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Sommario del 09/07/2009
Dal Papa il premier australiano Rudd e il presidente coreano Myung-bak: crisi economica e ambiente tra i temi forti degli incontri
◊ Incontri particolarmente significativi, stamani, per Benedetto XVI a due giorni dalla pubblicazione dell’Enciclica “Caritas in veritate” e mentre all’Aquila i “Grandi della Terra” sono riuniti per il G8. Benedetto XVI ha ricevuto in udienza il primo ministro dell’Australia, Kevin Rudd e il presidente della Repubblica di Corea, Lee Myung-bak.
Nel corso dei cordiali colloqui con il premier australiano Rudd, informa una nota della Sala Stampa vaticana, "sono stati ricordati il viaggio del Santo Padre a Sydney, nel luglio 2008, per la Giornata Mondiale della Gioventù e l’ottimo spirito di collaborazione tra le Autorità ecclesiastiche e civili che ne ha caratterizzato l’organizzazione”. Ancora, ci si è “soffermati sull’attuale situazione internazionale e regionale, con riferimento sia al rispetto della libertà religiosa sia alle problematiche ambientali”.
Successivamente, il Papa ha incontrato il presidente della Repubblica di Corea, Lee Myung-bak. Nei colloqui, riferisce una nota della Sala Stampa, si sono affrontati alcuni temi di "interesse comune, tra cui gli effetti della crisi economica mondiale, soprattutto sui Paesi più poveri, e la situazione politica e sociale nella penisola coreana". Sul piano bilaterale, prosegue il comunicato, "sono state evocate le buone relazioni esistenti tra la Repubblica di Corea e la Santa Sede, nonché il dialogo ecumenico e interreligioso e la cooperazione tra la Chiesa e lo Stato in campo educativo e sociale".
L’umanesimo cristiano al servizio dello sviluppo integrale della persona: il commento del prof. Bruni sull’Enciclica “Caritas in veritate”
◊ A due giorni dalla pubblicazione, l’Enciclica “Caritas in veritate” di Benedetto XVI è sempre in primo piano sui media internazionali che sottolineano come questo documento pontificio possa anche fungere da “guida” per il G8 dell’Aquila. Per una riflessione sui passaggi più significativi dell’Enciclica, Fabio Colagrande ha intervistato il prof. Luigino Bruni, docente di economia politica all’Università di Milano Bicocca e professore all'Istituto universitario "Sophia" del Movimento dei Focolari a Loppiano:
R. – E’ molto importante questa Enciclica, perché è una pietra miliare di questo momento di riflessione sul mercato, sulla vita in comune, sul senso della finanza nell’impresa. Mai come in questo momento il mercato è sottoposto, da una parte, a esaltazioni di chi lo vede come l’unica forma di rapporto davvero libero e civile, e dall’altra chi lo vede come luogo di contaminazione delle virtù civili e di corruzione della morale. In realtà, la linea del Papa è una linea coerente con tutto il grande umanesimo cristiano, con le tradizioni dell’economia civile, che vede il mercato come un luogo della vita in comune non sempre buono e non sempre negativo ma, come tutti gli ambiti della vita in comune, assume i tratti delle persone che lo abitano. Quindi, a me sembra un grande messaggio di speranza, un grande messaggio che non può che essere accolto con grande simpatia, con grande positività da tutti coloro che come me ed altri operano nei mercati, nella politica, nella finanza.
D. - Qual è uno degli aspetti che l’ha colpita della “Caritas in veritate”?
R. – In particolare, quello che mi ha colpito molto è questa esigenza, questo richiamo forte all’unità della vita. In fondo, noi ci portiamo dietro dal mondo greco alcuni grandi dicotomie - corpo e anima, vita spirituale e vita materiale - e una delle ultime dicotomie che restano ben forti e ben salde nella modernità: proprio quella tra il dono e il mercato, tra gratuità ed economia. Come se le cose belle e alte della vita non potessero passare per la sfera economica, anzi se ci passano ne escono contaminate. In realtà, l’inizio dell’Enciclica è fondamentale, cioè che l’amore, la carità, l’agape è la fonte al tempo stesso della vita spirituale e dell’impegno politico ed economico. Le prime righe dell’Enciclica cominciano esattamente così: “E’ la carità che ispira l’impegno per lo sviluppo, l’impegno per l’economia, l’impegno per la politica”. Questo è straordinario perché si riunifica una dimensione della vita che è quella economica con l’altra che è quella civile, spirituale, o umanistica in senso ampio. Cioè, il Papa ci dice: si può essere pienamente umani, pienamente cristiani impegnandosi per la famiglia, impegnandosi per la comunità, impegnandosi per la vita più spirituale ma si può vivere perfettamente la stessa carità, lo stesso amore, impegnandosi in politica e impegnandosi in economia. A me questo sembra un messaggio di straordinaria speranza e di grandissima attualità, proprio oggi che il mercato tende ad invadere tutte le sfere della vita noi possiamo difenderci sicuramente come fanno tanti che hanno paura del mercato e lo tengono ben distante. Oppure, possiamo "contaminarlo" con la carità, lo possiamo cambiare, lo possiamo sfidare dal di dentro, facendolo diventare un luogo pienamente umano perché irrorato da quello che il Papa definisce il “principio di gratuità”, il “principio di reciprocità” che può essere vissuto anche nelle imprese anche nel mercato.
Altra udienza e nomina
◊ Nel corso della mattinata, il Papa ha ricevuto in udienza il cardinale Ivan Dias, prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli.
In Francia, Benedetto XVI ha nominato vescovo ausiliare dell’arcidiocesi di Lille il reverendo Gérard Coliche, del clero della medesima arcidiocesi, finora vicario episcopale per l’apostolato dei laici e per le comunicazioni, assegnandogli la sede titolare vescovile di Alet.
Il cardinale Tauran dopo l’incontro interreligioso in Kazakhstan: le religioni sono fattore di pace e di solidarietà
◊ Individuare i valori per un’etica universale al servizio della famiglia umana: è uno degli auspici espressi dal cardinale Jean-Louis Tauran, presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso, alla terza edizione del Congresso dei leader delle religioni mondiali e tradizionali, svoltosi nei giorni scorsi ad Astana, in Kazakhstan. Intervistato da Hélène Destombes, il cardinale Tauran si sofferma sul significato di questo incontro:
R. – C’est une occasion de faire le point, tous les deux-trois ans, sur l’état de la …
E’ l’occasione per fare il punto, ogni due-tre anni, sullo stato della libertà religiosa non solo in Kazakhstan – dove la situazione è relativamente soddisfacente – ma nel mondo in generale e in particolare nel continente asiatico. Si è trattato di un incontro tra amici, direi, perché le persone si conoscevano, l’atmosfera era di grande spontaneità … Quello che colpisce, in Kazakhstan, è l’apertura spirituale. C’è una chiesa locale piccola che dà però grande testimonianza della sua vitalità, con mezzi limitati ma con grande dignità … Abbiamo potuto redigere una dichiarazione comune nella quale si parla, ovviamente, della libertà di religione, in particolare del diritto di praticare la propria fede in pubblico e in privato; abbiamo anche sottolineato il fatto che le religioni sono fattori di pace e non di separazione. Abbiamo ribadito poi la necessità di evitare di manipolare la religione per fini politici … nell’insieme, vorrei dire che si è trattato di un incontro positivo.
D. – Gli ortodossi sono una buona presenza, in Kazakhstan. Quali sono i rapporti con i cattolici, per quanto riguarda il dialogo ecumenico?
R. – Il y a des bonnes relations, mais j’ai personnellement regretté …
I rapporti sono buoni, anche se personalmente mi è dispiaciuto – e l’ho detto agli organizzatori della conferenza, perché questo incontro è stato organizzato dallo Stato – che non siano sufficientemente coinvolti gli ortodossi. Credo che questo sia un aspetto importante. Ma spesso ho constatato che questi piccoli problemi che noi avvertiamo non sono dovute alla malafede o ad una sorta di prevenzione nei riguardi dei cristiani, ma soprattutto ad una carente conoscenza. Nel comitato preparatorio è presente sempre un cristiano, ed è opportuno chiedere loro un consiglio perché per gli organizzatori è difficile comprendere – per esempio – in quale misura debba essere rappresentata la Chiesa ortodossa, quella luterana, quella calvinista: è tutto un po’ complicato, quando non si è cristiani …
D. – Qual è oggi, a 20 anni dall’indipendenza del Paese, l’aiuto che le religioni possono apportare alla società kazaka, ancora in fase di costruzione?
R. – Je pense d’abord à l’aide des valeurs comme la valeur du travail, de l’honnêteté …
Penso innanzitutto all’aiuto che possono dare, in modo molto semplice, valori come il lavoro, l’onestà, la solidarietà, la religione, la pietà personale …
Il 15 luglio inizia la visita apostolica alla Congregazione dei Legionari di Cristo
◊ Il cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, ha comunicato a padre Álvaro Corcuera, direttore generale della Congregazione dei Legionari di Cristo, che l’annunciata visita apostolica alla Congregazione avrà inizio il prossimo 15 luglio. La visita verrà svolta da cinque visitatori: mons. Ricardo Watty Urquidi, vescovo della diocesi messicana Tepic, in Messico e Centroamerica; mons. Charles Joseph Chaput, arcivescovo di Denver negli Stati Uniti e in Canada; mons. Giuseppe Versaldi, vescovo di Alessandria, in Italia, Israele, Corea e Filippine; mons. Ricardo Ezzati Andrello, arcivescovo di Concepción (Cile), in Sudamerica e mons. Ricardo Blázquez Pérez, vescovo di Bilbao, in Europa (ad eccezione dell’Italia).
Padre Álvaro Corcuera – si legge sul sito web dei Legionari di Cristo – ha trasmesso tali disposizioni a tutti i membri della congregazione, invitando “a ringraziare Dio e la Chiesa per questo aiuto che ci offre il Santo Padre e ad accogliere i Visitatori con sincera carità e fede come rappresentanti del Vicario di Cristo”. Al termine della visita, verrà consegnato un rapporto alla Santa Sede che emanerà le opportune disposizioni per la congregazione.
Oggi su "L'Osservatore Romano"
◊ La cooperazione allo sviluppo internazionale: sul G8, in prima pagina, un articolo del ministro degli Esteri italiano, Franco Frattini, dal titolo "Un'alleanza tra pubblico e privato per la lotta alla povertà".
La vera battaglia del secondo e terzo secolo: in cultura, Giorgio Otranto su una nuova edizione dell'"Adversus Iudeos" dello Pseudo Cipriano.
Un articolo di Pietro Petraroia dal titolo "Di fronte all'esigenza di un linguaggio nuovo": inizia da Pio XII il riavvicinamento della Chiesa all'arte contemporanea.
Il Leonardo da Vinci russo che sembra uscito da un papiro egiziano: il genio enciclopedico di Pavel Florenskij in uno scritto di Aleksandr Men', tra i protagonisti della rinascita religiosa in Urss.
La salvezza arriva in treno: Luca Miele sugli spiritual, singolare amalgama di Bibbia, ritualità africana e innodia di matrice europea.
La "Caritas in veritate" dagli Stati Uniti all'Europa: nell'informazione religiosa, un articolo sull'apprezzamento degli episcopati per l'Enciclica di Benedetto XVI.
