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Sommario del 15/07/2009

Il Papa e la Santa Sede

  • Prosegue il riposo di Benedetto XVI a Les Combes, primo mercoledì della pausa estiva senza udienza generale
  • Nomine
  • La visita del Papa a Viterbo e a Bagnoregio del 6 settembre illustrata dal vescovo della città, Lorenzo Chiarinelli
  • Ragione e tecnica non bastano da sole a risolvere i problemi dell'uomo: il prof. Stefano Semplici riflette sulla "Caritas in veritate"
  • Il cardinale Rodè ha inaugurato i nuovi macchinari diagnostici dell'Ospedale Vannini di Roma, gestito dalle Figlie di San Camillo
  • Il 24 luglio inedita apertura "notturna" dei Musei Vaticani fra le 19 e le 23, con ultimo ingresso per i prenotati alle 21.30
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Nuovi attentati in Afghanistan, mons. Vincenzo Pelvi riflette sulla morte del militare italiano e sul ruolo delle missioni di peacekeeping
  • Sud del mondo e G8, l'opinione dell'economista Riccardo Moro
  • Chiesa e Società

  • Cuba: dolore in Spagna e America Latina per l’uccisione del missionario spagnolo padre Arroyo
  • Ancora minacce ai cristiani in Nepal
  • In Malaysia arrestati nove cristiani accusati di proselitismo
  • Costa Rica: la Chiesa denuncia il narcotraffico nel Paese
  • I vescovi del Venezuela chiedono una nuova legge organica sull’educazione
  • Lettera dei vescovi canadesi sulle estrazioni minerarie nel Salvador
  • Repubblica Democratica del Congo: i vescovi per la decentralizzazione dello Stato
  • Conferenza panafricana sulla famiglia come strumento di pace e di riconciliazione
  • Nel Kerala una petizione vorrebbe impedire l’impegno sociale della Chiesa
  • India: inaugurato a Risda un Centro di spiritualità per seminaristi
  • Sri Lanka: le preghiere dei fedeli alla Madonna di Tewatta per la pace e la prosperità
  • Il ricordo di Padre Rufino Carrara, missionario in Eritrea, a due anni dalla morte
  • Lituania: il cardinale Backis invita al coraggio la nuova presidente
  • Bioetica: i francesi sperano nella difesa dello Stato
  • Spagna: istituita l’Associazione “Spes” dedicata ad Edith Stein
  • Abruzzo: necessari 3 miliardi di euro per la ricostruzione di chiese e palazzi
  • Fondazione cattolica respinge l'invito della Fifa ai giocatori brasiliani a non esternare la propria fede
  • I Salesiani italiani scommettono sullo sport come risposta all’emergenza educativa
  • L’agenzia cattolica di notizie Cisa lancia un appello per sostenere il suo servizio
  • 24 Ore nel Mondo

  • Segnali di pacificazione in Nigeria. I ribelli del Mend annunciano una tregua di 60 giorni a seguito della scarcerazione del proprio leader da parte del governo
  • Il Papa e la Santa Sede



    Prosegue il riposo di Benedetto XVI a Les Combes, primo mercoledì della pausa estiva senza udienza generale

    ◊   Il terzo giorno di permanenza di Benedetto XVI tra le montagne valdostane di Les Combes scorre tranquillamente. Il Papa riposa lontano dalla folla che, specie ogni mercoledì - come oggi - si riversava fino a una settimana fa in Piazza San Pietro per ascoltare le catechesi dell’udienza generale. Per uno sguardo alla storia e all’attualità di questo tradizionale appuntamento del Papa con i fedeli di tutto il mondo, il servizio di Alessandro De Carolis:

    Fu Pio XII a “inventare” un’udienza che fosse abitualmente aperta ai fedeli - in Piazza San Pietro o altrove - e nella quale sviluppare un tratto del suo magistero. La prima catechesi della storia conservata nell’archivio web della Santa Sede è del 26 aprile 1939, un mese e mezzo dopo la sua elezione, avvenuta il 2 marzo. Quasi tutte le catechesi di quell’anno furono incentrate sul matrimonio, l’amore coniugale e la famiglia: un insegnamento ben diverso da quello che Benedetto XVI ha sviluppato nelle 22 udienze generali dall’inizio del 2009, durante le quali - il 4 febbraio scorso - ha concluso il suo quarto ciclo catechetico, di 20 incontri, dedicato all’Apostolo Paolo.

     
    Il recente volume della Libreria Editrice Vaticana, che raccoglie le catechesi paoline dell’attuale Pontefice, è il sesto libro di quel più ampio progetto magisteriale perseguito da Benedetto XVI, sin dagli inizi del suo accesso al Soglio petrino. Dopo il primo ciclo sui Salmi e i Cantici delle Lodi e dei Vespri, terminato nel febbraio 2006, dal secondo ciclo in qua Benedetto XVI ha approfondito dapprima le figure e la missione degli Apostoli, fino al febbraio 2007, quindi - nel terzo ciclo - si è soffermato con le sue meditazioni sulla prima e la seconda generazione nella Chiesa successiva ai Dodici, concludendolo nel giugno 2008.

     
    Dopo la già citata parentesi su San Paolo, il Papa ha idealmente riannodato il filo delle sue meditazioni con un quinto ciclo - avviato l’11 febbraio di quest'anno, dedicato ai grandi Scrittori della Chiesa di Oriente e di Occidente del tempo medioevale, che presenta importanti figure come i Santi Cirillo e Metodio, Giovanni Damasceno, San Bonifacio. Com’è noto, poi, l’udienza generale è anche l’occasione per il Papa di riflettere con i fedeli sulle tappe più importanti del Pontificato: Benedetto XVI lo ha fatto riservando alcune catechesi del 2009 ai resoconti sui viaggi apostolici in Africa e Terra Santa, all’Anno sacerdotale, ai tratti salienti della sua terza enciclica, Caritas in veritate, l’ultimo impegno prima della pausa in Valle d’Aosta.

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    Nomine

    ◊   In Italia, Benedetto XVI ha nominato arcivescovo di Manfredonia-Vieste-San Giovanni Rotondo, nonché direttore generale della “Associazione Internazionale dei Gruppi di Preghiera” di Padre Pio, mons. Michele Castoro, finora vescovo di Oria. Il presule, originario di Altamura, in provincia di Bari, ha 57 anni. Dopo le scuole medie ed il ginnasio frequentate nel Seminario arcivescovile di Bari, è stato inviato a Roma dove ha compiuto gli studi liceali nel Seminario Romano Minore. Passato al Seminario Romano Maggiore, ha seguito i corsi filosofici e teologici nella Pontificia Università Lateranense e nella Pontificia Università Gregoriana, dove ha conseguito la Licenza in Teologia fondamentale. In seguito ha ottenuto la Laurea in Storia e Filosofia presso l’Università degli Studi di Bari. Ordinato sacerdote, ha svolto fra gli altri gli incarichidi direttore spirituale di seminario, insegnante di religione, assistente della Fuci. Assunto al servizio della Santa Sede presso la Congregazione per i Vescovi nel 1985, ne è divenuto Capo ufficio nel 1996. Ha svolto inoltre il servizio di archivista e di sostituto della Segreteria del Collegio cardinalizio. Eletto Vescovo di Oria nel 2005, attualmente è segretario della Conferenza episcopale pugliese e membro della Commissione episcopale Cei per l’Ecumenismo e il dialogo.

    In Bolivia, il Papa ha accettato la rinuncia al governo pastorale del vicariato apostolico di Camiri, presentata per raggiunti limiti di età da mons. Leonardo Mario Bernacchi, dell’Ordine francescano dei frati minori. Al suo posto, il Pontefice ha nominato mons. Francesco Focardi, del medesimo Istituto religioso, finora ausiliare del vicariato apostolico boliviano di El Beni.

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    La visita del Papa a Viterbo e a Bagnoregio del 6 settembre illustrata dal vescovo della città, Lorenzo Chiarinelli

    ◊   La visita di Benedetto XVI a Viterbo e a Bagnoregio, prevista il prossimo 6 settembre, sarà un evento da vivere in modo “fecondo e sereno”. E’ quanto ha detto il vescovo di Viterbo, mons. Lorenzo Chiarinelli, illustrando lunedì scorso alla Giunta e al Consiglio comunale della città la visita pastorale di Benedetto XVI nella terra della “città dei Papi”. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

    Il programma della visita di Benedetto XVI si snoda attraverso un percorso che segue le orme di Santa Rosa, Patrona di Viterbo, e di San Bonaventura da Bagnoreggio, del quale oggi la Chiesa celebra la memoria liturgica. Il territorio viterbese, profondamente intrecciato nel corso dei secoli con la storia della Chiesa, è legato anche a quella di diversi Pontificati. A Viterbo - ha ricordato mons. Lorenzo Chiarinelli - sono stati eletti 5 Papi. La città, dove sono sepolti 4 Pontefici, ha anche ospitato 50 Papi. Si deve dunque accrescere - ha spiegato il presule - “l’impegno per la fioritura delle radici di Viterbo come città che custodisce e valorizza prestigiose stagioni della sua storia”. Ma la visita pastorale di Benedetto XVI è soprattutto un incontro con i suoi abitanti. Il Papa - ha detto mons. Lorenzo Chiarinelli - arriverà al campo sportivo e successivamente si trasferirà al Palazzo dei Papi da dove saluterà la cittadinanza. Il Santo Padre si recherà poi nella Valle Faul per la celebrazione liturgica e la recita dell’Angelus. Nel primo pomeriggio, vedrà la Macchina di Santa Rosa e si recherà nella Cattedrale della Santa Patrona di Viterbo. Benedetto XVI visiterà quindi il Santuario della Madonna della Quercia, dove pregherà in compagnia delle monache di clausura del territorio viterbese. In seguito, si trasferirà a Bagnoregio, dove visiterà l’unica reliquia rimasta di San Bonaventura. Successivamente, rivolgerà un discorso ai cittadini presenti nella piazza e infine farà ritorno a Castel Gandolfo. Sugli auspici per la visita del Papa a Viterbo e a Bagnoregio ascoltiamo, al microfono di Isabella Piro, mons. Lorenzo Chiarinelli:

     
    “Vorrei che fossero primarie due realtà. Una è che il pastore, che viene a confermarci nella fede, facesse riemergere nel cuore di tutti il bisogno e la gioia del credere. La fede, soprattutto per le giovani generazioni, è l’energia che indica e fa innamorare della meta verso cui ci muoviamo. La seconda è che in una società, alquanto frammentata, ci sono spesso delle articolazioni difficili a comporsi sul piano delle culture, delle esperienze religiose, delle economie e delle politiche. L’auspicio è che il senso dell’unità prevalga su quello delle differenze e che realmente la nostra società si costruisca su quei pilastri che sono la libertà, la verità, la carità e la giustizia. Credo che la visita del Papa, con il suo messaggio e con la sua preghiera, possa essere il dono da custodire e da far fruttificare”.

