![]() |
![]() |

Sommario del 03/07/2009
Ufficializzate le tappe del prossimo viaggio apostolico del Papa nella Repubblica Ceca, dal 26 al 28 settembre 2009
◊ Tre giorni nella Repubblica Ceca per festeggiare San Venceslao, Patrono della nazione. Sarà questo evento a rappresentare il “cuore” del prossimo viaggio apostolico in Europa di Benedetto XVI, che si fermerà per tre giorni, dal 26 al 28 settembre prossimi, tra Praga e altre località della Repubblica Ceca. I dettagli sulle singole tappe viaggio sono stati resi noti oggi dalla sala Stampa Vaticana. Il servizio di Alessandro De Carolis:
Sarà una festa del tutto singolare quella che i cechi tributeranno nel 2009 al loro Patrono, San Venceslao. A pregare con loro il 28 settembre, giorno della ricorrenza, ci sarà Benedetto XVI, giunto due giorni prima nel Paese per un programma fitto di impegni e di incontri. Un’ora dopo il suo arrivo a Praga, il 26 settembre prossimo, il Papa sarà, verso le 12.30, nella Chiesa della capitale intitolata a Gesù Bambino per un primo saluto. La visita di cortesia al presidente, Václav Klaus, sarà nel primo pomeriggio dell’arrivo e sarà seguita da un incontro con le autorità civili, politiche e diplomatiche della nazione. Quindi, verso le 18, il Pontefice presiederà con il clero, i religiosi e i membri dei Movimenti laicali la liturgia dei Vespri nella Cattedrale praghese dedicata ai Santi Vito, Venceslao e Adalberto.
Domenica 27 settembre, Benedetto XVI volerà da Praga a Brno, capoluogo della Moravia, dove presiederà nell’aeroporto locale la Messa e la recita dell’Angelus e da dove al termine ripartirà nuovamente per Praga per partecipare all’incontro ecumenico del pomeriggio, previsto nella Sala del Trono dell’arcivescovado. Ultimo impegno della giornata, il Pontefice si intratterrà con i rappresentanti del mondo accademico ceco nel Castello di Praga. L’ultimo giorno di permanenza nella Repubblica ceca, vedrà Benedetto XVI celebrare la Messa nella festa di San Venceslao sulla spianata di Via di Melnik, nell’antica città di Stará Boleslav, risalente alla fine del IX secolo e molto legata al culto di S. Venceslao. Di ritorno a Praga per il pranzo con l’episcopato ceco, il Papa prenderà congedo dalla nunziatura della capitale per ripartire verso le 17.45 alla volta di Roma, che raggiungerà circa due ore più tardi.
Altre udienze e nomine
◊ Benedetto XVi ha ricevuto nel corso della mattinata, in successive udienze, il cardinale Marc Ouellet, Arcivescovo di Québec, in Canada, e un gruppo di presuli della Conferenza episcopale del Viêtnam, in Visita ad Limina.
Il Papa ha accolto la rinunzia, presentata per motivi d'età, all'incarico di Arciprete della Basilica Papale di San Paolo fuori le Mura, dal cardinale Andrea Cordero Lanza di Montezemolo ed ha chiamato a succedergli nel medesimo incarico all’arcivescovo Francesco Monterisi, finora segretario della Congregazione per i Vescovi. Il Pontefice ha quindi ha chiamato a succedere a mons. Francesco Monterisi nell’incarico di segretario della Congregazione per i Vescovi l’arcivescovo Manuel Monteiro de Castro, finora nunzio apostolico in Spagna e nel Principato di Andorra.
Benedetto XVI ha accolto la rinunzia presentata, per raggiunti limiti d'età, all'incarico di presidente della Commissione Permanente per la Tutela dei Monumenti storici ed artistici della Santa Sede e di Presidente dell'Ufficio del Lavoro della Sede Apostolica (U.L.S.A.), dal cardinale Francesco Marchisano ed ha chiamato a succedergli il mons. Giorgio Corbellini, finora vicesegretario generale del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano, elevandolo in pari tempo alla Sede vescovile titolare di Abula.
In Canada, il Papa ha accettato la rinuncia al governo pastorale dell’Arcidiocesi di Saint-Boniface presentata per raggiunti limiti di età da mons. Emilius Goulet. Al suo posto, il Pontefice ha nominato mons. Albert LeGatt, finora vescovo di Saskatoon in Canada. Il presule, 56 anni, ha frequentato il Collegio universitario di Saint Boniface, conseguendo il baccalaureato in filosofia e francese. Successivamente ha insegnato il francese in una scuola tecnica secondaria in Ghana, nell’ambito dei programmi di servizio universitario canadese “oltre-mare”. Entrato nel Seminario Maggiore di Québec, ha completato il ciclo teologico. Ordinato sacerdote, nel suo ministero pastorale è stato parroco in diverse parrocchie, direttore delle vocazioni, consultore e coordinatore della Commissione Diocesana di Liturgia. Il 26 luglio 2001 è stato eletto Vescovo di Saskatoon e ordinato nella Chiesa di San Patrick in Saskatoon il 5 ottobre successivo.
In Italia, Benedetto XVI ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Frascati, presentata per raggiunti limiti di età da mons. Giuseppe Matarrese. Al suo posto, il Papa ha nominato mons. Raffaello Martinelli, finora capo ufficio della Congregazione per la Dottrina della Fede. Il neo presule ha 61 anni ed ha frequentato il Pontificio Seminario Romano Maggiore. Dopo l'ordinazione sacerdotale, ha conseguito il Dottorato in Teologia, con specializzazione in Pastorale Catechetica presso la Pontificia Università Lateranense e si è laureato in Pedagogia all'Università Cattolica di Milano. Ha il esercitato il ministero come parroco poi, dal 1980, è a servizio della Santa Sede presso la Congregazione per la Dottrina della Fede. In tale Congregazione è stato coordinatore dei lavori per la preparazione del Catechismo della Chiesa Cattolica e, successivamente, ha ricevuto l'incarico di redattore e coordinatore della segreteria nella elaborazione del Compendio del Catechismo della Chiesa Cattolica. Dal 1980 al 1986, risiede e opera pastoralmente nella parrocchia della Natività in Roma, dedicandosi in particolare alla pastorale familiare. Dal 1987 è Rettore del Collegio Ecclesiastico Internazionale "San Carlo" e Primicerio della Basilica dei 58. Ambrogio e Carlo al Corso, in Roma. Dal 1999 è Prelato d'onore di Sua Santità. Ha curato diverse pubblicazioni, soprattutto a carattere dottrinale e catechistico ed in particolare libri di "Catechesi in immagine".
Promulgati dal Papa i Decreti per la Canonizzazione di una nuova Santa e per la Beatificazione del cardinale Newman e di numerosi martiri
◊ La Chiesa avrà presto una nuova Santa e diversi nuovi Beati. Nel ricevere questa mattina in udienza il prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, l’arcivescovo Angelo Amato, Benedetto XVI ha autorizzato la promulgazione dei Decreti riguardanti il miracolo della Beata spagnola, Candida Maria di Gesù Cipitria y Barriola, fondatrice delle Figlie di Gesù, spentasi Salamanca, in Spagna, il 9 agosto 1912 all’età di 67 anni. I Decreti promulgati oggi riconoscono inoltre i miracoli per tre Servi di Dio, tra i quali quello attribuito all'intercessione del cardinale inglese Giovanni Enrico Newman, fondatore degli Oratori di San Filippo Neri, che si convertì dall'anglicanesimo al cattolicesimo.
I Decreti risonoscono inoltre il martirio di un vescovo ungherese, mons. Zoltan Ludovico Meszlény, ucciso dalla repressione comunista nel 1951, di un sacerdote tedesco, Giorgio Häfner, morto nel campo di concentramento di Dachau, nel 1942, e di un sacerdote spagnolo, Giuseppe Samsó y Elías, e di un altro gruppo di religiosi della Congregazione dei Sacri Cuori, tutti uccisi nel 1936 a causa delle persecuzioni patite dalla Chiesa durante la Guerra civile. Infine, i Decreti riconoscono le virtù eroiche di due fondatrici di Istituti religiosi - Anna Maria Janer Anglarill e Maria Serafina del Sacro Cuore di Gesù - di un sacerdote della Congregazione dei Missionari di Marianhill, Englemar Unzeitig, e di una giovane laica terziaria francescana, vissuta nella seconda metà dell’Ottocento, Teresa Manganiello.
In attesa della "Caritas in veritate" di Benedetto XVI: breve scheda sulle Encicliche sociali nella storia della Chiesa
◊ Martedì prossimo, i cardinali Renato Raffaele Martino e Paul Josef Cordes, rispettivamente presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace del Pontificio Consiglio Cor Unum, saranno i principali relatori in Sala Stampa Vaticana alla presentazione dell'ultima Enciclica del Papa Caritas in veritate. Un documento che vede Benedetto XVI unirsi alla schiera di predecessori che, da Leone XIII in poi, hanno dedicato parte del loro magistero a importanti riflessioni di rilevanza prettamente sociale. Le riassume in questa scheda Luis Badilla:
Una preoccupazione secolare. Ciò che oggi viene chiamato comunemente "Enciclica sociale", in particolare a partire di quella considerata la "prima", e cioè la "Rerum novarum" (1891) di Papa Leone XIII, corrisponde al momento più alto, solenne e autorevole del magistero pontificio nell'ambito complesso e articolato degli insegnamenti sociali della Chiesa. Questi insegnamenti, conosciuti anche come "Dottrina sociale della Chiesa", non sono nuovi né recenti; anzi, sono una preoccupazione costante dai tempi dei Padri della Chiesa passando per il Medioevo sino ai giorni nostri. Oltre al fatto che nella stessa predicazione di Gesù vi sono numerosi e importanti insegnamenti sul essere sociale dell’uomo, già nei tempi apostolici possiamo trovare autorevoli interventi sull’avarizia, l’usura, la schiavitù, il salario giusto, l’educazione dei figli, l’ordinamento statuale. Nell'epoca moderna i testi pontifici sulla materia più citati, oltre alla "Rerum Novarum", sono la "Quadragesimo Anno" (1931) di Papa Pio XI e la "Mater et Magistra" (1961) di Papa Giovanni XXIII. In tutte questi documenti il centro delle riflessioni dei Pontefici è l'uomo in quanto creato ad immagine e somiglianza di Dio, e dunque dotato per natura di una sua dignità specifica (figlio del Creatore), radici ultima di tutti i suoi diritti. Infatti, nella "Rerum Novarum" si afferma che il principio ispiratore di tutta la questione sociale è l'inalienabile dignità della persona umana. In questa specifica sua dignità affondano i suoi diritti inalienabili, prima di tutto quello alla libertà religiosa e alla vita, nei quali trovano sostegno tutti gli altri diritti umani inalienabili, come per esempio: l’uso dei beni materiali, la proprietà e la sua funzione sociale, il giusto salario, le libertà, la partecipazione alla vita dello Stato, istruzione, giustizia, ecc.
