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Sommario del 09/05/2009

Il Papa e la Santa Sede

  • Benedetto XVI alla Moschea di Amman. Amore e ragione a fondamento delle religioni: violenza e ignoranza le sfigurano
  • La visita del Papa al Memoriale di Mosè sul Monte Nebo: Chiesa e popolo ebreo uniti da un "inseparabile legame"
  • Il Papa al Centro “Regina Pacis” di Amman: nella sofferenza possiamo cogliere l’amore di Dio che cambia la nostra vita
  • Il Papa ai giornalisti sul volo per Amman: la Chiesa è una forza spirituale al servizio della pace
  • Martedì prossimo la Messa del Papa a Gerusalemme nella valle di Josafat
  • Nomine
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Giorno della Memoria: stretta di mano tra le vedove Calabresi e Pinelli
  • Musei Vaticani: domani apertura straordinaria per i terremotati d'Abruzzo
  • Il commento di don Massimo Serretti al Vangelo della Domenica
  • Chiesa e Società

  • Sri Lanka: le suore accolgono gli sfollati indù
  • Nuova influenza in Messico: riaprono le chiese
  • Simposio delle Accademie Pontificie a Roma per l’Anno Paolino
  • Domani a Roma la Maratona di primavera per la festa della scuola cattolica
  • Madrid: indetto il concorso per il logo della Gmg 2011
  • Londra: ricordato don Luigi Sturzo con un convegno ed una targa
  • A Prato la terza assemblea annuale del Collegamento sociale cristiano
  • Pontificio Ateneo Sant’Anselmo: si chiude oggi il Simposio su "Missionari e Monaci"
  • Sono passati 100 anni dal primo Giro d’Italia. Al via oggi l'edizione del 2009
  • 24 Ore nel Mondo

  • Offensiva anti-talebana in Pakistan: un milione di profughi
  • Il Papa e la Santa Sede



    Benedetto XVI alla Moschea di Amman. Amore e ragione a fondamento delle religioni: violenza e ignoranza le sfigurano

    ◊   Seconda giornata di Benedetto XVI in Giordania. Il Papa ha compiuto stamani una storica visita alla Moschea Al-Hussein Bin Talal di Amman, dove ha incontrato i capi religiosi musulmani sottolineando il contributo positivo che le religioni danno alla società se basate sull’amore di Dio e del prossimo e sul valore della ragione umana e se evitano ogni manipolazione ideologica. Poi ha rilevato che il diritto di libertà religiosa è più della libertà di culto. In precedenza il Papa aveva benedetto la prima pietra dell’Università del Patriarcato latino di Madaba affermando che la religione viene sfigurata quando è costretta a servire l’ignoranza, il pregiudizio e la violenza. Ma diamo la linea al nostro inviato ad Amman Pietro Cocco:
     
    Una calorosa e impegnativa accoglienza ufficiale e popolare è il carattere distintivo di questa seconda giornata del Papa in Gordania. E un’accoglienza calorosa, tutta speciale, è stata quella della comunità cristiana che a Madaba è particolarmente numerosa e si è riversata in strada per salutare il Papa lungo tutto il percorso attraverso la città, compiuto da Benedetto XVI in papamobile. Impegnativa perchè nei discorsi del Papa e del Principe Ghazi Bin Muhammed Bin Talal, (cugino del Re e personalmente impegnato nel dialogo interreligioso), che ha accolto il Papa alla Moschea di Amman, si è avvertita tutta la consapevolezza di vivere momenti cruciali per il dialogo interreligioso e per la ricerca di nuovi equilibri di pace e di collaborazione nella regione del Medio Oriente e nel mondo.

     
    Sia il Papa che il Principe Ghazi, nel suo ricco e articolato intervento, hanno mostrato quale dovrebbe essere l’impegno comune dei cristiani e dei musulmani per far crescere la comprensione e la collaborazione, ma anche il rispetto delle reciproche differenze. Il Principe Ghazi lo ha fatto anche con un convincente ed erudito riferimento agli equivoci e ai malintesi, ormai superati, legati al discorso di Benedetto XVI a Ratisbona. Benedetto XVI ha indicato concretamente questo impegno nel sostenere il campo dell’educazione, anche accogliendo la luce che può portarvi la religione se non viene corrotta da interessi umani. La buona educazione, ha detto, è il primo passo per lo sviluppo personale e per la pace e il progresso nella regione. Di qui il valore delle istituzioni educative portate avanti in Giordania anche dalla comunità cristiana, ed ora nella fondazione di una nuova Università, aperta ai cristiani e ai musulmani. Questa università offrirà l’opportunità di arricchirsi di altri punti di vista e di formare gli studenti alla comprensione, alla tolleranza e alla pace:

    “Religion is disfigured when pressed into the service of ignorance or prejudice,…
    La religione viene sfigurata quando viene costretta a servire l’ignoranza e il pregiudizio, il disprezzo, la violenza e l’abuso. Qui non vediamo soltanto la perversione della religione, ma anche la corruzione della libertà umana, il restringersi e l’obnubilarsi della mente. Evidentemente, un simile risultato non è inevitabile. Senza dubbio, quando promuoviamo l’educazione proclamiamo la nostra fiducia nel dono della libertà”.
     
    Altro elemento per uno sforzo comune di cristiani e musulmani, è stato indicato da Benedetto XVI nell’aprire gli orizzonti della ragione umana, e del progresso scientifico e tecnologico. L’uso della conoscenza scientifica ha bisogno della luce della sapienza etica. Sapienza, ha osservato il Papa, che ha ispirato il giuramento di Ippocrate, la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo del 1948, la Convenzione di Ginevra e altri importanti codici internazionali. Si è quindi rivolto agli studenti cristiani della Giordania a Madaba:

    “You are called to be builders of a just and peaceful society composed of peoples…
    Siete chiamati ad essere costruttori di una società giusta e pacifica composta di genti di varia estrazione religiosa ed etnica. Tali realtà – desidero sottolinearlo ancora una volta – devono condurre non alla divisione, ma all’arricchimento reciproco. La missione e la vocazione dell’Università di Madaba è precisamente quella di aiutarvi a partecipare più pienamente a questo nobile compito”.

    Ma è nell’incontro con i leaders religiosi musulmani ed i rettori delle università giordane alla Moschea Al Hussein di Amman, che Benedetto XVI ha espresso la sua preoccupazione, ed il suo richiamo a cristiani e musulmani, per il fatto che molti oggi considerino la religione necessariamente una causa di divisione nel mondo:

    “For this reason we cannot fail to be concerned that today,…
    Per questa ragione non possiamo non essere preoccupati per il fatto che oggi, con insistenza crescente, alcuni ritengono che la religione fallisca nella sua pretesa di essere, per sua natura, costruttrice di unità e di armonia, un’espressione di comunione fra persone e con Dio”.
     
    Certamente, il contrasto le tensioni e le divisioni fra seguaci di differenti tradizioni religiose, purtroppo, non può essere negato, ha osservato il Papa, ma con altrettanta franchezza ha aggiunto:

    “However, is it not also the case that often it is the ideological manipulation…
    Tuttavia, non si dà anche il caso che spesso sia la manipolazione ideologica della religione, talvolta a scopi politici, il catalizzatore reale delle tensioni e delle divisioni e non di rado anche delle violenze nella società? A fronte di tale situazione, in cui gli oppositori della religione cercano non semplicemente di tacitarne la voce ma di sostituirla con la loro, il bisogno che i credenti siano fedeli ai loro principi e alle loro credenze è sentito in modo quanto mai acuto”.
     
    Inoltre, secondo Benedetto XVI, la consapevolezza di una storia comune spesso segnata da incomprensioni deve spingere cristiani e musulmani ad essere riconosciuti come adoratori di Dio, misericordiosi e compassionevoli, memori della comune origine e dignità di ogni persona umana.

