Logo 50 Radiogiornale Radio Vaticana
Redazione +390669883674 | +390669883998 | e-mail: sicsegre@vatiradio.va

Sommario del 12/05/2009

Il Papa e la Santa Sede

  • Il Papa sulla Spianata delle Moschee e al Muro del Pianto: ragione, libertà e carità liberano l'uomo da odio e vendetta
  • La preghiera del Papa nel Cenacolo: sostenere le comunità cattoliche in Terra Santa
  • Memoriale dell'Olocausto. Benedetto XVI: la Shoah non sia mai negata, sminuita o dimenticata
  • L'incontro con Shimon Peres. Il Papa: una sicurezza durevole è questione di fiducia alimentata nella giustizia
  • Cristiani, ebrei e musulmani siano uniti nel testimoniare al mondo che Dio esiste: così il Papa al Centro Notre Dame
  • Il commento di padre Lombardi sul pellegrinaggio del Papa a Gerusalemme
  • Domani il Papa a Betlemme
  • Il Papa concede il dono delle Indulgenze per l'Anno Sacerdotale
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Bari: arrestati due membri di Al Qaeda: progettavano attentato a Parigi
  • Chiesa e Società

  • Il Papa alle Pom: il segreto dell'evangelizzazione è l'anelito alla santità
  • Sri Lanka. Bombardato ospedale: decine di morti
  • Una bomba all’origine dell’incendio davanti ad una chiesa copta egiziana
  • Spagna: pillola del giorno dopo in vendita anche a minorenni e senza ricetta
  • Vescovi Usa: leggi sull’immigrazione rispettino lo straniero
  • Pubblicate in Venezuela le “Istruzioni per la celebrazione del Sacramento del matrimonio”
  • A Firenze celebrazioni per l’arrivo dei primi Francescani
  • Polonia: riconoscimento al cardinale Dziwisz per il film su Giovanni Paolo II
  • Laurea honoris causa per Kiko Arguello e il prof. Pierpaolo Donati
  • Iniziativa dell’associazione Rondine per i giovani e la pace
  • Inaugurata la mostra “Michelangelo a Napoli. Il Cristo Ritrovato”
  • 24 Ore nel Mondo

  • L'Onu al governo italiano: riammetta i migranti respinti in Libia
  • Il Papa e la Santa Sede



    Il Papa sulla Spianata delle Moschee e al Muro del Pianto: ragione, libertà e carità liberano l'uomo da odio e vendetta

    ◊   Giornata intensa e fitta d’impegni quella odierna. La quinta giornata del pellegrinaggio in Terra Santa ha portato il Papa in tre luoghi simbolo delle tre grandi religioni monoteistiche: la Spianata delle Moschee, il Muro del Pianto, il Cenacolo. Parlando al Gran Muftì, Benedetto XVI ha sottolineato che ragione, libertà e carità liberano l’uomo dall’odio e dalla vendetta. Al Muro del Pianto poi il Papa ha elevato la sua accorata preghiera di pace. Ai Gran Rabbini d’Israele ha ricordato che ebrei e cristiani sono chiamati a difendere insieme la vita, la famiglia e la libertà religiosa. Ma diamo la linea al nostro inviato Roberto Piermarini:

    Nell’incanto di minareti, sinagoghe e campanili, in una splendida giornata di sole che solo Gerusalemme sa offrire nelle giornate importanti, Benedetto XVI è entrato oggi nel cuore della vecchia Città Santa, un viaggio nei ‘santuari’ per eccellenza delle altre due religioni monosteiste: la Spianata delle Moschee, il più grande centro islamico dopo La Mecca e Medina e il Muro del Pianto, cuore della vita ebraica ed ultimo bastione del vecchio tempio di Gerusalemme. Nell’incantevole cornice della Cupola della Roccia, Benedetto XVI come è nella tradizione islamica, si è tolto le scarpe per entrare nel Mausoleo sovrastato dalla grande cupola dorata. Rivolgendosi al Gran Muftì - che ha parlato al Papa sulle violazioni e sulle limitazioni di Israele contro il popolo palestinese ed i luoghi santi - il Papa ha detto che la Cupola della Roccia fa riflettere sul mistero della creazione e sulla fede di Abramo ed è qui che le vie delle tre grandi religioni si incontrano:

     
    “In a world sadly torn by divisions...”
    “In un mondo tristemente lacerato da divisioni - ha affermato - questo luogo serve da stimolo e costituisce inoltre una sfida per uomini e donne di buona volontà ad impegnarsi per superare incomprensioni e conflitti del passato ed a porsi sulla via di un dialogo sincero finalizzato alla costruzione di un mondo di giustizia e di pace per le generazioni che verranno”.
     
    Benedetto XVI ha ricordato che la fedeltà all’unico Dio ci porta a riconoscere che gli esseri umani sono legati l’uno all’altro, perchè tutti traggono la loro propria esistenza da una sola fonte e sono indirizzati verso una meta comune. “Marcati con l’indelebile immagine del divino – ha detto il Papa – essi sono chiamati a giocare un ruolo attivo nell’appianare le divisioni e nel promuovere la solidarietà umana. Questo pone una grave responsabilità ma i cristiani affermano che i doni divini della reagione e della libertà stanno alla base di questa responsabilità. La ragione apre la mente per comprendere la natura condivisa ed il destino comune della famiglia umana mentre la libertà spinge il cuore ad accettare l’altro ed a servirlo nella carità. “Questa è la ragione – ha sottolineato il Papa – perchè operiamo per salvaguardare i cuori umani dall’odio, dalla rabbia o dalla vendetta”. Dalla Spianata delle Moschee Benedetto XVI si è quindi spostato al Muro dei Pianto – che contiene pietre del tempio di Erode - dove lo attendeva il Rabbino Capo. Insieme hanno letto un salmo in ebraico e in latino: un’invocazione di pace per Gerusalemme. Benedetto XVI si è quindi raccolto in preghiera davanti al Muro ed ha lasciato un messaggio tra le fessure delle grandi pietre levigate. Ecco il testo:

     
    Dio di tutti i tempi,
    nella mia visita a Gerusalemme, la “Città della Pace”,
    dimora spirituale per ebrei, cristiani e musulmani,
    porto davanti a Te le gioie, le speranze e le aspirazioni,
    le angosce, le sofferenze e le pene di tutto il Tuo popolo sparso nel mondo.
    Dio di Abramo, Isacco e Giacobbe,
    ascolta il grido degli afflitti, degli impauriti, dei disperati,
    manda la Tua pace su questa Terra Santa, sul Medio Oriente,
    sull’intera famiglia umana;
    risveglia il cuore di tutti coloro che chiamano il Tuo nome
    affinché vogliano camminare umilmente sul cammino della giustizia e della pietà.
    “Buono è il Signore con chi spera in lui,
    con l`anima che lo cerca”. (Lam 3, 25)

     
    (Canto – Centro Shlomo)

     
    Nel vicino Centro “Hechal Shlomo” sede del Gran Rabbinato d’Israele, Benedetto XVI ha espresso la soddisfazione per i frutti del dialogo ed ha incoraggiato una più convinta cooperazione fra le due comunità nel condannare odio e persecuzione in tutto il mondo:

     
    “Jews and Christians alike concerned...”
    “Ebrei e Cristiani – ha detto auspicando un dialogo sempre più intenso - sono ugualmente interessati ad assicurare rispetto per la sacralità della vita umana, la centralità della famiglia, una valida educazione dei giovani, la libertà di religione e di coscienza per una società sana”.

    inizio pagina

    La preghiera del Papa nel Cenacolo: sostenere le comunità cattoliche in Terra Santa

    ◊   La presenza dei cristiani nei luoghi in cui visse Gesù è “vitale” e va sostenuta e consolidata perché sia promotrice di pace. L’appello di Benedetto XVI è risuonato questa mattina fra le mura del Cenacolo, nel quale il Papa ha recitato il Regina Coeli assieme agli ordinari di Terra Santa. Poco dopo, nella Concattedrale latina di Gerusalemme, la nuova preghiera di Benedetto XVI per la fine del conflitto e delle sofferenze che patisce il Medio Oriente. Il servizio di Alessandro De Carolis:

    (Canto Veni Creator)

    “Fare tutto quello che è in vostro potere”. E’ la frase-chiave di un discorso che considera la realtà dei cristiani di Terra Santa di oggi dal luogo in cui quelli di venti secoli fa, sparuti e impauriti, prendevano coscienza della loro missione. Tra le mura in stile gotico e sotto le arcate e le volte a crociera che danno volto alla Sala superiore del Cenacolo, Benedetto XVI ha affrontato come pastore supremo della Chiesa la questione delle comunità cattoliche della Terra Santa. Comunità, ha detto con riconoscenza, che “nella loro fede e devozione, sono come delle candele accese che illuminano i luoghi santi cristiani”. Tuttavia, al Papa sono ben noti i bisogni concreti e le difficoltà ambientali che costellano la quotidianità della Chiesa locale. E dunque, ha affermato il Pontefice:

     
    “Dear brother bishops, count on my support…
    Cari fratelli vescovi, contate sul mio appoggio ed incoraggiamento nel fare tutto quello che è in vostro potere per aiutare i nostri fratelli e sorelle Cristiani a rimanere e ad affermarsi qui nella terra dei loro antenati ed essere messaggeri e promotori di pace (...) Da parte mia, rinnovo il mio appello ai nostri fratelli e sorelle di tutto il mondo a sostenere e ricordare nelle loro preghiere le comunità cristiane della Terra Santa e del Medio Oriente.”
     
