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Sommario del 18/07/2009

Il Papa e la Santa Sede

  • Il Papa prosegue serenamente il suo riposo a Les Combes, dopo la frattura al polso subita ieri. Confermati tutti gli impegni
  • Nomine
  • Il cardinale Lajolo in Ucraina: gioia e unità per testimoniare la fede in un mondo spesso indifferente e ostile
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • A Campobasso ultimo commosso saluto al caporalmaggiore Alessandro Di Lisio
  • Nuove speranze per il Nagorno Karabakh dopo il vertice di Mosca
  • Il commento di don Massimo Serretti al Vangelo della Domenica
  • Chiesa e Società

  • Il cardinale Ortega celebra i funerali di padre Arroyo assassinato a Cuba
  • I vescovi della Bolivia: la preghiera è per la liberazione interiore e la libertà civile
  • Migliorano i rapporti tra cattolici e autorità statali russe
  • Cresce l'economia della Cina principale creditore degli Usa
  • L’impegno dei salesiani nello Sri Lanka per il recupero degli ex bambini soldato
  • I carmelitani in prima linea per la convivenza pacifica ad Haifa in Israele
  • Associazione Papa Giovanni XXIII: la costrizione e l’induzione all’aborto riguardano anche l’Italia
  • Repubblica Democratica del Congo: nasce l’Università cattolica
  • Rapporto Ue sui maltrattamenti ai detenuti in Moldavia
  • India: il Vangelo fra gli indigeni Garo grazie al carisma di Padre Pio
  • Portogallo: il Santuario di Fatima accoglie un’esposizione di rosari
  • 24 Ore nel Mondo

  • Somalia: rapiti altri tre tecnici stranieri
  • Il Papa e la Santa Sede



    Il Papa prosegue serenamente il suo riposo a Les Combes, dopo la frattura al polso subita ieri. Confermati tutti gli impegni

    ◊   Una notte tranquilla e una prima parte di giornata trascorsa serenamente: è quanto vissuto nelle ultime ore da Benedetto XVI, dopo la caduta accidentale di ieri nello chalet di Les Combes, che gli ha procurato una frattura al polso destro e lo ha costretto a una degenza di alcune ore all’Ospedale Parini di Aosta, dove i sanitari hanno provveduto a ridurre la frattura e ad applicargli un tutore gessato. Il direttore della Sala Stampa Vaticana, padre Federico Lombardi, ha confermato che il soggiorno del Pontefice in Valle d’Aosta proseguirà come da programma, a partire dalla recita dell’Angelus di domani a Romano Canavese, città natale del cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone. Il servizio di Alessandro De Carolis:

    La “routine” della vacanza non ha subito sostanziali modifiche. Per Benedetto XVI, che ieri si è congedato dall’Ospedale di Aosta con il sorriso e in buone condizioni generali di salute, il giorno successivo all’infortunio al polso lo ha visto riprendere sin dal mattino le consuete abitudini dei primi giorni di vacanza - la celebrazione della Santa Messa, la colazione - anche se certamente con qualche inevitabile cambiamento, come spiega il direttore della Sala Stampa della Santa Sede, padre Federico Lombardi:

     
    R. - Il Papa sta imparando a convivere con questa leggera ingessatura e con il polso bloccato che, naturalmente, sono un qualcosa che condiziona un po’ la vita quotidiana. In particolare, condizionano per il Papa lo scrivere a mano, che è la cosa che lui desiderava molto fare in questi giorni e alla quale deve, almeno in certa misura, rinunciare. Nel complesso, però, la situazione è piuttosto incoraggiante: pare che l’incidente si possa considerare concluso.

     
    D. - Questo fa anche pensare che non ci saranno modifiche al programma ufficiale di questi giorni?

     
    R. - Sì, esattamente. Viene confermato l’Angelus domani a Romano Canavese: secondo il programma, il Papa si recherà là in elicottero, celebrerà l’Angelus e poi avrà un pranzo insieme ai parenti del cardinale Bertone e ad altri invitati, e poi rientrerà a Les Combes. E anche nei giorni successivi, il Papa rimarrà a Les Combes, come previsto, e si prevede anche un incontro con i Vespri nella cattedrale di Aosta, venerdì prossimo, e l’Angelus la domenica successiva. Ecco: quindi, tutti gli elementi di programma pubblico che erano stati previsti, sono conservati.

     
    Che Benedetto XVI potesse e avesse l’intenzione di proseguire il suo soggiorno a Les Combes era in qualche modo apparso evidente già al momento dell’uscita dall’ospedale. Quel suo sorriso disteso - cercato con insistenza dagli obiettivi delle telecamere e dei fotografi - e i saluti cordiali ai giornalisti e alle persone radunatisi all’esterno hanno mostrato una grande serenità d’animo da parte del Papa. Solo due dettagli - la porzione di bendatura bianca che fuoriusciva appena dalla manica destra della sua veste talare e l’Anello del Pescatore, simbolo dell’autorità pontificia, passato alla mano sinistra - lasciavano trapelare con discrezione le conseguenze di quanto aveva dovuto subire. Quel sorriso è stato eloquente più di ogni parola e l’inviato di Avvenire in Valle d'Aosta, Salvatore Mazza, descrive il cambiamento avvenuto tra ieri e oggi stato d’animo della gente alla notizia che il Papa resterà a Les Combes:

     
    R. - E’ proprio la classica atmosfera da “la paura è passata”. Tra la gente c’è questo passaparola: “Il Papa resta, non va via. Il programma è confermato”. Insomma, è un’atmosfera molto rilassata. In questa circostanza si è visto veramente quanto affetto ci sia in questa regione per il Papa. L’estrema discrezione con cui questa gente della Valle vive queste vacanze potrebbe far pensare quasi ad una indifferenza. Invece no, è proprio un senso di rispetto profondo per il bisogno del Papa di riposare. E nel momento in cui è nata la preoccupazione si è visto veramente l’amore che questa gente prova per il Papa.

     
    D. - Facciamo un passo indietro: come sono state ieri le ore di attesa, fino a quel sorriso liberatorio del Papa?

     
    R. - La cosa più bella era vedere la gente di Aosta, che si è raccolta attorno all’ospedale, e voleva capire, e anche quando ha capito ha voluto aspettare che il Papa uscisse, saltando il pranzo, restando in piedi, soltanto per vederlo passare, salutarlo, applaudirlo e manifestargli il proprio affetto.

     
    Dalle 10 del mattino alle 16, dunque, Benedetto XVI è stato in modo imprevisto un paziente "speciale" dell’Ospedale Umberto Parini di Aosta. Un paziente che tuttavia non ha voluto - hanno sottolineato le cronache - usare dei suoi privilegi per sveltire la breve degenza, attendendo il suo turno in sala operatoria, scusandosi quasi per il trambusto in qualche modo arrecato, soffermandosi in preghiera o conversando con i sanitari, in attesa di essere sottoposto all’intervento di riduzione della frattura al polso destro. Ora, tra i molti auguri di “pronta guarigione” giunti a Benedetto XVI - tra i quali quello del presidente della Repubblica italiana, Giorgio Napolitano - spiccano quelli del cardinale Angelo Bagnasco e di tutti i vescovi italiani, che concludono il loro messaggio di “affettuosa vicinanza” con l’auspicio per il Papa di continuare a “ristorarsi e godere della natura creata di Dio”.