     
    In tal senso il Papa ha lodato le numerose iniziative nel dialogo interreligioso e interculturale sostenute dalla Famiglia reale della Giordania, anche in collaborazione con il Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso, tra cui il Messaggio di Amman e la recente lettera ‘Common World’, indirizzata da 138 esponenti religiosi musulmani ai capi delle Chiese cristiane. Lettera che ha in comune con l’enciclica di Benedetto XVI, ‘Deus Caritas est’, di indicare il vincolo indistruttibile fra l’amore di Dio e l’amore del prossimo, come pure “la contraddizione fondamentale del ricorrere, nel nome di Dio, alla violenza o all’esclusione”.

     
    In questo spirito, il Papa ha concluso il suo discorso alla Moschea chiamando nuovamente cristiani e musulmani ad un compito comune: sviluppare il vasto potenziale della ragione umana, nel contesto della fede e della verità. La ragione infatti si eleva quando è illuminata dalla luce della verità di Dio, e in tal modo, viene rinvigorita nell’impegno di perseguire il suo scopo di servire l’umanità. E così si amplia, piuttosto che essere manipolato o ristretto, il pubblico dibattito. Per questo Benedetto XVI ha concluso il suo discorso incoraggiandoo tutti a superare i propri interessi particolari, anche gli amministratori e i leaders sociali, che devono servire il bene comune di tutti:

    “We are reminded that because it is our common human dignity which gives rise…
    Proprio perché è la nostra dignità umana che dà origine ai diritti umani universali, essi valgono ugualmente per ogni uomo e donna, senza distinzione di gruppi religiosi, sociali o etnici ai quali appartengano. Sotto tale aspetto, dobbiamo notare che il diritto di libertà religiosa va oltre la questione del culto ed include il diritto – specie per le minoranze – di equo accesso al mercato dell’impiego e alle altre sfere della vita civile”.

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    La visita del Papa al Memoriale di Mosè sul Monte Nebo: Chiesa e popolo ebreo uniti da un "inseparabile legame"

    ◊   Dall’alto del Monte Nebo, la Chiesa contempla il suo pellegrinaggio terreno verso la salvezza promessa da Cristo e ricorda il suo “inseparabile legame” con il popolo ebreo. Benedetto XVI lo ha affermato questa mattina, visitando l’antica Basilica del “Memoriale di Mosè”, prima tappa del suo secondo giorno in Terra Santa. Il Papa ha raggiunto di buon mattino in auto l’altura che dista una quarantina di km. da Amman, affacciandosi dalla terrazza del Santuario nel quale ha poi tenuto il suo discorso. Il servizio di Alessandro De Carolis:

    Lo stesso sguardo panoramico e commosso di Mosè, ad abbracciare da lontano le colline che circondano Amman e, più oltre, Betlemme e la Valle del Giordano, il rigoglio di una terra che l’antico Patriarca non toccò mai. Benedetto XVI lo ha sperimentato questa mattina, sul Monte Nebo, che la tradizione indica come luogo dal quale Mosè vide la Terra Promessa. Ma anche uno sguardo interiore, a ricordare che il “vedere, toccare e assaporare in preghiera e in contemplazione i luoghi benedetti dalla presenza fisica” di Cristo comporta per i cristiani una duplice consapevolezza: di un’“esodo” dal deserto del peccato e dell’“inseparabile vincolo che unisce la Chiesa al popolo ebreo”:

     
    “From the beginning, the Church in these lands…
    Sin dagli inizi, la Chiesa in queste terre ha commemorato nella propria liturgia le grandi figure dell’Antico Testamento, quale segno del suo profondo apprezzamento per l’unità dei due Testamenti. Possa l’odierno nostro incontro ispirare in noi un rinnovato amore per il canone della Sacra Scrittura ed il desiderio di superare ogni ostacolo che si frappone alla riconciliazione fra Cristiani ed Ebrei, nel rispetto reciproco e nella cooperazione al servizio di quella pace alla quale la Parola di Dio ci chiama!”
     
    Questo auspicio del Papa ha suggellato un discorso iniziato in chiave spirituale sul significato che la vicenda di Mosè sul Monte Nebo assume per i cristiani contemporanei. “Lei oggi ha voluto farsi pellegrino, ricordandoci che questa è la condizione del popolo di Dio”, aveva detto nel suo indirizzo di saluto al Papa il ministro generale dell’Ordine dei Frati Minori, padre Rodriguez Carballo, aggiungendo:

     
    “In questo viaggio non è solo. Vogliamo accompagnarla, anzi seguirla, come un tempo il popolo di Israele aveva seguito Mosè e da lui si era lasciato condurre. Anche noi oggi ci sentiamo come nel deserto e abbiamo bisogno di chi ci conduce al Signore”.
     
    Benedetto XVI ha raccolto questo spunto pastorale, ricordando che “qui, sulle alture del Monte Nebo:

     
    “The memory of Moses invites us…
    La memoria di Mosè ci invita ad ‘innalzare gli occhi’ per abbracciare con gratitudine non soltanto le opere meravigliose di Dio nel passato, ma anche a guardare con fede e speranza al futuro che egli ha in serbo per noi e per il mondo intero. Come Mosè, anche noi siamo stati chiamati per nome, invitati ad intraprendere un quotidiano esodo dal peccato e dalla schiavitù verso la vita e la libertà, e ci vien data un’incrollabile promessa per guidare il nostro cammino”.
     
    Un cammino che ha nel suo lungo peregrinare di Mosè nel deserto, conclusosi a pochi chilometri dalle valli promesse, ammirate e mai raggiunte, un modello e un simbolo per la Chiesa attuale:

     
    “His example reminds us that we too are part…
    Il suo esempio ci ricorda che anche noi facciamo parte del pellegrinaggio senza tempo del Popolo di Dio lungo la storia (...) Sappiamo che, come Mosè, non vedremo il pieno compimento del piano di Dio nell’arco della nostra vita. Eppure abbiamo fiducia che, facendo la nostra piccola parte, nella fedeltà alla vocazione che ciascuno ha ricevuto, contribuiremo a rendere diritte le vie del Signore (...) Sappiamo che Dio, il quale ha rivelato il proprio nome a Mosè come promessa che sarebbe sempre stato al nostro fianco, ci darà la forza di perseverare in gioiosa speranza anche tra sofferenze, prove e tribolazioni…”

    Il Memoriale di Mosè è affidato alla Custodia francescana di Terra Santa sin dal 1932. Una presenza che ha un suo emblema nella figura di padre Michele Piccirillo, famoso archeologo francescano sepolto proprio nel Santuario sul Monte Nebo che - ricordato oggi dal Papa - “egli amò intensamente”. Sulla visita di Benedetto XVI, il nostro inviato della redazione polacca, padre Jozef Polak, ha sentito l’attuale responsabile dell’Istituto archeologico del Memoriale di Mosè, padre Carmelo Pappalardo:

    R. - Lui, da qui, guarda la Terra Promessa e pochi giorni dopo vi andrà anche lui. E’ un momento di grande speranza e di grande gioia per chi, come noi Francescani, lavora per i cristiani e per la popolazione di questa terra che - come ben si sa - ha molti problemi, soprattutto politici, di integrazione per i cristiani. Quindi, la venuta del Papa è sicuramente un momento di grazia per tutti noi.

     
    D. - Lei, come archeologo, sta restaurando i mosaici della Basilica, che adesso sono stati tolti. Potrebbe spiegare l’attuale situazione dei restauri?

     
    R. - I nostri restauri si stanno svolgendo su due fronti: uno è la ricostruzione della copertura del tetto della chiesa, che era stata fatta nel 1964 e che necessitava di essere rifatta, per vari motivi. E quindi abbiamo approfittato di questo evento per fare un nuovo restauro di tutti i mosaici del pavimento della chiesa. Abbiamo rimosso i mosaici, che erano stati posati sul cemento: ora stiamo togliendo il cemento e quindi li rimetteremo su nuovi supporti per poi riposizionarli nella chiesa.

