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Sommario del 30/06/2009

Il Papa e la Santa Sede

  • Il Papa agli arcivescovi metropoliti: siate pastori esemplari e rafforzate la comunione con il Successore di Pietro
  • Rinunce e nomine
  • Il dolore e la preghiera del Papa per il tragico incidente alla stazione di Viareggio. La testimonianza di mons. Italo Castellani
  • Cordoglio di Benedetto XVI per le vittime del disastro aereo a largo delle Isole Comore
  • La chiusura della Porta Paolina nella Basilica ostiense, al termine delle celebrazioni presiedute dal cardinale Cordero Lanza di Montezemolo
  • Domani in Kazakhstan il terzo Congresso interreligioso alla presenza del cardinale Tauran
  • Prorogato il periodo per l'utilizzo della chiesa di Tarso in Turchia come luogo di culto. Intervista con mons. Luigi Padovese
  • Presentati i restauri della Cappella Paolina del Palazzo Apostolico, dopo cinque anni di lavori
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Il ritiro delle truppe Usa dall'Iraq. Mons Warduni: garantire i diritti di tutti
  • Il cardinale Dziwisz benedirà nel piazzale del Policlinico Gemelli una statua in ricordo di Giovanni Paolo II
  • Una Fraternità Missionaria per testimoniare l’amore di Dio: intervista con il promotore, mons. Aldo Martini, presidente dell'Opam
  • Il conflitto israelo-palestinese al centro del film "Vietato sognare", vincitore a Pesaro del Premio Amnesty International
  • Chiesa e Società

  • Riunione ONU sulla crisi alimentare in Africa
  • Italia: firmato il documento per il matrimonio tra cattolici e battisti
  • In Romania si acuisce l’emergenza degli “orfani da migrazione”
  • Costa Rica: appello alla vita dei vescovi nella "Giornata del bambino non ancora nato"
  • Incontro Ccee per riflettere sul rapporto tra sacerdote e Parola
  • La vitalità della Chiesa sudcoreana: ordinato il prete numero 5 mila. I cattolici sono 5 milioni
  • Lettera dei vescovi mozambicani per l’apertura dell’Anno Sacerdotale
  • Il cardinale kenyano Njue: "Per i sacerdoti questo è l'anno per riscoprire la propria vocazione"
  • Lettera del vescovo di Hong Kong per l’Anno vocazionale e la chiusura di quello Paolino
  • Nello Stato americano del Minnesota un Santuario nazionale dedicato a San Paolo
  • I vescovi canadesi sui fondi alle Ong messicane: no risorse pro-aborto
  • Cuba: il cardinale Ortega parla al clero e ai laici su come evangelizzare l'Isola
  • Nota dei vescovi dei Paesi Baschi: "In spirito di riconciliazione"
  • Si apre in Spagna il 46.mo Capitolo generale degli Scolopi
  • Repubblica Ceca: convegno e pellegrinaggio per i Santi Cirillo e Metodio
  • Il cardinale Bagnasco indica ai fedeli le “sorgenti della Vita Spirituale”
  • 24 Ore nel Mondo

  • Il regime in Iran crea una Commissione speciale per i processi, mentre Mussavi continua a chiedere nuove elezioni
  • Il Papa e la Santa Sede



    Il Papa agli arcivescovi metropoliti: siate pastori esemplari e rafforzate la comunione con il Successore di Pietro

    ◊   Un’occasione per prolungare la gioia della comunione vissuta nella Festa dei Santi Apostoli Pietro e Paolo: Benedetto XVI ha definito così l’udienza di stamani ai nuovi arcivescovi metropoliti ricevuti in Aula Paolo VI, assieme ai famigliari e ai pellegrini delle proprie diocesi. Il Papa si è soffermato sul significato del Sacro Pallio, la stola imposta ai metropoliti, ieri nella Basilica Vaticana. Un simbolo di unità, ha detto il Papa, che lega i pastori delle Chiese particolari al Successore di Pietro. Il servizio di Alessandro Gisotti:

    Provenienti da ogni continente, ha osservato Benedetto XVI, gli arcivescovi metropoliti mostrano “in modo significativo il volto della Chiesa cattolica diffusa su tutta la terra”. Nel suo discorso in più lingue, rivolgendosi agli arcivescovi italiani, Benedetto XVI ha esortato i pastori a far fruttificare l’Anno Sacerdotale appena iniziato:

     
    “Siamo all’inizio dell’Anno Sacerdotale: sia pertanto vostra cura essere pastori esemplari, zelanti e ricchi di amore per il Signore e per le vostre comunità. Potrete così guidare e sostenere saldamente i sacerdoti, vostri primi collaboratori nel ministero pastorale, e cooperare in modo efficace alla diffusione del Regno di Dio nell’amata terra d’Italia”.
     
