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Sommario del 01/07/2009

Il Papa e la Santa Sede

  • Il Papa all’udienza generale: il sacerdote non deve costruire una diversa società, ma annunciare la Parola di Dio. Appello per l’etica nella politica e contro il flagello dell’usura
  • La nuova Enciclica del Papa "Caritas in veritate" sarà presentata il 7 luglio in Sala Stampa Vaticana dai cardinali Martino e Cordes
  • Rinunce e nomine
  • Presentato ieri dalla Libreria Editrice Vaticana il libro che raccoglie le catechesi di Benedetto XVI dedicate a San Paolo
  • Ordinati da mons. Mauro Piacenza 38 nuovi diaconi della Congregazione dei Legionari di Cristo
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Sono 17 i morti della tragedia di Viareggio. La solidarietà della Chiesa agli sfollati
  • Inaugurata dal cardinale Dziwisz la statua di Giovanni Paolo II al Policlinico Gemelli. Intervista con lo scultore Stefano Pierotti
  • Proteggere la vista dei bambini attraverso la vitamina A: l’impegno delle Missioni Cristiane per i ciechi nel Mondo
  • Le straordinarie corrispondenze tra il Sudario del Signore di Oviedo e la Sindone di Torino. Intervista con l'archeologo Lorenzo Bianchi
  • Chiesa e Società

  • Rapporto Ocse: gli immigrati più colpiti dalla crisi
  • Camerun: i vescovi ribadiscono il "no" alla legalizzazione dell'aborto
  • Una delegazione internazionale di vescovi consegnerà un appello ai ministri del G8
  • India: prima condanna per le violenze anticristiane in Orissa
  • Vescovi indonesiani lanciano campagna di studio sulle proposte dei candidati alle elezioni
  • Terra Santa: prima Lettera pastorale del Patriarca latino di Gerusalemme, mons. Fouad Twal
  • Russia: il Patriarca Kirill incontra mons. Paglia
  • Nella Solennità dei Santi Pietro e Paolo ordinati in Terra Santa otto sacerdoti
  • Cina: Anno Paolino e Anno Sacerdotale nella Solennità dei Santi Pietro e Paolo
  • Anno Sacerdotale: dallo Sri Lanka le preghiere dei bambini per i loro presbiteri
  • Cuba: l'arcivescovo statunitense mons. Broglio visita Guantanamo e l'omonima diocesi cubana
  • Medici Senza Frontiere in Afghanistan avvia un progetto in due ospedali
  • Tanzania: il governo rinuncia a tassare le organizzazioni religiose. Soddisfazione della Chiesa
  • Studenti di un ateneo cattolico filippino al fianco della popolazione per la purificazione dell’acqua
  • Irlanda: la pastorale per il matrimonio pubblica i risultati di un’indagine sulla famiglia
  • Assegnati i "Premi Archivio Disarmo per la pace - Colombe d'oro"
  • Diocesi de L’Aquila: venerdì una veglia di preghiera in vista del G8
  • La piattaforma Don Bosco/Human Rights organizza un corso online sui diritti umani
  • 24 Ore nel Mondo

  • In Iran, dopo Mousavi anche il leader riformista Karrubi conferma di voler proseguire la "battaglia" contro la rielezione di Ahmadinejad
  • Il Papa e la Santa Sede



    Il Papa all’udienza generale: il sacerdote non deve costruire una diversa società, ma annunciare la Parola di Dio. Appello per l’etica nella politica e contro il flagello dell’usura

    ◊   I frutti che potrà offrire l’Anno Sacerdotale e l’essenza del sacerdozio sono stati al centro della catechesi di Benedetto XVI all’udienza generale di stamani in Piazza San Pietro. Il Papa ha ribadito il valore imprescindibile della preghiera nella vita di ogni cristiano. Quindi, nei saluti ai pellegrini italiani ha sottolineato l’importanza dell’etica in politica ed ha levato un vibrante appello contro il fenomeno dell’usura. Il servizio di Alessandro Gisotti:

    “Il sacerdote è un uomo tutto del Signore, poiché è Dio stesso a chiamarlo ed a costituirlo nel suo servizio apostolico”. E’ quanto sottolineato da Benedetto XVI che ha chiesto a tutti i fedeli di pregare per i sacerdoti in questo Anno Sacerdotale appena iniziato. Ha quindi espresso l’auspicio che questa iniziativa sia “un’opportunità di rinnovamento interiore e, conseguentemente, di saldo rinvigorimento nell’impegno per la propria missione”. “La preghiera - ha poi osservato - è il primo impegno, la vera via di santificazione dei sacerdoti, e l’anima dell’autentica pastorale vocazionale”:

     
    La scarsità numerica di ordinazioni sacerdotali in taluni Paesi non solo non deve scoraggiare, ma deve spingere a moltiplicare gli spazi di silenzio e di ascolto della Parola, a curare meglio la direzione spirituale e il Sacramento della Confessione, perché la voce di Dio, che sempre continua a chiamare e a confermare, possa essere ascoltata e prontamente seguita da tanti giovani”.

     
    Dopo il Concilio Vaticano II, è stata la riflessione del Papa, “si è prodotta qua e là l’impressione che nella missione dei sacerdoti” ci fosse qualcosa di più urgente dell’annuncio della Parola e dell’amministrazione dei Sacramenti. Alcuni, ha detto, “pensavano che si dovesse in primo luogo costruire una diversa società”. Ma in realtà, ha avvertito, è Gesù stesso ad insegnarci che “Parola” e “Sacramento” sono “le due fondamentali colonne del servizio sacerdotale”. Chi è il presbitero, si è chiesto il Papa, “se non un uomo convertito e rinnovato dallo Spirito che vive del rapporto personale con Cristo, facendone propri i criteri evangelici?”:

     
    “Chi è il presbitero se non un uomo di unità e di verità, consapevole dei propri limiti e nel contempo, della straordinaria grandezza della vocazione ricevuta, quella cioè di concorrere a dilatare il Regno di Dio fino agli estremi confini della terra?”

    Ha così ricordato l’esempio di San Giovanni Maria Vianney, al quale è dedicato l’Anno Sacerdotale. Proprio come il Curato d’Ars, ha detto, seguendo il binomio “identità-missione”, ciascun sacerdote “può meglio avvertire la necessità di quella progressiva immedesimazione con Cristo che gli garantisce la fedeltà e la fecondità della testimonianza evangelica”. “Dalla certezza della propria identità”, ha affermato, dipende “il rinnovato entusiasmo per la missione” del sacerdote. Ed ha aggiunto: lo stesso titolo dell’Anno Sacerdotale, “Fedeltà di Cristo, fedeltà del sacerdote”, evidenzia che “il dono della grazia divina precede ogni possibile umana risposta e realizzazione pastorale”. Nella vita del sacerdote, ha proseguito Benedetto XVI, “annuncio missionario e culto non sono mai separabili”:

     
    “L’amore per il prossimo, l’attenzione alla giustizia e ai poveri non sono tanto temi di una morale sociale, quanto piuttosto espressione di una concezione sacramentale della moralità cristiana, perché, attraverso il ministero dei presbiteri, si compie il sacrificio spirituale di tutti i fedeli, in unione con quello di Cristo, unico Mediatore”.

    “A fronte di tante incertezze e stanchezze anche nell’esercizio del ministero sacerdotale - è stata la sua esortazione - è urgente il recupero di un giudizio chiaro ed inequivocabile sul primato assoluto della grazia divina”. Il Papa non ha poi mancato di parlare dell’Anno dedicato all’Apostolo Paolo, appena concluso:

     
    “Quale preziosa eredità dell’Anno Paolino, possiamo raccogliere l’invito dell’Apostolo ad approfondire la conoscenza del mistero di Cristo, perché sia Lui il cuore e il centro della nostra esistenza personale e comunitaria. E’ questa infatti la condizione indispensabile per un vero rinnovamento spirituale ed ecclesiale”.

     
    Al momento dei saluti in italiano, rivolgendosi agli esponenti dell’Associazione interparlamentare “Cultori dell’etica”, il Papa ha sottolineato “l’importanza dei valori etici e morali nella politica”. Poi, salutando i rappresentanti della Consulta nazionale antiusura ha levato un appello in favore delle vittime di tale flagello sociale:

     
    “Auspico che vi sia da parte di tutti un rinnovato impegno per contrastare efficacemente il fenomeno devastante dell’usura e dell’estorsione, che costituisce una umiliante schiavitù. Non manchi anche da parte dello Stato un adeguato aiuto e sostegno alle famiglie disagiate e in difficoltà, che trovano il coraggio di denunciare coloro che approfittano della loro spesso tragica condizione”.

     
    Benedetto XVI ha quindi incoraggiato i pellegrini slovacchi affinché rimangano fedeli ai Santi Cirillo e Metodio, Patroni della Slovacchia che verranno celebrati domenica prossima. “Essi – ha detto - sono per noi esempio di unità nella fede”. Il Papa ha infine rivolto un pensiero a quanti in questo periodo di vacanze non possono usufruire delle ferie con l’augurio che non manchino per loro la solidarietà e la vicinanza delle persone care e, infine, ai giovani che in questi giorni stanno sostenendo gli esami, assicurando loro un ricordo nella preghiera.

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    La nuova Enciclica del Papa "Caritas in veritate" sarà presentata il 7 luglio in Sala Stampa Vaticana dai cardinali Martino e Cordes

    ◊   Sarà presentata in conferenza stampa il 7 luglio prossimo, alle ore 11.30, nella Sala Stampa Vaticana, la nuova e attesa Enciclica di Benedetto XVI Caritas in veritate. Quattro gli interventi previsti: quello del cardinale Renato Raffaele Martino, presidente del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace, del cardinale Paul Josef Cordes, presidente del Pontificio Consiglio Cor Unum; di mons. Giampaolo Crepaldi, segretario di Giustizia e Pace, e del prof. Stefano Zamagni, docente di Economia Politica all’Università di Bologna e consultore del medesimo dicastero pontificio. Il testo a disposizione dei giornalisti sarà in sei lingue: italiano, francese, inglese, tedesco, spagnolo e portoghese.

    Due giorni fa, all’Angelus della Solennità dei Santi Pietro e Paolo, lo stesso Benedetto XVI aveva annunciato l’imminente pubblicazione del documento, il quale - aveva affermato - “intende approfondire alcuni aspetti dello sviluppo integrale nella nostra epoca, alla luce della carità nella verità”. “Affido alla vostra preghiera - aveva concluso il Pontefice - questo ulteriore contributo che la Chiesa offre all’umanità nel suo impegno per un progresso sostenibile, nel pieno rispetto della dignità umana e delle reali esigenze di tutti”.