     
    D. - Secondo lei, quali sono le speranze connesse a questo viaggio del Papa in Giordania, in Terra Santa?

     
    R. - La cosa di cui si ha più bisogno è sicuramente la pace. Noi speriamo che la venuta del Papa apra i cuori di tutti, delle varie parti, soprattutto politiche, e dia una scossa vera per la pace in questa terra.

     
    D. - Avete qualche segno di questa speranza? Sono i pellegrini che vengono qui, per esempio?

     
    R. - Segni di questa speranza sono sicuramente i pellegrini. Nonostante le difficoltà dei primi anni seguenti al 2001, all’Intifada, durante i quali ne sono venuti pochi, ultimamente c’è una forte ripresa dei pellegrinaggi e questo sicuramente aiuta: aiuta i cristiani, aiuta la gente di qui. Un altro segno della speranza è certamente la continuità del nostro lavoro qui, fin dal 1200: da San Francesco in poi, abbiamo cercato di dare una voce alla speranza e alla pace per questi popoli, per questa terra.

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    Il Papa al Centro “Regina Pacis” di Amman: nella sofferenza possiamo cogliere l’amore di Dio che cambia la nostra vita

    ◊   Si è svolta all’insegna della speranza la prima tappa della visita di Benedetto XVI in Giordania, ieri pomeriggio al Centro “Regina Pacis” di Amman. Il Papa ha invocato la pace per la Terra Santa ed ha incoraggiato con affetto paterno i giovani disabili accolti dal centro fondato da mons. Salim Sayegh, vicario patriarcale latino per la Giordania. Durante l’incontro nella Chiesa del Centro, due ragazzi hanno fatto dono al Papa di una kefiah, che il Santo Padre si è messo sulle spalle in segno di gratitudine. L’indirizzo d’omaggio è stato rivolto dal Patriarca Latino di Gerusalemme Fouad Twal. Il servizio di Alessandro Gisotti:

    Canti

    In un luogo dove ogni giorno si sperimentano prove e sofferenze, Benedetto XVI ha portato un messaggio di speranza. Speranza per la pace, per la riconciliazione tra i popoli del Medio Oriente e per i ragazzi disabili esortati a non scoraggiarsi, a trovare in Dio l’amore che salva:

     
    “Prayer is hope in action. And in fact true reason is contained in prayer…”
    “La preghiera – ha detto – è speranza in azione. Ed infatti la vera ragione è contenuta nella preghiera”. Entrando in contatto con Dio, ha proseguito, “giungiamo a renderci conto della futilità delle divisioni umane e dei pregiudizi e avvertiamo le meravigliose possibilità che si aprono davanti a noi quando i nostri cuori sono convertiti alla verità di Dio, al suo progetto per ognuno di noi e per il nostro mondo”. Amici, ha detto ancora, “diversamente dai pellegrini d’un tempo, io non vengo portando regali od offerte”:

     
    “I come simply with one intention, a hope: to pray for the precious gift…”
    “Io vengo semplicemente con un’intenzione, una speranza – ha affermato Benedetto XVI: pregare per il regalo prezioso dell’unità e della pace, più specificamente per il Medio Oriente”. Il Pontefice ha invocato la pace per Gerusalemme e la Terra Santa, per l’intera famiglia umana. Una pace durevole, ha sottolineato, “generata dalla giustizia, dall’integrità e dalla compassione”. Una pace “che sorge dall’umiltà, dal perdono e dal profondo desiderio di vivere in armonia come un’unica realtà”. Si è così soffermato sulla sofferenza provata da tanti dei ragazzi del Centro “Regina Pacis”:

     
    “At times it is difficult to find a reason for what appears only…”
    “A volte – ha riconosciuto – è difficile trovare una ragione per ciò che appare solo come un ostacolo da superare o anche come prova – fisica o emotiva – da sopportare”. Ma la fede e la ragione, è stato il suo richiamo, “ci aiutano a vedere un orizzonte oltre noi stessi per immaginare la vita come Dio la vuole”. Il suo, ha aggiunto, “è un amore che salva”. “L’amore incondizionato di Dio, che dà la vita ad ogni individuo umano – è stata la sua riflessione – mira ad un significato e ad uno scopo per ogni vita umana”. Per questo propria nella sofferenza, il cristiano può cogliere la forza che viene da Dio:

     
    “Your experience of trials, your witness to compassion…”
    “La vostra esperienza del dolore, la vostra testimonianza in favore della compassione, la vostra determinazione nel superare gli ostacoli che incontrate – ha detto il Papa - mi incoraggiano a credere che la sofferenza può determinare un cambiamento in meglio”. Ed ha aggiunto: “Nelle nostre personali prove, e stando accanto agli altri nelle loro sofferenze, cogliamo l'essenza della nostra umanità, diventiamo, per così dire, più umani”. Per questo, ha concluso, “anche i cuori induriti dal cinismo o dall’ingiustizia o dalla riluttanza a perdonare non sono mai al di là del raggio d’azione di Dio, possono essere sempre aperti ad un nuovo modo di essere, ad una visione di pace”. La visita svoltasi in un clima particolarmente festoso, si è conclusa con canti in lingua italiana dei ragazzi giordani:

     
    Benedetto! Benvenuto in Giordania!

     
    Sulle attività del Centro "Regina Pacis", il nostro inviato Pietro Cocco ha intervistato mons. Salim Sayegh, che spiega innanzitutto le motivazioni che hanno portato alla fondazione di questo Centro per giovani ad Amman:

    R. – Questo centro è nato per rispondere a due questioni principali, due necessità della Chiesa locale: gli handicappati e i giovani. Volevano un posto per i ritiri spirituali, per i loro incontri, perchè non avevamo niente: né noi, né la Chiesa ortodossa, né la Chiesa melkita. E’ la loro casa. Anzi, una volta, i giovani musulmani sono venuti e sono stati ricevuti. Siamo stati aiutati fortemente dalla Cei, la Conferenza episcopale italiana. Per quanto riguarda gli handicappati, anche questo risponde ad una necessità della Chiesa, perchè gli handicappati in Giordania sono il 9.8 per cento della popolazione. La gente ha vergogna di dire che ha figli handicappati.

     
    D. – Ma quali sono i principali handicap, i più diffusi?

     
    R. – Sordi, ciechi, handicappati mentali. Il centro ha avuto, dunque, come scopo non solo quello di dare aiuto a coloro che vengono nel centro, con la fisioterapia, la scuola, ma anche quello di arrivare alla famiglia musulmana e cristiana, per sensibilizzarla al valore dell’uomo e dell’essere handicappato, per rispettarlo. Allora, ci siamo detti: dobbiamo lavorare con i musulmani. E, dunque, abbiamo cominciato a fare piccoli gruppi di 10, 15, 20, 25 persone, nelle grandi città, di cristiani e musulmani. All’inizio non è stato facile. In un villaggio del nord-est del deserto di Giordania abbiamo fondato un gruppo di Fede e Luce di Jean Vanier di musulmani.

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    Il Papa ai giornalisti sul volo per Amman: la Chiesa è una forza spirituale al servizio della pace

    ◊   Pace in Medio Oriente, dialogo interreligioso, presenza dei cristiani in Terra Santa: sono alcuni dei temi affrontati da Benedetto XVI durante la conferenza stampa che si è svolta ieri a bordo dell’aereo papale durante il volo per Amman. Il servizio è di Paolo Ondarza.

