![]() |
![]() |

Sommario del 16/07/2009
Il cordoglio e la preghiera del Papa per le vittime della sciagura aerea in Iran
◊ Il Papa ha espresso oggi in un telegramma il suo profondo cordoglio per le 168 vittime della sciagura aerea avvenuta ieri nel nordovest dell’Iran, dove è precipitato un Tupolev della Caspian Airlines partito da Teheran e diretto a Erevan, in Armenia. Stamani sono state recuperate le scatole nere del velivolo, dalla cui analisi gli esperti cercheranno di capire i motivi dell’incidente.
Benedetto XVI, nel messaggio inviato, a firma del cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone, al nunzio apostolico in Iran, mons. Jean-Paul Gobel, ha manifestato la sua cordiale vicinanza alle autorità civili e alle famiglie delle vittime. Ha quindi assicurato la sua preghiera “per l'eterno riposo dei morti” implorando “la forza e il conforto dei doni di Dio onnipotente e misericordioso per quanti piangono la perdita dei loro cari”.
Fitta serie di nomine pontificie: mons. Carlo Maria Viganò è il nuovo segretario generale del Governatorato
◊ La Sala Stampa vaticana ha pubblicato oggi una fitta serie di nomine pontificie. Ce ne parla Sergio Centofanti.
Il Papa ha nominato nuovo segretario generale del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano il nunzio Carlo Maria Viganò, finora delegato per le Rappresentanze pontificie. Succede a mons. Renato Boccardo, già organizzatore dei viaggi apostolici del Papa e delle Giornate Mondiali della Gioventù, che diventa arcivescovo di Spoleto-Norcia.
Nuovo nunzio apostolico in Libano è stato nominato mons. Gabriele Giordano Caccia, finora assessore per gli Affari Generali della Segreteria di Stato, ruolo a cui è stato destinato mons. Peter Brian Wells, già consigliere di nunziatura presso la sezione per gli Affari Generali della medesima Segreteria di Stato. Mons. Luigi Gatti, finora nunzio in Libano, diventa il rappresentante della Santa Sede in Grecia, mentre a guidare la nunziatura in Burundi è stato chiamato mons. Franco Coppola, finora consigliere di nunziatura presso la sezione per i Rapporti con gli Stati della Segreteria di Stato.
Sempre oggi il Papa ha nominato arcivescovo di Perugia-Città della Pieve mons. Gualtiero Bassetti, trasferendolo dalla sede di Arezzo-Cortona-Sansepolcro. Succede a mons. Giuseppe Chiaretti, che lascia per raggiunti limiti di età.
Nuovo arcivescovo-vescovo di Arezzo-Cortona-Sansepolcro è mons. Riccardo Fontana, finora alla guida della diocesi di Spoleto-Norcia.
Infine, il Santo Padre ha nominato arcivescovo coadiutore di Manizales, in Colombia, mons. Gonzalo Restrepo Restrepo, finora vescovo di Girardota.
Lettera del presidente Napolitano a Benedetto XVI: l’enciclica Caritas in veritate invita ad una revisione profonda del modello di sviluppo
◊ I temi centrali che riguardano la vita dell'uomo e le grandi questioni che toccano le nostre società, così come delineati nell’enciclica “Caritas in veritate”, “costituiranno uno stimolo a una riflessione che potrà risultare benefica per tutti”. E’ quanto scrive il presidente della Repubblica italiana, Giorgio Napolitano, in una lettera inviata a Benedetto XVI. Il servizio di Amedeo Lomonaco:
Il presidente italiano Giorgio Napolitano afferma di aver letto “con grande interesse” la terza enciclica di Benedetto XVI “Caritas in veritate” che porta il messaggio del Papa “all’interno di società in cui vi è in questi anni apprensione ed incertezza non solo per le prospettive e per il futuro dell’economia mondiale e dello sviluppo, ma anche per i cambiamenti”. Mutamenti – aggiunge il presidente Napolitano - che si vanno delineando “nei rapporti umani, nel mondo del lavoro e dell’impresa, nelle relazioni tra gli abitanti del pianeta e l’ambiente e le risorse naturali che per molto tempo sono state considerate inesauribili”. Il capo di Stato italiano aggiunge che i temi centrali sulla vita dell’uomo in rapporto ai suoi simili e le grandi questioni riguardanti le nostre società, così come vengono delineati nell’enciclica, “costituiranno uno stimolo ad una riflessione che potrà risultare benefica per tutti”. L’affermazione di Benedetto XVI sulla questione sociale, diventata radicalmente questione antropologica, costituisce per il presidente Napolitano “un invito ad un ripensamento approfondito e sereno di molti aspetti della vita e del funzionamento degli aggregati umani”. Un ripensamento – conclude il capo di Stato italiano ricordando le parole del Papa nell’enciclica – che richiede, in particolare, una nuova e approfondita riflessione sul “senso dell’economia e dei suoi fini” e “una revisione profonda e lungimirante del modello di sviluppo, per correggerne le disfunzioni e le distorsioni”.
La memoria liturgica della Vergine del Carmelo attraverso i pensieri dedicati dal Papa a questa antica spiritualità, formatrice di grandi Santi
◊ La Chiesa celebra oggi la memoria liturgica della Beata Vergine Maria del Monte Carmelo. La ricorrenza è legata all’apparizione della Madonna, il 16 luglio 1251 al primo padre generale dell’Ordine dei carmelitani, Simone Stock. Circondata dagli angeli e con in braccio Gesù, Maria consegnò al religioso uno scapolare, promettendo protezione e salvezza dall’inferno a chi lo avrebbe indossato. Ma il legame tra la Madonna e i Carmelitani si fa risalire al nono secolo a. C., dalla visione che il profeta Elia avrebbe avuto della venuta della Vergine che si alzava come una piccola nube dalla terra verso il monte Carmelo, in Terra Santa, portando una provvidenziale pioggia. Sull’altura, gli eremiti che in seguito si ritirarono vicino alla fontana di Elia, furono poi chiamati “Fratelli della Beata Vergine Maria del Monte Carmelo”. In questo servizio, Alessandro De Carolis ricorda alcuni dei pensieri dedicati da Benedetto XVI alla spiritualità carmelitana:
Il nome, in aramaico, significa “giardino”. Un giardino naturale della Galilea, per via dei boschi che lo rivestono di verde in gran parte dell’anno e per gran parte dei suoi 546 metri di altezza. E un “giardino” dell’anima, che il profeta Elia scelse per sé, come luogo e simbolo di elevazione verso Dio e di lotta contro i sacerdoti del dio Baal. Nella storia lontana raccontata dalla Bibbia nel Secondo Libro dei Re affondano le radici spirituali del Monte Carmelo. Nelle grotte che costellano le sue pendici, sin dal tempo di Elia - cioè novecento anni prima di Cristo - trovarono dimora uomini attratti dall’ideale eremitico e dalla contemplazione, come sottolineò proprio da Les Combes lo stesso Benedetto XVI, nel presiedere l’Angelus del 16 luglio del 2006:
“Il più celebre di questi uomini di Dio fu il grande profeta Elia, che nel IX secolo avanti Cristo difese strenuamente dalla contaminazione dei culti idolatrici la purezza della fede nel Dio unico e vero. Proprio ispirandosi alla figura di Elia, è sorto l'Ordine contemplativo dei ‘Carmelitani’, famiglia religiosa che annovera tra i suoi membri grandi Santi come Teresa d'Avila, Giovanni della Croce, Teresa di Gesù Bambino e Teresa Benedetta della Croce (al secolo, Edith Stein)”.
Come Elia che fu rapito in cielo da un carro di fuoco, molti seguaci della spiritualità carmelitana hanno vissuto momenti brucianti di elevazione mistica. C’è in tutta la storia degli uomini e delle donne attratte dal Carmelo l’idea interiore di una “vetta” da scalare, la “vocazione” ad una “salita al monte della perfezione”, come scrisse due anni fa il Papa in un Messaggio all’Ordine carmelitano, che festeggiava gli 800 anni della consegna da parte di Sant’Alberto di quella prima formula vitae che nel 1247 prenderà la struttura di una Regola, approvata da Innocenzo IV. Poi, quattro anni più tardi, con l’apparizione della Vergine a San Simone Stock, allora priore generale dell’Ordine, la tradizione mistica del Carmelo si “salda” per sempre con quella mariana. Una esperienza che Benedetto XVI ricorda ancora nell’Angelus del 2006 da Les Combes:
“I Carmelitani hanno diffuso nel popolo cristiano la devozione alla Beata Vergine del Monte Carmelo, additandola come modello di preghiera, di contemplazione e di dedizione a Dio. Maria, infatti, per prima e in modo insuperabile, ha creduto e sperimentato che Gesù, Verbo incarnato, è il culmine, la vetta dell'incontro dell'uomo con Dio. Accogliendone pienamente la Parola, è ‘giunta felicemente alla santa montagna’, e vive per sempre, in anima e corpo, con il Signore”.
“Sappiamo bene tuttavia - scrive il Papa in un altro passo del suo Messaggio ai Carmelitani del 2007 - che non è per nulla facile vivere fedelmente questa chiamata. In un certo senso, c'è bisogno di proteggersi con delle armature dalle insidie del mondo”. Una di queste “armature” è certamente il Rosario. In un altro contesto, la visita al Santuario di Pompei nell’ottobre 2008 - Benedetto XVI presenta questa preghiera come una “scuola di contemplazione e di silenzio”, personale e comunitaria. “Recitando le Ave Maria - disse - occorre fare attenzione a che le nostre voci non "coprano" quella di Dio, il quale parla sempre attraverso il silenzio, come ‘il sussurro di una brezza leggera’”:
“Il Rosario è preghiera contemplativa accessibile a tutti: grandi e piccoli, laici e chierici, colti e poco istruiti. E’ vincolo spirituale con Maria per rimanere uniti a Gesù, per conformarsi a Lui, assimilarne i sentimenti e comportarsi come Lui si è comportato. Il Rosario è ‘arma’ spirituale nella lotta contro il male, contro ogni violenza, per la pace nei cuori, nelle famiglie, nella società e nel mondo”.
