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Sommario del 06/07/2009
Appello di Benedetto XVI: il mondo aiuti la popolazione di Haiti colpita da gravi catastrofi naturali. No allo sfruttamento sconsiderato della terra
◊ Sostenere il popolo haitiano, messo a dura prova negli ultimi mesi da catastrofi naturali: il richiamo del Papa alla comunità internazionale nel discorso all’inviato straordinario e plenipotenziario di Haiti, Carl-Henri Guiteau, che stamane ha presentato le sue lettere credenziali in Vaticano, dove ha già svolto il medesimo incarico dal 2002 al 2004. Il servizio di Roberta Gisotti:
Anzitutto l’auspicio rivolto a tutti gli haitiani “di poter vivere nella dignità e nella sicurezza e di costituire una società sempre più giusta e più fraterna”. Benedetto XVI ha poi menzionato il prossimo 150.mo anniversario del Concordato - il più antico in America - tra la Santa Sede e il piccolo Stato caraibico, che ha prodotto “numerosi frutti” - ha sottolineato il Papa - per la Chiesa e per questo Paese, dove “la comunità cattolica ha sempre goduto della stima delle autorità e delle popolazione”.
Ha ricordato quindi, il Santo Padre, con pena, le recenti “catastrofi naturali che hanno provocato gravi danni” su tutto il territorio haitiano e le “distruzioni causate dagli uragani” all’agricoltura, aggravando “la situazione già difficile di tante famiglie”, che “nel corso degli ultimi anni” hanno visto emigrare molti dei loro cari per cercare all’estero risorse per farle vivere. Da qui, il richiamo di Benedetto XVI alla comunità internazionale - perché sostenga concretamente le “persone che sono nel bisogno” - e l’auspicio che “malgrado le situazioni amministrative talvolta problematiche siano trovate soluzioni rapide per permettere a queste famiglie di vivere riunite. Del resto - ha osservato il Papa - proprio “la vulnerabilità di Haiti alle intemperie, talvolta violente, che la colpiscono regolarmente ha portato ad una migliore presa di coscienza della necessità di prendersi cura della creato”.
“La protezione dell’ambiente è una sfida per tutti - ha sostenuto il Papa - perché si tratta di difendere e di valorizzare un bene collettivo, destinato a ciascuno”. Per cui, “lo sfruttamento sconsiderato” delle risorse dell’ambiente e “le sue conseguenze, che più sovente affliggono gravemente la vita dei più poveri, non potrà essere affrontata efficacemente - ha sostenuto Benedetto XVI - se non grazie a delle scelte politiche ed economiche conformi alla dignità umana ed anche ad un cooperazione internazionale effettiva.
Il Papa ha poi rimarcato i “segni di speranza” che non mancano ad Haiti, fondati sui valori umani e cristiani “come il rispetto della vita, l’attaccamento alla famiglia, il senso di responsabilità e soprattutto la fede in Dio - ha ricordato - che non abbandona mai chi confida in Lui”. Infine, una raccomandazione particolare al governo di Haiti, perché oltre ad aiutare i più bisognosi, assicuri “una protezione efficace alle donne e ai bambini che sono soprattutto vittime di violenze, d’abbandono o ingiustizia”.
Ricordiamo che Haiti, ex colonia francese, è stato il primo Paese dell’America Latina a conquistare l’indipendenza nel 1804, soggetto nel corso della sua storia a burrascosi rovesci politici e oggi, purtroppo, uno degli Stati più poveri al mondo.
In attesa della "Caritas in veritate": il contesto economico, sociale e finanziario mondiale della terza Enciclica del Papa
◊ La vigilia della presentazione della nuova Enciclica di Benedetto XVI, Caritas in veritate, vede i leader del mondo convergere sull'Abruzzo per l'imminente inizio del G8, sotto la presidenza italiana. Una contiguità che fa risaltare ancor più le tematiche sociali affrontate dal documento pontificio. In questa scheda, Luis Badilla tratteggia lo sfondo socio-economico e politico-finanziario dell'ultima Enciclica papale:
Alla vigilia della Conferenza di Doha promossa dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite sul finanziamento allo sviluppo (dicembre 2008), il Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace pubblicò con un’esplicita approvazione della Segreteria di Stato, una Nota come “contributo al dialogo”. Da questo testo si possono evidenziare le principali caratteristiche del momento economico, sociale e finanziario all’interno del quale possono essere letti i contenuti della prossima terza enciclica di Benedetto XVI.
L’odierna crisi internazionale. Precipitare della crisi finanziaria globale originatasi nel mercato dei mutui subprime negli Stati Uniti. Al rialzo dei prezzi agricoli ed energetici verificatosi nei primi mesi del 2008, dunque, si è aggiunta una crisi finanziaria per certi versi drammatica, con conseguenze assai negative: soprattutto il tema del finanziamento allo sviluppo rischia di essere messo in secondo piano.
Crisi e sovranità nazionali. Siamo di fronte alla necessità di una semplice revisione, o di una vera e propria rifondazione del sistema delle istituzioni economiche e finanziarie internazionali? Molti soggetti, pubblici e privati nazionali e internazionali, richiedono una sorta di nuova Bretton Woods. Al di là dell'espressione utilizzata, la crisi ha indubbiamente riportato in primo piano l'urgenza di individuare nuove forme di coordinamento internazionale in materia monetaria, finanziaria e commerciale. Oggi appare chiaro che la sovranità nazionale è insufficiente; persino i grandi Paesi sono consapevoli del fatto che non è possibile raggiungere gli obiettivi nazionali contando unicamente sulle politiche interne: accordi, regole e istituzioni internazionali sono assolutamente necessari. Occorre evitare che si inneschi la catena del protezionismo reciproco; piuttosto si devono rafforzare le pratiche di cooperazione in materia di trasparenza e di vigilanza sul sistema finanziario. È persino possibile raggiungere soluzioni di «sovranità condivisa», come dimostra la storia dell'integrazione europea, a partire dai problemi concreti, dentro una visione di pace e di prosperità, radicata in valori condivisi.
Paesi ricchi e Paesi poveri. I flussi finanziari che connettono i Paesi sviluppati coi Paesi a basso reddito presentano almeno due elementi paradossali. il primo è rappresentato dal fatto che nel sistema globale sono i Paesi «poveri» a finanziare i Paesi «ricchi», che ricevono risorse provenienti sia dalle fughe di capitale privato, sia dalle decisioni governative di accantonare riserve ufficiali sotto forma di attività finanziarie «sicure» collocate nei mercati finanziariamente evoluti o nei mercati «offshore». Il secondo paradosso è che le rimesse degli emigrati — cioè della componente meno «liberalizzata» dei processi di globalizzazione — comportano un afflusso di risorse che, a livello macro, superano largamente i flussi di aiuto pubblico allo sviluppo. È come dire che i poveri del «Sud» finanziano i ricchi del «Nord» e gli stessi poveri del «Sud» devono emigrare e lavorare al «Nord» per sostenere le loro famiglie al «Sud».
Regolamentazione del mercato finanziario. La crisi attuale è maturata in un contesto decisionale in cui l'orizzonte temporale degli operatori finanziari era estremamente breve e in cui la fiducia — ingrediente essenziale del «credito» — era più riposta nei meccanismi del mercato che nelle relazioni fra partner. Non a caso, la fiducia è venuta meno proprio nel comparto che era ritenuto «sicuro» per antonomasia, ossia le transazioni interbancarie; ma senza questa fiducia si blocca tutto, inclusa la possibilità di normale funzionamento delle imprese produttive. Le crisi finanziarie e le loro conseguenze hanno, infatti, come componente l'aspettativa che il clima finanziario peggiori. Tutto ciò induce gli operatori a comportarsi in un modo che rende più probabile il peggioramento effettivo della situazione con un prevedibile effetto cumulativo. Con la crisi, è venuta improvvisamente meno la fiducia fideistica riposta nel mercato, inteso come meccanismo capace di autoregolarsi e di generare sviluppo per tutti.
Fiducia, trasparenza e regole. I mercati finanziari non possono operare senza fiducia; e senza trasparenza e senza regole non ci può essere fiducia. Il buon funzionamento del mercato richiede dunque un importante ruolo dello Stato e, dove appropriato, della comunità internazionale nel fissare e nel far rispettare regole di trasparenza e di prudenza. Si deve ricordare, però, che nessun intervento di regolazione può «garantire» la sua efficacia a prescindere dalla coscienza morale ben formata e dalla responsabilità quotidiana degli operatori del mercato, specie degli imprenditori e dei grandi operatori finanziari. Le regole di oggi, essendo disegnate sull'esperienza di ieri, non necessariamente preservano dai rischi di domani. Così, se anche esistono buone strutture e buone regole che aiutano, occorre ricordare che da sole non bastano, l'uomo non può mai essere cambiato o redento semplicemente dall'esterno. Occorre raggiungere l'essere morale più profondo delle persone, occorre una reale educazione all'esercizio della responsabilità nei confronti del bene di tutti, da parte di tutti i soggetti, a tutti i livelli: operatori finanziari, famiglie, imprese, istituzioni finanziarie, autorità pubbliche, società civile.
Ruolo della società civile nel finanziamento allo sviluppo. La finanza per lo sviluppo richiede di mettere a tema sia l'aiuto pubblico allo sviluppo, sia il ruolo degli altri attori: persone, imprese, organizzazioni. In particolare, la società civile non solo svolge un importante ruolo attivo nella cooperazione allo sviluppo, ma essa riveste un ruolo significativo anche nel finanziamento dello sviluppo. Lo fa, innanzitutto, attraverso la contribuzione volontaria da persona a persona, come nelle rimesse degli emigranti, o tramite forme organizzative relativamente semplici (si pensi all'adozione a distanza). Ci sono poi le risorse per lo sviluppo messe in moto dalle imprese, nell'esercizio attivo della propria responsabilità sociale; e quelle, talvolta assai cospicue, che vengono stanziate da parte di importanti Fondazioni.Anche l'adozione di comportamenti responsabili in materia di consumo e di investimento costituisce una importante risorsa per lo sviluppo. Il diffondersi di tali comportamenti responsabili, dal punto di vista degli effetti materiali, può fare la differenza sul funzionamento di certi particolari mercati; ma la loro importanza risiede soprattutto nel fatto che essi esprimono una concreta partecipazione da parte delle persone — in quanto consumatori, in quanto investitori del risparmio familiare oppure in quanto decisori delle strategie aziendali — alla possibilità che i più poveri escano dalla loro condizione di povertà.