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    Rinunce e nomine

    ◊   In Costa d’Avorio, Benedetto XVI ha nominato vescovo di Yamoussoukro il sacerdote Marcellin Yao Kouadio, direttore nazionale dell'Insegnamento cattolico. Il neo presule, 49 anni, ha compiuto gli studi di Teologia nel Seminario maggiore di Anyama. Ha perfezionato gli studi a Roma, ottenendo un Dottorato in Missiologia all’Università Gregoriana e una Licenza in Teologia Biblica all’Università Urbaniana. Ordinato sacerdote, ha svolto fra le altre le mansioni di parroco e di docente nel Seminario Maggiore d'Anyama.

    Sempre in Costa d’Avorio, il Papa ha nominato Vescovo di Odienné il sacerdote Antoine Koné, docente di Teologia Dogmatica e di Latino nel Seminario Maggiore interdiocesano di Anyama, e nel Centro di Formazione della Società delle Missioni Africane (S.M.A.). Il presule ha 46 anni ed ha studiato Filosofia al Seminario di Yopougon e Teologia al Seminario Maggiore di Anyama. Dopo l’ordinazione ha svolto le mansioni di docente, nonché di vicario domenicale nella Cattedrale di Katiola e in altre parrocchie.

    Ancora in Costa d’Avorio, il Pontefice ha nominato Vescovo di Abengourou il sacerdote Gbaya Boniface Ziri, vicario generale dell’arcidiocesi di Abidjan. Il 59.enne mons. Ziri ha compiuto gli studi filosofici e teologici nel Seminario maggiore di Anyama, quindi stato ordinato sacerdote per la Compagnia di Gesù. Dopo l'ordinazione ha ottenuto Licenza in Teologia Morale sociale e politica all’Università Gregoriana e il dottorato in Sociologia alla Sorbonne, oltre al maîtrise in filosofia politica. E’ stato consigliere dell'Istituto della Suore di Notre Dame de l’Incarnation, quindi - lasciata la Compagnia di Gesù - è stato incardinato nell’Arcidiocesi di Abidjan. E’ stato parroco e cappellano nazionale dell'Unione fraterna del clero ivoriano.

    La diocesi di Abengourou, che conta 312 mila cattolici su un milione di abitanti, con 29 parrocchie, 67 sacerdoti, 15 religiosi, 45 seminaristi e 25 religiose, si è resa vacante in seguito al trasferimento di mons. Jean-Jacques Koffi oi Koffi, alla diocesi di San Pedro-en-Côte d’Ivoire, il 3 gennaio 2009.

    In Brasile, benedetto XVI ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Pelotas, presentata per raggiunti limiti di età da mons. Jayme Henrique Chemello. Al suo posto, il Papa ha nominato mons. Jacinto Bergmann, finora vescovo di Tubarão. Mons. Bergmann, 57 anni, ha frequentato i corsi di Filosofia presso la Facoltà “Nossa Senhora da Conceição” in Viamão e quelli di Teologia presso la Pontifícia Università Cattolica del Rio Grande do Sul. Ha conseguito anche la licenza in Scienze Bibliche presso l’Istituto Biblico in Roma e ha compiuto studi biblici in Germania. Dopo l’ordinazione, ha svolto gli incarichi di coordinatore della Pastorale della Gioventù della Conferenza episcopale, di docente, direttore del Centro Teologico, direttore dell’Istituto di Pastorale dell’arcidiocesi di Porto Alegre, sottosegretario per la Pastorale presso la Conferenza episcopale nazionale. L’8 maggio 2002 è stato nominato ausiliare di Pelotas. Il 15 giugno 2004 è stato nominato Vescovo di Tubarão, nello Stato di Santa Catarina. Ha svolto l’incarico di vescovo responsabile per le Comunicazioni sociali del Regionale “Sul 3” della C.N.B.B. e di vescovo coordinatore della Commissione episcopale biblico-catechetica e Missionaria dello Stato di Santa Catarina.

    Sempre in Brasile, il Pontefice ha accettato la rinuncia al governo pastorale dell’arcidiocesi di Olinda e Recife, presentata per raggiunti limiti di età da mons. José Cardoso Sobrinho, dell’Ordine Carmelitano. Al suo posto, Benedetto XVI ha nominato mons. Antônio Fernando Saburido, Benedettino, finora Vescovo di Sobral. Mons. Fernando Saburido, 62 anni, è entrato nel Monastero Benedettino di Olinda, dove ha frequentato i corsi di Filosofia e Teologia. Ordinato sacerdote, è stato amministratore del Monastero di Olinda, parroco, vicario generale e coordinatore della Pastorale. Eletto ausiliare di Olinda e Recife il 31 maggio 2000, è stato presidente del Regionale Nordeste II della Conferenza Episcopale del Brasile. Dal 2005 è Vescovo di Sobral.

    In Uruguay, il Papa ha accettato la rinuncia al governo pastorale della Diocesi di Minas, presentata da mons.Francisco Domingo Barbosa Da Silveira, in conformità al canone 401 - paragrafo 2 - del Codice di Diritto Canonico.

    In Paraguay, il Santo Padre ha nominato coadiutore della diocesi di Carapeguá mons. Joaquín Hermes Robledo Romero, finora vicario generale della diocesi di San Lorenzo. Mons. Robledo Romero, 58 anni, ha compiuto gli studi filosofici e teologici nel Seminario maggiore nazionale. Ordinato sacerdote, ha ottenuto la Licenza in Filosofia presso L’Università Cattolica di Asunción ed in Scienze Religiose presso l’Istituto Superiore di Teologia della medesima Università. Ha ricoperto gli incarichi di parroco in diverse parrocchie e poi di rettore del Seminario minore dell’arcidiocesi di Asunción. Dopo la divisione della stessa e la creazione della diocesi di San Lorenzo è stato ininterrottamente vicario generale.

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    Presentato ieri dalla Libreria Editrice Vaticana il libro che raccoglie le catechesi di Benedetto XVI dedicate a San Paolo

    ◊   Le catechesi di Benedetto XVI su San Paolo raccolte dalla Libreria Editrice Vaticana (Lev) in un volume arricchito da una collezione iconografica. “L’apostolo Paolo” - questo il titolo del libro presentato ieri a Roma - è una delle sette pubblicazioni che la Lev ha dedicato all’Apostolo delle genti in occasione dell’Anno paolino da poco conclusosi. Sono 20 le catechesi che il Papa ha dedicato - dal 2 luglio dello scorso anno al 4 febbraio di quest’anno - a Saulo di Tarso. Ad illustrarle ai giornalisti il cardinale Giovanni Lajolo, presidente del Governatorato dello Stato Città del Vaticano, assieme ai direttori della Libreria Editrice Vaticana e dei Musei Vaticani. C’era per noi Tiziana Campisi:

    Fra traduzioni e ristampe, sulle catechesi tenute da Benedetto XVI nelle udienze generali del mercoledì - fra lo scorso anno e i primi mesi di quest’anno - si contano oggi almeno 50 mila volumi. Un successo editoriale dovuto anche al linguaggio semplice che il Papa ha usato per parlare di San Paolo. Il direttore della Libreria Editrice Vaticana, don Giuseppe Costa, illustra il progetto che prevede la pubblicazione dei discorsi di Benedetto XVI:

    “Noi pubblichiamo un’edizione soltanto con i testi, e sono usciti già tre volumi. In un’altra edizione, il testo è accompagnato da illustrazioni di opere d’arte che si riferiscono ai soggetti dei quali il Papa parla. Sono opere che lungo i secoli hanno fatto la storia dell’arte. Dal punto di vista editoriale, questa pubblicazione ha avuto un grande successo. Soltanto del volume delle catechesi su San Paolo abbiamo distribuito in Italia circa 35 mila copie. Poi, attraverso le varie co-edizioni o edizioni all’estero, si è avuta una grande diffusione di queste catechesi, pubblicate da 20 editori in varie lingue, persino in giapponese”.

    Ma che pagine offre il libro “L’apostolo Paolo”? Lo abbiamo chiesto al cardinale Giovanni Lajolo, presidente del Governatorato dello Stato Città del Vaticano:

    R. - Il Papa ha in qualche modo "spezzato il pane". Paolo ha sempre un pensiero molto ricco, che non può essere compreso attraverso una lettura immediata: bisogna prima esserne introdotti e il Papa ha fatto questo, introduce alla lettura di San Paolo.

     
    D. - Nelle catechesi del Papa ci sono dei punti in particolare sui quali ci si può soffermare?

     
    R. - Indubbiamente. Anzitutto sulla figura di Cristo. I capitoli centrali di questo libro sono dedicati in effetti alla Cristologia di Paolo: il Cristo della fede e il Cristo della storia. Lì il Papa ha pagine molto illuminanti. Poi ci sono altre pagine di attualità teologica, come quelle sulla giustificazione, che è molto importante per il dialogo ecumenico. Nel ‘99, c’è stata una Dichiarazione comune tra il Consiglio luterano mondiale e la Chiesa cattolica sulla Dottrina della giustificazione. Nei due capitoli, “Dalle opere alla fede” e “Dalla fede alle opere”, il Papa tratta questo tema della giustificazione con un linguaggio comprensibile a tutti.

    Il volume della Lev raccoglie anche svariati dipinti e affreschi su San Paolo: quale immagine ne emerge? Lo spiega il prof. Antonio Paolucci, direttore dei Musei Vaticani:

     
    “L’immagine del filosofo, dell’intellettuale, quindi l’immagine di un uomo assorto, grave, calvo, con la barba, solitamente con la barba a punta. E’ l’immagine di Plotino, che è il seguace e l’erede di Platone, quindi siamo nella grande tradizione della filosofia idealistica. D’altra parte, l’autore delle epistole è l’intellettuale idealista, il filosofo per definizione. Al contrario, Pietro - che è la "pietra", il timoniere della Chiesa - sta nel mondo, in questo mondo e ha l’immagine di Aristotele, perché Aristotele è il filosofo materialista, quello delle scienze naturali, quello che sta con i piedi per terra. Quindi, i Protoapostoli, all’inizio del IV secolo, assumono l’immagine dei protofilosofi".

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    Ordinati da mons. Mauro Piacenza 38 nuovi diaconi della Congregazione dei Legionari di Cristo

    ◊   Trentotto nuovi diaconi in rappresentanza di una vasta area del pianeta, dal continente americano fino al Vietnam. E’ questa la geografia di provenienza dei diaconi dei Legionari di Cristo, ordinati ieri da mons. Mauro Piacenza, segretario della Congregazione per il Clero. La cerimonia si è svolta, davanti a circa 900 persone, nella cappella romana del Centro studi superiori, adiacente all'Ateneo Pontificio Regina Apostolorum, alla presenza, fra gli altri, di padre Álvaro Corcuera, direttore generale dei Legionari di Cristo e del movimento Regnum Christi, e del suo vicario generale, padre Luis Garza. “Il diacono è profeta di un mondo nuovo, portatore di un messaggio che getta luce su tutti i problemi scottanti della società”, ha detto al’omelia mons. Piacenza, augurando ai diaconi di poter vivere tale missione “per tutta la vita, con quell’adorazione interiore e quella devozione che sono espressioni di un animo che crede e che rimane sempre compreso dell’altissima dignità dei propri compiti”. Una missione distinta in tre parti, ha soggiunto il segretario del dicastero pontificio, parlando della “diaconia della Parola, dell’Eucaristia e dei poveri”.

