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Sommario del 04/05/2009

Il Papa e la Santa Sede

  • Diritto alla vita e libertà religiosa al centro dei diritti umani. Vergognosa tragedia la fame nel mondo: così il Papa all'Accademia delle Scienze Sociali
  • Altre udienze e nomine
  • Padre Lombardi sul viaggio del Papa in Terra Santa: un atto di speranza e di coraggio
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Guerra in Centrafrica: il dramma di migliaia di sfollati
  • Ong a Roma: la crisi vista dalla parte dei più poveri
  • Rinnovamento nello Spirito Santo. Martinez: riconsegnare Cristo all'umanità
  • Sessant'anni fa la tragedia di Superga: ancora vivo il mito del grande Torino
  • Mostra sui Vangeli apocrifi a Illegio in Friuli
  • Chiesa e Società

  • Nuova influenza: 985 casi nel mondo
  • Rapporto Onu: nelle Filippine il maggior numero di nuovi profughi
  • Commissione Usa per la libertà religiosa presto in visita in Orissa e Gujarat
  • Thailandia: nuovo vescovo nel cuore dell’evangelizzazione nel nord del Paese
  • Soddisfazione per l’accordo di riconciliazione tra Ciad e Sudan
  • Strasburgo: presentazione di una ricerca sull'insegnamento della religione in Europa
  • Venezia: ciclo di incontri sugli armeni tra Oriente e Occidente
  • Convegno missionario ad Assisi sui media “risorsa ma dipendenti dal mercato”
  • Nocera Umbra: Settimana nazionale di studi sulla spiritualità coniugale e familiare
  • Viam Scire a Roma: mercoledì incontro sulla crisi
  • Anno dell’Astronomia: proseguono le iniziative in diverse città italiane
  • 24 Ore nel Mondo

  • Altri due anni di recessione per l'Europa
  • Il Papa e la Santa Sede



    Diritto alla vita e libertà religiosa al centro dei diritti umani. Vergognosa tragedia la fame nel mondo: così il Papa all'Accademia delle Scienze Sociali

    ◊   La Chiesa promuove i diritti di tutti gli esseri umani a partire dal diritto alla vita e alla libertà di coscienza e di religione: è questo in sintesi quanto ha detto stamani il Papa ricevendo in Vaticano i partecipanti alla plenaria della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali che si sta svolgendo sul tema “La Dottrina Sociale cattolica ed i Diritti umani”. Benedetto XVI ha quindi nuovamente denunciato la “vergognosa tragedia” della fame nel mondo, sottolineando il fatto che la "questione centrale" della dignità della persona e dei diritti umani sia un punto d'incontro tra la dottrina della Chiesa e la società contemporanea". Il servizio di Sergio Centofanti.

    Il Papa ricorda una “regola d'oro” per orientarci nel campo dei diritti umani. Si trova nel Vangelo: “Ciò che volete gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro”. I diritti umani riguardano tutti e non solo alcuni perché “sono inerenti alla natura stessa dell’uomo, che è creato a immagine e somiglianza di Dio”.

     
    Nel corso della storia – ha proseguito il Pontefice – l’umanità ha preso sempre più “consapevolezza dei diritti umani e della loro universalità”. Così l’era moderna, attingendo al messaggio cristiano sul libero rapporto di amore tra Dio e ogni uomo, ha sviluppato il principio del diritto universale alla libertà. Allo stesso tempo, dobbiamo sempre ricordare – ha sottolineato il Papa - che "la stessa libertà ha bisogno di essere liberata. Ed è Cristo che la libera” (Veritatis splendor, 86).

    Nel secolo scorso – ha rilevato – “dopo le grandi sofferenze causate da due guerre mondiali e indicibili crimini perpetrati dalle ideologie totalitarie, la comunità internazionale ha acquisito un nuovo sistema di diritto internazionale basato sui diritti umani”, agendo in conformità con il messaggio di Benedetto XV che aveva invitato i belligeranti della Prima guerra mondiale a "trasformare la forza materiale delle armi nella forza morale del diritto" (Nota per i Capi dei popoli belligeranti del primo agosto 1917). “I diritti umani sono diventati così il punto di riferimento di un ethos universale condiviso - almeno a livello di aspirazione - per la maggior parte del genere umano”.

     
    “The Second Vatican Council, in the Declaration Dignitatis Humanae…”
    “Il Concilio Vaticano II, nella Dichiarazione Dignitatis Humanae - ha aggiunto - così come i miei predecessori Paolo VI e Giovanni Paolo II, hanno sottolineato con forza che il diritto alla vita e il diritto alla libertà di coscienza e di religione sono al centro di tali diritti”. Benedetto XVI ribadisce che “questi diritti umani non sono verità di fede in senso stretto”, anche se sono presenti nel messaggio di Cristo, che "svela l'uomo a se stesso" (Gaudium et spes, 22). “Essi ricevono ulteriore conferma dalla fede” ma in realtà possono essere compresi dalla stessa ragione umana e da tutti gli uomini di buona volontà indipendentemente dal loro credo. In tutti gli uomini infatti è presente un “logos” che permette loro di distinguere non solo tra vero e falso, ma anche tra bene e male, giustizia e ingiustizia. “Questa capacità di discernere – ha affermato il Papa - rende ogni uomo capace di cogliere la ‘legge naturale’, che non è altro che una partecipazione alla legge eterna”. “La legge naturale – ha spiegato - è una guida universale riconoscibile da tutti, sulla base della quale tutte le persone possono capirsi e amarsi reciprocamente. I diritti dell'uomo, quindi, in ultima analisi, sono radicati in una partecipazione di Dio, che ha creato ogni persona umana, con l'intelligenza e la libertà. Se questa solida base etica e politica viene ignorata – sottolinea Benedetto XVI - i diritti umani rimangono fragili, in quanto sono privati del loro stabile fondamento”.

     
    “Human reason must undergo constant purification by faith…”
    Tuttavia – ha aggiunto – “la ragione umana deve essere sottoposta a costante purificazione da parte della fede” perché corre sempre il pericolo di “una certa cecità etica, derivante dal disordine delle passioni e del peccato”. D'altro canto, poiché “i diritti umani devono essere sempre e di nuovo fatti propri da ogni generazione e ogni individuo”, e poiché “la libertà umana è sempre fragile”, l’uomo “ha bisogno della speranza e dell'amore incondizionato che può essere solo trovato in Dio” e che porta a partecipare agli altri la giustizia e la generosità di Dio. In questa prospettiva il Papa richiama la gravità dei problemi sociali manifestatisi con la globalizzazione e l'attuale crisi economica: tra questi “il flagrante contrasto tra la parità di attribuzione dei diritti e la disparità di accesso ai mezzi per raggiungere tali diritti”.

     
    “It is a shameful tragedy that one-fifth of humanity still goes hungry…”
    “Per i cristiani che chiedono costantemente a Dio ‘dacci oggi il nostro pane quotidiano’ - ha affermato Benedetto XVI - è una vergognosa tragedia che un quinto dell'umanità soffra ancora la fame. Garantire un adeguato approvvigionamento di cibo, come la protezione delle risorse vitali come l'acqua e l’energia richiede a tutti i leader internazionali” la disponibilità “ad operare in buona fede, nel rispetto della legge naturale per promuovere la solidarietà e la sussidiarietà con le regioni e i popoli più deboli del pianeta, come la strategia più efficace per eliminare le disuguaglianze sociali tra i paesi e le società ed aumentare la sicurezza globale”. Si tratta – ha concluso il Papa – di difendere “questi diritti umani non negoziabili che sono fondati sulla legge divina”.

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    Altre udienze e nomine

    ◊   Il Santo Padre ha ricevuto questa mattina il cardinale William Joseph Levada, prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede; il cardinale Edmund Casimir Szoka, presidente emerito della Pontificia Commissione per lo Stato della Città del Vaticano e del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano; alcuni presuli della Conferenza Episcopale del Perù, in visita "ad Limina".

    In data 30 aprile 2009, il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale dell’arcidiocesi di Kasama (Zambia), presentata da mons. James Spaita, per raggiunti limiti di età.