Mezzi e fini. Un'ultima, importante cautela: bisogna stare attenti a non confondere i mezzi (le risorse finanziarie) e il fine, ossia lo sviluppo. Non basta predisporre un ammontare adeguato di finanziamenti per pensare di ottenere, in modo meccanico, lo sviluppo. Esso non è tanto il «risultato» che si troverà alla fine, ma la strada che giorno per giorno viene tracciata dalle scelte concrete di molteplici attori: Governi donatori e riceventi, organizzazioni non governative, comunità locali.
Il turismo apre percorsi di incontro nella diversità. Messaggio del Pontificio Consiglio per i Migranti per la 30.ma Giornata mondiale del turismo
◊ Il turismo offre occasioni di incontro e di conoscenza e non può prescindere dall’etica della responsabilità e dal rispetto della diversità, anche “per allontanare pericoli di uniformità o incomprensioni”. “Contemplando la diversità, l’uomo scopre le tracce di Dio, creatore delle distinzioni che identificano ogni creatura”. Sono alcune delle sottolineature del Messaggio del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti, in vista della 30.ma Giornata Mondiale del Turismo che si celebrerà il prossimo 27 settembre. Il servizio di Amedeo Lomonaco:
La Giornata, incentrata sul tema “Il turismo, celebrazione della diversità”, apre cammini di incontro con l’uomo “nella sua diversità, nella sua ricchezza antropologica”. La diversità – si legge nel messaggio – è un fatto positivo ma in questa realtà si può rinvenire anche un paradosso: in un’epoca come la nostra segnata dalla globalizzazione “le culture e le religioni si avvicinano sempre di più” facendo sbocciare un autentico desiderio di pace. Ma in questo stesso scenario si verificano anche incomprensioni, pregiudizi e “malintesi profondamente radicati che elevano barriere e alimentano divisioni”. L’impegno è dunque quello di trasformare la discriminazione, la xenofobia e l’intolleranza in “mutua accettazione”, percorrendo le strade del rispetto e del dialogo “costruttivo e vincolante”. In questo sforzo - si sottolinea nel messaggio - la Chiesa ha un ruolo importante: partendo da quella profonda convinzione di Paolo VI nell’Enciclica Ecclesiam suam, “la Chiesa deve entrare in dialogo con il mondo”. “La Chiesa si fa parola”, si fa messaggio.
In questa prospettiva, prosegue il documento del dicastero pontificio, il turismo è anche un’occasione di dialogo e di ascolto: “costituisce un invito a non chiudersi alla propria cultura, ma ad aprirsi e a confrontarsi con modi di vivere e pensare diversi”. Non deve pertanto sorprendere - si legge ancora - che gruppi terroristici di matrice fondamentalista indichino “il turismo come un pericolo e un obiettivo da distruggere”. Il turismo fa scoprire anche “il lavoro compiuto insieme, la cooperazione fra popoli, l’unità degli esseri umani nella magnifica e conturbante diversità”. Una diversità - si sottolinea infine nel messaggio - che si fonda nel mistero di Dio: “la Parola creatrice sta all’origine della ricchezza della specie”. Dio è “principio di unità di tutte le diversità”, nelle quali l’uomo “scopre le tracce del divino nelle orme dell’umano”. Per il credente, l’insieme delle diversità “apre cammini per avvicinarsi all’infinita grandezza di Dio”. Come possibile fenomeno di consacrazione della diversità, il turismo può essere “cristiano”, una “strada aperta alla sua confessione contemplativa”.
Giovedì prossimo a Gerusalemme nuovo incontro bilaterale tra Santa Sede e Stato d'Israele
◊ Il prossimo giovedì 9 luglio nella sede del Ministero israeliano per gli affari esteri a Gerusalemme si terrà la prossima riunione di lavoro della Commissione bilaterale tra la Santa Sede e lo Stato di Israele, la prima dopo il pellegrinaggio di Papa Benedetto XVI in Terra Santa. Al centro dei colloqui la possibilità che la Chiesa cattolica possa godere in Israele, di sicurezza giuridica e fiscale. L’Accordo che già nel lontano 1993 le parti si sono impegnate di raggiungere, su argomenti fiscali e patrimoniali, viene definito “comprehensive”. I suoi capitoli sono ormai noti: la salvaguardia del patrimonio ecclesiastico, specie i Luoghi santi; la garanzia della tutela giudiziaria in caso di controversie; un regime fiscale per la Chiesa, che riconosca e riconfermi i suoi diritti esistenti al momento della creazione dello Stato di Israele; la previdenza sociale per clero e religiosi. Al termine della riunione di giovedì, la Commissione bilaterale dovrebbe rendere pubblico il programma per i prossimi mesi di colloqui. Finora si conosce solo la data della prossima riunione plenaria: il 10 dicembre 2009.
Proclamata Beata ieri suor Jeanne-Emilie de Villeneuve. Mons. Amato: madre Emilie ha fatto brillare la carità immensa del cuore di Dio
◊ “Madre Emilie lascia a tutti noi un’eredità di santità, come invito costante alla nostra perfezione e santificazione”. E’ quanto ha affermato ieri l’arcivescovo, Angelo Amato, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, in occasione della cerimonia di Beatificazione di suor Jeanne-Emilie de Villeneuve, celebrata a Castres, cittadina vicina ai Pirenei francesi. Il servizio di Amedeo Lomonaco:
Oltre quattromila persone, provenienti da diversi Paesi, hanno partecipato ieri alla cerimonia di Beatificazione di suor Jeanne-Emilie de Villeneuve. All'inizio della celebrazione, l'arcivescovo Angelo Amato ha letto il Decreto di beatificazione: questa donna "che ha dato la sua vita al servizio dei poveri, ora è Beata.". L’arcivescovo di Albi, mons. Pierre-Marie Carré ha poi ricordato nell’omelia che “tutti i cristiani sono chiamati a diventare santi”. Il segreto di suor Jeanne-Emilie de Villeneuve - ha aggiunto - è quello di avere riconosciuto la sua fragilità. Ha sempre fatto affidamento - ha detto il presule - sull'aiuto di Dio, come espresso così bene anche nel suo motto: “Dio solo”. Madre Emilie - ha poi detto l’arcivescovo Angelo Amato - ha fatto brillare la “carità immensa del cuore di Dio”. Animata da una “incondizionata devozione al Santo Padre” ha indicato sempre la strada dell’amore “all’Eucaristia, al Sacro Cuore, all’Immacolata”, ricavando dalla lettura della Sacra Scrittura il “nutrimento quotidiano di perfezione cristiana e di apostolato”. Il prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi ha aggiunto che sono anche “piccoli indizi di umiltà e di povertà” ad aver contraddistinto madre Emilie, come “camminare con posatezza, parlare con dolcezza, amare la pulizia dell’abito, essere puntuali, non sprecare i ritagli di carta”.
Suor Jeanne-Emilie de Villeneuve ha fondato nel 1836 la Congregazione dell'Immacolata Concezione. Attualmente sono 617 le suore dell'Istituto sparse in tutto il mondo. Nel 2007, è stato riconosciuto il miracolo riguardante la guarigione, avvenuta nel 1995, di una giovane musulmana della Sierra Leone, ripudiata dalla famiglia perché incinta. Disperata la giovane tentò il suicidio con la soda caustica. Era in fase terminale quando alcune suore della Congregazione dell’Immacolata Concezione, venute a conoscenza del caso, iniziarono una novena alla “Bonne Mère”. Seguì una inaspettata e rapida guarigione.
Oggi su "L'Osservatore Romano"
◊ Per tutti sicurezza sul lavoro e nella vita quotidiana: all'Angelus il Papa condanna l'attentato davanti alla cattedrale di Cotabato, nelle Filippine.
Una firma per il disarmo: in rilievo, nell'informazione internazionale, il vertice, al Cremlino, tra Medvedev e Obama.
Un cardinale tra lettere cifrate e riunioni di famiglia: in cultura, Pierluigi Giovannucci sul volume "Gregorio Barbarigo alla corte di Roma (1676-1680). Lettere familiari e di governo" curato da Pio Pampaloni.
Claudio Toscani ripercorre la storia di conversione di Sigrid Undset, narratrice e saggista norvegese, premio Nobel per la letteratura nel 1928.
Churchill come Hitler? Gaetano Vallini recensisce "Cenere d'uomo" di Nicholson Baker, che propone un'improbabile ricostruzione della seconda guerra mondiale.
Un articolo di Paolo Cherubini dal titolo "Mamma li lanzichenecchi": timori di una nuova invasione dopo il Sacco di Roma in un inedito carteggio degli inizi del Cinquecento.
Vertice a Mosca tra i presidenti di Russia e Stati Uniti
◊ La vigilia del G8 è costellata da una serie di incontri eccellenti tra capi di Stato e di governo che parteciperanno al vertice dell’Aquila. Il presidente americano, Barack Obama, si trova oggi a Mosca, per rilanciare le relazioni bilaterali tra Stati Uniti e Russia. Al centro dell’incontro odierno con il presidente russo, Dmitri Medvedev, anche la questione del rinnovo del Trattato Start sul disarmo nucleare, che scade il prossimo dicembre, sul quale vi sarebbe già un accordo di massima. Sul futuro dei rapporti tra le due potenze, Giancarlo La Vella ha intervistato Fulvio Scaglione, vicedirettore di Famiglia Cristiana:
R. - Credo che sulla questione del disarmo nucleare, in termini generali, abbiamo delle buone prospettive. D’altra parte, ci sono migliaia e migliaia di testate nucleari assolutamente inutili rispetto a qualunque previsione terrificante, anche delle più incallite superpotenze. In più, il disarmo nucleare è una delle bandiere ideologiche di Obama. Vietato però farsi illusioni, perché sul tavolo c’è la questione dello scudo stellare in Polonia e in Repubblica Ceca che complica le cose: lo scudo è avversato dalla Russia, che lo vive come una minaccia alla propria sicurezza strategica, mentre gli Stati Uniti ribasicono che sia mirato alla protezione dell’Europa, rispetto a eventuali ambizioni nucleari dell’Iran. Questo è, in realtà, il vero snodo di tutta la questione.
D. - Siamo, comunque, in una fase di dialogo: come guardano a questa fase le altre potenze?
R. - Credo che le altre potenze assistano in questo momento incuriosite, partecipi, magari in qualche caso preoccupate, ma credo che sul piano globale questa sia una fase ancora molto di attesa, nel senso che ci sono le priorità legate alla crisi economica, c’è la questione iraniana, c’è il Medio Oriente, c’è il ritiro dall’Iraq, c’è la Corea del Nord, ci sono tante questioni aperte che impediscono, anche sul fronte dei rapporti Russia-Usa, una vera profonda svolta.
