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Sommario del 31/07/2009
Tra Bonaventura e Tommaso: il Papa il 6 settembre a Viterbo e Bagnoregio
◊ Sarà un viaggio sulle orme di San Bonaventura la visita che il Papa compirà il 6 settembre prossimo a Viterbo e Bagnoregio e il cui programma è stato reso noto dalla Sala Stampa vaticana. Benedetto XVI presiederà la Messa in Valle Faul a Viterbo alle 10.15; poi una breve sosta davanti al Santuario di Santa Rosa, Patrona della città. Nel pomeriggio la visita al Santuario della Madonna della Quercia, Patrona della diocesi, e poi il trasferimento in elicottero per la vicina Bagnoregio, città natale di San Bonaventura, la cui reliquia il Papa venererà nella Cattedrale di San Nicola. La visita si concluderà con l’incontro con la cittadinanza in Piazza Sant’Agostino. Il servizio di Sergio Centofanti.
Il Papa non ha mai nascosto la sua attrazione per il pensiero di Sant’Agostino e della scuola agostiniana di cui il francescano San Bonaventura di Bagnoregio è il più insigne rappresentante. Nello stesso tempo ha sempre espresso il massimo apprezzamento per San Tommaso D’Aquino, domenicano, e la scuola tomista. Due Santi, vissuti nello stesso periodo, il 13.mo secolo, a capo di due visioni diverse ma complementari della realtà. Per Bonaventura la via alla Verità è l’illuminazione divina, “un fatto mistico”. Occorre – dice - “la grazia, non la scienza, il desiderio non l’intelletto, il sospiro della preghiera non la brama del leggere”: la vera sapienza può essere raggiunta solo da chi ama a tal punto Cristo da voler condividere con Lui la Croce:
“L'amore vede più che la ragione … l'amore vede, l'amore è occhio e l'esperienza ci dà più che la riflessione. Che cosa sia questa esperienza Bonaventura lo vide in San Francesco: è l’esperienza di un cammino molto umile, molto realistico, giorno per giorno, è questo andare con Cristo, accettando la sua croce. In questa povertà e in questa umiltà, nell’umiltà che si vive anche nella ecclesialità, c'è un’esperienza di Dio che è più alta di quella che si raggiunge mediante la riflessione: in essa, tocchiamo realmente il cuore di Dio”. (Udienza generale del 14 maggio 2008)
San Tommaso, da parte sua, compie una “mirabile sintesi” tra ragione e fede: “la ragione, illuminata dalla fede, trova la forza per elevarsi alla conoscenza di Dio e delle realtà spirituali”. Così il Papa, di fronte ad una società odierna in cui la ragione appare sempre più debole e sempre più incapace di ammettere “l’esistenza di qualsiasi verità”, esorta a “riscoprire in modo nuovo la razionalità umana”, ad avere una grande fiducia nella ragione. E ai cristiani chiede di saper “esprimere la ragionevolezza della loro fede” testimoniandola “in un dialogo ispirato dall’amore”:
“Se guardiamo alle grandi opzioni, l’opzione cristiana è anche oggi quella più razionale e quella più umana. Per questo possiamo elaborare con fiducia una filosofia, una visione del mondo che sia basata su questa priorità della ragione, su questa fiducia che la Ragione creatrice è amore e che questo amore è Dio”.(Incontro con i giovani della diocesi di Roma – 6 aprile 2006)
San Bonaventura e San Tommaso, due grandi teologi a capo di due scuole che per secoli si sono confrontate a livello filosofico e teologico. Due Santi che per vie diverse hanno dato la vita per la causa del Vangelo, per Gesù, raggiungendolo insieme in cielo lo stesso anno, il 1274.
Rinuncia
◊ Il Santo Padre ha accettato la rinuncia all’ufficio di ausiliare dell’arcidiocesi di Birmingham (Gran Bretagna), presentata da mons. Philip Pargeter, per raggiunti limiti di età.
Oggi su "L'Osservatore Romano"
◊ Pillola RU 486: in prima pagina, un editoriale dell’arcivescovo Rino Fisichella dal titolo “La banalizzazione della vita” e, all’interno, un articolo di Marco Bellizi sull’incompatibilità della pillola con la legge sull’aborto.
Una scia di sangue lunga mezzo secolo: nell’informazione internazionale, Pierluigi Natalia sull’escalation di violenza nel cinquantesimo anniversario di fondazione dell’Eta.
La garanzia di un potere plurale: in cultura, Luca Diotallevi su sussidarietà e poliarchia nella “Caritas in veritate”.
La presentazione di Andrea Riccardi a “Madeleine Delbrel, professione assistente sociale”, terzo volume dell’opera omnia della fondatrice della Charité de Jesus a Ivry-sur-Seine.
Chi è veramente quel vecchio caduto da cavallo? Timothy Verdon su Paolo III, Michelangelo e le cappelle palatine.
Un articolo di Inos Biffi dal titolo “Gettando lo scandaglio nelle profondità del mistero”: la teologia impronta della scienza divina.
Per un dialogo sempre più fecondo con il mondo musulmano: nell’informazione religiosa, Gianluca Biccini intervista il preside del Pontificio Istituto di Studi Arabi e d'Islamistica, padre Miguel Angel Ayuso Guixot.
Pillola abortiva RU486. Mons. Fisichella: s'impone la banalizzazione della vita e della morte
◊ “Si vuole imporre la banalizzazione della vita e della morte”: così mons. Rino Fisichella, presidente della Pontificia Accademia per la Vita dopo il via libera, ieri, da parte dell’Aifa, l'Agenzia Italiana del farmaco, all’utilizzo in strutture ospedaliere della pillola abortiva RU486. La Chiesa – ha precisato – continuerà a lottare per l’affermazione della vita, non rinunciando ad aiutare le donne che affrontano scelte drammatiche. Massimiliano Menichetti lo ha intervistato:
R. – Direi che è proprio il tema della tristezza quello dominante, cioè, si sceglie ancora una volta di seguire la via più facile e non quella più impegnativa. La via più facile è quella di dover dare una pillola, la via più impegnativa è quella di dover educare. Se si fa un ragionamento soltanto economico, è evidente che dare una pillola al sistema sanitario costerà molto di meno; se invece si fa un ragionamento molto più importante, che guarda alla persona, alla posta in gioco, allora dobbiamo seguire un’altra strada.
D. – Più volte ha ribadito “è importante far comprendere il valore della vita, sempre e comunque”. Sembra però che si stia andando in un direzione del tutto opposta…
R. – La direzione verso cui si sta andando, purtroppo, è quella di voler imporre la banalizzazione della vita e addirittura la banalizzazione della morte. Questo è un processo che sembra irreversibile, mentre invece dobbiamo fare di tutto, la Chiesa in primo luogo, le istituzioni formative, per collaborare con la famiglia perché alle giovani generazioni si dia un impatto diverso.
D. – Ribadiamolo: l’embrione è vita umana e di conseguenza abortire significa uccidere una vita…
R. – Un aborto, in qualsiasi forma viene compiuto, sia attraverso un’operazione, sia attraverso un qualsiasi trattamento sanitario, comporta sempre la distruzione di una vita umana, perché per definizione l’aborto è proprio questo: la delibera e diretta soppressione di una vita umana che è già iniziata. E’ bene ribadire anche, da questo punto di vista, che non è che cambiando tecnica cambia l’insegnamento della Chiesa in proposito, anche con le conseguenze che ne derivano per i cristiani. L’aborto è sempre un male intrinseco, è un male in sé perché è una soppressione di una vita innocente. Bisogna ribadire, con tutte le nostre forze, che il dramma di una soppressione di una vita umana è un dramma che permane poi per tutta l’esistenza.