    Il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Port-Harcourt (Nigeria), presentata da mons. Alexius Obabu Makozi, per raggiunti limiti di età. Gli succede mons. Camillus Archibong Etokudoh, finora vescovo di Ikot-Ekpene.

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    Padre Lombardi sul viaggio del Papa in Terra Santa: un atto di speranza e di coraggio

    ◊   Cresce l’attesa nel modo cristiano e non solo per il prossimo viaggio del Papa in Terra Santa, dall’8 al 15 maggio. Questa mattina, padre Federico Lombardi, direttore della Sala Stampa della Santa Sede, ha illustrato ai giornalisti il programma del pellegrinaggio che Benedetto XVI si accinge a compiere sulle orme dei suoi predecessori Paolo VI e Giovanni Paolo II. Il servizio di Roberta Gisotti.

     
    Sarà “un viaggio importante, interessante e molto complesso” ha premesso padre Lombardi, prima di soffermarsi sulle varie tappe di un itinerario scandito da eventi religiosi e incontri civili che andranno a suggellare le intenzioni di questo Pellegrinaggio, che il Papa stesso ieri all’Angelus ha voluto ricordare al mondo intero. Anzitutto “confermare e incoraggiare i cristiani di Terra Santa” che quotidianamente devono affrontare tante difficoltà, e qui padre Lombardi ha rilevato le diverse cerimonie - cui il Papa parteciperà - di posa di prime pietre di edifici di culto e di altro tipo, segno di una Chiesa desiderosa di svilupparsi. Altra intenzione primaria, quella di farsi – ha detto Benedetto XVI – “pellegrino di pace, nel nome dell’unico Dio che è Padre di tutti, testimoniando l’impegno della Chiesa cattolica a sostegno di chi si sforza di praticare il dialogo e la riconciliazione, per giungere ad una pace stabile e duratura nella giustizia e nel rispetto reciproco”. Ha rammentato padre Lombardi che il viaggio toccherà Giordania, Israele e Territori palestinesi, inserendosi quindi in un contesto religioso e civile reso ancor più complicato dopo il conflitto di Gaza e che ora presenta una serie di incognite con un nuovo governo in Israele, le divisioni politiche tra palestinesi e le elezioni di gennaio rinviate, le tensioni verso l’Iran, la politica del neo-presidente americano, Obama:

     
    "E’ un complesso di situazioni in movimento e anche di tensioni, in cui il viaggio del Papa si presenta come un atto di speranza e di fiducia di poter dare un contributo per la pace e per la riconciliazione. Mi sembra un atto anche decisamente coraggioso ed una bella testimonianza di impegno per portare messaggi di pace e di riconciliazione anche in situazioni non facili".
     
    Il Papa incontrerà il re di Giordania, il presidente e il primo ministro israeliano e il presidente palestinese, questi gli eventi di valenza politica più rilevanti ed incontrerà i leader e i fedeli di sei riti cattolici e di altre confessioni cristiane, e i capi religiosi dell’ebraismo e dell’islamismo. Si recherà sulla spianata delle Moschee e visiterà il Muro Occidentale, andrà tra i profughi palestinesi a Betlemme e farà visita al Mausoleo di Yad Vashem a Gerusalemme per rendere omaggio alle vittime dell’Olocasuto, ma non farà sosta - come già previsto - al Museo storico.

     
    Questo viaggio – ha rimarcato ieri Benedetto XVI – “non potrà non avere una notevole importanza ecumenica e interreligiosa”.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   La fame nel mondo è una tragedia vergognosa: Benedetto XVI ribadisce alla Pontificia Accademia delle Scienze che i diritti umani hanno bisogno di una solida base etica e politica.

    Nell’informazione internazionale, un articolo di Elisabetta Galeffi dal titolo “Promozione della donna nei Paesi islamici. L’esperienza del Marocco”

    Dalla bellezza e dal lavoro la speranza in tempo di crisi; Benedetto XVI e i fondamenti della cultura: l’intervento, nelle pagine culturali, di Javier Prades “Come parlare pubblicamente di Dio in Europa” contenuto nel prossimo numero del quadrimestrale “Atlantide”

    Noi serviamo un disegno immenso e perfino infinito: il discorso – compreso nell’antologia Montiniana “Carità intellettuale” – che Paolo VI scrisse e pronunciò per l’inaugurazione della nuova aula delle udienze progettata e realizzata da Pier Luigi Nervi

    Il prezioso e discreto servizio di un grande ingegnere: Raffaele Alessandrini ricorda Mario Desideri.

    La cattedrale sotto la cattedrale: Gioia Bertelli sui sotterranei della chiesa di San Sabino a Bari.

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    Oggi in Primo Piano



    Guerra in Centrafrica: il dramma di migliaia di sfollati

    ◊   Sempre più preoccupante la situazione nel nord della Repubblica Centrafricana, dove - a causa di scontri tra esercito e ribelli - migliaia di persone sono state costrette a fuggire dalle proprie case, per di più nella stagione delle piogge. La denuncia arriva da Medici Senza Frontiere: una stima dell’organizzazione umanitaria indica, infatti, dieci mila nuovi sfollati nella regione di Kabo e Moyen Sido, al confine con il Ciad, rifugiati nella foresta, privi di assistenza sanitaria e senza aiuti. Il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, ha invocato il rispetto dei diritti umani nel Paese africano, già colpito da scontri tra governativi e ribelli del Fronte democratico del popolo centrafricano (FDPC), movimento che non ha aderito al processo di pace in corso. Sulla situazione nella Repubblica Centrafricana, Giada Aquilino ha intervistato Sergio Cecchini, direttore della comunicazione di Medici Senza Frontiere-Italia:

    R. – Dal mese di febbraio, ormai, c’è una nuova ondata di violenza in alcune zone della Repubblica Centroafricana, in particolare nelle zone al nord, le zone intorno a Kabo e Dabngafò dove però la violenza non è mai terminata dal 2006, quando sono esplosi gli scontri. Migliaia di persone, in questo momento, sono fuggite all’interno della foresta, non si presentano più agli ambulatori, non si presentano più ai centri di salute ed è una situazione di estrema vulnerabilità per più di dieci mila persone che in questo momento sono sparite dai nostri centri di salute. Alcuni rapporti delle ultime equipe mobili, che nel fine settimana hanno visitato diversi villaggi, hanno riscontrato un numero maggiore di villaggi bruciati.

     
    D. – Quindi, ora, quali sono le emergenze nel Paese?

     
    R. – Cercare di raggiungere queste persone che sono fuggite nella foresta con ogni tipo di mezzo, sia con cliniche mobili a bordo di motorette, sia andando a piedi, inoltrandosi dentro la foresta, perché parliamo di persone che si trovano a vivere in condizioni di estrema vulnerabilità alla pioggia, al freddo nella notte. Ma parliamo anche di persone che sono sotto trattamento antiretrovirale per l’Aids o sotto trattamento tubercolosi per cui un’interruzione di questo trattamento significa sviluppare una resistenza. Parliamo di uno dei Paesi più poveri al mondo, di uno dei Paesi in cui è saltata la rete di sorveglianza epidemiologica e di supporto sanitario data dall'autorità, per cui la popolazione dipende totalmente dagli aiuti che possono arrivare dalle organizzazioni umanitarie o dalle missioni.

     
    D. – Dalle testimonianze che i vostri operatori hanno raccolto sul campo, perché, secondo voi, sono scoppiati ora questi scontri?

     
    R. – Quella zona lì è una zona che risente moltissimo di quello che succede in Darfur ed in Ciad da parte di un cosiddetto triangolo, Repubblica Centroafricana, Ciad e Darfur, per cui il passaggio di milizie ribelli o comunque il travasarsi della tensione e degli scontri, è una costante. In questo momento, dobbiamo tener conto che c’è la stagione delle piogge per cui c’è una recrudescenza delle violenze nell’intento di recuperare quanto più possibile i viveri, i generi di prima necessità da parte dei vari gruppi ribelli.