    “Siamo noi - ha affermato ancora mons. Piacenza - che dobbiamo crescere per raggiungere la misura della Parola del Signore. Una Parola che, con la sua forza e con la sua purezza, può cambiare la cultura degli uomini di oggi, liberandoli dalle multiformi schiavitù del peccato”. Il segretario della Congregazione per il Clero ha poi aggiunto che “al diacono è affidata in modo particolare la missione della carità, che è all’origine dell’istituzione stessa della diaconia”. Anche il celibato è stato affrontato dal presule, secondo il quale “chi ha riconosciuto in Cristo il centro, la ragione e il senso della propria vita non può che amarlo con l’amore più grande di cui è capace un cuore umano”. Perciò, ha concluso, “il celibato non è una rinuncia ad amare. E’ la volontà generosa e magnanima di raccogliere tutti i palpiti del cuore ed offrirli alla famiglia della Chiesa”.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Parola e sacramento, le due colonne del sacerdozio: all’udienza generale il Papa ricorda che nel ministero del prete consacrazione e missione sono inseparabili.

    In rilievo, nell’informazione internazionale, l’Iraq: a Cina e a Gran Bretagna assegnati, dopo più di trent’anni, i primi contratti petroliferi.

    Un Galileo cattolico e ottimista: in cultura, Francesco Beretta su una nuova edizione dei documenti del processo e un articolo dell’arcivescovo Gianfranco Ravasi sul confronto tra fede e ragione.

    Tornare sulla Luna (per restarci a lungo): Maria Maggi illustra le missioni di esplorazione del satellite a quarant'anni dal primo sbarco.

    Un articolo di Egidio Picucci dal titolo “Un illustre conosciuto”: duecento anni fa nasceva Guglielmo Massaja, missionario in Etiopia.
     La danza che si interroga sulla fragilità dell’amore: Silvia Guidi ricorda Pina Bausch.

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    Oggi in Primo Piano



    Sono 17 i morti della tragedia di Viareggio. La solidarietà della Chiesa agli sfollati

    ◊   Sono saliti a 17 i morti causati dal disastro ferroviario avvenuto a Viareggio nella notte tra lunedì e martedì scorsi. Sono inoltre 21 le persone in pericolo di vita per le gravissime ustioni riportate. I soccorritori della Protezione civile e i Vigili del fuoco scavano ancora tra i detriti alla ricerca di almeno un disperso. In questi drammatici momenti, proseguono poi le iniziative della Chiesa per aiutare gli sfollati. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

    Nell’area del disastro resta ormai solo l’odore acre di gas bruciato. La zona della stazione di Viareggio è disabitata: centinaia di persone hanno dovuto lasciare le loro case colpite dall’esplosione o per consentire ai Vigili del fuoco di portare a termine le operazioni di svuotamento delle cisterne. Sulle operazioni di sgombero ascoltiamo Donatella Turri, direttrice della Caritas diocesana di Lucca:

    “Le persone sfollate sono circa 1.100. L’evacuazione sarà breve, una o due notti. Ci sono poi altre, circa 400 persone, che sono più seriamente danneggiate, nel senso che le loro abitazioni hanno avuto dei danni ancora sono difficilmente quantificabili. L’intera città si è mossa in aiuto di quanti sono stati colpiti dal disastro. Molti hanno trovato riparo da parenti ed amici”.
     
    Sono diverse, in particolare, le iniziative della Chiesa per sostenere gli sfollati e i familiari delle vittime. Ancora Donatella Turri:

    “Diverse parrocchie della città hanno istituiti dei punti di raccolta per quanti sono stati evacuati dalle loro abitazioni. Sono stati allestiti anche dei punti di ristoro ed è stata indetta una veglia di preghiera in memoria delle vittime, questa sera, alle 21, nella parrocchia più grande della città. Inoltre, l’intera diocesi raccoglierà delle offerte che verranno destinate sia alle famiglie più bisognose sia alla Croce Verde, associazione che ha riportato danni molto ingenti”.
     
    Ci sono poi realtà dove il dolore può trovare solo il conforto della preghiera. E’ quanto sottolinea padre Elzeario, Francescano e cappellano dell’Ospedale “Versilia” dove sono ricoverati diversi feriti, alcuni dei quali in condizioni gravi:

    “Io, che sono anche cappellano dell’ospedale, sono stato nella sala di rianimazione ed ho potuto vedere i feriti più gravi. Vedere tutto questo non è stato facile. Ho prestato il servizio sacramentale ed ho visitato anche gli altri feriti ricoverati all’ospedale. Siamo sempre vicini ai loro familiari”.
     
    Una vicinanza che la comunità dei frati di Viareggio e la parrocchia di Sant'Antonio non fanno mancare alle famiglie colpite dall’esplosione. Ancora padre Elzeario:

    “La nostra Chiesa è rimasta aperta tutta la notte. Nelle sale della nostra parrocchia, abbiamo preparato i posti per gli sfollati, che purtroppo devono stare ancora fuori dalle loro abitazioni. Poi ci sono anche, di continuo, momenti di preghiera nelle nostre Chiese di Viareggio ed anche nella nostra Chiesa di Sant’Antonio, anch’essa molto colpita, perché questa strage è avvenuta a 200 metri dal nostro convento”.

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    Inaugurata dal cardinale Dziwisz la statua di Giovanni Paolo II al Policlinico Gemelli. Intervista con lo scultore Stefano Pierotti

    ◊   "Non abbiate paura". Ciò che ha rappresentato il motto per una lunga stagione della Chiesa da ieri è anche il messaggio che accoglie chiunque si rechi al Policlinico Gemelli di Roma. Un messaggio simboleggiato dalle fattezze di Giovanni Paolo II riprodotte nella grande statua in marmo collocata nel piazzale dell'ospedale capitolino. La cerimonia di inaugurazione della scultura è avvenuta nella serata di ieri, alla presenza delle autorità di Roma e del Policlinico e di un ospite speciale, come riferisce nella sua cronaca il giornalista del quotidiano Avvenire, Mimmo Muolo:

    Da oggi sarà Giovanni Paolo II ad accogliere coloro che arrivano al Gemelli di Roma. La bianca statua in marmo del Pontefice è stata infatti inaugurata ieri sul piazzale dell’ingresso principale del Policlinico dell’Università Cattolica. Alla presenza del cardinale Stanislaw Dziwisz, attuale arcivescovo di Cracovia e già segretario personale di Papa Wojtyla, del rettore dell’Università, Lorenzo Ornaghi, e di diverse autorità , tra le quali il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, secondo il quale “questa statua si trova nel cuore della capitale, dato l’amore che i romani hanno nutrito per Giovanni Paolo II”.

     
    “Il Papa - ha detto il cardinale Dziwisz - è sicuramente contento di stare giorno e notte insieme con chi soffre, chi non è certo del suo futuro, chi spera e chi prega”. “Egli, del resto - ha aggiunto - ha trascorso qui 153 giorni in nove ricoveri, per 21 volte dalla finestra del decimo piano ha recitato l’Angelus. Inoltre, la sua prima ed ultima uscita, rispettivamente nel 1978 e nel 2005, dal Palazzo apostolico, sono state effettuate per recarsi al Gemelli”. Il porporato ha concluso dicendo che “questo è davvero il Vaticano III”, secondo la celebre definizione coniata da Papa Wojtyla durante il ricovero del 1996. La statua - che con il basamento è alta 4,60 metri ed è opera dello scultore Pierotti - s’intitola “Non abbiate paura”; il filo conduttore di tutto un Pontificato che da oggi Giovanni Paolo II ripete idealmente a tutti coloro che visitano il grande ospedale romano.

     
    Qual è stata la scintilla ispiratrice che ha trasformato un blocco di marmo alto quasi cinque metri nella figura di un Papa tanto amato e indimenticato? Eliana Astorri lo ha chiesto allo scultore che l'ha realizzata, il maestro Stefano Pierotti:

    R. - Il ricordo dei funerali di Giovanni Paolo II: mi commossi così tanto che poi volli ricordarlo con un mio lavoro, lo stesso poi proposto al Policlinico Gemelli.

     
    D. - Quale aspetto di Wojtyla ha voluto esaltare?

     
    R. - Quello che veramente mi ha colpito tanto è la sua umanità, la dimostrazione agli occhi del mondo della sofferenza vissuta senza nascondersi, oltre certamente al suo modo di comunicare ai giovani di tutto il mondo alle Giornate mondiali della gioventù - alla quale tra l’altro partecipai con il Crocifisso “Morto e risorto”. Sono state tante le cose che mi hanno colpito e che hanno lasciato in me il segno di questa figura incredibile.

     
    D. - Quale materiale ha usato?

     
    R. - Il materiale è stato il marmo bianco di Carrara. Un blocco molto grande, perché la figura alla fine sfiora i cinque metri.

     
    D. - Quanto il tempo utilizzato per questa realizzazione?

     
    R. - Ci sono state due o tre fasi per la lavorazione di una scultura del genere. Prima si fa un modello sulla creta e una volta che si è soddisfatti di questo modello si procede con la formatura in gesso, e poi, appunto, si iniziano a riportare questi punti del modello in gesso sul marmo. La lavorazione del marmo da parte mia ha richiesto circa sette mesi e, considerando anche il precedente intervento di sbozzatura, l’operazione in totale è durata quasi un anno.

     
    D. - Pierotti, cosa prova un artista, quando dalle proprie mani crea un’opera dedicata a uomini, che così profondamente hanno lasciato un’impronta nel cuore della gente?

     
    R. - Non è chiaramente una delle solite sculture che si fanno quotidianamente. Per me, questa scultura è nata da un forte sentimento, da uno slancio emotivo. Quindi, da lì poi si sviluppa un’opera, si fanno delle riflessioni, si apportano piccoli cambiamenti sull’idea originaria. L’emozione, però, è tanta.

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    Proteggere la vista dei bambini attraverso la vitamina A: l’impegno delle Missioni Cristiane per i ciechi nel Mondo

    ◊   Bastano 30 euro per distribuire 30 dosi di vitamina A proteggendo così la vista e la vita di 30 bambini. E’ il messaggio lanciato da Cbm Italia, le Missioni Cristiane per i ciechi nel mondo. L’organizzazione ribadisce il suo impegno per contrastare l’avitaminosi, una forma di cecità che colpisce soprattutto i bambini più indifesi. Ogni anno, Cbm distribuisce quasi 2 milioni di dosi di vitamina A in 38 Paesi del mondo, ma - sottolinea l’organizzazione umanitaria - si può fare ancora di più. Alessandro Gisotti ha intervistato il dott. Mario Angi, presidente di Cbm Italia:

    R. - La vitamina A è un componente essenziale della dieta; è una vitamina che non è sintetizzata dall’organismo umano, quindi dev’essere assunta attraverso il cibo, e questo fatto - che per noi è scontato, perché in Occidente la dieta è variata - in Africa non trova riscontro perché, soprattutto nel passaggio dall’allattamento al seno all’alimentazione con cereali e granaglie, il bambino viene lasciato scoperto dalla madre che, non avendo il bagaglio culturale e la comprensione del fatto che deve avere una dieta molto integrata e variata, non fornisce al bambino l’apporto necessario di vitamina A per mantenerlo protetto da infezioni e da cecità.

