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Sommario del 22/07/2009
Il cardinale Bertone in visita al Papa a Les Combes. Ad Aosta si intesificano i preparativi per la celebrazione dei Vespri di venerdì
◊ Da dieci giorni, Benedetto XVI sta vivendo nella quiete di Les Combes, in Valle d’Aosta, un periodo di riposo in alta montagna. Una quiete che l’infortunio al polso destro, subito venerdì scorso, ha in parte modificato, costringendo il Papa a un qualche mutamento di abitudini e di programmi personali. Tuttavia, il Pontefice sta godendo delle bellezze naturali che offre il panorama attorno al suo chalet, mentre nel capoluogo di Aosta si definiscono intanto i preparativi per dopodomani, quando Benedetto XVI presiederà la preghiera dei Vespri nella cattedrale della città. Su questi ultimi aspetti del soggiorno del Papa, Alessandro De Carolis ha sentito telefonicamente da Les Combes il direttore della Sala Stampa Vaticana, padre Federico Lombardi:
R. - Il Papa sta bene, è di buon umore. Continua a imparare come si vive con un polso ingessato e si è attrezzato anche con un piccolo registratore per poter dettare le sue riflessioni, non potendo usare in questi giorni con facilità la penna. Ha anche delle comunicazioni regolari per telefono con il fratello, sappiamo come siano molto affezionati. Fra pochi giorni, il fratello sarà a Castelgandolfo per trascorrere le settimane di agosto insieme con il Papa, come del resto è stata abitudine anche negli anni passati. Il Santo Padre continua a fare le sue brevi passeggiate dopo pranzo e nel tardo pomeriggio, con molta serenità e tranquillità. Oggi, è venuto a visitarlo il cardinale Bertone che si trovava ancora a Romano Canavese e che nel pomeriggio rientrerà ancora nella sua città natale prima di trasferirsi a Roma, domattina. E’ un incontro abituale: anche negli altri anni durante l’estate, quando il Papa era in vacanza in montagna, c’era sempre una visita del cardinale Bertone per aggiornamento, per riflessioni comuni sui problemi riguardanti il governo corrente della Chiesa. Si tratta quindi di un momento fraterno, piacevole, che si conclude con il pranzo del cardinale Bertone assieme al Papa.
D. - Si avvicina intanto anche l’appuntamento di dopodomani quando, come è noto, il Papa presiederà con il clero locale la preghiera dei Vespri nella cattedrale di Aosta...
R. - Sì, proprio questa mattina c’è stata una riunione organizzativa per stabilire gli ultimi particolari dello svolgimento. Il Papa raggiunge Aosta in macchina coperta, però se il tempo è buono, come speriamo, nella piazza dell’arco di Augusto viene accolto dalle autorità e da lì poi sale sulla macchina scoperta e percorre il centro della città, passando attraverso l’antica Porta pretoria e raggiungendo la cattedrale. I Vespri nella cattedrale sono per la diocesi, quindi ci saranno tutti i sacerdoti, i religiosi e le religiose, i rappresentanti laici di ogni parrocchia e delle organizzazioni ecclesiali per un totale di circa 400 persone, che trovano posto bene nella cattedrale. Il Papa farà la sua omelia, i Vespri saranno in italiano e in francese - qui si usano le due lingue - e poi terminata la celebrazione, il Papa esce sul sagrato dove è preparato un piccolo palco dal quale saluterà - a braccio, evidentemente - i fedeli presenti che non hanno potuto trovare spazio nella cattedrale. Infine, passando per Introd al rientro, saluterà anche gli ospiti della locale casa di riposo.
Nomine
◊ Il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale della prelatura di Coari (Brasile), presentata da mons. Joércio Gonçalves Pereira, della Congregazione del Santissimo Redentore, in conformità al can. 401 § 2 del Codice di Diritto Canonico.
Il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Santiago de Cabo Verde (Capo Verde), presentata da mons. Paulino Do Livramento Évora, della Congregazione dello Spirito Santo, per raggiunti limiti di età. Gli succede mons. Arlindo Gomes Furtado, finora vescovo di Mindelo.
Il Papa: Santa Maria Maddalena insegna ad avere l'umiltà di chiedere aiuto a Cristo nell’umana debolezza
◊ La Chiesa celebra oggi la memoria liturgica di Santa Maria Maddalena, discepola del Signore e prima testimone del Risorto: una donna – ha ricordato il Papa con San Tommaso d'Aquino – che può essere definita “apostola degli apostoli”. “Come una donna aveva annunciato al primo uomo parole di morte – ha scritto l’Aquinate - così una donna per prima annunziò agli apostoli parole di vita”. Ma riascoltiamo in questo servizio di Sergio Centofanti le parole di Benedetto XVI su questa Santa.
Maria era originaria di Magdala, una cittadina della Galilea sulle rive del Lago di Tiberiade. I Vangeli la ricordano tra le donne che seguivano Gesù dopo essere state "guarite da spiriti cattivi e da infermità", precisando che da lei "erano usciti sette demoni" (Lc 8,2):
“La storia di Maria di Màgdala richiama a tutti una verità fondamentale: discepolo di Cristo è chi, nell’esperienza dell’umana debolezza, ha avuto l’umiltà di chiedergli aiuto, è stato da Lui guarito e si è messo a seguirLo da vicino, diventando testimone della potenza del suo amore misericordioso, più forte del peccato e della morte”. (Angelus del 23 luglio 2006)
Durante la Passione, mentre gli apostoli, tranne Giovanni, fuggono, Maria Maddalena resta accanto al Signore: è presente sotto la Croce, insieme con la Vergine Maria e altre donne. Vede il Maestro morire. Poi, al mattino del primo giorno dopo il sabato, la ritroviamo piangente accanto alla tomba vuota con l’unico desiderio di sapere dove abbiano portato Gesù. Il suo cuore ferito arde nella ricerca del Cristo:
“Lo ritrova e lo riconosce quando viene da Lui chiamata per nome (cfr Gv 20,11-18). Anche noi, se cerchiamo il Signore con animo semplice e sincero, lo incontreremo, anzi sarà Lui stesso a venirci incontro; si farà riconoscere, ci chiamerà per nome, ci farà cioè entrare nell’intimità del suo amore”. (Udienza generale dell’11 aprile 2007)
“Lo sconforto e il disorientamento” della Maddalena “si convertono in gioia ed entusiasmo”. Ma Gesù le dice: “Non trattenermi, perché non sono ancora salito al Padre”:
“Maria Maddalena vorrebbe riavere il suo Maestro come prima, ritenendo la croce un drammatico ricordo da dimenticare. Ormai però non c’è più posto per un rapporto con il Risorto che sia meramente umano. Per incontrarlo non bisogna tornare indietro, ma porsi in modo nuovo in relazione con Lui: bisogna andare avanti! Lo sottolinea San Bernardo: Gesù ci invita tutti a questa vita nuova, a questo passaggio… Noi non vedremo il Cristo voltandoci indietro". (Udienza generale dell’11 aprile 2007)
L’incontro col Cristo risorto cambia in profondità Maria Maddalena che subito corre dagli Apostoli per annunziare il grande evento che ha cambiato la storia: «Ho visto il Signore»:
“Ecco: chi incontra Gesù risuscitato viene interiormente trasformato; non si può ‘vedere’ il Risorto senza ‘credere’ in lui. Preghiamolo affinché chiami ognuno di noi per nome e così ci converta, aprendoci alla ‘visione’ della fede. La fede nasce dall’incontro personale con Cristo risorto, e diventa slancio di coraggio e di libertà che fa gridare al mondo: Gesù è risorto e vive per sempre. E’ questa la missione dei discepoli del Signore di ogni epoca e anche di questo nostro tempo”. (Udienza generale del 19 aprile 2006)
Mons. Fisichella: nessun vero progresso della società senza il rispetto della vita umana
◊ Si moltiplicano in molte parti del mondo, incontri e convegni di approfondimento sugli argomenti affrontati da Benedetto XVI nella Caritas in veritate. A questo documento pontificio è dedicato l’incontro che si tiene oggi pomeriggio alle 18, a Roma, nell’Auditorium S. Pio X. Promosso dalla Congregazione dei Figli dell’Immacolata Concezione in collaborazione con Elea, una Società di servizi formativi e consulenziali, l’appuntamento, intitolato “Caritas in veritate, un’Enciclica per concepire il futuro”, vede come relatori l’arcivescovo Rino Fisichella, rettore della Pontificia Università Lateranense e presidente della Pontificia Accademia per la Vita, e il ministro italiano dell’Economia e delle Finanza, Giulio Tremonti. Il presule si sofferma sul tema nell’intervista di Fabio Colagrande:
R. – Non possiamo non mettere in relazione vita umana, economia e soprattutto sviluppo integrale dell’uomo. Il grande tema dell’Enciclica è proprio quello dello sviluppo e il Papa ci dice che lo sviluppo non è soltanto da intendere come una provocazione o un cammino che dev’essere fatto per liberare l’uomo dalla fame, dalla miseria, dalle malattie o dall’analfabetismo, ma allarga l’orizzonte – proprio in un periodo di crisi come il nostro – dicendo che lo sviluppo vero ed autentico richiede un progresso di tutta la persona; la verità sulla persona, sulla vita personale nelle sue relazioni e con il mondo.
D. – Tutelare la vita, lottare contro l’aborto, l’eutanasia, opporsi anche alla ricerca sulle staminali embrionali; sono tutti passi verso lo sviluppo dei popoli?
R. – Certamente. Non dimentichiamo che proprio su questi temi ci sono anche grandi investimenti, sia privati che pubblici. Ad esempio, sembra che ci possa essere, negli Stati Uniti, un ulteriore incremento del denaro pubblico a sostegno dell’aborto. Come non vedere in tutte queste forme, in un momento in cui si sta parlando di crisi economica, un disorientamento di quanti vorrebbero vedere non solo uno sviluppo ma soprattutto che le risorse vengano utilizzate per promuovere la vita in tutti i suoi campi e non invece per incrementare una cultura di morte?
