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Sommario del 23/05/2009

Il Papa e la Santa Sede

  • Il Papa ai futuri diplomatici della Santa Sede: preoccupatevi della santità non della carriera o del plauso della gente
  • Altre udienze e nomine
  • La visita del Papa a Montecassino: l'Europa riparta dalla forza spirituale e morale di San Benedetto
  • L’Abate di Montecassino: un evento storico e di riconciliazione
  • Mons. Celli e padre Lombardi sulla Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • La Chiesa di tutto il mondo prega per i cattolici in Cina
  • La Santa Sede pubblica un Compendio della Lettera del Papa ai cattolici in Cina
  • Convegno internazionale a Roma sulla guerra a Gaza
  • Celebrate al Verano le esequie di Irio Ottavio Fantini, l'artista della Radio Vaticana scomparso ieri all'età di 65 anni
  • Il commento di don Massimo Serretti al Vangelo della Domenica
  • Chiesa e Società

  • Nepal. Attentato contro Chiesa cattolica: due morti
  • Camerun: migliaia di bambini vittime della malnutrizione
  • Domani la consacrazione della Chiesa russo-ortodossa di Santa Caterina d'Alessandria a Roma
  • Messaggio dei vescovi spagnoli per la Giornata delle Comunicazioni sociali
  • Oggi e domani la Svizzera festeggia la Giornata dei media
  • Firenze ricorda Madre Tribbioli: diede rifugio agli ebrei durante la Seconda Guerra mondiale
  • Finale della Clericus Cup: vincono i neocatecumenali del Redemptoris Mater
  • Domani la chiusura del Festival di Cannes
  • 24 Ore nel Mondo

  • Mogadiscio: guerra aperta tra truppe governative e ribelli islamici. Migliaia di civili in fuga
  • Il Papa e la Santa Sede



    Il Papa ai futuri diplomatici della Santa Sede: preoccupatevi della santità non della carriera o del plauso della gente

    ◊   C’è un “codice” che permette ai cristiani di decifrare le problematiche del mondo: il Vangelo. A questo codice Benedetto XVI ha invitato a fare costante riferimento parlando agli allievi della Pontificia Accademia Ecclesiastica, i futuri sacerdoti destinati al servizio diplomatico della Santa Sede. Il Papa li ha sollecitati a coltivare una forte identità spirituale per non cedere alle lusinghe di una comoda carriera o lasciarsi deviare, ha detto, da “logiche troppo terrene”. Il servizio di Alessandro De Carolis:

    Essere nel mondo senza essere del mondo. Se ci sono uomini, all’interno della Chiesa, per i quali la sapienza di questa frase è “tagliata” su misura, questi sono senza dubbio i sacerdoti che lavorano nelle nunziature apostoliche sparse nel mondo. Un servizio di grande importanza e al contempo - ha riconosciuto con schiettezza Benedetto XVI – esposto al rischio di una contaminazione quando la saldezza spirituale dovesse entrare in conflitto con logiche che non appartengono a chi è di Cristo:

     
    “In effetti, il servizio nelle nunziature apostoliche si può considerare, in qualche misura, come una specifica vocazione sacerdotale, un ministero pastorale che comporta un particolare inserimento nel mondo e nelle sue problematiche spesso assai complesse, di carattere sociale e politico. E' allora importante che impariate a decifrarle, sapendo che il 'codice', per così dire, di analisi e di comprensione di queste dinamiche non può essere che il Vangelo e il perenne Magistero della Chiesa”.

     
    Dunque, pienamente formati “alla lettura attenta delle realtà umane e sociali”, ma anche pienamente “intimi” di Gesù: su questi pilastri, ha proseguito il Papa, si regge l’architrave di questo particolare impegno. L’essere "uomini di intensa preghiera”, ha indicato Benedetto XVI ai giovani di fronte a sé, vi aiuterà a superare solitudini e incomprensioni e a non perdere di vista l’essenzialità del servizio:

     
    “Quella capacità di dialogo con la modernità che vi è richiesta, nonché il contatto con le persone e le istituzioni che esse rappresentano, esigono una robusta struttura interiore e una solidità spirituale in grado di salvaguardare e anzi di evidenziare sempre meglio la vostra identità cristiana e sacerdotale. Solo così potrete evitare di risentire degli effetti negativi della mentalità mondana, e non vi lascerete attrarre né contaminare da logiche troppo terrene”.

     
    Il Pontefice ha invitato gli allievi della Pontificia Accademia Ecclesiastica a vivere con particolare intensità l’Anno sacerdotale che inizierà il prossimo 19 giugno. “Valorizzate al massimo questa opportunità - ha detto loro - per essere sacerdoti secondo il cuore di Cristo, come san Giovanni Maria Vianney”:

     
    “Il Signore ci vuole santi, cioè tutti ‘suoi’, non preoccupati di costruirci una carriera umanamente interessante o comoda, non alla ricerca del plauso e del successo della gente, ma interamente dediti al bene delle anime, disposti a compiere fino in fondo il nostro dovere con la consapevolezza di essere 'servi inutili', lieti di poter offrire il nostro povero apporto alla diffusione del Vangelo”.

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    Altre udienze e nomine

    ◊   Il Santo Padre ha ricevuto questa mattina il cardinale Ivan Dias, prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, e alcuni presuli della Conferenza episcopale del Perù, in visita "ad Limina".

    Il Santo Padre ha nominato il cardinale Juan Luis Cipriani Thorne, arcivescovo di Lima, suo Inviato Speciale alle celebrazioni del IV centenario dell’arcidiocesi di Ayacucho (Perù), che avranno luogo il 20 luglio 2009.

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    La visita del Papa a Montecassino: l'Europa riparta dalla forza spirituale e morale di San Benedetto

    ◊   Ultimi preparativi a Cassino alla vigilia della visita di Benedetto XVI nella cittadina laziale. Domani, Solennità dell’Ascensione, il Papa celebrerà la Messa, alle ore 10.15, nella centrale Piazza Miranda. Nel pomeriggio, poi, si recherà nell’Abbazia benedettina di Montecassino per recitare i Vespri con la comunità monastica. Tante le iniziative promosse dalla diocesi, in questi giorni, per accogliere il Papa: ieri sera, si è tenuta una veglia nella Chiesa madre con il vescovo abate. Stasera, invece, i ragazzi di Cassino si ritroveranno in Piazza Labriola per uno spettacolo intitolato “Aspettando B16”. Il viaggio del Papa si caratterizzerà in particolare per la sua dimensione benedettina. Fin dall’infanzia in Baviera, come confidò nella sua prima udienza generale dopo l’elezione alla Cattedra di Pietro, il Papa è sempre stato legato alla figura di San Benedetto. Per questo la visita alla diocesi di Montecassino assume un significato davvero particolare, come ci riferisce il nostro inviato Alessandro Gisotti:

     
    “Abbiamo bisogno di uomini come San Benedetto” che a Montecassino mise insieme le forze “per formare un mondo nuovo”: basta ricordare queste parole pronunciate dall’allora cardinale Ratzinger nell’aprile 2005, pochi giorni prima della sua elezione a Pontefice, per cogliere immediatamente il significato simbolico della visita di Benedetto XVI nella culla del monachesimo occidentale. Molti a Cassino ricordano con orgoglio che il Papa è di casa in questa terra benedettina. Nell’abbazia di Montecassino, nel 2001, l’allora porporato tedesco scrisse il libro-colloquio “Dio e il mondo”. E nel 2004 vi tornò per celebrare una Messa per la Pontificia Accademia delle Scienze. La visita di domani, pur se concentrata in una sola giornata, vivrà quattro momenti diversi, tutti particolarmente intensi: innanzitutto la Messa, celebrata con i vescovi del Lazio, nella centrale Piazza Miranda che si chiamerà d’ora in poi “Piazza Benedetto XVI”. Qui, nonostante il caldo torrido di questi giorni, sono attesi almeno 20 mila fedeli, molti dei quali arriveranno dai paesi vicini già alle prime luci del giorno.