    Altri doni preziosi sono quelli offerti dalla testimonianza dei Santi. San Bonaventura, di cui oggi la Chiesa ricorda la memoria, insegna in particolare a cercare la patria futura. Ancora mons. Lorenzo Chiarinelli:

    “Vivere la fede alla luce della teologia bonaventuriana vuol dire camminare con il mistero che ci viene consegnato dal Cristo dentro i dinamismi del tempo, sostenuti però dalla speranza che è certezza garantita di una pienezza. Non è una fuga dalle sfide quella che la storia, il tempo e la società consentono. Questo collocarsi nella ricerca bonaventuriana è un insegnamento a vivere dentro il tempo, ma con la certezza di quello che San Paolo diceva: noi cerchiamo una patria futura”.

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    Ragione e tecnica non bastano da sole a risolvere i problemi dell'uomo: il prof. Stefano Semplici riflette sulla "Caritas in veritate"

    ◊   Pur essendo un'Enciclica dedicata ai temi sociali, la Caritas in Veritate ripropone in realtà la sfida antropologica centrale del Magistero di Benedetto XVI: l'uomo si è prodotto da sé stesso o dipende da Dio? Il Papa ci avverte che in economia, come nella bioetica, le soluzioni ai problemi dell'umanità non possono essere solo tecniche, ma devono tener conto delle esigenze di una persona dotata di anima e corpo. Un altro passo verso il superamento del conflitto tra fede e ragione, ma anche una sfida alta per il pensiero laico. Lo spiega Stefano Semplici, docente di Etica sociale all'Università di Roma Tor Vergata, al microfono di Fabio Colagrande:

    R. - Ripetendo ed aggiornando il grande magistero della Populorum Progressio, Benedetto XVI affronta certamente i grandi principi - le grandi contraddizioni anche - che sono legate allo sviluppo economico e alla regolamentazione del mercato. Tutti questi temi, tuttavia, vanno inquadrati in quello che è il vero asse portante della riflessione di Benedetto XVI, ovvero la questione antropologica. Benedetto XVI ripete ancora una volta che non esiste agire economico che sia neutralmente orientato alla massimizzazione di un parametro, come per esempio quello del profitto. E’ come se il Papa dicesse: guai a pensare che esista una dimensione dell’umano - sia pure tanto importante e qualificante come quella nella quale l’uomo è impegnato per soddisfare i suoi bisogni essenziali, per coltivare e far crescere i suoi interessi, ovvero l’economia - che da sola sia capace di risolvere il problema dell’umano nel suo complesso. Quindi, la domanda rimane radicalmente etica e per questo la domanda intercetta inevitabilmente quel piano al quale Benedetto XVI ha dedicato così grande e appassionato slancio fin dall’inizio del suo Pontificato, cioè appunto la questione bioetica. Perché laddove ne va della vita - nella sua condizione di maggiore fragilità, di maggiore esposizione, l’inizio e la fine della vita - lì ne va del significato che noi riconosciamo all’uomo e alla sua dignità.

     
    D. - Quindi, resta centrale il problema di un predominio della tecnica. Se ci consideriamo creature di Dio, quindi non padroni della nostra vita, non possiamo dare il predominio alla tecnica...

     
    R. - E’ assolutamente “pour cause” che in questa Enciclica troviamo un capitolo dedicato alla tecnica. In un’Enciclica, cioè, che si occupa prevalentemente delle tematiche dello sviluppo, della solidarietà a livello globale, della razionalità dell’agire economico che, per essere tale, va riconosciuto come una forma della razionalità pratica dell’uomo nel suo complesso. Qui troviamo anche un capitolo sulla tecnica. Perché quella della razionalità tecnica, strumentale, è per il Papa un’altra delle grandi tentazioni di impoverimento e di riduzione di questa presa della razionalità pratica sull’uomo tutto intero. Non dimentichiamo mai che per Benedetto XVI qui ne va non semplicemente della fede, in rapporto alla ragione - quasi come se la seconda dovesse essere subordinata alla prima - ma di una circolarità virtuosa, nella quale entrambe, la fede e la ragione, raggiungono la pienezza del loro significato e delle loro potenzialità.

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    Il cardinale Rodè ha inaugurato i nuovi macchinari diagnostici dell'Ospedale Vannini di Roma, gestito dalle Figlie di San Camillo

    ◊   Nel giorno della solennità di San Camillo De Lellis, il prefetto della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica, il cardinale Franc Rodé, ha presieduto la solenne liturgia nella cappella dell’Ospedale “Vannini” di Roma. Prima della Messa, il porporato ha inaugurato nuove sezioni del nosocomio delle Figlie di San Camillo, diventato ormai un punto di riferimento all’avanguardia per l’assistenza sanitaria nazionale. Il servizio di Davide Dionisi:

    “Camillo de Lellis è entrato così profondamente nel mistero insondabile dell’amore di Dio da impazzire d’amore, trovando così accenti sublimi nel servire Cristo nelle sue membra sofferenti”. Nel giorno della ricorrenza dell’"Apostolo di Bucchianico", il cardinale Franc Rodé, prefetto della Congregazione per gli Istituti di vita consacrata e le Società di vita apostolica, ha ricordato così, ieri pomeriggio, il gigante della carità che, come Gesù, ascoltava i malati, gli incurabili, si avvicinava a loro, li accoglieva, era attento alle loro esigenze, tenero come una madre. Nella cappella dell’Ospedale romano “Vannini” di Roma dell’Istituto Figlie di San Camillo, il porporato ha sottolineato che sono tante le pagine della biografia di Camillo che ci raccontano del suo rapporto con i malati, della sua vicinanza anche a quelli affetti dallee malattie più raccapriccianti, quelli dai quali tutti gli altri fuggivano inorriditi. Perché, ha evidenziato il cardinale Rodè, San Camillo aveva sempre presente tutto il malato. Tutti i suoi bisogni. Questo è particolarmente urgente oggi. Ha continuato il Prefetto della Congregazione per gli Istituti di vita consacrata. “Leggiamo nell’Enciclica appena pubblicata Caritas in veritate: ‘Lo sviluppo deve comprendere una crescita spirituale oltre che materiale, perché la persona umana è un’unità di anima e corpo, nata dall’amore creatore di Dio e destinata a vivere eternamente. Il vuoto in cui l’anima si sente abbandonata, pur in presenza di tante terapie per il corpo e per la psiche, produce sofferenza’”.

     
    Prima della Messa, sono state inaugurate nuove e moderne apparecchiature di diagnostica per immagini delle quali è stato dotato il laboratorio di Radiologia del nosocomio, per non far mancare a chi vive nella capitale e agli ammalati che si rivolgono all’Istituto delle Figlie di San Camillo l'ausilio di mezzi diagnostici sempre più efficaci e precisi. “Quest’opera, che ammiriamo arricchita di strutture ed attrezzature di avanguardia, è il frutto di un disegno della Provvidenza, e rappresenta un segno vivo della presenza del Padre Camillo e dei Fondatori, i beati Padre Luigi Tezza e Madre Giuseppina Vannini”, ha sottolineato la superiora generale della Congregazione, Madre Laura Biondo, aggiungendo che “l'amore, e in particolare l'amore agli ammalati, è la lezione che da San Camillo ci viene, come sintesi della sua esperienza di uomo e di cristiano e come un raggio dell'amore di Dio”. La religiosa camilliana ha poi aggiunto che “per vocazione e missione accanto a coloro che soffrono ed a quanti si occupano di loro, noi ci  facciamo promotori ed artefici di uno stile realmente evangelico nel servire gli ammalati, sul modello di questo straordinario apostolo eroico della carità”.

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    Il 24 luglio inedita apertura "notturna" dei Musei Vaticani fra le 19 e le 23, con ultimo ingresso per i prenotati alle 21.30

    ◊   Ai tanti che già detengono, i Musei vaticani si apprestano ad aggiungere un nuovo “record”, quello di un’apertura al pubblica in “notturna”. Per venerdì 24 luglio, informa un comunicato, i Musei Vaticani hanno predisposto una fascia oraria di visita fra le 19 e le 23, con l’ultimo ingresso fissato alle 21.30. Il comunicato sottolinea “l’esperienza unica e straordinaria” di poter “assistere al tramonto sulla Basilica di San Pietro e sui Giardini Vaticani dal Cortile delle Corazze o dalle finestre della Galleria delle Carte Geografiche”, oppure la possibilità di visitare le Stanze di Raffaello e la Cappella Sistina "nella pace e nella tranquillità del silenzio notturno”, o ancora di “poter attraversare le Gallerie della Biblioteca Apostolica Vaticana nella penombra e nella quiete indispensabile a contemplare gli innumerevoli dettagli pittorici di armadi e pareti”.
     Per godere di questa speciale serata, informano i Musei, è obbligatoria la prenotazione online - al costo di 4 euro - da effettuarsi tramite il sito internet ufficiale dei Musei Vaticani, mentre “eccezionalmente” il costo del biglietto rimarrà invariato: 14 euro quello intero, 8 euro quello ridotto.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Una notte al museo (in Vaticano); il 24 luglio saranno aperte anche di notte le straordinarie collezioni vaticane: in prima pagina, un articolo del direttore Antonio Paolucci.