D. – In questo senso, lei come ha interpretato il recente incontro tra Papa Benedetto XVI e il presidente statunitense: un dialogo avviato?
R. – E’ sempre bene che le persone si incontrino. Il presidente Obama è il capo di una grande potenza a cui molti, anche in Europa, guardano e s’ispirano; quindi, l’incontro con la rappresentanza più significativa dell’istanza morale, come il Papa, non può che essere positivo. Penso anche, però, che non sia stato assolutamente un colloquio formale, ma che invece sia stato un colloquio – e lo dimostra anche il dono di “Dignitas personae” al presidente Obama – che ha toccato anche dei temi fondamentali. Non dimentichiamo che in questo periodo, soprattutto negli Stati Uniti, uno dei grandi problemi è quello della libertà di coscienza del medico nelle strutture private davanti alla realtà dell’aborto; una realtà di coscienza che è stata sospesa, impedita. Ci sono quindi diverse tematiche che inevitabilmente toccano lo sviluppo dei popoli, delle nazioni, uno sviluppo che è intimamente connesso con quello del progresso: non ci sarà un vero progresso delle nostre società, da qualsiasi parte del mondo queste si trovino, se non c’è un’accoglienza ed un rispetto della vita e soprattutto la capacità di rispettarla dall’inizio fino alla fine naturale. Il Papa scrive nell’Enciclica che alla fine la natura è un grande libro ed è proprio vero: penso che questo libro debba essere sfogliato pagina dopo pagina, non può essere saltato nessun capitolo e soprattutto non può essere messo tra parentesi il grande capitolo della vita umana.
D. – Nel numero 28 il Papa scrive: “Vi è il fondato sospetto che a volte gli stessi aiuti allo sviluppo vengano collegati a determinate politiche sanitarie implicanti, di fatto, l’imposizione di un forte controllo delle nascite”. Questo, purtroppo, nel sud del mondo è una realtà…
R. – Purtroppo sì. Credo che il Papa vada anche oltre, perché dice che è necessario che in quelle organizzazioni internazionali in cui arrivano molte risorse ci sia una limpidezza, una capacità di esprimere realmente se queste risorse vengono utilizzate per il bene di tutti e non invece per una cultura contraria alla vita. Non dimentichiamo che il Papa insiste molto sul tema della cultura; a mio avviso c’è un’espressione ugualmente molto bella – ripresa anche dall’Enciclica “Populorum progressio” di Paolo VI -, quando Papa Benedetto dice che “il mondo soffre per la mancanza di pensiero”. E’ cioè necessario – come il Papa ha richiamato diverse volte – che si crei, per l’apporto di tante persone, una classe dirigenziale che sappia guidare il mondo verso uno sviluppo coerente. E’ una sfida a prendere sul serio il momento della crisi che stiamo vivendo e a non riempirci la bocca soltanto del richiamo all’etica; l’etica non è una parola magica, richiede al suo fondamento l’inviolabile rispetto per la dignità della vita umana.
Oggi su "L'Osservatore Romano"
◊ Vacanze di lavoro: in prima pagina una foto dell’incontro di stamattina tra Benedetto XVI e il suo segretario di Stato.
Nell’informazione internazionale, intervento della Santa Sede al Consiglio economico e sociale dell’Onu.
Il cardinale gentleman: in cultura, Inos Biffi ripercorre la silenziosa ricerca della verità di John Henry Newman.
La relazione di Rosanna Finamore - alla Pontificia Università Lateranense – nell’ambito del corso “San Tommaso e il pensiero contemporaneo”.
Uomini liberi sotto il giogo sovietico: Andrea Possieri recensisce il libro di Giovanna Parravicini “Liberi. Storie e testimonianze dalla Russia”.
Arte in Vaticano, le chiavi del Regno: un articolo di Timothy Verdon dal titolo “Il potere di chi sa inginocchiarsi”.
I segreti svelati della Grotta dell’usignolo: Egidio Picucci su San Paolo e Santa Tecla a Efeso.
Per una diplomazia della carità: nell’informazione religiosa, Marco Bellizi intervista Marcello Celestini, ambasciatore in Georgia del Sovrano Militare Ordine di Malta.
Nicola Gori a colloquio con Paolo Sagretti, floriere e vicedirettore della direzione dei servizi generali del Governatorato.
I vescovi Usa: bene la riforma sanitaria ma no ai fondi federali per l’aborto
◊ La Chiesa degli Stati Uniti interviene nell’acceso dibattito sulla riforma sanitaria con una Lettera dei vescovi indirizzata a tutti i membri del Congresso Usa, e per conoscenza alla Casa Bianca e al Dipartimento della Sanità e dei Servizi sociali. Il servizio di Roberta Gisotti.
“Una riforma sanitaria genuina che protegga la vita e la dignità di tutti è un imperativo morale e un obbligo nazionale vitale”: lo scrive il vescovo William F. Murphy a nome della Conferenza episcopale cattolica (Usccb), in una lettera intesa a rimarcare le priorità di una riforma che la Chiesa sostiene nel suo impianto generale a tutela dei più deboli, non senza mettere in guardia contro la possibile introduzione di finanziamenti federali per l’aborto sia ad enti pubblici che ad assicurazioni private. In particolare i presuli raccomandano quattro criteri per una riforma leale e giusta: “il rispetto per la vita umana e la dignità, l’accesso alle cure per tutti, il pluralismo e costi equi”.
Due di questi criteri, sottolineano i vescovi, richiedono “speciale attenzione” da parte del Congresso. Primo, “nessun piano di riforma sanitaria – chiariscono – dovrebbe costringere noi o altri a pagare la distruzione di vite umane”, attraverso fondi governativi a copertura di pratiche abortive. Tale disposizione è moralmente sbagliata. La riforma sanitaria non può essere un veicolo – aggiungono - per ignorare questo consenso che rispetta la “libertà di coscienza” e onora “le migliori tradizioni americane”. Secondo, “tutte le persone hanno bisogno e dovrebbero accedere ad una sanità completa e di qualità”, che non dipenda dal loro status sociale, da dove lavorino e che tipo di lavoro facciano, da quando guadagnino, da dove vivano o siano nati. I vescovi credono – conclude la lettera – che “la riforma sanitaria dovrebbe essere veramente universale e dovrebbe essere realmente accessibile”, non dimenticando quanti, tra cui molti immigrati, resteranno comunque fuori dalla copertura sanitaria.
Da ricordare che la riforma voluta dal presidente Barack Obama estenderà la copertura medica a 46 milioni di cittadini che oggi ne sono privi. Lo stesso Obama – che gli ultimi sondaggi rivelano in calo di popolarità - ha ieri sollecitato il Congresso a “non cadere vittima dei soliti giochi politici”, impegnandosi invece a licenziare “una riforma di cui gli americani – ha ripetuto – hanno molto bisogno”. Il testo legislativo è rimasto infatti impantanato per l’opposizione attesa dei Repubblicani ma anche per le obiezioni dei Democratici preoccupati anch’essi per i costi della riforma sanitaria e l’incidenza sul deficit federale.
Sudan: accordo tra governo ed ex guerriglia sulla regione petrolifera dell'Abyei
◊ Accordo raggiunto tra l'ex guerriglia del Sud Sudan e il governo di Khartoum sulla regione contesa dell’Abyei. Le parti hanno infatti accettato l’arbitrato della Corte dell’Aja che ridefinisce l’ampiezza di quest’area ricca di petrolio. La questione dell’Abyei era rimasta in sospeso dopo il raggiungimento dell’accordo di pace nel 2005 che sanciva ufficialmente la fine del ventennale conflitto fra Nord e Sud Sudan costato la vita ad oltre 2 milioni di persone. Sull’importanza di quest’area contesa Stefano Leszczynski ha intervistato Giovanni Sartor, della Campagna italiana per il Sudan:
R. - Le regioni di Abyei, del Nilo Blu e dei Monti Nuba sono tre regioni che stanno nell’area di confine tra nord e sud del Sudan. Sono aree, in particolare quella di Abyei, che hanno molte ricchezze, molto petrolio nel sottosuolo. Quindi è chiaro che è un territorio la cui collocazione al nord o al sud del Paese fa la differenza in una prospettiva di completa pacificazione del Sudan.
D. – Come mai la comunità internazionale non è riuscita ad intervenire in maniera efficace su questa crisi?
R. - L’impressione che abbiamo avuto, un po’ tutti gli osservatori, è quella che sia stato fatto un grosso sforzo per arrivare nel 2005 alla firma dell’Accordo Globale di Pace tra Nord e Sud, con una presenza di diversi Paesi, tra tutti gli Stati Uniti, ma poi anche Gran Bretagna, Norvegia e anche l’Italia è stata molto coinvolta. Poi si è un po’ dimenticato il Paese, nel senso che non si è data continuità a quelle che erano state le decisioni prese, firmate dall’accordo di pace, che dovevano essere monitorate.
D. – In Sudan sono molti gli interessi di potenze straniere per quanto riguarda lo sfruttamento delle risorse. Quanto incidono questi interessi sull'impossibilità o sulla difficoltà di arrivare ad una pace stabile nella regione?
R. – Sicuramente noi sappiamo che, per esempio, il petrolio sudanese è molto importante per la Cina che ha fatto grossi investimenti negli ultimi anni, nell’ultimo decennio. Sicuramente poi i Paesi che in questo momento sono in Africa in una situazione di conflitto o comunque in una situazione di tensione sono quelli dove sono presenti le risorse. Sicuramente ha un peso il petrolio sudanese nell’equilibrio della bilancia mondiale di questa importante risorsa: e fa sì che in qualche modo i Paesi pongano l’interesse per questa risorsa, anche prioritario rispetto all’interesse di aiutare lo Stato ad arrivare ad una pace sostenibile.