     
    Dopo la recita del Regina Caeli, il Pontefice inaugurerà la Casa della Carità, presso l’ospedale “Gemma de Bosis”. Una struttura per immigrati senza fissa dimora voluta dall’abate di Montecassino, dom Pietro Vittorelli. Nel pomeriggio, dunque, il terzo momento con la recita dei Vespri nella suggestiva cornice dell’Abbazia, dove riposano le spoglie di San Benedetto, che proprio qui a Montecassino, intorno al 534, dettò la Regola dell’Ordine monastico da lui fondato. Con questa Regola, sottolineò Benedetto XVI all’Angelus del 10 luglio del 2005, San Benedetto gettò il seme di una nuova civiltà capace di integrare i valori cristiani con l’eredità classica. E spiegò, come poi avrebbe ribadito nel memorabile discorso al College des Bernardins di Parigi, che scopo fondamentale di San Benedetto e dei monaci era cercare Dio, Quaerere Deum. Una ricerca, è il suo costante appello, che rimane anche oggi il fondamento di ogni vera cultura.

     
    Ultimo evento della giornata, altrettanto significativo, sarà la visita di Benedetto XVI al cimitero polacco, dove riposano oltre mille soldati, caduti nella sanguinosa battaglia che, nel 1944, vide contrapposte le forze alleate e le truppe del Terzo Reich sulla cosiddetta “Linea Gustav”. Una visita in forma privata, eppure di grande valore che si inscrive nell’impegno di Papa Benedetto per la purificazione della memoria e la riconciliazione, che lo ha già portato ad Auschwitz-Birkenau, nel 2006, e allo Yad Vashem, la settimana scorsa. A dare ancor più rilevanza a questa visita è la coincidenza con il 65.mo anniversario del terribile bombardamento della città cassinate e dell’Abbazia di Montecassino da parte dell’aviazione americana. L’ultima delle distruzioni sofferte dal monastero fondato da San Benedetto nel 529: prima i longobardi nel 574, poi i saraceni nell’883 e ancora un devastante terremoto nel 1349. Ma fedele al suo motto, “Succisa virescit”, l’Abbazia è sempre tornata a germogliare, ad essere centro di irradiazione del Vangelo e scrigno di un patrimonio culturale inestimabile.

     
    Per guardare con fiducia al futuro, l’Europa deve ripartire da San Benedetto, dai suoi insegnamenti, ha detto tante volte il Papa. Ed oggi, in questo luogo simbolo della civiltà europea risuonano forti le parole pronunciate da Benedetto XVI il 9 aprile del 2008 nell’udienza generale dedicata al fondatore dell’Ordine benedettino: “Per creare una unità nuova e duratura sono certo importanti” gli strumenti politici ed economici, “ma occorre anche suscitare un rinnovamento etico e spirituale che attinga alle radici cristiane del Continente, altrimenti non si può ricostruire l’Europa”.

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    L’Abate di Montecassino: un evento storico e di riconciliazione

    ◊   A 30 anni dalla visita di Giovanni Paolo II, la comunità di fedeli della diocesi di Montecassino si appresta con rinnovata emozione ad accogliere Benedetto XVI. Per una testimonianza sullo spirito con il quale la Chiesa del Cassinate si appresta a ricevere il Papa, il nostro inviato Alessandro Gisotti ha intervistato l’abate di Montecassino, dom Pietro Vittorelli:

    R. – I sentimenti sono misti tra la trepidazione, la gioia e l’attesa. Siamo proprio alla vigilia di un evento che, devo dire, tutti, sia la comunità diocesana, che la comunità monastica, avvertono come un evento storico. Sarà la prima volta che un Papa celebrerà l’Eucaristia all’aperto nel centro della città. Il pomeriggio, invece, sarà dedicato totalmente al mondo benedettino internazionale.

     
    D. – In che modo la sua diocesi si è preparata a questo evento?

     
    R. – Abbiamo fatto un programma abbastanza ricco di eventi, sia culturali che spirituali. Abbiamo celebrato una tavola rotonda sull’emergenza educativa, con grande passione, davanti ad un pubblico di quasi 500 giovani e docenti delle scuole secondarie superiori di Cassino. Abbiamo già celebrato una veglia per il mondo giovanile ed avremo ancora una liturgia penitenziale ed una veglia che durerà tutta la notte, in attesa dell’arrivo del Santo Padre.

     
    D. - C’è una situazione, un evento che l’ha particolarmente colpita pensando all’attesa?

     
    R. – Sì, da tutte le parti del mondo, sto ricevendo lettere da comunità monastiche, sia femminili che maschili, dove si coglie il particolare significato che assume la visita di un Papa di nome Benedetto presso la tomba di San Benedetto. Ho ricevuto una lettera di una badessa del Sudamerica dove mi diceva come, in fondo, questo evento abbia una portata davvero internazionale per il mondo monastico benedettino. E’ un momento, questo, che rivede ancora la Sede Apostolica vicina all’Ordine monastico benedettino per riproporre la spiritualità di San Benedetto come una spiritualità vivibile, non solo dai monaci ma da ogni cristiano.

     
    D. – Montecassino richiama immediatamente le radici della civiltà europea ma anche uno dei momenti più drammatici della Seconda Guerra Mondiale. La visita di un Papa, dunque, ha un valore che va al di là della dimensione diocesana…

     
    R. – Decisamente! Siamo a 65 anni da quell’evento drammatico del bombardamento dell’abbazia prima e poi della città di Cassino. La visita di questo Papa porrà, forse, la parola fine ad un processo storico iniziato 65 anni fa e che si conclude con una riconciliazione definitiva. E’ stato espresso desiderio dal Santo Padre che nell’ultimo atto della sua giornata a Montecassino, ci sia la visita ad uno dei cimiteri di guerra, al cimitero polacco nella fattispecie. Lì, il Papa avrà l’opportunità di ricordare i caduti di tutte le nazioni e di tutte le guerre. Davvero nessuno si sentirà escluso dalla preghiera del Papa in un contesto ormai definitivamente riconciliato con quell’episodio storico.

     
    La piazza principale di Cassino si chiamerà Piazza Benedetto XVI: è questo il segno tangibile dell’importanza che non solo la Chiesa, ma tutta la cittadinanza attribuisce alla visita pastorale del Papa. E’ quanto sottolinea il sindaco di Cassino, Bruno Vincenzo Scittarelli, intervistato da Alessandro Gisotti:

    R. – Tutta la città di Cassino e tutto il Cassinate aspettano con ansia questo giorno importante, visto che è la prima volta che Joseph Ratzinger viene come Papa nella nostra città. Per la prima volta un Papa celebra la Santa Messa all’interno, al centro della città, e questo è un fatto veramente eccezionale. Noi siamo molto soddisfatti di questa attenzione che il Pontefice ha voluto mostrare verso la nostra città e per ringraziarlo di questa attenzione abbiamo voluto intitolare a lui la piazza dove celebrerà la Messa. Infatti, si chiamerà Piazza Benedetto XVI, ex Miranda.

     
    D. – Che cosa può dare alla comunità cittadina la visita di un Pontefice?

     
    R. – La nostra comunità è molto legata a Montecassino e il fatto stesso che il Pontefice abbia voluto prendere il nome del nostro patriarca Benedetto, ci riempie di gioia e ci fa aspettare questa visita con trepidazione. Per noi è un fatto, un evento, eccezionale, che vivremo con grande partecipazione.

     
    D. – Come si è preparata la città?

     
    R. – Noi ci stiamo preparando, cercando di far trovare al nostro Papa una città in festa. Poi, voglio ricordare un fatto importante: la benedizione che ci sarà da parte del Papa della Casa della Carità. Anche questa inaugurazione segnerà un momento importante per la vita della nostra comunità. Sarà per la città un buon viatico per il futuro.

     
    Cresce anche l’attesa tra i giovani come spiega – sempre al microfono di Alessandro Gisotti - Maria Cristina Tùbaro, responsabile della Pastorale giovanile della diocesi di Montecassino:

    R. – Fra i giovani di Montecassino ed il Papa c’è sempre stato un legame privilegiato, anche grazie alla partecipazione alle Giornate mondiali della gioventù, che hanno sempre riscosso tantissimo successo tra i nostri ragazzi; il significato è sicuramente molto grande, anche per il fatto che viene a trovarci a casa, dopo che abbiamo fatto tanti chilometri per incontrarlo. Un Papa che porta il nome di San Benedetto - che per tutti noi è veramente un riferimento fisico, perché tutti i giovani di Cassino si alzano la mattina e la prima cosa che vedono è l’abbazia di Montecassino - per tutti noi è davvero un segno grande. Inutile ricordare, poi, anche la dimensione europea che San Benedetto ci richiama e alla quale tutti i giovani son legati, proprio perché tutti vivono una dimensione sicuramente internazionale e di grandi contatti: quindi credo che sarà veramente un’esperienza forte per tutti quanti.

