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Sommario del 24/05/2009

Il Papa e la Santa Sede

  • Il Papa a Cassino: cultura europea è ricerca di Dio e attenzione ai più deboli. Il saluto ai cattolici in Cina
  • La visita alla Casa della Carità: San Benedetto ha civilizzato l'Europa con un amore preferenziale per gli ultimi
  • L'abate primate Nokter Wolf: la società si costruisce se l'uomo non diventa Dio ma vede se stesso alla luce dell'amore di Dio
  • La preghiera per i caduti di tutte le guerre nel Cimitero polacco di Montecassino
  • Giornata di preghiera per la Chiesa in Cina: sul sito vaticano il Compendio della Lettera del Papa ai cattolici cinesi
  • Giornata delle Comunicazioni Sociali. Il Papa: i giovani portino Gesù nel web
  • Il cardinale Bertone consacra vescovo mons. Spiteri, nunzio apostolico in Sri Lanka
  • Oggi in Primo Piano

  • Cresce la mobilitazione internazionale per il rilascio di Aug San Suu Kyi
  • Consacrata a Roma la chiesa russo-ortodossa di Santa Caterina d'Alessandria
  • Chiesa e Società

  • Attentato alla cattedrale di Kathmandu: testimonianza di un sacerdote
  • Lettera dei vescovi argentini sulla “bella missione di annunciare il Vangelo”
  • Messico. Mons. Chávez: la missione è anzitutto maggiore fedeltà a Cristo
  • Nigeria. Mons. Badejo: la Chiesa è comunicazione
  • Sudafrica: messaggio dei vescovi per la Solennità dell’Ascensione
  • Si apre nel Regno Unito la Settimana Nazionale della Famiglia
  • Roma: stasera visita guidata alla Meridiana di Santa Maria degli Angeli
  • Oggi a Cannes il verdetto finale. Premio della Giuria Ecumenica a Ken Loach
  • 24 Ore nel Mondo

  • Pakistan: l'esercito lancia l'offensiva finale contro i talebani
  • Il Papa e la Santa Sede



    Il Papa a Cassino: cultura europea è ricerca di Dio e attenzione ai più deboli. Il saluto ai cattolici in Cina

    ◊   Benedetto XVI è a Cassino, terra di San Benedetto e Santa Scolastica, per una visita pastorale di un giorno. Stamani, durante la Messa nel cuore di Cassino, “Città martire” della Seconda Guerra Mondiale, il Papa ha levato un vibrante appello per la pace nel mondo ed ha ribadito che il vero umanesimo non può prescindere dalla ricerca di Dio. Un nuovo umanesimo, è stata la sua esortazione, deve mostrare attenzione verso gli ultimi, i bisognosi e gli immigrati. Il Papa ha inoltre espresso solidarietà agli operai della zona disoccupati e cassintegrati. Da Cassino, il nostro inviato Alessandro Gisotti:

    Canto

     
    San Benedetto e il monachesimo hanno ancora tanto da offrire all’Europa, ai suoi popoli, alla sua civiltà: è il forte messaggio che Benedetto XVI ha lanciato da Cassino nella Messa concelebrata con i vescovi del Lazio, davanti ad almeno ventimila fedeli, che hanno accolto il passaggio della “Papamobile” con uno sventolio di bandierine del Vaticano e canti festosi.

     
    Canto

     
    Il Papa ha ricevuto il saluto del sindaco di Cassino, Bruno Scittarelli che ha annunciato, tra uno scroscio di applausi, che il luogo della celebrazione, già Piazza Miranda, si chiamerà ora “Piazza Benedetto XVI”. Quindi, è stata la volta del vescovo abate dom Pietro Vittorelli, che ha salutato con emozione il Papa che porta il nome di San Benedetto:

     
    “Un Papa di nome Benedetto che visita la Terra di San Benedetto è una parola fin troppo eloquente delle misericordia di Dio che ancora una volta benedice questa nostra terra, una terra che ha visto distruzioni e riedificazioni, ma che ha fatto della pace il suo orgoglio”.

     
    Benedetto XVI ha subito invocato il dono della pace per l’umanità, appello particolarmente significativo in questa terra che ha commemorato proprio in questi giorni il 65.mo anniversario della devastante Battaglia di Montecassino. Poi, nell’omelia, ha messo l’accento sull’attualità della tradizione benedettina. Ancora oggi, ha detto il Papa, sentiamo echeggiare l’appello di San Benedetto a mantenere il cuore fisso su Cristo, “a nulla anteporre a Lui”. Montecassino, ha aggiunto, ci ricorda su quali solide fondamenta è cresciuta la cultura del Vecchio Continente:

     
    “Nella vostra Abbazia si tocca con mano il ‘quaerere Deum’, il fatto cioè che la cultura europea è stata la ricerca di Dio e la disponibilità al suo ascolto. E questo vale anche nel nostro tempo”.

     
    Ora et labora et lege, “la preghiera, il lavoro e la cultura”: questo motto, ha spiegato il Pontefice, sintetizza il programma evangelico proposto dalla spiritualità benedettina. Si è dunque soffermato su ognuno di questi tre pilastri indicati da San Benedetto. Innanzitutto la preghiera, “la più bella eredità lasciata” dal fondatore dell’Ordine benedettino:

     
    “Elevando lo sguardo da ogni paese e contrada della diocesi, potete ammirare quel richiamo costante al cielo che è il monastero di Montecassino, al quale salite ogni anno in processione alla vigilia di Pentecoste. La preghiera, a cui ogni mattina la campana di san Benedetto con i suoi gravi rintocchi invita i monaci, è il sentiero silenzioso che ci conduce direttamente nel cuore di Dio; è il respiro dell’anima che ci ridona pace nelle tempeste della vita”.

     
    Ed ha aggiunto: “Alla scuola di San Benedetto, i monaci hanno sempre coltivato un amore speciale per la Parola di Dio nella lectio divina, diventata oggi patrimonio comune di molti”. Di qui l’invito ai fedeli affinché l’ascolto della Parola di Dio possa renderli “profeti di verità e di amore in un corale impegno di evangelizzazione e di promozione umana”. Ha così rivolto il pensiero al lavoro, altro cardine della spiritualità benedettina. “Umanizzare il mondo lavorativo – ha rilevato – è tipico dell’anima del monachesimo”. Uno sforzo, ha detto ancora, che si concretizza nello stare a fianco dei numerosi lavoratori della grande industria presente a Cassino. Ed ha espresso solidarietà agli operai che vivono una preoccupante situazione di precarietà:

     
    “La ferita della disoccupazione che affligge questo territorio induca i responsabili della cosa pubblica, gli imprenditori e quanti ne hanno la possibilità a ricercare, con il contributo di tutti, valide soluzioni alla crisi occupazionale, creando nuovi posti di lavoro a salvaguardia delle famiglie”.

     
    In particolare, il Papa ha chiesto un impegno in favore della famiglia, “oggi fortemente insidiata” e dei “giovani che fanno fatica a trovare una degna attività lavorativa che permetta loro di costruirsi una famiglia”. A loro, il Santo Padre ha rivolto parole di incoraggiamento. E, ancora, ha invitato i ragazzi della diocesi che hanno preso parte alla GMG di Sydney ad essere “lievito evangelico” tra i propri coetanei. “Nell’odierno sforzo culturale teso a creare un nuovo umanesimo – ha detto ancora - fedeli alla tradizione benedettina voi intendete giustamente sottolineare anche l’attenzione all’uomo fragile, debole, alle persone disabili e agli immigrati”:

     
    “Non è difficile percepire che la vostra Comunità, questa porzione di Chiesa che vive attorno a Montecassino, è erede e depositaria della missione, impregnata dello spirito di san Benedetto, di proclamare che nella nostra vita nessuno e nulla devono togliere a Gesù il primo posto; la missione di costruire, nel nome di Cristo, una nuova umanità all’insegna dell’accoglienza e dell’aiuto ai più deboli”.

