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Sommario del 28/07/2009
Ultime ore di riposo in montagna per Benedetto XVI, domani il congedo da Les Combes. Il Comune di Introd conferirà la cittadinanza onoraria al Papa
◊ Sta ormai per concludersi di soggiorno in Valle d’Aosta di Benedetto XVI. Domani pomeriggio, dopo i saluti alle Forze dell’ordine e alle autorità locali che hanno consentito e custodito il suo periodo di riposo, il Papa lascerà Les Combes per trasferirsi a Castel Gandolfo. Intanto, mentre la gente del posto attende di salutare il Pontefice, in segno di omaggio il Comune di Introd ha deciso di offrire a Benedetto XVI la cittadinanza onoraria. Al microfono di Alessandro De Carolis, il direttore della Sala Stampa Vaticana, padre Federico Lombardi, racconta in che modo il Papa stia occupando queste ultime ore in montagna, prima del congedo dalla località valligiana:
R. - Con grande serenità, continuando le sue occupazioni di lettura, di riflessioni, di preghiera, le consuete passeggiate serali, oltre a quelle più brevi dopo i pasti. Dunque, momenti di grande tranquillità. Domani, ci sono poi i saluti a tutte le persone - e non sono poche - che hanno collaborato per la buona riuscita, serena e sicura, della permanenza del Santo Padre a Les Combes, tant’è vero che anche ieri sera, nella Colonia salesiana, vi è stata la tradizionale cena di ringraziamento alle autorità della Valle, alle autorità civili e militari, ai medici dell’ospedale. Mons. Gänswein, il segretario del Papa, ha portato il saluto del Santo Padre, il quale si riserva però di ringraziare personalmente domani tutte queste persone, perché - non sembra - ma anche un periodo di tranquillità per il Papa comporta un’organizzazione logistica e di sicurezza che tutti svolgono con grande buona volontà e con grande gioia, e che tuttavia ha una sua complessità. Il clima che si è stabilito negli anni tra il personale vaticano, incaricato di seguire più da vicino il Santo Padre, il personale della Colonia salesiana, le Forze dell’ordine e le autorità che si occupano della permanenza del Papa è veramente un clima di grandissima collaborazione e cordialità. Ieri sera, lo si poteva sperimentare negli interventi del presidente della Regione, Augusto Rollandin, del presidente del Consiglio regionale, Albert Cerise, e in particolare del sindaco di Introd, Osvaldo Naudin, il quale viene chiamato con una battuta anche dal Papa “il sindaco eterno”, perché sono 30 anni che è sindaco di questa cittadina.
D. - A questo proposito, proprio dal Consiglio comunale di Introd è venuta ieri la notizia del conferimento al Papa della cittadinanza onoraria…
R. - Sì, il Comune ha deliberato di offrire al Papa la cittadinanza onoraria, poi bisogna avere l’accettazione anche formale ed esplicita di questa cittadinanza da parte del Santo Padre e si può prevedere che nei prossimi mesi una delegazione del Comune si rechi a Roma per conferire ufficialmente la cittadinanza a Benedetto XVI. Così è stato anche per altre occasioni: ci sono stati in passato dei comuni tedeschi, in particolare, che avevano offerto la cittadinanza onoraria al Papa e che poi si erano recati in delegazione a Roma e in occasione di un’udienza avevano ufficialmente conferito questo titolo al Santo Padre. Titolo che, naturalmente, il Papa accoglierà con molta cordialità e gratitudine per l’accoglienza così calorosa che riceve.
I temi della "Caritas in veritate" esposti dal cardinale Tarcisio Bertone davanti al Senato italiano. Apprezzamenti dalle forze politiche
◊ Il cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, ha illustrato stamani davanti al Senato della Repubblica italiana l’ultima Enciclica di Benedetto XVI, Caritas in veritate. “Coloro che hanno la delicata e onorifica responsabilità di rappresentare il popolo italiano - ha affermato il porporato - possono trovare nelle parole del Papa un’alta e profonda ispirazione nello svolgimento della loro missione, così da rispondere adeguatamente alle sfide etiche, culturali e sociali che oggi ci interpellano”. Il servizio di Amedeo Lomonaco:
Il cardinale segretario di Stato si è soffermato sulle forze propulsive della verità e della carità. Solo ancorandosi a questi due criteri fondamentali si può costruire “l’autentico bene” e rispettare la legge naturale “inscritta nel cuore dell’uomo”. Verità e carità, tra loro inseparabilmente congiunte, sono anche i cardini della riflessione di Benedetto XVI sull’attuale realtà socioeconomica. Un importante messaggio dell’Enciclica Caritas in veritate - ha spiegato il cardinale Tarcisio Bertone - è l’invito a superare l’ormai obsoleta dicotomia tra la sfera economica e quella sociale:
“L’agire economico non è qualcosa di staccato e di alieno dai principi cardine della dottrina sociale della Chiesa che sono: centralità della persona umana, solidarietà, sussidiarietà, bene comune”.
La Dottrina sociale della Chiesa ci ricorda che una buona società è frutto certamente del mercato e della libertà. Propone un umanesimo a più dimensioni, nel quale il mercato non è combattuto o “controllato”, ma è visto come momento importante della sfera pubblica. Ci sono esigenze riconducibili al principio di fraternità - ha poi affermato il cardinale Tarcisio Bertone - che non possono essere eluse, “né rimandate alla sola sfera privata o alla filantropia”:
“La Caritas in veritate ci aiuta a prendere coscienza che la società non è capace di futuro se si dissolve il principio di fraternità; non è cioè capace a progredire se esiste e si sviluppa solamente la logica del dare per avere, oppure del dare per dovere. Ecco perché, né la visione liberal-individualista del mondo né la visione statocentrica della società sono guide sicure per farci uscire dalle secche in cui le nostre società sono oggi impantanate”.
Il cardinale segretario di Stato ha quindi aggiunto che la Dottrina sociale della Chiesa “non va considerata una teoria etica ulteriore rispetto alle tante già disponibili in letteratura”, ma una “grammatica comune” a queste perché fondata su uno specifico punto di vista, quello del “prendersi cura del bene umano”. Efficienza e giustizia, anche se unite, non bastano ad assicurare lo sviluppo dell’umanità:
“Il messaggio che la Caritas in veritate ci lascia è quello di pensare la gratuità, e dunque la fraternità, come cifra della condizione umana e quindi di vedere nell’esercizio del dono il presupposto indispensabile affinché Stato e mercato possano funzionare avendo di mira il bene comune. Senza partiche estese di dono si potrà anche vavere un mercato efficiente ed uno Stato autorevole (perfino giusto), ma di certo le persone non saranno aiutate a realizzare la gioia di vivere”.
Il cardinale Tarcisio Bertone si è soffermato infine su alcuni fattori che hanno portato all’attuale crisi economica. Il mutamento radicale nel rapporto tra finanza e produzione di beni e servizi ha portato ad una richiesta persistente di risultati finanziari sempre più brillanti. La diffusione dell’ethos dell’efficienza come criterio ultimo di giudizio ha poi finito con il legittimare l’avidità come una sorta di virtù civica. Alle autorità di governo la crisi lancia un duplice messaggio: la critica allo Stato interventista non può valere a disconoscere il ruolo centrale dello Stato regolatore. Le autorità pubbliche devono poi consentire la nascita e il rafforzamento di un mercato finanziario pluralista. L’augurio - ha detto il cardinale Tarcisio Bertone - è che l’Enciclica Caritas in veritate possa trovare l’attenzione che merita e portare “frutti positivi e abbondanti per il bene di ogni persona e di tutta l’umana famiglia, a cominciare dalla cara nazione italiana”.
Il presidente del Senato, Renato Schifani, ha affermato infine che l’Enciclica Caritas in veritate propone un nuovo "lessico di pace fondato sulla parola speranza". In questo quadro, ha osservato,è necessario un profondo cambiamento delle istituzioni internazionali:
“L’Enciclica apre il nuovo millennio dopo un periodo prolungato di crisi ed è anche occasione per ripensare l’economia del mondo globale, per ricercare nuove regole in una società in profonda trasformazione”.
Consensi unanimi, stamani al Senato, alle parole del cardinale Tarcisio Bertone e del presidente dell’assemblea di Palazzo Madama, Renato Schifani. Alessandro Guarasci ha intervistato il segretario generale della Cgil Guglielmo Epifani, il sottosegretario al Ministero degli Interni, Alfredo Mantovano, e il deputato del Pd, Luigi Bobba:
D. - Epifani, quest’enciclica è un richiamo alto al mondo della finanza…
R. - E’ un richiamo molto forte e a me convince molto il richiamo al fatto che nel processo di produzione l’uomo sia considerato come un fine e non come un mezzo. Lo stesso ragionamento fatto oggi dal cardinale Bertone sulla fraternità richiama proprio ciò e da questo punto di vista è una cosa che condivido molto.
D. - Il mondo economico le sembra disposto ad accettare questo messaggio?
R. - Io vedo il mondo economico un po’ distratto. La crisi l’aveva un po’ imtimorito e lo aveva anche fatto tornare indietro rispetto a quelle certezze che riteneva infallibili, come quella dell’autoregolamentazione dei mercati. Non riesco a capire se la lezione di questa crisi possa mutare in un atteggiamento ed anche in una dottrina, in una cultura dell’impresa diversa. Avremmo tutti l’interesse che l’impresa riflettesse sui limiti che ha avuto lo sviluppo in questi anni e riflettesse anche il suo rapporto con le persone.