Rinnovamento nella continuità. Il magistero pontificio nell’ambito della “questione sociale” come si dice oggi (ai tempi della “Rerum novarum” si parlava della “questione operaia”) si è sempre rivelato un’innovazione nella continuità: il susseguirsi dei documento pontifici evidenza uno sforzo costante per illuminare le nuove situazioni sociali alla luce dei principi immutabile del Vangelo, della tradizione e degli insegnamenti pregressi. Ognuna di queste encicliche è stata una risposta del magistero della Chiesa alle sfide del momento e quindi al mutamento delle dinamiche sociali ed economiche e, nell’ultimo secolo, anche ai nuovi sviluppo che si registrano nel campo internazionale o geopolitico. Questa visione planetaria, a partire della crescente interdipendenza dei popoli e delle nazioni, è già fortemente presente nella “Mater et Magistra” di Giovanni XIII e poi nella “Populorum progressio” di Paolo VI. Anche la “Humanae Vitae” (25 luglio 1968) va annoverata nell’elenco delle encicliche sociali non solo per la centralità della vita nei rapporti umani ma anche perché fu ed è una risposta alla grande questione della crescita demografica e del controllo delle nascite. In tutte le encicliche sociali di Giovanni Paolo II questa dimensione universale, interdipendenza dello sviluppo e della solidarietà, entra a pieno titolo in tutte le analisi. Da ricordare che il magistero sociale di Giovanni Paolo II si sviluppa in presenza, fino al 1989, di uno scontro tra due modelli socio-economici: il capitalismo e il socialismo, e ciò è sfondo storico della “Sollicitudo Rei Socialis” (30 Dicembre 1987). Dopo lo scioglimento dell’URSS arrivano altre due encicliche a forte carattere sociale con uno scenario internazionale diverso e sono la “Centesimus Annus” (1° Maggio 1991) e la “Evangelium Vitae (25 Marzo 1995).
Cos’è la dottrina sociale della Chiesa? Nel documento della Congregazione per l’Educazione cattolica intitolato “Orientamenti per lo studio e l'insegnamento della dottrina sociale della chiesa nella formazione sacerdotale (30 dicembre 1988) si legge:
Criteri di azione. La dottrina sociale della chiesa, in quanto sapere teorico-pratico, è orientata alla evangelizzazione della società: include dunque necessariamente l'invito all'azione sociale offrendo, per le diverse situazioni, opportune direttive ispirate ai principi fondamentali e ai criteri di giudizio (...). L'azione che viene suggerita non si deduce a priori una volta per tutte da considerazioni filosofiche ed etiche, ma si precisa di volta in volta per mezzo del discernimento cristiano della realtà interpretata alla luce del Vangelo e dell'insegnamento sociale della chiesa, che dimostra così ad ogni momento storico la sua attualità. Sarebbe perciò un grave errore dottrinale e metodologico se nell'interpretazione dei problemi di ciascuna epoca storica non si tenesse conto della ricca esperienza acquisita dalla chiesa ed espressa nel suo insegnamento sociale. Pertanto tutti i cristiani dovranno mettersi di fronte alle nuove situazioni con una coscienza ben formata secondo le esigenze etiche del Vangelo e con una sensibilità sociale veramente cristiana, maturata attraverso lo studio attento dei diversi pronunciamenti magisteriali.
Nuovi problemi. Nella situazione del mondo contemporaneo i profondi cambiamenti in tutti i campi dell'attività umana, economica, culturale, scientifica e tecnica, hanno fatto emergere nuovi problemi che reclamano l'impegno di tutti gli uomini di buona volontà. Tra questi problemi risaltano quelli della fame, della violenza, del terrorismo nazionale e internazionale, del disarmo e della pace, del debito estero e del sottosviluppo dei paesi del terzo mondo, delle manipolazioni genetiche, della droga, del deterioramento dell'ambiente, ecc.
Lotta per la giustizia e la solidarietà sociale. Il mondo di oggi è caratterizzato inoltre da altre “zone di miseria” e da “altre forme d'ingiustizia molto più vaste”, di quelle delle epoche precedenti, come la fame, la disoccupazione, l'emarginazione sociale, la distanza che separa i ricchi - paesi, regioni, gruppi e persone - dai poveri, Perciò un terzo criterio di azione è la “lotta nobile e ragionata in favore della giustizia e della solidarietà sociale”.
Illustrata in Vaticano l'indagine condotta nel sarcofago di San Paolo. Diversi gli indizi che indicano i resti appartenenti all'Apostolo
◊ Nella Sala Stampa della Santa Sede si è tenuta stamani la conferenza stampa per illustrare il monitoraggio effettuato sul sarcofago di San Paolo nella Basilica di San Paolo Fuori le Mura. Il cardinale Andrea Cordero Lanza di Montezemolo, arciprete della Basilica ostiense e il professor Ulderico Santamaria, direttore del Laboratorio Scientifico dei Musei Vaticani, hanno fornito ulteriori dettagli sui risultati delle ricerche condotte sui resti contenuti nel sarcofago. Il servizio di Amedeo Lomonaco:
L’annuncio del Papa durante i Vespri di chiusura dell’Anno Paolino ha suscitato comprensibile emozione nel mondo cattolico. Il cardinale Andrea Cordero Lanza di Montezemolo ha ribadito, rievocando le parole del Santo Padre, che gli esiti dell’indagine nella tomba dell’Apostolo delle Genti sono concordanti. I primi risultati sembrano confermare “l’unanime e incontrastata tradizione che si tratti dei resti mortali dell’Apostolo Paolo”:
“L’annuncio di queste scoperte aiuta e favorisce non solo la continuità dell’importanza della tomba, ma anche a mantenere vivo il ricordo il culto e la conoscenza di San Paolo”.
La prima traccia nel percorso sulle orme di San Paolo è la data del sepolcro:
“Da 20 secoli non era mai stato aperto il sarcofago e quest’analisi ha dato dei risultati non solo molto interessanti, ma che concordano essenzialmente nel dire che tutto quello che è stato ritrovato dà la certezza di appartenere ad un sepolcro tra il I ed il II secolo. Questo concorda con la tradizione che sia la tomba di Paolo”.
Indizi che conducono all’Apostolo delle Genti - ha poi spiegato il porporato - si riscontrano anche in importanti tracce di tessuti emerse grazie all’utilizzo di una sonda calata nel sarcofago attraverso un piccolissimo foro:
“Si deve sottolineare l’importanza dei ritrovamenti su tipi di tessuti, intessuti di oro - cosa che era riservata soltanto a tombe importanti - e su tessuti di porpora, poi su altri granelli d’incenso che indicano un aspetto religioso. L’analisi ha avuto inizio circa due anni fa, mantenendo un segreto pontificio su tutte queste indagini, fin quando il Papa non ha poi pensato di renderla pubblica”.
Il prof. Ulderico Santamaria, direttore del Laboratorio Scientifico dei Musei Vaticani ha illustrato infine le modalità con cui si è svolto il monitoraggio effettuato sul sarcofago di San Paolo:
“Il sarcofago è molto grande e la quantità di luce che può essere apportata attraverso un foro, usando delle fibre ottiche, è molto piccola. Si è quindi lavorato come in microchirurgia. Indagando e perscrutando con la sonda - che deve agire all’interno del vano - si è sempre cercato di non toccare, se non con le pinze microchirurgiche, il contenuto. Certamente, nessuno dei dati è contrario a ciò che invece è più verosimile, cioè che si possa trattare dei resti dell’Apostolo”.
Oggi su "L'Osservatore Romano"
◊ In prima pagina, un articolo di Luca M. Possati dal titolo “La guerra del dollaro è appena cominciata”.
In cultura, un articolo di Marco Beck dal titolo “Tra realismo e idealizzazione”: la Milano di Bonvesin de la Riva.
Il saggio di Alessandro Paris nel catalogo della mostra “L’uomo del Concilio”, organizzata in occasione del 500 anniversario della nascita del cardinale Giovanni Morone.
Non c'è Spagna in “Iberia”: Marcello Filotei su Debussy e la musica a programma come momento germinale dell’“opera aperta” contemporanea.
Claudio Leonardi presenta l'Enciclopedia su Gregorio Magno a cinque anni dalle celebrazioni del XIV centenario della morte.
Le ferite dell'Aquila: Paolo Giovannelli sul bilancio dei danni del terremoto al patrimonio artistico in vista del G8.
L'intervista del presidente Usa, Obama, alla Radio Vaticana. A L'Aquila una veglia di preghiera per il G8. Le parole di mons. Molinari
◊ Un tour diplomatico ad ampio raggio, ricco di incontri, che culminerà con la visita in Vaticano a Benedetto XVI e con la presenza al vertice G8 dell’Aquila. Sono questi gli aspetti salienti dell’imminente viaggio in Russia, Europa e Africa che impegnerà il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama. A qualche giorno dalla sua partenza, ieri Obama ha voluto incontrare - in una tavola rotonda ristretta alla Casa Bianca - alcuni giornalisti. Richiesta dall’amministrazione statunitense la presenza esclusiva della rappresentante della Radio Vaticana, Elena Molinari, anche corrispondente del quotidiano della Conferenza episcopale italiana, “Avvenire”. Nel suo servizio, il resoconto da Washington sull’incontro con il presidente americano:
Barack Obama spera di poter portare al Santo Padre l’impegno dei Paesi del G8 verso un notevole aumento degli aiuti ai Paesi più poveri, che stanno subendo in modo sproporzionato il peso della crisi economica mondiale. Il presidente americano ha definito “un onore” l’udienza con Papa Benedetto XVI in programma per la prossima settimana e ha detto di sperare che l’incontro permetterà di individuare aree in cui gli Stati Uniti e la Santa Sede potranno cooperare: dalla pace in Medio Oriente alla povertà, dai cambiamenti climatici all’immigrazione. Tutti temi - ha precisato - nei quali il Papa ha già preso iniziative straordinarie. “Ho avuto una meravigliosa conversazione telefonica con il Santo Padre subito dopo la mia elezione”, ha esordito Obama. Poi, ha ammesso che ci sono temi sui quali non è d’accordo con il Papa, come con qualsiasi altro capo di Stato, “ma questa - ha aggiunto - è molto di più di una relazione fra due governi: la Chiesa cattolica ha un’influenza talmente profonda in tutto il mondo e nel nostro Paese e il Santo Padre è un leader riconosciuto in molti ambiti, la sua influenza religiosa si estende ben oltre i confini della Chiesa cattolica”.
