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Sommario del 24/07/2009
Il Papa presiede la celebrazione dei Vespri nella Cattedrale di Aosta
◊ Il Papa presiederà oggi pomeriggio la celebrazione dei Vespri nella Cattedrale di Aosta. Saranno presenti circa 400 persone tra sacerdoti, religiosi e laici della diocesi. La Radio Vaticana seguirà in diretta il rito a partire dalle 17.20. Al termine della liturgia, Benedetto XVI saluterà dal sagrato della Cattedrale i fedeli che hanno seguito i Vespri dall’esterno; prima di rientrare a Les Combes, il Pontefice si fermerà a Introd per un breve incontro con gli ospiti della locale Casa di riposo. Per quanto riguarda i Vespri in Cattedrale c’è da sottolineare che si svolgono in coincidenza con l’Anno Anselmiano indetto per il nono centenario della morte di Sant’Anselmo d’Aosta (1109). Per questa occasione il Papa ha scritto due lettere: all’abate primate dei Benedettini Confederati, Dom Nokter Wolf, e al cardinale Giacomo Biffi, suo inviato speciale per le celebrazioni anselmiane. Ascoltiamo in proposito il servizio di Sergio Centofanti.
Benedetto XVI ricorda “la sottile dottrina teologica e filosofica” di Sant’Anselmo che fa di lui un segno di quel “Medioevo pensante” che molti hanno tentato ideologicamente di oscurare. Anselmo, abate e priore del Monastero benedettino di Bec, in Normandia, e poi arcivescovo di Canterbury, è considerato il padre della Scolastica, quel ricco periodo culturale che nelle “scholae” e nelle università del tempo cercava la verità con le ali della ragione e della fede. Celebre la sua “prova ontologica” con cui voleva dimostrare razionalmente l’esistenza di Dio e le contraddizioni dell’ateismo. Il Papa descrive un Anselmo cresciuto tra i monti innevati della Val d’Aosta: Dio gli “appare come ciò di cui non è possibile pensare qualcosa di più grande”; per incontrarlo occorre “salire sul vertice della montagna”. Servono sia la fede, sia la ragione, ma afferma: “se non crederete, non comprenderete”. Benedetto XVI sottolinea il suo insegnamento sul valore inviolabile della coscienza e della libertà della Chiesa che difende contro le ingerenze dei re d’Inghilterra. Per questo è costretto all’esilio come arcivescovo di Canterbury. Anselmo non ha paura di perdere la vita e dice: “preferisco essere in disaccordo con gli uomini piuttosto che, d’accordo con loro, essere in disaccordo con Dio”. Voleva restare monaco per tutta la vita. Non si sentiva adatto né capace di guidare una diocesi. Il suo stile unisce misericordia e fermezza, ma deve affrontare numerose tribolazioni. Il Papa ricorda le parole di Sant’Anselmo in mezzo a tante sofferenze e persecuzioni: “Non conserverò nel cuore alcun rancore per nessuno”.
Benedetto XVI nomina mons. Berloco nunzio in Lussemburgo
◊ Il Santo Padre ha nominato nunzio apostolico in Lussemburgo mons. Giacinto Berloco, arcivescovo titolare di Fidene, nunzio apostolico in Belgio. Mons. Berloco è nato il 31 agosto 1941 ad Altamura, in provincia di Bari. Ordinato sacerdote a 25 anni e consacrato vescovo a 49, è stato nunzio in Venezuela, El Salvador, Costa Rica e Zimbabwe e delegato apostolico in Mozambico.
Stasera, apertura straordinaria dei Musei Vaticani dalle 19 alle 23, con l'ultimo ingresso alle 21.30
◊ Godere di una speciale serata tra la Cappella Sistina e le Stanze di Raffaello, ammirando alcune tra le più straordinarie opere dell’arte mai prodotte dall’uomo. E’ quanto promettono i Musei Vaticani con l’annunciata apertura straordinaria di questa sera. I visitatori che si prenoteranno potranno entrare nei Musei tra le 19 e le ore 23, con l’ultimo ingresso alle ore 21.30. Il percorso tipo includerà, oltre alla Sistina e alle Stanze raffaellesche, il Cortile Ottagono, le Gallerie Superiori dei Musei Vaticani e quelle della Biblioteca Apostolica. In questo servizio, Alessandro De Carolis ripercorre brevemente i 500 anni di storia dei Musei Vaticani:
(musica)
Un provvidenziale colpo di zappa. Quell’eccezionale, ricchissima e variegata raccolta di opere che va sotto il nome di Musei Vaticani deve la sua nascita al colpo sul terreno dato da un contadino che il 14 gennaio 1506 stava lavorando in una vigna romana sul Colle Oppio. Il pezzo di marmo tornito che dopo qualche altro colpo fuoriuscì dalla terra smossa lasciò verosimilmente a bocca aperta l’uomo e più ancora i due emissari che Papa Giulio II mandò a verificare non appena appresa la notizia. Michelangelo Buonarroti e l’architetto e scultore Giuliano da Sangallo videro emergere dalla terra il celebre gruppo marmoreo del Laocoonte, che un mese dopo fu esposto in Vaticano. Quella scultura fece scoccare in Giulio II la scintilla di un’idea poi divenuta un progetto perseguito, con gradi diversi di attenzione e passione, dai successori fino ad oggi: creare in Vaticano degli spazi dove raccogliere capolavori dell’arte da esporre ai visitatori. Da quel primo “Cortile delle Statue”, oggi Cortile Ottagono - che ospita fra l’altro il celeberrimo Apollo del Belvedere - lo scrigno si è arricchito di tesori inestimabili: la Cappella Sistina e le Stanze e la Loggia di Raffaello sono solo le vette rinascimentali di una collezione che ha sia risalito all’indietro la storia dell’arte classica e medievale - come dimostrano il bellissimo Evangelario di Lorsch, squisita miniatura di fattura carolingia, o il “Polittico Stefaneschi” di Giotto - sia percorso i secoli successivi, acquisendo, ordinando ed esponendo innumerevoli esempi di eccellenza artistica.
Il Museo Pio-Clementino del XVIII secolo - dal nome dei Papi Clemente XIV e Pio VI - è il primo esempio di questa precisa volontà culturale. Come lo sono i fregi, i sarcofagi e le sculture esposte nel Museo Chiaramonti voluto da Pio VII, o il Museo Etrusco, ricco di reperti provenienti dagli scavi dell'Etruria, o il Museo Egizio che riporta il visitatore indietro di millenni tra papiri e mummie, entrambi sorti per desiderio di Gregorio XVI. Tra i meno conosciuti eppure ricco di grande fascino è il Museo Missionario Etnologico, fondato da Pio XI, che stipa oggetti e opere d’arte dei cinque continenti, donati ai Papi o portati da missionari, e che racconta storie e usi di civiltà, alcune addirittura scomparse, dall’Africa, alla Cina, all’Oceania. Sempre a Pio XI si deve la creazione della Pinacoteca Vaticana, che riunisce tele di Michelangelo, Raffaello, Caravaggio, Leonardo da Vinci, assieme a ceramiche e arazzi. Ma anche l’arte cristiana antica o quella esposta nel Museo Profano Lateranense - con statue, bassorilievi, mosaici di età romana - sono altri “pezzi” di questo infinito complesso di stanze, cappelle, gallerie, palazzi, ulteriormente completato da ambienti nei quali gli occhi dei visitatori possono posarsi su antichissime carte geografiche o su monete che hanno fatto la storia della numismatica, per arrivare ai cimeli militari, alle carrozze e alle auto pontificie. Una realtà da decine di migliaia di visitatori al giorno, quasi cinque milioni all’anno che - osservò nel 2006 Benedetto XVI, anno del 500° anniversario dei musei - “hanno modo di ‘immergersi’ in un concentrato di ‘teologia per immagini’”, di sostare in un “santuario di arte e di fede”. Tutto grazie a un fortuito, benedetto, colpo di zappa.
(musica)
Oggi su "L'Osservatore Romano"
◊ In prima pagina, Pierluigi Natalia sul tema della protezione dei civili nei conflitti.
Caput mundi anche nella carità; genesi e natura del tessuto urbano di Roma cristiana: in cultura, Margherita Cecchelli sulla diaconia nell'antichità cristiana.
Simone Venturini recensisce il volume di Antonio Pitta “Paolo, la Scrittura e la Legge. Antiche e nuove prospettive”.
A Zonderwater il carcere non faceva paura: l’introduzione di Gianpaolo Romanato al libro “Veneti in Sud Africa” di Alessandra Berto e Lorenzo Carlesso.
Dalla Francia all’Inghilterra bucando un muro di nebbia: Maria Maggi ricorda la storica trasvolata della Manica, cent’anni fa, di Louis Blériot.
Osiride e lo sguardo che salva: il saggio di Massimiliana Pozzi Battaglia nel catologo della mostra, a Trento, “Egitto mai visto”.
La notizia della scoperta di due inediti di Mozart.
