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Sommario del 07/07/2009

Il Papa e la Santa Sede

  • In udienza dal Papa il primo ministro giapponese, Taro Aso. Crisi economica mondiale e impegno per l'Africa i temi del colloquio
  • Per una globalizzazione a misura dell’uomo: pubblicata l’Enciclica Caritas in veritate di Benedetto XVI sullo sviluppo umano integrale
  • La presentazione della Caritas in veritate. Il cardinale Martino: l’Enciclica offre una visione di incoraggiamento per affrontare la crisi
  • Il cardinale Sodano a Vilnius per il Millennio della Lituania: annunciate sempre il Vangelo all'Europa che spesso dimentica di averlo come radice
  • Il cardinale Tauran al Congresso interreligioso in Kazakhstan: un'umanità unita può trovare valori etici condivisi ed essere più solidale
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Al via domani all'Aquila il G8 sullo stato dell'economica mondiale. A Mosca, intanto, accordo Usa-Russia per la riduzione degli arsenali atomici
  • Grande folla ai funerali di Stato per le vittime di Viareggio. La riflessione di mons. Castellani: come il Papa chiedo sicurezza
  • Mons. Crociata: modestia e castità sono valori indifesi dai media, ma i soli che difendono la dignità del corpo umano
  • Chiesa e Società

  • Pakistan: appello della Chiesa per le violenze anticristiane nel Punjab
  • Filippine: per il missionario Angel Calvo gli attentati “vogliono ostacolare la pace”
  • Sri Lanka: l'arcidiocesi di Colombo promuove una giornata per le vedove
  • I missionari dell’Associazione “Pace per il Congo” in aiuto di migliaia di civili
  • Sudafrica: nuovi episodi di xenofobia contro gli immigrati e i rifugiati
  • Terra Santa: una giornata per dire “no” alla droga
  • Libano: i vescovi maroniti soddisfatti delle elezioni del 7 giugno
  • Colombia: l’episcopato disposto a collaborare alla liberazione dei sequestrati
  • Perù: la Chiesa interviene sul tema dell’uguaglianza delle religioni, in discussione in parlamento
  • Baghdad: all'Istituto di Scienze Religiose consegnati i diplomi ai nuovi catechisti
  • Cina: conclusa l’iniziativa “Cento giorni di lettura biblica”
  • India: le iniziative dei vescovi indiani di rito latino per l’Anno Sacerdotale
  • Visita nelle Filippine e Indonesia del preposito generale della Compagnia di Gesù
  • A New York un incontro tra ebrei ortodossi e cattolici
  • Belgio, 25.mo Colloquio europeo delle parrocchie
  • Abruzzo G8, inaugurata mostra con le opere recuperate dalle macerie
  • “Unicef People” a Napoli, primo Meeting nazionale dei volontari
  • 24 Ore nel Mondo

  • In Cina nuove manifestazioni dopo la strage di domenica. Imposto il coprifuoco nello Xinjiang
  • Il Papa e la Santa Sede



    In udienza dal Papa il primo ministro giapponese, Taro Aso. Crisi economica mondiale e impegno per l'Africa i temi del colloquio

    ◊   Lo stato della crisi economica mondiale e l’impegno del Giappone e della Santa Sede per l’Africa hanno caratterizzato questa mattina l’udienza che Benedetto XVI ha concesso al primo ministro nipponico, Taro Aso, giunto in Vaticano con la consorte e un seguito.

    Dopo il colloquio con il Papa, informa una nota ufficiale, il premier del Giappone si è intrattenuto con il cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, e con il segretario per i Rapporti con gli Stati, l’arcivescovo Dominique Mamberti. “Sul piano bilaterale - conclude la nota della Segreteria di Stato - si sono evocate le buone relazioni esistenti tra il Giappone e la Santa Sede, nonché l’intesa e la cooperazione tra la Chiesa e lo Stato”. (A cura di Alessandro De Carolis)

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    Per una globalizzazione a misura dell’uomo: pubblicata l’Enciclica Caritas in veritate di Benedetto XVI sullo sviluppo umano integrale

    ◊   “La Carità nella verità, di cui Gesù s’è fatto testimone” è “la principale forza propulsiva per il vero sviluppo di ogni persona e dell’umanità intera”: inizia, così, Caritas in veritate, Enciclica “sullo sviluppo umano integrale” indirizzata al mondo cattolico ma anche “a tutti gli uomini di buona volontà”, presentata stamani in Sala Stampa vaticana. Il Papa indica una nuova direzione per l’economia mondiale in vista di uno sviluppo che promuova la dignità della persona. Il servizio di Alessandro Gisotti:

    "Carità nella verità" è il principio guida per dare un nuovo volto alla globalizzazione. Benedetto XVI sottolinea che la Chiesa “non ha soluzioni tecniche da offrire”, ha però “una missione di verità da compiere” per “una società a misura dell’uomo”. Il primo capitolo dell’Enciclica è dedicato al Messaggio della Populorum Progressio di Paolo VI. Senza Dio, avverte, lo sviluppo viene negato, “disumanizzato” e, riprendendo l’Humanae Vitae, mette l’accento sui “forti legami esistenti tra etica della vita ed etica sociale”. “Le cause del sottosviluppo - constata - non sono primariamente di ordine materiale”. Sono innanzitutto nella volontà, nel pensiero e “nella mancanza di fraternità tra gli uomini e i popoli”. “La società sempre più globalizzata - rileva - ci rende vicini, ma non ci rende fratelli”. Bisogna allora mobilitarsi, affinché l’economia evolva “verso esiti pienamente umani”.

     
    Nel secondo capitolo di Caritas in veritate, il Papa entra nel vivo dello Sviluppo umano nel nostro tempo. Ed enumera alcune distorsioni dell’economia: un’attività finanziaria “per lo più speculativa”, flussi migratori “spesso solo provocati” e poi mal gestiti e, ancora, “lo sfruttamento sregolato delle risorse della terra”. Dinnanzi a tali problemi interconnessi, il Papa invoca “una nuova sintesi umanistica”. La crisi, è la sua esortazione, “ci obbliga a riprogettare il nostro cammino”. Lo sviluppo, constata il Papa, è oggi “policentrico”. “Cresce la ricchezza mondiale in termini assoluti, ma aumentano le disparità”. D’altronde, “gli aiuti internazionali sono stati spesso distolti dalle loro finalità, per irresponsabilità” di donatori e fruitori. Al contempo, denuncia il Pontefice, c’è “un utilizzo troppo rigido del diritto di proprietà intellettuale” da parte dei Paesi ricchi, “specialmente nel campo sanitario”.

     
    Benedetto XVI rivolge poi l’attenzione alla delocalizzazione di produzioni di basso costo. “Questi processi - è il suo monito - hanno comportato la riduzione delle reti di sicurezza sociale”, con “grave pericolo per i diritti dei lavoratori”. A ciò si aggiungono “i tagli alla spesa sociale, spesso anche promossi dalle istituzioni finanziarie internazionali”, e le limitazioni delle libertà sindacali. Ricorda perciò ai governanti che “il primo capitale” da valorizzare è “la persona nella sua integrità”. Sul piano culturale, si aprono nuove prospettive di dialogo, ma vi è anche un duplice pericolo: l’eclettismo culturale e “l’omologazione degli stili di vita”. Il Papa affronta, quindi, lo scandalo della fame. Manca, denuncia, “un assetto di istituzioni economiche in grado” di fronteggiare tale emergenza. Auspica il ricorso a “nuove frontiere” nelle tecniche di produzione agricola ed un’equa riforma agraria nei Paesi in via di sviluppo.

     
    Benedetto XVI tiene a sottolineare che il rispetto per la vita “non può in alcun modo essere disgiunto” dallo sviluppo dei popoli. In varie parti del mondo, avverte, perdurano pratiche di controllo demografico che “giungono a imporre anche l’aborto”. Inoltre, prosegue, vi è “il fondato sospetto che a volte gli stessi aiuti allo sviluppo vengano collegati” a “politiche sanitarie implicanti di fatto l’imposizione” del controllo delle nascite. Preoccupanti sono pure le “legislazioni che prevedono l’eutanasia”. Quando una società s’avvia verso la soppressione della vita, è il suo richiamo, “finisce per non trovare più” motivazioni ed energie “per adoperarsi a servizio del vero bene dell’uomo”. Altro aspetto legato allo sviluppo è la libertà religiosa. La promozione dell’ateismo da parte di molti Paesi, afferma, sottrae “risorse spirituali e umane” allo sviluppo dei popoli. Il Papa auspica, quindi, che le scelte economiche attuali continuino “a perseguire quale priorità l’obiettivo dell’accesso al lavoro” per tutti. Mette in guardia da un’economia “del breve e talvolta brevissimo termine”. E conclude sulla globalizzazione: “Senza la guida della carità nella verità” può creare nuove divisioni.

     
    Fraternità, Sviluppo economico e società civile è il tema del terzo capitolo dell’Enciclica, che si apre con un elogio dell’esperienza del dono. L’autonomia dalle “influenze di carattere morale - rileva il Papa - ha spinto l’uomo ad abusare dello strumento economico in modo persino distruttivo”. Lo sviluppo, “se vuole essere autenticamente umano”, deve invece “fare spazio al principio di gratuità”. Ciò vale in particolare per il mercato che, riafferma, “non può contare solo su se stesso” e non deve considerare i poveri un “fardello, bensì una risorsa”. Il mercato non deve diventare “luogo della sopraffazione del forte sul debole”. L’attuale crisi, aggiunge, mostra che i “tradizionali principi dell’etica sociale” - trasparenza, onestà e responsabilità - “non possono venire trascurati”. Al contempo, ricorda che l’economia non elimina il ruolo degli Stati ed ha bisogno di “leggi giuste” e incoraggia una “civilizzazione dell’economia” attraverso “forme economiche solidali”.

     
    La crisi attuale, annota, richiede anche dei “profondi cambiamenti” per l’impresa, la cui gestione “non può tenere conto degli interessi dei soli proprietari”. E offre una nuova valutazione del fenomeno globalizzazione, da non intendere solo come “processo socio-economico”. “Non dobbiamo esserne vittime - esorta - ma protagonisti”, guidati dalla carità e dalla verità”. Alla globalizzazione serve “un orientamento culturale personalista e comunitario, aperto alla trascendenza”. C’è, aggiunge, “la possibilità di una grande ridistribuzione della ricchezza”, ma la diffusione del benessere non va frenata “con progetti egoistici, protezionistici”.

