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Sommario del 30/07/2009
Il Papa a Castel Gandolfo dopo il soggiorno in Valle d'Aosta
◊ Dopo il periodo di riposo trascorso a Les Combes, in Valle d'Aosta, Benedetto XVI è rientrato ieri sera a Castel Gandolfo. Momenti di preghiera, relax, passeggiate, incontri e udienze scandiranno il soggiorno del Santo Padre nella cittadina laziale. Il servizio di Amedeo Lomonaco:
Dopo le montagne della Valle D’Aosta è il lago di Castel Gandolfo a fare da cornice al soggiorno estivo del Papa. Al suo arrivo, il Santo Padre ha salutato e impartito la benedizione apostolica:
“Sono appena tornato dalla montagna. Nonostante il mio piccolo infortunio sono stati giorni bellissimi, ma adesso sono felice di essere a Castel Gandolfo, con voi, in questa piccola bella città, e spero di essere con voi alcune settimane”.
Anche la grande famiglia delle Ville Pontificie si è preparata con entusiasmo per accogliere Benedetto XVI. Ai momenti di riposo si aggiungeranno incontri e udienze, come spiega Saverio Petrillo, direttore delle Ville Pontificie:
“Noi ci prepariamo ad avere tutto in ordine per garantire il supporto logistico al soggiorno del Papa. D’altra parte è il periodo più bello ed esaltante del nostro lavoro, consapevoli di svolgere il servizio diretto al Santo Padre, per cui il personale fa tutto veramente con grande disponibilità e anche con grande entusiasmo. Come di consueto il Santo Padre trascorrerà un periodo di lavoro e di riposo. Ma già in questa prima settimana ci sono vari eventi, a cominciare dall’udienza di sabato mattina agli sportivi del nuoto che sono a Roma in occasione dei campionati mondiali. Domenica ci sarà l’Angelus e nel pomeriggio un concerto. Mercoledì l’udienza generale sarà a Castel Gandolfo. Quindi il riposo è molto relativo”.
Molto caloroso è stato ieri pomeriggio il saluto della comunità valdostana al Papa in partenza da Les Combes. Per un bilancio sul soggiorno del Santo Padre, ascoltiamo mons. Giuseppe Anfossi, vescovo di Aosta:
“Il bilancio è molto positivo. Molte persone hanno lavorato per il Papa e devo dire che a noi sta a cuore che Benedetto XVI possa riposare. Non lo vogliamo perciò disturbare, anche se gli siamo molto grati quando ci concede un po’ del suo tempo. E’ chiaro che nelle parrocchie, durante la Messa, si prega per il Papa. Ma quando lui è qui lo facciamo in modo molto particolare. All’Angelus sono potute venire davvero tante persone e chi ha voluto incontrarlo, anche tra i diocesani, lo ha potuto fare. Voglio anche ringraziare le guardie forestali e la polizia: ci sono delle persone anonime, che nessuno ricorda e nessuno ringrazia, che fanno parte della polizia e dei servizi della Santa Sede, che hanno mostrato, nel nascondimento, delle piccole attenzioni verso Benedetto XVI”.
La visione cristiana dell'ecologia: dedicato all'ambiente il Messaggio del Papa per la Giornata Mondiale della pace
◊ Vasta risonanza ha avuto sui media internazionali – meno su quelli italiani – la pubblicazione, ieri, del tema del Messaggio del Papa per la Giornata Mondiale della Pace 2010: “Se vuoi coltivare la pace, custodisci il creato”. Una tematica di estrema importanza per il futuro dell’umanità, per la quale Benedetto XVI parla di “responsabilità globale” e della necessità che Paesi ricchi e poveri “agiscano congiuntamente” con il preciso “impegno di decidere insieme” le sorti del pianeta. A questo argomento il Pontefice ha dedicato quattro capitoli della sua recente Enciclica “Caritas in veritate” (48-51). Ecco la sintesi delle sue riflessioni in questo servizio di Sergio Centofanti.
La pace è strettamente legata al rispetto dell’ambiente e dell’uomo. Il Papa unisce queste dimensioni mettendo in guardia da ogni visione parziale: come può essere quella di chi considera la natura “un tabù intoccabile”, quasi fosse “più importante della stessa persona umana”, in una sorta di neo-paganesimo panteista, o quella di chi al contrario propugna una “completa tecnicizzazione” della natura sfruttandola a proprio piacimento e quindi abusandone. “Oggi molti danni allo sviluppo – afferma l’Enciclica - provengono proprio da queste concezioni distorte”. Ma la pace è messa in pericolo soprattutto dalla mancanza di giustizia: il creato, con tutte le sue risorse, è dono di Dio per tutta l’umanità. “L’accaparramento delle risorse energetiche non rinnovabili da parte di alcuni Stati, gruppi di potere e imprese costituisce, infatti, un grave impedimento per lo sviluppo dei Paesi poveri” e genera guerre. Sempre più allarmante sul pianeta è la questione dell’accesso all’acqua che – afferma il Papa – “può provocare gravi conflitti”. Benedetto XVI lancia un forte appello alla solidarietà e alla giustizia. In particolare invita “la società odierna a rivedere seriamente il suo stile di vita che, in molte parti del mondo, è incline all'edonismo e al consumismo, restando indifferente ai danni che ne derivano. È necessario un effettivo cambiamento di mentalità” in modo che “la ricerca del vero, del bello e del buono e la comunione con gli altri uomini per una crescita comune siano gli elementi che determinano le scelte dei consumi, dei risparmi e degli investimenti”. “Le società tecnologicamente avanzate – aggiunge l’Enciclica - possono e devono diminuire il proprio fabbisogno energetico” percorrendo due strade: facendo avanzare “la ricerca di energie alternative” e sostenendo “una ridistribuzione planetaria delle risorse energetiche, in modo che anche i Paesi che ne sono privi possano accedervi. Il loro destino non può essere lasciato nelle mani del primo arrivato o alla logica del più forte”.
“La Chiesa – sottolinea ancora il Papa - ha una responsabilità per il creato e deve far valere questa responsabilità anche in pubblico. E facendolo deve difendere non solo la terra, l'acqua e l'aria come doni della creazione appartenenti a tutti. Deve proteggere soprattutto l'uomo contro la distruzione di se stesso”. “Per salvaguardare la natura – osserva infatti il Pontefice - il problema decisivo è la complessiva tenuta morale della società. Se non si rispetta il diritto alla vita e alla morte naturale, se si rende artificiale il concepimento, la gestazione e la nascita dell'uomo, se si sacrificano embrioni umani alla ricerca, la coscienza comune finisce per perdere il concetto di ecologia umana e, con esso, quello di ecologia ambientale”. “Il libro della natura è uno e indivisibile, sul versante dell'ambiente come sul versante della vita, della sessualità, del matrimonio, della famiglia, delle relazioni sociali, in una parola dello sviluppo umano integrale”. Ed è una grave contraddizione – nota il Papa - chiedere il rispetto dell'ambiente naturale quando “l'educazione e le leggi” non aiutano a rispettare l’essere umano. Tutto ciò “avvilisce la persona, sconvolge l'ambiente e danneggia la società”. La natura – sottolinea l’Enciclica - non è “frutto del caso o del determinismo evolutivo” ma “il meraviglioso risultato dell’intervento creativo di Dio”. Questa è la visione cristiana dell’ecologia. Per questo – afferma Benedetto XVI – “se vuoi coltivare la pace custodisci il creato”, dono di Dio a tutti i suoi figli, senza esclusioni, nella consapevolezza che “c’è spazio per tutti su questa nostra terra”.
Presentato il logo della Giornata Mondiale della Gioventù di Madrid 2011
◊ L’arcidiocesi di Madrid ha tenuto questa mattina una conferenza stampa per informare sulla preparazione della Giornata Mondiale della Gioventù di Madrid 2011; ha guidato l’incontro con i giornalisti il vescovo ausiliare dell'arcidiocesi César Augusto Franco Martinez, coordinatore generale della Gmg, che ha presentato il logo dell'evento, già approvato dal Pontificio Consiglio per i Laici. Alla conferenza stampa era presente anche Santiago de la Cierva, direttore della Comunicazione della Gmg. Il nostro collega spagnolo Rafael Alvarez Taverner lo ha intervistato:
R. - Il logo rappresenta una corona dove è ben visibile una croce e persone giovani che si radunano sotto la croce formando come una corona che è proprio la corona della Madonna dell’Almudena, che è la patrona di Madrid. Il simbolo è disegnato con i colori rosso, giallo e arancione, e darà copertura grafica a tutti gli eventi della Giornata Mondiale della Gioventù.
D. – Il coordinatore generale della Giornata Mondiale della Gioventù 2011, mons César Augusto Franco Martinez, vescovo ausiliare di Madrid, ha informato di altre questioni?
R. – Ha avuto la possibilità di informare i presenti sulle novità dell’organizzazione, come ad esempio riguardo all’accoglienza che ha avuto l’evento sia da parte dell’autorità pubbliche che della Casa reale spagnola, del governo di Spagna, della comunità di Madrid e anche del comune di Madrid. Tutti hanno assicurato il loro supporto e aiuto perché questo spossa essere un evento che riesca a coinvolgere tantissimi giovani di tutto il mondo. Il comitato sta lavorando per la preparazione di un preventivo e anche un elenco di aziende e individui, in modo tale da lanciare un programma di sponsor per coprire le spese affinché la Giornata Mondiale della Gioventù sia davvero “mondiale” e possano venire anche giovani di Paesi con poche possibilità economiche. (Montaggio a cura di Maria Brigini)
Oggi su "L'Osservatore Romano"
◊ Un nuovo patto di cittadinanza: in prima pagina, un editoriale del sindaco di Torino, Sergio Chiamparino, sulla “Caritas in veritate”.
La responsabilità di proteggere da future atrocità di massa: nell’informazione internazionale, l’intervento della Santa Sede in occasione del 97.mo incontro plenario dell’Assemblea generale dell’Onu.