     
    D. - Questa carenza, dunque, può causare a volte dei problemi, se non si interviene in tempo, irrimediabili…

     
    R. - Sì, perché gli epiteli - cioè l’epitelio corneale, l’epitelio bronchiale - hanno una necessità continua di vitamina A per essere rigenerati. Quindi, se il bambino non ha questa vitamina - che peraltro si accumula nel fegato, quindi ha una riserva che può durare anche sei mesi, assumendola con una dieta corretta - improvvisamente va incontro ad uno scompenso che può portare ad una grave polmonite, ad una diarrea - a volte mortale nei Paesi del Terzo mondo - o alla cecità per perdita di trasparenza della cornea.

     
    D. - C’è un evento, una vicenda particolarmente significativa che lei può raccontarci?

     
    R. - Noi, con Cbm, facciamo spesso degli screening, cioè visitiamo i bambini nelle comunità. L'avitaminosi A riguarda l’1,5% dei bambini, quindi è un percentuale relativamente bassa, che però interessa soprattutto i figli delle ragazze madri che vivono nelle aree sottosviluppate dei quartieri periferici, per cui sono quelle che non hanno accesso ad un minimo di sostentamento per i loro figli. Quando si vedono questi bambini con la cornea già rovinata, una megadose di vitamina A somministrata sublinguale copre il fabbisogno del bambino per sei mesi. Ricordo distintamente questi screening visivi ai quali le madri portavano i bambini, ed un percentuale di questi venivano immediatamente trattati, proprio per prevenire le gravi conseguenze della avitaminosi A.

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    Le straordinarie corrispondenze tra il Sudario del Signore di Oviedo e la Sindone di Torino. Intervista con l'archeologo Lorenzo Bianchi

    ◊   Nell’antica capitale delle Asturie, in Spagna, dall’VIII secolo si conserva, secondo la tradizione, il “Sudario del Signore”. Le indagini scientifiche vi hanno riconosciuto macchie di sangue compatibili con quelle della Sindone. In Abruzzo, dal XVII secolo è invece visibile il Velo di Manoppello, vera icona di Cristo, secondo la tradizione non realizzata da mani d’uomo. Si tratta di due oggetti venerati da secoli come reliquie della Passione del Signore, che mostrano sorprendenti corrispondenze con la Sindone di Torino. Luca Collodi ha chiesto al dott. Lorenzo Bianchi - archeologo e primo ricercatore del Cnr, nonché autore sull'argomento di un reportage pubblicato nell'ultimo numero del mensile "30 Giorni" - se si possa parlare di indizi della Risurrezione di Gesù:

    R. - Il Sudario di Oviedo e il Velo di Manoppello sono collegati in qualche maniera alla Sindone. Il Sudario di Oviedo è un testimone della Crocifissione e della Passione di Gesù perché ha una serie di concordanze specifiche sia nel sangue, sia geometricamente nelle forme del sangue, con l’immagine della Sindone.

     
    D. - Quindi, non c’è contraddizione scientifica tra Oviedo e Torino?

     
    R. - Assolutamente no. Oviedo è, molto probabilmente, quel telo che è stato posto sul volto di Gesù nel momento della deposizione dalla croce. Mantiene lo stesso tipo geometrico di forma delle ferite, del sangue uscito dal volto, dalla bocca di Gesù mentre era deposto dalla croce e si ritrova lo stesso nella Sacra Sindone. Il “Sudario di Oviedo” è stato usato per questo scopo e, quindi, non è un reperto testimone propriamente della Risurrezione ma della Passione e della morte di Gesù.

     
    D. - Il Velo di Manoppello che è in Abruzzo, che tra l’altro è stato visitato anche da Benedetto XVI , anche su di esso c’è un indizio che riporta alla Risurrezione...

     
    R. - Il velo di Manoppello è un altro reperto veramente sorprendente. Quello che è stato notato negli studi degli ultimi anni è che questo volto rappresentato sul Velo di Manoppello ha una corrispondenza geometrica fisica impressionante con il volto della Sindone. Questo reperto è ancora oggetto di studio, ma c’è chi pensa che esso possa essere proprio quel sudario - uso la parola “sudario” questa volta per indicare questo reperto che viene indicato da Giovanni all’interno della camera sepolcrale - che era forse posto sopra la Sindone all’altezza del volto di Gesù, e che quindi avrebbe avuto una specie di impressione, tramite la stessa che arrivò sulla Sindone, nel momento della Risurrezione, dal volto di Gesù.(Montaggio a cura di Maria Brigini)

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    Chiesa e Società



    Rapporto Ocse: gli immigrati più colpiti dalla crisi

    ◊   Nel contesto della crisi economica “i lavoratori immigrati sono quelli più colpiti dal deterioramento del mercato del lavoro (...) i primi ad essere licenziati e gli ultimi ad essere assunti”: sono alcune delle considerazioni di fondo del Rapporto 2009 dedicato alle migrazioni dell’Organizzazione per la cooperazione e la sicurezza economica (Ocse), che riunisce le 30 nazioni dall’economia più avanzata. L’immigrazione, si legge nel Rapporto presentato a Parigi dal segretario generale, Angel Gurria, è stato uno dei fattori che ha più contribuito alla crescita occupazionale, e quindi economica, nei Paesi Ocse nel quinquennio 2003-2007, con la creazione di 30 milioni di posti di lavoro, dei quali 20 milioni solo in Europa. Dai dati si evince, riferisce il Sir, che la presenza degli immigrati senza documenti non è poi così grande rispetto alla popolazione nazionale. In Italia, la stima di 500-750 migranti senza documenti corrisponde al 1,09% degli abitanti e al 26,6% dei residenti stranieri. In Grecia, la proporzione è del 2,69%, in Germania dello 0,73% e in Spagna rappresenta lo 0,94% della popolazione. Gurria si è soffermato sulla crescita dei partiti estremisti nelle ultime elezioni europee che ha spiegato con “condizioni di mercato più difficili”, ma ha incoraggiato a “lottare contro le politiche di immigrazione che chiudono le porte”. Nel Rapporto si sottolinea pure che la mancanza di controlli, come in Italia e Spagna, favorisce il ricorso al “lavoro nero” e va contro lo strumento delle quote legali di accesso per ragioni di lavoro. (V.V.)

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    Camerun: i vescovi ribadiscono il "no" alla legalizzazione dell'aborto

    ◊   Sì alla protezione della donna africana dalle violenze e dalle discriminazione di ogni genere; no alla legalizzazione dell’aborto. È quanto affermano i vescovi del Camerun in una dichiarazione, inviata all’agenzia Fides, sull’approvazione da parte del Parlamento camerunese della legge che autorizza il Presidente, Paul Biya, a ratificare il cosiddetto “Protocollo di Maputo”. Il “Protocollo della Carta dei diritti dell’uomo e dei popoli relativo ai diritti della donna” è stato adottato dalla seconda Sessione ordinaria dell’Unione Africana a Maputo, in Mozambico, l’11 luglio 2003. La Chiesa cattolica ha espresso la sua opposizione al paragrafo c dell’articolo 14 del Protocollo, che stabilisce di proteggere i diritti riproduttivi delle donne autorizzando l’aborto medico nei casi di stupro, incesto, e quando la continuazione della gravidanza mette in pericolo la salute fisica e mentale della madre o la vita della madre o del feto. Nel commentare l’approvazione della legge di ratifica del Protocollo di Maputo, i vescovi camerunesi riconoscono che “questa legge è volta a proteggere la donna africana dalle diverse forme di violenza fisica e di discriminazione”, aggiungendo che “la Chiesa approva questa volontà di proteggere la donna dalle ingiustizie sociali e da ogni forma di abuso”. Ma “l’articolo 14 del Protocollo di Maputo incide realmente sulla vita nascente, dando dei diritti riproduttivi abusivi alla donna. In altri termini, questo articolo è una porta aperta alla legalizzazione dell’aborto in Africa, e noi lo condanniamo”. I vescovi osservano che “questa legge è contraria alla legge camerunese che si oppone all’aborto e alla sua legalizzazione” e sottolineano che “dalla sua approvazione a Maputo l’11 luglio 2003, questo Protocollo ha suscitato forti reazioni da parte della Chiesa cattolica”, ricordando il discorso di Papa Benedetto XVI dell’8 gennaio al Corpo diplomatico presso la Santa Sede: “Come non preoccuparsi dei continui attentati portati alla vita, dal concepimento fino alla morte naturale? Non risparmiano tali attentati anche in quelle regioni dove la cultura del rispetto della vita è tradizionale, come in Africa, dove si tenta di banalizzare surrettiziamente l’aborto attraverso il Protocollo di Maputo, così come attraverso il Piano d’Azione adottato dai Ministri della Sanità dell’Unione Africana, e che sarà tra poco sottoposto al Summit dei capi di Stato e di Governo”. Nel corso della sua recente visita in Camerun, il Santo Padre ha rivolto un appello ai medici a “proteggere la vita umana, dal concepimento fino al suo termine naturale”. La difesa della vita umana, afferma la dichiarazione, fa parte inoltre della cultura africana: “i credenti del nostro Paese così come gli africani autentici considerano sacra la vita e condannano tutto quello che la minaccia. Per loro, l’aborto è un crimine”. “Per tutti questi motivi, in nome del Signore, ci appelliamo alla coscienza di ciascuno per difendere la vita e sradicare l’aborto, i mezzi contraccettivi artificiali e tutti gli abusi che minacciano la dignità della persona umana” concludono i vescovi. (R.P.)