Nell’informazione religiosa, Nicola Gori intervista l’arcivescovo Cyril Vasil’, segretario della Congregazione per le Chiese Orientali.
Non spaventa in Vaticano l’influenza suina: Mario Ponzi a colloquio con Giovanni Rocchi, direttore del Servizio Sanità e Igiene dello Stato della Città del Vaticano.
Usa: dibattito acceso sulla riforma sanitaria. La posizione della Chiesa
◊ E’ sempre più acceso il dibattito sulla riforma sanitaria negli Stati Uniti. La riforma del sistema sanitario – ha detto nei giorni scorsi il presidente Barack Obama - è centrale per l’economia statunitense e per uscire dalla crisi. I vescovi statunitensi, da parte loro, hanno sottolineato che “una sana riforma sanitaria che rispetti la vita e la dignità di tutti è un imperativo morale”. Ascoltiamo Cathy Sailey, direttore per lo sviluppo sociale del dipartimento di giustizia, pace e sviluppo sociale della Conferenza episcopale degli Stati Uniti. L'intervista è di Emer McCarthy, della redazione inglese della nostra emittente:
R. – There’s actually consensus among everybody that the Health Care System needs …
In questo momento tutti sono d’accordo sul principio che il sistema sanitario debba essere riformato ma è anche vero che il consenso si ferma a questo punto. Ora si tratta di considerare come ci si arriva alla riforma e chi sarà tutelato: questo è l’oggetto del dibattito. Poi ci si chiede come pagarlo: non stiamo parlando di miliardi di dollari, ma di migliaia di miliardi di dollari. Sono queste le cifre di cui si parla oggi! I vescovi, in un loro comunicato, hanno detto che è necessario creare un sistema con un finanziamento trasparente, in modo che i costi possano essere suddivisi equamente e in maniera trasparente tra i contribuenti, che si tratti di fornitori di servizi, ospedali, pazienti, utenti, compagnie assicurative o del governo stesso. Ciascuno ha il proprio ruolo, ma tutto deve avvenire con giustizia. C’è un grande dibattito, perfino tra gli stessi Democratici, sulla domanda: come si pagherà, questa riforma?
D. – Un altro aspetto è quello dei poveri e degli immigrati regolarizzati …
R. – Right now, there is a five-year bar on legally present immigrants …
Attualmente, esiste un divieto di accesso all’assistenza medica di cinque anni per gli immigrati presenti legalmente negli Stati Uniti. Questo rientra nel programma per i poveri. I vescovi sostengono l’assistenza medica per tutti, indipendentemente dal fatto che qualcuno sia qui con lo status di legalità o senza, indipendentemente dal fatto che essi lavorino o no, e dal luogo dove sono nati … Invece la realtà politica ci dice che ottenere copertura per immigranti clandestini è pressoché impossibile. Però si deve ottenere almeno una copertura medica per gli immigrati legali, che vivono la stessa realtà dei cittadini americani: pagano le tasse, hanno i documenti in regola e via dicendo. Si deve almeno creare un via libera per coloro che sono qui legalmente.
D. – Un altro ambito nel quale c’è dissenso è ovviamente quello dell’eventualità che i fondi provenienti dalle tasse possano essere utilizzati per finanziare gli aborti. Qual è la posizione a questo proposito nell’attuale dibattito sulla riforma del sistema sanitario nazionale?
R. – It’s a contentious issue. In the United States, of course, abortion is legal …
Questo è un argomento controverso. E’ noto che, negli Stati Uniti, l’aborto è legale. In questo momento e con la legislazione attuale, negli Stati Uniti, ci sono due leggi in particolare: una si chiama “Hyde Amendment” e vieta il finanziamento pubblico dell’aborto in tutti i maggiori programmi sanitari. E questo ha trovato consenso negli Stati Uniti: pur essendo legale, l’aborto non può essere finanziato con fondi pubblici, non si possono costringere i contribuenti a pagare per l’aborto di qualcun altro. Poi, dal 2004, abbiamo anche il “Welden Amendment” che introduce l’obiezione di coscienza ai fornitori di servizi, alle organizzazioni, agli ospedali o anche agli individui, come ai medici. Fa sì che non possano essere discriminati per il fatto di rifiutarsi di eseguire un aborto: ci aspettiamo che queste leggi possano essere inglobate nel pacchetto-sanità e che nessun fornitore di servizi possa essere obbligato a eseguire aborti o pagare per essi.
Iraq: elezioni in Kurdistan
◊ Il Kurdistan iracheno al voto per le elezioni legislative e presidenziali. Una consultazione particolarmente importante nel contesto in cui si trova il Paese in ragione delle ricchezze energetiche della regione, che la rendono crocevia di interessi internazionali. Le consultazioni legislative vedono contrapposti oltre 500 candidati sparsi in una ventina di liste in corsa per 111 seggi totali. Undici sono riservati alle minoranze turcomanna e cristiana e 37 a deputati donne. Dalle previsioni degli analisti a risultare favoriti sono i candidati dell’alleanza tra il partito dell’attuale presidente regionale Massud Barzani e la formazione del presidente della Repubblica irachena Talabani. Stefano Leszczynski ha intervistato don Renato Sacco, di Pax Christi da poco rientrato dall’Iraq:
R. – Sicuramente sono elezioni importanti in uno dei posti più “caldi” del mondo perché è una delle zone più ricche di petrolio. Mi sembra che lo stesso presidente del Kurdistan abbia detto riferendosi a questa zona di sperare che diventi la nuova Dubai. C'è un boom economico molto forte. Sono stato nella regione nel mese di giugno e la situazione è apparentemente di un boom economico con segni visibilissimi nell’edilizia, nelle strade. I curdi si fanno forti dicendo di essere in grado di garantire la sicurezza. Molti cristiani, fuggiti da Mossul e da Baghdad, si trovano lì ma è una zona molto calda perché bisogna decidere il futuro.
D. – Il Kurdistan è un’area dell’Iraq che presenta un po’ un paradosso per il suo carattere semiautonomo. Una situazione che l’ha resa forse relativamente più tranquilla rispetto alle altre aree del Paese dal punto di vista della sicurezza ma dove le tensioni, soprattutto nei confronti delle minoranze, sono molto forti. Sorprende ancora di più perché esercitate da una parte del Paese che era a sua volta minoranza...
R. - Forse da una parte è un po’ una rivalsa. Loro hanno subito molto con Saddam e adesso dimostrano di aver alzato la testa, di essere capaci di gestire questo e di proclamarsi di fatto già autonomi. Credo che ci sia anche un grosso nodo importante: la prospettiva di balcanizzare l’Iraq, cioè di dividerlo in tre Stati. Molti spingono in questa direzione. E’ importante ricordare come tutta la Chiesa caldea, ma non solo, spinga perchè l’Iraq resti unito. Gli appelli che arrivano - l’ ho potuto constatare recandomi in Iraq - non sono concordanti. Se si va verso una divisione da una parte ci perde la qualità della convivenza, dall’altra ci perdono le minoranze. Di fronte ad una spartizione di tre Stati la domanda è: i cristiani dove vivranno?
D. – Ricordiamo che questi cristiani sono a tutti gli effetti iracheni che hanno sempre dato un forte contributo al Paese...
R. - Proprio il patriarca Delly, salutandomi nel mese di giugno, mi diceva: non chiedermi come stanno i cristiani, chiedimi come sta la gente dell’Iraq. Perché, di fatto, i cristiani sono iracheni e vivono le fatiche le sofferenze di tutti gli iracheni. Certo in questi giorni con i vari attentati, ancora di più, pagano il conto. Credo sia importante, anche da parte dell’Occidente, guardare verso quella realtà non da un punto di vista distaccato, soffermandosi sul business economico, sul petrolio e le ricchezze, ma con un’attenzione molto umana. Come anche il Papa ricordava ai grandi del G8, bisogna mettere le persone al centro e non gli affari.
Benessere negato dai Paesi ricchi ai figli di immigrati
◊ La mancanza di programmi di integrazione specifici e di una corretta conoscenza del fenomeno sono alla base del difficile raggiungimento del benessere dei figli di immigrati nei Paesi ricchi. Lo dimostrano gli studi condotti dal centro di ricerca Innocenti dell’Unicef e presentati oggi a Firenze in collaborazione con l’Istituto degli Innocenti. Il servizio di Francesca Sabatinelli:
I bambini di famiglie immigrate nei Paesi ricchi vivono forti condizioni di svantaggio e disagio rispetto ai minori figli di nazionali. I risultati della ricerca dell’Unicef, pur non essendo ancora completi, mostrano alcune tendenze generali delle quali non si può non tenere conto, partendo ad esempio dal fatto che il numero di bambini nelle famiglie immigrate sta aumentando rapidamente in tutti i Paesi sviluppati, la loro importanza percentuale nella popolazione dei bambini e degli adolescenti in questi Paesi è sempre più grande. A testimoniare la difficoltà di questi ragazzi sono vari indicatori inclusi quelli di salute, di istruzione, di povertà e di inclusione nel mercato del lavoro. Donald Hernandez docente dell’università statunitense di Albany è il coordinatore dello studio:
“La maggior parte dei bambini, delle famiglie immigrate sono nati in realtà nei Paesi di immigrazione. Rappresentano un punto di forza e, allo stesso tempo, riportano i valori della famiglia nelle loro terre di adozione. Incontrano poi numerose difficoltà sociali e svantaggi economici nel momento in cui cercano di emergere nelle aree in cui vivono”.