     
    D. – Si faceva riferimento alla GMG, un grande evento; che cosa resta, poi, di un evento così importante, tanto atteso?

     
    R. – Sicuramente restano tutte le grandi emozioni che si vivono alla GMG e alla forte esperienza, ma soprattutto resta la volontà, da parte di tutti noi, di cercare di non rendere questi eventi – che siano le GMG o sia la visita del Papa a Cassino – dei grandi eventi una volta ogni tot anni, ma ci sia poi, veramente, una concretizzazione nella vita di tutti i giorni; creare, intanto, un gruppo di giovani, creare per loro dei punti di riferimento sia nelle persone degli educatori, sia proprio nel proporre loro un cammino di fede, e poi sicuramente questi grandi eventi da soli non bastano, ma certamente danno una spinta di entusiasmo notevolissima, che aiuta poi a vivere la quotidianità. (Montaggio a cura di Maria Brigini)

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    Mons. Celli e padre Lombardi sulla Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali

    ◊   Si celebra domani la 43.ma Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali, che si svolge quest’anno – come dice il titolo del Messaggio del Papa – al tema: "Nuove tecnologie, nuove relazioni. Promuovere una cultura di rispetto, di dialogo, di amicizia." Proprio in questi giorni è stato lanciato sul web "Pope2you", il nuovo portale vaticano dedicato alla "generazione digitale“. Ma sul Messaggio del Papa ascoltiamo, al microfono di Philippa Hitchen, l'arcivescovo Claudio Maria Celli presidente del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali:

    R. – Un tono particolare di questo messaggio è che è indirizzato principalmente, anche se non esclusivamente, alla “digital generation”, alla generazione digitale. In America circola un libro molto interessante, proprio intitolato “Born Digital”, cioè coloro che sono nati nell’era digitale. Le persone della mia età sono state importate nel mondo digitale: i giovani, no. I giovani sono nel loro ambiente ed è innegabile che il Papa guarda con simpatia a questo momento, e riconosce che queste giovani generazioni hanno un ruolo da giocare nel mondo, e nel mondo digitale. Anzi, il testo – nel suo ultimo paragrafo – è indirizzato ai giovani cattolici, e domanda ai giovani cattolici di essere messaggeri della buona notizia proprio nell’ambiente digitale, in questa cultura digitale che nasce e cresce con le nuove tecnologie.

     
    D. – Quindi è un messaggio ai giovani, un messaggio estremamente attuale. Eppure, guarda indietro agli istinti innati degli esseri umani a comunicare, a connettersi l’uno con l’altro…

     
    R. – Direi che il Papa dà una lettura – mi permetta il termine – teologica di questo desiderio innato nell’uomo. Il Papa dice chiaramente che questo desiderio di comunicazione e di amicizia è radicato nella nostra natura stessa di esseri umani e, alla luce del messaggio biblico, il Papa riconosce che questo desiderio profondo di comunicazione e di amicizia è il riflesso della nostra partecipazione al comunicativo e unificante amore di Dio che vuol fare dell’intera umanità un’unica famiglia. E qui direi che è molto bello il contributo del Papa in questa prospettiva. Aiuta l’uomo a capire che questo desiderio di comunicazione non è altro che il riflesso del fatto che siamo creati a immagine di Dio. E dal messaggio biblico, noi ricaviamo che il nostro Dio è un Dio che comunica, è un amore che si comunica. E se noi siamo creati ad immagine di Dio, è innegabile: questo desiderio di comunicazione, questo desiderio di creare rapporti di conoscenza, di comprensione, di amicizia, di solidarietà nascono proprio dal nostro fondamento creaturale. (Montaggio a cura di Maria Brigini)

     
    Sul Messaggio del Papa ecco la riflessione di padre Federico Lombardi per Octava Dies, il settimanale informativo del Centro Televisivo Vaticano:

    Il bellissimo messaggio del Papa per la Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali di quest’anno tocca un punto strategico e cruciale nella realtà del mondo della comunicazione in rapido sviluppo: “Nuove tecnologie, nuove relazioni. Promuovere una cultura di rispetto, di dialogo, di amicizia”. Benedetto XVI – o meglio BXVI, come si chiama di solito in questo mondo particolare – si rivolge anzitutto ai giovani, alla cosiddetta “generazione digitale”, sfidandola a vivere la propria crescita e il proprio impegno umano e spirituale anche nella dimensione comunicativa caratterizzata dalle nuove tecnologie, che tiene tanto posto nelle sue giornate. Anche qui, infatti, la fede cristiana deve essere “inculturata”, presente come annuncio e stile di vita e di rapporti.

     
    Ma non è facile. Il rischio di limitarsi al gioco, di perder tempo, di fuggire dalla realtà e rimanere alla superficie, incombe. Per parte sua BXVI, quando parla ai giovani, ad esempio nelle Giornate Mondiali della Gioventù, insiste nel voler comunicare loro contenuti solidi, consistenti e articolati, che richiedono impegno per essere assimilati ancor prima di essere tradotti in vita. Dunque: far passare il sostanziale attraverso il virtuale è una bella sfida. Ci riusciranno i nostri giovani? Riusciremo ad accompagnarli in questa avventura? Speriamo proprio di sì. Ma non dobbiamo restare vittime del fascino degli straordinari successi tecnologici, dobbiamo continuare a distinguere possibilità e limiti, e continuare a cercare allo stesso tempo nella profondità quel solido terreno del rapporto vitale con Dio e con gli altri su cui edificare per davvero una cultura di rispetto, di dialogo e di amicizia.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   In prima pagina, un editoriale del vice direttore sulla visita, domani, di Benedetto XVI all’abbazia di Montecassino.

    Nell’informazione religiosa, un’intervista di Nicola Gori all’abate dom Pietro Vittorelli e, in cultura, articoli di Faustino Avagliano sulle visite dei Papi a Montecassino e di dom Mariano Del Omo sulle radici benedettine di Papa Ratzinger.

    Comunicato in cui si annuncia che da domani è disponibile sul sito della Santa Sede un compendio della lettera di Benedetto XVI ai cattolici cinesi pubblicata due anni fa.

    Maggiore coerenza tra politiche di sviluppo e politiche di disarmo: nell’informazione internazionale, l’intervento della Santa Sede alla Conferenza ministeriale, a Pechino, sull’energia nucleare nel XXI secolo.

    L’irruzione della Verità nella notte di Bad Bdebergzabern: Crisiana Dobner su Edith Stein.

    Un articolo di Silvia Guidi dal titolo “Una piccola ebrea nascosta tra le suore”: Lia Levi si racconta in un incontro alla Libreria editrice vaticana.

    Nell’informazione religiosa, “I vescovi degli Stati Uniti su ricerca e obiezione di coscienza”: i limiti inderogabili del dialogo sui temi etici con la Casa Bianca e con il Congresso.

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    Oggi in Primo Piano



    La Chiesa di tutto il mondo prega per i cattolici in Cina

    ◊   Si celebra domani la Giornata di preghiera per la Chiesa in Cina, proposta due anni fa da Benedetto XVI nella Lettera alla Chiesa cattolica nella Repubblica Popolare Cinese. La data del 24 maggio è stata indicata dallo stesso Pontefice perché è quella della memoria liturgica della Beata Vergine Maria Aiuto dei Cristiani, particolarmente venerata nel Santuario mariano di Sheshan, a Shanghai. Diverse le iniziative in Italia. Quest’anno la Cei ha scelto Napoli per radunare i migranti cattolici cinesi che vivono in diverse città della penisola. Domani mattina, alle 11, presiederà una Messa al duomo l’arcivescovo del capoluogo campano, il cardinale Crescenzio Sepe. Ma quale il motivo di questa giornata? Al microfono di Tiziana Campisi risponde padre Angelo Lazzarotto, missionario del Pontificio Istituto Missioni Estere, che ha vissuto 15 anni ad Hong Kong:

    R. – Perché tutti cattolici della Cina si trovino a pregare insieme nello stesso giorno, con la stessa intenzione del Santo Padre. Il Papa estende questa intenzione a tutta la Chiesa, perché si rafforzi questa unità fra tutti con il successore di Pietro, e anche perchè i cattolici in Cina abbiano la forza di perseverare nella testimonianza viva, cristiana, pur tra tante difficoltà e sofferenze della loro vita quotidiana.