    E’ stata poi la volta dei saluti ai metropoliti e ai pellegrini di lingua francese. Il Papa ha ribadito che il Pallio è un segno di comunione non solo per i vescovi:

     
    “Que ce signe soit aussi pour les prêtres et les fidèles... ”
    “Che questo segno - ha affermato - sia anche per i sacerdoti e i fedeli delle vostre diocesi un appello a consolidare sempre più un’autentica comunione con i propri pastori e tra tutti i membri della Chiesa”. E parlando ai pellegrini anglofoni ha aggiunto: il Pallio ricorda ai vescovi la loro responsabilità di essere pastori secondo il cuore di Gesù. Le croci di seta nera del Pallio, ha proseguito in lingua spagnola, rammentano ai pastori che devono configurarsi ogni giorno di più a Gesù Cristo:

     
    “Siguiendo su huellas de Buen Pastor, sed siempre signos…”
    “Seguendo le orme del Buon Pastore”, è stato il suo monito, i metropoliti siano sempre segno di unità in mezzo ai fedeli, consolidando i legami di comunione con il Successore di Pietro. Un pensiero speciale il Papa lo ha riservato a mons. Mieczyslaw Mokrzycki, arcivescovo di Lviv dei Latini, ringraziandolo per il servizio reso alla Chiesa, come suo collaboratore, e, prima, di Giovanni Paolo II. L’odierna memoria dei Protomartiri di Roma, ha concluso, sia stimolo per ognuno dei nuovi arcivescovi metropoliti “a un amore sempre più intenso verso Gesù Cristo e la sua Chiesa”.

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    Rinunce e nomine

    ◊   Nel Lesotho, il Papa ha accettato la rinuncia al governo pastorale dell’arcidiocesi di Maseru, presentata da mons. Bernard Mohlalisi, degli Oblati di Maria Immacolata, per sopraggiunti limiti d’età. Il Papa ha nominato arcivescovo metropolita di Maseru padre Gerard Tlali Lerotholi, degli Oblati di Maria Immacolata, professore all’Università nazionale del Lesotho e al Seminario St. Augustine’s.

    L’arcidiocesi di Maseru si estende su una superficie di 7.739 kmq., con una popolazione totale di 813.362 abitanti, di cui 364.858 cattolici, suddivisi in 38 parrocchie, servite da 28 sacerdoti diocesani e 59 religiosi. I membri degli Istituti religiosi maschili presenti nell’arcidiocesi sono complessivamente 119, mentre quelli femminili 267. I seminaristi maggiori sono 13.

    Sempre nel Lesotho, Benedetto XVI ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Leribe, presentata da mons. Paul Khoarai, per sopraggiunti limiti d’età. Il Santo Padre ha nominato a succedergli padre Augustinus Tumaole Bane, degli Oblati di Maria Immacolata, superiore del Mater Jesu Scholasticate, a Maseru.
     
    La diocesi di Leribe è suffraganea dell’arcidiocesi di Maseru e si estende su una superficie di 5.129 kmq., con una popolazione totale di 424.400 abitanti, di cui 230.639 sono cattolici, suddivisi in 17 parrocchie, servite da 23 sacerdoti diocesani, 10 sacerdoti religiosi, 6 sacerdoti Fidei Donum e 226 religiose.

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    Il dolore e la preghiera del Papa per il tragico incidente alla stazione di Viareggio. La testimonianza di mons. Italo Castellani

    ◊   Il Pontefice “esprime profonda partecipazione al dolore che colpisce l’intera città”. Sono le parole del telegramma di cordoglio, a firma del cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, con le quali Benedetto XVI si è rivolto oggi agli abitanti di Viareggio, la città toscana colpita poco prima della mezzanotte scorsa da un gravissimo incidente, costato la vita a 12 persone e il ferimento di altre 36, tra cui due bambini. Un treno merci che trasportava 14 cisterne piene di gas Gpl è deragliato nei pressi della stazione cittadina, per il cedimento di uno dei carrelli del convoglio. La violentissima esplosione seguita all’incidente ha investito i caseggiati circostanti, provocando il crollo di due palazzine e la morte di numerosi inquilini, molti dei quali vittime di ustioni. Subito è scattato il piano di soccorso per i sopravvissuti, costretti a sfollare a centinaia. Il Papa ha invocato il “conforto” della benedizione divina per i parenti delle vittime e preghiere di suffragio per i defunti. Tra i primi a intervenire in soccorso anche i Padri Francescani di una vicina parrocchia, come racconta al microfono di Luca Collodi, l’arcivescovo di Lucca, mons. Italo Castellani, subito accorso sul posto:
     
    R. - Sono stato sul luogo della dramma, ci sono ancora dei resti fumiganti. Ho partecipato all’incontro con tutte le autorità, la situazione ha ovviamente il taglio della tragedia. Questa notte, appena successo il fatto, i sacerdoti di Viareggio si sono subito recati sul luogo. In particolare, la parrocchia di Sant’Antonio dei Francescani si trova ad appena a 200 metri dal luogo dell’esplosione: si sono prodigati in mezzo alla gente, per acoltarla e accoglierla. Ma in generale, la solidarietà è stata generosissima: i viareggini si sono mostrati subito accoglienti verso le famiglie colpite. Uno dei sacerdoti della parrocchia, un padre francescano, è anche cappellano dell’Ospedale Versilia. Mentre gli altri si prodigavano qui, nella zona del fatto, lui si è potuto spostare subito in ospedale e mi ha riferito purtroppo di aver visto alcune situazioni davvero drammatiche e nello stesso tempo è stato vicino ai familiari. Da questo momento in poi, come diocesi, come Caritas diocesana e Caritas locale, ci stiamo organizzando per vedere se ci sono delle necessità di accoglienza e con le nostre strutture cercheremo di fare il possibile.

     
    D. - A questo punto, molti si chiedono perché succedono queste tragedie: errore umano, imponderabilità, che risposte possiamo dare?