    In rilievo, nell'informazione internazionale, il disarmo nucleare: la Russia contraria a rafforzare le sanzioni all'Iran.

    Giotto lo chiamava "collega": in cultura, Clario Di Fabio sulla scoperta, nella chiesa di Nostra Signora del Carmine, di un ciclo di affreschi di Manfredino da Pistoia.

    Quella torsione del pensiero chiamata conversione: la prefazione dell'arcivescovo Gianfranco Ravasi al libro di monsignor Fortunatus Nwachukwu, capo del Protocollo della Segreteria di Stato, "Togliti i sandali. Il coraggio di cambiare".

    Il giardino sacro che affascinò anche Pitagora: Sandra Isetta ripercorre la storia millenaria del Monte Carmelo.

    Un articolo di Claudia Di Giovanni dal titolo "Premere 'stop' per ignorare la realtà": alla Filmoteca Vaticana chilometri di pellicola documentano le più sanguinose guerre del Novecento, con una scheda di Emilio Ranzato.

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    Oggi in Primo Piano



    Nuovi attentati in Afghanistan, mons. Vincenzo Pelvi riflette sulla morte del militare italiano e sul ruolo delle missioni di peacekeeping

    ◊   Ennesima giornata di violenze in Afghanistan. Sei volontari ucraini e un bambino afghano sono morti nello schianto di un elicottero, che portava aiuti umanitari, abbattuto dalla guerriglia talebana nella turbolenta provincia di Halmand, dove è in corso l’offensiva senza precedenti delle truppe statunitensi e britanniche contro le roccaforti degli insorti islamici. A seguito dell’escalation dei combattimenti, il mese di luglio potrebbe diventare il più sanguinoso dall’inizio dell’intervento in Afghanistan nel 2001. Gli attentati di oggi allungano la drammatica lista di vittime del terrorismo, che sembra stritolare senza sosta l’Afghanistan. Massimiliano Menichetti ne ha parlato con Andrea Margelletti, presidente del Centro studi internazionali, raggiunto telefonicamente ad Herat:

    R. - Esistono diverse realtà, che si rifanno certamente al movimento originario talebano: gruppi di signori della guerra, trafficanti di droga... Insomma, la situazione è assai più complicata di come può sembrare da qualche migliaio di chilometri di distanza. Ma pensare che l’Afghanistan sia un terreno di guerra generalizzato, dove tutti combattono contro tutti, è sbagliato. Ovviamente, le zone a maggioranza pashtun, dove i talebani hanno il loro principale bacino di reclutamento, sono quelle più a rischio. Anche nella stessa area di Aratta vi sono delle zone dove rispetto ad altre vi è una maggiore criticità ad operare. E’ necessario in questo Paese continuare ad operare per ridare a chi è ormai esausto da 30 anni di guerra un minimo di possibilità di ricostruire la propria vita.

     
    D. - Cosa significa parlare di stabilizzazione in Afghanistan?

     
    R. - Significa che il Paese deve tornare al più presto agli afghani. Vuol dire che i governi occidentali devono investire molto di più nella ricostruzione. Maggiore supporto alle forze di polizia, perché dovranno essere i locali a far vedere che lo Stato e non la Nato esiste ed è presente. Occorre sempre di più formare gli afghani, affinché loro si possano assumere le loro responsabilità nel loro Paese.

     
    D. - Molti governi, non soltanto in Italia, discutono sulla necessità di far rimanere le proprie truppe in Afghanistan o meno...

     
    R. - Bisogna mandare certamente più soldati, ma bisogna che le varie nazioni abbiano regole comuni. Bisogna che siano presenti in questo Paese nazioni che vogliano cooperare. Mi rendo conto che è difficilissimo, ma lo dobbiamo fare per il dovere e il rispetto che noi dobbiamo ai cittadini afghani. Quindi, più soldati, più soldi alla ricostruzione e tanto e più supporto alle forze locali.

     
    Ed è previsto per domani il rientro in Italia della salma del caporalmaggiore, Alessandro Di Lisio, ucciso ieri dallo scoppio che ha investito il veicolo sul quale viaggiava nella zona di Farah, in Afghanistan. Oltre che da Benedeto XVI, ieri a Les Combes, messaggi di cordoglio alla famiglia del giovane sono arrivati anche dal presidente italiano, Giorgio Napolitano, e dal premier, Silvio Berlusconi. E sempre per domani è previsto anche il rientro dei tre commilitoni feriti nell'attentato, che saranno ricoverati all'Ospedale militare del Celio. Sulla tragedia che ieri ha colpito il contingente italiano, Luca Collodi ha sentito l'ordinario militare per l'Italia, l'arcivescovo Vincenzo Pelvi:

    R. - Il primo momento di grande amarezza e di grande sofferenza di tutto l'Ordinariato militare, ma direi della Chiesa intera, ci ha spinto alla preghiera. Abbiamo celebrato la Santa Messa per Alessandro e abbiamo anche scelto il segno del digiuno. Nello stesso tempo, abbiamo chiesto al Signore il dono della pace e la consolazione per i familiari.

     
    D. - Si può morire per una missione di pace?

     
    R. - Si può morire per l’uomo, per la difesa della vita, per la dignità della persona. I nostri soldati scelgono di servire l’uomo e non escludono che nel servire la vita umana ci possa essere il paradosso evangelico realizzato concretamente: chi dona la vita per l’uomo è disposto a donarla fino alla fine. Allora, vediamo come i nostri militari abbiano questa grande solidarietà verso coloro che sono in una situazione di sofferenza, di indigenza. Possiamo affermare che il mondo militare oggi è segnato da un coraggio estremo.

     
    D. - Papa Benedetto XVI nella sua Enciclica Caritas in veritate parla dell’esperienza del dono, del donarsi. Questo può essere valido anche per la vita militare, in una missione di pace?

     
    R. - Il Santo Padre con la lettera Enciclica veramente incoraggia ogni forma e ogni gesto per concretizzare un’esperienza di dono. Leggerei oggi le missioni di pace non solo come un impegno politico-istituzionale-militare: le missioni di pace aiutano quello che il Santo Padre definisce lo sviluppo dei popoli secondo il pensiero di Dio e cioè lo sviluppo integrale, quindi non solo economico. I nostri militari, sostenuti dal cuore della nostra nazione, anche attraverso questi momenti di presenza in teatri operativi aspirano a costruire l’unica grande famiglia umana. Questa lettera Enciclica del Santo Padre, Caritas in veritate, diventa una lettura e un’impostazione meravigliosa anche delle missioni di pace, perché nel fenomeno della globalizzazione come ci dice il Santo Padre - che non è da intendersi unitamente processo socio-economico - il mondo militare dà alla globalizzazione con le missioni all’estero un orientamento culturale e veramente la diffusione del benessere con le missioni di pace va in questo modo crescendo. I nostri militari lavorano per la pace, accettano il dialogo come strumento e via della pace, con gli afghani o con altri popoli della terra. Penso che la sfida non sia mettere al primo posto ciò che genera violenza, ma guardare i nostri militari come persone dal volto amico, dal cuore ospitale.

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    Sud del mondo e G8, l'opinione dell'economista Riccardo Moro

    ◊   “Il futuro dell’Africa appartiene agli africani”. Il recente viaggio nel continente da parte del presidente Usa, Barack Obama, ha rilanciato il tema della assunzione di responsabilità da parte dei popoli dell’Africa per favorire uno sviluppo più intenso delle economie locali. A spaventare la comunità internazionale sono però i dati sulla diffusione della fame e della povertà resi pubblici dagli istituti specializzati delle Nazioni Unite, Fao e Pam in testa: oltre un miliardo di persone nel mondo soffre la fame. Molti dei più poveri si trovano proprio in Africa e a loro è stata dedicata parte dei lavori del recente G8 de L’Aquila, con il risultato di nuove promesse finanziarie - circa 20 miliardi di dollari - da parte dei Paesi ricchi e la riconferma degli impegni assunti in passato per combattere la povertà. A Riccardo Moro economista esperto in questioni del sottosviluppo, Stefano Leszczynski ha chiesto un commento sulla disparità tra gli interventi finanziari in favore delle economie ricche e di quelle più povere.

    R. - Se si misura quanto i Paesi ricchi hanno investito, arriviamo ad una cifra di 5 mila miliardi di dollari, che è stata annunciata con molta enfasi durante il vertice del G20 svoltosi a Londra, lo scorso marzo. Qui stiamo parlando invece di 20 miliardi: 5 mila contro 20 sono evidentemente una differenza enorme. Va benissimo investire nel Nord del mondo, ma se c’è una capacità di mobilizzare così tanti denari e così in fretta per la crisi nel Nord del mondo, dovrebbe esserci analoga capacità a investire ancora di più nel Sud del mondo. La seconda considerazione è quella sull’ammontare di questi miliardi: in realtà, non sono affatto 20 miliardi nuovi, ma sono quei miliardi presi ogni anno dallo sviluppo e quest’ammontare è un ammontare che ogni anno è largamente inferiore e inadeguato alle promesse degli anni precedenti.

     
    D. - Si sente dire spesso che gli effetti della crisi ancora dovranno avvertirsi nei Paesi in via di sviluppo. La decisione di puntare sullo sviluppo agricolo e quindi sui piccoli contadini per garantire quella che viene definita la “food security” è per lei un metodo valido?

     
    R. - La dimensione dell’agricoltura è fondamentale ed è fondamentale quella non della grande industria agricola, ma quella dei piccoli contadini. E’ l’esperienza dei tanti che in questi anni hanno lavorato nel Sud del mondo e hanno dimostrato che se si investe sulla dimensione della produzione locale per soddisfare i consumi locali e non la vendita all’estero, probabilmente riusciamo a suscitare un aumento del mercato interno che consente anche un più facile reinvestimento delle risorse che si producono.

     
    D. - Questo rappresenta un po’ un fallimento dell’ideale della globalizzazione dei mercati globali, si tende insomma a ritornare al locale. Questo sarà possibile?