Sul Medio Oriente, Obama ha condiviso il richiamo fatto dal Papa in Terra Santa per una pace giusta e duratura. Ha ammesso che parte della responsabilità e dello stallo, cui sono giunti i negoziati, è dovuta al rifiuto di Israele di fermare la crescita degli insediamenti in Cisgiordania. “Siamo stati molto chiari - ha detto - gli insediamenti devono essere fermati”. Allo stesso tempo, però, Obama ha messo in evidenza gli obblighi dei palestinesi: “Vogliamo incoraggiarli - ha spiegato - a rifiutare la violenza e a mettere fine agli incitamenti all’odio che si sentono ancora, sfortunatamente, in molte comunità palestinesi”. Alla domanda su come pensa si evolveranno le differenze presenti nella società americana sull’aborto, Barack Obama ha ammesso di non farsi illusioni, che le differenze non scompariranno solo col dialogo. “So che ci sono punti in cui il conflitto è inconciliabile", ha detto. "La cosa migliore che possiamo fare è ribadire che ci sono persone di buona volontà su entrambe le sponde del dibattito e che si possono trovare elementi sui quali lavorare insieme”. Fra questi Obama ha elencato la necessità di aiutare i giovani a prendere decisioni che prevengano le gravidanze non desiderate, l’importanza di rafforzare l’adozione come alternativa all’aborto e il bisogno di prendersi cura delle donne incinte. Il presidente americano ha poi spiegato di essere stato e di essere tuttora fortemente ispirato dagli insegnamenti di giustizia sociale della Chiesa, che vide il cardinale Bernardin mettere in pratica a Chicago. Obama teme però che siano stati seppelliti in parte dal dibattito sull’aborto.
L’amministrazione Obama è esplicitamente a favore della legalità dell’aborto e uno dei suoi primi atti è stata la riapertura dei finanziamenti pubblici per le Ong, che offrono anche l’aborto fra i loro servizi. Ma il capo della Casa Bianca ha promesso ieri una misura che preveda l’obiezione di coscienza per i lavoratori di ospedali e Ong cattoliche. “L’ho difesa nell’Assemblea legislativa in Illinois - ha ricordato - ne ho discusso con il cardinale Francis George e l’ho ripetuto durante il mio intervento all’Università di Notre Dame. Presto, dunque, renderemo note delle linee guida che conterranno una precisa difesa dell’obiezione di coscienza”. Obama ha anche colto l’occasione dell’incontro di ieri per citare l’aiuto ricevuto dall’Italia in Afghanistan, ma ha sottolineato che “ora l’Afghanistan ha più che mai bisogno di sviluppo economico, infrastrutture, lavori, commercio e istruzione, in modo - ha detto - di offrire alla popolazione afghana un’alternativa alla coltivazione dell’oppio”. Di questo, ha concluso, parlerà con il premier Berlusconi durante il G8 a L’Aquila.
Intanto, in vista del G8, questa sera ci sarà una veglia di preghiera nel piazzale della Chiesa di San Francesco d’Assisi a Pettino, nei pressi del capoluogo abruzzese che ospiterà l'evento. A presiederla, mons. Giuseppe Molinari, arcivescovo della diocesi de L'Aquila, città dove fra l'altro verranno ad incontrare i leader mondiali anche i giovani partecipanti allo “Junior 8 Summit”, organizzato a Roma dall’Unicef, con 56 ragazzi dai 14 ai 17 anni. Sul senso della veglia di preghiera di stasera a L'Aquila, Alessandra De Gaetano ha sentito lo stesso mons. Molinari:
R. - La preghiera è onnipotente se fatta con fede. Sappiamo che l’incontro del G8 è un fatto positivo, siamo contenti che si svolga lì, perché richiama ancora l’attenzione di tutti sulla tragedia che ci ha colpiti, e noi vogliamo pregare perché questo incontro sia fecondo di ottimi risultati.
D. - Quali saranno i momenti principali della veglia?
R. - E’ una veglia molto semplice. Ci sarà la lettura della Parola di Dio, ci saranno momenti di preghiera, di invocazione. Poi io dirò qualcosa, commentando soprattutto la Lettera dei vescovi ai leader mondiali, e poi concluderemo chiedendo al Signore grazie per questo incontro del G8. Un incontro che avviene all’Aquila - la città di Papa Celestino, dove Celestino ha dato la "Perdonanza" - e dunque idealmente un luogo fatto proprio per inviare un messaggio di pace, di dialogo, di invito alla riconciliazione, a lavorare in modo concorde per il bene di tutto il mondo.
D. - Eccellenza, sulla scia del messaggio delle Conferenze episcopali cattoliche, qual è l’auspicio della Chiesa aquilana in vista del G8?
R. - Che si pensi ai più poveri, i quali certamente non sono la causa della crisi finanziaria-economica mondiale. Si pensi ad aiutarli, anche con l’impegno già preso altre volte di aiutare i Paesi del Terzo mondo, e molti Paesi purtroppo non hanno mantenuto questo impegno. I vescovi invitano a pensare soprattutto all’Africa ed è importante anche l’accenno al cambiamento climatico, anche questo non è colpa dei più poveri, che vanno invece aiutati ad adeguarsi alle misure tecnologicamente giuste per far fronte a questi problemi. E poi sottolineo ciò che ribadisce il documento: cioè, che pensare contemporaneamente ai diseredati e al pianeta non sono ideali contrastanti, ma una priorità morale per tutti. Preghiamo perché queste richieste, questi appelli dei vescovi dell’Europa, dell’Occidente ai grandi del G8, vengano accolti, presi sul serio, e per quanto è possibile si inizi a tradurli in realtà, soprattutto l'attenzione ai poveri.
D. - Come si sta preparando la gente aquilana ad accogliere i grandi della Terra?
R. - La maggioranza della gente continua il suo lavoro pensando che, tutto sommato, questo incontro porterà anche dei vantaggi alla nostra città, come per esempio l’aeroporto che è stato inaugurato ieri - anche l’ospedale da campo inaugurato ieri. E pensando anche che alcuni di questi responsabili delle nazioni visiteranno alcuni monumenti, alcune Chiese, e ci conosceranno meglio.
Il dibattito sulla sicurezza in Italia dopo l'approvazione delle nuove norme. Intervista con il prof. Baggio
◊ In Italia, è acceso il dibattito dopo l’approvazione al Senato del disegno di legge sulla sicurezza, varato ieri con 161 sì, 124 no e 2 astenuti. Tra le misure, quella che sta suscitando i maggiori contrasti fra le coalizioni di maggioranza e opposizione è quella relativa all’introduzione del reato di clandestinità. Debora Donnini ha chiesto un commento sul complesso della nuova normativa al prof. Antonio Maria Baggio, docente di Filosofia politica all’Istituto universitario Sofia di Loppiano:
R. - Il mio giudizio anzitutto d’insieme mi porta a distinguere due aspetti di questo provvedimento. Uno è l’aspetto politico-razionale: esiste davvero la necessità di mettere mano alla situazione e di stabilire delle regole certe, perché è necessario garantire la sicurezza dei cittadini italiani, di quelli che già sono qui a lavorare e anche di quelli che entrano, perché c’è anche da condurre una lotta che deve essere efficace contro chi traffica in esseri umani. E, poi, bisogna aiutare anche coloro che arrivano a rendersi conto di dove sono arrivati. Devono sapere che esistono delle leggi che vanno rispettate e che devono inserirsi in una società che - per quanto possa essere rispettosa delle convinzioni e delle abitudini di chi arriva - ha però il diritto di stabilire delle regole chiare. L’altro aspetto, in generale, è il clima che è stato creato attraverso questo provvedimento: il messaggio fondamentale che passa è quello della paura, del siamo aggrediti e dobbiamo difenderci. Ora, se non avessimo una storia alle spalle si potrebbe anche essere ingenui di fronte a queste affermazioni. Ma siccome nel secolo scorso abbiamo assistito a questo lucrare sulla paura che ha portato a dei regimi di tipo autoritario, anche se non c’è questo pericolo oggi noi dovremmo stare molto attenti quando ci si dice: questa gente ci mette in pericolo, dobbiamo difenderci. Questa gente sono semplicemente gli stranieri dei quali abbiamo bisogno e che abbiamo, in larga misura, integrato nelle nostre fabbriche e nei nostri cantieri.
D. - Tra gli altri punti del decreto sicurezza vi sono, per esempio, le ronde che vengono permesse, anche se devono essere controllate con un registro. Poi sempre sul fronte della sicurezza c’è il via libera allo "spray al peperoncino"…
R. - Portare uno spray al peperoncino in una borsetta rientra nell’ambito della legittima difesa. Noi non ci rendiamo conto di quanta violenza c’è in giro nei confronti delle donne, a volte siamo così assuefatti che non ci sembra, non ci rendiamo conto e, invece, bisogna potersi difendere. E’ chiaro, però, che lo spray è l’ultimo rimedio: c’è un problema di sicurezza più generale. La questione delle ronde, ad esempio. Certo, ci sono dei posti in cui uno rientrando a casa la sera tardi, essendo buio, avrebbe piacere che ci fosse qualcuno che sorveglia. Ma sono le ronde la risposta a questo? Non sarebbe meglio potenziare le Forze dell’ordine che sono addestrate appositamente per questo? Perché con le ronde si pensa, si ha l’illusione di aiutare a risolvere il problema, ma non credo sia una soluzione.
Incontro a Roma sul Vangelo della Vocazione. Intervista con mons. Wojciech Polak
◊ “Seminatori del Vangelo della Vocazione: Una Parola che chiama e invia”. E’ il tema dell’annuale incontro promosso a Roma dal Servizio Europeo per le Vocazioni, che si concluderà domenica prossima. Alla riunione partecipano i responsabili per le vocazioni delle 34 Conferenze episcopali d’Europa. Sul significato di questo incontro, si sofferma al microfono di Amedeo Lomonaco il vescovo ausiliare della diocesi polacca di Gniezno, nonché presidente del Servizio europeo per le vocazioni, mons. Wojciech Polak:
R. - In questo incontro, l’icona biblica del Seminatore ci offre un’occasione per riflettere sull’immagine di chi semina la Parola. Come Servizio vocazionale, siamo chiamati soprattutto a preparare la terra. Vogliamo riflettere sulla terra europea, sulla quale cade il seme della vocazione. Ci soffermiamo poi anche sui modi pedagogici per promuovere la vocazione cristiana, sacerdotale nei diversi contesti storici, nelle diverse Chiese d’Europa.