    Assistenza spirituale, valori e principi, ma anche istruzione, preparazione professionale, iniziative sociali ed economiche. Tutto questo la Chiesa di Terra Santa mette in campo per migliorare la condizione dei cristiani del posto. Ma Benedetto XVI guarda più in alto. “Nella misura in cui il dono dell’amore è accettato e cresce nella Chiesa - ha detto - la presenza cristiana nella Terra Santa e nelle regioni vicine sarà viva. Questa presenza è di importanza vitale per il bene della società nel suo insieme”:

     
    “The different christian Churches found here…
    Le diverse Chiese cristiane che qui si trovano rappresentano un patrimonio spirituale ricco e vario e sono un segno delle molteplici forme di interazione tra il Vangelo e le diverse culture. Esse ci ricordano anche che la missione della Chiesa è di predicare l'amore universale di Dio e di riunire da lontano e da vicino tutti quelli che sono chiamati da Lui, in modo che, con le loro tradizioni ed i loro talenti, formino l’unica famiglia di Dio".

     
    “Un nuovo impulso spirituale verso la comunione nella diversità nella Chiesa Cattolica ed una nuova consapevolezza ecumenica hanno segnato il nostro tempo - ha riconosciuto il Papa - specialmente a partire dal Concilio Vaticano II”. Un impulso proprio del luogo che vide irradiare gli Apostoli della forza e della luce dello Spirito Santo. E “questo amore trasformante, che è grazia e verità”, ha ribadito il Papa:

     
    “Prompt us, as individuals and communities…
    Ci sollecita, come individui e come comunità, a superare la tentazione di ripiegarci su noi stessi nell'egoismo o nell’indolenza, nell’isolamento, nel pregiudizio o nella paura, e a donarci generosamente al Signore ed agli altri. Ci porta come comunità cristiane ad essere fedeli alla nostra missione con franchezza e coraggio”.
     
    (Canto Regina Coeli)

     
    Dal Cenacolo alla Concattedrale latina di Gerusalemme, edificata nel 1847 e dedicata al Santissimo Nome di Gesù. Affetto e calore hanno accolto Benedetto XVI, al quale ha rivolto un indirizzo di saluto il Patriarca, mons. Fouad Twal, sottolineando, fra l’altro che:
     
    “I sacerdoti, seminaristi, religiosi, religiose e laici che Lei vede davanti a sé hanno passato lunghi anni- talvolta tutta la loro vita- a pregare e a servire in Terra Santa. Essi rappresentato un tesoro inestimabile, dediti e implicati come sono nella vita della nostra famiglia cristiana di Terra Santa”.

     
    Il Papa ha nuovamente ringraziato tutti i presenti per la loro testimonianza di fede e in particolare le religiose contemplative - alcune delle quali presenti nella Concattedrale - per le preghiere a sostegno del suo ministero. Ed ha concluso:

     
    “In the words of the Psalmist, I ask you also…
    Con le parole del Salmista chiedo anch’io a voi di ‘pregare per la pace di Gerusalemme’, di pregare continuamente per la fine del conflitto che ha arrecato così grandi sofferenze ai popoli di questa regione. Ed ora vi imparto la mia Benedizione."
     
    (Canto)

    inizio pagina

    Memoriale dell'Olocausto. Benedetto XVI: la Shoah non sia mai negata, sminuita o dimenticata

    ◊   Un evento di grande intensità, la visita del Papa ieri pomeriggio allo Yad Vashem, il Memoriale dell'Olocausto. Benedetto XVI si è soffermato in silenzio nella Sala della Rimembranza per commemorare i sei milioni di ebrei uccisi nella Shoah: una “orrenda tragedia” – ha detto – che non deve essere mai negata, o sminuita o dimenticata. Il servizio del nostro inviato a Gerusalemme Roberto Piermarini:

    (Canto – “Yad Vashem”)

     
    La visita di Benedetto XVI in Israele, è culminata ieri pomeriggio con l’attesa visita al Mausoleo della Shoah, lo Yad Vashem. Una cerimonia molto attesa dalla stampa israeliana e caratterizzata da un silenzio carico di emozione nella Sala della Rimembranza. Benedetto XVI, visibilmente commosso, ha alimentato la fiamma perenne che ricorda lo sterminio degli ebrei che si erge sulle scritte dei 21 campi di concentramento e ha deposto una corona di fiori bianchi e gialli sull’urna contenente le ceneri degli ebrei cremati ad Auschwitz. Quindi è stata letta una preghiera nella quale sono stati ricordati anche i “Giusti delle Nazioni” che hanno messo a repentaglio la loro vita per salvare quella degli Ebrei, tra cui molti cattolici e religiosi. Il Papa ha avuto poi un breve e toccante incontro con sei sopravvissuti all’Olocausto, prima di pronunciare il suo discorso:

     
    “I am deeply grateful to God and to you for the opportunity...”
    “Sono profondamente grato a Dio ed a voi per l’opportunità che mi è stata data di sostare qui in silenzio: un silenzio per ricordare, un silenzio per sperare”.
     
    Un silenzio nel quale “echeggia ancora nei nostri cuori il grido dei sei milioni di ebrei uccisi nell’orrenda tragedia della Shoah. E’ un grido che si leva contro ogni atto di ingiustizia e di violenza. E’ una perenne condanna contro lo spargimento di sangue innocente”:

     
    “May the names of these victims never perish!”
    “Possano i nomi di queste vittime non perire mai! Possano le loro sofferenze non essere mai negate, sminuite, dimenticate” ha detto Benedetto XVI.
     
    Coloro che persero la vita nella Shoah, “non perderanno mai i loro nomi” ha detto il Papa. “Questi nomi sono stabilmente incisi nei cuori dei loro cari, dei loro compagni di prigionia e di quanti sono decisi a non permettere mai più che un simile orrore possa disonorare ancora l’umanità. I loro nomi, in particolare, sono incisi in modo indelebile nella memoria di Dio Onnipotente”. Quindi l’appello a “vigilare per sradicare dal cuore dell’uomo qualsiasi cosa capace di portare a tragedie simili a questa”. Benedetto XVI ha infine rivolto l’invito alla Chiesa che si schiera accanto a quanti oggi sono soggetti a persecuzioni per causa della razza, del colore, della condizione di vita o della religione “a pregare e ad operare senza stancarsi per assicurare che l’odio non regni mai più nel cuore degli uomini”.

     
    Nel suo discorso Benedetto XVI ha detto che i milioni di ebrei uccisi nella tragedia della Shoah “persero la propria vita, ma non perderanno mai i loro nomi, perché essi sono incisi in modo indelebile nella memoria di Dio Onnipotente”. Adriana Masotti ha sentito in proposito Riccardo Pacifici, presidente della comunità ebraica romana.

    R. – E’ l'esatta contrapposizione di quello che avvenne ad Auschwitz, a Birkenau e in ogni campo di sterminio: ad ogni prigioniero veniva tolto il proprio nome e veniva messo un numero, veniva annullata l’identità della persona, dell'uomo, della donna, dei bambini, per poi arrivare – come sappiamo – alle camere a gas. E' soprattutto un monito per il presente e per il futuro a chiunque voglia mettere in discussione l’esistenza della Shoah, delle camere a gas o che le voglia minimizzare. Credo che questo vada anche incontro alle vicende degli ultimi mesi che già, comunque, erano state ampiamente superate con interventi molto chiari da parte del Pontefice.

     
    D. – La sottolineatura quindi dell’importanza della memoria nell'intervento del Papa, ma anche l’impegno della Chiesa cattolica a pregare e ad operare per assicurare che l’odio non regni mai più nel cuore degli uomini …

     
    R. – Io credo sia importante anche perché gli ebrei non ricordano per piangere o per presentare un conto all’umanità; gli ebrei stanno ricordando, soprattutto i sopravvissuti lo stanno facendo, per costruire insieme un futuro migliore. Ci sono crimini, ci sono genocidi che accadono davanti alla nostra comune indifferenza, ed io credo che l’impegno delle fedi – le tre grandi fedi monoteiste, quella ebraica, quella musulmana e quella cristiana – possano, debbano fare qualcosa insieme per superare le ingiustizie e per riportare garanzia e libertà in tutto il mondo.