D. – Cosa farà la Chiesa di fronte a questa decisione?
R. – Ripercorrere la stessa strada che abbiamo fatto quando sono entrate altre leggi similari, sia quella sul divorzio sia quella sull’aborto, la 194; non faremo altro che continuare a compiere il nostro sforzo educativo, che è innanzitutto quello di educare alla comprensione del valore della vita e poi è quello di aiutare soprattutto le donne che in quel momento sono chiamate a compiere una scelta che è veramente drammatica. Siamo chiamati non solo illuminando la loro coscienza, ma soprattutto dando la nostra compagnia della fede, dando anche il nostro aiuto. Direi che sono tante quelle situazioni in cui possiamo verificare come la Chiesa sia stata vicino a tutte quelle situazioni, aprendo le case famiglia, facendo di tutto per non lasciare sola la donna nel momento della decisione d’accogliere la vita.
Un coro di no alla pillola abortiva RU486 si leva dalle organizzazioni pro-life e dall’Associazione medici cattolici italiani che oltre a sottolineare l’inaccettabilità della soppressione della vita nascente, rimarcano l’alta pericolosità del preparato per la salute della donna. Al microfono di Massimiliano Menichetti il presidente dell’Associazione Scienza e Vita, Lucio Romano:
R. – Assolutamente critica la considerazione e la valutazione sulla decisione del Consiglio di amministrazione dell’Aifa. Sotto il profilo scientifico non c’è assolutamente certezza e serenità per quanto riguarda gli effetti collaterali e la molteplicità di decessi che sono riportati in letteratura. Sotto il profilo procedurale è una metodica, quella dell’aborto chimico, che dà luogo alla privatizzazione dell’aborto. E’ impossibile che possa essere rispettata la legge 194 del ’78, in particolare l’articolo 8, perché tecnicamente la donna abortirà a casa, nel proprio domicilio, in quanto l’assunzione della RU486 avverrà sì presso la struttura ospedaliera e così la prostaglandina dopo tre giorni, ma il vero e proprio aborto, vale a dire l’espulsione dell’embrione, avverrà a casa.
D. – La pillola dà di fatto avvio a un aborto vero e proprio?
R. – Esatto. La RU486 impedisce ad un ormone, il progesterone, di poter agire. Dopo due giorni si interviene con le prostaglandine che sono delle sostanze chimiche che servono a far contrarre l’utero in modo tale da espellere l’embrione che è già ovviamente morto, in ragione dell’azione della RU486. Ma il tutto avviene, l’espulsione, al di fuori della struttura ospedaliera.
D. – Lei, oltre ad essere il presidente di Scienza e Vita, è anche un ginecologo. Quali rischi corre anche la donna?
R. – Rischi sotto il profilo tecnico, salutare, e una banalizzazione della procedura. Abbiamo casi di metrorragie, sepsi, infezioni che devono essere attentamente controllate. La banalizzazione consiste in un’eccessiva semplificazione che non significa la banalizzazione di quella che è la reazione della donna stessa ma la banalizzazione di una procedura che porterà in tempi estremamente ridotti, entro la settima settimana di amenorrea, 49 giorni, ad indurre l’aborto. Il che vorrà significare tempi estremamente ridotti anche per una riflessione e per una presa in carico di un eventuale decisione che possa contemplare il prosieguo della gravidanza. Non è assolutamente vero che è una tecnica innocua e non è assolutamente una tecnica meno invasiva. Basti dire - sempre richiamando la letteratura scientifica - che il rischio di mortalità materna con aborto chimico è 10 volte superiore al rischio di mortalità materna con aborto chirurgico.
D. - Ad oggi quante persone sarebbero morte utilizzando questo farmaco, secondo le vostre informazioni?
R. - Dai 16 ai 29 decessi.
D. – C’è chi afferma che statisticamente questo dato non sia rilevante. E’ così?
R. – E’ rilevantissimo e sarebbe ancora più rilevante alla luce anche della richiesta che abbiamo fatto ufficialmente che il report dell’Exelgyn - che è stato secretato - e così il parere del comitato tecnico scientifico dell’Aifa siano resi pubblici. Non c’è nessun discorso di privacy perché qualsiasi documento ovviamente può non riportare i nomi delle donne che sono state interessate, ma sicuramente ci sono stati molti decessi che richiedono un’attenta valutazione ed un attenta riflessione proprio nell’interesse della salute delle donne.
D. – Quali margini di manovra secondo lei adesso ci possono essere per tornare indietro rispetto a questa approvazione …
R. – Si demanda sicuramente una responsabilità politica ad intervenire nell’ambito della decisione assunta dall’Aifa stessa e una valutazione quindi di ordine legislativo.
Scontri in Nigeria: ucciso il leader dei ribelli integralisti
◊ A sei giorni dall’inizio dei combattimenti, l’esercito nigeriano sta portando a termine l’offensiva contro il gruppo islamico integralista Boko Haram. Gli scontri, che hanno insanguinato Maiduguri, capitale dello stato settentrionale del Borno, hanno causato oltre 600 morti da domenica scorsa. Fra le vittime anche il capo dei miliziani islamici, Mohammed Yusuf, ucciso mentre tentava di fuggire. Obiettivo della rivolta della setta fondamentalista era l’imposizione della legge islamica in tutto il Paese, attualmente in vigore solo in alcuni Stati del nord a maggioranza musulmana. I vescovi nigeriani da parte loro hanno hanno pubblicato una dichiarazione in cui lanciano un accorato appello alla riconciliazione e alla tollerenza religiosa, condannando ogni forma di fanatismo e violenza. Chiedono inoltre al governo un'azione urgente contro la crescente povertà e la disoccupazione, spesso all'origine di questi movimenti radicali. Per un’analisi della situazione sentiamo, al microfono di Hélèn Destombes, mons. John Olorunfemi Onaiyekan, arcivescovo di Abuja:
R. – Vedere come la vita umana viene disprezzata e buttata via è una cosa che ci addolora moltissimo. Ci sono questi gruppi fondamentalisti islamici con persone che non hanno alcun tipo di rispetto per la vita umana e neanche per la propria vita. C’è gente che è disposta a morire perseguendo idee fanatiche. Se hanno collegamenti al di fuori del nostro Paese, oltre all’influsso ideologico dell’islamismo fanatico internazionale, se hanno un contatto per le armi, questo non si sa: speriamo che il governo riesca a trovare tutte le spiegazioni.
D. - Eccellenza, come sono i rapporti fra i cristiani e i musulmani in Nigeria…
R. - Per quanto riguarda cristiani e musulmani, non ci sono problemi: si tratta di un gruppo di fanatici che ce l’hanno con tutti: dicono che i musulmani nigeriani non sono abbastanza rigidi. Anche se c’è la sharia in alcune regioni, dicono che non è una vera e propria sharia, ma una sharia che non arriva al loro scopo. Vorrebbero che tutta la Nigeria divenisse islamica, che la Nigeria venisse dichiarato un Paese islamico. Il progresso che abbiamo avuto, secondo loro, ha portato cose proibite dall’islam. Il presidente – che è un musulmano – ha condannato tutto ciò, dicendo che queste posizioni radicali non rappresentano l’islam.
D. – Lei è in contatto con qualche capo dei musulmani?
R. - Io sono in contatto con il sultano di Sokoto che è il capo dei musulmani nigeriani ed entrambi siamo d’accordo che si devono condannare questi estremisti che non vogliono la pace nel nostro Paese e si vede che hanno strumentalizzato la sharia contro il governo e le forze dell’ordine: ora siamo finalmente arrivati a vedere che non si può più scherzare con questa gente.