D. - Mantovano, la Caritas in veritate può aiutare ad uscire più velocemente dalla crisi secondo lei?
R. - Una riflessione sulle conseguenze sociali della Buona novella avrebbe impedito di entrare nella crisi, collegando l’economia e la vita sociale in generale a principi di realtà. L’allontanamento, invece, dalla realtà ha provocato questo insieme di costruzioni finanziarie - in certi casi truffaldine, eteree - che sono uno dei fattori, evidentemente non l’unico, della crisi. L’altro aspetto è l’emergere, con evidenza - anche dalla lettura di questa Enciclica, ma anche in tutto il magistero della Chiesa - del collegamento con la crisi demografica: c’è un nesso strettissimo che viene ben sottolineato dalla decisione di non fare di figli e gli effetti che ne conseguono: un impoverimento non soltanto demografico, ma anche economico.
D. - Bobba, dall'Enciclica viene interpellata anche la classe politica?
R. - Credo che questa Enciclica interpelli fortemente la politica per due ragioni: da un lato, perché rimette in tensione il rapporto fra etica ed economia - altrimenti l’economia impazzisce se perde il parametro del bene comune e dello sviluppo integrale dell’uomo. Dall’altro, perché c’è una sollecitazione, una spinta, quasi un pungolo alla politica a pensare di costruire istituzioni di carattere globale, senza le quali i problemi globali non si riescono ad affrontare e la politica finisce come vagone di coda dell’economia. Parlo, ad esempio, del tema delle migrazioni, o del tema dell’ambiente.
Oggi su "L'Osservatore Romano"
◊ Giustizia ed efficienza non bastano, per essere felici ci vuole il dono: il testo integrale del discorso del cardinale Tarcisio Bertone al Senato della Repubblica italiana dedicato all'insegnamento della "Caritas in veritate", con l'intervento introduttivo del presidente Renato Schifani e un articolo di Emilio Ranzato a proposito di una citazione del segretario di Stato sul capitalismo di Gordon Gekko.
Il Madagascar cartina al tornasole delle crisi africane: nell'informazione internazionale, Pierluigi Natalia sulle mediazioni regionali nei confliti locali.
Un canestro per rispondere alla crisi: il summit fra Stati Uniti e Cina e la diplomazia del basket.
Londra apre al dialogo con i talebani moderati in Afghanistan: secondo il ministro degli Esteri britannico è l'unica via per vincere il conflitto.
Afghanistan preda della violenza a tre settimane dalle elezioni
◊ Continuano le violenze in Afghanistan, mentre ci si avvicina al cruciale appuntamento delle elezioni presidenziali e provinciali del prossimo 20 agosto. Nelle ultime ore, otto agenti di polizia sono stati uccisi dall'esplosione di una bomba al passaggio del loro veicolo nella provincia di Helmand, nella parte meridionale del Paese. Nella zona, a forte concentrazione talebana, le truppe statunitensi e britanniche stanno conducendo una massiccia offensiva contro i ribelli. In questo contesto, gli afghani si preparano al voto, in un clima che - secondo alcuni osservatori - appare di minor ottimismo rispetto alle presidenziali del 2004: allora, per la prima volta si elesse direttamente il capo dello Stato e la vittoria andò al leader pashtun, Hamid Karzai, che rimane tra i favoriti anche nella prossima consultazione. Sul perché di questo clima di incertezza, Giada Aquilino ha intervistato Simona Lanzoni, responsabile progetti della Fondazione Pangea Onlus, attiva da anni in Afghanistan:
R. - Perché ormai, strutturalmente, la corruzione ha trovato spazio in ogni meandro non solo del governo, ma anche della società civile. Da un lato, c’è la corruzione e, dall’altro, c’è la criminalità, che sia piccola delinquenza o delinquenza strutturata, con i signori della guerra, il commercio delle armi o semplicemente la compravendita dei voti. La popolazione non ha più molte speranze, perché ha visto che dal 2004 una nuova politica non si è effettivamente realizzata.
D. - Pangea, in base alle proprie fonti in Afghanistan, fa notare che tra i candidati figurano anche ex signori della guerra, trafficanti di droga o criminali. Che rischi ci sono per il Paese, oggi?
R. - Si rischia un’involuzione. David Miliband, il ministro degli Esteri britannico, ed anche il segretario di Stato Usa, Hillary Clinton, continuano a spingere sul fatto che i talebani siano reintegrati all’interno del parlamento e quindi anche del governo. Sembra quasi un passaggio dovuto, ma allo stesso tempo - a mio avviso - significa che non si è riusciti a fare di meglio: l’integrazione dei talebani in fondo si sarebbe potuta fare sin dall’inizio.
D. - L’escalation di violenza delle ultime settimane cosa indica?
R. - Indica che ancora non hanno fatto un accordo su chi deve vincere realmente. La vera preoccupazione è che, proprio con le elezioni, si possa verificare ciò che è successo recentemente col voto in Iran. I maggiori candidati - che sono Karzai da un lato, e dall’altro Abdullah Abdullah, Ashraf Ghani o Ramzan Bashardost, tutti ex ministri dello stesso Karzai - devono comunque trovare un accordo per portare avanti, almeno tra loro, il candidato che vincerà e non creare quindi problemi per il dopo elezioni. Ricordiamoci che ci potrà essere o la vittoria alla prima votazione o un ballottaggio tra coloro che riceveranno più voti. Se si verificasse tale situazione, ci potrebbe essere qualcuno tra tutti gli altri candidati - che sono tantissimi, ben 41 - che potrebbe gridare alla frode e potrebbero quindi venire a crearsi delle sommosse o delle proteste.
D. - Veniamo alle donne, al fianco delle quali Pangea è da sempre schierata. Andranno a votare in massa?
R. - E’ molto difficile poter dire se le donne andranno a votare, soprattutto perché, nel 2004, sono state molto presenti. Quest’anno, purtroppo, quello che si vede fa poco sperare rispetto ad una possibile apertura verso i loro diritti. E la situazione d’insicurezza generalizzata e la grande violenza che caratterizzano oggi l’Afghanistan non favoriranno la partecipazione al voto delle donne.
D. - Qual è l’auspicio di Pangea per le prossime elezioni?
R. - Che ci sia la minor violenza possibile. Che ci sia realmente la possibilità di continuare a fare cooperazione anche dopo la scelta del nuovo presidente. E che effettivamente la comunità internazionale riesca a trovare la miglior soluzione possibile, perché la popolazione possa riuscire davvero a trovare un equilibrio al di fuori di un conflitto che continua da oltre 30 anni.
La proposta britannica di comprare ovuli per la fecondazione artificiale. Jospehine Quintavalle: no al traffico di tessuto umano
◊ In Gran Bretagna, la presidentessa della Commissione governativa che si occupa di bioetica, Lisa Jardine, ha proposto di fronteggiare il calo delle donazioni di ovuli e seme per la fecondazione artificiale acquistando i gameti. Ma questo che cosa significherebbe? Valentina Fizzotti lo ha chiesto a Josephine Quintavalle, esponente de movimento prolife britannico e fondatrice dell’organizzazione cristiana Core, che si occupa di etica riproduttiva:
R. - Il nuovo capo dell’autorità inglese che coordina tutto quello che riguarda la fecondazione artificiale, ha proposto che si dovrebbe pagare per aumentare il numero dei donatori. Si tratta di instaurare una specie di commercio di tessuto umano, ma l’Inghilterra dovrebbe seguire le linee del parlamento europeo, dove c’è stata una direttiva fortemente contraria a qualsiasi tipo di traffico in tessuto umano.
D. - Che cosa succederà se dovesse essere modificata la legge?
R. - Si andranno a cercare i donatori offrendo loro molto denaro, perché in questo momento ci sono difficoltà finanziarie, come in tutta Europa, e questo potrebbe risultare in ragazze giovani, specialmente, che si offrono di vendere i loro ovociti.
D. - E quali sarebbero le conseguenze?
R. - Per la donna, sono gravissime. Donare ovociti non è una cosa facile e non è senza pericolo, e non si può mai sapere in precedenza chi potrebbe soffrire e chi no. Quindi, quando si va a chiedere ad una qualsiasi ragazza di donare i suoi ovociti, non si sa cosa le potrebbe succedere. E’ una cosa serissima, è un intervento medico invasivo che comporta pericoli reali. E’ assolutamente contro qualunque etica indurre giovani a vendere i loro ovociti. Ma c’è da sottolieneare anche questo grande principio sulla dignità del corpo umano, che cioè non si inizia un traffico in tessuto umano.
D. - Ma come è regolata per legge la bioetica in Inghilterra?
R. - Noi abbiamo 80 pagine di legge che dovrebbero controllare questo ambito della bioetica, ma in realtà si può fare qualsiasi cosa. Con le nostre leggi, tutto è consentito. Si andrebbe a proporre ad una donna di vendere parti del proprio corpo: mi fa veramente inquietare il concetto di una nota femminista che propone una cosa del genere. Noi dobbiamo tutelare le giovani affinché non cadano in questa trappola, perché in taluni tragici casi possono rischiare la morte, ma anche di perdere la fertilità.
La denuncia di Msf: grave la situazione degli immigrati a Malta. Intervista con Gabriele Santi
◊ Ogni mese sono centinaia i migranti che finiscono il loro viaggio nei Centri di detenzione sull’isola di Malta, dove sono costretti a vivere in condizioni difficilissime con gravi conseguenze sul loro stato di salute. A lanciare l’allarme è Medici Senza Frontiere (Msf), che denuncia il trattamento disumano a cui gli immigrati sono sottoposti e le costanti violazioni dei loro diritti. Ma qual è attualmente la situazione nei centri dove opera l’organizzazione umanitaria? Cecilia Seppia lo ha chiesto a Gabriele Santi, coordinatore del progetto di Msf a Malta:
R. - Noi siamo in un solo centro in questo momento e qui a Malta ce ne sono tre. Quest’anno, Medici Senza Frontiere era uscita dai centri di detenzione, visto che le condizioni di vita erano pessime e c’erano grosse difficoltà da parte dei nostri operatori medici di fare il loro lavoro.