La disciplina della misericordia: in cultura, Sergio Pagano sugli atti del simposio dedicato alla storia della Penitenzieria Apostolica e Johann Ickx sul cardinale Willen Marinus van Rossum, penitenziere maggiore dal 1915 al 1918.
Un articolo di Cesare De Michelis dal titolo “‘Il nome della rosa’ e la tecnica del riciclaggio”: nel romanzo novecentesco uno specchio della cultura di oggi.
Le più belle vacanze del cinefilo incallito: Emilio Ranzato su dieci grandi classici rimeditati sotto l’ombrellone e, in risposta, Gabriele Nicolò su “Vacanze Romane”, che è e resta un capolavoro.
Nell’informazione religiosa, Nicola Gori intervista il francescano conventuale Rocco Rizzo, rettore del Collegio dei penitenzieri vaticani.
Afghanistan: appello dei talebani a boicottare le elezioni
◊ In Afghanistan si inasprisce lo scontro tra ribelli talebani e il contingente internazionale. Agli attacchi dell’Isaf contro le postazioni della guerriglia i talebani hanno risposto, esortando la popolazione a boicottare le elezioni presidenziali del 20 agosto prossimo. La buona riuscita del voto rappresenta un momento decisivo per il futuro del Paese, anche alla luce del dibattito in corso nella comunità internazionale sul possibile ritiro delle truppe. Il premier italiano, Berlusconi, parla di exit strategy, ma solo dopo le consultazioni. Il primo ministro spagnolo, Zapatero, invece si dice disposto ad aumentare stabilmente il contingente di Madrid in Afghanistan proprio per garantire la correttezza del voto. Di questa situazione Giancarlo La Vella ha parlato con Margherita Paolini, esperta di Afghanistan della rivista di geopolitica “Limes”:
R. – Dal punto di vista militare, la situazione non sta andando nel verso voluto. Il problema principale è rappresentato dal fatto che gli inglesi – che in fondo sono quelli che hanno sempre dato un contributo più fattivo alle controffensive – si trovano veramente a malpartito: c’è uno scontro anche tra il governo e i militari e praticamente, se si vuole andare avanti con l’offensiva antitalebana, c’è la necessità di avere molte più truppe o maggiori equipaggiamenti. E’ chiaro che questo favorisce le manovre anche politiche dei talebani.
D. – Un’iniziativa politica potrebbe essere proprio questa dei talebani di boicottare le elezioni del 20 agosto. Quali i motivi di quest’iniziativa?
R. – Perché probabilmente abbassando il tasso di votazioni a favore di Karzai, questi non riuscirebbe a vincere al primo turno. C’è un oppositore di Karzai che potrebbe avere qualche possibilità d’uscita – si chiama Abdullah Abdullah -; è stato il suo ministro degli Esteri per cinque anni e oggi fa la sua campagna su un discorso molto sentito e cioè quello di trasformare un potere limitato a Kabul di tipo imperiale con un potere parlamentare più rappresentativo e con nomine di governatori attraverso un sistema locale. Diciamo che sabotare le elezioni è un qualcosa che può portare vantaggio, creando ballottaggi, non solo ai talebani ma anche ad altri gruppi etnici e movimenti politici, comunque oppositori del potere centrale. Temo che Karzai sia troppo "consumato", se vogliamo, per cui non si può pensare che un Paese come l’Afghanistan possa essere gestito da Kabul con un personaggio politico che ha così poca popolarità.
D. – Guardando sempre al futuro del Paese, dialogare con i talebani moderati inserendoli nelle istituzioni: questa è la ricetta dettata da Stati Uniti e Gran Bretagna. E’ fattibile una cosa del genere?
R. – I talebani sono intanto una parte della popolazione. La rivolta sul territorio comprende tantissimi gruppi; esiste qualche talebano moderato ma il problema è più generale: la rivolta contro il governo centrale ha tante facce ed alcune non sono del tutto deprecabili. Il Paese è vasto e variegato e finora non è rappresentato.
Denuncia dell'Onu: stupro come arma di guerra
◊ “Il sistematico utilizzo della violenza come un’arma, principalmente sulle donne, è diventato di uso comune nei conflitti in Africa, Asia ed Europa”. Cosi’ il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, nel suo rapporto presentato nei giorni scorsi al Consiglio di Sicurezza. Il numero uno del Palazzo di Vetro ha inoltre rivolto un appello ai Paesi interessati “perché rafforzino le misure protettive e di prevenzione nei confronti del fenomeno”. Salvatore Sabatino ha intervistato Rosanna Sèstito, una ginecologa di “Medici senza Frontiere”, appena rientrata dal Nord Kivu, in Repubblica Democratica del Congo, dov’è stata impegnata in un progetto teso ad assistere donne vittime di violenze. Ascoltiamo la sua testimonianza:
R. – Lo stupro ancora oggi in molti Paesi, in troppi, viene utilizzato come una vera e propria arma di guerra. Lo stupro non vuole tanto la morte dell’altro, ma vuole proprio sbarazzarsi dell’origine dell’altro, arrivare al concepimento, quindi sostituendosi all’altra collettività genetica: è un’invasione dell’identità.
D. – C’è anche una stigmatizzazione della donna che una volta violentata non viene più rispettata nelle società di provenienza...
D. – La donna non viene più accettata dalla società, soprattutto se ritorna incinta e questo è un fatto molto grave perché porta la donna a un isolamento e spesso al suicidio. Sono molto frequenti i suicidi delle donne a causa di questo rifiuto sociale dopo lo stupro. Per cui, la donna non solo si vede vittima di questo crimine, ma addirittura viene rigettata dalla società. Di qui l’isolamento, la mancanza di lavoro. Molte volte le donne sono costrette a prostituirsi e questo porta al suicidio, all’abbandono dei bambini nati dallo stupro fino all’infanticidio.
D. - C’è una sorta anche di rassegnazione. Le donne che abitano zone di guerra vivono lo stupro come una sorta di cosa inevitabile...
R. – Sì, lo vivono quasi come un “topos”, come un luogo della guerra; noi facciamo fatica ad accettarlo, ma loro lo vivono come un evento inevitabile: con un gran senso di colpa, perché quando ricevo le donne nei nostri progetti, la prima cosa che mi chiedono è: perché a me? Che cosa ho fatto di male?
D. - Quali sono i motivi che spingono alle violenze sessuali contro le donne? Ci sono anche delle credenze popolari?
R. – Assolutamente sì, nella mia esperienza in Liberia spesso al posto di un salario i soldati venivano retribuiti con delle donne. In Congo, per esempio, c’è una credenza che avere dei rapporti con ragazze prepubere o dopo la menopausa rafforza l’uomo durante i combattimenti e quindi lo protegge dalle ferite. Oppure, vengono rapite delle donne e vengono trasformate in vere e proprie schiave sessuali che servono appunto per tenere alto il morale delle truppe. Possono essere utilizzate anche per trasmettere l’Aids e quindi la violenza come arma biologica.
D. – Come si può di fatto prevenire questo fenomeno?
R. – Sensibilizzare le donne. Per esempio, soprattutto i campi rifugiati sono un luogo dove avvengono tantissime violenze sessuali e noi sensibilizziamo le donne al fatto che è una cosa che può esistere. Quindi, dire alle donne i luoghi dove possono andare e dove non possono andare. Sicuramente la sensibilizzazione della popolazione, le campagne contro le violenze, le denunce contro le violenze, sono una forma di prevenzione.
Aborti in calo in Italia? I dubbi dei movimenti pro-vita
◊ Tra le italiane è davvero in diminuzione il numero degli aborti? Se lo chiede il Movimento per la Vita all’indomani della diffusione da parte del Ministero della Salute della relazione sull’attuazione della legge 194. Il documento stima gli aborti clandestini intorno ai 15mila nel 2005 e descrive un calo delle interruzioni volontarie di gravidanza anche tra le minorenni; inoltre si attesta un aumento dei medici obiettori di coscienza. Intanto l’associazione Scienza e Vita chiede rigore, prudenza e trasparenza all’Aifa, agenzia italiana del farmaco, che oggi dovrebbe esprimersi sulla commercializzazione della pillola abortiva Ru 486. Ma torniamo ai dati sul calo degli aborti in Italia diffusi ieri. Paolo Ondarza ne ha parlato con Lucio Romano, presidente di Scienza e Vita:
R. – Per quanto riguarda il dato statistico, è evidente che noi riscontriamo una riduzione, per quanto riguarda il numero totale delle interruzioni volontarie di gravidanze. Ma se noi andiamo ad analizzare questi dati con altre variabili, dovremmo prendere in considerazione anche la diffusione sul territorio nazionale, oramai da diversi anni, della cosiddetta “pillola del giorno dopo” che noi sappiamo venduta in circa 400 mila confezioni, nell’ultimo anno, e che vuol significare, soprattutto per una molteplicità di donne, un’azione di ordine abortivo.
D. – Secondo la relazione, invece, gli aborti sono in aumento tra le immigrate …
R. – Certamente le immigrate sono le più esposte, vale a dire che hanno difficoltà di accesso al Servizio sanitario nazionale.
D. – Si parla, sempre nella relazione, di una diminuzione degli aborti clandestini …
R. – Potremmo dire che per definizione l’aborto clandestino di per sé è difficile da poter quantificare …
D. – La relazione indica il numero degli aborti e non quello dei vivi sottratti all’aborto …
R. – Noi non abbiamo alcuna conoscenza di quante donne siano state dissuase dall’interrompere la gravidanza, il che vorrebbe significare un monitoraggio dell’attività consultoriale e significare un consultorio, quindi, che non sia semplicemente di ratifica, ma di costruzione di un percorso di tutela e dignità della vita in aiuto della donna stessa.
D. – Per fare qualche numero, il Movimento per la Vita quante vite ha salvato?
R. – Oltre 100 mila negli ultimi anni; è quindi un dato estremamente importante perché vuol significare un aiuto tangibile, concreto, a tutela e difesa della vita.