Il cardinale Barbarin risponde a Bartolomeo I in vista di un'adesione della Chiesa cattolica alla Kek
◊ Formare “una Conferenza di tutte le Chiese europee”, compresa quindi quella cattolica. E’ il punto centrale di discorso di vasta eco che il Patriarca ortodosso ecumenico, Bartolomeo I, ha pronunciato domenica scorsa a Lione in occasione della 13.ma Assemblea generale della Kek, la Conferenza delle Chiese europee, organismo nel quale la Chiesa cattolica è presente solo in veste di osservatore. Senza specificare la forma con la quale la Chiesa cattolica dovrebbe far parte della Kek, al termine del suo discorso il Patriarca Bartolomeo I ha chiesto al cardinale arcivescovo di Lione, Philippe Barbarin, di trasmettere la sua proposta “alle persone competenti” della Santa Sede. "Non credo sia possibile integrare il Ccee nella Kek", osserva oggi in un'intervista il cardinale arcivescovo di Bordeaux, Jean-Pierre Ricard, vicepresidente del Consiglio delle Conferenze episcopali d'Europa. Un pensiero condiviso anche dallo stesso cardinale Barbarin, che affronta la questione nel suo complesso al microfono di Romilda Ferrauto, responsabile della redazione francese della nostra emittente:
R. – Ce n’est pas une nouveauté. Le Patriarche a dit qu’il avait posée la question …
In realtà, non è una novità. Il Patriarca ha ricordato di avere avanzato questa proposta per la prima volta in una riunione della Kek svoltasi a Creta nel 1979, quindi già 30 anni fa. Dall’altro canto, egli non ha chiesto una migliore collaborazione, egli ha chiesto una vera e propria integrazione. Di fronte all’assemblea riunita della Kek, con i suoi 700-800 delegati, ha detto: “Voi siete consapevoli dei cambiamenti nella struttura che questo porterà inevitabilmente alla nostra Conferenza. Infatti, se mai la Chiesa cattolica dovesse accettare questa proposta, questo implicherebbe profondi cambiamenti: siete pronti a questo?”. E' stato veramente toccante. Per quanto riguarda la collaborazione, egli si è detto soddisfatto. Le occasioni di incontro e di dialogo nell’ambito della Ccee sono veramente molte, vi sono ogni anno numerosi incontri di lavoro. Ma, in effetti, un’integrazione è tutt’altra cosa, secondo me difficile da accordare con il rapporto fra la Chiesa cattolica ed il Consiglio ecumenico delle Chiese, del quale la Chiesa cattolica non fa parte. Ci sono parecchi ambiti di collaborazione, ma essa non è membro effettivo. Per quanto mi riguarda, la questione è stata molto semplice: mi sono trovato ad essere, praticamente, l’unico rappresentante ufficiale della Chiesa cattolica, come vescovo locale. All’improvviso, il Patriarca ha interrotto il suo discorso e ha detto: “Visto che il cardinale Barbarin è tra di noi, gli affido l’incarico di trasmettere questa domanda alle persone competenti”. Ho scritto una lettera al Santo Padre, riferendogli dell’incarico che avevo ricevuto da parte del Patriarca e dell’assemblea tutta. Certamente, ho avvisato anche il cardinale Kasper: ho fatto quel che mi era stato chiesto di fare.
D. - Lei lo ha appena sottolineato: non è stata la prima volta che la Chiesa cattolica ha ricevuto l’invito ad unirsi alla Kek, eppure questo non è mai avvenuto. Perché?
R. - L’Eglise catholique n’est pas membre du Conseil œcuménique des Eglises. …
La Chiesa cattolica non è membro del Consiglio ecumenico delle Chiese. Una volta, andai a Ginevra con un gruppo di questo organismo e ci dissero: “E’ certo che essa da sola (la Chiesa cattolica, n.d.t.) rappresenta più fedeli che tutti noi assieme”. Immagino si tratti di una questione sulla quale hanno riflettuto centinaia di volte il cardinale Kasper ed i suoi predecessori. E trovo anche normale che alla Kek non ci si sia soffermati sul funzionamento interno e che abbiano pensato che quella cattolica è una Chiesa sorella, definendo quindi l'intensificazione dei legami con essa come fondamentale. D’altro canto, il Patriarca Bartolomeo I non ha menzionato esplicitamente quali cambiamenti questa adesione potrebbe portare all’interno della Kek. Ho parlato anche con il pastore Jean-Arnold De Clermont, presidente della Kek, che mi ha detto: “Ovviamente, non si potrà discutere di questioni dottrinali perché non è questa la sede adatta, ma penso ci possano essere prese di posizione comuni in quanto discepoli di Cristo che trovano la loro origine comune nel Vangelo, circa le grandi questioni che preoccupano oggi le nostre società”. Tutto questo sicuramente è legittimo oltre che molto bello. Sarà possibile trovare il modo? Sarà necessario pregare molto, per questo.
Convegno a Roma sull'Enciclica Caritas in veritate
◊ "Oltre l'ideologia della crisi. Lo sviluppo, l'etica e il mercato nell'Enciclica Caritas in veritate" è stato il tema del Convegno promosso ieri a Roma dalla Fondazione Magna Charta. Tutti i partecipanti si sono detti d’accordo sul fatto che questa Enciclica è un importante contributo per uscire dalla crisi. Il servizio di Alessandro Guarasci.
Un documento utile per credenti e non. Il ministro del Welfare Maurizio Sacconi guarda con interesse all’Enciclica del Pontefice:
“Ritrovando ovviamente la centralità della persona e quindi di uno sviluppo misurato sulla persona, con una fiducia nelle possibilità del mercato ove questo sia vissuto con libertà responsabile da un pluralità di attori. La Chiesa evidenzia una sorta di egemonia culturale rispetto alle esauste culture politiche ed economiche del Novecento”
Per mons. Giampaolo Crepaldi, arcivescovo di Trieste e già segretario del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace, il mercato non è la sopraffazione del forte sul debole:
“Se una società tende al bene comune, allora credo che sia possibile che questa società sia una società giusta e solidale e nello stesso tempo deve tendere a realizzare la giustizia. Questo non deve però avvenire alla fine dei processi di carattere economico, ma la giustizia – come dice il Santo Padre nei capitoli successivi dell’Enciclica – è proprio all’inizio e all’interno dei processi economici”.
Secondo il direttore generale di Confindustria Giampaolo Galli, l’Enciclica è un antidoto alle tentazioni contro il libero mercato. D’accordo il sindacato. Il segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni, dice che di fronte al disastro di un mercato autoreferenziale solo la cooperazione può rigenerare una nuova economia:
“E’ con il dono verso l’altro che si costruisce l’economia. Se questa invece ubbidisce esclusivamente a criteri economicistici sbanda e implode. Il dono di ciascuno – che può avvenire attraverso la professionalità, l’intraprendenza, l’impegno ed il coraggio -, sia esso imprenditore o lavoratore, può creare quel di più per fertilizzare la comunità e farla prosperare”.
Insomma, una nuova economia passa attraverso la centralità della persona.
La Comece su diritto d'asilo e immigrazione: le politiche europee riconoscano l'inalienabile dignità dell'uomo
◊ Sul tema dell’immigrazione, prosegue la collaborazione tra la Commissione degli episcopati della Comunità europea (Comece) e l'Unione Europea. Sulle principali questioni al centro di questa cooperazione si sofferma Alessandro Calcagno, esperto di immigrazione e asilo della Comece. L'intervista è di Mario Galgano, del programma tedesco della Radio Vaticana:
R. - L’operare della Comece in tema di immigrazione e asilo si colloca nel quadro di un'ottima e proficua cooperazione ecumenica con altri organismi operanti a Bruxelles. Posso indicare alcuni dei punti che la Comece ritiene più importanti in tema di politica di asilo: tutte le politiche devono riconoscere l’inalienabile dignità di ogni essere umano e questo dunque deve essere il principio guida di ogni politica in materia. Passando poi a punti di maggiore specificità, posso fare riferimento, ad esempio, alla richiesta di garantire una formazione delle guardie di confine. Altri temi riguardano il diritto all’assistenza religiosa, in particolare per i richiedenti asilo detenuti: si chiede che la detenzione venga considerata realmente come una extrema ratio e, soprattutto, che vengano individuate alternative a tale strumento. Per quanto riguarda le condizioni di accoglienza dei richiedenti asilo, una richiesta riguarda le procedure per l’identificazione delle persone vulnerabili nel momento in cui la richiesta di protezione internazionale viene presentata. Si deve anche valutare l’accesso al mercato del lavoro, che costituisce un punto particolarmente importante per consentire l’integrazione di questi soggetti. E infine, fare riferimento al reinsediamento e anche alla possibilità di prevedere politiche che consentano di tenere conto della situazione delle minoranze etniche e religiose sul posto, quando si ricorre allo strumento del reinsediamento.
D. - C’è collaborazione, c’è la volontà da parte della politica europea di riflettere sui punti che voi proponete?
R. - Direi di sì. Posso citare due esempi. Il primo riguarda la proposta di diffusione della direttiva in materia di condizioni di accoglienza dei richiedenti asilo, che è attualmente in discussione a livello di istituzioni Ue. Il Parlamento europeo, nel maggio di quest’anno, ha approvato una risoluzione rispetto a questa proposta di diffusione. In questa risoluzione è stata recepita una nostra richiesta, riguardante l’assistenza religiosa ai richiedenti asilo detenuti. Un secondo esempio al quale posso fare riferimento riguarda il reinsediamento di rifugiati iracheni presenti in Siria e Giordania: nel gennaio 2008, il presidente della Comece, mons. Adrianus van Luyn, aveva inviato alla presidenza slovena una lettera per sollecitare il ricorso allo strumento del reinsediamento nell’Ue. L’iniziativa ha suscitato l’interesse dell’Unione Europea. L’operare dell’Unione Europea rispetto a questa richiesta è stato molto laborioso: a fine novembre 2008, il Consiglio Giustizia Affari interni ha sostanzialmente riconosciuto l’urgenza del ricorso a questo strumento per quanto riguarda i rifugiati iracheni. Ha riconosciuto che bisogna ricorrere a tale strumento anche rispetto a componenti di minoranze religiose di Siria e Giordania. Ha sollecitato gli Stati membri, su base volontaria, a reinsediare un totale di 10 mila rifugiati.