Di quell’antica spiritualità che si rifà alla Vergine e al Profeta Elia, e che permeò le prime comunità del Monte Carmelo, si ravvisano oggi i tratti nelle migliaia di religiosi e religiose che seguono le orme dei loro grandi predecessori. Tiziana Campisi ha chiesto a padre Mariano Cera, carmelitano, priore della Comunità di San Martino ai Monti di Roma, quale messaggio del Profeta Elia riecheggi oggi nel cuore di chi è attratto dal Carmelo:
R. – Elia, colui che vive alla presenza di Dio: questo è il messaggio più importante di Elia ai carmelitani.
D. – Quale testimonianza vogliono donare al mondo i Carmelitani?
R. – Oggi i Carmelitani, come ieri, sono chiamati a questa presenza contemplativa in mezzo al mondo. Quando vennero in Europa nel 1238 i carmelitani scelsero di fare convento e Chiesa proprio alla periferia, dove si trovavano più o meno i mercati della povera gente, perché dopo aver trascorso il tempo a contemplare Dio, poi dovevano andare a portare questo Dio contemplato in mezzo alla gente.
D. – La memoria della Madonna del Carmelo che cosa vuole ricordare invece ai cristiani?
R. – I carmelitani vogliono sempre far apprendere questo, che noi apparteniamo a Maria, noi ci mettiamo a servizio di Maria, diamo la vita a servizio di Maria e Lei dà a noi la sua particolare protezione, sia in vita che in morte. E’ un totale abbandono del figlio verso la madre, sicuri che la madre aiuterà, prenderà per mano i suoi figli.
D. – Lungo la storia ci sono state tante testimonianze di santi carmelitani, come Teresa D’Avila, San Giovanni della Croce, Teresa di Lisieux, Edith Stein …. che cosa lega queste figure?
R. – Questa spiritualità della presenza di Dio, questo messaggio che viene dai santi carmelitani e sempre questa unione con Dio. Noi siamo chiamati all’unione con Dio, ma non ce la facciamo spesso, perché non corrispondiamo bene alla grazia di Dio, allora noi come Maria curiamo anche l’unione dei fratelli per arrivare all’unione di Dio, curiamo questa unione di Dio non per chiuderci in noi stessi, ma per vivere questa unione con i fratelli.
Il Pontificio Consiglio per la Famiglia ricorda l'importanza dell'incontro mondiale di Città del Messico
◊ Il Pontificio Consiglio per la Famiglia dedica il recente numero speciale della rivista “Familia et Vita” all’incontro mondiale delle famiglie, tenutosi dal 14 al 18 gennaio scorsi a Città del Messico. Il servizio di Amedeo Lomonaco:
L’avvenimento di Città del Messico – si legge nell’editoriale della rivista - “segnerà indubbiamente il futuro cammino della famiglia, chiamata da Benedetto XVI a formare i suoi componenti ai valori umani e cristiani”. La rivista si apre con l’annuncio dato dal Papa a Valencia nel 2006 e contiene diversi interventi del Santo Padre. Seguono quelli del cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone, legato pontificio a Città del Messico. Vengono anche riproposti i testi dei relatori nelle giornate congressuali incentrati su vari temi, tra cui i valori secondo la Bibbia e la vocazione educatrice della famiglia. L’incontro di Città del Messico è stato scandito dal congresso teologico-pastorale, dalla veglia mariana e dalla celebrazione eucaristica di chiusura. La lectio magistralis del cardinale Tarcisio Bertone su famiglia, giustizia e pace – ricorda infine il quotidiano della Santa Sede, L’Osservatore Romano – ha chiuso le giornate del congresso teologico-pastorale attraverso un esame del presente, legato al passato per programmare il futuro della famiglia nella Chiesa e nella società.
Oggi su "L'Osservatore Romano"
◊ In prima pagina, un articolo sulla lettera del presidente Giorgio Napolitano a Benedetto XVI in merito alla "Caritas in veritate".
Nell'informazione internazionale, Ombretta Fumagalli Carulli su "La libertà religiosa, un successo per l'Osce".
In cerca di senso dove dominano le tenebre: in cultura, Marco Testi ripercorre la storia di conversione di Federigo Tozzi.
Una mostra celebra il centenario della nascita di Palma Bucarelli, storica direttrice, per trent'anni, della Galleria nazionale d'arte moderna di Roma: i contributi di Isabella Ducrot e Sandro Barbagallo.
Il grido (censurato) di chi non ha più voce: Luca Pellegrini intervista Barbara Cupisti, regista di due documentari sul Medio Oriente ignorati dalla distribuzione.
Aperta un'inchiesta sull'uccisione in Cecenia dell'attivista russa Estemirova
◊ Sgomento nella comunità internazionale per l’uccisione dell’attivista russa Natalia Estemirova. La donna, considerata l’erede della giornalista Anna Politkovskaia, assassinata nel 2006, era stata rapita ieri mattina a Grozny, in Cecenia, ed è stata poi trovata morta in un bosco dell’Inguscezia. La Estemirova aveva portato alla luce una serie di abusi avvenuti nel Caucaso settentrionale. Il presidente russo Medvedev ha espresso tutta la sua “indignazione” per l’accaduto e ha ordinato l’apertura di un’inchiesta “ad alto livello”, mentre la casa Bianca si è detta “addolorata”. Condanna anche dalla presidenza di turno svedese dell’Unione Europea, che ha sollecitato le autorità russe ad investigare “velocemente e in modo esauriente”. Sulla vicenda Marco Guerra ha sentito Fulvio Scaglione vice-direttore di Famiglia Cristiana ed esperto dell’area ex-sovietica:
R. – Questo delitto rientra in una lunga serie di uccisioni di giornalisti, scomparse di attivisti dei diritti umani e dei diritti civili e secondo me cela il desiderio – molto forte in Russia e in Cecenia – di chiudere a tutti i costi la pagina efferata che è stata quella della duplice guerra in Cecenia, che è stata una pagina fatta di atti terroristici atroci – questo non va dimenticato – ma anche di una repressione altrettanto feroce e atroce.
D. – La Estemirova ha raccolto del materiale sulle milizie militari cecene. Cosa può aver scoperto con la sua attività di ricerca?
R. – Recentemente la Estemirova aveva denunciato un’esecuzione illegale, fuori da qualunque processo e condanna della magistratura. Credo che sia il filone su cui indagava la stessa Politovskaia, ma è un filone da cui, in fondo, non può uscire granché di nuovo; noi tutti sappiamo che in Cecenia, attraverso le milizie di Ramzan Kadyrov – che è l’attuale presidente della Cecenia -, si è fatta una sorta di pulizia delle opposizioni e del terrorismo attraverso quelli che potremmo tranquillamente chiamare “squadroni della morte”. Quello che può saltar fuori da questo filone non è particolarmente nuovo: torture, esecuzioni, rapimenti, estorsioni ai danni dei terroristi, dei complici del terrorismo ma anche di molti civili innocenti.
D. – Stavolta si potrà davvero arrivare alla verità?
R. – E’ difficile indagare su delitti di questo genere in un ambiente come quello ceceno o come quello caucasico in generale dove ci sono strutture di clan familiari, di banda, dove insomma ci sono tante complicazioni che renderebbero difficilissima anche un’indagine condotta con la massima buona volontà. Io però credo che su tutto prevalga e prevarrà la volontà di dire: la Cecenia è stata normalizzata, la stagione della guerriglia e della guerra è finita, chiudiamo e dimentichiamo tutto.
D. – In questi mesi si registra une recrudescenza delle violenze in tutte le Repubbliche del Caucaso; perché?
R. – Il Caucaso è una zona di faglia, una zona di confine tra molte e diverse realtà: il cristianesimo ortodosso e l’islam, gli interessi strategici della Russia e quelli ad esempio americani – come ben sappiamo in Georgia e su tutte le dispute del petrolio -, ci sono infinite popolazioni diverse, lingue diverse, concezioni diverse del mondo. Quindi, credo che per il momento questa regione sia destinata a proseguire su questa sua triste strada. D’altra parte si confrontano due entità: la Russia da un lato, con tutti i suoi problemi, e gli Stati Uniti dall’altro, con la loro forza ma anche con la loro lontananza e la loro estraneità al territorio. Sono in grado di confrontarsi, ma nessuna delle due parti può vincere la battaglia del Caucaso. Queste turbolenze sono perciò destinate a protrarsi ancora a lungo.
India e Pakistan insieme nella lotta contro il terrorismo
◊ India e Pakistan collaboreranno nel combattere il terrorismo. L’importante risultato è emerso dai negoziati bilaterali a margine del vertice dei Paesi non allineati in corso a Sharm el Sheikh, in Egitto. Si fa sempre più difficile, intanto, la situazione in Pakistan dove estremisti vicini ad Al Qaeda hanno ucciso un funzionario della Nazioni Unite. Per un’analisi su quanto sta avvenendo nella regione, Stefano Leszczynski ha intervistato Loretta Napoleoni, economista ed esperta di terrorismo internazionale.
R. – Il Pakistan ormai è diventato un Paese di prima linea nella lotta contro il terrorismo dei talebani e di Al Qaeda. C’è questo desiderio di poter risolvere la situazione. Ho paura, però, che sia un obiettivo al momento irraggiungibile, dati i risultati. E’ chiaro, quindi, che il premier spinge per un’ulteriore partecipazione sia da parte degli americani sia da parte delle altre forze dell’alleanza.