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    Nomine

    ◊   Il Santo Padre ha nominato vescovo di Cartagena (Spagna) mons. José Manuel Lorca Planes, finora vescovo di Teruel y Albarracín. Mons. José Manuel Lorca Planes è nato a Espinardo, provincia di Murcia e diocesi di Cartagena, il 18 ottobre 1949. Ha seguito gli studi ecclesiastici nel Seminario diocesano e ha ottenuto la Laurea in Teologia Biblica presso la Facoltà di Teologia di Granada. Il 29 giugno 1975 è stato ordinato sacerdote. Il 15 gennaio 2004 è stato nominato vescovo di Teruel y Albarracín, e ha ricevuto l’ordinazione episcopale il 6 marzo successivo. In seno alla Conferenza episcopale spagnola è membro della Commissione episcopale per i Seminari e le Università.

    Il Papa ha annoverato tra i membri della Pontificia Commissione di Archeologia Sacra, nominandolo al tempo stesso segretario della stessa Pontificia Commissione, mons. Giovanni Carrù, finora sotto-segretario della Congregazione per il Clero.

    Il Santo Padre ha nominato sovrintendente archeologico delle Catacombe il prof. Fabrizio Bisconti, finora segretario della Pontificia Commissione di Archeologia Sacra.

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    Il cardinale Lajolo in Ucraina: gioia e unità per testimoniare la fede in un mondo spesso indifferente e ostile

    ◊   Il cardinale Giovanni Lajolo, presidente della Pontificia Commissione per il Vaticano e del Governatorato, è giunto ieri a Leopoli, in Ucraina. Il porporato, che ha accolto l’invito della Chiesa locale a trascorre qualche giorno nel Paese, ha celebrato stamani la Santa Messa nella Cattedrale latina della città. Beata Zajaczkowska, della nostra redazione polacca, lo ha intervistato:

    R. – Il mio viaggio mi conduce prima a Zarvanytsia, per celebrare questo grande incontro con la Madonna di Zarvanytsia, e poi dopo a Berdicev, dove incontrerò tanti giovani. Quindi, è un viaggio “mariano” questo e quindi pieno di tutta quella dolcezza che si ha quando si incontra la propria Madre. Devo dire che tutte le persone che ho incontrato qui mi hanno fatto percepire un po’ di questa dolcezza, ricevendomi sempre con tanta amabilità, con tanta cortesia. Ieri notte sono stato ospite dell’arcivescovo metropolita greco-cattolico di Leopoli, e lì ho potuto incontrare il cardinale Husar, persona venerabile e di grande carisma, e così mi sento anch’io unito come un solo cuore e un’anima sola con la Chiesa ucraina perché effettivamente tutta la Chiesa è un cuor solo e un’anima sola in Cristo nostro Signore, nella Vergine Santissima: siamo uniti nella stessa lode, nella stessa testimonianza della fede, perché il mondo di oggi ha bisogno – di fronte a tanta indifferenza, talvolta a tanta ostilità manifesta o nascosta – di vedere questa nostra fede gioiosa, fraterna, cordiale, umana … Anche per questo, per sentirmi anch’io un pezzo insieme alla Chiesa in Ucraina, compio questo mio viaggio.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Oltre il liberismo, oltre il socialismo: in prima pagina, Giuseppe Tamburrano sulla crisi e l'enciclica sociale.

    Nell'informazione internazionale, un articolo di Pierluigi Natalia sulle presidenziali in Mauritania.

    Quando alla Casa Bianca si prega: in cultura, Giulia Galeotti analizza il rapporto fra religione e politica negli Stati Uniti.

    Un articolo di Fabrizio Bisconti dal titolo "Aquileia e il veleno ariano": l'alto Adriatico ai tempi di Valeriano e Cromazio.

    Nuovo impulso in Vaticano per l'archeologia sacra: Maurizio Fontana intervista l'arcivescovo Gianfranco Ravasi.

    Dan Brown e la strategia del limone: Silvia Guidi sull'Opus Dei e "Il Codice da Vinci".

    Anche Totò sbarcò sulla Luna: Gaetano Valini ripercorre il cammino della cinema alla conquista dello spazio.

    Alla vigilia dell'Angelus a Romano Canavese, nell'informazione internazionale Nicola Gori intervista il vescovo di Ivrea, mons. Arrigo Miglio.

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    Oggi in Primo Piano



    A Campobasso ultimo commosso saluto al caporalmaggiore Alessandro Di Lisio

    ◊   Bandiere a mezz'asta e lutto cittadino ieri a Campobasso dove in migliaia hanno partecipato alle solenni esequie di Alessandro Di Lisio, caporalmaggiore dei paracadutisti della Folgore, ucciso in un attentato in Afghanistan martedì scorso. Amici e commilitoni si sono stretti intorno alla famiglia del parà, “un’instancabile operatore di pace”, come lo ha definito nell’omelia l’ordinario militare per l’Italia, mons. Vincenzo Pelvi, che si è anche soffermato sul senso della morte e sull’importanza delle missioni di pace. Sentiamolo al microfono di Gabriella Ceraso:

    R. – Dinanzi a questi eventi così tragici c’è tanto dolore. Ma è un dolore che credo abbia bisogno di silenzio e preghiera. E’ un progetto di amore quello di Dio sulla storia umana. Credo che se ci addolora e ci spaventa il mistero della morte, sentiamo che non tutto è finito: noi siamo sorretti dalla certezza che Alessandro, che era un buon credente, un giovane che viveva la sua testimonianza accanto agli scout della parrocchia, è stretto ora nell’abbraccio di Dio buono e misericordioso. La morte non distrugge la vita ma semina ancora più vita.

     
    D. – Lei ha sottolineato anche la riconoscenza e il debito di amore infinito non solo verso Alessandro ma anche verso tutti i militari che operano nel mondo per la pace…

     
    R. – Sono sentimenti di grande orgoglio perché i nostri militari danno prova di una straordinaria forza interiore; sopportano grandi sacrifici fino al sacrificio più grande, quello della loro vita. Il mondo militare, a mio modo di vedere, con le missioni all’estero, sta contribuendo ad edificare una cultura di solidarietà e di responsabilità globale. Questo mi pare sia davvero un merito ed un incoraggiamento che ci spinge a salvaguardare sempre di più la vita umana e la dignità dell’uomo al di là di differenze di cultura, di religione e di vedute. Siamo certi che le nostre forze armate, con la conquista pacifica dei cuori e delle menti, riusciranno a dare speranza al popolo afghano.