Onu: arrivati solo metà dei finanziamenti promessi per gli aiuti umanitari
◊ Le Nazioni Unite hanno ricevuto la metà dei fondi promessi per il 2009 per affrontare crisi umanitarie e realizzare progetti di sviluppo, l’ammanco più grave della loro storia; lo ha detto il Coordinatore degli aiuti umanitari John Holmes, precisando che la recessione economica internazionale, possibile motivo del calo di finanziamenti, è anche la causa di maggiori difficoltà e più bisogno di aiuto nei paesi poveri. Per il 2009 - riferisce l'agenzia Misna - il bilancio fissato dai paesi donatori era stato complessivamente di 9,5 miliardi di dollari, ma a oltre metà anno resta ancora un ammanco di 4,8 miliardi, ha detto Holmes in una conferenza dopo una riunione a Ginevra con i rappresentanti dei 'donors' per fissare il prossimo bilancio. Le persone da soccorrere, ha sottolineato, sono 43 milioni rispetto ai 23 milioni del 2008. A sentire di più le conseguenze di un calo negli stanziamenti saranno soprattutto i Paesi già in situazione di crisi, in particolare Afghanistan, Repubblica Democratica del Congo, Sudan, Zimbabwe e Somalia. Holmes ha detto di temere un calo di stanziamenti anche nel 2010, mentre un rapporto stilato dal suo ufficio sottolinea che senza aiuti umanitari internazionali e allo sviluppo, nei Paesi più vulnerabili potranno aggravarsi i conflitti latenti, potrebbe insorgere una maggiore spinta migratoria e potrebbe diventare più grave la situazione alimentare. (R.P.)
Mons. Migliore: la Caritas in veritate è un vademecum per la missione della Santa Sede all'Onu
◊ “Un vademecum sul quale misurare e rimettere a fuoco convinzioni e modalità di testimonianza e proposta del pensiero sociale della Chiesa”. Questo il commento di mons. Celestino Migliore, osservatore permanente della Santa Sede presso l'Organizzazione delle Nazioni Unite, sul significato dell’enciclica di Benedetto XVI, “Caritas in veritate”, “per me e i miei collaboratori in questa Missione della Santa Sede all’Onu”. Mons. Migliore, riferisce l’agenzia Sir, ricorda che “la dottrina sociale della Chiesa è la magna carta della nostra ragion d’essere, missione e attività nelle Organizzazioni internazionali”. In questo senso la “Caritas in veritate” rappresenta un “vademecum”. Ed è anche, aggiunge il presule, “una credenziale importante ed esigente per la nostra partecipazione ai dibattiti e ai negoziati su temi attinenti allo sviluppo, alla leadership mondiale, e anche alle crisi economica e finanziaria in corso”. Nell’attuale scenario internazionale, sottolinea mons. Migliore, l’enciclica porta diversi spunti di riflessione ma anche indicazioni e suggerimenti. “Tra i tanti, sottolineo l’invito e l’urgenza di riscoprire il vero senso dell’economia e della politica che, a livello nazionale e internazionale, significa che «il primo capitale da salvaguardare e da valorizzare è l’uomo, la persona, nella sua integrità», come scrive il Papa”. L’enciclica, afferma mons. Migliore, “è andata a ruba” presso le istituzioni internazionali. “Già prima della pubblicazione, sono pervenute molte richieste del testo e ovviamente è stata mia premura dargli la più ampia divulgazione”. A proposito delle reazioni, mons. Migliore spiega che “in questi ambienti si reagisce piuttosto a mente fredda, dopo aver accuratamente letto i testi. Le reazioni più significative giungeranno durante il dibattito generale della 64ª sessione dell’Assemblea generale, in programma nella seconda metà di settembre”. In quell’occasione, fa sapere l’arcivescovo, “organizzeremo un seminario di presentazione e studio dell’enciclica”. Mons. Migliore si sofferma anche sulle parole del Papa circa l’urgenza della riforma dell’Organizzazione delle Nazioni Unite: “Sono parole e indicazioni che cadono su un terreno fertile. Fertile, nel senso che chi sta a bordo di questa nave generalmente ha una viva coscienza e preoccupazione per gli scogli che essa incontra, di certe sue inadeguatezze ad affrontarli e dell’urgenza di portare a destinazione il carico prezioso per le sorti dell’umanità”. Tuttavia, conclude, “occorre rendere il terreno fertile anche e soprattutto nel senso della ricettività di alcune premesse indispensabili: in particolare quella di fare delle Organizzazioni internazionali un foro di attenzione e risposta fattiva ai problemi delle popolazioni”. (A.D.G.)
Ucciso un operatore Caritas in Congo
◊ È stato ucciso a colpi di arma da fuoco a Musezero, nel Nord Kivu, un giovane di 27 anni, operatore della Caritas Internationalis, mentre andava al lavoro il pomeriggio del 15 luglio scorso. Ricky Agusa Sukaka lavorava come ingegnere agrario con Caritas Francia da un anno. Immediata la reazione di Lesley-Anne Knight, Segretario generale di Caritas Internationalis: “Ricky Sukaka ha lavorato coraggiosamente in una zona di guerra per aiutare altri a ricostruire la propria vita. La brutalità e gli omicidi in Congo devono cessare. La Caritas chiede a tutti i gruppi coinvolti di sedersi al tavolo dei negoziati e di lavorare per una pace duratura”. L’organizzazione internazionale, riferisce l'agenzia Zenit, deplora il crescente clima di insicurezza nella zona orientale della Repubblica Democratica del Congo. Quando i colleghi del giovane hanno rinvenuto il suo cadavere, era stato derubato e privato della maglietta dell’associazione Caritas Francia. Gli abitanti del luogo hanno affermato di aver visto Sukaka, prima che fosse assassinato, mentre veniva prelevato da due uomini che indossavano le uniformi dell'Esercito congolese. Gli scontri violenti tra l'Esercito e i ribelli hanno provocato quasi un milione di sfollati nel Nord e nel Sud Kivu. I gruppi armati commettono spesso omicidi, sequestri, saccheggi e violenze contro una popolazione in gran parte indifesa. Chi abbandona le proprie case, temendo per la vita, finisce spesso in campi in cui deve dipendere dagli aiuti esterni per far fronte alle necessità fondamentali come cibo, acqua e vestiario. Le organizzazioni della Caritas in Francia e in Congo hanno contattato l'Esercito, le forze ONU in Congo e l'ufficio per le questioni umanitarie dell'ONU per la morte di Sukaka. Caritas Francia sostiene che seguirà da vicino le indagini sull'omicidio per assicurare che gli autori siano assicurati alla giustizia. Inoltre afferma che, sia la comunità delle organizzazioni umanitarie, che la popolazione congolese, stanno pagando il caro prezzo della crescente attività dei gruppi ribelli e dell'Esercito nella regione. (A.D.G.)
Rapporto Global Witness: guerra in Congo finanziata dalle ricchezze minerarie usurpate
◊ “Di fronte a un fucile, cosa si può fare?”. È il titolo del rapporto pubblicato dall’organizzazione Global Witness e riportato dall’agenzia Fides, che descrive in dettaglio come le diverse formazioni militari della Repubblica Democratica del Congo si finanzino depredando le ricchezze della regione. Il traffico illecito di minerali come l’oro, la columbite-tantalite (coltan), la cassiterite (minerale di stagno) e la wolframite avviene con la complicità di attori internazionali, multinazionali e potenze come gli Stati Uniti e l’Europa. Tra i gruppi responsabili della guerra citati nel rapporto vi sono le Forze Democratiche di Liberazione del Rwanda (FDLR), formate da hutu rwandesi, che da 15 anni colpiscono la popolazione congolese e che si finanziano con i minerali del sottosuolo del nord e sud Kivu. Da anni, i vescovi congolesi e i missionari che operano nell’area, denunciano questa situazione e adesso alcuni gruppi di analisi indipendenti, in Europa e negli Stati Uniti, iniziano a documentare i responsabili dei finanziamenti. Tra i crimini commessi dai gruppi armati della regione, vi sono gli stupri di massa, utilizzati per incutere terrore nella popolazione locale e costringerla alla fuga, in modo da usurpare le ricchezze minerarie. Il documento della britannica Global Witness giunge dopo uno studio realizzato nel novembre 2008 dalla francese “Ecole de Guerre Economique”, intitolato “La Guerre du Coltan en RDC”. L’analisi mette in luce gli interessi economici e strategici delle maggiori potenze mondiali per controllare il coltan, un minerale utilizzato nell’industria elettronica, aerospaziale e degli armamenti. I due rapporti dimostrano che la guerra nei due Kivu, impropriamente descritta come etnica, rientra in un conflitto molto più vasto che ha implicazioni economiche e strategiche che vanno ben oltre il Congo e la stessa Africa. (M.P.)
Costa Rica: i vescovi sospendono pellegrinaggio a Cartagena per l'influenza A
◊ La Conferenza episcopale del Costa Rica ha diffuso un comunicato - ripreso dall'agenzia Fides - attraverso il quale informa della sospensione del pellegrinaggio a Cartagena ed invita i fedeli di tutto il Paese a vivere la festa della Vergine celebrando la novena alla Vergine Maria nelle loro case e comunità o attraverso i mezzi di comunicazione. La scelta è stata presa a seguito dei dati diffusi dal Ministero della Salute, secondo i quali la quantità di casi di influenza A-H1N1 è in aumento e con essa i decessi, e il virus si manifesta principalmente con maggiore aggressività nella Meseta Centrale. Considerando che il pellegrinaggio radunerebbe oltre due milioni di persone nella Basilica degli Angeli, dove le condizioni di clima e la fatica dei pellegrini faciliterebbero il contagio dell’influenza, i vescovi chiedono a tutti i fedeli di astenersi dal mettersi in cammino. Allo stesso tempo, chiedono di rafforzare le misure di igiene che vengono prese nelle varie chiese del Paese già dallo scorso mese di giugno. Seguendo le raccomandazioni del Ministero della Salute, i vescovi hanno deciso di chiudere la Basilica degli Angeli nei giorni di maggiore affluenza di fedeli, tra cui il 25 ed il 26 luglio, l’1 ed il 2 agosto. Inoltre, appoggiano la decisione che il vescovo di Cartagena ha preso sulla tradizionale processione dell’immagine della Vergine alla Cattedrale di Santiago Apostolo, prevista per il 3 agosto. Il comunicato si conclude con una richiesta a tutti i fedeli “affinché, in questa congiuntura, intensifichino la loro preghiera fiduciosa, e per l’intercessione della Regina degli Angeli, possiamo essere liberati da questa pandemia mondiale”. (R.P.)
