mondo hanno pregato ieri per la Chiesa in Cina

    ◊   Celebrata ieri nel mondo la seconda “Giornata Mondiale di preghiera per la Chiesa in Cina” istituita da Papa Benedetto XVI nella Lettera ai cattolici cinesi del 27 maggio 2007. I cattolici cinesi hanno pregato in tutto il mondo per la Chiesa cattolica in Cina, secondo le intenzioni del Papa. In Italia circa 500 fedeli hanno partecipato alla solenne eucaristia presieduta in Duomo dal cardinale Crescenzio Sepe, arcivescovo di Napoli. Hanno concelebrato oltre una settantina di sacerdoti, cinesi e no. I cattolici cinesi giunti a Napoli da tutta Italia, hanno partecipato intensamente alla celebrazione pregando per la comunione della Chiesa cattolica cinese. Un altro gruppo di cattolici cinesi residenti in Italia che lavorano a Milano, ha compiuto un pellegrinaggio al Santuario di Caravaggio, nei pressi di Milano, pregando secondo le intenzioni del Papa. Come riferisce l’agenzia Fides, nel continente cinese, la parrocchia di Lin Zi della diocesi di Zhou Cun della provincia di Shan Dong, come tante altre comunità sparse in tutto il paese, ha seguito le indicazioni del Papa pregando in questa domenica per la Chiesa in Cina, celebrando anche la solennità dell’Ascensione del Signore. I fedeli hanno compiuto un pellegrinaggio spirituale al Santuario mariano di Nostra Signora di She Shan a Shanghai per invocare la comunione e la fede per la Chiesa in Cina. Nell’omelia il sacerdote ha invitato a pregare "per l’unità, perché soltanto quando siamo uniti possiamo avere la forza per crescere e prendere il largo. Il Signore ci dice che il metodo migliore per ottenere l’unità è la preghiera. Seguiamo Gesù e il Santo Padre”, ha detto. Ad Hong Kong oltre 1.300 fedeli avevano partecipato alla processione organizzata dalla parrocchia di Nostra Signora di Fatima il 17 maggio, in preparazione alla “Giornata Mondiale di preghiera per la Chiesa in Cina” del 24 maggio. (R.P.)

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    Nepal: il neo premier assicura giustizia dopo l’attentato nella cattedrale di Kathmandu

    ◊   Massimo impegno del governo per rintracciare i responsabili è stato assicurato dal neo primo ministro del Nepal, Madhav Kumar, durante la preghiera speciale che si è svolta ieri nella cattedrale dell’Assunzione di Kathmandu, teatro sabato scorso di un attentato che ha provocato due vittime. L’attacco, rivendicato dal movimento fondamentalista indù “Nepal Defence Army”, ha provocato anche numerosi feriti. Ieri alla celebrazione – riferisce Asianews – hanno partecipato circa 300 cattolici e diversi rappresentanti dei principali partiti nepalesi ma anche i responsabili delle comunità protestanti. Mentre il governo ha garantito l’istituzione di una commissione d’inchiesta per far luce sull’attentato, le confessioni cristiane hanno indetto una marcia per domenica 31 maggio a cui hanno invitato a partecipare i fedeli di tutte le religioni presenti in Nepal. Scopo dell’iniziativa è sensibilizzare l’Assemblea costituente per garantire maggiore tutela ai cristiani presenti nel Paese. (B.C.)

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    La Chiesa pakistana contro l’estremismo religioso

    ◊   E’ stata indetta per sabato prossimo dalle Chiese cristiane in Pakistan una giornata nazionale di preghiera e digiuno in segno di vicinanza con le migliaia di famiglie vittime dell’estremismo. Un fenomeno che sta preoccupando i cristiani nel Paese, riunitosi nei giorni scorsi a Lahore per un seminario organizzato dalla Commissione Giustizia e Pace della Conferenza episcopale del Pakistan. “Chiediamo alla popolazione del Pakistan – si legge in un messaggio reso noto dall’agenzia Fides - di riconoscere la realtà di odio, discriminazione e ingiustizia che oggi viene incoraggiata e propagata in nome della religione”. Le Chiese intendono alzare la voce contro il dilagante estremismo religioso dei gruppi talebani che sta creando problemi all’intera popolazione pakistana, sia nella provincia della frontiera di Nordovest, sia nelle grandi città. I cristiani, fortemente preoccupati, hanno evidenziato poi che “la questione delle minoranze religiose, violate e discriminate riguarda tutti perchè in futuro la violenza potrà toccare qualsiasi altra comunità di minoranza, politica o sociale, che non si assoggetti alle leggi dei talebani”. A soffrire per questa situazione sono oggi in special modo gli oltre due milioni di rifugiati che, costretti a fuggire dalla valle di Swat, stanno affollando i campi profughi e le periferie delle città pakistane. In programma ci sono anche altre iniziative come un corteo, il 13 giugno, e una Giornata per la Giustizia sociale che sarà celebrata, sempre in forma ecumenica, il 16 agosto prossimo. L’intento è anche di esortare il governo ad operare una “riforma strutturale, a livello legislativo e politico, per eliminare la possibilità che l’estremismo religioso si faccia strada nel Paese”. (B.C.)