     
    D. - Quanto è avvertita in Cina questa giornata?

     
    R. – E’ difficile avere una visione completa e particolareggiata. Sappiamo che in tutta la Cina, pur essendoci vari santuari dedicati alla Madonna, il santuario di Sheshan è meta di pellegrinaggi. Quest’anno sappiamo che, ancora, il governo di Shanghai ha indicato che ci sono limiti al traffico dalla fine di aprile al 31 maggio e non sappiamo quanti riusciranno effettivamente ad arrivare a Sheshan. Per lo scorso anno si parla di 2.500 persone che per il 24 maggio si trovarono a Sheshan.

     
    D. – Per i cattolici di tutto il mondo come conoscere la realtà dei cattolici cinesi?

     
    R. - Questo è un grande problema. Io penso sia provvidenziale questo invito del Papa a tutta la Chiesa di partecipare a questa preghiera, che è prima di tutto un impegno dei fedeli della Cina. Purtroppo, all’estero si tende ad avere delle idee molto vaghe e, alle volte, confuse, anche errate, parlando magari di due Chiese, mentre si sa che c’è un’unica Chiesa che ha rapporti più o meno difficili con le autorità locali e con la politica che il governo sta imponendo. In Cina queste difficoltà sono vive e sono vissute ogni giorno; all’estero, purtroppo, i cattolici ne leggono solo raramente, di tanto in tanto, sui media. Credo sia molto importante che questa giornata aiuti a realizzare questa coscienza nel popolo cristiano ed è utile a questo il fatto che da parte della Santa Sede e anche della Conferenza episcopale italiana sia iniziata da qualche anno un’attenzione maggiore alle comunità cinesi nelle principali città d’Italia.

     
    D. - A Napoli si parla di 700 migranti cattolici cinesi che si riuniscono per questa giornata. Che cosa hanno portato dalla loro terra? Quali tradizioni?

     
    R. - Sono diverse, ma in particolare credo ci possano dare il senso della solidarietà famigliare che noi, col nostro individualismo, nelle culture occidentali abbiamo esasperato, perdendo i valori della famiglia, della comunità. Il loro modo di vivere, invece, è un valore che noi stessi possiamo accogliere come una cosa preziosa e un dono che ci fanno.

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    La Santa Sede pubblica un Compendio della Lettera del Papa ai cattolici in Cina

    ◊   Nel secondo anniversario della pubblicazione della Lettera del Papa ai cattolici nella Repubblica Popolare Cinese, la Santa Sede offre alla Chiesa in Cina un "Compendio", che, secondo il genere letterario catechistico di domande e risposte, ripresenta gli elementi fondamentali, espressi da Benedetto XVI. Lo rende noto la Sala Stampa vaticana. Ce ne parla Sergio Centofanti.

    Il "Compendio" ripropone fedelmente, nella struttura e nel linguaggio, i contenuti della Lettera, riportando ampi estratti del suo testo: con l’aggiunta di alcune note a piè di pagina e di due brevi Appendici – sottolinea la Sala Stampa - "si presenta come un autorevole strumento che può favorire una conoscenza più approfondita del pensiero del Papa su alcuni punti particolarmente delicati". Benedetto XVI ha approvato il "Compendio" e ne ha autorizzato la pubblicazione come documento della Sede Apostolica. Il testo sarà disponibile a partire da domani nel sito web ufficiale della Santa Sede, nelle lingue cinese (caratteri semplificati e tradizionali) e inglese. Con questa Lettera – ricorda la Sala Stampa - il Pontefice intende "offrire alcuni orientamenti in merito alla vita della Chiesa e all’opera di evangelizzazione in Cina", per aiutare i cattolici cinesi a scoprire ciò che da loro vuole il Signore e Maestro, Gesù Cristo, «la chiave, il centro e il fine di tutta la storia umana» (n. 2). L’utilità di questa Lettera è confermata dalla grande e favorevole accoglienza che è stata ad essa riservata da parte dei cattolici cinesi che hanno potuto conoscerla. Dalle informazioni, che giungono dalla Cina, risulta che la lettera ha dato origine non soltanto a incontri di studio per approfondire il contenuto ma anche a molte iniziative di carattere pastorale: sta diventando, dunque – conclude la nota della Sala Stampa vaticana - "un sicuro punto di riferimento per la soluzione dei vari problemi che la comunità cattolica si trova ad affrontare sul piano sia dottrinale sia pratico e disciplinare".

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    Convegno internazionale a Roma sulla guerra a Gaza

    ◊   “C’è un giudice per Gaza?”: questo il titolo del Convegno internazionale svoltosi ieri a Palazzo Marini, a Roma, e dedicato a capire come si possa far luce sulle violenze commesse nella Striscia di Gaza, teatro a fine 2008 dell’operazione israeliana Piombo Fuso contro i missili palestinesi lanciati da Hamas. A seguire l’incontro, organizzato dalla Fondazione Basso, c’era per noi Giada Aquilino:

    27 dicembre 2008 - 17 gennaio 2009, tra i 1.300 e i 1.500 morti. Questi i tragici numeri dell’ultima guerra nella Striscia di Gaza, resi noti da fonti palestinesi e confermati da associazioni internazionali. Al Convegno della Fondazione Basso sono stati presi in esame documenti e informazioni su presunte violazioni dei diritti umani e del diritto internazionale, presentati - in una denuncia - da organizzazioni non governative di tutto il mondo al procuratore presso la Corte penale internazionale. Su quanto avvenuto nella Striscia di Gaza, sentiamo Leila Shahid, responsabile generale della delegazione palestinese dell’Olp presso l’Unione europea:

     
    “Elle a subi une des guerres les plus criminelles...
    La striscia di Gaza è stata vittima di una delle guerre più criminose con 1.500 morti, nella stragrande maggioranza donne e bambini. Successivamente, per fortuna, c’è stato il cessate-il-fuoco imposto dalla comunità internazionale. Al vertice di Sharm el Sheikh i Paesi donatori hanno offerto 7 miliardi di dollari per Gaza. Purtroppo, però, non è arrivato nulla, perché a Gaza non fanno entrare alcun materiale, come pietre di costruzione, cemento, vetri per le finestre. C’è anche il divieto di importare medicinali per rifornire gli ospedali”.

     
    Sui motivi dell’operazione dello Stato ebraico a Gaza, ascoltiamo Meron Rapoport, giornalista della tv israeliana Channel 2:

     
    R. - Le ragioni ufficiali erano i missili kassam lanciati su Israele, su Sderot e altre città. Io credo che dietro questa operazione ci fosse anche una volontà di cambiare la situazione, a livello politico, sia a Gaza sia poi in tutta la Palestina: far cadere il governo Hamas o almeno indebolirlo.

     
    D. – Si parla di oltre 1.300 morti palestinesi: in Israele cosa si pensa di quanto successo nella Striscia di Gaza?

     
    R. – All’inizio hanno rifiutato di ammettere questi dati. Poi anche l’esercito stesso ha ammesso che più di 300 degli uccisi erano civili innocenti e forse anche altri lo erano.

     
    D. – Il premier israeliano Netanyahu nelle ultime ore ha detto: ''Gerusalemme unita è capitale di Israele. E’ sempre stata nostra e così sarà”. Si allontana l’idea di due popoli e due Stati?

     
    R. – Molto dipende anche dal presidente statunitense Obama; cambiano un po’ le regole del gioco che Israele ha conosciuto fino ad ora. Ciò probabilmente non accadrà in questi mesi ma, forse, tra un anno o due.

     
    I docenti, gli avvocati e gli esperti del diritto intervenuti all’incontro della Fondazione Basso hanno sottolineato come stia proseguendo il dibattito sulle istituzioni palestinesi, che - riguardo ai fatti di Gaza - hanno già inviato alla Corte penale internazionale una dichiarazione con cui accettano la giurisdizione della stessa Cpi sul proprio territorio. Ce ne parla la prof.ssa Flavia Lattanzi, docente di Diritto internazionale all’Università Roma Tre e giudice ad litem al Tribunale per la ex Jugoslavia:

     
    “Al procuratore presso la Corte penale internazionale sono pervenute informazioni da numerosissime organizzazioni non governative rispetto ai crimini che sarebbero stati commessi nei Territori palestinesi. Il procuratore ora sta facendo un’analisi preliminare, determinando se c’è una base ragionevole per andare avanti. Dato che la questione della ‘statualità’ o meno della Palestina è molto controversa a livello internazionale, secondo me il procuratore non dovrebbe far altro che chiedere l’autorizzazione alla Camera preliminare per aprire l’inchiesta. In quella sede, poi, la Camera preliminare si porrà il problema di sapere se questa dichiarazione è ricevibile come una dichiarazione di accettazione da parte di uno Stato o no”.