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    Una delegazione internazionale di vescovi consegnerà un appello ai ministri del G8

    ◊   In occasione del G8 che si terrà a L'Aquila (8-10 luglio) una delegazione di vescovi e rappresentanti di organizzazioni, associazioni e movimenti cattolici del Sud e del Nord del mondo incontreranno, il 3 luglio, i ministri Giulio Tremonti, Franco Frattini e Maurizio Sacconi, per consegnare l’appello “Per un’agenda di speranza”. Il giorno dopo, 4 luglio, la delegazione di recherà a Milano per partecipare ad una messa in Duomo presieduta dal cardinale Dionigi Tettamanzi, arcivescovo di Milano e ad una veglia nella Basilica S. Stefano Maggiore presieduta da mons. Arrigo Miglio, vescovo di Ivrea e presidente della Commissione episcopale Cei per i problemi sociali e del lavoro, la giustizia e la pace, con testimonianze dei vescovi di Nigeria, Ecuador e Guatemala. L’iniziativa è organizzata da volontari nel mondo-Focsiv e Retinopera, in collaborazione con Azione cattolica italiana, Centro turistico giovanile, Agesci, Movimento cattolico lavoratori, Unione nazionale istituti e iniziative di assistenza sociale, Associazioni cristiane lavoratori italiani, Rinnovamento nello spirito, Movimento Umanità nuova/Focolari, Coldiretti. Nell’appello si ricorda “il forte legame tra povertà, cambiamenti climatici, immigrazione, guerra per l’accaparramento delle risorse, la crisi economica sommata alla crisi climatica, finanziaria ed alimentare” e si chiedono ai G8 “misure urgenti per una revisione del nostro modello di sviluppo”. Alla delegazione parteciperanno, tra gli altri, mons. Emmanuel Adetoyese Badejo, vescovo coadiutore di Oyo (Nigeria); mons. Johannes Bundgens, vescovo ausiliare di Aachen (Germania); mons. Néstor Rafael Herrera Heredia, vescovo di Machala (Ecuador); mons. Alvaro Leonel Ramazzini Imeri, vescovo di San Marcos (Guatemala); mons. Marc Stenger, vescovo di Troyes (Francia); don Giovanni Attilio Cesena, direttore Ufficio nazionale Cei per la cooperazione missionaria fra le Chiese. (V.V.)

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    India: prima condanna per le violenze anticristiane in Orissa

    ◊   Prima condanna per i pogrom anti-cristiani nel Kandhamal, il distretto dell’Orissa più colpito dalle violenze indù dell’anno scorso. Il tribunale di Phulbani ha riconosciuto Chakradhara Mallick colpevole del rogo della casa di Lokanath Digal, cristiano del villaggio di Dampidia, condannandolo a quattro anni di reclusione e 4mila rupie di multa (pari a 59 euro). Mallick è un leader tribale coinvolto in una serie di casi di rivolte e attacchi contro i cristiani. Il giudice lo ha riconosciuto colpevole di aver istigato la popolazione a dare le fiamme alla casa di Digal. Padre Thomas Chellan, direttore del Centro pastorale di Konjamendi nel Kandhamal e tra i primi cristiani vittime delle violenze indù, ha commentato la notizia per AsiaNews affermando che “questa condanna servirà a instillare fiducia tra le vittime delle violenze che attendono sia fatta giustizia”. Per il sacerdote, la pena inflitta a Mallick è un primo segnale che fa sperare “che la giustizia e la normalità torneranno nel Kandhamal”. Ad oggi molti cristiani vivono ancora nei campi profughi e non rientrano nelle loro case per il timore di nuovi attacchi. Padre Chellan afferma che, se si vuole davvero riportare la giustizia nel Kandhamal, “i testimoni [nei processi] devono ricevere piena protezione” altrimenti “la gente non ha il coraggio di andare a deporre per il timore di ripercussioni e di finire nella mani della popolazione dei loro villaggi”: le persone che vengono accusate sono le stesse che ostacolano il loro ritorno a casa. (V.V.)

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    Vescovi indonesiani lanciano campagna di studio sulle proposte dei candidati alle elezioni

    ◊   A una settimana dalle elezioni presidenziali del prossimo 8 luglio, la Chiesa cattolica indonesiana ha lanciato una “campagna di studio e approfondimento” delle proposte elaborate da ciascun candidato. I vescovi dell’Indonesia, pur sottolineando una posizione di “neutralità”, invitano i fedeli a “esercitare il diritto di voto” e ricordano che nella scelta è essenziale valutare la “carriera politica” dei tre leader in corsa e chi persegue davvero il “bene comune”. Le minoranze religiose in Indonesia – fra cui cristiani e cattolici – hanno vissuto le settimane di vigilia elettorale in un clima di profonda incertezza, fra voci di minacce “al pluralismo e all’unità nazionale” e il pericolo di una deriva “integralista islamica”. Per questo la Conferenza episcopale indonesiana (Kwi) ha diffuso volantini e schede per analizzare le tematiche al centro della campagna elettorale e l’operato dei singoli candidati. Fra i punti di maggior interesse, il perseguimento del “bene comune”, il rispetto dei diritti umani, la lotta alla corruzione, la laicità dello Stato e la libertà religiosa nel Paese. Per la corsa alla carica di presidente sono in lizza tre candidati: l’attuale capo di Stato Susilo Bambang Yudhoyono del Democrat Party, Jusuf Kalla, candidato del Golkar, Megawati Setiawati Soekarnoputri,dell'Indonesian Democratic Party – Struggle, ex Capo di Stato già presidente dal 2001 al 2004.  Padre John Purwanto Pr, sacerdote dell’arcidiocesi di Semarang e membro della Kwi, invita a scegliere fra quanti hanno a cuore “l’interesse pubblico”: esso include i valori di “libertà, pace e prosperità fra le persone”. Padre Dani Sanasi, dell’Ordine del Sacro Cuore, sottolinea l’importanza di due fattori chiave: sussidiarietà e solidarietà. “Ogni questione – spiega ad AsiaNews – va affrontata con spirito di solidarietà e [rispettando i] diritti umani”. Entrambi i sacerdoti ribadiscono la “neutralità della Chiesa e del clero” ma invitano “la comunità cattolica a usare il diritto di voto”, senza farsi incantare dalle promesse elettorali. “La scelta – concludono padre Purwanto e padre Sanusi – va fatta analizzando la carriera politica dei candidati”. (V.V.)

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    Terra Santa: prima Lettera pastorale del Patriarca latino di Gerusalemme, mons. Fouad Twal

    ◊   “Unità nella diversità”: ha voluto intitolare così mons. Fouad Twal, Patriarca latino di Gerusalemme, la sua prima lettera indirizzata ai fedeli del patriarcato sottolineando “come la molteplicità sia in armonia con l’unicità, e l’unità con la diversità”. “Vi auguriamo – scrive il Patriarca – che possiate vivere in questa unità che è fondata sulla diversità di origini e di culture, senza discriminazione tra persone, nell’unità di fede e di mente; vivendo l’unità tra voi, potrete promuoverla attorno a voi”. L’unità della Chiesa, spiega mons. Twal “è quella della dottrina, la sua diversità è quella delle forme di vita cristiana, che, nonostante la loro diversità, hanno un fine unico. Nella diversità dei ministeri e delle responsabilità, l’unità si realizza anzitutto attraverso l’amore, il rispetto dell’altro, la collaborazione e la responsabilità per il mondo secondo la legge naturale”. Specificando che la Chiesa di Gerusalemme include “la Palestina, Israele, la Giordania e l’isola di Cipro, tutte terre menzionate nella Sacra Scrittura”, il Patriarca aggiunge che “ininterrottamente dal primo secolo ad oggi, le comunità cristiane hanno conservato ‘il deposito della fede’ nonostante le avversità e le persecuzioni”. Mons. Twal nella sua lettera ha voluto anche ricordare il “grande dramma” vissuto in tempi recenti nel territorio di Gaza, dove sono morte circa 1.500 persone e ci sono stati migliaia di feriti, ma evidenzia che la recente visita di Benedetto XVI in Terra Santa ha portato speranza. “È venuto a sostenerci con le sue preghiere e la sua attenzione, e ha confermato la nostra fede – scrive del Papa mons. Twal – ha pure aperto il suo cuore ai cristiani delle altre denominazioni e ai non-cristiani, soprattutto di tutti i monoteisti”. Quindi il Patriarca evidenzia le problematiche legate all’esodo dei cristiani dalla Terra Santa: “L’emigrazione che ha decimato i cristiani della nostra diocesi è dovuta all’instabilità politica, alle difficoltà economiche e all’incertezza nei confronti del futuro, speriamo che la visita del Santo Padre susciti e rafforzi la nostra fede, il nostro coraggio, la nostra tenacità, la nostra fedeltà nei confronti del Signore e della sua terra, e la coesistenza pacifica tra i suoi abitanti”. Menzionando poi i 65 mila fedeli arabi della diocesi patriarcale latina di Gerusalemme, le “poche centinaia di fedeli di espressione ebraica e poche centinaia di cattolici ciprioti locali”, mons. Twal osserva che “essi sono riuniti insieme in un’unità apostolica, ecclesiologica, spirituale, storica, esistenziale, amministrativa dentro un quadro di comunione tra la sede di San Giacomo il Minore e quella di S.Pietro a Roma” e che “la Chiesa va oltre le differenze di razza e di cultura, poiché essa è Cattolica, cioè, universale. Essa vuole andare oltre i conflitti politici, per abbracciare tutti i suoi figli nell’amore di Cristo”. “Noi tutti dobbiamo proclamare la Buona Novella, e dobbiamo farlo con la nostra comunione, le nostre parole, la nostra condotta, le nostre buone opere, la nostra fede, seminando amore e pace nei cuori delle persone - conclude il Patriarca - il Signore ci ha chiamati pure a testimoniare Lui e la sua Parola nella società in cui viviamo. Una tale testimonianza deve essere data anzitutto con la nostra vita”. (A cura di Tiziana Campisi)

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    Russia: il Patriarca Kirill incontra mons. Paglia

    ◊   Un incontro per esaminare le “possibili vie” di “ulteriore cooperazione” tra la Chiesa ortodossa russa e la Chiesa cattolica in Italia. Si è svolto a Mosca, nella residenza patriarcale al Monastero di S. Daniil per iniziativa del patriarca Kirill, primate della Chiesa ortodossa russa, che ha offerto un pranzo in onore di mons. Vincenzo Paglia, vescovo di Terni-Narni-Amelia, presidente della Commissione Cei per l’ecumenismo e il dialogo, consigliere spirituale della Comunità di Sant’Egidio, e di Adriano Roccucci, segretario generale di quest’ultima. All’incontro – si legge in una nota del Sir – hanno partecipato il presidente del Dipartimento relazioni esterne del patriarcato di Mosca, Ilarion, arcivescovo di Volokolamsk e il segretario per le relazioni intercristiane del Dipartimento, arciprete Igor’Vyzanov. Il patriarca Kirill ha rilevato “con soddisfazione” il “carattere costruttivo” delle relazioni stabilitesi tra le strutture del patriarcato di mosca operanti in Italia e la Chiesa cattolica, sottolineando “l’importante ruolo” della Comunità di Sant’Egidio. Le parti hanno convenuto che “la coincidenza delle posizioni di entrambe le Chiese su molte questioni, che la società contemporanea secolare pone davanti al cristianesimo, costituisce un fondamento sicuro per uno sviluppo positivo del dialogo cattolico-ortodosso". (V.V.)