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    I vescovi Usa: Obama rispetti l'obiezione di coscienza in tema di aborto

    ◊   Il presidente statunitense Barak Obama mantenga le promesse fatte sulla difesa del diritto all'obiezione di coscienza per gli operatori sanitari. E’ quanto ha sottolineato il cardinale Francis Eugene George, presidente della Conferenza episcopale degli Usa, riguardo al discorso del capo della Casa Bianca alla University of Notre Dame di South Bend, in Indiana. Nel suo intervento Obama aveva assicurato che il diritto all’obiezione, finora previsto dalla legge, continuerà ad essere riconosciuto. Come riporta l’Osservatore Romano, il cardinale ha chiesto al presidente di ''tradurre in pratica le sue parole”. “La questione – si legge sul quotidiano della Santa Sede - è rilevante, in quanto alla luce dei provvedimenti presi dalla nuova amministrazione in materia etica, molti operatori sanitari si potrebbero trovare di fronte alla necessità di prestare servizi moralmente non condivisi”. Il cardinale George, in particolare, chiede che vengano ''pienamente applicate e rinforzate'' le leggi federali a protezione del diritto di coscienza degli operatori sanitari, che hanno costituito ''una parte importante'' della tradizione dei diritti civili in America. “Un governo – evidenzia il presidente dei vescovi - che vuole ridurre il tragico numero di aborti nella nostra società lavorerà anche per assicurare che nessuno sia costretto a supportare l'aborto o a prendervi parte, attraverso prestazioni dirette o fornendo informazioni sull'aborto o finanziandolo con le sue tasse. Mentre il dibattito continua attendiamo di poter lavorare con l'amministrazione e i legislatori per raggiungere questo obiettivo”. (B.C.)

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    El Salvador: appello del nunzio per la difesa del matrimonio tra un uomo e una donna

    ◊   Dopo la presa di posizione della Chiesa sulla difesa del matrimonio eterosessuale in El Salvador, in particolare dell’arcivescovo della capitale mons. José Luis Escobar Alas, ieri il nunzio apostolico mons. Luigi Pezzuto ha lanciato un appello ai membri dell’Assemblea nazionale salvadoregna affinché ratifichino rapidamente i tre emendamenti della Carta costituzionale (articoli 33, 34 e 35), decisi nella precedente legislatura, che consacrano come unico e vero matrimonio quello tra uomo e donna. In El Salvador le riforme costituzionali seguono una procedura speciale infatti, dopo l’approvazione, bisogna attendere la ratifica da parte della successiva legislatura. E’ quanto accade oggi su questa delicata materia. Il Parlamento precedente ha sancito le tre riforme in materia di matrimonio e oggi il nuovo Congresso, eletto nel marzo scorso, dovrebbe soltanto ratificare le norme ma, nelle ultime settimane, tra le file del nuovo partito di maggioranza si sono levate alcuni voci contrastanti. Mons. Pezzuto ha reso noto che, già il 29 aprile scorso, aveva avuto l’assicurazione di un’immediata ratifica delle riforme costituzionali da parte della nuova Assemblea nazionale. Il presule ha poi respinto le critiche secondo le quali le nuove norme potrebbero introdurre una “discriminazione sociale grave” ed ha rilevato che “si tratta di questioni diverse”. “Rinforzare il matrimonio e dunque la famiglia non ha nulla a che vedere con presunte discriminazioni”, ha osservato. Ricordando che la Chiesa non esclude mai nessuno, mons. Pezzuto ha nuovamente sottolineato “l’importanza della famiglia fondata sul matrimonio”, spiegando che la cura e la difesa di questa realtà sono anche “espressione dell’amore con cui la Chiesa guarda tutti, senza esclusione”. “Chiedo con rispetto al Parlamento di sancire presto questi principi”, ha concluso il nunzio che ha espresso l’auspicio “di poter dare nei prossimi giorni la buona notizia al Santo Padre”. (A cura di Luis Badilla)

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    L’arcivescovo di Haiti: si trovi una soluzione al conflitto con la Repubblica Dominicana