Al G8, tavolo allargato ai Paesi emergenti. Con noi l’arcivescovo dell’Aquila, mons. Molinari
◊ Dal G8 al G14, il vertice dell’Aquila si allarga ai Paesi emergenti più l’Egitto e coinvolge nel dibattito su economia, povertà ed ambiente, anche i leader dei Paesi più poveri, l’Unione Africana e grandi Organizzazioni internazionali. Oggi all’Aquila è giunto anche il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, che ha spronato i capi di Stato e di Governo a fare di più, soprattutto sul clima. Il servizio del nostro inviato al G8 dell’Aquila, Stefano Leszczynski:
Il summit in corso all’Aquila si riconferma nella seconda giornata di lavori come il vertice delle speranze e delle promesse. Ieri i leader del G8 vero e proprio con Italia, Usa, Canada, Francia, Giappone, Germania, Regno Unito e Russia hanno approvato un importante documento sull’economia che contiene gli standard globali ai quali attenersi per evitare una nuova crisi economica, come quella ancora in corso. Oggi al dibattito prendono parte tutti i soggetti invitati al vertice comprese le organizzazioni internazionali. Tra i temi al centro dei negoziati in corso ci sono l’ambiente e la lotta alla povertà. Argomenti sui quali il segretario dell’Onu, Ban Ki-moon, non ritiene siano stati fatti sufficienti progressi. L’accordo raggiunto ieri (che prevede di contenere a due gradi centigradi il riscaldamento massimo del pianeta e di ridurre del 50 per cento le emissioni di gas inquinanti entro il 2050) deve vincere ancora le resistenze dei Paesi emergenti, India e Cina in testa. L'unica cosa certa è che il documento sul clima che sarà approvato dal Major economies Forum (Mef) riconoscerà “la validità del limite di incremento della temperatura media globale di due gradi centigradi”. Il Mef è il formato allargato del G8 più G5 (Brasile, Cina, India, Messico, Sud Africa) più Australia, Indonesia e Corea del Sud e la Danimarca nel ruolo di presidente della Conferenza mondiale sul clima del prossimo dicembre. Sono ancora in corso i dibattiti sulla lotta alla povertà. Nel pomeriggio è atteso un documento sul commercio mondiale per il rilancio dei negoziati di Doha.
A Rocca di Mezzo, intanto, i sacerdoti dell’arcidiocesi dell’Aquila partecipano ad un incontro spirituale e di preghiera per il G8. Ascoltiamo al microfono del nostro inviato Luca Collodi l’arcivescovo dell’Aquila, mons. Giuseppe Molinari:
R. – Abbiamo preferito venire qui, proprio in questi giorni, con una particolare attenzione all’avvenimento del G8. Sappiamo che le parole che bisognava pronunciare le ha dette il Santo Padre. Le hanno dette i vescovi delle varie Conferenze nazionali cattoliche dei diversi Paesi che fanno parte del G8. A noi non rimane che pregare perché quello che hanno detto il Papa e i vescovi e le esortazioni rivolte ai grandi della terra possano essere accolte, meditate e messe in pratica.
D. – Il G8 tratta questioni universali e questi argomenti cadono proprio a pochi giorni dalla pubblicazione dell’Enciclica sociale del Papa, “Caritas in veritate”...
R. – Vedo intanto una coincidenza provvidenziale perché sappiamo che l’Enciclica è stata presentata il 7 luglio. Ieri, giornata di apertura del G8, ne hanno parlato tutti i giornali. Penso che i responsabili delle Nazioni riunite all'Aquila hanno necessariamente preso in esame questo documento, oltre al messaggio mandato loro dal Santo Padre. Molti dei temi sono in perfetta consonanza con quelli trattati dal G8. Ne terranno certamente conto e ne saranno influenzati positivamente per prendere le decisioni più giuste. Il Papa non condanna nessuno, non ci sono demonizzazioni. In fondo anche il mercato può essere buono a certe condizioni, come anche la finanza, a condizione però che il guadagno non diventi l’idolo e che rimanga al primo posto la persona, il vero interesse di tutti i popoli.
D. – I grandi del mondo sono riuniti nella terra della sua diocesi. Cosa si sente di dire a queste persone che hanno grandi responsabilità a livello mondiale, anche su temi che toccano l'uomo?
R. – Sono sicuro che sono persone che sentono la loro responsabilità. Hanno un loro credo religioso. Chiedo semplicemente loro di prendere sul serio quello che ci ha detto il Santo Padre, quello che ha raccomandato loro. Sono anche sicuro che da parte loro c’è tanta buona volontà. Non mi sento di giudicare nessuno. Mi rendo conto che anche i grandi della terra alla fine sono piccoli perché non hanno la bacchetta magica per risolvere tutto. Hanno però grandi possibilità e dalle loro decisioni può dipendere la vita di tanti popoli.
D. – Il G8 porterà dei vantaggi per L’Aquila e per l’Abruzzo colpito dal sisma?
R. – Sono assolutamente certo di questo. L’ho detto chiaramente fin dall’inizio: la nostra città diventa, in questi giorni, la capitale del mondo e acquista benefici non solo di visibilità ma soprattutto anche sul piano economico. Anche se c’è qualche piccolo disagio, questo sarà largamente ripagato da tutti i benefici economici che scaturiranno da questo avvenimento. Sono contento che sia già stato preannunciato un altro G8, entro la fine dell'anno, sulle calamità naturali.
La lotta contro la fame nel mondo è un altro dei temi al centro del summit. Le Ong presenti come osservatori al G8 dell’Aquila hanno accolto con speranza e preoccupazione l’iniziativa pluriennale da 15 miliardi di dollari per lo sviluppo alimentare nei Paesi poveri. Il piano, annunciato ieri dal presidente del Consiglio dei ministri italiano, Silvio Berlusconi, rilancia una proposta dell’amministrazione statunitense. Ma secondo diverse Ong si tratta di una risposta ancora insufficiente per affrontare il problema della crescita esponenziale della fame. Stefano Leszczynski ha raccolto il commento di Luca De Fraia, di "Action Aid – Italia":
R. - La Fao ha fornito delle statistiche molto recenti sul peggioramento della condizione della povertà complessiva nel mondo. Noi stimiamo, guardando questi numeri, che circa 250 mila persone al giorno, nell’ultimo anno, sono scese sotto la soglia della povertà estrema. Il numero è impressionante. Mezzo milione di persone sono a rischio di fame, se da questo G8 non escono iniziative forti e decisive. Quello africano è ancora il Continente dove si registra la percentuale più forte di persone che soffrono la fame. A livello globale la fame sta crescendo anche in Asia, un Continente in cui, negli anni passati, c’era stato un abbattimento della povertà. Quindi ci troviamo di fronte ad una seria inversione di tendenze positive che erano state registrate negli ultimi anni.
D. – Molti dei leader dei Paesi più poveri e in via di sviluppo sono presenti al G8. Non sembra tuttavia che riusciranno a dare un impulso particolarmente forte ai risultati di questa conferenza, ad esempio in materia ambientale. Come mai c’è così poco interesse da parte dei Paesi in via di sviluppo sulle tematiche ambientali?
R. – La motivazione che sentiamo spesso è che tali Paesi, in questo momento, hanno delle esigenze di crescita. Devono quindi percorrere quella strada abbastanza tradizionale di industrializzazione, consumo e materie prime molto accentuata. E’ una discussione molto importante perché riflette le responsabilità oggi dell’inquinamento, del mutamento dei parametri ambientali, del cambiamento climatico in generale. Sicuramente oggi sono i Paesi più ricchi quelli che inquinano di più e che hanno maggiori responsabilità. Quindi ci troviamo in una situazione molto delicata che può essere superata semplicemente con un impegno comune. Parte di quest’impegno comune prende anche la forma di investimenti e trasferimenti tecnologici nel settore della mitigazione, nell'investire risorse che inquinano di meno. Un altro campo è quello dell’adattamento: si devono trovare risorse per fornire strumenti alle popolazioni che soffrono già i cambiamenti climatici per reagire nella maniera migliore.
Clonati spermatozoi da cellule staminali: interrogativi etici sulla ricerca genetica mossa soprattutto da interessi economici
◊ La notizia è rimbalzata oggi sulla stampa quotidiana: un gruppo di ricercatori britannici dell’Università di Newcastle sarebbe riuscito a clonare degli spermatozoi partendo da cellule staminali embrionali. L’evento ha subito sollevato oltre che dubbi di veridicità soprattutto interrogativi di natura etica. Roberta Gisotti ha intervistato il prof. Bruno Dallapiccola, ordinario di Genetica all’Università “La Sapienza” di Roma e membro del Comitato nazionale di bioetica.
D. - Professore, può essere credibile questa incredibile notizia, come dire la creazione dell’uomo in laboratorio?
R. - La ritengo credibile perché la rivista che ha riportato questa notizia è specializzata nella ricerca sulle cellule staminali e, quindi, ritengo che questo dato sia in linea con qualcosa che da almeno cinque anni viene fatto, utilizzando soprattutto modelli animali, perché esperimenti sul topo e anche sul maiale - addirittura si dice dalla pelle del maiale - avevano dimostrato già negli anni passati che era possibile, con stimoli particolari, trasformare queste cellule, riprogrammarle, e orientarle in gameti maschili. La domanda che oggi mi faccio è: quali garanzie - e penso che ne abbiamo in questo momento molto poche - abbiamo per dimostrare che questo genoma, che è contenuto in questi gameti artificiali, sia un genoma adatto a partecipare ad una fecondazione umana?
D. - Ecco, professore, falso o non falso, il risultato di questa ricerca, gli scienziati britannici hanno dichiarato di non puntare alla creazione di vite umane ma piuttosto ad aiutare i medici a meglio comprendere l’infertilità maschile. Ma si può giustificare una ricerca così rischiosa per un obiettivo, tutto sommato, molto limitato, che riguarda una piccolissima parte dell’umanità?
R. – Tutta la ricerca che passa attraverso queste cellule è una ricerca che prioritariamente è finalizzata a cercare di capire, perché di terapeutico - noi sappiamo - non è venuto ancora fuori niente dopo più di dieci anni di sperimentazione. Allora, è chiaro che se lei mi fa la domanda: è eticamente corretto distruggere un embrione umano per fare una ricerca finalizzata a capire? La mia risposta personale da ricercatore, da genetista, e da Bruno Dallapiccola che fa il medico, è tassativamente no. Non dimentichiamoci che dietro questo ci sono dei grandi interessi economici per la risoluzione, se questo dovesse funzionare, di problemi di infertilità maschile.
D. - Professor Dallapiccola, da persone comuni si capisce che dietro queste ricerche ci siano interessi economici, ma ci si chiede pure perché questi interessi economici non siano convogliati su altri tipi di ricerche che possano beneficiare - per motivazioni anche più serie - una parte più consistente di umanità?