D. - I rapporti Stati Uniti-Russia potrebbero in qualche modo mettere in secondo piano quelli tra l’Unione Europea e Mosca?
R. - In questo momento ritengo il dialogo tra l’Unione Europea e Mosca sia da considerare - con realismo - fermo, perché né l’uno né l’altro interlocutore hanno l’interesse e la possibilità di fare concreti e importanti passi avanti. L’Unione Europea deve risolvere i propri problemi interni di assetto istituzionale. La Russia sta vivendo una crisi economica di non secondaria importanza e deve, comunque, difendere in qualche modo quello che è il suo vero asset: il patrimonio energetico e la capacità politica di condizionare meccanismi di consumo a livello mondiale e, quindi, anche dell’Unione Europea, che è il suo principale cliente. Lo ribadisco: credo che, da questo punto di vista, il dialogo sia non interrotto ma fermo.
La crisi nel Congo e il lavoro di pacificazione della Chiesa nelle parole del nuovo arcivescovo metropolita di Kisangani, Utembi Tapa
◊ Fra i 34 presuli metropoliti che lo scorso 29 giugno hanno ricevuto dalle mani di Benedetto XVI l'imposizione del Sacro Pallio, c'era anche mons. Marcel Utembi Tapa, dal novembre 2008 a capo dell'arcidiocesi di Kisangani, nella Repubblica Democratica del Congo. Il Paese africano è da tempo destabilizzato dalla presenza dal sedicente Esercito di liberazione del signore (Lra), composto da ribelli ugandesi, autori di scontri armati e di massacri che hanno provocato nuove e recenti condanne da parte degli organismi internazionali. La Chiesa congolese è da lungo tempo in prima linea per la riconciliazione. Lo stesso mons. Utembi Tapa, ne ha parlato al microfono di Olivier Bonnel, della redazione francese della nostra emittente:
R. - Mobiliser la générosité de toutes les personnes et institutions de bonne volonté…
L’intenzione è quella di mobilitare la generosità di tutte le istituzioni e delle persone di buona volontà affinché vengano in aiuto alla popolazione che sta soffrendo, assicurando un aiuto umanitario. Per quanto ci riguarda, nella provincia ecclesiale di Kisangani abbiamo pubblicato una dichiarazione, nella quale abbiamo invitato la comunità nazionale e internazionale ad essere attenta alla nostra realtà, affinché questa difficile situazione non si trascini troppo a lungo.
D. - Parliamo dela vostra iniziativa del "Forum della gioventù", che dà molta importanza al concetto di “riconciliazione”. La Chiesa del vostro Paese lavora da tempo in questa direzione, dopo tutte le ferite del passato...
R. - Ce forum regroupe les Conférences épiscopales de trois Pays: la République …
Questo Forum raggruppa le Conferenze episcopali di tre Paesi: la Repubblica Democratica del Congo, il Rwanda e il Burundi. Abbiamo compreso quanto sia importante - dopo aver passato un periodo di disordini e di turbolenze terribili, che ha rimesso in discussione la convivenza pacifica e il rapporto di vicinanza fra i tre Paesi - che la Chiesa si impegni e sia coinvolta per promuovere la riconciliazione internazionale e per investire nella gioventù, che è la speranza del domani sia a livello di Chiesa che di società civile. Crediamo che i giovani siano in grado di analizzare senza sovrastrutture le cause e la fenomenologia della crisi nella quale si trova la regione, oggi, a livello sociale, politico e della sicurezza. Noi vorremmo che riuscissero a coniugare tutti gli sforzi affinché non si ripetano gli errori del passato e i giovani stessi possano divenire gli attori della pacificazione di una regione nella quale una convivenza serena non sia più un sogno, ma diventi realtà.
D. - Qual è la "posizione" sociale della Chiesa cattolica nella Repubblica Democratica del Congo e in quale rapporto si trova con la vita politica e con i problemi che a volte la vita politica pone, come ad esempio la corruzione?
R. - L’Eglise est une composante incontournable dans le cadre des organisations …
La Chiesa è una componente imprescindibile nell’ambito delle varie organizzazioni che assicurano la promozione, la difesa dei diritti umani, la difesa e la tutela dei piccoli. La Chiesa interpella il potere pubblico locale a tutti i livelli, affinché esso assuma ed eserciti la propria responsabilità nella maniera più corretta, rispettando i diritti umani, la dignità umana e il bene altrui. E proprio in questo quadro che la Commissione episcopale per la giustizia e per la pace appronta determinati meccanismi per combattere l’ingiustizia e la corruzione. Infatti, il rispetto dell’uomo passa precisamente per il rispetto dei loro beni.
La Comunità di Sant'Egidio favorevole alla richiesta del ministro italiano Giovanardi di regolarizzare subito badanti e colf in possesso di lavoro. Intervista con Mario Marazziti
◊ Una regolarizzazione per gli extracomunitari che sono già in Italia senza permesso di soggiorno, ma con un rapporto di lavoro in corso. A chiederla al governo italiano - attraverso un provvedimento d'urgenza simile alla regolarizzazione attuata nel 2002, prima dell'entrata in vigore della legge Bossi-Fini - è stato il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Carlo Giovanardi. Duplice l’obiettivo: gestire l'emergenza di colf e badanti - sono circa mezzo milione le persone attualmente in Italia che si troverebbero "fuorilegge" con il "sì" al pacchetto sicurezza - e rendere più efficaci le nuove norme varate dal parlamento. D’accordo con la proposta di Giovanardi è il Pd, che torna comunque a bocciare nel suo insieme le nuove misure sull'immigrazione. Contraria invece la Lega. Sostegno alla proposta di Giovanardi è giunto dalla Caritas e dalla Comunità di Sant’Egidio, il cui portavoce, Mario Marazziti, parla della proposta al microfono di Paolo Ondarza:
R. - Penso che sia urgente e che sia il minimo da fare per evitare di creare una situazione surreale: che le famiglie italiane diventino illegali per cosiddetti motivi di sicurezza. Noi, già quando c’era l’approvazione della Legge Bossi-Fini, lanciammo come Comunità di Sant’Egidio la campagna nazionale “Ho bisogno di te”, dove erano gli anziani e le famiglie italiane a regolarizzare chi già lavorava, senza il cui aiuto le persone non potevano andare a lavorare - gli italiani - gli anziani rimanevano soli e le nostre case rimanevano abbandonate. Quindi, noi sosteniamo e ci appelliamo con urgenza al presidente del Consiglio perchè nel prossimo Consiglio dei ministri si approvi questa regolarizzazione.
D. - Quante sono le persone che si trovano con un rapporto di lavoro ma non al momento in regola e qual è l’importanza dell'opera che svolgono?
R. - Diciamoci la verità, noi abbiamo avuto alcune centinaia di migliaia di richieste di regolarizzazione di badanti, di colf, quando c’è stato il decreto sulle regolarizzazioni, il decreto flussi. Almeno 250 mila famiglie non hanno potuto regolarizzare la persona che lavora presso di loro. Questo vuol dire che abbiamo verosimilmente un milione di italiani in difficoltà diretta e immediata. Abbiamo alcune centinaia di migliaia di persone che aiutano i nostri anziani, aiutano noi, che magari andiamo a lavorare, e che però possiamo sapere che la nostra casa è in buone mani. Io credo che questa sia una prima conseguenza indiretta del Decreto sicurezza che va immediatamente riparata, altrimenti si crea un danno gravissimo alle famiglie italiane, oltre che a quegli immigrati che sono già inseriti e che godono addirittura della fiducia delle nostre famiglie e che dunque non hanno nulla a che vedere con i problemi della sicurezza.
D. - Avete fiducia che questa proposta possa avere un buon seguito?
R. - Credo che il governo approverà una norma di urgenza, perché ha già sperimentato - quando c’era il precedente governo Berlusconi, e la legge portava addirittura la firma di Umberto Bossi, oltre a quella di Gianfranco Fini - che questo è possibile, che non crea nessun danno, anzi crea solo un vantaggio al Paese. Quindi, io credo saranno evitate conseguenze incongrue.
Mons. Sigalini: l'emergenza educativa, uno stimolo ad approfondire la richiesta di senso dei giovani da parte della comunità cristiana
◊ E' un argomento di estrema attualità quello affrontato nella recente Settimana nazionale di aggiornamento pastorale, che si è tenuta in Italia tra Bari e a Bitonto. Il titolo: “Comunità cristiana e educazione: l’emergenza educativa: problema e vocazione”. La domanda fondamentale al centro dei lavori ha riguardato la risposta alle nuove esigenze educative dei giovani, passando per il coinvolgimento della comunità cristiana e favorendo il senso di appartenenza dei giovani alla comunità stessa. Mons. Domenico Sigalini, vescovo di Palestrina e presidente del Centro di orientamento pastorale promotore della Settimana, ha affrontato la questione dell'emergenza educativa soffermandosi, al microfono di Adriana Masotti, sulla corretta interpretazione da dare alla parola "emergenza":
R. - Sì, perché in genere questa parola “emergenza” viene mostrata come un qualcosa che ci sta capitando addosso, alla quale non siamo preparati. Parecchi parlano di emergenza in quanto siamo incapaci di educare, oppure siamo troppo accomodanti. Noi, invece, abbiamo voluto guardare l’emergenza come l’aumentata domanda che c’è da parte, per esempio, del mondo giovanile di avere dei riferimenti. Emergenza vuol dire immergersi più a fondo nell'elemento educativo, perché c’è bisogno di aiutare le persone a gestire una nuova libertà che i tempi moderni consentono.
D. - Una società, quella odierna, più pluralista, con più voci, molto spesso anche contrastanti. L’altra faccia è, spesso, una mancanza di autorevolezza in chi parla. Come è possibile recuperare autorevolezza da parte delle agenzie formative esistenti oggi?
R. - Noi ci siamo preoccupati, evidentemente, affinché la comunità cristiana ritrovi autorevolezza. Diamo autorevolezza alla nostra comunità cristiana se tutta l’attività educativa che viene fatta all’interno di tale comunità si prende cura, globalmente, dell’umanità di una persona e non soltanto di alcune schegge.