    ◊   Da diverse settimane i rapporti tra Haiti e la Repubblicana Dominicana sono tornati ad essere un po’ tesi inoltre resta sempre irrisolta l’annosa questione dei migranti haitiani che attraversano in massa il confine dominicano per partecipare alla raccolta della canna da zucchero: fenomeno che il governo di Santo Domingo contrasta duramente mentre alcuni settori imprenditoriali, nazionali e internazionali incentivano. Negli ultimi giorni le difficoltà sono aumentate per uno sciopero di camionisti, anche essi legati alla raccolta di canna da zucchero, che operano nella zona di confine. Il primo ministro haitiano, signora Michèle Pierre-Louis, commentando alcuni incidenti in cui sono stati coinvolti cittadini dei due Paesi, ha affermato che “quanto sta accadendo potrebbe pregiudicare i rapporti di buon vicinato fra le due nazioni” poiché, ha aggiunto “in alcuni casi si tratta di vere aggressioni che partono dal territorio dominicano”. Secondo l’arcivescovo di Santo Domingo, cardinale Nicolás de Jesús López Rodríguez, si tratta di “espressioni esagerate”. Il porporato ha lanciato un appello ai due governi per trovare “una soluzione adeguata ed equa del conflitto dei camionisti”. A giudizio dell’arcivescovo “non dovrebbe essere molto difficile trovare la via giusta” anche perché, ha ricordato, “esistono regole precise stabilite in precedenti negoziati e che oggi si tratta di onorare e rispettare”. In questo senso “occorre buona volontà dalle due parti” e “le accuse reciproche non hanno senso né sono utili”. Commentando le tensioni di questi ultimi giorni il porporato ha poi assicurato che i dominicani continueranno ad aiutare i loro fratelli haitiani, in particolare la Chiesa che su questo fronte è impegnata da molti anni. “Non si tratta di paventare peggioramenti nelle relazioni bilaterali, bensì di continuare a muoversi nella ricerca di soluzioni ai nuovi problemi e rafforzando ciò che si fa ed è stato fatto”, ha concluso l’arcivescovo di Santo Domingo. Per quanto riguarda il numero di haitiani nella Repubblica Dominicana, gli unici dati di cui si dispone sono quelli della Commissione Interamericana per i diritti umani che, citando fonti delle autorità di immigrazione domenicane, indicano una presenza che si aggira tra le 500 e le 700 mila unità. Sono dati però risalenti al 1999. Fonti autorevoli dei due Paesi negli ultimi anni hanno parlato invece di un milione e 300 mila haitiani di cui circa il 50% impiegato nel settore agricolo ma è molto alta la percentuale di coloro che sono utilizzati nel settore turistico e nell’artigianato. (L. B.)

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    Argentina: la Caritas si prepara alla colletta nazionale

    ◊   “È possibile. La tua solidarietà trasforma. Condividere ci fa bene”: sarà questo il tema della Colletta annuale di Caritas Argentina, in programma per domenica 14 giugno in tutte le parrocchie, cappelle, centri missionari e collegi del Paese latinoamericano. Con questa iniziativa, informa una nota, l’organizzazione caritativa della Chiesa si propone di “andare incontro a tutta la società con un messaggio che si richiama a una speranza certa, alimentandola: è possibile, a partire dai valori-chiave della solidarietà e della condivisione, trasformare la realtà di povertà di tanti fratelli e sorelle che non possono accedere ad una vita piena”. Di fronte alla dolorosa realtà che vivono in tanti nel nostro Paese, afferma mons. Fernando Bargallò, presidente di Caritas Argentina, “desideriamo risvegliare le coscienze tramite azioni significative, accompagnando il cammino dei più poveri, riconoscendo le loro necessità e le loro capacità, aiutandoli a rialzarsi a partire dai loro sogni e dai loro progetti”. Il denaro raccolto ogni anno dall’organizzazione, viene distribuito alle 3.371 Caritas parrocchiali, alle cappelle ed ai centri missionari che sostengono circa tre milioni di persone attraverso opere, progetti e programmi istituzionali, a partire da 32 mila volontari. Nel 2008, Caritas Argentina ha raccolto 10.582.996,26 pesos, dei quali oltre 9 milioni provenienti dalle parrocchie, dalle cappelle e dalle Caritas diocesane, mentre circa un milione è stato donato attraverso bonifici bancari e carte di credito. (I.P.)

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    Capitolo dei Frati Minori: il Ministro generale invita a "lasciarsi sfidare dal Vangelo"