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    Nella Solennità dei Santi Pietro e Paolo ordinati in Terra Santa otto sacerdoti

    ◊   Otto nuovi preti tra i religiosi della Terra Santa. Sono stati ordinati lunedì scorso nel convento di San Salvatore a Gerusalemme e fanno parte della famiglia francescana: cinque della Provincia della Custodia di Terra Santa e tre della Provincia del Messico. A presiedere la celebrazione, cui hanno preso parte un centinaio di sacerdoti, mons. Fouad Twal, Patriarca latino di Gerusalemme. “Cercate di fare della vostra vita un vangelo vivente – ha detto ai frati mons. Twal nella sua omelia – che possa illuminare la vita dei vostri fratelli, entro la comunità dell’Ordine, come fuori della vostra Comunità, nelle chiese e nei santuari della Terra di Cristo, nella parrocchia e nella scuola, in qualsiasi attività sacerdotale, spirituale, pastorale, oppure nell’esercizio di una responsabilità in seno all’Ordine Francescano”. Mons. Twal ha inoltre aggiunto che la chiamata al sacerdozio “le frontiere della … missione si dilatano oltre ogni limite umano, per portare la verità di Cristo, e la Parola del Padre, ad ogni creatura”. “E' una missione immensa e una responsabilità grande e pesante – ha sottolineato ancora – ma non abbiate paura; Gesù è sempre lì con voi ad assicurarvi: ‘Io sono con voi... Sono io, non temete...’”. “Potrete forse sentirvi qualche volta, tentati dalla delusione e perfino dalla disperazione, perché vi sembra di lavorare nel vuoto: nessuno sembra darvi ascolto, nessuno segue il vostro insegnamento e le vostre raccomandazioni. Non lasciatevi abbattere – ha concluso mons. Twal – ma abbiate fede e coraggio”. Ed è stato lo stesso Patriarca a presiedere l’ordinazione sacerdotale di quattro diaconi il 25 giugno ad Amman, in Giordania, nella chiesa del Sacro Cuore di Gesù a Tila Al-Aali. Nella sua omelia mons. Twal ha esortato i neosacerdoti a mettere i loro passi in quelli del Vangelo dell’amore e di lasciare da parte gli interessi del mondo ed ha inoltre chiesto loro di aderire al messaggio di pace della Chiesa e di operare per la sua unità. Il Patriarca latino di Gerusalemme ha inoltre suggerito ai quattro sacerdoti di prendere a modello per la loro vita i discorsi pronunciati da Benedetto XVI in Terra Santa, discorsi nei quali il Papa dice la verità con coraggio, amore e umiltà. (T.C.)

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    Cina: Anno Paolino e Anno Sacerdotale nella Solennità dei Santi Pietro e Paolo

    ◊   Il ringraziamento per il successo dell’evangelizzazione durante l’Anno Paolino e l’accoglienza dell’Anno Sacerdotale, seguendo le indicazioni di Benedetto XVI, in comunione con la Chiesa Universale, hanno contraddistinto la celebrazione della Solennità dei Santi Apostoli Pietro e Paolo, il 29 giugno - nonostante fosse giorno lavorativo - nelle diverse comunità cattoliche cinesi del continente. Secondo le informazioni pervenute all’agenzia Fides, la chiusura dell’Anno Paolino ha assunto la caratteristica di una “nuova partenza missionaria” nell’ambito dell’Anno Sacerdotale. Nella Cattedrale della diocesi di Jin Zhong, si è svolta una liturgia molto suggestiva. Sette sacerdoti hanno portato le offerte all’altare, per simboleggiare l’offerta della loro particolare dedizione al Signore nell’Anno Sacerdotale. Hanno anche rinnovato la loro professione confermando la fedeltà e il coraggio di portare la Croce e le pecore sulle spalle, pregando per tutti i fratelli sacerdoti, a partire dal Santo Padre. La Cattedrale della diocesi di Wen Zhou della provincia di Zhe Jiang, dedicata proprio ai santi Pietro e Paolo, ha potuto rallegrarsi dei brillanti risultati dell’Anno Paolino. Dopo la solenne Eucaristia, il cancelliere don Chen Shi Yu ha fatto il resoconto: “Ci sono stati 1.663 battezzati e 1.055 cresimati durante l’Anno Paolino. Inoltre sono nate una quarantina di comunità ecclesiali di base. Le parrocchie hanno organizzato oltre 120 attività sul tema paolino". Oltre mille fedeli hanno preso parte alla solenne celebrazione svoltasi nella cattedrale della diocesi di Tai Yuan il 29 giugno. Anche qui motivo di particolare ringraziamento è stato il bilancio dell’Anno Paolino, caratterizzato dal grande successo riportato da oltre una trentina di iniziative “paoline”. Il sacerdote 87enne don Li Chong De è un modello citato dal Vicario diocesano: “senza badare all’età, trasmette il Vangelo dovunque, portando oltre 100 persone al battesimo in un anno”. Dopo l’Eucaristia e l’adorazione, i fedeli della cattedrale di Yong Nian hanno studiato insieme ai sacerdoti la Lettera pastorale del vescovo per l’Anno Sacerdotale. La cattedrale della diocesi di Bao Ding ha festeggiato i suoi patroni nella solennità dei Santi Pietro e Paolo oltre alla conclusione dell’Anno Paolino e all’inizio dell’Anno Sacerdotale. Più di 400 fedeli hanno partecipato alla solenne Processione Eucaristica. Diverse diocesi hanno celebrato il 29 giugno promuovendo iniziative concrete di carità: ad esempio le parrocchie della diocesi di Chang Sha hanno promosso la donazione del sangue, e la parrocchia di Lou Fan della diocesi di Tai Yuan ha organizzato una visita medica gratuita a tutti coloro che ne avessero bisogno. (R.P.)

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    Anno Sacerdotale: dallo Sri Lanka le preghiere dei bambini per i loro presbiteri

    ◊   Un libretto per pregare per i sacerdoti con l’intenzione di dare il via ad una tradizione che vada anche oltre l’Anno Sacerdotale. Il 19 giugno anche la Chiesa dello Sri Lanka ha iniziato le celebrazioni dell’anno che Benedetto XVI ha dedicato ai preti. E per l’occasione ha presentato un opuscolo con preghiere ed inni dedicate ai sacerdoti. Il libretto, intitolato “Preghiere per i sacerdoti”, è in tre lingue: singalese, tamil ed inglese. Curatore del volume è padre Cecil Joy Perera, coordinatore per la liturgia della diocesi di Colombo il quale spiega ad AsiaNews che “il principale obiettivo dell’opuscolo è quello di iniziare una tradizione di preghiera per i preti che continui anche dopo l’Anno Sacerdotale”. Perché da un lato la figura del prete è analogia di Gesù buon pastore, “il sacerdote per eccellenza”, dall’altro perché “le responsabilità e le sfide a cui sono chiamati oggi i presbiteri nel loro ministero e apostolato - dice padre Perera - oggi sono molto serie”. Il coordinatore per la liturgia della diocesi di Colombo ha voluto realizzare l’opuscolo “invitando sacerdoti e religiosi, laici ed anche ragazzi e bambini a scrivere delle preghiere per i preti” così da raccogliervi “tutte le espressioni della Chiesa locale”. “Preghiere per i sacerdoti” è pensato per aiutare i preti ad approfondire la loro vocazione ed i laici a conoscerne e sostenere la missione. “E per questo - dice padre Perera - abbiamo voluto farlo pagare solo 50 rupie [3 centesimi di euro] cosicché tutti possano comprarlo e dare il via a questa nuova tradizione”. (R.P.)

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    Cuba: l'arcivescovo statunitense mons. Broglio visita Guantanamo e l'omonima diocesi cubana

    ◊   "La storia delle relazioni fra il governo cubano e quello statunitense non è stata né facile né felice, ma questo non deve rappresentare una barriera fra i credenti dei due paesi". Mons. Timothy Broglio, Ordinario militare per gli Stati Uniti, lo ha detto parlando in spagnolo durante l’omelia pronunciata nella cattedrale di Guantánamo, a Cuba, nel corso della sua visita alla diocesi di Guantánamo-Baracoa il 24 e il 25 di giugno scorsi. Oltre a mons. Wilfredo Pino Estévez, vescovo della diocesi, alla Messa erano presenti anche rappresentanti del Partito e del governo provinciale. “Bisogna pregare Dio perché un giorno possiamo adorarlo insieme”, ha detto. Ai fedeli monsignor Broglio ha raccontato il desiderio dei militari americani, espressogli nel corso della sua visita alla base statunitense sull’isola due giorni prima, di poter visitare con lui il cimitero “dove riposano i caduti americani e cubani”, così come il parco della Collina di San Giovanni, dove, ha detto, “con il sangue di entrambi i popoli si lottò per la libertà di questo popolo fratello”. All’uscita dalla celebrazione, sulle note di Guajira Guantanamera, un gruppo di bambini ha regalato a monsignor Broglio, assieme a cocco e caffè, una bandiera cubana e un quadro della Vergine della Carità. (V.F.)

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    Medici Senza Frontiere in Afghanistan avvia un progetto in due ospedali

    ◊   Medici senza frontiere (Msf) ha raggiunto un accordo con le autorità governative afgane per avviare un progetto in due ospedali. L’organizzazione intende cominciare le attività a settembre nell’Ospedale provinciale di Helmand a Lashkar Gah e nell’Ospedale distrettuale di Arzan Qimat, nella provincia di Kabul. Msf non accetterà alcun finanziamento per i propri progetti in Afghanistan da parte di governi, basandosi esclusivamente su donazioni da parte di privati, al fine di salvaguardare la propria indipendenza da ogni potere politico o militare. “Non c’è nessuna informazione affidabile sul livello dell’assistenza sanitaria in Afghanistan”, spiega al Sir Michiel Hofman, capo missione di Msf. “L’elevato grado di insicurezza nel Paese rende praticamente impossibile monitorare cosa stia funzionando bene e dove invece siano le maggiori lacune. Grazie alle nostre ricerche e ai numerosi contatti nel Paese, abbiamo rilevato che molti afgani trovano con molta difficoltà l’assistenza sanitaria di cui hanno bisogno”, chiarisce Hofman. L’ospedale di Lashkar Gah è una delle principali strutture sanitarie nel sud dell’Afghanistan, ma non riesce a fornire assistenza di base di secondo livello. Msf mira a ripristinare le attività dell’ospedale così da fornire un servizio di assistenza medica completa. L’altra struttura contemplata nel progetto è l’Ospedale Ahmed Shah Baba a Arzan Qimat, nel dodicesimo distretto di Kabul. Negli ultimi sei anni la popolazione di Kabul è più che raddoppiata, ma sono stati fatti investimenti limitati nei servizi sanitari. Msf supporterà l’Ospedale Ahmed Shah Baba a tutti i livelli, dalle cure mediche alla formazione del personale fino alla gestione generale della struttura. “Un elemento chiave del nostro approccio in entrambi gli ospedali è l’assistenza medica gratuita”. Msf conta di firmare in questi giorni un accordo formale con il Ministero della Salute Pubblica per iniziare le attività nei due ospedali. Il ritorno di Msf in Afghanistan segna la fine di un’assenza durata 5 anni, in seguito all’assassinio di cinque suoi operatori umanitari il 2 giugno 2004, nella provincia di Badghis. (V.V.)