     
    Nell’odierna Solennità dell’Ascensione, il Pontefice non ha poi mancato di offrire la sua riflessione su questo Mistero che, ha detto, dovrebbe colmarci di serenità ed entusiasmo, spronandoci a proclamare dappertutto l’annuncio della Risurrezione del Cristo:

     
    “Nel Cristo asceso al cielo, l’essere umano è entrato in modo inaudito e nuovo nell'intimità di Dio; l'uomo trova ormai per sempre spazio in Dio. Il ‘cielo’ non indica un luogo sopra le stelle, ma qualcosa di molto più ardito e sublime: indica Cristo stesso, la Persona divina che accoglie pienamente e per sempre l’umanità, Colui nel quale Dio e uomo sono per sempre inseparabilmente uniti”.

     
    L’Ascensione, ha affermato il Papa, non è un distacco. Piuttosto inaugura la “nuova, definitiva ed insopprimibile forma” della presenza di Cristo, “in virtù della sua partecipazione alla potenza regale di Dio”. Ed ha evidenziato che la Chiesa non vive per “supplire all’assenza del suo Signore scomparso, ma piuttosto trova la ragione del suo essere e della sua missione nell’invisibile presenza di Gesù operante con la potenza del suo Spirito”.

     
    Canto

     
    Benedetto XVI ha salutato con affetto le autorità civili e coloro che hanno contribuito alla preparazione della visita. E qui ha ricordato quanto la gente di Cassino abbia sofferto durante la Seconda Guerra Mondiale. Ne sono silenziosi testimoni, ha osservato, i tanti cimiteri che circondano la città di Cassino. Al cimitero polacco, che visiterà in serata al termine del viaggio, il Papa ha fatto riferimento dopo la recita del Regina Caeli. Salutando i pellegrini venuti a Cassino dalla Polonia, Benedetto XVI ha invocato una pace duratura per l’Europa e per tutto il mondo. Invocazione espressa anche nei saluti in italiano:

     
    “Quanto bisogno ha la comunità cristiana e l’intera umanità di assaporare appieno la ricchezza e la potenza della pace di Cristo! San Benedetto ne è stato grande testimone, perché l’ha accolta nella sua esistenza e l’ha fatta fruttificare in opere di autentico rinnovamento culturale e spirituale”.

     
    Ricordando il suo recente viaggio in Terra Santa dove si è fatto “pellegrino di pace”, il Papa ha ribadito che “la pace è in primo luogo dono di Dio e dunque la sua forza sta nella preghiera”. Tuttavia, ha precisato, è un dono affidato all’impegno umano e dunque, come insegna la storia del monachesimo, l’ascolto della Parola di Dio deve spingere i credenti “ad uno sforzo personale e comunitario di lotta contro ogni forma di egoismo e di ingiustizia”. Per diventare “autentici costruttori di pace”, ha avvertito, bisogna imparare “a combattere e vincere il male dentro di sé e nelle relazioni con gli altri”. Nell’odierna Giornata di preghiera per la Chiesa in Cina, il Papa ha rivolto il suo pensiero a tutto il popolo cinese:

     
    “In particolare saluto con grande affetto i cattolici in Cina e li esorto a rinnovare in questo giorno la loro comunione di fede in Cristo e di fedeltà al Successore di Pietro”.

     
    La nostra comune preghiera, ha concluso, “ottenga un'effusione dei doni dello Spirito Santo, affinché l'unità fra tutti i cristiani, la cattolicità e l'universalità della Chiesa siano sempre più profonde e visibili”. Infine, ha rinnovato la sua gratitudine ai fedeli di Cassino che hanno risposto con entusiasmo:

     “Vi ringrazio per la vostra accoglienza, in particolare quanti avete in diversi modi collaborato alla preparazione della mia visita. Grazie di cuore!"

     
    Applausi

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    La visita alla Casa della Carità: San Benedetto ha civilizzato l'Europa con un amore preferenziale per gli ultimi

    ◊   Subito dopo la Messa il Papa si è recato ad inaugurare la Casa della Carità di Cassino: ha scoperto una targa a ricordo dell'evento, quindi ha benedetto il nuovo centro di accoglienza ricevendo un omaggio floreale di alcuni ospiti. Di questo centro ci parla il suo coordinatore, don Giovanni Coppola, al microfono di Alessandro Gisotti:

     
    R. – La Casa della Carità è un centro di accoglienza per chi ha bisogno, di qualunque colore, di qualunque religione, da dovunque venga, viene accolto; chi ha bisogno bussa e noi cercheremo di aprire. L’idea iniziale l’ha avuta il padre abate: nel suo primo incontro con la diocesi, appena eletto, la sua omelia è stata tutta ispirata al tema degli ultimi: sono come i pastori che vanno ad adorare Cristo, che non erano accettati dalla società di allora. Quindi, partendo da questo presupposto, è nata poi quest’idea della Casa della Carità, che è stata realizzata nel vecchio ospedale “Gemma De Bosis” di Cassino.

     
    D. – Che cosa significa l’inaugurazione del Papa di questa Casa della Carità?

     
    D. – Forse, se non veniva il Papa, la cosa andava un po’ più per le lunghe; venendo il Papa, ci siamo pregiati di darci da fare, perché la presenza del Papa è per noi un impegno ulteriore a portare a termine questo grosso impegno; sono cose che bisogna fare, perché la gente che ha bisogno ce n’è tanta in giro.

     
    D. – Casa della Carità: il Papa ha dedicato la sua prima Enciclica alla carità, quindi anche qui, rompere le barriere ed andare incontro agli ultimi…

     
    R. – Anche nello spirito di San Benedetto, perché San Benedetto si rivolgeva agli umili, si rivolgeva alla gente povera, civilizzando l’Europa con l’amore. Noi, siamo sotto l’ombra di San Benedetto, per cui dipendiamo da lui e siamo impregnati di spirito benedettino, quindi spirito caritatevole.

     
    Montecassino, oasi di pace, oasi dello spirito: ma qual è l’esperienza di chi ci abita quotidianamente? Alessandro Gisotti lo ha chiesto a don Benedetto Minchella, giovane parroco della Chiesa di Sant’Antonio da Padova a Cassino:

     
    R. – Montecassino è per ciascuno di noi quel luogo dove si ferma il tempo. Io vedo che spesso, parlando con le persone, viene fuori quest’immagine simbolica che però, nello stesso tempo, è molto reale, proprio perché a frequentare Montecassino, essere partecipi delle liturgie così ben curate da parte della comunità monastica, essere inseriti comunque in un particolare tipo di preghiera che è quello monastico e di chi fa vita claustrale, è come se ci staccasse dallo spazio e dal tempo, ma non perché ce ne vogliamo separare, ma è proprio una sorta di ricarica nello spirito: un proverbio cassinese – che forse non tutti conoscono – dice: “chi Montecassino non vede, Paradiso non crede”, quindi credo che questo sia già significativo di per sé. E devo dire che, anche noi, culturalmente ed etnicamente parlando, siamo chiamati la “terra di San Benedetto”. Credo che ciascuno di noi percepisca molto forte quest’eredità che San Benedetto ci ha lasciato, proprio perché, se possiamo oggi dirci appartenenti alla Chiesa di Cristo, è perché comunque San Benedetto ha cominciato un’opera di evangelizzazione ben 15 secoli fa, che ancora oggi il monastero porta avanti. (Montaggi a cura di Maria Brigini)
     