D. - Nel mosaico vocazionale europeo come far attecchire il seme della Parola in un tessuto così vario?
R. - Non si può prendere un’unica strada. Chiaramente, i contesti sono molto diversi, ma una cosa è certa: vogliamo essere strumenti per Dio che chiama e rispondere a quello che il Signore ci propone. Vogliamo essere coloro che portano avanti, anche nei diversi contesti, questa riflessione sulla vocazione.
D. - In questa riflessione, quali sono i cardini del Vangelo della Vocazione?
R. - Ogni incontro, nel Vangelo, ha un significato vocazionale. Vogliamo scoprire quale sia il dinamismo di questo incontro vocazionale incluso nel Vangelo. Se si scoprono questi cardini e questo dinamismo della vocazione, riusciremo anche a proporre modalità pedagogiche nei diversi contesti.
D. - Un valore, quello della vocazione, che risplende in particolare in questo Anno Sacerdotale indetto dal Santo Padre…
R. - Questo è un altro evento molto importante. Siamo veramente grati al Santo Padre. Vogliamo riflettere sulla vocazione sacerdotale, ma soprattutto dare rilievo al significato del sacerdozio nel nostro tempo. Vogliamo avere anche un quadro ben chiaro del contesto attuale, perché se dobbiamo presentare la proposta vocazionale, dobbiamo sapere a chi esattamente proponiamo questa strada. Una strada che Dio stesso esorta ad intraprendere: il Signore vuole che qualcuno percorra questo cammino nel sacerdozio e nella vita consacrata.
Si è spento a 76 anni padre Pasquale Borgomeo, una vita ai vertici della Radio Vaticana. Il ricordo di padre Federico Lombardi
◊ Si è spento ieri pomeriggio padre Pasquale Borgomeo, direttore generale della Radio Vaticana per 20 anni. I funerali si terranno domani alle 9.15 presso la Chiesa di Santo Spirito in Sassia, a Roma. Tutta la Radio Vaticana esprime alla famiglia di padre Borgomeo vicinanza nella preghiera e le più sentite condoglianze. Sentiamo la nota del nostro direttore generale, padre Federico Lombardi:
Il padre Pasquale Borgomeo, già direttore generale della nostra Radio fino al 2005, ci ha lasciato al termine di una lotta coraggiosa contro la malattia, ma in spirito di religiosa accettazione della volontà di Dio, accompagnato dalla preghiera dei confratelli, dei familiari e degli amici e in particolare anche del Santo Padre, che era stato informato dell’aggravarsi delle sue condizioni di salute. Aveva 76 anni, di cui 60 vissuti nella Compagnia di Gesù. Di questi, ben 35 erano passati nel servizio del Papa e della Santa Sede alla Radio Vaticana, prima come responsabile della Redazione Centrale, poi come direttore dei Programmi e infine come direttore generale.
Napoletano, aperto, cordiale e comunicativo, specializzato in teologia patristica con una tesi dottorale su Sant’Agostino alla Sorbona di Parigi sotto la direzione del grande Henri Irené Marrou, ha messo a frutto la sua intelligenza brillante, la sua vasta cultura e l’ottima padronanza delle lingue nel mondo delle comunicazioni sociali. Acuto commentatore egli stesso dei fatti di attualità come delle attività dei Pontefici, in particolare dei loro grandi viaggi internazionali, si è impegnato molto perché la Emittente pontificia fosse attivamente presente e adeguatamente conosciuta non solo nel mondo cattolico, ma anche in quello giornalistico italiano e in particolare nelle grandi organizzazioni internazionali della radiofonia. Organizzatore intraprendente e capace, ha guidato e animato con entusiasmo la grande comunità di lavoro della Radio Vaticana lasciandoci un’eredità di convinta dedizione al servizio ecclesiale del successore di Pietro, e all’annuncio del Vangelo tramite la parola trasmessa e diffusa con gli strumenti più aggiornati della tecnica moderna. Lo raccomandiamo con affetto al ricordo e alla preghiera degli amici e degli ascoltatori della Radio del Papa, a cui ha dedicato generosamente il meglio delle sue energie.
“Un’appassionante avventura” al servizio della Chiesa e del suo Supremo Pastore: così padre Borgomeo definiva i suoi 35 anni alla Radio Vaticana. Lo faceva l’11 novembre del 2005, durante la Messa di congedo dalla nostra emittente. Ecco alcune delle sue parole:
“Nel momento del congedo, quello che domina in me è un sentimento di stupore prima ancora che di gratitudine. Stupore e gratitudine per il dono inestimabile che mi è stato fatto di poter servire la Chiesa ed il suo Supremo Pastore in tempi tanto cruciali per la storia dell’umanità, e di veder crescere, giorno dopo giorno, in maturità, in motivazione, in professionalità, in efficacia, il magnifico strumento di evangelizzazione che è la Radio del Papa”.
RD del Congo: Human Rights Watch denuncia migliaia di morti e di stupri
◊ Oltre 1.500 civili uccisi e migliaia di donne stuprate solo da gennaio nell’est della Repubblica Democratica del Congo da parte dei ribelli. È la dura denuncia contenuta nell’ultimo rapporto dell’organizzazione umanitaria internazionale Human Rights Watch, pubblicato ieri e ripreso oggi dall’agenzia Fides. Il documento, nonostante accusi anche i militari congolesi, afferma che i responsabili principali della crisi umanitaria nel Nord Kivu e nel distretto dell’Alto Uélé (nell’estremo nord-est), sono rispettivamente i ribelli delle Forze Democratiche per la Liberazione del Rwanda (FDLR) e quelli dell’Esercito di Resistenza del Signore (LRA). Questi due gruppi, infatti, continuano a uccidere, a violentare e a depredare la popolazione. Human Rights Watch critica quindi con forza il modo con il quale sono condotte le operazioni militari nell’area, che “hanno fornito scarsa protezione ai civili contro gli attacchi deliberati e brutali dei ribelli”. Il rapporto, citando una dirigenza dell’associazione, afferma che “le operazioni militari delle forze governative congolesi hanno avuto conseguenze disastrose sui civili, che sono ora attaccati da tutte le parti”. Un’ulteriore conferma della gravità della situazione è l’appello lanciato da Mons. Melchisédech Sikuli Paluku, Vescovo di Butembo-Beni, ai fedeli della diocesi, perché siano solidali con i proprietari delle 800 abitazioni bruciate nell’ultimo mese in Nord Kivu dai membri delle FDLR. Nel suo messaggio, pubblicato il 26 giugno, Mons. Sikuli Paluku, ha invitato i fedeli a offrire un pezzo di lamiera simbolica presso la propria parrocchia per aiutare gli sfollati a costruirsi un nuovo tetto. L’appello del Vescovo è stato ben accolto dai fedeli che vedono in questa iniziativa un gesto di solidarietà con le vittime della violenza, ma anche una forma di resistenza pacifica ai ribelli e agli interessi economici che finanziano questi gruppi. (L.G.)
Nota di Caritas Honduras: "Non si risolve un’illegalità con un’altra illegalità"
◊ La nota della Caritas apre la sua analisi affermando che gli ultimi avvenimenti, dal 28 giugno, giorno dell’arresto e dell'espulsione dal Paese del Presidente Manuel Zelaya, arrivano “dopo una lunga crisi di legittimità politica e sociale causata dalla sfiducia della popolazione nei partiti politici”. I fatti recenti, “per alcuni un colpo militare e per altri una transizione democratica”, osserva la Nota, derivano da uno “scontro tra il potere giudiziario, la Procura della Repubblica e il Congresso Nazionale che avevano vanificato un sondaggio d’opinione programmato dall’Esecutivo per il 28 giugno” e che il Presidente non ha ritenuto utile tenere in considerazione. “Negli ultimi mesi, prosegue il documento, si è generata una polarizzazione nella società: da un lato i contrari al Presidente, perché agiva al di fuori della legge e costringeva la popolazione a unirsi alla proposta governativa, e dall’altro, un settore sociale che riteneva che la consultazione voluta dal governo aprisse una tappa di maggiore partecipazione della popolazione con lo scopo di realizzare cambiamenti sostanziali nella struttura sociale del Paese modificando anche quella del potere”. Da ricordare che il 28 giugno si doveva votare per esprimere un parere sull'elezione o meno di un’Assemblea costituente chiamata a redigere una nuova Costituzione. Un'operazione da compiere, secondo il Presidente Zelaya, se avessero vinto i “sì”, aggiungendo così una “quarta urna” nelle elezioni previste per il 29 novembre (le altre tre erano per votare l'elezione del Presidente, del Parlamento e degli amministratore locali). La convocazione a questa consultazione, sospesa con l’intervento militare, era ritenuta fuori da ogni norma legale poiché non codificata in nessun testo giuridico della nazione centroamericana. “Le Chiese, osserva la Nota, hanno voluto mantenere le distanze e sebbene abbiano avuto sempre un comportamento critico hanno riconosciuto l’importanza della partecipazione cittadina inquadrata però nella Legge. Ciò, da più parti, fu considerato un rifiuto della consultazione” del 28 giugno scorso. Intanto, i partiti politici, “che violano permanentemente la Costituzione, da un giorno all'altro sono diventati invece promotori e difensori della democrazia”. A quasi una settimana dall’intervento militare, afferma la Nota analitica della Caritas dell’Honduras “la società si presenta frammentata e divisa: una parte della popolazione è indifferente ai destini del Paese, un’altra teme le conseguenze della disinformazione registrata ultimamente, e un altro settore ancora si divide in sostenitori e contrari al golpe militare” sia appoggiando il governante destituito sia quello ad interim nominato dal Parlamento. Per il futuro, la Nota auspica “in tutti i settori un potenziamento della capacità di dialogo e la ricerca del consenso”, condotte “mai tenute in considerazione durante la crisi”. Non sarà facile poiché gli avvenimenti “hanno acuito il clima di sfiducia, diffidenza e polarizzazione”, eppure è urgente e necessario “affinché sia un’opportunità che consenta alla società di generare iniziative e alternative adeguate per risolvere i gravi problemi del Paese. In queste circostanze i partiti politici devono prendere consapevolezza del fatto che senza giustizia sociale non c’è democrazia”. Infine, la Nota osserva che “il colpo di stato non risolverà i problemi del Paese perché si cerca di risolvere un’illegalità con un’altra illegalità. La situazione del Paese non sarà mai risolta senza eliminare la corruzione e la concentrazione del potere economico nelle mani di pochi. L’odierna realtà del Paese ha la sua origine e spiegazione nell’iniquità sociale, nella violazione dell’ordinamento giuridico, nella manipolazione delle leggi per aggiustarle agli interessi personali e nell’accentramento statale che ha finito per logorare le istituzioni dello Stato. La sostituzione del Presidente Zelaya è un precedente funesto per la credibilità democratica dell’Honduras. La posizione del Congresso Nazionale che ha deposto il Presidente Zelaya non garantisce un governo con il sostegno sociale che possa risolvere i problemi del Paese”, conclude la Nota. (A cura di Luis Badilla)