R. - Questo è vero, però - questo glielo dico da medico che dialoga quotidianamente con le coppie – tenga presente che quel 15 per cento di coppie che abbiamo ormai nei Paesi cosiddetti sviluppati, quindi anche in Italia, che hanno dei problemi di infertilità sono coppie che raggiungono il livello della disperazione. Rispetto ad anni passati dove probabilmente c’era maggiore rassegnazione di fronte a dei limiti che ogni tanto pone la natura, io vedo che le coppie fanno delle cose impossibili pur di raggiungere un obiettivo che spesso non si riesce a raggiungere. Anch’io metterei sul piano dei valori delle cose più importanti dove le risorse sono poche; però le posso dire per esperienza personale che l’infertilità di coppia viene vissuta come una tragedia dalle coppie che hanno questo tipo di problema. Non c’è dubbio che il mondo della ricerca, il mondo del commercio, in particolare, che c’è dietro a questo tipo di ricerche, è molto stimolato da questa domanda che c’è e viene fuori da queste persone.
D. - Quindi è anche un discorso di cultura, dell’ottenere qualunque cosa a qualunque costo…
R . – Non c’è dubbio che sia un problema di cultura. L’abuso che viene fatto oggi di certi iter genetici è perché non c’è più la cultura dell’accettazione di un bambino che può nascere con delle disabilità minime o medie, nel senso che oggi il profilo che si cerca è il profilo del soggetto perfetto; non c’è più una cultura che dice che ci possono essere dei limiti e si può costruire una vita meravigliosa vivendo col limite che ti ha dato la natura, in questo caso un limite riproduttivo. Purtroppo l’investimento della cultura è un investimento che invece dovrebbe essere tutto ridisegnato in questo mondo.
Al via a Roma l’incontro europeo degli universitari cristiani. Con noi, padre Mauro Oliva, cappellano dell’ateneo di “Tor Vergata”
◊ “Nuovi discepoli di Emmaus. Da cristiani in università”: è il titolo dell’incontro che si apre oggi a Roma con una Messa nella Basilica Lateranense, alle ore 19. L’iniziativa promossa dall’Ufficio per la Pastorale Universitaria del Vicariato di Roma riunisce 1500 giovani provenienti da tutta Europa, che sabato saranno ricevuti dal Papa in udienza, dopo una Messa celebrata dal cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone. Per una riflessione sul ruolo dei cristiani nell'università di oggi, Alessandro Gisotti ha intervistato padre Mauro Oliva, cappellano dell’ateneo di “Tor Vergata” e tra gli organizzatori dell’evento:
R. – Certamente essere cristiano e impegnato nella vita universitaria significa poter cogliere tutta la bellezza che viene offerta dalla vita stessa e da quella grandissima e bella istituzione che è l’università, la quale è nata proprio in un contesto importante di una società che sapeva riconoscere la dimensione essenziale della fede nella vita dell’uomo e che cercava, attraverso quest’organizzazione – diventata poi istituzione – la possibilità di cercare e trovare la verità sull’uomo e a servizio dell’uomo. Oggi è importante rinnovare tutto questo.
D. – Quali finalità ci si propone con questo incontro, che ha una dimensione europea di studenti universitari cristiani?
R. – La finalità che ci si propone è quella di permettere ai giovani di capire e conoscere come il Signore è risorto ed è sempre presente nella storia e cercare di aiutarli a farne esperienza. A loro volta, poi, questi studenti devono aiutare i loro colleghi a fare questa esperienza. Senza la consapevolezza e l’incontro con Gesù Risorto, tante volte la realtà sembra essere contraddittoria e senza senso; un giovane studente universitario può veramente testimoniare la speranza e la possibilità di una vita vera e piena in tutte le sue dimensioni umane anche al giorno d’oggi, nella nostra Europa.
D. – Momento culminante di quest’incontro, di queste giornate, sarà l’udienza con Benedetto XVI. Cosa può dare un Papa che per tanti anni ha frequentato le università come professore a questi ragazzi?
R. – L’incontro con il Santo Padre è molto atteso e tutti noi sappiamo – i ragazzi per primi – come Benedetto XVI potrà dare loro una parola che è una parola di un testimone e di un maestro e di colui che è veramente il Vicario di Cristo e che ha ricevuto direttamente il mandato di pascere le pecore e gli agnelli del Signore. Sono giovani che attendono dall’incontro con Benedetto XVI una parola di orientamento nel mondo di oggi.
"Essere comunità e fare missione": un libro ripercorre la vita della Comunità Missionaria di Villaregia
◊ Sono oltre 15 mila tra missionari e volontari, i membri nel mondo della Comunità Missionaria di Villaregia, che recentemente ha presentato nella sala Marconi della nostra emittente il libro “Essere comunità per fare missione”, Edizioni Paoline, pubblicato in occasione del suo prossimo trentennale. Il libro ripercorre attraverso diverse testimonianze, la storia della comunità dalla sua fondazione, avvenuta nel 1981, fino ad oggi. Il servizio di Marina Tomarro:
Brasile, Costa d’Avorio, Perù, Mozambico: sono alcuni dei Paesi dove i missionari della comunità di Villaregia portano ormai da quasi trent’anni il loro aiuto. Una realtà molto grande cui appartengono circa 15 mila persone tra missionari, volontari e amici della missione. Ascoltiamo uno dei fondatori della comunità, Maria Luigia Corona:
R. - Quando arriviamo in un altro Paese, la prima cosa che facciamo è toglierci i sandali, come fece Mosè arrivando dinnanzi al roveto ardente. I poveri per noi diventano veramente sacramento di una speciale presenza del Cristo. Certamente consegniamo quello che abbiamo: consegniamo l’esperienza di fede che viviamo. Oltre che le attese di questi fratelli, e sono tante, riceviamo anche la loro ricerca profonda dell’esistere, che è l’incontro con Dio. Proviamo anche tanti bisogni materiali: dall’analfabetismo alle strutture sanitarie assenti, alla donna senza nessun ruolo e senza nessun riconoscimento, allo sfruttamento dei minori, dei bambini. Troviamo un oceano di bisogno, ma troviamo comunque pur sempre dei cuori umani, fatti ad immagine di quell’unico Dio, che ci chiama all’amore per essere veramente uomini.
E la comunità vede la presenza anche di sposi missionari. Ascoltiamo la testimonianza di Massimo e Cinzia, che hanno scelto di vivere ed operare per otto anni nelle favelas di Belo Horizonte in Brasile.
R. - Non so se è rimasto qualcosa dell’esperienza in noi, o forse noi siamo rimasti lì. Chiaramente lì abbiamo fatto un’esperienza molto forte di lavoro con i bambini di strada. Ci siamo sentiti di fare un’esperienza di maternità e di paternità allargata e, quindi, due dei nostri figli sono nati lì e noi li abbiamo cresciuti in questo contesto. Ora questi bambini, che loro hanno conosciuto da piccoli, sono compagni di cammino, sono un aiuto anche poi nelle scelte di oggi, nelle scelte personali, nelle scelte di sobrietà e di essenzialità, grazie all’esperienza fatta lì in Brasile, in missione.
E dal 2002 la Comunità di Villaregia è stata riconosciuta ufficialmente dalla Chiesa. Ascoltiamo il cardinale Stanislaw Rylko, presidente del Pontificio Consiglio per i Laici, presente all’evento.
R. - E’ un grande dono dello Spirito Santo. Questa fioritura dei nuovi carismi nella Chiesa, da cui nascono le nuove comunità, è esempio concreto di questa novità che lo spirito suscita nella Chiesa ed è proprio questa comunità missionaria di Villaregia. Una comunità che vive con grande slancio questa sua vocazione missionaria, e non una vocazione missionaria qualsiasi, ma proprio una vocazione missionaria ad gentes, cioè a tutti coloro che ancora non conoscono Cristo, a cui Cristo va annunciato oggi.
Save the Children al G8: raddoppiate gli aiuti ai Paesi poveri per la salute materno-infantile
◊ Più di 75 mila bambini perderanno la vita durante il summit del G8. Così Save the Children che, in occasione del vertice in corso all'Aquila, ha diffuso il dossier “L’agenda del G8 per i bambini del mondo”. Nel ricordare come la crisi economica globale stia peggiorando le condizioni già difficili dei minori, l’organizzazione internazionale indipendente si sofferma sulle drammatiche condizioni di vita e salute di milioni di minori, e accusa i leader del G8 riuniti all’Aquila di non stare facendo abbastanza per salvare la vita di 9,2 milioni di bambini che muoiono ogni anno per cause facilmente prevenibili. Nel documento si evidenzia che solo il 3% degli aiuti che le nazioni del G8 danno ai paesi in via di sviluppo vanno infatti a sostegno della salute delle mamme e dei bambini. In totale si tratta di 3.5 miliardi di dollari ogni anno, la metà di quanto – secondo Save the Children – sarebbe necessario. Secondo le valutazioni dell’organizzazione internazionale, così come riportate nel dossier, se gli otto Grandi e gli altri donatori non raddoppiano il volume di aiuti fino a raggiungere almeno 7 miliardi di dollari entro il 2012, non sarà possibile raggiungere l’obiettivo di ridurre la mortalità infantile dei due terzi entro il 2015: se il trend degli aiuti resta agli attuali livelli, l’obiettivo verrà raggiunto solo nel 2045. “Malgrado la crisi finanziaria ed economica globale abbia avuto origine nei Paesi più ricchi del mondo, sono i poveri, e in particolare i bambini, che ne subiranno le conseguenze più aspre. È questo lo scenario che attende i leader del G8 ”, ha commentato dall'Aquila Fosca Nomis, Responsabile Policy, Advocacy e Campaign di Save the Children Italia. “Senza una risposta chiara e decisa da parte dei paesi del G8, le prospettive per milioni di bambini della Terra sono assai preoccupanti. Già ora 9,2 milioni di bambini sotto i 5 anni muoiono ogni anno a causa di malattie facilmente prevenibili, senza contare i milioni che soffrono di malnutrizione, gli oltre 40 milioni costretti ad abbandonare la scuola a causa di conflitti”. Gli Otto grandi inoltre hanno anche disatteso le promesse fatte a Gleneagles nel 2005: cioè che, insieme ad altri leader del mondo, avrebbero erogato 50 miliardi di dollari in più entro il 2010, portando a 130 miliardi di dollari il totale degli aiuti erogati in favore della salute dei bambini e delle madri. Secondo i calcoli di Save the Children i contributi dei Paesi del G8 sono sotto di 20 miliardi di dollari, un “deficit” che potrebbe raggiungere la cifra di 25 miliardi di dollari l’anno prossimo. Save the Children chiede dunque ai leader del G8 di: aumentare la quantità e l’efficacia degli aiuti ai paesi in via di sviluppo mantenendo l’impegno di raggiungere lo 0,7% del PIL; accrescere sensibilmente gli stanziamenti al fine di dare seguito alle promesse fatte a Gleneagles; raddoppiare i fondi per la salute materno-infantile portandoli da 3,5 miliardi di euro (nel 2006) a 7 miliardi nel 2012 per raggiungere l’obiettivo di ridurre la mortalità infantile di due terzi; dare priorità agli aiuti ai paesi con i più alti tassi di mortalità infantile e numero di morti sotto i 5 anni; impegnarsi a far sì che nessun Paese a basso reddito con un piano credibile per la riduzione della mortalità materno-infantile debba rinunciare a quest’obiettivo per mancanza di fondi; aumentare gli impegni a favore dell’educazione per contribuire a raggiungere i 9 miliardi di dollari necessari per realizzare l’obiettivo dell’ Istruzione Primaria Universale e, infine, includere e finanziare l’educazione come parte integrante di ogni risposta internazionale alle emergenze. (M.G.)