     
    D. – E allora, qual è l’appello di Medici Senza Frontiere?

     
    R. – Mobilitare quante più organizzazioni possibili per raggiungere la popolazione fuggita in questo momento nella foresta ma soprattutto accendere dei riflettori sulla crisi della Repubblica Centroafricana per evitare che quelle poche realtà missionarie o le organizzazioni umanitarie che sono sul campo, siano totalmente abbandonate in questo difficile lavoro di portare assistenza alle persone fuggite nella foresta.

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    Ong a Roma: la crisi vista dalla parte dei più poveri

    ◊   La crescita dei prezzi dei beni alimentari ed energetici nel 2007 ha fatto aumentare di 40 milioni il numero di persone che soffre la fame. Proprio lo sviluppo dovrà essere uno dei temi fondanti del G8 che a luglio si svolgerà a L’Aquila. Così almeno chiede la Coalizione Italiana contro la Povertà che oggi a Roma ha organizzato il Civil G8 2009, per ribadire, appunto che la cooperazione allo sviluppo deve assumere un ruolo fondamentale nelle politiche di bilancio dei Paesi industrializzati. La crisi attuale, infatti, rischia di colpire maggiormente i poveri del pianeta. Alessandro Guarasci ha intervistato Sergio Marelli, direttore generale della Focsiv, e Cecilia Brighi, responsabile della Cisl internazionale.

    D. – Sergio Marelli, che cosa vi aspettate da questo Meeting, in vista del G8 di luglio?

     
    R. – Penso che 250 rappresentanti da oltre 40 Paesi abbiano i pari diritti, come le grandi star della pop music o i giovani che costituiranno il cosiddetto G8 dei giovani, per accedere alla stanza dei 'grandi'. Perché anche senza nascondere le nostre posizioni critiche, pensiamo di avere delle proposte concrete e di poter dare il nostro contributo per uscire da questa situazione molto difficile nella quale versa tutto il mondo.

     
    D. – E’ realistico pensare oggi di aumentare l’aiuto allo sviluppo, in un momento di forte deficit per i bilanci?

     
    R. – E’ sicuramente una sfida molto difficile. Intanto, non si può regredire come ha fatto il nostro Paese. Bisogna almeno mantenere i livelli degli scorsi anni, convinti del fatto che investire oggi per aiutare i Paesi poveri, significa investire sulla vera e unica possibile soluzione della crisi mondiale. Senza il loro contributo, senza il loro coinvolgimento non ci potrà essere soluzione a questa crisi finanziaria.

     
    D. – Cecilia Brighi, Cisl internazionale, con l’aumentare della crisi stanno aumentando anche i casi di lavoro nero e sfruttamento di intere fasce di popolazione?

     
    R. – Non solo lavoro nero, lavoro precario, lavoro nell’economia informale, ma soprattutto sta aumentando drammaticamente la disoccupazione in tutto il mondo: nei Paesi in via di sviluppo e anche nei Paesi di area Ocse.

     
    D. – In Europa, ma anche negli Stati Uniti, comunque, bene o male, c’è un sistema di ammortizzatori sociali. Nei Paesi, invece, in via di sviluppo, che succede?

     
    R. – Nella maggior parte dei Paesi in via di sviluppo non esiste una rete di ammortizzatori sociali, di protezione sociale, di pensioni, di assistenza. Chiediamo che questo possa essere messo in piedi, per esempio attraverso la costruzione di un grande fondo internazionale, attraverso la tassazione delle speculazioni finanziarie a breve e anche l’eliminazione dei 'paradisi fiscali', che possono portare risorse fiscali ai singoli Paesi. Questo permetterebbe di aiutare i Paesi in via di sviluppo a costruire una rete di protezione sociale e di assistenza. Poi chiediamo che le istituzioni finanziarie internazionali, i programmi di aiuto allo sviluppo, e il sostegno alle imprese che si internazionalizzano, prevedano il rispetto delle norme fondamentali del lavoro e dei diritti fondamentali, che sono sempre di più violati proprio anche con la scusa della crisi.

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    Rinnovamento nello Spirito Santo. Martinez: riconsegnare Cristo all'umanità

    ◊   Si sono chiusi ieri a Rimini i lavori della 32.ma Convocazione nazionale del Rinnovamento nello Spirito Santo. “Siamo pronti – ha detto il presidente del movimento, Salvatore Martinez – a rendere il nostro servizio a Dio”. “Siamo un popolo – ha aggiunto - che ha trovato nuovo vigore nell’annuncio del Vangelo, in un mondo che necessita di un vero rinnovamento spirituale”. A Rimini è stato ribadito che occorre portare Gesù Cristo e il suo Regno, come sottolinea al microfono di Amedeo Lomonaco il presidente Salvatore Martinez:

    R. – Abbiamo, come il pellegrino, riaffermato che c’è una strada da seguire che è Cristo e c’è una meta da raggiungere: riconsegnare Cristo a questa nostra umanità. Mettersi a favore del vento, a favore della Pentecoste, credo che sia la sfida di questo nostro momento storico e a Rimini la gioia è aver visto che migliaia di persone hanno ritrovato con passione per il tempo attuale, mille e mille sentimenti, sperimentati nei volti dei bambini, dei giovani, delle famiglie, di tanti anziani, di decine e decine di sacerdoti ma anche una sola parola da portare, “Gesù Cristo e il suo Regno”.

     
    D. – A proposito di sfide, come proclamare il Vangelo nel mondo di oggi, spesso così lontano da Dio e nello stesso tempo anche bisognoso di Dio?

     
    R. – Provando a comprendere che la fede, oggi, non può più essere trasmessa per ripetizione ma attraverso la fantasia dello Spirito. Serve una nuova iniziazione dei cristiani, un nuovo inizio, un’epoca di rinnovamento; bisogna dare più fiducia allo Spirito Santo. Un movimento come il nostro deve sentirsi partecipe di ciò che è già in atto, non ciò che vorremmo fare; è già in atto il Regno di Dio, è già in atto l’evangelizzazione, bisogna sentirsene responsabilmente partecipi; bisogna rimettere nelle mani della gente il Vangelo e bisogna anche rimetterlo nei cuori. Il valore della comunità cristiana è l’antidoto alla solitudine del nostro tempo ma è anche una risorsa che le comunità cristiane hanno già in atto.

     
    D. – Tra i valori che avete indicato c’è l’umiltà, una virtù oggi dimenticata?

     
    R. – Oggi bisogna evangelizzare senza però apparire. Il Vangelo passa dagli umili, la prima Beatitudine è proprio quella dei “poveri in Spirito”. Bisogna allora ripartire dagli ultimi, ripartire dai piccoli e saranno loro, come in ogni momento decisivo della storia, a segnare il nostro cammino. Quindi, un Vangelo che è certamente luce ma che, soprattutto, deve recuperare l’idea di un cristianesimo del lievito che ama scomparire ma dare valore, significato, forma a questa massa, a questa pasta che è la storia.

     
    D. – Durante l’incontro avete anche presentato un progetto a favore di detenuti, ex detenuti e delle loro famiglie. Sono queste opere della fede…

     
    R. – Opere sempre più attuali che ci dicono che non c’è soluzione alla questione sociale fuori dal Vangelo; bisogna essere testimoni delle ragioni dello Spirito attraverso una nuova cultura, che noi chiamiamo “cultura della Pentecoste”, per far vedere che la dottrina sociale della Chiesa si incarna, ogni giorno, attraverso buone prassi che poi sono la traduzione degli ideali della nostra fede. Fare credito alla speranza è possibile; in questo caso, ripartire dagli ultimi, può addirittura essere vincente perché è significativo che siano proprio loro, in questo anno, a dirci quanto sia attuale il Vangelo del sociale, la nuova evangelizzazione del sociale.