D. – Pensate di fare un documento comune con i musulmani?
R. - Sì. Abbiamo parlato con tutti i nostri amici musulmani e dicono che queste persone non sono musulmani, sono solo persone che causano disordini. Purtroppo abbiamo già visto, in altre parti del mondo gente del genere che non crede nella pace, nella convivenza pacifica tra le religioni. Noi, in Nigeria, dove c’è il 50 per cento di cristiani e il 50 per cento di musulmani, non possiamo più tollerare questa situazione perché vogliamo vivere in pace. (Montaggio a cura di Maria Brigini)
Condanna unanime per gli attentati in Spagna. Il dolore del Papa per le vittime
◊ Oggi alle ore 13, nella cattedrale di Maiorca, sono stati celebrati i funerali delle due vittime dell’attentato avvenuto ieri sull’isola e attribuito all’Eta, l’organizzazione terroristica basca di cui oggi ricorre il cinquantesimo anniversario dalla formazione. Il servizio è di Valentina Fizzotti:
La Conferenza episcopale spagnola ha condannato duramente l’assassinio dei due agenti della Guardia Civil di Palmanova, sull’isola di Maiorca, morti ieri nell’esplosione di un’autobomba vicino alla caserma. Nei pressi dell’edificio è stato ritrovato anche un altro ordigno inesploso. Già mercoledì una violenta esplosione aveva colpito la caserma di Burgos, nel nord della Spagna, ferendo 54 persone. I vescovi hanno denunciato “l’immoralità del terrorismo, faccia crudele della cultura della morte”. Sentiamo l’arcivescovo Juan del Rio Martin, Ordinario militare spagnolo, che oggi ha presieduto i funerali delle due vittime:
Una vez más el terrorismo de Eta…
“Ancora una volta è stato il terrorismo dell’Eta. Qualsiasi violenza è ingiustificabile perché è una negazione del diritto alla vita, alla libertà, alla convivenza pacifica. Sentiamo molto vicini tutti i vescovi - me ne ha parlato questa mattina il presidente della Conferenza episcopale spagnola, il cardinale Antonio Maria Rouco Varela - mentre da parte sua il nunzio apostolico, mons. Manuel Monteiro de Castro, mi ha fatto pervenire le condoglianze di Benedetto XVI ai familiari delle vittime. Non si può mai giustificare il terrorismo. E’ intrinsecamente perverso. Va contro quello che è più essenziale per la dignità dell’essere umano”.
L’Eta non ha rivendicato gli attentati, ma le autorità attribuiscono senza dubbi le esplosioni all’organizzazione terroristica. Oggi è il cinquantesimo anniversario del gruppo, nato come associazione studentesca clandestina per sostenere l’indipendentismo basco e poi diventato un’organizzazione armata. Dalla sua nascita l’Eta ha ucciso almeno 800 persone. “In Spagna – dicono i vescovi – il terrorismo dell’Eta è diventato da anni la più grave minaccia contro la pace”.
Sulle ragioni di questa nuova e brutale fiammata di violenza Stefano Leszczynski ha intervistato Stefano Silvestri, presidente dell’Istituto affari internazionali.
R. - Da un lato sicuramente l’Eta è in grande difficoltà: ci sono stati arresti a ripetizione dei suoi leader militari in Francia in collaborazione con la polizia spagnola e sicuramente ha un forte abbassamento di popolarità anche nei Paesi Baschi. Probabilmente con questi attentati vogliono cercare nuove reclute, ma non è detto affatto che ne troveranno.
D. - Quindi una strategia propagandistica, quasi, per degli attentati che non si riescono a leggere bene politicamente...
R. – No, l’obiettivo è la Guardia Civil, quindi per l’Eta questi sono obiettivi militari. Sì, a Maiorca in passato c’erano stati altri attentati e anche dei complotti dell’Eta che miravano direttamente a colpire il Re, ma non credo che ci sia un legame diretto con questo. Io credo che sia più un tentativo di colpire laddove è possibile e dove ci sono ancora cellule particolarmente attive.
D. - Si può dire che ci sono degli attentati legati espressamente all’anniversario della nascita dell’Eta?
R. - Effettivamente questo è un anniversario ed è un anniversario un po’ grottesco nel senso che tutto è cambiato. E’ cambiata la Costituzione spagnola e adesso è un Paese con amplissime autonomie. In questo momento i Paesi Baschi hanno un governo socialista. Non vedo bene quale sia la razionalità politica e non lo vedono neanche i baschi. Come avvenne per altro anche all’Ira, in Irlanda, questa è l’involuzione del movimento, quando non riesce a trovare uno sbocco politico e a mettersi d’accordo per una via politica.
D. - Le reazioni in Spagna molto determinate da parte del premier Zapatero. Insomma, per nulla intimiditi da questi attacchi che forse nessuno si aspettava così brutali...
R. - Gli spagnoli hanno una linea di fermezza che mantengono da sempre e che continuano a mantenere e che finora ha anche dato i suoi frutti, malgrado questi ultimi attentati.
Clochard trovato impiccato alle inferriate di una chiesa a Roma
◊ Uno dei luoghi più suggestivi di Roma, a poca distanza dall’Ara Pacis, è stato teatro ieri di un macabro ritrovamento: un senza-fissa-dimora è stato trovato impiccato all’inferriata esterna della finestra della Chiesa di San Rocco all’Augusteo. Al momento sono in corso indagini che potranno ritenersi chiuse solo quando saranno disponibili i risultati dell’esame autoptico. Ad alcuni residenti del quartiere l’uomo avrebbe confidato, negli ultimi giorni, di essere “preoccupato”. Su questo drammatico episodio ascoltiamo al microfono di Luca Collodi il rettore della Chiesa di San Rocco, don Filippo Tucci:
R. – Hanno trovato questo giovane e l’hanno deposto in terra. Sono subito corso sul posto. Ho dato una benedizione, ho pregato per lui e ho potuto constatare che si trattava di Ruggero, uno dei nostri assistiti del Centro di accoglienza Arcobaleno, sotto la direzione dell’arciconfraternita di San Rocco.
D. – Lei quindi conosceva questo senza-fissa-dimora perché frequentava i vostri locali…
R. – Sì ed era una persona servizievole. Si prestava anche per qualche piccolo servizio per il centro o anche per la chiesa. Noi lo assistevamo ed era una persona a modo, anche se aveva un passato un po’ triste: di origine pugliese era qui a Roma con la famiglia. Ha iniziato a drogarsi e purtroppo si è allontanato dalla famiglia. Poi per un periodo è vissuto per strada, anche se aveva lasciato questo terribile vizio della droga. Nella zona di Piazza Augusto Imperatore, insieme con qualche altro parcheggiatore abusivo, si prestava a guardare le macchine. Viveva con quel po’ che ricavava.
D. – Come possiamo aiutare queste persone e toglierle dall’illegalità?
R. – Bisognerebbe maggiormente attivare i centri di ascolto nel centro storico. Noi purtroppo abbiamo dei locali piccoli e facciamo quello che è nelle nostre possibilità. E poi c’è da dire che a gestire questo servizio, ormai da oltre 25 anni, sono anche dei volontari abbastanza attempati.