    Sono tre le dimensioni attraverso le quali la Chiesa può dare il proprio contributo al difficile processo di pace in Medio Oriente: il Papa le ha indicate ai giornalisti durante il volo aereo che da Roma lo ha portato ad Amman. Prima di tutto la preghiera: una forza attraverso la quale Dio può agire nella storia. Milioni di fedeli oranti – ha detto Benedetto XVI – sono un contributo al processo di pace. "Siamo convinti - ha aggiunto - che la preghiera sia una vera forza: apre il mondo a Dio. Siamo convinti che Dio ascolti e che possa agire nella storia”. Quindi, ha parlato del contributo della Chiesa alla causa della pace:

     
    "Certamente cerco di contribuire alla pace non come individuo ma in nome della Chiesa cattolica, della Santa Sede. Noi non siamo un potere politico, ma una forza spirituale e questa forza spirituale è una realtà che può contribuire ai progressi nel processo di pace".
     
    Ebrei e cristiani hanno la stessa radice, ma – ha spiegato Benedetto XVI ai giornalisti – 2000 anni di storia distinta hanno inevitabilmente portato a malintesi: si sono formate tradizioni di pensiero diverse, "cosmi semantici" differenti, tanto che la stessa parola nelle due culture ha oggi diverso significato:

     
    "Dobbiamo fare di tutto per imparare l’uno il linguaggio dell’altro, e mi sembra che facciamo grandi progressi. Oggi abbiamo la possibilità che i giovani, i futuri insegnanti di teologia, possano studiare a Gerusalemme, nell’Università ebraica, e gli ebrei hanno contatti accademici con noi".
     
    Il Papa ha spiegato che è previsto, in questo pellegrinaggio in Terra Santa, un messaggio comune rivolto alle tre religioni che si richiamano ad Abramo, sottolineando l’importanza del dialogo trilaterale tra cristiani, islam ed ebraismo:

     
    "Il dialogo trilaterale deve andare avanti, è importantissimo per la pace e anche – diciamo – per vivere bene ciascuno la propria religione".
     
    Bendetto XVI ha infine rivolto il pensiero ai cristiani in Medio Oriente, incoraggiandoli a non lasciare la Terra Santa, luogo d’origine del cristianesimo, sottolineandone il ruolo fondamentale:

    "Sono una componente importante della cultura e della vita di queste regioni. Spero che realmente i cristiani possano trovare il coraggio, l’umiltà, la pazienza di stare in questi Paesi, di offrire il loro contributo per il futuro di questi Paesi".
     
    La presenza cristiana – ha constatato - è di grande importanza anche perché offre alla popolazione assistenza umanitaria, ospedali e formazione. Il Santo Padre, a questo proposito, ha citato l’erigenda Università cattolica in Giordania: luogo in cui giovani, arabi e cristiani, possono incontrarsi e centro di formazione per la promozione della pace.

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    Martedì prossimo la Messa del Papa a Gerusalemme nella valle di Josafat

    ◊   Se tutto il popolo della Giordania, e non solo la comunità cristiana, segue con grande partecipazione la visita di Benedetto XVI, cresce l'attesa in Israele dove il Papa arriverà nella mattinata di lunedì prossimo. Uno dei momenti più significativi del viaggio apostolico in Terra Santa sarà la Messa nella valle di Josafat a Gerusalemme su cui si sofferma, in questo servizio, il nostro inviato Roberto Piermarini:

    La Messa nella valle di Josafat martedì prossimo, in un luogo carico di significati biblici e cristiani, sarà certamente uno dei momenti più suggestivi del pellegrinaggio in Terra Santa di Benedetto XVI. E sarà anche la prima volta che un Papa celebrerà una Messa in uno spazio aperto nella Città Santa in quanto sia Paolo VI nel ’64 che Giovanni Paolo II nel 2000 avevano presieduto la solenne concelebrazione all’interno della Basilica del Santo Sepolcro. C’e’ molta attesa nella comunità cristiana di Gerusalemme che vuole stringersi intorno al Papa, anche se ci sono timori che le imponenti misure di sicurezza israeliane possano costringere molti fedeli a rimanere nelle proprie case. Questo evento rimarrà certamente scolpito nella memoria di questo viaggio per via dello scenario mozzafiato che si presenterà ai seimila fedeli previsti per la celebrazione. Sullo sfondo infatti appaiono la sagoma dorata della Cupola musulmana della Roccia, le pietre bianche delle tombe del cimitero ebraico e quello cristiano, lo splendore della Basilica cristiana del Getsemani da un lato e le imponenti mura di Gerusalemme dall’altro. Il palco è stato posto in quel tratto della valle del Cedron stretto tra il Monte del Tempio ed il Monte degli Ulivi che – secondo la tradizione – è la valle di Josafat, cioè il posto – come afferma il profeta Gioele – dove alla fine dei tempi Dio “riunirà tutte le genti e verrà a giudizio con loro”. Per questo la valle del Cedron - che scende dal deserto di Giuda in quella che politicamente oggi è Gerusalemme Est – si ricorda per i grandi cimiteri: quello ebraico con le tombe bianche senza fiori ma solo pietre come è nella tradizione giudaica; quello musulmano e quello cristiano con le lapidi con incise delle croci rosse, che si confondono tra gli ulivi della valle. E’ qui che vogliono farsi seppellire gli abitanti di Gerusalemme perchè è qui che sarà il luogo del giudizio finale. Ma questa valle è molto cara ai cristiani perchè è qui che Gesù è passato la notte della Passione: prima di andare al Cenacolo per l’Ultima Cena e al Getsemani dove ha pregato il Padre prima di essere tradito, catturato e crocifisso. La Messa di Benedetto XVI al Cedron, sarà quindi il momento del pellegrinaggio in cui il Papa farà memoria della Passione del Signore. “Dio riunirà tutte le genti e verrà a giudizio con loro”, dice il profeta Gioele. Il Successore di Pietro riunirà al Cedron tutte le genti di Gerusalemme per annunciare loro il giudizio che in Cristo è la misericordia.

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    Nomine

    ◊   In data 8 maggio 2009, il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale della Diocesi di Cochin (India), presentata da mons. John Thattumkal, S.S.C., in conformità al canone 401 § 2 del Codice di Diritto Canonico.

    Benedetto XVI ha nominato vescovo di Embu (Kenya), il rev. Paul Kariuki, del clero di Embu, docente di Sacra Scrittura al Seminario Maggiore Cristo Re nella Diocesi di Nyeri. Il rev.do Paul Kariuki, è nato l'11 marzo 1963, a Kathunguri, nella parrocchia di Kyeni, nel distretto di Embu (allora diocesi di Meru). È stato ordinato sacerdote il primo marzo 1993 ed incardinato nella Diocesi di Embu.

    Il Santo Padre ha nominato membri della Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli, i cardinali: Peter Kodwo Appiah Turkson, arcivescovo di Cape Coast (Ghana); Cláudio Hummes, prefetto della Congregazione per il Clero; Jean-Claude Turcotte, arcivescovo di Montréal (Canada); i monsignori: Erwin Josef Ender, arcivescovo titolare di Germania di Numidia, nunzio apostolico; Félix del Blanco Prieto, arcivescovo titolare di Vannida, nunzio apostolico; Nikola Eterović, arcivescovo titolare di Sisak, segretario generale del Sinodo dei Vescovi; e poi mons. Oscar Zoungrana, direttore nazionale delle Pontificie Opere Missionarie (Burkina Faso); padre Adolfo Nicolás Pachón, preposito Generale della Compagnia di Gesù.

    Il Papa ha nominato Membri del Consiglio di Cardinali per lo studio dei problemi organizzativi ed economici della Santa Sede i cardinali: Agostino Vallini, suo vicario generale per la diocesi di Roma; Jorge Liberato Urosa Savino, arcivescovo di Caracas (Venezuela); Odilo Pedro Scherer, arcivescovo di São Paulo (Brasile).