Comunità di Sant'Egidio: evento africano con le first ladies per il G8
◊ La Comunità di Sant’Egidio ha ospitato un evento “africano” nel programma delle first ladies presenti al G8, dal tema: “Donne protagoniste della lotta all’Aids in Africa”. Nella sede di Trastevere di Sant’Egidio, le first ladies della Gran Bretagna, Sarah Brown, del Messico, Margarita Zavala de Calderon e dell’Unione Europea, Margarita Barroso, hanno incontrato una delegazione di donne africane e operatori del Programma Dream promosso da Sant’Egidio per la cura dell’Aids in 10 Paesi africani. In Africa il programma ha in trattamento oltre 75.000 malati e si concentra soprattutto sulla cura delle donne incinte e dei bambini perché nascano sani da madri sieropositive. In otto anni di attività dal Programma Dream sono nati sani oltre 8.000 bambini. Le first ladies hanno espresso la loro soddisfazione per i risultati del programma e hanno sottolineato come l’Africa abbia bisogno di maggiore solidarietà da parte dei paesi più ricchi. ”L’Africa può risorgere con il contributo di tutti”, hanno dichiarato. Sant’Egidio, attraverso la voce delle donne africane, ha rivolto un appello al G8 perché l’Africa non sia dimenticata e maggiori risorse siano dedicate alla lotta contro l’Aids che oggi colpisce 25 milioni di africani. L’Europa e l’Occidente – ha dichiarato prof Marco Impagliazzo Presidente di Sant’Egidio - possono ritrovare una missione nell’aiuto all’Africa. (L.Z.)
Vescovi iracheni: gli attentati episodi isolati per destabilizzare un Paese che rinasce
◊ La situazione in Iraq “sembra migliorare”, anche se permangono episodi di violenza a opera di “elementi che non vogliono la stabilità del Paese”. Le persone vivono in “un clima di attesa”, con la paura che la situazione possa peggiorare; in ogni caso, il ritiro delle truppe americane non ha portato finora il caos temuto. È quanto affermano ad AsiaNews mons. Louis Sako, arcivescovo caldeo di Kirkuk, e mons. Sleimon Warduni, vescovo ausiliare di Baghdad, che domani celebra la prima comunione di 19 bambini della capitale. Nonostante gli attentati che hanno scosso il Paese anche oggi, secondo mons. Sleimon Warduni “la situazione in generale è migliorata perché gli attentati sono diminuiti, anche se permangono episodi isolati di violenza”. Il prelato sottolinea “il desiderio comune di pace” ma restano degli “elementi esterni” legati a nazioni estere che mirano a “destabilizzare il Paese”. Il prelato parla di “situazione complicata” in cui è possibile perseguire l’obiettivo comune della sicurezza “con la buona volontà di tutti”; ma vi sono “divisioni etniche, religiose, confessionali e politiche che non aiutano e sono la causa dei problemi”. Secondo il vescovo ausiliare di Baghdad gli attentati restano “fatti isolati”, però non mancano “contatti con realtà più grandi” che li organizzano e li promuovono. “Noi vogliamo riaffermare l’identità irakena – prosegue – che è l’unica strada attraverso la quale si può raggiungere la pace nel Paese”. A testimonianza di un clima di speranza vi è la celebrazione delle prime comunioni, in programma domani nella parrocchia di Santa Maria del Sacro Cuore a Baghdad. Mons. Warduni spiega che “i bambini e i fedeli che parteciperanno alla funzione pregheranno per la pace in Iraq” e chiede “ai cristiani dell’Occidente di fare lo stesso, per i bambini e per tutti gli irakeni”. Mons. Louis Sako, arcivescovo caldeo di Kirkuk, conferma un “clima generale di tranquillità”, ma è presto per capire “se e quali cambiamenti vi siano stati con il ritiro delle truppe americane”. In riferimento agli attentati di oggi, il prelato parla di “casi di violenza strumentalizzati a livello politico” con un particolare riferimento a Mosul, zona mista in cui vi è una presenza di turkmeni, curdi, arabi e cristiani. “Le violenze – commenta – servono ad alimentare un clima di paura e sono un tentativo di dominare sugli altri”. L’arcivescovo di Kirkuk sottolinea lo sforzo del governo per “dimostrare competenza” nel passaggio di consegne dall’esercito americano, ma non lesina critiche per una mancanza di maturità politica della classe dirigente. A Kirkuk si terranno le elezioni provinciali, ma i candidati “fanno propaganda” e non presentano “programmi chiari, una linea e un’agenda politica, piani futuri per la gente”. “Le elezioni rappresentano un’esperienza nuova per la popolazione – conclude il prelato – ma fra i politici domina l’ideologia legata al partito”. (R.P.)
India: il governo dell'Orissa stanzia 4 milioni di rupie per ricostruire le chiese distrutte nei pogrom anti-cristiani
◊ A quasi un anno dai pogrom anti-cristiani dell’Orissa il governo centrale di New Delhi e quello dello Stato indiano, teatro delle violenze, hanno deciso lo stanziamento dei fondi per le vittime e la ricostruzione delle chiese distrutte dai fondamentalisti indù. Il governo dell’Orissa finanzierà la ricostruzione degli edifici con una somma di 4,23 milioni di rupie, l’equivalente di 62 mila euro circa. È la prima volta che lo Stato stanzia fondi per la ricostruzione di edifici di culto e strutture religiose. La somma servirà a coprire le spese per i lavori di ricostruzione di 196 edifici, chiese e luoghi di culto delle diverse confessioni cristiane dislocati soprattutto nel distretto di Kandhamal. La decisione dello Stato segue di alcuni mesi le pressioni esercitate da gruppi cristiani verso il governo dell’Orissa. Nel maggio scorso il Global Council of Indian Christians (Gcic) ed il National Human Rights commission avevano inviato un rapporto sulle vittime e i danni causati dagli estremisti Sajan K George, presidente del GCIC, afferma ad AsiaNews: “Ora è necessario proseguire con i risarcimenti per le vittime”, non contemplate nel finanziamento deciso dalle autorità dell’Orissa, “ma anche con la protezione dei testimoni, e dei loro parenti, implicati nei processi contro le persone accusate delle violenze”. Va detto che due gorni fa, ai fondi per la ricostruzione stanziati dall'Orissa si sono aggiunti quelli decisi da New Delhi: il 7 luglio il governo centrale ha destinato 10,5 milioni di rupie, pari a 154 mila euro, per 35 famiglie che hanno perso un parente nelle violenze di agosto. Intanto, la comunità cristiana dello Stato indiano dell’Orissa esprime sgomento e perplessità per il rapporto provvisorio sui pogrom anti-cristiani del Kandhamal, commissionato dal governo dell’Orissa. Nel testo citato, il giudice S C Mohapatra, capo e unico membro della commissione investigativa del dipartimento degli Affari interni dello Stato, afferma che “le violenze nel Kandhamal fondano le loro radici profonde nella disputa per le terre, nel fenomeno delle conversioni e riconversioni e nel problema dei falsi documenti d’identità”. Per i cristiani si tratta di una visione pregiudiziale che ricalca le posizioni già espresse prima delle indagini. Padre Mrutyunjay Digal, tesoriere dell’arcidiocesi di Cuttack-Bhubaneswar, afferma che le 28 pagine del documento servono solo a “non far pagare il conto” ai movimenti radicali indù che hanno orchestrato le violenze. Le dichiarazioni Mohapatra hanno suscitato anche l’intervento di mons. Rapheel Cheenath, arcivescovo di Cuttack secondo cui “è evidente che il giudice ha tutta la libertà di fare ciò che meglio crede, ma viene da chiedersi perché abbia deciso di pubblicare questo rapporto provvisorio che non era previsto e come abbia intenzione di utilizzare i due anni di cui parla”. Mons. Cheenath ha poi ricordato che “la Chiesa è una vittima delle violenze, ma nonostante questo sono stato sentito una sola volta dai giudici e da quando sono stato nominato vescovo non mi è stato più chiesto niente”. Né lui, né la comunità cristiana sono stati infatti consultati per la pubblicazione del rapporto provvisorio “e questo - afferma Cheenath - è come essere vittime una seconda volta”. (M.G.)
Rapporto dell'Unione Europea: migliaia di bambini vittime del traffico criminale
◊ Ogni anno migliaia di bambini sono vittime di un traffico criminale destinato ad alimentare moderne forme di schiavismo, dallo sfruttamento sessuale all'estrazione di organi. A lanciare l'allarme è stata l'agenzia dell'Unione europea per i diritti fondamentali, in una relazione presentata a Bruxelles, nella quale si punta l'attenzione soprattutto sulla scomparsa di tanti bambini nei centri di accoglienza attivi in Europa. Mancano ancora analisi o statistiche sufficientemente affidabili sul fenomeno, ma già in base ai dati ufficiali - riferisce l'agenzia - la scomparsa dei minori dalle strutture di accoglienza nei ventisette Stati membri è un fenomeno molto diffuso e le destinazioni sono "in larga parte sconosciute". Con ogni probabilità, si legge nel rapporto ripreso dall'Osservatore Romano, i minori "finiscono nelle mani dei trafficanti", anche se il problema resta tuttora "ampiamente ignorato" per colpa di "una grave mancanza di controlli da parte delle autorità degli Stati membri". Nello specifico, in Italia "l'esercito degli scomparsi" - secondo gli ultimi dati forniti dal ministro dell'Interno Roberto Maroni - è di 1.008 minori stranieri solo per lo scorso anno, 740 dei quali si sono allontanati da istituti e comunità. Di qui la necessità di proporre norme minime per le strutture di accoglienza volte a prevenire la scomparsa dei bambini e la caduta nelle maglie dello sfruttamento. "È meno probabile che i minori scompaiano se possono stabilire un rapporto di fiducia basato sull'offerta di un'istruzione a lungo termine e sulla possibilità di restare nel Paese che li accoglie", ha spiegato il direttore dell'agenzia Ue Morten Kjaerum. L'Europa punta quindi a una maggiore protezione dei piccoli vittime della tratta. Tra le buone pratiche indicate nel rapporto dell'agenzia Ue, ci sono quelle adottate da Italia, Ungheria e Slovenia dove è proibita per legge la detenzione di minori in attesa di espulsione. "È inaccettabile che i bambini siano criminalizzati o detenuti", si sottolinea nel testo. Colpisce infine - fa notare l'agenzia - il fatto che in sette anni, dal 2000 al 2007, condanne di responsabili di tratta di minori sono state segnalate solo in quattro Stati membri dell'Unione. (R.P.)