I vescovi del Celam auspicano una cultura del lavoro che metta al centro la persona
◊ Al termine dell’incontro organizzato dal Consiglio episcopale latinoamericano (Celam), in Repubblica Dominicana, dei vescovi responsabili della Pastorale per la cultura delle 22 Conferenze episcopali dell’America Latina e dei Caraibi, i presuli hanno riassunto in un breve messaggio le principali riflessioni sul rapporto tra cultura, lavoro e diritti. I delegati si sono incontrati nella cornice del quinto centenario della morte di Fray Antonio de Montesino, uno dei pionieri della prima evangelizzazione del Nuovo Mondo ricordato soprattutto per la sua appassionata difesa dei diritti dei lavoratori riassunta nel famoso sermone “Con quale diritto” e che oggi, secondo il messaggio, alla vigilia delle molteplici celebrazioni in programma per il Bicentenario dell’indipendenza delle nazioni della regione, appare di grande attualità. Ricordando Fray Antonio de Montesino, osservano i vescovi, si ricordano le molte persone, sacerdoti, religiosi, laici stranieri e autoctoni che hanno dato un grande contributo allo sviluppo di queste popoli e alla formazione di una cultura incentrata sui valori del lavoro umano quale continuazione della Creazione". “Oggi dobbiamo prendere atto - si legge nel messaggio - che nelle odierne società latinoamericane e caraibiche non esiste consapevolezza del diritto a un lavoro dignitoso, alla libertà necessaria per svolgere un lavoro capace di umanizzare le persone e favorire la formazione delle famiglie”. Un tale deficit, si aggiunge, è poi la causa di molte situazioni altrettanto deficitarie come i grandi ostacoli per avere accesso a un’educazione adeguata, o per rispettare e proteggere i diritti delle donne, delle comunità indigene così come di quelle afroamericane. Sono questi problemi che impediscono il riconoscimento di ciascuno, quale soggetto sociale attivo e partecipativo. Secondo i vescovi latinoamericani “per le ideologie neoliberali e neoconservatrici, la persona umana non è il centro”, che appare occupato invece dalla “brama di lucro e dal consumismo”, ritenuti spesso dei “valori assoluti”. Se si guarda più specificamente al mondo del lavoro i presuli osservano che oggi “la disoccupazione non sembra essere una preoccupazione prioritaria del Governi” così come non esiste particolare attenzione “per le politiche in grado di generare opportunità e di rispettare la dignità dei lavoratori”. Non meno gravi e pressanti sono altri problemi, acuiti dalla crisi internazionale, come il fenomeno delle migliaia di persone costrette a emigrare proprio perché senza futuro professionale nei propri Paesi oppure colpite da concorrenze sleali che comportano abbassamento degli stipendi e perdita dei diritti. Sono realtà, spiegano i vescovi latinoamericani, che hanno rinforzato il fenomeno dell’esclusione sociale e a volte anche delle nuovo schiavitù. Una sana cultura del lavoro e del lavoratore non solo è un diritto ma anche la via maestra per individuare soluzioni migliori e tempestive. “Perciò - conclude il messaggio - come cristiani ci dobbiamo sentire chiamati a trasformare i nostri stili di vita” disposti, perché appare necessario e urgente, “ a rivedere i paradigmi economici utilizzati sino ad oggi in favore di modelli e processi economici sostenibili non solo nei confronti dell’ambiente, ma soprattutto per quanto riguarda il rispetto della dignità delle persone”. I vescovi si congedano quindi auspicando un approfondimento della riflessione sull’urgente “evangelica cultura del lavoro” chiamata a porre al centro di ogni cosa la persona e i suoi diritti inalienabili. (L.B.)
Kazakhstan, appello ai leader religiosi mondiali per il dialogo interreligioso
◊ “Favorire il ritorno della spiritualità come presupposto per uno sviluppo armonioso del mondo”. È l’appello lanciato il primo luglio scorso ai leader religiosi di tutto il mondo in apertura del III Congresso delle religioni mondiali e tradizionali di Astana, dal presidente del Kazakhstan Nazarbayev e ripreso dall’agenzia Sir. Durante il congresso, che ha riunito 77 delegazioni di 35 Paesi, rappresentanti l'Islam, il Cristianesimo, l’Ebraismo e le più antiche religioni orientali come Buddismo, Induismo, Taoismo, Scintoismo e Zoroastrismo, il presidente ha spiegato: “I leader spirituali sono da sempre i detentori di valori morali fondamentali, proprio per questo riponiamo in loro una speranza speciale". Nazarbayev, promotore del convegno, ha poi parlato della crisi attuale come strumento per dare al mondo la possibilità di cambiare e migliorare attraverso il dialogo e posizioni reciprocamente accettabili. Al termine dell’incontro è stato quindi sottoscritto dai partecipanti un documento con misure che il Kazakistan prevede di mettere in atto nel 2010 quando presiederà l'Osce e l'Organizzazione della Conferenza Islamica. Il Kazakistan, infatti, può considerarsi un simbolo della convivenza tra le religioni. Il Paese ospita circa 3.200 tra moschee, chiese e case di preghiera e al suo interno convivono pacificamente più di 40 confessioni e 130 tra nazionalità e gruppi etnici. A rappresentare la Chiesa cattolica è il card. Jean-Louis Tauran, presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo interreligioso. (L.G.)
Pakistan: a Faisalabad, cristiano torturato e arrestato con false accuse di blasfemia
◊ Torturato a lungo da un gruppo di musulmani, poi arrestato dalla polizia con l’accusa – montata ad arte – di aver bruciato pagine del Corano. È quanto accaduto il primo luglio scorso a Imran Masih, un giovane cristiano di Hajwary, quartiere di Faisalabad, vittima dell’ennesimo caso di blasfemia. Per il direttore della Commissione per il dialogo interreligioso è iniziata “una nuova ondata di estremismo anticristiano”. Padre Yaqub Yousaf, della parrocchia di Hajwary, conferma ad AsiaNews che le accuse “sono totalmente inventate” e i motivi di attrito sarebbero originati da “questioni di affari”. Il negozio di famiglia del giovane cristiano, infatti, si trova in un punto favorevole e ha maggiori ricavi rispetto agli altri della zona. Per paura di ulteriori attacchi degli estremisti, i parenti di Masih sono fuggiti nascondendosi in un luogo segreto. “Imran stava pulendo il suo negozio di frutta e verdura – racconta padre Yaqub – poi ha raccolto della carta straccia e l’ha bruciata per strada, una pratica diffusa in zona”. Il proprietario di un negozio vicino ha accusato il giovane cristiano di bruciare pagine del Corano, richiamando l’attenzione degli altri musulmani. In breve tempo una folla ha iniziato a picchiare e torturare il giovane, salvato solo dall’intervento della polizia. La testimonianza di un altro musulmano avrebbe poi favorito l’apertura di un’inchiesta a carico di Masih. La notizia dell’arresto è rimbalzata nelle varie moschee della città. Il carcere in cui è richiuso il fedele cristiano è stato preso d’assalto da migliaia di estremisti inferociti, che invocavano la morte del giovane. La folla ha bloccato le principali vie di comunicazione e incendiato gomme. Padre Yousaf afferma che cristiani a musulmani della zona hanno convissuto in maniera pacifica per decenni e non si erano mai registrati episodi di questo tipo. Povertà, invidie negli affari e la crisi economica potrebbero aver acuito la tensione, scatenando un odio di tipo confessionale. Padre Aftab James Paul, direttore della Commissione diocesana di Faisalabad per il dialogo interreligioso, annuncia un incontro in curia fra musulmani, cattolici e protestanti nel tentativo di stemperare la tensione. Secondo padre Paul i recenti attacchi sono il segnale di “una nuova ondata di estremismo anticristiano” nel Paese. (R.P.)
Emergenza Sri Lanka: "Aiuto alla Chiesa che soffre" dona dei fondi
◊ La richiesta di urgente soccorso da parte della gente dello Sri Lanka ha avuto una risposta. L'associazione Aiuto alla Chiesa che soffre (Acs) sosterrà a lungo termine tutte le parrocchie al momento inagibili a causa delle devastazioni dei mesi scorsi. Il contributo immediato, ricorda l’Osservatore Romano, è di 35.700 dollari da affidare al vescovo di Jaffna, monsignor Thomas Savundarayagam, il quale si è fatto portavoce della gente disperata del Paese. Più di 250 mila persone, in fuga dalle aree maggiormente colpite dai combattimenti nel Nord dello Sri Lanka, si trovano in grave difficoltà per mancanza di acqua pulita, cibo e vestiti. Gli aiuti serviranno per acquistare latte in polvere, pane, acqua, sapone, disinfettanti e vestiti per neonati. Il vescovo di Jaffna, che ha parlato di “tragedia umana”, ha annunciato il proprio impegno nella distribuzione dei fondi ai sacerdoti che si occupano della celebrazione della Messa e delle visite ai malati e ha quindi ringraziato Aiuto alla Chiesa che soffre per l’interesse dimostrato. (M.P.)
Filippine: appello dei vescovi per la fine gli attentati nel distretto di Manila
◊ Tre attentati in poco meno di due settimane. Nessuna vittima, fortunatamente, ma anche nessun movente e nessun colpevole. In compenso, tanta paura. Metro Manila, nelle Filippine, ovvero il distretto metropolitano che comprende 17 città, sta vivendo giorni di tensione e preoccupazione: lunedì notte, un congegno esplosivo artigianale è stato ritrovato accanto ad una centralina elettrica di Katipunan Avenue, nella città di Quezon. Il ritrovamento è avvenuto dopo che la polizia aveva scoperto una bomba all’interno del Dipartimento dell’Agricoltura. E già la settimana precedente, un’esplosione si era verificata di fronte all’ufficio del Difensore civico, sempre a Quezon, provocando danni alla struttura dell’edificio. Una situazione di fronte alla quale la Conferenza episcopale locale (CBCP) non è rimasta indifferente. Un appello perché cessino gli attentati è stato, infatti, lanciato da mons. Pedro Quitorio, responsabile delle Comunicazioni della CBCP, il quale ha invitato i responsabili degli attacchi a fermarsi “qualunque siano le loro motivazioni. Anzi: a maggiori ragione se si tratta di motivazioni politiche”. “Il nostro appello – ha ribadito mons. Quitorio – è che questi attentati abbiano fine, poiché non aiutano un Paese in crisi come il nostro”. (I.P.)