In Italia la situazione non è migliore, e mostra caratteristiche distinte: prima di tutto l’aumento di questi minori è stato molto più forte che negli altri Paesi, arrivando in dieci anni a quadruplicarsi. Anche in Italia grande è il problema dell’accesso all’istruzione, nella fascia che va dai 15 ai 21 anni solo il 25% prosegue gli studi oltre la scuola dell’obbligo. La ricerca ci mostra inoltre come siano necessari studi più approfonditi rispetto a quelli finora effettuati, anche a causa della frammentazione delle comunità straniere. Letizia Mencarini, professore associato di demografia all’università di Torino, ha collaborato alla ricerca presentata oggi:
“In Italia abbiamo veramente un arcobaleno di provenienze e questa è la forza – ma al tempo stesso anche la debolezza – dell’immigrazione italiana. Da una parte previene il fenomeno di ghettizzazione ma dall’altra vuole anche dire che se si vuole far fronte alla socializzazione di questi bambini bisogna pensare, per esempio, che le prime dieci nazionalità di provenienza fanno capo a dieci lingue diverse. E’ ovvio che questo, nell’integrazione scolastica, porta maggiori problemi perché hanno dei percorsi scolastici diversi, i quali portano spesso a delle professioni più basse - anche se ancora non si vede molto nel nostro sistema scolastico perché si stanno affacciando proprio adesso – e quindi è questa la sfida principale: sostenere queste famiglie nelle loro condizioni economiche ma sostenere anche poi l’integrazione e lo sviluppo dell’istruzione di questi giovani che probabilmente continueranno a vivere nel nostro Paese”.
70 anni fa la lettera dell’ebreo americano Celler sull’impegno della Chiesa e di Pio XII per la pace
◊ Da numerosi documenti relativi al drammatico periodo della Seconda Guerra Mondiale emerge il prezioso contributo della Chiesa e di Papa Pio XII in favore della pace. Tra questi è emblematica, ad esempio, la lettera scritta 70 anni fa, il 24 luglio del 1939, da Emanuel Celler, membro del Congresso statunitense e rappresentante della comunità ebraica di New York. Nel documento, ricevuto dall’allora segretario di Stato americano Cordell Hull, si sottolineano, in particolare, l’importanza della religione “nel preservare la democrazia contro le spietate incursioni di fascismo, nazismo e comunismo” e l’alto valore posto dalla Santa Sede “nella giustizia e nella carità”. Su questo prezioso documento si sofferma al microfono di Amedeo Lomonaco, il vicedirettore dell’istituto Teologico salesiano “Ratisbonne” di Gerusalemme, don Giovanni Caputa, segretario della delegazione vaticana nella Commissione bilaterale Santa Sede-Israele:
R. – Si tratta di una lunga lettera scritta per perorare il ristabilimento delle relazioni diplomatiche tra Santa Sede e Stati Uniti. Le relazioni furono stabilite per la prima volta il 15 dicembre del 1784. Poi con la presa di Roma, avvenuta nel 1870, le cose cambiarono e ci fu un’interruzione. Tale interruzione delle relazioni diplomatiche tra Santa Sede e Stati Uniti era ancora in corso quando Celler decise di scrivere questa lettera.
D. – Una delle sottolineature della lettera riguarda l’impegno della Chiesa per la pace e la giustizia…
R. – Celler dice che in tutti i tempi la Chiesa cattolica si è battuta per la difesa dei valori della libertà e si è dimostrata amica delle democrazie. Aggiunge anche che in anni in cui le ideologie del fascismo, del nazismo e del comunismo sgretolano questi valori umani, è indispensabile che si uniscano tutti i fautori di questi stessi valori.
D. – Un altro aspetto preso in esame nel documento riguarda la posizione assunta dai pontefici, nel corso dei secoli, nei confronti degli ebrei…
R. – Celler parte da molto lontano, sottolineando che l’antisemitismo non è mai stato condiviso dai rappresentanti della Chiesa cattolica.
D. – Nell’ultima parte della lettera si ricorda poi che Papa Pio XII si è adoperato per la pace tra le nazioni, una pace basata sulla giustizia e la carità…
R. – Celler scrive: “Pio XII si sta attivando per portare la pace in un mondo minacciato dalla guerra. Egli ci ha teso una mano d’amicizia. Afferriamola e ristabiliamo quindi le relazioni diplomatiche”. La lettera finisce così.
D. – Ci troviamo dunque di fronte ad un documento scritto 70 anni fa ma con spunti ancora molto attuali. Un ristabilimento delle relazioni - si legge tra l’altro nella lettera - servirebbe a ricordare al mondo che l’intolleranza, l’odio religioso e il fanatismo non possono attecchire…
R. – Il contesto oggi è molto diverso. Grazie a Dio non siamo più in tempo di guerra, benché si profilino alcune minacce all’orizzonte. Ma il principio che la Santa Sede ha sempre sostenuto, in particolare tramite la diplomazia vaticana, rimane quello di convincere i responsabili delle nazioni sul fatto che con la guerra non si guadagna niente. Si rischia, invece, di perdere tutto. Con pazienti trattative – basate sul rispetto della giustizia – si possono salvare i valori, patrimoni che tutti i popoli hanno il diritto di vedere affermati.
Italia: consumo di droga in crescita. Riappare l'eroina
◊ Oltre un milione di italiani entro il 2012 consumerà droghe. E’ l’allarme lanciato dal laboratorio previsionale sulle dipendenze della Lombardia diretto dal prof. Riccardo Gatti. Allarmante, sottolinea, è il ritorno dell’eroina tra i giovanissimi e il prezzo delle sostanze stupefacenti in netto calo. Massimiliano Menichetti lo ha intervistato:
R. – Quello che viene fuori, dai nostri dati, è innanzitutto l’abbassamento progressivo del prezzo di tutte le droghe salvo cannabinoidi – quindi hashish e marijuana – perché c’è una grande domanda. In generale stiamo assistendo ad un consolidamento di una strategia di mercato in cui i prezzi sono bassi perché si mira al largo consumo. In questo senso, si sta anche sdoganando il concetto di droga in sé.
D. – Le droghe sono a basso costo: 13 euro per una dose di cocaina, sottolineate, fa saltare la percezione della pericolosità e le inserisce in un sistema di mercato. Ribadite anche che è previsto un aumento del 40%, nei prossimi tre anni, del consumo di eroina…
R. – Torna proprio con i ragazzi più giovani: l’eroina si fuma e quindi diventa “easy”, diventa una droga come un’altra, a basso principio attivo e sembra molto maneggevole. Quello di cui non ci si accorge è che c’è bisogno di aumentare la dose per avere lo stesso effetto e questo porta molto rapidamente a situazioni di dipendenza.
D. – C’è ancora chi sostiene esistano droghe pesanti e droghe leggere. E’ così?
R. – Credo che ormai la distinzione tra doghe leggere e pesanti sia soprattutto nella testa di una fascia generazionale di persone che, attraverso questa distinzione, ha giustificato alcuni consumi e ne hanno condannati altri. Se però andiamo al livello dei più giovani, questa distinzione non è vera così come probabilmente non è vera a livello scientifico.
D. – Perché si ricorre alle droghe?
R. – Credo che in questo momento, nella maggior parte dei casi, si ricorra a droghe perché è stata creata la necessità di acquistare, di fatto, un bene di consumo. Purtroppo noi addestriamo i bambini a questo tipo di percorso, perché le tante televisioni commerciali che oggi si rivolgono direttamente ai bambini li crescono già come generatori di consumi degli adulti. Per cui, quando loro iniziano a crescere, costruiscono l’equivalenza che il buon cittadino è un buon consumatore e il buon consumatore è quello che ha i bisogni e i bisogni sono quelli che ti dà il marketing e rispondi acquistando le cose che ti viene detto di acquistare. Il fatto è che il mercato della droga si è perfettamente inserito in questo trend e rispetto allo stile di vita che ti costruisci ti propone anche le sostanze che devi consumare. A questo punto il consumo diventa automatico.
D. – Lei dice che nel mondo delle droghe è subentrata la logica del “supermercato”: si riempie il carrello perché condizionati da logiche di marketing. Come s’interrompe questo circolo vizioso?
R. – Bisogna formare gli educatori che vanno dall’ambiente della scuola a quello degli insegnanti, delle parrocchie, del mondo del lavoro ecc. Bisogna anche che gli educatori agiscano in modo positivo sulla crescita delle persone: sviluppare spirito critico in loro stessi e nei più giovani, dando loro strumenti per operare delle scelte coerenti.