     
    R. - Io non credo che sia in alternativa la globalizzazione, nel senso che la globalizzazione è una condizione per cui si possono muovere facilmente dei capitali, si possono trasferire informazioni facilmente. Questo consente anche azioni più efficaci: ad esempio, di trasferimento di capacità con costi minori, in tempi più rapidi. Inoltre, un investire sui mercati locali non significa non avere più rapporti con l’esterno: significa piuttosto lavorare laddove ci sono speranze più alte di risultati positivi, avendo in testa la priorità degli ultimi, dei più vulnerabili, che fanno più fatica e non di quelli che hanno già molte protezioni.

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    Chiesa e Società



    Cuba: dolore in Spagna e America Latina per l’uccisione del missionario spagnolo padre Arroyo

    ◊   Appresa la notizia dell'uccisione del 74enne missionario spagnolo, padre Mariano Arroyo Merino, avvenuta domenica scorsa all'Avana, il cardinale Rouco Varela, arcivescovo di Madrid, i suoi vescovi ausiliari e il clero diocesano, hanno espresso il loro profondo dolore ricordando con affetto la figura del sacerdote. Una nota ricorda padre Mariano Arroyo come "un magnifico sacerdote, molto vicino ai più poveri, uomo profondamente religioso e fedele interamente al suo ministero". Il comunicato prosegue ricordando che padre Mariano “ha lasciato sempre una profonda traccia evangelica nelle persone che lo hanno conosciuto” e al tempo stesso si affida la sua anima al Signore esprimendo da parte della Chiesa di Madrid sentite condoglianze ai parenti e amici del sacerdote. D’altra parte, invitando tutti i fedeli dell’arcidiocesi a pregare per l’eterno riposo di padre Mariano, s’invoca per la sua anima la protezione amorevole dell’Almudena, Patrona della capitale spagnola, nonché della Patrona di Cuba Nostra Signora “de la Caridad del Cobre”. Dopo una cerimonia religiosa all’Avana, presieduta dal cardinale Jaime Ortega, la salma del sacerdote sarà portata in Spagna, dove si svolgeranno i funerali ufficiali nella capitale, diocesi nella quale era incardinato. Agustìn Arroyo, fratello di padre Mariano, agricoltore di Cabezón de la Sal, parlando con l’agenzia EuropaPress, ha raccontato che più di una volta è stato chiesto al sacerdote di rientrare in patria considerando anche la sua età ma lui, con gentilezza e bontà, si è sempre rifiutato dicendo che “aveva ancora tante cose da fare per il bene della sua gente”. Intanto da Cuba non arriva nessuna novità per quanto riguarda le indagini scattate subito dopo la scoperta del crimine così come nulla si è saputo sino a oggi dell'uccisione di un altro sacerdote spagnolo, il 2 febbraio scorso, padre Eduardo de la Fuente. La morte tragica di padre Mariano ha colpito molto in tutta l’America Latina e la stampa ne ha parlato ampiamente. In diverse diocesi della regione si susseguono raduni di preghiera e atti commemorativi per ricordare l’impegno evangelico del missionario e per esprimere anche solidarietà con la chiesa cubana così duramente colpita in così breve tempo. Dall’Avana, in particolare dalla parrocchia dove lavorava padre Mariano - il santuario nazionale di Nostra Signora della Regla, nel cuore della baia della capitale, molto conosciuto e frequentato ogni giorno - arrivano numerose testimonianze sulla bontà e disponibilità del sacerdote, “capace di uscire da casa a qualsiasi ora se richiesto da uno dei suoi fedeli” afferma il sacrestano del santuario. (A cura di Luis Badilla)

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    Ancora minacce ai cristiani in Nepal

    ◊   Il gruppo estremista indù Nepal Defence Army (Nda) ha lanciato un nuovo messaggio di minaccia alla comunità cristiana in Nepal. Il gruppo estremista, che aveva già rivendicato l'attentato alla cattedrale dell'Assunzione a Kathmandu, avvenuto a maggio, ha chiesto ai sacerdoti e alle suore non nepalesi che operano nel Paese di lasciare il territorio entro un mese. Lo rende noto il vicario apostolico del Nepal, il vescovo di Gigti, Anthony Francis Sharma, il quale ha specificato che l'intimidazione è stata dettata telefonicamente al vicario delegato, il reverendo Pius Perumana. La polizia ha prontamente messo a disposizione alcuni agenti per proteggere il centro pastorale a Godavari, dove lavora il reverendo. Anche i protestanti hanno ricevuto intimidazioni. Secondo un pastore una lettera minatoria è stata indirizzata alla Chiesa protestante a Kathmandu, con l'eguale richiesta ai cristiani di abbandonare il Nepal. I leader protestanti hanno dunque deciso di formare un comitato per verificare le minacce e intraprendere misure di protezione. Il Nepal Defence Army, si legge su L’Osservatore Romano, è un gruppo estremista che lotta per la trasformazione del Nepal in una nazione teocratica. In particolare, i cristiani e i musulmani sono accusati "di inquinare il Paese". Dopo secoli di monarchia, alla fine del 2007, il Parlamento nepalese ha approvato un emendamento alla Costituzione che ha segnato la transizione dalla monarchia alla repubblica. Inoltre c'è stata l'eliminazione dell'induismo come religione ufficiale, aprendo così la società alla libertà religiosa. Questa repentina trasformazione ha creato malcontento in alcuni gruppi indù. Nel luglio del 2008 è stato ucciso anche un salesiano, John Prakash, preside della Don Bosco School di Sirsiya. Il vicario delegato Perumana ha affermato che "i cristiani non nascondono la loro preoccupazione per le minacce e intimidazioni subite, ma restano fiduciosi nella volontà e nella capacità della nazione di sconfiggere i gruppi fondamentalisti". "Siamo in allerta - ha aggiunto - ma le nostre attività e la nostra missione vanno avanti. Abbiamo fiducia nella popolazione e nelle autorità. Siamo una minoranza corposa e stimata e gli attacchi non scalfiranno la nostra speranza". (V.V.)

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    In Malaysia arrestati nove cristiani accusati di proselitismo

    ◊   Nove cristiani sono stati arrestati con l’accusa di voler convertire alcuni studenti musulmani della University Putra Malaysia, a Serdang, nei pressi della capitale Kuala Lumpur. Annou Xavier, avvocato difensore degli arrestati, afferma che a sporgere denuncia sono stati cinque studenti musulmani che hanno accusato i nove, due dei quali sono studenti dell’università, di distribuire volantini e opuscoli sul cristianesimo. In Malaysia il proselitismo è proibito per legge e nella maggior parte dei distretti è punito con la prigione. La vicenda della University Putra Malaysia giunge in un momento di tensioni fra la comunità musulmana e quella cristiana, che nelle sue diverse confessioni raccoglie poco meno di 2 dei 28milioni di abitanti della Malaysia, per due terzi musulmani. L’8 luglio due cattolici hanno denunciato il mensile Al-Islam per un reportage dedicato a presunte conversioni forzate al cristianesimo. Due giornalisti musulmani si sono finti cattolici, hanno partecipato a due messe e ricevuto la comunione dissacrando di fatto l’ostia di cui hanno anche pubblicato un immagine. I due non hanno raccolto prove a sostegno della loro tesi, ma accusano i cattolici di usare la parola Allah per definire Dio durante le celebrazioni in lingua locale. Interpellato da AsiaNews, padre Lawrence Andrew, direttore dell’Herald, la rivista cattolica della diocesi di Kuala Lumpur, afferma che la vicenda di Al-islam “ha umiliato i cattolici della Malaysia ed è una violazione dei diritti dei cristiani oltre che una sfida alla Costituzione federale che afferma la libertà di religione”. Padre Lawrence lega l’articolo del mensile musulmano alla vicenda che vede protagonista l’Herald. Da più di un anno il settimanale è alle prese con una vicenda giudiziaria in cui ha chiamato in giudizio il governo che vieta l’uso della parola “Allah” nelle pubblicazioni cattoliche in lingua malay. Il sacerdote e direttore fa notare che venerdì 17 è prevista una nuova seduta del processo e ribadisce la posizione della Chiesa locale: “Nel 1641 l’allora Congregazione di Propaganda fide pubblicò un vocabolario latino-malay in cui si faceva questa traduzione. La Malaysia odierna è nata nel 1957. Da sempre le celebrazioni in malay usano Allah per dire Dio, perché la parola viene tradotta nelle diverse lingue in cui viene recitata la messa”. (R.P.)

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    Costa Rica: la Chiesa denuncia il narcotraffico nel Paese

    ◊   La Chiesa del Costa Rica, in un comunicato firmato dai vescovi della nazione, si mostra preoccupata per l’allarmante realtà del narcotraffico nel Paese, tanto per il consumo quanto per il traffico di sostanze stupefacenti. Il Costa Rica “per la sua privilegiata ubicazione geografica ha smesso di essere un corridoio verso il Nord, per trasformarsi in un ulteriore anello del nefasto commercio di distribuzione internazionale, immagazzinamento, vendita e consumo locale di droghe”, il che sta generando “illegalità, corruzione, violenza, criminalità, disintegrazione familiare ed instabilità sociale”, si legge nel testo. Più che mettere in risalto le cause di questo fenomeno, ben conosciute, i presuli, come Pastori della Chiesa in Costa Rica, desiderano innanzitutto “sostenere tutte le iniziative e le azioni che affrontano il problema dalla sua radice, perché la Chiesa non può rimanere indifferente davanti a questo flagello che sta distruggendo la società, in particolare le nuove generazioni”. L’attenzione dei vescovi si incentra dunque sulla prevenzione, l’accompagnamento e il sostegno alle politiche governative per reprimere questa pandemia. Quanto alla prevenzione, i vescovi insistono “sull’educazione ai valori che devono guidare le nuove generazioni, specialmente il valore della vita e dell’amore, la responsabilità personale, il valore del lavoro onesto e della dignità umana dei figli di Dio”. Inoltre “la Chiesa, come Madre, è al fianco delle vittime di questo flagello per aiutarle a recuperare la loro dignità e a vincere questa malattia”. Rispetto allo sradicamento del problema, nel comunicato si legge una forte denuncia “della criminalità dei narcotrafficanti che commerciano con tante vite umane, avendo come meta il lucro e la forza nelle sue più basse espressioni”, e viene ricordato che lo Stato è il primo responsabile nel “combattere, con fermezza e su base legale, la commercializzazione indiscriminata della droga ed il consumo illegale della stessa. In una nazione nella quale la maggioranza si dichiara cristiana - continua il testo -, la nostra identità e vocazione deve portarci ad anteporre i principi evangelici a qualunque partecipazione in un’attività chiaramente lucrosa che denigra l’essere umano ed offende gravemente Dio”. (R.P.)