I vescovo ausiliare di Baghdad, Warduni, dice "no" a una enclave cristiana a Ninive
◊ “L’idea della piana di Ninive è nociva”. Il vicario patriarcale di Baghdad, mons. Shlemon Warduni, boccia così la proposta di una enclave cristiana a Ninive sotto l'amministrazione del Kurdistan. Proposta tornata attuale in vista del referendum del 25 luglio sul progetto di una nuova Costituzione per il Kurdistan. “Sarebbe una scelta nociva per tutti i cristiani – dice all’agenzia Sir mons. Warduni - non si possono rinchiudere i cristiani in un ghetto, i cristiani sono per l’apertura”. Per il vicario “esiste un solo Iraq, un solo popolo iracheno composto da tante etnie e religioni. Saremo sempre più ricchi quando potranno coesistere la cultura araba, caldea, assira, curda, turca. Questo fa la ricchezza di una nazione. Non posso accettare una divisione dell’Iraq. Come cristiani dobbiamo lavorare per l’unità, la cooperazione e la solidarietà. Dobbiamo uscire da cerchie ristrette e da interessi di parte”. (L.G.)
Cina: processione eucaristica con rappresentanti di tutte le religiose del Paese
◊ Erano 78 le religiose provenute da 23 province cinesi che, in rappresentanza di quasi tutte le congregazioni religiose femminili attualmente presenti nel paese, hanno partecipato alla solenne Processione Eucaristica insieme a migliaia di fedeli laici. L’incontro si è svolto recentemente nella parrocchia di Yang Jia Pu della diocesi di Tai Yuan e, secondo le informazioni pervenute a Fides, le suore, indossando il loro abito religioso caratteristico delle diverse congregazioni, hanno attirato l’attenzione dei passanti durante la processione, suscitando anche l’orgoglio dei fedeli e dei sacerdoti. Nel loro incontro le religione hanno condiviso insieme il senso della vita nella dimensione cattolica, l’importanza della famiglia e della preghiera in famiglia per consolidare e trasmettere la fede. Nella vita della Chiesa cattolica in Cina continentale, le religiose svolgono un ruolo fondamentale ed indispensabile nell’ambito pastorale, dell’evangelizzazione, delle opere caritative e del servizio sociale. Sono amiche e consolatrici dei bambini abbandonati, dei disabili, degli anziani soli, dei malati di Aids, dei lebbrosi. Sono gli “angeli delle corsie ospedaliere”, sempre in prima linea in qualsiasi emergenza, come il terremoto. Durante il terribile terremoto che ha colpito il Si Chuan il 12 maggio 2008, i terremotati hanno preso abitudine di rivolgersi sempre alle “Xiu Nv” (suore) con disinvoltura ed affetto, e spesso con gratitudine. Pur non avendo mai parlato esplicitamente del Vangelo o cercato di evangelizzare qualcuno a forza, la loro opera è stata la testimonianza di fede più convincente. Così le religiose danno una viva testimonianza senza clamori o slogan, si sono fatte seguaci di Cristo tra gli afflitti e i sofferenti, diventando così “segni della presenza amorosa di Dio”. Secondo le ultime statistiche, relative a novembre 2006, in Cina ci sono circa 5.000 religiose con circa 600 novizie. (R.P.)
E' tutto pronto per il primo Incontro europeo degli Studenti universitari a Roma
◊ Un modo attraverso il quale i giovani possano rendere i propri coetanei partecipi della gioia dell’essere cristiani. Si tratta del primo incontro europeo degli studenti universitari, un appuntamento che riunirà a Roma dal 9 al 12 luglio prossimo oltre 1.500 giovani del Vecchio Continente chiamati a discutere e a confrontarsi sul tema "Nuovi discepoli di Emmaus. Da Cristiani in Università". Durante l’incontro, organizzato dall'Ufficio per la Pastorale Universitaria del Vicariato di Roma e promosso dal Consiglio per le Conferenze Episcopali d'Europa, il ministero dell'Istruzione e quello degli Affari Esteri, gli studenti cercheranno quindi di capire in che modo annunciare il messaggio di speranza del Vangelo all'interno degli atenei nonostante i disagi e la crisi in cui versa la società attuale. "Questo incontro ha un duplice obiettivo - spiega monsignor Lorenzo Leuzzi, direttore dell'Ufficio per la Pastorale Universitaria - da un lato quello di favorire le diverse esperienze di pastorale Universitaria in Europa; dall'altro quello di far emergere il ruolo degli studenti nella vita e nella missione della Chiesa in Università, partendo proprio dall'episodio di Emmaus”. “Il cuore della riflessione – prosegue Leuzzi – sarà proprio il rapporto tra i giovani e la vita nuova in Cristo, perché solo partendo da ciò può nascere quella capacità di comprendere e orientare i fenomeni della società , con un nuovo spirito di studio e di interesse". Il meeting si aprirà il 9 luglio alle 19, nella basilica di S. Giovanni in Laterano con una celebrazione solenne presieduta da Mons. Jean-Louis Bruguès Segretario della Congregazione Educazione Cattolica. Nei giorni successivi i ragazzi si trasferiranno nella Facoltà di Economia dell'Università di Tor Vergata dove si confronteranno su tre aree tematiche: I giovani e la speranza in Europa; i giovani e la vita nuova in Europa; i giovani e la carità intellettuale. Momento centrale dell'evento è rappresentato dall'incontro dei partecipanti con papa Benedetto XVI, che li riceverà in udienza, il sabato mattina. Ma l’esperienza di questi giovani avrà inizio ancor prima del convegno. I ragazzi, infatti, saranno ospitati dal 6 al 9 luglio dalle pastorali universitarie in alcune città italiane. “La prima parte di questo grande evento - spiega don Bruno Stenco, direttore dell'Ufficio per l'educazione, la scuola e l'università della Conferenza Episcopale Italiana - è stata realizzata proprio per dare una maggiore opportunità ai giovani che parteciperanno, di poter conoscere da vicino le diverse realtà universitarie nel nostro paese. In questo percorso sono state coinvolte tra le altre anche Milano, Padova, Bologna, Firenze, Chieti e Pescara. “Tra le varie iniziative che stiamo organizzando - racconta ancora don Stenco - di particolare importanza sarà l'incontro di questi gruppi con i rettori degli atenei e con i vescovi delle diocesi che li ospiteranno, perché sicuramente si rivelerà un momento concreto di scambio di idee e di esperienze differenti tra loro". "I ragazzi - spiega padre Mauro Oliva cappellano dell'Università di Tor Vergata - troveranno a Roma un'università pronta ad accoglierli e a condividere con loro l'importanza dei valori cattolici. Venerdì sera, i giovani parteciperanno al pellegrinaggio alla croce della GMG del 2000 dalla Facoltà di Economia fino al Piazzale Giovanni Paolo II. Un percorso importante e formativo che avrà anche molti spazi dedicati allo svago, come quello che coinvolgerà i giovani sabato sera in un momento musicale con diversi artisti. (L.G.)
"Pave the Way" proporrà Papa Pio XII come “Giusto fra le Nazioni” per aver salvato centinaia di ebrei
◊ Papa Pio XII sarà proposto allo Yad Vashem, il Memoriale dell'Olocausto di Gerusalemme, come “Giusto tra le Nazioni”. Lo ha annunciato la Fondazione Pave the Way, in un comunicato inviato a Zenit, rendendo nota l’intenzione di suggerire il conferimento del titolo a Papa Eugenio Pacelli. Il presidente dell'organizzazione Gary Krupp ha affermato: “La PTWF ha dedicato anni a raccogliere documenti e testimonianze video originali su questo sofferto pontificato e crede di aver scoperto materiale sufficiente per iniziare a cercare le testimonianze scritte autenticate per dare ufficialmente il via a questa procedura”. Nella maggior parte dei casi di chi è stato riconosciuto come “Giusto fra le Nazioni” ha agito direttamente per salvare vite individuali rischiando la propria nel farlo, ha osservato Krupp. “Anche se le azioni di Eugenio Pacelli non rientrano in questa descrizione generale - ha precisato il presidente della Fondazione - è possibile stabilire che la diretta intercessione del Papa ha salvato centinaia di migliaia di ebrei”. A causa della natura dell'alta carica che ricopriva Papa Pacelli, infatti, non è stato quasi mai a diretto contatto con chi ha salvato. Un'eccezione conosciuta, ricorda Zenit, è il caso dell'intercessione a favore del dottor Guido Mendes, un amico di infanzia ebreo ortodosso. Il Papa intervenne personalmente per mandare la famiglia Mendes in Palestina nel 1938. Secondo Krupp, si può anche affermare che le azioni di Pacelli siano state compiute sotto minaccia di morte. Il 6 settembre del 1943, in un incontro d'emergenza con i cardinali, Papa Pio XII informò i porporati di aver firmato una lettera di dimissioni che si trovava sulla sua scrivania perché si aspettava di essere rapito da un momento all'altro. Questo incontro d'emergenza avvenne un mese prima dell'arresto degli ebrei di Roma per i quali il Papa decise di intercedere subito per salvarli. “Questo documento non è ancora disponibile, ma sappiamo che esiste”, ha dichiarato Krupp. Un esempio di altra intercessione del Papa è il trasferimento di ebrei nella Repubblica Dominicana. Pave the Way possiede la testimonianza video di monsignor Giovanni Ferrofino, 97 anni e segretario del Nunzio a Port-au-Prince (Haiti) durante la Seconda Guerra Mondiale, che insieme al Nunzio agì personalmente agli ordini diretti di Pio XII per ottenere visti per gli ebrei che arrivavano dal Portogallo nella Repubblica Dominicana. Intanto si cercano le testimonianze delle tante persone che ancora ignorano di essere state salvate proprio dalle azioni di Papa Pacelli. (M.P.)