D. – Va sottolineato un dato positivo, che è quello dell’aumento – tra i medici – del ricorso all’obiezione di coscienza per quanto riguarda l’aborto …
R. – E’ un’assunzione di responsabilità. Però, non dobbiamo nascondere che all’interno di questo numero piuttosto significativo potrebbe essere anche presente un numero di medici che ricorrono all’obiezione di coscienza per ragioni di utilità e di impegno assistenziale presso le diverse strutture ospedaliere.
D. – Nonostante la proposta italiana all’Onu di una moratoria sull’aborto, in Italia una coscienza pro vita nel senso pieno del termine ancora manca, tanto che si attende – a breve – il pronunciamento dell’Aifa, Agenzia italiana del farmaco, sulla diffusione negli ospedali della pillola abortiva Ru486 …
R. – Rappresenterebbe una privatizzazione dell’aborto e l’abbandono nella solitudine della donna stessa. Nel 95-98% dei casi, l’aborto avviene non in una struttura ospedaliera, ma a casa. Il che contraddirebbe la stessa legge 194 del 1978 che ritiene, appunto, che la donna esplichi tutte le procedure per interrompere la gravidanza presso una struttura sanitaria, ma direi che si diffonde una cultura della banalizzazione dell’aborto dove è sufficiente una compressa per dar luogo all’interruzione stessa. Ecco perché abbiamo rivolto un appello all’Agenzia italiana del farmaco, chiedendo rigore, chiedendo prudenza e chiedendo la pubblicizzazione di tutti i dati in modo tale che il tutto sia trasparente e venga presentato all’opinione pubblica, per quanto riguarda le motivazioni scientifiche, che potrebbero indurre l’Aifa a ratificare l’uso della Ru486 nell’ambito dell’aborto e presso le strutture ospedaliere.
Decima edizione del Festival internazionale di musica “Pietre che cantano”
◊ Si apre oggi in Abruzzo la X edizione del Festival internazionale di musica “Pietre che cantano”. Fino al 12 agosto musicisti da tutto il mondo faranno rivivere i luoghi feriti dal terremoto con otto concerti negli antichi borghi dell’aquilano. La storia del Festival e il patrimonio musicale abruzzese sono il filo conduttore dell’evento che unisce tradizione e originalità nella presentazione di grandi successi classici. Sul valore che il Festival ha quest’anno, l’intervista di Mariella Pugliesi al direttore artistico Luisa Prayer:
R. – Abbiamo bisogno di ritrovare la nostra dimensione ordinaria. Sta succedendo molto di straordinario in queste terre, sia come gesti di solidarietà – che sono molto importanti – ma anche dal punto di vista della proposta spettacolare, musicale, concertistica: vengono in molti, anche i “big” dello spettacolo, a fare qui i loro concerti … A noi, invece, interessa dire che questa terra aveva già un suo modo di rapportarsi all’arte e alla musica, anche profondamente colto, perché L’Aquila è una città colta, è una città di università, di conservatorio, di accademia, è una città con un’orchestra che ha 40 anni, con una società dei concerti che pure c’è da 40 anni … Quindi, è una città che ha un rapporto con la musica molto profondo …
D. – Nelle scorse edizioni, le chiese del Duecento e del Trecento ospitavano i concerti; oggi che gli antichi borghi sono stravolti, dove si terranno?
R. – Delle dieci sedi monumentali che abbiamo utilizzato negli ultimi anni, purtroppo una sola in questo momento è agibile: è la chiesa di San Panfilo che si trova a Ocre, e poi faremo dei concerti anche nelle tendopoli: a Paganica e a Villa Sant’Angelo, che sono stati particolarmente danneggiati dal terremoto, e poi il 6 agosto – a quattro mesi dal terremoto – faremo un concerto di commemorazione a Bominaco, nella chiesa di Santa Maria Assunta, una delle più importanti d’Abruzzo.
D. – Il Festival propone una master-class: ci spiega in cosa consiste?
R. – Avevamo programmato di fare questa master-class già dall’anno scorso, perché si era creato un feeling particolare con questi magnifici quattro strumentisti del Quartetto di Cremona. All’indomani del terremoto, ci siamo chiesti dove avremmo potuto ripetere questa master-class, e se saremmo mai riusciti a convincere dei giovani a venire in Abruzzo in questo momento. Abbiamo aspettato e ci siamo resi conto che ad un certo punto era molto importante mantenere questo programma perché, anche se simbolicamente, vuole contrastare un movimento centrifugo che si è venuto a creare dopo il terremoto. Molte persone sono andate via e non se la sentono di tornare. Noi, invece, vogliamo portare delle persone qui: quindi, portare qui dei giovani, stare in questo luogo, fare musica, sentirsi motivati anche a tornare: ecco, era questa la motivazione importante della master-class in questo momento. Oltre al fatto di offrire a dei giovani strumentisti di lavorare con i musicisti del quartetto di Cremona che veramente sono un ensemble italiano di grande presenza a livello internazionale.
D. – Questa edizione è rivolta alla popolazione abruzzese...
R. – Quest’anno, il festival si rivolge alla propria gente per restituire tutti quegli sforzi in termini di risorse economiche ed umane che erano state investite in questo festival.
L’Onu costretta a dimezzare gli aiuti contro la fame nel mondo
◊ Il Programma Alimentare dell’Onu sarà costretto a ridurre drasticamente gli aiuti per il 2009 portandoli da 6,7 miliardi di dollari a 3,7, malgrado la crisi economica abbia aumentato le necessità. Lo ha annunciato a Washington la direttrice Josette Sheeran sottolineando che diversi Paesi non hanno onorato gli impegni presi con l’agenzia. Il deficit, “pericoloso e senza precedenti” mette a rischio oltre un miliardo di persone. Servono misure immediate e adeguate per affrontare questa drammatica situazione. Sono comunque diversi e molteplici i modi per aiutare le Nazioni Unite a combattere la fame nel mondo. Si può ad esempio partecipare ad un gioco presente sul sito www.freerice.com. Per ogni risposta esatta al quiz presente sul sito, vengono donati dieci chicchi di riso al Programma Alimentare Mondiale delle Nazioni Unite. I visitatori sono migliaia: durante il primo anno di attività sono stati raccolti 40 miliardi di chicchi, sufficienti a sfamare più di due milioni di persone al giorno. Fondato nell’ottobre 2007 da John Breen, Free Rice è stato devoluto al World Food Program a marzo. A pagare il riso sono degli sponsor che sostengono progetti di scolarizzazione gratuita e di aiuto alimentare. Le pubblicità appaiono ad ogni risposta corretta. Secondo stime delle Nazioni Unite sono almeno 25 mila le persone al giorno che muoiono per cause legate alla fame e alla malnutrizione. (A.L.)
Nigeria: la Chiesa teme l'islamizzazione
◊ La Nigeria corre il rischio di essere sottoposta a un'islamizzazione radicale, sostiene padre Obiora Ike, direttore dell'Istituto Cattolico per lo Sviluppo, la Giustizia e la Pace nello Stato nigeriano di Enugu. Parlando con l'associazione caritativa Aiuto alla Chiesa che Soffre (Acs), il sacerdote ha citato anche i recenti scontri tra il movimento islamico radicale Boko Haram ("L'istruzione è peccato") e le forze di sicurezza, che hanno provocato almeno 600 morti. Per padre Ike, dopo gli ultimi attacchi che si susseguono dal 24 luglio nel nord della Nigeria, il Paese ha raggiunto un “nuovo livello” di violenza. Gli scontri tra le forze di sicurezza seguono l'assalto di Boko Haram alle stazioni di polizia in quattro Stati come ritorsione per l'arresto dei leader del gruppo, che chiede l'imposizione della legge islamica (sharia). La violenza, rende noto l’agenzia Zenit, è scoppiata nello Stato settentrionale di Bauchi, a maggioranza musulmana, diffondendosi ai vicini Stati di Yobe, Kano e Borno. “Finora gli islamici si erano scagliati quasi esclusivamente contro i cristiani, ma ora si sono formati nuovi gruppi radicali che stanno prendendo di mira tutte le 'agenzie occidentali' e anche contro altri musulmani”, ha spiegato padre Ike. Il sacerdote ha chiesto ai Governi occidentali di sostenere la Nigeria nella lotta contro i militanti islamici, assicurando l'istruzione e riducendo la povertà. I problemi attuali, constata, sono provocati da “mancanza di istruzione, mancanza di lavoro, assenza di competenze, poco denaro e scarsità di lavoro, che provoca una mancanza di senso della vita”. “Ciò porta agli abusi ideologici e al dirottamento della gioventù da parte dei terroristi”, ha aggiunto. Secondo un rapporto di Acs del 2008 sui cristiani oppressi per la loro fede, le comunità cristiane nei 12 Stati nigeriani in cui è in vigore la sharia subiscono intolleranza e discriminazione. Ciò include false accuse di blasfemia nei confronti dell'islam, la demolizione dei luoghi di culto cristiani e il rapimento e la conversione forzata di adolescenti – soprattutto ragazze – all'islam. (V.V.)