I fragili progressi dell’Africa occidentale minacciati da criminalità e instabilità politica
◊ Golpe e criminalità organizzata minacciano i progressi fatti nel consolidamento della stabilità e della sicurezza in Africa occidentale. Il monito è stato lanciato da Said Djinnit, il rappresentante speciale per l’Africa occidentale del Segretario Generale dell’ONU, nel corso presentazione dei risultati dell’ultima relazione dell’Ufficio delle Nazioni Unite per l'Africa occidentale. Davanti ai membri del Consiglio di Sicurezza Onu, Djinnit si è detto preoccupato per la recrudescenza della violenza e per i recenti cambiamenti incostituzionali che, ad eccezione del Madagascar, si sono verificati tutti nella parte occidentale del continente. Nella relazione di cui ci riferisce la Fides, Djinnit ha tuttavia riconosciuto i progressi fatti negli ultimi anni e ha lodato la determinazione con la quale i Paesi della regione hanno deciso di affrontare i loro problemi, cosa che ha portato ad una forte riduzione della violenza in tutta la sub-regione, al punto che “attualmente non vi è un conflitto armato in corso in Africa occidentale”. Allo stesso tempo però ha ammonito che il progresso è fragile, come esemplificato dal colpo di Stato in Mauritania, la continua crisi politica e costituzionale in Niger, dal terrorismo nella fascia del Sahel e dalle conseguenze sulle economie della regione della crisi economica mondiale. La debolezza dei governi viene quindi sfruttata dalle organizzazioni criminali che fanno leva sugli scarsi controlli alle frontiere, sulla disoccupazione giovanile e la corruzione diffusa. Su questo punto è intervenuto Antonio Maria Costa, Direttore esecutivo dell'Ufficio delle Nazioni Unite per la droga e il crimine (Unodc), che ha affermato che sebbene siano diminuiti i quantitativi di droga che attraversano la regione, ogni anno circa 20 tonnellate di cocaina - 1 miliardo di dollari – transitano ancora attraverso l'Africa occidentale. I recenti disordini in Guinea-Bissau e in Guinea dimostrano, secondo Costa, che “vi sono forze potenti che hanno una partecipazione in attività illecite”. Il Direttore dell’Unodc ha sottolineato inoltre che le droghe non sono il solo traffico illecito nella regione, perché l'Africa occidentale è anche una zona di transito per il contrabbando di sigarette e di armi, per la contraffazione di medicinali e il furto di petrolio. “Tutte queste attività sono nelle mani della criminalità organizzata che sta minando lo Stato di diritto, l'ambiente, il rispetto dei diritti umani e la tutela della salute” ha sottolineato Costa, che ha ricordato come, in alcuni casi, il valore del traffico delle merci illecite superi il prodotto interno lordo (PIL) dei Paesi dell'Africa occidentale, che sono tra le economie più povere del mondo. Si pensi che il valore di 45 milioni di pillole antimalaria contraffatte, 450 milioni di dollari, è superiore al Pil della Guinea-Bissau. (M.G.)
Somalia: oltre 200 mila profughi in fuga dal conflitto. Situazione umanitaria al collasso
◊ In Somalia si aggrava di giorno in giorno la crisi umanitaria causata dai violenti combattimenti che dallo scorso 7 maggio oppongono le forze del governo di transizione nazionale, appoggiate da un contingente dell’Unione Africana, e le milizie islamiche Al-Shabab e Hisb-ul-Islam vicine ad al Qaeda. Secondo quanto riferisce l’agenzia Fides, più di 200 mila persone sono state costrette ad abbandonare la capitale della Somalia, Mogadiscio. Si tratta del più grande esodo dalla città dal 2007, all’epoca dell’intervento delle truppe etiopiche in Somalia, afferma l’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati (Unhcr). Secondo le informazioni raccolte dai referenti locali dell’Unhcr, gli scontri della scorsa settimana hanno provocato 105 morti e 382 feriti. I quartieri interessati dai combattimenti erano “finora delle isole di pace, sfuggite alla maggior parte delle distruzioni” ha sottolineato il portavoce dell’organismo dell’Onu. Molti di coloro che sono in fuga da Mogadiscio lo fanno per la prima volta dall'inizio della guerra civile, in Somalia, nel 1991. La maggior parte degli sfollati è fuggita nel corridoio Afgooye, a ovest della capitale, dove già si trovano 400 mila sfollati. La maggioranza di questi si sta dirigendo nel Basso e Medio Shabelle, Galgaduud, Lower Juba Bay e in altre regioni. Il portavoce dell’UNHCR ha quindi aggiornato il bilancio degli sfollati interni che è salito a 1,2 milioni, su una popolazione complessiva di oltre 9 milioni. Anche se il confine somalo-keniota è ufficialmente chiuso, le autorità del Kenya permettono ai richiedenti asilo di entrare nel loro territorio, dove vanno a ingrossare il campo per rifugiati dell’UNHCR di Dabaab, il più grande del mondo, che ospita oltre 280 mila rifugiati. (M.G.)
Repubblica Democratica del Congo: Kivu ancora scosso dalle violenze
◊ Nella martoriata regione congolese del Kivu il numero degli sfollati ha raggiunto quota 400 mila. L’allarme, diffuso dalla Misna, è stato lanciato dalla Croce Rossa internazionale secondo cui 300 mila profughi sono quelli causati, nel Nord Kivu, dagli scontri tra gruppi ribelli ed esercito e 100.000 sono invece il risultato, in Sud Kivu, di attacchi dei gruppi armati contro i villaggi delle zone più remote. Ulteriori ombre sulla drammatica situazione vengono gettate dal rapporto sulla sicurezza nella regione, redatto dalla Missione delle Nazioni Unite nella Repubblica Democratica del Congo (Monuc), che denuncia l’esistenza di “strette connessioni” tra le milizie congolese di autodifesa dei Mayi-Mayi e i ribelli delle Forze democratiche per la liberazione del Rwanda (Fdlr) nel Kivu. “Molti elementi dei Mayi-Mayi e del Pareco sono trasmigrati nelle Fdlr e viceversa” ha riferito la Monuc, che sostiene l’offensiva militare lanciata dal governo per ‘bonificare’ la zona dai gruppi armati e rimpatriare i combattenti ruandesi presenti tra le fila ribelli. Intanto non si placano le polemiche suscitate dalle operazioni militari che, secondo numerosi gruppi di attivisti e operatori umanitari, avrebbero accentuato l’insicurezza e causato un aumento dei saccheggi e delle violazioni commesse dai combattenti ai danni dei civili. Nonostante gli accordi di pace raggiunti tra il governo e alcuni gruppi ribelli, ha denunciato il Segretario Generale dell’Onu Ban Ki-moon in un recente rapporto, “la situazione dell’insicurezza è peggiorata e si è registrato un aumento intollerabile degli episodi di abusi ai danni di civili, anche da parte dei soldati indisciplinati, provenienti da reparti che hanno invece il compito di proteggerli”. (M.G.)
USA. Denuncia del cardinale Rigali: “Fondi federali usati per la distruzione di embrioni umani"
◊ Negli Stati Uniti la versione finale delle linee guida per la ricerca sulle cellule staminali embrionali umane elaborate dal National Institutes of Health (Nih) ha suscitato moltissime critiche all’interno della comunità cattolica che, attraverso una nota del cardinale e arcivescovo di Philadelphia, Justin Francis Rigali, ha espresso grande preoccupazione per la possibile distruzione e manipolazione di migliaia di embrioni umani. Le osservazioni del porporato, riprese dall’Osservatore Romano, partono dal giudizio già espresso sulla bozza iniziale del testo, secondo cui “i fondi derivati dalle imposte federali sarebbero usati per incoraggiare la distruzione di embrioni umani in vita per la ricerca sulle cellule staminali, includendo esseri umani che altrimenti potrebbero sopravvivere fino alla nascita". Tuttavia secondo la nota dell’arcivescovo di Philadelphia ancora più preoccupanti risultano le linee guida finali poiché “i genitori a cui viene richiesto di considerare che i loro embrioni possano essere distrutti per fini di ricerca, non dovranno più essere informati sulle altre possibili scelte opzionali ma solo su quelle disponibili presso il loro centro medico per la cura della fertilità. Inoltre, le catene di cellule staminali esistenti precedentemente all'entrata in vigore del regolamento, o che sono prodotte in nazioni estere, possono essere usate per ricerche sovvenzionate da fondi federali anche se esse sono state ottenute in modi che violano uno o più requisiti stabiliti dallo stesso Nih per il consenso informato". "In questo modo - continua la documento del cardinale Rigali - i pareri di decine di migliaia di americani sfavorevoli alla distruzione di vite umane innocenti per la ricerca sulle cellule staminali verrebbero ignorati da questa procedura”. Per esempio, verranno autorizzati a essere finanziati con fondi federali ricercatori che innestano cellule staminali embrionali umane negli embrioni di specie animali diverse dai primati; sovvenzioni federali saranno disponibili perfino per i ricercatori che in prima persona distruggono embrioni umani per ottenere cellule staminali per la loro ricerca. La nota critica del cardinale Rigali sulle linee guida dei Nih conclude sottolineando che "questo dibattito ora passa al Congresso, dove alcuni membri hanno affermato che questo modo di trattare gli esseri umani come oggetti da creare, manipolare e distruggere per altri fini non avrà un lungo futuro. Spero che gli americani informati su questo argomento scrivano ai loro rappresentanti eletti esortandoli a non sottoscrivere un regolamento inteso a maggiormente espandere questa condotta non etica". Sulla bozza delle linee guida dei Nih erano stati espressi circa quarantanovemila commenti. Di essi, oltre trentamila davano parere contrario all'uso dei fondi federali per la ricerca sulle cellule staminali. Tuttavia l'attuale direttore dei Nih, Raynard Kington, ha recentemente sottolineato che "i pareri non possono essere espressi sul concedere i fondi federali o meno ma solo sui modi in cui essi possono essere concessi". In risposta a Kington, Richard Doerflinger, direttore associato del Segretariato per le attività Pro-Life della Conferenza episcopale degli Stati Uniti, ha affermato che suona "insincera" l'affermazione di Kington secondo cui tutti i pareri che esprimono giudizi contrari alle linee guida debbano essere ignorati. (M.G.)
