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Sommario del 04/07/2009

Il Papa e la Santa Sede

  • Rinunciate alla visibilità che diventa oggi spesso scopo di vita: così il Papa ai partecipanti al convegno europeo sulla pastorale vocazionale
  • Altre udienze e nomine
  • Lettera del Papa al premier Berlusconi in vista del G8: i governi affrontino uniti le sfide per il pianeta e non dimentichino la solidarietà
  • Presentato il bilancio consuntivo della Santa Sede e l'ammontare dei contributi dell'Obolo di San Pietro registrati nel 2008
  • In attesa della "Caritas in veritate" di Benedetto XVI: cenni sulla "Populorum Progressio" di Paolo VI, Enciclica ispiratrice del prosimo documento del Papa
  • Celebrate a Roma le esequie di padre Pasquale Borgomeo. La gratitudine del Papa per la sua "generosa e competente opera" alla Radio Vaticana
  • La Beatificazione domani a Castres, in Francia, di suor Jeanne-Emilie de Villeneuve. Intervista con mons. Angelo Amato
  • Le tombe degli Apostoli a Roma, punto di rilancio della fede verso i confini del mondo: una riflessione di padre Federico Lombardi
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Dopo il golpe, l'Honduras esce dall'Organizzazione degli Stati americani. L'analisi di Roberto Da Rin
  • Gli inediti restaurati del grande compositore tedesco Mendelsshon al 45.mo Festival Pontino di musica
  • Il commento del teologo don Massimo Serretti al Vangelo della Domenica
  • Chiesa e Società

  • Dall’arcidiocesi di Asunciòn in Paraguay al via la colletta 2009 per aiutare la Chiesa
  • Nello Stato indiano del Tamil Nadu le Suore passioniste aprono una casa per bambini poveri
  • A Palmira in Venezuela fervono le vocazioni grazie ai Frati minori conventuali
  • I medici inglesi contro la proposta di manifestare il credo religioso con i loro pazienti
  • Un archivio per salvare la memoria del popolo Sahrawi
  • Il Consiglio d’Europa promuove il “Campo per la Pace 2009” per 42 giovani
  • E’ nata la “Carta” del cardinale Caffarra per l’identità della scuola dell’infanzia cattolica
  • Ricerca sulla religiosità degli ortodossi in Russia: pochi i praticanti
  • Domani in Spagna Giornata della responsabilità nel traffico
  • 24 Ore nel Mondo

  • La Corea del Nord lancia nel Pacifico altri sette missili a lunga gittata
  • Il Papa e la Santa Sede



    Rinunciate alla visibilità che diventa oggi spesso scopo di vita: così il Papa ai partecipanti al convegno europeo sulla pastorale vocazionale

    ◊   Rinunciare alla “visibilità e grandezza di immagine” che tanti rincorrono oggi: lo chiede il Papa ai partecipanti al Convegno europeo sulla pastorale vocazionale ricevuti stamani in Sala Clementina. Il Convegno, sul tema “Il Vangelo della vocazione per il giovane nella cultura europea”, è stato organizzato, come ogni anno, dal Servizio europeo per le vocazioni e si conclude domani. Nelle parole di Benedetto XVI, una riflessione sull’importanza della realtà vocazionale in particolare nell’Anno sacerdotale. Il servizio di Fausta Speranza:

    Come Cristo, dice il Papa, il sacerdote e l’animatore devono essere un “chicco di grano che sa vivere nascosto dal clamore e dal rumore”:

     
    "Che rinuncia alla ricerca di quella visibilità e grandezza d’immagine che oggi spesso diventano criteri e addirittura scopi di vita in tanta parte della nostra cultura, ed affascinano molti giovani”.

    La parabola del seminatore insegna: “Se il chicco di grano caduto in terra non muore rimane solo; se invece muore produce molto frutto”. Terreno dove il seme potrebbe non attecchire - osserva Benedetto XVI - possono essere “la realtà più o meno buona della famiglia; l’ambiente talvolta arido e duro del lavoro; i giorni della sofferenza e delle lacrime.” Ma il Signore da parte sua semina sempre:

     
    “A seminare nel cuore dell’uomo è sempre e solo il Signore. Solo dopo la semina abbondante e generosa della Parola di Dio ci si può inoltrare lungo i sentieri dell’accompagnare e dell’educare, del formare e del discernere".

     
    Il Papa, oggi in particolare a sacerdoti e animatori, chiede di essere a loro volta strumenti di semina:

     
    “Siate seminatori di fiducia e di speranza. E’ infatti profondo il senso di smarrimento che spesso vive la gioventù di oggi. Non di rado le parole umane sono prive di futuro e di prospettiva, prive anche di senso e di sapienza. Si diffonde un atteggiamento di impazienza frenetica e una incapacità a vivere il tempo dell’attesa".
     
    “L’Anno Sacerdotale offre una bella opportunità per ritrovare il senso profondo della pastorale vocazionale - afferma Benedetto XVI - come pure le sue scelte fondamentali di metodo”:

     
    “La testimonianza, semplice e credibile; la comunione, con itinerari concertati e condivisi nella Chiesa particolare; la quotidianità, che educa a seguire il Signore nella vita di tutti i giorni; l’ascolto, guidato dallo Spirito Santo, per orientare i giovani nella ricerca di Dio e della vera felicità; e infine la verità, che sola può generare libertà interiore".

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    Altre udienze e nomine

    ◊   Benedetto XVI ha ricevuto nel corso della mattina, in successive udienze, il cardinale Giovanni Battista Re, prefetto della Congregazione per i Vescovi, e il cardinale Franc Rodé, prefetto della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica. Inoltre ha ricevuto la signora Monique Patricia Antoinette Frank, ambasciatore dei Paesi Bassi, in visita di congedo.

    Il Papa ha nominato il cardinale Joachim Meisner, arcivescovo di Colonia, come suo Inviato speciale alle celebrazioni del XII centenario della morte di San Ludgerus, primo vescovo di Münster e "Apostolo dei Sassoni e dei Frisoni", che avranno luogo a Werden an der Ruhr, nella diocesi di Essen in Germania, il 6 settembre 2009.

    Il Pontefice ha nominato un secondo sottosgretario della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti. Si tratta di mons. Juan Miguel Ferrer Grenesche, finora vicario generale dell'arcidiocesi di Toledo, in Spagna.
     In Italia, Benedetto XVI ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Trieste, presentata per raggiunti limiti di età da mons. Eugenio Ravignani. Al suo posto ha nominato, con il titolo di arcivescovo "ad personam", mons. Giampaolo Crepaldi, finora segretario del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace. Il presule, 61 anni, ordinato sacerdote nella parrocchia di Villadose, ha svolto il suo ministero pastorale come vicario cooperatore nella parrocchia di Villanova del Ghebbo e Castelmassa. Ha conseguito la laurea in Filosofia presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università Statale di Bologna e, nel 1977, il diploma di Perfezionamento in Filosofia presso l'Università Statale di Padova. Ha ottenuto il dottorato in Teologia presso la Pontificia Università Urbaniana e quindi la licenza in Diritto Canonico presso la Pontificia Università Lateranense. Nel 1986 è stato chiamato a svolgere il suo ministero presso la Conferenza episcopale italiana in qualità di direttore dell'Ufficio episcopale per i problemi sociali e il lavoro. Nel 1994 è entrato a servizio della Santa Sede ricoprendo l'incarico di sotto-segretario del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace e, il 3 marzo 2001, è stato nominato segretario del medesimo dicastero.  Il Papa ha nominato consultori della Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli i monsignori: Henryk Hoser, arcivescovo vescovo di Warszawa Praga (Polonia); Paul Hinder, vicario apostolico di Arabia (Emirati Arabi Uniti); e i sacerdoti Cataldo Zuccaro, rettore magnifico della Pontificia Università Urbaniana, Roma; p. Heinz Wilhelm Steckling, superiore generale dei Missionari Oblati di Maria Immacolata.

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    Lettera del Papa al premier Berlusconi in vista del G8: i governi affrontino uniti le sfide per il pianeta e non dimentichino la solidarietà

    ◊   “La partecipazione di capi di Stato o di Governo, non solo del G8 ma di molte altre Nazioni, farà sì che le decisioni da adottare, per trovare vie di soluzione condivise sui principali problemi che incidono su economia, pace e sicurezza internazionale, possano rispecchiare più fedelmente i punti di vista e le attese delle popolazioni di tutti i Continenti”. E’ quanto scrive Benedetto XVI in una lettera indirizzata al presidente del Consiglio italiano, Silvio Berlusconi, in vista del prossimo G8 dei capi di Stato e di governo del Gruppo dei Paesi più industrializzati, che si svolgerà sotto la presidenza italiana a L’Aquila dall’8 al 10 luglio prossimi. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

    “La partecipazione allargata alle discussioni del prossimo Vertice - spiega il Papa nella lettera - appare quanto mai opportuna, tenendo conto delle molteplici problematiche dell’attuale mondo altamente interconnesso e interdipendente”. Il riferimento è alle sfide della crisi economico-finanziaria in corso, così come ai dati preoccupanti del fenomeno dei cambiamenti climatici, che non possono non spingere a un saggio discernimento e a nuove progettualità per ‘convertire’ il modello di sviluppo globale, “rendendolo capace di promuovere, in maniera efficace, uno sviluppo umano integrale, ispirato ai valori della solidarietà umana e della carità nella verità”. Nel passato recente - aggiunge il Santo Padre - la maggioranza dei Paesi meno sviluppati ha potuto godere di un periodo di straordinaria crescita che ha consentito a molti di questi Stati di sperare nel conseguimento dell’obiettivo fissato dalla comunità internazionale alla soglia del terzo millennio.