    ◊   “Lasciarsi sfidare dal Vangelo!" Con questa provocazione, padre José Rodriguez Carballo, Ministro generale uscente, ha voluto aprire ad Assisi i lavori del 187° Capitolo Generale dei Frati Minori. Questa mattina i 181 frati (152 delegati e 29 tra ufficiali di segreteria, traduttori, interpreti e assistenti), provenienti da tutte le parti del mondo, si sono radunati sulla piazza antistante la grande Basilica di S. Maria degli Angeli. Nel breve rito di accoglienza si è sottolineata la gioia che fin dagli inizi ha riempito il cuore dei frati quando potevano incontrarsi. Tutti sono poi entrati processionalmente in Basilica per la celebrazione della Messa, avvenuta davanti alla Porziuncola, la piccola chiesa restaurata da san Francesco e scelta da lui come centro di tutto il suo movimento. Durante l’omelia il Ministro ha richiamato all’esigenza di annunciare il Vangelo con la forza di Paolo e l’immediatezza di Francesco. La sfida è andare e restare senza paura anche nelle zone dove questa missione è causa di prove e sofferenza. “Andate, Frati Minori, continua a dirci oggi lo Spirito del Signore, non come padroni della verità, ma come servi umili, e ciò che gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date. – ha detto padre Carballo - Andate ed annunciate a quanti incontrate lungo le strade e nelle piazze delle città la loro condizione di figli e figlie di uno stesso Padre, fratelli vostri. Andate ed evangelizzate in collaborazione con i laici, uomini e donne, giovani ed anziani. Andate e, in ogni luogo e in qualsiasi attività, testimoniate i valori evangelici restando al fianco delle persone che non conoscono ancora Gesù. Non ci mancheranno certo le difficoltà, però è il Signore colui che ci dice: Coraggio, - ha esortato il Ministro generale - non abbiate paura”. Dopo la Messa, nell’adiacente auditorium della Domus Pacis, dopo l'intervento del Ministro, i capitolari sono stati salutati dal vescovo di Assisi, mons. Domenico Sorrentino e da Fr. Bruno Ottavi, Ministro Provinciale dei Frati dell’Umbria. Anche il sindaco della Città, Claudio Ricci, ha voluto rendersi presente attraverso un messaggio. Molti i saluti giunti ai capitolari da diverse parti del mondo. Nel pomeriggio i lavori in assemblea entreranno nel vivo delle questioni capitolari. Questa prima settimana sarà caratterizzata dalla verifica sullo stato dell’Ordine, prendendo spunto dalla relazione che il Ministro generale presenterà ai capitolari. (R.P.)

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    Il Togo abolirà la pena di morte

    ◊   Intervenendo al IV Congresso Internazionale dei ministri della Giustizia sul tema "Dalla moratoria all'abolizione della pena capitale", organizzato dalla Comunità di Sant’Egidio a Roma, il ministro della Giustizia del Togo, Kokou Biossey Koné, ha annunciato che nei prossimi giorni il suo Paese abolirà la pena di morte. Una scelta importante, ha detto il ministro africano, “frutto dell’impegno della comunità di Sant’Egidio – ha proseguito - che in questi anni ha lavorato a stretto contatto col Governo togolese e con l’opinione pubblica del Paese, in particolare facilitando il dialogo politico che ha portato all’attuale transizione di unità nazionale”. Il Togo, negli ultimi anni, si era astenuto in sede Onu dal votare la risoluzione per una moratoria universale sulla pena capitale.(B.C.)

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    Ghana: approfondire la fede cattolica per rispondere alla sfida delle sette

    ◊   Di fronte all'attrazione per le sette sperimentata da molti giovani del Ghana, una nuova iniziativa per aiutare i cattolici a conoscere la propria fede potrebbe contribuire ad arginare questo fenomeno. E' quanto ha affermato all'associazione caritativa cattolica Aiuto alla Chiesa che Soffre (ACS) il sacerdote italiano padre Martino Corazzin, che ricorda come molti giovani stiano abbandonando il cattolicesimo per unirsi alle varie sette che sono cresciute rapidamente nel Paese nell'ultimo quarto di secolo. In questo lasso di tempo, in Ghana gli appartenenti alle Chiese pentecostali indipendenti – che combinano il cristianesimo con i credo magici tradizionali – sono aumentati del 400%. Padre Corazzin, rivela ACS in un comunicato ripreso dall'agenzia Zenit, spera che un'edizione ghanese del Compendio del Catechismo della Chiesa Cattolica, sostenuto dall'associazione, aiuti a contrastare il fenomeno permettendo ai giovani di conoscere in modo più approfondito la loro fede. Sono già state distribuite 8.000 copie del Compendio, mentre altre 25.000 saranno diffuse il mese prossimo. Un esperto di Africa di ACS, padre Andrew Halemba, ha affermato che “la fede è stata terribilmente indebolita, per cui hanno bisogno di una base e di una spiegazione chiara degli aspetti fondamentali della nostra fede”. Il Compendio, che usa un semplice formato di domande e risposte per spiegare le basi del cattolicesimo, è stato promulgato da Benedetto XVI nel 2005. Padre Corazzin lavora in Ghana dal 1991 e negli anni ha avviato più di 60 progetti sociali e pastorali nel Paese, inclusa l'apertura di 22 scuole.