     
    Nel quarto capitolo, l’Enciclica sviluppa il tema dello Sviluppo dei popoli, diritti e doveri, ambiente. Si nota, osserva il Papa, “la rivendicazione del diritto al superfluo” nelle società opulente, mentre mancano cibo e acqua in certe regioni sottosviluppate. “I diritti individuali svincolati da un quadro di doveri”, rileva, “impazziscono”. Diritti e doveri, precisa, rimandano ad un quadro etico. Governi e organismi internazionali non possono dimenticare “l’oggettività e l’indisponibilità” dei diritti. Al riguardo, si sofferma sulle “problematiche connesse con la crescita demografica”. E’ “scorretto”, afferma, “considerare l’aumento della popolazione come causa prima del sottosviluppo”. Riafferma che la sessualità non si può “ridurre a mero fatto edonistico e ludico”. Né si può regolare la sessualità con politiche materialistiche “di forzata pianificazione delle nascite”. Piuttosto, è la sua esortazione, gli Stati “sono chiamati a varare politiche che promuovano la centralità della famiglia”.

     
    “L’economia - ribadisce ancora Benedetto XVI - ha bisogno dell’etica per il suo corretto funzionamento; non di un’etica qualsiasi bensì di un’etica amica della persona”. Ciò vale anche “negli interventi per lo sviluppo” della cooperazione internazionale, che devono sempre coinvolgere i beneficiari. “Gli organismi internazionali - esorta il Papa - dovrebbero interrogarsi sulla reale efficacia dei loro apparati burocratici”, “spesso troppo costosi”. Capita a volte, constata, che “i poveri servano a mantenere in vita dispendiose organizzazioni burocratiche”. Di qui l’invito ad una “piena trasparenza” sui fondi ricevuti. Gli ultimi paragrafi del capitolo sono dedicati all’ambiente, dono di Dio da usare responsabilmente. In tale contesto, si sofferma sulle problematiche energetiche. “L’accaparramento delle risorse” da parte di Stati e gruppi di potere, denuncia il Pontefice, costituisce “un grave impedimento per lo sviluppo dei Paesi poveri”. La comunità internazionale deve perciò “trovare le strade istituzionali per disciplinare lo sfruttamento delle risorse non rinnovabili”. Le società industrializzate, aggiunge, “devono diminuire il proprio fabbisogno energetico”, mentre deve “avanzare la ricerca di energie alternative”. In fondo, esorta il Papa, “è necessario un effettivo cambiamento di mentalità che ci induca ad adottare nuovi stili di vita”.

     
    La collaborazione della famiglia umana è il cuore del quinto capitolo. La religione cristiana, è il monito del Pontefice, può contribuire allo sviluppo “solo se Dio trova un posto anche nella sfera pubblica”. Con “la negazione del diritto a professare pubblicamente la propria religione”, la politica “assume un volto opprimente e aggressivo”. E avverte: “Nel laicismo e nel fondamentalismo si perde la possibilità di un dialogo fecondo” tra fede e ragione. Fa quindi riferimento al principio di sussidiarietà, che offre un aiuto alla persona attraverso i corpi intermedi. La sussidiarietà, spiega, “è l’antidoto più efficace contro ogni forma di assistenzialismo paternalista”. Gli aiuti internazionali, infatti, “possono a volte mantenere un popolo in uno stato di dipendenza”, per questo, è il suo auspicio, vanno erogati coinvolgendo i soggetti della società civile. Quindi, esorta gli Stati ricchi a “destinare maggiori quote” del Pil per lo sviluppo, rispettando gli impegni presi. Il Papa condanna inoltre con forza il fenomeno perverso del turismo sessuale. “E’ doloroso constatare - osserva - che ciò si svolge spesso con l’avallo dei governi locali, con il silenzio di quelli da cui provengono i turisti e con la complicità di tanti operatori del settore”.

     
    Affronta così il fenomeno delle migrazioni. “Nessun Paese da solo - è il suo monito - può ritenersi in grado di far fronte ai problemi migratori”. Ogni migrante, soggiunge, “è una persona umana” che “possiede diritti che vanno rispettati da tutti e in ogni situazione”. Il Papa chiede che i lavoratori stranieri non siano considerati come una merce. Invoca un lavoro decente per tutti e invita i sindacati a volgere lo sguardo verso i lavoratori dei Paesi dove i diritti sociali vengono violati. La finanza, ripete, “dopo il suo cattivo utilizzo” torni ad essere uno strumento finalizzato allo sviluppo. Il Papa chiede inoltre “una regolamentazione del settore” per garantire i più deboli. L’ultimo paragrafo del capitolo lo dedica “all’urgenza della riforma” dell’Onu e “dell’architettura economica e finanziaria internazionale”. E’ necessaria “la presenza di una vera Autorità politica mondiale”, che si attenga “ai principi di sussidiarietà e di solidarietà” e goda di un “potere effettivo”. E conclude con l’appello ad istituire “un grado superiore di ordinamento internazionale” per governare la globalizzazione.

     
    Il sesto ed ultimo capitolo è incentrato sul tema dello Sviluppo dei popoli e la tecnica. Il Papa mette in guardia dalla “pretesa prometeica” secondo cui “l’umanità ritiene di potersi ricreare avvalendosi dei ‘prodigi’ della tecnologia”. La tecnica, è il suo monito, non può avere una “libertà assoluta”. Campo primario “della lotta culturale tra l’assolutismo della tecnicità e la responsabilità morale dell’uomo è oggi quello della bioetica”, spiega il Papa che aggiunge: “La ragione senza la fede è destinata a perdersi nell’illusione della propria onnipotenza”. La questione sociale diventa “questione antropologica”. La ricerca sugli embrioni, la clonazione, è il rammarico del Pontefice, “sono promosse dall’attuale cultura” che “crede di aver svelato ogni mistero”. Viene quindi ribadito che “lo sviluppo deve comprendere una crescita spirituale oltre che materiale”. Infine, l’esortazione di Benedetto XVI ad avere un “cuore nuovo” per “superare la visione materialistica degli avvenimenti umani”. E conclude l’Enciclica, sottolineando che lo sviluppo ha bisogno di “amore e di perdono, di rinuncia a se stessi, di accoglienza del prossimo, di giustizia e di pace”.

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    La presentazione della Caritas in veritate. Il cardinale Martino: l’Enciclica offre una visione di incoraggiamento per affrontare la crisi

    ◊   L’Enciclica è stata dunque presentata stamani in una Sala Stampa vaticana affollata da giornalisti di tutto il mondo, segno tangibile della grande attesa dei mass media per la pubblicazione della Caritas in veritate. La conferenza stampa, moderata da padre Federico Lombardi, ha visto gli interventi dei cardinali Renato Raffaele Martino e Paul Josef Cordes, presidenti rispettivamente del Pontificio Consiglio “Giustizia e Pace” e “Cor Unum”, di mons. Giampaolo Crepaldi, segretario di “Giustizia e Pace” e dell’economista dell’Università di Bologna, Stefano Zamagni. L’evento è stato seguito per noi da Alessandro Gisotti:

    E’ tempo di una nuova progettualità per governare il fenomeno della globalizzazione che valorizzi la persona umana: questo il messaggio emerso con forza dalla presentazione della Caritas in veritate. Il cardinale Renato Raffaele Martino ha sottolineato che per Benedetto XVI la crisi in atto chiede un ripensamento del modello economico cosiddetto “occidentale”. Una lettura in chiave fiduciosa:

     
    “Dall’Enciclica emerge una visione in positivo di incoraggiamento all’umanità perché possa trovare le risorse di verità e di volontà per superare le difficoltà”.

     
    Il presidente di “Giustizia e Pace” ha ribadito che Caritas in veritate si inserisce nella tradizione delle Encicliche sociali e riflette sui grandi cambiamenti avvenuti negli ultimi anni. Innanzitutto, si confronta con l’ideologia della tecnica e l’accentuazione dei fenomeni della globalizzazione. Quindi, con il ritorno alla ribalta sulla scena mondiale delle religioni e infine con il problema della governance internazionale. L’Enciclica, ha detto, riprende e attualizza la visione dello sviluppo umano integrale della Populorum Progressio attraverso tre prospettive: l’esigenza di un’armonia dei saperi, la necessità di un umanesimo aperto verso l’Assoluto e infine la fraternità per sconfiggere le cause di sottosviluppo. Caritas in veritate, ha commentato poi il cardinale Paul Josef Cordes “è una luce per la società” e per i cristiani che ribadisce la centralità dell’uomo. Ed ha precisato che “la Chiesa ispira ma non fa politica”:

     
    “Riprendendo la Populorum Progressio, l’Enciclica di oggi afferma chiaramente: 'La Chiesa non ha soluzioni tecniche da offrire e non pretende minimamente d’intromettersi nella politica degli Stati'. Questo implica a sua volta che la dottrina sociale della Chiesa non è una 'terza via', cioè un programma politico da realizzare per giungere ad una società perfetta”.

     
    La dottrina sociale della Chiesa, ha riaffermato, “è un elemento dell’evangelizzazione” e, d’altronde, “non si può restringere l’uomo al suo vivere sociale”. Nell’Enciclica, ha aggiunto, si evidenzia che non può esserci vero sviluppo senza Dio e che “non si può affrontare la questione sociale senza riferirsi alla questione etica”. Dal canto suo, mons. Giampaolo Crepaldi ha messo l’accento sulla dimensione della gratuità e del dono ed ha affermato che l’annuncio di Cristo è “il più grande aiuto che la Chiesa può dare allo sviluppo”. Per questo, ha proseguito, il cristianesimo “ha un proprio diritto di cittadinanza nell’ambito pubblico”. Quindi, ha spiegato che nella Caritas in veritate la “questione antropologica” diventa “questione sociale”:

     
    “La procreazione e la sessualità, l’aborto e l’eutanasia, le manipolazioni dell’identità umana e la selezione eugenetica sono valutati come problemi sociali di primaria importanza che, se gestiti secondo una logica di pura produzione, deturpano la sensibilità sociale, minano il senso della legge, corrodono la famiglia e rendono difficile l’accoglienza del debole”.

     
    Rispondendo alle domande dei giornalisti, il cardinale Martino ha parlato della riforma dell’Onu invocata dal Papa nell’Enciclica:
     
    “L’Enciclica non chiede un supergoverno, un governo mondiale, ecc... Le attuali organizzazioni dovrebbero avere questa autorità politica mondiale. Ecco perché il Papa sollecita la riforma delle Nazioni Unite”.

    Dal canto suo, il prof. Stefano Zamagni, parlando di società e mercato si è soffermato, in particolare, sul principio di fraternità quale fattore di un autentico sviluppo umano.

    La Caritas in veritate porta il copyright della Libreria Editrice Vaticana che ha curato le edizioni in lingua latina, inglese, francese, spagnola, tedesca, portoghese e polacca, per un totale di 50 mila esemplari. Il documento viene pubblicato in tutti i Paesi del mondo attraverso le Conferenze episcopali e gli editori nazionali. E’ possibile acquistare ogni copia al prezzo di tre euro. Per quanto concerne l’edizione in lingua italiana la Lev, servendosi della Tipografia Vaticana, ha preparato 500 mila copie in edizione economica (euro 2,00) e 30 mila copie in edizione cartonata (euro 8,50). La Libreria Editrice Vaticana ha poi autorizzato le riviste “Famiglia Cristiana” e “Tracce” a pubblicare una propria edizione. La stessa autorizzazione è stata data all’editore Cantagalli per un volume commentato da mons. Giampaolo Crepaldi, segretario del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace. E’ in preparazione anche una co-edizione Libreria Editrice Vaticana-AVE con commento di vari esperti. Il quotidiano “Avvenire” ed i settimanali diocesani sono stati autorizzati a pubblicare il testo dell’Enciclica nelle loro pagine ordinarie.