Vietnam: il governo nega le violenze a due sacerdoti. La diocesi lo smentisce
◊ A pochi giorni dalla notizia delle violenze su due sacerdoti a Dong Hoi, in Vietnam, il generale Hoang Cong Tu, del Ministero della Pubblica Sicurezza ha negato vi siano state aggressioni, e la polizia ha rigettato come “false” le critiche della diocesi di Vinh che ha accusato le forze dell’ordine di aver picchiato religiosi e fedeli. Per tutta risposta la diocesi ha diffuso su internet le foto dei sacerdoti e delle profonde ferite procurate da teppisti al seguito della polizia. Il generale Tu ha anche annunciato che sette fedeli saranno processati per “disordine”, avendo costruito una tenda da usare come luogo di preghiera davanti alle rovine della chiesa di Tam Toa (diocesi di Vinh). I due sacerdoti sono in condizioni piuttosto gravi: uno è stato malmenato in strada da teppisti, sotto lo sguardo di almeno 30 poliziotti; un altro – andato a visitare il confratello all’ospedale - è stato picchiato e scaraventato dal secondo piano dell’edificio ed è tuttora in coma. I dottori che hanno in cura padre Peter Nguyen The Binh, in coma, hanno detto ieri che è sfuggito alla morte, ma le sue condizioni rimangono molto gravi. L’altro sacerdote, padre Paul Nguyen Dinh Phu, con costole rotte e ferite alla testa, sta meglio, ma necessita di ulteriori cure nell’ospedale di Xa Doai. I sacerdoti sono stati oggetto di violenza durante le manifestazioni di preghiera e di denuncia tenutesi nella diocesi di Vinh (300 km a sud di Hanoi), in seguito all’arresto di 7 cattolici accusati di essere crimininali per aver eretto una tenda da usare come cappella davanti alle rovine della chiesa di Tam Toa. Martedì scorso, in una conferenza stampa tenutasi ad Hanoi nell’ufficio del Ministero dell’informazione, il gen.Tu, vicedirettore generale del dipartimento della sicurezza, ha annunciato che i sette cattolici saranno processati per aver causato disordine davanti a un monumento. Padre Antonio Pham Dinh Phung, segretario dell’ufficio diocesano ha anche rivelato che il governo vietnamita ha contattato la diocesi esigendo che si calmi l’ira dei fedeli contro le violenze della polizia. Padre Pham ha dichiarato che “noi non ci calmeremo fino a che non saranno liberati i 7 fedeli che essi hanno arrestato”. I media statali, che hanno aperto una campagna propagandista contro i cattolici di Vinh, accusano padre Le Thanh Hong di incitare i cattolici arrestati e di “ingannare altri” nella “costruzione illegale”. (V.V.)
Orissa: nuove condanne per gli scontri di un anno fa
◊ Nello Stato indiano dell’Orissa un tribunale locale ha condannato cinque persone, ritenute responsabili di alcuni episodi di violenza contro fedeli cristiani, a sei anni di carcere e al pagamento di una multa. “Questi verdetti – ha detto l’arcivescovo di Cuttack- Bhubaneswar, mons. Rafhael Cheenath – incoraggeranno gli abitanti, ancora spaventati, a tornare nei villaggi e a ricominciare a vivere”. In Orissa, teatro nell’agosto del 2008 di drammatici attacchi da parte di estremisti indù contro la comunità cristiana, sono stati più di 50 mila gli sfollati e almeno 90 le vittime. Dopo le prime condanne, altre 800 persone sono in attesa di giudizio e di un’eventuale pena per aver partecipato alle violenze. Gruppi di radicali indù – ricorda l’agenzia Misna – hanno lanciato numerosi attacchi dopo l’omicidio di un loro leader, Swami Lakshmananda. L’assassinio è stato poi rivendicato dai ribelli maoisti ma secondo gli estremisti sono stati i membri della comunità cristiana ad aver pianificato l’omicidio. In India, nonostante l’opposizione di alcuni gruppi indù, resta poi aperta la strada della Giornata per la Pace e l’Armonia in Orissa, fissata per il prossimo 23 agosto. All’iniziativa – rende noto il quotidiano Avvenire - hanno già aderito i cattolici dello Stato orientale del Paese asiatico. La Chiesa locale ha ribadito che è necessario ricordare per impedire il disegno criminale di chi cerca di dividere la società. (A.L.)
Sri Lanka: il governo chiede aiuto alla Caritas per i 10 mila rifugiati di guerra
◊ Il governo dello Sri Lanka ha chiesto alla Caritas del Paese di aiutare altri 10mila rifugiati di guerra presenti nei campi profughi nel nord dell’isola. Il segretario del ministero per gli aiuti di emergenza ha chiesto all’organismo caritativo della Chiesa cattolica di intervenire immediatamente a favore degli sfollati raccolti tra i centri di Jaffna, Vavuniya e Trincomalee. Accogliendo la richiesta del governo di Colombo, la Caritas-Sedec porta ad 83mila il numero degli assistiti, vittime della guerra. Per rispondere alla nuova richiesta di intervento la Caritas utilizzerà anche i fondi provenienti dalle donazioni che il Papa destina agli aiuti umanitari, riferisce l'agenzia AsiaNews. Intanto non si placano le polemiche sulle condizioni in cui vivono le migliaia di profughi del conflitto tra Tigri tamil ed esercito a due mesi dalla fine della guerra. L’organizzazione umanitaria Human Rights Watch (Hrw) ha diffuso il 28 luglio una lettera aperta in cui definisce i centri di accoglienza “campi di detenzione” e chiede alla comunità internazionale di dimostrare maggiore responsabilità vero la situazione d’emergenza in cui vivono centinaia di migliaia di persone nello Sri Lanka. Hrw lamenta che il prestito di 2,6 miliardi di dollari, approvato dal Fondo monetario internazionale per la ricostruzione del Paese, non può far dimenticare le violazioni dei diritti della popolazione tamil. L’organizzazione umanitaria invita i Paesi occidentali ad usare il finanziamento, che verrà erogato in tranche di tre mesi, per fare pressione sul governo di Colombo affinché modifichi la sua linea politica verso i tamil e avvii un vero processo di riconciliazione nazionale. (V.V.)
Repubblica Centrafricana: migliaia gli sfollati senza riparo né acqua
◊ Non hanno un riparo, né acqua, ancora meno medicinali e cibo le centinaia di famiglie sfollate nei dintorni di Birao, nella Repubblica Centraficana, dopo gli scontri di giugno. L’allarme è stato espresso da Catherine Bragg, vice-coordinatrice per gli Affari umanitari dell’Onu, in visita nella regione settentrionale per valutare la situazione. Dopo un anno di relativa calma, la situazione nel nord del Centrafrica è tornata a preoccupare il mese scorso a seguito di alcuni attacchi di forze ribelli a Birao, con un bilancio di 27 morti, 600 abitazioni incendiate e un numero di nuovi sfollati che oscilla fra 3000 e 4000. “Nel 2006 e 2007 – ricorda alla Misna Nick Imboden, portavoce dell’Ocha (Ufficio dell’Onu per il coordinamento degli affari umanitari) – il conflitto tra militari e vari gruppi ribelli aveva causato la fuga di civili da numerosi villaggi, regolarmente attaccati e saccheggiati. Molti vivono ancora oggi nella boscaglia, in condizioni difficili, senza poter coltivare le loro terre e con la paura di essere di nuovo oggetto di violenze”. Secondo dati aggiornati dell’Ocha, ci sono in Centrafrica 125.600 sfollati interni e oltre 138.000 rifugiati in Ciad, Sudan e Camerun. “Queste persone – ha aggiunto Imboden – hanno sopratutto bisogno di protezione e di un periodo di pace e stabilità per poter tornare a vivere una vita normale e coltivare le loro terre”. Nella zona, una delle più povere del mondo, è presente un contingente delle Nazioni Unite, la Minurcat – anche dispiegato dal lato ciadiano del confine – il cui mandato prevede proprio il ripristino delle condizioni di sicurezza a scopo umanitario. Lo stesso inviato Onu nella regione, Victor da Silva Angelo, ha deplorato davanti al Consiglio di Sicurezza la lentezza di dispiegamento della missione, che non ha ancora raggiunto la metà dei suoi effettivi (5500 uomini). (V.V.)
Spagna: mons. Gil Hellín chiede agli attentatori di convertirsi a Dio
◊ “Abbandonate questo modo tanto vile di agire, convertitevi a Dio, smettetela di compiere il male e fate sempre il bene, per il quale il Signore ci ha creato”: con queste parole l'arcivescovo di Burgos, mons. Francisco Gil Hellín, si è rivolto agli attentatori che l'altra notte hanno fatto esplodere una bomba davanti a una caserma della Guardia Civil nella località del Nord della Spagna. L'esplosione, attribuita ai terroristi dell'Eta, ha causato quasi sessanta feriti, tra i quali una ventina di donne e bambini. Il presule manifesta il suo dolore per quanti sono stati colpiti. “Allo stesso tempo – prosegue – respingo la violenza, intrinsecamente perversa, che si è manifestata in questa azione”. Il pensiero poi va alla Guardia Civil e a “coloro che hanno sofferto nella propria carne le conseguenze dell'attentato”. Ad essi, scrive l'arcivescovo, “desidero manifestare la mia vicinanza, il mio affetto sincero e anche la mia disponibilità ad aiutarli nelle necessità”. Infine, mons. Gil Hellín chiede al Signore di “cambiare i cuori di coloro i quali si dedicano al male” e ai fedeli di “essere all'altezza della vostra vocazione, manifestando una reale fraternità verso chi è stato colpito e non lasciandovi prendere dal pessimismo che tali avvenimenti possono ingenerare”. (V.V.)
Argentina: la Chiesa critica gli orientamenti del governo sull’educazione sessuale
◊ Mons. Héctor Ruben Aguer, arcivescovo di La Plata e presidente della Commissione episcopale per l’Educazione cattolica, critica gli orientamenti ufficiali offerti ai docenti per impartire l’educazione sessuale in un messaggio intitolato: “Orientamenti ufficiali sull’educazione sessuale”. L’intervento nasce a seguito del documento diffuso dai Ministeri dell’Educazione e della Sanità argentini nell’ambito del “Progetto Paese Unito” che ha per titolo: “Materiale di formazione per insegnati su educazione sessuale e prevenzione dell’Hiv/Aids”. “Sin dalle prime parole di questa pubblicazione incompleta e farraginosa, la sessualità è presentata come una costruzione storica e socioculturale. È l’idea propria dell’ideologia di genere, secondo la quale la mascolinità e la femminilità, l’essere maschio e l’essere donna, non sorge da una differenza biologica e molto meno si identifica con essa, ma procede dell’evoluzione della cultura ed è, pertanto, cambiante”, si legge nel testo, reso noto dall'agenzia Fides. Secondo il presule, il documento ufficiale è “una raccolta di scritti incompleti, ma unificati da una scelta chiaramente ideologica che non riflette la varietà di posizioni che possono adottarsi in una materia tanto essenziale e che è stata oggetto di discussioni in distinti ambiti, soprattutto nella commissione creata appositamente dal Ministero dell’Educazione, per definire i lineamenti curricolari dell’educazione sessuale”. Tutto appare come “un’altra imposizione totalitaria dello Stato, soprattutto se si considera la delicatezza del tema, poiché in nessuna delle sue proposte viene presa in considerazione la libertà di coscienza, tanto degli alunni come dei suoi genitori, garantita dalla Costituzione e dalla stessa Legge sull’Educazione Nazionale”. L’arcivescovo aggiunge che nella presentazione della sessualità offerta nel documento, non si parla mai dell’amore. “Il sesso, apparentemente, non ha niente a che vedere con l’amore”. Infine, l’arcivescovo aggiunge che “l’orientamento di questo programma 'educativo' a partire dall’affermazione dei diritti dei bambini e degli adolescenti, conduce ad escludere l’autorità dei genitori ed i diritti e i doveri che germogliano dalla patria potestà”. (V.V.)