Il Consiglio Ecumenico delle Chiese sceglie i candidati per eleggere il nuovo segretario generale
◊ Il rev. Park Seong-won, membro della Chiesa presbiteriana della Corea, ed il rev. Olav Fykse Tveit, appartenente alla Chiesa luterana norvegese: sono loro i due candidati scelti dal Consiglio ecumenico delle Chiese (COE) per l’elezione del nuovo Segretario generale. Uno di loro prenderà quindi il posto del rev. Samuel Kobia, giunto a fine mandato. La scelta è caduta sui due Pastori al termine di una riunione di tre giorni del COE, svoltasi ad Amsterdam, in Olanda, dal 23 al 26 giugno. I due candidati saranno, poi, sottoposti alla votazione del Comitato centrale del COE nel corso delle elezioni che si svolgeranno durante dal 6 agosto al 2 settembre. “Il COE – si legge in una nota – ha operato con uno spirito di cooperazione e di fraternità cristiana. I due candidati sono entrambi devoti al movimento ecumenico, sono vissuti in contesti differenti e mettono a disposizione una varietà di esperienze e di qualità”. Il rev. Park Seong-won è docente di teologia presso la Facoltà omonima di Youngnam e presso il Seminario di Kyeongsan, in Corea del Sud. In precedenza, è stato, tra l’altro, segretario esecutivo dell’Alleanza mondiale delle Chiese riformate. Attualmente, è anche membro del Comitato centrale del COE e co-moderatore del Movimento congiunto per la convivenza e la pace. Il rev. Olav Fykse Tveit, invece, dal 2002 è Segretario generale, all’interno della Chiesa di Norvegia, del Consiglio per le relazioni ecumeniche ed internazionali. Laureato in teologia, il rev. Tveit è membro della Commissione COE per la Fede e co-presidente del Forum ecumenico palestinese ed israeliano del COE. (I.P.)
Il cardinale Kasper: il Pontificato di Benedetto XVI “decisivo” per il dialogo ecumenico
◊ “Il pontificato di Benedetto XVI, accolto con entusiasmo dalle Chiese ortodosse in quanto conoscitore della teologia dei Padri, è stato decisivo per una recente svolta positiva” nel dialogo ecumenico. Lo ha affermato il card. Walter Kasper, presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani, nel corso di un incontro svoltosi a Vienna per iniziativa dell’arcidiocesi austriaca e della fondazione “Pro Oriente”. Secondo quanto reso noto dall’Osservatore Romano e ripreso dall’Agenzia Sir, il porporato ha parlato del dialogo tra Oriente e Occidente e ha illustrato “gli sforzi e la fatica che sono stati necessari per un riavvicinamento tra cattolici e ortodossi”, evidenziando soprattutto la “svolta” degli ultimi anni. Il prossimo appuntamento è per il mese di ottobre a Cipro. “Nessuno – ha spiegato il card. Kasper – può ragionevolmente aspettarsi di risolvere a Cipro tutti i problemi. Nel secondo millennio – ha chiarito – i distinti sviluppi fino ai concili Vaticano I e II si ergono ancora come una montagna di fronte a noi”. Di qui l’ipotesi di riprendere il suggerimento di Giovanni Paolo II nell’enciclica “Ut unum sint” (1995), per “una forma di esercizio del primato che sia accettabile per entrambe le parti, garantendo la sostanza del dogma”. Proposta accolta anche da Benedetto XVI, nella sua visita a Istanbul nel novembre del 2006. (L.G.)
San Paolo del Brasile: il cardinale Scherer chiude l’Anno Paolino
◊ “Dio sia lodato per aver chiamato Saulo a diventare Paolo, il grande missionario del Vangelo di Cristo! Dio sia lodato per averci dato l'Apostolo come patrono, intercessore e compagno della nostra Chiesa, a San Paolo”. Sono le parole e lo spirito del cardinale Odilo Scherer, arcivescovo di San Paolo, alla celebrazione di domenica scorsa per la chiusura dell’Anno Paolino nella Cattedrale cittadina. Il porporato, ricorda l’agenzia Zenit, ha anche inaugurato un monumento all’apostolo Paolo, nella piazza della Cattedrale, in segno commemorativo per il bimillenario della nascita di San Paolo. La statua bronzea alta quasi 3,5 metri rappresenta “un regalo alla popolazione di San Paolo”, sottolinea il porporato. L'opera aiuterà gli abitanti di San Paolo a ricordare il legame con l'Apostolo. Allo stesso tempo, ha aggiunto il cardinale, “ricorderà i principi fondamentali che devono orientare la convivenza della comunità urbana: la fede in Dio, il rispetto per la dignità di ogni essere umano, la pace, la giustizia e la solidarietà sociale, il coraggio e il lavoro onesto, la difesa della vita e la speranza”. In un articolo diffuso dal portale dell'arcidiocesi di San Paolo, è riportato il messaggio del cardinale Scherer al termine della Messa: “Abbiamo inviato la Chiesa della nostra arcidiocesi in missione in città, qui la Chiesa è già nata missionaria ed è in città fin dalla sua fondazione, nel XVI secolo. Ora vogliamo essere in modo nuovo una Chiesa in missione permanente, insieme a tutta la Chiesa del Brasile e dell’America Latina”. L'arcivescovo ha annunciato l’introduzione nella Cattedrale della “cappellina missionaria” della missione continentale come segno che anche la Chiesa di San Paolo è in missione. Ogni vescovo ausiliare ha ricevuto per la sua Regione episcopale una “cappellina missionaria” per esortare le varie regioni brasiliane alla missione. I seminaristi hanno ricevuto una croce missionaria e sono stati inviati per la missione che si realizzerà nei prossimi giorni in varie parrocchie della città. “Tutti i cattolici e i figli della Chiesa, come cittadini e come missionari del Vangelo per la città di San Paolo, ricevono nuovamente l'incarico di aiutare a costruire una città migliore per tutti”, ha aggiunto il cardinale Sherer. (M.P)
I Padri Teatini al Capitolo generale: “Crescere in santità e testimonianza”
◊ Il Capitolo generale dei Chierici Regolari Teatini si è celebrato per la prima volta nella storia fuori da Roma, nel Monastero di Santa Maria a Iranzu (Navarra, Spagna), dal 15 al 26 giugno. Il Capitolo, come rende noto l’agenzia Zenit, ha riunito religiosi provenienti da Argentina, Brasile, Colombia, Stati Uniti, Spagna, Italia e Messico. L'arcivescovo della località argentina di Bahía Blanca, monsignor Guillermo José Garlatti, ha partecipato ai lavori capitolari invitato come esperto speciale, mentre P. Valentín Arteaga, noto scrittore e poeta, nato a Campo de Criptana (Ciudad Real, Spagna), è stato eletto Superiore generale per la seconda volta consecutiva. Le sessioni si sono aperte con due giorni di ritiro spirituale a cui sono intervenuti l'arcivescovo di Pamplona-Tudela, monsignor Francisco Pérez González, e il laico José Pacheco Vera, della Diocesi di Getafe. Il Capitolo generale Teatino “Iranzu 2009” ha quindi reso pubblico un messaggio datato 26 giugno che vuole far giungere alla Chiesa e al mondo. Nel messaggio, i partecipanti ricordano “quando il 14 settembre 1524 San Gaetano da Thiene e i suoi compagni professarono i voti fondamentali della vita religiosa”. “Volevano unirsi in famiglia, vivendo in case, non volevano che si chiamassero conventi o monasteri ma 'case”, spiega il testo. Erano una “‘piccola compagnia’ che, con umiltà, si metteva al servizio della Chiesa, disposta a 'riformarsi per riformare'”. “Per questo, crediamo che solo se rimarremo fedeli alla radicalità evangelica degli inizi potremo guardare al futuro con speranza”, sottolineano i firmatari, che esprimono anche il proprio desiderio di “rendere vita la vicinanza che Cristo ha espresso nella sinagoga di Nazareth: ‘Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l'unzione, e mi ha mandato per annunziare ai poveri un lieto messaggio, per proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; per rimettere in libertà gli oppressi' (Lc 4,18)”. Si propongono dunque di “crescere in santità e testimonianza” come richiede la consacrazione sacerdotale e religiosa, concludendo con l'esprimere una speranza: “Vorremmo essere riconosciuti per ciò che siamo e viviamo: 'veri sacerdoti del Vangelo, celebranti partecipi dei misteri che celebriamo, dando importanza alla Parola e alla liturgia'”. (L.G.)
Migrantes: visita alla moschea di Roma per "una collaborazione più profonda"
◊ Una cinquantina di partecipanti al corso di formazione di linee di pastorale migratoria, promosso dalla Fondazione Migrantes fino a domani sono stati accolti ieri nella Moschea di Roma, secondo quanto reso noto dall’agenzia Sir. Ad accompagnare la delegazione, guidata dal direttore generale della Fondazione Migrantes, mons. Piergiorgio Saviola c’era Abdallah Redouane, segretario generale del Centro islamico culturale d’Italia e dall’imam Ala Al-Din Al- Ghoobashi. Mons. Saviola ha ricordato il viaggio di Benedetto XVI del maggio scorso in Terra Santa per “esprimere e riconfermare da parte della Chiesa la volontà di dialogo fra le più grandi religioni del mondo” e la lettera dei 138 leader religiosi musulmani del mondo, alla quale farà seguito un incontro bilaterale con la Santa Sede nel prossimo autunno. “Sono grandi segni – ha detto - che nutrono la speranza che ci stiamo avviando verso giorni di maggiore intesa e collaborazione”. Per il direttore della Migrantes anche in ambito civile “c’è qualche novità che apre a grandi speranze”. Mons. Saviola cita quindi il varo, nel 2007, della “Carta dei Valori della cittadinanza e dell’integrazione” che “ha ottenuto vasti consensi anche dalle comunità islamiche in Italia. Credo si possano fare tanti altri passi verso una sempre più profonda intesa” e siamo certi che questa visita alla Moschea contribuirà a rendere più chiaro e costruttivo il nostro rapporto quotidiano con tanti fratelli musulmani che vivono nelle nostre città e che sentiamo già parte della nostra società”, ha concluso mons. Saviola. Anche l’Iman Ala Al-Din Al-Ghoobashi ha affermato che “lo scambio delle visite è molto importante, perché permette di conoscersi meglio e rende possibile l’amore fra tutti”. (L.G.)