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    Spagna: Pentecoste all’insegna dell’ecumenismo

    ◊   “Uniti nella tua mano” è su questo tema - filo portante della settimana di preghiera per l’unità dei cristiani celebrata lo scorso 18 gennaio – che si rifletterà nella veglia di preghiera ecumenica in programma a Madrid sabato prossimo, vigilia di Pentecoste. “Un incontro fraterno, un’occasione privilegiata di preghiera – si legge sull’Osservatore Romano – e di riflessione per rinsaldare i vincoli della comunione ecclesiale”. La veglia, alla quale sono invitati i fedeli di diverse confessioni cristiane, rappresenta un momento centrale per il cammino ecumenico della Chiesa in Spagna che “con la sua tradizione spirituale e culturale tenta di rispondere alle molte sfide del mondo contemporaneo attraverso un rinnovato impulso missionario specialmente – evidenzia il quotidiano della Santa Sede – nella pastorale giovanile, nel campo della cultura teologica, nell’elaborazione dei fondamenti della dottrina sociale”. Il movimento ecumenico spagnolo ha scelto proprio la vigilia di Pentecoste, inizio della missione evangelizzatrice della Chiesa, per pregare insieme per l’unità dei cristiani e dare al mondo una testimonianza “comune e visibile della fede nel Vangelo”. (B.C.)

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    Germania: il presidente dei vescovi si congratula col presidente Köhler per la sua rielezione

    ◊   Mons. Robert Zollitsch si è congratulato con Horst Köhler, rieletto alla carica di Presidente federale della Repubblica di Germania. “Sento la necessità di ringraziarla per l’energia e la serietà con cui ha perseguito i suoi obiettivi nei cinque anni trascorsi come Presidente federale”, ha affermato Zollitsch in una breve nota diffusa subito dopo il voto e ripresa dall'agenzia Zenit. “Lei non ha avuto paura di affrontare temi difficili, è andato incontro alle persone. Nel far ciò, ha sempre mostrato una grande simpatia per l’opera della Chiesa e delle persone che, nell’operare per la democrazia, si lasciano guidare dalle proprie convinzioni religiose. Noi cattolici l’abbiamo sperimentato spesso, anche in occasione del suo impegno durante la Gmg di Colonia del 2005”, ha ricordato. “L’amore per il prossimo è un valore cristiano che lei ha promosso in modo credibile durante la sua carica. I cittadini di questo Paese hanno fiducia in lei perché è riuscito a infondere il coraggio di cambiare, anche se ciò può talora essere doloroso. Proprio in tempi difficili, un capo di Stato come lei ispira all’impegno sociale e all’impegno personale, eliminando nelle persone la paura del futuro. Di questo tipo di incoraggiamento abbiamo tutti bisogno”, ha concluso Zollitsch. (R.P.)

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    La rivista Niedziela ricorda il primo pellegrinaggio di Giovanni Paolo II in Polonia

    ◊   In occasione di 30° anniversario del primo pellegrinaggio di Giovanni Paolo II in Polonia (dal 2 al 10 giugno 1979) il settimanale cattolico polacco “Niedziela”, la rivista più diffusa in Polonia con sede a Czestochowa, propone diverse iniziative pastorali e culturali. In questi giorni il settimanale ha pubblicato, nella sua collana “Biblioteka Niedziela”, il libro - album intitolato “Dovete essere forti della forza della fede! Giovanni Paolo II in Polonia 1979”. Circa 160 mila copie del libro sono state allegate al Settimanale. Il libro, basato sui testi delle omelie e dei discorsi di Giovanni Paolo II del 1979 presenta le linee principali dell’insegnamento del Papa durante il suo primo viaggio apostolico in patria. Il testo è arricchito dalle fotografie di Ryszard Rzepecki. Il settimanale, in cooperazione con il museo di Czestochowa, ha inoltre preparato una mostra fotografica nel museo del Pellegrinaggio a Czestochowa, intitolata “Il primo pellegrinaggio di Giovanni Paolo II in Polonia, 30° anniversario”. Il settimanale ha preparato circa 250 mila copie del film in DVD “Il Pellegrino” di Andrzej Trzos-Rastawiecki. “Tutte le nostre iniziative sono state realizzate perché dobbiamo ricordare il primo viaggio apostolico di Giovanni Paolo II in Polonia - spiega a Fides mons. Ireneusz Skubiś, redattore capo del settimanale Niedziela -. E’ un’occasione anche per ricordare l’insegnamento di questo grande Papa e per rafforzare l’impegno pastorale ed evangelizzatore verso la cosiddetta Generazione GP2 (Generazione Giovanni Paolo II). Anche il nostro settimanale Niedziela è in qualche modo nato di nuovo all’inizio del Pontificato di Giovanni Paolo II, dopo 28 anni di chiusura obbligatoria imposta dal regime comunista”. (R.P.)