D. - Di quali difficoltà si tratta?
R. - La difficoltà principale riguardava il fatto che erano centri nei quali c’era troppa gente e i livelli di igiene erano molto bassi. Inoltre, c’era l’impossibilità di dare i farmaci dopo la consultazione e non c’era nemmeno spazio per un centro di isolamento in caso di malattie infettive. Venivano messi nelle gabbie sia donne incinte, che bambini e adulti.
D. - Medici Senza Frontiere ha pubblicato in aprile il Rapporto nel quale si denunciano queste terribili condizioni di vita cui i migranti sono sottoposti, così come le violazioni dei diritti umani. E’ cambiato qualcosa in questi mesi?
R. - Da allora, abbiamo avuto un periodo di negoziazione con il governo maltese e abbiamo raggiunto un accordo sul nostro rientro in un centro che si chiama “Ta’kandja”, che è una sorta di centro di ricezione. Prima di tutto, siamo ritornati perché qui non c’era nessuna attività medica e in secondo luogo perché alcune nostre richieste sono state indirizzate: abbiamo avuto a disposizione una clinica e poi abbiamo la possibilità di fornire i farmaci immediatamente dopo la consultazione. Qui le condizioni di vita sono migliori, perché comunque c’è un numero sufficiente di docce e di bagni.
D. - Come arrivano gli immigrati dopo i cosiddetti “viaggi della speranza”, come sono ridotti?
R. - Un buon 60 per cento di casi parte da situazioni di contesti di guerra o di oppressione. Devono, comunque, sopportare un viaggio traumatico. Devono affrontare la detenzione in Libia e arrivati qui a Malta, per esempio, devono anche affrontare la detenzione e finché poi non venga verificato il loro status rimangono in detenzione.
D. - Qual è la denuncia e l'appello che oggi leva Medici senza frontiere?
R. - La questione riguarda tutti i respingimenti delle barche, che vengono rimandate in Libia perché, non avendo siglato la Convenzione di Ginevra, la Libia praticamente non riconosce a nessuno lo status di rifugiato. Molte di queste persone però, soprattutto i somali, vengono da contesti di guerra e hanno bisogno di protezione umanitaria e molti altri che vengono, per esempio, dall’Eritrea rischiano la vita se tornano nel loro Paese.
Padre Pelucchi, presidente del Cime: i missionari italiani devono riqualificarsi per rendere incisivo il loro servizio nel proprio Paese e all'estero
◊ E’ necessario riflettere sul ruolo dei missionari nel mondo e rilanciare l’azione evangelizzatrice anche in Italia. Così in sintesi padre Alberto Pelucchi, presidente della Conferenza Istituti Missionari Italiani (Cimi) che sottolinea: “I sacerdoti impegnati nella missione ad gentes sono una risorsa che va promossa ed aiutata". Massimiliano Menichetti lo ha intervistato:
R. - Più che in passato, oggi siamo sempre più coscienti di ciò che abbiamo ricevuto, non solo dato, nel nostro essere presenti in Paesi del sud del mondo che conoscono ricerche, attese, speranze e anche fatiche diverse dalla nostra Chiesa in Europa. Oggi, ormai, la missione non è solo dare voce a chi non ha voce. Chi non ha voce oggi ce l’ha: il problema è che non riesce a farsi sentire, non riesce neanche a trovare il luogo dove farsi ascoltare, non riesce ad avere il microfono in mano. E’ il tempo in cui noi missionari dobbiamo rinunciare al microfono e darlo ad altri. Il missionario è nato per restare e poi per ripartire.
D. - Alcune settimane fa avete scritto una lettera a tutti i vescovi italiani...
R. - Oggi, noi in Italia, chi siamo, cosa siamo, cosa possiamo offrire? Siamo di meno, siamo anche vecchi, c’è più missione da parte di tanti protagonisti che una volta non c’erano. Abbiamo bisogno di qualificarci e anche di ridefinire la nostra presenza.
D. - Quindi, unirvi ad un respiro più globale?
R. - Sì, credo a imparare a collaborare di più con le forze locali, metterci di più in gioco sul territorio, anche di fronte a certe urgenze che toccano tutti: povertà, immigrazione, dialogo interreligioso, questioni legate alla giustizia e alla pace. Questo credo sia un campo nel quale dobbiamo impegnarci ancora di di più.
D. - In questo contesto, ribadite che sono in calo le vocazioni e il numero di missionari di origine italiana...
R. – Sì sono in calo perché forse anche abbiamo bisogno di cambiare la nostra identità qui.
D. - In questo senso la Chiesa locale vi può aiutare?
R. - Ci deve richiamare anche al fatto che dobbiamo offrire certe dimensioni. Anche qui mostrare ciò che ho imparato e condividere ciò che ho ricevuto. Questo vuol dire che quando sono in Africa sono anche animatore e missionario e quando sono qui sono anche evangelizzatore. In Africa, dovrei chiamare la Chiesa locale a una missione più ampia e qui dovrei chiamare la Chiesa locale all’evangelizzazione.
D. - Qual è quindi la vostra sfida per il futuro, il panorama che si va delineando.
R. - Io credo che la missione ci richiami a una comunione più ampia e a un dovere di annuncio più ampio che vada oltre i confini di casa nostra. Nello stesso tempo collaborare con le forze locali.
Il Rapporto "Osservasalute Ambiente 2008": il benessere del corpo e delle risorse naturali vanno controllati e tutelati in parallelo
◊ E’ stato presentato oggi presso il Policlinico Gemelli di Roma, il primo Rapporto "Osservasalute Ambiente2008". Un volume di 15 pagine fa per la prima volta il punto sullo stato di salute dell’ambiente nel quale viviamo in relazione allo stato di salute della popolazione. Autori del Rapporto, il prof. Antonio Azàra, dell’Istituto di Igiene e Medicina preventiva dell’Università di Sassari, e il dott. Umberto Moscato, dell’Istituto di Igiene dell'Università Cattolica di Roma. Al microfono di Eliana Astorri, il prof. Walter Ricciardi, direttore dell’Istituto d’Igiene della Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università Cattolica Sacro Cuore di Roma e coordinatore dell’Osservatorio nazionale sulla Salute nelle Regioni italiane, spiega i contenuti del Rapporto:
R. - Viene analizzato lo stato dell’ambiente in Italia e le sue correlazioni con la salute dei cittadini. Questo perché, negli ultimi anni, abbiamo visto con il Rapporto Osservasalute un costante deterioramento delle condizioni ambientali in Italia ed una risposta molto diseguale nelle regioni a queste minacce ambientali.
D. - Quali sono i temi che più di altri caratterizzano questo studio?
R. - Abbiamo analizzato le grandi matrici ambientali - cioè aria, acqua, rifiuti, rumore e radiazioni - e abbiamo visto che sostanzialmente queste sono in qualche modo le minacce più forte alla salute degli italiani e a queste minacce si risponde in maniera molto diseguale: anzitutto misurandole meglio o peggio, perché ci sono Regioni italiane che, di fatto, non hanno attivato neanche i sistemi di misurazione e poi danno delle risposte differenziate.
D. - Ci sono grandi differenze fra il nord ed il sud del Paese per quanto riguarda le conseguenze sulla nostra salute a causa delle condizioni ambientali?
R. - Direi che, contrariamente al solito in cui c’è questa differenza tra nord e sud, qui la differenza è molto più variegata. L’Italia è veramente a "macchia di leopardo", perché di fatto ci sono anche regioni del nord che magari gestiscono bene i propri rifiuti e poi hanno problemi con l’acqua potabile - penso al Veneto - o con l’aria atmosferica, penso alla Lombardia. Il nostro invito, quindi, è questo: provare, partendo da questi dati, a creare una grande alleanza tra il Ministero dell’ambiente, le agenzie regionali ambientali - che si occupano d’ambiente ma non di salute - e le aziende sanitarie locali, il Ministero della salute, che si occupa di salute ma non di ambiente. E’ chiaro che queste due cose bisogna affrontarle insieme e poi vanno affrontate insieme alle Regioni, perché è assolutamente inutile che una Regione sia virtuosa nel proprio territorio quando la regione confinante invece non lo è. L’aria e l’acqua non hanno confini e c’è perciò bisogno che questi tre attori parlino insieme, cosa che al momento non succede.
D. - Concretamente, come si effettua uno studio che mette in relazione lo stato di salute dell’ambiente e le conseguenze sulla nostra salute, attraverso quali dati si collegano i due aspetti?
R. - I dati sono quelli degli inquinanti ambientali e dei risultati in termini di salute, o meglio di malattia. Devo dire che anche questo, in Italia, lo scenario è particolarmente difficile. Ogni tanto, si sente parlare di quella grande centrale idroelettrica, di quelle antenne per i telefonini o di quelle radiotelevisive che possono provocare alterazioni. La realtà è che - data la differenza che ho detto prima, cioè l’estraneità di chi si occupa di ambiente rispetto a chi si occupa di salute - molto spesso questi studi sono difficili se non impossibili, mentre sono necessari perché l’ambiente, dopo l’alimentazion, i comportamenti e gli stili di vita, è il terzo fattore che determina la salute dei cittadini.