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    Nuove speranze per il Nagorno Karabakh dopo il vertice di Mosca

    ◊   Prove di dialogo tra Armenia e Azerbaigian sull’irrisolta questione del Nagorno Karabakh, l'enclave armena in territorio azero, causa di sanguinosi conflitti tra Baku e Erevan. Grazie alla spinta di alcuni Paesi mediatori - tra cui Russia, Francia e Stati Uniti - ieri a Mosca si è tenuto un atteso vertice tra il presidente armeno Sarkisian e quello azero Aliev. Proprio sull’importanza di questa piccola ma strategica enclave armena, Stefano Leszczynski ha intervistato Alessandro Politi, Direttore del Osservatorio strategico di Nòmisma:

    R. – Tutto quello che si può negoziare tra questi Paesi e questi territori non ha un’importanza strategica; l’importanza viene come al solito assegnata da attori esterni e qui la cosa fondamentale è il passaggio di oleodotti o di gasdotti.

     
    D. – Talvolta il Negorno Karabakh viene descritto come un’enclave cristiana in un ambiente dominato dai musulmani. E’ un conflitto che può in qualche modo essere ricondotto a motivi religiosi o, in realtà, è distante da tutto ciò?

     
    R. – Brame di potenza e di politica mettono in mezzo la religione come vessillo da combattimento. Si tratta di scelte politiche sulla pelle di popoli che possono avere culture e religioni diverse ma che potrebbero benissimo coesistere.

     
    D. – Intorno al Negorno Karabakh girano anche gli interessi geopolitici e geostrategici dei vicini e, allo stesso tempo, ci sono i grandi attori internazionali quali la Russia e gli Stati Uniti che discutono delle sorti di quest’enclave…

     
    R. – L’attore principale, in tutta questa partita, è chiaramente la Russia. Il secondo attore che ha cercato di cambiare le carte in tavola sono gli Stati Uniti. Qui si introduce tutta la questione delle linee energetiche. I russi vogliono fare delle linee di gasdotti e oleodotti che passino attraverso il loro territorio - sfruttando le reti già esistenti e migliorandole – e invece gli Stati Uniti, da un buon decennio, vogliono aggirare la Russia.

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    Il commento di don Massimo Serretti al Vangelo della Domenica

    ◊   In questa 16.ma Domenica del Tempo Ordinario la Liturgia ci presenta il Vangelo in cui i discepoli, dopo aver annunciato la buona novella attraverso le città, sono invitati da Gesù a riposare in disparte, in un luogo deserto. Molte persone però li seguirono:

    Gesù “vide una grande folla” ed “ebbe compassione di loro, perché erano come pecore che non hanno pastore, e si mise a insegnare loro molte cose”.

    Su questo brano evangelico ascoltiamo il commento del teologo, don Massimo Serretti, docente di Cristologia all'Università Lateranense:

    «Eravate erranti come pecore» - scrive Pietro (1 Pt 2, 25) descrivendo la condizione normale degli uomini prima dell'incontro con Gesù Cristo, «come pecore senza pastore» (Mc 6, 30-34).

     
    L'errante è uno che è nell'errore ed è anche uno che non sa dove sta andando. L'uomo nel suo vivere e nel suo intraprendere quotidiano si muove sempre in riferimento ad un fine e ad una meta. Tutti i passi che compie hanno senso in quanto orientati ad un fine. Ogni singola finalità, nel tempo della nostra esistenza, ha senso se rappresenta una tappa verso una finalità più grande e definitiva, verso un fine ultimo.

     
    E' il fine ultimo a dare significato ad ogni singolo passo dell'uomo impegnato ogni volta nelle più disparate mete intermedie. Allora, "essere erranti" significa o non avere un fine ultimo, oppure averne uno che noi abbiamo eletto a svolgere tale funzione, ma che, in verità, non lo è, né lo può essere.

     
    Per questo Gesù si commuove. Si commuove al vedere l'umanità che, in Sua assenza, è perduta, smarrita, errante. Si commuove perché vede che il Padre glieli ha mandati ed essi intuiscono, in qualche modo, che è Lui il fine ultimo, è Lui che è lì presente in mezzo a loro e, dovunque vada, lo inseguono, non lo lasciano più.

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    Chiesa e Società



    Il cardinale Ortega celebra i funerali di padre Arroyo assassinato a Cuba

    ◊   L’arcivescovo dell’Avana, cardinale Jaime Ortega, visibilmente commosso, ha presieduto ieri, nella storica Cattedrale della capitale cubana i funerali del missionario spagnolo padre Mariano Arroyo, ucciso barbaramente lunedì scorso da parte di una persona e alcuni suoi complici, già agli arresti e rei confessi. Alla presenza di oltre duemila fedeli, assieme al porporato hanno concelebrato la Santa Messa i vescovi delle diocesi di Santa Clara, Cienfuegos, Matanzas, Pinar del Río e uno degli ausiliari dell’Avana. Alle esequie erano presenti quasi tutti gli ambasciatori accreditati presso il governo cubano e alti rappresentati dell’Ufficio per gli Affari religiosi del Comitato centrale del Partito comunista di Cuba. Nell’omelia il cardinale Jaime Ortega ha percorso l’itinerario pastorale di padre Arroyo da quando, dopo aver lavorato in Cile, ha voluto vivere il suo sacerdozio fra i cattolici cubani. Il missionario spagnolo, arrivato nell’isola nel 1997, ha operato molto tempo nella parrocchia di “Nuestra Señora del Pilar”, molto povera e con numerosi problemi sociali. Subito, ha ricordato il porporato, padre Mariano ha iniziato a “dedicare i suoi principali sforzi per venire incontro alle persone più indifese” riuscendo a stabilire un “meraviglioso rapporto umano, sacerdotale e pastorale con tutti, in particolare con i giovani e con gli anziani”. Lo stesso ha fatto il missionario spagnolo in tutti gli incarichi che gli sono stati assegnati fino a diventare rettore del Santuario de “Nuestra Señora de la Regla” dove ha trovato la morte a 74 anni di età. Le diverse testimonianze ascoltate durante l’Eucaristia per ricordare la figura del sacerdote sono state unanimi nell’indicare come i pregi maggiori di padre Mariano fossero “la sua profonda umanità”, la sua “spiccata intelligenza ricca e versatile al servizio della cultura”, la sua “generosità senza confini”; il tutto “offerto come un dono agli altri poiché - è stato detto - lui stesso definiva il suo sacerdozio un dono di sè per gli altri”. Finito il funerale tra lacrime e applausi la salma di padre Arroyo è stata condotta nell’aeroporto internazionale dell’Avana e in queste ore è già arrivata a Madrid dove il cardinale Rouco Varela presiederà una cerimonia in suffragio prima che la bara sia seppellita quest’oggi nella città natale del sacerdote, Cabezón de la Sal. Hanno avuto un’ampia eco sulla stampa internazionale le informazioni sulle indagini fornite dall’arcivescovo dell’Avana che, confermando l’arresto del colpevole di questo crimine e dei suoi complici, ha voluto ringraziare “la sollecitudine ed efficienza delle autorità cubane competenti”. D’altra parte il porporato ha ugualmente confermato di essere a conoscenza che anche il presunto responsabile dell’omicidio, nel febbraio scorso, di un altro missionario spagnolo, padre Eduardo de la Fuente, dopo gli arresti ha confessato le sue colpe. Si tratta, ha spiegato l’arcivescovo, di un processo tuttora aperto anche perché le indagini non sono finite. “Tra l’altro - ha aggiunto - risulta che in questo caso gli assassini non sapevano di uccidere un sacerdote quando hanno compiuto la loro azione abominevole”. Infine, il porporato ha osservato anche che tutte le speculazioni che vorrebbero “questi delitti come espressione di odio religioso e antispagnolo, o addirittura carichi di significati politici, sono privi di qualsiasi seppur minino fondamento”. (L. B.)