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    Sessant'anni fa la tragedia di Superga: ancora vivo il mito del grande Torino

    ◊   Nella Basilica di Superga si ricorderanno nel pomeriggio le vittime della sciagura aerea, avvenuta 60 anni fa e costata la vita a 31 persone, tra cui diciotto calciatori, dirigenti e tecnici della squadra di calcio del Torino. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

    “Un crepuscolo durato tutto il giorno, una malinconia da morire. Il cielo si sfaldava in nebbia, e la nebbia cancellava Superga. Ho sentito un rombo, paurosamente vicino, un colpo, un terremoto. Poi il silenzio. E una voce, è caduto un aereo...”. Con queste parole il cappellano della Basilica di Superga ricordava, poco dopo lo schianto dell’aereo che trasportava la squadra del Torino, una delle più grandi tragedie del calcio. Era il 4 maggio 1949: l’aereo con a bordo la formazione granata si schiantava per la scarsa visibilità sulla collina di Superga. La squadra stava tornando da Lisbona, in Portogallo, dove aveva giocato la sua ultima partita contro il Benfica, un’amichevole per celebrare l’addio al calcio di José Ferreira, capitano della squadra portoghese. E’ scampato alla tragedia solo chi non è salito su quell’aereo: “Mi sono salvato – spiega Sauro Tomà, oggi 83.enne - perché ero infortunato e non presi parte a quella trasferta”. Su quella drammatica giornata si è più volte soffermato anche il commentatore sportivo Giorgio Tosatti che in quel terribile schianto ha perso il padre: “Andai a prendere mio padre al giornale. C’era un sacco di gente fuori, io avevo undici anni, entrai, andai dall’usciere. Gli chiesi: papà è arrivato? Mi rispose: ma non sai che è morto? Ho saputo così della sua scomparsa…”. Due giorni dopo lo schianto, ai funerali parteciparono oltre 500 mila persone. Ma la sciagura, costata la vita anche ai membri dell'equipaggio e a tre giornalisti, non ha cancellato il ricordo di quel grande Torino, simbolo di un’Italia che a fatica cercava di superare le devastazioni materiali e morali della Seconda Guerra Mondiale. “Il Torino – ha scritto il giornalista Indro Montanelli - non è morto, è soltanto in trasferta”. Le sue gesta continuano ad essere un inno allo sport: “rappresentavano una serie di valori – sottolinea Franco Ossola, figlio dell’ala destra di quel Torino - che il popolo aveva come dimenticato, perso per strada: la dignità, l’onore, la fierezza. La gente si riconosceva nei suoi campioni, che erano persone normali: li incontravi per strada, alcuni di loro avevano dei negozi in centro dove lavoravano”. “Era una forza terrena, operaia, molto piemontese – ricorda il giornalista Giampaolo Ormezzano – con giocatori messi insieme in modo geniale dal presidente Ferruccio Novo”. Sul campo dello storico stadio Filadelfia la squadra granata ha collezionato vittorie e successi: dal 1942 al 1949 ha vinto 5 scudetti e stabilito numerosi record. Dieci calciatori di quella squadra facevano parte della nazionale italiana. Sessanta anni dopo, sono diverse le iniziative per ricordare quella tragedia: questa mattina, in molti si sono recati al cimitero Monumentale per rendere omaggio ai giocatori di quella indimenticabile squadra. Nel pomeriggio, alle ore 17, verrà celebrata la Santa Messa da don Aldo Rabino. Il giocatore Alessandro Rosina, che rappresenta il Torino di oggi, scandirà i nomi delle vittime. Alle spalle del calciatore ci sarà un maxischermo su cui verranno proiettate immagini legate al grande Torino.

    Sull'eredità lasciata dal grande Torino, non solo al mondo dello sport, ascoltiamo al microfono di Luca Collodi il cappellano della squadra granata, don Aldo Rabino:

    R. – Resta un ricordo indelebile, unico; rimane quella che viene chiamata un po’ la fede, se vogliamo, anche se il termine può essere improprio. La fede verso una realtà di vita, perché parlare del grande Torino vuol dire parlare di una storia che non vuol morire e che, caso strano, vede in prima fila moltissimi giovani che non hanno mai visto giocare il grande Torino ma ne hanno solo sentito parlare dai genitori; rimane questa fede in un qualcosa che ha il senso della vita, che profuma di umanità, che porta al di là di quello che è il semplice fatto sportivo.

     
    D. – Don Rabino, perché il grande Toro ha rappresentato tutto questo?

     
    R. – Perché è stato un momento in cui, in un’Italia piena di macerie, il senso della speranza rifioriva su un campo di calcio. La voglia di vincere – quindi di alzare la testa – diventava un po’ l’occasione, attraverso il gioco del calcio, per far vedere che questa nazione era viva, che questo popolo sentiva sentimenti di gioia, voleva ritornare ad essere protagonista in mezzo a molte fatiche. Quindi, è una lezione di vita che si perpetua; quello che commuove – direi quotidianamente – è che quando si incontra qualche tifoso del Torino, ci si accorge che si è dentro qualcosa di diverso. Credo che la nostra storia, la nostra esistenza, sia sempre temprata dalla fatica; laddove c’è sacrificio, c’è il senso del dolore, c’è però anche il senso della speranza e della voglia di ripartire e di risorgere. Oggi la lezione che ci lascia Superga che, a 60 anni di distanza, trova ancora tanta gente che non ha visto, non ha conosciuto; è inspiegabile, ma è una cosa bellissima. (Montaggio a cura di Maria Brigini)

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    Mostra sui Vangeli apocrifi a Illegio in Friuli

    ◊   Alla presenza del cardinale Leonardo Sandri, prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali, è stata inaugurata nei giorni scorsi a Illegio, in Friuli, la mostra “Apocrifi. Memorie e leggende oltre i Vangeli”. L’esposizione, organizzata dal Comitato di San Floriano e aperta fino al 4 ottobre, propone capolavori delle pittura, da Caravaggio a Dürer, antiche icone russe e sculture lignee medievali: opere d’arte provenienti dalle più prestigiose gallerie e sedi museali d’Europa. Paolo Ondarza ha seguito per noi la presentazione della mostra alla stampa nella sede dell’ambasciata italiana presso la Santa Sede.

    Illegio, piccolo ma intraprendente centro montano nel cuore della Carnia, in Friuli, si riconferma sede espositiva di livello internazionale. Il comitato San Floriano, già promotore delle fortunate mostre sulla Genesi e sull’Apocalisse, propone quest’anno “Apocrifi. Memorie e leggende oltre i Vangeli”. 80 capolavori dal Medioevo ad oggi illustrano l’influenza sull’arte e sull’immaginario collettivo cristiano di quei testi che, a metà strada tra realtà e invenzione, non entrarono nel canone delle Sacre Scritture. Il presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, arcivescovo Gianfranco Ravasi:

    “Da una parte, ci permettono di ritrovare un orizzonte molto creativo, persino fantasmagorico, che è proprio delle comunità cristiane primitive, della loro devozione, del loro desiderio di sapere di più attorno al mistero di Cristo. Contemporaneamente, dobbiamo ricordare che hanno generato tutta una sequenza di immagini, che sono entrate tradizionalmente nella storia dell’arte, tenendo sempre conto però che, pur con questi due valori, spesso i Vangeli apocrifi hanno subito una sorta di deriva e che hanno tentato di giustificare alcune deviazioni di tipo dottrinale”.

    La mostra è una suggestiva indagine alla ricerca di ciò che i Vangeli canonici hanno taciuto, ma che la memoria delle prime generazioni cristiane ha fatto giungere fino a noi. Il curatore don Alessio Geretti:

    “Questa collezione di opere meravigliose che abbiamo avuto la fortuna di mettere insieme ci permette da un lato di apprezzare quanto di spiritualmente valido c’è in alcuni apocrifi e, dall’altro, di ammirare ancora di più l’attendibilità, la storicità dei Vangeli canonici che, a differenza di questi testi, anche un po’ pittoreschi, che sono gli apocrifi, sono sempre rimasti fedeli alla realtà, ai fatti, senza mai assecondare le nostre umane curiosità”.