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    Un convegno analizza i risvolti del Concilio di Trento sulla storia e la fede delle donne

    ◊   Guardare al Concilio di Trento, a distanza di 450 anni, dal punto di vista delle donne. È quanto intende fare il convegno teologico intitolato “Si quis dixerit…Rileggere il Concilio di Trento. Contrappunti di genere”, che si svolgerà, sempre a Trento, per iniziativa della Fondazione Bruno Kessler e del Coordinamento teologhe italiane, il 27 e 28 maggio prossimi. In particolare, informa il Sir, i partecipanti approfondiranno il tema dell’accesso delle donne al magistero teologico delle diverse Chiese e rileggeranno l’esperienza conciliare alla luce della portata che esso ha avuto sulla loro storia e sulla storia della loro fede in Cristo”. “Nessuno, durante il Tridentino, ha affrontato esplicitamente una questione femminile - precisano - e nessuno dei canoni chiusi da anatema riguarda le donne. Solo raramente, i padri conciliari si sono occupati di loro in modo esplicito”. “Il linguaggio dell’esclusione - osservano -, specifico modello di chiesa paternalistica e clericale, ha però connotato in modo decisivo la vita ecclesiale delle donne”. Questi le questioni che affronteranno i relatori, tra i quali: Michele Cassese (Università di Trieste); Harm Klueting (Università di Colonia); Stella Morra (Pontificia Università Gregoriana, Roma); Serena Noceti (Facoltà Teologica dell’Italia Centrale, Firenze). (S.G.)

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    In Abruzzo la Croce della GMG

    ◊   Il Centro Giovanile Internazione San Lorenzo, custode dal 1984 della Croce consegnata ai giovani del mondo da Giovanni Paolo II, ha annunciato che in via del tutto eccezionale la Croce visiterà i luoghi dell’Abruzzo colpiti dal terremoto “per esprimere – riferisce l’agenzia Sir - in maniera speciale la presenza di Gesù tra coloro che cercano una speranza nuova”. Dal 1984 la Croce ha toccato i luoghi della sofferenza, come Ground Zero, senza fermarsi mai. A partire dal 1996 esiste però una copia fedele del crocefisso che ha sostituto l’originale, lasciata stabilmente nel Centro San Lorenzo perché rovinata. Saranno proprio dodici giovani volontari provenienti dal Centro San Lorenzo, dall’Emmanuel School of Mission, dalla diocesi di Roma Centro e dal Pontificio Consiglio per i Laici a consegnare la Croce ai giovani de L’Aquila, sabato 30 maggio, dando il via al pellegrinaggio nelle aree colpite dal sisma. (B.C.)

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    Al Festival di Cannes premiato il regista austriaco Haneke

    ◊   Una curiosa coincidenza di vedute fa sì che i giudizi di tre giurie - la giuria Ecumenica, la giuria Fipresci e la giuria Internazionale - convergano su uno stesso titolo, che già aveva fortemente impressionato il pubblico e la critica. “The White Ribbon” (Il nastro bianco) di Michael Haneke ha infatti vinto con merito il 62.mo Festival di Cannes. C’erano un paio di indizi, che, al di là del valore straordinario del film, potevano far supporre una tale vittoria: il primo era la presenza di Isabelle Huppert nel ruolo di presidente di giuria, che non poteva non fare pensare alla Palma d’oro vinta dall’attrice nel 2001 con “La pianista” dello stesso Haneke; il secondo era la distribuzione italiana della Lucky Red, che da qualche anno con fiuto infallibile si aggiudica le pellicole premiate dai tre maggiori festival internazionali: Berlino, Cannes e Venezia. Premiato dunque un film dal meccanismo narrativo implacabile e di grande bellezza formale, ma anche di totale attualità, nonostante la sua storia si situi agli inizi del XX secolo, per il fatto stesso di contenere un monito per le generazioni future. La giuria ha poi distribuito gli altri premi a disposizione, celebrando con una Palma d’oro alla carriera l’eccezionale contributo di Alain Resnais alla storia del cinema, assegnando un Gran Premio a “Un prophète” di Jacques Audiard, storia carceraria di grande impatto dai sottili sviluppi psicologici, un Premio alla Regia a “Kinatay” di Brillante Mendoza, violenta e oscura discesa di un allievo poliziotto nell’inferno di Manila, e due riconoscimenti al realistico “Fish Tank” di Andrea Arnold e al bislacco “Thirst” di Park Chan-Wook. Migliori attori risultano Christoph Waltz, per il suo ruolo di ufficiale tedesco poliglotta in “Inglorious Basterds” di Quentin Tarantino, e Charlotte Gainsbourg per la parte di moglie indemoniata in “Antichrist” di Lars Von Trier. La Caméra d’or, che premia il miglior esordio, è infine andata a “Samson and Delilah” di Warwick Thornton, toccante viaggio di due aborigeni in una metropoli australiana. Resta forte il rimpianto per alcuni film che avrebbero meritato un riconoscimento come “Vincere” di Marco Bellocchio e soprattutto “The Time That Remains” di Elia Suleiman, ma purtroppo ogni concorso è un gioco e, partecipandovi, bisogna accettarne il risultato. Di sicuro è stato un bel festival e il cinema, nonostante gli allarmismi, è ben lungi dall’essere morto. (Da Cannes, Luciano Barisone)