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    L'abate primate Nokter Wolf: la società si costruisce se l'uomo non diventa Dio ma vede se stesso alla luce dell'amore di Dio

    ◊   “Quaerere Deum”, cercare Dio: su questa ricerca – ha detto il Papa, riprendendo San Benedetto - si è fondata l’Europa. Come ripartire da questa esortazione benedettina? Alessandro Gisotti lo ha chiesto a Dom Notker Wolf, Abate Primate dei Benedettini Confederati:

    R. – Bisogna fare capire alla gente che il cammino odierno “quaerere” l’uomo invece di Dio è sbagliato perché se io metto l’uomo al centro di tutto, allora al centro sono “io”, è solo egoismo e la società si distrugge. La società è crollata e adesso lo vediamo anche in Europa. Per esempio con la crisi finanziaria abbiamo visto che è stato il desiderio dell’individuo di avere più soldi, il più possibile, benché egli stesso poi non possa sfruttare tutto quello che prende dalla società. Questa spinta egoistica è un istinto, un impeto forte, interiore ad avere sempre di più e a non essere mai soddisfatto. Se l’individuo ha molti soldi allora vuole confrontarsi con altri che sono molto ricchi e allora vuole essere il primo della lista: in questo modo l’uomo perde il senso, la misura: cerca l’uomo ma in realtà cerca se stesso e si perde.

     
    D. – In questo senso il primato di Dio torna anche nel lavoro. Sappiamo quanto sia presente questo aspetto del lavoro nella regola di San Benedetto e allora quanto è attuale il primato di Dio e della persona?

     
    R. – Il primato di Dio comprende tutta la persona in tutto il suo essere: nella politica, nella vita sociale, nella responsabilità, anche per la difesa, per la sicurezza. In questo modo si può entrare in tutta la vita individuale e sociale.

     
    D. – Ogni pellegrino che si avvicina all’ingresso di un monastero benedettino – lo vediamo qui a Montecassino e qui ha davvero un grande significato – incrocia lo sguardo con la scritta “Pax”, pace. La visita del Papa all’abbazia di Montecassino e poi al cimitero polacco, pochi giorni dopo il pellegrinaggio in Terra Santa, ha evidentemente anche un forte richiamo alla pace. Una sua riflessione…

     
    R. – Montecassino è l’esempio più grande di quanto sia irrazionale e assurda la guerra. Sui monasteri benedettini c’è sempre la scritta “Pax”: è una pace che viene da Dio stesso, è un suo dono. Gesù ha detto, dopo la sua Resurrezione: “la pace sia con voi”. Il Papa venendo a Montecassino ha voluto dimostrare che dobbiamo costruire continuamente la pace. Il bombardamento di un monastero dove c’è scritto “pace” è un’assurdità che non si può capire. Basandoci su questa esperienza cerchiamo di costruire la pace e una pace che si basi sull’unità, sulla ricerca di Dio, sulla giusta misura umana. Che l’uomo accetti che è veramente creato da Dio e che l’uomo stesso non è Dio, ma che si vede nella luce di Dio, nell’amore di Dio. (Montaggio a cura di Maria Brigini)

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    La preghiera per i caduti di tutte le guerre nel Cimitero polacco di Montecassino

    ◊   L’ultimo momento della giornata di Benedetto XVI a Montecassino sarà la visita al Cimitero polacco dove riposano 1052 soldati caduti nella drammatica battaglia per espugnare l’altura occupata dalle truppe tedesche, nel maggio del 1944. Si tratta di una visita breve in forma privata, ma di grande valore simbolico. Il Papa preghierà per i caduti di tutte le guerre e di tutte le nazioni. Ascoltiamo la prof.ssa Silvana Casmirri, direttore del Dipartimento di Storia dell’Università di Cassino, al microfono di Alessandro Gisotti:

    R. – Questa visita di Benedetto XVI al Cimitero polacco ha un significato di riconciliazione della memoria, o meglio delle memorie, perché le memorie della Seconda Guerra Mondiale, proprio per i contenuti ideologici e fortemente connotati della guerra stessa, sono spesso state memorie divise. Invece, attraverso questa visita di un Papa tedesco ad un cimitero polacco, che è stato, come è noto, già visitato anche dal Papa precedente, Giovanni Paolo II, io credo che questa drammatica storia del ‘900 giunga ad un momento di riflessione e di metabolizzazione più profonda.

     
    D. – Dopo la visita ad Auschwitz nel 2006, allo Yad Vashem pochi giorni fa, ora il Cimitero polacco di Montecassino. Proprio come Giovanni Paolo II, anche Benedetto XVI sottolinea la necessità di una purificazione della memoria ...

     
    R. – Lei ha menzionato delle esperienze che si inscrivono tutte in quella drammatica totalizzante esperienza della Seconda Guerra Mondiale. Evidentemente è un passato che non passa. Pensiamo poi anche agli aspetti della deportazione. Tutto questo ha un quadro comune, il quadro della Seconda Guerra Mondiale. Un Papa che percorre i luoghi dove questa memoria è depositata, interiorizzata anche da chi è sopravvissuto, o dalle nazioni e dai popoli che hanno vissuto sulle loro spalle gli effetti devastanti della guerra, ha un significato tendente a ristabilire una circolarità del messaggio cristiano all’interno di una esperienza novecentesca, che è stata devastante.

     
    D. – In questi giorni si è celebrato il 65.mo anniversario della battaglia di Montecassino. Come salvare la memoria di questo evento con il trascorrere degli anni?

     
    R. – Si deve agire su più fronti. Le scuole devono avere un ruolo molto importante in questo. Poi Cassino, e anche la comunità benedettina, hanno una grande tradizione alle spalle, che deve continuare a portare avanti, una mirabile tradizione di giornate per la pace, gemellaggi con altre città, vittime di distruzioni totalizzanti nella Seconda Guerra Mondiale. Insistere sulla pace, in tempi in cui le guerre sono ormai a livello diffuso, endemiche, in questo mondo globalizzato, è l’unico modo per educare i sentimenti e le coscienze.

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    Giornata di preghiera per la Chiesa in Cina: sul sito vaticano il Compendio della Lettera del Papa ai cattolici cinesi

    ◊   Tutti i cattolici del mondo sono chiamati oggi a elevare la loro preghiera per la Chiesa in Cina. Una Giornata speciale di preghiera proposta due anni fa da Benedetto XVI nella Lettera alla Chiesa cattolica nella Repubblica Popolare Cinese. Un Compendio della Lettera, in cinese e inglese, è disponibile da oggi nel sito web ufficiale della Santa Sede. La data del 24 maggio per la Giornata di preghiera è stata indicata dallo stesso Pontefice perché è quella della memoria liturgica della Beata Vergine Maria Aiuto dei Cristiani, particolarmente venerata nel Santuario mariano di Sheshan, a Shanghai. Il servizio di Sergio Centofanti.