D. – La situazione del conflitto in Afghanistan è sempre più difficile nonostante la massiccia offensiva lanciata dagli alleati contro i talebani. Non si riesce a vedere un risultato concreto. Tra l’altro è stato anche il mese più sanguinoso per gli americani…
R. – Sicuramente l’offensiva non sta funzionando. Sono riusciti a liberare la valle dello Swat – che era occupata dai talebani - però il problema fondamentale non è la zona tribale ma l’Afghanistan. Il motivo per il quale il mese è stato particolarmente sanguinoso è perché i talebani sono armati fino ai denti e combattono in un territorio che conoscono benissimo. Non dimentichiamo che nessuna potenza straniera è mai riuscita ad avere la meglio in Afghanistan, proprio a causa del territorio.
D. – Le elezioni presidenziali di agosto attirano molto l’attenzione della Comunità internazionale. Potrebbero essere un punto importante per qualche cambiamento, per una svolta nel Paese?
R. – Non credo che le elezioni cambieranno molto la situazione. Il problema fondamentale dell’Afghanistan è che questo modello democratico, osannato subito dopo la caduta dei talebani, non sta funzionando. Il problema, quindi, non è tanto quello di capire chi verrà eletto. Si deve ristrutturare tutto l’assetto politico. E’ chiaro che una democrazia, in un Paese dove lo Stato controlla solamente un piccolissima parte del territorio, è un sistema che non ha alcun peso specifico.
D. – Il fatto che si sia parlato di terrorismo al vertice dei Paesi non allineati a Sharm El Sheik può far immaginare una nuova forma di coalizione antiterroristica?
R. – Gli Stati non allineati dovrebbero avere un ruolo molto importante, anzi, un ruolo di primo piano nella lotta contro il terrorismo: il terrorismo, dall’11 settembre in poi, è aumentato e continua a mietere vittime, non in Occidente ma in Oriente. Quindi questi Paesi si sono ritrovati, senza neanche rendersene conto, ad essere il teatro di queste azioni terroristiche.
L’Italia, capofila tra i Paesi Onu, contro l’aborto a scopi demografici
◊ Pronunciamento ieri del Parlamento italiano contro la pratica dell’aborto quale strumento di controllo demografico. Soddisfazione nel mondo cattolico: “un sì alla vita, un grande passo avanti nella promozione del diritto fondamentale alla vita”, ha commentato il cardinale Renato Martino, presidente del Pontificio Consiglio per la Giustizia e la Pace. Il servizio di Roberta Gisotti.
Sono state approvate integralmente dalla Camera, con fronte trasversale ai partiti di maggioranza e opposizione, le mozioni presentate dal Pdl, dalla Lega e dall’Udc che impegnano l’Esecutivo a proporre all’Assemblea delle Nazioni Unite una risoluzione “che condanni l’uso dell’aborto come strumento di controllo demografico ed affermi il diritto di ogni donna a non essere costretta o indotta ad abortire”. Una realtà che non interessa l’Italia ma di cui l’Italia si farà carico a livello internazionale, come ci spiega il prof. Lucio Romano, copresidente dell’Associazione “Scienza e Vita”:
R. – E’ un pronunciamento del quale si parlava già da tempo e l’aspetto estremamente positivo è che si è trovata una condivisione a livello trasversale nel Parlamento italiano e che richiama all’attenzione non solo italiana ma anche mondiale verso un tema, che è quello del riconoscimento del diritto alla vita come diritto fondamentale. E’ un impegno che assume il Parlamento italiano e credo che rappresenti un po’ l’apripista per tutta una serie di riflessioni che devono essere sicuramente assunte sia a livello del Parlamento europeo sia a livello di assise internazionale, qual è appunto quella dell’Onu. Il riconoscimento del diritto alla vita è il riconoscimento del diritto fondamentale, del diritto previo da coniugare sia nell’ambito della riflessione bioetica ma ancor più in quello della riflessione biopolitica e nella legiferazione dei vari Stati.
D. – Quali potranno essere i prossimi passi in questa battaglia per la vita?
R. – Credo che sia molto importante una divulgazione sempre maggiore dei temi della tutela della vita sin dal momento del concepimento, in tutte le varie realtà sociali e nella promulgazione del diritto alla vita come la difesa di un bene comune, in quanto la vita non appartiene più solamente al singolo ma dev’essere tutelata a livello sociale e non nell’ottica dell’utilitarismo, né in quella del relativismo o del contrattualismo, come potrebbe accadere in altri campi con le tematiche sul fine vita.
D. – Lei ha messo in luce che è importante promuovere nell’opinione pubblica la conoscenza di questa realtà dell’aborto usato come strumento di controllo demografico in diversi Paesi; in verità di questa realtà si parla poco…
R. – Se ne parla poco perché molte volte la diplomazia internazionale è indotta a tacere su quelle determinate tematiche che coinvolgono le politiche di alcuni Stati, dove la dimensione della procreazione responsabile si è essenzialmente tradotta in una decisione dall’alto di politiche demografiche finalizzate alla selezione, alla riduzione e al ricorso ad interventi che sono assolutamente lesivi non solo per quanto riguarda la dignità di ogni persona, ma anche per quanto riguarda l’immagine di uno Stato che possa definirsi civile e che si basi sul rispetto e la tutela della vita come elemento fondamentale.
L'Aquila: aperto nuovo ambulatorio pediatrico collegato al Bambin Gesù di Roma
◊ Il premier Berlusconi è tornato oggi all'Aquila, dopo il G8 dei giorni scorsi, per fare il punto sulla ricostruzione, ribadendo che “tutto procede secondo i tempi stabiliti”. Intanto è stato inaugurato ieri in città il nuovo ambulatorio pediatrico, nato in sinergia con l’ospedale Bambino Gesù di Roma. La struttura sorge nel quartiere di San Sisto a ridosso del centro storico. “Una iniziativa importante – precisa il presidente dell’ospedale romano Giuseppe Profiti – che mira a ristabilire la collaborazione con i pediatri dell'Aquila dopo il terremoto del 6 aprile scorso”. Massimiliano Menichetti lo ha intervistato.
R. – E’ una collaborazione, la possibilità quindi di continuare quello che prima dell’evento sismico è sempre stato il modello di rapporto tra i pediatri abruzzesi dell’Aquila in particolare e il Bambin Gesù. Un rapporto fortemente integrato, di grande collegamento, dove i bambini ricevono direttamente dai pediatri all’Aquila la risposta alla patologia pediatrica, e poi vengono incanalati, qualora necessario, su percorsi concordati, per giungere nei casi più complessi al Bambin Gesù. Quindi, un ambulatorio specialistico dove convergeranno insieme gli specialisti del Bambin Gesù ed i pediatri dell’Aquila.
D. – Concretamente, come funziona la struttura?
R. – Per le patologie più semplici la risposta è diretta e immediata. Se la patologia si manifesta come sintomo di una patologia a sua volta più complessa, allora a questo punto la risposta diventa più articolata, più complessa e può essere svolta programmandola dall’Aquila all’interno dell’ospedale Bambin Gesù. Questo ambulatorio funzionerà dalle 10.00 del mattino alle 19.00 di ogni giorno ed, entro il 30 settembre, la struttura verrà collegata informaticamente alla rete dell’ospedale, il che consentirà non soltanto ai pediatri locali di poter prenotare direttamente esami e visite, qualora necessario, presso l’ospedale, ma anche entro la fine dell’anno di accedere alla documentazione clinica dei pazienti dell’Aquila o della zona intorno L’Aquila.
D. – Dopo questa fase provvisoria, come si evolverà questo rapporto tra voi e L’Aquila?
R. – Io mi auguro che si torni al più presto a quella che era la normalità. Anche, perché, ripeto, in termini di modello organizzato, era una normalità che mi permetto di definire eccellente, che vorremmo riproporre anche in altre regioni. E’ un’integrazione stretta, che ha come unico e finale beneficiario della nostra capacità di lavorare insieme con il paziente.
D. – Quindi, cercare di creare una rete e non costringere le famiglie di tutta Italia a venire a Roma...
R. – Questo è un problema più complessivo che stiamo portando avanti su varie realtà regionali, chiarendo sempre un concetto: c’è una mobilità fisiologica e c’è una mobilità patologica. E’ fisiologica la mobilità laddove ci si muove per andare nell’unico centro dove si fanno soltanto quelle determinate cose. Diventa patologica, quando mi devo muovere, perché neanche i miei bisogni primari riescono ad avere risposta nella mia realtà. Purtroppo, in determinate realtà del nostro Paese è ancora così. E quello è l’impegno dell’ospedale Bambin Gesù: muoversi solo laddove è strettamente necessario.
Nella Rivista "Paulus" l'Apostolo delle Genti visto come "Architetto della Chiesa"
◊ Si è concluso l’Anno Paolino, ma “Paulus”, il mensile del Centro studi “Bibbia e comunicazione” della società San Paolo, continua la sua storia con il nuovo numero di luglio-agosto 2009. In questo numero San Paolo viene definito "Architetto della Chiesa", con riferimento ad un convegno tenutosi lo scorso maggio nel quale si è approfondito il tema della dimensione estetica, teologica e tecnologica dell'edilizia sacra. Al microfono di Rosario Tronnolone, il caporedattore del mensile Paolo Pegoraro parla dell'esigenza attualissima di avere degli edifici che richiamino una autentica spiritualità:
R. – Avere degli edifici che parlano con un’estetica della sacralità e della presenza di Dio in mezzo agli uomini è importantissimo e San Paolo ha sempre tenuto a questa dimensione. Egli stesso, infatti, si definisce “saggio architetto”.
D. – Uno degli ospiti del convegno era mons. Crispino Valenziano…
R. – Sì. Mons. Valenziano, infatti, sottolinea l’importanza di tenere insieme, nella dimensione del simbolo, quelle che sono le esigenze funzionali dell’edificio sacro: l’edificio-Chiesa dev’essere un edificio che funziona davvero ma al contempo bello, che prima di tutto parla attraverso la sua estetica.