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    I vescovi della Bolivia: la preghiera è per la liberazione interiore e la libertà civile

    ◊   “Di fronte ai continui tentativi di dividere la comunità ecclesiale tra una presunta Chiesa di base e un’altra, quella della gerarchia” la Conferenza episcopale della Bolivia ribadisce con forza “l’unità della Chiesa in quanto unico Popolo di Dio formato da vescovi, sacerdoti, religiose, religiosi e laici”, comunità in cui sono presenti e vivi i principi della “corresponsabilità e dell’ordinata comunione gerarchica al servizio della costruzione del Regno di Dio”. I presuli sono intervenuti ieri con una nota a firma del segretario generale dell’Episcopato, mons. Jesús Juárez Párraga, vescovo di El Alto, dopo che diverse autorità, tra cui lo stesso presidente boliviano Evo Morales, nella cornice delle celebrazioni per il bicentenario dell’indipendenza, hanno criticato gratuitamente i vescovi dell’Honduras e la stessa Chiesa boliviana. In particolare il presidente Morales ha affermato che quando i popoli cercano di liberarsi arrivano per impedirglielo le dittature o la violenza del fucile o l’alienazione della preghiera. “Ogni uomo e ogni donna di fede, al di là della propria confessione religiosa - scrivono i vescovi - ha il diritto di rivendicare con la propria esperienza il valore e la dignità della preghiera. La preghiera – aggiungono - ci mette in contatto con Dio e colloca davanti a Lui le nostre vite così come quelle dei nostri fratelli” permettendoci di raccontare al Creatore “le nostre speranze per una società più giusta e degna” e donandoci “la forza necessaria per far diventare realtà ciò che desideriamo”. Certo si tratta di “una visione di fede” - osserva la nota - che ha la sua radice “nel senso comune” e “nella storia del nostro popolo” e dunque nulla ha a che fare “con ideologie ormai superate che vedono nelle religioni una minaccia ai propri progetti di potere”. I presuli sottolineano inoltre che la preghiera non solo aiuta la liberazione interiore ma è utile anche alla costruzione di una convivenza civile nella pace e nella fratellanza, obiettivi per i quali in America Latina molti cristiani hanno versato il proprio sangue e donato la propria vita. I vescovi boliviani quindi aggiungono: “Abbiamo ricevuto ogni tipo di critica, sia sotto le dittature sia durante le democrazie”, perché non si è capito o voluto capire “il mandato d’amore che la Chiesa ha ricevuto da Cristo”: missione di carità che rende i cristiani segno di contraddizione. I vescovi, ribadendo la loro comunione con il Papa, sottolineano infine il loro dovere di “assumere responsabilmente” le vicende della storia, “con le sue luci e le sue ombre”, imparando dagli errori e incoraggiati dalle testimonianze e dai successi della comunità ecclesiale “per guardare al futuro con fiducia senza la zavorra dell’amarezza e del risentimento”. (A cura di Luis Badilla)

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    Migliorano i rapporti tra cattolici e autorità statali russe

    ◊   “Positivi e concreti segnali di miglioramento dei rapporti tra la comunità cattolica e le autorità governative nella Federazione Russa”. Sono queste le parole dell’arcivescovo della Madre di Dio a Mosca, mons. Paolo Pezzi, espresse in un’intervista rilasciata all’Osservatore Romano. Recentemente anche il segretario generale della Conferenza dei vescovi cattolici della Russia, padre Igor Kovalevsky, ha usato parole di speranza e fiducia per il nuovo clima di collaborazione creatosi nella nazione. “C’è effettivamente – sottolinea l’arcivescovo Pezzi – un miglioramento dei rapporti tale da far ben sperare per la creazione e l’incremento di pieni rapporti diplomatici tra la Santa Sede e la Federazione Russa”. Un segnale di questa situazione, continua il presule “può esser considerato la possibilità di affrontare e risolvere positivamente alcune domande relative alla presenza della Chiesa in Russia, quali, per esempio, riconoscere la comunità cattolica a diversi livelli e favorire la permanenza in servizio soprattutto dei sacerdoti stranieri”. “Inoltre – aggiunge – c’è collaborazione anche per quanto riguarda la problematica dei luoghi di culto”. L’arcivescovo non manca tuttavia di ricordare che in alcune realtà tale processo di dialogo ha ancora alcune problematiche. “Tuttavia - spiega – là dove ci sono difficoltà, registriamo un maggiore interessamento e coinvolgimento del potere politico centrale nel rispondere alle nostre domande”. “Bisogna essere consapevoli – termina l’arcivescovo – che la nostra speranza è poggiata sulla nostra fede ed è proprio questo che ci dà uno sguardo ottimistico e perciò costruttivo anche nei rapporti con il potere politico”. (V.V.)

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    Cresce l'economia della Cina principale creditore degli Usa