    E non senza un poco di stupore il visitatore scoprirà che episodi canonici come l’adorazione dei Magi, l’infanzia o l’Assunzione della Vergine Maria provengono proprio dai testi apocrifi. A questi guardarono Guercino, Dürer, Andrea del Sarto, ma anche gli autori di antiche icone russe e bizantine, di sculture lignee medievali e di incisioni rinascimentali. Fiore all’occhiello della mostra è “Il riposo durante la fuga in Egitto" di Caravaggio. L’opera, che solo per la quarta volta nella storia lascia la Galleria Doria Pamphilj di Roma, sarà godibile fino al 18 maggio e custodisce un messaggio che in occasione della mostra viene svelato. Ancora don Alessio Geretti:

    “L’opera oltre che esteticamente fascinosa e potentissima è anche un intelligente trattato sul rapporto tra vita attiva e vita contemplativa, è un invito a passare sì per la breve ed interessante esperienza della fruizione artistica, approdando però alla dolcezza smisurata e impareggiabile della vita contemplativa di preghiera”.

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    Chiesa e Società



    Nuova influenza: 985 casi nel mondo

    ◊   Almeno 985 casi, 25 decessi, venti Stati colpiti. Sono alcuni degli ultimi dati relativi alla nuova influenza scoppiata recentemente in Messico. Proprio in questo Paese, dove il virus ha fatto la sua comparsa, si sta registrando una riduzione dei nuovi casi e pare che il picco dell'epidemia sia superato. Al momento, l'unica vittima al di fuori del Messico è un bambino degli Stati Uniti, il secondo Paese più colpito. L'Unione Europea, intanto, sconsiglia di recarsi in zone fortemente colpite dal virus, se non strettamente necessario. In Italia, poi, si registrano altri due casi confermati di influenza: si tratta di un ragazzo e di un bambino tornati dal Messico. In tutto dunque si registrano 4 casi in Italia. Per quanto riguarda i sintomi sono quelli dell'influenza stagionale: febbre, sonnolenza, perdita di appetito, tosse. Al momento, non è disponibile un vaccino. Secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) potrebbe essere pronto in circa sei mesi. L'età di gran parte delle persone colpite è di 20-50 anni, dato insolito per un'influenza. Gli esperti dell'Oms sostengono che una pandemia sia imminente, ma che il virus sia relativamente debole. In Italia, infine, il ministero della Salute ha attivato il numero di pubblica utilità "1500", e sono disponibili informazioni e approfondimenti sul sito www.ministerosalute.it (A.L.)

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    Rapporto Onu: nelle Filippine il maggior numero di nuovi profughi

    ◊   Nel 2008 le Filippine hanno registrato il più alto numero di “nuovi profughi”. Lo afferma un recente rapporto delle Nazioni Unite sui rifugiati, secondo il quale la guerra fra esercito e ribelli del Fronte islamico Moro a Mindanao, isola a sud del Paese, ha spinto circa 600 mila persone ad abbandonare le proprie abitazioni. Gli scontri dello scorso anno fra militari e ribelli islamici hanno fatto registrare una progressiva escalation a causa della mancata firma del Memorandum of Agreement (Moa), un documento all’interno del quale venivano stabiliti i territori della futura regione autonoma musulmana del Mindanao (Armm). L’ondata di violenze ha causato 600 mila nuovi rifugiati. Tra i fattori che hanno determinato un aumento negli sfollati vi sono anche le operazioni contro la guerriglia comunista e la lotta contro le milizie fondamentaliste islamiche di Abu Sayyaf a Basilan e Sulu.  Nemmeno i bambini sono stati risparmiati dalla guerra: abbandono scolastico giovanile, commercio di vite umane, reclutamento nei gruppi armati, malnutrizione e problemi di salute determinati dalla mancanze di assistenza sanitaria nei campi profughi sono i problemi più gravi da risolvere. Gli esperti delle Nazioni Unite – ricorda Asianews - ammettono gli “sforzi sinceri” compiuti dal governo per affrontare la crisi, ma sottolineano anche che “resta ancora molto da fare” nel futuro. Negli ultimi mesi del 2008 il numero degli sfollati a Mindanao è sceso a circa 300 mila unità. Il rapporto 2008 elaborato dal Centro di monitoraggio per gli sfollati interni (Idmc), su iniziativa del Centro norvegese per i rifugiati, evidenzia infine che ancora oggi vi sono 26 milioni di profughi a causa di guerre, violenze, fame e in cerca di una nuova sistemazione all’interno del proprio Paese. Il Sudan resta il Paese con il maggior numero di rifugiati (4,9 milioni), seguito da Colombia (4,3 milioni) e Iraq (2,8 milioni). (A.L.)

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    Commissione Usa per la libertà religiosa presto in visita in Orissa e Gujarat

    ◊   La Commissione per la libertà religiosa degli Stati Uniti annuncia la visita in India di una sua delegazione per il prossimo mese. In occasione della presentazione del Rapporto annuale sulla situazione della libertà religiosa nel mondo, l’organismo, ha spiegato che saranno visitati due Stati in particolare: l’Orissa, teatro delle violenze contro i cristiani, e il Gujarat, che nel 2002 ha registrato lo scontro tra le locali comunità indù e musulmana causando la morte di oltre mille fedeli islamici. Mons. Stanislaus Fernandes, segretario generale della Conferenza episcopale indiana (Cbci), interpellato da AsiaNews, commenta l’annuncio del prossimo viaggio della delegazione affermando che “chiunque si impegni per proteggere i diritti umani e le libertà religiosa è benvenuto”. “Noi speriamo - afferma mons. Fernandes - che la visita della Commissione aiuti i vari gruppi per i diritti umani, gli attivisti sociali e la Chiesa indiana per accelerare il cammino della giustizia per i cristiani del Kandhamal e le vittime delle violenze scioviniste nel Paese”. Le violenze nell’Orissa e la condizione dei profughi, che ancora oggi non sono tornati nei loro villaggi, restano una viva preoccupazione per la Cbci, ma mons. Fernandes afferma che “la Chiesa indiana ha fiducia e speranza nella giustizia del Paese”. A confermare questa aspettativa il vescovo cita la recente decisione della Corte suprema che ha istituito un’apposita commissione per trovare le responsabilità della violenze ai danni della comunità musulmana del Gujarat. “ Ci auguriamo che la Corte possa intervenire anche in altri casi, come quello del Kandhamal, - afferma il segretario della Cbci - a patto che la burocrazia e le amministrazioni non facciano apposizione”. “La Chiesa non cerca vendetta”, sottolinea infine mons. Fernandes. “La Chiesa desidera la giustizia, che è essenziale per la pace, e la riconciliazione, che è il fondamento su cui costruire il processo di una pace duratura e la convivenza stabile tra le comunità”. (A.L.)

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    Thailandia: nuovo vescovo nel cuore dell’evangelizzazione nel nord del Paese