     
    D. – Il Papa, nel suo discorso, verso la fine, dice: il grido delle vittime "echeggia ancora nei nostri cuori. E’ un grido che si leva contro ogni atto di ingiustizia e di violenza”, e poi conclude: “Sono grato a Dio per l'opportunità che mi è stata data di sostare qui in silenzio: un silenzio per ricordare, un silenzio per sperare” …

     
    R. – Io credo che il silenzio, molto spesso, sia molto più importante di tante parole. Colgo l’occasione per ricordare una donna, recentemente scomparsa, Marisa Di Porto, una sopravvissuta ai campi di sterminio, che è rimasta in silenzio tutta una vita. Quel silenzio, per quello che ha patito a Birkenau, lo ha condiviso con il marito, anch’egli sopravvissuto ai campi di sterminio, un silenzio che è stato molto più eloquente di tante parole, di tante testimonianze.
     

    inizio pagina

    L'incontro con Shimon Peres. Il Papa: una sicurezza durevole è questione di fiducia alimentata nella giustizia

    ◊   Praticare la giustizia per garantire la pace e la sicurezza: con parole accorate Benedetto XVI ha rinnovato i suoi auspici per il Medio Oriente e per tutta l’umanità, incontrando ieri pomeriggio a Gerusalemme il presidente israeliano Shimon Perez, che lo ha accolto nel Palazzo presidenziale, attorniato dai suoi familiari e da circa 300 ospiti, personalità politiche e religiose, raccolte nel giardino della residenza, dove è stato piantato un albero di olivo. Il servizio di Roberta Gisotti.

     
    “Ogni giorno prego affinché la pace che nasce dalla giustizia ritorni in Terra Santa e nell’intera regione, portando sicurezza e rinnovata speranza per tutti”, ha confidato il Papa.

     
    "I hear the cry of those who live in this land for justice, for peace...
    “Odo il grido - ha detto - di quanti vivono in questo Paese che invocano giustizia, pace, rispetto per la loro dignità” ed anche, una “sicurezza stabile, una vita quotidiana libera dalla paura di minacce esterne e di insensata violenza”. Ma “la pace è prima di tutto un dono divino”, ha premesso Benedetto XVI, invitando i leader religiosi a ricercare la pace a partire dalla “ricerca appassionata e concorde di Dio”, “presente e conoscibile anche quando sembra nascosto alla nostra vita”. Poi il monito ad “essere coscienti che qualsiasi divisione o tensione”, “introversione” o “sospetto” fra credenti o comunità “può facilmente condurre ad una contraddizione” che oscura l’unicità di Dio e tradisce l’unità dei sui figli.

     
    Gerusalemme “crocevia di popoli di diversa origine, è una città – ha sottolineato il Papa - che permette ad Ebrei, Cristiani e Musulmani sia di assumersi il dovere che di godere del privilegio di dare insieme testimonianza della pacifica coesistenza a lungo desiderata dagli adoratori dell’unico Dio”. Da qui l’impegno che ne deriva a guidare le rispettive comunità ad “essere fedeli a ciò che veramente sono come credenti, sempre consapevoli dell’infinita bontà di Dio, dell’inviolabile dignità di ogni essere umano e dell’unità dell’intera famiglia umana”.

     
    “Security, integrity, justice and peace...
    “Sicurezza, integrità, giustizia e pace: nel disegno di Dio sono inseparabili”, ha spiegato Benedetto XVI.

     
    "There is only one way...
    E, “c’è solamente una via per proteggere e promuovere tali valori: esercitarli!|viverli!” Del resto ha annotato il Papa “Il vero interesse di una nazione viene sempre servito mediante il perseguimento della giustizia per tutti”.

     
    Cordialità, stima e grande rispetto ha espresso il presidente israeliano, Premio Nobel per la pace nel ’94, rivolto a Benedetto XVI, “promotore di pace e grande leader spirituale”, sottolineando “i vincoli di riconciliazione e comprensione che si stanno ora intessendo tra la Santa Sede e gli Ebrei”, rassicurando che “la porta è aperta per rapporti simili con il mondo musulmano”.

     
    "All of us, Jews, Christians, Muslims, all people of faith...
    “Tutti noi Ebrei, Cristiani, Musulmani, tutti popoli di fede, - ha detto Shimon Peres - riconosciamo che oggi la sfida non è nella separazione fra religione Stato ma la separazione senza compromessi della religione dalla violenza”.

     
    Nel corso della visita il presidente Peres ha presentato al Papa i genitori ed il nonno del soldato israeliano Shalit, rapito nel 2006, tutt’ora nella mani di Hamas. Benedetto XVI ha manifestato la sua partecipazione alla sofferenza di chi, in ogni modo, soffra per le conseguenze dei conflitti.

     
    Da annotare infine lo scambio di doni. Benedetto XVI ha donato al presidente israeliano un quadro musivo della Menorah, eseguito dallo Studio del mosaico vaticano, ricambiato da Peres con una Bibbia grande quanto un granello di sabbia, realizzata attraverso nanontecnologie, leggibile con un microscopio elettronico.

    inizio pagina

    Cristiani, ebrei e musulmani siano uniti nel testimoniare al mondo che Dio esiste: così il Papa al Centro Notre Dame

    ◊   Le differenze tra le religioni siano un’opportunità per vivere insieme in profondo rispetto: è quanto sottolineato da Benedetto XVI, ieri pomeriggio al Centro “Notre Dame” di Gerusalemme, dove si è tenuto un incontro con le organizzazioni per il dialogo interreligioso. All’evento hanno preso parte esponenti rappresentativi delle diverse religioni in Terra Santa. Dopo l'incontro, il Papa ha benedetto la prima pietra del nuovo Istituto "Notre Dame" di Magdala. Il servizio di Alessandro Gisotti:

    Cristiani, ebrei e musulmani rispettino tutto ciò che li differenzia promuovendo tutto ciò che li unisce e testimoniando la presenza di Dio nella vita degli uomini: è il vibrante appello lanciato da Benedetto XVI nell’incontro interreligioso al Centro Notre Dame di Gerusalemme:

     
    “Some would have us believe that our differences…”
    “Qualcuno – ha osservato il Papa - vorrebbe che noi crediamo che le nostre differenze sono necessariamente causa di divisione e pertanto al più da tollerarsi”. Alcuni, ha detto ancora, “addirittura sostengono che le nostre voci devono semplicemente essere ridotte al silenzio”. Ma noi, ha avvertito, “sappiamo che le nostre differenze non devono mai essere mal rappresentate come un’inevitabile sorgente di frizione o di tensione sia tra noi stessi sia, più in largo, nella società. Al contrario, esse offrono una splendida opportunità per persone di diverse religioni di vivere insieme in profondo rispetto, stima e apprezzamento, incoraggiandosi reciprocamente nelle vie di Dio”. Si è così soffermato sul rapporto tra fede religiosa e verità:

     
    The one who believes is the one who seeks truth…
    “Colui che crede – ha evidenziato - è colui che cerca la verità e vive in base ad essa” ed ha soggiunto: “Benché il mezzo attraverso il quale noi comprendiamo la scoperta e la comunicazione della verità differisca in parte da religione a religione, non dobbiamo essere scoraggiati nei nostri sforzi di rendere testimonianza al potere della verità”.

    “Together we can proclaim that God exists…”
    “Insieme – è stata la sua esortazione - possiamo proclamare che Dio esiste e che può essere conosciuto, che la terra è sua creazione, che noi siamo sue creature, e che egli chiama ogni uomo e donna ad uno stile di vita che rispetti il suo disegno per il mondo”. Se crediamo di “avere un criterio di giudizio e di discernimento che è divino nella sua origine e destinato a tutta l’umanità”, ha aggiunto, “allora non possiamo stancarci di portare tale conoscenza ad influire sulla vita civile”. Benedetto XVI ha messo l’accento sulla verità che “deve essere offerta a tutti”. Una verità, ha spiegato, che “getta luce sulla fondazione della moralità e dell’etica, e permea la ragione”:

     
    “Far from threatening the tolerance of differences…”
    “Lungi dal minacciare la tolleranza delle differenze o della pluralità culturale – ha ribadito - la verità rende il consenso possibile e mantiene ragionevole, onesto e verificabile il pubblico dibattito e apre la strada alla pace”. E proprio l’obbedienza alla verità, ha detto, “di fatto, allarga il nostro concetto di ragione e il suo ambito di applicazione e rende possibile il dialogo genuino delle culture e delle religioni di cui c’è oggi particolarmente bisogno”. Né ha mancato di offrire una riflessione sulla relazione tra fede e cultura:

     
    “Dear friends, we see the possibility of a unity…”
    “Cari amici – ha detto – noi vediamo la possibilità di una unità che non dipende dall’uniformità”. E ha aggiunto: “Mentre molti sono pronti a indicare le differenze tra le religioni”, noi “siamo posti di fronte alla sfida di proclamare con chiarezza” ciò che abbiamo in comune. Anche oggi, in un tempo di globalizzazione, ha detto ancora, i credenti sono chiamati a creare oasi di pace in cui si possa nuovamente udire la voce di Dio e la sua verità possa “essere scoperta all’interno dell’universalità della ragione”.