D. – La rettoria di San Rocco ogni domenica celebra una Santa Messa proprio per i senza-fissa-dimora, che tra l’altro è molto affollata…
R. – La domenica, alle nove, abbiamo previsto questa celebrazione della Santa Messa proprio per tutti questi nostri assistiti. Sono 120-130 persone. Loro stessi hanno chiesto la celebrazione liturgica. Oltre a ringraziarmi per il servizio di accoglienza fraterna, uno di loro mi chiese di aiutarli a pregare. Io gli risposi: “Se volete celebriamo la Messa solo per voi”. Abbiamo quindi iniziato questa celebrazione, dove loro partecipano. Qualcuno alle volte è un po’ distratto, ma la maggior parte assiste con impegno e devozione. (Montaggio a cura di Maria Brigini)
La Chiesa celebra la memoria di Sant'Ignazio di Loyola
◊ La Chiesa celebra oggi la memoria di Sant’Ignazio di Loyola, fondatore della Compagnia di Gesù. Alle ore 19.00 il Preposito generale dei Gesuiti, padre Adolfo Nicolás, presiederà la Santa Messa nella chiesa romana del Gesù, dove si venera il corpo del Santo. Ignazio, nato nel 1491 a Loyola, nei Paesi Baschi, da giovane partecipa a campagne militari. Nel 1521, costretto al riposo per una ferita riportata nella difesa di Pamplona, trascorre il tempo leggendo un libro sulla vita di Gesù e dei Santi. Dopo queste letture è animato dal desiderio di seguire Cristo. Fonda la Compagnia di Gesù, approvata da Papa Paolo III nel 1540. Muore a Roma il 31 luglio del1556. Sull’insegnamento di Sant’Ignazio si sofferma, al microfono di Amedeo Lomonaco, il direttore dell'Ufficio Comunicazione e Relazioni Pubbliche della Curia Generalizia della Compagnia di Gesù, padre Giuseppe Bellucci:
R. – Il primo insegnamento è quello di una disponibilità, di una prontezza ad accogliere la voce di Dio, l’ispirazione che viene dall’alto. Sant’Ignazio ha avuto il coraggio di rompere con la sua vita passata attraverso un episodio esterno, la ferita a Pamplona, e di cambiare radicalmente vita donandosi tutto al Signore.
D. – Sant’Ignazio maturò nella lettura della vita di Cristo la decisione di passare dal servizio militare alla sequela del Signore. Quale “salto” sono chiamati oggi a compiere i gesuiti in una società sempre più distratta e offuscata dal secolarismo?
R. – Io credo che sia importante per la Compagnia di Gesù essere continuamente attenti al mondo, a quello che avviene nel mondo. Non ci si deve fermare a quello che è stato un messaggio di secoli fa. Si devono quindi trovare vie nuove per poter rispondere alle esigenze nuove che si vanno creando. In altre parole, ci si deve domandare: se Ignazio fosse qui oggi, quali sarebbero le sue direttive?
D. – L’esperienza spirituale di Sant’Ignazio è racchiusa negli Esercizi Spirituali, che costituiscono ancora oggi la vera fonte di energia dei gesuiti …
R. – Certamente, gli Esercizi Spirituali sono stati la fonte iniziale di ispirazione per Sant’Ignazio, per i suoi compagni e lo sono per tutti i gesuiti anche oggi. Tant’è vero che ogni gesuita fa due volte nella sua vita il mese di esercizi come parte della sua formazione. Poi, ogni anno, ogni gesuita ha l’obbligo di fare almeno otto giorni di esercizi spirituali. Ma al di là di quello che è la pratica, credo che gli esercizi rimangano un punto fondamentale per il discernimento, proprio per capire dove il Signore vuole portare non solo il singolo gesuita, ma anche la Compagnia stessa.
D. – Sono passati quasi 500 anni dalla fondazione della Compagnia di Gesù. Quali sfide sono rimaste intatte e quali invece necessitano di approcci nuovi per rispondere a mutate condizioni della società?
R. – Lo spirito fondamentale è quello di sempre, è quello di Sant’Ignazio. Il problema è di questa apertura all’universale, questo saper individuare i segni dei tempi rispondendo con modalità nuove secondo lo spirito di sempre, guardando a quello di cui ha bisogno l’uomo d’oggi.
India: ucciso un sacerdote nello Stato del Karnataka
◊ La Chiesa indiana è scossa per la morte di un sacerdote, padre James Mukalel. Il suo corpo, senza vita e denudato, è stato trovato ieri lungo una strada nei pressi di Mangalore, nello Stato del Karnataka. Il vescovo della diocesi siro-malabarese di Belthangady, mons. Lawrence Mukkuzhy, esclude che l’omicidio sia avvenuto in seguito ad un tentativo di rapina. Secondo una prima ricostruzione, padre James stava tornando nella sua parrocchia, dopo aver presieduto un funerale nel villaggio di Thottathady. “Padre James – riferisce mons. Mukkuzhy ad AsiaNews - era molto amato dai parrocchiani e dalla popolazione della zona. Era una persona buona e non aveva nemici. Era un missionario zelante e altruista”. "Non riusciamo a capire – aggiunge il presule - chi possa aver ucciso padre James". Il Global Council of Indian Christians ha subito chiesto alle autorità di aprire un’inchiesta sull’assassinio. La diocesi di Belthangady, che si sta preparando a celebrare il Congresso missionario il prossimo 3 agosto, si dice “scioccata” per l’episodio. Lo scorso anno, diverse zone dell’India sono state teatro di violenze compiute da estremisti indù contro la comunità cristiana. In Orissa, in particolare, sono state almeno 90 le vittime. Anche lo Stato del Karnataka è stato sconvolto da attacchi contro cristiani. Secondo fonti locali, sono state distrutte almeno 20 chiese e cappelle. In India, intanto, la Chiesa è impegnata in iniziative tese a promuovere la riconciliazione: in Orissa è stata fissata per il prossimo 23 agosto la Giornata per la Pace e l’Armonia con l'obiettivo di impedire quello che la Chiesa locale non esita a definire "il disegno criminale di chi cerca di dividere la società". (A cura di Amedeo Lomonaco)
Vescovi canadesi: 'no' alla legge sulla legalizzazione di suicidio assistito ed eutanasia
◊ "L'eutanasia e il suicidio assistito sono le antitesi di ciò che dovrebbe stare al centro della civiltà umana: fiducia, stima, partecipazione e solidarietà, basati sul rispetto di ogni vita umana". È quanto ha scritto in una lettera, indirizzata ai presuli del Canada, l'arcivescovo di Winnipeg, mons. Vernon James Weisgerber, presidente della Conferenza dei vescovi cattolici del Canada (Cecc), invitando le comunità cattoliche a esprimere il loro punto di vista sulla questione direttamente ai membri del Parlamento. Secondo il presidente della Cecc, i cattolici dovrebbero informarsi sull'argomento e aggregarsi ai gruppi e alle associazioni di altre confessioni per unire gli sforzi e cambiare la legge. Il presule, si legge sulle pagine de L’ Osservatore Romano, sottolinea l'urgenza del problema, alla luce del progetto di legge in Parlamento che emenderebbe il codice penale canadese legalizzando il suicidio assistito e l'eutanasia. "Questo dibattito deve essere condotto seriamente", ha detto l'arcivescovo rimarcando che, nei riguardi di un tema così delicato, sembra emergere nei media e nell'opinione pubblica "una tolleranza crescente". La Conferenza dei vescovi cattolici del Canada ha spedito a ogni diocesi degli inserti del bollettino parrocchiale redatti dall'organizzazione cattolica "Vita e famiglia", e alcuni documenti dove si spiega la posizione della Chiesa. "Abbiamo bisogno di chiarire ciò che l'eutanasia è e ciò che l'eutanasia non è", dichiara il presidente di "Vita e famiglia", Michele Boulva, secondo la quale "l'eutanasia va di pari passo con il suicidio assistito". Gettando benzina sul fuoco delle polemiche, il Collegio dei medici del Québec ha creato una "task force etica" per indagare se, in alcune circostanze, l'eutanasia possa essere appropriata. Nuovi spunti contribuiscono a confondere la distinzione fra uccisione intenzionale e accorciamento non intenzionale della vita del paziente attraverso dosi crescenti di farmaci anti-dolorifici. Secondo il presidente di "Vita e famiglia", occorre combattere questa confusione: “c'è differenza fra l'accorciare la vita di qualcuno, incidentalmente, con dosi crescenti di anti-dolorifici sotto stretto controllo medico e dare deliberatamente a qualcuno una dose letale di narcotico”. (V.V.)