    Il Papa ha nominato Legato Pontificio per le solenni celebrazioni del Millennio della Lituania il cardinale Angelo Sodano, Decano del Collegio Cardinalizio. Dette celebrazioni avranno luogo a Vilnius il 6 luglio 2009.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   In prima pagina, un editoriale del direttore sul viaggio del Papa in Terra Santa

    In rilievo, nell’informazione internazionale, la situazione in Pakistan: un milione di sfollati dalle zone di guerra nella valle di Swat

    Un incontro in tessere di paradiso e terra: in cultura, Fabrizio Bisconti sulle scoperte archeologiche dello Studium Biblicum Franciscanum tra Madaba e il Monte Nebo

    La cronaca di Silvia Guidi della presentazione del libro, curato da Umberto Casale, “Fede, ragione, verità e amore”: la prima antologia italiana della teologia di Joseph Ratzinger

    Un articolo di Luca Pellegrini dal titolo “Come ha fatto Kirk a diventare capitano”: lo “Star Trek” di J.J. Abrams torna all’antefatto della saga.

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    Oggi in Primo Piano



    Giorno della Memoria: stretta di mano tra le vedove Calabresi e Pinelli

    ◊   “Mai dimenticare, ma superare il rancore”. Così il presidente della Repubblica Napolitano celebrando questa mattina al Quirinale il Giorno della Memoria delle vittime del terrorismo. Presenti alla cerimonia Licia Rognini, vedova dell'anarchico Giuseppe Pinelli, e Gemma Capra, vedova del commissario Luigi Calabresi: le due donne si sono strette la mano per la prima volta. In mattinata a Roma Napolitano ha deposto una corona di fiori sulla lapide che ricorda Aldo Moro. Il servizio è di Paolo Ondarza.

    A distanza di tanti anni dalla strage di piazza Fontana, compiuta nel 1969 – ha spiegato Napolitano - “non si è riusciti a far scaturire un’esauriente verità giudiziaria”. Il capo dello Stato ha anche definito "indulgenza incomprensibile" quella delle autorità francesi e brasiliane sulla richiesta di estradizione di Cesare Battisti. "Spero che la mia voce sia ascoltata in spirito di amicizia", ha aggiunto. Napolitano che ieri aveva parlato di nuovi segnali positivi per costruire una storia comune, oggi ha assistito alla stretta di mano tra due donne dalle storie dolorose, invitate alla cerimonia: Gemma Capra, vedova del commissario Calabresi, ucciso sotto casa nel 1972, dopo una campagna che gli addossava la morte dell’anarchico Giuseppe Pinelli; e Licia Rognini, vedova di quest’ultimo, morto precipitando da una finestra della questura di Milano, tre giorni dopo la strage di piazza Fontana, per la quale era interrogato. Ma quanto è viva oggi la memoria? Il presidente dell’Associazione Italiana vittime del terrorismo Dante Notaristefano:

     
    R. - Noi, come associazione, abbiamo collaborato, recentemente, ad un filmato presentato al presidente della Repubblica, per dare una scossa al ricordo delle vittime del terrorismo e per contrastare la eccessiva esposizione dei terroristi, quelli che erano, diciamo, i carnefici e che oggi vogliono presentarsi come coloro che avevano, in quel tempo, ragione.

     
    D. – Più che vendetta si chiede verità…

     
    R. – Ci sono ancora dei punti oscuri. Noi stiamo insistendo perché venga eliminato il segreto di Stato su questi fenomeni del terrorismo.

     
    D. – Napolitano ha parlato di segni positivi per giungere a ricostruire una storia comune sul terrorismo…

     
    R. – Noi apprezziamo il presidente Napolitano che ha detto che, coloro che sono stati gli artefici di quei delitti, non devono sentirsi autorizzati, oggi, a salire in cattedra anche se hanno pagato magari con la detenzione. Devono agire con discrezione e misura perché, diceva Napolitano, le responsabilità morali non cessano per il fatto stesso di avere espiato la pena.

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    Musei Vaticani: domani apertura straordinaria per i terremotati d'Abruzzo

    ◊   Apertura straordinaria questa domenica per i Musei Vaticani all’insegna della solidarietà. L’intero incasso della giornata sarà, infatti, devoluto ai terremotati dell’Abruzzo a un mese dal devastante sisma che ha colpito la regione, provocando quasi 300 vittime. L'orario per l'apertura straordinaria è dalle 9 alle 14, ultima entrata alle 12.30. Ma come è nata l’iniziativa? Ci risponde il prof. Antonio Paolucci, direttore dei Musei Vaticani:

    R. – L’iniziativa è partita dal basso, è partita dai lavoratori, dai custodi dei Musei Vaticani, i quali hanno deciso di regalare una domenica. Di solito le domeniche i Musei sono chiusi, a parte l’ultima del mese quando è aperta gratuitamente a tutti. Una delle domeniche che di norma, per regolamento, deve essere chiusa, loro hanno deciso di aprirla, offrendo gratuitamente il loro tempo di lavoro. I soldi delle biglietterie, raccolti grazie a questa apertura, verranno consegnati dal Governatorato del Vaticano alle popolazioni colpite dal sisma. E’ stata una decisione spontanea: questo, trovo che sia molto bello e sono orgoglioso che i dipendenti dei nostri Musei abbiano fatto questa scelta.

     
    D. – Direttore, lei ci ha detto, in altre circostanze, che “l’arte può consolare”: l’arte consola in queste situazioni drammatiche?

     
    R. – L’arte lo è sempre, la poesia, la musica, le arti figurative, sono un balsamo per l’anima, per il cuore, altrimenti come si spiegherebbe la storia delle arti, la storia della poesia, delle culture del mondo! L’arte ha una funzione consolatrice, questo è sempre stato così e mi auguro che lo sia per sempre. Quindi, collegare il lutto, il dramma, la tragedia del terremoto ad un momento consolatorio, di quelli che la grande arte, conservata nei Musei Vaticani, ci può regalare con Michelangelo e con Raffaello, questo è un mix che funziona.

     
    D. – A questa iniziativa di apertura straordinaria, seguiranno altri eventi come ad esempio le aperture serali...

     
    R. – Questa iniziativa nasce per ragioni speciali, per la circostanza drammatica del terremoto del 6 aprile e ha le motivazioni che vi ho detto. E’ intenzione però, dell’attuale direzione dei Musei Vaticani, pensare ad aperture anche notturne, così da consentire la visita ai Musei, alla gente che in fondo avrebbe piacere di approfittare delle serate estive romane, per visitare i Musei Vaticani. Stiamo studiando le modalità di questo tipo di operazione. Ancora non ho un programma preciso ma sono fortemente intenzionato a realizzarlo. D’altra parte, lo si fa un po’ dappertutto, in Italia ed in Europa: a Firenze, a Parigi, a Mosca come a Madrid, quindi perché non farlo a Roma con i Musei Vaticani?

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    Il commento di don Massimo Serretti al Vangelo della Domenica

    ◊   In questa quinta Domenica di Pasqua la Liturgia ci presenta il passo del Vangelo in cui Gesù dice ai suoi discepoli:

    “Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla”.

    Su questo brano del Vangelo, ascoltiamo il commento del teologo, don Massimo Serretti, docente di Cristologia all'Università Lateranense:

    Gesù chiede ai suoi di rimanere, di rimanere in Lui, non di rimanere con Lui, ma in Lui. Che cosa significa rimanere “in Lui”? Essere innestato in Lui, in quel che Egli è, nel suo mistero, nella sua vita, nella sua comunione, è un dono, mentre il rimanere è richiesto, richiede la nostra volontà. Nel tralcio, fluisce e scorre la linfa vitale della vite, non un’altra linfa, non un’altra vita ma proprio la stessa identica vita. Dunque, l’atto del rimanere è quello che procura consistenza; chi non rimane e si stacca, si autocondanna all’inesistenza, uscendo dal circolo vitale. Al nostro rimanere in Lui, è correlato poi il suo rimanere in noi ma solo chi si adopera a non andarsene e a rimanere, farà l’esperienza dolce e benefica del prendere dimora di Cristo in Lui.