D. - Qualche indicazione per riuscire a raggiungere questo obiettivo?
R. - Di concreto, intanto, cominciamo a dire: l’esperienza fondamentale che fa un cristiano è quella di Gesù Cristo e, quindi, bisogna che introduciamo ogni persona, in maniera progressiva e sempre più intima, nella conoscenza di Gesù. Il problema è sempre quello di aiutare a fare una sintesi tra la fede e la vita. Noi possiamo avere dei buoni cristiani dentro la Chiesa e dei pessimi cittadini dentro lo Stato: come mai? Perché l’esperienza liturgica, anche molto frequentata, non è capace di trasformare le persone, rendendole uomini e donne fino in fondo, capaci di assumersi le proprie responsabilità anche a prezzo di sacrificio? Allora occorre un modello educativo che sia capace di tenere assieme fede e vita, pensiero e azione. Riuscire, insomma, a dare a quella pratica religiosa - perché c’è sempre un 15, 20% che partecipa - il senso di appartenenza alla vita della Chiesa, che aiuti a trovare la possibilità di stare da laici dentro la società in modo coerente.
D. - Non è dunque una chiamata a farsi educatori rivolta soltanto al sacerdote che guida la comunità parrocchiale, ma anche ai laici…
R. - Certamente. Noi abbiamo una comunità, vogliamo che il soggetto educante sia la comunità, non soltanto qualcuno. Vogliamo che gli adulti si prendano questa responsabilità. Poi, non possiamo fare a meno di puntare sulla famiglia. Cominciamo concretamente con delle piccole iniziative...
D. - Qualche esempio di percorso educativo possibile?
R. - Pensi, per esempio, all’Agesci, all’Azione cattolica, che hanno delle tappe per ciascuna età, perché in questa maniera si "fidelizzano" i ragazzi alla comunità cristiana. Non si fidelizzano, soltanto, con dei corsi preparatori a qualche Sacramento, ma con un’appartenenza viva che permetta loro di tirare fuori tutta la grinta, la vivacità, i problemi che hanno e, quindi, anche le risorse che possono mettere a disposizione.
Rivelazione dei media francesi: i monaci di Tiberine non furono uccisi dagli integralisti islamici
◊ La morte dei sette monaci trappisti avvenuta nel marzo 1996 a Tiberine è stato un errore dell’esercito di Algeri e non un’azione dell’islamismo armato, come è stato sostenuto in questi anni. La sorprendente versione dei fatti che sarebbe ritenuta “veritiera” sarebbe stata data da un addetto militare dell’Ambasciata francese ad Algeri, il generale François Buchwalter, oggi in pensione che ha ricevuto, all’epoca dei fatti, le confidenze da un anziano militare algerino, il cui fratello aveva preso parte all’attacco militare. Le informazioni trovano spazio in diversi media francesi che hanno dato risonanza al fatto. “Gli elicotteri dell’esercito militare algerino avevano sorvolato il rifugio di un gruppo armato colpendo anche i monaci” ha spiegato questa fonte. La testimonianza del generale Buchwalter è stata raccolta dal giudice per il terrorismo Marc Trevidic. Il generale Buchwalter aveva appreso i fatti pochi giorni dopo il funerale dei monaci ed ha scritto al dirigente del Capo di Stato Maggiore ed all'ambasciatore francese, che, sarebbero rimasti indifferenti, riferisce la medesima fonte. I sette religiosi francesi furono rapiti nella notte tra il 26 ed il 27 marzo 1996 nell’isolato monastero di Nostra Signora di Atlante, a sud di Algeri, circondato dalla foresta, controllata da gruppi armati islamici e dove gli omicidi all’epoca erano frequenti. Il Gruppo islamico armato (GIA) aveva parlato il 26 aprile 1996, del rapimento proponendo di scambiare i monaci con militanti detenuti. Il 23 maggio, il GIA, aveva annunciato di aver decapitato i prigionieri. Il pubblico ministero aveva aperto il 10 febbraio 2004 le indagini a seguito di una denuncia presentata dalla famiglia di uno dei religiosi uccisi. Le indagini sul caso vedrebbero ora nuove audizioni, compresa quella di Hervé de Charette, a quel tempo ministro degli Affari esteri e di Michel Leveque, in quel periodo ambasciatore ad Algeri. (A.V.)
Filippine: gli sviluppi sull’attentato alla Cattedrale di Cotabato
◊ Per l’arcivescovo di Cotabato, monsignor Orlando Quevedo la cattedrale di Cotabato potrebbe non essere stata l’obiettivo dell’attentato che domenica scorsa ha provocato cinque vittime e decine di feriti nella cittadina sull’isola di Mindanao. “Dire che l’attacco fosse diretto contro la chiesa e i suoi frequentatori è portare al limite l’interpretazione dei fatti” ha detto Quevedo, già presidente della Conferenza episcopale delle Filippine. “Piazzare una bomba nei pressi di un luogo dove si prega Dio è un crimine odioso – ha aggiunto il presule - e deve essere condannato da tutte le persone di buona volontà”. La polizia – riferisce l’agenzia Misna - ha attribuito l’attacco al Fronte di liberazione islamico Moro (Milf), ma il portavoce del gruppo separatista ha fermamente negato qualunque responsabilità dei ribelli. Le persone rimaste uccise e ferite, ha precisato mons. Quevedo, si trovavano tutte vicino al chiosco mentre quelli raggiunti dalle schegge si trovavano accanto al cancello della chiesa. A perdere la vita sono stati tre uomini, tra cui il proprietario del chiosco, un agente di sicurezza e una bambina di 12 anni, 30 sono le persone rimaste ferite e ricoverate. Mons. Quevedo ha detto infine che se avessero voluto colpire la chiesa avrebbero potuto collocare, abbastanza facilmente, l’ordigno più vicino all’edificio sacro o all’interno del sacrato. Dal canto suo il parroco della cattedrale, padre Edwin De Gracia, afferma che "fra i cristiani di Cotabato si respira un “clima di paura”, perché si sentono “minacciati e temono altri attacchi”; i militari e il governo locale stanno studiando “un piano di sicurezza” per scongiurare il pericolo di nuovi attentati. Il parroco sottolinea anche il valore del messaggio lanciato ieri all’Angelus da Benedetto XVI, fonte di “coraggio e speranza” per il futuro. Oggi la Notre Dame University di Cotabato ha sospeso le lezioni. La Conferenza dei vescovi filippini (Cbcp) spiega che la decisione è un modo per “condannare” l’attacco, nel quale è morto anche uno degli studenti dell’ateneo. “Stiamo lavorando per mettere in sicurezza la cattedrale e l’area circostante – riferisce ad AsiaNews padre De Gracia – attraverso una rete composta da militari e governo, con la collaborazione di Ong locali. Vogliamo ricostruire un clima di fiducia e un rapporto di collaborazione con la comunità musulmana”. “Benedetto XVI – commenta il parroco della cattedrale – ci chiede di non lasciarci vincere dal terrore, dalla violenza e dalla logica della morte. Le sue parole sono significative perché invitano cristiani e musulmani a lavorare insieme, nonostante le differenze. Dobbiamo andare oltre la paura e restaurare il clima di dialogo, per costruire un futuro insieme”. (A.V.)
Pakistan: cristiani e musulmani indagano sul giovane accusato di blasfemia
◊ Leader cristiani e musulmani indagheranno sulla vicenda di Imran Masih, il giovane cristiano accusato di blasfemia e attualmente detenuto nella prigione distrettuale di Faisalabad. Secondo informazioni di Giustizia e pace, il giovane – già torturato da una folla di musulmani inferociti – ha subito violenze anche dalla polizia. Imran Masih, 26 anni, è accusato di aver bruciato alcune pagine del Corano ed è stato arrestato il primo luglio scorso. Il giovane conferma di aver bruciato “fogli di carta dopo aver pulito il negozio”, ma tra questi non vi erano pagine del Corano. La decisione di dar vita a un comitato indipendente, formato da cristiani e musulmani, è stata presa all’unanimità, nel corso di un vertice presso la curia diocesana. Circa 60 fra esperti di legge musulmani, sacerdoti cattolici, pastori protestanti, laici e parenti della vittima hanno preso parte all’evento. Padre Aftab James Paul, direttore della Commissione diocesana per il dialogo interreligioso, sottolinea ad AsiaNews che il comitato rappresenta “un passo positivo per stemperare la tensione”. Esso indagherà sulla vicenda “in maniera indipendente”, mentre la polizia “farà il suo lavoro come meglio ritiene opportuno”. Il sacerdote spiega che l’obiettivo è “coinvolgere i leader musulmani moderati”, perché scoprano che “non si è trattato di un fatto intenzionale, come riferito dal testimone nel fascicolo a carico di Imran Masih”. (R.P.)
Bangladesh: l'aiuto di MSF a 90mila persone colpite dal ciclone Aila
◊ “Le popolazioni nelle zone più remote non hanno ancora ricevuto nessun tipo di assistenza” afferma Medici Senza Frontiere, che sta distribuendo aiuti umanitari a 90mila persone in Bangladesh, fornendo assistenza medica di base, verificando e riparando i sistemi di rifornimento di acqua. Un terribile ciclone, chiamato “Aila”, ha colpito il mese scorso il Paese dell’Asia meridionale e lo stato del West Bengala (India orientale). La situazione locale è ancora drammatica poiché la popolazione è ancora vittima di inondazioni durante l’alta marea e ha bisogno di ripari, acqua potabile, cibo e servizi igienici. Il ciclone ha distrutto infatti abitazioni, bestiame, allevamenti di gamberetti e campi agricoli. MSF fornisce aiuto a 75mila colpiti in Bangladesh e 15mila in India. “L’acqua ricopre gli abitanti fino al collo e le case sono distrutte o sommerse dall’acqua – racconta Rivkah van Barneveld, coordinatrice dell’intervento d’urgenza – Molte persone non possono dormire all'asciutto. Con l’imminente arrivo del monsone, la priorità principale resta trovare un riparo. Msf sta fornendo alle famiglie teli di plastica e coperte”. Le precarie condizioni igieniche - scrive il Sir - hanno causato anche l’aumento dei casi di dissenteria e malattie trasmissibili. Nei prossimi giorni arriverà un altro team d’urgenza composto da medici e logisti oltre che uno specialista in igiene e potabilizzazione dell'acqua. (A.V.)