    ◊   Quella cinese è la prima economia a vedere concreti segnali di ripresa. Lo ha confermato il dato del prodotto interno lordo, cresciuto dell'otto per cento in linea con gli obiettivi del Governo. Lo ha riconfermato la notizia che il Dragone sta continuando ad acquistare i titoli di Stato americani, consolidando così la sua posizione di principale creditore di Washington. A maggio, secondo i dati del dipartimento del Tesoro americano, la Cina ha portato la propria quota di titoli di Stato a 801,5 miliardi di dollari. L'aumento registrato a maggio è il più forte dall'ottobre del 2008, momento peggiore della crisi economica globale. Va tenuto conto anche di un altro aspetto: la mossa cinese va in controtendenza. A maggio Russia, Giappone e le istituzioni finanziarie stabilite nei Caraibi hanno ridotto l'acquisto dei titoli. Con una riserva di valuta pregiata che ha raggiunto a giugno il livello record di 2,13 trilioni di dollari, la Cina sta dimostrando di poter trainare ancora l'economia mondiale. In effetti, stando ai dati, il Dragone non ha mai subito veramente gli effetti di questa crisi. La sua corsa non si è mai fermata, ma solo rallentata. E negli ultimi mesi ha ripreso gradualmente ad accelerare grazie ai massicci investimenti pubblici e al fiume di liquidità con cui la People's Bank of China ha rifornito il mercato interbancario. La Cina da tempo chiede una moneta internazionale alternativa al biglietto verde. E questo sarà uno dei temi del vertice con gli Stati Uniti che si terrà i prossimi 27 e 28 luglio a Washington. Incontro che, secondo quanto ha affermato il ministero del Tesoro americano “verterà sulle sfide e le occasioni a livello regionale e mondiale, che entrambi i Paesi dovranno affrontare a breve e lungo termine”. Il vertice sarà presieduto dal segretario al Tesoro, Timothy Geithner e dal segretario di Stato, Hillary Clinton, che saranno affiancati dal vice-primo ministro cinese, Wang Qishan e dal consigliere di Stato, Dai Bingguo. Sulla ripresa l'Esecutivo di Pechino resta scettico. Il quadro macroeconomico che appare nelle statistiche resta incerto e contrastato. Infatti, la crescita degli ultimi mesi non sarebbe l'effetto di un’espansione equilibrata in tutti i settori. Al contrario, sarebbe il prodotto di crescite sostanziali in alcuni settori e di crolli spaventosi in altre. Il tasso di sviluppo dell'economia cinese sta sicuramente accelerando, spiegano gli analisti, ma al tempo stesso la qualità di questo sviluppo si sta deteriorando. (A cura di Virginia Volpe)

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    L’impegno dei salesiani nello Sri Lanka per il recupero degli ex bambini soldato

    ◊   La guerra civile nello Sri Lanka ha lasciato tracce e ferite profonde sulla vita dei bambini, soprattutto a causa del triste fenomeno dei bambini-soldato messo in atto dai ribelli delle Tigri Tami. Oggi i Salesiani sono fortemente impegnati per il recupero di questi bambini che, secondo la “Coalizione contro l’uso dei bambini soldato”, erano reclutati dai ribelli del Liberation Tiger of Tamil Eelam (Ltte) anche all’insaputa delle famiglie, soprattutto nelle aree di Batticaloa, Jaffna e Mannar. Ieri questi ragazzi erano brutalizzati e indottrinati, oggi vengono accolti e educati all’amore. “Alcuni ex bambini soldato sono insegnanti e curano altri ragazzi. Questo è il nostro contributo al processo di pace, nella vita concreta”, spiegano i Salesiani di Murunkan, nella diocesi di Mannar, in una dichiarazione riportata dall’agenzia Fides. E’ stato il governo stesso a chiedere ai religiosi di curare oltre 500 ragazzi, ex combattenti nelle file dei ribelli tamil. I bambini sono stati divisi in 17 centri, sparsi sul territorio dell’isola, dove i Salesiani si occupano della loro piena riabilitazione fisica, psicologica, sociale e culturale. Si tratta di ragazzi in media di 11-12 anni, che hanno conosciuto la violenza, hanno ucciso e hanno visto i loro coetanei morire. Sono stati manipolati dai guerriglieri, educati all’odio e alla rivalsa, che oggi vogliono dimenticare la guerra. I Salesiani offrono loro ospitalità, lezioni scolastiche, formazione professionale nell’artigianato e nella meccanica. Soprattutto – raccontano - “doniamo loro una nuova vita, fatta di serenità e amore, non della violenza a cui sono stati tragicamente abituati”. Gli operatori e i volontari del Centro di Mannar cercano dunque di risanare le loro vite. “All’inizio – spiegano i religiosi - sono impauriti, chiusi, inibiti. Hanno malattie fisiche e difficoltà psicologiche. Pian piano guariscono, si aprono, riacquistano fiducia, vanno a scuola e sono pronti a imparare: hanno tanto desiderio di condurre una vita normale, di giocare, come veri bambini”. Secondo l’Unicef i bambini soldato utilizzati in vent’anni di guerra sono stati almeno 50mila, a cui si aggiungono orfani, ragazzi abbandonati, sfollati, feriti o colpiti dal conflitto. (E. B.)

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    I carmelitani in prima linea per la convivenza pacifica ad Haifa in Israele

    ◊   “L’impegno dei Carmelitani scalzi di vivere e annunciare il Vangelo soprattutto in Galilea, nella città di Haifa”. Questo il tema centrale di un’intervista rilasciata in questi giorni all’agenzia Zenit da padre Flavio Caloi, veronese, Delegato generale dei Carmelitani scalzi per la Terra Santa e l’Egitto e Vicario del Monte Carmelo. Per la sua collocazione geografica ma anche per la sua tradizione, la città di Haifa - pesantemente bersagliata nel luglio 2006 dal lancio di missili del gruppo integralista libanese di Hezbollah, durante il conflitto con Israele - ha infatti come vocazione la coesistenza pacifica tra i vari popoli. Ad Haifa, i padri carmelitani hanno 3 conventi oltre a un centro studi a Gerusalemme; mentre le monache contano un monastero a Betlemme, uno ad Haifa, uno a Gerusalemme e uno a Nazareth. “I nostri predecessori, più di 800 anni fa – ha raccontato il religioso –, hanno iniziato qui la nostra Formula di vita che si ispira al grande profeta Elia e alla Vergine, Madre e Regina del Carmelo”. La presenza dei carmelitani nell’area – ha spiegato - si concentra in tre posti sul Monte Carmelo: Stella Maris, la parrocchia e Muhraqa (il Sacrificio). Il Santuario sorge sul promontorio che sovrasta il golfo di Haifa e dove è stato costruito il primo monastero dell’Ordine, noto sotto il nome di Wadi-ein-siah. Inserito in una incantevole cornice naturale, il santuario “Stella Maris” (Stella del mare) è meta di frequenti pellegrinaggi da parte di cristiani, ebrei, musulmani, drusi e bahai (la religione fondata da Husein Ali che sulla salita al Monte Carmelo ha un proprio santuario dalla cupola dorata) – che giungono qui per venerare la Vergine e il profeta Elia. L’apostolato dei carmelitani è attivo però anche sul fronte dell’educazione attraverso la scuola “Carmelite”, che conta oltre 800 alunni ed ospita non solo i cristiani delle varie confessioni ma anche parecchi musulmani. “L’ecumenismo – ha affermato padre Caloi - nasce da solo qui, in questo Santuario, e in questa tollerante e rispettosa città che è Haifa, in cui tutti si sentono a casa, qualunque sia la religione o l’origine”. “La parrocchia di San Giuseppe – ha spiegato – si trova invece nella Haifa bassa, presso il porto. E’ l’unica parrocchia latina della città ed è frequentata dai cristiani di origine palestinese e dai numerosi filippini che lavorano in Galilea”. Muhraqa, o il Sacrifico – ha poi aggiunto –, “ricorda il grande gesto che il profeta Elia compì per salvare la fede in Israele”. Si tratta di un posto molto visitato, “specialmente dai neo-catecumenali, dai protestanti, dagli ebrei, dai drusi, anche a causa della stupenda panoramica che vi è offerta”. Questi luoghi, ha spiegato padre Flavio Caloi, sono oggetto di una profonda devozione, tanto che “la processione della Madonna del Carmelo, che è celebrata la terza domenica dopo Pasqua, è, dopo quella delle Palme a Gerusalemme, la più frequentata in tutto Israele, con decine di migliaia di fedeli provenienti da tutti i Territori della Terra Santa”. E proprio da qui – ha concluso il carmelitano –, dal giardino situato all'interno del santuario “Stella Maris”, gli “Angeli della pace”, le tre sculture create da Sabino Ventura e Yumiko Tachimi per rappresentare le tre grandi religioni monoteistiche, ci ricordano che “la pace viene dall’alto, ma dimora nei nostri cuori”. (E. B.)