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    Chiesa e Società



    Sri Lanka: le suore accolgono gli sfollati indù

    ◊   Continuano gli scontri tra esercito e ribelli tamil nello Sri Lanka dove si intensificano anche le opere di soccorso ed assistenza a feriti e sfollati da parte dei religiosi locali. A Vavuniya, nella diocesi di Mannar, si svolge l’Apostolato delle Suore Missionarie della Carità, l’ordine fondato da Madre Teresa di Calcutta: ne dà notizia l’Osservatore Romano. La “Casa dell’Amore” gestita dalle suore della santa di origini albanesi, ha accolto 266 anziani, tra i 75 e gli 85 anni. “La loro principale preoccupazione – racconta suor Jose - è l’incertezza della sorte dei loro cari”, in quanto i congiunti vivono nella zona calda degli scontri tra l’esercito ed i guerriglieri. La maggioranza di quelli che trovano ricovero presso la Casa dell’Amore sono di religione indù. Le suore hanno iniziato la loro opera missionaria a Vavuniya nel 1996. Agli inizi, erano appena cinque, mentre ora sono in dieci, ad assistere i ricoverati, il cui numero è cresciuto notevolmente negli ultimi tempi, a causa dell’inasprirsi della lotta armata. Un’opera straordinaria quella delle suore della carità, se si pensa che sono numerosissimi gli anziani che muoiono nei campi dei rifugiati a causa della mancanza di assistenza adeguata e la scarsità dei medicinali. Secondo il portavoce del ministro per le emergenze e i diritti umani del governo di Colombo, nello Sri Lanka, occorrono almeno - cinquanta milioni di dollari - per fare fronte all’emergenza degli sfollati. Nei centri di accoglienza, gestiti dal governo, vi sono circa 200mila persone a cui le autorità forniscono soltanto un pacco di cibo e materiale igienico. (A.V.)

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    Nuova influenza in Messico: riaprono le chiese

    ◊   La situazione in Messico sta ritornando alla normalità, sebbene venga raccomandato di non abbassare la guardia perché permane il pericolo di nuove ondate della nuova influenza. Il cardinale Norberto Rivera Carrera, arcivescovo di Città del Messico, ha diffuso un comunicato nel quale ringrazia sinceramente tutti i parroci e gli amministratori parrocchiali per aver seguito le istruzioni impartite durante lo stato di emergenza dovuto alla diffusione del virus. Epidemia – si legge nel documento ripreso dall’agenzia Fides - “che ci ha obbligati a prendere la dolorosa decisione di sospendere la celebrazione della Santa Messa per due domeniche consecutive”. “I sacrifici compiuti in questa Chiesa particolare per dare seguito alle indicazioni sanitarie impartite dalle autorità civili – spiega il porporato - hanno dato frutti come dimostrano le statistiche relative alla riduzione dei contagi e dei decessi in questa città”. Allo stesso tempo, occorre non abbassare la guardia e si devono prendere tutte le precauzioni necessarie affinché l’epidemia giunga a termine. Per questo l’arcivescovo rivolge un appello a tutti i fedeli di continuare a collaborare con le autorità e con i rispettivi pastori mettendo in atto le nuove raccomandazioni fornite dagli esperti. Il cardinale Norberto Rivera Carrera chiede inoltre che tutti i fedeli continuino ad implorare dalla Vergine di Guadalupe la sua materna intercessione, “affinché questo male cessi, non solo nel nostro Paese ma nel mondo intero”. Come conseguenza dei buoni risultati della campagna sanitaria, l’arcivescovo della capitale ha disposto il ripristino della celebrazione della Santa Messa domenicale e le altre attività pastorali e parrocchiali dell’arcidiocesi. (A.L.)

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    Simposio delle Accademie Pontificie a Roma per l’Anno Paolino

    ◊   Il presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, l’arcivescovo Gianfranco Ravasi, ha aperto ieri mattina una giornata di studio delle Accademie Pontificie, celebrativa dell’Anno Paolino, nella sala delle conferenze di via della Conciliazione e l’ha conclusa nel tardo pomeriggio celebrando l’Eucaristia nella Basilica di San Sebastiano sull’Appia Antica, eretta come noto sopra le Catacombe che testimoniano la Memoria Apostolorum, quindi dei Santi Pietro e Paolo. Nella sua introduzione mons. Ravasi ha ricordato come San Paolo grande testimone delle fede e annunciatore della Grazia, “protettore del pensiero”, abbia da sempre coinvolto il mondo teologico, mistico, artistico, intellettuale; e d’altra parte come egli abbia penetrato in profondità nelle culture ebraica, ellenistica e romana del suo tempo con l’obiettivo di “guadagnare tutti a Cristo”. Proprio su “Paolo e le culture” si è sviluppata la magistrale relazione di un grande suo esegeta, mons. Romano Penna ( una parte dedicata al raffronto tra alcuni concetti dell’Apostolo e il pensiero dei filosofi stoici, soprattutto di Seneca), che ha pure proiettato lo sguardo sui germi del Verbo che si nascondono nelle altre religioni. San Paolo, maestro di metodo missionario “tra retorica e annuncio del Vangelo”, è stato il protagonista della dissertazione di don Manlio Sodi, della Pontificia Università Salesiana e neo presidente della Pontificia Accademia di Teologia ( ha sostenuto che "l'Anno Paolino non finirà mai") ; è seguita quella sulle “incidenze cristologico-mariane nella teologia paolina” (sviluppo della affermazione “Nato da donna” proclamata nella Lettera ai Galati, e “figlia di Sion”) di padre Aristide Serra della Pontificia Accademia Mariana Internazionale. Affascinanti le relazioni del professor Vitaliano Tiberia, presidente della Pontificia Insigne Accademia di belle Arti e Lettere dei Virtuosi al Pantheon sulla figura di San Paolo nel mosaico della chiesa di Santa Pudenziana e del professor Vincenzo Fiocchi Nicolai, rettore del Pontificio Istituto di Archeologia Cristiana, sulla vocazione funeraria della Basiliche romane erette in onore dei Martiri, e di quella di San Paolo fuori le Mura in particolare; aree cimiteriali sviluppatesi dopo i primi secoli del Cristianesimo in cui le sepolture avvennero nelle catacombe. E proprio in quelle di San Sebastiano e di Vigna Chiaraviglio sulla via Appia Antica si è concentrata l’attenzione del convegno paolino perché testimoni del culto degli Apostoli Pietro e Paolo, di cui ha parlato il prof. Fabrizio Bisconti, magister (presidente) della Pontificia Accademia Cultorum Martyrum. (A cura di Graziano Motta)

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    Domani a Roma la Maratona di primavera per la festa della scuola cattolica

    ◊   L’appuntamento è fissato per domani alle 10 in Piazza San Pietro. Scopo dell’iniziativa “la Maratona di Primavera” è di “evidenziare – ha detto ad Avvenire il presidente del comitato organizzatore Francesco Gemelli - il ruolo insostituibile della scuola cattolica nel sistema scolastico italiano”. L’iniziativa, giunta alla 29.ma edizione, è sostenuta dall’Ufficio scuole cattoliche della diocesi di Roma e della Fidae regionale e di Scuola Nuova. Hanno poi collaborato altre realtà come la Fism (scuole materne) e l’Agesc (associazione genitori). “E’ una manifestazione – ha detto Gemelli – organizzata da un gruppo di cattolici, senza timore di dirlo, aperta a tutti ma essenzialmente rivolta alle famiglie che scelgono per i propri figli un sistema scolastico orientato all’educazione cattolica”. “Una mobilitazione gioiosa – ha aggiunto - che in questi anni ha reso palesemente visibile la realtà di una scuola che non vuole arrendersi, ricordando ai più distratti l’esistenza di una presenza da valorizzare e difendere”. Nel corso della giornata, si terrà la Santa Messa a Villa Borghese animata dai ragazzi del Movimento Studenti Cattolici e molte altre iniziative sono previste all’interno del Villaggio dello Sport con il Centro Sportivo Italiano.(B.C.)