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    I vescovi del Venezuela chiedono una nuova legge organica sull’educazione

    ◊   “L'educazione è compito di tutti” è il titolo del comunicato dei vescovi del Venezuela, pubblicato al termine dell’Assemblea Plenaria e successivamente alla presentazione di un “insieme di idee per l’elaborazione della legge organica sull’Educazione”, realizzata lo scorso 23 giugno presso l’Assemblea Nazionale da parte dei Ministri Luís Acuña ed Héctor Navarro, e a seguito della riunione svoltasi tra la Presidenza della Commissione di Educazione dell’Assemblea Nazionale e la Presidenza dell’Associazione Venezuelana di Educazione Cattolica (Avec). I vescovi ribadiscono ancora una volta la volontà della Chiesa di partecipare a questo dialogo e ricordano i diversi interventi della Conferenza Episcopale su questo tema, l’ultimo dei quali è stato la presentazione di una sintesi del manifesto “L’Educazione della quale ha bisogno il Venezuela”, edito nel 2007, documento che continua ad avere “piena validità e riflette la posizione della Chiesa sui temi di base che occorre considerare nella nuova Legge Organica sull’Educazione”. Nel comunicato, rende noto l’agenzia Fides, vengono rilevati alcuni aspetti fondamentali che andrebbero espressi con chiarezza nel Disegno di legge, e cioè: “l’apertura della Legge a tutte le correnti di pensiero concordi con i lineamenti della Costituzione; la responsabilità della famiglia nell’educazione dei figli e nella scelta del tipo di scuola; il ruolo di guida dello Stato, condiviso con tutta la società, nella garanzia di questo diritto per tutti, in particolare per i settori popolari; la necessità di promuovere un’educazione integrale, promotrice della vita e trasformatrice della società; l’esigenza di considerare la dimensione religiosa delle persone e di contemplare l’educazione religiosa scolastica nell’orario scolastico, secondo le differenti credenze; la partecipazione responsabile della comunità educativa che deve essere formata da persone che realmente intervengano nella vita dei bambini attraverso la scuola”. Per i vescovi, inoltre, la suddetta legge deve “dare risposta alla problematica educativa esistente e favorire il concorso del maggiore numero possibile di forze della società venezuelana in modo da raggiungere la crescita delle persone ed un effettivo sviluppo del Paese”. Il comunicato si conclude con il desiderio di un “dialogo che generi consensi”, respingendo “tutto ciò che rifletta imposizione di linee o di orientamenti da parte di qualunque tendenza”. (V.V.)

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    Lettera dei vescovi canadesi sulle estrazioni minerarie nel Salvador

    ◊   Il presidente della Commissione episcopale per la giustizia e la pace della Conferenza dei vescovi canadesi, mons. Brendan O’Brien, nei giorni scorsi ha scritto una lettera al Ministro degli Esteri del Canada, Lawrence Cannon. Nella missiva, il presule si sofferma sui “problemi relativi all’attività della compagnia mineraria canadese “Pacific Rim” in Salvador”. “Secondo alcune informazioni provenienti dall’arcivescovo di San Salvador e dalla Conferenza episcopale locale – scrive mons. O’Brien – abbiamo saputo che le attività minerarie di questa compagnia minacciano seriamente la qualità della vita della popolazione nella regione”. Quindi, il presule si sofferma su alcune problematiche specifiche: “Questo tipo di attività mineraria – afferma - causa danni irreversibili all’ambiente e alle comunità circostanti. L’utilizzo di cianuro nel processo estrattivo dell’oro e dell’argento può provocare gravi problemi di salute. Inoltre, è inevitabile che l’acqua utilizzata nei processi estrattivi diventa contaminata, causando un grave deterioramento in tutto il bacino idrografico della zona centrale del Paese. E la contaminazione, a sua volta, danneggerà la flora e la fauna, estendendosi all’agricoltura, all’allevamento e alla pesca. Da notare, infine, che sul piano economico, meno del 3% dei profitti della compagnia servono alla popolazione ed al governo del Salvador”. Poi, mons. Brendan O’Brien ricorda che “di fronte a questi dati, il governo del Salvador ha annunciato pubblicamente la decisione di non autorizzare questo tipo di estrazione mineraria”. In effetti, continua il presule, “nessuna attività economica si deve ridurre a dei fini puramente commerciali. Come ci ricorda la Dottrina sociale della Chiesa, oggetto dell’economia è la formazione della ricchezza e la sua crescita progressiva, in termini non solo quantitativi, ma qualitativi: tutto ciò è moralmente corretto se l’obiettivo è lo sviluppo globale e solidale dell’uomo e della società in cui egli vive e lavora”. Di qui, l’appello finale del presidente della Commissione episcopale per la giustizia e la pace perché il governo canadese “si assicuri che la compagnia “Pacific Rim” rispetti le norme internazionali in materia di diritti della persona e dell’ambiente”. (I.P.)

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    Repubblica Democratica del Congo: i vescovi per la decentralizzazione dello Stato

    ◊   La Conferenza Episcopale del Congo (Cenco) e il Ministero della decentralizzazione e della pianificazione regionale hanno firmato ieri un memorandum d'intesa per la campagna nazionale di sensibilizzazione e formazione degli attori non statali coinvolti nel processo di decentramento della Repubblica Democratica del Congo. La cerimonia della firma, riferisce l'agenzia Fides, si è svolta presso il Centro cattolico Nganda. La Chiesa cattolica era rappresentata da mons. Nicolas Djomo Lola, vescovo di Tshumbe e Presidente della Cenco, e il governo da Antipas Mbusa Nyamwisi, Ministro per la decentralizzazione e la pianificazione. Dopo le elezioni del 2006, la Conferenza episcopale congolese ha continuato l’opera di educazione civica, mettendo l'accento sulla partecipazione dei cittadini al governo locale e alla lotta contro la corruzione. Pertanto la Commissione episcopale per la Giustizia e la Pace (Cejp) ha sviluppato un programma di educazione alla gestione della “governance” locale. Questo programma ha contribuito a creare 2518 comitati locali di governance partecipativa (CLGP), che sono degli organismi apolitici attraverso i quali le popolazioni si organizzano per esercitare il loro diritto e dovere di partecipare allo sviluppo della Nazione. Il processo di decentramento rientra tra le opzioni previste dalla Dottrina sociale della Chiesa, incentrata sui principi di sussidiarietà e di solidarietà e sulla partecipazione di tutti alla gestione del bene comune. In un documento della Conferenza episcopale congolese del luglio 2008 si afferma che “la decentralizzazione può consentire lo sviluppo locale e costringerà le autorità ad essere più responsabili nella gestione, a contatto con la popolazione, della cosa pubblica, nell'ambito delle rispettive competenze costituzionali”. Il programma di decentramento congolese, che durerà 10 anni (dal 2009 al 2019), ripartito in due fasi, mira a migliorare le condizioni politiche, giuridiche e finanziarie della province e delle altre entità territoriali decentralizzate, per permettere loro di assumere il compito di dare impulso allo sviluppo dei rispettivi territori e di promuovere la democrazia locale. (V.V.)

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    Conferenza panafricana sulla famiglia come strumento di pace e di riconciliazione

    ◊   “La pace e la riconciliazione, alla ricerca delle cause e delle soluzioni per la violenza ed i conflitti”: con questo titolo si è svolta, nei giorni scorsi a Nairobi, una conferenza panafricana, organizzata dall’Associazione delle Università Cattoliche e dagli Istituti superiori di Africa e Madagascar. Al centro dei lavori, una riflessione sull’importanza della famiglia, strumento di prevenzione e soluzioni di conflitti. Nel suo intervento, padre Primis Asega, membro della diocesi ugandese di Arua, ha ricordato la centralità del concetto di “Chiesa, famiglia di Dio”, ribadendo che “la partecipazione della comunità è un valore preminente nella popolazione africana”. Essa permea tutta la vita, ha aggiunto il religioso, ne è la matrice sulla quale si basano tutti i valori umani e sociali, e rappresenta il fondamento della teologia, della catechesi e della liturgia africane. “Segno distintivo dell’umanità – ha sottolineato padre Asega – è la partecipazione e la condivisione dell’esistenza. Un principio che garantisce alla persona il diritto di appartenere ad una famiglia e alla comunità”. Infine, il religioso ha citato l’Esortazione apostolica post-sinodale di Giovanni Paolo II, "Ecclesia in Africa", in cui Papa Woytjla scriveva che l’immagine della Chiesa-famiglia di Dio “pone, in effetti, l'accento sulla premura per l'altro, sulla solidarietà, sul calore delle relazioni, sull'accoglienza, il dialogo e la fiducia. La nuova evangelizzazione tenderà dunque ad edificare la Chiesa come famiglia, escludendo ogni etnocentrismo e ogni particolarismo eccessivo, cercando invece di promuovere la riconciliazione e una vera comunione tra le diverse etnie, favorendo la solidarietà e la condivisione per quanto concerne il personale e le risorse tra le Chiese particolari, senza indebite considerazioni di ordine etnico”. Una visione vitale per molti africani, ha concluso padre Asega, poiché molti abitanti del Continente soffrono molto là dove mancano i rapporti umani. (I.P.)