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    Associazione Papa Giovanni XXIII: la costrizione e l’induzione all’aborto riguardano anche l’Italia

    ◊   La costrizione e l’induzione all’aborto non riguardano solo i Paesi poveri ma anche l’Italia. A denunciarlo è l’Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII, secondo cui negli ultimi anni si registra “un continuo aumento di donne indotte o costrette all’aborto”. Sono soprattutto i genitori, il padre del bambino o il datore di lavoro a costringere le donne ad interrompere la gravidanza . Nei casi di induzione all’aborto – rende noto il Sir - sono invece soprattutto i medici, quando si sospettano problemi al bambino, e gli assistenti sociali a spingere le donne verso questa drammatica decisione. Per contrastare questo fenomeno, “particolarmente grave e diffuso”, la Comunità Papa Giovanni XXIII sta elaborando una proposta di legge. (A.L.)

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    Repubblica Democratica del Congo: nasce l’Università cattolica

    ◊   Una cerimonia si è svolta ieri a Limete, nella Repubblica Democratica del Congo, dove le facoltà cattoliche di Kinshasa si sono fuse in un’unica istituzione per formare l’Università cattolica del Congo. L’obiettivo, ha detto mons. Nicolas Djomo Lola, vescovo di Tshumbe, presidente della Conferenza episcopale nazionale del Congo e Gran cancelliere dell’Università cattolica del Congo, è quello di formare persone che possano promuovere lo sviluppo della nazione congolese e della Chiesa, capaci di far crescere la ricerca scientifica al fine di esplorare e far conoscere la verità. L’Università comprende le facoltà di Teologia, Diritto canonico, Filosofia, Economia e Sviluppo, Comunicazioni Sociali, Diritto e Scienze Politiche. Nell’ateneo si trovano anche il Centro studi delle religioni africane e il Centro degli archivi ecclesiastici. L’anno accademico in corso ha fatto registrare oltre 2.200 studenti, 77 professori, 20 assistenti e 63 addetti all’amministrazione. (T.C.)

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    Rapporto Ue sui maltrattamenti ai detenuti in Moldavia

    ◊   “Le violazioni del divieto di maltrattamento, emerse in proporzioni inquietanti a seguito delle manifestazioni post-elettorali del 6 e 7 aprile, devono essere affrontate con determinazione al fine di ristabilire un clima di fiducia” e “garantire tolleranza zero in materia di maltrattamenti in tutto il sistema di giustizia penale”. E’ quanto ha dichiarato ieri a Strasburgo il commissario per i diritti umani del Consiglio d’Europa, Thomas Hammarberg, in occasione della pubblicazione del rapporto sulla visita effettuata nella Repubblica di Moldavia. E’ necessario, secondo Hammarberg, “esaminare non solo il comportamento dei singoli agenti di polizia ma anche la responsabilità” dei loro superiori. L’auspicio è che “la determinazione espressa dalle autorità moldave nel fare in modo che ognuno risponda dei propri atti”, si traduca “in azioni concrete, risolute e durature”. Non solo “procuratori, giudici, ufficiali di polizia e avvocati dovrebbero prestare attenzione alle accuse e agli indizi di maltrattamento; nei luoghi di detenzione le lesioni dovrebbero essere debitamente accertate, registrate e segnalate”. Sono inaccettabili, conclude il commissario le cui parole sono state riprese dal Sir, “le pressioni esercitate sui media e sulle Ong che denunciano oltraggi ai diritti umani. La libertà di espressione e di informazione deve essere tutelata, a maggior ragione in periodi di crisi”. (A.L.)

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    India: il Vangelo fra gli indigeni Garo grazie al carisma di Padre Pio

    ◊   “Gli indigeni Garo, popolazioni tribali dell’India nordest, accolgono con sempre maggiore benevolenza il messaggio del Vangelo e si convertono al cristianesimo: questo accade anche grazie al messaggio e al carisma di San Pio da Pietrelcina, che è per la nostra comunità un grande strumento di evangelizzazione”. È quanto rivela all’Agenzia Fides mons. George Mamalessery, vescovo emerito di Tura, raccontando la vita e la pastorale nelle diocesi che si trova nello stato di Meghalaya, in India nordoccidentale. Mons. Mamalessery, di passaggio in Europa per motivi pastorali, ha curato l’istituzione nel territorio diocesano (specificamente nella città di Thakimagre) di un centro polivalente intitolato a padre Pio di Pietrelcina, comprendente una scuola, un poliambulatorio, una cappella, spazi per l’accoglienza dell’infanzia abbandonata e per la pastorale giovanile. I cattolici nella diocesi sono attualmente circa 240mila e, in maggioranza, si tratta dei tribali Garo che abitano aree remote. Sono comunità di religione animista, che hanno ricevuto l’annunzio della Buona Novella da missionari o da volontari laici cattolici. Nell’opera di evangelizzazione “la figura di Padre Pio rappresenta un valido strumento di evangelizzazione – spiega -, Padre Pio è un grande dono che è stato fatto alla nostra comunità e, grazie a lui, al suo carisma, molti diventano cristiani”. La situazione della diocesi è quella di una generale povertà: gli abitanti, per la maggior parte tribali, vivono poveramente. L’urgenza è lo sviluppo della popolazione, che significa accesso all’istruzione, assistenza sanitaria, emancipazione socio-economica. La Chiesa porta il suo annuncio e la sua missione di servizio integrale alla persona. Per questo la fede è cresciuta molto nella zona. Nella diocesi di Tura vi sono 46 sacerdoti che dediti al lavoro pastorale. Sono coadiuvati da catechisti laici (oltre 1200), essenziali nel portare avanti le attività pastorali di catechesi, liturgia e carità. (V.V.)