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    Tanzania: il governo rinuncia a tassare le organizzazioni religiose. Soddisfazione della Chiesa

    ◊   Il governo tanzaniano non abolirà il regime di esenzione fiscale di cui hanno sinora beneficiato le organizzazioni religiose nel Paese. Lo ha annunciato il Premier Mizengo Pinda che ha così rassicurato le comunità religiose nel Paese circa un progetto in tal senso per la prossima legge finanziaria 2009-2010. La proposta dell’Esecutivo aveva infatti suscitato le proteste delle Chiese cristiane, tra cui quella cattolica, e della comunità musulmana, secondo le quali tassare le organizzazioni religiose danneggerebbe gli ospedali, le scuole e gli altri importanti servizi socio-caritativi da essi offerti. “Gli incentivi fiscali - ha spiegato all’agenzia ecumenica Eni il vescovo ausiliare di Dar Es-Salaam mons. Method Kilaini - permettono di offrire servizi sanitari nelle aree rurali, dove molte persone povere non permettersi servizi a pagamento”. (L.Z.)

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    Studenti di un ateneo cattolico filippino al fianco della popolazione per la purificazione dell’acqua

    ◊   “Tre vasche di terra, carbone e sabbia”. Con queste semplici attrezzature gli studenti dell’Aquinas University di Legapzi, nelle Filippine, stanno aiutando da circa un anno la popolazione locale a fornirsi di acqua potabile, in una regione caratterizzata da un’intensa attività vulcanica. La città di Lagapzi dista infatti solo 15 chilometri dal vulcano Mayon, che ha eruttato ben 47 volte negli ultimi 400 anni. Qui l’inquinamento delle faglie acquifere è la principale causa delle malattie sofferte dagli abitanti dei villaggi situati nell’area circostante. La popolazione locale è povera e non ha accesso all’elettricità. "Non possono installare depuratori elettrici per il consumo quotidiano di acqua”, afferma padre Ramonclaro Mendez, rettore dell’Università. Dichiara all'agenzia AsiaNews che è questa situazione ad aver spinto studenti e insegnanti a realizzare un piano per fornire agli abitanti un sistema di depurazione tradizionale a basso costo. Il metodo, elaborato nel campus universitario e diffuso all’interno dei villaggi, consiste nel far scorrere l’acqua attraverso tre vasche di terra poste una di seguito all’altra su differenti livelli. Le prime due contengono carbone e sabbia e fungono da filtro, la terza raccoglie l’acqua depurata dalle scorie. L’ Aquinas University, oltre a farsi carico del costo dell’iniziativa, organizza corsi nei quali insegna alla popolazione locale come installare l’impianto e come preservare l’acqua depurata. In un anno sono stati installati circa un centinaio di impianti di depurazione a basso costo. Essi stanno permettendo ai beneficiari la fornitura autonoma di acqua e il miglioramento delle condizioni di salute, soprattutto dei bambini. (V.V.)

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    Irlanda: la pastorale per il matrimonio pubblica i risultati di un’indagine sulla famiglia

    ◊   La dipendenza da Internet e la crisi finanziaria: questi i problemi principali delle famiglie irlandesi, emersi da un’indagine realizzata da ACCORD, la Pastorale per il Matrimonio dipendente dalla Conferenza episcopale cattolica d’Irlanda. I dati statistici raccolti negli ultimi tre anni su un campione di 25mila persone, infatti, dimostrano che i problemi relativi all’uso di Internet e al tempo speso a navigare nel “cyberspazio” sono citati da un numero crescente di coppie come causa di conflitti familiari. Nello specifico, afferma John Farrelly, direttore dei Consultori familiari di ACCORD, i conflitti sono scatenati dal “gioco di azzardo on line e dal fatto che molti coniugi trascorrono troppo tempo a navigare su Internet, invece di stare insieme alla famiglia. Il che, spesso, provoca anche casi di infedeltà”. “L’apparente mancanza di regole – continua Farrelly – soprattutto nel campo del gioco d’azzardo on line, può renderlo appetibile alle persone vulnerabili, che ne diventano dipendenti”. L’indagine di ACCORD, inoltre, evidenzia un aumento del numero di coppie che frequenta i consultori a causa dell’attuale crisi finanziaria. Nel 2007, il 3,96% dei pazienti di ACCORD era disoccupato. Nel 2008, la percentuale è salita al 5,5%, mentre nella prima metà del 2009 ha raggiunto l’8,5%. Inoltre, nel 2007 il 20% dei pazienti indicava la questione finanziaria come un problema per la famiglia; nel 2008, la percentuale è salita al 25% e, nella prima metà del 2009, ha sfiorato il 31%. “La recessione – commenta Farrelly – continua a colpire il matrimonio e la famiglia, poiché le persone sentono che stanno perdendo il controllo delle loro vite. Nei consultori, le coppie stanno cominciando a comprendere che la loro capacità di prendersi cura l’uno dell’altro e, quindi, della famiglia, è la cosa più importante della loro vita”. Il direttore dei Consultori familiari di ACCORD elenca, poi, altri problemi all’origine della crisi di coppia, come le difficoltà di comunicazione (47%), la depressione (16%), l’infedeltà (15%), i conflitti derivanti dalle famiglie allargate (14%), lo scarso impegno nella suddivisione dei compiti domestici, in particolare della cura dei bambini (11%), alcool e droga (10%). (I.P.)

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    Assegnati i "Premi Archivio Disarmo per la pace - Colombe d'oro"

    ◊   In occasione della XXV edizione del “Premio archivio disarmo per la pace - Colombe d'oro”, la giuria, presieduta dal Premio Nobel Rita Levi Montalcini, ha deciso di attribuire un riconoscimento speciale a don Luigi Ciotti, presidente dell'associazione “Libera, nomi e numeri contro le mafie”, per la “sua lunga testimonianza di vita in difesa degli emarginati”. Don Ciotti, riferisce il Sir, sarà domani a Roma per ritirare la Colomba d'Oro, opera di Pericle Fazzini. Il premio per la personalità internazionale è stato assegnato a Yossi Beilin, il politico israeliano che ha contribuito agli accordi di Oslo e che anima oggi l'iniziativa di Ginevra. Per la sezione giornalisti, le Colombe d'oro sono state attribuite ad Alessandra Coppola (Il Corriere della sera) per la sua particolare attenzione alla tutela dei diritti umani in America latina; Riccardo Iacona (RaiTre), che attraverso numerosi servizi e inchieste ha riportato i suoni e le immagini dei conflitti al pubblico televisivo, e a Emilio Manfredi, giornalista freelance trasferitosi in Etiopia per raccontare i conflitti dimenticati del continente africano. (V.V.)

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    Diocesi de L’Aquila: venerdì una veglia di preghiera in vista del G8

    ◊   Una veglia di preghiera in vista del G8 si terrà venerdì 3 luglio a L’Aquila nel piazzale della chiesa di San Francesco a Pettino. “In una città che si sta preparando ad accogliere i grandi della terra – spiega al Sir, don Claudio Tracanna, portavoce di mons. Giuseppe Molinari – l’arcivescovo ha voluto fortemente questo momento di preghiera per la Chiesa aquilana perché, sulla scia del messaggio inviato dalle conferenze episcopali cattoliche, i leader del G8 possano fare le scelte giuste senza dimenticare i più poveri e deboli”. Il G8 si terrà a L’Aquila dall’8 al 10 luglio ma le misure di sicurezza attorno alla caserma di Coppito, sede del meeting, scatteranno già il 7 luglio. Nella lettera, firmata per la Cei dal cardinale Angelo Bagnasco, si invitano i leader del G8 “a prendere provvedimenti condivisi finalizzati a proteggere i più poveri e assistere i Paesi in via di sviluppo” perché “la crisi attuale ha sollevato lo spettro della cancellazione o della drastica riduzione dei piani di aiuto internazionale, specialmente per l’Africa e per gli altri Paesi meno sviluppati. L’aiuto allo sviluppo, comprese le condizioni commerciali e finanziarie favorevoli ai Paesi meno sviluppati e la remissione del debito estero dei Paesi più poveri e più indebitati, non è stata la causa della crisi e, per un motivo di giustizia fondamentale, non deve esserne la vittima”. (V.V.)

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    La piattaforma Don Bosco/Human Rights organizza un corso online sui diritti umani

    ◊   A partire da oggi, sulla piattaforma web donbosco-humanrights, sarà possibile seguire un nuovo corso online sul tema “Educare ai diritti umani”. Il seminario, a carattere gratuito, sarà disponibile in tre lingue: italiano, inglese e spagnolo. L’iniziativa, voluta e realizzata dal Dicastero per la Pastorale Giovanile della Congregazione salesiana e dal “Volontariato Internazionale per lo Sviluppo (VIS) come un’offerta formativa permanente, raccoglie l’invito fatto dal Rettor Maggiore dei Salesiani, don Pascual Chávez, nella Strenna 2008, ovvero l’appello all’educazione ai diritti umani. Il corso è rivolto principalmente agli educatori formali ed informali che lavorano con bambini e adolescenti e a persone interessate alla formazione in materia di educazione ai e per i diritti umani. “L’obiettivo – informa una nota - è quello di qualificare l’intervento degli operatori attraverso l’aggiornamento delle conoscenze sulle tecniche educative e psico-pedagogiche di educazione ai valori e alla promozione umana, come l’educazione alla responsabilità individuale e sociale per la giustizia e la solidarietà”. Gli studenti potranno, quindi, collegarsi al sito www.donbosco-humanrights.org, accedere alla sezione dell’ “e-Learning”. e seguire i corsi, suddivisi in otto moduli, in qualsiasi luogo e in qualsiasi momento. (I.P.)

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    24 Ore nel Mondo



    In Iran, dopo Mousavi anche il leader riformista Karrubi conferma di voler proseguire la "battaglia" contro la rielezione di Ahmadinejad

    ◊   L’opposizione iraniana continua a non riconoscere la rielezione di Mahmoud Ahmadinejad. A parlare oggi, attraverso il sito Internet del suo partito, è stato il riformista Mehdi Karroubi, che ha così commentato l’esito del riconteggio del 10% dei voti da parte dei Consiglio dei Guardiani. La piazza, intanto, continua ad essere in tensione. Il quotidiano Jerusalem Post riferisce che sei sostenitori dell’opposizione sono stati impiccati lunedì scorso. La polizia riferisce, poi, il bilancio delle vittime delle manifestazioni: sarebbero 20 i morti e oltre mille gli arrestati. Intanto, sei persone sono state impiccate oggi a Teheran dopo essere state riconosciute colpevoli di omicidio, secondo quanto riferisce l'agenzia Isna. Alcuni dei giustiziati erano stati condannati per avere ucciso il consorte. Su invito del presidente Gheddafi, Ahmadinejad sarebbe dovuto essere oggi a Sirte, in Libia, per il vertice dell’Unione Africana, ma il capo dello Stato ha annullato l’impegno. Sui motivi di questa decisione, Giancarlo La Vella ha raccolto il commento di Ahmad Rafat, giornalista iraniano, direttore del sito “Iran News”:

    R. - Anzitutto, bisogna vedere se la rinuncia viene da parte iraniana, oppure per i malcontenti che serpeggiavano intorno al vertice da parte degli altri partecipanti: perché in questo momento incontrare Ahmadinejad potrebbe essere giudicato da alcuni imbarazzante per via delle ombre che ci sono sulla legittimità delle elezioni e sulla forte repressione in atto nel Paese. Pertanto, credo che sia una rinuncia concordata con la stessa Libia per evitare un malcontento generale di altri Paesi africani.