     
    R. - L’uomo è fragile, però resta l’uomo immagine di Dio. Questa è la verità più profonda scritta nel cuore dell’uomo, ed anche di fronte alle fragilità che fanno parte dell’errore umano - come non sembra in questo caso, per la verità, per quello che ho potuto capire - quando il non senso della tragedia, di fatto, ci raggiunge, ritorna fuori la promessa di Dio: “Chi crede in me non muore”. Quindi, l’orizzonte della Risurrezione è un orizzonte che ci aiuta a leggere la vita quotidiana, quindi anche la tragedia va letta alla luce della Resurrezione, della vita che non muore.

     
    D. - Viareggio sta mostrando tutta la solidarietà possibile in un momento molto triste della storia di questa bella città della Versilia…

     
    R. - Direi che è la qualità, la "cifra" del popolo viareggino, che a volte è un po’ scanzonato per il ben noto carnevale. Ma basta entrare poi dentro la cultura del viareggino e non c’è bisogno di scavare molto per cogliere proprio questa sua cifra di spontanea accoglienza, si solidarietà, che è scattata subito questa notte.

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    Cordoglio di Benedetto XVI per le vittime del disastro aereo a largo delle Isole Comore

    ◊   Profondo cordoglio del Papa per le vittime del disastro aereo avvenuto nella notte a largo delle Isole Comore, nell’Oceano Indiano. In un telegramma - a firma del cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone - indirizzato al nunzio apostolico in Kuwait, mons. Mounged El-Hachem, il Pontefice assicura la sua vicinanza e le sue preghiere per le persone colpite dalla tragedia.

    Le cattive condizioni del tempo potrebbero essere all’origine dell’incidente dell’Airbus A310 della compagnia aerea Yemenia precipitato nell'Oceano Indiano con a bordo 153 persone poco prima dell'atterraggio a Moroni, capitale delle isole Comore. Ci sarebbe un solo sopravvissuto: un bambino di 5 anni. Il velivolo era partito dalla capitale yemenita, Sanaa, ed era atteso all’aeroporto di Moroni alle ore 1.30 locali. Diversi i corpi dei passeggeri avvistati nell’Oceano Indiano. A bordo si trovavano abitanti delle Isole Comore e passeggeri francesi provenienti da Parigi e Marsiglia.

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    La chiusura della Porta Paolina nella Basilica ostiense, al termine delle celebrazioni presiedute dal cardinale Cordero Lanza di Montezemolo

    ◊   Un un’unica grande celebrazione in onore e nel nome di San Paolo: potrebbe definirsi così la serie di cerimonie liturgiche ed ecumeniche che ieri si sono svolte in molte città del mondo a conclusione dell’Anno Paolino. L’evento principale si è svolto nella Basilica di San Paolo Fuori le Mura, dove l’arciprete, il cardinale Andrea Cordero Lanza di Montezemolo, ha presieduto i Secondi Vespri e la Messa solenne, seguiti dalla chiusura della “Porta Paolina”. Molto intense anche le altre celebrazioni presiedute dai cardinali inviati da Benedetto XVI sui luoghi dell’Apostolo delle Genti, dalla Turchia alla Grecia, dalla Siria al Libano a Malta. La cronaca della liturgia nella Basilica ostiense è di Graziano Motta:

    Presiedendo ieri sera i Secondi Vespri e la Messa vespertina della solennità dei Santi Pietro e Paolo, il cardinale Andrea Cordero Lanza di Montezemolo, arciprete della Basilica di San Paolo fuori le Mura, vi ha portato a compimento, su incarico di Benedetto XVI, la giornata conclusiva dell’Anno Paolino, da lui avviata 24 ore prima con la celebrazione dei Primi Vespri. Momento culminante è stata la chiusura della Porta Paolina. Il Santo Padre l’aveva aperta il 28 giugno dell’anno scorso - avendo accanto il Patriarca ortodosso ecumenico, Bartolomeo I - e l’ha riattraversata ancora ieri l’altro (e ne ha ammirato le formelle in bronzo collocate pochi giorni prima). Da essa, sono passati centinaia di migliaia di pellegrini di tutto il mondo. Una chiusura tuttavia simbolica perché non essendo Porta Santa - e l’Anno Paolino non è stato un Anno Santo, ma "tematico" - questa mattina è stata di nuovo aperta e lo resterà per accogliere quanti in memoria della storica celebrazione del secondo millennio della nascita dell’Apostolo verranno a venerarne il Sepolcro.

     
    “Termina l’Anno Paolino”, ha detto nell’omelia il cardinale Andrea Cordero Lanza di Montezemolo, “non terminano certo i benefici che ha generato, la ricchezza di fede, amore e speranza che ha suscitato o ravvivato in noi. E continuerà l’approfondimento delle ragioni fondamentali dell’Anno Paolino, indicate dal Santo Padre ed alimentate dal magistero delle sue catechesi: conoscere ancor di più e meglio San Paolo, tenere vivo l’impegno ecumenico, per la più sollecita ricomposizione dell’unità dei cristiani”. Come segno di questo fervore, ha aggiunto il cardinale, continuerà ad ardere nel Quadriportico della Basilica la Fiamma Paolina accesa dal Papa e contornata dalle fiammelle devozionali alimentate dai fedeli. E’ poi prevedibile una ulteriore crescita dei pellegrinaggi alla tomba di San Paolo, verso la quale si è accentrato l’interesse della cristianità, evidenziato dai mass media, in seguito all’annuncio di ieri l’altro del Santo Padre dei risultati dell’indagine scientifica compiuta all’interno del sarcofago: indagini che hanno confermato “l’unanime incontrastata tradizione” di custodire i resti mortali dell’Apostolo.