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    Nel Kerala una petizione vorrebbe impedire l’impegno sociale della Chiesa

    ◊   Vietato intervenire nelle campagne elettorali, nello stato del Kerala, in India, per tutte le organizzazioni di ispirazione religiosa. È quanto chiede una petizione presentata alla Corte suprema statale. Della richiesta sono stati informati il Consiglio dei vescovi cattolici del Kerala e le principali organizzazioni locali indù e musulmane. Padre Paul Thelakat, portavoce del Sinodo della Chiesa siro-malabarese, ha dichiarato “Non è intenzione della Chiesa fare propaganda elettorale e indirizzare i voti in nome della religione”. “Ma noi – ha continuato – come ogni altra organizzazione religiosa, abbiamo ogni diritto di intervenire nel dibattito pubblico”. Nel corso delle ultime elezioni i candidati del Communist Party of India-Marxist (Cpi-m), al governo dal 2006, hanno subito una netta sconfitta. I politici del Cpi-m avversano in modo particolare le attività della Chiesa cattolica in ambito sociale ed educativo. La comunità ecclesiale rivendica la libertà di operare all’interno della società civile e promuovere attività a più livelli. Il Kerala fra l’altro è uno stato in cui i cristiani, seppure in minoranza, costituiscono circa il 20% dei 31 milioni di abitanti. (V.V.)

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    India: inaugurato a Risda un Centro di spiritualità per seminaristi

    ◊   In occasione dell’Anno Sacerdotale, indetto da Benedetto XVI per celebrare i 150 anni dalla morte del Santo Curato d’Ars, i vescovi delle regioni del Madhya Pradesh e del Chhattisgarh, in India, hanno inaugurato un Centro di spiritualità destinato alla formazione dei seminaristi. L’istituto, che si trova a Risda, nell’arcidiocesi di Raipur, è l’unico centro di formazione spirituale per religiosi gestito da preti diocesani. A presiedere la cerimonia di inaugurazione, nei giorni scorsi, è stato l’arcivescovo della città, Joseph Augustine Charanakunnel, mentre l’arcivescovo di Bhopal, Leo Cornelio, ha guidato la celebrazione eucaristica. Tanti i presenti alla cerimonia, tra i quali sette vescovi e numerosi religiosi delle diocesi limitrofe. “I corsi tenuti dal Centro – ha spiegato il rettore, padre Gregory Tigga all'agenzia Sarnews – avranno la durata di un anno e saranno destinati ai seminaristi che abbiano già compiuti gli studi di filosofia, ma che debbano ancora iniziare quelli di teologia”. “La spiritualità è una necessità del nostro tempo - ha aggiunto il religioso. “Dio ha chiamato i sacerdoti a vivere una vita di santità – ha ricordato, dal suo canto, mons. Patras Minj, vescovo di Ambikapur nella sua omelia – così da guidare i fedeli a trascorrere, a loro volta, un’esistenza santa”. Per questo, è stato ribadito che “l’obiettivo del Centro non saranno gli studi accademici, ma l’esperienza spirituale. In questo modo, si aiuteranno i seminaristi a comprendere meglio la propria vocazione, a servizio di Dio e del suo popolo”. Per l’anno accademico attuale, sono previsti già undici allievi. (I.P.)

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    Sri Lanka: le preghiere dei fedeli alla Madonna di Tewatta per la pace e la prosperità

    ◊   I cattolici dello Sri Lanka si affidano alla Madonna per ottenere la pace e la prosperità nel Paese. A documentare la devozione e l’affidamento dei fedeli tamil e singalesi alla Vergine, non c’è solo il Madhu festival che il 15 agosto si celebra nell’omonimo santuario mariano e che sta già impegnando nei preparativi le varie diocesi del Paese. Il 13 luglio, in occasione della festività dedicata alla Rosa Mistica, oltre 300 devoti delle parrocchie di Colombo hanno partecipato alla celebrazione organizzata al Santuario di Nostra Signora di Lanka a Tewatta. Gihan Nanayakkara, della parrocchia di Dalugama a Kelaniya, racconta ad AsiaNews il suo impegno per organizzare la festa che da 15 anni rappresenta ormai una tradizione per molti fedeli. “Da 10 anni organizzo la festa della Rosa Mistica e della Divina Misericordia in diverse chiese di Colombo. Ho incontrato molte difficoltà nella preparazione di questi due momenti, ma per l’affezione alla nostra madre Maria faccio tutto questo con grande devozione”. Padre Shelton Dias, durante la messa a Tewatta, ha invitato i fedeli “ a non dubitare mai della presenza mediatrice della Madonna” e a “invocarla ogni giorno” poiché “la nostra madre Maria è la via più sicura per giungere a Cristo”. (V.V.)

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    Il ricordo di Padre Rufino Carrara, missionario in Eritrea, a due anni dalla morte

    ◊   A due anni dalla morte, avvenuta il 7 Luglio 2007, un articolo in ricordo della figura di padre Rufino Carrara, chiamato dalla gente “Abba Rufaiel”. È quanto ha pubblicato L’Osservatore Romano in un testo che ripercorre le tappe salienti della vita di padre Carrara, nato ad Albino (Bergamo) l'11 Novembre 1915, e giunto in Eritrea il 13 Gennaio 1947 “dopo otto anni di richieste pressanti e di preghiere” con il compito di direttore del seminario, poi di responsabile del santuario di Sant'Antonio a Godaif, un quartiere povero di Asmara. Cominciò dedicandosi ai bambini “per attirare i grandi” con una scuola affidata alle suore orsoline di Grandino, a cui seguì l’apertura di un ambulatorio, ancora in attività. Non gli ci volle molto per capire che il nemico maggiore della salute e del sottosviluppo era la mancanza di istruzione, per cui incrementò la scuola — nel giro di pochi anni vi accolse settecento alunni — e costruì un ostello per ospitare i ragazzi che arrivavano dai villaggi vicini. Molti funzionari e impiegati pubblici dell'attuale dirigenza politica del Paese sono usciti dalla sua scuola. La missione di padre Carrara non fu solo dedicata ai bambini, ma anche ai poveri e gli anziani, per i quali costruì una casa di accoglienza; ebbe a cuore le suore orsoline, a cui procurò una casa; né dimenticò i confratelli, interessandosi della costruzione del convento. Buona parte dei centocinquanta religiosi che formano oggi la “provincia di San Francesco” — la prima costituita in Africa dai cappuccini — è frutto anche della sua attività vocazionale. (V.V.)

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    Lituania: il cardinale Backis invita al coraggio la nuova presidente

    ◊   “Ci vuole molto coraggio per vivere secondo i principi di Dio che sono stati messi nella coscienza dell’uomo. Ci vuole ancor più coraggio quando questi principi devono essere annunciati. Dio ci ha creato per essere nella comunità e il comportamento di uno, ha sempre l’effetto sugli altri”. Lo ha detto il cardinale Audrys Juozas Backis, arcivescovo di Vilnius, durante la Messa per l'inizio del mandato della nuova presidente della Repubblica Lituana, l'ex commissaria dell'Unione Europea, Dalia Grybauskaite, eletta lo scorso mese di maggio. La presidente - la prima donna eletta a questo alto incarico - ha prestato giuramento ieri davanti al parlamento di Vilnius. Dopo la cerimonia - riferisce l'agenzia Sir - è seguita una Messa nella cattedrale della capitale lituana, con una parata militare e un concerto di gala. “Solo una persona coraggiosa guarda senza paura i propri sbagli e cerca un aiuto e un suggerimento. Solo una persona coraggiosa - ha aggiunto il porporato - cerca di difendere i più deboli rischiando di essere malinteso”. Ma la verità “come un magnete che attira altra gente e ispira la speranza”. Poi una riflessione sul lavoro: “Ogni lavoro ha il suo valore non per quanto ne parlano i media o la gente, o per quanto esso viene pagato, ma dalla quantità di amore e sacrificio con il quale viene compiuto. Lavori fatti con amore - ha concluso il cardinale Backis - hanno un valore eterno”. (R.P.)

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    Bioetica: i francesi sperano nella difesa dello Stato

    ◊   La consultazione nazionale sulle questioni di bioetica realizzata in Francia ha concluso che “i cittadini sperano che lo Stato sia capace di difenderli”. Il quotidiano francese “La Croix” si è fatto eco del rapporto sul dibattito nazionale “Stati generali della bioetica”, inviato al Presidente della Repubblica francese dal filosofo Alain Graf. I gruppi interpellati, riferisce l’agenzia Zenit, hanno espresso una richiesta comune: “Che lo Stato sia in condizioni di difendere ciascuno, soprattutto i più vulnerabili, contro gli eccessi del mercato, gli esperimenti e le pratiche che violano il principio di integrità del corpo umano”. La giuria di Rennes si è pronunciata all'unanimità contro l'utero in affitto e non ha sostenuto la possibilità che l'assistenza medica per la procreazione sia aperta a donne single e a coppie omosessuali. La giuria di Marsiglia ha voluto distinguere un doppio sistema per la ricerca sugli embrioni, pratica contraria secondo la dottrina cattolica alla dignità umana perché implica la loro eliminazione: uno stretto divieto per gli embrioni non soggetti a un progetto genitoriale e un regime di autorizzazione chiara e contestualizzata per gli altri. La conclusione più inaspettata è giunta dalla giuria di Strasburgo, che ha voluto tornare sul principio di presunzione del consenso che attualmente fonda la pratica della donazione di organi in Francia. Attraverso gli “Stati generali della bioetica”, i cittadini hanno apportato le proprie proposte per la revisione della legge francese sulla bioetica, prevista per il 2010. L'iniziativa, che ha incluso dibattiti, forum su Internet, celebrazioni e riunioni, è durata da febbraio a giugno. (V.V.)

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    Spagna: istituita l’Associazione “Spes” dedicata ad Edith Stein

    ◊   “Una bella speranza per la ragione e, pertanto, per l'essere umano”: così mons. Javier Martínez, arcivescovo di Granada, ha commentato la nascita di “Spes”, l’Associazione di pensiero dedicata ad Edith Stein. Istituita attraverso l'Istituto di filosofia “Edith Stein” dell'arcidiocesi di Granada, l’associazione - riferisce l'agenzia Aciprensa - è nata nei giorni scorsi, durante il primo Congresso internazionale di filosofia, svoltosi a Granada dal 30 giugno al 3 luglio, e gode del patrocinio dell'arcivescovado locale. Nelle sue finalità, la “Spes” vuole rendere omaggio alla figura ed al pensiero della santa ebrea, che si convertì al cattolicesimo, arrivando ad essere la co-patrona d'Europa. L’obiettivo di “Spes”, ha spiegato Feliciana Merino, segretaria dell'associazione, è “promuovere una conoscenza più approfondita della figura di Edith Stein” attraverso “attività culturali e formative”. In programma, prevista la pubblicazione di una rivista on line di studi filosofici e di fenomenologia e il progetto di realizzare, nel 2011, un Congresso internazionale dedicato a questa santa, conosciuta come Santa Teresa Benedetta della Croce. (I.P.)