Vietnam: un sacerdote picchiato da teppisti è in coma. Proteste dei cattolici in tutto il Paese
◊ Domenica mattina padre Paul Nguyen, parroco di Du Loc, si stava recando alla parrocchia di Tam Toa, per celebrare la Messa che doveva dare inizio alla manifestazione di protesta in seguito al pestaggio subito da diversi fedeli della parrocchia. Quando ha visto che alcuni teppisti stavano aggredendo tre donne, ha cercato di intervenire, ma “prima che potessi parlare – ha detto il sacerdote – i malviventi hanno lasciato la presa delle donne e mi hanno picchiato con brutalità, avendomi riconosciuto come prete. C’erano almeno 30 poliziotti in uniforme lì vicino e sono rimasti a guardare con indifferenza mentre subivo l’attacco”. I picchiatori - riferisce l'agenzia AsiaNews - gli hanno rotto alcune costole e ferito al viso e alla testa, finché un gruppo di fedeli non lo ha liberato e lo ha portato all’ospedale. In seguito il gruppo di teppisti è arrivato all’ospedale e ha circondato l’edificio. L’ufficio diocesano di Vinh (300 km a sud di Hanoi) ha domandato a padre Peter, parroco di Ha Loi, la parrocchia vicina, di visitare il padre Paul. Lì un gruppo di persone ha circondato il prete e lo ha picchiato in modo crudele prima di gettarlo dal secondo piano dell’ospedale. Ora padre Peter è ricoverato in coma e le sue condizioni sono molto critiche. La notizia degli assalti ai due sacerdoti e agli altri fedeli di Dong Hoi ha innescato una nuova serie di proteste. A Ho Chi Minh City più di 2 mila cattolici hanno partecipato a una veglia di preghiera al convento dei redentoristi, chiedendo al governo vietnamita di fermare subito la persecuzione contro la Chiesa. L’ufficio diocesano di Vinh, rende noto l'agenzia AsiaNews, ha inoltre denunciato il fatto che i teppisti abbiano anche attaccato qualunque persona avesse un segno religioso cattolico indosso. In particolare sono stati picchiati selvaggiamente una donna e suo figlio di 9 anni. (A cura di Virginia Volpe)
Il "no" degli estremisti indù alla Giornata per la pace in Orissa
◊ Non è stato accolto dagli estremisti indù l’invito a celebrare il 23 agosto una giornata di pace e armonia. Nei giorni scorsi, in Orissa, un Forum ecumenico presieduto dell’arcivescovo di Cuttack-Bhubaneswar, Raphael Cheenath, aveva proposto una manifestazione a un anno esatto dall’avvio dell’ultima ondata di attacchi ai villaggi dei cristiani che ha causato la morte di oltre un centinaio di persone e la distruzione di un migliaio di abitazioni. Il forum, oltre che dal governo dell’Orissa e a quello centrale si è rivolto anche l’Onu, chiedendo che alla giornata del ricordo sia data una veste istituzionale. Il partito nazionale indù Bharatiya Janata Party (Bjp), rende noto L'Osservatore Romano, ha espresso dunque la sua contrarietà all’iniziativa. Il leader del Bjp di Baliguda, che si trova nel distretto di Kandhamal, considerato l’epicentro delle violenze anticristiane, ha sottolineato che indire una giornata di pace e armonia il 23 agosto servirà solo a fomentare le tensioni. Inoltre, ha paventato il pericolo di nuovi scontri, lasciando intendere che l'attuale momento di relativa pace nel distretto potrebbe improvvisamente venir meno. (V.V.)
E' morto ieri il vescovo emerito di Macao, Domingos Lam
◊ Mons. Domingos Lam Ka-tseung, vescovo emerito di Macao si è spento ieri all’età di 81 anni. Ha guidato la diocesi nel momento di passaggio dall’essere colonia portoghese al ritorno sotto la madrepatria cinese nel 1999. Il suo successore, mons. Jose Lai Hung-seng, ha dichiarato a un settimanale cattolico di Hong Kong che fin dallo scorso maggio mons. Lam era ricoverato in ospedale a causa del deterioramento della sua salute. Mons. Lai - riferisce l'agenzia AsiaNews - ha tracciato un breve bilancio positivo del suo predecessore, ricordando i suoi sforzi a sviluppare la Chiesa cattolica e potenziarla in vista del passaggio dal Portogallo alla Cina. Egli ha incrementato centri di preghiera e luoghi di incontro per allargare la rete delle parrocchie. Ha anche curato la crescita di istituti culturali per far maturare l’influenza della Chiesa sul territorio. Il vescovo Lam è stato anche fra i consiglieri del governo cinese per la stesura della Basic Law, la mini-costituzione che avrebbe guidato il territorio dopo il 1999. Il passaggio di Macao sotto la Cina non è stato così traumatico come quello di Hong Kong nel ’97. Molti aspetti economici dell’allora colonia portoghese erano già sotto l’egida di Pechino e la transizione è avvenuta in modo indolore. Anche la libertà religiosa non presentava aspetti difficili. La diocesi di Macao è la prima fondata in Estremo Oriente dai gesuiti nel 1576. Mons. Lam è stato il primo vescovo di etnia cinese a Macao, succedendo al vescovo portoghese Arguiminio Rodrigues da Costa nel 1988. Un anno prima mons. Lam era stato eletto vescovo coadiutore. Il presule aveva lasciato la guida della diocesi allo scadere dei 75 anni, nel 2003. Su una popolazione di 531.430 abitanti, i cattolici di Macao sono circa 29 mila. (R.P.)
Somalia: aumenta il numero dei civili in fuga dalle zone del conflitto
◊ E’ in aumento il numero dei somali che raggiungono le coste dello Yemen superando il golfo di Aden, così come sono in crescita i civili che hanno trovato riparo nel nord della Somalia a Bosaso e quelli che hanno tentato il percorso verso le coste libiche e, quindi, l’Europa. Lo sottolinea oggi, riferendo dati diffusi parzialmente nelle ultime settimane, l’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr) preoccupato soprattutto dai combattimenti che continuano a verificarsi a Mogadiscio e nelle zone centrali della Somalia. “In base alle informazioni in nostro possesso - ha detto un portavoce dell’organismo che ha sede a Ginevra, ripreso dall'agenzia Misna – sono 12.000 i civili che hanno trovato temporaneo rifugio a Bosaso, nel nord, dallo scorso 7 Maggio e che sono adesso in attesa che trafficanti consentano loro l’attraversamento del golfo di Aden”. Questi 12.000, aggiunge il portavoce dell’Unhcr, sono solo una piccola parte dei 230.000 che nello stesso periodo hanno abbandonato Mogadiscio per sottrarsi ai combattimenti tra insorti ed esercito governativo. Nel 2008, erano stati in 50.000 a raggiungere lo Yemen secondo l’Unhcr che ha registrato, per lo stesso periodo, almeno un migliaio di persone annegate; quest’anno, in mancanza di dati certi sul numero totale, sembra siano almeno 300 le persone annegate o disperse. Una volta arrivati in Yemen, ai somali viene facilmente riconosciuto lo status di rifugiato e sono aperte le porte per uno dei campi profughi gestiti dall’Unhcr. Diversa la situazione per chi invece decide di dirigersi a nord con l’obiettivo di raggiungere l’Europa; l’attraversamento del deserto può essere altrettanto pericoloso e l’ottenimento dello status di rifugiato è stato in alcuni casi ostacolato come successo di recente a causa di respingimenti di barconi di immigrati intercettati nel canale di Sicilia e riportati dalle autorità italiane in Libia. (R.P.)
Medio Oriente: il Patriarca di Antiochia invoca l'unità tra i cristiani per difendere la pace
◊ "I cristiani di tutto il mondo devono unirsi per difendere la pace e i diritti in Medio oriente". Lo ha detto il Patriarca di Antiochia dei Siri, Ignazio Youssef III Younan, in occasione della sua visita alla Chiesa siro-cattolica del Sacro Cuore di Gesù, a Los Angeles. Il Patriarca, che ha rilasciato un'intervista al giornale "The Tidings" - ripresa dall'Osservatore Romano - presso la casa di preghiera per i sacerdoti, ha sottolineato che circa il 45% dei 160mila siro-cattolici vive fuori dal Medio Oriente. Lo stesso Patriarca nel 1986 è arrivato negli Stati Uniti dal Libano come sacerdote missionario per servire la comunità siro-cattolica. Ha fondato tre parrocchie, compresa la prima missione di Nostra Signora della Liberazione nel New Jersey; il Sacro Cuore di Gesù a North Hollywood e Nostra Madre del Perpetuo Soccorso a San Diego, in California. Nel 1995 Giovanni Paolo II lo ha nominato primo vescovo della nuova diocesi di Nostra Signora della Liberazione di Newark per i fedeli Siri residenti negli Stati Uniti e in Canada. Il Patriarca di Antiochia dei Siri ha trascorso le ultime tre settimane e mezzo visitando le parrocchie della West e dell'East Coast per il cui lavoro ha espresso parole di apprezzamento: "amministrare - ha detto - è sempre un compito missionario in Medio oriente, così come negli Stati Uniti. I sacerdoti devono incontrare e incoraggiare la gente - ha sottolineato - la comunità siro-cattolica di nord Hollywood, guidata da padre Yousif Habasah, sacerdote della Chiesa del Sacro Cuore di Gesù, da quando è stata fondata nel 1992 ha profonde radici e ci sono fedeli che considerano la chiesa come la loro casa e portano figli e nipoti". Infine, commentando i recenti attentati a sei chiese cristiane a Baghdad, in Iraq, sua Beatitudine, Ignazio Youssef III Younan, ha fatto notare che le violenze nei confronti della comunità cristiana sono aumentate dal 2003 ad oggi. "La nostra sopravvivenza - ha concluso il Patriarca di Antiochia dei Siri - dipende dall'unità dei cristiani. Tutti i cristiani in Medio Oriente, tra cui cattolici, ortodossi e protestanti, devono lavorare insieme per adempiere la missione di testimoniare il Vangelo e di insegnare l'appello alla tolleranza, all'amore e alla pace insieme, non separatamente. Gli elementi che ci uniscono sono di più di quelli che ci separano". (R.P.)