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    Il cardinale Sodano a Vilnius per il Millennio della Lituania: annunciate sempre il Vangelo all'Europa che spesso dimentica di averlo come radice

    ◊   “Cari amici lituani, conservate e rendete ancora più bello il volto cristiano della vostra Patria. In questo modo contribuirete al bene dell'Europa, che a volte è tentata di dimenticare la propria identità cristiana”. E’ una delle frasi conclusive dell’omelia che il cardinale Angelo Sodano, decano del collegio cardinalizio, ha pronunciato durante la Messa presieduta ieri, a nome di Benedetto XVI, nella Cattedrale di San Stanislao di Vilnius, in occasione delle solenni celebrazioni per il Millennio dell’evangelizzazione della Lituania. Da quel primo annuncio di San bruno, inviato nelle regioni del Baltico da Papa Giovanni XVIII, “il lievito del Vangelo - ha constatato il cardinale Sodano - ha cominciato a permeare la vita” dei lituani, portando a quell’“alto grado di cultura e di civiltà, che oggi costituiscono l'anima di tutta la nazione”.

    “Oggi siamo riuniti qui insieme per rendere grazie a Dio” per quanto avvenuto nella Lituania illuminata da Cristo, ha detto l’inviato del Papa, esortando i suoi abitanti a una “triplice Proclamazione”: la “testimonianza personale”, una “limpida predicazione del Vangelo”, le “opere di carità verso il prossimo”, nel quale “i cristiani vedono il volto di Cristo”. Possa la nostra predicazione missionaria, è stato l’auspicio del cardinale Sodano, “essere sempre accompagnata da opere di carità per l’assistenza dei bisognosi, per l'educazione dei nostri giovani e per quei molteplici lavori che contribuiscono alla costruzione della società”. “Maria – ha soggiunto il porporato - vi accompagni verso l'alba di un nuovo millennio cristiano, per il bene della vostra nazione e tutta l'Europa”. Quindi, l’augurio finale: in un continente che talvolta dimentica lo spirito delle sue origini, “la Lituania è chiamata a preservare e sviluppare la sua identità cristiana”. (A cura di Alessandro De Carolis)

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    Il cardinale Tauran al Congresso interreligioso in Kazakhstan: un'umanità unita può trovare valori etici condivisi ed essere più solidale

    ◊   “L’unità della famiglia umana è il fondamento ultimo di una solidarietà globale e la base della ricerca di valori etici comuni, che fortunatamente ai nostri giorni suscitano un interesse crescente”. Lo ha sottolineato il cardinale Jean-Louis Tauran, presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso, intervenuto alla terza edizione del Congresso dei leader delle religioni mondiali e tradizionali, che si è svolto in questi giorni ad Astana, in Kazakhstan. Il servizio di Alessandra De Gaetano:

    Individuare i valori etici e spirituali per un’etica universale, le possibili vie di dialogo e di cooperazione assieme alle prospettive di solidarietà, in particolare in tempo di crisi. Questi i temi sui quali si sono confrontati i rappresentanti delle maggiori confessioni religiose, insieme con delegati di Onu, Osce e Unesco, in occasione della terza edizione del Congresso dei leader delle religioni mondiali e tradizionali. Fondamentale per favorire il dialogo tra persone di diverse culture e religioni è - ha affermato il cardinale Jean-Louis Tauran, riportato dall'Osservatore Romano - la condivisione di un patrimonio morale comune, pur nel rispetto della diversità di tradizioni. Determinante in tal senso l'etica in grado di plasmare, ha aggiunto, la coscienza umana e sostenere i credenti nella scelta del bene, piuttosto che il male. Alla guida di una delegazione pontificia, il cardinale Tauran ha citato anche la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, definendola “una delle espressioni più alte della coscienza della storia moderna”, che ha contribuito a rendere gli uomini “consapevoli del patrimonio di valori inerenti alla famiglia umana e alla sua dignità”.

     
    I credenti si trovano quindi, secondo il porporato, nella posizione “di illuminare il prossimo insegnando che l’uomo è stato creato a immagine e somiglianza di Dio. Sono stati creati uguali. Hanno ricevuto dal Creatore diritti inalienabili tra cui quello di vivere, di essere liberi e di perseguire la felicità”. Il congresso di Astana, a decorrenza triennale, rappresenta un’iniziativa del presidente della Repubblica del Kazakhstan Nursultan A. Nazarbayev. Nel Paese asiatico, si legge in una nota, è stata elaborata in questi anni un'esclusiva piattaforma spirituale per il dialogo interreligioso. La necessità della riconciliazione tra le diverse fedi è stata riconosciuta da molte figure ecclesiastiche, che stanno adottando specifiche linee d'azione per raggiungere tale obiettivo”.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Speranza e realismo: in prima pagina, un editoriale del direttore sull'enciclica “Caritas in veritate”; all’interno l’introduzione del testo pontificio, un articolo di Francesco M. Valiante dal titolo “Un nuovo progetto di sviluppo globale” e un passaggio dell’omelia di Paolo VI - per il XV anniversario della sua incoronazione - in cui vengono sottolineati alcuni punti della “Populorum progressio” e dell’“Humanae vitae” ai quali la “Caritas in veritate” si richiama in modo esplicito e continuo. In allegato all'edizione di oggi, un volumetto con il testo italiano integrale dell’enciclica.

    In prima pagina, Luca M. Possati sui punti nodali del G8.

    Finisce l’era dell’antagonismo tra Washington e Mosca: in rilievo, nell’informazione internazionale, la missione di Obama in Russia.
     Francesco Citterich sulle presidenziali in Indonesia.

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    Oggi in Primo Piano



    Al via domani all'Aquila il G8 sullo stato dell'economica mondiale. A Mosca, intanto, accordo Usa-Russia per la riduzione degli arsenali atomici

    ◊   Prende il via domani a L’Aquila il vertice del G8, allargato ai Paesi delle principali economie emergenti. L’evento, cui parteciperanno i capi di Stato e di governo di decine di Stati, avrà una copertura mediatica a livello mondiale garantita dalla presenza di quasi quattromila giornalisti. Moltissimi i temi in discussione dall’economia mondiale all’ambiente, dallo sviluppo dei Paesi poveri alla lotta al terrorismo. Il servizio di Stefano Leszczynski:

    E’ tutto pronto oramai nella caserma della Guardia di Finanza di Coppito per ricevere decine di leader mondiali che giungeranno a L’Aquila per il summit del G8. Oltre ai Paesi membri (Canada, Federazione Russa, Francia, Germania, Giappone, Italia, Regno Unito, Stati Uniti e Unione Europea), la presidenza italiana ha invitato i leader dei principali Paesi delle economie emergenti, il cosiddetto gruppo del G5 (Brasile, Cina, India, Messico e Sudafrica). Sono presenti anche i Paesi membri del New Partnership for Africa’s Development (Nepad) i rappresentanti dell’Unione Africana, della Spagna, della Turchia e dei Paesi Bassi. Ai lavori prenderanno parte anche le principali organizzazioni internazionali.

     
    Tra i temi affrontati, figurano il rilancio della crescita economica mondiale e del commercio internazionale, le misure per ridurre l’impatto della crisi sulle popolazioni più svantaggiate, i cambiamenti climatici, lo sviluppo dei Paesi i più poveri con particolare attenzione all’Africa, la salute e la sicurezza alimentare, il terrorismo e la politica internazionale. Molti gli impegni che i leader mondiali dovranno mantenere soprattutto in relazione al finanziamento della cooperazione internazionale, indicato come insufficiente non solo dalla società civile, ma anche dalla Chiesa e dalle Nazioni Unite. Il tutto avverrà nell’ambito di un territorio gravemente colpito dal terremoto dello scorso aprile ed i cui abitanti vivono ancora in condizioni di grave disagio. A due mesi di distanza, intanto, la terra non ha smesso di tremare, tanto da spingere le autorità italiane a elaborare un piano di evacuazione dei partecipanti al summit in caso di forti scosse. Imponenti le misure di sicurezza schierate a tutela dei leader politici, anche per le manifestazioni di protesta che sono state annunciate a ridosso della zona del summit.

     
    Alla vigilia del G8, il presidente americano, Barack Obama, ha iniziato oggi la seconda giornata di visita a Mosca. Dopo l’importante vertice di ieri con il presidente russo Medvedev - che ha portato alla firma di un protocollo d’intesa per la riduzione degli arsenali atomici - Obama ha incontrato il primo ministro russo, Valdimir Putin. Due ore di colloquio definite “un successo” dai funzionari della Casa Bianca. Poi, il discorso alla New Economich School di Mosca, nel quale Obama ha invitato la Russia a superare l’approccio alla Guerra fredda e a collaborare per ridurre la proliferazione nucleare di Iran e Corea del Nord. Il presidente americano ha aperto, poi, per la prima volta alla possibilità di eliminare lo scudo antimissile, osteggiato aspramente da Mosca. Ma quale è il significato di questo vertice? Roberta Rizzo lo ha chiesto a Luigi Geninazzi, giornalista ed esperto di est europeo del quotidiano “Avvenire”:

    R. - E’ una svolta. Tutta la grande insistenza che è stata fatta sul "reset" - cioè sulla nuova partenza - ha questo significato. Negli ultimi due-tre anni, dopo il famoso discorso di Putin tenuto a Monaco e le ombre di Guerra fredda che aleggiavano sui rapporti transatlantici, certamente il clima è cambiato.

     
    D. - Gli Stati Uniti hanno anche teso la mano alla Russia, nel senso che Obama ha chiesto a Putin di collaborare per porre fine alla minaccia nucleare dell’Iran e della Corea del Nord, aprendo per la prima volta sulla possibilità di eliminare lo scudo antimissilistico…

     
    R. - Obama, su questo punto, si trova ad affrontare una difficile ed intricata eredità del presidente Bush: quella dello scudo spaziale. L’interesse dei Paesi del centro Europa - in particolare della Polonia - è quello di avere una forte difesa: su questo è stato siglato l’accordo, nell’agosto scorso, con gli Stati Uniti per la dislocazione di una base antimissilistica. C’è invece un problema più generale: quello di capire se veramente è possibile un’iniziativa così unilaterale per contrastare i nuovi Stati che si stanno dotando dell’arma atomica, prima di tutto Iran e Corea del Nord. Certamente, su questo la Russia ha ragione, un Paese come l’ex Unione Sovietica non può essere trascurata dentro questa strategia. Adesso, c’è questa difficile quadratura del cerchio per il leader della Casa Bianca: come arrivare ad un sostanziale compromesso con Mosca senza scontentare Varsavia e Praga, coi quali sono già stati siglati degli accordi.