     
    L’incontro al Centro “Notre Dame” ha vissuto uno spiacevole fuori programma con un discorso dello sceicco Tayssir Attamimi, che ha usato parole molto dure nei confronti di Israele. “Tale intervento – si legge in una nota del direttore della Sala stampa vaticana, padre Federico Lombardi – non era previsto dagli organizzatori dell’incontro”. In un evento “dedicato al dialogo – viene sottolineato – tale intervento è stato una negazione del dialogo”. Padre Lombardi auspica “che questo incidente non comprometta la missione del Papa diretta a promuovere la pace e il dialogo tra le religioni, come egli ha chiaramente affermato in molti discorsi di questo viaggio. Ci si augura anche – conclude la nota - che il dialogo interreligioso nella Terra Santa non venga compromesso da questo incidente”.

    inizio pagina

    Il commento di padre Lombardi sul pellegrinaggio del Papa a Gerusalemme

    ◊   Sugli eventi del Papa a Gerusalemme ascoltiamo il commento del direttore della Sala Stampa vaticana, padre Federico Lombardi, al microfono di Roberto Piermarini:

    D. - Padre Lombardi, come ha vissuto il Papa la visita allo Yad Vashem?

     
    R. - Naturalmente è uno dei momenti culminanti di questi giorni perché è un Memoriale di una tragedia immensa e sappiamo che posto ha questa tragedia nella storia del popolo di Israele ed anche nella coscienza dell’umanità di oggi. Quindi, il Papa l’ha vissuto in un modo estremamente compreso, estremamente profondo, con la più chiara e viva intenzione di dimostrare la sua partecipazione alla grande tragedia passata di questo popolo, ed anche alla sua sensibilità di ricordare quello che è avvenuto, per evitare che si possa ripetere qualche cosa di simile in futuro, evitarlo assolutamente in ogni modo.

     
    D. - La stampa israeliana parla di “discorso tiepido” del Papa allo Yad Vashem...

     
    R. - Ovviamente io non sono d’accordo cioè è un discorso detto con la consueta finezza e delicatezza del Papa che non usa toni reboanti o teatrali ma che toccava un tema profondissimo che è quello della memoria e del nome; il nome, come sappiamo, da un punto di vista biblico, dice l’identità delle persone. Quindi, ricordare tutte queste persone che sono nel cuore di Dio e che sono nell’eternità, che devono rimanere anche nella nostra memoria proprio anche come monito per il futuro. Il Papa ha avuto dei momenti intensissimi nel discorso quando ricordava l’esperienza dei genitori che pensano quale nome dare al loro bambino. Quindi era un discorso di profondissima sensibilità ed emozione, però espresso con toni sempre misurati e moderati come il Papa fa. Questo è il suo stile che però, chi lo conosce, apprezza moltissimo.

     
    D. - In che clima si è svolta la visita alla Spianata delle Moschee?

     
    R. – Un clima piuttosto sereno. Questa immensa spianata fa molto impressione, la Cupola della Roccia è un edificio splendido e il Papa è stato accolto all’ingresso di questa moschea; si è tolto le scarpe come è abituale in questi luoghi musulmani di culto, è entrato e, accompagnato dal Gran Muftì e da un altro dignitario e da alcuni loro collaboratori, gli è stata data un’ampia spiegazione della moschea e del suo significato anche spirituale, per tutti i musulmani del mondo. Purtroppo ci sono lavori in corso quindi, in realtà, si vedevano dei grandi tendaggi, la famosa Roccia custodita sotto la Cupola non l’abbiamo potuta vedere.

     
    D. - Superato l’incidente dello sceicco che ha arringato contro Israele nell’incontro interreligioso?

     
    R. – Per noi, sì, bisogna vedere se anche la stampa o gli altri, lo considereranno un incidente di percorso o continueranno a girarci attorno. Certamente è stato un incidente spiacevole che ha turbato il clima dell’incontro di ieri sera e noi, come dicevo, speriamo che non turbi, in seguito, i rapporti interreligiosi nella Terra Santa che sono difficili. Gli incontri di questi giorni fanno capire come effettivamente fare un cammino di comprensione mutua fra le diverse religioni, qui, costruire veramente la pace, è molto difficile. Il Papa dà un esempio di pazienza, di ascolto, di invito fiducioso ad atteggiamenti dello spirito che possano costruire la via alla pace. Speriamo che venga ascoltato.

    inizio pagina

    Domani il Papa a Betlemme

    ◊   Oggi pomeriggio il Papa presiederà la Messa nella Valle di Giosafat: domani il trasferimento nei Territori Autonomi Palestinesi. Benedetto XVI giungerà in mattinata a Betlemme dove incontrerà il presidente dell’Autorità Palestinese Mahmoud Abbas. Subito dopo celebrerà la Messa nella Piazza della Mangiatoia. Nel pomeriggio il Pontefice visiterà la Grotta della Natività e, a seguire, il Caritas Baby Hospital di Betlemme e il campo profughi di Aida. In serata il rientro a Gerusalemme. Sul significato di questa visita ascoltiamo padre Jerzy Kraj, guardiano di Betlemme, al microfono di Roberto Piermarini:

    R. – Per noi e per la popolazione di Betlemme è un segno della storia di 20 secoli della cristianità, come presenza di una comunità viva. Abbiamo una Basilica che ricorda l’inizio della vita terrena di Gesù, ma accanto a questa Basilica, da sempre, c’è una comunità viva. E allora noi siamo qui per testimoniare l’amore di Dio per tutti gli uomini, compresi quelli che vengono come pellegrini in Terra Santa.

     
    D. – Padre Jerzy, che cosa chiede il pellegrino che viene a Betlemme?

     
    R. – Il pellegrino che viene tocca soprattutto i luoghi santi, come sorgenti della fede. Qui si tocca l’inizio della vita di Dio in mezzo a noi. Allora, il pellegrino arriva qui, per toccare con mano quella viva presenza di Dio. Io credo che adorando nella grotta della Natività, il luogo storico che ricorda l’inizio della presenza di Gesù in mezzo a noi, si celebra l’amore di Dio, che si è rivelato in mezzo a noi.

     
    D. – All’interno della Basilica, qual è il rapporto con le altre confessioni cristiane?

     
    R. – Abbiamo tre comunità qui: i francescani come rappresentanti della Chiesa cattolica, i greco-ortodossi e gli armeni. I rapporti sono relativamente buoni. Ci sono alle volte delle tensioni, ma nell’insieme bisogna riconoscere che c’è una buona collaborazione, perchè nel cuore di tutti c’è forse un amore troppo geloso di questo luogo e in questo amore geloso a volte c’è una specie di rivalità, ma rivalità, credo, guidata soprattutto dall’autenticità del luogo santo.

     
    D. – E' rimasto ancora qualcosa dell’assedio che c’è stato qui in questa Basilica per molti giorni? E’ rimasto qualche segno o è tutto cancellato ormai?

     
    R. – Ci sono segni sul muro esterno della Basilica di qualche pallottola volante, che ha lasciato schegge sulla pietra antica. Il resto è stato soprattutto cancellato dalla memoria positiva, memoria di una testimonianza di custodire il luogo e offrirlo a tutti i pellegrini e anche ai cristiani locali.

     
    D. – Gesù Cristo si è incarnato a Betlemme per portare al mondo la pace, ma è veramente difficile la pace in questa terra così travagliata?

     
    R. – La pace è soprattutto un impegno morale. E’ difficile perchè l’uomo ancora non ha colto la pace di Dio, di Gesù, che porta ad un rinnovamento del cuore. Finché noi cercheremo di costruire la pace sugli accordi politici, non arriverà mai un’autentica pace, collaborazione, riconciliazione dei popoli qui in Terra Santa, tra i palestinesi e gli israeliani. Occorre un rinnovamento interiore. I cristiani sono segno di questo ponte, di questa visione positiva, di fermento dall’interno per costruire una pace non basata sulle dichiarazioni, ma soprattutto sull’amore che Cristo ci ha portato.