     
    Al Convegno è stata pure sottolineata l’esigenza che il mondo non dimentichi le vittime del conflitto mediorientale. Ascoltiamo il prof. Gianni Tognoni, segretario generale del Tribunale permanente dei popoli, l’organismo della Fondazione Basso che dà voce a quegli argomenti che spesso non trovano spazio nelle agende ufficiali degli Stati:

     
    “E’ importante dare una visibilità alle vittime, dicendo che ‘non erano dovute’, nel senso che ‘non dovevano esserci’. E’ qualcosa che va esplicitamente contro la regola del convivere umano”.

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    Celebrate al Verano le esequie di Irio Ottavio Fantini, l'artista della Radio Vaticana scomparso ieri all'età di 65 anni

    ◊   Si sono svolti questa mattina i funerali di Irio Ottavio Fantini, spentosi ieri a Roma all’età di 65 anni. Per un trentennio, Irio ha lavorato alla Radio Vaticana divenendo noto anche in campo internazionale per le sue grandi doti di illustratore, autore di bozzetti filatelici e per i suoi ritratti dei Papi. Le esequie sono state concelebrate questa mattina, fra gli altri, dal direttore generale dell’emittente pontificia, padre Federico Lombardi, e dal cardinale Roberto Tucci, all’interno della Cappella “Pia Unione” del Cimitero del Verano della capitale. Il servizio di Alessandro De Carolis:

    (musica)

     
    Un uomo cordiale, pieno di entusiasmo, che non sarà mai dimenticato perché le opere che ci ha lasciato continueranno a raccontare la bellezza della sua creatività. E’ il personale e commosso “tassello” che padre Federico Lombardi ha aggiunto al ricordo che in molti hanno composto di Irio Ottavio Fantini, durante la cerimonia delle esequie. Le parole di Padre Lombardi si sono aggiunte a quelle pronunciate all’omelia da padre Lech Rynkiewicz, responsabile dell’Ufficio promozione della Radio Vaticana nel quale Irio lavorava. Padre Lombardi ha ricordato anche gli istanti di emozione, alcuni anni fa, suscitati nei colleghi della Radio dalla voce di Irio, diffusa nella sala dove tutti erano radunati per l’annuale cerimonia di attribuzione delle onorificenze per meriti di servizio. Irio era uno degli insigniti di quella giornata e la sua era la voce provata di un uomo che stava lottando contro il suo male, ma anche la voce di un collega che la malattia non aveva potuto far tacere in un giorno tradizionalmente significativo per la comunità di lavoro dell’emittente. “Adesso - ha concluso padre Lombardi - non abbiano più fili e onde a collegarci, ma saremo sempre in comunicazione, come sempre ricorderemo l’esempio del suo impegno e del suo coraggio”.

     
    Questo il “ritratto” di Irio, dipinto dai suoi amici e colleghi. E il ritratto era una delle specialità nelle quali rifulgeva il suo nitido talento. Chiunque entri nella Sala Marconi della Radio Vaticana non può non rimanere ammirato nell’osservare il grande quadro sulla parete di fondo: in esso, uno dopo l’altro, si susseguono come un’onda i visi dei Papi che hanno segnato l’era radiofonica all’ombra di San Pietro, ma è soprattutto il realismo “fotografico” dei loro volti - colti e fissati ciascuno in una delle loro espressioni più tipiche - a colpire chi guarda e a evidenziare la maestria di una pennellata del tutto immune dal rischio di molta ritrattistica celebrativa: quella di dipingere “maschere” piuttosto che persone. Irio Ottavio Fantini è stato un grande maestro dei ritratti della nostra epoca, sempre “vivi” sia gigantografati su una tela, che miniaturizzati nel bozzetto di un francobollo. Dozzine e dozzine di suoi disegni sono stati trasformati in piccole opere d’arte filatelica, come ben sanno i collezionisti di mezzo mondo, che grazie al “pittore del Vaticano” - come tanti comunemente chiamavano Irio - conservano emissioni dell’Ufficio filatelico della Santa Sede, ma anche francobolli realizzati per il Principato di Monaco e altri Stati, a conferma dell’apprezzamento internazionale di cui godeva l’artista e che alcuni anni fa gli aveva ottenuto il premio forse più prestigioso del settore, il “Cavallino d’Oro” per la migliore opera originale riguardante la serie vaticana “I Papi e gli Anni Santi 1300-2000”.

     
    Del resto, le capacità di Irio Fantini - sposato con Adriana - si erano affinate nel mondo del cinema e del teatro, dove aveva lavorato come costumista e scenografo, realizzando manifesti per importanti film (ricordiamo "I ragazzi del coro" di Robert Aldrich, "Gran bollito" di Renzo Bolognini, "Caligola" di Renzo Rossellini). Talvolta scultore e molto più spesso grafico e illustratore - ricordiamo, tra gli ultimi, i 50 disegni per “Roma in valigia”, di Fabio Della Seta, esposti al Museo di Roma, alcuni dei quali poi donati allo stesso Museo - Irio aveva avuto il dono di una poliedricità che non si esauriva nell’ingegno che ogni volta guidava le sue mani su una delle piste dell’arte. Irio usava anche lo strumento della voce per comunicare, dai microfoni della Radio Vaticana, pensieri filtrati attraverso le pagine dei grandi autori che faceva rivivere al microfono. Lo ascoltiamo per qualche secondo in una registrazione tratta da “I misteri” di Charles Peguy, una pagina che parla dell’angoscia di Gesù sulla croce insieme al grido disperato dei due ladroni:

     
    “Gridò più di un dannato, la spaventosa angoscia (…) clamore che stonò come bestemmia divina. Tutto era consumato (...) Così i ladroni non gettarono che un grido che si spense nella notte. E Lui gettò il grido che risuonerà sempre, eternamente, sempre. il grido che non si spegnerà mai, in nessuna notte, in nessuna notte del tempo e dell’eternità”.
     
    Anche questo, per il Maestro di ritratti Irio Fantini, era un modo di ritrarre i valori nei quali credeva e che lo hanno sostenuto negli ultimi anni di lotta, dove bellezza e dolore si sono sfidati fino all'ultima notte. Il “pittore del Vaticano” ha smesso di dipingere ma ci ha lasciato il ritratto più bello, il suo.

     
    (musica)

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    Il commento di don Massimo Serretti al Vangelo della Domenica

    ◊   Nella Solennità dell’Ascensione la Liturgia ci propone il passo del Vangelo secondo Marco che racconta questo evento. Gesù risorto appare ai discepoli inviandoli in tutto il mondo a proclamare la Buona Novella a ogni creatura.

    “Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu elevato in cielo e sedette alla destra di Dio. Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore agiva insieme con loro e confermava la Parola con i segni che la accompagnavano”.

     
    Su questa Solennità ascoltiamo il commento del teologo, don Massimo Serretti, docente di Cristologia all'Università Lateranense:

    Grande è il Mistero della Ascensione di Gesù al Cielo! E quanto più grande è l’opera di Dio che in esso si compie, tanto più forte è la nostra implicazione in esso.

     
    Scrive San Leone Magno al riguardo: “L’intera esistenza cristiana si fonda e si eleva su un’arcana serie di azioni divine mediante le quali Dio rivela [cioè partecipa] i suoi prodigi” (Serm., 2).

     
    San Paolo considera quel che è avvenuto “in Cristo” con la Risurrezione e l’Ascensione come qualcosa di cui siamo già stati resi partecipi: “Il Padre ... ci ha trasferiti nel regno del Figlio del suo amore” (Col 1, 13). Il Padre “ci ha fatto sedere nei Cieli, in Cristo Gesù” (Ef 2, 6).

     
    “Secondo questa economia delle opere divine - scrive ancora San Leone - sono state gettate le nostre fondamenta, noi siamo stati edificati” (Serm., 74). Ed aggiunge: “E’ nobile contrassegno delle anime fedeli il credere senza esitazione le cose che non si vedono con visione corporea e ivi fissare il desiderio ove non puoi spingere lo sguardo” (ibidem).