     
    D. - Nonostante le aperture, Obama non ha nascosto poi le divergenze che ancora esistono: ad esempio, ha detto “va rispettata la sovranità di Ucraina e Georgia”…

     
    R. - Sì, anche se su questo punto non poteva dire altro. Poteva, forse, alzare un po’ più la voce, perché dopo la guerra della scorsa estate la Russia ha fatto un’annessione della Repubblica dell’Ossezia del Sud. Questo va contro la legalità internazionale. Tuttavia, sul punto Obama non ha insistito. Diciamo, quindi, che al di là del grande risultato, siamo ancora al “pour parler”: siamo ancora alle belle dichiarazioni, che sono sempre meglio del muro contro muro. Però i risultati non ci sono ancora e dovremo aspettare parecchio tempo.

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    Grande folla ai funerali di Stato per le vittime di Viareggio. La riflessione di mons. Castellani: come il Papa chiedo sicurezza

    ◊   Oltre 10 mila persone ai funerali, 1.500 davanti al maxischerno, in 30 mila in visita alla camera ardente. Sono i numeri che testimoniano la grande partecipazione collettiva che questa mattina e nei giorni scorsi ha unito la città di Viareggio attorno alle 22 vittime del tragico incidente ferroviario del 29 giugno scorso e attorno ai loro familiari. All’interno dello Stadio dei Pini, e davanti al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, e alle massime cariche dello Stato, l’arcivescovo di Lucca, mons. Italo Castellani, ha celebrato oggi le esequie per 15 delle 22 persone perite nella deflagrazione dell’incidente, chiedendo - sulla scorta delle parole del Papa di domenica scorsa all’Angelus - una maggiore sicurezza per il territorio. Poco prima della Messa, Luca Collodi ha contattato telefonicamente mons. Castellani chiedendogli con quali sentimenti si apprestava al rito funebre:

    R. - Nella mia riflessione, intanto, parto dalla realtà, perché io stesso ieri sera ho visitato la camera ardente, ho pregato di fronte a ogni salma e così ho potuto confortare, come ho fatto nei giorni precedenti, i familiari. Con loro abbiamo negli occhi l’immagine della tragedia che ha travolto storie di famiglie, le loro speranze, i loro progetti. Oggi, io credo che dobbiamo rivedere tutto da credenti alla luce della Risurrezione. Mentre ci interroghiamo sui perché di questa tragedia si tratta di ricostruire un percorso di senso e di verità - e questo mi sembra un segno bello, cristiano - perché in particolare ai nostri fratelli morti, ai feriti, a tutta la città di Viareggio che sta soffrendo sia riconsegnato un senso. E’ un po’ il percorso che partendo da quel fuoco che ha divorato vite e storie riconduce ad un altro Fuoco, quello che questa liturgia testimonia: quello dell’amore di Dio e della sua scelta di stare accanto ad ogni uomo sempre e dovunque, che ci accompagna dal fuoco che sfigura al Fuoco che trasfigura. Al centro dello stadio ho voluto il Crocifisso, un Crocifisso molto venerato nel viareggino - ma che rinvia al Volto Santo di Lucca, venerato dalla nostra cattedrale - perché guardando il Crocifisso, l’Uomo dei dolori, possiamo davvero tutti riscoprire che è Lui ha già accolto tutte le nostre tragedie e in Lui c’è stata la risposta di vita attraverso la sua Risurrezione.

     
    D. - Mons Castellani, qualcuno si può chiedere se queste tragedie l’uomo possa evitarle con la sua intelligenza, con la sua positività, col rapporto tra la sua fede e la sua ragione, il suo raziocinio…

     
    R. - Io direi, a proposito, che i treni come tanti altri mezzi di trasporto, vanno sempre più custoditi. A me sembra importante già quanto ha detto il Papa domenica all’Angelus: “Auspico che simili incidenti non abbiano a ripetersi e sia garantita a tutti la sicurezza sul lavoro e nello svolgimento della vita quotidiana”. Io aggiungo a queste espressioni, che sono molto chiare, che è necessario convertire gli stili di vita personali, privati, ma anche collettivi, per poter garantire a tutti una serena convivenza, evitando poi tutti i rischi che la vita quotidiana porta con sé.

     
    D. - Viareggio, la Versilia, come stanno assorbendo queste tragedie?

     
    R. - Direi, fin dal primo momento, con compostezza. Può sembrare un’espressione fatta, ma è vero. Soprattutto, ha reagito con un’accoglienza e una solidarietà che è congenita al popolo viareggino e io voglio auspicare che questo diventi in seguito un segno e un frutto per la vita quotidiana.

     
    D. - Possiamo dire che anche la Chiesa lucchese è stata in prima linea per aiutare chi è stato colpito…

     
    R. - Sì, ora ci stiamo dando da fare insieme al Comune per quella quarantina di abitazioni che saranno necessarie per coloro che sono rimasti senza casa. Anche l’appartamento del vescovo a Viareggio - quello che utilizza andando e venendo da Lucca a Viareggio - abbiamo deciso di metterlo a disposizione di una famiglia con bambini o anziani che ne ha bisogno. Lo facciamo come segno di Chiesa, con umiltà, però con grande generosità, soprattutto dei miei sacerdoti.

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    Mons. Crociata: modestia e castità sono valori indifesi dai media, ma i soli che difendono la dignità del corpo umano

    ◊   L’esempio di Santa Maria Goretti non è “fuori moda” ma manifesta, al contrario, la necessità di riscoprire “parole desuete, come purezza, castità, verginità, che oggi paradossalmente ci fanno arrossire”. Lo ha affermato ieri il segretario generale della Conferenza episcopale italiana (Cei), mons. Mariano Crociata, celebrando la memoria della martire a Le Ferriere, in provincia di Latina. “Assistiamo - ha anche detto - ad uno sfoggio di un libertinaggio irresponsabile: nessuno deve pensare che in questo campo non ci sia gravità di comportamenti o che si tratti di affari privati”. Concetti che mons. Crociata riprende in questa intervista di Paolo Ondarza:

    R. - Delle cose di cui tradizionalmente ci si vergognava o di cui si aveva pudore di parlare, oggi quasi ci se ne fa vanto. E, al contrario, si ha quasi vergogna di parlare di modestia, di castità, perché sembrano cose fuori dal mondo. Questo appare - nella presentazione che ne fa certa stampa - come un dato acquisito e condiviso da tutti. Non bisogna lasciarsi impressionare e invece bisogna perseguire il bene della persona, perché ritorni un giusto equilibrio nella valutazione del valore, della dignità del corpo, della sessualità.

     
    D. - Secondo lei, è ancora popolare una figura come quella di Maria Goretti o di altri Santi che hanno vissuto la castità?

     
    R. - In realtà, queste figure non sono mai state di moda, perché l’istinto ad assecondare la sessualità disordinata è un istinto nell’esperienza dell’uomo di tutte le epoche. In questo senso, è un’inattualità permanente questa forma di santità e di testimonianza, come la santità in genere: un modello di umanità compiuta secondo un disegno che non è nell’assecondare quello che uno semplicemente sente dire, ma nel dare ordine alla propria vita secondo un progetto e una visione, secondo la Parola di Dio.

     
    D. - Lei ha detto “il libertinaggio non è un fatto privato”. Eppure, spesso è ostentato da personaggi famosi e quasi incoraggiato da certi mezzi di comunicazione di massa...

     
    R. - Bisogna dire che è responsabilità degli educatori, dei genitori, di coloro che hanno un ruolo pubblico. I mezzi di comunicazione, le istituzioni devono sentire la responsabilità nei confronti di una proposta di valori che aiuti la vita buona e non che la distrugga. Sono in gioco beni fondamentali: è in gioco il bene fondamentale della persona in tutta la sua interezza.

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    Chiesa e Società



    Pakistan: appello della Chiesa per le violenze anticristiane nel Punjab

    ◊   Nuove violenze di gruppi islamici contro i cristiani in Punjab preoccupano le Chiese cristiane in Pakistan. Nell’ultimo grave episodio, del 30 giugno scorso, una folla di 600 musulmani inferociti ha attaccato oltre cento abitazioni cristiane a Bahmani, un villaggio del distretto di Kasur, nella provincia del Punjab. Secondo quanto comunica all’agenzia Fides la Commissione “Giustizia e Pace”, della Conferenza episcopale del Pakistan, gli attacchi hanno devastato le case dei cristiani e le loro proprietà, che sono state saccheggiate o distrutte. In conseguenza delle violenze, oltre 110 famiglie cristiane - in tutto 700 persone - sono state costrette alla fuga e vivono da sfollate nelle aree limitrofe. I religiosi islamici della moschea locale hanno incitato alla violenza gli abitanti musulmani del villaggio, invitandoli a “dare una lezione” ai cristiani, accusandoli di “blasfemia”. Una delegazione della Commissione “Giustizia e Pace”, guidata da padre Emmanuel Yousaf Mani, ha visitato la zona e constatato gli ingenti danni. Ha dunque rivolto un appello al governo perché possa risarcire i cittadini cristiani danneggiati, investigare sull’episodio e condannare i colpevoli . La Commissione ha ribadito al governo la richiesta di tutela e protezione delle minoranze religiose, che non possono essere terrorizzate, minacciate e assalite senza che lo Stato intervenga. Inoltre la Commissione ha riportato all’attenzione dell’opinione pubblica la controversa legge sulla blasfemia, che viene spesso strumentalizzata per colpire le minoranze religiose non musulmane. Le autorità civili del Punjab hanno riconosciuto la gravità degli incidenti e annunciato una compensazione per le vittime. Anche Shahbaz Bhatti, Ministro Federale per gli Affari delle Minoranze, ha visitato l’area e promesso interventi governativi per la ricostruzione delle case distrutte. Un Comitato congiunto islamo-cristiano, formato da alcuni leader locali, ha sottolineato che l’Islam non ammette crudeltà e violenze verso altre comunità religiose e sta cercando di rappacificare le due comunità. (R.P.)

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    Filippine: per il missionario Angel Calvo gli attentati “vogliono ostacolare la pace”

    ◊   “Qualcuno che ha interesse ad aggravare la situazione di sicurezza, accrescere la paura ed ostacolare la pace” Ad affermarlo è il padre missionario Angel Calvo. Ancora non hanno un nome infatti gli autori degli attentati dinamitardi di questi ultimi giorni nel sud delle Filippine e che hanno provocato almeno undici morti (cinque domenica e sei oggi) oltre ad una decina di feriti. “Si può pensare a elementi deviati dell’esercito, non necessariamente ancora in servizio ma potenti, che non vogliono la pace con i ribelli; ma anche ai vari gruppi guerriglieri, in guerra da decenni, - continua il missionario clarettiano intervistato dall’agenzia Misna - e nondimeno la mano potrebbe essere stata quella dei tanti gruppi armati senza padrone pronti a mettersi al soldo della criminalità comune o di amministratori e imprenditori con forti interessi da difendere”. Calvo è Presidente del “Movimento interreligioso per la pace” che riunisce organizzazioni cristiane e musulmane, inoltre è a capo dell’associazione cristiano-musulmana “Nagbilaab” (solidarietà) a Jolo, sull’omonima isola a pochi chilometri da Zamboanga, dove è avvenuto l’episodio più grave, con una bomba esplosa a 100 metri da una chiesa che ha provocato sei vittime. “A Jolo c’è un forte senso di allarme ma non crediamo ci siano elementi concreti per avallare l’ipotesi di aggressioni dirette contro la Chiesa” aggiunge il missionario, che vive da 34 anni nelle Filippine. Il Presidente del “Movimento interreligioso per la pace” prosegue amareggiato: “C’è una tale proliferazione di armi nella regione che chiunque può procurarsi un fucile o dell’esplosivo per costruire delle bombe” e sugli attentati conclude dicendo: “Sinceramente dubito che si arriverà mai a sapere chi sia stato veramente e perché”. (A.V.)