    Il Papa invita tutti i fedeli a volgere uno sguardo pieno di affetto verso i cattolici in Cina, a pregare perché abbiano da Dio “il dono della perseveranza nella testimonianza” certi che le sofferenze saranno premiate, “anche se talvolta tutto possa sembrare un triste fallimento”. Nella sua Lettera Benedetto XVI esprime la sua intensa gioia per la fedeltà dei cattolici cinesi a Cristo e alla Chiesa, “a volte anche a prezzo di gravi sofferenze”. Una testimonianza di fedeltà, ribadisce, offerta “in circostanze veramente difficili”. Ai fedeli chiede comprensione e perdono quando è necessario. Li invita a un dialogo “rispettoso e costruttivo” con il governo a cui lancia un forte appello a garantire “un’autentica libertà religiosa”. “Lo sappia la Cina - afferma il Papa - la Chiesa cattolica ha il vivo proposito di offrire … un umile e disinteressato servizio, in ciò che le compete, per il bene dei cattolici cinesi e per quello di tutti gli abitanti del Paese”. Poi di fronte alla “situazione di forti contrasti che vede coinvolti fedeli laici e pastori” cinesi, ricorda che per l’unità della Chiesa ogni vescovo deve essere in comunione con gli altri vescovi e tutti, a loro volta, in comunione visibile e concreta con il Papa. L’Associazione Patriottica – afferma - è un organismo voluto dallo Stato, estraneo allo struttura della Chiesa, con la pretesa di porsi sopra i vescovi stessi e di guidare la comunità ecclesiale. Le sue dichiarate finalità di attuare i principi d’indipendenza e autonomia della Chiesa sono dunque inconciliabili con la dottrina cattolica. Ribadisce quindi che la nomina dei vescovi spetta al Papa, auspicando il raggiungimento di un accordo con il governo. Infine invita i fedeli cinesi a vivere intensamente la propria vocazione missionaria proclamando con coraggio il Vangelo. In questi giorni migliaia di cattolici cinesi si stanno recando al Santuario mariano di Sheshan. Benedetto XVI ha scritto una preghiera per Nostra Signora di Sheshan chiedendole di donare ai fedeli di questa terra “la capacità di discernere in ogni situazione, fosse pur la più buia, i segni della presenza amorosa di Dio”. “Nostra Signora di Sheshan – è la preghiera del Papa - sostieni l’impegno di quanti in Cina, tra le quotidiane fatiche, continuano a credere, a sperare, ad amare, affinché mai temano di parlare di Gesù al mondo e del mondo a Gesù”.
     

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    Giornata delle Comunicazioni Sociali. Il Papa: i giovani portino Gesù nel web

    ◊   Si celebra oggi la 43.ma Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali. Il Papa nel suo Messaggio, dedicato alle nuove tecnologie, si rivolge in particolare ai giovani, alla cosiddetta “generazione digitale”, invitando a promuovere una cultura di rispetto, di dialogo e di amicizia. E ai giovani cattolici chiede di “portare nel mondo digitale la testimonianza della loro fede”. Quale il ruolo della Chiesa? Ascoltiamo padre Fabio Pasqualetti, docente di teorie e tecniche del linguaggio radiofonico presso la Pontificia Università salesiana. L’intervista è di Fabio Colagrande:

    R. – I mezzi e le tecnologie fanno parte di quella realtà che non solo cambia il modo con cui ci relazioniamo ma addirittura ridefinisce le nostre identità. Credo che in questo processo complesso, in cui noi addirittura ridefiniamo la cultura e la realtà, la Chiesa si debba preoccupare di essere presente cercando non solo di dare senso a queste tecnologie ma soprattutto cercando di comprendere e di saper agire all’interno di questi nuovi linguaggi, di questi nuovi spazi, per potere portare avanti sempre il piano di evangelizzazione e creare il regno di Dio.

     
    D. - Recentemente al convegno alla Lateranense, dedicato a questi temi, lei ha detto che le nuove tecnologie ingigantiscono gli aspetti positivi ma anche quelli negativi della nostra umanità. In che senso?

     
    R. - Credo che questo sia un po’ vero per tutta la storia dell’umanità, soprattutto a livello tecnologico. Internet, che ormai è un po’ in tutte le case, dà la possibilità effettivamente di condividere il meglio di noi stessi ma - come sappiamo - purtroppo in internet fra le voci che hanno maggior reddito e profitto ci sono dimensioni come la pornografia, la prostituzione, il gioco di azzardo e, quindi, anche i lati negativi della nostra umanità. D’altra parte credo sia uno spazio che la nostra umanità abita proprio con tutto il bene e il male che facciamo nella vita reale e per questo è molto importante mettere in discussione i nostri stili di vita, la nostra cultura per capire come poi poter essere presente in queste dimensioni virtuali.

     
    D. – Quindi, invece di condannare in maniera un po’ superficiale questi strumenti di comunicazione è più importante cercare di trovare una coerenza esistenziale tra le scelte tecnologiche e i valori culturali. A questo proposito lei ha detto che “i cristiani vivono in un modo schizofrenico oggi”...

     
    R. - Direi di sì perché da una parte il Vangelo propone tutta una serie di valori - non solo la centralità della persona, ma la collaborazione, una vita fatta di essenzialità – mentre invece dall’altra, la nostra cultura è una cultura di consumo, della sovrabbondanza, del superfluo. Quello che succede spesso è che noi, magari in un’ora di catechismo e un incontro domenicale, viviamo o entriamo in contatto con una certa visione di vita, per il resto della settimana la viviamo, invece, con valori contrari; con l’ansia di non avere l’ultimo oggetto informatico, di non avere l’ultimo vestito alla modo, di non avere l’ultimo videogioco... Questa schizofrenia poi si riflette anche nei nostri comportamenti. Credo che sia necessario ricominciare a ricostruire anzitutto il tessuto sociale, le persone, la cultura e, allora, anche questi nuovi spazi, come possono essere queste nuove tecnologie, saranno abitati da gente che ha qualcosa da dire. (Montaggio a cura di Maria Brigini)

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    Il cardinale Bertone consacra vescovo mons. Spiteri, nunzio apostolico in Sri Lanka

    ◊   È stata celebrata stamani, a Malta, la Messa di Ordinazione episcopale di mons. Joseph Spiteri, nunzio apostolico in Sri Lanka. Nella sua missione, ha spiegato durante l’omelia il cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone, si avverano in pieno le parole rivolte da Gesù agli Apostoli nel giorno dell’Ascensione, ricordato dalla liturgia odierna: “Mi sarete testimoni fino agli estremi confini della Terra”. Il servizio di Silvia Gusmano:

    La Chiesa svolge un ruolo chiave “nella promozione della difficile e agognata riconciliazione” dello Sri Lanka, ruolo – ha spiegato stamani il cardinale Bertone – che Benedetto XVI, ha scelto di affidare, dallo scorso febbraio, a mons. Joseph Spiteri, già nunzio apostolico a Panama, in Iraq, Giordania, Messico, Portogallo, Grecia e Venezuela. A lui, spetta adesso “la responsabilità di promuovere il dialogo e la collaborazione con la società civile” di un Paese reduce da 26 anni di violenti conflitti interni, costati la vita a circa 100 mila persone. In Sri Lanka – ha ricordato il porporato – “lo scenario resta alquanto preoccupante”, gli sfollati sono circa 300 mila e la popolazione civile, 20 milioni di abitanti, di cui il 7 per cento cattolici, è oggi “sfinita e abbandonata a stessa”. Il segretario di Stato ha richiamato poi l’appello lanciato dal Papa nel Regina Caeli di domenica scorsa, “affinché le istituzioni umanitarie, comprese quelle cattoliche, non lascino nulla d’intentato per venire incontro alle urgenti necessità alimentari e mediche”. A sostenere mons. Spiteri, da oggi arcivescovo, in questa nuova missione – ha sottolineato il porporato – la sua terra d’origine, Malta, dove si è formato in seno a una Chiesa che “deve la sua fecondità alle profonde radici del culto paolino”. A sostenerlo – infine – “la materna protezione della Vergine Santa di Madhu, amata e venerata da tutti gli srilankesi” e invocata con forza a loro protezione dal Santo Padre.