     
    Con l’Ascensione noi veniamo ad essere “in Lui” in modo diverso ed Egli opera con noi in modo prima sconosciuto. “Egli agiva insieme con loro” (20).

     
    Due novità colme di consolazione.

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    Chiesa e Società



    Nepal. Attentato contro Chiesa cattolica: due morti

    ◊   È di due morti e decine di feriti il bilancio, ancora provvisorio, di un attentato che ha colpito la cattedrale cattolica dell’Assunzione, a Kathmandu, in Nepal. L’attacco è avvenuto alle 9 ora locale, nel sobborgo di Dhobighat a Lalitpur, una cittadina satellite nella periferia sud della capitale, dove per la preghiera del mattino erano riunite circa 150 persone. Una delle due vittime accertate è una giovane cattolica di nome Salestina. I feriti, molti dei quali in gravi condizioni, sono stati ricoverati negli ospedali della capitale; la polizia ha circondato l’area teatro dell’attentato. Secondo i primi rapporti delle forze dell’ordine, l’attacco è stato organizzato da un gruppo fondamentalista indù; gli agenti hanno rinvenuto dei volantini siglati Nepal Defence Army, in cui si chiede che il Paese venga dichiarato “uno Stato indù”. Un analogo volantino, firmato dallo stesso gruppo combattente, è stato ritrovato sul luogo dell’assassinio di padre John Prakash, sacerdote salesiano 62enne – preside dell’istituto Don Bosco – ucciso il primo luglio 2008 a Sirsiya, nella parte est del Paese. Il Nepal Defence Army – informa Asianews – è una formazione poco nota, ma negli anni ha rivendicato una serie di attività terroristiche fra cui omicidi, esplosioni e intimidazioni. È la prima volta che in Nepal viene colpita una Chiesa cattolica. Nel Paese, divenuto una Repubblica, dopo secoli di monarchia, appena due anni fa, è in corso una grave crisi politica, acuita dalle dimissioni dell’ex premier Prachanda. Questo pomeriggio, era in programma una seduta parlamentare per eleggere un nuovo primo ministro. (S.G.)

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    Camerun: migliaia di bambini vittime della malnutrizione

    ◊   Sono oltre 115 mila i bambini camerunensi al di sotto dei 5 anni che soffrono di malnutrizione acuta globale (MAG) e ogni anno ne muoiono circa 45 mila. A lanciare l’allarme, l’Unicef che, in un rapporto appena pubblicato, parla di “emergenza silenziosa”, in quanto il Camerun si presenta come una nazione relativamente stabile dell'Africa sub-sahariana, offuscata, in altre zone, dai conflitti e dalla crisi dei rifugiati. Secondo i dati, la malnutrizione cronica affligge soprattutto le regioni del nord dove il 40 per cento dei bambini - circa 350 mila – non ha cibo sufficiente. Tra le cause principali, oltre all’isolamento dell’area, la mancanza di assistenza sanitaria di base, l’insicurezza alimentare e l’accesso minimo ai servizi per la sopravvivenza dei bambini. Il rapporto delle Nazioni Unite, tuttavia, sottolinea anche gli sforzi che stanno compiendo le autorità governative per intervenire in questa situazione e loda la solidarietà del Camerun verso i rifugiati che in gran numero giungono nel Paese dalla Repubblica Africana Centrale e dal Ciad. E proprio in Camerun, ricorda la Fides, nel suo recente viaggio africano, Benedetto XVI, ha rivolto all’intero continente, quella “parola di conforto e di speranza” che “innumerevoli uomini e donne anelano udire” e ha deplorato i “conflitti locali” che in questo continente “lasciano migliaia di senzatetto e di bisognosi, di orfani e di vedove”. Tutte persone – ha detto il Papa – che “implorano a gran voce riconciliazione, giustizia e pace, e questo è proprio ciò che la Chiesa offre loro”. (S.G.)

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    Domani la consacrazione della Chiesa russo-ortodossa di Santa Caterina d'Alessandria a Roma

    ◊   Sarà consacrata domattina la Chiesa di Santa Caterina di Alessandria, costruita dal Patriarcato russo-ortodosso di Mosca a Roma, sulle pendici del monte Gianicolo, nel giardino di Villa Abamelek, residenza dell'Ambasciata russa, che si affaccia sul monte Vaticano e sulla Basilica di San Pietro. Alla cerimonia solenne parteciperanno, fra gli altri, personalità religiose e civili provenienti da Mosca (la moglie del presidente della Federazione russa, signora Medvedev e il sindaco della capitale); dalla Santa Sede (il cardinale Walter Kasper, presidente del Pontificio Consiglio per l’Unità dei Cristiani, e il cardinale Roger Etchegaray, vice decano del Collegio cardinalizio); personalità italiane, ortodosse e cattoliche. Fra cui il vescovo mons. Vincenzo Paglia, presidente della Commissione per l’Ecumenismo e il dialogo della CEI); membri del Corpo diplomatico presso la Santa Sede e la Repubblica Italiana. La cerimonia avviene nella solennità liturgica (secondo il calendario giuliano) dei Santi Cirillo e Metodio, patroni dei popoli slavi, della cultura russa, e proclamati dalla Chiesa cattolica patroni d’Europa. Un grande evento ecumenico, quindi, che avrà inizio nel pomeriggio odierno con la venerazione delle reliquie di San Cirillo, nella basilica di San Clemente, da parte della delegazione episcopale russa-ortodossa composta dagli arcivescovi Valentin, metropolita di Oremburg, Innokentij di Korsum (residente a Parigi che ha anche giurisdizione sull’Italia) e Mark, segretario delle Istituzioni del Patriarcato russo ortodosso all’estero. In serata, nella Basilica romana di Santa Maria degli Angeli e dei Martiri, darà un concerto il Coro San Daniele di Mosca, uno dei più prestigiosi complessi religiosi russi, che domani accompagnerà, nella Chiesa di Santa Caterina, la cerimonia della consacrazione e la celebrazione della Divina Liturgia. (A cura di Graziano Motta)

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    Messaggio dei vescovi spagnoli per la Giornata delle Comunicazioni sociali

    ◊   In occasione della Giornata Mondiale delle Comunicazioni sociali, la Commissione episcopale spagnola dei mezzi di comunicazione ha pubblicato un messaggio che dopo un commento alle parole di Benedetto XVI offre alcune applicazioni concrete e attuali per la realtà spagnola. "Oggi - scrivono i vescovi - i mezzi non possono non fare attenzione all’attuale situazione di crisi economica, che punisce in modo speciale i meno abbienti, e al contributo che i mezzi possono offrire in favore della creazione di una società piú giusta e solidale, mediante la promozione di una vera cultura della solidarietà. I mezzi di comunicazione devono promuovere iniziative di aiuto a quanti soffrono le conseguenze della crisi e denunciare la corruzione, l’arricchimento fraudolento, promuovendo nella società atteggiamenti di laboriosità, sobrietà e generosità coi piú poveri, così come la diffusione di opinioni e progetti tendenti all'uso corretto delle risorse, alla buona gestione, la creazione di impieghi degni e al rafforzamento dei sistemi di assistenza propri di uno Stato democratico consolidato”. Il messaggio dei vescovi spagnoli prende poi in considerazione la situazione in cui si trovano molti professionisti della comunicazione. “Dobbiamo portare all’attenzione di tutti i disoccupati e, in particolare in questa giornata, ai piú di 5.000 giornalisti, specialmente giovani, disoccupati in Spagna, per i quali chiediamo una rapida e idonea soluzione alla loro situazione. Allo stesso tempo, preghiamo anche per i comunicatori che in diversi luoghi del mondo sono morti oppure sono perseguitati o subiscono limiti alla loro libertà nell’esercizio della professione giornalistica. Infine i vescovi spagnoli chiedono che in questi tempi di forte secolarizzazione, ci sia il “dovuto spazio per i mezzi nella Chiesa e un piú ampio spazio per Dio nei mezzi della comunicazione”. (Dalla Spagna, Ignacio Arregui)

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    Oggi e domani la Svizzera festeggia la Giornata dei media

    ◊   “La buona informazione ha un prezzo…”. Questa la parola d’ordine dell’invito fatto ai sacerdoti, agli agenti pastorali e ai fedeli laici svizzeri, in occasione della Giornata nazionale dei media, che si svolge in concomitanza con la 43esima Giornata mondiale delle comunicazioni sociali. Come ogni anno – riferisce l’Agenzia Apic – la ricorrenza è accompagnata da una colletta promossa dalla Commissione per i media della Conferenza episcopale svizzera (Ces) a favore dei media cattolici nazionali. Nel messaggio preparato per l’occasione, il responsabile della Commissione, mons. Gerard Genoud, esorta i fedeli a contribuire generosamente all’iniziativa: “La Chiesa è portatrice di un messaggio e comunicare Dio è la sua missione principale. Occorre quindi sostenere questi messaggeri e tutti coloro che operano nella Chiesa nell’ambito della comunicazione”, ha affermato mons. Genoud. Nella scorsa edizione la colletta era stata affidata all’Associazione della stampa cattolica svizzera (Acsp), che ha raccolto circa 350 mila franchi svizzeri. Tra i principali destinatari dell’iniziativa figurano l’agenzia di stampa internazionale cattolica Apic/Kipa e i centri cattolici di radio e televisione (Ccrt), come il Katholischer Mediendienst di Zurigo e l’associazione Catholik di Losanna. (A.D.G.)