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    Madrid: indetto il concorso per il logo della Gmg 2011

    ◊   L’Arcivescovado di Madrid, attraverso il Comitato organizzatore della Giornata Mondiale della Gioventù, ha bandito un concorso per creare il logo ufficiale della Giornata Mondiale della Gioventù (JMJ2011) che si celebrerà a Madrid dal 16 al 21 agosto 2011. Nel bando del concorso, l’Arcivescovado ricorda che “le Giornate Mondiali della Gioventù (GMG) sono un evento di carattere globale ed aperto, di chiara identità cristiana, promosso direttamente dal Papa che convoca i giovani di tutto il mondo, sia cattolici che non cattolici, interessati a conoscere il messaggio di Gesù Cristo e a fare esperienza della Chiesa cattolica”. Il concorso – rende noto l’agenzia Fides - è rivolto a designer grafici professionisti che esercitano la professione in Spagna. Potranno partecipare sia le persone fisiche che giuridiche, spagnole o straniere, a titolo individuale o in gruppo o in unione temporanea. Il concorso ha tre fasi: la prima, prevede la presentazione della documentazione, fino al 17 maggio; la seconda consiste nelle proposte di design - che saranno remunerate – da parte delle cinque candidature finaliste selezionate tra quelle presentate inizialmente; la terza riguarda lo sviluppo della proposta vincitrice che richiede l’elaborazione di un manuale di identità grafica. (A.L.)

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    Londra: ricordato don Luigi Sturzo con un convegno ed una targa

    ◊   La figura di don Luigi Sturzo è stata ricordata a Londra, dove il fondatore del Partito Popolare Italiano ha vissuto in esilio per sedici anni. Una targa è stata collocata a Gloucester Terrace, nei pressi di Hyde Park Corner. Uno dei luoghi dove visse il sacerdote, nato a Caltagirone nel 1871 e laureatosi in teologia, nel 1896, all'Università Gregoriana di Roma. Alla cerimonia, in memoria di don Sturzo, erano presenti nella capitale londinese: l’ambasciatore italiano Giancarlo Aragona, il sindaco di Caltagirone Francesco Pignataro; per l'Istituto Luigi Sturzo, il segretario generale Flavia Nardelli e le dottoresse Barbara Tieri e Giovanna Farrel-Vinay; per la British Italian Society il chairman Charles de Chassiron e la dottoressa Reiko Yorita, nonché il direttore dell'Istituto Italiano di Cultura di Londra, Carlo Presenti, e altri studiosi. ''Don Sturzo è prima di tutto un prete, ma il suo ruolo politico è essenziale: la storia politica d'Italia non sarebbe la stessa senza di lui” ha detto l'ambasciatore italiano alla conferenza. Erano presenti anche i familiari di don Sturzo e rappresentanti del centro studi don Luigi Sturzo. Nei lavori della conferenza, tenutasi presso l'Istituto italiano di Cultura a Londra, è stato ricordato il periodo londinese del sacerdote, morto nel 1959 ad 88 anni. (A.V.)

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    A Prato la terza assemblea annuale del Collegamento sociale cristiano

    ◊   Si tiene oggi a Prato la terza assemblea annuale del Collegamento sociale cristiano. Il Csc è nato il 30 settembre 2001 per volontà del vescovo di Prato, mons. Gastone Simoni, e “riunisce e mette in rete persone e gruppi locali con l’intento di contribuire a rendere più vivo l’interessamento e l’impegno civile e politico dei cattolici e di favorirne sia la formazione spirituale e culturale, sia la coesione più grande possibile nell’ambito del vasto, vario e articolato movimento cattolico e in mezzo alla società”. Dell’evento, riferisce l’agenzia Sir, che informa nell’occasione, verranno eletti il presidente dell’associazione, il consiglio direttivo e gli altri organismi associativi. (A.V.)

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    Pontificio Ateneo Sant’Anselmo: si chiude oggi il Simposio su "Missionari e Monaci"

    ◊   “Missionari e Monaci” il simposio di studi che si conclude oggi alla Facoltà teologica del Pontificio Ateneo Sant’Anselmo, in collaborazione con diverse congregazioni monastiche e con l’Alleanza per il monachesimo internazionale. Lo riferisce il Sir. L’obiettivo - dicono i promotori del momento di studio - è stato “non tanto raccontare la storia, quanto riflettere sulla nozione di ‘missione’ e ‘vita monastica’ secondo diverse angolazioni”. (A.V)

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    Sono passati 100 anni dal primo Giro d’Italia. Al via oggi l'edizione del 2009

    ◊   E’ il 13 maggio 1909 ed è un giorno memorabile nella storia del ciclismo: il ventenne romano Dario Beni si aggiudica la prima tappa del Giro d’Italia organizzato dalla Gazzetta dello Sport. La partenza è a Milano e l’arrivo a Bologna dopo 397 chilometri. Beni impiega più di 14 ore per concludere la sua cavalcata trionfale. Un secolo dopo quel 13 maggio, il Giro celebra la sua storia lunga finora 328.309 chilometri. L’edizione del Centenario, che comincia oggi e si concluderà il prossimo 31 maggio a Roma, è la numero 92 perché la corsa non si è disputata durante i due conflitti mondiali. Oggi l’Italia è completamente cambiata, ma il Giro, fedele alla sua dose di fascino e di magia sportiva, nonostante recenti e frequenti casi di doping, continua a proporre suggestivi itinerari. Sono moltissimi i luoghi d'Italia scelti per le tappe: si passa da piccoli borghi e da vette impegnative a soleggiate strade costiere e ad unici paesaggi del patrimonio culturale italiano. L'edizione della popolare gara ciclistica, in coincidenza col Grande Giubileo del Duemila, ha avuto come cornice anche il Vaticano, con la partenza della prima tappa da piazza San Pietro. Sono molte poi le grandi sfide che si sono succedute nel corso degli anni. L’epoca dei campioni ha inizio con Costante Girardengo, insidiato nella fase finale della carriera da Alfredo Binda. A cavallo della seconda guerra mondiale la storia della corsa è quella della rivalità tra Fausto Coppi e Gino Bartali, cui seguiranno le competizioni tra Gimondi e Merckx, Moser e Saronni, Bugno e Chiappucci. Una storia avvincente segnata purtroppo anche da profondi drammi come quello di Marco Pantani, trovato morto nel 2004 in un residence di Rimini. Le ultime edizioni del Giro d’Italia hanno fatto registrare infine i successi dell'italiano Danilo Di Luca e dello spagnolo Alberto Contador. (A cura di Amedeo Lomonaco)

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    24 Ore nel Mondo



    Offensiva anti-talebana in Pakistan: un milione di profughi

    ◊   È emergenza umanitaria in Pakistan. Secondo L’Onu, circa un milione di persone è in fuga dai violenti combattimenti nella valle dello Swat, nell’ovest del Paese, dove l’esercito di Islamabad ha lanciato l’offensiva finale contro le milizie talebane. I vertici dell’esercito hanno spiegato che le operazioni, a cui partecipano circa 15 mila soldati, continueranno “sino alla completa eliminazione degli estremisti” dall’area. Al momento, il bilancio degli scontri è di 170 vittime fra i fondamentalisti e di 10 morti fra i soldati. Altre sei persone, delle quali non si conosce l’identità, hanno perso la vita in un attacco missilistico statunitense nella provincia pakistana del Waziristan meridionale, al confine con l’Afghanistan.