    ◊   Padre Francis Xavier Vira Arphonrat è il nuovo vescovo della diocesi di Chiang Mai, nel nord della Thailandia - cuore dell’evangelizzazione – secondo una nota diffusa da AsiaNews. Il neo vescovo, ordinato sacerdote il 7 giugno 1981, per 21 anni è stato segretario generale della Commissione episcopale per le catechesi. “Utilizzare l’esperienza acquisita in passato per annunciare la Parola di Dio” sono state le prime parole di mons. Arphonrat, che ha scelto come motto per il suo episcopato: “Omnia facio propter evangelium" - "Tutto faccio per il Vangelo”, tratto dalla prima lettera di San Paolo apostolo ai Corinzi. Succede a mons. Joseph Sangval Surasarang, di 74 anni, dimessosi per motivi di salute, dopo aver guidato la diocesi per 22 anni. Grazie all’opera pastorale del precedente vescovo, il numero dei fedeli nella diocesi, dal 1987 a oggi, è quasi triplicato: nel 1987 i cattolici erano 17533; oggi sono più di 51mila su una popolazione di circa 5 milioni di persone. Il nuovo vescovo di Chiang Mai ha ricevuto alla consacrazione episcopale anche gli auguri di Phura Thepkosol, abate del tempio buddista di Phrathat Doi Suthep, un simbolo nella regione. “Non lavoriamo in competizione – ha dichiarato Phura Thepkosol – ma coordiniamo i nostri sforzi per promuovere la felicità tra i fedeli e la pace nella società”. L’abate ha omaggiato mons. Arphonrat di un libro contenente gli insegnamenti del Budda, sottolineando il lavoro comune “all’insegna dell’armonia” promosso dai leader religiosi. La cerimonia di consacrazione, tenutasi il primo maggio scorso, nella cattedrale del Sacro Cuore di Gesù, a Chiang Mai, è stata presieduta dal cardinale Michael Michai Kitbunchu, arcivescovo di Bangkok, ed ha visto la partecipazione di 5mila fedeli provenienti da tutto il Paese. Un gruppo indossava i costumi tradizionali delle popolazioni tribali del nord della Thailandia, molto presenti nella diocesi di Chiang Mai. Durante l’omelia il cardinale Kitbunchu ha ringraziato il re thai Bhumibol Adulyadej “per la libertà religiosa nel Paese” e per il suo lavoro “volto a promuovere l’educazione e lo sviluppo sociale della popolazione”. Eretta il 17 novembre 1959, la diocesi di Chiang Mai è - come abbiamo detto - il cuore dell’evangelizzazione nel nord della Thailandia. La maggior parte dei cattolici che vive in questo territorio proviene dalle regioni degli altipiani: copre otto diverse province, per una popolazione di 5.462.752 persone, di cui 51.462 cattolici. Ad oggi vi sono 24 preti diocesani, 62 religiosi, 12 fratelli dell’ordine di San Gabriele e 136 religiose che collaborano nell’opera pastorale promossa dalla diocesi. I seminari maggiori sono 24, 98 quelli minori. (A.V.)

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    Soddisfazione per l’accordo di riconciliazione tra Ciad e Sudan

    ◊   Sono seguite reazioni positive da più parti all’accordo di riconciliazione sottoscritto ieri a Doha, in Qatar, tra Ciad e Sudan. L’intesa, mediata da Qatar e Libia, prevede la graduale normalizzazione delle relazioni diplomatiche, un controllo congiunto delle frontiere al fine di bloccare il passaggio di gruppi armati da una parte e dall’altra e l’avvio di un percorso per un formale accordo di pace. “La nostra speranza è che questo passo crei un clima di confidenza che renderà possibile un vertice a Tripoli con la presenza dei due presidenti”, ha detto il ministro degli Esteri del Qatar, Ahmad Ben Abdallah al-Mahmoud. Le tensioni tra Ciad e Sudan – ricorda l’agenzia Misna - sono state regolarmente alimentate negli ultimi anni dagli attacchi di gruppi ribelli attivi lungo la frontiera, con i governi di Khartoum e N’Djamena che si accusano a vicenda. Dopo aver interrotto ogni relazione lo scorso maggio, grazie alla mediazione della Libia e dell’Unione Africana i due Paesi avevano ripreso le relazioni diplomatiche alla fine di ottobre nell’ambito dello stesso processo che ha portato adesso all’intesa di Doha. (A.L)

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    Strasburgo: presentazione di una ricerca sull'insegnamento della religione in Europa

    ◊   Oggi a Strasburgo verrà presentata la ricerca sull’insegnamento della religione nelle scuole in Europa, studio promosso dal Consiglio delle Conferenze Episcopali del Continente, su iniziativa della Conferenza Episcopale Italiana. Presso il Consiglio d’Europa ci sarà nel pomeriggio una tavola rotonda. La presentazione dei dati della ricerca, relativi al periodo 2005-2007, si fa infatti occasione di dibattito. Si tratta di dati sull’insegnamento della religione cattolica, in realtà anche molto diversi, perché le ricerca riguarda non solo i 27 Paesi dell’Unione, ma i tanti che compongono il più allargato Continente europeo. L’insegnamento della religione a contenuto confessionale rappresenta il modello largamente prevalente, ma ci sono poi situazioni in cui non si va oltre l’insegnamento di una disciplina etica, che comprende alcuni elementi di religiosità. In ogni caso, l’insegnamento della religione rappresenta una risorsa per tutte le società. Ne sono consapevoli i vertici dell’Unione Europea e del Consiglio d’Europa, che hanno patrocinato l’iniziativa e che parteciperanno alla tavola rotonda. A presentare la ricerca mons. Aldo Giordano, osservatore permanente della Santa Sede presso il Consiglio d’Europa, mons. Mariano Crociata, segretario generale della Cei, e don Vincenzo Annichiari, corresponsabile del servizio per l’insegnamento della religione sempre della Conferenza Episcopale Italiana e il cardinale Peter Erdö, presidente del Consiglio che riunisce le Conferenze Episcopali Europee. Ci saranno poi i responsabili di altri Paesi. Tra i temi per il dibattito c’è quello del rapporto tra l’educazione religiosa e la formazione dell’uomo e del cittadino europeo e poi quello del rapporto tra istituzioni europee e insegnamento della religione. (Da Strasburgo, Fausta Speranza) h

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    Venezia: ciclo di incontri sugli armeni tra Oriente e Occidente

    ◊   “Dall’Ararat a San Lazzaro. Gli Armeni tra Oriente e Occidente”, il tema della proposta culturale promossa dalla Scuola Grande San Giovanni Evangelista a Venezia. Si tratta di un ciclo di cinque incontri, quattro conferenze in sede, più una visita all'Isola di San Lazzaro. Un programma che si articolerà per tutto il mese di maggio. Offrendo – riferisce l’agenzia Sir- un’introduzione alla storia religiosa e culturale del popolo armeno. La presenza secolare dei Padri Mechitaristi sull'isola veneziana – aggiunge la nota- rende questo itinerario una parte integrante della storia della città lagunare ed inoltre la profonda vocazione spirituale e la ricchezza del carisma ecumenico, fanno dell'incontro con la Chiesa armena un'occasione di approfondimento teologico di grande interesse. Il calendario degli incontri, fissati ogni lunedì alle ore 17, ha inizio oggi con: “La terra armena: alle origini del cristianesimo” (geografia e storia), a seguire lunedì prossimo: “La Chiesa armena: spiritualità ed ecumenismo” (liturgia e teologia), e poi “L'identità armena: evoluzione di un patrimonio” (lingua, letteratura, architettura ed arte) e “La Congregazione Mechitarista: un ponte tra Oriente e Occidente” (vocazione e missione di Mechitar di Sebaste). A chiusura del ciclo si terrà una visita guidata all’ “Isola di San Lazzaro: un centro mondiale di cultura armena”. Il relatore sarà padre Grigoris Serenian della Congregazione Armena Mechitarista di San Lazzaro. Modererà gli incontri Daniele Spero del Sae (Segretariato Attività Ecumeniche) di Venezia. La Scuola di San Giovanni Evangelista fu istituita nel 1261 presso la chiesa di Sant’Aponal (Sant’Apollinare), arricchita nel tempo di preziosi dipinti ed opere d’arte. (A.V.)

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    Convegno missionario ad Assisi sui media “risorsa ma dipendenti dal mercato”

    ◊   “Se usati correttamente i media costituiscono da una parte una risorsa per il singolo, per la società e per lo sviluppo dei popoli, dall'altra segnano anche nuove frontiere tra zone di ricchezza e sacche di povertà”, sono le conclusioni sull’informazione indipendente a cui si è giunti nell’ambito del laboratorio “Missione: comunicazione e mass media” promosso ad Assisi. L’occasione è stata la tre giorni del convegno missionario giovanile (Comigi), conclusosi ieri sera presso la basilica di Santa Maria degli Angeli. “Nuove e straordinarie opportunità di sviluppo e di collaborazione tra i popoli – è stato detto - potrebbero derivare dalla condivisione delle conoscenze. Ma così non sempre accade. Le tecnologie e i processi della comunicazione sociale sono sempre più collegati con il sistema economico e commerciale, fino a diventarne per molti versi dipendenti”. “L'immagine di una Chiesa non solo di utenti ma di protagonisti è emersa nell'impegno con cui i giovani hanno partecipato a queste giornate in un clima di entusiasmo e di allegria che ha caratterizzato ogni momento dell'incontro”- ha detto all’agenzia Misna don Gianni Cesena - direttore nazionale di “Missio” delle Pontificie opere missionarie (Pom). Era stato proprio don Cesena il 30 aprile scorso ad aprire i lavori del convegno, che ha avuto per tema: "Nel mondo sui sentieri di Cristo - il segreto di Paolo", promosso dal Movimento giovanile missionario e organizzato con la Fondazione di religione Missio, le Pontificie opere missionarie, i Centri missionari diocesani, gli Istituti missionari, le Comunità e le Associazioni missionarie. “Mi ha colpito soprattutto - ha detto il missionario saveriano Marcello Storgato - la voglia di stare insieme di questi 500 giovani giunti da tutta Italia, di continuare il lavoro cominciato in questi giorni - in particolare nell’ambito di nove interessanti laboratori su temi di grande interesse, dall’economia ai media, all’ambiente, alla criminalità - il loro desiderio di mettere ognuno a disposizione le sue competenze per portare concretamente a frutto quel che qui è stato seminato”. (A.V.)