     
    A questa indagine ha accennato il cardinale Andrea Cordero Lanza di Montezemolo nell’omelia per passare ad illustrare la storia della Basilica e del suo altare eretto sopra il Sarcofago, (nel 2006 era stato riportato a visibilità) e infine per soffermarsi sulle testimonianze della rivelazione di Gesù a Paolo, date da Anania a Damasco e da San Pietro nella sua seconda Lettera. Ha concluso poi con l’invocazione all’Apostolo e a Maria Madre di Dio, perché i benefici dell’Anno Paolino continuino in noi e nell’ecumene cristiano. Migliaia di fedeli hanno salutato con applausi il passaggio del cardinale per la navata centrale della Basilica mentre, accompagnato in processione dai monaci dell’Abbazia benedettina, si recava a chiudere la Porta Paolina e a nome del Papa li benediceva.

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    Domani in Kazakhstan il terzo Congresso interreligioso alla presenza del cardinale Tauran

    ◊   Uno scambio di opinioni sui problemi del mondo contemporaneo, per proporre le proprie idee di riconciliazione interreligiosa in specifici Paesi e per fornire valutazioni e consigli: questo l’obiettivo del III Congresso dei Leader delle religioni mondiali e tradizionali che si apre domani ad Astana, in Kazakistan. All’incontro - che si concluderà il 2 luglio - prenderanno parte delegazioni di diverse religioni mondiali, ospiti d'onore e rappresentanti di organismi internazionali (Onu, Osce e Unesco). “Il ruolo dei leader religiosi nella costruzione di un mondo tollerante nell'epoca della globalizzazione” è il tema della prima giornata, i cui lavori si svolgeranno in plenaria. Ricchezza morale e culturale ed etica mondiale; dialogo e cooperazione; solidarietà, soprattutto in tempi di crisi sono i tre temi che verranno affrontati il 2 luglio, in tre distinte sezioni. Per quanto riguarda il mondo cristiano, saranno presenti le Chiese cattolica, anglicana, russo-ortodossa, ortodossa di Costantinopoli, ortodossa rumena, entrambe le Chiese apostoliche armene e la Federazione Mondiale Luterana. La delegazione vaticana - riferisce l'agenzia Sir - sarà guidata dal cardinale Jean-Louis Tauran, presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso. La Chiesa anglicana verrà rappresentata dal vescovo Nicholas Baines. La delegazione della Chiesa di Costantinopoli farà capo al metropolita di Francia.

    Al Congresso saranno presenti inoltre Ishmael Noko, segretario generale Federazione Mondiale Luterana, e il segretario generale dell'Unione Luterana Mondiale. Per l'Islam interverranno delegazioni da Egitto, India, Indonesia, Iran, Turchia, Libia, Emirati Arabi Uniti, Kuwait, Cina, Russia, Kirghizistan, Stati Uniti, Arabia Saudita e Pakistan. Prevista la presenza dello sceicco Mohammed Sayed al Tantawi (imam supremo dell'università di Al-Azhar) e di Mohamed Ahmed Sherif (segretario generale della World Islamic Call Society). L'Ebraismo vedrà in prima linea Yona Metzger, rabbino ashkenazita d'Israele, e Shlomo Amar, suo omologo sefardita. Prevista la partecipazione di delegazioni buddiste da Cina, Mongolia, Giappone, Thailandia e Corea del Sud; e di rappresentanti di Scintoismo, Induismo, Taoismo, Zoroastrismo. Verrà redatto un documento finale che dovrebbe essere adottato da tutti i partecipanti. I lavori di presentazione dell'edizione 2009 sotto l'egida delle Nazioni Unite sono iniziati dopo il discorso del presidente Nazarbayev all'Assemblea Generale Onu l'anno scorso. Il Kazakistan, si legge in una nota, “ha elaborato in questi anni un'esclusiva piattaforma spirituale per il dialogo interreligioso. La necessità e l'importanza della riconciliazione tra le diverse fedi sono riconosciute da molte figure religiose, che stanno adottando specifiche linee d'azione per raggiungere tale obiettivo”. (A cura di Roberto Piermarini)

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    Prorogato il periodo per l'utilizzo della chiesa di Tarso in Turchia come luogo di culto. Intervista con mons. Luigi Padovese

    ◊   In Turchia, la chiesa di San Paolo a Tarso, trasformata in museo dallo Stato, continuerà ad essere utilizzata come luogo di culto. Per la città dell’Apostolo delle Genti si tratta di un passo importante in attesa di una decisione definitiva da parte delle autorità turche, come sottolinea al microfono di Amedeo Lomonaco il vicario apostolico dell’Anatolia e presidente della Conferenza episcopale turca, mons. Luigi Padovese:

    R. - E’ stato prolungato il periodo in cui potremo utilizzare la chiesa come luogo di culto fin quando le autorità locali daranno un giudizio definitivo. Comunque, il parere definitivo da parte delle autorità centrali di Ankara è stato dato. Si attende soltanto questo consenso popolare perché il passo sia definitivo. Rimane però il fatto - ritengo molto positivo - che la Chiesa continui ad essere utilizzata come luogo di culto anche dopo la chiusura dell’Anno Paolino.