     
    “Purtroppo - osserva poi il Papa - la crisi finanziaria ed economica, che investe l’intero Pianeta dall’inizio del 2008, ha mutato il panorama, cosicché è reale il rischio non solo che si spengano le speranze di uscire dalla povertà estrema, ma che anzi cadano nella miseria pure popolazioni finora beneficiarie di un minimo benessere materiale”. L’attuale crisi economica mondiale - si legge nel testo - comporta la minaccia della cancellazione o della drastica riduzione dei piani di aiuto internazionale, specialmente in favore dell’Africa e degli altri Paesi economicamente meno sviluppati. Per questo, il Papa lancia un appello agli Stati membri del G8, agli altri Paesi rappresentati e ai Governi del mondo intero, affinché “l’aiuto allo sviluppo, soprattutto quello rivolto a valorizzare la risorsa umana, sia mantenuto e potenziato, non solo nonostante la crisi, ma proprio perché di essa è una delle principali vie di soluzione”. L’educazione - si legge inoltre nella lettera - è condizione indispensabile per il funzionamento della democrazia, per la lotta contro la corruzione, per l’esercizio dei diritti politici, economici e sociali e per la ripresa effettiva di tutti gli Stati, poveri e ricchi.

     
    La misura dell’efficacia tecnica dei provvedimenti da adottare per uscire dalla crisi coincide con la misura della sua valenza etica: “Occorre tener presenti - fa notare Benedetto XVI - le concrete esigenze umane e familiari: l’effettiva creazione di posti di lavoro per tutti, che consentano ai lavoratori e alle lavoratrici di provvedere in maniera degna ai bisogni della famiglia, e di assolvere alla primaria responsabilità che hanno nell’educare i figli e nell’essere protagonisti nelle comunità di cui sono parte”. La legittimazione etica degli impegni politici del G8 - spiega il Pontefice - esigerà che essi siano confrontati con il pensiero e le necessità di tutta la comunità internazionale. “A tal fine, appare importante rafforzare il multilateralismo, non solo per le questioni economiche, ma per l’intero spettro delle tematiche riguardanti la pace, la sicurezza mondiale, il disarmo, la salute, la salvaguardia dell’ambiente e delle risorse naturali per le generazioni presenti e future”. Quanto mai significativa - scrive infine il Papa - è la scelta del governo italiano "di ospitare il G8 nella città de L’Aquila. “Siamo stati tutti testimoni - conclude il Santo Padre - della generosa solidarietà del Popolo italiano e di altre Nazioni, di organismi nazionali ed internazionali verso le popolazioni abruzzesi colpite dal sisma”. “Questa mobilitazione solidale potrebbe costituire un invito per i membri del G8 e per i governi e i popoli del mondo ad affrontare uniti le attuali sfide che pongono improrogabilmente l’umanità di fronte a scelte decisive per il destino stesso dell’uomo, intimamente connesso con quello del creato”.

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    Presentato il bilancio consuntivo della Santa Sede e l'ammontare dei contributi dell'Obolo di San Pietro registrati nel 2008

    ◊   Il Bilancio economico della Santa Sede per il 2008 è stato presentato nel corso delle riunioni che dal primo al 3 luglio hanno impegnato il Consiglio di cardinali per lo studio dei problemi organizzativi ed economici della Santa Sede. La riunione, presieduta dal cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone - e salutata nel corso dei lavori dalla visita di Benedetto XVI - ha visto, tra le altre, la relazione del presidente della Prefettura degli Affari Economici della Santa Sede, mons. Velasio De Paolis. Il Bilancio consuntivo consolidato ha registrato dunque, nel 2008, entrate per 253.953.869 euro e uscite per 254.865.383 euro, con un disavanzo di esercizio di 911.514. euro. Le uscite, si legge nel resoconto ufficiale, “sono da attribuirsi per la maggior parte alle spese ordinarie e straordinarie dei Dicasteri e Organismi della Santa Sede”, con “particolare attenzione” posta, si specifica, ai mezzi di comunicazione, soprattutto alla Radio Vaticana. In tali Enti, si legge nella nota ufficiale, prestano servizio 2.732 persone: 761 ecclesiastici, 334 religiosi, 1.637 laici.

    Ad essere illustrato, sempre per il 2008, è stato poi il Bilancio consuntivo del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano. Come per altri Stati, anche quello Vaticano - nel quale lavorano 1.894 persone (31 religiosi, 28 religiose, 1.558 laici e 277 laiche) - “ha subíto - si legge nel resoconto - la crisi mondiale economico-finanziaria”, chiudendo con un disavanzo contenuto in 15.313.124 euro. Nel periodo in esame, il Governatorato – prosegue la nota ufficiale – ha avviato di concerto con la Santa Sede “lo studio di una infrastruttura di comunicazione integrata che comprende i servizi di telefonia ed internet. È stato inoltre realizzato il primo impianto fotovoltaico sulla struttura dell’Aula Paolo VI”, provvedendo inoltre, “in continuità con l'impegno degli scorsi anni”, alla “tutela e alla valorizzazione del patrimonio artistico, con particolare riguardo ai Musei Vaticani, ampliando anche le aree espositive e gli orari di visita”. Altro “notevole” impegno economico e finanziario è stato quello sostenuto “per la tutela, valorizzazione e restauro del patrimonio artistico della Santa Sede (restauro della Cappella Paolina, interventi alle Basiliche Papali di San Paolo fuori le Mura e di Santa Maria Maggiore). Sono stati altresì rilevanti i costi sostenuti per la sicurezza all’interno dello Stato della Città del Vaticano e per i grandi lavori di ristrutturazione della Biblioteca Apostolica Vaticana”.

    Una “lieve flessione”, dovuta - si specifica nel resoconto ufficiale - “alla generale situazione economica”, è stata registrata anche per ciò che riguarda l’entità dell’Obolo di San Pietro, nonostante “un incremento dei donativi presentati dalle diocesi, dai religiosi e dalle Fondazioni”. L’ammontare dell’Obolo per il 2008 è stato di 75.785.574 dollari americani. I “maggiori contributi”, si indica, sono pervenuti dai cattolici degli Stati Uniti, dell’Italia e della Germania, con un “significativo” apporto da parte di Corea e Giappone se commisurato, si afferma, “al numero dei cattolici”. Inoltre, a sostegno della struttura centrale della Chiesa, le diocesi - in base alle rispettive possibilità - hanno contribuito con un importo di 20.980.140 euro. “Il contributo più alto - asserisce la nota - è stato presentato dalle diocesi della Germania, seguite da quelle degli Stati Uniti”. Tali somme, viene chiarito, “sono da distinguersi chiaramente da quelli stabiliti da accordi bilaterali, come per esempio l'Otto per mille in Italia, che sono invece destinati alle rispettive Chiese particolari”. (A cura di Alessandro De Carolis)

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    In attesa della "Caritas in veritate" di Benedetto XVI: cenni sulla "Populorum Progressio" di Paolo VI, Enciclica ispiratrice del prosimo documento del Papa

    ◊   Mancano tre giorni alla pubblicazione dell'Enciclica di Benedetto XVI Caritas in veritate. Lo stesso Pontefice ha affermato che una delle sorgenti ispiratrici di questo atto nuovo atto del suo magistero va rintracciata nell'Enciclica sociale di Paolo VI Populorum Progressio. Isabella Piro ne traccia di seguito una scheda riassuntiva :

    La sollecitudine di Paolo VI ai problema socio – economico è evidente già nei suoi viaggi in India, nelle Nazioni Unite, nell’America Latina, a Ginevra, in Africa e in Australia. Prova di questo suo impegno è indubbiamente l’istituzione nel gennaio 1967 della Commissione pontificia Iustitia et Pax. Divisa in tre parti (introduzione, “corpus” e appello finale), l’enciclica è datata 26 marzo 1967 ed è diretta non solo ai vescovi, ma anche “a tutti gli uomini di buona volontà”. Nell’introduzione, Papa Montini afferma testualmente che “ oggi, il fatto di maggior rilievo del quale ognuno deve prendere coscienza, è che la questione sociale ha acquistato dimensione mondiale” (n.3).
     
    Il Papa espone i dati del problema
    Il ruolo delle potenze colonizzatrici che, “pur avendo portato la loro scienza e la loro tecnica, lasciando testimonianze preziose della loro presenza”, tuttavia “hanno spesso avuto di mira soltanto il loro interesse, la loro potenza o il loro prestigio e che il loro ritiro ha lasciato talvolta una situazione economica vulnerabile, legata per esempio al rendimento di un’unica cultura, i cui corsi sono soggetti a brusche e ampie variazioni” (n.7).