     
    D. – E lei personalmente che cosa si aspetta da questa visita del Papa?

     
    R. – Un segno positivo per noi custodi dei luoghi santi. I francescani quest’anno ricordano i 700 anni dei documenti delle autorità musulmane per poter custodire questo luogo. Ci ricordiamo le storie non facili, gli anni difficili. Ricordo con tanta gioia la visita del Santo Padre Giovanni Paolo II nel 2000. La stessa attesa, la stessa gioia in questa visita di Benedetto XVI, come segno del terzo Papa dopo Paolo VI e Giovanni Paolo II, che viene qui a confermare la comunità cristiana e a seminare segni di pace e anche di riconciliazione tra la popolazione locale.

    inizio pagina

    Il Papa concede il dono delle Indulgenze per l'Anno Sacerdotale

    ◊   Benedetto XVI concede l’Indulgenza plenaria o parziale in occasione dell’Anno Sacerdotale da lui indetto per il 150.mo anniversario della morte del Santo Curato d’Ars, Giovanni Maria Vianney, “luminoso modello di Pastore, pienamente dedito al servizio del popolo di Dio”. L’Anno Sacerdotale avrà inizio il 19 giugno prossimo e si concluderà il 19 giugno 2010. Il Decreto della Penitenzieria Apostolica, reso noto oggi, specifica le modalità per ottenere le Indulgenze. Ecco il testo del Decreto a firma del Penitenziere Maggiore, il cardinale James Francis Stafford e del Reggente, mons. Gianfranco Girotti:
     
    È imminente il giorno in cui si commemoreranno i 150 anni dal pio transito in cielo di San Giovanni Maria Vianney, Curato d’Ars, che quaggiù in terra è stato un mirabile modello di vero Pastore al servizio del gregge di Cristo. Poichè il suo esempio è adatto per incitare i fedeli, e principalmente i sacerdoti, ad imitare le sue virtù, il Sommo Pontefice Benedetto XVI ha stabilito che, per questa occasione, dal 19 giugno 2009 al 19 giugno 2010 sia celebrato in tutta la Chiesa uno speciale Anno Sacerdotale, durante il quale i sacerdoti si rafforzino sempre più nella fedeltà a Cristo con pie meditazioni, sacri esercizi ed altre opportune opere. Questo sacro periodo avrà inizio con la solennità del Sacratissimo Cuore di Gesù, giornata di santificazione sacerdotale, quando il Sommo Pontefice celebrerà i Vespri al cospetto delle sacre reliquie di San Giovanni Maria Vianney, portate a Roma dall’Ecc.mo Vescovo di Belley-Ars. Sempre il Beatissimo Padre concluderà l’Anno Sacerdotale in piazza S. Pietro, alla presenza di sacerdoti provenienti da tutto il mondo, che rinnoveranno la fedeltà a Cristo e il vincolo di fraternità.

     
    I sacerdoti si impegnino, con preghiere e buone opere, per ottenere dal Sommo ed Eterno Sacerdote Cristo la grazia di risplendere con la Fede, la Speranza, la Carità e le altre virtù, e mostrino con la condotta di vita, ma anche con l’aspetto esteriore, di essere pienamente dediti al bene spirituale del popolo; ciò che sopra ogni altra cosa la Chiesa ha sempre tenuto a cuore. Per conseguire al meglio il fine desiderato, gioverà molto il dono delle Sacre Indulgenze, che la Penitenzieria Apostolica, con il presente Decreto emesso in conformità al volere dell’Augusto Pontefice, benignamente elargisce durante l’Anno Sacerdotale:

     
    A.- Ai sacerdoti veramente pentiti, che in qualsiasi giorno devotamente reciteranno almeno le Lodi mattutine o i Vespri davanti al SS.mo Sacramento, esposto alla pubblica adorazione o riposto nel tabernacolo, e, sull’esempio di San Giovanni Maria Vianney, si offriranno con animo pronto e generoso alla celebrazione dei sacramenti, soprattutto della Confessione, viene impartita misericordiosamente in Dio l’Indulgenza plenaria, che potranno anche applicare ai confratelli defunti a modo di suffragio, se, in conformità alle disposizioni vigenti, si accosteranno alla confessione sacramentale e al Convivio eucaristico, e se pregheranno secondo le intenzioni del Sommo Pontefice. Ai sacerdoti viene inoltre concessa l’Indulgenza parziale, anche applicabile ai confratelli defunti, ogni qual volta reciteranno devotamente preghiere debitamente approvate per condurre una vita santa e per adempiere santamente agli uffici a loro affidati.

     
    B.- A tutti i fedeli veramente pentiti che, in chiesa o in oratorio, assisteranno devotamente al divino Sacrificio della Messa e offriranno, per i sacerdoti della Chiesa, preghiere a Gesù Cristo, Sommo ed Eterno Sacerdote, e qualsiasi opera buona compiuta in quel giorno, affinchè li santifichi e li plasmi secondo il Suo Cuore, è concessa l’Indulgenza plenaria, purchè abbiano espiato i propri peccati con la penitenza sacramentale ed innalzato preghiere secondo l’intenzione del Sommo Pontefice: nei giorni in cui si apre e si chiude l’Anno Sacerdotale, nel giorno del 150° anniversario del pio transito di San Giovanni Maria Vianney, nel primo giovedì del mese o in qualche altro giorno stabilito dagli Ordinari dei luoghi per l’utilità dei fedeli.

     
    Sarà molto opportuno che, nelle chiese cattedrali e parrocchiali, siano gli stessi sacerdoti preposti alla cura pastorale a dirigere pubblicamente questi esercizi di pietà, celebrare la Santa Messa e confessare i fedeli.

     
    Agli anziani, ai malati, e a tutti quelli che per legittimi motivi non possano uscire di casa, con l’animo distaccato da qualsiasi peccato e con l’intenzione di adempiere, non appena possibile, le tre solite condizioni, nella propria casa o là dove l’impedimento li trattiene, verrà ugualmente elargita l’Indulgenza plenaria se, nei giorni sopra determinati, reciteranno preghiere per la santificazione dei sacerdoti, e offriranno con fiducia a Dio per mezzo di Maria, Regina degli Apostoli, le malattie e i disagi della loro vita.

     
    È concessa, infine, l’Indulgenza parziale a tutti i fedeli ogni qual volta reciteranno devotamente cinque Padre Nostro, Ave Maria e Gloria, o altra preghiera appositamente approvata, in onore del Sacratissimo Cuore di Gesù, per ottenere che i sacerdoti si conservino in purezza e santità di vita. Il presente Decreto è valido per tutta la durata dell’Anno Sacerdotale. Nonostante qualsiasi disposizione contraria.

    inizio pagina

    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   In prima pagina, un editoriale del direttore sul viaggio del Papa in Terra Santa

    Obama e il mondo islamico: nell’informazione internazionale, un articolo di Luca M. Possati dal titolo “Speranza e realismo nella lotta contro il terrore”

    Francesco Citterich sull’ultima fase delle legislative in India

    Un linguaggio comune per parlare di dignità: in cultura, l’intervento di Lucetta Scaraffia in occasione della presentazione, a Roma, del documento “Donne, dignità e libertà”. Il testo raccoglie il lavoro di donne impegnate in varie realtà della vita sociale ed ecclesiale

    Il grido di Abele che sale dalla terra: Anna Foa sulla visita di Benedetto XVI al Memoriale di Yad Vashem

    Un articolo di Fabrizio Bisconti dal titolo “Una miriade di ricordi lastrica la via che porta e Efeso: i luoghi di Maria in Terra Santa”

    Dietro la palma una finestra sul cinema: Luca Pellegrini sull’apertura del festival di Cannes

    Una frazione di secondo che coglie la vita di sorpresa: Gaetano Vallini recensisce la mostra, a Roma, che raccoglie le immagini del 52 World Press Photo.

    inizio pagina

    Oggi in Primo Piano



    Bari: arrestati due membri di Al Qaeda: progettavano attentato a Parigi

    ◊   Poteva contare su una cinquantina di affiliati la cellula terroristica di Al Qaeda alla quale appartengono - secondo la magistratura barese - l'imam Bassam Ayachi e Raphael Gendron - arrestati oggi per associazione finalizzata al terrorismo internazionale. E' quanto emerge dalle indagini dei pm della procura di Bari titolari dell'inchiesta. I due, già in carcere da novembre per una vicenda di immigrazione clandestina, stavano organizzando un attentato contro l’aeroporto di Parigi. L’ombra terrorismo, dunque, si allunga nuovamente sull’Europa. Salvatore Sabatino ne ha parlato con Maurizio Calvi, presidente del Centro Alti Studi per la lotta al terrorismo.