Colombia: per il presidente Uribe la Chiesa potrà partecipare alla liberazione degli ostaggi. Soddisfazione dei vescovi
◊ L’Assemblea plenaria dei vescovi della Colombia che concluderà i suoi lavori domenica prossima ha comunicato di aver eletto nella persona del vescovo ausiliare di Bucaramaga, mons. Monseñor Juan Vicente Córdoba Villota, S.J., il nuovo Segretario generale dell’Episcopato, in sostituzione di mons. Mons. Fabián Marulanda López che per motivi di età ha presentato le sue dimissioni, dopo aver servito questo incarico per diversi anni. Inoltre, i vescovi colombiani hanno espresso soddisfazione e gratitudine per la decisione del Presidente Alvaro Uribe che autorizza la partecipazione della Chiesa e della senatrice dell’opposizione, Piedad Córdoba, ai negoziati che dovrebbero concludersi con la liberazione di alcuni ostaggi nelle mani del gruppo guerrigliero Forze armate rivoluzionarie di Colombia (Farc). Mons. Rubén Salazar Gómez, arcivescovo di Barranquilla, e Presidente della Conferenza episcopale ha dichiarato che la decisione del Presidente “è un passo molto importante per la liberazione dei sequestrati e questa liberazione è un qualcosa di molto rilevante per il Paese. E’ necessario, ha precisato il presule, che siano liberati subito tutti gli ostaggi e non a gocce, uno dopo l’altro. Abbiamo bisogno che non ci sia alcun ostaggio nella giungla. Se così fosse si tratterebbe di un gesto di buona volontà da parte dei gruppi armati. Vorrebbe dire che ascoltano la voce del popolo che chiede la fine dei sequestri e la libertà degli ostaggi”. D’altra parte mons. Rubén Salazar Gómez ha voluto però precisare ugualmente che per ora i vescovi non hanno informazioni sul ruolo e sulle caratteristiche che potrebbe avere questa partecipazione della Chiesa e ha aggiunto che non conoscono neanche la motivazione della decisione presidenziale. Intanto, mons. Fabián Marulanda López, Segretario uscente dell’episcopato ha definito la notizia come “un fatto di grande speranza e che la decisione del governo apre uno spiraglio di luce nel buio”. “Mi auguro che le Farc accettino la proposta del Presidente e si apra un cammino per la desiderata liberazione degli ostaggi”, ha concluso il presule. (A cura di Luis Badilla)
Costa Rica: l’episcopato appoggia la mediazione del Presidente Arias nel conflitto dell’Honduras
◊ Mons. Hugo Barrantes Ureña, vescovo di Puntarenas e presidente della Conferenza episcopale del Costa Rica, ha espresso ieri a nome dell’episcopato locale la sua soddisfazione per il fatto che il Presidente della Repubblica, Oscar Arias, Premio Nobel per la pace 1987, “possa servire come ponte di dialogo” tra le parti nel caso del grave conflitto in Honduras. I vescovi, che esprimo affetto e solidarietà al popolo honduregno, alla Chiesa e ai suoi pastori in questa nazione centroamericana, si dichiarano fiduciosi nella potenza del dialogo “per ristabilire la pace nella regione”. “Ribadiamo ancora una volta, pubblicamente, scrivono i presuli, la nostra fiducia nel diritto internazionale e nel dialogo come mezzi per raggiungere il bene comune dei popoli e, in questo momento tanto delicato, per realizzare il bene del popolo honduregno. Preghiamo Dio, nostro Padre, e il suo Figlio Gesù Cristo, Principe della pace, affinché gli sforzi di mediazione in questa crisi possano essere accolti in buona fede da tutte due le parti. Preghiamo, ugualmente lo Spirito Santo, concludono i vescovi del Costa Rica, con lo scopo che possa illuminare coloro che prestano il servizio della mediazione e si possa così arrivare a una soluzione fattibile e pacifica in favore di tutti gli honduregni”. I presuli si congedano chiedono a tutti i cittadini del Costa Rica di elevare al Signore le loro preghiere “in favore del successo di questi sforzi del Presidente Arias” e il popolo dell’Honduras possa così “trovare una soluzione pacifica alla sua difficile situazione”. (L.B.)
Messico: messaggio dei vescovi dopo le elezioni amministrative
◊ “Maturità democratica e partecipazione cittadina”: si intitola così il messaggio che la Conferenza episcopale del Messico (CEM) ha diffuso all’indomani delle elezioni amministrative di "medio termine", svoltesi domenica scorsa. La consultazione elettorale per il rinnovo dei 500 seggi della Camera, di alcuni governatori statali e di alcuni sindaci, lo ricordiamo, ha visto la vittoria del Partito Rivoluzionario Unico. Sconfitto, di conseguenza, il Partito di Azione Nazionale, cui appartiene l’attuale presidente del Paese, Felipe Calderón. “La giornata elettorale del 5 luglio – scrivono i vescovi nel messaggio, a firma di mons. Carlos Aguiar Retes e di mons. José Leopoldo González González, rispettivamente presidente e segretario generale della CEM – ci dimostra che in Messico si sta consolidando una sana democrazia. La società, con la sua partecipazione, evidenzia la maturità che il Paese sta raggiungendo in questo processo; per questo, noi vescovi riconosciamo ed elogiamo la civiltà che i messicani hanno dimostrato in queste elezioni”. Nonostante ciò, i presuli invitano “i partiti politici e gli organismi elettorali, insieme con altri enti sociali” ad avviare “una riflessione seria e profonda sull’elevato astensionismo e sull’appello al ‘voto nullo’ che in questa occasione è cresciuto in percentuale, esprimendo, così, l’insoddisfazione di molti cittadini di fronte al tema politico ed alle organizzazioni che se ne occupano”. Poi, il messaggio della CEM sottolinea che “queste elezioni devono spingerci a ad andare avanti nello sforzo di riconciliazione tra le diverse opinioni politiche. Non devono esserci, tra i cittadini, né vincitori, né vinti: siamo tutti Messico, vogliamo tutti il bene ed il progresso del Paese”. “Sarà una dimostrazione ulteriore di maturità e di crescita della democrazia – si legge ancora nel testo episcopale – formare un governo che comprenda persone capaci di dialogare e di recepire le proposte dei diversi partiti. Solo così si potranno realizzare le riforme di cui il Messico ha bisogno per il bene di tutti e, soprattutto, dei più indifesi nella nostra società”. Invitando, inoltre, i candidati, i partiti, i governi federali e locali, le organizzazioni civili e la società “alla concordia e alla ricerca di un accordo”, i presuli esortano tutti a “superare i sentimenti e le passioni partitiche, proprie della campagna elettorale, ad accettare i risultati ufficiali e a collaborare alla nuova configurazione politica”. Infine, una preghiera: “Che Santa Maria di Guadalupe conceda l’unità e la forza al Messico”. (I.P.)
Appello dei vescovi filippini dopo gli attentati nel sud del Paese
◊ Proteggere i civili dagli attentati che si verificano nel Paese, in particolare al sud: è l’appello lanciato dai vescovi delle Filippine. I presuli si sono espressi all’indomani di tre attacchi dinamitardi che, tra domenica e martedì, hanno provocato complessivamente dieci morti e oltre settanta feriti. Il primo attentato si è verificato domenica scorsa a Cotabato City, davanti alla Cattedrale dell’Immacolata Concezione. Nell’esplosione, sono morte sei persone, mentre altre 42 sono rimaste ferite. Ieri, invece, è toccato alle città di Jolo e di Ligan City essere attaccate: lì, le bombe hanno ucciso quattro persone, ferendone altre 34. “Che i civili siano risparmiati – ha detto il vescovo ausiliare di Cotabato, mons. José Colin Bagaforo, durante un incontro svoltosi ieri a Manila, in preparazione della 99.ma Assemblea plenaria dei vescovi, in programma per l’11 e il 12 luglio – soprattutto se gli attentati sono il risultato della battaglia tra l’esercito regolare e il Fronte Moro Islamico di Liberazione (MILF)”. Un appello cui hanno fatto eco le parole del presidente della Conferenza episcopale delle Filippine, l’arcivescovo di Jaro, mons. Angel Lagdameo che, in un’intervista radiofonica, ha chiesto agli autori degli attentati di “desistere da ogni forma di violenza”, assicurando poi le sue preghiere per le vittime ed i loro familiari. Da ricordare che domenica scorsa, all’Angelus, Benedetto XVI ha espresso “profonda deplorazione” per l’attentato compiuto a Cotabato ed ha affermato: “Mentre prego Dio per le vittime dell’ignobile gesto, elevo la mia voce per condannare ancora una volta il ricorso alla violenza, che non costituisce mai una via degna alla soluzione dei problemi esistenti”. (I.P.)
Filippine: vertice del volontariato per i programmi di aiuto in Mindanao
◊ Migliorare le condizioni di vita di migliaia di sfollati del Mindanao colpiti dai recenti disastri naturali e dalle distruzioni provocate dal conflitto ancora in atto tra l’esercito delle Filippine e diversi gruppi di guerriglia. È questo l’obiettivo del progetto Action-Repair animato da oltre 250 organizzazioni di volontariato religioso e sociale, i rappresentati delle quali si sono riuniti nei giorni scorsi a Davo City. Secondo quanto riferisce l’Osservatore Romano, i vari programmi di assistenza esaminati dai 250 rappresentanti, riguardano la ripresa dell'attività agricola, la ricostruzione delle case, l’assistenza sanitaria e quella alimentare e la ripresa dei cicli scolatici. Per la realizzazione di questi progetti è stato inoltre chiesto l’aiuto delle autorità civili e militari. Intanto si è concluso il piano di consultazione fra la popolazione del Mindanao per focalizzare le principali necessità di intervento. A tale scopo i volontari hanno raccolto le risposte ai questionari distribuiti nei mesi scorsi nelle varie provincie per coinvolgere tutta la popolazione nel programma di consultazioni per la pace promosso dall’organismo interreligioso Bishops-Ulamas Conference. Mons. Fernando R. Capalla, arcivescovo di Davao, ha detto, in qualità di coordinatore della Bishops-Ulamas Conference, che i risultati sono pronti per essere utilizzati nella prossima ripresa dei negoziati tra i rappresentanti del Governo di Manila egli esponenti del gruppo islamico del Milf. (M.G.)
India: il Forum per l’unità nazionale cristiana si congratula con i parlamentari cristiani
◊ Il Forum per l’unità nazionale cristiana dell’India ha voluto esprimere le proprie congratulazioni ai parlamentari cristiani eletti durante le elezioni nazionali della scorsa primavera. Il Forum si è incontrato nei giorni scorsi a New Delhi con i parlamentari cristiani neo-eletti. Nell’occasione il card. Oswald Gracias, vicepresidente della Conferenza episcopale cattolica indiana (CBCI), ha ricordato che la comunità cristiana è soddisfatta dell’esito elettorale e si è augurato che i neo-parlamentari agiscano rispettando il consenso e la fiducia che la popolazione ha riposto in loro. “Siamo fiduciosi - ha aggiunto il porporato – nel fatto che lavorerete a favore dei poveri”. Assicurando, poi, il sostegno e le preghiere della comunità cristiana, il card. Gracias ha esortato i parlamentari a lavorare per assicurare il benessere economico del Paese e promuovere l’onestà nella vita pubblica. Nel suo intervento, invece, il segretario generale del Consiglio nazionale delle Chiese in India, il vescovo D.K. Sahu, ha ricordato le difficoltà incontrate dalla comunità cristiana durante lo scorso anno, ribadendo che la battaglia contro il fondamentalismo è stata una risposta chiara alle preghiere dei cristiani e al buon senso della popolazione. Dal loro canto, i parlamentari hanno assicurato alla comunità cristiana la completa cooperazione ed il pieno sostegno. L’incontro si è concluso con una preghiera collettiva, guidata da padre Thomas Aquinas, segretario della CBCI, e dal Rev. Richard Howell, membro della Fraternità Evangelica. (I.P.)
I Patriarchi Bartolomeo e Cirillo rilanciano l’impegno per l’unità ortodossa
◊ È stato un incontro all’insegna dell’unità inter-ortodossa quello che si è tenuto sabato al Fanar di Istanbul fra il Patriarca ecumenico di Costantinopoli, Bartolomeo I, e il Patriarca di Mosca e di tutte le Russie, Cirillo, in visita in Turchia dal 4 al 6 luglio. Dal Bosforo è dunque partito un appello da estendere a tutte le Chiese ortodosse territoriali in modo che si sentano e agiscano “come una sola Chiesa”. Secondo quanto riferisce l’Osservatore Romano, Bartolomeo I ha detto che “la responsabilità davanti a Cristo esige che noi viviamo nell’amore e nell’unità”, sulla stessa linea Cirillo che ha risposto che “su questi fondamenti possiamo fare molto per rafforzare la nostra unità”. Al suo arrivo Cirillo è stato ricevuto da Bartolomeo I e dai componenti del santo sinodo e ha poi visitato la basilica di Santa Sofia, oggi trasformata in Museo. I due Patriarchi hanno quindi celebrato una liturgia eucaristica nella cattedrale di San Giorgio al Fanar al termine della quale hanno venerato le reliquie dei due santi arcivescovi di Costantinopoli, Gregorio Nazianzeno e Giovanni Crisostomo. Nel corso della visita Bartolomeo è inoltre ritornato sugli ottimi risultati del vertice dell’ottobre scorso al Fanar dei primati delle Chiese ortodosse nonché della IV Conferenza pan-ortodossa tenutasi a Chambèsy, vicino a Ginevra, dal 6 al 13 giugno scorso. Bartolomeo ha parlato di nuova partenza nelle relazioni fra i patriarcati di Mosca e Costantinopoli. In tal senso Cirillo ha quindi ricordato il legame storico fra la Chiesa russa e quella di Costantinopoli che risale alla prima diffusione del cristianesimo avvenuta in oriente nel X secolo grazie a i missionari venuti da Bisanzio. La speranza, ha detto in conclusione il Patriarca di Mosca, è che “questa visita rinnovi le relazioni fraterne, in Cristo fra i sue grandi patriarcati ortodossi della Chiesa una, santa, cattolica e apostolica”. (M.G.)