RD del Congo: appello della Caritas Internationalis per le vittime del conflitto
◊ La Caritas Internationalis ha lanciato un appello per 12 milioni di dollari da destinare a 400mila sfollati costretti a fuggire dai combattimenti in corso nella regione orientale della Repubblica Democratica del Congo. Dall’inizio dell’anno la ripresa delle violenze ha lasciato più di 1,3 milioni di persone senza casa. “La guerra in Congo - ha dichiarato il direttore nazionale della Caritas Congo Bruno Miteyo - è lontana dalla fine così come lo è la miseria. Centinaia di migliaia di altre persone sono state costrette ad abbandonare le proprie abitazioni dopo gli ultimi combattimenti tra i ribelli e il governo. Le loro abitazioni sono state saccheggiate o incendiate. Esse hanno urgente bisogno di protezione contro gli attacchi, gli stupri e i saccheggi, come di viveri, cure e sicurezza. La Caritas può portare aiuti attraverso le sue reti parrocchiali e diocesane”, ha spiegato il responsabile. A preoccupare in particolare l’organizzazione caritativa cattolica è la sorte delle donne e dei bambini. Solo negli ultimi tre mesi, nel Sud-Kivu si sono registrati 1.300 stupri. A 250 vittime di queste violenze la Caritas fornirà assistenza medica e psicologica. Resta il problema dell’alto tasso di mortalità infantile: 1,3 milioni di bambini soffrono attualmente di malnutrizione nel Paese. L’organizzazione distribuirà aiuti per ridurre la fame e le malattie. Essa inoltre assumerà 162 insegnanti per garantire l’istruzione a questi bambini. (L.Z.)
Mons. Crociata nella festa di Santa Maria Goretti: il libertinaggio non è affare privato
◊ Diversi appuntamenti in onore di santa Maria Goretti. Sabato scorso è stata celebrata una messa all’altare della santa da cui ha preso il via il pellegrinaggio a piedi Nettuno-Le Ferriere, un percorso di oltre dieci chilometri. Tema di quest’anno è stato “Noi predichiamo Cristo Crocifisso”. Mentre la mattinata di oggi è stata caratterizzata dall’omelia pronunciata nel corso della Santa Messa nella casa del martirio di Santa Maria Goretti, a Le Ferriere (Latina) da mons. Mariano Crociata segretario generale della Cei. “Qui non è in gioco un moralismo d’altri tempi, superato; è in pericolo il bene stesso dell’uomo” ha detto mons. Crociata. “Assistiamo - ha continuato - ad un disprezzo esibito nei confronti di tutto ciò che dice pudore, sobrietà, autocontrollo e allo sfoggio di un libertinaggio gaio e irresponsabile che invera la parola lussuria, con cui fin dall’antichità si è voluto stigmatizzare la fatua esibizione di una eleganza che in realtà mette in mostra uno sfarzo narcisista; salvo poi, alla prima occasione, servirsi del richiamo alla moralità, prima tanto dileggiata a parole e con i fatti, per altri scopi, di tipo politico, economico o di altro genere”. L’esempio di santa Maria Goretti come “testimonianza di fedeltà alla propria coscienza e a Dio portata fino alle estreme conseguenze e pagata con il martirio” non è “fuori moda” ma manifesta, al contrario, la necessità di riscoprire “parole desuete, come purezza, castità, verginità, che facciamo fatica a pronunciare, che ci fanno forse arrossire”. Per il segretario generale della Cei, il “paradosso”: che oggi “si sia arrivati ad agire e a parlare con sfrontatezza senza limiti di cose di cui si dovrebbe veramente arrossire e vergognare, e che invece si arrossisca per tutto quello che è vero, nobile, giusto, puro amabile, onorato, quello che è virtù e merita lode, per dirla con san Paolo”. Ricordando - scrive il Sir - le recenti parole del card. Bagnasco sulle “responsabilità” in questo ambito, e sull’”influsso che la cultura diffusa, gli stili di vita, i comportamenti conclamati hanno sul modo di pensare e di agire di tutti, in particolare dei più giovani”, mons. Crociata ha osservato: “Nessuno deve pensare che in questo campo non ci sia gravità di comportamenti o che si tratti di affari privati; soprattutto quando sono implicati minori, cosa la cui gravità grida vendetta al cospetto di Dio”. Di qui la necessità di “interrogarci tutti sul danno causato e sulle conseguenze prodotte dall’aver tolto l’innocenza a intere nuove generazioni”, ha concluso mons. Crociata riferendosi anche a piaghe come la pedofilia. (A.V.)
Venezuela: la plenaria dell’episcopato sulla situazione del Paese e le priorità pastorali
◊ Si aprono domani, e si concluderanno domenica 12 luglio, i lavori della XCII Assemblea plenaria dell’Episcopato del Venezuela presso la “Casa Monsignore Ibarra”. Diversi e importanti i temi dell’agenda e rilevante sarà il momento delle riflessioni ecumeniche con altre confessioni cristiane sulla situazione odierna del Paese. I lavori, annuncia un Comunicato episcopale, saranno aperti con un intervento dell’arcivescovo di Maracaibo mons. Ubaldo Santana Sequerira, presidente della Conferenza episcopale e di mons. Giacinto Berloco, nunzio apostolico del Santo Padre. Nella prospettiva del bene comune dell’intera società venezuelana saranno analizzate sia la situazione ecclesiale e le sue priorità sia quella nazionale e le sue esigenze. In particolare sarà fatto un bilancio della recente visita “ad Limina Apostolorum” e del discorso di Papa Benedetto XVI al termine degli incontri individuali. Durante queste visite si legge nel comunicato, “Mons. Ubaldo Santana Sequera aveva spiegato al Santo Padre lo sforzo di tutti, per illuminare con la fede il difficile cammino che attraversa il popolo venezuelano da dieci anni”. Il Santo Padre, da parte sua, ha esortato i vescovi ad affrontare le sfide pastorali “abbondanti e difficili” con speranza ed ha rinnovato ancora una volta “il Suo appoggio, sollecitudine e vicinanza spirituale”. In concreto, i vescovi del Venezuela si occuperanno anzitutto del lancio dell’Anno Sacerdotale voluto da Benedetto XVI e con ogni probabilità invieranno ai sacerdoti un messaggio, invitandoli “alla riscoperta della bellezza e dell'importanza del sacerdozio” così come della pastorale vocazionale. In secondo luogo i vescovi tratteranno anche le questioni della Missione continentale in corso e al riguardo rifletteranno sull’evangelizzazione nell’attuale momento della vita nazionale attraversata da molteplici cambiamenti. Infine, spiega il comunicato, l’episcopato rivolge la propria attenzione a due importanti progetti di legge in discussione: quello sulla legge organica per il sistema educativo e quella sulla parità dei generi. Domenica i vescovi concluderanno i lavori con una solenne concelebrazione eucaristica anticipando alcuni contenuti dei documenti conclusivi che saranno resi pubblici integralmente nei primi giorni della prossima settimana. (A cura di Luis Badilla)
Vocazioni in Europa: rispondere al "senso di smarrimento" dei giovani
◊ “La pastorale vocazionale è chiamata ad una svolta missionaria” e “fondamentale in questa svolta è il ruolo dell’ animatore vocazionale”. Per questo è importante “recuperare la stretta relazione esistente tra formazione permanente e animazione vocazionale”: due realtà che “si sostengono a vicenda e dipendono strettamente l’una dall’altra”. Nelle parole dello psicologo e formatore padre Amedeo Cencini, che ha svolto l’ultima delle relazioni al convegno annuale del Servizio europeo per le vocazioni (EVS) “Seminatori del vangelo della vocazione”: una Parola che chiama e invia …” conclusosi ieri a Roma, è in qualche modo racchiuso il messaggio emerso dall’incontro. Al convegno, - riferisce l'agenzia Sir - promosso dall’organismo della Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa per la cura e l’attenzione alle vocazioni, hanno preso parte 88 delegati di 22 Chiese nazionali del vecchio continente. Essere nel mondo “seminatori di fiducia e di speranza” soprattutto per i giovani che oggi vivono spesso un profondo “senso di smarrimento” è l’invito che Benedetto XVI ha rivolto ai partecipanti al congresso ricevuti in udienza. Per la biblista Rosanna Virgili la Chiesa “è chiamata a superare senza paura modelli e strutture che le impediscono di stare accanto all’umanità che grida, portando ad essa la parola del Vangelo”. L’esigenza di “riproporre grandi visioni che aiutino l’uomo moderno, soprattutto i giovani, a trovare un sentiero su cui camminare” e “di pensare a forme nuove per vivere il servizio ministeriale alla Chiesa e l’evangelizzazione del mondo” è stata rilanciata dal teologo e pastoralista Paul M. Zulehner. Mons. Italo Castellani, arcivescovo di Lucca e presidente della Commissione episcopale per il clero e la vita consacrata della Conferenza episcopale italiana, ha tracciato una sintesi del cammino della pastorale vocazionale nella Chiesa italiana a partire dal documento del 1985 fino alla scelta di dedicare il piano pastorale del prossimo decennio al tema dell’educare. Eletto il nuovo consiglio di coordinamento che affiancherà nel prossimo triennio il presidente, mons. Wojciech Polak. Coordinatore è il rev. Jorge Madureira , direttore del Cnv del Portogallo; vice coordinatori il rev. Marek Dziewiecki, direttore del Cnv della Polonia, e Paule Zellitch, membro permanente del Snv di Francia e capo redattrice della rivista Èglise et Vocation. Il prossimo convegno si terrà a Esztergom (Ungheria) nei giorni 1-4 luglio 2010. (R.P.)
In Ucraina il 37.mo incontro dei segretari generali delle Conferenze episcopali d’Europa
◊ Sul tema: “Il sacerdote: la sua vita e la sua missione e la dottrina sociale della Chiesa” si ritroveranno i Segretari generali delle Conferenze episcopali d’Europa (Ccee) dal 9 al 13 luglio prossimo a Leopoli in Ucraina. Questo 37° incontro “vuole essere un’occasione per riflettere sul nostro ministero come sacerdoti e segretari generali delle Conferenze episcopali”, ha detto Padre Duarte da Cuhna, Segretario generale del Ccee, che aggiunge: “Attraverso una serie di riflessioni sulla vocazione, la vita e la spiritualità sacerdotale desideriamo contribuire all’invito di Benedetto XVI di cogliere questo Anno Sacerdotale come un momento privilegiato per promuovere l’impegno d’interiore rinnovamento di tutti i sacerdoti”. L’incontro – fa sapere il Sir - si aprirà con una presentazione della Chiesa cattolica in Ucraina da parte del cardinale Lubomyr Husar, arcivescovo maggiore di Kiev e della Galizia. Successivamente il tema dei rapporti con lo Stato e le Chiese ortodosse sarà affrontato dal nunzio apostolico, monsignor Ivan Jurkovich. Nei temi in agenda ci sono anche l’eutanasia e il caso di Eluana Englaro in Italia, la presenza della Chiesa nei media, la prossima Giornata mondiale della gioventù di Madrid (2011) e il rapporto con le Istituzioni europee che sarà introdotto dal segretario generale della Comece, don Piotr Mazurkiewicz. (A.V.)