Orissa: il 23 agosto Giornata di "Pace e Armonia"
◊ Una giornata “per la pace e l’armonia” in Orissa a un anno esatto dall’assassinio dello Swami Lakhmananda Saraswati, che ha scatenato le persecuzioni contro i cristiani. È l’iniziativa lanciata da mons. Rapahel Cheenath, arcivescovo di Cuttack-Bhubaneswar, da Swarupananda Patra, presidente del Forum per le minoranze in Orissa e da Bibhudata Das, portavoce di Utkal Christian Council, in programma il 23 agosto 2009. In un comunicato congiunto ripreso dall'agenzia AsiaNews, i firmatari spiegano che “la pace e l’armonia sono state spezzate dall’orribile omicidio” dello Swami e dei suoi discepoli, in seguito al quale sono esplose “violenze contro uomini, donne e bambini a Kandhamal e in tutta l’Orissa”. “I criminali – affermano – hanno macchiato l’immagine dell’Orissa e dell’India agli occhi della comunità internazionale”. I cristiani indiani “aspettano con pazienza che i veri colpevoli siano puniti in base alla legge”, ma è altrettanto importante che “simili eventi non abbiano a ripetersi”. “Per questo – proseguono – è necessario indire il 23 agosto 2009 come giorno di ‘Pace e Armonia’, perché i piani diabolici dei ‘criminali’ di dividere la società su basi religiose siano fermati”. Per sradicare “questa campagna di odio e violenza” dalla “pacifica Orissa”, la comunità cristiana e i rappresentanti delle minoranze propongono un piano in sette punti: indire il 23 agosto 2009 quale giornata di “Pace e Armonia” e ricordare l’assassinio dello Swami, dei discepoli e di moltissime persone innocenti; richiamare la società civile al valore “dell’unità”, per combattere i piani dei “criminali” che promuovono “discordia e divisioni”; invitare il governo dello Stato dell’Orissa e il governo centrale a “indire il giorno quale festa per la pace e l’armonia”; estendere tale richiesta “anche alle Nazioni Unite”, perché venga osservato in tutto il mondo; invitare la comunità internazionale a partecipare alle celebrazioni come “segno di solidarietà e in memoria delle vittime a Kandhamal”; invitare governo statale e centrale a garantire la “necessaria sicurezza” alle minoranze religiose; estendere la protezione e la sicurezza “anche agli Swami, ai loro discepoli e agli Ashram”, perché le violenze contro i leader indù sono utilizzare come pretesto dai “Criminali” per colpire le minoranze religiose. (R.P.)
India: nel Karnataka i cristiani che pregano finiscono in prigione
◊ I cristiani indiani non sono in pericolo soltanto in Orissa. Gli attentati e le persecuzioni contro la comunità cristiana, racconta l’Osservatore Romano, hanno contagiato anche il Karnataka, dove i luoghi di culto sono sotto attacco e religiosi o laici vengono arrestati perché sorpresi a pregare. Il Global Council of Indian Christians ha denunciato in una lettera inviata alle autorità governative che “i cristiani sono circa il 2,4% della popolazione e sono sempre più al servizio dei più di poveri e bisognosi nel nostro Paese”. I cristiani in Karnataka sono in prima linea nell’assistenza ai malati di Aids e nell’alfabetizzazione. Eppure “sono spesso dipinti come detrattori o stranieri nocivi al Paese”. Le organizzazioni estremiste indù accusano la comunità cristiana di “proselitismo forzato” ai danni della popolazione e hanno chiesto al governo locale l’approvazione di una legge “per evitare che indù innocenti si convertano ad altre religioni”. Intanto nei giorni scorsi a Mulaykatta, nel distretto di Shimoga, un pastore pentacostale e due donne anziane che cooperano alla sua missione sono finiti in carcere per una notte con proprio con l’accusa di proselitismo. I tre stavano pregando insieme con altri all’interno della casa in cui la polizia ha fatto irruzione. A Bangalore invece sono stati arrestati quattro evangelici. Anche loro stavano pregando in un’abitazione privata. (V.F.)
Nepal: i giovani leader religiosi chiedono il disarmo mondiale
◊ Nel mondo si spendono miliardi di dollari per le armi e la proliferazione degli armamenti atomici è una minaccia per le aree di tensione. Ne hanno discusso a Kathmandu i giovani leader religiosi di tutto il mondo che si sono ritrovati in Nepal per il summit internazionale sul disarmo e la sicurezza organizzato dalla Conferenza mondiale religioni per la pace, l’organizzazione interreligiosa accreditata all’Onu. Al summit hanno partecipato un centinaio di leader religiosi e civili nepalesi e circa 50 rappresentanti di 25 Paesi, fra i quali anche l’Afghanistan, Pakistan, Israele e Sri Lanka. “Sul nostro pianeta muoiono un migliaio di persone a causa di ordigni – hanno scritto gli organizzatori -. Le spese militari nel 2008 hanno raggiunto la cifra record di 1.464 miliardi di dollari, mentre l’economia mondiale è in crisi e la maggior parte della popolazione del pianeta vive in condizioni di estrema povertà”. Tra i soldi spesi per le armi, soltanto 400 milioni riguardano il commercio legale, mentre tutto il resto rappresenta il miliardario giro di affari dei traffici illegali di armamenti. Agli incontri hanno preso parte l’ex direttore generale dell’Unicef, Kul C. Gautman, il direttore del Centro regionale delle Nazioni Unite per la Pace e il Disarmo in Asia e nel Pacifico; Taijiro Kimura, il reverendo Kyoichi Sugino, della Conferenza Mondiale Religioni per la Pace, e la coordinatrice internazionale del Global Youth Network di Religions for Peace, Stellamaris Mulaeh. Il presidente nepalese, Ram Baran aprendo il summit ha detto che è necessario “affidarsi alle potenzialità delle religioni del mondo per far fronte alla violenza del messaggio di pace, di amore e di compassione, in particolare fra i giovani del pianeti”. Della “potenzialità di trasformazione sociale positiva insita nelle religioni” ha parlato anche il reverendo Kyoichi Sugino, che ha sottolineato il ruolo dei giovani e il valore aggiunto della cooperazione multireligiosa sul disarmo, lo sviluppo e la pace. “I giovani – ha detto Kul Gautman – sono l’anima della società e hanno un ruolo essenziale da svolgere nel passaggio da una società basata sulla violenza a una basata sulla pace”. (V.F.)
"Ti perdono": queste le ultime parole del sacerdote assassinato a Cuba
◊ Padre Isidro Hoyos, sacerdote che esercita il suo ministero a Cuba e amico di padre Mariano Arroyo ucciso pochi giorni fa alla periferia di L'Avana, ha rivelato che le ultime parole del sacerdote prima di morire, secondo quanto confessato dal suo presunto assassino, sono state: “Ti perdono”. Padre Hoyos lo ha affermato in un'intervista concessa al "Diario Montañés" di Santander (Spagna), località in cui si trova per un periodo di riposo. Il 13 luglio scorso, la polizia cubana ha rinvenuto all'Avana il cadavere di padre Arroyo nella sua casa. Era stato pugnalato e presentava bruciature su alcune parti del corpo. Appena quattro mesi prima, un altro sacerdote spagnolo compagno di entrambi, Eduardo de la Fuente, era stato ucciso nella stessa città. Padre Hoyos si è recato a Cuba spinto da padre Arroyo nel 2000, e svolge il suo apostolato in una “città-dormitorio” di 100.000 abitanti in cui la sua è l'unica parrocchia. “E' una casetta con un cortile, un granello di sabbia. Di domenica ci sono le celebrazioni, alle quali assistono circa 300 persone. E' poco, ma prima non c'era nulla”. Per lui non è difficile essere sacerdote all'Avana: “La gente ti tratta molto bene. Non ero abituato all'adorazione della figura del sacerdote. I cubani hanno una grande rispetto nei confronti del sacro”. Il presbitero - riferisce l'agenzia Zenit - è d'accordo sul fatto che la morte di padre Arroyo e quella di padre de la Fuente non siano collegate, e che l'ultimo assassinio sia stato provocato da un tentativo di furto. Padre Hoyos tornerà all'Avana il 28 agosto e afferma di non aver paura: “Non credo che si tratti di una catena senza fine. Ho un impegno con quelle persone e lo rispetterò. Mi sembrerebbe una codardia non tornare. Non dico che sia necessario, ma sento il dovere di farlo”. (R.P.)