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    Sri Lanka: l'arcidiocesi di Colombo promuove una giornata per le vedove

    ◊   Sono almeno 40mila le donne che hanno perso il proprio marito nel trentennale conflitto tra esercito e guerriglieri ribelli, vedove a cui vanno aggiunte anche le donne che hanno perso il consorte sul luogo di lavoro, per malattie mai curate a causa della povertà o per una vita di stenti. Pensando a questa realtà, padre Julian Patrick Perera, direttore dell’apostolato per la famiglia dell'arcidiocesi di Colombo, ha promosso “Il giorno per le vedove”, svoltosi il 4 luglio scorso, presso il Centro Paolo VI della capitale dello Sri Lanka ed a cui sono stati invitati anche i vedovi di ogni età e ceto sociale, che padre Perera ha voluto incontrare “per aiutarli a comprendere e ad affrontare il dolore, per sostenerli e dir loro di non avere paura”. In molti casi, soprattutto per le donne, - rende noto AsiaNews - la scomparsa del marito corrisponde alla perdita del sostegno economico necessario per vivere. Le vedove sono molto esposte alla povertà a cui spesso seguono l’abbandono, la malattia e l’esclusione sociale. Padre Perera vuole promuovere mensilmente quest’incontri ed estendere l’invito a quante più persone possibile superando anche l’ostacolo dei costi del viaggio per chi vive lontano da Colombo. “Voglio che capiscano che non sono soli al mondo - afferma il sacerdote - e che hanno un compito, perché Dio si attende da loro grandi cose per il bene di tutti. Camminando insieme possiamo contribuire a rendere almeno l'arcidiocesi di Colombo - e tutta la nostra società - un posto di pace, preghiera, attenzione, comprensione e unità”. Felici dell’iniziativa le persone che vi hanno preso parte, come ad esempio Princy Fernando, 56enne che ha perso il marito 14 anni fa: “Sono stata davvero contenta – racconta la donna - di leggere l’annuncio de ‘ll giorno per le vedove’ sul settimanale cattolico Ganartha Pradeepaya. È un nuovo approccio nella Chiesa”. Per lei l’iniziativa è un tentativo “di dare a vedove e vedovi un valore ed un posto nella società”. Katana D.A. Jayakody, preside in pensione e padre di cinque figli ormai sposati, ha perso la moglie da tre mesi e dice che “nessuno può alleviare il dolore della scomparsa di chi ami”. Anche per lui l’iniziativa ha però un significato molto importante perché “nella mia parrocchia – spiega - a Kandawala ci sono circa 100 vedove, molte delle quali anziane, che vivono in una situazione di totale povertà e solitudine”. La giornata è quindi l’occasione “per rispondere anche ai loro bisogni economici oltre che spirituali”. (A.V.)

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    I missionari dell’Associazione “Pace per il Congo” in aiuto di migliaia di civili

    ◊   Secondo quanto riporta l’associazione dei missionari “Pace per il Congo”, che cita l’associazione umanitaria Cluster Santé, a Bukavu, capoluogo della provincia del Sud-Kivu, durante il primo trimestre 2009, sono stati segnalati 3.424 casi di violenze sessuali, di cui 1.335 sono stati trattati in strutture sanitarie. Nel nord e sud Kivu – dà notizia l’agenzia Fides - le forze armate congolesi insieme all’esercito rwandese, con l’appoggio dei “Caschi Blu” della Missione delle Nazioni Unite in Congo (MONUC), stanno conducendo una serie di operazioni militari contro le FLDR (Democratic Liberation Forces of Rwanda), che rispondono con azioni di rappresaglia contro i civili. Secondo “Pace per il Congo”, per superare questo ciclo infernale di violenze, occorre smettere di colpevolizzare il popolo hutu in generale e i rifugiati hutu rwandesi nella Repubblica Democratica del Congo. Si rivela necessario inoltre operare una chiara distinzione fra civili e gruppo armato, fra rifugiati hutu rwandesi in generale e quel gruppo più ristretto di persone ricercate dalla giustizia rwandese e internazionale per la loro implicazione nel genocidio rwandese del 1994. Un secondo passo potrebbe essere quello di convincere le FDLR a disarmarsi e accettare la delocalizzazione in altre zone della Repubblica Democratica del Congo indicate dal Governo e dalla comunità internazionale, che dovrebbero assicurare assistenza e sicurezza, concedendo loro lo statuto di rifugiati. Anche in tale situazione di diaspora, i membri delle FDLR avrebbero sempre la possibilità di impegnarsi, con mezzi non violenti, per un cambio politico della realtà rwandese che, in futuro, potrebbe permettere un loro ritorno pacifico in patria. Al momento dall’est della Repubblica Democratica del Congo continuano a giungere notizie delle sofferenze delle popolazioni locali causati dalle violenze armate. Il Comitato di coordinamento degli Affari Umanitari delle Nazioni Unite (OCHA), ha reso noto che dall'inizio del 2009, 800mila persone, 350mila nel Nord-Kivu e 450mila nel Sud-Kivu sono state costrette ad abbandonare le loro case e i loro villaggi. Si contano attacchi e violenze perpetrate contro la popolazione civile sia dalle stesse FDLR, sia dai militari delle Forze Armate Congolesi (FARDC). Secondo l’OCHA, il mancato pagamento dei salari dei militari da parte dello Stato costringerà i soldati delle forze armate congolesi a continuare le estorsioni contro le popolazioni civili, per poter provvedere ai bisogni delle loro famiglie. (A.V.)

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    Sudafrica: nuovi episodi di xenofobia contro gli immigrati e i rifugiati

    ◊   Lettere di minaccia, intolleranza, arresti, sono gli episodi di xenofobia che ogni giorno le comunità d’immigrati e i rifugiati per lo più somali e dello Zimbabwe, subiscono in Sudafrica. A Città del Capo, precisa l’Agenzia Fides, sono i piccoli commerciati somali sfuggiti alla guerra civile a essere vittima delle azioni spesso intimidatorie; lettere di minaccia, scritte dai commerciati del posto, davano ai migranti pochi giorni di tempo per chiudere le attività e andarsene. L’associazione dei somali in Sudafrica ha denunciato il clima d’impunità che protegge gli autori di crimini xenofobi. Diversi gruppi per la difesa dei diritti umani in Sudafrica hanno criticato l'arresto, lo scorso fine settimana, di oltre 300 persone, soprattutto esuli dello Zimbabwe, che si erano rifugiati nella Central Methodist Church di Johannesburg. La polizia ha fatto irruzione nella Chiesa nelle prime ore di sabato scorso, in seguito ai numerosi reclami da parte di negozianti della zona i quali denunciavano casi di “vagabondaggio”. Le persone arrestate sono 344 tra cui molte donne, bambini e persone gravemente malate. Vittime dell’intolleranza quindi anche la Chiesa, un rifugio sicuro per circa 4mila esuli che dopo l’abbandono delle proprie case si spostano in cerca di sicurezza e di opportunità di lavoro in Sudafrica. Sono le comunità cristiane, tra cui quella cattolica, a offrire alla maggior parte degli esuli dello Zimbabwe cibo e cure mediche. (M.P)

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    Terra Santa: una giornata per dire “no” alla droga

    ◊   “Droga: no, grazie”: è stato questo lo slogan della Giornata organizzata di recente in Terra Santa dalla Caritas di Gerusalemme, che ha coinvolto e sensibilizzato giovani israeliani e palestinesi. A gestire direttamente la campagna è stato il “Centro di consulenza della Città Vecchia”, sito a Gerusalemme Est, che ha tenuto seminari rivolti a giovani educatori, genitori, associazioni, per contrastare la diffusione della droga a Gerusalemme e in Cisgiordania. La campagna è stata organizzata sulla scia della Giornata Internazionale contro l’abuso della droga, fissata dalla comunità internazionale il 26 giugno. Tutti sono stati responsabilizzati a ricoprire un ruolo attivo nel contrastare la diffusione e l’uso delle droghe, nei diversi luoghi: in famiglia, a scuola, nelle piazze, nelle associazioni e nella parrocchie. “La vita è bella senza la droga”, hanno testimoniato ex tossicodipendenti e numerosi giovani, percorrendo le vie della città. Secondo la Caritas, - riferisce l'agenzia Fides - il fenomeno della droga è in crescita in Terra Santa e occorre compiere dei passi per fermarlo, sia nella società palestinese che in quella israeliana. Le agenzie educative, le Ong, gli istituti di istruzione, i mass-media hanno il dovere di focalizzare l’attenzione sui giovani e di aumentare la loro consapevolezza sui gravi danni che causa il consumo di sostanze stupefacenti. Tutti hanno il compito di vigilare e di partecipare a programmi di prevenzione e di avvisare sui pericoli legati all’uso di droghe. A conclusione della Giornata, alcuni giovani hanno messo in scena una performance teatrale titolata “C’è ancora speranza”, rivolta in particolare alle centinaia di giovani tossicodipendenti che fanno fatica a uscire dal tunnel della droga. Non esistono stime precise sul problema della tossicodipendenza in Terra Santa: le ultime ricerche risalgono al 2001, ed è piuttosto difficile che le famiglie ammettano di avere tra i familiari un tossicodipendente. Molte Ong si sono però rese conto che la droga prospera a Gerusalemme Est e coinvolge un numero crescente di giovani. I palestinesi sotto i 18 anni sono circa il 50% della popolazione e la droga diventa un mezzo per indebolire la società e privarla delle prospettive per il futuro o dei desideri di pace e libertà. (R.P.)