Presentato a Roma il Rapporto mondiale sulla droga 2009
◊ Più interventi per la terapia antidroga, per la prevenzione e l'educazione scolastica. E' quanto ha chiesto questa mattina a Palazzo Chigi Antonio Costa, direttore esecutivo dell'Ufficio delle Nazioni Unite contro la Droga e il Crimine (Unodc), citando il Rapporto mondiale sulla droga del 2009, recentemente presentato a Washington. “In Italia – ha spiegato Costa - sono 326 mila le persone affette da problemi di droga, ossia il secondo numero più alto in Europa dopo il Regno Unito", la maggior parte dipendenti dalla cocaina. E non solo. I consumatori di cannabis tra il 2002 e il 2007 sono raddoppiati. Sono il 14,6% della popolazione, una delle più alte del mondo. (V.V.)
Fao: è necessaria una strategia di prevenzione e gestione degli incendi
◊ Una strategia integrata di prevenzione e gestione degli incendi che coinvolga le comunità locali e i governi, con uso di satelliti, campagne di sensibilizzazione dell’opinione pubblica e formazione dei vigili del fuoco. E’ quanto propone la Fao (l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura), affrontando il problema degli incendi boschivi, che colpiscono ogni anno circa 350 milioni di ettari di terra, con danni a proprietà e perdite di vite umane. “La prevenzione degli incendi – afferma – è una delle contro-misure più efficaci, ed un efficiente monitoraggio degli incendi può aiutare a segnalarli per tempo, decidere gli interventi opportuni e misurarne gli effetti”. Tra le misure preventive che spettano a governi e cittadinanza vi è, secondo la Fao, “l'eliminazione di arbusti e boscaglia nelle strette vicinanze delle abitazioni umane che non sono state costruite in regola con le norme di sicurezza anti-incendio”. Ma importante, si legge in una nota del Sir, è anche il monitoraggio degli incendi, ad esempio attraverso i satelliti, “creando un sistema di allerta rapida, fornendo dati sulla localizzazione degli incendi boschivi e stimando i danni in termini di bio-massa e bio-diversità”. Ed anche “il coinvolgimento delle comunità locali è cruciale per ridurre gli incendi selvaggi e i loro danni”, anche tramite “campagne di sensibilizzazione del pubblico e programmi di formazione ed equipaggiamento dei vigili del fuoco”. “Data la complessità della gestione degli incendi – conclude -, le misure ad essa relative dovrebbero adottare un approccio integrato, con un giusto equilibrio tra le diverse attività e la dovuta attenzione e dispiegamento di risorse per ognuna di esse”. (V.V.)
L’Europarlamento invoca più impegno per la difesa della libertà religiosa in Corea del Nord
◊ Serve un maggiore coinvolgimento internazionale di fronte a violazioni palesi e sistematiche dei diritti umani e in particolare della libertà religiosa. È la sollecitazione, riportata dall’Osservatore Romano, dell’europarlamentare Mario Mauro in riferimento all’ultimo episodio avvenuto in Corea del Nord dove una donna cristiana è stata giustiziata perché distribuiva copie della Bibbia. Mauro, rappresentante della presidenza dell’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa, (Osce), ha chiesto che l’Europa insieme agli Stati Uniti e all’Onu acceleri la creazione di movimenti democratici in quei Paesi dove serve una battaglia per la difesa dei diritti inalienabili della persona, fondamento della democrazia. Secondo il rapporto diffuso da un gruppo di attivisti della Commissione investigativa sui crimini contro l’umanità, la sentenza di condanna a morte per Ri hyon-ok è stata eseguita il 16 giugno scorso. I figli e il marito invece sarebbero stati imprigionati in un campo nella zona nord-orientale della Corea del Nord. (M.P.)
Messico: indagine della Chiesa sulla grave situazione delle carceri
◊ “Corruzione, sovraffollamento e tossicodipendenza” sono alcuni dei flagelli che secondo uno studio della Pastorale sociale dell’episcopato messicano colpiscono le carceri del Paese e soprattutto le persone sottoposte a trattamento carcerario, oltre 2 milioni e 270mila tra coloro effettivamente sono in galera e altri che hanno l’obbligo di dimora o di firma settimanale. E su tutti, osserva il documento, c’è “il controllo pesante che esercitano i cartelli del narcotraffico”, configurando così uno dei fenomeni sociali più esplosivi del Paese che attende una risposta da parte del governo federale ma anche da quelli dei singoli Stati e dei Municipi. Si tratta in sostanza di condizioni che spiegano l’aumento impressionante della violenza all’interno delle carceri, gli ammutinamenti e le fughe. L’indagine realizzata dalla Pastorale sociale in tutto il Paese ricorda che solo negli ultimi 10 anni sono stati reclusi almeno un milione di adulti e che la metà di quelli attualmente sottoposti a trattamento carcerario, con modalità diverse, hanno un’età inferiore ai 30 anni. Intanto i reati non diminuiscono, anzi. Il 28% di essi sono legati direttamente o indirettamente alla droga e alla tossicodipendenza, ma la cosa più grave è che i colpevoli di questi delitti finiscono proprio nel posto dove è più facile drogarsi o acquistare droga perché a basso costo: le carceri. La Pastorale sociale fa notare la mancanza di una risposta a questa realtà denunciata dagli stessi carcerati come risulta da centinaia di questionari che sono stati compilati tra i reclusi e i loro familiari e che sono la base della ricerca portata a compimento in diversi mesi di lavoro. Preoccupa ugualmente, secondo gli estensori della ricerca, che spesso la direzione o i posti di responsabilità nelle carceri vengano assegnati sulla base di criteri clientelari e politici, mortificando la professionalità che in questo settore è anche garanzia per il Paese. Il documento, illustrato e consegnato ai vescovi del Messico la settimana scorsa, si sofferma anche sulle donne recluse, il 43% delle quali sono in galera per reati contro il patrimonio e hanno un’età compresa tra i 21 e i 30 anni. Tra le donne in carcere quelle indigene (in maggioranza “nahuas”) sono le più vulnerabili. Il 46% di queste donne, tra i 58 e gli 82 anni di età, sono in galera per traffico di droga e molte di loro, in particolare le più anziane, sono in sostanza completamente abbandonate, quasi seppellite in vita. Intanto, i reati più numerosi imputati ai maschi di età compresa tra i 59 e gli 80 anni sono il furto, la violenza sessuale e il traffico di droga. Pedro Arellano, membro della pastorale carceraria della Commissiona episcopale per la promozione umana e sociale, spiegando lo sforzo compiuto, destinato in primo luogo ad avere una diagnosi più o meno completa e approfondita su quanto accade nelle carceri, ha sottolineato l’importanza che l’intera indagine sia stata condotta assieme con l’Associazione dei familiari dei carcerati del Distretto federale. D’altra parte ha ricordato che non è stato facile poiché questa situazione carceraria denunciata frutta alla corruzione ogni anno oltre 700 milioni di “pesos”. (A cura di Luis Badilla)
Costa Rica: nota dei vescovi per la Giornata della vita nascente
◊ I vescovi del Costa Rica hanno pubblicato un comunicato per la celebrazione della “Giornata nazionale della Vita nascente”, nel quale ricordano che “la radicalità dei valori del Regno, non ammette ambiguità. La vita di ogni essere umano deve essere rispettata in maniera assoluto dal momento stesso del concepimento, perché l’uomo è l'unica creatura nella terra che Dio ha ‘voluto’ per sé stessa, e l’anima spirituale di ogni uomo è ‘immediatamente’ creata da Dio; tutto il suo essere porta impressa in sé l’immagine del Creatore”. I vescovi ribadiscono che Dio è “il solo Signore della vita, dal suo principio e fino al suo termine”, per cui “nessuno, in nessuna circostanza, può attribuirsi il diritto di uccidere un essere umano innocente”. Nel comunicato i vescovi esprimono anche la loro speranza in merito al fatto che “ci sono ancora molte donne ed uomini che si sono preparati e si preparano adeguatamente per la vita matrimoniale”, dato che “il matrimonio naturale è fin dall’inizio l’ambiente caro a Dio affinché si generino nuove vite”. In questo modo si garantisce alla società un futuro migliore, “perché preparandosi per l’unione indissolubile si manterrà ferma la struttura sociale fondamentale della società e lo sviluppo integrale dei cittadini”. Allo stesso tempo, si congratulano per le “donne e gli uomini che sono generosi ed offrono la loro vita per i figli”. “I coniugi che sono coscienti che i figli sono più importanti di molti lussi e comodità, ma che contemporaneamente sono responsabili nella loro educazione ed attenzione, adempiono la vocazione alla quale sono stati chiamati e recano un bene inestimabile alla società” si legge ancora nel testo. Di fronte ai problemi che a volte si possono presentare ai genitori in vista di una gravidanza inaspettata, come la povertà, la mancanza di lavoro, ridotte opportunità di studio, la solitudine ed il vuoto affettivo, l’assenza di sostegno familiare e sociale, i vescovi affermano che “l'origine della crisi non è la gravidanza in sé, ma le circostanze avverse”. Per questo lo Stato, la società civile e la Chiesa stessa, “devono sforzarsi per offrire l’aiuto necessario, affinché la gravidanza stessa significhi sempre motivo di gioia e di speranza, rifiutando ogni tentativo di eliminare una vita innocente”. Il comunicato si conclude manifestando l’impegno della Chiesa per i genitori e le madri che si sforzano di vivere il Vangelo della Vita: “La Chiesa nel nostro Paese, attraverso le Parrocchie e la sua azione pastorale, tende verso di loro la propria mano, per sostenerli durante la gravidanza, nell’educazione dell'infanzia e della gioventù, durante la preparazione al matrimonio e con l’accompagnamento, affinché la loro unione coniugale sia immagine e somiglianza di Dio, uno e trino”. (R.P.)