Cina: ora le autorità chiedono alle famiglie di fare più figli
◊ La popolazione di Shanghai invecchia con troppa rapidità. Così le autorità lanciano una campagna di “sensibilizzazione” diretta alle coppie autorizzate a fare il secondo figlio. Xie Lingli, capo della Commissione di Shanghai per la popolazione e la pianificazione familiare, spiega al semiufficiale China Daily che si vuole così “ridurre la percentuale della popolazione anziana e alleviare la scarsità di forza lavoro nel futuro”. Shanghai, maggiore città cinese, ha 3 milioni di residenti registrati sopra i 60 anni, circa il 22% della popolazione, e si prevede che siano il 34% entro il 2020. Per il 2050 il Centro Usa per gli studi strategici e internazionali prevede oltre 438 milioni di cinesi oltre i 60 anni e 100 milioni oltre gli 80. Ora ci sono 1,6 persone in età lavorativa ogni anziano oltre i 60 anni, mentre la proporzione nel 1975 era di 7,7. In Cina - riferisce l'agenzia AsiaNews - dagli anni ’70 ogni coppia può avere solo un figlio, a pena di gravi sanzioni. Possono averne due i residenti rurali che hanno avuto una bambina e le minoranze etniche, ma anche le coppie che siano entrambi figli unici. La campagna di sensibilizzazione si rivolge a queste ultime e prevede anche un sostegno statale psicologico e finanziario. La politica del figlio-unico è sempre stata molto criticata per le conseguenze sociali e psicologiche. Ora Xie ammette che “il crescente numero di anziani creerà pressioni sulle giovani generazioni e sulla società. Dobbiamo risolvere il problema, anche se questo non significa che sarà riveduta la politica di pianificazione familiare” All’inizio del 2009 un dirigente della Commissione ha ammesso che oltre i due terzi della donne preferirebbe avere due figli o più. (R.P.)
Iraq: saranno le trincee a proteggere i cristiani
◊ In Iraq i cristiani rischiano ogni giorno la vita. E per paura di attacchi e ritorsioni finiscono per scappare. Dopo gli attentati a Baghdad e Mosul, che avevano nel mirino la minoranza cristiana, il governo iracheno ha messo a punto una sorta di “pacchetto sicurezza” degno di una guerra, con trincee comprese. “Al ministro dell’Interno è stato chiesto di supervisionare e seguire la protezione delle chiese e di altri luoghi di culto cristiani a Baghdad e in altre province”, ha spiegato in un comunicato il sottosegretario agli interni, il generale Ahmed Abu-Righeef, citato dall’agenzia stampa Irin del Coordinamento dell’Onu per gli affari umanitari. Nella provincia di Ninive, più volte colpita dagli attentati, il responsabile del comitato provinciale di sicurezza e di difesa, Abdul-Raheem al Shimari, ha annunciato che attorno alle città di Talikaif e Hamdaniya saranno scavati fossati larghi mezzo metro per impedire alle autobomba di entrare in città per saltare in aria. All’ingresso delle città i cancelli filtreranno gli ingressi. Le misure di sicurezza potrebbero essere allargate anche ai villaggi cristiani più sperduti della Piana e sarà istituita una forza speciale per proteggere le chiese durante le vacanze estive. Nel frattempo sarà rafforzata l’intelligence nel tentativo di prevenire gli attacchi terroristici. Non è la prima volta che si pensa alle trincee come all’ultima risorsa per proteggere gli abitanti dagli attentatori: nel 2006 fu pianificato lo scavo di fossati per proteggere Baghdad, ma poi gli sforzi furono concentrati sulla controffensiva militare. L’arcivescovo di Baghdad, mons. Jean Benjamin Sleiman, ha denunciato che in Iraq sono rimasti soltanto circa 800.000 cristiani. Si stima che dal 2003 almeno la metà della popolazione cristiana irachena abbia abbandonato il Paese. (V.F.)
La Caritas in veritate accolta con grande interesse negli Stati Uniti
◊ Negli Stati Uniti ad oltre due settimane dalla sua pubblicazione la “Caritas in veritate” continua ancora ad interessare la stampa. Gli articoli d’analisi, i commenti e le opinioni superano di gran lunga i 1800 testi, quasi tutti consultabili sul web, molti dei quali di pregevole fattura. La stampa statunitense è forse quella che più spazio ha dedicato alla terza enciclica di Benedetto XVI, e non solo sulle testate nazionali ma anche su quelle locali. Il contributo al dibattito da parte dei laici, economisti, esperti in scienze sociali, storici, teologi, docenti, è notevole e tranne gli aspetti polemici - quasi tutti legati alle critiche di George Weigel apparse sul National Review, il quale ritiene il documento pontificio un “ibrido” poiché intriso di elementi “terzomondisti” - la stragrande maggioranza invece sottolinea l’impostazione di fondo: la questione sociale vista, analizzata e proposta come una questione antropologica integrale dalla quale scaturiscono le risposte morali, culturali, spirituali, che si articolano attorno al concetto di persona riferita al Creatore. Solo la persona, la cui identità va percepita alla luce della ragione e della fede, che si integrano e complementano a vicenda, può permettere di affrontare le grandi, urgenti e gravi questioni dello sviluppo, evitando così le falsità, i miti e le devianze dei processi economici. (nn.75 e 78). Paradossalmente nel “Paese del capitalismo per antonomasia” pochi, e forse nessuno, ha letto l’enciclica, come si è fatto in altri Paesi, come “giudizio” sui meccanismi e le regole di questo sistema. "Il pensiero del Papa non rientra nelle categorie del capitalismo o del socialismo né può essere annoverato tra Repubblicani e Democratici" osserva Ross Douthat su The New York Times, del 12 luglio. Fin dalle prime analisi si è percepito subito che il Papa voleva andare oltre: verso “una nuova progettualità economica che ridisegni lo sviluppo in maniera globale, basandosi sul fondamento etico della responsabilità davanti a Dio e all’essere umano come creatura di Dio”, come ha detto Benedetto XVI all’Angelus del 12 luglio. Per molti le riflessioni del Papa sull’assolutismo della tecnica (nn. 68 – 77), che come ha spiegato sempre nello stesso Angelus, “trova la sua massima espressione in talune pratiche contrarie alla vita”, appaiono come il richiamo più originale e forte del documento. Anche l’economia, osservano alcuni analisti, soprattutto se concepita come “attività principe del profitto”, può diventare e spesso diventa solo una “tecnica” (del guadagno) che non solo mortifica la dignità della persona umana, ma comporta effetti deleteri nell’ambito dello sviluppo troncando la sua necessaria integralità. E qui, la citazione appare quasi obbligata e perciò la sottolineatura sulla “concezione materiale e meccanicistica della vita umana”, è presente in molti articoli. Da segnalare, infine, la questione del mercato come uno degli elementi della riflessione del Papa più frequentemente trattati nel dibattito. Leggendo i testi degli articoli, si ha l’impressione di una presa di coscienza, solida e per certi versi anche autocritica, della fine di un’epoca dove il mercato regnava sovrano, senza regole, su ogni cosa; addirittura vi sono opinioni che ritengono che l’enciclica doveva essere ancora più perentoria al riguardo. Samuel Gregg, (Acton Institute), sottolineando l’importanza del rapporto tra mercato ed etica osserva che Benedetto XVI propone non solo una grande verità ma offre anche uno sbocco : un’economia di mercato che getta le sue radici nell’accettazione consapevole di determinati valori morali, alla base del concetto di persona, senza i quali finirà per erodere il bene comune e dunque se stesso(n. 45). Michael Novak - su The Catholic Thing dell'8 luglio - propone in una buona sintesi, dei concetti di fondo dell’enciclica: comunione, dono, carità e verità e aggiunge che questo Benedetto XVI è più che coerente con il giovane sacerdote e poi professor Joseph Ratzinger: la “teologia della comunione” che ci chiama a riflettere nella famiglia delle nazioni, la condivisione trinitaria. (A cura di Luis Badilla)
Sydney ricorda la Gmg di un anno fa
◊ Nel luglio del 2008 migliaia di persone si riunivano attorno al Papa a Sydney per celebrare la Giornata Mondiale della Gioventù. A un anno di distanza l’arcidiocesi australiana ha organizzato un mese di eventi per ricordarla, un “blockbuster July”, un luglio di successo. “Il 20 luglio dell'anno scorso più di 400.000 persone, tra cui 4.000 sacerdoti, 420 Vescovi, 26 Cardinali e un Papa molto felice, si sono riunite per il più grande incontro di giovani, il più grande incontro religioso, il più grande raduno nella storia dell’Australia e dell’Oceania”, ha detto il vescovo ausiliare dell’arcidiocesi, Anthony Fischer, durante l’omelia della messa commemorativa di lunedì, celebrata dal cardinale George Pell, arcivescovo di Sydney. Quella del luglio del 2008, ha ricordato Fischer, è stata “indubbiamente la settimana più felice e più santa nella storia della nostra città, con le strade che vibravano dello spirito di Dio, lo spirito dei giovani, lo spirito dell'amicizia”. Qualcuno, però, allora era un po’ preoccupato: “Dovevamo svolgere il nostro compito e avremmo quindi potuto non ascoltare tutti i messaggi o vedere tutte le grazie. – ha spiegato il vescovo -. Un anniversario è però un’occasione per rivivere, ricordare, ripercorrere”. La Gmg fu seguita da un miliardo di persone in tutto il mondo attraverso la tv e Internet, e anche questa volta la Messa è stata trasmessa in diretta sulla pagina Web dell’arcidiocesi. Per questo luglio un po’ speciale sono stati organizzate conferenze, concerti e tavole rotonde nei pub della città. (V.F.)