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    Libano: i vescovi maroniti soddisfatti delle elezioni del 7 giugno

    ◊   “Una pietra miliare nel cammino verso la democrazia più completa”, sono le parole di soddisfazione dei vescovi maroniti per “il corretto svolgimento” delle elezioni del 7 giugno in Libano. Il messaggio è riportato nella dichiarazione finale, diffusa oggi dal Sir, in riferimento all’incontro mensile dei presuli avvenuto il primo luglio a Bkerké, e presieduto dal patriarca cardinale Nasrallah-Pierre Sfeir. Il comunicato dei vescovi maroniti auspica anche “l'accordo delle volontà che permetterebbe al Primo Ministro designato Saad Hariri di formare un governo in grado di condurre gli affari pubblici, con saggezza e fermezza, per far uscire il Libano dallo scontro politico e frenare una crisi economica soffocante”. All’interno della dichiarazione i vescovi maroniti, nello spirito dell’Anno Paolino appena concluso, invitano tutte le diocesi, le parrocchie, gli ordini religiosi a promuovere iniziative volte ad approfondire la vocazione e la missione sacerdotale. (M.P.)

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    Colombia: l’episcopato disposto a collaborare alla liberazione dei sequestrati

    ◊   Riguardo alla drammatica questione delle persone, colombiane e non, sequestrate dalla guerriglia delle Forze armate rivoluzionarie di Colombia (Farc), il presidente della Conferenza episcopale mons. Mons. Rubén Salazar Gómez, ha ribadito ieri - in apertura della plenaria dei vescovi che si occuperà del tema della vita - che la Chiesa offrirà la totale disponibilità a collaborare per raggiungere la loro liberazione. “La nostra, ha precisato l’arcivescovo di Barranquilla, è una disponibilità totale a partecipare in tutto ciò che sia possibile e anche conveniente a questo scopo umanitario”. Ricordando che la Chiesa da sempre ha chiesto in ogni forma la liberazione degli ostaggi nelle mani delle Farc e di altri gruppi armati. Il presule ha ricordato: “E’ una richiesta che facciamo ancora una volta con il cuore. Occorre liberare tutti il più presto possibile e dunque entrare in un vero processo di dialogo per raggiungere la pace”. Il vescovo di Cúcuta, mons. Jaime Prieto Amaya, da parte sua ha commentato che dopo le mediazioni o facilitazioni ciò che più preme in questo momento è un faccia a faccia con i gruppi armati, per accelerare la fine di un conflitto che va risolto. “Ormai non si tratta più di proposte. La questione principale è una sola: come porre fine a questo conflitto subito”. Mons. Prieto Amaya, ha osservato che “non è possibile la continuazione di questo conflitto che sparge tanto sangue di fratelli colombiani e perciò non è il caso di parlare di apertura ai dialoghi; oggi invece occorre entrare subito in un progetto di accordo affinché ciascuno esponga i suoi punti di vista e poi si passi alla concertazione di accordi concreti e specifici”. Intanto l’arcivescovo di Bogotà, il cardinale Pedro Rubiano Sáenz, insistendo sulla disponibilità della Chiesa ad ogni tipo di collaborazione, ha affermato che “l’intero Paese aspetta con ansia la liberazione degli ostaggi e lo spera da molto tempo. - ha aggiunto - Un gesto di questo tipo potrebbe aprire un cammino verso la pace”. Infine, l’arcivescovo di Tunja, mons. Luis Augusto Castro Quiroga, ha giudicato un’espressione di fiducia delle Farc verso la Chiesa cattolica quando giorni fa hanno detto di volere la presenza di alcuni vescovi e del Comitato internazionale della Croce Rossa nel momento in cui saranno liberati due membri dell’esercito colombiano sotto sequestro da molto tempo. (A cura di Luis Badilla)

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    Perù: la Chiesa interviene sul tema dell’uguaglianza delle religioni, in discussione in parlamento

    ◊   Da alcune settimane presso la Commissione costituzione e regolamenti del Congresso peruviano, si discute sulla nuova “Legge per la libertà e l’uguaglianza religiosa”. In merito a questo dibattito, giorni fa, con una Nota ufficiale è intervenuto mons. Héctor Miguel Cabrejos Vidarte, arcivescovo di Trujillo e Presidente della Conferenza episcopale del Perù che ricorda che è stata proprio la Chiesa cattolica, a proporre che la libertà religiosa fosse garantita nel testo costituzionale come accadde con la Carta magna nel 1979. L’articolo 2 sancisce “che nessuno può subire discriminazioni per motivi religiosi” e l’articolo 3 indica che “tutte le persone hanno diritto alla libertà religiosa, sia in modo individuale sia in forma associata così come al libero e pubblico esercizio” del proprio Credo “nella misura in cui non offenda la morale o sia contrario all’ordine pubblico”. Inoltre, nell’articolo 50 si stabilisce che lo Stato peruviano è aconfessionale e nel rispetto dell’autonomia ed indipendenza collabora con la Chiesa cattolica così come con altre confessioni religiose. Tuttavia, osserva mons. Héctor Miguel Cabrejos Vidarte, l’uso della parola “uguali” nell’ambito religioso non può ignorare che “non tutte le religioni sono uguali” e con ciò ovviamente “non vogliamo sminuirne nessuna, bensì constatare oggettivamente la natura di ogni religione”. “Sono importanti le radici sociali di una fede confessata”, aggiunge il Presidente dell’episcopato, che spiega: “La Chiesa cattolica ha più di 2mila anni e nel Perù è fuori dubbio la sua partecipazione storica, culturale e morale nella società attuale, ciò la differenzia necessariamente nella sua relazione con lo Stato rispetto ai rapporti che esso stabilisce con altre confessioni. Va ricordato anche che nel tessere relazioni dello Stato con altre fedi religiose, occorre considerare la stabilità giuridica di ciascuna e la grande diversità delle stesse”. Il Presidente dell’Episcopato osserva che tra lo Stato peruviano e la Chiesa cattolica esiste un Concordato che secondo il diritto internazionale è vincolante per le parti e lamenta che in questa specifica materia sull’uguaglianza delle religioni, la conferenza episcopale non sia stata mai consultata. Si tratta, rileva, di un’omissione alla quale va posto rimedio subito poiché è una materia che riguarda i diritti individuali dei cittadini cattolici che in Perù sono la stragrande maggioranza. L’arcivescovo Cabrejos Vidarte manifesta d’altra parte le sue perplessità di fronte al fatto che dei 16 membri della Commissione abbiano votato soltanto 6 e si domanda, senza voler interferire in questioni proprie del Parlamento, come mai si ha tanta urgenza e celerità nel trattare questioni di questo tipo in un momento in cui il Paese affronta altri angoscianti e gravi problemi? “Faccio un appello alla serenità e saggezza - conclude il Presidente dell’episcopato - affinché in Parlamento siano affrontati le questioni urgenti come esige la società peruviana”. (L.B.)

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    Baghdad: all'Istituto di Scienze Religiose consegnati i diplomi ai nuovi catechisti

    ◊   È terminato l’anno scolastico dell’Istituto di Scienze Religiose a Baghdad e come ogni anno, cinque studenti hanno ricevuto i diplomi di fine corso di studio. L’Osservatore Romano ricorda le personalità presenti alla cerimonia: il nunzio apostolico in Giordania e Iraq, l’arcivescovo Francis Assisi Chullikat, il vescovo ausiliare di Baghdad dei Caldei, monsignor Andraous Abouna, il direttore dell’Istituto di Scienze Religiose, padre Sa’ad Sirop Saka, monsignor Jacques Isaac, rettore del Babel College e il vice rettore padre Saele Saka. Il rettore del Babel College, unica facoltà cristiana di studi teologici in Iraq e affiliata all’Istituto di Scienze Religiose, ha posto l’accento sul ruolo di preparazione intellettuale dei cristiani per opera dello stesso Istituto. Il Babel College è un esempio di ecumenismo, i docenti sono caldei, sirocattolici, domenicani e siro-ortodossi, e di spirito interreligioso sono presenti, infatti, insegnanti islamici che insegnano nel dipartimento di filosofia. Anche gli studenti appartengono a diverse Chiese: Armena Ortodossa, Caldea, Assira Antica dell’Est. La nascita del Babel ha rappresentato la possibilità di un dialogo, di un confronto quotidiano tra appartenenti a religioni diverse, l’opportunità di uno studio mirato per i religiosi iracheni. I principi ispiratori della missione del College sono l’unione tra le Chiese martiri dell’Iraq e la testimonianza della Parola di Cristo. Il rettore Monsignor Isaac ha annunciato l’intenzione di aprire una nuova sede ad Ankwa, nel nord dell’Iraq, la cittadina abitata da migliaia di cristiani dove per ragioni di sicurezza nel gennaio del 2007 è stato trasferito lo stesso Babel College. Nel 1991 è stata fondata la facoltà cristiana di studi teologici e nel 1997 il College è stato affiliato alla Pontificia Università Urbaniana. (M.P.)

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    Cina: conclusa l’iniziativa “Cento giorni di lettura biblica”

    ◊   Entrare profondamente nella Sacra Scrittura, conoscere profondamente la Parola di Dio perché la Sacra Scrittura diventi effettivamente “il pane quotidiano” dei fedeli: è il motivo dell’iniziativa “Cento giorni di lettura biblica” e del concorso della Sacra Scrittura promosso dalla parrocchia di Dong Ding nella provincia di Hei Long Jiang. Secondo le informazioni pervenute all’agenzia Fides, l’iniziativa si è svolta nell’ambito delle celebrazioni di chiusura dell’Anno Paolino. Il parroco, don Liu De Jun, che ha lanciato l’iniziativa, ha affermato: “i fedeli devono conoscere Cristo, capire Cristo ed annunciare Cristo. Per questo hanno bisogno di conoscere la Parola di Dio, consolidando la propria vita spirituale”. Così, in cento giorni, la parrocchia ha letto pubblicamente e progressivamente tutto il Nuovo Testamento. Alla conclusione della lettura, il 28 giugno si è svolto il concorso intitolato “Il Cuore di Cristo, il Cuore di Paolo” che è stata una sorta di verifica della lettura, anche nella circostanza della chiusura dell’Anno Paolino. Oltre 1.000 erano i fedeli presenti, provenienti da diverse Comunità ecclesiali di base. Al termine, nella solenne Eucaristia, si è pregato in particolare secondo le intenzioni del Santo Padre e i fedeli hanno potuto lucrare l’indulgenza concessa per l’Anno Paolino. Secondo quanto riferito da don Liu, lo scorso anno, la parrocchia ha mobilitato i fedeli promuovendo l’evangelizzazione sulle orme di San Paolo. Ogni parrocchiano ha avuto il compito concreto di annunciare il Vangelo al prossimo nella vita quotidiana, nell’ambiente di lavoro. Così la parrocchia ha avuto 85 battezzati e sta aumentando anche il numero dei catecumeni. (R.P.)