Cile: il presidente dei vescovi propone ai politici un accordo nazionale sul piano etico
◊ Intervenendo davanti alla Commissione salute del Senato cileno, dove è allo studio un progetto di legge su “informazione, orientamenti e prestazioni in materia di regolazione della fertilità”, ieri, mons. Alejandro Goic, presidente della Conferenza episcopale del Cile, ha auspicato un “accordo nazionale”. Si tratta, ha spiegato subito il presule, di un’intesa tra tutti i settori del Paese per favorire una “società più equa, un’educazione di qualità, migliori alloggi popolari e un accesso dignitoso alla salute per tutti” e ciò dovrebbe essere “un primo passo per arrivare ad un accordo sociale ed etico che consenta di affrontare altri temi di per sé controversi”. Mons. Goic, lamentando che il dibattito sulla fertilità, questione di grande importanza “che esige serenità, saggezza e rispetto”, sia stato condotto in modo superficiale, nel cuore di una campagna politica, ha precisato: “Siamo di fronte a una questione che va ben oltre un ‘sì’ o un ‘no’ alla pillola”. Perciò, ha sottolineato, è arrivata l’ora di lavorare in favore di un “accordo nazionale che permetta un consenso etico di base”. Spiegando che la Chiesa non intende attribuirsi autorità che non le competono, mons. Goic ha poi rilevato: “Noi però non possiamo smettere di esercitare il nostro diritto nel dare un’opinione sulle realtà politiche da un punto di vista morale per far presente, alla coscienza dei cattolici, i nostri punti di vista e offrirli a coloro che lo desiderano, affinché possano essere utili alla propria riflessione e al bene morale della società. E’ ovvio - ha osservato - che vogliamo vivere in pace e come sempre vogliamo rispettare le opinioni di tutti e anche le leggi giuste emanate dalle legittime autorità, e quindi non ci sottrarremo alla partecipazione nel dialogo democratico. Al tempo stesso, non siamo disposti a vivere sotto la pressione di visioni laiciste della società”. Di conseguenza “non accetteremo mai i tentativi di fare (dei cattolici) una sorta di categoria costretta a vivere all’interno delle chiese e solo nelle nostre istituzioni”. Alla Chiesa cilena sta a cuore, da sempre - e la storia recente ma anche passata lo dimostra - “l’anima del Cile” e per questo si è sempre mossa in questo senso. Ad esempio, nel 1985 si fece promotrice dello storico Accordo nazionale per la transizione alla democrazia che gettò le basi per il ritorno della nazione alla normalità costituzionale e democratica. Il “consenso etico di base” proposto da mons. Goic, secondo il suo modo di vedere, potrebbe arricchire l’accordo precedente consolidando la democrazia e dunque “preservando e perfezionando ciò che sta a cuore a tutti: l’anima del Cile”. Un tale consenso potrebbe avvantaggiare due dimensioni urgenti secondo il presule: da un lato la costruzione di una società veramente più equa e giusta a beneficio della dignità della persona umana, e dall’altro il raggiungimento di scopi fondamentali come un buon sistema educativo, alloggi più adeguati e un sistema sanitario dignitoso e minimo per tutti. "E tutto questo è necessario - ha precisato mons. Goic - per metterlo al servizio della famiglia, centro insostituibile dell’intera società di oggi e di domani. Un consenso etico di base certamente aiuterà a risolvere molti dei problemi citati e potrebbe creare le basi per affrontare con un’ottica meno politica ed ideologica altri temi importanti. Le grandi questioni morali attorno a temi come l’origine e la difesa della vita, l’aborto e l’eutanasia, le coppie omosessuali e altri, non scompaiono se si raggiunge il consenso auspicato, ma possono essere discusse più serenamente, con un dialogo rispettoso, e con il dovuto approfondimento, in particolare, - ha concluso - quando toccano 'l’anima del Cile', la sua storia e i suoi valori perenni". (A cura di Luis Badilla)
Il Patriarca di Mosca Kirill in Ucraina
◊ “L'unità dei russi e degli ucraini non è né politica né imperialistica, è l'unità in Cristo che il Signore ci ha accordato, non solamente attraverso la sua parola ma anche con il suo sangue”. È quanto ha detto ieri il Patriarca di Mosca e di tutte le Russie, Kirill, nel secondo giorno del pellegrinaggio in Ucraina, che è coinciso con la festa di san Vladimiro, principe di Kiev, e con l'anniversario del celebre battesimo che, nel 988, diede il via alla cristianizzazione della Russia kieviana. Ieri mattina Kirill, assieme al metropolita Vladimiro, primate della Chiesa ortodossa ucraina-Patriarcato di Mosca, ha presieduto la divina liturgia nella piazza antistante al Pecerska Lavra, o monastero delle Grotte di Kiev, centro spirituale dell'ortodossia in Ucraina. Hanno partecipato al rito, si legge su L’osservatore Romano, decine di vescovi, numerosi preti e alcune migliaia di persone. “Fedeli a questa unità - ha dichiarato Kirill - proseguiamo il cammino della storia con l'umiltà, l'amore per tutti gli uomini e la speranza in Dio". Per il Patriarca, "l'aspirazione all'unità fraterna non è scomparsa nel popolo ortodosso ucraino. Oggi ho potuto vederla con i miei occhi, guardandovi". Poi, un pensiero speciale al metropolita Vladimiro, che ieri celebrava l'onomastico. Kirill ha espresso la speranza che "la Croce riscaldi il cuore del metropolita Vladimiro e gli ricordi sempre la grazia di Dio e l'amore discesi su di noi oggi. Che il Signore lo aiuti nello svolgimento del suo ministero pastorale". (V.V.)
India: inaugurato a New Delhi un nuovo Centro per il laicato
◊ “Il movimento laicale ‘Santwana’ (Consolazione) è un grande dono per la Chiesa in India”: è quanto ha detto mons. Vincent Concessao, arcivescovo di Delhi, inaugurando nei giorni scorsi il nuovo Centro per il laicato, aperto a Delhi dal movimento. “Santwana” è costituito da laici che intendono essere discepoli di Cristo, seguirlo sulla “via dell’amore”, costruire e proclamare il suo Regno. Per questo il movimento conduce programmi di formazione all’evangelizzazione, training pastorale per il laicato, corsi per corrispondenza e iniziative di missione in diverse diocesi indiane. L’arcivescovo, inaugurando la nuova struttura, ha indicato i laici del “Santwana” come esempi per il ruolo del laicato nella Chiesa e nella società indiana. Il movimento è stato fondato 20 anni fa da padre Dheeraj, della Società dei Missionari Indiani e attualmente ha come responsabile Alexy Pallan, ex imprenditore e businessman di Kochi. Il movimento ha contribuito ad approfondire nella Chiesa indiana la spiritualità laicale, riflettendo sul ruolo e sulle sfide del laicato cattolico nella comunità indiana: i laici, afferma il Santwana, devono essere lievito nella società e agenti di trasformazione sociale, per creare una società più umana e fraterna. Negli ultimi decenni è cresciuta in India la coscienza missionaria nel laicato e nei giovani: molte persone decidono di dedicare alcuni anni della loro vita alla missione, lasciando il lavoro per impegnarsi nell’evangelizzazione, in opere di carità o nel servizio alla Chiesa. Il laicato oggi svolge parte del lavoro missionario, a partire dalle famiglie, da piccoli gruppi che poi spesso si espandono, mettendo al centro della vita la Parola di Dio e l’amore per i poveri. C’è nei laici indiani una nuova consapevolezza della loro responsabilità di battezzati per la diffusione del Vangelo nella società e nel mondo. “I laici – sottolinea il Santwana – attraverso i sacramenti del battesimo e della confermazione, hanno grandi potenzialità, nel loro stato di vita, di essere Chiesa e di ricevere la forza dello Spirito Santo per compiere nel mondo la missione salvifica di Cristo”. (R.P.)
Sudan: un vescovo mette in guardia contro una setta scismatica
◊ I cattolici e altri cristiani del sud del Sudan sono stati messi in guardia da un vescovo cattolico sulla “Chiesa Riformata Cattolica”, una setta scismatica che ha iniziato le proprie attività in questa regione autonoma. Mons. Cesare Mazzolari, vescovo di Rumbek, in Kenya, ha scritto una lettera pastorale avvertendo i cristiani dei “falsi maestri e leader ecclesiali disorientatori” che agiscono nella regione. I leader della setta, afferma, hanno abbandonato il celibato sacerdotale e l'obbedienza al Papa, come informa l'agenzia Zenit. “Vi sto mettendo in guardia chiaramente e con forza, cari cristiani, perché quanti si definiscono 'Chiesa Riformata Cattolica' non sono più membri accettabili della Chiesa cattolica, e dovreste smettere di seguirli”, scrive il vescovo. "I membri della nuova setta sono imitatori che replicano le preghiere, le letture e le cerimonie esterne delle celebrazioni cattoliche, così che la gente semplice pensa di assistere alla Messa o a servizi di preghiera cattolici", osserva mons. Mazzolari. Nei loro insegnamenti, tuttavia, i membri della setta criticano la dottrina della Chiesa cattolica come antiquata e denigrano i leader ecclesiali accusandoli di essere incapaci di comprendere il cambiamento dei tempi. “Questi cattolici riformati ricorreranno alla lotta del popolo come a qualcosa che la Chiesa cattolica tradizionale non è capace di affrontare o risolvere. Questa idea è totalmente falsa perché la Chiesa è stata molto vicina al popolo e ai suoi leader per ottenere la pace e la necessaria riconciliazione”, scrive il presule. Il vescovo conclude la sua lettera pastorale descrivendo i cattolici riformati come “il demonio che vaga ai nostri giorni cercando di sviare il popolo dalla fede”. (V.V.)