D. – Questo ci riporta alla definizione che Origene aveva dato del “Corpus Paolinum” come "trattato d’architettura" e a cui è dedicato un altro articolo, a firma di Rosario Scognamiglio …
R. – Sì, è un approfondimento di patristica. Origene approfondisce tutti i passi dell’Antico e del Nuovo Testamento in cui viene analizzata la metafora dell’architettura e nello specifico dedica moltissime pagine a San Paolo architetto della comunità, spiegando cioè come nella costruzione della comunità – che è il primo senso della Chiesa, non chiesa-edificio ma Chiesa-assemblea, costruita da pietre vive – ci sia bisogno di una coesione, di una bellezza e soprattutto di solidità.
D. – E proprio a questa costruzione della Chiesa, intesa come comunità dei credenti, è dedicata anche un’intervista a James Dunn …
R. – Abbiamo avuto la fortuna di poter parlare con il professor Dunn, esegeta di fama mondiale, che ci ha raccontato come si svolgevano le riunioni dei primi cristiani ai tempi di San Paolo, nell’antica Roma. Quando non c’erano ancora edifici sacri, la diffusione del cristianesimo – soprattutto gli strati sociali meno abbienti della società – faceva sì che queste riunioni avvenissero in quelli che oggi chiameremmo condomini. Ci si trovava negli appartamenti, tra famiglie, per meditare insieme la Parola di Dio e poi, occasionalmente, tutte le comunità di una zona si trovavano in ambienti più ampi per celebrare insieme il Sacrificio eucaristico.
Aperta a Lione l'Assemblea della Conferenza delle Chiese europee
◊ Prosegue a Lione, in Francia, nella storica chiesa di San Bonaventura la XIII Assemblea generale della Conferenza delle Chiese europee (kek) che si è aperta ieri. All’Assemblea, che ha per tema “Chiamati a un'unica speranza in Cristo” e si concluderà il 21 luglio, partecipano 750 delegati delle Chiese membro della Kek e cioè delle Chiese ortodosse, protestanti, anglicana e vetero-cattolica. Ne da notizia l’agenzia Sir. Come rappresentanti della Chiesa cattolica - che non fa parte della Kek - sono stati invitati alcuni membri del Consiglio delle Conferenze Episcopali Europee, in particolare il card. Paul Ricard, vice presidente del Ccee e arcivescovo di Bordeaux e il segretario generale del Ccee, padre Duarte da Cunha. “In un’epoca in cui su tutta la terra, milioni di persone disperano sotto il peso della crisi economica mondiale e sono sopraffatte dalla incertezza”, come cristiani abbiamo il coraggio di sperare. Queste le parole pronunciate dall’arcivescovo di Tirana, Anastasios, primate della Chiesa ortodossa di Albania, all’apertura dei lavori. C’è speranza – ha spiegato - quando lottiamo per la verità e la giustizia. Quando resistiamo ad ogni forma di violenza e di razzismo, quando difendiamo la dignità di ogni persona. C’è speranza – ha affermato ancora - quando sottolineiamo il dovere di solidarietà disinteressata tra tutti gli uomini e tutti i popoli; quando lottiamo per il rispetto sincero per il creato”. “Tuttavia – ha aggiunto l’arcivescovo – non possiamo, come cristiani, annunciare questa speranza in maniera convincente restando divisi; conservando relazioni tra noi formali, convenzionali e distanti”. Da qui l’appello alle Chiese a ricercare l’unità per una “comune speranza” da annunciare “all’Europa e al mondo”. E c’è da registrare anche l’augurio rivolto ai partecipanti dall’arcivescovo di Lione. Il cardinale Philippe Barbarin ha espresso l’auspicio che questi giorni di lavoro possano aiutare a “progredire nella comprensione del mistero della nostra unità in Cristo in quanto le sfide della nostra società sono numerose e sono di natura economica, culturale, politica e interreligiose”. Facendo riferimento al tema dell’incontro il cardinale ha sottolineato la necessità di “testimoniare al mondo, spesso alla ricerca di speranza, che la luce di Cristo brilla su ogni uomo”. “Concretamente – ha concluso - la vostra Assemblea vuole condurre una riflessione su cosa significa per i cristiani servire l’Europa di oggi e promuovere un impegno ecumenico”. (E. B.)
Pakistan: al via l’operazione rimpatrio per gli sfollati fuggiti dalle zone di guerra
◊ Dopo il dramma del conflitto che ha sconvolto la provincia della frontiera di nord-ovest è cominciata in Pakistan “L’alba di un nuovo inizio”, l’operazione di rimpatrio degli sfollati fuggiti dai loro villaggi a causa di sanguinosi scontri tra forze governative e milizie composte da fondamentalisti islamici. Sono almeno 900 le persone che, scortate dalle truppe governative, si sono già dirette verso le loro case. A queste se ne aggiungeranno oltre 5000 nelle prossime ore. Il caldo asfissiante nei campi profughi e una più rassicurante cornice di sicurezza nelle zone, teatro nei mesi scorsi di continui combattimenti, hanno accompagnato la decisione e il desiderio di rientrare nei villaggi. Altri sfollati, invece, hanno affermato di non essere ancora pronti a tornare. Hanno il timore che possano scoppiare nuove violenze, soprattutto nel distretto di Swat. Chiedono rassicurazioni, in particolare, sulla fornitura di servizi di base al loro rientro. Sono anche preoccupati per le condizioni delle loro case. Molte abitazioni, infatti, sono state distrutte durante il conflitto. Gli sfollati più vulnerabili, tra cui le donne in gravidanza, hanno inoltre dichiarato di voler restare nei campi profughi dove viene garantita l’assistenza sanitaria. La situazione è ancora estremamente difficile e il rientro di tutti gli sfollati richiederà notevoli sforzi. Secondo le Nazioni Unite, sono oltre 2 milioni le persone fuggite a causa degli scontri. Combattimenti che continuano a sconvolgere soprattutto il distretto di Swat: almeno 13 talebani sono rimasti uccisi nelle ultime ore in seguito a nuovi scontri. L’operazione di rimpatrio prosegue comunque in osservanza dei principi di “volontarietà, sicurezza e dignità”, come stabilito in un documento firmato dalle autorità governative pachistane e dalle agenzie dell’Onu, tra cui l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (Acnur). Il governo si impegna a garantire un’adeguata cornice di sicurezza. L’Acnur continua a fornire assistenza finanziaria per il trasferimento degli sfollati e a distribuire aiuti alle famiglie. (A.L.)
I profughi cristiani del Pakistan esclusi dai compensi governativi per la ricostruzione
◊ I profughi cristiani della valle di Swat e della divisione di Malakand non ricevono gli aiuti promessi dal governo ai rifugiati. Lo denuncia il Pakistan Christian Post, che chiede parità di trattamento per i tre milioni di sfollati, senza discriminazioni di tipo confessionale. Il 13 luglio scorso Islamabad ha avviato le procedure per il loro rientro. Il premier Yousaf Raza Gilani ha spiegato che l’esercito ha portato a termine con successo le operazioni per eliminare i talebani da Bonier, Dir, nella valle di Swat e in molte altre parti della divisione di Malakand. Diverse aree del nord-ovest del Paese – nei pressi del confine con l’Afghanistan – sono ormai sicure e i profughi possono rientrare nelle loro abitazioni. Per favorire il ritorno alla normalità, il governo ha deciso lo stanziamento di 25mila rupie (circa 230 euro) come risarcimento per le famiglie colpite dalla guerra fra esercito e talebani. Le prime operazioni di rimpatrio dei profughi sono iniziate dai campi profughi di Mardan, con la consegna della somma di denaro quale incentivo per la ricostruzione delle case. Il Pakistan Christian Post sottolinea che non vi sono registrazioni significative di profughi cristiani nei campi di accoglienza governativi. Sono solo 60 i gruppi familiari che hanno ottenuto lo status di rifugiati dal governo: essi sono registrati presso il centro di accoglienza cristiano di Mardan, allestito dalla Chiesa pakistana. Vi sono però “migliaia di profughi cristiani” accolti da parenti e amici nella North West Frontier Province e nel Punjab; essi rischiano di non ricevere alcun compenso. Nelle scorse settimane AsiaNews ha denunciato una disparità di trattamento per le vittime cristiane della guerra, cacciate dai campi profughi per la loro fede e vittime di numerose discriminazioni. Per questo la Caritas, la Chiesa cattolica del Pakistan e altre organizzazioni cristiane hanno avviato raccolte fondi e distribuzione di cibo e generi di prima necessità per gli sfollati, di cui hanno beneficiato sia cristiani che musulmani. Nazir S Bhatti, presidente del Pakistan Christian Congress, esprime “preoccupazione” per la disparità di trattamento e chiede al governo di “garantire il risarcimento anche ai profughi di fede cristiana”, che hanno trovato ospitalità presso i parenti. (R.P.)