La Caritas italiana incoraggia le fondazioni antiusura
◊ “Auspico che vi sia, da parte di tutti, un rinnovato impegno per contrastare efficacemente il fenomeno devastante dell’usura e dell’estorsione, che costituisce una umiliante schiavitù”: con queste parole, pronunciate al termine dell’udienza generale di ieri, Benedetto XVI ha ricordato la devastante piaga dell’usura. All’udienza erano presenti anche i rappresentanti delle 27 fondazioni aderenti alla Consulta Nazionale Antiusura, che in questi giorni si sono riuniti per la consueta assemblea annuale. Durante i lavori, è intervenuto mons. Giuseooe Merisi, presidente di Caritas Italiana, che ha incoraggiato l'attività delle fondazioni. “In questo momento di grave difficoltà per le famiglie italiane – ha spiegato il presule -, l’opera delle fondazioni può dare ossigeno e offrire un segnale di speranza a chi sta subendo più duramente gli effetti della crisi”. Dall'assemblea nazionale è emersa, in particolare, la preoccupazione per l'aumento dell'indebitamento dovuto alla crisi economica. Sono, infatti, due milioni e mezzo le famiglie a rischio e più di 900 mila le vittime di usura. “Le persone che chiedono aiuto - ha detto mons. Alberto D’Urso, segretario della Consulta nazionale - sono in aumento perché cresce la perdita dei posti di lavoro, come il numero delle persone che arrivano alla terza settimana con il bilancio in rosso”. Aumentano anche i proventi del gioco d'azzardo. Nei primi quattro mesi dell'anno è stato registrato un aumento del 10% rispetto allo stesso periodo del 2008. Nella sua relazione, mons. D’Urso ha richiamato l’attenzione sulla pubblicità ingannevole che alimenta il ricorso al gioco d’azzardo che impoverisce persone di ogni età e di ogni condizione. A conclusione dei lavori, nella Basilica di San Pietro, è stata celebrata una Messa, presieduta dal segretario generale della Conferenza Episcopale Italiana, mons. Mariano Crociata, il quale ha ripreso il tema dell’usura nell’ottica del comandamento dell’amore che ispira relazioni umane non di sfruttamento del prossimo, ma di solidarietà e condivisione. “Quando si perde la visione cristiana della vita - ha ricordato il presule nella sua omelia - si corre il rischio di sostituire i veri valori con surrogati effimeri che portano l’uomo non a usare il denaro ma a esserne posseduti”. (I.P.)
Afghanistan: prosegue la massiccia offensiva statunitense nella valle di Helmand
◊ In Afghanistan è subito entrata nel vivo l’operazione dell’esercito statunitense denominata “colpo di spada”. L’offensiva senza precedenti, lanciata ieri nella valle di Helmand, nel sud del Paese, vede impegnati almeno 4000 mila marines e 650 soldati afghani che stanno incontrando una strenua resistenza da parte delle milizie talebane. Il servizio di Marco Guerra:
L’offensiva statunitense si è trasformata in una “battaglia infernale”. Non usa mezzi termini il generale Nicholson, comandante del corpo dei marines, per descrivere i violenti combattimenti tra le truppe americane e i talebani nella provincia di Helmand. I marines hanno trovato, infatti, grandi difficoltà nell’avanzata nella cosiddetta "valle dell’oppio". I militari hanno assediato Garmsir, città chiave del sud e considerata la roccaforte dei ribelli. A 24 ore dall’inizio dell’operazione si conta già la prima vittima americana. L’obiettivo è quello di prendere il completo controllo di una della zone dove si concentrano i ribelli talebani. Si cerca di pacificare il Paese in vista delle elezioni presidenziali del prossimo 20 agosto. La strategia prevede anche che dopo aver espugnato i villaggi l’esercito lascerà dei propri contingenti a presidio del territorio. In pratica si sta mettendo in campo la stessa tattica che ha pagato in Iraq grazie all’aumento delle truppe. A sostegno dell’impegno statunitense arrivano anche le parole del segretario della Nato, Jaap de Hoop Scheffer, che ha chiamato tutti i Paesi dell’Alleanza Atlantica a fare la loro parte, affinché la missione in Afghanistan non sia prettamente statunitense. Il segretario della Nato ha quindi ringraziato l’Italia per l’offerta di 500 militari in più.
Pakistan
In Pakistan è di almeno 15 morti e di 27 feriti il bilancio di un attacco aereo condotto da un drone statunitense nel sud del Waziristan. Obiettivo del raid una roccaforte dei militanti talebani vicini al leader Baitullah Mehsud.
Iran
In Iran sale il bilancio delle vittime della repressione seguita alle proteste contro il risultato delle elezioni presidenziali del 12 giugno. Secondo l’agenzia Fars i morti sono 20. Varie organizzazioni in difesa dei diritti umani affermano che in realtà sarebbero molti di più. e' stato anche reso noto che alcuni dipendenti iraniani dell'ambasciata britannica arrestati nei giorni scorsi saranno processati. Il leader dell’opposizione, Moussavi, ha affermato intanto che la lotta proseguirà in nome della pace e della democrazia sul modello non violento di Ghandi.
Myanmar
Avviare contatti costruttivi con il regime militare del Myanmar, che porti alla liberazione dei prigionieri politici, tra i quali il leader dell’opposizione Aung San Suu Kyi. Questo l’obiettivo della missione a Yangon del segretario generale dell’Onu, Ban Ki Moon, che sta incontrando i vertici del governo dell’ex Birmania. Il capo del Palazzo di Vetro ha chiesto di vedere anche l’attivista per i diritti umani Suu Kyi. Si tratta dell’ennesimo tentativo della diplomazia internazionale di dialogare con l’ex Birmania per la tutela dei diritti umani nel Paese asiatico. Ma perché sinora ci sono state in tal senso sempre grosse difficoltà? Giancarlo La Vella lo ha chiesto a padre Bernardo Cervellera, direttore dell’Agenzia Asianews:
R. – Il Myanmar di per sé è un Paese molto ricco di risorse minerarie. E' uno Stato ricco di petrolio, un Paese anche culturalmente molto interessante. La Giunta non ha bisogno di sostegno economico da parte di altri Paesi: ha già all’interno dell’Asia Stati con i quali è in contatto che gli permettono di vivere senza fare troppo richieste sui diritti umani. Questi Paesi sono soprattutto l’India e la Cina.
D. – Si riesce, in un mondo globalizzato come quello odierno, a rimanere così impermeabili come il regime di Yangoon?
R. – Direi che impermeabile non lo è perché adesso conosciamo tantissime cose sul regime, sugli arresti, sui massacri dei monaci, sulla stessa manipolazione del processo ad Aung San Suu Kyi. Quello su cui le nostre armi sono spuntate è di trovare dei modi per costringere questa Giunta a ragionare. Il problema, secondo me, è che bisognerebbe convincere anzitutto Cina e India a far ragionare il Myanmar. Hanno già con il Paese contratti per lo sfruttamento dei depositi di gas, del legname, delle pietre preziose, del petrolio. A lungo andare, secondo me, questo mantenimento dell’ordine con un minimo livello di economia creerà dei problemi. La gente in Myanmar sta diventando sempre più povera.
D. – Il tema chiaramente delicato è quello dei diritti umani. Quali notizie trapelano su questa situazione?
R. – Oltre alla leader del movimento democratico, Aung San Suu Kyi, che era stata votata ed eletta e aveva vinto le elezioni, ci sono tantissime persone che sono state arrestate. Sono state fermate per il minimo dissenso rispetto alla filosofia della Giunta. Addirittura ci sono dei monaci che sono stati arrestati perché pregavano per Aung San Suu Kyi. E' una situazione veramente asfissiante.
Honduras
Al via in Honduras la missione del segretario generale dell’Organizzazione degli Stati Americani (Osa), Josè Miguel Insulza, per tentare un dialogo con il governo golpista di Roberto Micheletti. L’Osa aveva concesso 72 ore di tempo al nuovo esecutivo per ripristinare la democrazia. Dal canto suo, il capo dello Stato ad interim Micheletti ha aperto alla possibilità di elezioni anticipate. Ha anche ribadito che il presidente destituito Zelaya non dovrà fare ritorno nel Paese, pena l’arresto.
Cecenia
Torna alta la tensione in Cecenia, dove due militari russi sono morti ed altri cinque sono rimasti feriti inseguito a tre distinti attentati compiuti ieri sera nel distretto di Urus-Martan. Nelle stesse ore, nel corso di un’operazione di polizia a Grozny, è stato ucciso un guerrigliero filo-separatista contro il quale era stato spiccato un mandato d'arresto federale. Le forze di sicurezza cecene ritengono che l’uomo fosse pronto ad uccidere il presidente della repubblica, Ramzan Kadyrov.
Unione Africana
Non ci sarà cooperazione tra l'Unione Africana e la Corte Internazionale di Giustizia per la cattura del presidente sudanese Oman Bashir. Secondo la risoluzione dell’Unione Africana, da martedì riunita in Libia, la cattura per crimini di guerra del presidente Bashir comprometterebbe gli sforzi di pace che si stanno compiendo nel Darfur. Sempre nell’ambito del summit, la Repubblica Democratica del Congo ha firmato quattro accordi giuridici internazionali: il protocollo riguardante lo statuto della Corte africana di giustizia e dei diritti dell'uomo, il protocollo relativo alla Banca africana di investimento, la Carta della rinascita culturale dell’Africa e la Carta della statistica. I lavori del vertice che terminano oggi sono stati bloccati ieri dal leader libico, Muammar Gheddafi, in segno di protesta per le opposizioni al progetto sull’integrazione africana e la creazione degli "Stati Uniti d’Africa". Sempre nella giornata di ieri il presidente brasiliano, Luiz Inacio Lula da Silva, ha proposto ai leader africani di esprimere il proprio rifiuto al colpo di Stato perpetrato domenica scorsa in Honduras contro il presidente Manuel Zelaya.
Grecia
Due attentati a distanza di poche ore ad Atene. Ieri un ordigno aveva danneggiato l'automobile del presidente uscente del Consiglio di Stato, senza provocare feriti. Questa mattina una nuova forte esplosione ha causato ingenti danni di fronte all’Ufficio delle entrate della capitale greca.
Aiea
Cambio della guardia alla guida dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica. Il giapponese Yukiya Amano è stato nominato nuovo Direttore Generale. Sostituisce l’egiziano El Baradei. Il mandato avrà ufficialmente inizio nel prossimo mese di dicembre. Tra i dossier più spinosi che Yukiya Amano dovrà affrontare c’è quello riguardante il nucleare in Iran.
Strage di Viareggio
Con il decesso di un giovane marocchino che era stato ricoverato all’ospedale di Massa, stamani è salito a 21 vittime il bilancio del disastro ferroviario di Viareggio. Sono poi ancora due i dispersi. L'indagine, ancora a carico di ignoti, procede con sequestri, acquisizioni di documenti e con l'affidamento di perizie. I tecnici dell'Agenzia nazionale della sicurezza ferroviaria concordano sulla tesi di una causa univoca, quella del cedimento strutturale del carro. Nella cittadina della Versilia sono rientrati intanto nelle loro abitazioni almeno 1100 sfollati. Sono 80 le persone ancora senza casa.
Nuova scossa a L’Aquila
La terra è tornata a tremare all’Aquila. Una scossa di magnitudo di 4.1 è stata registrata alle 13:03. Grande paura tra la popolazione. In particolare i dipendenti regionali, che erano rientrati a lavoro a Palazzo Silone, si sono riversati per strada. Dalle prime verifiche effettuate dalla Protezione Civile non risultano danni a persone o cose. (Panoramica internazionale a cura Marco Guerra)
Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIII no. 184
E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.va/italiano.