    R. – Il rischio del terrorismo internazionale continua ad essere un elemento permanente, sia dal punto di vista della costituzione della rete di Al Qaeda, che rimane ancora un elemento forte e, dall’altra, di un proselitismo sempre più vasto e diffuso, che ovviamente crea allarme soprattutto in Europa. Il problema è che il terrorismo internazionale e la rete di Al Qaeda si sono rafforzati notevolmente e gli arresti, il reclutamento di questi due imam francesi, dimostrano chiaramente che Al Qaeda ha un punto di forza e può realizzare attentati devastanti nel cuore dell’Europa.

     
    D. – L’instabilità internazionale, pensiamo al Medio Oriente, all’Iraq, all’Afghanistan, al Pakistan, allo Sri Lanka, quanto influisce sulla tenuta di Al Qaeda?

     
    R. – Più è forte il rischio di contrapposizioni politiche nell’area calda del Medio Oriente oppure nelle aree calde del Pakistan, dell’Afghanistan, e di più sono gli elementi di forza di Al Qaeda. In quelle realtà ovviamente è presente una rete fortissima che si espande ovviamente verso l’Europa. Quindi, continua ad essere forte Al Qaeda, soprattutto nelle aree dove l’instabilità politica è ancora permanente e dove il rischio, soprattutto in Pakistan, di un’avanzata della rete di Al Qaeda, costituisce un rischio non solo per quelle realtà, ma costituisce un rischio per tutto l’Occidente.

     
    D. – L’Europa dopo gli attacchi di Londra e Madrid, può dirsi oggi più sicura, almeno sul fronte della prevenzione del terrorismo?

     
    R. – Il problema è che mentre si realizza questa forte presenza del radicalismo islamico in Europa, più forte è la prevenzione, nel senso che la prevenzione costituisce un elemento di forza dei Paesi dell’Europa. Quindi, gli arresti confermano che senza la prevenzione è difficile contrastare questa rete di Al Qaeda, soprattutto il radicalismo e il rischio di attentati devastanti nel cuore dell’Europa.

    inizio pagina

    Chiesa e Società



    Il Papa alle Pom: il segreto dell'evangelizzazione è l'anelito alla santità

    ◊   E’ iniziata ieri l’Assemblea generale del Consiglio Superiore delle Pontificie Opere Missionarie (Pom) presso il Centro Congressi Salesianum a Roma. Il cardinale Ivan Dias, prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, ha aperto l’Assemblea dando il benvenuto ai direttori nazionali ed invitandoli a riflettere sul carisma e sullo spirito delle Pom. Quindi ha letto il Messaggio che Benedetto XVI, in pellegrinaggio in Terra Santa, ha indirizzato ai direttori nazionali. Il Papa ricorda che il segreto dell’evangelizzazione è un anelito alla santità, alla contemplazione del volto di Cristo e al desiderio di donarlo alle moltitudini. Volto presente nei piccoli, nei poveri e negli emarginati. Un’attenzione particolare, ribadisce il Santo Padre, deve essere riservata alla formazione dei sacerdoti, dei religiosi e delle religiose. Anche il cardinale Dias, facendo eco alle parole del Papa, ha sottolineato la necessità di una formazione più profonda, attenta e premurosa. Il segretario aggiunto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli e presidente delle Pontificie Opere Missionarie, mons. Piergiuseppe Vacchelli, ha ringraziato tutti per il prezioso lavoro svolto a servizio dell’evangelizzazione e dell’annuncio del Regno di Dio. Ha quindi ribadito - rende noto l’agenzia Fides - che le Pom sono al servizio del Vangelo di Gesù: un servizio che arricchisce ciascuno perché apre il cuore a tutto il mondo. (A.L.)

    inizio pagina

    Sri Lanka. Bombardato ospedale: decine di morti

    ◊   In Sri Lanka le forze governative hanno lanciato nel nord del Paese una nuova operazione contro i ribelli tamil. Il bilancio è pesantissimo: secondo fonti dei guerriglieri, almeno 45 persone sono morte in seguito al bombardamento di un ospedale. Le vittime sono nella maggior parte pazienti e passanti. L’attacco è avvenuto dopo recenti bombardamenti che hanno provocato centinaia di morti tra i civili ancora intrappolati nella striscia di terra, ritenuta l’ultima roccaforte dei ribelli separatisti. Il governo di Colombo ha sempre respinto finora le accuse di aver colpito la popolazione civile, attribuendo la responsabilità degli attacchi ai ribelli. Sempre nel nord del Paese, è stato ucciso oggi un volontario australiano della Caritas, impegnato nel Paese nel sostegno alla popolazione civile bloccata all'interno della cosiddetta “zona di sicurezza”, teatro di continui scontri. Il presidente australiano, Jack de Groot, ha subito sottolineato la "grande tristezza" con la quale la Caritas ha appreso la notizia del decesso. Le Nazioni Unite affermano che tra la fine di gennaio e la metà aprile 2009 sono stati uccisi 6.500 civili, mentre altri 14 mila sono rimasti feriti. In quattro mesi, sempre secondo l’Onu, sono quasi 200 mila le persone fuggite dalla zona dei combattimenti. (A.L.)

    inizio pagina

    Una bomba all’origine dell’incendio davanti ad una chiesa copta egiziana

    ◊   E’ stata una bomba rudimentale a innescare, in Egitto, l’incendio dell’auto davanti alla chiesa copta nel quartiere del Cairo di Zeitun. E’ quanto rende noto, con un comunicato, il Ministero dell’interno egiziano, precisando che “una carica esplosiva di fabbricazione locale è stata collocata sotto un’auto parcheggiata davanti alla chiesa di Santa Maria”. L’ordigno è esploso senza provocare né vittime né danni. “Una seconda carica - si legge nel testo - è stata trovata vicino al muro della chiesa ed è stata disinnescata dagli artificieri”. Nessuna indicazione viene data sugli ambienti nei quali si svolgono le ricerche per individuare i responsabili dell’episodio. (A.L.)

    inizio pagina

    Spagna: pillola del giorno dopo in vendita anche a minorenni e senza ricetta

    ◊   Il governo spagnolo ha deciso di autorizzare la vendita in farmacia della “pillola del giorno dopo” anche a minorenni e senza obbligo della ricetta. Lo ha annunciato il ministro della Sanità, Trinidad Jimenez, precisando che la norma entrerà vigore tra tre mesi. Prima della Spagna - ha detto Jimenez - già Danimarca, Francia, Belgio, Gran Bretagna, Lussemburgo e Stati Uniti hanno autorizzato la vendita della pillola del giorno dopo, rendendola disponibile alle minorenni senza ricetta. Secondo dati diffusi dal Ministero della sanità, nel 2007 sono state almeno 112 mila le interruzioni volontarie di gravidanza in Spagna. Complessivamente, sono state oltre seimila le minorenni che, sempre nel 2007, hanno deciso di far ricorso all’aborto: tra loro, più di 500 avevano meno di 15 anni. All’annuncio è subito seguita la reazione dello schieramento anti-aborto. L’associazione "Derecho a Vivir" ha detto che “istituisce l’aborto libero con un fatto compiuto”. Si tratta di una “aberrazione medica e umanitaria” che consente alle ragazzine di abortire “senza che i genitori siano informati”. Il dott. José Zamarriego, presidente del Comitato di bioetica della Società spagnola di ginecologia, ha sottolineato infine che la vendita senza ricetta della pillola del giorno dopo “è un’imprudenza grave”, perché apre le porte al fatto che i medici non siano oramai necessari per prescrivere le medicine” e, tra l’altro, “la pillola va sempre data dietro prescrizione medica per via dei rischi che comporta”.