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    Abruzzo: necessari 3 miliardi di euro per la ricostruzione di chiese e palazzi

    ◊   L’adozione dei monumenti da parte di Paesi stranieri è stata limitata, al di sotto delle aspettative, ma “tutto questo discorso, seppur significativo per la vicinanza espressa alla città, rappresenta una piccola parte del danno ai beni culturali stimato attorno ai 3 miliardi di euro, quindi 10 volte superiore ai 300 milioni di euro che speriamo di coprire con le adozioni”. E’ quanto ha dichiarato al Sir, Luciano Marchetti, vice-commissario della Protezione Civile con delega ai beni culturali a pochi giorni dalla chiusura del G8. Solo 6 Paesi hanno già espresso la volontà di contribuire alla ricostruzione dei monumenti, in particolare delle chiese, danneggiate dal sisma: la Francia si è impegnata a contribuire con 3,5 milioni di euro al restauro della chiesa delle Anime Sante, la Spagna ha dato la disponibilità tra i 20 e i 30 milioni di euro per la ricostruzione della fortezza spagnola, sede del museo nazionale, la Cina si è interessata al Palazzo Comunale e al Palazzetto dei Nobili, l’Australia ha chiesto informazioni sull’Oratorio di San Filippo, la Germania ricostruirà la chiesa di Onna mentre la Russia guarda a Palazzo Ardinghelli. Secondo i rilevamenti effettuati su oltre 1300 tra chiese e monumenti, il 52,8% è risultato inagibile una cifra quasi doppia rispetto alle abitazioni. “Ci vorranno non meno di cinque anni per ricostruire il centro storico”, precisa il vice-commissario che aggiunge: “Gli edifici non possono, infatti, rimanere in questi condizioni a lungo perché con il passare del tempo le strutture continuano a deteriorarsi. All’inizio della scorsa settimana, ad esempio, è crollato un altro pezzo della chiesa di San Marco”. (V.V.)

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    Fondazione cattolica respinge l'invito della Fifa ai giocatori brasiliani a non esternare la propria fede

    ◊   Il presidente della Fifa, Joseph Blatter, e la Federcalcio della Danimarca sbagliano a voler “epurare lo sport di quei valori etici che la fede cristiana e la Chiesa cattolica diffondono e difendono da secoli”. È ciò che sostiene il presidente della Fondazione Giovanni Paolo II per lo Sport, Edio Costantini, in un comunicato, ripreso dall’agenzia Zenit, emesso dopo il severo ammonimento ai brasiliani per il loro modo di esprimere la propria fede religiosa negli stadi. Tutto è iniziato da una denuncia del presidente della federazione danese di calcio, Jim Stjerne Hansen, che non ha gradito la gioia, intessuta di grande fervore religioso, mostrata dai giocatori brasiliani nel finale della Confederation Cup 2009 in Sudafrica. Dopo la vittoria sugli statunitensi, i giocatori brasiliani si sono abbracciati e hanno recitato una preghiera di ringraziamento a Dio per la partita che si era appena conclusa. “L'espressione di fervore religioso dei brasiliani è durata troppo tempo”, ha dichiarato Hansen in quell'occasione, e ha creato “confusione tra religione e sport”. Per il presidente della federazione danese, “non c’è posto per la religione nel calcio”, per cui ha sollecitato l'intervento della Fifa per evitare il “pericolo” che in futuro, una partita di calcio possa trasformarsi in un evento religioso. Blatter, presidente della Fifa dal 1998, ha ammonito i giocatori brasiliani e si è impegnato a evitare ogni manifestazione religiosa nei prossimi Mondiali di calcio, che si svolgeranno in Sudafrica nel 2010. Già nel 2002, Blatter aveva lanciato un “brusco ultimatum verso ogni festeggiamento di tipo religioso al termine della partite” il giorno dopo che il Brasile aveva vinto la sua quinta Coppa del mondo, ha spiegato Costantini. Il presidente della Fondazione Giovanni Paolo II per lo Sport ha voluto ora difendere l'espressione dei gesti religiosi nel calcio. “Ritengo che proprio il progressivo svuotamento di valori etici e religiosi sia il responsabile della deriva morale di cui il calcio, e lo sport in genere, è ormai vittima”, segnala nel comunicato. “Violenza, doping e razzismo: ecco gli effetti deleteri dello sport laicista'”, ha aggiunto. Nata nel 2008, la Fondazione Giovanni Paolo II per lo Sport collabora con la “Sezione Chiesa e Sport” del Pontificio Consiglio per i Laici e con la Conferenza Episcopale Italiana per educare ai valori evangelici attraverso lo sport. (V.V.)

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    I Salesiani italiani scommettono sullo sport come risposta all’emergenza educativa

    ◊   I Salesiani italiani scommettono ancora sullo sport, per questo hanno dato vita ad una nuova Associazione nazionale, il CNOS Sport. Lunedì scorso i Superiori delle 6 Province salesiane italiane hanno firmato, alla presenza del Notaio, l’atto costitutivo della nuova Associazione. “Sarà una struttura snella con forte intento educativo - afferma Don Claudio Belfiore, il nuovo responsabile nazionale -. Il CNOS Sport avrà due scopi: coordinare la pastorale dello sport dei Salesiani in Italia e promuovere il valore educativo dello sport. Crediamo che questa sia una risposta forte all’emergenza educativa, un modo per camminare con i giovani. Crediamo che lo sport è una risposta costruttiva contro la devianza, la noia, il bullismo”. Il CNOS Sport potrà contare su una rete di oltre 250 oratori e centri giovanili su tutto il territorio nazionale, collocati prevalentemente nelle periferie ed in quartieri a forte disagio sociale. Sui campi e nelle palestre degli oratori salesiani sono cresciuti atleti di ogni disciplina e, soprattutto, campioni della vita. Per ulteriori informazioni: don Claudio Belfiore, doncli@tiscali.it (R.P.)

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    L’agenzia cattolica di notizie Cisa lancia un appello per sostenere il suo servizio

    ◊   Il Servizio di informazione cattolico per l'Africa (Cisa), ha lanciato una campagna per raccogliere 13.000 dollari. “Fate una donazione per sostenere il nostro servizio di notizie dall’Africa e per l'Africa", afferma un messaggio inviato ai suoi lettori dalla Cisa. La redazione dell’agenzia, allo stesso tempo, si è felicitata per la crescita costante dei suoi lettori, registrata nel corso dei primi sei anni della sua esistenza. Con sede a Nairobi, in Kenya, l'agenzia Cisa è una delle poche agenzie di stampa cattoliche in Africa. L’agenzia, promossa da diverse congregazioni religiose, ha avviato le sue attività nel febbraio 2001 dopo due anni di preparazione. Il suo primo notiziario è stata inviato due mesi più tardi, nel mese di aprile. L’agenzia pubblica un bollettino bisettimanale ed ha un sito Internet (www.cisanewsafrica.org). Pubblica inoltre diversi documenti della Chiesa cattolica in Africa. La Cisa, offre il proprio il servizio a titolo gratuito, ma ogni anno l'agenzia lancia un appello per le donazioni ai propri lettori. (R.P.)

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    24 Ore nel Mondo



    Segnali di pacificazione in Nigeria. I ribelli del Mend annunciano una tregua di 60 giorni a seguito della scarcerazione del proprio leader da parte del governo

    ◊   Spiragli di dialogo tra i ribelli del Mend, il Movimento per l’Emancipazione del Delta del Niger, e il governo nigeriano. Il gruppo ha oggi annunciato una tregua di 60 giorni a seguito della scarcerazione del proprio leader, Henry Okah. Oltre che in un’interruzione dei continui attacchi alle installazioni petrolifere delle società straniere che lavorano nell’estrazione del greggio, si spera che l’iniziativa possa essere l’inizio di un periodo di dialogo e di distensione. Giancarlo La Vella ne ha parlato con Domenico Quirico, giornalista della Stampa, esperto di Africa:

    R. – In Africa bisogna sempre avere molta prudenza ad essere ottimisti. Certamente è un segnale positivo che viene dopo un periodo di forti tensioni da parte dei ribelli del Delta del Niger, con attacchi ripetuti nei confronti di installazioni petrolifere.

     
    D. – Ma qual è la situazione che si vive nel Delta del Niger?

     
    R. – Il petrolio è diventato la seconda maledizione di questa gente che abita questa zona della Nigeria. La prima maledizione è il furto e la violenza, che è stata perpetrata dalle elite al potere ormai dal 1960, da quando c’è il Paese indipendente. Seconda maledizione: il petrolio avvelena tutto, non soltanto la vita politica, attraverso la corruzione dilagante, ma avvelena la terra, l’acqua, avvelena i pesci, che queste persone pescano per mangiare. Insomma, è ovunque.

     
    D. – C’è possibilità di convergenza su quelle che sono le richieste del Mend?

     
    R. – In realtà il vero problema è come si divide la torta del petrolio. La torta veniva divisa da compagnie internazionali e dal governo centrale. Adesso anche gli abitanti di questa zona vogliono avere una parte di tutto questo o almeno non vogliono essere uccisi dalla ricchezza petrolifera. Non è semplice trovare una soluzione che accontenti queste due esigenze così contrapposte. La soluzione può venire da una trasformazione della vita politica nigeriana, ma questo richiederà tempo.