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    Nocera Umbra: Settimana nazionale di studi sulla spiritualità coniugale e familiare

    ◊   “La vocazione ha a che fare con la chiamata alla vita, con la prima esperienza in cui la vita viene accolta, allo stile di accompagnamento della crescita di ogni persona, allo sguardo di fede con cui si cerca di comprendere il senso ultimo dell’esistenza”: è il pensiero di don Sergio Nicolli, direttore dell’Ufficio nazionale di pastorale familiare della CEI. L’intervento è relativo alla dodicesima settimana di studi, appena conclusasi a Nocera Umbra, sulla spiritualità coniugale e familiare. Don Nicolli ha affrontato anche il tema oggi molto attuale del senso di soddisfazione nella società d’oggi. “Seguire la vocazione – ha detto nell’intervista rilasciata al Sir - non porta sempre, in ogni fase della vita, a una esperienza esaltante di soddisfazione. Pensiamo ai santi e ai grandi maestri di vita spirituale, che hanno sperimentato anche la notte dell’aridità e la sensazione dell’abbandono di Dio (san Giovanni della Croce, la beata Madre Teresa di Calcutta, Chiara Lubich). Pensiamo a persone sposate che hanno portato a compimento una storia di amore con fedeltà eroica in mezzo a delusioni e a grande povertà relazionale. In molti casi l’esperienza dell’insoddisfazione e della croce è stata il condimento che ha impreziosito vere e proprie storie di santità”. Ai lavori hanno preso parte oltre 350 adulti (tra genitori, sacerdoti, religiosi, esponenti di diocesi, associazioni di ogni parte d’Italia) e circa 150 figli per i quali è stato predisposto un programma “parallelo”. Una settimana di riflessione sui temi della vocazione e della famiglia “che non è autosufficiente – ha aggiunto don Nicolli - nell’educare alla fede e nel discernere e accompagnare la vocazione dei figli, ma essa resta il passaggio obbligato dal quale quasi sempre dipende la serenità e la pienezza di un percorso vocazionale”. La via da percorrere diventa allora per l’esponente della Cei “l’abbandono alla misericordia di Dio, alla sua tenerezza di Padre. Dio non cerca i perfetti, cerca piuttosto persone che sappiano camminare fidandosi di lui, confidando nel suo amore, che non viene meno di fronte alla nostra povertà. La Chiesa non è una comunità di perfetti ma di perdonati”. La settimana di studi è stata la prima del biennio 2009–2010, che sviluppa il tema “Famiglia e vocazioni”. Con la collaborazione del Centro Nazionale Vocazioni dell’Istituto Giovanni Paolo II per studi su Matrimonio e Famiglia della Pontificia Facoltà Teologica "Teresianum" e delle Aggregazioni di spiritualità coniugale e familiare. Un’iniziativa con cui si è inteso sviluppare il tema del matrimonio cristiano come risposta ad una chiamata, che specifica la vocazione battesimale; ma si è voluto anche aiutare le famiglie cristiane a farsi carico del problema di tutte le vocazioni, in particolare delle vocazioni di speciale consacrazione. (A.V.)

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    Viam Scire a Roma: mercoledì incontro sulla crisi

    ◊   "Denaro non genera denaro" (Aristotele). Una tesi superata? In tempi di crisi...». Sarà questo il tema al centro della riflessione proposta per il prossimo appuntamento con il “Viam scire”, l’itinerario di riflessione ideato e guidato da mons. Sergio Lanza, responsabile dello sviluppo del Progetto culturale della Cei nella diocesi di Roma e assistente ecclesiastico dell’Università Cattolica. L’incontro – riferisce la rivista diocesana RomaSette - si svolgerà mercoledì prossimo, dalle 19.30 alle 21.30, nell’Aula della Conciliazione del Palazzo Lateranense, e sarà presieduto dal vicegerente Luigi Moretti. Introdurrà e modererà gli interventi previsti Flavio Felice, docente di Dottrine economiche e politiche alla Pontificia Università Lateranense e presidente del Centro Tocqueville-Acton. Interverranno all’incontro Roberto Royal, presidente del Faith & Reason Institute, ed Ettore Gotti Tedeschi, rappresentante Banco Santander Italia. “Partendo dagli effetti generati dalla situazione economica che si è creata negli ultimi anni a livello planetario, e che va sotto il nome di crisi - spiega mons. Lanza - rifletteremo sulla possibilità di gettare le basi etiche per l’elaborazione di nuovi modelli di sviluppo, che superino l’odierno capitalismo dei consumi”. (A.L.)

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    Anno dell’Astronomia: proseguono le iniziative in diverse città italiane

    ◊   Da Pisa a Roma, a Padova: proseguono le iniziative italiane per l’Anno internazionale dell’Astronomia. Tra queste, la 53.ma edizione del Congresso della Società astronomica italiana che si apre oggi a Pisa su “L'universo quattro secoli dopo Galileo”. Aperto a professionisti e scuole, l’incontro - spiegano i promotori - è incentrato “sullo straordinario progresso delle tecniche di indagine astrofisica reso possibile dall'ultima generazione di strumenti di osservazione del cosmo”. Nell’ambito della mostra su Galileo in corso a Padova, il Comune e il Dipartimento di fisica dell'Università promuovono il concorso per le scuole secondarie del Veneto, “Galileo scienziato, divulgatore, scrittore”. Si svolgerà inoltre il 12 maggio a Roma il convegno “Gerberto e l’astronomia”, dedicato a Gerberto d'Aurillac, Papa Silvestro II, che introdusse in Europa i numeri arabi e l'astrolabio. Esperti internazionali affronteranno le questioni ancora aperte sulla penetrazione della scienza araba in Europa. L’incontro – rende noto il Sir - si svolgerà nella Basilica di Santa Maria degli Angeli che ospita la grande meridiana settecentesca di papa Clemente XI. (A.L.)

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    24 Ore nel Mondo



    Altri due anni di recessione per l'Europa

    ◊   Crisi più lunga del previsto in Europa. Le previsioni economiche di primavera dalla Commissione Europea stimano infatti altri due anni recessione nel Vecchio Continente. Il trend negativo si stabilizzerà solo nel 2010 e avrà forti ripercussioni sul deficit e la disoccupazione di tutti i 27 Paesi membri. I particolari nel servizio di Marco Guerra:

    Per l’Europa il tunnel della recessione sarà ancora lungo e tortuoso. Le previsioni economiche di primavera della Commissione Ue rivedono drasticamente al ribasso le stime di crescita del Vecchio Continente. Nel 2009 il Prodotto interno lordo dei 27 Paesi membri crollerà al -4% contro il -1,9 % stimato a Gennaio. Sempre secondo le ultime previsioni, nel 2010 sia l'area euro che l’intera Unione Europea registreranno un'altra contrazione dello 0,1% del Pil. La crisi sta facendo inoltre registrare un deterioramento dei conti pubblici dovuto anche alle misure varate dai governi per sostenere l’economie nazionali. In termini di deficit questo si tradurrà alla fine dell’anno in corso in un disavanzo del 6% nell'Unione europea, per poi salire al 7,3% nel 2010. In particolare saranno ben 13 i Paesi che superranno la soglia del 3% nel rapporto deficit/Pil fissata da Bruxelles. Pesanti anche le ripercussioni sull’occupazione che salirà al livello record dell'11,5% nel 2010 dal 7% del 2008. Secondo il commissario Ue agli Affari economici, Joaquin Almunia, se le previsioni venissero confermate dai dati dei prossimi mesi l’Europa avrebbe a che fare con la peggiore recessione dalla fine della Seconda Guerra mondiale. Eppure, nel presentare queste stime, Almunia ha sottolineato che "la situazione resta si fragile" ma l'economia non è più in caduta libera e potrebbe esserci una stabilizzazione nel 2010 grazie agli interventi dei governi e delle banche centrali.