     
    D. - Sicuramente, dopo questa fase, l’Iran non sarà più lo stesso. Come immagina il Paese nel prossimo futuro?

     
    R. - Le soluzioni possono essere due: una forte repressione, una totale chiusura, nel caso che riesca a vincere l’Ayatollah Khamenei. Oppure, una vittoria di Rasfanjani. Ma la pagina è tutta da scrivere perché questa nuova leadership, avendo vinto con l’appoggio della piazza, dovrebbe anche tener conto delle richieste che vengono dalle strade di Teheran.

     
    D. - Quando e come potrà ricominciare un dialogo proficuo con la comunità internazionale, secondo lei?

     
    R. - Io credo che, se si fa un’eccezione per la politica nucleare, le posizioni all’interno della leadership iraniana siano più o meno uguali. Per il resto, nel caso di sconfitta di Khamenei, si apriranno diverse finestre di opportunità per ricominciare una collaborazione, come è successo 12 anni fa, quando Khatami ha vinto le elezioni.

     
    D. - Repubblica islamica e democrazia, secondo te, sono due concetti conciliabili oggi in Iran?

     
    R. - Molti accusano Khamenei di voler fare a meno del concetto di “repubblica” e di voler trasformare l’attuale Repubblica islamica in un governo islamico: cioè privarlo del concetto di “repubblica” e, quindi, della sovranità popolare.

     
    Iraq, oltre 25 morti e 60 feriti nell’attentato di Kirkuk
    Gli iracheni, da 24 ore in festa per il giorno della “Sovranità nazionale”, hanno subito nel pomeriggio di ieri un nuovo attentato dinamitardo nella città di Kirkuk, a nord del Paese. Oltre 25 morti e più di 60 feriti nell’esplosione avvenuta nel mercato di Shorija, affollato quartiere dell’importante centro petrolifero. Il presidente americano, Barak Obama, nel giorno del ritiro completo delle truppe Usa dalle città dell’Iraq, ha sottolineato che “adesso i leader iracheni devono fare scelte difficili sul fronte politico e della sicurezza”. Obama, pur mettendo in conto una nuova ondata di attacchi, ha detto di essere sicuro che gli insorti “falliranno il loro obiettivò'.

    Gli Stati Uniti chiedono all’Europa più uomini e fondi in Afghanistan
    Gli Stati Uniti vorrebbero vedere più fondi e più uomini delle forze europee nel processo di stabilizzazione dell’Afghanistan. A dichiararlo il rappresentante americano presso la Nato, Ivo Daalder, durante una conferenza stampa sulle relazioni transatlantiche a Berlino. L’impegno, sottolinea Daalder, dovrebbe essere manifestato anche dopo le elezioni di agosto. Oggi, il giornale on line Peace Reporter scrive di un grave incidente avvenuto lo scorso 27 giugno in un campo profughi di Lashkargah, a ovest di Kandahar: una bambina di cinque anni è stata colpita da uno scatolone di 20 chili pieno di volantini della Nato lanciati da un aereo. Il contenitore difettoso non si è aperto come invece avrebbe dovuto fare, disperdendo e rendendo innocuo il proprio contenuto. La piccola è ricoverata in un ospedale di Emergency con “una grave frattura pelvica", precisa Peace Reporter.

    Pakistan, morte quattro persone in un attentato contro soldati Nato
    Era un attentato previsto per colpire alcuni camion della Nato in transito nella provincia pakistana del Beluchistan, al confine con l’Iran e l’Afghanistan. Invece, l’ordigno esploso nei pressi di un hotel ha ucciso 4 civili e ferito altre cinque persone. Di recente, le forze statunitensi, in collaborazione con la polizia pakistana, hanno ripreso le missioni di ricognizione delle zone tribali del Pakistan. L’attività di controllo anticipa la prossima offensiva su larga scala delle forze di Islamabad contro i talebani di Baitullah Mehsud, nel Waziristan del sud.

    Annullata la partecipazione di Berlusconi e Ahmadinejad, il vertice UA
    Annullate le visite del presidente del Consiglio italiano, Silvio Berlusconi, impegnato in Italia per la tragedia ferroviaria di Viareggio, e del presidente iraniano, Ahmadinejad, il summit dell'Unione Africana (Ua) di Sirte torna ad essere un vertice tutto africano. “Investire nell'agricoltura per la crescita economica e la sicurezza alimentare", questo il tema ufficiale dell'incontro nella Ouagadougou hall di Sirte, che terrà impegnati per tre giorni i capi di Stato africani. Sul tavolo, il confronto su varie problematiche del continente: pirateria, guerra civile nello Zimbabwe, il protrarsi dello spargimento di sangue nella regione del Darfur. Secondo fonti locali, il presidente dello Zimbabwe, Robeert Mugabe, sarà a Sirte a partire da oggi, mentre è da ieri nella cittadina costiera della Libia, il presidente sudanese, Omar al-Bashir, alla ricerca di consensi da parte dei colleghi africani nel rigettare quelle che ritiene essere interferenze della Corte penale internazionale nei suoi confronti. Da ieri, sono in Libia anche i leader di Algeria, Sud Africa, Mali, Senegal, Isole Comore, Sao Tome e Principe, Mozambico, oltre al ministro degli Esteri egiziano e al segretario generale della Lega araba, Amr Mussa.

    Violazione dei diritti umani nel Delta del Niger. Accuse di Amnesty International
    “È in atto una tragedia dei diritti umani per le popolazioni sul Delta del Niger causata dalle compagnie petrolifere”. È la denuncia che emerge dal nuovo Rapporto “Petrolio, inquinamento e povertà nel Delta del Niger”, presentato oggi da Amnesty International. Nella regione dove si estrae il 90% del petrolio della Nigeria, accusa il rapporto, le fuoriuscite di greggio, le discariche di rifiuti e gli altri impatti ambientali delle compagnie petrolifere si ripercuotono sulla salute della gente. Le compagnie petrolifere maggiormente coinvolte sono la anglo-olandese Shell e l’azienda italiana Eni che provvederà presto a discutere in dettaglio i dati del report. Anche il gruppo Shell condivide la preoccupazione di Amnesty International ma aggiunge: “Le cause fondamentali della crisi umanitaria nel Delta del Niger sono povertà, corruzione, criminalità, arruolamento in milizie e violenza”.

    Nuovi attacchi nel Caucaso del nord
    Nuovi attentati minano la precaria stabilità del Caucaso del nord. Daghestan e Inguscezia sono state teatro ieri di attacchi alle forze dell’ordine. Intanto, Amnesty International denuncia la violazione dei diritti umani in Cecenia e in altre Repubbliche caucasiche. Il servizio di Mariella Pugliesi:

    Due morti e 14 feriti in due differenti episodi nel Daghestan. Un primo attacco è stato ad opera di uomini armati che hanno aperto il fuoco contro la stazione di polizia di Derbent. Il secondo è stato causato, invece, dall’esplosione di un’auto. Sempre nella notte, nella Repubblica russa dell’Inguscezia i ribelli hanno aperto il fuoco contro l'abitazione del capo della polizia distrettuale del dipartimento di Nazran senza causare alcun ferito. Le stesse Repubbliche caucasiche del Nord e la Cecenia sono state oggi l’oggetto del nuovo rapporto di Amnesty International che ha denunciato la “grossolana” violazione dei diritti umani nella regione. In una zona in cui la popolazione civile vive ancora nel mancato rispetto della legge si genera ulteriore timore e insicurezza, sottolinea il rapporto. Sotto accusa anche le operazioni antiterrorismo condotte dalle forze dell'ordine che spesso ignorano le leggi internazionali relative ai diritti umani. Amnesty si lamenta inoltre delle restrizioni sull’ingresso delle Organizzazioni Non Governative nella regione, in particolare in Cecenia.

     
    Inizia oggi il semestre svedese di presidenza dell’Unione Europea
    Da oggi, la Svezia assume la presidenza di turno semestrale dell'Unione Europea subentrando alla Repubblica ceca. Lotta alla crisi economico-finanziaria, rilancio dell'occupazione e contrasto ai cambiamenti climatici sono le priorità che, come indicato alla vigilia da Stoccolma, il Paese scandinavo intende seguire nel pilotare la politica comunitaria sino a fine dicembre. L'attenzione si appunta però anche sulla crisi politica che l'Europa attraversa, sospesa com'è alle sorti del Trattato di Lisbona non ancora approvato da tutti i suoi Stati membri. Molte le incertezze dell'Unione che la Svezia dovrà affrontare: il nuovo parlamento appena eletto, la Commissione che scade ad ottobre e la nomina del suo presidente ancora in bilico, oltre al secondo referendum irlandese sul Trattato di Lisbona previsto pure per l'autunno. Nei piani degli svedesi c'è poi il rilancio dell'allargamento della Ue, con lo sblocco il negoziato della Croazia (ora fermo per un veto sloveno) e mandando avanti quello della Turchia.

    Corea del Nord
    Il flusso di aiuti alimentari alla Corea del Nord si sta esaurendo dopo il secondo test nucleare effettuato da Pyongyang il 25 maggio. Lo ha affermato in una conferenza stampa a Pechino Torben Due, il responsabile per la Corea del Nord del Programma alimentare mondiale (Pam) dell'Onu. Questo avviene, ha aggiunto Due, in un momento nel quale gli aiuti sarebbero “fortemente necessarì'. “È una questione molto delicata - ha detto - fino ad un certo punto capisco che i Paesi donatori si pongano delle domande. Ma il mio punto di vista è puramente umanitario, noi dobbiamo guardare alle necessità della popolazione. Il Pam non si occupa dell'aspetto politico del problema". Due, che vive a Pyongyang, ha precisato che una richiesta di aiuti per 500 milioni di dollari di aiuti è stata soddisfatta solo al 15 per cento, costringendo il Pam a ridurre a due milioni le persone assistite, dalle 6,2 milioni previste in un primo momento. Il rappresentante del Pam ha ricordato che la Corea del Sud ha ridotto drasticamente gli aiuti che forniva al Paese confinante dopo la carestia degli anni Novanta, che ha causato la morte per denutrizione di almeno un milione di persone. “È importante - ha proseguito Due - ricordare che abbiamo una situazione nella quale una vasta parte della popolazione è stata denutrita per 15 o 20 anni”. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza e Mariella Pugliesi)

     
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIII no. 182

     
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