Mons. Sleiman: la violenza in Iraq è più politica che religiosa
◊ Il problema della violenza in Iraq “risponde a cause più politiche che religiose”. E’ la posizione dell’arcivescovo latino di Baghdad, monsignor Jean Benjamin Sleiman, espressa in una conferenza stampa svoltasi nei giorni scorsi a Madrid nella sede della Caritas spagnola. Il presule – riporta l’agenzia Zenit - ha riconosciuto che nell’ultimo anno si è constatato un progresso importante in questo campo, al punto da registrare una diminuzione dell’80% delle vittime della violenza. Tuttavia ha anche espresso il suo timore di fronte alla possibilità che gli attentati degli ultimi giorni contro varie chiese cattoliche “affondino la speranza che questo calo della violenza aveva risvegliato nella gente e molti cristiani optino per abbandonare il Paese”. L’arcivescovo di Baghdad dei latini si è recato in Spagna assieme al direttore di Caritas Iraq, Nabil Nissan, con l’obiettivo di far presentare a vari interlocutori della Chiesa e della Caritas spagnola le possibilità che si aprono dopo il ritiro delle forze statunitensi e quali sono le sfide umanitarie più urgenti alle quali la Caritas irachena sta cercando di rispondere. Nel suo intervento, monsignor Sleiman ha parlato della sfida della “riconciliazione nazionale” che non potrà essere affrontata finché continuerà la divisione sociale e territoriale che dissangua il Paese. Sul versante umanitario Caritas Iraq svolge un'importante opera nel campo dell'alimentazione infantile, dell'assistenza medica e della difesa degli handicappati e degli sfollati interni a causa della violenza. Ed è proprio il settore sanitario quello che in Iraq presenta attualmente più carenze. Secondo alcune stime della Caritas locale, il Paese ha bisogno di almeno 3.000 nuovi centri sanitari per poter offrire una copertura sanitaria minima a tutta la popolazione, che risente anche della mancanza di specializzazione e dell'uscita dal Paese negli ultimi anni del 40% del personale sanitario. Monsignor Sleiman ha esortato ad agire per la pace nella regione e a prendere coscienza del fatto che le conseguenze della violenza in Iraq interessano il Medio Oriente ma anche tutta l'Europa. Quindi il riferimento al grave problema della persecuzione religiosa alla quale si vedono sottoposte le minoranze cristiane e che negli ultimi anni ha provocato l’esilio dal Paese di almeno la metà dei cristiani iracheni. Per monsignor Sleiman, la situazione dei cristiani in Iraq – una minoranza composta da circa mezzo milione di credenti appartenenti a una delle 14 Chiese cristiane presenti nel Paese – è più precaria nei luoghi in cui il fondamentalismo ha più potere. Il sospetto è che gli attacchi contro le chiese, che si sono verificati in questi giorni sia a Baghdad che a Mossul, intendano favorire la fuga dei cristiani dal Paese. Younadem Kana, unico deputato cristiano dell’Assirian democratic mouvement presente nel parlamento iracheno, ha parlato all’agenzia Sir di “attacchi sistematici e organizzati da gruppi di militanti”. Il politico ha lanciato un appello al Governo per una maggiore protezione ai luoghi di culto iracheni. Anche il mondo delle Ong si è mobilitato in questo senso. Kamal Sido, consulente per il Medio Oriente dell’ong tedesca “Society for Threatened People” (Gfbv), ha chiesto a tutte le organizzazioni umanitarie di mettere in campo “progetti per sfollati e rifugiati iracheni cristiani, anche per quelli che si sono rifugiati in Giordania e Siria”. (E. B.)
Ban Ki-moon chiede allo Sri Lanka di proteggere gli ex-bambini soldato
◊ Il segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, spinge lo Sri Lanka a garantire che i bambini soldato rilasciati dalle truppe armate abbiano accesso a cure, protezione e programmi adatti alla riabilitazione dei minori di 18 anni. Il Consiglio di Sicurezza - scrive l'agenzia Sir - ha indirizzato al governo di Colombo un rapporto chiedendo che siano “al più presto avviate attività per assicurare l’identificazione, il rilascio, la riabilitazione degli ex bambini-soldato” e che “la loro reintegrazione nella comunità diventi una priorità implementata in conformità con gli standard internazionali”. Ban Ki-moon ha anche chiesto al governo dello Sri Lanka di facilitare l’accesso delle Organizzazioni umanitarie nelle zone toccate dal conflitto, per assicurare protezione e adeguate cure ai bambini separati dalle loro famiglie ed affrontare il problema della malnutrizione tra i bambini profughi. Dal Segretario Onu, infine, la richiesta al governo di indagini rigorose e sistematiche con “tolleranza zero” per ogni caso riportato. (R.P.)
Cuba: domani il funerale del sacerdote spagnolo assassinato all’Avana
◊ La salma del sacerdote spagnolo Mariano Arroyo, assassinato all’alba di lunedì scorso, è stata consegnata ieri alla Chiesa cattolica, che ha fissato per domani, nella cattedrale dell’Avana, la Messa esequiale. Nello stesso giorno - riferisce l'agenzia Fides - il defunto sarà traslato via aerea in Spagna. Secondo fonti diplomatiche e religiose, le autorità cubane hanno già concluso l’autopsia: al momento del ritrovamento, il corpo del sacerdote, 74 anni, era imbavagliato, ammanettato, parzialmente bruciato in un letto della casa annessa alla sua chiesa, nel quartiere residenziale “Regola” dell’Avana. Il cancelliere dell’arcivescovado della capitale cubana, mons. Ramón Suárez Polcari, ha affermato in un comunicato che il cardinale Jaime Ortega, arcivescovo dell’Avana, ha disposto che la funzione funebre abbia luogo domani mattina nella cattedrale, all’Avana Vecchia, considerato “lo straordinario lavoro missionario, lo zelo apostolico e la donazione sacerdotale del defunto”. “Domani pomeriggio, i resti di padre Mariano Arroyo saranno trasportati in Spagna, per ricevere una cristiana sepoltura nella sua terra di origine (Cantabria), in accordo con le volontà dei suoi parenti”, aggiungeva il testo. La Santa Messa sarà presieduta dallo stesso cardinale. Si tratta del secondo sacerdote spagnolo assassinato quest’anno a Cuba. Il 14 febbraio scorso, infatti, nel quartiere di Lawton venne rinvenuto il cadavere di don Eduardo de la Fuente, di 61 anni, parroco di Santa Chiara. Fino ad oggi non sono stati resi noti i riscontri delle indagini su nessuno dei due casi, che sono simili, poiché “la procedura è la stessa: la tortura e l’accanimento”, come ha affermato il sacerdote spagnolo Isidro Hoyos, amico delle due vittime e parroco di Alamar, alla periferia de L’Avana. (R.P.)
Msf e Onu preoccupati per le condizioni dei migranti in Grecia
◊ La preoccupazione di Medici Senza Frontiere (Msf) per le condizioni dei migranti, dei rifugiati e dei richiedenti asilo, dopo lo sgombero da parte della polizia greca del campo temporaneo di Patrasso avvenuto nei giorni scorsi. Durante l’operazione sono stati individuati 44 minori non accompagnati e trasferiti presso uno centro di accoglienza specializzato a Konitsa, nel nord della Grecia. Altri 20-25 richiedenti asilo registrati sono stati identificati e trasferiti in alloggi a Patrasso, mentre un numero imprecisato di residenti del campo privi di documenti sono stati arrestati e condotti alla stazione di polizia di Patrasso. Il futuro per queste presone si preannuncia difficoltoso. Medici Senza Frontiere, che lavora nel campo dal maggio del 2008, ha sottolineato il rischio di conseguenze negative sulle loro condizioni fisiche e mentali e ha chiesto alle autorità di Atene di assumersi la piena responsabilità dell’assistenza medica e del supporto psicologico per queste persone, di assicurare condizioni di vita dignitose per i detenuti e di prestare maggiore attenzione alle categorie vulnerabili come i minori e i malati. Sulla stessa linea anche l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (Unhcr) che ha ripetutamente esortato le autorità greche a migliorare le condizioni di accoglienza per i richiedenti asilo evidenziando come la mancanza di servizi di interpretariato e di assistenza legale presso la stazione di polizia di Patrasso, limiti la capacità delle autorità di ricevere e vagliare le domande di asilo. C’è poi un’altra vicenda che preoccupa l’agenzia delle Nazioni Unite. La settimana scorsa è stata adottata in Grecia una nuova legge che decentra il processo decisionale relativo alle domande di asilo in prima istanza presso 50 uffici di polizia in tutto il Paese. La legge abolisce inoltre la commissione d’appello in favore di un riesame da parte del Consiglio di Stato, dove verrebbero considerati solo aspetti giuridici formali e non revisionati eventuali errori di fatto. Tutto questo – secondo l’Unhcr rischia di rendere ancora più incerto l’accesso alla protezione nel Paese. (E.B.)
I vescovi del Venezuela in difesa di matrimonio e famiglia
◊ “Il futuro della nostra società dipende dal rispetto e dalla protezione che viene garantita al matrimonio e alla famiglia, istituzioni considerate fondamentali in tutti i Paesi”. Lo affermano i vescovi del Venezuela in un comunicato diffuso al termine dell’Assemblea plenaria – riportato dall’agenzia Fides -. Nel documento i presuli manifestano il loro desiderio di partecipare al dibattito suscitato dal Disegno di legge organica per l’equità e l’uguaglianza di genere, presentato e discusso dall’Assemblea del Venezuela, “per illuminare il delicato tema dei valori e dei principi della fede cristiana”. Anche se il Disegno di legge - spiegano i vescovi - “espone tra i suoi obiettivi quelli di sviluppare principi di uguaglianza e solidarietà e fortificare il rispetto dei diritti umani di tutti”, tuttavia ci sono motivate ragioni per affermare che “in questo si commettono gravi violazioni e danni irreparabili a diritti e strutture fondamentali della società venezuelana riconosciuti e garantiti nel nostro testo Costituzionale”. La proposta di Legge costituisce inoltre un attacco ulteriore contro il matrimonio e la famiglia, che già soffrono “per il deterioramento economico, sociale e morale e per l’impatto di una cultura edonistica che attenta alla sua struttura sociale e giuridica”. Per i vescovi il nuovo disegno legislativo “attenta gravemente ai diritti contemplati e protetti dalla nostra Costituzione nazionale legittimando unioni dello stesso sesso, concedendo loro gli stessi effetti giuridici e patrimoniali di quelli del matrimonio”. Inoltre “ignora la protezione costituzionale al diritto all’inviolabilità della vita umana, sia con mezzi contraccettivi che con l’aborto”. “Quando l’istituzione del matrimonio e della famiglia, che sono i pilastri di una società, sono minacciati da situazioni sociali, economiche, ideologiche o giuridiche - continua il testo -, le diverse istituzioni della società devono mettersi in movimento per la loro difesa”. Per questo - si legge ancora nel comunicato - “è legittima la reazione ed il rifiuto della società quando si mette in pericolo la dignità della persona umana ed i diritti che gli sono inerenti, come quello di godere di una struttura familiare costituita da un uomo ed una donna ed i loro figli”. Per tutte queste ragioni, i vescovi chiedono a i fedeli “un atteggiamento vigilante di studio e discussione di questo nuovo disegno di legge”, invitandoli a “lavorare e a fare proposte che contribuiscano alla dignità della persona umana e respingano quanto contribuisce alla debilitazione di diritti tanto fondamentali come la dignità ed il rispetto della persona umana e la struttura naturale del matrimonio e della famiglia”. (E. B.)