Malawi: la Chiesa piange il volontario italiano morto di malaria
◊ La comunità ecclesiale di Mangochi, in Malawi, piange la scomparsa di Giacomo Marcialli, un sessantaquattrenne imprenditore italiano di Lurano (in provincia di Bergamo), che arrivato alla pensione aveva deciso di aiutare le popolazioni africane mettendo a loro disposizione la sua esperienza di impresario edile. L’anno scorso era partito per il Malawi per collaborare con l’associazione “Malawi nel cuore” (per la quale collabora anche la sorella Giuditta che opera da anni nella missione delle Suore Sacramentine di Namwera) all’ampliamento dell’ospedale di Namandaje, nel distretto di Mangochi. Dopo anni di lavoro, aveva scoperto la sua vocazione: aiutare l'Africa e dopo aver dato il suo contributo ad alcuni progetti missionari in Camerun, era approdato in Malawi. Nel febbraio di quest’anno Giacomo Marcialli, era giunto alla missione di Namandanje per aiutare padre Eugenio Salmaso e proprio lì ha contratto la malaria che gli ha stroncato la vita. Lunedì scorso, dopo una notte di veglia e di preghiera che la comunità cristiana della missione di Namandanje aveva voluto offrirgli per accompagnarlo nel suo lungo viaggio, è giunto alla chiesa del Saint Paul Seminary di Mangochi. Mons. Alessandro Pagani, vescovo di Mangochi, ha presieduto la liturgia, assieme a tutti i sacerdoti della diocesi. Nella sua omelia il vescovo ha ringraziato più volte i fedeli per l’accoglienza riservata a Giacomo Marcialli. “Non è un vostro figlio, l'avete appena conosciuto, parlava poco la vostra lingua...perché siete venuti al suo funerale? Questa è la forza della fede, questo è essere cristiani” ha detto mons. Pagani. "Giacomo Marcialli è stato sepolto nel cimitero che accoglie mons. Luciano Nervi, vescovo di Mangochi, padre Michele Gotti e i sacerdoti della diocesi di Mangochi. (R.P.)
“Italia Solidale” in Rwanda e Tanzania per un nuovo modo di fare missione
◊ Un gruppo di volontari dell’associazione “Italia Solidale” si sono recati in Rwanda e Tanzania dove fino al 15 luglio porteranno avanti l’obiettivo di “diffondere il modello di un nuovo modo di fare missione basato sulla creazione di comunità autosufficienti”. Nell’occasione i volontari incontreranno le comunità ecclesiali locali. In particolare in Rwanda, i volontari parteciperanno a un incontro con il vescovo di Kabgayi, Smaragde Mbonyintege e i religiosi della diocesi. L'associazione le cui iniziative godono fra l'altro del sostegno del Pontificio Consiglio per la Cultura, – riferisce l’Osservatore Romano - è presente in vari Paesi africani e ha sviluppato una consistente rete di aggregazioni solidali. In queste comunità di missione, le famiglie si riuniscono in gruppi per condividere i problemi. Inoltre, tramite il denaro che ricevono dai donatori dell'associazione, i nuclei familiari riescono a diventare autosufficienti grazie alla creazione di piccole attività produttive. Inoltre il denaro ricavato da tali attività, oltre a servire ai bisogni stessi delle famiglie, viene impiegato per aiutare altre persone a compiere lo stesso percorso. L'associazione sostiene attualmente circa due milioni di persone, tramite la propria rete di collaboratori che copre Africa, India e Sud America. “Le visite in Rwanda e Tanzania – fanno sapere dall’associazione “Italia Solidale” - prendono le mosse in occasione dell'ultimo meeting associativo tenutosi a Nago, in Italia, patrocinato dal Pontificio Consiglio per la Cultura, dove è emersa fra l'altro l'importanza di entrare "con ancora più forza" nella realtà africana, dove nel solo 2007 sono morti circa cinque milioni di bambini”. “Non possiamo permettere - aggiunge - che i bambini muoiano, che le persone siano dipendenti e non rispettate, che le famiglie non siano sussistenti”. (A.V)
Cina: le celebrazioni per l'apertura dell'Anno Sacerdotale
◊ Iniziative diverse e solenni celebrazioni per l’apertura dell’Anno Sacerdotale e la chiusura dell’Anno Paolino, in comunione con il Santo Padre e con la Chiesa Universale, stanno coinvolgendo tutto il mondo cattolico cinese in questi ultimi giorni, secondo le informazioni che continuano a pervenire all’Agenzia Fides. Tra le numerose celebrazioni, ricordiamo quella presieduta da mons. Zhang Han Min, della diocesi di Ji Lin, che ha presieduto la solenne apertura dell’Anno Sacerdotale nella parrocchia del Buon Pastore il 19 giugno. Insieme a tutti i sacerdoti e ai fedeli presenti, ha invocato la guida dello Spirito Santo per i sacerdoti cinesi e di tutto il mondo, perché possano essere sempre più consapevoli della responsabilità della loro missione attraverso una vita di preghiera, di profonda spiritualità, per essere degni del Sacerdote per eccellente, Gesù Cristo. La diocesi di Fu Zhou ha aperto l’Anno Sacerdotale e chiuso quello Paolino nel Santuario mariano del Villaggio di Rosario, dopo il IV° Seminario Paolino nel 30 giugno. Anche la diocesi di Tian Shui, della provincia di Gan Su, ha aperto l’Anno Sacerdotale e chiuso quello Paolino, con una Messa il 19 giugno. Il Responsabile diocesano, don Zhao Jian Zhang, ha detto durante l’omelia che: “Il sacerdote è un mediatore e un ponte tra Dio e l’uomo, che deve identificarsi con Cristo permettendo agli altri di conoscere il volto di Cristo attraverso di noi. Vi invito a pregare per tutti i sacerdoti, perché siano uomini di preghiera, di continua santificazione. E’ anche un anno che rafforza il rapporto tra i sacerdoti e i fedeli. Un buon sacerdote - ha detto - è infatti un buon pastore. Il nostro esempio di vita ci permetterà di formare tante vocazioni giovanili”. Inoltre ha chiesto una preghiera speciale per tutti i sacerdoti defunti. Infine, la sezione cinese di Radio Veritas Asia, con sede a Taipei, ha inaugurato un nuovo programma dedicato all’Anno Sacerdotale dal titolo “Un minuto per parlare del sacerdote esemplare”, aumentando anche le notizie della celebrazione dell’Anno Sacerdotale. (R.P.)
Cambogia: dall’Anno Paolino a quello Sacerdotale
◊ Il dono della grazia di Dio passa attraverso gli eventi e le celebrazioni che la Chiesa propone al popolo di Dio: con questo spirito la Chiesa cambogiana ha concluso nei giorni scorsi l’Anno Paolino e ha aperto quello Sacerdotale. L’Anno di San Paolo ha costituito l’occasione per lanciare diverse iniziative mirate a divulgare la vita e la spiritualità dell’Apostolo delle Genti. In particolare, il vicariato apostolico di Phnom Penh, nel corso dell’Anno Paolino, ha condotto un’inchiesta fra i fedeli, titolata “Vent’anni di evangelizzazione: 1989-2009”, dato che il 1989 è l’anno di erezione dei Vicariato. Il 1989 coincide anche con l’inizio della “nuova vita” per la piccola comunità cattolica cambogiana, dopo i tempi bui della repressione sotto i khmer rossi. L’inchiesta ha rivelato molte cose positive nella vita della Chiesa locale: in un ventennio sono nate 38 nuove comunità ed è cresciuta sensibilmente la formazione spirituale e missionaria dei fedeli. Alle celebrazioni di chiusura dell’Anno Paolino ha partecipato mons. Salvatore Pennacchio, nunzio apostolico in Cambogia. Il nunzio, parlando a oltre mille fedeli riuniti, ha detto che “San Paolo ricorda alla Chiesa la varietà dei carismi, che vanno messi tutti a servizio della comunità”. Inoltre il vicario apostolico di Phnom Penh, mons Emile Destombes, ha diffuso un lettera per la chiusura dell’Anno di San Paolo, sottolineando tre punti utili alla comunità: essere uniti in umiltà; avere uno spirito missionario, nella carità; continuare nella formazione, per accrescere la conoscenza della Parola di Dio. Il nunzio apostolico ha visitato il seminario maggiore di Phnom Penh, dedicato a San Giovanni Maria Vianney, celebrando i Vespri con i seminaristi. L’attenzione si è dunque spostata sull’Anno Sacerdotale: al termine dei Vespri, mons. Pennacchio ha venerato una reliquia del Santo Curato d’Ars, custodita nella Cappella del Seminario. Il nunzio ha invitato tutti fedeli a pregare per i sacerdoti, per chiedere al Signore vocazioni al sacerdozio e alla vita consacrata per la Chiesa in Cambogia. (R.P.)
Regno Unito: gioia della Chiesa per la prossima Beatificazione del cardinale Newman
◊ “Una notizia che sarà accolta con entusiasmo dai cattolici di tutto il mondo. Avere tra i Beati il cardinale Newman è un motivo di grande gratitudine al Signore e di grande orgoglio per tutte le persone legate alla sua figura a Birmingham e a Oxford. Sono sicuro che ci sarà di grande aiuto nel nostro compito di difendere la fede tra le difficoltà che aveva anticipato con tanta lucidità”. Con queste parole l’arcivescovo di Westminster, mons. Vincent Nichols, ha espresso la grande gioia della Chiesa nel Regno Unito per l’approvazione venerdì scorso del decreto della Congregazione delle Cause dei Santi sul miracolo attribuito al card. John Henry Newman che apre la strada alla sua beatificazione. A mons. Nichols ha fatto eco mons. William Kenney, amministratore diocesano di Birmingham, la città dove il grande pensatore cattolico inglese vissuto nel XIX secolo e convertitosi al cattolicesimo dalla Chiesa anglicana, fondò la Congregazione dell'Oratorio di San Filippo Neri. La sua beatificazione, ha detto il presule, offrirà “l’occasione per un autentico rinnovamento spirituale dei cattolici e di molti altri, soprattutto nella città di Birmingham”. “La decisione del Santo Padre ha un grande significato per tutta la Chiesa”, ha sottolineato, da parte sua, il decano dell’Oratorio di Birmingham, padre Paul Chavasse, che ha definito “provvidenziale il fatto che la beatificazione di questo grande teologo possa avvenire sotto il pontificato di Benedetto XVI, un teologo di primo livello profondamente influenzato dal cardinale Newman.” E profonda gratitudine per l’approvazione del decreto è stata espressa da Jack Sullivan, il diacono permanente guarito da un cancro grazie alla sua intercessione. La beatificazione del card. Newman è un evento importante per la Chiesa cattolica del Regno Unito, ma anche negli Stati Uniti, dato lo spessore del personaggio e il suo singolare percorso religioso. Nato nel 1801, convertitosi al cattolicesimo nel 1845 e creato cardinale da Papa Leone XIII nel 1879, il card. Newman è sicuramente uno dei più autorevoli apologisti della fede che abbia prodotto la Gran Bretagna. (L.Z.)