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    Portogallo: il Santuario di Fatima accoglie un’esposizione di rosari

    ◊   Lunedì scorso, alla presenza del nunzio apostolico in Portogallo, l’arcivescovo Rino Passigato, è stata inaugurata nella chiesa della Santissima Trinità a Fatima un’esposizione di rosari. “Recita del Rosario via per la pace”, è lo slogan di questa mostra, che rimarrà aperta fino a ottobre nel vestibolo del Convivium di Sant'Agostino. La mostra ha un particolare valore simbolico e si presenta come una catechesi. Sono esposti 90 rosari di una collezione privata che ne conta più di 800. I rosari sono di vari materiali, provenienze, dimensioni e colori. La proprietaria è una signora portoghese originaria della regione del Trás-os-Montes e residente a Caldas da Rainha, che da quando aveva 8 anni ha una salute molto delicata. La signora Teresinha riceve rosari da tutto il mondo e le piace molto parlare della sua devozione. E' il suo modo di fare apostolato. “Quando guardo i miei rosari, conto i giorni felici della mia vita, che offro a Dio attraverso Nostra Signora, dice la donna. Uomini e donne di tutto il mondo sono coinvolti nelle mie preghiere attraverso il Rosario”, aggiunge sottolineando che lei prega almeno una volta con tutti i rosari che le vengono offerti. Nell’inaugurare l’esposizione, il rettore del Santuario di Fatima, mons. Luciano Guerra, ha ricordato che “Fatima è un fortissimo polo nel mondo nella risposta alla richiesta della Madonna di recitare tutti i giorni il Rosario, a cui sono legati altri elementi come la preghiera per la pace, per il Papa e per i peccatori”. (A.M.)

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    24 Ore nel Mondo



    Somalia: rapiti altri tre tecnici stranieri

    ◊   Saranno processati secondo la sharia i due agenti segreti francesi rapiti martedì scorso in Somalia. Lo hanno fatto sapere i guerriglieri che li tengono in ostaggio. E la scorsa notte, c’è stato un nuovo sequestro. Il servizio di Eugenio Bonanata:

    Ancora operatori stranieri nel mirino dei miliziani islamici. Si tratta di tre dipendenti di un’organizzazione umanitaria francese: un pakistano, un cittadino dello Zimbabwe e probabilmente un canadese o un americano. Sono stati sequestrati nel loro ufficio a Mandera, una città keniana al confine con la Somalia, e condotti successivamente in territorio somalo. Ad agire uomini armati che, durante il blitz, avrebbero anche provocato il ferimento di una guardia di sicurezza. Le autorità locali conducono le indagini, ma non ci sono molti dettagli. A fornirli sono soprattutto gli organi di stampa. Alcuni osservatori sottolineano il fatto che sia stata colpita nuovamente una struttura francese. Solo martedì scorso, infatti, a Mogadiscio sono stati sequestrati due agenti segreti francesi, che si trovano adesso nelle mani di al Shabaab, un gruppo insurrezionale che combatte il governo somalo e che è ritenuto vicino ad al Qaeda. Non è certo che ci sia un collegamento fra i due episodi.

     
    I guerriglieri hanno annunciato che i due prigionieri saranno processati secondo la legge islamica, la sharia, senza avanzare richieste specifiche. C’è però chi ritiene che tutto questo sia da collegare alla detenzione in Francia di pirati somali, arrestati nel 2008 durante operazioni dei militari di Parigi a largo del Golfo di Aden. E proprio sul fronte della pirateria è di queste ore la notizia della liberazione di un mercantile tedesco, sequestrato all’inizio di maggio con 11 marinai a bordo. Berlino ha confermato il rilascio, precisando che proseguono le trattative per un'altra imbarcazione finita nelle mani dei pirati ad aprile.

     
    Elezioni presidenziali in Mauritania
    Dopo quasi un anno di tensioni provocate dal colpo di Stato del 2008, la Mauritania va oggi alle urne per eleggere il presidente. I mauritani dovranno scegliere tra i nove candidati dei due schieramenti. Il favorito è l'ex capo della giunta militare, il generale Mohamed Ould Anbdel Aziz. Le elezioni, rese possibili da un difficile negoziato sotto l'egida del Senegal e della Lega araba, saranno monitorate da oltre 250 osservatori inviati da Unione Africana e Unione Europea. Ieri sera, una sparatoria tra agenti della polizia e uomini armati davanti a un commissariato ha creato tensione a Nouachkott, la capitale dello Stato africano. Uno degli uomini ha minacciato di farsi esplodere tra la folla. Secondo le autorità si tratterebbe di un gruppo d’integralisti islamici.

    Iran
    Torna alta la tensione in Iran dopo i duri scontri avvenuti in occasione della preghiera del venerdì, pronunciata all’Università di Teheran dall’ex presidente iraniano, Rafsanjani. Intanto, il nuovo capo dell'Agenzia atomica iraniana auspica sforzi reciproci per il dialogo tra l’Iran e la comunità internazionale:

    La sfida della ayatollah Rafsanjani alla guida suprema Ali Khamenei e al presidente Ahmadinejad allarga la frattura nel Paese fra i vertici della Repubblica islamica e il movimento riformista che si rivede in Mussavi. Nessuna figura dell'establishment aveva definito apertamente gli scontri successivi alle elezioni come una crisi del Paese. Non a caso, oggi la stampa ultraconservatrice ha accusato l'ex presidente di sostenere i ''sovversivi'' dopo il sermone di ieri in cui Rafsanjani ha avanzato dubbi sul risultato delle elezioni. Anche i nuovi scontri nelle strade di Teheran, avvenuti in concomitanza della preghiera del venerdì, hanno contribuito a interrompere l'apparente normalità che da giorni regnava nella capitale iraniana. Decine di migliaia di manifestanti della cosiddetta "onda verde" sono stati caricati con gas lacrimogeni e manganelli: 15 gli arresti ufficiali, almeno 100 invece secondo i blog vicini all’opposizione. In questo contesto di tensione, si registrano intanto le prime dichiarazioni del nuovo capo dell'Agenzia atomica iraniana, Ali Akbar Salehi, che sebbene ritenga chiuse le discussioni tecniche sul controverso programma nucleare, ha auspicato che siano compiuti maggiori sforzi perché si arrivi ad una fiducia reciproca fra Teheran e l’Occidente.

     
    Iraq
    Almeno quattro persone sono morte e altre 11, tra cui otto poliziotti, sono rimaste ferite a seguito di un attentato suicida contro una caserma vicino a Falluja, nell'Iraq occidentale. A Baghdad, intanto, stanno radunandosi centinaia di migliaia di pellegrini sciiti per commemorare l'anniversario del “martirio” di Mussa al Kadhim, settimo dei dodici imam sciiti, discendente del profeta Maometto. In corrispondenza dell'evento - che si svolge nel quartiere sciita di Kadhimiyya - da giorni le forze di sicurezza irachene hanno innalzato il livello d'allerta. Negli ultimi due giorni, una quarantina di persone sono rimaste ferite in diversi attacchi compiuti contro pullman e assembramenti di pellegrini. Infine, si segnala che il governo iracheno ha approvato oggi un progetto di legge che prevede il sequestro dei beni mobili e immobili appartenenti all'ex presidente, Saddam Hussein.