Colombia: le Farc accettano la presenza della Chiesa nel negoziato per liberare gli ostaggi
◊ Ieri, Piedad Córdoba, senatrice del Partito liberale all’opposizione, ha incontrato mons. Rubén Salazar Gómez, arcivescovo di Barranquilla e Presidente dell’episcopato colombiano, per metterlo al corrente sul processo in corso per arrivare alla liberazione di tutti gli ostaggi, attualmente nelle mani della guerriglia. La senatrice era stata autorizzata dal Presidente colombiano Alvaro Uribe a promuovere i negoziati con i gruppi armati, in particolare con le Farc (Forze armate rivoluzionarie della Colombia) in favore della liberazione delle persone sequestrate. “Abbiamo parlato di quello che più preoccupa il Paese”, ha dichiarato la senatrice al termine dell’incontro con il presule, precisando che durante il suo incontro con esponenti delle Farc, l’organizzazione ha dichiarato di accettare senza problemi anche la presenza della Chiesa cattolica e perciò ha ritenuto opportuno informare mons. Salazar Gómez. Secondo la senatrice i colloqui con la guerriglia “sono stati molto interessanti e positivi anche perché abbiamo tracciato una panoramica dei problemi attuali “che devono essere affrontati”. “Ora la cosa più importante – ha precisato Piedad Córdoba, che poco prima aveva incontrato l’arcivescovo di Bogotà cardinale Pedro Rubiano Sáenz – è che il cammino con la Chiesa è stato avviato e dunque d’ora in poi si deve lavorare per ottenere la fine di questi sequestri”. L’esponente dell’opposizione ha anche ritenuto necessario un incontro con il Presidente Uribe o con suo delegato autorevole, poiché ritiene che sia arrivato il momento di “conoscere le condizioni che pone il governo per capire come si potrà andare avanti nelle trattative”. La senatrice ha precisato anche che le Farc sono disponibili a consegnare tutte le prove necessarie sulle condizioni di salute di queste persone e sulla loro vita. “Per ora – ha concluso – non posso dire quando arriveranno e se questi ostaggi sono veramente in vita”. Va ricordato che furono le Farc, tempo fa, a chiedere la presenza di Piedad Córdoba per liberare unilateralmente due militari, come è stato annunciato nello scorso mese di aprile. All’inizio, il Presidente Uribe negò l’autorizzazione alla senatrice, ma successivamente cambiò opinione e concesse il suo benestare sia alla presenza dell’esponente dell’opposizione, sia alla Chiesa cattolica. Intanto, il governatore ha continuato ad insistere sul fatto che le Farc, come gesto di buona volontà, dovrebbero liberare senza condizioni 24 militari in ostaggio e restituire i corpi di altri due deceduti. In attesa dell’avvio dei negoziati, le Farc sabato scorso hanno ribadito di voler liberare presto due militari: uno sequestrato 11 anni fa e l’altro lo scorso 20 aprile, ribadendo che, per la liberazione di tutti, attendono un processo di negoziazione, che consenta lo scambio con militanti della guerriglia, oggi nelle carceri della Colombia. (A cura di Luis Badilla)
Uruguay: Chiesa contraria al disegno di legge sulle staminali embrionali
◊ L'arcidiocesi di Montevideo, considera un “grave attentato alla dignità umana”, il disegno di legge del governo uruguayano, che permette la ricerca scientifica con le cellule staminali embrionali. Lo riferisce il suo portavoce, il sacerdote Miguel Ángel Pastorino, ai mezzi di comunicazione. Il religioso, riferisce l’agenzia Zenit, ha dichiarato che “la Chiesa non è contraria all'utilizzo delle cellule staminali per la ricerca, perché si è dimostrato che può portare a grandi benefici per la salute, ma si oppone all'uso per questo scopo di embrioni (umani)”. “Quando si è davanti a un embrione, si è davanti a una vita umana”, ha dichiarato il portavoce, che ha sottolineato come sia “su questo” che si basa “la discussione” provocata dal disegno di legge. Il testo legale è stato elaborato lo scorso anno dall'Istituto nazionale per la donazione e i trapianti dell'Uruguay, ed è stato modificato negli ultimi mesi dai senatori del Fronte Amplio, insieme al Ministero per la Salute Pubblica. L'arcidiocesi di Montevideo ha espresso il proprio rifiuto al disegno di legge sulle cellule staminali, in un comunicato elaborato dall'Istituto pastorale di bioetica. Nel rapporto, l'Istituto segnala che “non c'è dubbio che l'embrione umano sia un individuo della specie umana, un essere umano”. Permettendo la ricerca con le cellule staminali provenienti da embrioni, la proposta “viola il primo dei diritti umani: il diritto alla vita”, e incorre in una “gravissima mancanza etica”, segnala il comunicato. “Il fine non giustifica i mezzi”, avverte l'Istituto, che confida nel fatto che “un'attenta riflessione su queste considerazioni etiche spinga i legislatori a rettificare il disegno di legge durante il suo iter alla Camera dei Rappresentanti”. Il direttore dell'Istituto, Gustavo Ordoqui, ha detto ai media che “non si vuole compiere un attacco contro l'uso delle cellule staminali, che se ben ottenute e di buona derivazione sono particolarmente utili”, ma ha sottolineato che “un disegno di legge che permette la distruzione della vita umana, seppur per fini scientifici, non può essere sostenuto dalla Chiesa”. (A.D.G.)
Perù: l’inviato speciale del Papa al IV centenario della diocesi di Ayacucho
◊ Centinaia di persone provenienti dalle zone rurali di Ayacucho, in Perù, sono accorse lunedì scorso alla commemorazione della solenne Eucaristia di rendimento di grazie per i 400 anni della creazione dell’Arcidiocesi di Ayacucho. La celebrazione, tenutasi nella Piazza d’Armi della città, è stata presieduta dal cardinale Juan Luis Cipriani, inviato speciale del Santo Padre Benedetto XVI, alla presenza del nunzio apostolico in Perù mons. Bruno Musarò e di oltre venti vescovi peruviani. Nell’omelia, riportata dall’agenzia Fides, piena di ricordi per gli oltre dieci anni trascorsi come arcivescovo di Ayacucho, il cardinale Cipriani ha sottolineato i numerosi apporti del paese ayacuchano all’identità nazionale. L’arcivescovo di Lima ha anche ricordato il lavoro pastorale dei vescovi che hanno guidato la prima Diocesi di Huamanga, nome originario dell’attuale arcidiocesi di Ayacucho, creata dal Papa Paolo V, il 20 luglio 1609. Ricordando il lavoro in favore dei più poveri di Madre Covadonga e delle suore di clausura dei conventi ayacuchanos di Santa Teresa e Santa Chiara, il cardinale Cipriani ha auspicato anche che lo spirito missionario continui a favorire il compito dell’insegnamento del catechismo nei Paesi e la nascita di nuove vocazioni tra i giovani. L’inviato del Santo Padre ha riservato una menzione speciale per tutte le persone morte a causa della violenza e del terrorismo nel Paese andino. Durante la Santa Messa, mons. Musarò ha dato lettura del messaggio che Benedetto XVI ha inviato in occasione di questa speciale commemorazione, nel quale ha chiesto a tutti gli abitanti, e in particolare ai sacerdoti, di “edificare il corpo di Cristo nella comunità ecclesiale”. La celebrazione è terminata con la benedizione apostolica del cardinale Cipriani, a nome del Santo Padre per tutti i fedeli di Ayacucho. (M.P.)
Mons. Warduni: non sappiamo nulla sulle forze speciali a protezione delle Chiese
◊ “Fino ad oggi non sappiamo nulla di questa decisione. Tuttavia ritengo che ogni scelta politica volta a favorire la sicurezza, se ben pensata ed attuata, è utile. L’importante è che duri nel tempo”. Così mons. Shlemon Warduni, vicario patriarcale caldeo di Baghdad commenta al Sir la notizia della creazione, da parte del Governo iracheno, di una Forza speciale destinata alla protezione dei luoghi di culto cristiani dopo l’ondata di attentati del 12 luglio scorso. Secondo quanto riferito da fonti governative questa Forza di difesa sarà dotata di attrezzature moderne per scoprire esplosivi e formata da uomini adeguatamente preparati. “Nei giorni scorsi – aggiunge Warduni - con il patriarca, card. Mar Emmanuel III Delly, abbiamo incontrato il premier Nuri Al Maliki che ci ha invitato a rivolgerci all’ufficio governativo preposto alle religioni per ottenere aiuti per ricostruire le chiese danneggiate dagli attacchi”. “La popolazione è stanca – conclude il vicario caldeo – la nostra gente è sfiduciata ed ha paura ma nonostante ciò continua a riempire le chiese. E questo, credo, è un segno positivo di speranza in un futuro migliore”. (R.P.)