    inizio pagina

    Vescovi Usa: leggi sull’immigrazione rispettino lo straniero

    ◊   Per commemorare il primo anniversario della operazione anti-immigrati a Postville, in Iowa, che cade oggi, mons. John Wester, vescovo di Salt Lake City e presidente del Comitato dei vescovi per i temi migratori, ha diffuso un comunicato in cui viene ricordato il costo umanitario di tali azioni. Il presule, riferisce l'agenzia Fides, ha anche rivolto un nuovo appello a favore della riforma delle leggi migratorie nel Paese. “Da quando si verificò questo evento – ha affermato mons. Wester - altre retate ancora più grandi si sono registrate, ma il precedente di Postville e la risposta compassionevole di questa piccola comunità dell'Iowa e delle comunità di fede che ne derivò, sottolineano il costo umanitario delle retate di immigrati nei centri di lavoro e la necessità di una riforma delle leggi migratorie nel nostro Paese”. Di fronte a questa situazione, in unione con tutti i vescovi cattolici della regione, nel comunicato mons. Wester prende atto che il governo ha il diritto e la responsabilità di far rispettare le leggi, ma allo stesso tempo si è detto consapevole che “le retate nei luoghi di lavoro non risolvono la sfida dell'immigrazione clandestina”. Al contrario “portano alla separazione delle famiglie statunitensi e alla distruzione delle comunità di immigrati”. Non a caso la retata in Iowa “lasciò come risultato la separazione familiare, una grande sofferenza, la negazione del diritto ad un processo legale e la divisione della comunità”. “La nostra risposta, religiosa e sociale, davanti a tale lesione della dignità data da Dio, è basata sulle Scritture – ha aggiunto il presidente del comitato dei vescovi per i temi migratori - le quali chiamano i credenti a dare il benvenuto a chi è appena arrivato in mezzo a noi, a trattare lo straniero con rispetto e carità, ed a concedere assistenza umanitaria e pastorale alle persone e alle loro famiglie”. Al contrario, l’azione dello scorso anno a Postville – ricorda l’agenzia Fides - rappresenta un fatto che turba e che deve portare a prendere coscienza “della necessità di porre rimedio alle carenti politiche migratorie del Paese”. (A.L.)

    inizio pagina

    Pubblicate in Venezuela le “Istruzioni per la celebrazione del Sacramento del matrimonio”

    ◊   Il cardinale Jorge Urosa Savino, arcivescovo di Caracas, ha pubblicato le “Istruzioni per la celebrazione del Sacramento del matrimonio”, che hanno valore di legge ecclesiastica in tutta l’arcidiocesi di Caracas, allo scopo di ricordare le esigenze canoniche che regolano la preparazione e la celebrazione delle nozze, e per evitare alcuni abusi ed errori, come si legge nella Lettera pastorale intitolata “Il Matrimonio, Sacramento dell’Amore e della Famiglia”. La Lettera - che sarà letta durante tutte le Sante Messe nell’arcidiocesi il prossimo fine settimana - ricorda alcuni principi fondamentali sul Sacramento del matrimonio contenute nel Codice di Diritto Canonico e nel Catechismo della Chiesa Cattolica. Da ciò scaturisce “la necessità che i fidanzati vi si preparino adeguatamente, con grande serietà e spirito cristiano”. Il cardinale ricorda, in tal senso, che “il fidanzamento deve essere un periodo per approfondire la conoscenza mutua, di rinnovamento religioso e spirituale, di rinvigorimento della fede e della vita cristiana. Al tempo stesso, è importante “assicurare la liceità e la validità del matrimonio”. Inoltre, aggiunge il cardinale, “la celebrazione del Sacramento deve essere un atto molto ben realizzato, di carattere profondamente religioso, con l’attenzione necessaria ed evitando eccessi”. Proprio per raggiungere questi obiettivi, sono state pubblicate le “Istruzioni” che “stabiliscono un procedimento giuridico-pastorale comune" e che sollecitano "la necessaria, degna, autentica, sobria e fruttuosa preparazione e celebrazione del Sacramento del matrimonio”. Il documento - rende noto l’agenzia Fides - riporta i punti più importanti e pratici della legislazione canonica in materia e puntualizza alcuni aspetti della celebrazione, come il luogo e le circostanze della stessa. La Lettera pastorale del cardinale Urosa Savino si conclude con un appello speciale ai fidanzati, affinché “accolgano di buon grado le indicazioni e le norme del decreto” e si preparino accuratamente per celebrare questo Sacramento, “perché si tratta di un passo trascendente e definitivo nella loro vita: la consacrazione mutua dei loro cuori e la fondazione di una nuova famiglia, per sempre”. (A.L.)

    inizio pagina

    A Firenze celebrazioni per l’arrivo dei primi Francescani

    ◊   I Francescani provenienti da tutta la Toscana e migliaia di giovani si riuniranno a Firenze, da giovedì a domenica prossimi, per ricordare l’arrivo dei primi seguaci di San Francesco nel capoluogo toscano 800 anni fa. Giovedì, alle ore 17, nel Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio è prevista una tavola rotonda: mons. Rino Fisichella, presidente della Pontificia Accademia per la Vita, interverrà sull’attualità del messaggio francescano. Il giorno successivo, ci sarà nella Basilica di Santa Croce la solenne cerimonia per accogliere il testo della Regola francescana. Dopo la riflessione spirituale da parte del predicatore pontificio, padre Raniero Cantalamessa, ci sarà il rinnovo della professione religiosa da parte della Famiglia francescana nelle mani dell’arcivescovo di Firenze, mons. Giuseppe Betori. Domenica, sempre nella Basilica di Santa Croce, si terrà infine la solenne concelebrazione eucaristica presieduta dall’arcivescovo Gianfranco Gardin. L’Ordine francescano, che celebra quest’anno gli 800 anni dall’approvazione “della forma di vita”, conta nel mondo circa 400 mila religiosi e religiose e continua ad esercitare un grande fascino. San Francesco arrivò a Firenze nel 1209 e il gruppo dei suoi seguaci ebbe una prima sede dalle parti di Porta San Gallo. Un affresco trecentesco raffigura l’Arrivo dei frati Minori a Firenze e ricorda che vennero scambiati per mendicanti, ma rifiutarono l’elemosina dichiarando di essere poveri per scelta. Nel 1228, due anni dopo la morte di Francesco, viene citata per la prima volta una chiesa di Santa Croce: una cappella costruita sulla riva nord dell’Arno, in una zona esterna alle mura, invasa spesso dalle piene del fiume. Il piccolo edificio fu sostituito intorno alla metà del secolo da un secondo, ma ben presto i Francescani pensarono di erigere un grande fabbricato da contrapporre a quello di Santa Maria Novella, che i Domenicani stavano edificando dalla parte opposta della città, e nel 1294 (o ’95) si dette avvio alla costruzione della chiesa attuale. (A.L.)

    inizio pagina

    Polonia: riconoscimento al cardinale Dziwisz per il film su Giovanni Paolo II

    ◊   Il cardinale arcivescovo di Cracovia, Stanislaw Dziwisz, ha ricevuto il più alto riconoscimento televisivo polacco, il premio “Superwiktor”. La televisione pubblica polacca gli ha conferito il premio ieri sera dopo l’alto share di spettatori – 11,5 milioni di telespettatori – per il film “Swiadectwo” (Testimonianza), nel quale Dziwisz racconta dei suoi 39 anni al fianco di Karol Wojtyla. L’arcivescovo di Cracovia ha detto di accettare volentieri il premio, un riconoscimento che, secondo il porporato, andrebbe però dato a Giovanni Paolo II. Lo stesso premio era stato assegnato in passato all’ex presidente della Repubblica e Premio Nobel per la Pace Lech Walesa, e al pilota di formula 1 Robert Kubica. Il premio è stato istituito nel 1985. (G.F.)

    inizio pagina

    Laurea honoris causa per Kiko Arguello e il prof. Pierpaolo Donati

    ◊   Sono due le lauree honoris causae che il Pontificio Istituto Giovanni Paolo II per Studi su Matrimonio e Famiglia consegnerà domani. I dottori scelti sono Pierpaolo Donati, docente di sociologia dei processi culturali e comunicativi all’Università di Bologna, e Kiko Argüello, iniziatore del Cammino Neocatecumenale. La cerimonia avrà luogo – riferisce l’agenzia Zenit - nel giorno della Madonna di Fatima, che coincide con il 28.mo anniversario della fondazione dell'Istituto. In una nota si legge che il riconoscimento “intende annoverare gli insigniti quali riferimenti autorevoli per il proprio insegnamento e il proprio lavoro di ricerca”. Nel caso di Kiko Argüello, l'Istituto sottolinea come sia “molto forte l’impegno del Cammino sul versante della famiglia, sia con l’esperienza della 'celebrazione domestica', che con l’invio di famiglie in missione”. Si è anche valorizzata “la promozione, insieme ad altri soggetti ecclesiali, di grandi iniziative a sostegno della famiglia”, soprattutto il Family Day in Italia e la Festa della Santa Famiglia a Madrid nel 2007. Proprio la missione della famiglia nella Chiesa sarà al centro della sua lezione dottorale; il prof. Donati invece parlerà de “La famiglia e il bene comune della società”. Donati è considerato uno dei massimi esperti al mondo di sociologia della famiglia, che con il suo lavoro ha contribuito – si legge nella nota dell’Istituto - all'edificazione di “una sociologia umanistica che prendesse le distanze da tutte le forme di riduzionismo scientifico e di relativismo culturale”, particolarmente critica verso gli approcci marxisti e funzionalisti. (B.C.)