L'impegno della Chiesa irlandese nella pastorale giovanile
◊ Gesù chiama i giovani a essere suoi discepoli" è il messaggio che ha caratterizzato l'edizione di quest'anno del Knock Youth Festival, la tradizionale manifestazione che coinvolge gruppi di giovani di varie parrocchie irlandesi. Momento centrale dell’evento è stata la Messa, celebrata dal vescovo ausiliare irlandese di Down and Connor, mons. Donal McKeown. "In tempi di crisi e incertezze – sono queste le parole del presule riportate da L’Osservatore Romano - lasciate che la parola di Dio discenda nei vostri cuori per dare risposte agli interrogativi della vita”. Sentire la voce di Cristo nell'ambiente culturale odierno risulta difficile per molti giovani, per questo si rende necessario curare in maniera particolare la pastorale per le nuove generazioni e rendere le comunità parrocchiali maggiormente sensibili al problema. "Alcune questioni - ha proseguito il vescovo - che sorgono nella mia mente in questo momento sono: siamo a conoscenza di chi siano coloro che soffrono la fame di nascosto tra noi e nella moderna Irlanda e credere che essi possano essere soddisfatti? Ci domandiamo chi sta formulando le domande che ci poniamo riguardo la nostra società e se Gesù invece suggerisce di porgerne di diverse? Dove possiamo trovare la speranza e la comunità in mezzo alle così frequenti cattive notizie che udiamo?". Secondo il vescovo ausiliare fra l'altro quando si parla di fame non ci si riferisce soltanto alla penuria di cibo, ma a quella dei valori e della speranza. "È importante porci delle domande sugli errori del passato - ha proseguito il presule - ma è ugualmente importante imparare dagli stessi e interrogarci ancora su quelli odierni". "Il fatto scomodo per le persone di fede nella moderna Irlanda - ha concluso il presule - è che Dio ci sta chiedendo decisioni difficili e radicali. Non c'è grazia a buon mercato, non c'è salvezza facile per il mondo ". La Chiesa in Irlanda sta impegnando molte energie nella cura della pastorale giovanile. L'arcidiocesi di Dublino, per esempio, ha dato vita a un'agenzia che ha il compito di riavvicinare i giovani alla fede. La Catholic Youth Care, questo è il nome dell'agenzia, ha organizzato un piano pastorale per preparare team di giovani che predicano il Vangelo ai coetanei maggiorenni. Tra le varie iniziative c'è stata l'organizzazione di un seminario al quale hanno partecipato alcuni missionari di Net Ministries, un'organizzazione che utilizza internet per diffondere il Vangelo. (V.V.)
Sant’Egidio: segnali positivi nel mondo per l’abolizione della pena di morte
◊ Tre fatti di rilievo si sono concentrati negli ultimi giorni sulla strada dell’abolizione della pena di morte e di una soglia più alta di giustizia, capace di rispettare la vita, che fanno da contrappeso con la decisione del Giappone di dare seguito a nuove sentenze capitali. Lo dichiara, in una nota pubblicata dal Sir, la Comunità di Sant’Egidio, con riferimento agli avvenimenti che si sono succeduti negli ultimi giorni: la fine della pena di morte in Kazakhstan per legge; l’introduzione dell’Ufficio legale per la pena capitale nello Stato del Texas, per aiutare i ricorsi in appello dei condannati a morte che a causa della difesa legale inconsistente, perdono la possibilità di rispettare le scadenze di legge per i loro appelli; e l’annuncio del vicepresidente della Corte Suprema cinese, Zhang Jun, della scelta di ricorrere sempre più spesso alla “pena di morte con commutazione”, “per ridurre in maniera rilevante il numero delle esecuzioni”. Si tratta di “segnali importanti”, sottolinea la Comunità, “che vanno accolti con favore perché si arrivi presto a una moratoria universale e al rifiuto globale delle esecuzioni almeno per i minori al momento dei reati, per i disabili mentali, per le donne in gravidanza, rifiutate già dalla gran parte della coscienza del mondo”. (V.V.)
Aumentano i poveri in Italia: sono oltre 8 milioni
◊ Nel vortice dell’attuale crisi finanziaria, in Italia, ci sono sempre più famiglie – 1.126, secondo l’Istat – che versano in condizioni di povertà assoluta, incapaci di provvedere al proprio sostentamento minimo, di acquistare – cioè – beni e servizi di prima necessità: 2,9 milioni di persone, ovvero circa il 5% dell’intera popolazione. Nell’universo dei più poveri tra i poveri, si conferma come lo scorso anno lo svantaggio delle famiglie più ampie o quelle con a capo un solo genitore, soprattutto se donna. Ma a stringere sempre di più i nuclei familiari nella morsa della povertà è ancora una volta la disoccupazione. Un leggero miglioramento si osserva solo tra le famiglie con componenti occupati o pensionati. La povertà assoluta, rispetto allo scorso anno, sembra sostanzialmente stabile a livello nazionale, ma è drasticamente aumentata nel mezzogiorno, passando dal 5,8% al 7,9%. La maglia nera, ancora una volta, alla Sicilia, seguita dalla Basilicata e dalla Calabria. Sul fronte della povertà relativa, il numero delle famiglie aumenta invece a circa tre milioni, più di otto milioni di individui che, travolti dall’attuale crisi finanziaria, spendono di meno perché hanno meno soldi e sono più sensibili a fattori esterni, come per esempio una spesa improvvisa. (Dalla sede dell'Istat, Cecilia Seppia)
Il cardinale Bertone incontra gli ex allievi delle Figlie di Maria Ausiliatrice
◊ "Le mani nel mondo, le radici nel cuore": uno stile di servizio che da cento anni caratterizza la testimonianza dell'Associazione mondiale ex allievi ed ex allieve delle Figlie di Maria Ausiliatrice. Il motto ha caratterizzato tutte le manifestazioni che dall'8 marzo dello scorso anno a Torino, si sono poi moltiplicate in varie parti del mondo per celebrare il primo centenario di fondazione. Martedì la celebrazione conclusiva, presieduta dal cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone, all'altare della cattedra della Basilica Vaticana. Il porporato nell'omelia, riferendosi proprio allo slogan, non solo ne ha sottolineato la perfetta rispondenza all'eredità spirituale di san Giovanni Bosco e di santa Maria Domenica Mazzarello per i loro figli ma ha anche posto in evidenza quanto il mondo abbia bisogno di mani che lavorano e di un cuore che ispiri. "Le mani - ha detto - sono le vostre mani, che si stendono per abbracciare e servire chi è nel bisogno - soprattutto bambini e ragazzi affamati, abusati, indifesi -; mani che si stringono in una catena ininterrotta di solidarietà e di amore a difesa dei diritti. Mani spinte da un cuore ancorato alle radici della spiritualità salesiano-mornesina, pronte ad accogliere gli altri con una apertura d'animo rassicurante". Dopo aver sottolineato la corrispondenza con il brano del Vangelo delle Nozze di Cana, proclamato poco prima, il cardinale ha chiesto una rinnovata testimonianza nel mondo, soprattutto accanto ai giovani sottoposti ad ogni tipo di stimoli negativi. "Secondo il carisma che ci contraddistingue - ha esortato i presenti - impegnatevi a diffondere e testimoniare il Vangelo condividendo e privilegiando l'impegno per l'educazione della gioventù. L'inderogabile necessità della formazione dei giovani esige che a essa venga riservata un'attenzione prioritaria, mediante metodi appropriati e con la dedizione illuminata e generosa" che fu propria di don Bosco e di santa Maria Domenica Mazzarello. Oggi, i giovani "sono in preda a sfide, ignote ad altre epoche, come la droga, la violenza, il terrorismo, l'immoralità di molti mezzi di comunicazione sociale". Una missione particolarmente impegnativa che richiede di lavorare uniti, anche perché "La comunione non è mai diminuzione di identità dei singoli o dei gruppi, ma è l'espressione più genuina della loro autenticità di origine e di missione. L'identità allora si misura sulla comunione che la fa crescere con le ricchezze dell'interscambio e della corresponsabilità". Concludendo l'omelia il segretario di Stato ha invitato "a focalizzare lo sguardo su Maria, imparando da Lei a essere sempre in ascolto e attenti alle necessità degli altri, pronti a collaborare con il Signore per il bene delle anime. Da Maria - ha detto - impariamo anche a fidarci di Cristo in ogni situazione, animati dalla speranza evangelica". (V.V.)