In Eritrea 12 ordinazioni sacerdotali: il numero più alto nella storia della Chiesa
◊ La Chiesa cattolica dell’Eritrea festeggia l’ordinazione di 12 sacerdoti, avvenuta il 18 luglio scorso. Secondo quanto riferisce padre Kibrom Tseggai, direttore dell’ufficio per le Comunicazioni Sociali dell’Eritrean Catholic Secretariat, mons. Kidane Yebio, vescovo dell’Eparchia di Keren, ha ordinato sei sacerdoti, che si sono formati nel seminario maggiore nazionale di Asmara, nella Cattedrale di San Michele. Nel frattempo, altri sei diaconi dello stesso seminario sono stati ordinati nelle rispettive parrocchie da mons. Menghisteab Tesfamariam. Secondo quanto riferisce l’agenzia Fides, l’ordinazione di 12 sacerdoti diocesani, in un Paese dove i cattolici sono una minoranza, è significativa. Si tratta inoltre di un record per il seminario maggiore di Asmara, che finora non era mai giunto a formare e ordinare 12 sacerdoti in un anno. Nella sua storia, il seminario ha avuto una vita movimenta fin dalla sua fondazione da parte di S. De Jaccobis a Guala, nel 1845, circa 164 anni fa, in mezzo a persecuzioni e ad altre difficoltà. Nel 1869 il seminario venne trasferito a Keren, per poi ritornare ad Asmara nel 1959. Il secondo più alto numero di ordinazioni di sacerdoti diocesani del seminario (nel numero di 10) risale al 25 dicembre 1889 a Keren; e il terzo più alto numero (8 sacerdoti) è stato registrato nel marzo 1936, sempre a Keren. Per accrescere il significato storico delle ordinazioni del 2009, occorre ricordare che, dopo la strutturazione della Chiesa cattolica in Eritrea in tre diocesi avvenuta nel 1995, è la prima volta che le diocesi di Asmara e Keren ordinano ciascuna sei sacerdoti diocesani, e questo risultato rappresenta, per entrambe le diocesi, il numero più elevato di ordinazioni sacerdotali finora registrato. (A.D.G.)
Timor Est: difficile il rientro nelle case per 3000 sfollati
◊ Vi sono ancora problemi di sicurezza, dispute sulla terra, occupazioni illegali di alloggi. Sono queste le difficoltà secondo il direttore del Jesuit Refugee Service di Timor Est, Isidoro da Costa, che impediscono un sicuro ritorno e la reintegrazione degli sfollati nelle abitazioni di origine. La storia del Paese, descrive l’agenzia Fides, è stata attraversata da violenze, conflitti fra fazioni filo-indonesiane e indipendentiste che hanno causato tensioni sociali tra la popolazione. In seguito ai disordini e alle proteste del 2006, dovuti ai contrasti tra le forze armate e 591 soldati dimessi dal governo di Timor Est, migliaia di famiglie fuggite in quell’anno stanno rientrando nelle loro case. Almeno 3.000 persone però vivono ancora in alloggi di transizione costruiti dalle Organizzazioni non governative. Anche la Chiesa ha avuto un ruolo fondamentale nella realizzazione di strutture di accoglienza per i rifugiati e per il servizio d’istruzione rivolto a bambini, ragazzi e giovani che rappresentano buona parte della popolazione degli sfollati. (M.P.)
Maldive: denuncia di Amnesty International per violazione dei diritti umani
◊ Almeno 180 persone rischiano di essere frustate per aver avuto relazioni sessuali extramatrimoniali. Lo denuncia Amnesty International, che chiede al governo delle Maldive di porre immediatamente fine a questa pena inumana e degradante, vietata dal diritto internazionale. Inoltre chiede di introdurre una moratoria urgente sulla fustigazione in vista della sua definitiva abolizione. L’organizzazione per i diritti umani ha inoltre riferito di aver ricevuto informazioni attendibili, dalle Maldive, sulla fustigazione in pubblico di una ragazza di 18 anni, avvenuta il 5 luglio scorso. La ragazza ha ricevuto 100 frustate, dopo essere stata accusata di aver avuto due relazioni extramatrimoniali. Giornalisti locali hanno riferito che, dopo le violenze subite, la ragazza ha perso conoscenza ed è stata trasportata in ospedale. La condanna era stata differita, in quanto al momento del verdetto la ragazza era incinta. Il tribunale ha considerato la gravidanza, una prova della colpevolezza dell’imputata. I due uomini coinvolti nel processo sono stati assolti. La gravità del dolore e della sofferenza che produce, la rende equiparabile a una forma di tortura – ha dichiarato Abbas Faiz, ricercatore di Amnesty International sulle Maldive. Il governo dell’isola è obbligato ad abolire la fustigazione ai sensi delle norme di diritto internazionale che ha firmato, come la Convenzione contro la tortura e il suo Protocollo aggiuntivo. Tra l’altro, la stragrande maggioranza delle persone condannate alla fustigazione riguarda le donne, nonostante la pena sia prevista anche per gli uomini. Secondo gli ultimi dati ufficiali, resi noti nel 2006 dal Dipartimento dell’amministrazione giudiziaria, in quell’anno sono state emesse 184 condanne alla fustigazione, 146 delle quali nei confronti di donne. (A.D.G.)
Brasile: incontro delle Comunità di base in Amazzonia
◊ Oltre 3.000 persone, in rappresentanza di oltre 100 mila comunità ecclesiali di base diffuse nelle 272 diocesi del Brasile, sono riunite da ieri sera e fino al 25 luglio a Porto Velho, capitale dello Stato di Rondônia, per partecipare al 12° incontro interecclesiale delle comunità ecclesiali di base (Cebs). Per la prima volta - riferisce l'agenzia Sir - l’incontro si svolge in Amazzonia, e i delegati discuteranno del tema “Cebs, ecologia e missione. Dal grembo della terra il grido dell’Amazzonia”. Sono presenti anche 53 vescovi, 94 rappresentanti di 38 popoli indigeni, 41 delegati da altri Paesi dell’America Latina, 35 invitati, 32 giornalisti brasiliani e oltre 200 volontari. Tutte le parrocchie di Porto Velho sono coinvolte nell’accoglienza dei partecipanti, mentre Radio Caiari e Tv Amazon Sat si collegheranno in diretta con l’evento. Una delle caratteristiche di questi incontri è l’uso dei simboli nelle celebrazioni: nel 2005 nella città mineraria di Ipatinga era stata usata l’immagine di un treno con dieci vagoni. Quest’anno a Porto Velho la stessa immagine si trasforma in una barca “per condurre in Amazzonia”. (R.P.)
La Chiesa egiziana piange la scomparsa di madre Marie Georgette Habashy
◊ Amore per Dio e per le persone senza alcuna distinzione tra musulmani e cristiani; era lo spirito e la missione di madre Marie Georgette Habashy, l’ex superiora generale delle Sorelle Egiziane del Sacro Cuore di Gesù, scomparsa nei giorni scorsi in Egitto. Sorella di Antonios Naguib, Patriarca di Alessandria di rito copto cattolico, madre Marie Georgette, ricorda Fides, ha fatto del suo ordine religioso una congregazione dinamica nota per le scuole frequentate in gran parte da musulmani e per i conventi e luoghi di ritiro fondati nell’Alto Egitto, nella regione del Delta e nella zona di Suez. Molte ragazze che hanno scoperto la loro vocazione grazie a madre Marie Georgette sono inviate in missione all'estero, in particolare in Sudan, Libano e Tunisia. Il cardinale Leonardo Sandri, Prefetto della Congregazione delle Chiese orientali, ha inviato un telegramma di condoglianze da parte del Santo Padre Benedetto XVI. Al funerale hanno partecipato monsignor Michael Fitzgerald, nunzio apostolico in Egitto, molti vescovi copto-cattolici e appartenenti ad altri riti e numerose donne musulmane. (M.P.)
Laos: i fedeli ricordano mons. Vorachack, vicario apostolico di Savannakhet
◊ Una chiesa gremita di fedeli si è riunita in preghiera il 18 luglio scorso in ricordo di mons. Jean Sommeng Vorachack, vicario apostolico di Savannakhet, deceduto a causa di una grave malattia nel Laos. Oltre 2000 i fedeli, specifica l’agenzia Fides, nella piccola Chiesa parrocchiale San Luigi di Thakhek, dove si è tenuta la celebrazione delle esequie presieduta da mons. Louis-Marie Ling, vicario apostolico di Paksé. Mons. Salvatore Pennacchio, delegato apostolico in Laos, ha concelebrato il funerale riportando le condoglianze del Santo Padre e del cardinale prefetto del dicastero di “Propaganda Fide”, il porporato Ivan Dias. Erano presenti inoltre numerosi sacerdoti laotiani, thailandesi e vietnamiti: il vicario apostolico di Vientiane mons. Jean Khamsé, l’amministratore apostolico di Luang Prabang mons. Tito Banchong, l'arcivescovo di Tharae-Nongseng in Thailandia mons. Louis Chamniern. Il feretro, accompagnato da una lunga colonna di vetture e autobus, è stato portato nel cimitero del villaggio natale di mons. Sommeng, sostando prima in diversi villaggi per permettere ai fedeli di dare l’ultimo saluto al loro compianto Pastore. Tutti hanno ricordato l’amabilità e la saggezza di mons. Sommeng che è stato un punto di riferimento importante nella piccola comunità cattolica laotiana. (M.P.)