    La disillusione pubblicizzata da “messianismi carichi di promesse, ma fabbricatori di illusioni” (n.11)
     
    Il Papa enuncia il principio base del vero sviluppo in senso cristiano:
    “Lo sviluppo non si riduce alla semplice crescita economica. Per essere autentico, deve essere integrale, il che vuol dire volto alla promozione di ogni uomo e di tutto l’uomo” (n.14).
    Si accenna all’opera dei missionari, ai rapporti tra Chiesa e mondo, ai doveri per una crescita umana, personale e comunitaria, infine a una scala dei valori (nn. 12-18) prima fra tutte la destinazione universale del beni, in quanto” (…) se la terra è fatta per fornire a ciascuno i mezzi della sua sussistenza e gli strumenti del suo progresso, ogni uomo ha dunque il diritto di trovarvi ciò che gli è necessario. (n. 22).

    Tre principi ne conseguono:
    il valore della proprietà privata: “La terra è data a tutti, e non solamente ai ricchi”(n.23);
    la condanna a tutto ciò che può impedire la prosperità collettiva: “il reddito disponibile non è lasciato al libero capriccio degli uomini, le speculazioni egoiste devono essere bandite” (n. 25)
    riforme audaci (nn. 30-32) con proposte concrete quali l’alfabetizzazione (nn. 34-35), difesa della famiglia “naturale, monogamica e stabile” (n. 36), regolamentazione dello sviluppo demografico tramite misure rispettose della morale e della libertà religiosa (n. 37), funzione educativa delle organizzazioni professionali (n.38), legittimità del pluralismo delle organizzazioni professionali e sindacali, purché rispettino orientamento religioso, dignità e libertà dell’uomo (n.39), importanza delle istituzioni culturali (n.40), eliminazione delle tentazioni materialistiche per i popoli poveri (n.40)
     
    Il Papa ribadisce il principio dello sviluppo solidale dell’umanità
    Viene quindi ripresa l’idea del fondo mondiale, già lanciata dallo stesso Pontefice a Bombay: “Ciò che vale per la lotta immediata contro la miseria vale altresì per il livello dello sviluppo. Solo una collaborazione mondiale, della quale un fondo comune sarebbe insieme l’espressione e lo strumento, permetterebbe di superare le rivalità sterili e di suscitare un dialogo fecondo e pacifico tra tutti i popoli” (n.51).
    Ribadita anche la necessità della lotta contro la fame, della distribuzione del surplus dei Paesi ricchi ai Paesi poveri, dell’equità nelle relazioni commerciali, della giustizia nei contratti e dell’equità nelle convenzioni internazionali.
    Il Papa ricorda due ostacoli da superare: nazionalismo e razzismo e richiama i doveri connessi con l’ospitalità, secondo il principio della “carità universale”.

    Appello finale
    I destinatari sono: cattolici, cristiani e credenti, uomini di buona volontà, uomini di Stato, uomini pensiero, tutti chiamati all’opera, perché “lo sviluppo è il nuovo nome della pace”.

    “Tutti sappiamo che un elemento fondamentale della crisi è proprio un deficit di etica nelle strutture economiche” aveva detto Benedetto XVI il 19 marzo scorso mentre era in viaggio verso l’Africa. In quell’occasione il Papa aveva manifestato la speranza che la sua prossima enciclica sociale potesse essere un elemento per superare la difficile situazione dell’economia globale. Ma la ‘Caritas in veritate’, che sarà pubblicata martedì prossimo 7 luglio, va in realtà ad inserirsi in una lunga tradizione di documenti della Chiesa cattolica dedicati ai temi economici e sociali. All’indomani del crollo del Muro di Berlino la ‘Centesimus annus’ di Giovanni Paolo II aveva individuato le debolezze dell’economie socialiste. Oggi quale modello di economia di mercato presta di più il fianco alle critiche della dottrina sociale della Chiesa? Fabio Colagrande lo ha chiesto a Stefano Zamagni, professore di Economia. Politica all’università di Bologna e consultore Pontificio Consiglio Giustizia e Pace.

    R. – Il punto che probabilmente questa nuova enciclica andrà a chiarire – spero definitivamente – è superare quella confusione di pensiero che identifica l’economia di mercato con una sua particolare specie, che è l’economia di mercato capitalistico. Si dimentica che ci sono i mercati capitalistici – quelli legati alla logica del profitto – e ci sono i mercati civili, cioè i mercati che tendono ad includere tutti, anche i meno capaci, quelli che soffrono di diverse forme di handicap e così via. Quello che occorre chiarire è che la crisi di una particolare versione di economie di mercato – chiamiamola la versione capitalistica – non vuol dire la crisi dell’economia di mercato in quanto tale. In altre parole, la dottrina sociale della Chiesa non ha mai parlato contro, ha parlato oltre: rileva cioè che dopo la crisi del modello sovietico l’economia di mercato capitalistica non ah mantenuto le promesse e non è in grado di risolvere tutta una serie di problemi – che sono ormai quelli sulla bocca di tutti -. L’indicazione che quindi emerge è di “civilizzare il mercato”, cioè fare in modo che dentro l’agire economico torni a spirare il vento del principio di gratuità del dono e di reciprocità. Ma deve entrare dentro e non a latere, non con il no profit, cioè dire: seguo la logica del profitto e a fine settimana poi, in senso metaforico, mi metto a fare la filantropia. Questo modello, oggi, è in crisi irreversibile.

     
    D. – Passando al piano operativo, a distanza di 40 anni dall’enciclica di Paolo VI i ritardi dei Paesi in via di sviluppo hanno assunto aspetti drammatici; mancano dunque nuove regole efficaci per impedire questa situazione di disuguaglianza o manca un’organizzazione mondiale che sappia far rispettare le regole che già ci sono?

     
    R. – L’uno e l’altro. Però, dei due punti, il più importante è il secondo. Abbiamo bisogno di una governance globale ma di tipo sussidiario, perché l’idea di avere una governante governata da una sorta di super Stato sarebbe veramente un disastro per tutta una serie di ragioni – soprattutto per chi ha a cuore un valore come quello di libertà e così via -. Abbiamo bisogno di una governante sussidiaria, ossia di un disegno istituzionale che tenda ad affrontare le nuove sfide che esistevano 60 anni fa, all’epoca di Bretton Woods, nel 1944. Come allora i capi di Stato e di governo trovarono il coraggio e la saggezza politica di darsi una regolata, oggi bisogna fare un’operazione analoga; ovviamente, i problemi sono magnificati, però abbiamo anche a disposizione più risorse, a condizione che questa governance sia di tipo sussidiario, evitando la creazione di neostatalismi o di superstatalismi che sarebbero letteralmente un disastro.

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    Celebrate a Roma le esequie di padre Pasquale Borgomeo. La gratitudine del Papa per la sua "generosa e competente opera" alla Radio Vaticana

    ◊   Con animo grato Benedetto XVI ha voluto esprimere in un telegramma a firma del cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, un pensiero per padre Pasquale Borgomeo, scomparso all’età di 76 anni giovedì scorso, e per 35 anni al servizio della Radio Vaticana, vent'anni dei quali nelle vesti di direttore generale. Nel giorno delle esequie, celebrate stamani nella chiesa di Santo Spirito in Sassia, il Papa ha voluto ricordare la “generosa e competente opera” del religioso a servizio delle comunicazioni sociali della Santa Sede e ha voluto unirsi alla preghiera di quanti hanno preso parte ai funerali. Il servizio di Tiziana Campisi:

    La chiesa gremita di fedeli, un silenzio colmo di emozioni, un clima non triste, fatto di preghiere di gratitudine levate a Dio: tutto questo è stato lo sfondo dell’ultimo saluto che familiari, religiosi, amici e dipendenti della Radio Vaticana hanno dato a padre Pasquale Borgomeo.
     
    Il suo nome resterà sempre legato all’emittente della Santa Sede: ne è stato direttore generale per 20 anni e con vivacità e professionalità l’ha guidata fino al terzo millennio, mentre la tecnologia ne ha fatto uno strumento a servizio del Vangelo sempre più presente nei cinque continenti. La sua storia l’ha ricordata così padre Federico Lombardi, direttore generale della Radio Vaticana e successore di padre Borgomeo, che ha concelebrato i funerali insieme al cardinale gesuita, Roberto Tucci:

    “Padre Pasquale approda nel 1970 alla Radio Vaticana, dove la sua capacità comunicativa, la sua cultura, la conoscenza delle lingue, lo spirito di iniziativa troveranno ampio campo di azione, di servizio apostolico per ben 35 anni, prima nella redazione centrale, poi nella direzione dei programmi, in collaborazione con l’oggi cardinale Tucci, per succedergli infine nella direzione generale dell’emittente. Certamente la sua personalità era ricca di cordialità e di fascino”.
     
    Un giornalista apprezzato, cordiale e aperto alle amicizie padre Borgomeo, che “ha dedicato non poco impegno”, ha proseguito padre Lombardi, “nel mondo internazionale delle comunicazioni sociali” perché anche la Chiesa vi avesse parte:

    “Lo spirito religioso è rimasto vigile in lui per tutta la vita. L’entusiasmo, con cui si impegnava perché la Radio svolgesse al meglio il nuovo servizio della copertura informativa dei viaggi del Papa, era vivo e sincero”.