     
    Precipitato aereo di linea iraniano, 168 i morti
    Sciagura aerea nel nordovest dell’Iran: un aereo passeggeri Tupolev con a bordo 168 persone è precipitato alle 11:33 locali nella provincia di Qazvin, circa 200 chilometri a ovest di Teheran. Secondo le prime informazioni non ci sarebbe nessun sopravvissuto tra i 153 passeggeri e i 15 membri dell’equipaggio. Il volo 7908 della compagnia iraniana Caspian Airlines era partito dall’aeroporto internazionale di Teheran e diretto a Erevan, la capitale dell'Armenia. Lo schianto è avvenuto dopo 16 minuti dal decollo in una zona agricola di un villaggio del nord dell’Iran. Secondo le testimonianze degli abitanti del posto, l’aereo sarebbe esploso prima di schiantarsi al suolo. Dichiarazioni non ancora ufficiali attribuiscono la causa del disastro aereo a un problema tecnico. La compagnia aerea Caspian airlines non era nella lista nera dell’Unione Europa degli aerei a rischio sicurezza ma non volava nello spazio aereo europeo. È quanto precisano fonti comunitarie annunciando che domani partirà una lettera da Bruxelles per richiedere informazioni alle autorità iraniane.

    Mesaggio al-Zawaihri
    Un appello a sostenere i mujaheddin in Pakistan è stato lanciato dal numero due di Al Qaeda, Ayman al-Zawaihri, in un video diffuso su internet. Nel filmato in lingua inglese si sostiene che all’invasione di un Paese musulmano si risponde con la mobilitazione di tutti i suoi abitanti per la Jihad.

    Attentato in Iraq
    Due poliziotti e quattro civili sono morti stamattina nell’esplosione di un'autobomba a Ramadi, a ovest di Baghdad. Nell’attentato che ha colpito un posto di blocco di polizia sono state ferite anche 16 persone. Oggi l'ex capo della polizia di Falluja, il colonnello Faisal Ismail, e il suo vice Eissa al-Sari sono stati arrestati con l'accusa di aver mantenuto legami con Al Qaeda negli ultimi tre anni e di essere coinvolti in diversi omicidi e detenzioni illegali. Intanto in Gran Bretagna un video shock è stato presentato ieri nel corso della prima udienza dell’inchiesta sulla morte del giovane prigioniero iracheno ucciso dai militari britannici nel settembre del 2003. Alcuni membri delle forze armate inglesi avevano già confessato nel 2006 di essersi macchiati di un crimine di guerra.

    Nuova influenza
    Più di 100 mila contagi, 580 morti, i Paesi più colpiti sono Stati Uniti con 170 decessi e Argentina con 137. Sono i numeri della nuova influenza nel mondo. Dopo l’annuncio fatto dall’Organizzazione Mondiale della Sanità sull’inarrestabilità dell’epidemia, i governi stanno mettendo a punto campagne per la vaccinazione. Illustrando il piano di lotta al virus in Italia, il sottosegretario alla Salute, Ferruccio Fazio, ha ricordato che entro la fine dell’anno verranno vaccinate 8,6 milioni di persone, fra cui soprattutto lavoratori di servizi essenziali e chi ha meno di 65 anni con malattie croniche; da febbraio dovrebbero ricevere il vaccino altri 12 milioni soprattutto giovani da 2 a 20 anni e presumibilmente donne in gravidanza. Con questo piano in Italia non ci dovrebbero essere più di 4 milioni di casi entro marzo 2010. Non sottovalutare ma no ad allarmismi è dunque il messaggio lanciato da Fazio. Sulla nuova influenza e la campagna di vaccinazione Debora Donnini ha intervistato Giovanni Rezza, direttore del dipartimento di malattie infettive dell’Istituto superiore di Sanità:

    R. – Vaccinare una popolazione intera è matematicamente impossibile e al di là del 30% della popolazione, il beneficio che si ottiene non è grande perché si è visto che quando si vaccina almeno il 30% della popolazione la circolazione del virus diminuisce tanto.

     
    D. – Perché non si possono vaccinare tutti?

     
    R. – Questo vaccino probabilmente va dato in due dosi a distanza di un mese una dall’altra. Se così fosse, occorrerebbe un mese per vaccinare un intero gruppo di popolazione di alcuni milioni di persone. A quel punto il picco epidemico, quando si vanno a vaccinare le ultime persone, ormai è passato da un pezzo.

     
    D. – Questo virus della nuova influenza colpisce per l’80% chi ha meno di 40 anni; questo dato è preoccupante…

     
    R. – Sì, infatti. Mentre il vaccino per l’influenza stagionale verrà dato, a questo punto, alle categorie a rischio classiche - tra cui soprattutto gli anziani - questo vaccino invece verrà dato a quelle persone che appartengono ai servizi essenziali, che sono giovani, senza le quali non andrebbero avanti per esempio gli ospedali, gli ambulatori medici e via dicendo, come anche alle persone a rischio di complicanza. Le categorie a rischio sono i malati cronici: quei malati che hanno patologie croniche di tipo respiratorio, cardiovascolare, il diabete, o anche le donne gravide, le persone affette da asma, i bambini molto piccoli, al di sotto dell’anno di età ed anche le persone obese.

     
    D. – Gli antivirali, se presi in tempo, evitano con certezza la morte?

     
    R. – Questo non lo può dire nessuno. Diciamo innanzitutto che gli antivirali vanno dati ai malati più gravi. Le persone a rischio di complicanze gravi potrebbero avvalersi di farmaci antivirali anche per profilassi, qualora fossero state esposte a persone malate. Dal punto di vista dell’efficacia, si è visto che possono ridurre la durata e la gravità dei sintomi, però vanno presi presto, possibilmente entro le prime 48 ore dalla comparsa dei sintomi.

     
    D. – La nuova influenza ha un tasso di mortalità inferiore rispetto a quella stagionale. Perché allora c’è tanta paura?

     
    R. – La mortalità, per quest’influenza, sembra essere abbastanza sovrapponibile a quella dell’influenza stagionale. Teniamo però conto che l’influenza stagionale colpisce, molto più di quest’influenza, le persone anziane, per cui la mortalità complessiva può sembrare più elevata di quella stagionale. Mi fa paura per un semplice motivo: non tanto per la sua gravità ed aggressività clinica, quanto per il fatto che si diffonde molto facilmente, perché quasi l’intera popolazione mondiale è suscettibile, in quanto non è stata esposta a virus simili in passato. Si tratta, del resto, di un virus nuovo. Colpendo quindi molte persone, anche se il tasso di letalità è pari o leggermente inferiore a quello dell’influenza stagionale, rischia di fare più vittime semplicemente per il fatto che si diffonde moltissimo.

     
    Tensione nelle Repubbliche caucasiche del Nord
    Continuano gli attentati e gli scontri a fuoco in Cecenia. Quattro uomini delle forze dell'ordine sono morti e altri sei sono rimasti feriti ieri in uno scontro a fuoco con un gruppo di 15 militanti islamici, nel distretto di Vedeno. Stamani nella vicina Repubblica dell'Inguscezia nel distretto di Nazran, sconosciuti hanno sparato contro un'auto uccidendo l'ufficiale giudiziario alla guida. In una speciale operazione antiterrorismo nella vicina repubblica del Daghestan è rimasto ucciso, invece, un agente delle forze speciali russe. Nelle ultime settimane è salita la tensione nell'intera regione del Caucaso del Nord colpita da numerosi attentati della guerriglia islamica nei quali hanno perso la vita diversi agenti.

    Europa economia
    Inflazione ancora in discesa nel mese di giugno nell’Unione Europea, dove si registra un più 0,6% rispetto allo 0,8 % di maggio. La boccata di ossigeno per i consumatori europei si accompagna però a nuovi dati negati sul fronte dell’occupazione: in Gran Bretagna lo scorso trimestre i disoccupati sono aumentati di 281 mila unità, per un tasso record del 7,6%, il più alto dal 1997.

    Kosovo
    I resti di almeno 11 corpi, tra i quali quelli di quattro bambini, sono stati trovati in una fossa comune nei pressi del villaggio di Kmetovce, nel sudest del Kosovo. Secondo la stampa serba, la scoperta è stata fatta dai medici legali della missione europea Eulex che ora stanno procedendo all’identificazione delle salme. Con tutta probabilità si tratta di persone rimaste uccise nel corso del conflitto armato del 1998-1999 in Kosovo che ha visto la dura contrapposizione tra la comunità serba e quella albanese.

    Egitto summit
    Sul tema “Solidarietà internazionale per la pace e lo sviluppo” si apre oggi a Sharm el Sheikh, in Egitto, il vertice dei 118 Paesi membri del Movimento dei Non Allineati. La due giorni segnerà il passaggio della presidenza da Cuba all'Egitto. Tra i temi in agenda: il disarmo, i diritti umani, la sicurezza alimentare. Si attende anche una dichiarazione sul conflitto israelo-palestinese.

    Cina
    Sta tornando alla normalità la situazione a Urqumqi, capitale della regione cinese dello Xinjiang teatro la scorsa settimana delle gravi violenze interetniche tra musulmani di etnia uighura e cinesi han, costate la vita a 184 persone. La presenza della polizia è ancora molto forte ma è diminuita rispetto agli ultimi giorni. Intanto la Cina ha invitato i suoi cittadini che si trovano in Algeria alla massima prudenza, dopo che ieri Al Qaida per il Maghreb Islamico, la filiazione nordafricana del gruppo terrorista, ha affermato di voler “vendicare” i musulmani uighuri vittime dell' “oppressione” cinese.

    Australia
    Sulle coste sud-orientali dell’Australia è scattato l’allarme tsunami. L'ufficio meteorologico australiano ha rivelato una “piccola onda” che si è prodotta dopo un sisma di magnitudo 7.8 Richter al largo della Nuova Zelanda. Per sicurezza è stato chiesto alla popolazione delle zone a rischio allagamenti di rifugiarsi nell’interno.

    Italia: mozione aborto
    Si dell'Aula della Camera dei deputati alla mozione Buttiglione, sostenuta da maggioranza e Udc, sulla moratoria internazionale dell'aborto obbligatorio. La mozione impegna il governo italiano a promuovere una risoluzione delle Nazioni Unite “che condanni l'uso dell'aborto come strumento di controllo demografico e affermi il diritto di ogni donna a non essere costretta o indotta ad abortire”. (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra)

     
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIII no. 196
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