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    India: le iniziative dei vescovi indiani di rito latino per l’Anno Sacerdotale

    ◊   “Se non ci sono sacerdoti non c’è l’Eucaristia e se non c’è l’Eucaristia non c’è la Chiesa”. Questo il forte messaggio lanciato dalla Conferenza dei vescovi indiani di rito latino (CCBI) in occasione dell’Anno Sacerdotale appena iniziato. Lo slogan campeggia su migliaia di manifesti distribuiti in questi giorni in tutta l’India che invitano i fedeli a promuovere le vocazioni al sacerdozio, ad apprezzare il lavoro dei sacerdoti e a pregare per loro e il loro ministero. Anche in India – spiega all’agenzia Ucan il segretario della Commissione per il clero della CCBI, padre John Kulandai - comincia a registrarsi una flessione delle vocazioni che preoccupa i vescovi. Se non affrontato tempestivamente – ha evidenziato il sacerdote - questo declino rischia di portare allo svuotamento dei seminari come sta avvenendo in Europa e in altri Paesi occidentali. Ma a preoccupare l’Episcopato, ha precisato padre Kulandai, è anche la qualità delle vocazioni: “Per questo – ha detto – abbiamo intenzione di promuovere una pastorale vocazionale nelle parrocchie che coinvolga i laici”. La campagna di manifesti è solo una delle numerose iniziative previste dalla CCBI per l’Anno Sacerdotale, tra cui figurano anche diversi incontri, seminari e ritiri per sacerdoti. In particolare, padre Kulandai segnala due seminari nazionali, uno a Varanasi a novembre e uno a Bangalore a dicembre, dedicati a come migliorare la formazione dei sacerdoti. Gli incontri cercheranno di analizzare la funzione del ministero sacerdotale nel contesto indiano e approfondiranno temi come il ruolo del sacerdote quale costruttore di comunità e la spiritualità sacerdotale. Tra le altre iniziative figurano anche colloqui di conoscenza per migliorare i rapporti tra sacerdoti e vescovi e la promozione della formazione dei laici per favorire un clima di maggiore collaborazione con il clero. Per dare nuovo slancio al ruolo dei sacerdoti, la CCBI ha inoltre in programma di potenziare la Conferenza dei sacerdoti diocesani dell’India (CBPI), un organismo ufficiale della Chiesa indiana istituita nel 2001, ma anche la creazione di una commissione di sacerdoti in ogni diocesi per realizzare le varie iniziative previste per l’Anno Sacerdotale. (L.Z.)

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    Visita nelle Filippine e Indonesia del preposito generale della Compagnia di Gesù

    ◊   Dieci giorni: tanto durerà la visita che il Preposito generale della Compagnia di Gesù, padre Adolfo Nicolás, svolgerà in Asia. Dall’11 al 14 luglio, infatti, il religioso sarà nelle Filippine, mentre dal 15 al 21 dello stesso mese si sposterà in Indonesia. All’origine di entrambi i viaggi, ci sono le celebrazioni per i 150 della presenza dei gesuiti nei due Paesi asiatici. Nel 1768, infatti, 154 gesuiti della Provincia delle Filippine furono espulsi per ordine di Carlo III di Spagna. Vi ritornarono dopo circa cento anni, nel 1859, con l'intenzione di evangelizzare l'isola di Mindanao, nel sud del Paese. Nel dicembre dello stesso anno, presero in gestione la “Escuela Pia”, divenuta in seguito “Ateneo de Manila University”, che oggi conta oltre 18.000 studenti. La celebrazione eucaristica commemorativa di questa Università, presieduta dal Padre Generale, si terrà il 12 luglio. Il giorno seguente, padre Nicolás terrà un discorso sul tema: "Problemi e sfide dell'educazione gesuitica oggi", alla presenza di gesuiti e collaboratori laici delle cinque università, del collegio e altre scuole dirette dai gesuiti nelle Filippine. La sera dello stesso giorno sarà all' “Arrupe International Residence”, lo scolasticato dove sono in formazione un centinaio di giovani gesuiti provenienti da tutto l'Estremo Oriente; saranno presenti anche i novizi della Provincia delle Filippine e della Cina. Il 14 luglio, invece, si incontrerà con i gesuiti e i collaboratori laici che lavorano nei centri spirituali e sociali, nei seminari, nelle parrocchie o come cappellani nel Paese. Il 15 luglio, invece, padre Nicolás si trasferirà in Indonesia, a Jogyakarta. Qui prenderà parte - dal 16 al 19 - all'incontro dei Superiori Maggiori della “Jesuit Conference of East Asia and Oceania”, mentre il 17 incontrerà i Fratelli Coadiutori dell'Assistenza  che proprio in quei giorni, nella stessa città, avranno il loro incontro biennale. Ma la visita, come detto in precedenza, ha lo scopo anche di celebrare i 150 anni della presenza dei gesuiti in Indonesia Nel 1859, infatti, due gesuiti olandesi sbarcarono a Batavia (oggi nota come Isola di Giava) dando inizio a quella che è attualmente la Provincia più grande dell'Assistenza, con 348 gesuiti, senza contare gli altri 77 gesuiti delle due Regioni dipendenti dall'Indonesia (Malesia-Singapore e Thailandia). La celebrazione ufficiale di questo evento è prevista per il 20 luglio, e sarà presieduta dal cardinale gesuita Julius Darmaatmadja, arcivescovo di Jakarta; il Padre generale pronuncerà, invece, l'omelia. Previsto anche un incontro riservato con circa 200 gesuiti indonesiani. Infine, prima di ripartire per Roma, il 21 luglio padre Nicolás si incontrerà con il Provinciale della Provincia di Indonesia e con i suoi consultori. (I.P.)

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    A New York un incontro tra ebrei ortodossi e cattolici

    ◊   Si è tenuto a New York nei giorni scorsi un incontro tra rappresentanti dell'episcopato cattolico degli Stati Uniti e quelli di due associazioni di ebrei ortodossi nordamericani, monsignor William Murphy, vescovo di Rockville Centre nello Stato di New York, e Rabbi Fabian Schoenfeld della Young Israel Synagogue di Kew Garden Hills, New York. L’occasione è stata motivo di confronto sul documento intitolato “A Note on Ambiguities Contained in Reflections on Covenant and Mission” diffuso dalla Conferenza dei vescovi cattolici degli Stati Uniti il 18 giugno. David Berger, responsabile del dipartimento di studi ebraici presso lo Yeshiva College ha espresso le preoccupazioni di alcuni esponenti della comunità ebraica sui contenuti della Nota dei vescovi che è stata redatta da membri del Comitato sulla Dottrina ed esperti del Comitato sui temi ecumenici e interreligiosi della Conferenza episcopale degli Stati Uniti. La Nota della Conferenza episcopale degli Stati Uniti è un documento che intende chiarire alcuni aspetti della relazione pubblicata nel 2002 da un gruppo di studiosi cattolici ed ebrei sul dialogo permanente tra i vescovi cattolici degli Stati Uniti e il National Council of Synagogues (“Consiglio nazionale delle Sinagoghe”). Nella Nota della Conferenza episcopale – riferisce L’Osservatore Romano - si afferma che il dialogo interreligioso si basa su “un reciproco arricchimento e condivisione di doni” ma asserisce anche che la testimonianza della fede in Cristo è implicita in ogni incontro con persone di diverse convinzioni religiose. Berger e gli altri rappresentanti ebraici presenti all'incontro hanno chiesto ai membri della delegazione cattolica di chiarire se “l'implicita testimonianza di Cristo” non sia un tentativo di convertire gli ebrei al cristianesimo. Questo comportamento potrebbe mettere a rischio il dialogo interreligioso con i cattolici dal punto di vista degli esponenti ebrei ortodossi. “Noi consideriamo l'apostasia come un fatto molto grave” ha detto Berger riferendosi alla possibilità di un abbandono della religione giudaica per fedi diverse. Padre James Massa, direttore esecutivo del segretariato per i temi ecumenici e interreligiosi della Conferenza episcopale degli Stati Uniti, ha assicurato ai rappresentanti degli ebrei ortodossi che per i vescovi cattolici il dialogo interreligioso non ha mai avuto fini proselitistici e mai sono stati usati metodi coercitivi per indurre una persona ad abbandonare le proprie convinzioni religiose. “Il tema principale in questa discussione è quello della “Testimonianza” - ha affermato padre Massa - come cattolici impegnati nel dialogo sulla fede non possiamo dare il nostro apporto senza rendere testimonianza di Cristo che, per noi, è sinonimo di verità”. I membri delle due delegazioni si sono confrontati su diversi altri temi riguardanti i rapporti tra le due comunità di credenti negli Stati Uniti. (A.V.)

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    Belgio, 25.mo Colloquio europeo delle parrocchie

    ◊   “Perché trasmettere la Fede? Sedotti da Dio, affascinati dal Vangelo”, è questo il tema del venticinquesimo Colloquio europeo delle parrocchie (Cep) che si è aperto il 5 luglio scorso a Mons, in Belgio. In una nota introduttiva al convegno, riportata dall'agenzia Sir, l’abate Alphonse Borras, vicario generale della diocesi di Liegi, parla della difficoltà di dialogare e di conoscersi all’interno dell’Europa. Il dialogo, continua l’abate Borras: “deve costruirsi ogni giorno e le parrocchie sono chiamate a essere luoghi di testimonianza cristiana. A tale riguardo anche la trasmissione della fede vive un momento di difficoltà per questo, si tratta di proporre la fede ai nostri contemporanei attraverso una continua inculturazione”. Il Cep è un’associazione libera di cristiani impegnati in parrocchia, nell’incontro che terminerà il 10 luglio, discuterà il tema della trasmissione della fede in Europa a partire proprio dalle Chiese locali. Interverranno diversi esperti tra i quali il sociologo Klaus Vellguth che si soffermerà sulla situazione religiosa in Europa e André Fossion, di Lumen Vitae che parlerà della questione: “Perché proporre la fede? Affinché la vostra gioia sia perfetta”. (M.P.)

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    Abruzzo G8, inaugurata mostra con le opere recuperate dalle macerie

    ◊   Capolavori del tempo e dell’arte scampati alla forza del terremoto, esposti in una mostra come memoriale al terremoto di tre mesi fa. E’ stata inaugurata ieri a L’Aquila la mostra allestita all’interno della Caserma della Guardia di Finanza di Coppito, prossima sede del G8. Tra le opere in mostra anche alcune Madonne recuperate dalle chiese danneggiate: la Madonna di Roio a cui il Papa Benedetto XVI ha donato la Rosa d’Oro, durante la sua recente visita a L’Aquila, quella di Onna, recuperate dalle macerie della chiesa e la Madonna di Collemaggio. “Questa non è una mostra come le altre – ha spiegato al Sir, don Luigi Epicoco, commissario straordinario per la salvaguardia del patrimonio artistico dell’arcidiocesi – perché non si limita a mostrare la bellezza. Queste opere recuperate da chiese crollate rappresentano, infatti, un memoriale di quanto successo. Salvarle e mostrarle ai grandi della Terra rappresenta uno stimolo alla ricostruzione delle chiese che le custodivano e delle comunità che le veneravano. Una devozione filiale di un popolo quello aquilano la cui fede è fortemente legata a questi simboli”. La mostra rimarrà aperta al pubblico per alcuni mesi. Accanto alle statue della Madonna sono esposti altri beni recuperati dalle macerie nonché documenti dell’archivio storico dell’arcidiocesi, come una preziosa croce dell’400. La mostra presenta anche un padiglione dove sono esposte opere d’arte come il primo testo sulla vita di San Francesco, scritto da San Bonaventura agli inizi dell’300, alcuni progetti di Leonardo da Vinci e il guerriero di Capestrano, simbolo d’Abruzzo, una statua risalente secondo gli studiosi al VI secolo a.C. “Le opere d’arte come la nostra città ferita dal terremoto – continua don Epicoco – non vuole portare solo a parlare de L’Aquila e dei suoi problemi ma vuole rappresentare un memoriale per tutte le città ferite del mondo. Come ha più volte ricordato il nostro arcivescovo speriamo che L’Aquila in questi giorni possa diventare un’icona perché il nostro dolore possa richiamare l’attenzione su tutte le persone che nel mondo soffrono, a partire dai più deboli”. (A.V.)