     
    Panama
    Il nuovo presidente di Panama è il conservatore Ricardo Martinelli. A circa meta dello scrutinio l’imprenditorie di origini italiane si attesta ad oltre il 60% dei consensi con il 27% dell’avversaria di centrosinistra, Balbina Herrera. Il Tribunale elettorale ha dunque già proclamato Martinelli vincitore delle elezioni generali svoltesi ieri nel Paese centro-americano. Il trionfo dell'opposizione di destra rappresenta un voto di sanzione per il governo. Secondo i dati preliminari, il Partido Revoluzionario Democratico ha perso sia la presidenza della Repubblica, sia la maggioranza dell'Assemblea Nazionale e la poltrona di primo cittadino della capitale.

    Afghanistan
    Ennesima catena di attentati in Afghanistan. Almeno 20 persone, tra cui 14 civili, sono rimasti uccisi nel sud del Paese in due distinti attentati. Nell’est, un attentatore suicida ha ucciso il sindaco di una cittadina e altre sei persone. Intanto l’Italia ha espresso cordoglio e dolore per la morte della ragazza afghana uccisa per errore dai militari dell’esercito italiano nei pressi di Herat. Il ministro degli Esteri italiano, Franco Frattini, ha assicurato che ci saranno un'inchiesta e tutti gli accertamenti delle autorità militari e civili, precisando però che non sono in discussione le regole d’ingaggio. Sul fronte politico si segnala poi l’ufficializzazione della candidatura dell’attuale presidente dell’Afghanistan, Hamid Karzai, in carica dalla caduta dei talebani nel 2001, alle presidenziali che si terranno il prossimo 20 agosto. Al momento, non sono state ancora ufficializzate altre candidature. I candidati per le presidenziali hanno tempo fino all'8 maggio per registrarsi presso gli uffici competenti. Per assicurare che il processo elettorale si svolga nelle condizioni di massima sicurezza, gli Stati Uniti hanno recentemente annunciato l'invio di altre 17 mila truppe, per arrivare al totale di 68 mila unità entro la fine dell’anno.

    Iraq
    Ancora violenze in Iraq. Due persone sono morte e altre cinque sono rimaste ferite, secondo un bilancio ancora provvisorio, in seguito all'esplosione di due ordigni a Baghdad.

    Medio Oriente
    Avigdor Lieberman, neo ministro degli Esteri israeliano, è da questa mattina a Roma, prima tappa di un tour europeo che lo porterà nei prossimi giorni anche a Berlino, Parigi e Praga. Il debutto internazionale del leader del partito di destra Yisrael Beitenou è molto atteso, anche perché subito dopo l'insediamento del governo Netanyahu, Lieberman aveva preso le distanze dagli impegni assunti da Israele alla conferenza di Annapolis del novembre del 2007. Come ministro degli Esteri non ha inoltre mai appoggiato l'obiettivo di una pace con i palestinesi che veda due Stati per due popoli. Quali, a questo punto, le mosse che ci possiamo attendere sullo scacchiere europeo? Salvatore Sabatino lo ha chiesto a Marcella Emiliani, docente di Sviluppo Politico del Medio Oriente presso l’Università di Bologna-Forlì:

    R. – Certamente il viaggio di Lieberman è un viaggio di sondaggio. Ormai Israele ha molto chiaro quella che è la posizione degli Stati Uniti e avere inserito nel governo Netanyahu anche i laburisti significa che Israele vuole tener conto di quelle che sono le indicazioni americane, che vanno verso la pace. A questo punto Israele, soprattutto la parte dell’ultra destra compresa nel governo Netanyahu, quindi Lieberman, viene a verificare quanto l’Europa segua gli Stati Uniti; verifica anche quanto invece ne diverga, per vedere se ci sono spazi in cui poter giocare, eventualmente, per tentare di contrapporre le due sponde dell’Atlantico. In questa fase, però, in cui ancora non molto si muove, in cui si è arrivati anche ad un punto di stallo nel tentativo di tregua e accordo tra le fazioni palestinesi, Hamas e Al Fatah al Cairo, il ministro degli Esteri israeliano si è preso tutto il tempo per verificare in che posizione sia l’Europa nei confronti di un eventuale processo di pace israelo-palestinese.

     
    D. – Il ministro degli Esteri italiano Frattini, in un’intervista, ha esortato il collega israeliano ad abbassare i toni delle sue dichiarazioni e ad agire per cercare un’atmosfera di cooperazione. Verrà ascoltato questo appello?

     
    R. – Come è nello stile mediorientale, sia d’Israele ma soprattutto dei Paesi arabi, sono sempre delle dichiarazioni molto roboanti. Però poi alla prova dei fatti è la real politk quella che conta. Quindi non spaventiamoci poi sempre, come al solito, delle parole.

     
    Hamas
    Khaled Meshaal è stato riconfermato alla guida di Hamas. Meshaal, 53 anni, è stato rieletto per la quarta volta dalla direzione del movimento palestinese di ispirazione religiosa islamica che governa la Striscia di Gaza dal giugno del 2007. La riconferma suona come un avallo alla linea dura adottata da Hamas sia nei confronti di Israele sia dei rivali politici palestinesi, i moderati di Fatah. Nel nuovo gruppo dirigente ci sono anche Mahmoud Zahar, Khalil el-Hayeh e Nizar Awadallah.

    Sri Lanka
    In Sri Lanka i leader separatisti delle tigri tamil, che da decenni combattono il governo di Colombo, hanno chiesto l’intervento di Francia e Gran Bretagna per raggiungere una tregua che permetta di alleviare le terribili condizioni in cui vive la popolazione del nord-est del Paese. Il governo srilankese ha fin qui rifiutato l’ipotesi di una tregua umanitaria e impedisce l’accesso di mediatori nelle zone dei combattimenti. Da Colombo si fa inoltre sapere che è allo studio un’ipotesi di amnistia per i ribelli che si arrenderanno, ma che essa in ogni caso non riguarderà i leader del movimento separatista.

    Nepal
    Terremoto politico in Nepal, dove Il premier maoista Prachanda ha annunciato oggi le sue dimissioni dopo aver tentato ieri di rimuovere il capo delle forze armate poiché si era rifiutato di integrare alcuni soldati maoisti ribelli nel suo esercito. Una decisione che ha provocato la ferma risposta del presidente della Repubblica, Ram Baran Yadav, che ha criticato la scelta di Prachanda e del suo esecutivo, rifiutando di firmare il provvedimento di rimozione del capo di stato maggiore. L'opposizione, guidata dal Partito del Congresso, è invece scesa in piazza chiedendo le dimissioni dell'esecutivo. Intanto, l'Amministrazione di Kathmandu ha imposto una serie di misure straordinarie per scongiurare disordini nella capitale, fra cui il divieto a manifestare.

    Kosovo
    Proseguono le proteste della comunità serba del villaggio Kosovaro di Brdjani, che si oppone alla ricostruzione di alcune case di albanesi nella zona serba. Stamani la popolazione serba e agenti della polizia Eulex si sono scontrati a margine di una nuova dimostrazione. La polizia è intervenuta dopo che i serbi avevano sfondato il cordone predisposto sulla linea gialla, che separa la zona serba da quella albanese. Una persona è rimasta ferita alla testa da un lacrimogeno lanciato dalla polizia. (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra)


    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIII no. 124

     
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