Seminario interreligioso per la promozione della pace
◊ “Il dialogo non deve restare nella sola sfera dei teologi, ma deve coinvolgere tutti”, da questo pensiero di Samule Kobia, cioè quello di rendere partecipi anche i giovani all’interno del dialogo interreligioso, prende spunto il seminario che riunisce quest’anno venticinque giovani studenti provenienti da tutto il mondo. L’ideatore del seminario educativo giunto alla terza edizione è appunto il segretario generale del Consiglio Mondiale delle Chiese (Wcc). Il dialogo interreligioso, riferisce l’Osservatore Romano, si tiene a Bossey, in Svizzera da oggi al 31 luglio e promuoverà un confronto reciproco sui principali argomenti religiosi e culturali. Il tema scelto per l’edizione 2009 è il contributo delle religioni alla pacificazione. “I giovani sono dei partner essenziali nelle attività interreligiose e la loro formazione come leader è una parte importante per la promozione del dialogo e la cooperazione tra i popoli”. Sono le parole della responsabile del programma per l’educazione e la formazione ecumenica del Wcc, Tara Tautari che sottolinea quanto sia importante riunire attorno allo stesso tavolo cristiani, musulmani ed ebrei per tentare di costruire una comunità”. Gli allievi imparano a conoscersi gli uni con gli altri, a superare gli stereotipi nel pieno del rispetto della religione altrui. Quotidianamente i giovani saranno impegnati in momenti di spiritualità e di studio, comprendenti meditazioni, lettura dei testi sacri e discussione su specifiche questioni. Al termine del ciclo sarà steso un documento di sintesi che sarà utile per la ricerca del tema di riflessione della successiva edizione del seminario. In una dichiarazione i giovani hanno evidenziato: “In questo periodo nel quale ci siamo riuniti, siamo stati chiamati a essere una comunità nella diversità, ora torniamo a casa con l’impegno di diffondere un messaggio di speranza e di fiducia, il dialogo tra fedi è un importante strumento per la promozione della pace nel mondo”. L’iniziativa del seminario rientra nel più generale “Scholarships Programme”, che il Wcc promuove fin dal 1945. Si tratta di un programma ecumenico globale di formazione volto a sostenere le chiese e le organizzazioni a esse legate nella loro missione. (M.P.)
Abruzzo: il rapporto di “Save the Children” tre mesi dopo il terremoto
◊ “Emergenza Abruzzo, tre mesi dopo” è il nome del rapporto diffuso dall’organizzazione internazionale “Save the children” che opera dal 1919 per migliorare le condizioni di vita dei bambini in cento Paesi del mondo. “Una volta trascorsa la fase di emergenza più acuta e superata in parte la paura, per i minori che continuano a vivere nei campi sfollati o negli alberghi lungo la costa come per i loro genitori, predomina la fatica di doversi confrontare con una condizione di vita nuova e con difficoltà pratiche, come la convivenza forzata con estranei, la promiscuità e il caldo che è sopravvenuto”, così commenta i risultati del rapporto Francesca Petrecca, coordinatrice della risposta all’emergenza in Abruzzo di Save the Children Italia. Sulla popolazione complessiva colpita dal terremoto, circa 70mila persone, l’organizzazione stima che il numero di bambini e adolescenti sia pari a 12.530, dei quali 5.988 hanno da 0 a 9 anni, mentre i ragazzi (da 10 a 19 anni) sono 6.542: “Attualmente sono 1.229 quelli che vivono nelle 143 tendopoli allestite dell’Aquilano” e “numerosi sono coloro che si sono trasferiti lungo la costa adriatica”. Per rispondere alle esigenze di questi bambini, Save the Children opera da tre mesi all’interno dei campi di Acquasanta, Bazzano, ex Italtel e Paganica, dove sono stati allestiti quattro spazi a misura di bambino, mentre sulla costa teramana è stato avviato il progetto “Ricomincio da te” a Roseto degli Abruzzi. “Le persone cercano, seppure con gradualità, di riprendere familiarità con la vita precedente al sisma, ad esempio cominciando a rientrare nelle proprie case dichiarate agibili dopo i controlli per brevi periodi durante il giorno”, aggiunge la coordinatrice, ma “questo lento cammino di ritorno alla normalità che sia i bambini sia le loro famiglie stanno compiendo, deve però fare i conti con le ultime scosse che, nuovamente intense, si sono fatte sentire” e “soprattutto emerge, in questa fase, sia nei bambini che nelle loro famiglie, insieme all’incertezza per il futuro, la paura di essere lasciati soli dopo la prima fase dell’emergenza”. L’intervento di Save the Children, sottolinea l’organizzazione, - in una nota rilanciata dal Sir - “si è basato e continuerà a modularsi sui bisogni che emergono tra la popolazione di beneficiari, con l’impegno di rimanere al fianco dei bambini abruzzesi colpiti dal terremoto e delle loro famiglie, sostenendoli anche nella fase post-emergenziale, sulla base delle necessità rilevate e a fronte di quelle che si presenteranno”. L’organizzazione si è infine resa disponibile a fornire il proprio sostegno anche alle istituzioni nazionali e locali in vista di un’organica riorganizzazione del sistema scolastico, per modellarlo proprio sulle esigenze delle migliaia di bambini sfollati. (A.V)
Al via la XII edizione per studiare la Bibbia ebraica
◊ Il Cibes (Centro internazionale Bibbia e storia), promuove presso le Ancelle del Sacro Cuore, un corso intensivo di studio biblico ebraico sul testo originale. Tre settimane di studio intensivo che prendono il via oggi, e che terminano il 29 agosto prossimo. I corsi, che guidano progressivamente alla lettura esegetica dei testi della Bibbia, prevedono da oggi all’11 luglio, l’insegnamento base dell’ebraico rivolto ai principianti. Sarà presentata una visione globale della lingua – riporta l’agenzia Sir - per facilitare l’approccio alla lettura dei testi attraverso lo studio del Salmo 100 e di alcune formule bibliche che non potrebbero essere comprese appieno letteralmente tradotte. Nella settimana dal 13 al 18 luglio si terrà il corso di “Ebraico II”, con la lettura esegetica del Salmo 63, del testo di Isaia 54,1-10 e uno studio sistematico del verbo ebraico. Dal 24 al 29 agosto, nel corso di “Ebraico III”, si studierà anche il valore sintattico delle principali forme del verbo ebraico con riferimento al Salmo 28 ed Isaia 55,1-13. “Le settimane estive di ebraico – spiega padre Giovanni Odasso – nascono per introdurre progressivamente a una familiarità con la bellezza stilistica, la mentalità culturale e il pensiero teologico dei testi della Scrittura” ed ancora “Senza la conoscenza dell’Antico Testamento non è possibile comprendere il Nuovo testamento nella profondità del suo linguaggio”. “I corsi, sin dall’inizio – continua il biblista – sono caratterizzati dalla partecipazione di laici, presbiteri e religiosi, tutti accomunati dall’amore per la Parola di Dio e dal desiderio di giungere alla conoscenza del suo messaggio nella profondità offerta dai testi originali”. L'atmosfera che si crea “contribuisce a condividere i frutti che maturano lungo il cammino e a individuare forme di una collaborazione creativa che consente di continuare nel tempo l’approfondimento esegetico della Scrittura”. Un approfondimento, conclude il religioso, che “si realizza in un clima di fede e di testimonianza, secondo il tema della XII Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei Vescovi dell’ottobre scorso, 'La Parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa'”. (A.V)
Terminato in Finlandia il convegno dei webmaster cristiani
◊ Si è tenuto qualche giorno fa in Scandinavia l’incontro dei webmaster di Ecic (European Christian Internet Conference), all’interno del traghetto Mariella ormeggiato nel molo sud della capitale finlandese e che ha fatto da spola tra Helsinki e Stoccolma. Il tema di quest’anno era “Twitting Gospel” ovvero come “cinguettare” il Vangelo con i nuovi sistemi di microblogging che condensano in pochi caratteri i messaggi pubblicati sui siti. “Twitter è uno strumento efficace per la sua immediatezza e per raggiungere persone fuori dai contesti religiosi” ha detto in apertura dei lavori la cattolica Melissa Cole, docente di sistemi informatici alla Brunel University di Londra. “Ma non siamo ancora pronti per veicolare il Vangelo. Le chiese stanno facendo esperimenti e stanno cercando di capire se questa possa essere una strada nuova per potenziare la rete già esistente”. Nel XIII convegno dei webmaster cristiani di tutta Europa nel corso della sessione di lavoro svedese, svoltasi nella sede delle comunicazioni della Chiesa luterana a Stoccolma, è stata presentata l’iniziativa pastorale "pearls of life" una coroncina-braccialetto – spiega l’Avvenire - inventata dall’arcivescovo luterano Martin Lönnebo come percorso di spiritualità legato alle pietre e ai momenti della vita. Per saperne di più è possibile collegarsi al link: www.ecic.or (A.V.)
Francia: a Royan giovani surfisti saranno missionari in spiaggia per una settimana
◊ “Serfa e prega”: si chiama così l’iniziativa organizzata dalla parrocchia di Notre-Dame di Royan, nella diocesi di La Rochelle, che dal 12 al 19 luglio accoglierà una quarantina di giovani missionari. Pregare, evangelizzare e fare surf: si impegnerà così un gruppo di ragazzi che trascorreranno una settimana tra riflessioni spirituali, celebrazioni eucaristiche, sport, evangelizzazione in spiaggia e feste serali. Il progetto è nato nell’estate 2007, quando a Royan si sono incontrati Thibaud Viard e Guillaume Leonardi, il primo impegnato nel surf, il secondo ad un raduno organizzato dalla Comunità delle Beatitudini. “E’ stato durante quell’estate che ho preso coscienza di questa necessità di andare in missione – racconta Guillaume Leonardi – Thibaud ed io abbiamo questa passione comune per il surf e abbiamo capito che poteva essere una buona cosa, e che sarebbe stato possibile evangelizzare grazie alla nostra passione ed evangelizzare con essa”. “C’è nel surf una dimensione mistica che si esprime nella ricerca dell’assoluto” spiega ancora Leonardi. L’iniziativa ha già portato dei frutti, tanto che, dopo aver partecipato alla manifestazione un giovane ha chiesto di voler essere battezzato. Lo scorso anno la riflessione spirituale dei giovani surfisti-missionari è partita dall’immagine di Gesù che cammina sulle acque, quest’anno si mediterà invece sulla moltiplicazione dei pani. (T.C.)