     
    D. - Tra i frutti positivi quali benefici può portare, non solo alla comunità cristiana, la presenza di una chiesa permanente a Tarso?

     
    R. - Il fatto è molto evidente: abbiamo avuto 416 gruppi, in questi mesi, con rappresentanti di almeno 30 Paesi. E’ un fatto che in Turchia - specialmente a Tarso - si è verificato per la prima volta. Questo flusso continuo di pellegrini - non di turisti ma appunto di pellegrini - senz’altro ha fatto crescere anche nella coscienza, sia a livello statale che a livello locale e regionale, l’urgenza che ai cattolici sia dato un luogo di culto nella città dove Paolo è nato.

     
    D. - Nella situazione attuale, quali passi si possono compiere per ottenere in futuro la concessione della chiesa di San Paolo a Tarso?

     
    R. - Penso che la cosa importante sia quella di tenere gli occhi puntati su questa situazione. Non si deve dimenticare che abbiamo ancora un problema aperto da risolvere: il riconoscimento di un diritto legittimo, quello della libertà religiosa.

     
    D. - Tarso, luogo di pellegrinaggio, è anche un ponte ideale per il dialogo tra cristiani e musulmani…

     
    R. - Lo è ed il flusso di pellegrini dovrebbe tenere viva la consapevolezza non soltanto dell’importanza dell’Apostolo. Dovrebbe aiutare in questo modo anche le nostre comunità cristiane di Turchia.

     
    D. - Cosa significa essere cristiani e testimoniare oggi il Vangelo in Turchia?

     
    R. - Innanzitutto, significa prendere coscienza della propria identità in un Paese che per la stragrande maggioranza è di fede islamica. In Stati dove è prevalente un’altra religione, il senso dell’identità deve essere più forte. Credo che questo sia il senso, se non in tutti ma almeno in molti, che proprio l’Anno Paolino ha potuto risvegliare.

     
    D. - Quale eredità lascia l’Anno Paolino alla Turchia?

     
    R. - Credo lasci uno spiraglio verso una maggiore tolleranza, una maggiore pluralità, anche religiosa, riportando il Paese a questa dimensione originaria dove popoli di culture e religioni diverse hanno convissuto per tanti secoli, più o meno pacificamente. Credo che la strada, ormai, sia questa e che proprio Tarso possa diventare un indicatore di una convivenza pacifica e rispettosa tra le diverse espressioni religiose.

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    Presentati i restauri della Cappella Paolina del Palazzo Apostolico, dopo cinque anni di lavori

    ◊   La Cappella parva - cioè piccola - del Palazzo apostolico, riservata all’esposizione del Santissimo Sacramento, luogo di culto del Papa e della Famiglia pontificia. E’ questa la funzione della Cappella Paolina, restaurata al termine di cinque anni di lavori, che ha visto venti restauratori all’opera per un costo complessivo di oltre tre milioni di euro, e i cui restauri sono stati presentati questa mattina in conferenza stampa presso la Sala Regia del Palazzo apostolico in Vaticano. L’inaugurazione della Cappella avverrà il prossimo 4 luglio con la celebrazione dei Vespri presieduti da Benedetto XVI. Il servizio di Isabella Piro:

    Voluta da Papa Paolo III, la Cappella rappresenta il testamento pittorico di Michelangelo che vi lavorò a fasi alterne negli ultimi otto anni della sua vita. Due gli affreschi che ci ha lasciato: la Conversione di San Paolo e la Crocifissione di Pietro, i due Apostoli maggiori, il cui sguardo, in particolare quello di Pietro, rivolto verso il visitatore, ricordano al Pontefice stesso l’importanza della sequela apostolica e della fedeltà nell’ortodossia. Ma la Paolina contiene anche tutta una serie di affreschi ispirati agli Atti degli Apostoli, realizzati a vent’anni dalla morte di Michelangelo da Lorenzo Sabatini e Federico Zuccari. “Il restauro - ha detto il prof. Antonio Paolucci, direttore dei Musei vaticani - è stato un’opera di restituzione che ha dato alla Cappella Paolina un equilibrio armonioso”. Non è un caso, infatti, che gli affreschi di Michelangelo siano stati restaurati per ultimi, perché la loro gamma cromatica, così drammatica e simbolicamente rappresentativa degli ultimi anni di vita dell’artista, non stonasse con il resto del ciclo pittorico.

     
    Oggi, la Cappella sfoggia anche un nuovo impianto di illuminazione formato da seimila "led" che avvolge le pitture in una luce bianca e calda simile a quella naturale. Infine, una curiosità: il 25 febbraio scorso, Benedetto XVI ha visitato in forma privata il cantiere dei lavori e, proprio seguendo le sue indicazioni, la zona presbiteriale è stata riportata al suo aspetto storicamente conosciuto, quello che aveva prima degli intereventi degli Anni ’70 voluti da Paolo VI. L’altare è stato, quindi, orientato verso il Crocifisso, non verso l’assemblea, ma non completamente addossato alla parete per permettere un accesso agevole al tabernacolo. Sabato prossimo, 4 luglio, il Papa tornerà nella Cappella Paolina per inaugurarla ufficialmente presiedendo la celebrazione dei Vespri, un atto che suggella ancora una volta la chiusura dell’Anno Paolino.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   La fede e gli apostoli: in prima pagina, un editoriale del direttore sulle omelie del Papa per la festa dei santi patroni di Roma Pietro e Paolo.