    Afghanistan
    Ancora violenze in Afghanistan. È di almeno 20 talebani uccisi il bilancio degli scontri di questa notte tra l’esercito afghano e miliziani integralisti nella provincia meridionale di Paktia. Intanto, la Commissione di inchiesta congiunta Usa-Afghanistan - che indaga sul bombardamento statunitense che alcuni giorni fa ha provocato 147 morti nella zona di Farah - ha reso noto i primi risultati dell’indagine che confermano la presenza di civili fra le vittime del raid. La Commissione rileva tra l'altro che i talebani hanno utilizzato civili come ''scudi umani''. Sull’episodio resta comunque alta la polemica tra Kabul e Washington: il presidente Karzai ha chiesto la fine di queste operazioni, ma secondo un ufficiale dell'esercito americano senza la copertura aerea "un maggior numero di truppe ben addestrate delle forze di sicurezza afghane si ritroverebbero in pericolo, con un'assistenza molto scarsa".

    Ciad
    Il Consiglio di sicurezza dell'Onu ha approvato una dichiarazione di condanna dell'offensiva condotta nel Ciad da ribelli dell'Unione delle forze di resistenza (Ufr) entrati nel paese dal vicino Sudan. Le Nazioni Unite ritengono ''inaccettabili'' i tentativi di destabilizzare il Paese e chiedono la fine ''immediata'' delle violenze. Intanto, nella parte orientale del Paese, dopo due giorni di sanguinosi combattimenti tra le truppe regolari e ribelli, questa mattina non si sono registrati scontri. Tuttavia, un portavoce dei ribelli ha confermato l’obiettivo di raggiungere la capitale N'Djamena.

    Sudafrica
    Jacob Zuma ha prestato giuramento come nuovo presidente del Sudafrica. Il leader dell’African national congress (Anc), 67 anni, è stato eletto mercoledì scorso dal parlamento dopo la netta vittoria del suo partito alle legislative del 22 aprile. Nel corso del giuramento, pronunciato davanti al presidente della Corte costituzionale, Zuma ha sottolineato che intende ''proteggere tutti i sudafricani e incoraggiare il rispetto dei loro diritti'', nonché di attenersi allo spirito di ''riconciliazione'' del primo presidente nero del Paese, Nelson Mandela.

    Immigrazione
    Proseguono nel Mediterraneo gli avvistamenti di barconi carichi di migranti mentre è forte a polemica per il respingimento, due giorni fa, di 227 persone scortati in Libia dalla Marina italiana. Sulla vicenda è intervenuto ieri, a titolo personale, l'arcivescovo Agostino Marchetto, segretario del Pontificio Consiglio per i Migranti e gli itineranti. Il presule ha evidenziato l’importanza di tutelare i diritti dei rifugiati, una richiesta sottolineata anche sulle pagine dell’Osservatore Romano. Benedetta Capelli:

    Sono due i gommoni avvistati nelle ultime ore a sud di Lampedusa, a bordo dei quali si trovano decine di migranti. Le autorità stanno provvedendo ai soccorsi. Si tratta dell’ennesima segnalazione nelle acque del Mediterraneo: ieri, un altro barcone che trasportava 88 persone era stato intercettato a dieci miglia dall'isola siciliana. Solo due giorni fa, la Marina italiana aveva respinto 227 migranti, riportandoli in Libia. Un gesto che ha suscitato accese polemiche, respinte dal ministro dell’Interno italiano, Roberto Maroni, che ha parlato di una “nuova fase nel contrasto all'immigrazione clandestina''. In proposito, è intervenuto mons. Agostino Marchetto, segretario del Pontificio Consiglio per i Migranti e gli Itineranti, che, in un’intervista all’Ansa, ha definito il rimpatrio degli irregolari “una violazione delle norme internazionali sui diritti del rifugiato”. Il presule, parlando a titolo personale, ha sottolineato la necessità di “rendere operative le norme concordate”. Negare di fatto ai migranti il diritto alle cure e all'’educazione per i figli, pena la denuncia - ha osservato - rappresenta “un’evidente violazione dei diritti fondamentali della persona”. Infine, mons. Marchetto ha plaudito all’appello lanciato dai movimenti cattolici che, in vista dell’approvazione del pacchetto sicurezza, hanno chiesto un ripensamento sul reato di clandestinità. “Queste persone - si legge in un comunicato congiunto - scontano gli eccessivi ritardi nei rilasci e nei rinnovi del permesso di soggiorno”. I movimenti cattolici evidenziano poi “il rischio di perdere i figli” per l’impossibilità di effettuare atti di stato civile. Sul rimpatrio degli irregolari in Libia si è espresso anche l’Osservatore Romano, che ricorda “la priorità del dovere di soccorso nei confronti di chi si trova in gravi condizioni di bisogno”.

     
    Nuova Influenza
    Il Canada ha annunciato il primo caso di morte nel Paese collegato alla nuova influenza. Sono in corso le analisi per la conferma. E il virus è arrivato anche in Australia, Giappone e Brasile. In Italia, è avvenuto il primo contagio all’interno del Paese. L’Organizzazione Mondiale della Sanità ieri ha lasciato invariato il livello di allerta. Finora, sono 46 le vittime accertate, tutte in Messico tranne due negli Stati Uniti.

    Obama-Mondo Arabo
    Il presidente americano, Barak Obama, parlerà dei rapporti tra Stati Uniti e mondo arabo in discorso durante la sua prossima visita in Egitto, in programma per il 4 giugno. La Casa Bianca ha spiegato che la scelta è caduta sull'Egitto "perchè rappresenta sotto molti aspetti il cuore del mondo arabo".

    Usa-Yemen
    Il destino dei 100 detenuti yemeniti a Guantanamo è stato centro del colloquio telefonico tra il presidente Usa,Barack Obama, al suo omologo dello Yemen, Al Abdullah Saleh. Si è trattato del primo contatto fra i due. L'accordo raggiunto potrebbe portare al trasferimento dei prigionieri verso il loro Paese.

    Myanmar
    La leader dell'opposizione birmana, Aung San Suu Kyi, non è “in buone condizioni di salute”. Lo ha reso noto il portavoce del suo partito, la Lega nazionale per la democrazia, precisando che il Premio Nobel per la pace non riesce a mangiare, ha pressione bassa ed è disidratata. Il portavoce ha spiegato che l'assistente del medico della Suu Kyi l'ha visitata ieri e l'ha sottoposta a una flebo, ma che lo stesso medico è detenuto dalle autorità per una ragione sconosciuta. Aung San Suu Kyi è tenuta in isolamento dal regime militare del Myanmar dal 2003.

    Ancora fiamme in California, migliaia gli evacuati
    Ancora nella morsa delle fiamme la contea di Santa Barbara in California, dove gli incendi avanzano da quattro giorni. Sono 80 le case distrutte dalle fiamme, 30 mila le persone evacuate, bruciati 3500 ettari di terreni. Minacciati dalle lingue di fuoco circa 3500 case ed esercizi commerciali. Undici vigili del fuoco sono rimasti intossicati dal fumo, provocato dal rogo. A rendere difficile i lavori di spegnimento i forti venti che soffiano sulla zona interessata dalle operazioni in corso. Gli incendi, che si presume di origine dolosa, si estendono soprattutto nelle ore notturne quando il clima diventa caldo e secco. Solo il 10% del fronte dell'incendio è sotto controllo, ha precisato il portavoce del Centro operativo di emergenza della contea, Theo Fallati. A contenere i danni a persone e cose lavora un corpo di oltre duemila Vigili del fuoco, assistiti sul posto da 15 elicotteri. L’amministrazione californiana ha comunicato che, a fronte dell’emergenza, sono stati spesi un milione e 800 mila dollari. (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra)

     
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIII no. 129

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