Anno Sacerdotale in Cina: i fedeli invitati a pregare ogni giorno per i presbiteri
◊ Pregare ogni giorno per i sacerdoti e per la loro vocazione, soprattutto per i loro sacerdoti. Lo ha raccomandato l’arcivescovo di Pechino, mons. Giuseppe Li Shan, davanti ad oltre 2000 tra fedeli, religiose e seminaristi, oltre ai 44 sacerdoti diocesani concelebranti. Nell’omelia, riferisce l’agenzia Fides, mons. Li ha sottolineato: “il Santo Padre Benedetto XVI ci ha indicato un Anno Sacerdotale in occasione dei 150 anni della morte di S. Giovanni Maria Vianney. Quindi, durante l’Anno tutti noi sacerdoti dobbiamo riflettere sulla nostra vocazione e i fedeli devono pregare per la vocazione dei sacerdoti e dei seminaristi del nostro Seminario. Come vescovo vi raccomando, fratelli sacerdoti, di seguire questi 4 punti: siate severi con voi stessi e i fedeli quando adempite al vostro ministero e dovere sacerdotale; siate attenti al vostro comportamento e alla parola che deve essere l’esempio di vita cristiana per tutti; siate rispettosi e fedeli di ogni Sacramento che celebrate con l’anima ed il cuore; abbiate l’abitudine di leggere quotidianamente la Sacra Scrittura, perché è sempre il nostro riferimento principale, non si deve mai dimenticare”. Infine l’arcivescovo ha guidato la recita della preghiera per l’Anno Sacerdotale, chiedendo ai fedeli di “aiutare i sacerdoti a rispondere alla propria vocazione sacerdotale con la preghiera”. Il testo della preghiera per i sacerdoti nell’Anno Sacerdotale, con le fotografie e una piccola biografia di ognuno dei 50 sacerdoti diocesani, sono state distribuite a tutti durante la solenne celebrazione di apertura dell’Anno Sacerdotale dell’Arcidiocesi di Pechino, svoltasi l’11 luglio scorso. (A.D.G.)
Thailandia: inaugurata “Casa Don Bosco” per evangelizzare i giovani delle minoranze etniche
◊ “Casa Don Bosco” nella diocesi di Chiang Mai è una realtà. I Salesiani thailandesi hanno aperto ufficialmente un centro pastorale polifunzionale pensato per ragazzi e giovani appartenenti alle minoranze etniche che vivono in aree montuose, delle tribù Pagayor, Arkha, Yao, Lahoo, Hmong. “Casa Don Bosco” è un centro per l’istruzione e la formazione dei giovani nato con l’obiettivo di aiutarli a continuare il loro programma educativo, secondo un tirocinio di tre anni, continuando la loro vita nei villaggi delle tribù montane della zona. Grazie alle competenze che acquisiscono nel percorso di istruzione umana e spirituale, i ragazzi dovranno essere in grado di affrontare la vita, sostenere il peso della loro famiglia, vivere con spirito di dignità nella loro società, fortificarsi nel cammino di fede. “Casa Don Bosco”, che può accogliere circa un centinaio di ragazzi, oggi ne ha 70, ai quali si aggiungono altri sette che stanno seguendo uno specifico percorso di discernimento vocazionale. La struttura - riferisce l'agenzia Fides - dispone di tre dormitori per ragazzi (ciascuno può accogliere 20-25 persone), due lavanderie, una struttura per la cucina e refettorio, una libreria, una stanza per lo studio, un campo da calcio, uno di basket, una cappella e altri ambienti. I giovani delle tribù indigene locali hanno accolto con gioia la possibilità offerta loro dai Salesiani. Essi sono incoraggiati e guidati a crescere fisicamente, intellettualmente, moralmente come persone complete. Il vescovo di Chiang Mai, mons. Xavier Francis Vira Arpondratana, ha espresso la sua gratitudine ai salesiani per aver realizzato la struttura, che intende mostrare la vicinanza della Chiesa locale alle minoranze etniche e rappresenta un valido strumento di evangelizzazione delle popolazioni tribali, spesso ai margini della società thailandese. (R.P.)
Corea del Sud: la Chiesa promuove l'evangelizzazione ecologica
◊ “Evangelizzazione ecologica” è l’espressione coniata dalla Commissione Giustizia e Pace, nell’ambito della Conferenza episcopale sud-coreana, per sensibilizzare i fedeli alle problematiche e alle responsabilità in fatto di ecologia, salvaguardia del Creato, tutela dell’ambiente. La Commissione - riferisce l'agenzia Fides - ha lanciato un progetto di educazione alla “Evangelizzazione ecologica” che toccherà tutte le diocesi coreane, per riflettere sulla realtà e le necessità dell’ecologia in Corea: “In gioco c’è il futuro della terra e l’ordine della Creazione che il Signore ha stabilito”, nota la Commissione. “La nostra società si è abituata a trascurare l’ordine del Creato di Dio, accantonando i preziosi valori del sistema ecologico, come si vede dalla massiccia cementificazione in corso nella Corea del sud”. Per questo è urgente “trasformare l’economia secolare in una economia ecologica”. La Commissione ha pubblicato nel 2008 un piccolo libro dal titolo: “La missione cristiana nella Creazione: verso un guarigione ecologica”, che analizza i problemi ambientali alla luce della dottrina sociale della Chiesa. Il testo e altro materiale audiovisivo saranno utilizzati nella campagna lanciata dalla Commissione che mira a istruire ragazzi, giovani e adulti per formare una maggiore sensibilità alle tematiche di difesa dell’ambiente e insistere sugli stili di vita e le scelte individuali che ciascuno può compiere, tenendo a mente il rispetto della natura. Al progetto partecipano anche le Associazioni dei Superiori degli ordini religiosi maschili femminili in Sud Corea, che si impegneranno a tenere seminari in tutte le diocesi, secondo uno specifico programma. (R.P.)
Crisi dei matrimoni in Spagna: crescono separazioni e divorzi
◊ Gli spagnoli si sposano sempre meno e divorziano sempre di più. Una statistica che classifica lo Stato europeo al secondo posto dopo il Belgio, per il più alto tasso di separazioni. Lo ha rivelato un recente rapporto dell'Istituto spagnolo per la Politica Familiare (IPF), che analizza la presenza del fenomeno negli ultimi 8 anni, prima della legge del “divorzio espresso”. “In Spagna – riferisce l’agenzia Zenit – ci sono sempre meno matrimoni, nonostante l'aumento della popolazione di oltre 7 milioni di persone”, afferma il rapporto. Il numero di matrimoni è diminuito di oltre il 10% in otto anni, e la percentuale tende ad aumentare. I responsabili dell'IPF calcolano che ogni anno, nonostante l’aumento della popolazione, si perdano circa 20.000 matrimoni. Nel 2008 sono state registrate 131.012 separazioni, cioè una ogni quattro minuti. All'inizio degli anni Ottanta, si separava una coppia su 12, attualmente due su tre. Il 97% delle separazioni termina con un divorzio, e 4 su 10 non sono consensuali. Un altro dato preoccupante è che i divorzi avvengono spesso tra coppie giovani con meno di cinque anni di matrimonio alle spalle. (A.D.G.)
Medici con l’Africa Cuamm e nazionale cantanti in missione di solidarietà in Uganda
◊ La nazionale italiana cantanti e Medici con l’Africa Cuamm sono i due partner che avvieranno una missione congiunta di solidarietà in una delle aree più povere dell’Uganda, la Karamoja. Niccolò Fabi, riferisce l’agenzia Sir, è il rappresentante dei cantanti, che visiterà le zone in cui sono stati attivati i progetti del Cuamm. Situata nel nord del paese, a 300 chilometri dalla capitale Kampala, vicino al confine con il Kenya, la Karamoja è un’area semi-arida, grande come Piemonte e Lombardia messi insieme, popolata da un milione di abitanti che vivono in condizione di difficile accesso a cure e servizi sanitari. Si tratta di una delle aree a più basso indice di sviluppo umano di tutto il pianeta: l’82% della popolazione vive al di sotto della soglia di povertà, l’aspettativa di vita alla nascita è di 47 anni, 174 bambini su mille non arrivano ai 5 anni di vita e 750 mamme su 100.000 muoiono dando alla luce i loro figli. Medici con l’Africa Cuamm, impegnata dal 1950 per la promozione e la tutela della salute delle popolazioni africane, opera da oltre 20 anni in Karamoja. La missione, iniziata due giorni fa, ha dato l’avvio ad un percorso di collaborazione con Niccolò Fabi e l’Associazione nazionale italiana cantanti finalizzato a diffondere la conoscenza di queste tematiche presso l’opinione pubblica italiana e internazionale, favorendo così il coinvolgimento attivo della società civile per la difesa del diritto alla salute a livello globale. (A.D.G.)
Italia: 500 mila posti di lavoro a rischio nel 2009
◊ La crisi economica, le politiche del governo, gli scenari futuri: sono i temi al centro del rapporto sul mercato del lavoro 2008, presentato oggi a Roma dal Cnel, il Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro. Il testo rivela il permanere della situazione di crisi, l’aumento della disoccupazione e la necessità di ricorrere agli ammortizzatori sociali. Nel 2009 si stima che vi potrebbe essere una perdita di posti di lavoro fino a circa 500 mila unità. Nel primo trimestre dell’anno si registra un meno 6% del Pil ed un 7.9% del tasso di disoccupazione. I più colpiti sono i lavoratori temporanei, autonomi, maschi, con meno di 34 anni. Più diminuzione fra gli italiani che fra gli stranieri. Bisogna avviare le riforme per aumentare la competitività e cioè infrastrutture, burocrazia, energia. Ci vuole anche un dialogo tra le parti sociali, sottolinea il presidente del Cnel, Antonio Marzano. Il ministro del Welfare, Maurizio Sacconi, ribadisce che il governo sta mettendo in atto le riforme e viene sottolineata anche l’importanza di puntare i riflettori sulla formazione. Tutti evidenziano quindi la centralità degli ammortizzatori sociali. Il Cnel intende dunque osservare le dinamiche dei prossimi mesi e promuovere tutte le azioni necessarie per assicurare al Paese una strategia d’uscita dalla crisi. (Dalla sede del Cnel, Debora Donnini)
Stati Uniti preoccupati per le minacce nucleari in Asia
◊ Il segretario di Stato americano, Hillary Clinton, ha dichiarato che gli Stati Uniti sono pronti ad aiutare i loro alleati nel Golfo e a costruire un sistema difensivo se l’Iran non abbandonerà il proprio programma nucleare. Gli Stati Uniti - ha aggiunto Hillary Clinton - “mantengono ancora la porta aperta” al governo di Teheran ma sono pronti a prendere “azioni severe”. Hillary Clinton, arrivata in Thailandia per partecipare al vertice dell’Asean, ha anche espresso “preoccupazione” per il trasferimento di tecnologia nucleare dalla Corea del Nord al Myanmar. Riferendosi alla Corea del Nord, ha inoltre dichiarato che “l'unica strada possibile è quella di una completa e irreversibile denuclearizzazione”. Il segretario di Stato americano ha anche affermato che “la liberazione del Premio Nobel, Aung San Suu Kyi”, detenuta in Myanmar, aprirebbe la strada ad “investimenti” statunitensi nel Paese asiatico.