    E commosso il ricordo del cardinale Tucci, che per anni ha lavorato al fianco del confratello scomparso:

    “Io gli devo una gratitudine tutta particolare: era un amico franco e cordiale. E’ stato un servo fedele della Chiesa, mai servile, perché sempre molto franco, molto onesto; un intellettuale creativo, ma anche un uomo di azione, generoso e esigente”.
     
    Il volto non a tutti noto di padre Pasquale Borgomeo, quello che solo la famiglia ha potuto conoscere, lo ha rivelato il fratello Carlo descrivendone anche l’eredità spirituale:

    “Pasquale ci lascia anche un’importante eredità di valori. Innanzitutto, il valore della coerenza, espressione di una dimensione etica non formale e di una fede profonda. Questo valore lo portava a prendere le distanze, anche duramente, da qualsiasi forma di opportunismo, di doppiezza e di meschino accomodamento; espressione di una grande libertà di coscienza, capace di intelligenti mediazioni ma ostile ai compromessi: la libertà dei figli di Dio. Ci lascia una indomabile ambizione, l’ambizione di poter incidere sulle grandi questioni, di potersi rendere utile per le grandi cause”.
     
    Padre Borgomeo aveva scelto Sant’Agostino come guida. Al vescovo di Ippona ha dedicato ampi studi, la sua tesi di laurea in lettere a Napoli e quella dottorale a Parigi. E, tra le sue ultime carte, ancora il grande dottore della Chiesa, ha rivelato padre Lombardi. Scorrendo alcuni suoi appunti si leggono riflessioni sull’interiorità, dove l’uomo può scoprire la verità del Verbo di Dio e il valore della comunicazione della parola. Insomma, un’esortazione all’uomo a rientrare in se stesso per potersi aprire agli altri. Proprio come lui ha fatto.

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    La Beatificazione domani a Castres, in Francia, di suor Jeanne-Emilie de Villeneuve. Intervista con mons. Angelo Amato

    ◊   Sarà la cittadina di Castres, vicina ai Pirenei francesi, a ospitare domani pomeriggio la solenne Messa di Beatificazione di Jeanne Emilie de Villeneuve, la religiosa fondatrice della Congregazione dell’Immacolata Concezione, alla quale appartengono le cosiddette "Suore azzurre". Proveniente da una famiglia nobile e vissuta a cavallo della metà dell'Ottocento, "Suor Emilie" - com'era comunemente chiamata - creò un Istituto che volle dedicato con un voto speciale alla santificazione del prossimo. Al microfono di Roberto Piermarini, il prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, l'arcivescovo Angelo Amato, che domani a Castres pronuncerà a nome del Papa la formula di Beatificazione, traccia un profilo della vita e dell'opera di carità della prossima Beata:

    R. - Jeanne Emilie de Villeneuve - comunemente chiamata Emilie - nacque a Tolosa, il 9 marzo 1811, terza figlia dei conti di Villeneuve Hauterive. La sua vita si svolse prevalentemente nel castello di Hauterive, vicino Castres. Emilie, era una ragazza schiva, riflessiva, lontana dalla vita mondana e con una istintiva ripulsa all’ostentazione propria dei giovani. La sua grande riservatezza e il suo temperamento calmo e metodico celavano in realtà la ricerca di autenticità, che poi sfociò nella scelta della vita religiosa. Vincendo la resistenza paterna, Emilie, l’8 dicembre 1836, a venticinque anni, con altre due compagne, vestì l’abito blu di un nuovo Istituto, assumendo il nome di Suor Marie. La sua fu una scelta coraggiosa perché passò dall’agiatezza e dalla sicurezza del castello paterno alla precarietà di un alloggio povero e inospitale. Nel piccolo laboratorio per cucito le religiose accolsero una trentina di ragazze, alle quali offrivano, oltre alla formazione professionale, anche una istruzione e una catechesi elementare. A poco a poco la loro azione apostolica si allarga anche al servizio della mensa dei prigionieri.

     
    D. - Oggi le sue figlie spirituali sono presenti anche in terra di missione. Come ebbe inizio questo apostolato missionario?

     
    R. - L’incontro provvidenziale con Padre Libermann, fondatore di sacerdoti consacrati alle missioni estere, aprì a Suor Marie l’orizzonte missionario. Le prime quattro suore partirono per il Senegal nel dicembre del 1847. Il loro apostolato si allargherà poi al Gabon e alla Guinea inglese. Questi inizi non furono facili, soprattutto per le malattie. In un solo anno ben diciotto suore morirono per la malaria. Ma l’entusiasmo missionario non venne meno. Nel 1853 erano già 24 le suore in Africa, distribuite in quattro case. Per la Madre non c’era una missione più alta di quella di far conoscere Gesù e di farlo amare da anime che mai avrebbero avuto questa felicità. Intanto si aprono nuove fondazioni in altre città francesi e la Congregazione viene approvata definitivamente dalla Santa Sede il 30 dicembre 1852.

     
    D. - Cosa dire della santità dei Madre Emilie?

     
    R. - Con un profondo atto di umiltà, nel 1853 la Madre decise di dimettersi da Superiora Generale, volendo anch’ella esercitare l’obbedienza. Morì improvvisamente, vittima di una epidemia di febbre miliare, il 2 ottobre 1854. Il quarto voto, da lei voluto, esprime al meglio il carisma dell’Istituto: lavorare per la salvezza delle anime e dedicarsi alla santificazione del prossimo. In concreto, l’Istituto si indirizza ai poveri che mancano del necessario per una vita dignitosa; ai bambini e agli adulti senza istruzione religiosa; ai carcerati; alle popolazioni lontane non cristiane. Un’opera che stava particolarmente a cuore alla Madre era la costruzione del “Rifugio” per l’accoglienza delle giovani vittime dell’immoralità, alle quali offrire un aiuto per uscire dal vizio e reinserirsi nella società. Si narra che, quando giungeva una nuova “ospite”, il suono di una campana avvertiva la Madre, che sospendeva immediatamente l’attività del momento, per accogliere la giovane.

     
    D. - Madre Emilie era di famiglia nobile. Come questa sua condizione ha contribuito alla sua santificazione?

     
    R. - Lo stemma nobiliare della famiglia de Villeneuve aveva una spada su sfondo rosso sormontata da una corona e con la scritta: Sicut sol emicat ensis (“come il sole brilla la spada”). La vita della nostra Beata ha fatto brillare non la forza della spada, ma la carità del cuore di Dio. Difatti, il motto di Madre Emilie e della sua Congregazione è infatti “Dio solo”. Non mire umane, ma solo pensieri divini. Più che alla nobiltà umana, la Madre aveva in mente solo la lode di Dio e la sua gloria sulla terra. Suor Sylvia, Superiora Generale dal 1921 al 1936, testimonia: "Ella vede Dio in tutto, serve Dio solo, cerca Dio solo, vuole Dio solo, ricorre a Dio solo, non cerca felicità, consolazione o ricompensa che in Dio solo".

     
    D. - Ci vuole indicare qualche altro aspetto della sua personalità?

     
    R. - Ne indico tre. Anzitutto era fedele al Papa e figlia devotissima dalla Chiesa. In un’epoca ancora pervasa di gallicanesimo, non aveva nessun ritegno ad affermare : «Sono ultramontana», volendo esprimere con ciò la sua incondizionata devozione al Papa. E come figlia amorosa della Santa Madre Chiesa, sceglie per la sua congregazione le grandi devozioni cattoliche: amore all’Eucaristia, al Sacro Cuore, all’Immacolata. Soleva ripetere: "Gettatevi nel cuore di Gesù e non uscitene più". Un secondo aspetto è dato dalla lettura della Sacra Scrittura, come nutrimento quotidiano di santificazione e di apostolato. È dal Vangelo che apprende la dignità del povero. È studiando la vita di Gesù che lo Spirito del divino Maestro si fa strada nel suo cuore. Un ultimo aspetto della sua santità era la percezione delle piccole cose, oggi diremmo l’attenzione al buon comportamento, al galateo: ad esempio, camminare con posatezza, parlare con dolcezza e gravità, amare la pulizia dell’abito, essere puntuali, non sprecare i ritagli di carta o i pezzi di filo. Amava molto la povertà, che considerava il più bell’ornamento di una consacrata.

     
    D. - Quale eredità lascia Madre Emilie alle sue Figlie spirituali e a tutta la Chiesa?

     
    R. - È anzitutto una eredità di santità, un invito costante alla propria perfezione e santificazione. È anche una eredità di entusiasmo apostolico nel servizio ai più poveri e ai più deboli della società, nell’educazione dei piccoli, nel sostegno agli immigrati, nell’impegno missionario. La Madre insegna l’amore alla vita virtuosa, fatta di fede, speranza e carità. L’eroicità delle sue virtù fu riconosciuta dal Santo Padre Giovanni Paolo II con decreto del 6 luglio 1991.