I vescovi di Cile e Argentina ricordano la mediazione di pace di Giovanni Paolo II
◊ Il vescovo cileno di Punta Arenas, mons. Bernardo Bastres Florence ed il vescovo argentino di Rios Gallegos, mons. Juan Carlos Romanin, hanno invitato i rispettivi connazionali a “fare memoria” dell’intervento della Chiesa in favore della pace raggiunta 25 anni fa attraverso la mediazione del Servo di Dio Giovanni Paolo II. I presuli hanno firmato la dichiarazione di fronte alle reliquie del fondatore della Congregazione salesiana, San Giovanni Bosco, che dal 25 aprile, e per un periodo di sei anni, percorreranno il mondo. “Ci riuniamo – hanno affermato i vescovi - di fronte alle reliquie di san Giovanni Bosco in ringraziamento per il risultato di un accordo che portò la pace in queste due repubbliche sorelle, quale fu 25 anni fa la firma del Trattato di Pace ed Amicizia tra l’Argentina ed il Cile, come frutto della mediazione del Papa Giovanni Paolo II e del cardinale Antonio Samoré”. “Cile ed Argentina - continuano i Vescovi nella dichiarazione ripresa dall'agenzia Fides - sono due paesi fratelli che pregarono molto tempo per raggiungere un accordo che evitasse l’uso della forza per la risoluzione di un conflitto. La mediazione della Chiesa cattolica ricoprì un ruolo definitivo nella risoluzione della controversia che correva il rischio imminente di trasformarsi in un conflitto bellico”. Allo stesso tempo, i presuli hanno affermato che la firma dell’accordo e l’intervento della Chiesa “è stato un esempio ammirabile di costruzione della pace attraverso la via maestra e sempre attuale del dialogo, che ha come finalità non la supremazia della forza e dell’interesse, ma l’affermazione di una giustizia equanime e solidale, fondamento sicuro e stabile della convivenza tra i Paesi”. Lunedì scorso la città di Rios Gallegos ha accolto le reliquie di san Giovanni Bosco, che insieme all’immagine che le accompagna, sono giunte nella parrocchia di Nostra Signora del Carmine, dove hanno ricevuto il benvenuto della comunità. Il giorno dopo sono state portate presso la cattedrale di Rios Gallegos, dove sono rimaste esposte tutto il giorno per la venerazione dei fedeli. Lì si sono tenute tre celebrazioni della Parola: una per i bambini, un’altra per giovani ed una terza per gli adulti. Nel pomeriggio, davanti ad una moltitudine di fedeli, il vescovo di Santa Cruz, Tierra del Fuego, Antártida e Islas Malvinas, mons. Juan Carlos Romanín, ha presieduto la Messa in onore del patrono della Patagonia davanti alle reliquie di Don Bosco, concelebrata dai sacerdoti della diocesi. Nelle prime ore della mattina di mercoledì 22 luglio le reliquie del Santo hanno continuato il loro viaggio verso le città di Puerto San Julián e Caleta Olivia, sempre nella Provincia di Santa Croce. (R.P.)
La Chiesa di Taiwan offre il servizio religioso agli atleti dei World Games 2009
◊ La diocesi di Kaohsiung ha aperto una “Sala Vaticano” nello spazio che accoglie le esibizioni sportive di 32 tra Paesi e regioni del mondo partecipanti all’VIII edizione dei “The World Games” che si sta svolgendo a Kaohsiung dal 16 luglio e che si concluderà domenica prossima. Secondo le informazioni pervenute all’Agenzia Fides, durante la preparazione dei giochi, le diocesi si sono subito mobilitate in tutti i campi, tra l’altro hanno suggerito alle autorità locali di mettere l’elenco di tutte le chiese nel dépliant ufficiale, con l’orario delle Messe e gli indirizzi. Mons. Peter Liu, vescovo della diocesi di Kaohsiung, ha sollecitato l’attiva partecipazione dei fedeli con lo slogan “la Chiesa cattolica non può mancare a questo Gioco Mondiale”, ed ha invitato il salesiano austriaco don Bernhard Maier, esperto del servizio religioso durante i grandi eventi internazionali, ad occuparsi della formazione e della preparazione dei volontari cattolici. Inoltre il vescovo ha messo a disposizione dei missionari stranieri di madre lingua inglese, francese, italiana, giapponese, coreana e spagnola, per assicurare il servizio religioso agli atleti, mentre i laici che conoscono diverse lingue sono stati impegnati per fare da guida nelle chiese. Il vescovo, i sacerdoti, religiosi/e e laici, sono inoltre presenti nel campo da gioco per distribuire “il manifesto dell’evangelizzazione”. La International World Games Association (IWGA) è l’organizzazione non governativa formata da 32 paesi e regioni del mondo, fondata nel 1981 in Svizzera. The World Games sono organizzati dall’IWGA ogni 4 anni per le discipline sportive non olimpioniche e si tengono l’anno successivo alle Olimpiadi, con lo slogan “Faster, Higher, Stronger”. Fino ad oggi si sono tenute 7 edizioni. Di solito ci sono 35 discipline in gara. L’VIII edizione, che si sta svolgendo a Kaohsiung, vede 4.645 partecipanti, tra cui 3.062 atleti che gareggiano in 26 discipline ufficiali. (R.P.)
Terra Santa: dopo la crisi in ripresa l'afflusso di pellegrini
◊ Il primo semestre 2009 registra un meno 20% nel flusso dei pellegrini in Terra Santa ma ci sono forti segnali di ripresa. Il dato, diffuso recentemente dalla stampa israeliana, è confermato dal Custode di Terra Santa, padre Pierbattista Pizzaballa, anche se con alcuni distinguo: “il segno ‘meno’ in percentuale – spiega all'agenzia Sir - nasce dal confronto dei dati 2009 con quelli del 2008 che è stata un’annata a dir poco eccezionale, irripetibile. Se invece li mettiamo a confronto con quelli degli anni precedenti allora appare chiaro che c’è stata una tenuta. La crisi economica globale ha influito anche sui pellegrinaggi ma viste le prenotazioni per i mesi prossimi, che sono in regime di normalità, a partire da settembre penso di poter di dire che a quel momento la crisi potrebbe essere passata. D’altro canto – aggiunge il Custode – la crisi economica ha indotto alberghi e agenzie a rivedere i prezzi, abbassandoli, allargando di fatto il ventaglio delle offerte per venire incontro alle più diverse esigenze economiche”. (R.P.)
Dopo 26 anni l'Ente nazionale sordi torna in Terra Santa
◊ Fino a martedì assieme ai 42 pellegrini in Terra Santa e ai frati francescani che si sono occupati dell’organizzazione del pellegrinaggio, nella visita ai santuari cristiani della Galilea e della Giudea, e allo Yad Vashem, il museo dell’Olocausto di Gerusalemme, c’erano anche due interpreti. Il loro compito era tradurre spiegazioni e celebrazioni nella lingua dei segni per i partecipanti al primo pellegrinaggio in Terra Santa dell’Ente nazionali sordi in Italia dopo 26 anni. Oltre al custode di Terra Santa, padre Pierbattista Pizzaballa, i pellegrini hanno incontrato a Betlemme una rappresentanza di sordi palestinesi - tra i quali c’erano anche fedeli musulmani - per discutere di tematiche riguardanti la Terra Santa. Sperimentata l’accoglienza locale, per il 2010 l’Ens ha annunciato il progetto di un pellegrinaggio dedicato ai giovani dell’associazione. (V.F.)
Le Università turche aprono le porte agli studenti degli istituti religiosi
◊ Il consiglio superiore dell'educazione turco (Yök) ha deciso di consentire agli studenti degli istituti di formazione per imam di accedere alle università. Il primo ministro turco, Recep Tayyp Erdogan, ha espresso la sua soddisfazione in merito alla riforma. "Finalmente - ha sottolineato il primo ministro - lo Yök ha messo fine a un'ingiustizia mirando al diritto all'educazione". Lo Yök, un tempo bastione del laicismo - scrive l’Osservatore Romano - aveva impedito per diversi anni, a ragazzi e ragazze di accedere all'università, ad eccezione di quelli provenienti dalle facoltà di teologia. Erdogan, leader del partito della giustizia e dello sviluppo (Akp) al potere dal 2002, ha spiegato che non si tratta di una decisione politica, come sostengono gli ambienti pro-laici. Lo Yök, istituzione di tutela fondata dai militari dopo il colpo di stato del 1980 e che si era dichiarato fortemente contrario al partito di Erdogan, è stato riformato interamente dall'Akp e la maggioranza dei suoi esponenti, rettori universitari, sono stati nominati dal presidente Abdullah Gül, vecchio leader dell'Akp. I membri difendono il rispetto rigido della laicità e sono oggi minoritari. (R.P.)