Stati Uniti: al Congresso dibattito sull'aborto
◊ Un tentativo di evitare che i fondi per la famiglia negli Stati Uniti vadano ai programmi di controllo delle nascite è stato bocciato dalla Camera dei deputati. L'emendamento al Labor, Health and human services and Education appropriations bill per l'anno fiscale 2010 - provvedimento questo in seguito approvato - era stato presentato dal repubblicano Mike Pence: "il più grande fornitore di aborti in America non dovrebbe anche essere il più grande beneficiato dei fondi federali", ha detto Pence riferendosi al Planned Parenthood of America, il programma nazionale per la pianificazione familiare. "È giunto il momento - ha aggiunto - di negare qualsiasi fondo federale" al programma. Dal punto di vista legislativo è il Public Health Services Act a finanziare con contributi federali i programmi per la pianificazione familiare e i relativi servizi di assistenza sanitaria preventiva. I fondi vengono rubricati sotto il Title X, una voce quindi che non contiene definizioni esplicite riguardo ai servizi cui tali fondi sono destinati. La legge in vigore e i regolamenti relativi, scrive L'Osservatore Romano, proibiscono l'uso dei fondi ricevuti sotto il Title X per finanziare direttamente l'aborto. Secondo i critici, come Pence, però "non c'è dubbio che i soldi che Planned Parenthood riceve dal governo federale per i suoi costi operativi liberino altre risorse che possono essere usate per fornire o promuovere l'aborto attraverso le cliniche abortive. Il buon senso ci dice che non può che essere così". A favore dell'emendamento Pence si era espressa anche la repubblicana Chris Smith, cattolica, copresidente del Congressional Pro-Life Caucus: "milioni di bambini oggi vivono grazie al fatto che i fondi pubblici non sono stati disponibili per finanziare la loro morte", ha detto. Nelle fila dei pro life figurano anche diversi democratici, raggruppati nei Democrats for Life, il cui direttore esecutivo è Kristen Day, che nei giorni scorsi ha preso parte all'iniziativa via internet che ha chiamato a raccolta circa 36.000 persone. (V.V.)
L'arcivescovo di Caracas contro l'abolizione dell'ora di religione nelle scuole
◊ L'educazione religiosa “è un diritto che è già stato consacrato”, e un'istruzione pluralista e nazionalista non può andare “a detrimento di questi diritti”. Lo ha affermato mercoledì l'arcivescovo di Caracas, il cardinale Jorge Urosa Savino, rispondendo alle dichiarazioni del ministro dell'Istruzione venezuelano, Héctor Navarro, sulla legge organica sull'istruzione, che esclude l'insegnamento della religione nelle scuole pubbliche del Paese. Secondo il ministro, l'insegnamento di una religione particolare porterebbe a “non rispettare il credo di altre religioni”. Le norme, rende noto l'agenzia Zenit, cercheranno di sottolineare l'educazione ambientale, linguistica, storica e geografica, perché secondo alcuni suoi sostenitori questi elementi “sono legati alla sovranità del Paese”. Il cardinale ha esortato a “mantenere l'educazione religiosa in base all'orientamento dei genitori e degli alunni che studiano in una determinata scuola”. “Le legge attuale non deve lasciare indietro quella conquista, che non è altro che il riconoscimento della necessità che il popolo venezuelano abbia una formazione religiosa”, ha spiegato l'arcivescovo di Caracas. Nelle nuove disposizioni sull'istruzione, ha osservato, è importante che “si tenga conto non solo del pluralismo democratico, dell'apertura della legge a tutte le correnti di pensiero, del diritto e della responsabilità della famiglia”, ma anche che “lo Stato non sia un fattore unico dell'istruzione, che non ci sia un monopolio dell'istruzione da parte sua”. Allo stesso modo, ha esortato l'Associazione Venezuelana per l'Educazione Cattolica e tutte le istituzioni e le famiglie del Venezuela “a mobilitarsi e a manifestare il proprio desiderio che nella nuova legge sull'istruzione si mantenga l'educazione religiosa nelle scuole e all'interno dell'orario scolastico”. (V.V.)
Il cardinale Sandri a Los Angeles al raduno dei cattolici libanesi emigrati negli Usa
◊ Gratitudine per "l'esemplare attaccamento alla fede e ai valori gelosamente trasmessi dai padri" e incoraggiamento a proseguire nel senso di appartenenza alla Chiesa maronita e nella generosa testimonianza cristiana. È quanto è stato espresso dal cardinale Leonardo Sandri, prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali, ai circa millecinquecento partecipanti alla 46.ma edizione dell'annuale "Maronite convention" degli Stati Uniti d'America, svoltasi a Los Angeles. "Continuate ad offrire in seno alla grande famiglia delle Chiese Orientali cattoliche l'esempio della vostra tenacia nella salvaguardia del patrimonio spirituale, rituale, liturgico, giuridico e culturale ereditato dalla Chiesa maronita e dalla vostra amata terra d'origine: il Libano. Continuate nello stesso tempo a professare l'inscindibile fedeltà al vescovo di Roma per rimanere inseriti in modo vitale nell'unica Chiesa cattolica", ha aggiunto il porporato, indicando tra le finalità dell'incontro quelle di ravvivare le comuni radici spirituali e ricordare la patria libanese, meritevole di tutta la possibile solidarietà spirituale e materiale "dei figli divenuti cittadini del mondo". Convocati da monsignor Robert Joseph Shaheen, vescovo di Nostra Signora del Libano di Los Angeles, e da monsignor Gregory John Mansour, vescovo di Saint Maron di Brooklyn, i maroniti sono giunti da ogni parte degli Stati Uniti, insieme alle rappresentanze provenienti, oltre che dalla patria d'origine, da altre nazioni del Continente americano, come Canada, Brasile e Messico. Quella americana, si legge su L'Osservatore Romano, è la più consistente ed organizzata diaspora maronita, capace di intercettare anche i giovani che hanno attivamente animato la grande festa a livello liturgico e ricreativo. Alla loro presenza si è riferito il cardinale Sandri, dopo avere espresso uno speciale saluto di riconoscenza a sua beatitudine il Patriarca di Antiochia dei maroniti, cardinale Nasrallah Boutros Sfeir, esortandoli a rimanere strettamente legati alla comunità maronita e con essa "ancorati alle origini e proprio per questo motivo aperti al nuovo. Senza fermarsi soltanto sulle forme del passato ma avendo a cuore la fedeltà al contenuto della fede cristiana universale e alla tradizione maronita nella sua più vera sostanza". Il cardinale ha concluso la convention presiedendo la Divina liturgia domenicale, nella quale ha tenuto l'omelia il cardinale Roger Michael Mahony, arcivescovo di Los Angeles. Il messaggio del Pontefice e la benedizione apostolica, assicurate dalla lettera del segretario di Stato, cardinale Tarcisio Bertone, hanno accompagnato le varie fasi dell'incontro, con uno speciale auspicio per i giovani a crescere nell'amore per Cristo e a manifestare il tesoro della fede cristiana perché si diffonda nella società americana il regno di Dio, che è regno di giustizia, santità e pace. (V.V.)