     
    D. - Cosa dire del miracolo per la Beatificazione?

     
    R. - Quasi a ricompensare lo spirito missionario della Madre, il miracolo richiesto per la beatificazione ha riguardato la guarigione, avvenuta nel 1995, di una giovane africana musulmana, Binta Diaby, della Sierra Leone. Binta era stata ripudiata dalla famiglia perché incinta. Disperata, tentò il suicidio con l’ingenstione di soda caustica, che le causò una devastante distruzione di organi e di tessuti interni. Era in fase terminale, quando alcune Suore, venute a conoscenza del caso, iniziarono una novena alla “Bonne Mère”. Seguì una inaspettata, decisa e rapida guarigione. È questo un segno dal cielo che la Madre intercede presso il Signore a favore dei bisognosi.

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    Le tombe degli Apostoli a Roma, punto di rilancio della fede verso i confini del mondo: una riflessione di padre Federico Lombardi

    ◊   Roma, "capitale" della fede cristiana, perché bimillenaria custode delle tombe di San Pietro e di San Paolo. Mai come in questi giorni, questo dato di fatto - così evidente e forse per questo poco considerato dai più - è tornato a colpire l'attenzione dei fedeli, dei pellegrini, ma anche di chi attribuisce la giusta importanza al retaggio religioso e culturale di una civiltà. L'indagine condotta sui resti contenuti nel sarcofago paolino ha riportato in primo piano questo aspetto, sul quale si sofferma in questa nota il direttore generale della Radio Vaticana, padre Federico Lombardi:

    L’annuncio dato da Benedetto XVI dei primi risultati delle ricerche scientifiche sui resti contenuti nel sarcofago custodito sotto l’altare della Basilica di San Paolo fuori le Mura ha provocato comprensibile emozione nel mondo cattolico a conclusione dell’Anno Paolino. Sembra confermata - dice il Papa - “l’unanime e incontrastata tradizione che si tratti dei resti mortali dell’Apostolo Paolo”. Analoga grande emozione avevano suscitato a loro tempo i risultati delle approfondite ricerche archeologiche compiute sotto la Basilica di San Pietro per volere di Pio XII, che avevano confermato senza ombra di dubbio che esattamente sotto l’altare centrale vi era la tomba dell’Apostolo Pietro nell’antica necropoli vaticana.

     
    Roma è il centro della cristianità non perché era la capitale dell’antico Impero, ma perché in essa i principi degli Apostoli hanno subito il martirio e in essa ne sono state sempre custodite con venerazione le tombe. Anche se nella nostra cultura moderna la venerazione delle reliquie è meno sentita che in passato, i luoghi e i ricordi concreti della vita e della testimonianza di chi ci ha preceduto e in particolare dei Santi conservano un valore grandissimo per comprendere il nostro radicamento nella tradizione viva della fede. Pietro e Paolo, la roccia e la luce dell’annuncio, questi discepoli di Gesù “così diversi” - come dice il Papa - ma in certo senso complementari, continuano ad attrarre i nostri sguardi e i nostri passi verso Roma “ad limina Apostolorum”. Essi rimangono vivi fra noi per orientare e appassionare la nostra fede e rilanciarla verso i confini del mondo.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Più voce all'Africa e ai Paesi meno sviluppati: ai partecipanti al G8 il Papa chiede di non venir meno agli impegni per eliminare la povertà estrema.

    Verso un accordo quadro sul disarmo: in rilievo, nell'informazione internazionale, le nuove prospettive nei rapporti fra Stati Uniti e Russia.

    Arte e globalizzazione: anticipazione dell'articolo di Giuseppe Caffulli che sarà pubblicato nel prossimo numero della rivista "Vita e Pensiero".

    L'avventura dello sguardo: Alfredo Tradigo sull'arte del pittore dei crocifissi William Congdon.

    Sull'iconografia sacra tutti d'accordo (o quasi): l'intervento di Arturo Carlo Quintavalle al convegno, a Palermo, su "Coesistenza e cooperazione nel medioevo".

    Disprezzo per il reale e tramonto dell'esperienza pratica nella cultura contemporanea: un estratto da "Il giardino delle delizie" di Pietro Pisarra.

    Giuseppe Fiorentino recensisce "Amleto in purgatorio" di Stephen Greenblatt.

    Nell'informazione religiosa, il bilancio consuntivo consolidato 2008 della Santa Sede, del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano e dell'Obolo di San Pietro.

    Il telegramma di cordoglio del Papa, a firma del cardinale Tarcisio Bertone, segretario di Stato, per la morte di padre Pasquale Borgomeo, già direttore generale della Radio Vaticana.

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    Oggi in Primo Piano



    Dopo il golpe, l'Honduras esce dall'Organizzazione degli Stati americani. L'analisi di Roberto Da Rin

    ◊   L’Honduras lascia l’Organizzazione degli Stati americani (Osa). A dichiararlo, in un messaggio televisivo a tutta la nazione, sono state le nuove autorità che hanno destituito il 28 giugno scorso il presidente eletto, Manuel Zelaya. L’annuncio anticipa la scadenza dell’ultimatum di 72 ore dell’Osa al Paese centroamericano. Dall’esilio, intanto, il presidente Zelaya sta preparando il suo rientro nel Paese. Ma chi c’è dietro al golpe e come evolverà la situazione politica e sociale del paese? Roberta Rizzo lo ha chiesto a Roberto Da Rin, giornalista del Sole 24 Ore ed esperto di America Latina:

    R. - Non si può dire con certezza chi ci sia dietro il golpe di Micheletti. Chi - in modo un po’ dietrologico - ha affermato che fossero gli Stati Uniti si è sbagliato, perché per la prima volta è accaduto un fatto inedito: ovvero, c’è stata in prima battuta una linea comune costituita sia dagli Stati Uniti, sia dall’ala più radicale dell’America Latina, con il Venezuela, la Bolivia, l’Ecuador. Non era mai accaduto in precedenza che su questioni di politica internazionale ci fosse un’identità di vedute.

     
    D. - La comunità internazionale sembrava impreparata, non si aspettavano un colpo di Stato?

     
    R. - La comunità internazionale è rimasta spiazzata. Non va dimenticato che i Paesi centroamericani sono quelli più arretrati da un punto di vista politico ed economico. L’Honduras è uno di questo. Il Paese non è progredito dal punto di vista politico, né economico, né istituzionale, però ha avuto un flusso di dollari di varia provenienza, che ne ha in qualche modo ingigantito le possibilità finanziarie. Parimenti, non c’è stata una crescita di nessun genere.

     
    D. - L’Onu e l’Organizzazione degli Stati americani hanno chiesto il ritorno immediato e senza condizioni del presidente Zelaya. Immediata però è stata anche la risposta del governo ad interim, quella di uscire dall’Osa…

     
    R. - L’Osa ha anticipato l’espulsione dell’Honduras da questo organismo. E’ una prima ritorsione politica. Un’altra riguarda l’annuncio di Washington della sospensione di erogazione di fondi all’Honduras da parte della Banca Mondiale.

     
    D. - Lei è stato lì sul posto, ha visto un paese spaccato in due?

     
    R. - A seconda delle città e a seconda dei quartieri di Tegucicalpa, ci sono manifestazioni pro o contro Micheletti. C’è il rischio di una guerra civile. Il Paese è piccolo, ci sono solo sei milioni di abitanti, però la tensione è alta.

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    Gli inediti restaurati del grande compositore tedesco Mendelsshon al 45.mo Festival Pontino di musica

    ◊   Da giorni, i concerti del 45.mo Festival Pontino di musica stanno proponendo, fra le altre, le partiture - alcune in parte inedite - del grande compositore tedesco, Mendelssohn, del quale si celebrano nel 2009 i duecento anni dalla nascita. In particolare, tra ieri ed oggi il Festival dedica due giornate al Convegno di studi “Il restauro in musica”, ospitato nei Giardini di Ninfa e a Latina. Il servizio di Silvia Mendicino:

    (musica)
    "Cuore" del 45 Festival Pontino di musica è il progetto "Mendelssohniana", realizzato in occasione dei duecento anni della nascita del compositore tedesco Felix Mendelssohn. Prendendo come spunto il lavoro di restauro e completamento di diversi inediti di Mendelssohn, saranno chiamati intellettuali di diversa formazione a confrontarsi sul processo compositivo e sulle implicazioni estetiche che sottendono al restauro musicale. Ne parliamo con il pianista Roberto Prosseda, curatore del progetto "Mendelssohniana"e consulente artistico del Festival Pontino.

    D. - Prosseda, il restauro in musica: quali approcci possibili?
     
    R. - Sono veramente tanti gli approcci e, tra l’altro, penso sia la prima volta che si organizzi un convegno su questo argomento, in quanto il restauro è una pratica che viene sempre associata, naturalmente, all’architettura, alle arti visive, e non alla musica. Però a questo convegno si parlerà di tanti tipi di restauro e, in particolare, si metterà in relazione il restauro in musica con quello che avviene nelle altre discipline artistiche, non soltanto in pittura, ma anche in architettura.

     
    D. - A partire dal 2005, lei ha proposto ad alcuni compositori di scrivere nuovi brani pianistici basati su uno o più frammenti ritrovati di Mendelssohn. Qual è l'importanza di un'iniziativa di tal genere?