I bambini poveri del Bangladesh vanno a scuola grazie ai missionari
◊ È sempre maggiore l'impegno dei missionari per il sostegno educativo dei bambini del Bangladesh, una terra martoriata dai cicloni e dalla povertà. I minori che subiscono le conseguenze delle difficili condizioni di vita sono accolti, scrive l’Osservatore Romano, in due centri situati a Satkhira. Il primo attivo dal 1957, il Saint Aloysius Orphanage è gestito dalle suore oblate di San Luigi Gonzaga e accoglie le bambine orfane che non possono contare sull'aiuto economico dei parenti per proseguire gli studi. Sempre nella stessa zona, nelle vicinanze dell'orfanotrofio, è attivo il secondo importante centro, il Saint Andrew Bobola Children Center, gestito dalla Pia Società di San Francesco Saverio per le missioni estere. Da 70 anni il centro s’impegna nell’istruzione di migliaia di bambini poveri; oggi sono centocinquanta i minori assistiti dai saveriani. I giovani oltre alle lezioni didattiche partecipano agli incontri di catechismo e di preghiera svolti da religiosi e religiose e una volta ottenuto il secondary school certificate examinations, i ragazzi ritornano nei propri villaggi. Le 674 scuole cattoliche nel Paese insieme alle altre strutture missionarie e alla Caritas sono fondamentali per garantire la sopravvivenza della popolazione. Il Bangladesh è il Paese con la percentuale più alta di bambini malnutriti sotto i cinque anni di età; molti di loro sono orfani o in difficoltà a causa dell’assenza dei genitori per motivi di lavoro. (M.P.)
Sri Lanka: 14 nuovi ministri straordinari per l'Eucarestia per la comunione in case e ospedali
◊ La diocesi di Colombo ha 14 nuovi ministri straordinari per l’eucaristia: domenica scorsa hanno ricevuto il mandato nella cappella del Sacro Cuore nella casa arcivescovile di Borella. Nella diocesi della capitale dello Sri Lanka vi sono 65 ministri straordinari di età compresa tra i 40 e i 65 anni. Sono uomini e donne, laici, che collaborano con gli oltre 350 sacerdoti di Colombo a cui sono affidate le 126 parrocchie della capitale e la cura dei circa 680mila fedeli. Padre Joy Perera, coordinatore dell’arcidiocesi per la Liturgia, spiega ad AsiaNews che i ministri straordinari sono una risorsa molto importante per la Chiesa locale soprattutto per l’aiuto che danno nel portare la comunione ai malati negli ospedali o nelle case della città. “Lo sviluppo di questa figura all’interno della comunità cristiana è un risultato del Concilio Vaticano II”, spiega padre Perera, “Io da tempo incoraggio i nostri laici in questa direzione ed è stato uno sviluppo lento avvenuto di pari passo con l’affermarsi della centralità dell’eucaristia nella loro vita”. I nuovi 14 ministri straordinari vengono dalle parrocchie di Colombo e dagli istituti religiosi della città. Padre Perera spiega che “quest’anno abbiamo ricevuto 36 richieste e dopo un processo di verifica della candidature siamo arrivati a questi 14”. Essi hanno dovuto seguire un percorso di formazione di 7 mesi con corsi su Scrittura, liturgia e sugli aspetti canonici e dogmatici del sacramento dell’eucaristia. (R.P.)
Il cardinale Rouco Varela: "Sono morali le cause della crisi economica mondiale"
◊ “La crisi economica mondiale è conseguenza di errori umani per la violazione delle leggi morali” e non di errori tecnici del sistema finanziario. È l'opinione espressa dall'arcivescovo di Madrid, cardinale Antonio María Rouco Varela, commentando l'ultima enciclica del Papa “Caritas in veritate”. “La crisi e le sue conseguenze non si spiegano con gli errori del sistema economico – ha chiarito – bensì per gli sbagli umani e le condotte di persone che hanno superato i limiti della morale, che sono attribuibili ad agenti qualificati e responsabili finanziari dei mercati”. Insomma, se sbagliano i rappresentanti del funzionamento “retto e onesto” del mercato, “non c'è una soluzione tecnica possibile”. Il porporato - riferisce l'agenzia Sir - ha sottolineato, dunque, “il carattere etico” della congiuntura economica mondiale, non senza puntare il dito contro “la tendenza speculativa” della società. “Il denaro a ogni costo e le condotte di distribuzione egoistiche a tutti i livelli” hanno generato, secondo il cardinale, i presupposti per la situazione attuale di crisi. Come soluzione, il cardinale Rouco Varela, ha ricordato le raccomandazioni di Benedetto XVI nell'enciclica che puntano a “dotare di carattere umano ed esistenziale” il sistema economico e finanziario. “L'umanesimo che esclude Dio non è umano”, ha ricordato il porporato, riferendosi a quella visione di vita che non hanno riferimenti al bene integrale e ai valori della giustizia e la solidarietà. “Quando applichiamo la giustizia e la carità alle cose, si supera la crisi”, ha sostenuto il porporato per aggiungere che le misure economiche “vanno integrate intorno al matrimonio, la famiglie e l'educazione”. Infine, il cardinale ha fatto un appello per la collaborazione e la solidarietà della società per superare la crisi, attraverso un “rinnovamento” della morale. “Tutti – ha concluso il cardinale Rouco Varela – siamo indispensabili e, se non collaboreremo, non andremo avanti”. (R.P.)
Pellegrini in preghiera da Westminster a Lourdes
◊ Più di 700 persone della diocesi di Westminster stanno prendendo parte all'annuale pellegrinaggio diocesano a Lourdes, che si concluderà venerdì prossimo. Nella lettera di benvenuto che li accompagna, riportata dall’Osservatore Romano, l’arcivescovo di Westminster, monsignor Vincent Nichols, afferma che ognuno di loro sta seguendo il percorso compiuto da Bernardette, rifletteranno sulla chiamata che le ha rivolto il Signore Gesù di portare la testimonianza speciale del Suo amore per tutti noi. "Ognuno dei pellegrini, ha sottolineato l’arcivescovo Nichols, porta con sé le speranze e le richieste di preghiera di coloro che sono rimasti a casa e si trova nei luoghi di Bernardette per pregare, aiutarsi a vicenda e preoccuparsi dei malati". Un’altra priorità all’interno delle preghiere durante il pellegrinaggio a Lourdes saranno i sacerdoti; il presule ha ricordato che questa richiesta l'ha rivolta Benedetto XVI per la celebrazione dell'Anno Sacerdotale. (M.P.)
Aperta a Chianciano Terme la 46.ma sessione di formazione ecumenica sul tema della Croce
◊ “Interrogativi e speranze” del cammino ecumenico, a partire “dalla nuda evidenza dell’evento del Calvario”. Da questo tema è partito Meo Gnocchi, presidente del Sae (Segretariato attività ecumeniche), aprendo i lavori della 46.ma sessione di formazione ecumenica, in corso a Chianciano Terme (Si), sul tema “La Parola della Croce”. Nella scelta del tema della sessione, ha spiegato Gnocchi, “ha agito il desiderio di trovare nella parola della croce, anche e proprio per la sua forza di sconvolgere i pensieri e i progetti umani, una spinta radicale ad uscire dalle secche in cui sembra essersi in buona parte incagliato il movimento ecumenico. La croce infatti non rivela soltanto un Dio 'capovolto', la cui potenza d’amore si manifesta nell’impotenza dell’uomo torturato e crocifisso, ma riverbera anche la sua luce sul senso della sequela cristiana e sulla missione della Chiesa”. Su “La croce e la polis” è intervenuto poi il teologo Andrea Grillo, del Pontificio Ateneo S. Anselmo di Roma. “La condizione attuale del dialogo ecumenico ha bisogno di un’attenzione rinnovata al linguaggio con cui le singole diverse tradizioni leggono e propongono se stesse”, ha sottolineato Grillo. Anzitutto, ha chiarito il teologo, occorre “pensare e praticare correttamente la tolleranza, come valore di convivenza che promuova la non indifferenza verso gli altri e spinga ad interessarsi della diversità”. Il secondo compito è costituito dalla “vigilanza”, che “non è un atteggiamento difensivo, ma piuttosto la coscienza di non avere a disposizione il rapporto con Dio e col prossimo”. Il terzo compito è la “testimonianza”, da “far valere nella unità di contenuto e forma, sostanza e accidenti”. Dopo la relazione del teologo sono stati presentati i gruppi di studio, i cui temi sono: “La Passione secondo Matteo di J.S. Bach”, “Croce e cinema”, “Narrare la memoria della Passione”, “Croce e Chiesa”, “La debolezza di Dio nella storia umana”, “Di fronte alla sofferenza”, “Chi vuol venire dietro di me…”, “Religioni, riconciliazione, pace”, “Dal rovescio della storia”. Infine è previsto un piccolo corso su Giovanni Calvino. (V.V.)