L’assemblea dei vescovi congolesi riflette sull’Anno Sacerdotale
◊ L’analisi della situazione sociale del Paese e la vita e il ministero dei sacerdoti in conformità all’Anno Sacerdotale indetto dal Santo Padre. Sono questi i temi su cui si sta confrontando la 45.ma Assemblea Plenaria dei Vescovi della Repubblica Democratica del Congo, che si è aperta il 6 luglio e si concluderà il 10. Tra gli altri argomenti in discussione vi sono il persistere delle credenze e delle pratiche legate alla stregoneria e alle guarigioni tradizionali, la partecipazione al prossimo Sinodo speciale degli Vescovi per l’Africa, che si terrà ad ottobre a Roma, e il messaggio sul tribalismo nella vita consacrata. La Fides riferisce che nel corso della loro Assemblea i Vescovi congolesi si sono incontrati anche con Mons. Simon Ntamwana, arcivescovo di Gitega, in Burundi, e presidente dell’Associazione delle Conferenze episcopali dell’Africa Centrale (Aceac), che riunisce i vescovi di Rwanda, Burundi e Repubblica Democratica del Congo. Mons. Ntamwana si è recato a Kinshasa nell’ambito dei preparativi di due importanti avvenimenti che si terranno nella regione. Il primo sono le Giornate Regionali della Gioventù, che si terranno dal 29 luglio al 3 agosto, a Bujumbura, capitale del Burundi. All’evento parteciperanno migliaia di giovani di Burundi, Rwanda e Repubblica Democratica del Congo, insieme ai loro vescovi e sacerdoti. Mons.Ntamwana ha affermato che l’evento sarà un’occasione per fare appello ai giovani di essere testimoni del Vangelo, della giustizia, della pace e della riconciliazione. Il secondo appuntamento è il giubileo dell’Associazione delle Conferenze episcopali dell’Africa Centrale, che verrà festeggiato nella capitale congolese, Kinshasa, dal 30 novembre al 6 dicembre. Nella stessa occasione saranno festeggiati i 50 anni della gerarchia locale delle Chiese dei tre Paesi. Per l’occasione le Facoltà Cattoliche di Kinshasa organizzeranno un seminario di studio sull’autonomia delle Chiese della regione dopo l’erezione della gerarchia locale nel 1959. (M.G.)
Cina: mandato missionario a 86 insegnanti di catechismo della diocesi di Shanghai
◊ “Siamo persone che uniscono, siamo cristiani, siamo evangelizzatori, siamo la luce, siamo il sale”: è stato il tema del XII Corso di formazione per gli insegnanti di catechismo della diocesi di Shang Hai, svoltosi dal 29 giugno al 4 luglio. Mons. Giuseppe Xing Wen Zhi, ausiliare della diocesi, ha presieduto la solenne Eucaristia di apertura e di chiusura, conferendo il mandato missionario a 86 insegnanti che hanno frequentato il corso. Oltre alla croce e ad una candela accesa, ha consegnato loro anche il materiale per il catechismo e un CD di musica sacra come strumento concreto per adempiere la loro missione. Il vescovo ha confermato anche che “durante l’Anno Sacerdotale, la diocesi intende migliorare l’organizzazione del campeggio estivo dei ragazzi, che costituisce il fondamento della formazione cristiana, quindi gli insegnanti hanno un compito importante”. La diocesi del resto - riferisce l'agenzia Fides - è particolarmente impegnata da tempo per la formazione. Il gruppo per la formazione dei catechisti è stato consolidato nel 2004 con l’ausilio delle nuove tecnologie. Oggi infatti le lezioni si tengono anche in video, on-line, con formatori molto preparati. Diversamente dalle precedenti edizioni, questo XII Corso di formazione ha visto una maggiore presenza di laici tra gli 86 partecipanti, con meno seminaristi e religiose, come conferma l’organizzatore, don Niu: “Il Terzo millennio è l’epoca dei laici, ci ha detto Giovanni Paolo II. Quindi seguiamo questo insegnamento ed anche le indicazioni del vescovo diocesano, dando sempre più spazio ai laici impegnati. Vogliamo formarli come protagonisti della vita della Chiesa e collaboratori efficiente dei sacerdoti per promuovere l’evangelizzazione parrocchiale”. (R.P.)
Kenya: dal Festival dei Media cattolici un appello a difendere la Chiesa
◊ “I media cattolici al servizio della verità, della pace, della giustizia e della riconciliazione” su questo tema si è svolto nei giorni scorsi il Festival dei Media Cattolici che ha visto riuniti a Nairobi esperti di comunicazione, produttori e giornalisti delle principali testate cattoliche del Kenya. L’evento, ospitato dal 2 al 5 luglio nella Basilica minore della Sacra Famiglia della capitale, è stato organizzato dai sei maggiori gruppi editoriali cattolici keniani, vale a dire: Radio Waumini, Ukweli Video productions, Seed Magazine, Paulines Publications, New People Media Centre ed il quotidiano National Mirror. Il festival è stato un’occasione di condivisione e confronto sul contributo e il ruolo dei media cattolici nell’evangelizzazione e nella diffusione degli insegnamenti della Chiesa. Nella giornata di apertura, il sacerdote Moses Kago ha esortato i sei gruppi editoriali a offrire un’informazione che sia al servizio della gente e che aiuti la “crescita spirituale” delle persone. Intervenendo nella giornata conclusiva il direttore di “Radio Waumini”, padre Martin Wanoyike, ha sottolineato, da parte sua, il forte bisogno di media che sappiano difendere con professionalità la fede e gli insegnamenti la Chiesa quando essa è oggetto di attacchi. Oltre a dibattiti, il festival ha proposto esposizioni di varie produzioni editoriali, seminari e altri eventi. Durante la quattro giorni il “Seed Magazine”, mensile dei Missionari della Consolata, ha presentato il suo primo numero sul web. L’indirizzo del nuovo sito è www.seedmagazine.org. (L.Z.)
Unesco: il presidente Lula insignito del premio Felix Houphouët-Boigny per la ricerca della pace
◊ Il Premio “Félix Houphouët-Boigny per la ricerca della pace“ è stato consegnato martedì scorso al presidente brasiliano Lula da Silva, nel corso di una cerimonia presso la sede dell’Unesco, a Parigi. Il riconoscimento è stato attribuito al leader brasiliano “per la sua azione a favore della ricerca della pace, del dialogo, della democrazia, della giustizia sociale e dell’uguaglianza dei diritti, nonché per il suo rilevante contributo all’eliminazione della povertà e alla protezione dei diritti delle minoranze”. Il Premio – creato nel 1989 e assegnato ogni anno dall’Unesco – si propone di rendere omaggio a persone, organismi o istituzioni che abbiano significativamente contribuito alla promozione, ricerca e mantenimento della pace, nel rispetto della Carta delle Nazioni Unite e dell’Atto Costitutivo dell’Unesco. Presenti alla cerimonia numerosi capi di Stato o di Governo, tra cui il presidente senegalese Abdoulaye Wade, quello di Capo Verde Pedro Pires, il primo ministro portoghese José Socrates e l'ex presidente della Costa d'Avorio Henri Konan Bedié. (R.P.)
Molto positive le prime reazioni degli episcopati europei all’Enciclica “Caritas in veritate”
◊ Sono molto positive le prime reazioni degli episcopati europei alla nuova enciclica di Benedetto XVI, “Caritas in veritate” dedicata allo sviluppo integrale dell’uomo nella carità e nella verità. “Un contributo decisivo al dibattito attuale sulla globalizzazione e la giustizia”: così definisce il documento presentato martedì in Vaticano mons. Robert Zollitsch, presidente della Conferenza episcopale tedesca, secondo il quale – riferisce l’agenzia Sir - esso rappresenta un “passo significativo” che prosegue il cammino della Dottrina sociale cattolica, tenendo conto che l’obiettivo del Papa non è di fornire istruzioni di natura politica od economica. Si tratta invece, afferma l’arcivescovo di Friburgo, di “rivolgere nuovamente lo sguardo su una dimensione fondamentale, ma dimenticata dello sviluppo: uno sviluppo unitario, orientato ai principi di giustizia e bene comune, che sono espressione dell’amore nella verità”. Dello stesso tenore il giudizio dei vescovi belgi: “Il Papa – si legge in una nota - chiede una nuova riflessione sul senso dell’economia, delle sue finalità, una revisione etica del modello di sviluppo, e ricorda agli uomini che una economia mondializzata che si sviluppa al di fuori di valori morali, è destinata all’impasse. Senza cadere nel gioco della politica partigiana – sottolinea la nota – la Chiesa non aspira a servire il capitalismo selvaggio, non propone soluzioni tecniche e non vuole entrare nelle decisioni degli Stati, ma ha una missione di verità da compiere a favore di una società a misura d’uomo, della sua dignità. Non esiste sviluppo pieno e bene comune universale senza il bene spirituale e morale delle persone considerate nella loro integrità di anima e corpo”. Il card. André Vingt-Trois, arcivescovo di Parigi e presidente della Conferenza episcopale francese, parla di “un formidabile messaggio di speranza rivolto ai cattolici e a tutti gli uomini di buona volontà interessati a riflettere” sulle questioni suscitate dalla fede cristiana. Due, secondo il porporato, i “punti particolarmente significativi” del documento papale: l’affermazione per cui “nessun ambito dell’attività umana sfugge alla responsabilità morale” e “la riflessione sulla globalizzazione e il suo rapporto con lo sviluppo”. Anche i vescovi irlandesi salutano con soddisfazione la nuova enciclica del Santo Padre: “La Dottrina sociale della Chiesa – scrivono - deriva dalla dinamica dell’amore dato e ricevuto attraverso la nostra relazione con Dio e con il nostro prossimo”. Tra i punti cardine del documento, oltre alla sfida della globalizzazione, i vescovi irlandesi evidenziano “la difesa del Creato, il diritto al cibo, all’acqua e alla vita”. (L.Z.)