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    Oggi in Primo Piano



    Cresce la mobilitazione internazionale per il rilascio di Aug San Suu Kyi

    ◊   Dopo il nuovo appello del Consiglio di Sicurezza dell’Onu alla giunta militare del Myanmar, per la liberazione della leader dell’opposizione e premio Nobel per la Pace Aug San Suu Kyi e di tutti i prigionieri politici, gran parte della comunità internazionale sta chiedendo al governo di Yangon che siano maggiormente tutelati i diritti di libera espressione. Cresce intanto la mobilitazione internazionale di Suu Kyi, attualmente sotto processo per violazione degli arresti domiciliari. Perché in questo momento è importante, dunque, continuare a fare pressione sul Myanmar? Giancarlo La Vella lo ha chiesto a Marco Masciaga, esperto di Asia del Sole 24 Ore:

     
    R. – E’ importante perché quella che governa la Birmania è una dittatura che dal 1962 in avanti ha controllato il Paese, trasformando quella che una volta era la Birmania – che oggi si chiama Myanmar – da uno dei Paesi più ricchi del sud-est asiatico ad una delle nazioni più povere della terra in questo momento, coinvolgendo in questo dramma decine di milioni di persone.

     
    D. – Perché non si riesce a scardinare questo muro che la giunta militare ha creato nei confronti della comunità internazionale e quindi aprire una sorta di dialogo?

     
    R. – Uno dei motivi può essere che, in Asia, la questione della democrazia forse è meno sentita di quanto non sia in Europa, ma un altro motivo può essere il fatto che il Myanmar è un Paese che ha risorse naturali piuttosto ingenti – gas e petrolio – e che ci sono Paesi che hanno un rapporto privilegiato con il Myanmar – penso soprattutto alla Cina, ma in misura minore anche l’India -, rapporti che gli permettono di poter accedere a queste risorse. In questo momento il prezzo del petrolio non è ai massimi di 150 dollari al barile del luglio dello scorso anno, però è destinato a risalire e non è difficile immaginare che nel giro di qualche tempo ci avvicineremo di nuovo a livelli piuttosto alti, e quindi avere buoni rapporti con un Paese produttore come il Myanmar può fare comodo a più di un Paese.

     
    D. – Quello che preoccupa sono poi le sorti di Aung San Suu Kyi; molti chiedono addirittura che si scelga l’esilio per il leader dell’opposizione…

     
    R. – Non so se lei sia d’accordo, nel senso che lei è coraggiosamente rientrata nel Paese, coraggiosamente ci è rimasta, sapendo che la cosa comportava dei rischi piuttosto seri; parlavo qualche giorno fa con uno dei suoi portavoce, prima che lei venisse arrestata, e c’era un po’ di preoccupazione per le sue condizioni di salute. Adesso, apparentemente, sta un po’ meglio. La sensazione è che lei voglia continuare a combattere la sua battaglia nel suo Paese; la giunta che governa il Myanmar sembra un osso piuttosto duro, nel senso che hanno un record in termini di soppressione del dissenso e delle dimostrazioni che chiedevano democrazia che non lascia grandissime speranze. Fino a che, a livello di Consiglio di sicurezza dell’Onu, si sentiranno le spalle coperte, fino a che altri Paesi, altre potenze asiatiche – parlo dell’India, che una volta aveva un atteggiamento più critico nei confronti del regime e adesso ha adottato una linea più di “real-politik”, cercando di non guastare i rapporti con un potenziale alleato, finché non cambiano questi fattori a livello internazionale, ho la sensazione che la sola pressione dei Paesi europei e degli Stati Uniti non potrà portare molto lontano

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    Consacrata a Roma la chiesa russo-ortodossa di Santa Caterina d'Alessandria

    ◊   Importante evento ecumenico oggi a Roma: questa mattina, alle pendici del Gianicolo, è stata consacrata la chiesa russa ortodossa di Santa Caterina di Alessandria, venerata come grande martire e come la cristiana colta per antonomasia dei primi secoli della Chiesa. Il servizio di Graziano Motta.
     
    Il rito si è svolto con una grande una solennità. Da Mosca sono giunti i diaconi e i liturgisti che assistono il Patriarca nella cattedrale di San Salvatore, così come è giunto il famoso coro del Monastero di San Daniele e da Mosca era venuto il pittore Soldatov dell’Accademia patriarcale che ha affrescato l’abside e l’iconostasi della nuova chiesa nello stile tradizionale più affascinanante ove, per ribadire le basi e le sorgenti dell’unica fede, sono raffigurati vicini San Pietro e San Paolo. A ribadire i legami di fraternità fra la Chiesa cattolica e ortodossa hanno assistito alla consacrazione, a cui ha fatto seguito la celebrazione della Divina liturgia di San Giovanni Crisostomo, il presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell'Unità dei Cristiani, cardinale Walter Kasper, e il suo segretario l’arcivescovo Brian Farrel insieme con il cardinale Roger Etchegaray, vice-decano del Collegio cardinalizio e, fra i molti prelati, anche rappresentanti della Comunità di Sant’Egidio. Presenti alla cerimonia molte personalità russe tra cui la signora Svetlana Medvedeva, moglie del presidente della Federazione russa, e il sindaco di Mosca, tra i primi a ricevere l’Eucaristia dall’arcivescovo Valentin, metropolita di Oremburg, che ha concelebrato con gli arcivescovi Innokentij , ordinario anche per l’Italia, e Mark, segretario delle Istituzioni del Patriarcato russo ortodosso all’estero e Siluan ordinario per l’Italia del Patriarcato romeno ortodosso, con archimandriti e con il parroco della Chiesa di Santa Caterina, l’igumeno Filippo. Il cardinale Kasper, conclusa la Divina liturgia, ha fatto dono al metropolita Valentin di una reliquia di Sant’Elena, significativa – ha detto – perché la cripta della nuova chiesa è a lei dedicata e perché lei – ha sottolineato – santa della Chiesa indivisa, riavvicina cattolici e ortodossi. Ieri nella Basilica romana di Santa Maria degli Angeli e dei Martiri, altre tre reliquie erano state donate dal suo parroco, Renzo Giuliano, al parroco della chiesa di Santa Caterina: quelle di San Vincenzo Martire, di San Gregorio Nazianzeno e di Sant’Efrem il Siro. Doni esaltati oggi come molto apprezzati dal metropolita Valentin nella sua omelia. C’è da ricordare che la reliquia venerata nella chiesa di Santa Caterina è stata donata, alcuni anni fa, dall’arcivescovo di Amalfi e per sottolineare il fraterno legame fra cattolici e ortodossi una discreta ma emblematica presenza, quella del rappresentante del parroco della monumentale e più artistica chiesa d’Italia dedicata a Santa Caterina di Alessandria, quella di Pedara, arcidiocesi di Catania, che è Basilica pontificia. Al ricevimento nella sede dell'ambasciatore russo hanno poi partecipato anche il sindaco di Roma Alemanno e mons. Vincenzo Paglia, presidente della Commissione Cei per l'ecumenismo e il dialogo.