    Una riflessione di Lucetta Scaraffia sui significati profondi legati al volto di Paolo di Tarso, riemerso quasi miracolosamente dalle mani di una restauratrice nelle catacombe romane di Santa Tecla.

    Nell'informazione internazionale, intervento della Santa Sede alla Conferenza sulla crisi finanziaria ed economica mondiale.

    Francesco Citterich sul passaggio della presidenza Ue dalla Repubblica Ceca alla Svezia, e Gabriele Nicolò sul ritiro dei soldati statunitensi, dopo più di sei anni, dalle città irachene.

    Un capolavoro annerito da migliaia di candele: in cultura, Arnold Nesselrath ripercorre l'opera di restauro della Cappella Paolina e Maurizio De Luca scrive di quando Michelangelo corregge Michelangelo.

    Un estratto dal volume "Educare cristianamente. Lettere spirituali a educatori insegnanti e formatori" di Carlo Nanni, nuovo rettore dell'Università Pontificia Salesiana.

    Un'esegesi scientifica immersa nella Tradizione: anticipazione dell'intervento del cardinale Giovanni Lajolo alla presentazione del volume che raccoglie le catechesi di Benedetto XVI dedicate a "L'apostolo Paolo".

    Le ragioni laiche per opporsi all'eutanasia: Laura Palazzani recensice il libro di Paola Binetti "La vita è uguale per tutti. La legge italiana e la dignità della persona", che viene presentato domani all'Istituto Sturzo di Roma.

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    Oggi in Primo Piano



    Il ritiro delle truppe Usa dall'Iraq. Mons Warduni: garantire i diritti di tutti

    ◊   L’Iraq vive con speranza e preoccupazione il ritiro delle truppe statunitensi a sei anni dal conflitto che ha portato alla caduta di Saddam Hussein e ad una sanguinosa guerra civile. L'auspicio è che la popolazione sappia costruire un futuro all'insegna della riconciliazione nazionale. Si teme invece che interessi non orientati verso il bene comune possano rendere ancora più intricato il cammino verso la pace. E' quanto sottolinea, al microfono di Emer McCarthy, della nostra redazione inglese, il vescovo ausiliare di Baghdad, mons. Sleimon Warduni:

    R. - Ciò che aspettiamo è la pace, è la sicurezza, perché abbiamo veramente sofferto tanto: tanti i morti, tantissimi i feriti, tanti orfani e tante vedove e specialmente tanta immigrazione, che diminuisce non solo il numero, ma anche la forza dei cristiani. Un tempo erano milioni e purtroppo adesso sono migliaia. Questo ci fa male. Però, le nostre speranze sono nel futuro e cominciano da oggi, perché è una bella cosa che gli iracheni custodiscano l’Iraq. Certamente, le truppe degli alleati hanno fatto il possibile, ma adesso spetta agli iracheni. Questo è il punto, l’interrogativo: tutti gli iracheni coopereranno per il bene dell’Iraq o per i propri interessi? Questa è la questione: sono tutti d’accordo e sono pronti a sacrificare tutto per il bene comune? E’ questo che vogliamo, è questo che noi incoraggiamo, perchè gli iracheni possano veramente vivere nella sicurezza.

     
    D. - Mons. Warduni, per le strade di Baghdad, oggi, qual è l’atmosfera che si respira, come stanno vivendo questo giorno i suoi connnazionali?

     
    R. - E’ una festa grande nazionale, perchè comincia la libertà vera degli iracheni, perché possono guidarci e risolvere da soli i loro problemi. Quindi, noi aspettiamo la riconciliazione nazionale. Si sente un’aria di gioia in tutti quanti, anche se c’è qualcuno che non è d’accordo, perché teme che le violenze aumentino e così via. Noi, però, aspettiamo questa libertà vera, democratica, perché sia concessa a tutti, come pure i diritti a noi cristiani, perché a volte sentiamo che sono calpestati. (Montaggio a cura di Maria Brigini)

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    Il cardinale Dziwisz benedirà nel piazzale del Policlinico Gemelli una statua in ricordo di Giovanni Paolo II

    ◊   Una statua per ricordare il luogo che Giovanni Paolo II definì scherzosamente anni fa “Vaticano numero tre”, il Policlinico Gemelli. La scultura, realizzata dal maestro Stefano Pierotti e intitolata “Non abbiate paura”, sarà benedetta e inaugurata questa sera alle 19 nel piazzale di ingresso del Policlinico, dove Papa Wojtyla venne ricoverato 9 volte, dal 13 maggio 1981 - giorno dell’attentato - fino all’ultimo ricovero del marzo 2005. Numerose saranno le personalità presenti, fra le quali il rettore dell’Università Cattolica, il prof. Lorenzo Ornaghi, e il cardinale arcivescovo di Cracovia, Stanislaw Dziwisz, che inaugurerà la statua. Eliana Astorri ne ha parlato con l’ideatore dell’iniziativa, il dott. Antonio Cicchetti:
     
    R. - Questa idea l’abbiamo avuta già dall’aprile del 2005: provare ad immaginare un qualcosa che potesse ricordare in maniera perenne la presenza del Santo Padre al Policlinico Gemelli. Poi, l’occasione concreta arrivò nel 2006, quando il Maestro Pierotti propose una sua idea, della quale aveva già fatto un bozzetto: una statua importante di Giovanni Paolo II sofferente. Intorno, a quello cominciammo a discutere e da là poi man mano le cose si sono concretizzate.