    inizio pagina

    Iniziativa dell’associazione Rondine per i giovani e la pace

    ◊   Si chiama “Piazze di Maggio – Irrompere nel futuro” la manifestazione promossa dall’associazione Rondine Cittadella della Pace e dalla fondazione Rondine per riflettere sul futuro delle giovani generazioni e sul loro impegno per un mondo di pace. Per una settimana, dal 13 al 19 maggio, ad Arezzo, Rondine (Ar) e Firenze, sul tema si terranno incontri, eventi e dibattiti. Tra gli appuntamenti in calendario anche la prima Conferenza dei popoli del Caucaso “Ventidipacesucaucaso”. “Un evento senza precedenti – spiegano gli organizzatori - che prende vita dallo Studentato internazionale di Rondine Cittadella della Pace, originale laboratorio di convivenza e dialogo che dal 1997 vede convivere e studiare assieme giovani provenienti da Paesi in conflitto o in difficoltà del Caucaso, del Medio Oriente, dei Balcani, dell’Africa nel piccolo borgo medievale di Rondine in provincia di Arezzo”. Due i concerti in programma: Davide Riondino e Stefano Bollani si esibiranno venerdì 15 maggio per una raccolta fondi, mentre l’artista israeliana di origine yemenita Noa, la cantante arabo-israeliana di origine palestinese Mira Awad e il musicista Nicola Piovani saliranno sul palco lunedì 18 maggio al Santuario della Verna di Arezzo, nell’ambito del Concerto internazionale per la Pace “Musica per unire”. (C.D.L.)

    inizio pagina

    Inaugurata la mostra “Michelangelo a Napoli. Il Cristo Ritrovato”

    ◊   “L’arrivo del crocifisso di Michelangelo a Napoli costituisce un momento per qualificare sempre di più una cultura che in questa città ha una dimensione estremamente importante. Il patrimonio culturale di Napoli va rivalutato e perfezionato e queste occasioni possono imprimere un movimento di accelerazione per mettere sempre meglio in luce la cultura del nostro popolo”. E’ quanto ha affermato ieri l’arcivescovo della città partenopea, il cardinale Crescenzio Sepe, in occasione dell’inaugurazione della mostra “Michelangelo a Napoli. Il Cristo Ritrovato”. Il porporato, dopo aver sottolineato che Napoli è “terreno fertilissimo per la cultura”, ha auspicato una sempre più proficua collaborazione con il Ministero per i beni e le attività culturali. Il Crocifisso, in esposizione al museo diocesano fino al prossimo 12 luglio, è arrivato a Napoli grazie alla collaborazione tra istituzioni locali e nazionali, tra Ministero per i beni e le attività culturali, Regione Campania, la Curia partenopea e il Polo museale di Firenze. Il Crocifisso, nonostante le piccole dimensioni, 42 centimetri, è di una struggente bellezza. Per la fattura delicatamente espressiva e per la precisione anatomica è stato attribuito da autorevoli studiosi a Michelangelo. (A.L.)

    inizio pagina

    24 Ore nel Mondo



    L'Onu al governo italiano: riammetta i migranti respinti in Libia

    ◊   Non si spengono le polemiche sul respingimento degli immigrati nelle acque internazionali da parte delle autorità italiane. Preoccupazione è stata espressa dall'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr), che ha annunciato di aver scritto al governo di Roma per riammettere coloro che sono stati riportati in Libia. Intanto dall’Egitto nuovi chiarimenti arrivano dal premier Berlusconi. Il servizio di Benedetta Capelli:

    “Riammettere quelle persone rinviate dall'Italia ed identificate dall'Unhcr come individui che cercano protezione internazionale”. E’ quanto scrive l’agenzia dell’Onu in una lettera indirizzata al governo Berlusconi, nella quale si esprime “preoccupazione” per la politica ora applicata dall'Italia, che “mina l'accesso all'asilo nell'Unione Europea e comporta il rischio di violare il principio fondamentale di non respingimento”. Tale principio “non conosce limitazione geografica” e gli Stati – sottolinea l’agenzia delle Nazioni Unite - sono obbligati a rispettarlo. La Libia non ha però firmato la Convenzione del 1951 sui rifugiati e “non vi sono garanzie che le persone bisognose di protezione internazionale” possano trovarla in quel Paese. Solo stamani il premier Berlusconi, da Sharm el Sheik - dove è in corso un vertice con il presidente egiziano Mubarak - è nuovamente intervenuto sull’argomento sostenendo che la linea politica del ministro dell’Interno Maroni è frutto di accordi con la Libia, gestiti direttamente da lui stesso. Il presidente del Consiglio ha poi aggiunto che sui barconi vi sono persone “reclutate dalle organizzazioni criminali” e non richiedenti asilo, che hanno “pagato un biglietto” e pertanto “non sono spinte da una loro particolare situazione all'interno di questi Paesi”. Le dichiarazioni del premier seguono il monito di ieri del Consiglio d’Europa, che ha invitato l’Italia a sospendere i respingimenti mentre la Commissione Europea ha parlato in proposito di “fatti usuali”, dando un sostanziale via libera alla politica del governo.

     
    Italia-sicurezza
    Sempre in Italia è previsto per domani il voto di fiducia sui tre maxiemendamenti al Disegno di legge sulla sicurezza, chiesta alla Camera dal governo. L’opposizione ha criticato la scelta dell’esecutivo dettata – dice – solo da “logiche propagandistiche”. Al centro del Ddl: la reintroduzione del reato di clandestinità che sarà punito con una sanzione per chi entra in Italia o vi soggiorna in modo non regolare. Per la tassa di soggiorno si dovranno pagare 200 euro. Saranno legalizzate le associazioni, note come “ronde”, costituite da privati cittadini per vigilare sulla sicurezza dei cittadini. Le straniere irregolari senza passaporto non potranno riconoscere i propri figli.

    Nuova influenza-Oms
    L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha nuovamente aggiornato il bilancio delle vittime dell’influenza A/H1N1. Sono oltre 5mila i contagi accertati, gli ultimi tre in Cina, Cuba e Thailandia, 61 i morti in 30 Paesi. Resta fermo a 5 il livello di allerta ed è stato fissato per giovedì il primo incontro tra gli esperti dell'Oms e le aziende farmaceutiche con lo scopo di mettere in campo una nuova strategia e produrre poi in futuro un vaccino anti-virale.

    Pakistan-attacco
    Sono 8 i talebani rimasti uccisi nell’attacco di un drone americano nella regione pachistana del Waziristan, roccaforte dei talebani al confine con l’Afghanistan. Intanto nella valle dello Swat, si fa più intensa l’offensiva dell’esercito di Islamabad, stamani truppe aviotrasportate pachistane sono atterrate nell’importante città di Peochar. Fonti militari hanno annunciato che gli attacchi si propagheranno in tutta la regione nord-occidentale. Intanto si delinea sempre più una catastrofe umanitaria, secondo fonti ufficiali potrebbero essere oltre un milione e mezzo i profughi in fuga dalla valle dello Swat.

    Afghanistan-cronaca
    Sarebbero sei le vittime di una serie di una serie di attacchi suicidi contro edifici governativi avvenuti a Khost, nell’est dell'Afghanistan. Alcune fonti riferiscono che alcuni talebani hanno fatto irruzione in almeno due palazzi, ingaggiando anche una sparatoria.

    Iraq-attentato
    La violenza non risparmia nemmeno l’Iraq. A Kirkuk, un’autobomba è esplosa uccidendo 5 persone mentre altre 11 sono rimaste ferite. L’attentato è avvenuto nei pressi di una pattuglia della polizia.

    Usa-Germania-estradizione
    E’ giunto stamani in Germania John Demjanjuk, ex guardiano del campo di concentramento nazista di Sobibor, espulso dagli Stati Uniti. L’uomo sarà processato per la morte di oltre 30 mila ebrei. L'estradizione è arrivata dopo una lunga battaglia tra l’amministrazione americana e la famiglia di Demjanjuk che ha definito “inumano” il trasferimento a Monaco per i problemi di salute del loro congiunto.

    Cina-terremoti
    Ad un anno esatto dal sisma che colpì la provincia del Sichuan, la Cina ha oggi ricordato i 68.712 morti – tra questi 5.335 erano ragazzi rimasti uccisi dal crollo delle loro scuole - e i 17.921 dispersi. In una cerimonia avvenuta a Yingxiu, l'epicentro del terremoto, il presidente cinese Hu Jintao ha ringraziato i molti rappresentanti dei Paesi che hanno contribuito alla ricostruzione.(Panoramica internazionale a cura di Benedetta Capelli)


    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIII no. 132

     
    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.va/italiano.

    inizio pagina