Cina: centoquaranta morti e ottocento feriti nelle violenze interetniche tra la minoranza musulmana e la polizia nella provincia dello Xinjiang
◊ Centoquaranta morti e ottocento feriti. Questo il tragico bilancio degli scontri che da ieri stanno insanguinando la provincia cinese dello Xinjiang. Le violenze sono esplose nella capitale della regione, Urumqi, dopo che centinaia di “uiguri”, un’etnia musulmana presente nell’area, sono scesi in piazza per manifestare contro l'emarginazione che subiscono. Più in particolare, avrebbero organizzato proteste per la morte di due “uiguri” avvenuta nel sud della Cina a fine giugno. Al momento nella città teatro dei disordini è scattato il coprifuoco con gli agenti che presidiano i quartieri musulmani. Salvatore Sabatino ne ha parlato con Francesco Sisci, corrispondete da Pechino del quotidiano "La Stampa":
R. – La situazione è estremamente seria. La stampa cinese parla di rivolta organizzata e pianificata dall’estero, parla di negozi ed auto incendiati, di interi quartieri messi a ferro e a fuoco ad Urumqi, capoluogo della regione, dove peraltro la maggioranza della popolazione è han, cioè della maggioranza etnica della Cina .
D. – Chi sono gli “uiguri” e cosa rappresentano per il governo cinese?
R. – Sono un minoranza, circa 8 milioni di persone su una popolazione complessiva di quasi un miliardo e 400 milioni di persone in tutta la Cina; sono di origine turca, parlano una lingua vicina al turco e sono musulmani. I rapporti etnici sono tesi, per un misto di questioni sia nazionalistiche – c’è ovvero un gruppo che vorrebbe l’indipendenza di questa regione – sia religiose, perché dalla metà degli anni Novanta in poi questi “uiguri” sono sempre più caduti sotto l’influenza del fondamentalismo religioso musulmano. I due elementi si sono poi combinati con una repressione spesso indiscriminata delle autorità di Pechino contro questa minoranza; repressione che invece che porre fine alle proteste le ha aumentate ed allargate, come appare evidente in queste ore.
Afghanistan
Almeno due civili sono morti e altre 13 persone rimaste ferite nell’attentato suicida compiuto questa mattina all’ingresso della principale di una base militare Nato a Kandahar, in Afghanistan. All'esplosione è poi seguito uno scontro a fuoco tra militari afghani e militanti islamici. Sempre a causa di un’esplosione ieri è morto un soldato britannico. Si tratta del quinto militare britannico ucciso dall'inizio dell'operazione "Panchai Palang", lanciata il 23 giugno dall'esercito di Londra presso Gereshk. Intanto è giunta al quinto giorno l’offensiva, senza precedenti, dell’esercito statunitense contro le roccaforti talebani nella valle di Helmand. Secondo il comando americano, i 4000 marine impiegati stanno avanzando con successo nei villaggi controllati dai miliziani islamici.
Iraq
Il primo ministro iracheno Nuri al-Maliki si recherà in visita negli Stati Uniti il prossimo 21 luglio per incontrare il presidente americano Barack Obama e il segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon. Il suo viaggio è stato programmato dopo la visita nei giorni scorsi del vice presidente americano Joe Biden in Iraq e dopo il completamento del ritiro delle truppe statunitensi dalle città irachene. Intanto nel Paese del Golfo non si placa la violenza: ieri sera, cinque persone sono morte in un attacco a un checkpoint di sicurezza a Baghdad. Oggi dieci civili sono rimasti feriti in un attentato dinamitardo nella città di Mosul.
Honduras
In Honduras è fallito questa notte il tentativo di rientrare in patria del presidente deposto Manuel Zelaya. I militari hanno impedito l'atterraggio del suo aereo all'aeroporto della capitale Tegucigalpa, dove almeno un manifestante è rimasto ucciso nei violenti scontri fra sostenitori dell’ex presidente e forze di sicurezza. Zelaya ha quindi raggiunto El Salvador per incontrare altri capi di Stato sudamericani e studiare il proprio rientro in Honduras. Un appello alla pacificazione è giunto dalla Conferenza episcopale honduregna, che ha chiesto a Zelaya di non rientrare in patria per evitare un ulteriore spargimento di sangue. Il servizio di Francesca Ambrogetti:
L’Honduras ha vissuto ieri le ore più drammatiche da quando, domenica scorsa, il presidente Manuel Zelaya è stato deportato dai militari e destituito dal Parlamento. Esercito e polizia hanno represso una manifestazione di migliaia di persone che nei pressi dell’aeroporto attendevano l’aereo che doveva riportarlo in patria. Il bilancio è di almeno un morto e decine di feriti. Il governo de facto ha impedito l’atterraggio; truppe e mezzi militari hanno bloccato la pista e dalla torre di controllo il pilota è stato minacciato d’intercettazione da parte di aerei militari. Zelaya era accompagnato dal presidente dell’assemblea generale dell’Onu Miguel D’Escoto. Bloccato anche l’aereo che trasportava tre presidenti per appoggiarlo: l’argentina Cristina Kirchner, l’ecuadoriano Rafael Correa ed il paraguaiano Fernando Lugo. Sabato l’Osa aveva stretto l’isolamento del governo votando, all’unanimità, la sospensione del Paese dall’organizzazione; un provvedimento che era stato preso solo nel 1962 nei confronti di Cuba. Il presidente de facto Roberto Micheletti ha detto che l’Honduras non avrebbe tollerato interferenze esterne, ma per la prima volta si è detto pronto ad aprire un dialogo con l’Osa.
Bulgaria elezioni
In Bulgaria i risultati definitivi delle elezioni parlamentari tenutesi ieri confermano la schiacciante vittoria di Gerb, il partito conservatore del sindaco di Sofia Boyko Borissov. La formazione di centro-destra sfiora il 40 % dei consensi mentre i socialisti, dopo quattro anni di governo, subiscono una pesante sconfitta scendendo sotto il 20%. A seguire il partito della minoranza turca con il 14 % dei voti e quello nazionalista con oltre il 9 %. Gerb dovrebbe quindi ottenere circa 120 dei 240 seggi parlamentari e per formare una solida maggioranza probabilmente arriverà ad un accordo con la “Coalizione Blu”, formazione di destra che ha raggiunto il 6,7% dei suffragi. Si registra infine l’alta affluenza alle urne per queste prime elezioni dall’ingresso della Bulgaria nell’Ue.
Messico
Secondo i risultati ancora parziali, le elezioni legislative di medio termine di ieri in Messico hanno visto la netta sconfitta del Partito d’azione nazionale del presidente, Felipe Calderon, che ha così perso la maggioranza relativa che aveva al Congresso a vantaggio del Partito rivoluzionario istituzionale.
Turchia
Tre operai edili sono morti e almeno nove persone hanno riportato gravi ferite in un’esplosione nella provincia di Sirnak, nel sud-est della Turchia. L’ordigno sarebbe stato collocato sul ciglio della strada dai ribelli del separatista Partito dei lavoratori del Kurdistan (Pkk). Le vittime erano impegnate nella costruzione di una diga nella regione al confine con l’Iraq, spesso teatro di scontri tra l’esercito turco e i militanti separatisti del Pkk.
Myanmar
Il segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, ha esortato la giunta militare al potere in Myanmar perché l'anno prossimo si tengano nel Paese elezioni multipartitiche ''credibili e legittime''. L’appello è stato lanciato oggi da Ginevra dopo la deludente visita di due giorni nell’ex Birmania dello stesso segretario Onu, durante la quale non gli è stato consentito di incontrare la dissidente Nobel per la Pace, Aung San Suu Kyi.
Nigeria: attacchi Mend
Due nuovi attacchi contro le compagnie petrolifere nel Delta del Niger sono stati rivendicati oggi dai ribelli del Movimento per l’emancipazione del Delta del Niger (Mend). Sono stati colpiti un’installazione dell’anglo-olandese Shell e un oleodotto del gruppo Chevron che trasporta l’ottanta per cento del greggio estratto nella regione. Gli attacchi hanno provocato un’interruzione del flusso di petrolio per l’esportazione. La Russia aveva firmato nei giorni scorsi un accordo con la Nigerian National Petroleum Corporation che prevede l'investimento di circa 2,5 miliardi di dollari in gas e petrolio nigeriano.
Niger
Continuano i cortei di protesta contro il presidente Mamadou Tandja in Niger. Migliaia di persone hanno manifestato ieri contro la decisione del presidente di organizzare un referendum su una nuova Costituzione che gli consentirebbe di ottenere un terzo mandato. Il premier Tandja ha di recente sciolto il parlamento e la Corte Costituzionale e si è attribuito poteri speciali. Il corteo è stato promosso dal Fronte per la difesa della democrazia (Fdd) una coalizione di partiti, sindacati e Organizzazioni Non Governative.
Somalia
In Somalia gli insorti islamici hanno intimato ai soldati dell'esercito del Governo Federale di Transizione di consegnare le armi e abbandonare la zona dei combattimenti entro cinque giorni. Lo rende noto l'edizione online di Shabelle, informato network somalo. Dal 7 maggio sono in corso a Mogadiscio violenti combattimenti tra miliziani vicini ad al Qaeda e truppe regolari. Finora nella sola capitale somala si contano circa 330 morti.
Guinea-Bissau
Il secondo turno delle elezioni presidenziali in Guinea-Bissau si terrà il prossimo 26 luglio. La Commissione nazionale elettorale ha anticipato il voto, inizialmente previsto il 2 agosto, per evitare una massiccia astensione alle urne da parte dei contadini, la maggioranza degli elettori.
Summit anglo-francese a Evian
Si apre oggi il trentesimo summit franco-britannico a Evian, sul versante francese del Lago di Ginevra. I principali temi sui quali discuteranno il presidente francese Nicolas Sarkozy e il premier britannico Gordon Brown sono: l’Iran, i piani di stimolo economico e il rilancio dell'energia nucleare in Europa.
Viareggio
A Viareggio si è aperta questa mattina la camera ardente per le vittime del disastro ferroviario. Domani, sono attese almeno 30 mila persone ai funerali solenni che si svolgeranno allo Stadio dei Pini alla presenza anche del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra e Mariella Pugliesi)
Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIII no. 187
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