Iran: le autorità minacciano di “schiacciare” le nuove manifestazioni di protesta
◊ Mentre arrivano i pronunciamenti del G8 sull’Iran, “condanna” per la negazione dell’Olocausto da parte di Ahmadinejad e “seria preoccupazione” per le violenze post-elettorali, dalle autorità iraniane arrivano parole dure di avvertimento per chi a Teheran intendesse manifestare oggi. Il servizio di Fausta Speranza:
Le autorità di sicurezza iraniane “schiacceranno” chi dovesse cercare di dar vita a manifestazioni per commemorare il decimo odierno anniversario di una rivolta studentesca avvenuta nel 1999. Sono parole del governatore generale di Teheran, Morteza Tamaddon all'agenzia Irna. Da circa due settimane non si registrano in Iran manifestazioni di massa contro i risultati delle elezioni del 12 giugno, che hanno visto rieletto il presidente Ahmadinejad e che i suoi oppositori hanno contestato, denunciando brogli. Almeno 20 i manifestanti uccisi e oltre mille gli arrestati, secondo cifre delle autorità. E c’è da dire che un avvocato iraniano stretto collaboratore della dissidente attivista per i diritti umani Shirin Ebadi, Nobel per la Pace, è stato arrestato ieri, secondo quanto fa sapere un suo collega. Si chiama Dadkhah ed è membro fondatore del Circolo dei difensori dei diritti dell'uomo, diretto dalla Ebadi. Sul piano internazionale, si parla oggi dell’impegno della Russia in tema di nucleare iraniano. Mosca auspica che gli avvenimenti interni in Iran non distraggano dagli sforzi per risolvere il problema del dossier nucleare di Teheran e rilancia la necessità di coinvolgere l'Iran nella trattativa sulla base delle proposte avanzate dal sestetto di mediatori (i cinque membri permanenti del Consiglio di Sicurezza dell'Onu oltre alla Germania). È quanto ha dichiarato il viceministro degli Esteri Andrei Nesterenko. Infine, l'ambasciatore francese a Teheran, Bernard Poletti, ha incontrato oggi per la prima volta in carcere Clotilde Reiss, una francese di 23 anni arrestata il primo luglio scorso e accusata di spionaggio.
Attentato a 30 Km da Kabul: 25 morti, tra cui molti studenti
Sono almeno 25 persone, tra le quali molti studenti, le vittime di un attentato avvenuto stamattina all’esterno di una scuola nella provincia di Logar, a 30 chilometri a sud di Kabul. L’attacco kamikaze è stato rivendicato da un portavoce talebano, Zabihullah Mujahed, secondo il quale sedici kamikaze sarebbero già entrati nella capitale afghana per compiere un'ondata di attentati suicidi. La dichiarazione arriva a poche settimane dalle elezioni presidenziali e provinciali del 20 agosto. Ieri pomeriggio, otto poliziotti afghani sono stati uccisi e altri otto rapiti in uno scontro a fuoco con dei talebani nella provincia del Nuristan, al confine con il Pakistan.
Almeno 40 morti e 100 feriti in attentati in Iraq tra ieri pomeriggio e stamane
Doppio attentato in un affollato mercato del quartiere sciita di Sadr City, a Baghdad: 7 i morti e 25 i feriti. Il governatore della Banca centrale irachena Sinan al Shibibi è rimasto illeso invece in un altro attentato nella capitale. Solo ieri nella città di Tal Afar nella zona nord-occidentale dell’Iraq un attacco kamikaze ha causato la morte di almeno 34 persone. Altre due autobombe sono esplose nella vicina Mossul, provocando 14 morti e 33 feriti.
Il premier pakistano invita i profughi a rientrare nella zona calda del nord-ovest
Il primo ministro pachistano, Gilani, annuncia che a partire da lunedì i quasi due milioni di profughi fuggiti dai combattimenti dei mesi scorsi fra esercito e talebani nelle zone del nord-ovest del Pakistan, soprattutto dalla valle dello Swat, possono rientrare. Intanto c’è da riferire che è salito a 48 il numero delle vittime del raid statunitense avvenuto ieri su una località della regione tribale pachistana del Sud Waziristan, al confine con l’Afghanistan. Secondo fonti ufficiali i morti sarebbero tutti militanti ribelli e nell'offensiva congiunta delle truppe pachistane e americane sarebbe rimasto ferito anche uno dei leader degli insorgenti, Maulana Fazlullah, considerato l'architetto della ribellione nella valle di Swat, dove i talebani tentano di imporre la legge islamica.
Hu Jintao promette punizioni severe per i responsabili delle violenze nello Xinjiang
“I responsabili delle violenze nello Xinjiang devono essere severamente puniti secondo la legge". È la dichiarazione del presidente cinese Hu Jintao a margine della riunione di oggi con altri esponenti del Partito Comunista. Intanto nell’apparente normalità di Urumqi, la capitale della regione dello Xinjiang, poliziotti antisommossa e soldati dell’esercito cinese continuano a sorvegliare la zona che nei giorni scorsi è stata attraversata da sanguinosi scontri etnici. L'obiettivo delle forze armate è quello di riportare alla normalità le due comunità di Urumqi, unica città dello Xinjiang dove gli “uighuri” sono minoranza rispetto agli “han”. Da domenica la polizia ha arrestato 1.080 persone, tutte di etnia uighura.
Cina: arrestati a Shanghai quattro australiani del colosso minerario Rio Tinto
Un top manager australiano e altri tre addetti del colosso minerario Rio Tinto sono stati arrestati a Shanghai con l'accusa di spionaggio e di furto di segreti di Stato. Il governo dell'Australia ha chiesto accesso consolare urgente all'alto dirigente imprigionato, Stern Hu, ma Pechino non ha ancora accordato il permesso. Sulla vicenda si profila una crisi diplomatica fra Canberra e Pechino; si ipotizza che gli arresti siano dovuti al fallito tentativo della compagnia pubblica cinese dell'alluminio Chinalco di acquisire una partecipazione del 18% in Rio Tinto che ha invece deciso di abbandonare l'accordo a favore di una joint venture, la rivale Bhp Billiton. Il ministro degli Esteri australiano Stephen Smith ha riconosciuto che secondo gli accordi consolari con Pechino l'accesso può essere negato fino a venerdì, ma ha aggiunto di non essere sicuro che Hu venga trattato in maniera appropriata.
Bce: l’economia di Eurolandia tornerà a crescere entro la metà del 2010
L'economia di Eurolandia tornerà a registrare tassi di crescita positivi del Prodotto interno lordo “entro la metà del 2010”. Lo scrive la Banca centrale europea nel bollettino di luglio, spiegando, nelle previsioni, che ci sarà una “persistente debolezza” nel resto del 2009 e, dopo una “fase di stabilizzazione”, una successiva ripresa. Il taglio dei tassi Bce di oltre tre punti in soli sette mesi si sta trasmettendo sui prestiti a famiglie e imprese, e “dovrebbe seguitare a sostenere l'attività economica nel prossimo periodo”, scrive la Banca centrale europea. Inoltre, le misure straordinarie adottate dalla Banca centrale europea dovrebbero "rafforzare ulteriormente la posizione di liquidità" delle banche e “promuovere la normalizzazione” dei mercati monetari e l'offerta creditizia.
Formalmente confermato Barroso alla guida della Commissione Europea
I Ventisette hanno formalmente dato il loro sostegno a Josè Manuel Durao Barroso alla guida della Commissione Ue, per un secondo mandato. Lo hanno confermato fonti europee, spiegando che si è trattato di una conferma con procedura scritta dopo il sostegno politico dato dai leader europei durante il vertice di giugno.
Sanzioni per 24 milioni di euro per truffe all’UE da parte di agricoltori italiani
Sanzioni amministrative per 24 milioni di Euro sono state elevate dalla Guardia di finanza ad alcuni produttori agricoli per indebita percezione di finanziamenti comunitari del fondo europeo agricolo. Tramite la falsa dichiarazione del possesso di terreni coltivati, i produttori avevano fatto risultare superfici di terreno di “gran lunga superiori a quelle effettivamente possedute”. Inoltre, venivano dichiarate coltivazioni inesistenti di agrumeto, e per questo motivo beneficiari di aiuti finanziari. Le Fiamme gialle invece di trovare alberi pieni di arance e limoni, si sono trovati di fronte a terreni appartenenti a persone decedute o a spazi occupati da scuole, abitazioni e opere ferroviarie.
Virus sospetti infettano i computer del governo sudcoreano
Assalti informatici a siti web governativi della Corea del Sud, computer mandati in tilt da un virus che ha infettato anche quello dell’ufficio presidenziale di Lee Myung-bak. Il governo di Seul è in allerta e ha disposto misure di sicurezza eccezionali. Secondo informazioni filtrate dall'intelligence sudcoreana dietro ai cyber-crimini ci sarebbe la Corea del Nord. Il servizio di Mariella Pugliesi:
Si tratta di un virus a funzione programmata che ripete l’azione di disturbo dei computer per tre giorni nella stessa fascia oraria. Gli attacchi contro 11 siti sudcoreani, compresi quelli della presidenza della Repubblica e del Ministero della Difesa, sarebbero il risultato di hacker attivi dalla Corea del Nord. Il governo di Pyongyang è sospettato di aver formato una speciale equipe di esperti informatici per portare la “guerra digitale” contro i cosiddetti nemici del regime comunista. Seul ha disattivato l’accesso alla rete per i tutti computer infettati e ha chiesto agli Internet provider di filtrare il traffico sospetto. Secondo fonti dell’intelligence della Corea del Sud, nella rete degli assalti hacker ci sarebbero anche 11 siti americani. Il prossimo attacco è previsto domani alle ore 18:00 locali.
Il Nicaragua annuncia: spazio aereo interdetto al presidente de facto dell’Honduras
Il Nicaragua ha interdetto l'accesso al suo spazio aereo al velivolo del capo dello Stato de facto dell'Honduras, Roberto Micheletti. Il responsabile della Direzione dell'aviazione civile honduregna, Alfredo San Martin, spiega di aver ricevuto il rifiuto alla domanda presentata dall'Aeronautica dell'Honduras (Fah) per l'accesso dell'aereo presidenziale. “Il velivolo ha violato il nostro spazio aereo” il 28 giugno, si legge nella motivazione delle autorità del Nicaragua. Si tratta infatti dell'aereo con cui il presidente deposto Manuel Zelaya è stato espulso verso il Costa Rica dopo il golpe militare in Honduras. L'interdizione dello spazio aereo nicaraguese non dovrebbe creare problemi a Micheletti nel raggiungere il Costa Rica, dove oggi e domani sono in programma i colloqui sulla crisi politica honduregna organizzati dal presidente costarricense Oscar Arias.
La questione isole Curili tra Russia e Giappone
Mosca ritiene inaccettabile la recente decisione del parlamento giapponese di riconoscere le Curili meridionali come territorio storico giapponese. “Noi vediamo le richieste territoriali fatte dai giapponesi alla Russia come infondate, inaccettabili, non corrispondenti alla ricerca di soluzioni reciprocamente accettabili per firmare l'accordo di pace e fuori luogo”, ha dichiarato il portavoce del ministero degli Esteri russo Andrei Nesterenko, come riferiscono le agenzie. Mosca e Tokyo non hanno ancora firmato un accordo di pace dopo la Seconda guerra mondiale proprio per la disputa territoriale sulle isole dell'arcipelago delle Curili, alcune delle quali passate sotto il dominio russo. Al G8 è in programma un incontro bilaterale tra il leader del Cremlino e il premier giapponese. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza)
Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIII no. 190
E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.va/italiano.