     
    R. - Questo è ciò che riguarda un’altra forma possibile del restauro in musica: ossia, non tanto un rifacimento, un completamento in stile, quanto proprio una possibilità di far rivivere dei frammenti, dei relitti musicali che erano morti a causa della loro incompiutezza. Spesso, si tratta di frammenti di pochissime battute che si fanno, appunto, rivivere tramite l’utilizzo di tali frammenti in nuove composizioni.

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    Il commento del teologo don Massimo Serretti al Vangelo della Domenica

    ◊   Nella 14.ma Domenica del Tempo ordinario, il brano del Vangelo proposto dalla liturgia presenta Gesù che entra di sabato nella Sinagoga per insegnare e viene additato con scandalo dalla sua gente, che non riesce a spiegarsi la sapienza delle parole pronunciate dal "falegname, figlio di Maria". E Gesù, meravigliandosi per la loro incredulità, replica:
    "Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua".
    Su questo brando del Vangelo, ascoltiamo il commento del teologo, don Massimo Serretti, docente di Cristologia all'Università Lateranense:

    (musica)

     
    Con il peccato l’uomo ha subito una menomazione di tutto il suo essere ed anche delle sue facoltà superiori quali la conoscenza e la volontà. Nella situazione in cui ora egli si trova, tende a fare della restrizione nella quale è caduto la griglia interpretativa di tutto quel che vede e incontra.

     
    Ciò gli impedisce di riconoscere la Verità, cioè, l’evidenza di una intelligenza (sophia) e di una potenza (dynamis) che lo trascendono, che lo superano, per riconoscere ed ammettere le quali dovrebbe lasciar cadere e spezzare il suo misero schema.

     
    Invece di gioire dell’essere disarmato dalla presenza e dalla evidenza della Verità, l’uomo preferisce usare le sue povere precomprensioni contro la Verità.

     
    E Gesù “si meravigliava della loro incredulità”. Una incredulità che vuole andare “contro la luce” (J.H. Newmann). Ma ciò è insensato, è fallimentare ed è assurdo.

     
    Tuttavia l’azione di Gesù non viene vanificata del tutto. Alcuni, “pochi”, fanno esperienza del dono della Sua presenza. Egli è qui “per tutti”, ma solo “pochi” lo accolgono. A costoro, però, “ha dato il potere di diventare figli di Dio” (Gv 1, 12).

     
    (musica)

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    Chiesa e Società



    Dall’arcidiocesi di Asunciòn in Paraguay al via la colletta 2009 per aiutare la Chiesa

    ◊   “Aiuta la tua Chiesa. Ricevere benedizioni è buono, darle è meglio” è il nome da cui ha preso il via la colletta 2009 dell’Arcidiocesi di Asunción, in Paraguay. “Collaborare al sostentamento della missione della Chiesa - ha detto l’arcivescovo di Asunción, mons. Pastor Cuquejo - è un impegno di tutti i battezzati, di tutti coloro che lavorano per il bene comune e per l’annuncio della Buona Novella”. Obiettivo dell’iniziativa - informa una nota - è di “contribuire alle spese delle diverse pastorali che animano la missione evangelizzatrice della Chiesa arcidiocesana”. La raccolta si terrà nei seminari e nelle parrocchie e sarà possibile dare un’offerta anche tramite carte di credito e bancomat. Si intende raccogliere grazie alla generosità dei fedeli “150 milioni di guaranì", ovvero 30 mila dollari” (A.V.)

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    Nello Stato indiano del Tamil Nadu le Suore passioniste aprono una casa per bambini poveri

    ◊   Il “Villaggio di Speranza” è la casa di accoglienza per bambini poveri ed abbandonati voluta dalle suore passioniste di san Paolo della Croce nel villaggio Trichy del Tamil Nadu, uno degli Stati più poveri dell’India. L’abbandono dei minori risulta essere infatti una grave piaga sociale. L’iniziativa è stata realizzata in collaborazione con l’associazione di volontariato “Semi di Pace” che opera dal 1980 a livello nazionale ed internazionale. La Congregazione delle religiose è stata fondata a Firenze nel 1815 ed attualmente opera in 26 Paesi dei cinque continenti. Le suore sono presenti fin dal 1993 con cinque comunità nel Kerala ed un’altra, appunto, nel Tamil Nadu. La struttura sorge accanto alla piccola casa che ospita la comunità delle suore ed è in grado di accogliere una sessantina di bambini e bambine, quest’ultime vittime tra l’altro anche della prostituzione. L’idea del “villaggio” d’accoglienza è scaturita in seguito allo tsunami del 2004, che aumentò con la sua devastazione lo stato di povertà del Paese. Un altro elemento che segna in maniera problematica la società indiana è la suddivisione in caste che divide la popolazione e che, come spesso accade, vanno a colpire - riporta l’Osservatore Romano - le fasce sociali più deboli, come le donne e i bambini, i quali maggiormente soffrono per le situazioni di povertà e degrado. In tale contesto, per la Congregazione, l’educazione, assieme alla promozione umana e sociale, si presenta come una sfida più efficace per il riscatto dei giovani e della donna, favorendo principalmente le bambine e le adolescenti a rischio, affinché possano diventare madri ed educatrici dei loro figli. Le strutture delle Suore passioniste accolgono persone di differenti religioni: cattolici, indù, musulmani. “L’india - spiegano dalla Congregazione - è caratterizzata da ricchezze e contraddizioni, con la presenza contemporanea di profondi problemi e grandi potenzialità che vanno affiorando in un inarrestabile processo di rinascita, che fa di essa una realtà emergente sulla scena mondiale”. (A.V.)

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    A Palmira in Venezuela fervono le vocazioni grazie ai Frati minori conventuali

    ◊   Grazie all’opera di evangelizzazione in Venezuela, promossa dai Francescani conventuali, le vocazioni sono attualmente in aumento. In particolar modo ciò si registra a Palmira, centro della missione francescana, un municipio a 10 km da San Cristobal, dove ha sede il Seminario diocesano e il Seminario di San Giuseppe da Copertino, sorto per rispondere alla domanda dei giovani venezuelani di condividere l'ideale francescano. Fondato nel 1989, il Seminario San Giuseppe ospita attualmente 11 postulanti e 9 professi già inseriti in tre comunità parrocchiali. Ugualmente feconda è la presenza della Famiglia Francescana. Nel 1983, le Clarisse hanno fondato il Monastero Santa Clara a Guanare (formato oggi da circa 20 monache venezuelane) e dagli anni '90 opera la Milizia dell'Immacolata, nata all'origine nel seminario di Palmira. Attiva nell'apostolato della stampa, la comunità pubblica il “Caballero de la Inmaculada”, un foglio di collegamento con una tiratura di 15 mila copie, distribuite regolarmente in tutti i centri francescani del Venezuela. La presenza dei Francescani Conventuali in Venezuela - riferisce la Fides - risale al 1978, quando i primi tre missionari partirono dall'Italia per stabilirsi a Guanare. I religiosi fin dagli inizi si sono distinti oltre che per l’attività pastorale nella parrocchia di San José Obrero anche con iniziative assistenziali, rivolte soprattutto ai senza tetto e alle famiglie povere dei barrios, i quartieri sovrappopolati e poveri delle grandi città. Il vescovo di Caracas suggerì di lavorare inizialmente nel barrio Lidice-Manicomio, dove è stata aperta una scuola parrocchiale. Nel 1991, la parrocchia di San José rispose all’aumento dei poveri dotandosi di una Casa di accoglienza e di soccorso medico. L'opera iniziò con poche risorse su un terreno edificabile e accolse i primi borrachitos di strada grazie al lavoro dei missionari, oggi affiancati da un gruppo di volontari dell'Ordine francescano secolare (Ofs). Il "Progetto Alejandro", anch'esso gestito da un gruppo Ofs, è rivolto invece ai bambini del barrio La Importancia che hanno lasciato la scuola e vivono in strada sottoposti a ogni genere di rischi (furto, droga, prostituzione). (A.V.)

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    I medici inglesi contro la proposta di manifestare il credo religioso con i loro pazienti

    ◊   I medici del Regno Unito hanno votato contro la proposta che avrebbe permesso loro di pregare per i loro pazienti, senza dover rischiare eventuali azioni disciplinari. Il voto è avvenuto durante la conferenza della “British medical association” a Liverpool dove, nei giorni scorsi, si è dibattuto sui temi legati alla facoltà dei medici di parlare dei temi spirituali con i propri pazienti. Il governo - riporta l’Avvenire - è sempre stato contrario a rendere meno rigorose le regole in questo settore: in più occasioni ha ribadito che le cure spirituali andassero lasciate ai cappellani. Secondo il codice del “General medical council” - l’organismo che regola l’attività dei medici - la discussione religiosa può essere “parte della cura ai pazienti”, ma solo se gli stessi sono consenzienti. Proprio ad inizio anno, il Ministero della sanità aveva “consigliato” i medici di evitare il “proselitismo”. La decisione dei medici segue la linea dura del Servizio sanitario nazionale in alcuni casi. L’anno scorso, ad esempio, l’infermiera Caroline Petrie venne sospesa dall’ospedale "North Somerset Nhs Trust" dopo aver chiesto a un paziente di pregare per lui. Petrie è stata poi reintegrata “a condizione che non esprimesse più in corsia” il suo credo religioso. (A.V.)