Due associazioni lanciano la Campagna contro l'emarginazione di anziani e bambini
◊ “Ridonare agli anziani e ai bambini abbandonati la voglia di riconquistare la vita”: è l’obiettivo della partnership stretta tra le associazioni Aibi-Amici dei bambini e Auser, all’indomani del pensiero che Benedetto XVI ha rivolto, domenica scorsa a Les Combes, agli anziani soli e al ruolo educativo dei nonni che assurge a compito imprescindibile quando, per diverse ragioni, “i genitori sono assenti”. Per questo le due assocazioni lanciano la Campagna “Prima e terza età un incontro di solidarietà”. “L’Auser - riferisce l'agenzia Sir - lotta per diffondere una diversa idea della vecchiaia: attiva, propositiva, aperta ai rapporti con le generazioni più giovani - spiega il presidente nazionale Michele Mangano -. Sfidiamo i luoghi comuni e contrastiamo le tante forme di emarginazione che troppo spesso coinvolgono gli anziani. L’anziano ha bisogno di sentirsi utile e importante soprattutto se solo o se abbandonato da nipoti ormai grandi o da figli lontani”. ”La relazione – afferma da parte sua l'Aibi – è l’unica possibilità di salvezza per i bambini abbandonati e confinati in un orfanotrofio in attesa che una famiglia li accolga e per quegli adolescenti che non riusciranno più ad essere adottati. Ecco che il tempo vuoto degli anziani, riempito dalla relazione con i bambini abbandonati, cambierà due destini e li riconsegnerà alla vita”. (R.P.)
Abruzzo: la comunità ebraica di Napoli ricostruirà un campanile
◊ Una sottoscrizione della Comunità ebraica di Napoli servirà a ricostruire il campanile di una chiesa abruzzese danneggiata dal terremoto dello scorso aprile. L'iniziativa, che ha visto anche l'invio di aiuti concreti nell'immediata emergenza, è stata presa dal rabbino Pierpaolo Pinhas Punturello, responsabile del culto nella Sinagoga a Cappella Vecchia. Lo stimolo ad attivarsi, spiega il rabbino partenopeo, è venuto dalla celebrazione in famiglia della Pesach, la pasqua ebraica, avvenuta pochi giorni dopo il sisma. “Sono rimasto fermo alla frase d'inizio del rito: 'Chi ha fame venga e mangi, chi ha bisogno venga e faccia Pesach'”. Di qui la solidarietà con chi in quel momento era in difficoltà. Punturello ha cercato contatti con case famiglia o chiese abruzzesi ed è stato indirizzato alla parrocchia di San Francesco a Pettino, frazione de L'Aquila, rimasta in piedi e diventata centro per lo smistamento degli aiuti. “Mai come in quel momento mi sono reso conto che come ebreo e come comunità ebraica dovevamo fare qualcosa per tutti coloro che avevano e hanno fame e bisogno”, spiega il rabbino. All'iniziativa hanno contribuito anche alcuni dipendenti del consolato statunitense di Napoli: a chi era costretto a stare in tenda hanno procurato repellenti antizanzare e farmaci contro il morso degli insetti. (R.P.)
Roma: la "Quindicina dell’Assunta" a S. Maria in via Lata
◊ Il mese di agosto in tutte le Chiese d’Oriente – siriache, copta, etiopica, armena e bizantina – è dedicato con particolare solennità alla santissima Madre di Dio assunta in cielo. "Ella infatti – afferma il Concilio Vaticano II – glorificata in cielo nel corpo e nell’anima, brilla innanzi al peregrinante Popolo di Dio quale segno di sicura speranza e di consolazione" (LG 68). Per questo, da oltre dieci secoli, soprattutto le Chiese di rito bizantino, in questi giorni che precedono l’Assunta, vivono digiunando e pregando: digiuno e preghiera come in quaresima, nell’attesa gioiosa di Pasqua: l’Assunzione di Maria in anima e corpo al cielo è infatti la sua «Pasqua di gloria», con la quale ha dato inizio alla realtà futura della Chiesa. Ed è insieme la situazione nuova, per la quale – partecipe della gloria e della missione del Figlio Salvatore – può venire in aiuto a quanti nelle tribolazioni sia materiali che spirituali del tempo presente a lei ricorrono. Nei quindici giorni che precedono l’Assunta, chiamati: “la piccola quaresima della Madre di Dio”, dovunque nelle chiese bizantine, tanto ortodosse che cattoliche, i fedeli accorrono numerosissimi a celebrare l’ufficio della “Paraclisis”, un particolare ufficio liturgico di supplica e di consolazione, invocando intensamente la Vergine Maria, nostra Madre e avvocata, di venire in nostro soccorso e di salvarci, con la potenza del suo Figlio che è Dio. «Vergine Madre di Dio, salvaci!», è l’invocazione che incessantemente sale a lei in questi giorni. A S. Maria in via Lata a Roma, dal 1 al 14 agosto, dalle ore 21.30 alle ore 22.30, da trentacinque anni si celebra – adattata alla sensibilità liturgica occidentale – questa solenne ufficiatura, con canti, salmi, letture, preci litaniche e soprattutto alternando ogni sera le strofe dei due antichi inni bizantini di supplica alla Madre di Dio. La partecipazione a queste celebrazioni dà modo ai fedeli di respirare – come si augurava il Papa Giovanni Paolo II – con i due polmoni della Chiesa, l’Oriente e l’Occidente; in modo da prepararsi con gioia alla solennità dell’Assunzione, festa delle feste di Maria. (A cura di padre Ermanno Toniolo)
Presentata la terza edizione del concerto “Evento Pontefice”
◊ È stata presentato oggi a Roma, nella Sala dell'Arazzo in Campidoglio, dal sindaco della città, Gianni Alemanno, la III edizione del Concerto “Evento Pontefice”, che vedrà esibirsi sabato 1 agosto alle 21 in Piazza Pia ad Albano l’Orchestra Sinfonica dell’Europa Unita. L’iniziativa è patrocinata dal Ministero dei Beni Culturali, dalla Regione Lazio, dal Comune di Roma, dal Comune di Albano e dalla Diocesi di Albano. Alla presentazione sono intervenuti il Vescovo di Albano, mons. Marcello Semeraro, il sindaco della cittadina laziale, Marco Mattei e il direttore artistico dell’Orchestra Sinfonica dell’Europa Unita, Rossana Tomassi Golkar. (V.V.)
Appello di Obama alla Cina: vogliamo cooperare su diritti umani e sviluppo energetico sostenibile
◊ “Stati Uniti e Cina devono cooperare per un futuro energetico sostenibile, pulito e sicuro”, ma anche per trovare un “terreno comune” sul fronte della tutela dei diritti umani. Questo l’appello che il presidente americano, Barack Obama, ha lanciato alla Cina aprendo i colloqui di Washington sul dialogo strategico ed economico tra le due grandi potenze. Su questo possibile fronte comune di Washington e Pechino, sullo sviluppo ecosostenibile e sulla salvaguardia delle prerogative fondamentali della persona, Giancarlo La Vella ha parlato con Dennis Redmont, responsabile comunicazione del Consiglio Italia – Usa:
R. – Gli Stati Uniti e la Cina 30 anni fa non avevano relazioni diplomatiche; oggi invece hanno un legame che li tiene insieme, con il debito americano che è tenuto dai risparmiatori cinesi. A distanza di 30 anni, questo dialogo strategico è un buon punto di partenza. Il dialogo degli americani è di questo tipo: cinesi, voi volete che fra 50 anni tutti dicano che la Cina è responsabile del riscaldamento del pianeta? I cinesi naturalmente vogliono crescere, però sanno che la loro sorte è intimamente legata a quella degli Stati Uniti.
D. – E’ possibile da parte degli Stati Uniti coinvolgere la Cina anche nel dibattito internazionale più vasto che riguarda la mediazione per le aree calde del mondo?
R. - Sarà molto interessante vedere quale sarà l’atteggiamento della Cina a fine settembre quando si parlerà delle sanzioni da imporre all’Iran. Questo sarà un test per vedere se nella comunità internazionale la Cina vuole essere più attiva rispetto al passato. E anche in relazione alla Nord Corea, che sta sviluppando la sua strategia nucleare, potrebbe essere un banco di prova. Perciò quest’anno vedremo dei segni tangibili su questo.
Cina
Un uighuro di religione cristiana da oggi è sotto processo presso il tribunale della città di Kashgar, nella regione cinese dello Xinjiang, con l’accusa di aver rivelato segreti di Stato. Lo riferisce una Ong statunitense, China Aid, rendendo noto che la ragione della detenzione di Alimjan Yimit è la sua fede cristiana. Il popolo degli uighuri infatti è quasi totalmente musulmano. Il capoluogo della regione, Urumqi, è stato di recente teatro di scontri violenti tra uighuri, che accusano le autorità cinesi di voler distruggere la loro cultura, e gli immigrati di etnia han.
Corea del Nord
L’Unione Europea ha deciso di adottare le nuove sanzioni contro la Corea del Nord decise dal Consiglio di sicurezza dell’Onu in giugno, in risposta al test nucleare nordcoreano del 25 maggio scorso. I ministri degli esteri dell’Ue, si legge in una nota, "accolgono l'insieme delle sanzioni previste nella risoluzione 1874 del 12 giugno scorso" e concordano "su misure autonome nel campo della risoluzione Onu". Le misure saranno applicate in autunno.