Turchia: la chiesa di Tarso è ancora un museo
◊ Le autorità turche non hanno ancora dato la concessione della chiesa di Tarso, la città natale di San Paolo, per il culto cristiano. La chiesa è stata trasformata dallo Stato in un museo monumentale posta sotto il controllo del ministero della Cultura, ed è utilizzata come luogo di culto dai pellegrini in visita per l'Anno Paolino. “Al termine di ogni celebrazione l’arredo liturgico resta in chiesa – ha raccontato all’agenzia Sir mons. Luigi Padovese, presidente della Conferenza episcopale turca – che dunque non è spogliata. L’unica differenza è che ai fedeli è richiesto di pagare il biglietto di ingresso, il che non comporta nessun problema”. Ma i vescovi locali, insieme con i vescovi tedeschi e l’ambasciata tedesca in Turchia, stanno cercando da anni di ottenere la concessione dall’amministrazione locale: “Non chiediamo la proprietà ma solo la possibilità di averlo come luogo di culto permanente per pellegrini e cristiani”, ha spiegato mons. Padovese. (V.F.)
In Africa c'è il 40% delle risorse mondiali di oro
◊ Il 40% dell’oro di tutto il mondo è custodito nel sottosuolo africano. Secondo i dati del rapporto biennale “African Gold Industry” sui siti più ricchi e meno rischiosi del continente, ripreso dall’agenzia Misna, l’Africa possiede in abbondanza le risorse dei 14 minerali considerati fra i più pregiati e ha il primato assoluto su quelle aurifere, presenti soprattutto in Sudafrica, Zimbabwe, Ghana e Mali. Per il rapporto l’Africa centrale, ad alto potenziale di sfruttamento, è una regione emergente. Secondo gli studiosi dell’Accademia del Senegal delle scienze e delle tecniche (Ansts) il continente dispone dell’89% delle riserve mondiali di platino, dell’81% per il cromo, del 61% per il manganese e soprattutto garantisce il 50% della produzione mondiale di diamanti. “Il paradosso dell’Africa è la sua estrema povertà nonostante il sottosuolo ricco di materie prime", ha detto a Dakar durante una conferenza dell’Ansts l’economista Moustpha Kassé, convinto che né le popolazioni e né il commercio estero usufruiscano dello sfruttamento di queste risorse. (V.F.)
Inghilterra: la Chiesa cattolica sospende la comunione con il calice a causa dell'influenza A
◊ Come gli anglicani anche i cattolici inglesi hanno deciso di adottare delle precauzioni per limitare la propagazione dell'influenza A che nel Paese ha contagiato circa 100 mila persone. Tra le prime misure adottate quella di sospendere l’amministrazione del Calice durante la Comunione. Altre parrocchie - riferisce l'agenzia Sir - hanno deciso di distribuire la Comunione soltanto sulla mano e non direttamente nella bocca del fedele. “Quando le diocesi registrano un gran numero di fedeli contagiati è prudente sospendere la Comunione nelle due specie del vino e del pane”, conferma Jim McManus, consulente per la salute per la Conferenza Episcopale di Inghilterra e Galles, “Condividere il Calice non è sicuro durante una epidemia di influenza A”. Anche la Chiesa anglicana raccomanda il non utilizzo dei “recipienti del pane e del vino” per la celebrazione dell’Eucarestia e chiede a “coloro che presiedono alla Santa Comunione” di “sospendere l’amministrazione del Calice durante l’ondata dell’influenza pandemica”. Per chi invece “desidera ancora offrire sia il pane e il vino”, la Comunione anglicana raccomanda le stesse preoccupazioni igieniche che vengono osservate dalle Chiese anglicane in Africa. (R.P.)
Domani in Spagna e Italia solenni celebrazioni per la festa di San Giacomo
◊ Domani mattina nella cattedrale di Santiago di Compostella, processione e concelebrazione Eucaristica della solennità dell’Apostolo San Giacomo, patrono della nazione spagnola, presieduta dall’arcivescovo diocesano, mons. Julián Barrio Barrio. Nel corso della liturgia, dopo la professione di fede, verrà presentata la tradizionale “ofrenda” (supplica) all'Apostolo, in nome del Re Juan Carlos I, da parte del delegato reale che quest’anno è il presidente del governo regionale della Galizia (“Xunta”), Alberto Núñez Feijóo. La liturgia è concelebrata da vescovi, rettori di seminari, canonici cattedralizi e missionari spagnoli. Saranno anche presenti l’arcivescovo di Tangeri, mons. Santiago Agrelo, il nunzio apostolico in India, mons. Pedro López Quintana e il Ministro generale dei Frati Minori José Rodríguez Carballo. A Roma, la solennità del patrono della Spagna, viene osservata con una solenne celebrazione Eucaristica nella Chiesa nazionale spagnola di Santiago e Montserrat, presieduta dal cardinale Antonio Cañizares, prefetto della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti. (M.V.)
Colombia: alta onorificenza per un missionario salesiano italiano
◊ “Col suo fervente spirito di servizio al prossimo, padre de Nicoló rappresenta un degno esempio da seguire per il popolo colombiano di amore, bontà, generosità e solidarietà, sempre in cerca di una società e di un paese più giusto e solidale”. Con queste parole il presidente Alvaro Uribe ha insignito della massima onorificenza della repubblica colombiana, l’Orden de Boyacá, padre Javier de Nicolò, missionario salesiano italiano, per aver dedicato 50 anni di apostolato “al benessere dei più bisognosi, realizzando con loro opere come il progetto sociale ‘Bosconia’, di cui hanno beneficiato oltre 60.000 bambini e giovani in situazione di estrema vulnerabilità”, si legge in una nota della presidenza. Originario di Bari, dove è nato nel 1928, padre Javier de Nicolò era arrivato nel 1948 in Colombia, dove si è dedicato ai bambini di strada, i 'niños de la calle'. “Questo riconoscimento - riferisce l'agenzia Misna - più che a padre Javier è un riconoscimento a un metodo grazie al quale, in meno di due anni, un giovane esce dai suoi limiti, apprende e diventa idoneo a semplici lavori” ha detto il missionario ricevendo l’onorificenza creata inizialmente come riconoscimento militare dal ‘libertador’ delle Americhe Simon Bolivar nel 1819. (R.P.)
Parte domani il Fiuggi Family Festival
◊ Domani si apre un festival cinematografico durante il quale non si dovranno chiudere gli occhi ai bambini. E’ la seconda edizione del Fiuggi Family festival, la rassegna dedicata al cinema e alla tv per le famiglie. A idearlo, fondarlo e presiederlo ai suoi inizi era stato Gianni Astrei, il medico pediatra cofondatore nel Frusinate del Movimento per la Vita e consigliere del Forum delle Associazioni Familiari scomparso lo scorso anno in un incidente in montagna. A dirigere questa edizione sarà Andrea Piersanti, con il vicepresidente Umberto Caponera e il direttore generale Fabio Fabbi. Dopo Pupi Avati quest’anno il regista Alessandro D’Alatri sarà il presidente della giuria internazionale incaricata di selezionare le dieci opere in concorso. Fra gli eventi collaterali, martedì il festival ospiterà l’incontro “Famiglia e fisco”, cui parteciperanno l’europarlamentare Silvia Costa, il deputato Savino Pezzotta, l’assessore alle politiche familiari del comune di Roma, Laura Marsilio, i segretari confederali dei sindacati, il presidente del Forum delle associazioni familiari, Francesco Belletti, il co-presidente di “Scienza e Vita”, Lucio Romano, e il presidente dell'Associazione famiglie numerose, Mario Sberna. (V.F.)
Gli incendi devastano l'Europa meridionale. Vittime in Spagna e Italia
◊ Caldo torrido e forti venti stanno alimentando gli incendi in tutto il bacino del Mediterraneo. Le fiamme imperversano da inizio settimana in Spagna, Francia, Italia e Grecia. L’Aragona e la Catalogna restano le regioni più colpite, con oltre 15 mila ettari di vegetazione andati distrutti e cinque morti tra i vigili del fuoco che combattono le fiamme. Due vittime anche Sardegna, dove i roghi stanno avanzando su diversi fronti. Il punto della situazione dei soccorsi nelle parole dell’ing. Luigi D’Angelo dirigente del Dipartimento della Protezione civile italiana:
R. - Le condizioni che hanno determinato questi enormi e devastanti fronti del fuoco sono state temperatura e venti molto forti. Anche negli altri Paesi operano, come in Italia, le forze di terra e le forze aree, benché quella italiana sia la flotta area più numerosa e più densa nel panorama europeo. A questo riguardo, il meccanismo di Protezione civile europeo mette comunque a disposizione da quest’anno anche la disponibilità di ulteriori due Canadair per gli Stati membri che ne facciano richiesta. Per quello che riguarda la giornata di oggi, mezzi sono impegnati da questa mattina, in Italia, nel nord della Sardegna, nell’incendio di Loiri Porto San Paolo.