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    Un archivio per salvare la memoria del popolo Sahrawi

    ◊   Un archivio documentario e video per “salvare la memoria sahrawi dall’oblio” ha detto Adele Lapertosa, portavoce Comitato internazionale per lo sviluppo dei popoli (Cisp). L’obiettivo del progetto, a cui lavorano gli studenti dell’Università di Bologna, della sede di Forlì, la Fondazione ‘Europe Direct’ e il Cisp, è di creare un archivio storico della memoria saharawi. “Il pericolo - ha detto la portavoce dell’organizzazione non governativa all’agenzia Misna – è che si perda la memoria di questo popolo, quando gli anziani moriranno. Nell’archivio video sono contenute interviste a chi ha vissuto l’esperienza del colonialismo e della fuga nei campi, come pure ai ragazzi sulle difficili condizioni di vita nei campi profughi”. L’idea del progetto è nata nell’aprile scorso, quando gli studenti universitari si sono recati in visita nei campi a sud di Tindouf e hanno constatato di persona le condizioni del popolo sahrawi. “Non ce la facciamo più, siamo al limite della sopportazione", ha detto Fatima Mahfoud, dell’Unione donne saharawi. "Quanto ancora potranno sopportare i nostri giovani di vivere nei campi profughi in condizioni infernali, vedendo spesso violati i propri diritti?”. Al Senato italiano è stata presentata una bozza di risoluzione stesa dagli studenti e presentata al gruppo interparlamentare Amici del popolo Saharawi. Nel documento, si chiede alla comunità internazionale di rinnovare il proprio impegno per consentire al popolo saharawi di esercitare il diritto all’autodeterminazione tramite referendum e di favorire una soluzione del conflitto nel rispetto delle regole del diritto internazionale. (A.V.)

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    Il Consiglio d’Europa promuove il “Campo per la Pace 2009” per 42 giovani

    ◊   Anche quest’anno, il Consiglio d’Europa (CdE) si fa promotore del “Campo per la pace 2009”. Nell’occasione, 42 giovani "originari di Israele, dei territori posti sotto l’Autorità palestinese e della Georgia, o membri delle comunità serbe e albanesi del Kosovo, prenderanno parte - si legge in una nota - a un seminario che si terrà dal 5 al 12 luglio”. Il fine, prosegue la nota, è “discutere dei conflitti e dell’odio tra le comunità, mediante alcuni faccia-a-faccia e con esercizi pratici destinati a stabilire una fiducia reciproca”, rafforzando la comprensione comune “e dissipando i pregiudizi e gli stereotipi”. L’incontro avverrà presso l’Europa Park di Rust (Germania), con protagonisti giovani provenienti da zone di conflitto o di post-conflitto. Gli under 30 - riferisce l’Agenzia Sir - saranno accolti dal vicesegretario generale del CdE, Maud De Boer, e lavoreranno insieme per una settimana “in un clima - spiegano i promotori - "diverso da quello delle guerre, delle devastazioni e dei conflitti”. Michael Raphael, responsabile del progetto, afferma che il programma “intende far nascere uno spirito di squadra” e di collaborazione, ”fondato sui valori fondamentali del Consiglio d’Europa”: pace, democrazia, stato di diritto, intercultura. (A.V.)

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    E’ nata la “Carta” del cardinale Caffarra per l’identità della scuola dell’infanzia cattolica

    ◊   E’ stata voluta e personalmente elaborata dal cardinale Carlo Caffarra, arcivescovo di Bologna, la “Carta formativa della scuola dell’infanzia cattolica”. “Un documento originale e senza precedenti nella nostra città - commentano dal Fism, la Federazione italiana scuole materne - e probabilmente anche per l’intero territorio nazionale, in cui verranno indicate le peculiarità culturali ed educative che caratterizzano l’identità della scuola dell’infanzia cattolica”. La Carta sarà ufficialmente resa nota durante un convegno pubblico che si terrà il prossimo 26 settembre presso la Sala Borsa di Bologna. Sarà un punto di riferimento imprescindibile - osserva la Fides - per i gestori delle scuole dell’infanzia cattoliche e per tutte le iniziative di formazione messe in campo dagli operatori. Sono 93 le scuole dell’infanzia nel territorio bolognese che aderiscono alla Fism, oltre a 34 servizi nido, per un totale di circa settemila bambini e oltre 500 insegnanti. Gestite da enti non profit (parrocchie, istituti religiosi, cooperative, fondazioni), queste scuole condividono lo scopo di “promuovere l’educazione integrale del bambino, secondo una visione cristiana dell’uomo e della vita”. Il primo ottobre, nel capoluogo emiliano sarà promosso infine il “materna day”, un giorno di festa per ribadire il legame con la Chiesa diocesana e parlare alla città, per rendere visibile e presente l’esistenza e il valore di queste scuole che da decenni sono sul territorio. L’iniziativa voluta dal cardinale Caffarra vedrà la partecipazione di duemila bambini (di 4 e 5 anni), tra i novemila delle scuole materne associate alla Fism, assieme ai loro insegnanti e operatori del mondo dell’educazione. (A.V.)

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    Ricerca sulla religiosità degli ortodossi in Russia: pochi i praticanti

    ◊   “Sono russo perciò sono ortodosso”, è così che la sociologa Natalia Zorkaia, dell’ong Levada Center, sintetizza il risultato della ricerca condotta tra la popolazione della Federazione Russa intitolato “Religiosità e religione in Russia”. Dall'analisi emerge che oltre il 72% si dichiara ortodosso, ma solo il 3% si reca in chiesa, almeno una volta la settimana. Alcuni intervistati seguono con molta libertà i precetti della propria fede. La ricerca è stata commissionata dall’organizzazione cattolica “Renovabis” ed è nata con l’intento di “osservare il ritorno del fenomeno religioso nell’est Europa e niente più”, spiega Christopher Dam, rappresentante dell’organismo con sede a Berlino. La Zorkaia afferma che, dalle interviste condotte sul campione selezionato di 1600 persone, è emerso che “l’ortodossia nella Russia contemporanea costituisce un’identità etnica piuttosto che religiosa”. I risultati sono stati resi noti a fine giugno in una conferenza stampa tenutasi a Berlino, rilevando che il 72.6% degli interpellati si dichiara ortodosso e solo il 7,3% afferma di essere ateo. Le persone che affermano di aderire ad altre confessioni cristiane, incluso il cattolicesimo, sono l’1,2%, mentre ebraismo, islam e buddismo raccolgono il 6,3% degli intervistati. Dalla ricerca del Levada Center - riferisce l’agenzia Asianews - emerge tuttavia che tra coloro che si considerano ortodossi solo il 42% afferma di credere in Dio “incondizionatamente”. L’indagine rileva inoltre che, di questi, il 55% frequenta la chiesa in occasione delle feste principali, solo il 3% la visita ogni settimana, mentre il 12% non si reca mai in chiesa. Anche il rispetto delle norme e dei precetti, come il digiuno, la confessione e la preghiera, confermano questi dati. Per Hegumen Filipp, docente di Storia della Chiesa all’Università statale Mgu di Mosca, “la gente va in chiesa carica di credenze personali e superstizioni che cerca di far entrare nella vita della chiesa stessa”. Sempre secondo Filipp - prosegue Asianews - la fotografia della situazione indica un compito tanto per il clero ortodosso quanto per i responsabili delle altre religioni del Paese. Il docente, che ha partecipato al lavoro di stesura del questionario, considera fondamentale il lavoro di formazione del clero. Un’adeguata educazione delle persone a cui viene affidata la guida delle diverse comunità di fedeli è l’unica modalità per accrescere una vera esperienza religiosa tra i laici e una maggior coscienza del significato della loro fede. (A.V.)

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    Domani in Spagna Giornata della responsabilità nel traffico

    ◊   “Non bisogna dimenticare che se ci sono tanti morti e tanti feriti gravi, questi incidenti cambiano la vita tanto alle vittime quanto alle loro famiglie”, scrivono i vescovi spagnoli della Commissione episcopale per le migrazioni in occasione della Giornata della responsabilità nel traffico, che si tiene domani in Spagna. I presuli hanno preparato un messaggio dal titolo: “Dai colore alla tua vita. Attenzione ai punti neri”. Per i vescovi i dati sono allarmanti – riporta l’agenzia Sir - in riferimento agli incidenti nel mondo: che nel 2008 hanno registrato 1 milione e 200mila morti, un terzo è rappresentato da giovani al di sotto dei 25 anni. e 50 milioni di feriti. Nel 2015, prosegue il messaggio, gli incidenti stradali potranno diventare la principale causa di disabilità tra i bambini e i giovani di tutto il mondo. I danni causati dal traffico sono la seconda causa di morte tra i giovani tra i 10 e i 24 anni. In Spagna il numero delle vittime di incidenti mortali è passato da 4.295 nel 2000 a 2181 nel 2008. “Certamente è una riduzione significativa – ammettono i vescovi – ma non è abbastanza per essere totalmente soddisfatti” ed il cristiano “deve contribuire al nobile impegno di fare della sicurezza stradale un obiettivo prioritario”. (A.V.)