    Raid aereo in Pakistan
    Cinque persone sono rimaste uccise nel Waziristan del Nord a causa di un missile sganciato da un aereo statunitense senza pilota. Il raid aereo americano rientra nell’offensiva contro obiettivi talebani nelle zone tribali del Pakistan, vicino alla frontiera con l'Afghanistan. Intanto, ieri è stato assolto in appello l'ex primo ministro pachistano Nawaz Sharif dall'accusa di presunto dirottamento dell'aereo su cui viaggiava nel 1999 l'allora generale di Stato, Pervez Musharraf, che nello stesso anno organizzò un colpo di Stato proprio contro il governo di Sharif. L’assoluzione apre nuove possibilità per l'ascesa al potere dell’ex presidente Sharif nelle prossime elezioni politiche.

    Afghanistan
    Non passa giorno in Afghanistan senza che si registrino nuove violenze. Stamani, tre soldati afghani sono rimasti uccisi e altri tre feriti nell'attentato dinamitardo suicida compiuto nel villaggio di Shah Hussainkhel, nella provincia meridionale afgana di Zabul. Sempre oggi, un cacciabombardiere dell'aviazione statunitense si è schiantato fra le montagne dell’est. Lo annunciano le forze armate Usa in Afghanistan, precisando che si è trattato di un incidente e che per ora è sconosciuta la sorte dei due membri dell'equipaggio. A seguito dell’escalation di violenze, il generale Richard Dannatt, capo delle forze armate inglesi, ha chiesto più mezzi ed equipaggiamenti per le truppe britanniche in Afghanistan.

    Indonesia
    Ha suscitato l’indignazione di tutta la comunità internazionale il duplice attentato che ieri a Giakarta ha provocato nove morti e più di 60 feriti. L’attentato non è stato ancora rivendicato, ma gli investigatori indonesiani puntano sulla pista dell’estremismo islamico. Intanto, sia dal segretario generale dell’ONU, sia dalla presidenza del Consiglio di Sicurezza è giunta una netta condanna per gli attacchi. Il servizio di Stefano Leszczynski.

    I due attentati che hanno colpito ieri gli hotel Marriott e Ritz Carlton di Giakarta potrebbero essere legati all’attività terroristica del gruppo islamico facente capo al malaysiano, Noordin Mohammad Top, vicino alla Jemaah Islamiya e ritenuto responsabile di alcuni fra i più sanguinosi attentati avvenuti nel Paese. E’ questa la pista che gli investigatori dell’antiterrorismo indonesiano seguono in assenza di una rivendicazione degli attacchi. Con la Jemaah Islamiya, Top avrebbero firmato - oltre alla strage di Bali del 2002, costata la vita ad oltre 200 persone - anche quella all'hotel Marriott di Giakarta compiuta nel 2003 con un'autobomba. L’attacco di ieri, definito crudele e disumano dal presidente indonesiano Susilo Bambang Yudhoyono, appena rieletto, ha colpito molti turisti stranieri e uomini d’affari, suscitando la viva preoccupazione delle principali Cancellerie internazionali. Anche il Consiglio di Sicurezza dell'Onu ha condannato ''nei termini piu' forti'' gli attacchi terroristici contro i due alberghi a Giakarta, chiedendo che i responsabili ''siano portati di fronte alla giustizia''. Almeno quattro dei nove morti sono stati identificati: si tratta di due australiani, un neozelandese e un cittadino di Singapore. La rinnovata minaccia terroristica in Indonesia ha provocato un innalzamento dell’allarme antiterroristico anche in altri Paesi. La polizia di New York ha aumentato il livello di sicurezza nei maggiori hotel della Grande Mela.

     
    Cecenia
    È scontro tra il presidente ceceno, Kadyrov, e l’Ong Memorial alla quale apparteneva la giornalista Natalia Estemirova, trovata morta mercoledì dopo essere stata rapita a Grozny. Il capo di Stato ha deciso di denunciare l’organizzazione per i diritti umani che l’aveva in precedenza accusato di essere il mandante dell’assassinio.

    Mandela Day
    Una giornata internazionale di azione umanitaria nel nome di Nelson Mandela si celebra oggi nelle principali città del mondo. La campagna mondiale di Mandela è dedicata alla lotta contro l’Aids, non solo come malattia ma anche come minaccia alla dignità e ai diritti dell'uomo. L’ex presidente sudafricano, Premio Nobel per la pace, ha ricevuto nel giorno del suo 91.mo compleanno il segretario generale dell’Onu Ban, Ki-moon, che lo ha definito “l'incarnazione vivente dei più grandi valori delle Nazioni Unite''. Una parata di star parteciperà ai concerti in beneficenza in programma a Londra e New York in onore del Mandela Day. Sarà presente anche il presidente francese, Nicolas Sarkozy.

    La nuova influenza avrà un forte impatto sull’economia globale
    Cresce l’allarme mondiale per l’epidemia A-H1N1. Mentre i governi si preparano ad affrontare la nuova influenza con le vaccinazioni, uno studio dell’Oxford Economics - un centro di analisi economico-finanziarie britannico - lancia l’allarme sul preoccupante impatto della pandemia sull’economia globale. Solo alla Gran Bretagna, il Paese europeo più colpito, l’epidemia potrebbe costare il cinque per cento del prodotto interno lordo. Gli esperti dell'Acip, il comitato americano sulle pratiche d’immunizzazione, hanno convocato una riunione d'urgenza a Washington, il prossimo 29 luglio, per definire un piano di vaccinazioni in previsione del prossimo autunno. Il Servizio nazionale della sanità e la qualità agroalimentare dell’Argentina ha decretato l'allerta sanitario nel territorio nazionale. In Italia, secondo il viceministro alla Salute, Ferruccio Fazio, è possibile che l’influenza scoppi nei prossimi 20 giorni.

    Incontro a New York tra Nicolas Sarkozy e Ban Ki-moon
    Si è parlato della creazione di un'organizzazione mondiale per l'ambiente nei colloqui tra il presidente francese, Nicolas Sarkozy, e il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon. La questione del clima ma anche la situazione nel Darfur, l’Iran e le missioni di pace delle Nazioni Unite sono stati i temi dell’incontro avvenuto oggi a New York. Ban Ki-moon organizzerà a settembre, a margine dell’assemblea generale del Palazzo di Vetro, un vertice sul clima. Di recente aveva criticato gli accordi del G8 all’Aquila sull'ambiente definendoli ''insufficienti'' rispetto alla gravità della situazione.

    Usa: morto Walter CronkiteCordoglio negli Stati Uniti per la morte dell'ex anchorman della Cbs News, Walter Cronkite, che si è spento ieri a New York all'età di 92 anni. Il suo autorevole modo di dare le notizie durante periodi tumultuosi lo rese una figura leggendaria del giornalismo americano. E il presidente Barack Obama, commentando la morte di Walter Cronkite, ha detto che “era una voce di certezza in un mondo incerto”. (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra)
     
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIII no. 199

     
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