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    Chiesa e Società



    Attentato alla cattedrale di Kathmandu: testimonianza di un sacerdote

    ◊   “L’incidente ha scosso l’intera comunità cristiana”. È questo il primo commento di padre Shilas Bogati, il sacerdote che officiava le preghiere del mattino, alla presenza di oltre 350 persone, quando ieri è esplosa la bomba nella cattedrale dell’Assunzione, alla periferia di Kathmandu, uccidendo due donne, di 15 e 30 anni, e causando molti feriti, anche gravi. Un testimone oculare ha riferito ad Asianews, che a piazzare l’ordigno sarebbe stata una donna di mezza età, vestita di nero. “Circa sette mesi fa – continua il sacerdote – abbiamo ricevuto una telefonata minatoria, in cui ci veniva chiesto di fermare le attività e chiudere gli istituti cristiani. In caso contrario avremmo subito pesanti conseguenze”. Una minaccia non presa in grande considerazione, spiega, sebbene siano state informate le forze di sicurezza. L’autore del gesto sarebbe un esponente del Nepal Defence Army (Nda), movimento legato al fondamentalismo indù che ha rivendicato l’attentato di ieri. Sui volantini lasciati dagli attentatori, una serie di rivendicazioni che portano la firma di R.K. Mainali, presidente del Nda, chiedono la nascita di uno Stato indù in Nepal e avvertono tutte le Ong e gli stranieri di “non interferire” con le questioni interne del Paese. L’attentato è stato condannato con forza da diversi leader religiosi, fra i quali il vertice della comunità induista nepalese. Nel frattempo l’Assemblea Costituente ha eletto il nuovo premier del Nepal: è Madhav Kumar Nepal, figura di primo piano del Communist Party of Nepal- United Marxist and Leninist (CPN-UML). Era l’unico candidato in lizza per il ruolo di premier del Paese. Ora dovrà formare la nuova squadra di governo, che sarà composta da uomini del Nepali Congress, CPN-UML, Madhesi Rights Forum e altri partiti minori. (S.G.)

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    Lettera dei vescovi argentini sulla “bella missione di annunciare il Vangelo”

    ◊   Esprime gratitudine per la loro “fedeltà ministeriale” e incoraggiamento a “rinnovare la gioia della fede, la fermezza nella speranza e l’apprezzamento per il ministero ricevuto”, la lettera inviata al clero argentino dalla Conferenza Episcopale del Paese, un’iniziativa promossa in occasione dell’Anno Sacerdotale indetto dal Santo Padre Benedetto XVI a partire dal prossimo mese di giugno. I vescovi condividono con i loro sacerdoti “le difficoltà e le esigenze del tempo che viviamo”, tra cui “il sentimento di impotenza davanti a tante situazioni che ci superano”. D’altra parte, la profonda crisi che si sta vivendo, “aggrava le questioni morali”, anche perché “le incoerenze nelle quali tante volte incorriamo”, “ci fanno male e ci feriscono”. Nella Lettera comunque i presuli rendono grazie a Dio “per il dono immenso del sacerdozio ministeriale che abbiamo ricevuto da Gesù Cristo” e ringraziano i sacerdoti con i quali condividono “la bella missione di annunciare il Vangelo in mezzo a tante difficoltà e sfide”. I vescovi, inoltre, ricordano che “il sacerdozio è Mistero di Amore ricevuto e donato, aggiornato ogni giorno nella Celebrazione Eucaristica e nel dono generoso della propria vita fino all’estremo”, realtà che va vissuta con radicalità e in armonia con il celibato. “Che la nostra umile fedeltà sia causa di gioia e di pace per i nostri fratelli”, conclude la Lettera diffusa dalla Fides, mentre raccomandano la vita ed il ministero di ognuno dei sacerdoti alla tenerezza materna della Vergine di Luján. (S.G.)

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    Messico. Mons. Chávez: la missione è anzitutto maggiore fedeltà a Cristo

    ◊   “Metterci in strada, tutti noi battezzati, per assumere in maniera cosciente, fedele e comunitaria la missione integrale che Gesù Cristo affida alla sua Chiesa”. Lo afferma mons. José Luis Chávez Botello, arcivescovo di Antequera-Oaxaca, in Messico, in un Messaggio indirizzato a tutti i fedeli e diffuso dalla Fides, che spiega cosa significhi “aver dichiarato l’Arcidiocesi in stato di missione”. Le Chiese sono vuote, ricorda con rammarico il presule, molti battezzati non hanno ricevuto la Cresima né la Prima Comunione, molti vivono formando già una famiglia pur senza aver ricevuto il sacramento del Matrimonio; non viene curata la trasmissione e la formazione alla fede nelle case e non si ricevono regolarmente i sacramenti della Confessione e dell’Eucaristia. Molti “vivono la fede in maniera privata ed individualista e, per la maggioranza, la Chiesa rappresenta solo un’istituzione di servizi religiosi”. Per questo è necessaria la missione, che “non è semplicemente un cambiamento strategico per raggiungere una maggiore efficienza, ma innanzitutto una maggiore fedeltà a Gesù Cristo nella sua Chiesa”. Rispetto ai luoghi della missione, vengono segnalati la famiglia, “culla della fede”, i quartieri o comunità, “posti privilegiati per la convivenza e le espressioni di fraternità”, la parrocchia, che è “il volto ufficiale più concreto dove la Chiesa realizza la sua missione”.Infine, mons. Chávez ricorda che “senza l’azione dello Spirito Santo non ci sono comunità ecclesiali autentiche, né testimoni fedeli, né sacerdoti santi né Chiesa”. (S.G.)

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    Nigeria. Mons. Badejo: la Chiesa è comunicazione

    ◊   “La Chiesa è comunicazione. È molto allettante per i teologi cercare di contestare questa affermazione, ma non si tratta di una affermazione superficiale”, ha affermato mons. Emmanuel Ade Badejo, vescovo Coadiutore della diocesi di Oyo e Presidente del Consiglio per le Comunicazioni Sociali della Conferenza Episcopale Nigeriana, nel discorso per la 43esima Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali. Come riferisce l’Agenzia Fides, mons. Badejo ha sottolineato, lo scorso 20 maggio nella Cattedrale di Ibadan, nel suo discorso di fronte all’Association of Catholic Media Practitioners, che l’aspetto comunicativo deriva dall’insegnamento di Gesù: “Sulla facciata della Pontificia Università Urbaniana a Roma, sono scolpite queste due suggestive parole: “Euntes Docete”, che significa: "Andate e insegnate”. I diritti d'autore di queste parole appartengono a Gesù. Egli disse: “Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni. Battezzate nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, e insegnate loro a compiere tutto ciò che vi ho comandato (Mt 28, 19-20). Secondo mons. Badejo, il concetto chiave per comprendere il ruolo della comunicazione nella Chiesa è “ammaestrate tutte le nazioni”, senza distinzioni di età, gruppi, razze. La comunicazione della Chiesa ha registrato un progressivo sviluppo dal giorno in cui i discepoli vivevano insieme nella paura dopo l'Ascensione di Gesù”. Il vescovo ha inoltre citato i molteplici documenti della Chiesa sulla comunicazione e i diversi messaggi del Pontefice in occasione della Giornata mondiale delle Comunicazioni Sociali, per dimostrare l’importanza data dalla Chiesa a questa tematica. Il presule ricorda che l’ultima Istruzione Pastorale del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali, Aetatis Novae, pubblicato il 2 febbraio 1992, “riassume e riorienta tutti i documenti precedenti, e attribuisce alla comunicazione della Chiesa un ampio spettro di competenze”. I media, secondo il documento, devono essere al servizio delle persone e delle culture, della comunità umana e del progresso, devono dialogare con il mondo, servire la comunione ecclesiale e promuovere una nuova evangelizzazione. Essi devono affrontare le sfide attuali di solidarietà e di sviluppo integrale e garantire il diritto di informazione e di comunicazione. Dal punto di vista strettamente pastorale, l’Istruzione invita alla difesa delle culture umane, alla promozione dei mezzi di comunicazione della Chiesa, alla formazione e alla cura pastorale di coloro che sono impegnati nelle comunicazioni sociali. “La questione di educare le persone a fruire dei media è fondamentale di fronte ai danni causati dal dilagare nei media tradizionali del consumismo, della pornografia e della violenza. La Chiesa deve cercare in ogni occasione di promuovere l'educazione ai media. Più cresce la consapevolezza critica del pubblico nei confronti dei messaggi dei media e più la società è capace di difendersi dai reali interessi dietro il fascino e il lusso presentati dai mezzi di comunicazione” ha concluso il vescovo. (A.D.G.)