Il patriarca latino di Gerusalemme: i politici temono la pace
◊ “Avete visto il dramma della guerra a Gaza. Alcuni dirigenti politici hanno più paura della pace che della guerra e giocano a proseguire il conflitto invece che risolverlo. Preghiamo per i politici che hanno in mano le sorti dei popoli”. E’ l’esortazione che il Patriarca latino di Gerusalemme, Fouad Twal, ha rivolto a 1700 giovani delle diocesi francesi in questi giorni in Terra Santa per un pellegrinaggio. Nel corso di una Messa a Betlemme, riferisce il Sir, il Patriarca ha parlato della “sfida permanente” dell’essere cristiano in Terra Santa rappresentando problemi quali la “preoccupante situazione economica, l’urgenza del dialogo interreligioso, l’emigrazione dei cristiani”. “Voi siete i nostri Magi moderni – ha detto Twal ai giovani francesi – venuti alla ricerca del Re in mezzo a città divise da muri eretti da uomini, un Re talmente piccolo che serve uno sforzo per poterlo trovare tra il fracasso della violenza che risuona in questa terra”. Tuttavia, ha aggiunto Twal, “in questi giorni avete potuto scoprire la bellezza e la ricchezza della gioventù cristiana di Terra Santa”, ovvero “giovani fieri di essere discendenti della prima chiesa di Gerusalemme, degni ambasciatori della cultura araba cristiana, testimoni di un amore spontaneo per la vita e la famiglia, chiamati alla sequela di Cristo con il nostro seminario di Beit Jala pieno di giovani”. (V.V.)
Ondata di gelo in Argentina: la Caritas aiuta i senzatetto
◊ Sono stati messi a dura prova i senzatetto dell’Argentina dall’ondata di freddo che sta colpendo il Paese in questi giorni. La Caritas, si legge sulle pagine dell’Osservatore Romano, si è subito attivata nelle diocesi e nelle parrocchie per aiutare chi vive in condizioni precarie o disagiate. Numerose le richieste di coperte, soprabiti e soprattutto teli di nylon, indispensabili per evitare le infiltrazioni prodotte dall’accumulo di neve sui tetti. In alcune città del Paese, come San Carlos de Bariloche, in Patagonia, ai piedi delle Ande, la temperatura ha raggiunto i 10 gradi sotto zero. La neve è arrivata anche a San Salvador de Jujuy, capoluogo della provincia omonima. La Caritas locale è in allerta, anche se nei magazzini non mancano vestiti pesanti e bevande calde per i più bisognosi. Preoccupante la situazione nella provincia di Salta, dove l’ondata di freddo polare ha messo a disagio i poveri che si sono rivolti alle strutture di assistenza chiedendo soprattutto alimenti. In azione anche la Caritas di Comodoro Rivadavia, in Patagonia: dalle famiglie più bisognose arrivano richieste di legna da ardere e bombole di gas. Infine a Buenos Aires i volontari di “Noches de la Caridad” sono stati mobilitati per venire incontro alle necessità dei senzatetto. (V.V.)
La Comunità di Sant'Egidio inaugura la prima scuola in un campo profughi di Goma
◊ Nella Repubblica Democratica del Congo, dove migliaia di persone fuggono dalla provincia del Sud Kivu per gli scontri fra esercito nazionale e milizie ribelli, la Comunità di Sant’Egidio ha appena inaugurato una “Scuola della pace”. Da settembre l’istituto, costruito all’interno del campo per rifugiati “Mugunga 1”, a Goma, accoglierà 300 bambini dai 6 ai 12 anni, che potranno riprendere a seguire le lezioni regolarmente. A occuparsi di loro ci saranno 10 maestri, anch’essi rifugiati nel campo, che così “riacquisteranno, insieme al lavoro e al salario perduto, dignità e motivo di speranza per il futuro”. La scuola è intitolata a Floribert Bwana Chui, il giovane della comunità locale ucciso due anni fa per aver resistito ad un tentativo di corruzione. Il ministero regionale dell’Educazione, “dopo averne constatato la qualità e l’impostazione, l’ha raccomandata come esempio e modello a tutte le associazioni che vorranno impiantarne di nuove”. Quella della Comunità di Sant’Egidio è la prima scuola completamente attrezzata nei campi di Goma, che accolgono almeno 150.000 persone. I maestri sono stati formati nello spirito della “Scuola della Pace”, per “disarmare i sentimenti di rancore e violenza accumulati da tutti i rifugiati lungo questi anni di sofferenza a contatto con la guerra”, spiegano a Sant’Egidio. (V.F.)
L'Arabia Saudita finanzierà il prossimo vertice della Fao sulla sicurezza alimentare
◊ L'Arabia Saudita ha deciso di sostenere i costi (circa 2,5 milioni di dollari) del prossimo Vertice mondiale sulla sicurezza alimentare che si terrà presso la sede della Fao a Roma dal 16 al 18 novembre. A darne notizia è oggi la stessa Fao, spiegando che “il Vertice è stato indetto per tentare di invertire il trend calante degli investimenti nel settore agricolo e tornare al livello del 1980, ossia al 17% dell'Aiuto pubblico allo sviluppo (Aps)”, con l’obiettivo di sradicare la fame “che ormai colpisce oltre un miliardo di persone nel mondo, e di raddoppiare la produzione alimentare per una popolazione mondiale che è prevista raggiungere i nove miliardi nel 2050”. Parteciperanno al Vertice - riferisce l'agenzia Sir - i capi di Stato e di Governo dei Paesi Membri della Fao e dell’Onu. “Sono veramente grato a Re Abdullah, custode delle due sacre Moschee di Medina e La Mecca, per la sua offerta generosa di finanziare questo importante incontro - afferma il direttore generale della Fao Jacques Diouf - l'Arabia Saudita continua ad essere in prima linea nella lotta contro la fame e la povertà”. L'offerta è stata fatta nei giorni scorsi, in occasione della visita di Diouf nel Paese arabo, nel corso della quale ha incontrato il ministro dell’agricoltura e il presidente e il vicepresidente della Banca islamica di sviluppo. (R.P.)
Assisi rivivrà domenica la Festa del Perdono
◊ Anche quest'anno, il 2 agosto la città di San Francesco vivrà un momento di grande fede ed emozione con la celebrazione della “Festa del Perdono di Assisi”. Iniziata con il Santo il 2 agosto 1216, questa tradizione riunisce da sempre migliaia di pellegrini che si recano nella piccola chiesa della Porziuncola per chiedere a Dio il dono dell’indulgenza. Un comunicato della Provincia dei Frati Minori dell'Umbria inviato a Zenit ricorda che “fu lo stesso Poverello a chiedere questo dono a Gesù Cristo e alla Vergine Maria e ad annunciarlo ai vescovi dell’Umbria e ai numerosi fedeli radunatisi nella piana di Assisi, con un frase carica di entusiasmo: 'Fratelli, voglio mandarvi tutti in Paradiso!'”. Da mercoledì si è tenuto nella Basilica di S. Maria degli Angeli un triduo di preparazione, con tre momenti di preghiera guidati da fra Giuseppe Gazzaneo, della Provincia Salernitano-Lucana dei Frati Minori. La solenne apertura dei “giorni dell’Indulgenza” si terrà domani alle ore 11, con la Messa e la processione eucaristica, presieduta da padre José Rodriguez Carballo, Ministro Generale dei Frati Minori. Domenica, alle ore 11, il cardinale Attilio Nicora, Legato Pontificio, presiederà la Messa Solenne e, insieme ai pellegrini, innalzerà la supplica e il canto alla Vergine Maria, venerata presso la Porziuncola. Alle 15.30 ci sarà l'arrivo della XXIX Marcia Francescana del Perdono “Da’ Parola ai tuoi passi”. Circa 1500 giovani, provenienti da tutta Italia, dalla Croazia e dall’Austria, dopo aver marciato e pregato per una settimana, arriveranno ad Assisi per chiedere a Dio il perdono dei propri peccati e il dono della pace. (V.V.)