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    24 Ore nel Mondo



    La Corea del Nord lancia nel Pacifico altri sette missili a lunga gittata

    ◊   La Corea del Nord continua a sfidare la comunità internazionale, con il lancio di 7 missili a media e lunga gittata. Immediata la reazione di Corea del Sud e Giappone. Il servizio è di Marco Guerra:

    Sette missili balistici lanciati nel giorno dell’indipendenza americana. La Corea del Nord ha, dunque, voluto sfidare Washington nel giorno più significativo. Un messaggio chiaro, quello di Pyongyang, che dice no di fronte alle richieste della comunità internazionale di interrompere gli esperimenti missilistici; una richiesta sancita ufficialmente anche da una risoluzione Onu. Lo stato maggiore sudcoreano – che ha diffuso la notizia – non ha fornito dettagli sul tipo di missili lanciati, ma secondo l'agenzia Yonhap si tratterebbe di Scud e del Rodong-1, un missile la cui gittata è di oltre mille chilometri. Nelle scorse settimane si era parlato anche del possibile lancio in occasione del 4 luglio di missili intercontinentali in direzione dell'Alaska. Per il governo di Seul si tratta di atti provocatori. Esprimiamo - si legge in un comunicato ufficiale - profondo rammarico per il fatto che la Corea del Nord abbia voluto continuare a promuovere atti di tensione nel Nord-est asiatico, ignorando le risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. Sulla stessa lunghezza d’onda anche il Giappone, che poco fa ha presentato una protesta ufficiale a Pyongyang.

     
    Afghanistan
    In Afghanistan due soldati statunitensi sono rimasti uccisi e quattro feriti nell’attacco di un kamikaze contro una base Usa nella provincia sud-orientale di Paktika. Nei successivi bombardamenti scattati dopo la richiesta di copertura aerea sono morti 22 talebani. Vittime anche tra la polizia afghana: si tratta di sette agenti investiti dallo scoppio di un ordigno nel sud del Paese. Intanto nella provincia di Helmand prosegue l’imponente offensiva americana contro le roccaforti dei miliziani islamici. L’avanzata delle truppe coincide con il tentativo di stabilire un dialogo con le popolazioni dei villaggi.

    Iran
    I ventisette Stati membri dell'Unione Europea hanno deciso la convocazione coordinata degli ambasciatori iraniani nelle rispettive capitali come risposta alla crisi in corso in Iran. La decisione è stata presa dopo l’annuncio che alcuni impiegati dell’ambasciata britannica a Teheran, fermati nei giorni scorsi, rischierebbero l’arresto per aver partecipato alle manifestazioni contro il presidente Ahmadinejad. Se i due dipendenti inglesi ancora imprigionati non saranno rilasciati, i rappresentanti dell'Ue si riuniranno nuovamente la prossima settimana per esaminare nuove iniziative.

    Iraq
    La natura dell’impegno degli Stati Uniti in Iraq potrebbe essere cambiata se continueranno le violenze nel Paese. È l’annuncio del vice-presidente americano Joe Biden ai suoi interlocutori a Baghdad in occasione della sua prima visita in Iraq per conto dell’amministrazione Obama. “È stato versato molto sangue e sono state spese risorse ingenti per aiutare l’Iraq”, sottolinea il vice presidente. Dopo l’incontro di ieri con il premier iracheno Nuri Al Maliki, Biden ha spiegato che l'obiettivo della sua visita è di ristabilire i contatti con i leader iracheni e incoraggiarli a un clima di riconciliazione.

    Inguscezia
    Ancora violenza nella turbolenta regione del Caucaso russo. Dieci poliziotti ceceni sono stati uccisi e altrettanti sono rimasti gravemente feriti in un agguato dei ribelli islamici mentre si trovavano nella Repubblica russa dell'Inguscezia per un'operazione congiunta oltre confine con la polizia locale. La repubblica autonoma dell'Inguscezia sta diventando il nuovo terreno di battaglia della guerriglia islamica, come ha dimostrato l'attentato del 22 giugno in cui è rimasto gravemente ferito il presidente filo-russo Yunus-Bek Yevkurov. Ad ogni modo quello di oggi è il più sanguinoso attentato nel Caucaso da quando ad aprile la Russia ha dichiarato concluse le operazioni anti-terrorismo in Cecenia.

    Myanmar
    Clamorosa battuta d’arresto nelle prove di dialogo tra comunità internazionale e l’ex Birmania, dove continua la difficile missione diplomatica del segretario generale dell’Onu, Ban Ki Moon. Il governo del Myanmar ha negato al leader del Palazzo di Vetro di incontrare la leader dell’opposizione, San Suu Kyi, attualmente agli arresti domiciliari. Ban Ki Moon, che ha espresso la sua forte delusione, aveva chiesto anche la liberazione di 2.100 prigionieri politici. Ci riferisce Maurizio Salvi:

    Nonostante l’impegno profuso, il segretario generale dell’Onu, Ban Ki Moon, non è riuscito a raggiungere l’obiettivo principale del suo viaggio: per due volte, infatti, si è riunito a colloquio con l’uomo forte della giunta militare, il generale Than Shwe, al quale ha offerto la collaborazione della Comunità Internazionale, chiedendo in cambio – inutilmente – un gesto umanitario. “Sono molto contrariato”, ha detto oggi Ban Ki Moon, “si tratta di una battuta di arresto per la comunità internazionale e di un’occasione mancata per le autorità birmane”. Ieri, dopo il primo faccia a faccia con il suo interlocutore, il responsabile del Palazzo di Vetro si era invece mostrato possibilista, rivelando ai giornalisti di aver chiesto espressamente non solo di poter vedere Suu Kyi, ma anche di aver premuto per la liberazione della donna e dei circa 2.100 prigionieri politici. Alla fine, però, è stato tutto inutile e i responsabili governativi hanno impedito l’incontro, con il motivo ufficiale che Aung San Suu Kyi è sotto processo per violazione degli arresti domiciliari e deve quindi restare in isolamento.

     
    Darfur
    Due operatrici umanitarie, rispettivamente di nazionalità irlandese ed ugandese, sono state rapite ieri sera da un gruppo di uomini armati a Kulum, nel nord della turbolenta regione sudanese del Darfur. La Forza congiunta Onu-Unione africana (Unamid) e le autorità sudanesi hanno subito avviato le ricerche e attivato i contatti per arrivare alla liberazione degli ostaggi. In Darfur si è registrato un netto deterioramento delle condizioni di sicurezza degli operatori umanitari da quando, il 4 marzo scorso, la Corte penale internazionale ha emesso un mandato d'arresto per il presidente sudanese, Omar al Bashir. Si tratta, infatti, del terzo sequestro in pochi mesi.

    Londra
    Sei persone, tra le quali due bambini e un neonato di tre settimane, sono morte nel rogo che ieri sera si è propagato in un condominio di dodici piani a Camberwell, nella zona sudorientale di Londra. Almeno diciotto sono i feriti ricoverati in ospedale in gravi condizioni a causa delle ustioni e delle inalazioni di fumo. Al momento non sono ancora chiare le ragioni dell’incendio su cui, comunque, cercherà di fare luce un’inchiesta aperta dalle autorità britanniche.

    Bulgaria elezioni
    Bulgaria domani alle urne per le elezioni politiche. Secondo i sondaggi, a vincere la tornata elettorale sarà il partito conservatore Gerb, del sindaco di Sofia Borissov, mentre è attesa una sonora sconfitta per i Socialisti, ora al Governo. E alla vigilia del voto l’attuale presidente Parvanov si è detto favorevole a un governo di coalizione per affrontare la crisi economica che ha colpito duramente anche il Paese balcanico.

    Messico – elezioni
    Domani elezioni anche in Messico, chiamato al rinnovo di 500 deputati nelle consultazioni di medio termine. I sondaggi al momento prevedono una sconfitta per Azione nazionale, il partito conservatore del presidente Calderon. Secondo gli analisti il vero vincitore sarà l'oppositore Partito Rivoluzionario Istituzionale che ha governato il Paese per 71 anni, fino al 2000.

    Disastro di Viareggio
    Dopo il ritrovamento di uno dei due dispersi nel disastro ferroviario di Viareggio è cresciuto a ventidue il numero delle vittime identificate. Manca ancora all’appello un uomo di cinquanta anni. I feriti, ricoverati in prognosi riservata negli ospedali del centro-nord d'Italia, rimangono sedici e tre di loro sono in pericolo di vita. Dal primo pomeriggio di oggi i parenti delle vittime potranno salutare per l'ultima volta i loro cari nella camera mortuaria dell'ospedale della Versilia. Le salme da domani saranno composte nel Palazzetto dello Sport di Viareggio per la camera ardente. I funerali solenni saranno celebrati allo Stadio dei Pini martedì 7 luglio, giornata proclamata a lutto nazionale. (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra e di Mariella Pugliesi)
     
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIII no. 185

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