Perù: la Chiesa chiede al Parlamento più dialogo sulla libertà religiosa
◊ Il parlamento affronti questioni urgenti per la società peruviana. E’ quanto affermato da mons. Héctor Miguel Cabrejos Vidarte, arcivescovo di Trujillo e presidente della Conferenza episcopale peruviana (Cep), in una dichiarazione sull’approvazione del disegno di legge sulla libertà religiosa in Perù riportata dall’agenzia Sir. “La Chiesa cattolica – ha proseguito - è la prima a difendere e a promuovere la libertà religiosa”. Ed in questo senso afferma che “è stata la Conferenza episcopale peruviana quella che ha proposto il principio della libertà religiosa raccolto poi nella Costituzione del 1979 e riconosciuto dall’attuale Costituzione”. Dalla Costituzione del 1979, ha sottolineato il presule, “si apprende che lo Stato peruviano è aconfessionale e stabilisce con la Chiesa cattolica una relazione di indipendenza e collaborazione, come raccolto successivamente dall’articolo 50 della nostra attuale Costituzione, lo stesso che stabilisce contemporaneamente che lo Stato rispetta altre confessioni e può stabilire forme di collaborazione con esse”. Secondo mons. Cabrejos, è importante tenere conto del bene sociale di una confessione di fede. “La Chiesa cattolica – ha ricordato - ha più di 2000 anni e nel Perù è indubbia la sua partecipazione alla formazione storica, culturale e morale della società attuale, ciò che la differenzia necessariamente nella sua relazione con lo Stato, rispetto alle relazioni che lo stesso possa stabilire con le altre Confessioni”. Inoltre, “le relazioni tra lo Stato peruviano e la Chiesa cattolica si regolano attraverso l’Accordo tra la Santa Sede e lo Stato Peruviano che ha carattere vincolante, trattandosi di un accordo di diritto internazionale”. Perciò, il presule si è detto dispiaciuto per il fatto “che nonostante l’aspetto collaborativo che deve prevalere nella relazione della Chiesa cattolica con lo Stato, su questo tema il Parlamento non abbia consultato ufficialmente la Conferenza episcopale peruviana”. È anche sorpreso “poiché nonostante nel Paese vi siano tanti problemi seri ed urgenti da risolvere, un gruppo di congressisti si affretti a ottenere l’approvazione di questa legge nella Commissione Costituzione”, considerando che “su 16 membri della Commissione soltanto 6 hanno votato”. L’auspicio di mons. Cabrejos è che questo tema “si affronti in un clima di dialogo, di rispetto delle persone e delle istituzioni e cercando innanzitutto il bene del Paese”. (E. B.)
Vietnam: i vescovi denunciano la mancanza di chiese nel Paese
◊ I cattolici del Vietnam hanno bisogno di un numero maggiore di chiese. Lo hanno affermato i vescovi del Paese che stanno viaggiando in Europa dopo la recente visita “ad Limina” in Vaticano. Giovedì scorso – riferisce l’agenzia Zenit – sei presuli vietnamiti hanno visitato la sede centrale dell’associazione cattolica internazionale Aiuto alla Chiesa che Soffre (acs), a Königstein, nei pressi di Francoforte in Germania. Tutti i vescovi, provenienti da varie regioni del Paese, hanno concordato sul fatto che il numero delle vocazioni in Vietnam continua ad essere considerevole ma hanno informato i rappresentanti dell’associazione, sulle difficoltà e sulle necessità della Chiesa cattolica in Vietnam. “Non tutte le comunità di cattolici dispongono di una chiesa propria” ha detto monsignor Pierre Nguyên Van Nhon, vescovo di Dalat e presidente della Conferenza episcopale locale. Il presule ha poi spiegato che senza chiese non solo non è possibile svolgere un’azione pastorale, ma ci sono ripercussioni su tutta la vita sociale e sull'impegno delle comunità che si sviluppa intorno a queste. Monsignor Paul Bui Van Doc, vescovo di My Tho e presidente della Commissione per la Dottrina della Fede della Conferenza episcopale vietnamita, ha invece ricordato la grande utilità dei ciclomotori per le religiose, che in questo modo possono assistere meglio i fedeli. Monsignor Joseph Dang Duc Ngan, Vescovo di Lang Son, ha sottolineato in relazione all'evangelizzazione la necessità di una buona formazione di base e della formazione permanente per sacerdoti, religiosi e laici. Dal canto suo, monsignor Paul Marie Cao Dinh Thuyen, 82enne vescovo di Vinh, ha informato delle esperienze positive che ha compiuto nella sua diocesi – che conta mezzo milione di fedeli - con i 6.000 catechisti volontari, formati dai sacerdoti e dalle religiose che visitano i villaggi. Monsignor Thomas Nguyen Van Tan, vescovo di Vinh Long, ha sottolineato soprattutto la necessità di rafforzare le famiglie e di esortare i genitori a mandare i propri figli al catechismo e alla Messa, perché i bambini e i giovani appartengono alla generazione più colpita dai cambiamenti sociali. A suo avviso, molti giovani emigrano per cercare lavoro nelle città, dove alcuni, perdendo le proprie radici e l'equilibrio interiore, finiscono per adottare “costumi sbagliati”. “Dar loro una buona base – ha osservato - aiuta a prevenire queste situazioni”. D’accordo anche monsignor Cosma Hoang Van Dat, vescovo di Bac Ninh, il quale ha segnalato che nella sua diocesi si stanno sperimentando esperienze positive con la pastorale infantile, perché molti bambini ora parlano alle proprie famiglie e agli amici della vita di Gesù. Il Vietnam, ancora governato da un regime comunista, continua ad essere per Aiuto alla Chiesa che Soffre una delle priorità in Asia. L'associazione, che sovvenziona progetti in 138 Paesi di tutto il mondo, ha sostenuto nel 2008 la Chiesa cattolica vietnamita (che conta circa 6 milioni di fedeli su una popolazione totale di quasi 87 milioni) con più di 1,06 milioni di euro. (E. B.)
Filippine: pace e ruolo dei laici al centro della pastorale della Chiesa
◊ “Anno di preghiera e di lavoro per l’edificazione della pace e per la partecipazione dei laici al cambiamento sociale”. Questo il programma per l’anno pastorale 2009-2010 deciso dai vescovi della Chiesa cattolica nelle Filippine. Secondo quanto riporta L’Osservatore Romano, sul programma, lo scorso mese di giugno, è stato diffuso un documento firmato dal presidente della Conferenza episcopale delle Filippine, monsignor Angel Lagdameo, arcivescovo di Jaro, che fornisce le direttive per un’autentica educazione politica e sui modi con cui i laici cattolici possono dedicare il proprio impegno per il bene della nazione. Nella prima parte del documento, i vescovi sottolineano che “nonostante i nostri sforzi per l’educazione politica e la chiarezza del voto elettorale, si continua a soffrire per la preponderanza delle alleanze politiche e perfino delle dinastie di potere a carattere familiare. I nostri processi elettorali, fin dal momento dell’indipendenza nazionale, sono sempre stati caratterizzati dalla disonestà. Grosse somme – si legge - vengono spese dai candidati per essere eletti nella prospettiva di un ampio ritorno finanziario da questo “investimento”. I politici sono sempre stati lo specchio delle disuguaglianze tra i ricchi e i poveri nella nostra società. Alcuni ritengono che la politica, come è praticata in questo Paese, sia una struttura votata al male. Vi è allarme per il crescente cinismo ed apatia specialmente tra i giovani. Rinnoviamo i nostri sforzi per essere in condizioni di lavorare e portare la speranza”. Nella dichiarazione vengono poi citati alcuni dei passi più significativi di vari documenti ed encicliche sull’insegnamento sociale della Chiesa cattolica tra cui la Gaudium et spes e la Deus caritas est. Non manca dunque un’esortazione ai laici cattolici per svolgere una missione politica intesa unicamente al bene comune. Poi vi è l’appello alle parrocchie, agli istituti scolastici cattolici e al volontariato per collaborare insieme affinché l’integrità e la libertà del voto venga tutelata. Inoltre il richiamo rivolto a tutti i cittadini per la vigilanza e per la protezione del sistema elettorale automatizzato prima, durante e dopo lo svolgimento del voto per assicurare la segretezza del medesimo e un onesto scrutinio delle schede. I vescovi filippini condannano inoltre ogni tentativo per rinviare l’appuntamento elettorale del 2010 e ammoniscono i politici che vorrebbero trasformare la Camera dei rappresentanti del Congresso di Manila in un’assemblea costituente, proprio prima delle elezioni, per rinviare il voto popolare. Il tema della pace e del rispetto dei diritti umani viene quindi affrontato citando la tragica situazione del Mindanao, la grande isola meridionale dell’arcipelago delle Filippine, dove vi è da lungo tempo un continuo susseguirsi di attentati contro civili inermi, di scontri armati tra i guerriglieri di varie formazioni e le truppe di Manila, uccisioni extragiudiziali ad opera di squadre della morte, rapimenti, estorsioni, frequenti casi di torture, uccisioni di giornalisti e di quanti si oppongono alla prepotenza. “Dio proclama che è il Signore assoluto della vita dell’uomo che è formato a sua immagine e somiglianza. La vita umana ha un carattere sacro e inviolabile", ammoniscono i presuli filippini citando il paragrafo 53 della Evangelium vitae. Il documento della Conferenza episcopale rivolge infine un appello al governo affinché faccia rispettare le leggi, protegga i deboli, torni a negoziare con i movimenti di guerriglia per arrivare a una vera pace. La strada della pace ha bisogno di pentimento, di perdono e di riconciliazione. Questo, per i presuli, significa intraprendere la strada dello sviluppo iniziando dalla giustizia sociale con un'equa distribuzione delle risorse donate da Dio. (E. B.)