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    24 Ore nel Mondo



    Offensiva contro i talebani in Pakistan: oltre due milioni di profughi

    ◊   L'offensiva militare intrapresa all'inizio di maggio dal Pakistan contro i talebani ha causato finora circa due milioni e 400 mila profughi. Lo hanno reso noto l'Onu e fonti del governo di Islamabad. Il calcolo riguarda i rifugiati interni provenienti dai distretti di Lower Dir, Buner e Swat, dove è più duro lo scontro fra le forze regolari ed i commando di fondamentalisti islamici. Del nevralgico punto della valle dello Swat ci parla nel servizio Fausta Speranza:

     
    Nella valle dello Swat, in particolare, sono sempre più intensi i combattimenti. In queste ore, i militari perlustrano tutte le strade di Mingora, la città più importante della valle, considerata un importante bastione dei talebani che operano ai confini con l'Afghanistan. Lì si troverebbe anche, tra gli altri, il responsabile dell'attentato in cui è morta Benazir Bhutto. Ieri, intanto, i leader di Pakistan, Afghanistan e Iran si sono riuniti per cercare strategie comuni contro il traffico di droga ed il terrorismo. Combattere il terrorismo, per il presidente pakistano Zardari, è “non solo una questione di sopravvivenza, ma è importante per la formazione e la sicurezza delle future generazioni”. Il presidente iraniano, Ahmadinejad, ha affermato che occorre una “strategia comune per portare la sicurezza nella regione”, indipendentemente dalle “forze straniere” che “pensano solo ai loro interessi”. Il capo di Stato afghano, Karzai, da parte sua ha sottolineato che la regione “soffre dell'estremismo, della guerra e della divisione” e si è detto convinto che sia necessario “cooperare pienamente ed agire da buoni vicini”.

     
    Accordo tra Iran e Pakistan per il gasdotto
    L'Iran e il Pakistan hanno firmato un accordo per la costruzione di un gasdotto che porterà gas iraniano nel vicino Paese. Il portavoce del ministero degli Esteri iraniano, Hassan Qashqavi, ha detto che la conclusione dell'accordo, dopo anni di trattative, è stata raggiunta ieri sera proprio al termine del vertice svoltosi a Teheran fra i presidenti dell'Iran Ahmadinejad, del Pakistan Ali Zardari e dell'Afghanistan Karzai. La costruzione del 'gasdotto della pacè, come è stato chiamato, è stata pensata fin dagli anni '90 con l'intento di portare il gas iraniano in Pakistan e in India. Ma negli ultimi anni New Delhi ha abbandonato le trattative. Hojatollah Ghanimifard, responsabile iraniano per il progetto, ha detto che le autorità di New Delhi non hanno comunicato ufficialmente il loro rifiuto. Speriamo che arrivino ad una decisione definitiva”.

    Incertezza Usa sull'identità del presunto capo iracheno di Al Qaeda
    L'esercito statunitense in Iraq non “è certo” che l'iracheno arrestato nell'aprile scorso sia il capo di al Qaida nel Paese. Lo ha affermato oggi il portavoce delle truppe Usa, il generale David Perkins. “Non abbiamo elementi che contraddicano le informazioni irachene, ma non abbiamo certezze sul ruolo che quest'uomo ha effettivamente svolto”, ha affermato il generale. “Cerchiamo di stabilire chi era, cosa faceva e cosa pianificava, a prescindere da quello che dice di essere”. Il 23 aprile scorso, le autorità irachene hanno annunciato l'arresto di Abu Omar al Baghdadi, il fantomatico “emiro dello Stato islamico in Iraq”, il leader dell'alleanza di gruppi terroristi guidati da al Qaida. In maggio, la tv al Iraqiya aveva mostrato la “confessione” dell'uomo, che aveva detto di essere “una delle colonne del piano esterno per distruggere l'Iraq con una guerra interconfessionale”.