Le Sisters of Maria Auxiliatrix entrano nella famiglia salesiana
◊ Il Rettor Maggiore dei Salesiani, don Pascual Chávez, e il suo Consiglio hanno accolto martedì scorso la domanda delle “Sisters of Maria Auxiliatrix”, Suore di Maria Ausiliatrice (Sma), di far parte della Famiglia Salesiana. Secondo quanto rende noto l'agenzia Zenit, le “Sisters of Maria Auxiliatrix” sono nate da un'intuizione del sacerdote salesiano don M.C. Antony, che il 13 maggio 1976 diede inizio con quattro ragazze a una Pia Unione impegnata in attività di assistenza e intervento sociale. Il carisma delle Sma è espresso nel motto “Prendersi cura dei poveri e delle ragazze abbandonate”. Don Antony ha costruito la comunità di recupero per giovani donne abbandonate nella povertà di Vyasarpadi, nella provincia del Tamil Nadu, nell'India meridionale. Dopo la morte del fondatore, il 23 gennaio 1990, l’Ispettore di Chennai, don Vincent Durairaj, ha nominato don Rozario Krishnaraj assistente ecclesiastico della Pia Unione. Le “Sisters of Maria Auxiliatrix” sono diventate una Congregazione di diritto diocesano nel 1999 con l’approvazione di monsignor James Masilamony Arul Das, Arcivescovo di Madras e Mylapore. Il suo successore, monsignor Malayappan Chinnappa, ha approvato le Costituzioni, riviste alla luce del Magistero ecclesiastico, il 15 dicembre 2005. Oggi le “Sisters of Maria Auxiliatrix” sono circa 110, distribuite in 23 comunità presenti in sette diocesi dell’India. Alcune comunità collaborano con i salesiani. Le principali attività delle Sma sono l’insegnamento per ragazzi poveri, l’evangelizzazione, l'opera in orfanotrofi e centri di accoglienza diurna. Impegnate nell’ambito sociale, le religiose lavorano in rete con altre realtà sul territorio e in aree rurali. (V.V.)
Germania: a Pentling, la casa del Papa diventa una piccola centrale a energia solare
◊ Diverrà una piccola centrale per la produzione di energia solare l'abitazione di Joseph Ratzinger ai tempi dell'insegnamento all'università di Ratisbona. Secondo quanto riferisce l'agenzia tedesca Dpa, l'edificio si trova a tre chilometri dal centro della città bavarese, nella Bergstrasse 6 del comune di Pentling, dove sono sepolti il padre, la madre e la sorella del Pontefice. Per i promotori dell'iniziativa nella casa è prevista l'installazione di un impianto fotovoltaico di circa 54 metri quadrati, che dovrebbe produrre più o meno 5.800 chilowattora l'anno. Il ricavato della vendita dell'energia solare andrà a un'associazione che sostiene la formazione professionale di giovani svantaggiati. Benedetto XVI aveva visitato questa sua vecchia abitazione il 13 settembre 2006, durante il viaggio in Baviera. Ma nel luogo dove era vissuto con la sorella fino alla nomina ad arcivescovo di München und Freising, era tornato molte volte, mantenendo un legame costante. Per esempio aveva offerto e benedetto le campane per la chiesa di Saint Johannes e ha sempre avuto una particolare attenzione per l'opera dei volontari locali dei Vigili del fuoco. E il nome del Papa è segnato nel comune come residente, dal 6 novembre 1969, e come cittadino onorario dal 31 maggio 1987. La cittadinanza onoraria gli era stata concessa il 16 aprile, in occasione del sessantesimo compleanno. (V.V.)
Medjugorje: fra Tomislav Vlasic ridotto allo stato laicale
◊ Benedetto XVI ha ridotto allo stato laicale fra Tomislav Vlasic, il francescano noto soprattutto per i legami con quelli che vengono definiti i «fenomeni di Medjugorje». Il provvedimento – scrive oggi Avvenire - è stato reso pubblico via internet dove è stato messa in rete la fotocopia della lettera con cui il ministro generale dei Frati Minori, padre José Rodriguez Carballo, ha informato del provvedimento pontificio i provinciali di BosniaErzegovina, Croazia e Italia. Nella missiva, che porta la data del 10 marzo 2009, padre Rodriguez ha scritto che il Papa ha concesso a Vlasic, che l’aveva richiesta, «la grazia della riduzione allo stato laicale e la dimissione dall’Ordine» francescano. E ha aggiunto che il Pontefice, motu proprio – cioè senza che ci fosse una richiesta –, ha concesso allo stesso Vlasic «la remissione della censura incorsa, nonché la grazia della dispensa dai voti religiosi e da tutti gli oneri connessi con la sacra ordinazione, incluso il celibato». Nella lettera il ministro generale aveva prima spiegato che Vlasic in quanto «responsabile di condotte lesive della comunione ecclesiale sia in ambito dottrinale che disciplinare » era appunto «incorso nella censura dell’interdetto» che ora però viene rimossa. Questi provvedimenti del Papa nei confronti dell’ormai ex frate non sono senza condizioni. Il provvedimento - sottolinea l’organo dei vescovi italiani - è un giudizio sui comportamenti personali di Vlasic soprattutto in quanto fondatore dell’associazione 'Kraljice Mira', e non per il suo ruolo riguardo ai «fenomeni di Medjugorje», sui quali ancora non c’è un giudizio definitivo della Chiesa. (R.P.)
Ecumenismo: a Chianciano l’intervento del teologo Carlo Molari
◊ Per la prima volta un pastore avventista ha preso la parola in una sessione del Sae (Segretariato attività ecumeniche): è successo ieri a Chianciano, con la meditazione di Giuseppe Marrazzo su “La Passione”. Nella stessa sessione, riferisce il Sir, è intervenuto il teologo cattolico Carlo Molari che ha parlato dei “Cambiamenti in atto nella soteriologia (teologia della salvezza) e la loro incidenza nella teologia delle religioni”. I primi “riguardano anzitutto il superamento del modello ascendente della soteriologia – ha detto -, esso consiste nel considerare la croce di Gesù come l’offerta fatta a Dio della propria vita per riparare il peccato degli uomini”. Se “diverse metafore bibliche vennero interpretate in questo senso, il prezzo, il riscatto, l’espiazione, altri modelli furono aggiunti successivamente, come quello della soddisfazione, intesa come compenso offerto a Dio per l’offesa del peccato umano”. In realtà, ha precisato Molari, “attribuire a Dio volontà punitiva o esigenza di vendetta nei confronti del peccato umano non si concilia con l’immagine evangelica di Dio che perdona gratuitamente e dimentica i peccati degli uomini”. Infatti “il Dio rivelato da Gesù offre perdono di propria iniziativa e senza porre condizioni preliminari. I termini biblici 'sacrificio' ed 'espiazione' applicati alla croce di Gesù, acquistano un significato diverso dal corrente, esprimono il primo l’azione con cui Dio riserva a sé il corpo di Gesù per manifestare il suo amore misericordioso e il secondo la purificazione dell’uomo dal peccato”. La croce è inoltre, secondo Molari, “l’indicazione della possibilità di dare un senso alla sofferenza, al male e alla morte, per cui le religioni sono salvifiche nella misura in cui aiutano a rendere positiva la sofferenza umana e soprattutto nella misura in cui insegnano la necessaria compassione per coloro che si trovano nella difficoltà”. Un compito quindi è affidato oggi ai discepoli di Gesù al di là delle teologie e delle tradizioni ecclesiali: “Testimoniare che l’amore di Dio a cui ci affidiamo ci può condurre a forme nuove di fraternità di misericordia, a portare il male in modo salvifico. La croce dunque ci può unire nel cammino di testimonianza, e può mostrare - ha detto - la potenza salvifica nella fraternità e nella comunione delle Chiese fra loro e con tutti gli uomini”. (V.V.)
Presentata a Roma la Mostra del Cinema di Venezia
◊ Film italiani e film americani si contendono visibilità e premi alla Mostra veneziana, presentata questa mattina a Roma non senza tensioni e proclami per lo stato di disagio in cui versano la cultura e l’arte italiane soggette alle turbolenze economiche e politiche. Simbolo potrebbe essere un Lido che comincerà ad essere logisticamente difficile per i lavori che da qui al 2011 interesseranno pubblico e partecipanti in vista del nuovo Palazzo del Cinema e di altre strutture, tentativo di modernizzare un luogo e una manifestazione soggetta a non poche rivalità e concorrenze. Ma il programma delle pellicole, distribuito nelle tradizionali sezioni e nella rinata Controcampo italiano voluta dal Direttore Marco Müller per rilanciare e dare visibilità al nostro cinema in crisi spesso anche di idee, è di spessore e curiosità, immancabilmente di classe, per una Mostra prima di tutto d’arte. “I film che cerchiamo – ribadisce lo stesso Müller – non devono avere altri vessilli che la bellezza, il piacere dell’invenzione, quella firmata, che non “scade” con il succedersi delle mode, film che sono sinonimi di invenzione, pace, libertà, in grado di dare allo spettatore piacere, integrità, amore per il particolare e spinta verso l’altro da sé”. Si troveranno tracce di tutto questo nei 75 lungometraggi di cui ben 71 in prima mondiale, a cominciare dal titolo inaugurale, affidato all’atteso e costoso Baarìa di Giuseppe Tornatore. Ma gli autori di rango internazionale sono tanti: Chérau, Akin, Herzog, Rivette, Tsukamoto, il cui percorso la Mostra ha spesso accompagnato, mettendo in valore i loro film per assicurare un mercato e l’arrivo certo nelle sale. Così come sono interessanti due outsider in concorso che evidenziano tenori nuovi e attenzione ai generi anche popolari, come l’ultimo e spesso irriverente documentarista americano Michael Moore (per la prima volta a Venezia), che dedica all’economia le sue attenzioni e, assoluta novità, un vero horror, quello dedicato dal maestro George Romero ai tradizionali morti viventi. Mentre la chiusura è affidata addirittura al primo kolossal di fantascienza cinese, Chengdu, I Love You di Fruit Chan e Cui Jian. E sarà davvero molto interessante seguire l’opera della regista austriaca Jessica Hausner dedicata a Lourdes, ai suoi misteri e alla sua sacralità. Piccoli oggetti preziosi li troviamo nelle sezioni meno visibili: la danza dell’Opéra di Parigi, ad esempio, o la tormentata e profonda anima russa di Aleksander Sokurov. Il cinema, comunque, continua ad essere vivo, forte, a parlarci in maniera efficace del presente, in quelle sue molteplici sfaccettature che danno sempre alla Mostra molti degli argomenti trattati dagli autori e dalle loro opere. E una attenzione alla storia: la riscoperta, di grande importanza, tra i film di dopoguerra, è il documentario pacifista su Pio XII sceneggiato da Diego Fabbri e Cesare Zavattini, Guerra alla guerra, restaurato dalla Cineteca Nazionale e dalla Filmoteca Vaticana, che così proprio alla Mostra veneziana inizia i festeggiamenti per il 50° anniversario della sua fondazione. (A cura di Luca Pellegrini)
Nigeria: 600 morti negli scontri tra esercito ed estremisti islamici
◊ L’esercito nigeriano avanza nello Stato del Borno, dove da domenica proseguono gli scontri tra forze governative e milizie islamiche che, secondo l’ultime stime, sono costati la vita a oltre 600 persone. Questa mattina sono cessati i combattimenti nella città di Maiduguri, dopo che le truppe regolari hanno espugnato le roccaforti dei ribelli. I militanti della setta radicale Boko Haram sostengono di battersi per l’introduzione della legge islamica e contro un modello culturale di tipo occidentale. Il servizio di Marco Guerra:
Non accennano a fermarsi le violenze in diversi Stati del nord della Nigeria a maggioranza musulamana. L’epicentro del conflitto resta tuttavia Maiduguri, capitale dello Stato del Borno. In città i combattimenti sono andati avanti tutta la notte con l’esercito regolare che è riuscito a riconquistare sei quartieri che erano sotto il controllo degli estremisti islamici. Stando a testimoni ci sono centinaia di morti per le strade. Altre fonti locali parlano anche di un raid su una moschea costato la vita a 90 miliziani. Ma il colpo più duro, secondo l’esercito, è l’uccisione del 'numero due' della setta fondamentalista. Intanto, il leader, Mohammed Yusuf, è riuscito a fuggire insieme con i ribelli che tenevano segregati in un edificio 180 persone tra cui donne e bambini. La roccaforte del gruppo radicale Boko Haram sembra quindi espugnata. Gli esperti ritengono improbabile che alla controffensiva dell’esercito i militanti siano in grado di opporre una risposta di fuoco della stessa intensità. Tuttavia migliaia di persone sarebbero fuggite da Maiduguri nel timore di altre violenze e rappresaglie.