Indonesia: preoccupazione dei cristiani di Sumatra per la norma islamica sul velo
◊ "Il velo - il Jilbab - non appartiene alla cultura indonesiana, ma deriva dalla tradizione araba; imporre un abbigliamento conforme ai precetti dell’islam rivela 'il progetto di introdurre la Shariah' ed è un palese <abuso di potere”. È il commento di alcuni cristiani di Pekanbaru, capoluogo della provincia di Riau, nell’isola di Sumatra, alla decisione del sindaco locale di obbligare per legge tutti gli studenti a vestire il tradizionale abbigliamento che lascia scoperto solo il volto per le donne; per gli uomini sono obbligatorie le maniche lunghe e le lunghe camicie. “Mi oppongo nella maniera più assoluta – dichiara un cristiano citato dall'agenzia Asianews – all’idea di imporre gli abiti musulmani agli studenti di Pekanbaru”. Egli sottolinea che la decisione “è contraria alla Costituzione del 1945” perché ogni normativa deve avere “valore generale” e non riferirsi nello specifico “a una particolare confessione religiosa”. Un altro residente cristiano aggiunge che “l’introduzione della legge è solo un passo in più verso la piena applicazione della legge islamica nella città” ed un esempio “dell’abuso di potere”. La controversia nasce dalla decisione di Erizal Muluk, sindaco di Pekanbaru, di introdurre un vestiario conforme ai precetti islamici per gli studenti della città. La norma è entrata in vigore il 13 luglio scorso, vale per l’anno scolastico 2009-10, e interessa gli alunni dalle elementari alle superiori. Il sindaco ha cercato di precisare che la legge vale per le famiglie di religione musulmana, ma non nasconde che egli intende “ripristinare l’identità culturale locale” con un progetto più ampio intitolato "Pekanbaru vision’s for 2021". Tale progetto si propone di far diventare la capitale provinciale un centro per l’educazione, i servizi e gli affari della cultura Malay, legata a doppio filo con la tradizione musulmana. Favorevole alla legge la maggior parte degli esponenti della comunità islamica locale, che parlano di una “buona” decisione. (R.P.)
Libano: si è dimesso lo sceicco che ha proposto una giornata cristiano-musulmana
◊ In Libano si continua a discutere la proposta di una giornata di festa comune fra gli islamici e i cristiani, nel nome della Vergine Maria, che si sarebbe dovuta svolgere il 25 marzo scorso e che ha incontrato il veto del Mufti della Repubblica. Nei giorni scorsi lo sceicco Mohamed Nokkari, che aveva lanciato l’idea, proprio per questo motivo, si è dimesso dalla direzione generale di Dar el-Fatwa, la “Casa del Decreto”. Secondo quanto riportato da L’Osservatore Romano, l’uomo ha spiegato in una lettera che c’è incompatibilità con il suo impegno a favore del dialogo tra cristiani e musulmani. Lo sceicco ha fatto riferimento al “carattere sacro della libertà di espressione” sottolineando che “l’opinione di un superiore nella gerarchia non deve cancellare quella di un subordinato”. Tuttavia Nokkari non ha alcuna intenzione di accantonare il progetto. “Mi riprometto di lavorare più di prima per promuovere i miei sforzi a favore del dialogo cristiano-islamico – ha affermato – e per trovare una via comune fra cristiani e musulmani, pietra miliare del sistema libanese, continuando a difendere con tutte le mie forze e in ogni luogo la libertà di espressione” .(E. B.)
La Chiesa in Portogallo: più impegno nella lotta contro il traffico di esseri umani
◊ La Chiesa portoghese chiede "un maggiore impegno nella lotta alla piaga del traffico di persone, che tocca in modo particolare il territorio portoghese, sia come paese di transito, sia come paese di arrivo". L’appello è contenuto nel documento conclusivo dell'incontro nazionale dei segretariati della Pastorale della mobilità umana e delle cappellanie per gli immigrati, svoltosi nei giorni scorsi a Lamego. La nota – riferisce l’agenzia Sir - afferma che "è necessario fare pressione sui parlamentari, perché sia varata una legge che colmi l’attuale vuoto legislativo in materia". Ma essa lancia un appello anche alle strutture ecclesiastiche, rilevando "l'urgenza di intensificare in ogni diocesi il lavoro coordinato dalla Commissione di Sostegno alla Vittima del Traffico di Persone (Cavitip) e segnatamente la formazione di giovani e adulti e l'informazione su questo flagello sociale". "Occorre realizzare – si legge ancora nel testo - un forte impegno per dotare i nostri servizi di persone qualificate in grado di offrire aiuto e assistenza legale e dare attuazione a una politica di integrazione dei migranti ". "Dal punto di vista morale – afferma in conclusione il documento dei vescovi portoghesi – come Chiesa sentiamo il dovere di denunciare una legislazione che nega i diritti umani, in primo luogo il rifiuto del diritto a emigrare e del dovere di accoglienza”. Di qui l’invito a “tutti i cittadini portoghesi a considerare il migrante come un agente attivo della società”, e ai cattolici a “ricordare che ognuna di queste persone ha il diritto di partecipare alla costruzione di una comunità cristiana”. (L.Z.)
Messico: il cardinale Rivera inaugura il congresso degli esorcisti
◊ Il cardinale Norberto Rivera Carrera, arcivescovo di México, ha inaugurato oggi a Città del Messico il quarto Congresso nazionale degli esorcisti e dei loro collaboratori. Nell’occasione il porporato ha ribadito l’esistenza del demonio così com’è, senza esagerare né rimpicciolire la sua azione, come conseguenza dello scetticismo o di una esagerata credulità. Lo scetticismo, ha spiegato il cardinale Rivera, fa sì che molte persone neghino l’esistenza del demonio o lo riducano a fenomeni psicologici, socioculturali o paranormali. Per converso, altre persone di estrema credulità vedono il diavolo in ogni dove e gli attribuiscono poteri soprannaturali quasi fosse Dio. Conseguenza di questi atteggiamenti, ha aggiunto l’arcivescovo di México, è l’espansione dell’esoterismo e delle pratiche occulte. Rivolgendosi agli esorcisti messicani il cardinale Rivera li ha esortati a rivolgersi sempre alla Madonna, perché ella gioca un ruolo preponderante nella lotta al demonio. “Ella ci conduce a Gesù – ha spiegato il porporato -, ci protegge e ci guida in così delicato ministero. Maria certamente partecipa agli esorcismi. Lei stessa è esorcista, allontana con la sua santità il demonio”. L’arcivescovo di Mexico, nel suo discorso agli esorcisti riuniti in congresso ha infine ricordato come nella storia umana “si estende una dura battaglia contro i poteri delle tenebre, battaglia che iniziata fin dall’origine del mondo durerà sino all’ultimo giorno, secondo quanto dice il Signore”. (A.M.)
Repubblica Dominicana: consegnate le lauree in pastorale della Comunicazione
◊ Martedì scorso presso il Seminario maggiore San Tommaso d’Aquino l’arcivescovo di Santo Domingo, il cardinale Nicolás De Jesús Cardenal López Rodríguez e le autorità accademiche dell’Università Mater et Magistra, hanno consegnato le lauree in Pastorale della comunicazione sociale e Informatica ai primi 40 studenti dopo una complessa preparazione durata diversi mesi. Nel corso dell’omelia durante la Santa Messa il porporato ha sottolineato la fondamentale l’importanza, nella cornice della Missione continentale, di poter disporre di adeguate risorse umane capaci di evangelizzare usando i più progrediti mezzi tecnici e redazionali del giornalismo. Il Segretario generale dell’episcopato dominicano e coordinatore dei corsi con i quali sono stati preparati questi nuovi comunicatori, padre Francisco Jiménez, ha ringraziato la generosità e l’impegno di questi studenti che, ha osservato, “hanno saputo capire subito il bisogno e la priorità fondamentale nell’ambito delle comunicazioni sociali: professionisti capaci di agire con senso critico e al medesimo tempo con responsabilità”. Padre Jiménez ha voluto anche ringraziare le numerose persone - laici ed ecclesiastici - che si sono impegnati per diversi mesi nei percorsi formativi in continuo coordinamento con la Pastorale episcopale per le Comunicazioni sociali, l’istituzione che ha diretto i corsi. Il segretario generale dell’episcopato ha infine osservato che questo tipo di formazione proseguirà nel futuro non solo perché ha avuto successo, ma soprattutto perché rappresenta una “buona risposta alla necessità di comunicare i messaggi della Chiesa e delle comunità ecclesiali con tecniche e parole adeguate”. Si tratta di contenuti diversi a quelli che ogni giorno veicolono i mass media. Sono contenuti - ha precisato – “che non possono essere proposti come un lancio pubblicitario o una notizia di cronaca. Si tratta - ha concluso - di valori e di messaggi diretti alla coscienza delle persone e dell’opinione pubblica”. (A cura di Luis Badilla)
Sud Corea: Forum dei vescovi su mass-media e missione
◊ “Mass media e missione: l’immagine della Chiesa cattolica vista dai mass media”: è stato questo il tema di un Forum promosso a Seul dalla Commissione episcopale per le Comunicazioni Sociali, presieduta da mons. Thaddeus Cho Hwan-kil, vescovo ausiliare di Daeugu. Il Forum si inserisce in una serie di seminari organizzati dalla Commissione sul tema “Mass media e missione”, che intendono approfondire tale rapporto in Corea, per incentivare nuove prospettive pastorali. Al Forum - riporta l'agenzia Fides - hanno partecipato delegati incaricati della Comunicazione sociale provenienti da diocesi e parrocchie, nonché accademici, ricercatori, giornalisti e comunicatori laici, operanti in diversi mass media coreani, che hanno offerto il loro parere e la loro prospettiva sulla percezione della Chiesa cattolica al suo esterno. Alcuni giornalisti hanno sottolineato che l’immagine della Chiesa è legata alla “conservazione dei valori universali, alla generosità solidale verso i poveri, alla forza e alla credibilità di una struttura gerarchicamente fondata”. Secondo uno dei ricercatori intervenuti, nella Tv coreana la Chiesa appare molto di più per alcuni suoi rappresentanti e per le celebrazioni liturgiche, piuttosto che per la vita quotidiana del fedeli cattolici. La voce della Chiesa è cresciuta, quanto a risonanza pubblica, soprattutto a proposito di questioni morali, come la bioetica o i problemi dell’ambiente. Di recente alcuni servizi e documentari sulla vita del clero e dei consacrati in Corea, fatta di sacrificio, preghiera e rinunce, ha contribuito a rafforzare presso la popolazione coreana la stima verso la comunità cattolica. (R.P.)