D. - Come funziona il meccanismo di Protezione civile europea in caso di emergenza incendi?
R. - E’ un meccanismo attivo dal 2001, con una decisione del Consiglio europeo che abbraccia i rischi naturali e antropici che dovessero interessare gli Stati membri. In particolare, da qualche anno a questa parte - soprattutto dopo i vasti incendi del 2007 - è stato molto più rinforzato per quello che riguarda gli incendi. Gli Stati membri che dovessero avere necessità dei due Canadair fanno richiesta direttamente a Bruxelles ai fini di un pre-schieramento. Infatti, i mezzi che operano oggi in Sardegna sono stati rischierati ieri in Corsica proprio per poter dare subito supporto all’Italia e alla Spagna, quindi in una zona mediana.
Polonia
Almeno otto persone hanno perso la vita e circa 50 sono rimaste ferite a causa dei violenti nubifragi che la scorsa notte si sono abbattuti sulla Polonia occidentale e centrale. Ingenti i danni alle infrastrutture. La stazione ferroviaria di Poznan è allagata. Circa 12 mila vigili del fuoco sono al momento impegnati nei soccorsi.
Influenza “A”
Il virus dell’influenza “A” ha raggiunto quasi il 100% dei Paesi del mondo. Lo riferisce L’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) nel suo ultimo bollettino sullo stato della pandemia, che finora ha causato complessivamente oltre 800 vittime. Malgrado la diffusione galoppante, il virus non è mutato ed è quindi rimasto piuttosto blando e facilmente guaribile. Secondo il portavoce dell’Oms, occorre che non diventi più aggressivo. L'allarme è più alto nei Paesi del terzo mondo, dove la popolazione ha molta meno facilità di accesso alle cure e alle terapie.
Iran
Sempre alta la tensione politica in Iran, dopo la contestata conferma elettorale di Mahmoud Ahmadinejad alla presidenza del Paese. Domani, a Teheran ed in altri centri l’opposizione, scenderà nuovamente in piazza, ricevendo l’appoggio da 300 città straniere, dove si svolgeranno altrettante dimostrazioni, mentre diverse centinaia di persone stanno manifestando davanti alla sede dell'Onu, a New York, per chiedere la liberazione dei prigionieri politici in Iran. Inoltre, secondo quanto rivelato da un membro del Consiglio dei guardiani alla televisione satellitare al-Arabiya, l’organismo avrebbe approvato un documento con l’obiettivo di escludere dalla politica Hashem Rafsanjani, leader dell’opposizione. Sulla situazione in Iran, Giancarlo La Vella ha raccolto l’analisi di Hamad Rafat, giornalista iraniano in Italia:
R. - Secondo me, ormai la spaccatura che si è creata al vertice della Repubblica islamica non è ricomponibile e pertanto non può che ogni giorno aggravarsi: è un gioco a scacchi, ognuno ogni giorno può fare una mossa, e alla mossa di Khamenei, Rafsanjani potrebbe rispondere - in quanto presidente dell’assemblea degli esperti - con la rimozione di Khamenei dalla guida suprema, perché essa spetta proprio a questo organismo presieduto da Rafsanjani.
D. – Secondo te, quali potranno essere i prossimi passi dell’opposizione iraniana?
R. - Se intendiamo la gente che manifesta in piazza, continueranno sotto diverse forme: è prevista una grande manifestazione in Iran e fuori, in più di 300 città del mondo. Poi, sono iniziate anche altre forme di lotta: sono in programma scioperi nelle industrie e negli uffici per le prossime settimane. Per quanto riguarda il vertice, le mosse sono più politiche, ma io non escludo nemmeno uno scontro tra gli apparati armati delle due anime della Repubblica islamica.
D. - Mettendoci nei panni, invece, di chi è al potere: non rischia in questo modo l’Iran di rimanere isolato dal punto di vista internazionale, proprio nel momento in cui si parlava di timidi tentativi di dialogo, soprattutto con gli Stati Uniti?
R. - L’offerta di dialogo è venuta dal presidente Obama. Dalla leadership iraniana al potere questo invito non è mai stato accettato, non hanno mai risposto. Personalmente, sono convinto che un isolamento in questo momento sia quello che i leader della Repubblica islamica cercano, perché permette loro di sviluppare il programma atomico senza dover discutere per facilitare la discussione. Sono convinti, una volta in possesso della prima bomba atomica, che il discorso con l’Occidente cambi completamente e si giochi su altri tavoli e con altri toni.
Afghanistan
Non si ferma la violenza in Afghanistan. Un soldato statunitense è stato ucciso nei combattimenti nel sud del Paese, dove le forze internazionali stanno conducendo operazioni su vasta scala contro i talebani. Sale così a 219 il numero di soldati uccisi dall'inizio dell'anno in Afghanistan, di cui 63 solo a luglio, il mese più sanguinoso dall’inizio delle operazioni nel 2001.
Clima - Cina
Nessun accordo sul clima senza la Cina. Sono le parole del segretario dell’Onu, Ban Ki-moon, in visita in questi giorni a Pechino. La comunità internazionale dovrà riunirsi a fine anno a Copenaghen per discutere nuovi patti sull’inquinamento. La Cina e gli Stati Uniti sono i Paesi a più alto tasso di inquinamento.
Proteste per le elezioni presidenziali in Kirghizistan
Ombre di brogli sul voto in Kirghizistan, che ieri ha portato alla rielezione del presidente uscente, Bakiev. Il maggiore esponente dell’opposizione, Atambaiev, ha invitato la popolazione a scendere in piazza per denunciare le irregolarità e per pretendere un nuovo voto. Si prevedono nuove proteste nei prossimi giorni. Il servizio di Mariella Pugliesi:
Pressioni e intimidazioni da parte delle autorità amministrative, voti multipli, schede inserite nell'urna per conto di persone assenti. Sono le accuse d’irregolarità denunciate dall'opposizione politica che non riconosce la vittoria, nelle presidenziali di ieri, del presidente Kurmanbek Bakiev. Anche l'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (Osce) ha definito illegittimo il voto, perché non conforme alle regole fondamentali di una consultazione democratica. Il presidente Bakiev, rieletto con l’86 per cento dei voti, avrebbe tratto vantaggio sui rivali grazie a un cattivo uso delle risorse amministrative e all'utilizzo dei media per la sua campagna elettorale. La tensione massima si è avuta ieri sera in una cittadina a nord del Paese, dopo che la polizia aveva disperso, sparando in aria e usando i lacrimogeni, un migliaio di attivisti riuniti vicino al palazzo dell'amministrazione locale per denunciare irregolarità nel voto. La tornata elettorale ha scatenato la peggiore crisi politica in Kirghizistan dal 2005, anno in cui la rivoluzione dei Tulipani rovesciò il regime autocratico del presidente, Askar Akayev. Il terremoto politico arriva proprio nel momento in cui l'Occidente sta cercando di preservare la stabilità in un Paese la cui posizione geografica è cruciale per le truppe americane impegnate nel vicino Afghanistan.
Processo in Birmania a Aung San Suu Kyi
Due diplomatici stranieri, un britannico e un norvegese, potranno assistere alle ultime udienze del processo ad Aung San Suu Kyi, leader dell'opposizione birmana e Premio Nobel per la Pace, accusata di aver violato gli arresti domiciliari. La fase finale del dibattimento comincerà nel pomeriggio, quando la Corte di Rangoon ascolterà l'arringa finale dei suoi difensori in attesa della sentenza del mese prossimo. Il processo è stato stigmatizzato dalla comunità internazionale, che accusa la giunta militare al potere in Myanmar di avere cercato un pretesto per prolungare la detenzione della leader democratica in vista delle elezioni del prossimo anno.
Honduras
Sono ore di altissima tensione in Honduras. Il presidente deposto, Manuel Zelaya, ha annunciato che rientrerà nel Paese dal Nicaragua in automobile. Il suo viaggio è iniziato assieme al ministro degli Esteri venezuelano, Nicolas Maduro, e l’area di frontiera tra i due Paesi è già presidiata da migliaia di uomini delle forze dell’ordine. Si teme un’escalation delle violenze. Il servizio Francesca Ambrogetti:
E’ il secondo tentativo di tornare in patria da quando il 28 giugno è stato destituito dal parlamento e allontanato con la forza da un commando militare. In questa nuova occasione, il presidente deposto ha chiesto alle forze armate di non intervenire e le ha rese responsabili della sua sicurezza, ma in un comunicato il Ministero della difesa del governo de facto ha declinato tale responsabilità. La zona di frontiera con il Nicaragua scelta da Zelaya per il ritorno è stata militarizzata e vi è stato ripristinato lo stato d’assedio. Da ieri, molte attività sono state sospese per lo sciopero generale indetto dal fronte per la resistenza e le centrali sindacali. Il governo de facto, intanto, ha ammesso per la prima volta di voler esaminare l’accordo di San Josè, proposto dal presidente del Costa Rica, Oscar Arias. Il segretario generale dell’Osa, l'Organizzazione degli Stati americani, ha detto che la mediazione non si può considerare ancora fallita perché le due parti non hanno risposto ufficialmente, ed ha ribadito l’invito alla prudenza a tutti i protagonisti della crisi, per evitare il temuto spargimento di sangue. (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra e Mariella Pugliesi)
Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIII no. 205
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