Nuovo attentato in Spagna
Almeno 2 persone sono morte in seguito alla forte esplosione avvenuta oggi fuori dalla caserma della Guardia Civil di Maiorca, nell’arcipelago delle Baleari. Ci sono anche diversi feriti. L’attentato arriva ad appena 24 ore dall’attacco rivendicato dall’Eta al quartier generale della Guardia Civil a Burgos, nel nord del Paese, in cui sono rimaste ferite 54 persone.
Risultati delle elezioni parlamentari in Moldova
Dopo la chiusura delle urne nella Repubblica della Moldova arrivano i primi risultati delle elezioni parlamentari: il Partito comunista ha ottenuto al maggioranza relativa. Tuttavia l'opposizione filo-occidentale ha annunciato che formerà una grande coalizione per governare il Paese. Il servizio di Mariella Pugliesi:
Nemmeno questa volta è stato raggiunto il numero di seggi necessario per eleggere il nuovo presidente. I risultati delle elezioni parlamentari della Repubblica della Moldova hanno confermato il primato del Partito comunista che però arretra rispetto all’opposizione. Servono almeno 61 seggi per ottenere la maggioranza assoluta e formare un nuovo governo. La coalizione dei quattro partiti d’opposizione ha raggiunto una maggioranza di 53 seggi su 101. Il Partito comunista dell’attuale presidente Voronin ha ottenuto 48 deputati in Parlamento. La speranza di superare lo stallo politico che colpisce il Paese dall’aprile scorso sembra ancora lontana. Il mancato appoggio dell’opposizione in Parlamento per la nomina del prossimo presidente potrebbe ripetersi. Attimi di tensione infine in un villaggio a sud della capitale dell’ex Repubblica sovietica quando in un seggio elettorale un membro del Partito comunista ha sparato contro un militante dell’opposizione che ha riportato lievi ferite.
Iran
Torna alta la tensione nella capitale iraniana, nel giorno in cui il leader dell’opposizione Mir Hossein Mussavi e Mehdi Karroubi si sono recati al cimitero di Teheran per commemorare le prime vittime degli scontri post elettorali, fra le quali Neda, la ragazza divenuta simbolo della rivolta contro la rielezione del presidente Mahmud Ahmadinejad. La polizia ha disperso la folla radunata davanti le tombe delle vittime. Numerosi anche gli arresti. Il leader riformista Mir Hossein Mossavi è stato costretto ad allontanarsi appena pochi minuti dopo il suo arrivo. I due ex candidati alle elezioni avevano inizialmente chiesto l'autorizzazione ad un "raduno silenzioso" al Grand Mosala nel centro di Teheran, ma le autorità avevano respinto la richiesta. Sabato prossimo è in programma il processo per una ventina di persone arrestate durante le manifestazioni dello scorso mese di giugno, mentre dagli Stati Uniti il segretario di Stato Hillary Clinton ha chiesto la liberazione dei prigionieri. Il prossimo 3 agosto si terrà poi la cerimonia di investitura ufficiale del presidente Ahmadinejad. Il giuramento è previsto invece per il 5 agosto davanti al Parlamento.
Iraq-Kurdistan
In Iraq Massud Barzani è stato rieletto presidente della regione autonoma del Kurdistan con circa il 70 per cento dei voti. La sua formazione, il Partito democratico del Kurdistan, insieme con l’Unione patriottica del Kurdistan, guidata dal presidente iracheno Talabani, si è confermata forza di maggioranza in seno al Parlamento regionale con oltre il 57 per cento delle preferenze. Intanto continuano gli attenti nel Paese, una bomba è esplosa questa mattina all’interno di un palazzo nella città di Baquba, a nord est di Baghdad, provocando la morte di 4 persone e il ferimento di altre 18. L’edificio era usato da un movimento locale di riforma e sviluppo.
Obama su recessione negli Stati Uniti
L’uscita degli Stati Uniti dalla recessione e la riforma sanitaria: sono questi i due temi affrontati dal presidente Barack Obama di fronte ai cittadini del North Carolina e della Virginia. Molte le resistenze al progetto di Obama per un accesso più democratico all’assistenza sanitaria,. Iil presidente l’ha difesa affermando che si tratta di “una delle riforme di cui l'America ha più bisogno". Da New York ci riferisce Elena Molinari:
“Gli Stati Uniti potrebbero stare assistendo alla fine della recessione”. Non si sgancia dal condizionale Barack Obama, ma è abbastanza sicuro dei dati che ha in mano da sostenere che “abbiamo fermato la caduta libera, il mercato è in positivo e il sistema finanziario non è più sull’orlo del collasso”. Il presidente americano ha tenuto a prendersi il merito di alcuni fatti. “Abbiamo visto i prezzi delle case salire per la prima volta in tre anni - ha infatti elencato - le cose stanno andando meglio”. Per il capo della Casa bianca dunque questo è forse l’inizio della fine e sono stati i suoi interventi, ha aggiunto, in aiuto delle banche e dell’industria dell’auto a evitare una nuova depressione. Obama ha quindi concluso rinnovando una promessa, non chiederà alla middle class di tirare la cinghia né per ridurre il deficit federale, né per pagare i conti della riforma della sanità.
Algeria
In Algeria torna a colpire il terrorismo di matrice islamica. 20 sodati dell'esercito algerino sono stati uccisi e altri sette sono rimasti gravemente feriti dopo l'agguato sferrato nella provincia di Tebassa. Stando alle prime informazioni, sembra che i terroristi avessero piazzato alcuni ordigni sul terreno che sono esplosi al passaggio dei soldati. In diverse operazioni condotte negli ultimi giorni l'esercito algerino ha ucciso 16 miliziani integralisti.
Corea
Sempre tesi i rapporti fra le due Coree dopo il sequestro di un peschereccio sud coreano da parte delle autorità di Pyongyang, avvenuto stamani. Il governo di Seul ha chiesto l’immediato rilascio dell’imbarcazione e dei quattro membri dell’equipaggio. Sul versante nucleare il segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, non ha escluso la possibilità di una sua missione in Corea del Nord e ha apprezzato l’idea di un dialogo diretto con gli Stati Uniti, lanciata nei giorni scorsi dal regime di Kim Jong-il.
Test del vaccino anti Influenza A negli Usa
Se la situazione dei contagi della nuova influenza A-H1N1 dovesse peggiorare, l'esercito statunitense potrebbe scendere in campo per far fronte all'epidemia collaborando con le autorità civili. Sono le direttive di un nuovo piano statunitense anti-influenza che attende ancora il via libera del segretario alla Difesa, Robert Gates. Intanto gli Stati Uniti hanno iniziato i test del vaccino sugli esseri umani ma i dati sulle sostanze immunizzanti non arriveranno prima della fine di settembre. Più di 160 milioni di persone statunitensi saranno sottoposte a metà ottobre al vaccino: donne incinte, bambini piccoli, medici, infermieri e i giovani adulti di età compresa tra i 19 ed i 24 anni sono i soggetti più a rischio e verranno per prima immunizzati. Sono quasi 7000 i casi di nuova influenza registrati nelle ultime 24 ore nel mondo, oltre 100 i decessi.
Birmania
Alla vigilia della sentenza nel processo contro la leader dell'opposizione birmana Aung San Suu Kyi, la stampa ufficiale birmana mette in guardia contro manifestazioni di protesta e invita i cittadini a vigilare sulle possibili incitazioni a scendere in piazza. Il Premio Nobel per la Pace, processata per violazione degli arresti domiciliari, rischia una condanna fino a cinque anni di carcere che la escluderebbero dalle elezioni che la giunta militare vuole organizzare il prossimo anno. Gli Stati Uniti hanno deciso oggi di rinnovare per altri tre anni le sanzioni commerciali nei confronti della Birmania, in particolare quelle sul commercio delle pietre preziose. (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra e Mariella Pugliesi)
Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIII no. 211
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