Chiusura dell'Anno Paolino a Tahiti
◊ Il 27 e 28 giugno scorsi la parrocchia tahitiana di San Paolo a Mahina, ha festeggiato il suo patrono, i 160 anni di vita e la chiusura dell’Anno Paolino. Per l’occasione i bambini del catechismo del settore est di Tahiti hanno vissuto una giornata molto intensa di festa sabato 28 giugno. Un grande gioco - riferisce l'agenzia Fides - ha permesso loro di scoprire la storia e l’insegnamento dell’Apostolo delle genti, quindi, dopo il pranzo consumato insieme ed i giochi distinti per fasce di età, la festa si è conclusa con una celebrazione, sotto la guida dei catechisti, che hanno seguito i ragazzi durante tutto l’anno preparandoli a questo incontro. Il giorno seguente, domenica 28 giugno, è stata la volta dei giovani e degli adulti. Più di 1.500 persone sono convenute per festeggiare San Paolo e i 160 anni di storia della parrocchia di Haapape-Mahina. La festa è iniziata con una singolare processione che ha toccato i cinque arcipelaghi del Paese, come San Paolo visitava le comunità cristiane anche più lontane. La Messa solenne di ringraziamento è stata concelebrata da tre sacerdoti, assistiti da nove diaconi. La Messa è stata trasmessa in diretta da Radio Maria No Te Hau. Al rito erano presenti rappresentanti di tutte le congregazioni religiose, una delegazione di protestanti e le autorità civili. Al termine, una visita guidata ha permesso a tutti di riscoprire la storia della parrocchia, dalla sua fondazione nel 1849 ad opera dei Padri dei Sacri Cuori fino ai giorni nostri, grazie a pannelli e fotografie d’epoca. (R.P.)
Iran: domani riformisti in piazza con Moussavi
◊ L’ex presidente iraniano, Hashim Rafsanjani, guiderà domani una manifestazione riformista nel centro di Teheran. All’iniziativa, secondo fonti locali, dovrebbe partecipare anche Hossein Moussavi. Il leader dell’opposizione iraniana ha affermato che è “obbligatorio rispondere all’invito dei simpatizzanti e dei sostenitori nel cammino di salvaguardia dei legittimi diritti di una vita onorevole e libera”. Intanto, si è dimesso Gholam Reza Aghazadeh, capo dell'Agenzia per l'energia atomica iraniana che per anni ha diretto il controverso programma nucleare di Teheran.
La salma del caporal maggiore Di Lisio in Italia, domani i funerali solenni
Un picchetto della Brigata paracadutisti Folgore ha reso onore stamattina a Ciampino alla salma del primo caporal maggiore, Alessandro Di Lisio, morto martedì scorso in un attentato in Afghanistan. Diverse le autorità politiche e militari a rendergli omaggio. La salma è stata trasferita all'Istituto di medicina legale per l'autopsia. I funerali solenni saranno celebrati invece domani a Campobasso, città natale del militare. Nella notte, sono giunti in Italia anche gli altri tre commilitoni di De Lisio rimasti feriti nell’attacco. Intanto, il comandante delle missioni Isaf e "Enduring Freedom" in Afghanistan, Stanley A McChrystal, in un’intervista rilasciata al New York Times ha espresso preoccupazione per la capacità di recupero dei militanti talebani e ha annunciato che l’offensiva della coalizione internazionale durerà molti mesi. In un documento approvato dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite arriva la richiesta al governo afghano e alla comunità internazionale ad impegnarsi affinché le elezioni presidenziali afghane del prossimo agosto siano libere e sicure. Oggi, in un nuovo attentato kamikaze nella provincia di Nimroz, nel sud ovest dell’Afghanistan, hanno perso la vita tre poliziotti afghani.
Obama riceverà il premier iracheno Al Maliki alla Casa Bianca
Il 22 luglio, il presidente americano, Barack Obama, accoglierà il primo ministro iracheno, Al Maliki, a Washington per rafforzare la collaborazione in previsione della costruzione di un Iraq sovrano. È stato il portavoce della Casa Bianca, Robert Gibbs, ad annunciare la visita precisando che nei colloqui oltre all’obiettivo del ritiro delle forze americane sarà previsto un incoraggiamento per la costituzione di nuovi legami commerciali e culturali tra i due Paesi. Crescono lnel frattempo e misure di sicurezza a Baghdad, dove a partire da oggi milioni di pellegrini sciiti iracheni e iraniani sono attesi per le celebrazioni in onore di un importante imam sciita, discendente del profeta Maometto. Almeno 18 persone sono rimaste ferite stamattina nell'esplosione di un ordigno nel centro di Baghdad.
Colloqui tra India e Pakistan in Egitto
Importanti colloqui tra il premier indiano, Manmohan Singh, e il presidente pakistano, Yussuf Raza Gilani, sono stati avviati oggi in Egitto a margine del vertice dei non allineati in corso a Sharm el Sheikh, sul Mar Rosso. Secondo gli osservatori, l’incontro tra i due presidenti è cruciale per rilanciare il processo di pace e dialogo tra i due Paesi. Ieri, lo stesso presidente Gilani, parlando ai rappresentanti dei non allineati, aveva dichiarato che le relazioni tra Pakistan e India sono sulla buona strada e che la pace tra i due Paesi poteva considerarsi realizzabile.
Honduras
Nuovi colpi di scena nella crisi politica in Honduras. Il presidente de facto dell'Honduras, Roberto Micheletti, ha detto di essere pronto a rinunciare alla carica per la pace e la serenità purché il presidente deposto Zelaya non rientri in patria. Le dichiarazioni di Micheletti giungono dopo l'appello ''all'insurrezione'' lanciato da Zelaya ai suoi sostenitori, che continuano a manifestare nelle principali città del Paese. Sabato prossimo, in Costa Rica, si terrà il secondo round di colloqui tra le delegazioni delle due parti. L’Organizzazione degli Stati americani (Osa) ha chiesto alla comunità maggiori pressioni internazionali perché si giunga ad una conclusione della crisi, manifestando ottimismo per il buon esito dei negoziati.
Due morti nell'esplosione di una piattaforma petrolchimica in Francia
Sono almeno due le vittime e sei le persone ferite nell’esplosione di ieri sera nell’impianto petrolchimico Total di Carling-Saint-Avold, nella Francia nordorientale. Diverse persone risultano ancora disperse. L'esplosione è avvenuta nell'impianto n. 2 per cracking con vapore acqueo, procedimento che serve per la produzione di basi petrolchimiche, in particolare etilene e propilene. L'incidente - secondo quanto ha riferito Total in un comunicato - si è verificato al momento del riavvio dell'impianto, dopo un'interruzione dovuta al recente maltempo che ha colpito la regione. Al momento, non sono note le cause dell’incidente. Sarà avviata un’inchiesta.
Somalia: agenti segreti francesi ostaggio di ribelli islamici
I due agenti dei servizi segreti francesi rapiti martedì scorso a Mogadiscio sono tenuti in ostaggio da ribelli islamici. Secondo fonti governative somale, i cittadini francesi sarebbero stati rapiti dal movimento Hisbul Islam, gruppo integralista che lotta al fianco dei miliziani di Al Shabab contro il governo a guida moderata islamica, riconosciuto e appoggiato dalla comunità internazionale. Le autorità somale hanno avviato trattative segrete con i sequestratori.
Congo
Riconferma per il presidente congolese, Denis Sassou Nguesso. Ad annunciarlo la Commissione elettorale che gli ha assegnato il 78,61% dei voti. Un risultato contestato dall’opposizione, che aveva invitato a boicottare le consultazioni dello scorso 12 luglio.
Gabon
In Gabon, la commissione elettorale ha proposto al governo di organizzare le elezioni presidenziali anticipate il prossimo 30 agosto. Otto i candidati in lizza per sostituire l’ex capo di Stato, Omar Bongo Ondimba, morto pochi mesi fa, dopo aver governato il paese per 41 anni.
Trovati i resti dell'uomo disperso nella strage di Viareggio
I frammenti ossei ritrovati fra le macerie della strage di Viareggio sono di Andrea Falorni, il cinquantenne ritenuto sino a pochi giorni fa l’unico disperso dell’incidente. Intanto, all'ospedale di Parma è morto Mauro Iacopini, 60 anni. L'uomo era stato ricoverato con ustioni profonde su gran parte del corpo. Salgono quindi a 28 i morti del disastro ferroviario del 29 giugno scorso. (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra e Mariella Pugliesi)
Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIII no. 197
E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.va/italiano.