Nuovo programma per la Perdonanza Celestiniana all’Aquila
◊ Sarà diversa dal solito la 715.ma edizione della Perdonanza Celestiniana che si terrà all'Aquila dal 26 al 29 agosto. Nell'anno in cui ricorre l'ottocentesimo anniversario della nascita di San Pietro Celestino, sono tante le novità e i cambiamenti apportati al programma a causa del sisma del 6 aprile. La Porta Santa sarà aperta, il 28 agosto, dal cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone. L'iniziativa è stata presentata stamane in una conferenza stampa alla presenza dell'arcivescovo dell'Aquila, mons. Giuseppe Molinari, e del vicario episcopale per il Culto e la Santificazione dell'Arcidiocesi dell'Aquila, Daniele Pinton. Quest'anno nella Basilica di Collemaggio non ci saranno celebrazioni, nonostante le parti integre siano state messe in sicurezza. All'interno sarà messo un telo trasparente per far vedere ai visitatori i segni del terremoto: si vedranno le macerie e sarà visibile la tendopoli nel piazzale antistante la chiesa. Le iniziative in programma saranno svolte nel piazzale orientale dell'Abbazia di Collemaggio, nel cosiddetto Parco della Transumanza, in cui sarà allestito un palco con quattromila posti. Annullate iniziative caratterizzanti la Perdonanza come l'accensione della torre. Altra novità è che i Vigili del Fuoco porteranno l'urna di San Pietro Celestino. Per quest'anno, durante i lavori nella basilica, la Conferenza episcopale italiana ha proposto la traslazione del corpo di Celestino nelle undici diocesi d'Abruzzo-Molise. “ll contesto sarà molto sobrio - ha dichiarato mons. Molinari - ma il valore della festa per chi crede rimane sempre grande. Celebrare la Perdonanza equivale per gli aquilani ripercorrere le strade della storia. Il terremoto ci ha insegnato i valori più grandi, cioè amare il Signore e i nostri fratelli. Quest'anno, inoltre, tutti coloro che pregheranno davanti alle reliquie di Celestino otterranno l'indulgenza plenaria”. (V.V)
Il Cammino di Santiago de Compostela del "Grupo Martes"
◊ In Spagna, un gruppo di persone a “rischio di esclusione sociale”, tra cui giovani ex tossicodipendenti, che fanno parte del “Grupo martes” dei religiosi salesiani, realizzerà dal primo al 7 agosto il Cammino di Santiago de Compostela a piedi, insieme a diversi volontari. Lo rende noto il Sir. I pellegrini partiranno con mezzi privati da Valencia fino a Finisterre, da dove raggiungeranno Santiago percorrendo 88 chilometri a piedi. Il cammino vuole, nelle intenzioni degli organizzatori, “porre in pratica i valori cristiani e umani, tra cui quello di condividere, riflettere, dialogare e vivere insieme”. L'iniziativa si realizza per il terzo anno consecutivo su sollecitazione degli stessi membri e dei beneficiari. Tra i partecipanti figurano inquilini delle case protette che i salesiani coordinano attraverso il “Grupo Martes”. Il gruppo è stato fondato nel 1986 dallo scomparso sacerdote salesiano Ángel Tomás per aiutare persone a rischio di marginalità. Attualmente l'ente, diretto dal salesiano Vicente Serrano, che porta avanti l'opera insieme a un'équipe di professionisti e volontari, ha in gestione a Valencia un appartamento per dare accoglienza a tossicodipendenti e un altro per aiutarli a reinserirsi nella società. Le persone assistite sono più di cinquanta. (V.V.)
Prosegue a Chianciano la sessione di formazione ecumenica del Sae
◊ “Cristo annuncia pace ai lontani e ai vicini perché da entrambi si crei un uomo nuovo, quindi anche i vicini vanno guariti, perché i lontani siano sanati”. Dunque “un solo corpo che è la Chiesa, uniti senza confusioni”. La riflessione è del biblista Piero Stefani, che ha aperto ieri i lavori della quarta giornata della sessione di formazione ecumenica del Sae, in corso a Chianciano, in provincia di Siena, fino a sabato, con una meditazione della Lettera agli Efesini. La giornata è proseguita, si legge in una nota del Sir, con la conversazione con Vladimir Zelinsky e Gheorghe Vasilescu condotta da Simone Morandini, che ha rivelato aspetti della spiritualità ortodossa inediti ai più. E' emerso, ad esempio, che “l’ortodossia non conosce separazioni, nella liturgia si esprime pienamente il dogma. La Divina liturgia eucaristica è preceduta dalla presentazione dei doni, in cui si evidenzia la croce come realtà che permea tutta la vita del fedele ortodosso”. Un ortodosso davanti al volto del crocifisso “scopre la sua condanna - perché Dio è morto per lui - e insieme scopre la sua salvezza. Di fronte alla croce si scopre l’amore, un oceano di perdono”. È intervenuta, poi, Cristina Simonelli, docente della facoltà teologica del Triveneto, sul tema su “Croce e compassione” evidenziando “un percorso nelle teologie femministe”, proponendo alcune prospettive “in forma di laboratorio”. “Pur nei diversi contesti – ha detto Simonelli -, un tratto comune delle teologie femministe è il rifiuto di modelli dolorifici, nei quali la dimensione sacrificale non sia perlomeno indagata criticamente”. Nella sessione spazio anche per la solidarietà: la colletta del culto evangelico con Santa Cena, celebrato mercoledì sera, è stata devoluta ai giovani universitari dell’Aquila, a supporto dell’opera promossa dalla Federazione delle Chiese evangeliche italiane, la colletta della Santa Messa cattolica, presieduta martedì da mons. Giancarlo Maria Bregantini, arcivescovo di Campobasso-Bojano, andrà a sostenere la rinascita del monastero delle Clarisse di Paganica, che è stato distrutto dal terremoto. (V.V.)
Esce in autunno un cd musicale della Multimedia San Paolo con la voce di Benedetto XVI
◊ E’ un prodotto della “Multimedia San Paolo” in cooperazione con la Geffen-Universal: si tratta del cd musicale – in uscita nel prossimo autunno - con la voce del Papa: la Radio Vaticana ha messo a disposizione alcune registrazioni di Benedetto XVI, tratte dai suoi archivi: brani di discorsi e preghiere in diverse lingue. Tra le registrazioni c’è anche quella in cui il Papa canta il Regina Caeli. Un cd simile, intitolato “Abba Pater”, era stato realizzato con la voce di Giovanni Paolo II durante il suo Pontificato.
Iran: nuove manifestazioni dell’opposizione
◊ La violenza è tornata protagonista nelle ultime ore in Iran. Ieri a Teheran la polizia è intervenuta contro i manifestanti radunati nel cimitero della capitale per ricordare le vittime degli scontri post-elettorali e in particolare Neda, la ragazza 26.enne uccisa il 20 giugno scorso durante una manifestazione e diventata la figura simbolo della rivolta contro il governo. Disordini sono stati segnalati anche a Shiraz, Isfahan, Mashhad. Sconcerto dagli Stati Uniti, che hanno parlato di “inquietante uso della forza”. Per un commento sulla situazione iraniana, dopo questi nuovi episodi di repressione, Giancarlo La Vella ha sentito Nariman, dell’Associazione iraniani all’estero:
R. - La parte dominante è capeggiata da Khameni e Ahmadinejad, che vuole diminuire gli spazi a disposizione di Moussavi e di tutto il suo entourage. Però il dato più importante e ormai inconfutabile, è che si sta allargando la distanza tra la popolazione e il regime. Gli iraniani scendono in piazza nonostante l’invito alla calma di Moussavi. Moussavi, Khatami e Rafsajani si sentono un po’ spiazzati. Francamente la presenza degli iraniani per le strade non ha spiazzato solo il regime iraniano ma tutta la comunità internazionale. Neanche gli occidentali si aspettavano una sommossa popolare e una ribellione così generalizzata.
D. – Le frizioni che ci sono tra Iran e comunità internazionale sul programma nucleare, non favoriscono una mediazione dall’estero?