Honduras
Il Congresso honduregno ha deciso ieri di non mettere ai voti il ritorno al potere del presidente deposto Manuel Zelaya, rovesciato da un golpe il mese scorso, perché è una questione su cui deve pronunciarsi la Corte Suprema. Ieri gli Stati Uniti hanno detto di volere che Zelaya ritorni al suo posto, ma non hanno accennato a sanzioni per fare pressione sul governo de facto che il 28 giugno ha preso il potere al posto del leader di sinistra. Attualmente il presidente deposto si trova in esilio in Nicaragua. Il servizio di Francesca Ambrogetti:
Ad un mese dall’insediamento del governo de facto nell’Honduras, tutte le speranze sono poste nell’accordo San Josè. Il piano presentato dal presidente del Costa Rica Oscar Arias, è stato sottoposto al parlamento che ha nominato una commissione ad hoc con due giorni di tempo per decidere. Le altre istanze sono alla Corte Suprema di giustizia e al Tribunale elettorale, che ha già dato parere contrario all’anticipo di un mese delle elezioni. Le forze armate, che avevano anticipato domenica l’appoggio all’accordo, hanno precisato che ciò non comporta che accetteranno il ritorno al potere del presidente deposto. Sempre tesa la situazione sia alla frontiera con il Nicaragua, dove Manuel Zelaya sta organizzando la resistenza, sia nel resto del Paese. Nonostante il coprifuoco, a Tegucigalpa e in altre città i sostenitori del presidente deposto hanno organizzato manifestazioni e bloccato strade. Gli insegnanti hanno deciso di far cessare le attività a tempo indeterminato ed è stato annunciato un nuovo sciopero generale per giovedì e venerdì prossimo. In questa strana situazione politica, due persone sono morte e varie persone sono rimaste ferite in uno scontro tra tifosi alla fine di una partita. La diplomazia americana continua a puntare sulle trattative affidate al mediatore, mentre Zelaya insiste nel chiedere a Washington un maggiore impegno e accusa i falchi del Senato e i settori più conservatori di ostacolare l’intervento.
Iran
Le autorità iraniane decideranno in settimana sulla sorte dei 300 manifestanti dell’opposizione, arrestati durante le proteste contro la rielezione del presidente Ahmadinejad. Lo ha affermato il capo del sistema giudiziario di Teheran, Shahrudi, precisando che bisogna rilasciare le persone innocenti. La guida suprema iraniana, l'Ayatollah Ali Khamenei ha ordinato la chiusura di un centro di detenzione in cui non sarebbero rispettate le norme sui diritti dei detenuti. Lo riferisce l’emittente Press-Tv, riportando l’annuncio del segretario del Consiglio supremo per la sicurezza nazionale, Said Jalili, che comunque non ha specificato di quale carcere si tratti. Istituita inoltre una commissione con il compito di stendere un rapporto sul trattamento dei prigionieri.
Iraq
Massud Barzani, presidente del Kurdistan iracheno, sarebbe stato riconfermato alla guida della regione autonoma alle elezioni di sabato, con il 70% delle preferenze. Lo rende noto l'agenzia irachena Nina, secondo cui nelle manifestazioni del dopo voto una persona sarebbe morta e altre 11 ferite. Entro mercoledì i risultati ufficiali, mentre sul terreno continuano le violenze: 2 i morti in attacchi contro la polizia.
Iraq: visita a sorpresa di Gates a Baghdad
Dopo essere stato ieri in Israele e in Giordania, oggi il segretario della difesa americano, Robert Gates, si trova a sorpresa in visita a Baghdad. È il secondo esponente dell’amministrazione Obama ad approdare nella capitale irachena, dopo il vice presidente Joe Biden che ha trascorso la festa dell’indipendenza americana, il 4 luglio scorso, con le truppe americane in Iraq. In agenda per Gates, l’incontro con il premier iracheno Nuri al-Maliki e con il ministro della Difesa Abdul Qader Jassim. Inoltre visiterà la regione autonoma del Kurdistan, dove sabato scorso si sono svolte le elezioni legislative e presidenziali.
Influenza H1N1
Continua l’espansione del virus dell’influenza A. In Thailandia è nato un bambino contagiato dal virus H1N1, mentre era ancora nell’utero materno. La madre è in gravi condizioni, mentre il figlio sta bene. Lo hanno reso noto oggi le autorità thailandesi. Nel Paese, secondo i dati risalenti al 22 luglio, sono 44 le persone morte per aver contratto il virus. Oltre 6.700 i contagiati, il numero più altro nel Sudest asiatico. A livello mondiale, sono quasi 4 mila i nuovi casi registrati nelle ultime ore, 163 mila in totale. Le vittime sono 998, secondo gli ultimi dati forniti dal Centro europeo per il controllo delle malattie. Per l’Organizzazione Mondiale della Sanità il virus ha ormai raggiunto anche le località di vacanza più esclusive come le Seychelles, le isole Turks e Caicos, le Antille olandesi, le Tonga e l'isola francese di Reunion.
Nigeria
È di almeno 150 morti il bilancio delle vittime della sommossa scatenata nelle ultime 48 ore nel nord del Paese. Formazioni di matrice islamica intergralista hanno attaccato posti di polizia e cittadini inermi. Il bilancio della Bbc online contrasta con quello della polizia, che conta 55 vittime. I membri della setta integralista, noti con l’appellativo “talebani nigeriani”, mirano ad imporre la legge islamica in tutto il Paese.
Birmania
E’ prevista per venerdì prossimo la sentenza del processo contro la leader dell’opposizione birmana, Aung San Suu Kyi, che rischia fino a 5 anni di carcere per aver violato gli arresti domiciliari. I suoi avvocati hanno fatto sapere che oggi dovrebbe concludersi il dibattimento, presso il tribunale di Rangoon.
Libano
A dieci giorni dall’incidente avvenuto tra caschi blu della missione Onu nel sud del Libano e la popolazione locale filo-Hezbollah, si aprono prospettive di successo per la missione Unifil, finalizzata al raggiungimento del cessate il fuoco. Sulla situazione ci riferisce il nostro inviato da Nakura, Luca Collodi:
Compito di Unifil è mantenere la cessazione delle ostilità tra Libano e Israele. Le parti sono, infatti, tecnicamente ancora in guerra, spiega il generale Claudio Graziano, comandante della missione internazionale dell’Onu, ricevendoci nel suo quartier generale di Nakura, nel Sud del Libano. Ma l’obiettivo finale resta quello di condurle al cessate-il-fuoco. D’altra parte, ci rendiamo conto – ha proseguito – che in Libano esistono cellule terroristiche concentrate nei campi profughi palestinesi che non vogliono la pace. Solo nella provincia di Tiro, la zona scelta per la missione internazionale dell’Onu, dove opera anche il contingente italiano, vi sono tre campi profughi, il più grande con 25 mila rifugiati palestinesi. Per il generale Graziano, il successo di Unifil è quello – ripete – di far sedere ogni mese allo stesso tavolo israeliani e libanesi, per arrivare alla firma del cessate-il-fuoco, ma anche di aver dato al governo libanese la possibilità di schierare i propri soldati nel Sud per il controllo del territorio dopo molti anni di occupazione. Per stabilizzare la pace, l’Onu punta inoltre sulla cooperazione civile e militare per migliorare le condizioni di vita della popolazione. In questi mesi, il contingente italiano – nel quadro di una campagna di raccolta di aiuti umanitari – ha già distribuito giocattoli per un centinaio di bambini nelle scuole, realizzato un frantoio ad Almaash Shaab, l’unico comune su 58 della provincia di Tiro con sindaco cristiano; consegnato attrezzature sanitarie e medicine alla Caritas di Tiro. Questa sera alle 21, nella base Unifil, si terrà il concerto che celebra il lavoro degli elicotteristi che dal luglio 1979 hanno rappresentato il primo impegno delle forze armate italiane nelle operazioni di pace al di fuori dei confini nazionali.
Guinea Bissau
Si è svolto senza tensioni il ballottaggio per le elezioni presidenziali tra Malam Bacai Sanha e Kumba Yala, entrambi ex presidenti. Il primo turno elettorale si era tenuto nel giugno scorso e Sanha aveva ottenuto la maggioranza relativa. I timori sono invece per le possibili violenze che potrebbero esplodere dopo l’imminente diffusione dei risultati elettorali. Ex colonia portoghese, la Guinea Bissau è uno dei Paesi più poveri dell'Africa, in cui corruzione e narcotraffico costituiscono ormai un male endemico.
India – Pakistan
“Una minaccia alla pace e alla stabilità”. Così il governo del Pakistan ha commentato il varo, da parte dell’India, del suo primo sommergibile a propulsione nucleare. Il sottomarino sarà in grado di lanciare dal mare missili balistici, capaci di portare testate nucleari, a 700 chilometri di distanza. Il portavoce del ministero degliEesteri di Islamabad, Abdul Basit, ha precisato che il Pakistan prenderà adeguate misure per rafforzare la sicurezza, senza entrare in una corsa al riarmo.
Belgio
Un finanziamento di 150 milioni di euro a favore delle piccole e medie imprese. È quanto stabilisce l’accordo siglato dalla Banca Europea per gli investimenti (Bei) e Bnp Paribas Fortis. L’operazione, si legge in una nota, sarà operativa già da questa estate e consentirà di finanziare progetti fino ad un importo di 25 milioni ciascuno, realizzati all’interno dell’Ue e avanzati da imprese con meno di 250 dipendenti. (Panoramica internazionale a cura di Alessandra De Gaetano)
Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIII no. 209
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