    India: scontri nel Punjab in seguito alla sparatoria a Vienna
    La notizia della sparatoria ieri a Vienna, nella quale è morto un predicatore Sikh, ha avuto come conseguenza disordini oggi in varie città indiane. Il servizio di Anna Villani:

    Due persone sono morte e diverse altre sono rimaste ferite in scontri a Jalhandar, nel Punjab, tra il Pakistan orientale e l'India nordoccidentale. Gli scontri sono scoppiati in città alla notizia della morte di un predicatore Sikh e del grave ferimento di un altro esponente, avvenuta ieri a Vienna, nel tempio Sikh di Pelzgasse 17. Alla base della sparatoria viennese ci sarebbe stata una disputa religiosa. Il primo ministro indiano, Manmohan Singh, appartenente alla comunità sikh, ha lanciato un appello ai cittadini del Punjab affinché mantengano la pace e l'armonia nello Stato. I protagonisti dei disordini - si è appreso - sono i membri di una setta, scontratisi per tutta la notte con gli agenti di polizia a Jalandhar ed in diverse altre città indiane. La folla aveva dato fuoco alle carrozze di un treno che passava per la città del Punjab, mentre in altre zone sono stati dati alle fiamme veicoli e negozi. Per effetto del coprifuoco, le forze di sicurezza hanno sequestrato tutte le armi e imposto alla popolazione di restare in casa. La situazione al momento resta tesa ma calma.

    Birmania: ripreso processo Aung San Suu Kyi
    L'Unione Europea chiede alla giunta militare birmana la liberazione “immediata” della dissidente, Aung San Suu Kyi. Il processo nei confronti della donna è cominciato lunedì scorso, per l'intrusione da parte di un americano nell'abitazione dove la Premio Nobel per la pace stava scontando gli ultimi giorni degli arresti domiciliari. Domani, una delegazione di giornalisti e diplomatici dovrebbe essere ammessa in aula. Intanto, la Birmania ha reso noto di avere “vigorosamente respinto” la dichiarazione dell'Asean, l'Associazione dei Paesi del sudest asiatico, che il 18 maggio scorso si era detta “gravemente preoccupata” per il processo intentato contro la dissidente birmana.

    Venezuela-Ecuador, accordi commerciali
    I presidenti del Venezuela e dell’Ecuador, Hugo Chavez e Rafael Correa, hanno sottoscritto in Ecuador una serie di accordi di cooperazione. Dopo un confronto comune sugli sviluppi e le prospettive dell'Unione delle nazioni sudamericane (Unasud), sono stati assunti una serie di accordi di cooperazione. Riguardano quasi tutti i campi economici, dal settore minerario alla pesca, al turismo, allo sviluppo delle tecnologie. I due presidenti hanno insistito sulla necessità di preservare l'indipendenza dei rispettivi Paesi.

    Immigrazione irregolare
    Una piccola imbarcazione in vetroresina da diporto di circa 6 metri, con a bordo 32 migranti, tra cui due donne, è giunta nel pomeriggio a Portopalo di Capo Passero, a una cinquantina di chilometri da Siracusa. I migranti hanno dichiarato di venire da Ghana, Gambia, Sierra Leone, Senegal e Guinea. Sono stati trasferiti in pullman al centro di accoglienza e di identificazione di Cassibile. A scorgere l'imbarcazione, quando si trovava a circa 16 miglia dalla costa siracusana, sono state le unità della squadra navale della Guardia di finanza. Ad intervenire nelle operazioni anche le unità della Guardia costiera di Portopalo.

    Scontri al confine tra Cecenia e Inguscezia
    Al confine tra Cecenia e Inguscezia, nel Caucaso settentrionale (sud della Federazione russa), è in corso uno scontro a fuoco tra militari del Ministero dell’Interno delle due repubbliche e un gruppo di guerriglieri. Come riferiscono le agenzie Interfax e Itar-Tass, almeno uno dei ribelli è rimasto finora ucciso. Il conflitto a fuoco è avvenuto dopo che i militari in perlustrazione si sono imbattuti in una banda di 6-7 guerriglieri nei dintorni del villaggio di Berd-Iurt, sul territorio della Repubblica di Inguscezia, non lontano dal confine con la Cecenia.

    Darfur
    Un grande numero di ribelli del Darfur ha assunto il controllo della città di Umm Baru, a 100 km dalla frontiera con il Ciad, al termine di violenti combattimenti con l'esercito sudanese. Lo ha riferito ieri un alto responsabile della missione di pace delle Nazioni Unite (Unamid) che si trova nella martoriata regione del Sudan occidentale, aggiungendo che questa operazione militare ha costretto alla fuga circa 300 civili. La città di Umm Baru è da settimane teatro di violenti scontri tra il Movimento per la giustizia e l'uguaglianza (Jem), il gruppo armato più forte dei ribelli del Darfur, e i militari sudanesi.

    Nigeria
    Il Mend, uno dei principali gruppi di ribelli della zona del delta del Niger, ha rivendicato con una mail ai media internazionali la distruzione di importanti oleodotti nella zona meridionale della Nigeria, che è il massimo produttore africano di petrolio. Secondo il messaggio scritto, sarebbe fuori uso l'impianto della Chevron situato nel Delta del Niger. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza)

     
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIII no. 145

     
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