R. – No, assolutamente. Con l’avvento di Ahmadinejad abbiamo visto un'accelerazione particolare per quanto riguarda l’acquisizione dell’arma nucleare. Loro vantano di avere già in funzione più di 12 mila centrifughe. La comunità internazionale deve acquisire coraggio. Questo è un problema da risolvere oggi, non domani. Ogni giorno che passa è un tempo che guadagna il regime iraniano, figuriamoci quando avrà veramente le testate nucleari.
D. – Come state vivendo voi iraniani all’estero questa grave crisi politica...
R. – Noi stiamo vivendo questa situazione con grande apprensione per i martiri e i feriti. L’atteggiamento assunto dal regime iraniano, per noi che facciamo parte di una organizzazione che avversa il regime da più di 30 anni, era prevedibile. Noi abbiamo sempre annunciato che il regime non cede. Si continua a sparare sulla gente. Abbiamo invocato l’aiuto della comunità internazionale e chiediamo l’intervento urgente del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. Chiediamo una reazione più celere. Sono molto preoccupanti questo silenzio e l’indifferenza della comunità internazionale.
Afghanistan
In Afghanistan sono oltre 1000 i civili uccisi nei primi mesi del 2009. Rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, si registra quindi un aumento delle vittime del 24%. L’escalation delle violenze è stata fotografata da un rapporto dell’Onu presentato oggi a Ginevra. ''Sia gli elementi anti-governativi sia le forze pro-governative sono responsabili dell'aumento delle vittime tra i civili'', si legge nel rapporto dell'Unama, la Missione di assistenza delle Nazioni Unite in Afghanistan. La cronaca dal terreno anche oggi fa registrare poi nuove vittime tra la popolazione afghana. Si tratta di sei persone morte per l’esplosione di un ordigno nel nord del Paese. Undici talebani e un poliziotto afghano sono rimasti uccisi, inoltre, in seguito a scontri avvenuti nella provincia occidentale di Herat.
Pakistan
Due dei principali gasdotti che dal Balucistan, regione occidentale del Pakistan, riforniscono varie zone del Paese sono stati oggetto di attentati esplosivi rivendicati dall'Esercito repubblicano del Balucistan. Gli incendi hanno costretto la compagnia pachistana 'Petroleum Limited' a sospendere l'attività. Gruppi ribelli del Balucistan, territorio ricco di risorse naturali e abitato da una popolazione tribale, da anni compiono azioni terroristiche per l’indipendenza dal Pakistan. L'Onu ha annunciato oggi di aver ridotto le proprie attività nella regione dopo aver ricevuto minacce da parte di un gruppo separatista del cosiddetto 'Fronte unito di liberazione del Belucistan'. Questo stesso gruppo all'inizio dell'anno ha sequestrato un cittadino statunitense.
Incontro tra capi di Stato in Tagikistan
Le prospettive di pacificazione dell'Afghanistan e la situazione nella regione dell'Asia centrale sono tra i temi in discussione nell'incontro che si tiene da ieri in Tagikistan. Alla riunione partecipano quattro capi di Stato: il russo Dmitri Medvedev, l'afghano Hamid Karzai, il pakistano Azif Ali Zardari e il tagiko Emomali Rakhmon. Proprio ieri sera una bomba ha fatto esplodere un’auto della polizia a Dushanbe, capitale del Tagikistan, dove è in corso l’incontro dei capi di Stato. Sull'esplosione, che ha provocato il ferimento di un agente di polizia, è in corso un’indagine. Si dovrà accertare se si è trattato di un attacco terroristico.
Honduras
Ferve l’attività diplomatica internazionale per risolvere la crisi politica che da oltre un mese sta paralizzando l’Honduras. Resta alta, intanto, la tensione tra sostenitori del presidente deposto Zelaja, e di quello de facto, Micheletti. Ce ne parla Francesca Ambrogetti:
Esercito e polizia hanno represso con violenza le manifestazioni e i blocchi stradali organizzati dal fronte per la resistenza in varie regioni. In un nuovo gesto a favore del presidente deposto, l’ambasciatore degli Stati Uniti in Honduras si è recato a Manawa per incontrare Manuel Zelaya: “Abbiamo parlato - ha detto - della restaurazione dell’ordine istituzionale in modo pacifico”. Il presidente de facto Roberto Micheletti, in un inedito gesto di apertura, ha chiesto al mediatore l’invio di una missione per coinvolgere tutte le parti, comprese le organizzazioni sociali, nella ricerca di un’intesa. Ha anche suggerito di affidarla all’ex presidente del Banco inter-americano e sviluppo, Enrique Iglesias. Un gesto che alcuni osservatori attribuiscono alla strategia finalizzata a perdere tempo, altri alle pressioni americane. Anche Zelaya si è detto disposto a cercare un accordo politico. Alla frontiera, intanto, sta organizzando milizie popolari per accompagnare il suo ritorno, ma in modo pacifico e senza armi.
Processo a Aung San Suu Kyi
Per conoscere la sentenza del processo alla leader dell'opposizione birmana, Aung San Suu Kyi, bisognerà attendere il prossimo 11 agosto. La decisione è stata presa dal tribunale speciale del Myanmar che giudicherà il Premio Nobel della Pace, accusata dalla giunta militare al potere di aver violato gli arresti domiciliari. Il verdetto, atteso per oggi, secondo il legale di Aung San Suu Kyi sarebbe stato posticipato per distogliere l’attenzione della comunità internazionale. Nei giorni scorsi, proteste e cortei hanno attraversato le strade delle città birmane. Nella notte decine di attivisti sono stati arrestati in diversi quartieri della capitale Rangoon.
Sicurezza aerei Airbus
L’Airbus ha raccomandato alle compagnie aeree di adottare i sensori di velocità americani Goodrich al posto di quelli francesi Thales, dopo l'incidente dell'A330 Rio de Janeiro-Parigi che ha causato la morte di 228 passeggeri. La misura riguarda gli Airbus A330 e A340. A spingere la società di Tolosa è stato anche l'ultimo episodio verificatosi la settimana scorsa, quando una sonda Thales di nuova generazione, recentemente sostituita su un Airbus A320 dell'Air France, ha avuto un guasto “durato pochi secondi”.
Italia, economia
Via libera definitivo dal governo Berlusconi ai fondi per le aree sottoutilizzate (Fas) destinati alla Sicilia. Il Cipe ha infatti approvato il piano di azione regionale che ammonta a circa 4 miliardi di euro. Il ministro dell’Economia e delle Finanze, Giulio Tremonti, lo ha definito “un piano Marshall per il sud”. Per i consumatori italiani arriva, intanto, una boccata di ossigeno dall’indice sull’inflazione che, nel mese di luglio, è stato pari a zero. Lo rende noto l'Istat che aggiunge di non aver rilevato alcuna variazione nei confronti del luglio del 2008.
Il sindacato tedesco Ig Metall non appoggerà nessun partito
Nessun appoggio e nessuna indicazione di voto per il partito socialdemocratico tedesco. Per la prima volta, il potente sindacato dei metalmeccanici tedeschi 'Ig Metall' rinuncerà alla pratica di valutazione dei partiti, come era d’abitudine fare negli anni passati prima delle elezioni. Secondo il leader del sindacato, la base sindacale è ormai politicamente trasversale e composta anche da elettori di altre formazioni, come la stessa Unione cristianodemocratico e sociale del cancelliere Angela Merkel.
Incidente mortale in Catalogna
Otto turisti olandesi, passeggeri di un autobus turistico, sono morti nella notte per un incidente stradale nella località catalana di San Pol del Mar, in Spagna. L'autobus, che trasportava 65 passeggeri, si è prima capovolto e poi scontrato con una macchina. Tra i 39 feriti, alcuni sono molto gravi. L’autista è risultato negativo alla prova del tasso alcolemico. Non si esclude che a causare l’incidente sia stata l’alta velocità. (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra e Mariella Pugliese)
Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIII no. 212
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