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    Sudafrica: messaggio dei vescovi per la Solennità dell’Ascensione

    ◊   Oggi la Chiesa celebra la Solennità dell’Ascensione, un mistero della fede - come ha detto spesso Benedetto XVI - che richiama l’altissima vocazione dell’uomo, innalzato a Dio da Cristo dopo aver pagato sulla Croce i peccati di ognuno di noi. Come narrano gli Atti degli Apostoli, l’Ascensione celebra la salita al cielo di Gesù, avvenuta quaranta giorni dopo la sua resurrezione. In occasione di questa ricorrenza, la Conferenza episcopale del Sudafrica ha inviato un messaggio ai fedeli. “L’Ascensione – scrivono i presuli – fa parte degli eventi pasquali: attraverso la sua morte e risurrezione, Cristo ha salvato tutta l’umanità, che ora è destinata a vivere con Lui nella gloria”. “L’Ascensione – continua il messaggio – è una chiamata alla missione rivolta a tutte le genti, così come fu per gli Apostoli”. In altre parole, sottolinea ancora la Conferenza episcopale del Sudafrica, “Cristo è sempre presente tra noi: anche se, come risulta dall’Ascensione, si è allontanato fisicamente, Egli è ancora presente, in particolare nell’Eucaristia, tra coloro che pregano, da soli o in gruppo”. “Dove due o tre sono riuniti nel mio nome io sarò con loro – ricordano i presuli, citando l’Apostolo Matteo – Cristo è presente nel povero, nei senzatetto, nell’affamato, nell’oppresso”. “Come Cristo ha promesso – conclude il messaggio – Io sarò sempre con voi, fino alla fine dei tempi”. (I.P.)


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    Si apre nel Regno Unito la Settimana Nazionale della Famiglia

    ◊   Da domani, sino al 31 maggio la Chiesa nel Regno Unito, celebra la Settimana Nazionale della Famiglia. In vista dell’appuntamento, la Conferenza episcopale inglese e gallese ha preparato tre opuscoli informativi e uno speciale kit formativo per le parrocchie. Il kit si chiama “Home is a Holy Place” (“Il focolare domestico è un luogo santo”) e comprende vario materiale scritto e video destinato a diversi usi: dalle lezioni di catechismo per bambini, ai corsi di preparazione al matrimonio, agli incontri parrocchiali. L’obiettivo – riferisce l’agenzia dei vescovi CCN - è aiutare le parrocchie a celebrare la presenza di Dio amore nei rapporti familiari e a proclamare la santità dei focolari domestici quali luoghi di vita, amore, servizio, insegnamento, amicizia, testimonianza e preghiera. In particolare, spiega mons. Vincent Nichols, arcivescovo nominato di Westminster e neo-presidente della Conferenza episcopale inglese e gallese, si vuole aiutare le famiglie ad apprezzare la presenza di Dio nelle loro vite: “Per la maggior parte di noi la casa è il luogo dove sono state poste le fondamenta della nostra fede, ma anche il luogo dove impariamo a pregare, a parlare a Dio e a considerarci come una famiglia che vive con la presenza di Dio in mezzo a noi”. Il kit è già stato presentato in diverse parrocchie nel Regno Unito e il primo riscontro sembra molto positivo. Informazioni sulle altre iniziative promosse dall’Episcopato inglese e gallese possono essere trovate sul sito della Conferenza episcopale www.catholicchurch.org.uk. (L.Z.)

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    Roma: stasera visita guidata alla Meridiana di Santa Maria degli Angeli

    ◊   Guardare il cielo da un osservatorio d’eccezione. Sarà possibile stasera, condizioni atmosferiche permettendo, nella Basilica Romana di Santa Maria degli Angeli dove, alle 21, si terrà una visita notturna della Meridiana boreale, in occasione dell’anniversario della morte dell’astronomo polacco Nicola Copernico, avvenuta il 24 maggio 1543; nella stessa data – lo ricordiamo - fu pubblicato il suo monumentale trattato “De revolutionibis orbium coelestium”, in cui lo scienziato espone la sua visione eliocentrica dell’universo. La visita sarà guidata dal prof. Costantino Sigismondi, docente di Astronomia all’Università di Roma “La Sapienza”, e si svolgerà sia all’interno della Basilica, sia all’esterno, nell'annesso piazzale San Pio X. Con il cannocchiale di Sigismondi sarà possibile osservare la Stella Polare e il pianeta Saturno nella costellazione del Leone. La grande Meridiana di Santa Maria degli Angeli fu costruito per volontà di Papa Clemente XI nel 1702 da Francesco Bianchini che prese come modello l’opera di San Petronio del Cassini a Bologna e rimaneggiata nel 1749 dal Vanvitelli. Una recente lapide segnala che la Meridiana è servita da orologio fino al 1846 quando fu sostituita dal cannone del Gianicolo. (S.G.)

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    Oggi a Cannes il verdetto finale. Premio della Giuria Ecumenica a Ken Loach

    ◊   Tempo di premi al Festival di Cannes. In attesa che la Giuria del Concorso Internazionale annunci questa sera chi ha vinto la 62.sima edizione, altre giurie hanno concluso i loro lavori, designando i film più meritevoli nelle varie sezioni del Festival. Riconoscendo il buon livello delle opere in programma, la Giuria Ecumenica ha sottolineato il lungo dibattito che ha preceduto il verdetto, segnalando che la decisione non è stata facile. Due i film presi a lungo in considerazione: The White Ribbon di Michael Haneke, cupo ritratto della società rurale tedesca agli inizi del XX secolo, e Looking For Eric, una divertente parabola calcistica di Ken Loach. Alla fine l’ha spuntata il film inglese di cui i giurati riconoscono “non solo la grande qualità artistica, ma anche l’approccio umoristico, ottimista e umanistico alla crisi della nostra società”. Una Menzione Speciale va invece al film austriaco, “opera profonda – dice la Giuria - di un magnifico rigore formale e cinematografico”. Ma The White Ribbon non è passato inosservato neanche agli occhi della critica internazionale, che gli ha assegnato il Premio Fipresci. Anche le altre sezioni del Festival hanno designato i loro vincitori. Quella del Certain Regard ha distribuito riconoscimenti a quattro pellicole: Politist, Adjectiv del rumeno Corneliu Porumboiu, Dogtooth del greco Yorgos Lanthimos, No One Knows About Persian Cats dell’iraniano Bahman Ghobadi e Le Père de mes enfants della francese Mia Hansen Løve. Quella della Semaine Internationale de la Critique ha insignito del Grand Prix Adieu Gary del francese Nassim Amaouche, mentre il Prix Europa è andato a un film della Quinzaine des Réalisateurs, La pivellina di Tizza Covi e Rainer Frimmel. Di molte di queste pellicole abbiamo parlato nei nostri interventi dei giorni scorsi. Ne segnaliamo tuttavia due che con tutta probabilità si vedranno anche in Italia: con Politist, Adjectiv, divertita analisi della crisi di coscienza di un poliziotto, Porumboiu, già vincitore della Caméra d’or un paio di anni fa, si conferma un cineasta attento alla realtà, materiale e spirituale, del proprio Paese; con La pivellina, cronaca dell’incontro fra una donna di circo e una trovatella, Frimmel e la Covi mettono a frutto la loro esperienza di documentaristi, per raccontare con grande verità un’Italia che trova raramente posto sullo schermo. (Da Cannes Luciano Barisone)