In Thailandia il summit dell’Asean
In Thailandia, prosegue il vertice dell’Asean sulla sicurezza regionale nel sud est asiatico. Tra i temi al centro del summit ci sono la situazione Myanmar, le minacce del terrorismo e la questione nucleare nordcoreana. Durante i lavori, gli Stati Uniti firmeranno un trattato nel quale esprimono il loro rinnovato impegno nella regione.
Vice presidente Usa in Ucraina e Georgia
Gli Stati Uniti non riconoscono sfere d’influenza e sono pronti ad appoggiare l’integrazione dell’Ucraina alla zona euroatlantica. E’ quanto ha detto Joe Biden, vicepresidente degli Stati Uniti, incontrando le autorità ucraine a Kiev. Il tour di Joe Biden prosegue oggi in Georgia, ex Repubblica sovietica che aspira a far parte dell’Alleanza Atlantica.
In Iraq attacco contro pellegrini iraniani
In Iraq, almeno cinque pellegrini iraniani sono stati uccisi e altri 37 sono rimasti feriti in seguito ad un attacco compiuto nella turbolenta provincia nordorientale di Diyala. Fonti locali hanno reso noto che persone armate non identificate hanno aperto il fuoco verso alcuni gruppi di pellegrini iraniani. I fedeli erano diretti verso i santuari sciiti di Najaf e Karbala, a sud ovest di Baghdad.
A Washington incontro tra Obama e Al Maliki
Il primo ministro iracheno, Nouri Al Maliki, incontra oggi a Washington il presidente americano, Barack Obama. Il colloquio mira a confermare la ritrovata sovranità dell’Iraq e ad incoraggiare gli investitori stranieri a tornare nel Paese. Al Maliki incontrerà anche il segretario del Tesoro statunitense, Timothy Geithner, e parteciperà ad una conferenza sugli investimenti.
Pressione internazionale su Israele per bloccare gli insediamenti
Aumentano le pressioni internazionali su Israele per fermare la presenza ebraica a Gerusalemme est, la zona della città a maggioranza palestinese. La presa di posizione è giunta ieri, praticamente all’unanimità, da Unione Europea, Russia, Stati Uniti e Francia, che ha convocato per chiarimenti l’ambasciatore israeliano a Parigi. Washington ha anche avanzato l’ipotesi, ma solo in futuro, di sanzioni economiche per convincere Israele a congelare gli insediamenti. Su questa presa di posizione, Giancarlo La Vella ha raccolto l’analisi di Marcella Emiliani, esperta di Medio Oriente e docente all’Università di Bologna:
R. - Non è la prima volta che gli Stati Uniti minacciano sanzioni economiche ad Israele. Un’eventualità del genere si era già prefigurata nel 1991, dopo l’operazione “Desert Storm” per liberare il Kuwait, quando Bush senior volle promuovere la conferenza di Madrid. L’allora primo ministro, Isaac Shamir, rifiutava la presenza palestinese a questa conferenza. Bush padre minacciò di non erogare una quota consistente di aiuti ad Israele se si fosse rifiutata di sedere alla conferenza di Madrid. Non è quindi una novità. Questo è chiaramente un segnale enorme per Netanyahu, il quale non è sulla stessa lunghezza d’onda di Obama. Gli Stati Uniti quindi possono, oggi, ricorrere di nuovo ad un’arma che è l’unica che hanno in mano per fare pressione su Israele.
D. - L’atteggiamento degli Stati Uniti può provocare anche un cambiamento dell’azione diplomatica di tutta la comunità internazionale?
R. - Degli effetti "a cascata" li può certamente provocare. Gli Stati Uniti, d’altronde, hanno un enorme problema: quello di riqualificarsi come degli interlocutori e dei mediatori credibili nell’area. Obama deve riconquistare questa credibilità. Il punto dolente, per quel che riguarda Israele, sono proprio gli insediamenti. E' proprio su questi che Obama preme.
D. - Quale tra le crisi internazionali è più importante, in questo momento, per Obama?
R. - Lo ha detto chiaramente. La priorità, per lui, è il binomio Afghanistan-Pakistan. Non dimentichiamoci che sia in Afghanistan sia in Pakistan sono in corso delle guerre. Proprio in Pakistan, c’è il rischio che lo Stato arrivi totalmente a fallire e questo sarebbe un disastro. Certamente nessuno - e tantomeno un presidente americano - può dimenticare che gran parte della matrice dei conflitti in molte parti del mondo è il conflitto israelo-palestinese.
Oltre 5 mila i soldati americani morti in Iraq e Afghanistan
Il Ministero della difesa americano ha reso noto che sono più di cinquemila i soldati statunitensi morti in Iraq e in Afghanistan dall’inizio delle operazioni militari nei due Paesi. Il Pentagono ha anche precisato che, nelle prime tre settimane di luglio, sono morti 32 militari americani e 58 soldati della Nato. Il tragico bilancio è dovuto alla vasta offensiva lanciata dall’Alleanza atlantica contro le roccaforti dei talebani, nel sud del Paese. Francesca Sabatinelli ha sentito l'opinione di Stefano Silvestri, presidente dell’Istituto Affari internazionali:
R. - Da una parte, evidentemente, c’è un rafforzarsi dell’offensiva dei talebani sia di tipo militare ma anche, soprattutto, di attentati. Dall’altra parte, c’è stata e c’è ancora, malgrado il rinforzo delle truppe, una relativa scarsità di uomini sul terreno. Questo fa sì che siano vulnerabili anche rispetto a questo tipo di attacchi.
D. - Tra meno di un mese, in Afghanistan si andrà al voto. Secondo lei, ci sono le condizioni perché le elezioni possano avvenire in modo sicuro e soprattutto possano dare un risultato politico al Paese?
R. - Sembrerebbe di sì, in buona parte del Paese. Il problema vero sono le regioni meridionali, in particolare quelle a maggioranza pashtun. Queste sono le più complesse, quelle in cui la guerriglia è più forte e in cui il controllo del territorio da parte del governo e da parte della coalizione internazionale è più basso. L’offensiva in corso nell’Helmand, da parte delle truppe americane e britanniche, è volta proprio a cercare di rovesciare questa situazione prima del voto. Ma non è detto che ci riesca. Se non ci riuscisse, evidentemente, il voto avrebbe un valore importante, ma rimarrebbe comunque contestabile perché sarebbe mancata la partecipazione di una parte dell’elettorato pashtun.
D. - Perché il presidente Karzai, in questo momento, sta cercando in tutti i modi di convincere sull'opportunità di aprire ai talebani?
R. - Dico finalmente, in un certo senso, perché questa era una tesi che già circolava da tempo nella comunità internazionale. Il fatto però è che Karzai vuole tenere il controllo. Praticamente, vuole che le trattative con i talebani passino attraverso una conferma del suo ruolo sia di presidente sia, in genere, di "arbitro" dell’Afghanistan. Nella coalizione, invece, ci sono molti che pensano che un eventuale accordo potrebbe anche ridimensionare la figura di Karzai. Oggi, il problema è politico. Non riguarda tanto eventuali colloqui con quei talebani eventualmente disposti a discutere, ma il ruolo che dovrebbe detenere in Karzai.
Ancora proteste in Iran
Non si placano le proteste a Teheran contro il presidente, Mahmoud Ahmadinejad, e contro l’esito delle elezioni dello scorso 12 giugno. Testimoni riferiscono che centinaia di dimostranti sono scesi nuovamente in piazza. Durante la manifestazione, sono intervenuti agenti antisommossa e in borghese. Decine le persone arrestate.
Sgominato un gruppo terroristico in Libano
Fonti dell’esercito libanese hanno reso noto che i Servizi di sicurezza del Paese hanno smantellato una cellula terroristica. Il gruppo preparava attentati contro la forza dell’Onu schierata nel sud del Libano. Secondo l'emittente televisiva Al Jazeera, la cellula pianificava attentati anche fuori dai confini del Libano.
Zelaya svela che Obama ha cercato di impedire il golpe in Honduras
Il presidente statunitense, Barack Obama, ha cercato di impedire il golpe contro il governo dell'Honduras. E’ quanto ha rivelato il presidente deposto, Manuel Zelaya, durante un un’intervista rilasciata ad una emittente argentina. Su un suo ritorno in Honduras, Zelaya ha anche affermato che intende rispettare il termine delle 72 ore fissate dal presidente del Costa Rica, Oscar Arias, che nella crisi ricopre il ruolo di mediatore tra le parti.
Omicidio Politkovskaya, nuovo processo il 5 agosto
E’ stato fissato per il prossimo 5 agosto il nuovo processo ai presunti responsabili dell'omicidio di Anna Politkovskaia. La giornalista, fortemente critica nei confronti dell'allora presidente Vladimir Putin, è stata uccisa il 7 ottobre 2006 a Mosca. La Corte suprema russa aveva annullato il 25 giugno scorso, per gravi vizi procedurali, la sentenza di primo grado. In quell'occasione erano stati assolti i tre imputati ceceni.
Eclissi solare totale nel sud dell’Asia
In diversi Paesi dell’Asia, centinaia di milioni di persone hanno assistito per oltre 6 minuti alla più lunga eclissi solare totale del 21.esimo secolo. La luna ha cominciato lentamente ad interporsi tra il sole e la terra in India. Lo stesso fenomeno si è poi ripetuto anche in Nepal, Birmania, Bangladesh, Bhutan, Cina e Giappone. A Shanghai, le nuvole hanno coperto lo straordinario spettacolo che, secondo gli astronomi, si ripeterà con caratteristiche simili non prima del 2132. (Panoramica internazionale a cura di Amedeo Lomonaco)
Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIII no. 203
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