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    Firenze ricorda Madre Tribbioli: diede rifugio agli ebrei durante la Seconda Guerra mondiale

    ◊   “Accogliere per servire”, è il titolo del convegno che si è svolto oggi a Firenze per ricordare “un’operaia silenziosa”, madre Maria Agnese Tribbioli, fondatrice, nel 1917, della congregazione delle Pie Operaie di San Giuseppe, ordine diffuso in Italia, Brasile, India e Romania. Accogliere l’altro, il povero, l’ultimo per servire Dio, è sempre stato il suo principio ispiratore di vita consacrata. Una delle sue intuizioni più peculiari fu la valorizzazione della figura della donna all’interno della Chiesa e della società, per le sue doti di mente e di cuore da spendere nei progetti educativi a favore delle classi meno abbienti. Di grande importanza fu la sua opera a favore degli ebrei durante la Seconda Guerra mondiale, ai quali diede rifugio nella Casa generalizia dell’Istituto, salvandoli dai nazifascisti. Le religiose anziane – come riferisce Avvenire – hanno raccontato che madre Tribbioli operò silenziosamente, per non allarmare la comunità per i rischi che avrebbe creato questa azione assistenziale. Per la sua azione di difesa degli ebrei, il suo nome è stato presentato alla Commissione esaminatrice dell’Istituto Yad Vashem di Gerusalemme perché sia incluso nell’elenco dei “Giusti tra le nazioni”. L’iniziativa fiorentina in ricordo di madre Tribbioli, di cui è in corso la causa di beatificazione, si è svolta presso l’Auditorium dell’ente Cassa di risparmio di Firenze. Intervenuti, tra gli altri, l’arcivescovo di Firenze, monsignor Giuseppe Betori e monsignor Walter Brandmuller, presidente del Pontificio comitato di Scienze storiche, intervenuto a proposito del pontificato di Pio XII e del suo impegno in favore degli ebrei. (A.D.G.)

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    Finale della Clericus Cup: vincono i neocatecumenali del Redemptoris Mater

    ◊   Si è conclusa 1 a 0 la Finale della Clericus Cup, il campionato di calcio per religiosi e seminaristi di tutto il mondo organizzato dal Centro Sportivo Italiano. Palla gol per Davide Tisato, numero 17 giallo-blu, il capitano veronese della squadra neocatecumenale del Redemptoris Mater: doveva entrare nelle giovanili del Chievo, ma poi è arrivata la vocazione. Dal bordo campo, mons. Claudiano Strazzari, rettore del Redemptoris Mater non ha esitato, alla conclusione del match, a stringere tra le mani la Coppa con il Saturno. I North American Martyrs hanno dovuto assaporare una doppia sconfitta: il secondo posto in classifica e la perdita del titolo di capocannoniere della Clericus Cup 2009. Fine di un sogno per Joao Kalevski, bomber brasiliano dei North American Martyrs che, con 11 reti, sperava oggi di sorpassare il rwandese Edouard Sinayoby del Collegio San Paolo, fermo a 12 segnature. Al terzo posto il Mater Ecclesiae che ha battuto per 2 a 0 il Collegio Urbano. Al termine del match, alla presenza dei quattro rettori dei seminari finalisti si sono svolte le premiazioni che quest’anno vogliono onorare l’Anno Paolino indetto da Benedetto XVI per ricordare il bimillenario dell’Apostolo delle Genti. Premiati anche alcuni sacerdoti, allenatori e calciatori per il merito di aver incarnato le quattro virtù cardinali: il premio “prudenza” è stato consegnato al portiere del North American Martyrs, Gannon Jones; “fortezza” al centrocampista messicano del Mater Ecclesiae Rodolfo Garcia; “giustizia” all’allenatore del Collegio San Paolo Don Simone Kim; “temperanza” all’allenatore e giocatore del Collegio Urbano e vice-rettore del Pontificio Collegio Urbano, don Emile Tibongue. Sono 386 i religiosi e i seminaristi coinvolti nell’edizione 2009 della Clericus Cup, provenienti da 69 Paesi dei cinque continenti. Gli italiani sono i campioni di presenze, con 72 atleti, seguiti dai messicani con 46, dagli statunitensi con 21, seguiti infine da colombiani e brasiliani. (A.D.G.)

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    Domani la chiusura del Festival di Cannes

    ◊   Un vecchio proverbio dice: “Il buon giorno si vede dal mattino”. Inaugurando dieci giorni fa la sua 62.sima edizione con “Up” di Pete Docter, film d’animazione sui valori umani fondamentali, il Festival di Cannes aveva già scelto una strada, che era quella di un cinema di alto profilo, dotato di uno sguardo profondo sulle cose e al tempo stesso di una leggerezza narrativa che non scoraggiava lo spettatore. Alla vigilia del Palmarès, ora che i giochi sono fatti, ci sentiamo di poter affermare che quasi tutti i film si sono posti su questa strada, coinvolgendo il pubblico in un’emozione che serrava la gola e lo faceva talvolta esplodere in risate liberatorie. Il “quasi” è d’obbligo perché in questi due ultimi giorni, sono state proiettate almeno due pellicole da dimenticare:“Visage” di Tsai Ming-liang e, soprattutto, “Enter the Void” di Gaspar Noé. Se il cineasta orientale, in questo suo primo film totalmente europeo, si perde in un estetismo estenuante attraverso la rappresentazione del mito di Salomé, francamente insopportabile e provocatorio, al limite dello spregio si rivela Noé, che in due ore e mezzo di immagini noiose e volgari segue la tragica esperienza di due fratelli a Tokyo. Fortunatamente per la conclusione del suo concorso, il Festival di Cannes ha riservato anche delle sorprese, capaci di parlare dell’oggi con sincerità e coraggio: “A l’origine” di Xavier Giannoli e “The Time That Remains” di Elia Suleiman. Il protagonista del film di Giannoli è un ex-carcerato isolato dal mondo e abbandonato da tutti. Il suo ritorno alla vita civile è segnato dallo scacco e da un rinnovato ricorso al crimine: non trovando lavoro, usa la sua intelligenza per truffare il prossimo. Fino a che la sua vicenda privata si incrocia con quella degli esseri che la crisi economica ha lasciato senza lavoro e senza dignità. Allora prende forma un disegno di salvezza, che non passa per l’egoismo individuale ma attraverso la solidarietà e lo sforzo di tutti. Tratto da una storia vera, messo in scena efficacemente, altrettanto efficacemente interpretato, il film supera la sua forma «tradizionale» grazie a un afflato edificante e alla voglia militante di essere esemplare. Più discreto e personale, “The Time That Remains” è forse il lavoro più toccante di questo festival. Nato dall’esperienza personale di Suleiman, il film ripercorre con grazia distante la storia della sua famiglia e, allo stesso tempo, quella del suo Paese, in un procedere segnato dall’umorismo stralunato e da improvvisi, strazianti, momenti di tenerezza. Si apre a Nazareth negli anni che vedono la sconfitta e la diaspora dei palestinesi, e prosegue nel corso del tempo seguendo la dissoluzione di una cultura, di una lingua, di un modo di vivere, fino a giungere alla situazione di oggi, quando i suoi genitori sono scomparsi, la resistenza si perde nella globalizzazione e il protagonista rimane ostinatamente muto. Maschera da Buster Keaton, Suleiman non accusa, constata. E fa partecipare lo spettatore all’assurdità del mondo, ma anche alle piccole grandi cose della vita. Questa sera i primi verdetti, quello della Giuria Ecumenica e dei vari premi collaterali. Domani il Palmarès ufficiale. Chiunque vinca, ormai siamo arrivati alla fine. Ed è stato uno dei migliori festival degli ultimi anni. (A cura di Luciano Barisone)