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    “Unicef People” a Napoli, primo Meeting nazionale dei volontari

    ◊   Si terrà a Napoli dal 9 all’11 luglio, presso il Maschio Angioino, l’“Unicef People”, il primo Meeting nazionale dei volontari organizzato dall’Unicef, con stand, mostre, giochi, tavole rotonde, concerti musicali, appuntamenti tematici e di approfondimento. “L'evento che ci apprestiamo a celebrare è un sogno che si realizza - spiega Vincenzo Spadafora, presidente di Unicef Italia - Napoli è la cornice perfetta per lanciare un nuovo, forte messaggio di impegno a favore dell'infanzia in Italia e nel mondo. Napoli, con i suoi colori, le sue contraddizioni, le sue debolezze e le sue bellezze, è l'immagine della nostra voglia di raccontarci e di raccontare, lo snodo centrale dove s’incroceranno tante esperienze di volontariato e di vita quotidiana”. Prenderanno parte all’evento oltre 1500 volontari provenienti da tutta Italia. Ad aprire il meeting sarà il Premio Nobel per la pace 2003, l'iraniana Shirin Ebadi, intervistata dal giornalista Franco Di Mare. Nella tre giorni ci sarà anche un'inedita mostra fotografica, intitolata “Congo” e poi sport, salute, i bambini di strada, la sicurezza e l'immigrazione che saranno i temi delle tavole rotonde moderate da giornalisti e conduttori tv. L’Unicef Italia – dice il Sir - lancerà anche la propria sfida al mondo che avverrà attraverso “Younicef”, nuovo movimento di idee e proposte con una grande ambizione: fare dell'impegno “da volontario” un modello e uno stile di vita alternativo a quello di oggi: giovani senza mani in tasca, idee che diventeranno presto fatti, anche supportati dai risultati del sondaggio Doxa, commissionato da Unicef Italia su “Giovani e volontariato”, che sarà presentato al termine della manifestazione partenopea. Alla presentazione parteciperanno l’Arcivescovo di Napoli Crescenzio Sepe ed il ministro della Gioventù, Giorgia Meloni. (A.V.)

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    24 Ore nel Mondo



    In Cina nuove manifestazioni dopo la strage di domenica. Imposto il coprifuoco nello Xinjiang

    ◊   In Cina, si registrano ancora violenti scontri a Urumqi, capitale della regione del Xinjiang, dove almeno 156 persone sono morte ieri in seguito a scontri tra la polizia e la minoranza musulmana degli Uiguri. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

    Dopo nuove manifestazioni da parte di centinaia di persone di etnia Han, il governo regionale dello Xinjiang ha rivolto un appello alla calma e imposto il coprifuoco notturno. Diversi manifestanti sono stati fermati oggi dalla polizia, che ha anche usato lacrimogeni per disperdere la folla. Secondo fonti di stampa, i dimostranti volevano vendicarsi delle violenze subite ieri dalla loro comunità ad opera degli Uiguri, etnia musulmana turcofona maggioritaria nello Xinjang ma minoritaria nel Paese. Ad innescare la protesta degli Uiguri è stato l’assassinio, il 26 giugno scorso, di due persone appartenenti al loro gruppo etnico, uccise in seguito a scontri con operai cinesi. Il governo di Pechino ha accusato la dissidente uigura in esilio, Rebiya Kadeer, di aver organizzato la manifestazione di domenica con l’obiettivo di separare dalla Cina la regione dello Xinjiang, ricca di petrolio e gas naturale. La dissidente ha smentito le accuse e affermato di “non aver chiesto a nessuno, in nessun momento, di dimostrare in piazza”.

     
    Sulle origini della protesta nella regione dello Xinjiiang, Linda Giannattasio ha intervistato Fernando Mezzetti, esperto di politica cinese:

    R. - E’ avvenuta una "sinizzazione" di quella regione, abitata da nove milioni di musulmani storicamente radicati. Con le riforme si è avuto lo sviluppo. C’è stato un trasferimento di tanta popolazione di etnia han. I musulmani - che sono il gruppo autoctono più numeroso - stanno diventando quindi una minoranza. Oggi, vediamo c’è tensione tra i gruppi han e i musulmani.

     
    D. - Ci sono anche motivazioni economiche dietro questa protesta?

     
    R. - I musulmani cercano i spazi e diritti. Secondo la popolazione locale, le ricchezze del territorio vengono depredate dalle autorità centrali per lo sviluppo delle regioni costiere.

     
    D. - C'e anche la preoccupazione che questi integralisti islamici possano compiere attentati nel Paese?

     
    R. - Non li chiamerei necessariamente estremisti. Ci sono certamente fondamentalisti, ma la situazione, mi pare, sia quella di una "sinizzazione" dell’identità locale.

     
    Honduras
    “L'America sostiene il ripristino del presidente dell’Honduras, Manuel Zelaya, eletto in modo democratico, anche se questi si oppone con forza alla politica americana”. Lo ha detto il presidente statunitense, Barack Obama, in un discorso alla New Economic School di Mosca, aggiungendo che “i popoli hanno il diritto di scegliere i loro leader”. Roberto Micheletti, presidente de facto dell’Honduras, ha affermato intanto di far affidamento sul segretario di Stato americano, Hillary Clinton, per “far avanzare il dialogo” nel Paese. Il servizio di Francesca Ambrogetti:

    Il governo golpista di Roberto Micheletti ha le ore contate: lo ha affermato ieri a Managua, poco prima di partire per Washington, Manuel Zelaya, il presidente dell’Honduras destituito otto giorni fa da un colpo di Stato, appoggiato dai militari. Nella capitale americana sarà ricevuto da Hillary Clinton, impegnata nella ricerca di una soluzione diplomatica che sta molto a cuore al presidente. Dopo la drammatica giornata di domenica, con la prima vittima della repressione, l’aeroporto di Tegucigalpa continua ad essere chiuso per impedire un nuovo tentativo di ritorno di Zelaya. Mentre nuove manifestazioni a favore del presidente destituito si sono svolte, in varie città, il governo de facto, sottoposto ad una crescente pressione internazionale, sta mostrando i primi segni di logorio. Micheletti ha parlato ieri sera con un tono molto più pacato del solito per dire che il suo governo non cerca altro che la difesa e la democrazia e che appoggia gli sforzi diplomatici della segreteria di Stato americana. La Conferenza episcopale ha lanciato un appello per la ricerca di una soluzione che promuova il bene comune. Negli ambienti politici, si parla con insistenza dell’anticipo delle elezioni, mentre in quelli imprenditoriali, schierati con le nuove autorità, cresce la preoccupazione. Le conseguenze per l’economia di uno dei Paesi più poveri della regione potrebbero essere molto gravi.

     
    Legislative di medio termine in Messico
    Cambia il panorama politico in Messico, dopo le elezioni legislative di medio termine: il Partito rivoluzionario istituzionale ha riportato una netta vittoria, conquistando oltre il 36% delle preferenze. Il Partito dell'azione nazionale del presidente Felipe Calderon ha ottenuto invece quasi il 28% dei consensi. Secondo diversi analisti, il critico stato dell'economia messicana, in profonda recessione a causa della crisi negli Stati Uniti, si è tradotto in un voto contrario al partito conservatore.

    Bulgaria, risultati delle elezioni
    Gli ultimi risultati delle elezioni politiche, tenutesi ieri in Bulgaria, confermano la netta vittoria di Gerb, il partito conservatore. Secondo quanto annunciato dalla Commissione elettorale centrale, dopo lo spoglio di oltre il 99% delle schede, il partito del sindaco di Sofia, Boiko Borissov, ha ottenuto il 39,70% dei consensi. La formazione socialista del premier uscente, Serghei Stanichev, ha subito invece una pesante sconfitta, scendendo al 17,71 delle preferenze.

    Croazia, Jadranka Kosor eletta primo ministro
    Jadranka Kosor è la prima donna ad essere eletta primo ministro in Croazia. Il parlamento di Zagabria ha approvato oggi la sua investitura. Jadranka Kosor prende il posto di Ivo Sanader, che aveva dato improvvisamente le dimissioni mercoledì scorso. A Jadranka Kosor, già vicepremier, il presidente croato, Stefan Mesic, aveva affidato tre giorni fa l’incarico di formare il nuovo governo.

    Iraq, referendum sulla Costituzione del Kurdistan iracheno
    La controversa nuova Costituzione della regione autonoma del Kurdistan iracheno sarà sottoposta a referendum popolare il prossimo 11 agosto. Lo riferisce stamani l'agenzia irachena Nina. Il parlamento curdo-iracheno aveva approvato a larga maggioranza il 25 giugno scorso il testo della nuova Costituzione che prevede, tra l'altro, l’ampliamento della zona autonoma a regioni miste arabo-curde. Nel testo, si definisce inoltre “curda” la provincia di Kirkuk, ricca di giacimenti di petrolio e contesa tra arabi e curdi.

    Sarkozy chiede la verità sul massacro dei monaci a Tibehirine
    Il presidente francese, Nicolas Sarkozy, ha chiesto “la verità” sul massacro dei monaci di Tibehirine nel 1996, sottolineando che i rapporti tra la Francia e Algeria non possono essere fondati sulla mancanza di verità. Sarkozy ha assicurato che toglierà il vincolo di segretezza per motivi di difesa su tutti i documenti richiesti dalla giustizia francese. Ieri, diversi media francesi hanno dato ampia eco alle rivelazioni di un addetto militare dell’ambasciata francese di Algeri, secondo il quale la morte dei sette monaci trappisti, avvenuta nel 1996, è stato un errore dell’esercito di Algeri e non un’azione dell’islamismo armato.

    Egitto, conferenza stampa sul soldato israeliano Gilad Shalit
    Il presidente egiziano, Hosni Mubarak, si è detto convinto che “sta bene” Gilad Shalit, il soldato israeliano sequestrato dal gruppo islamico di Hamas nel 2006. La vicenda - ha aggiunto Mubarak durante una conferenza stampa - si risolverà presto.

    Funerali di Michael Jackson
    La famiglia e pochi intimi daranno oggi il loro ultimo saluto al cantante Michael Jackson presso il cimitero di Forest Lawn di Los Angeles. Seguirà la commemorazione pubblica.
     Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIII no. 188

     
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