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    24 Ore nel Mondo



    Pakistan: l'esercito lancia l'offensiva finale contro i talebani

    ◊   In Pakistan è scatta la fase cruciale dell’offensiva nella valle dello Swat contro i Talebani. L’esercito di Islamabad è entrato a Mingora, la più importante città della regione, dove da ieri si combatte strada per strada. Per il punto della situazione ascoltiamo il servizio di Marco Guerra:

    Le unità scelte pakistane hanno iniziato a penetrare ieri nella periferia di Mingora, ed ora l’esercito ha preso il controllo di diversi punti strategici della città. Secondo fonti militari interi quartieri sono stati strappati ai guerriglieri integralisti e tre piazze sono già presidiate dai soldati, ma almeno 400 talebani stanno ancora opponendo una ferma resistenza, anche attraverso il massiccio uso di mine e di civili come scudi umani. L’accerchiamento dell’esercito e l’imposizione del coprifuoco hanno infatti intrappolato almeno 20 mila persone che al momento si nascondo nelle loro abitazioni. Si combatte quindi casa per casa per la conquista di Mingora e lo stesso comando militare ammette che l'operazione potrebbe essere ''dolorosamente lenta''. Alcuni testimoni riferiscono poi che sono pronti ad entrare in azione decine di kamikaze. Ma la caduta della città potrebbe risultare la chiave di volta nella guerra lanciata contro le roccaforti dei talebani che da almeno tre anni hanno il controllo del nord-ovest del Paese. Nel capoluogo della valle dello Swat si trova Maulana Fazlullah, considerato il maggior leader talebano della regione. Per lui e suoi 4000 uomini questa volta è davvero la resa dei conti.

     
    Somalia
    A Mogadiscio sono ripresi i combattimenti tra le milizie islamiche, che da due settimane controllano buona parte della capitale, e le truppe governative che hanno lanciato una violenta offensiva per riprendere la città. Ieri sera i ribelli Shabaab hanno attaccato il palazzo presidenziale e una pattuglia di peacekeeper dell'Unione Africana; stamani un kamikaze ha ucciso tre guardie della base militare governativa. Le nuove violenze seguono di 24 ore la battaglia di venerdì che si era conclusa con la morte di 45 persone. L'esito del conflitto sembra ancora incerto, anche se sul terreno i fondamentalisti sembrano avere la meglio. A difesa del Governo ci sono anche 4000 soldati ugandesi e burundesi della forza di pace dell'Amisom, la missione dell'Unione Africana in Somalia. Mentre L’Eritrea è accusata di sostenere gli insorti integralisti. Intanto cresce l’emergenza profughi. L’Alto Commissariato dell'Onu per i Rifugiati calcola che solo venerdì siano scappati da Mogadiscio 8.000 persone. Il numero totale degli sfollati ha raggiunto quota 57 mila.

    Vertice Iran – Pakistan – Afghanistan
    La sicurezza in Asia centrale minacciata dal terrorismo e dal narcotraffico è stata al centro del vertice tra Iran, Pakistan e Afghanistan, che si è tenuto oggi a Teheran. Il presidente iraniano Ahmadinejad, il pachistano Zardari, e l'afghano Karzai, hanno discusso anche di nuove forme di cooperazione economica, oltre alle soluzioni per la stabilità dell’intera regione. L’incontro era in programma martedì scorso ma era stato rinviato su richiesta di Zardari a causa dell’avvio dell’offensiva dell’esercito pakistano nella valle dello Swat.

    Sri Lanka
    In Sri Lanka è entrata nel vivo la gestione del dopo guerra nelle aree colpite da 26 anni di conflitto tra Tigri Tamil ed esercito di Colombo. Ieri durante una visita in uno dei campi che accolgono oltre 300 mila profughi tamil, il segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, aveva chiesto che alle squadre dell'Onu venga consentito un ''accesso senza ostacoli''. Dal canto suo il presidente, Mahinda Rajapaksa, ha promesso di garantire la continuità di accesso per le agenzie umanitarie anche se “sarà limitata fino a quando non saranno stati cacciati tutti i ribelli tamil infiltratisi fra gli sfollati”. Per raggiungere una definitiva pacificazione dei territori strappati ai ribelli Tamil, il governo ha inoltre garantito che saranno reintegrati i bambini-soldato reclutati fra le file delle milizie separatiste.

    Mongolia
    Urne aperte in Mongolia, dove 2,7 milioni di cittadini sono chiamati ad eleggere un nuovo presidente. La sfida elettorale si gioca tra l'ex comunista Nambaryn Enkhbayar, presidente uscente, e l'ex leader del partito dei Democratici, Tsakhiagin Elbegdorj, dato in vantaggio dai sondaggi. I seggi chiuderanno alle 22 locali e i primi risultati dovrebbero essere resi noti stasera o più probabilmente domani.

    Medio Oriente
    Il ministro degli Esteri israeliano, Avigdor Lieberman, esclude che Israele possa tornare alle sue frontiere precedenti alla 'guerra dei sei giorni', nel giugno 1967. Lo ha detto oggi ai giornalisti lo stesso capo della diplomazia israeliana, secondo il quale questa soluzione avrebbe “come effetto solo quello di spostare il conflitto all'interno delle frontiere”.

    Marocco
    In Marocco, almeno 11 persone hanno perso la vita e una quarantina sono rimaste ferite ieri sera a causa di una ressa durante un concerto nello stadio di Rabat. L'incidente è avvenuto a seguito del cedimento di una rete metallica, sotto la pressione degli spettatori che si affrettavano a uscire dall’impianto, Hay Nahda, che per l’evento ha ospitato almeno 70 mila persone.


    Influenza
    Resta alta l’allerta per la pandemia di influenza “A”. Il virus A/H1N1 ha contagiato 12.022 persone in 43 Paesi e ha fatto 86 morti. Tuttavia, nell’ultimo bilancio dell’Organizzazione Mondiale della Sanità si precisa che in alcuni Paesi più colpiti si è ormai rinunciato a tenere il conto dei contagi. In 24 ore, sono dunque stati registrati 854 nuovi casi, ma va sottolineato che il numero dei morti resta invariato e che la maggior parte dei contagi riguarda persone già in fase di guarigione. Ieri l’Oms ha rivisto i criteri di allarme tenendo conto della debole aggressività del virus. (Panoramica internazionale a cura Marco Guerra)


    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIII no. 144

     
    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.va/italiano.
     

     
     

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