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    24 Ore nel Mondo



    Mogadiscio: guerra aperta tra truppe governative e ribelli islamici. Migliaia di civili in fuga

    ◊   In Somalia, si sono ormai trasformati in una battaglia in campo aperto i combattimenti per il controllo della capitale Mogadisco tra le truppe governative e i ribelli islamici. Dall’inizio degli scontri si contano oltre 200 morti e 500 feriti, mentre continua la fuga dei civili dalla città. Sale intanto la preoccupazione nella comunità internazionale. Ieri, l’Unione Africana ha chiesto l’intervento dell’Onu. Marco Guerra:

    In queste ore, a Mogadiscio, è ripreso il massiccio esodo di civili a seguito del violento contrattacco lanciato ieri dalle truppe governative somale contro quelle dei ribelli islamici, che da 10 giorni controllano buona parte della capitale. Quasi 40 mila persone hanno lasciato la città e la fuga prosegue nel timore che il governo continui anche oggi l'offensiva. Quella di ieri è stata una delle giornate più sanguinose dalla ripresa dei combattimenti, lo scorso 7 maggio. Il bilancio delle ultime 24 ore parla di almeno 45 morti - in gran parte civili - e 200 feriti. Al momento nella capitale non si segnalano scontri, ma secondo fonti locali stanno arrivando sul posto ulteriori rinforzi alle trappe filo governative, mentre il ministro della Difesa ha annunciato che le operazioni andranno avanti fino a che i ribelli non saranno stati sconfitti. Dal canto loro, le milizie islamiche possono contare invece sull’appoggio di oltre 1000 combattenti stranieri che hanno aderito al richiamo della Jihad. Tutto lascia quindi prevedere un’escalation delle violenze. E sono molti i timori dell’Unione Africana per i contraccolpi nello scacchiere continentale. Ieri, il Consiglio di sicurezza dell'organizzazione ha chiesto alle Nazioni Unite di adottare "misure immediate" per aiutare il governo somalo, nonché sanzioni contro l'Eritrea accusata di sostenere gli insorti integralisti.

     
    Sri Lanka
    Le Nazioni Unite guardano con preoccupazione al dopo guerra nello Sri Lanka. Il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, si trova nel Paese a pochi giorni dalla resa dei ribelli indipendentisti Tamil, a conclusione di 26 sanguinosi anni di scontri armati che hanno provocato almeno 80 mila vittime. Ban Ki-moon visiterà i campi profughi nel nordest del Paese, dove hanno trovato rifugio oltre 300 mila sfollati. Successivamente si sposterà al centro dell’isola per l’incontro con il presidente cingalese, Mahinda Rajapaksa. Intanto, secondo fonti militari, il cadavere del leader dell'Esercito di liberazione delle Tigri Tamil (Ltte), Velupillai Prabhakaran, è stato cremato e le sue ceneri sono state gettate nell'Oceano Indiano.

    Myanmar
    È entrato nel vivo, in Myanmar, il processo della giunta militare contro Aung San Suu Kyi, Premio Nobel per la pace e leader dell’opposizione birmana, accusata di aver violato gli arresti domiciliari. Ieri, il giudice del tribunale della prigione di Insein ha accettato la richiesta di incriminazione per l’attivista per i diritti umani che, se giudicata colpevole, rischia fino a cinque anni di carcere. Dal canto suo, Aung San Suu Kyi si è dichiarata innocente perché non ha commesso alcun reato. Intanto, proseguono gli appelli della diplopia internazionale in favore della liberazione di tutti i detenuti politici nell’ex Birmania, compresa quindi anche Aung San Suu Kyi, fra i quali si segnalano quelli dei 27 Paesi dell’Unione Europea del Consiglio di sicurezza della Nazioni Unite.

    Pakistan
    L'esercito pakistano ha annunciato di essere entrato a Mingora, la maggiore città della valle di Swat dove è in corso l’offensiva finale contro i ribelli talebani. Secondo il comandante delle truppe impegnate nell’operazione, la sconfitta definitiva delle milizie integraliste è imminente. Le violenze però proseguono anche nel resto del Paese. A Peshawar, nel nord del Pakistan, ieri sera è stata fatta esplodere un’autobomba che ha causato 10 morti e 75 feriti, molti dei quali versano in condizioni gravissime.

    Afghanistan
    Non si fermano le violenze in Afghanistan. Un soldato britannico della forza internazionale della Nato è stato ucciso nel corso di un attacco nel sud del Paese. La morte del soldato britannico porta a 107 il numero di militari stranieri uccisi in Afghanitan dall'inizio dell'anno.

    Guantanamo: gli Usa chiedono all'Italia di accogliere due tunisini
    Gli Stati Uniti hanno chiesto all’Italia di prendere in consegna due uomini tunisini, attualmente reclusi nel carcere di Guantanamo, nella punta sud est dell’Isola di Cuba. I due detenuti sono stati destinatari, nel giugno del 2007, di un'ordinanza di custodia cautelare in carcere da parte della magistratura milanese. Erano accusati di fornire supporto logistico a una “cellula” eversiva per la predicazione e il combattimento, che avrebbe reclutato persone destinate a morire come martiri nei Paesi in guerra. “L’Italia esaminerà caso per caso sulla base delle regole comuni europee le richieste degli Stati Uniti per l'accoglimento dei prigionieri del carcere di Guantanamo”, ha detto il ministro degli Esteri, Franco Frattini, che venerdì prossimo incontrerà a Roma il capo del Dipartimento di Giustizia statunitense per chiedere chiarimenti in merito.

    Nuova influenza: l’Oms rivede criteri di allerta
    L’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) rivede i criteri di allarme relativi alla diffusione della nuova influenza H1N1. Non sarà più la diffusione geografica del virus l'unico criterio per decidere il passaggio alla massima fase di allerta pandemica, la fase sei, ma anche altri indicatori, come la gravità della malattia causata dal virus, saranno presi in considerazione. La decisione segue l’appello dei ministri della salute di Regno Unito, Giappone ed altri Paesi, che avevano chiesto al direttore generale dell'Oms maggiore flessibilità nei criteri previsti per dichiarare una pandemia, al fine di evitare inutili allarmismi per un virus “che non sembra essere tanto aggressivo”. Secondo i dati dell’OMS, i casi di nuova influenza sono saliti a 11.172 in 46 Paesi, per un totale di 86 decessi. Messico e Stati Uniti restano i Paesi più colpiti dalla nuova influenza.

    Italia: anniversario strage di Capaci
    Il 23 maggio di 17 anni fa un attentato mafioso nei pressi di Capaci, a pochi chilometri da Palermo, uccideva il giudice Falcone sua moglie e tre agenti della scorta. Le celebrazioni del 17.mo anniversario della strage si sono tenute stamani presso l’aula Bunker del carcere palermitano dell’Ucciardone. Alla manifestazione, che si è svolta alla presenza di centinaia di studenti di tutta Italia, giunti in Sicilia con la "Nave della legalità", hanno partecipato il capo dello Stato, Giorgio Napolitano, il ministro degli Interni, Roberto Maroni, e il ministro della Giustizia, Angelino Alfano. Il capo dello Stato ha invitato i giovani a guardare al sacrificio dei giudici Falcone e Borsellino come grande esempio morale nella lotta alla criminalità organizzata.

    Suicida l’ex presidente sudcoreano Roh Moo-hyun
    Si è spento questa mattina l’ex presidente della Corea del Sud, Roh Moo-hyun, che si è tolto la vita, lanciandosi dallo sperone di una roccia, nel corso di un’escursione in montagna, vicino casa sua, a pochi chilometri da Pusan. Le forze di polizia locali, inizialmente impegnate a fare chiarezza sull'episodio, hanno scoperto una nota che ha fugato ogni dubbio sull’episodio. Il suo mandato presidenziale si era concluso all'inizio del 2008. Di recente, Moo-hyun è stato coinvolto in uno scandalo di corruzione. (Panoramica internazionale cura di Marco Guerra)
     
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIII no. 143

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