     
    D. - Chi interverrà all’inaugurazione?

     
    R. - La benedizione della statua la farà l’arcivescovo di Cracovia, il cardinale Stanislaw Dziwisz, che ben volentieri ha accettato di intervenire a questa iniziativa.

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    Una Fraternità Missionaria per testimoniare l’amore di Dio: intervista con il promotore, mons. Aldo Martini, presidente dell'Opam

    ◊   “Abbiamo bisogno di sacerdoti secondo il cuore di Dio”: l’esortazione di Benedetto XVI per l’Anno Sacerdotale sintetizza efficacemente lo spirito che anima la “Fraternità Missionaria Opam”, nata nel 2006 nell’ambito dell’Opera di promozione dell’alfabetizzazione nel mondo (www.framisopam.it). La Fraternità è composta da vescovi, sacerdoti, religiosi e laici che si impegnano a portare l’Amore di Dio in ogni angolo della terra. Intervistato da Alessandro Gisotti, il presidente dell’Opam, mons. Aldo Martini, si sofferma sullo spirito di questa iniziativa:

    R. - Ci siamo resi conto che è importante fare progetti di sviluppo, ma che la povertà ultima che accomuna un po’ tutti - ricchi e poveri, Nord e Sud del mondo - va oltre l’alfabetizzazione: è la fame di senso, di felicità, in ultimo di amore. Il contatto con centinaia di vescovi, di sacerdoti, di religiosi che passano all’Opam a presentarci i loro problemi sull’alfabetizzazione ci ha fatto scoprire quanto spesso sia difficile capire le situazioni, a volte disperate, in cui lavorano, ma insieme anche il rischio che loro stessi corrono di restare schiacciati sempre più dai problemi sociali e dai bisogni materiali della loro gente. Quindi, restano a volte intrappolati in un attivismo frenetico, con il rischio di perdere il senso ultimo della loro missione sacerdotale e quindi di trasformarsi a volte più in operatori sociali che in annunciatori del Vangelo. Allora, si è fatta sempre più chiara l’esigenza di coltivare un rapporto di vera simpatia, anche empatia, con chi viene a chiederci un finanziamento, perché dietro ad una richiesta c’è una persona, c’è una comunità, c’è una Chiesa, che ha povertà e ricchezze, il cui scambio però non può che arricchirci tutti.

     
    D. - Quali finalità si propone la fraternità missionaria?

     
    R. - La finalità ultima è lavorare per la santificazione dei sacerdoti. Le modalità di azione potrei sintetizzarle in tre punti. Una, è la fraternità sacerdotale, che viene ribadita in tanti documenti della Chiesa, specialmente dopo il Concilio Vaticano II: uno stile di vita, cioè, che favorisca dove è possibile anche forme di vita comunitarie tra sacerdoti, spesso vittime della solitudine. Secondo, quelli che noi chiamiamo gli amici del Buon Pastore, cioè gente che sente una chiamata personale alla santità: quindi pregare, lavorare per la santificazione dei sacerdoti. La terza cosa, sono i cenacoli di preghiera, cioè persone di Chiese diverse, di varie parti del mondo, che entrano in relazione tra loro per pregare reciprocamente gli uni per gli altri. Quindi, Chiese sorelle che si sostengono con la preghiera, persone che possono appartenere a qualsiasi gruppo già esistente, che insieme offrono una volta alla settimana, ad esempio, il Rosario, per una realtà particolare, una diocesi, un vescovo oppure una parrocchia di un’altra parte del mondo, reciprocamente.

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    Il conflitto israelo-palestinese al centro del film "Vietato sognare", vincitore a Pesaro del Premio Amnesty International

    ◊   “Vietato sognare” di Barbara Cupisti vince alla Mostra internazionale del Nuovo Cinema di Pesaro, conclusa ieri sera, il Premio Amnesty International 2009, emozionando gli spettatori. Nella forza delle immagini e nella testimonianza di due giovani ex-combattenti, nemici su fronti opposti, il film riconosce l’importanza di dare voce agli israeliani e ai palestinesi che parlano di pace, di confronto, di rispetto e di dignità umana in una terra che oggi sta drammaticamente perdendo ogni speranza. Il servizio di Luca Pellegrini.

    Alcuni anni fa, è nata in Barbara Cupisti l’esigenza di raccontare il dolore di due popoli in guerra, esattamente quando incominciò ad accorgersi di come l’Occidente, assuefatto e distratto, si calava in uno sterile commento dei fatti e in un tragico computo dei morti frutto di una guerra senza fine. Entrò per questo motivo nelle case in Medio Oriente ove il dolore era di casa, filmando i ritratti viventi di madri che urlano ancora oggi silenziose la loro angoscia e raccontano di figli scomparsi. A due anni di distanza, la regista italiana lancia nuovamente un grido con “Vietato sognare”, che diventa un forte e toccante appello alla speranza: una sorta di seguito della sua opera precedente, che si concentra questa volta sulla vita e sulle emozioni dei bambini israeliani e palestinesi e sul coraggio di due giovani soldati dei fronti opposti che, deposte le armi, sono diventati i paladini del dialogo e i più strenui assertori di un ideale di pace. Il film - prodotto da Rai Cinema ed inspiegabilmente e scandalosamente sparito nel nulla come il precedente, senza che alcuno abbia ancora avuto la possibilità di vederlo e apprezzarlo - è stato chiamato a partecipare ad alcuni festival, applaudito dal pubblico e dai critici. A Barbara Cupisti abbiamo chiesto com’è nata l’idea di questo suo ultimo film:

     
    R. - Mi rendevo conto che il discorso sarebbe stato completo soltanto nel momento in cui avessi potuto dare la parola anche a due figli ipotetici, ideali, di queste madri dell’altro film, che avevano perso i figli per i motivi legati al conflitto. Ho trovato quindi Elik Elhanan, che è un ex soldato israeliano che adesso lavora per la pace e la non violenza con un’associazione di ex soldati israeliani ed ex soldati palestinesi impegnati per il dialogo, per la risoluzione non violenta. E ho trovato un altro, Ali Abu Awwad, che è un ex combattente palestinese, che è stato anche in prigione per aver partecipato alla prima Intifada. Anche lui è passato ad un percorso non violento: ha creato una fondazione che si occupa di educazione di bambini alla non violenza nei Territori palestinesi.

     
    D. - Lei sogna, con entusiasmo, un mondo senza conflitti e senza guerre; il suo prossimo impegno è ancora una volta sostenuto da una forte e coraggiosa visione etica…

     
    R. - Questo progetto esisteva già: è la Marcia mondiale della pace e della non violenza, che inizierà il 2 ottobre dalla Nuova Zelanda - il 2 ottobre è la data di nascita di Ghandi - e terminerà il 2 gennaio in Argentina, nella Terra del Fuoco. Questa Marcia mondiale della pace e della non violenza attraverserà 120 Paesi e 300 città e sono non soltanto Paesi che supportano questo tipo di attività, ma sono anche Paesi nei quali ci sono dei conflitti in atto: conflitti che non sono soltanto conflitti armati, ma sono anche conflitti religiosi, conflitti sociali, conflitti civili, conflitti economici… Quindi, tutto quello che crea tutte queste guerre, che possono essere palesi e nascoste, ma che stanno continuando a far soffrire e a far sanguinare il nostro pianeta e a non dare la possibilità a tante persone di poter portare avanti una vita normale. Io nel film non racconto la marcia, ma la marcia servirà da filo conduttore per andare a raccontare delle storie private: focalizzare su come questi conflitti incidano sul privato e sull’essere umano. (Montaggio a cura di Maria Brigini)

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    Chiesa e Società



    Riunione ONU sulla crisi alimentare in Africa

    ◊   Le cause che amplificano la crisi alimentare in Africa sono il tema di una riunione organizzata oggi a Ginevra dalla Conferenza delle Nazioni Unite per il commercio e lo sviluppo (Unctad), un organo sussidiario dell’Assemblea Generale dell’Onu incaricato di affrontare il ruolo del commercio nello sviluppo economico. “Più di 300 milioni di africani, pari a circa un terzo degli abitanti del continente, vivono in condizioni di fame cronica”, si legge in una nota preparatoria dell’Unctad ripresa dall'agenzia Misna, secondo la quale i prezzi dei prodotti alimentari negli ultimi mesi non sarebbero diminuiti molto rispetto ai massimi raggiunti tra la primavera e l’estate dello scorso anno. Intitolata “Sicurezza alimentare in Africa: lezioni da una recente crisi internazionale”, la riunione è stata convocata per porre l’attenzione sulla vulnerabilità del settore agricolo in un momento segnato dalla crisi economica globale. “Decenni di disattenzioni e negligenze nel settore dell’agricoltura in Africa – ha detto Supachai Panitchpakdi, segretario generale dell’Unctad – hanno trasformato molti paesi da esportatori di prodotti agricoli in importatori di prodotti alimentari, rendendoli vulnerabili alle oscillazioni dei prezzi con conseguenze gravissime per i cittadini più poveri”. Tra le priorità segnalate dall’Unctad: sicurezza alimentare, aumento della produttività, miglioramento delle condizioni di vita nelle zone rurali e l’impegno a risolvere gli squilibri dei mercati internazionali. (R.P.)

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    Italia: firmato il documento per il matrimonio tra cattolici e battisti

    ◊   In Italia i matrimoni interconfessionali tra Cattolici e Battisti potranno avvalersi ora di un prezioso strumento per la coppia. Si tratta del “Documento comune per un indirizzo pastorale dei matrimoni tra Cattolici e Battisti in Italia”, su cui hanno apposto la firma oggi il presidente della Cei, cardinale Angelo Bagnasco, e la pastora Anna Maffei, presidente dell’Unione Cristiana Evangelica Battista italiana. “Il documento firmato oggi a Roma costituisce un passo concreto per il cammino ecumenico in Italia ed è il primo nel suo genere tra la Chiesa cattolica e la comunità Battista su questo argomento – ha spiegato il porporato al Sir -. Potrà essere di stimolo e di esempio per quel cammino ecumenico che il Santo Padre porta avanti con tanta determinazione e convinzione”. Anche la pastora Maffei ha voluto commentare il documento con la stampa: “È uno strumento utilissimo nella pastorale per le coppie interconfessionali, specie nei luoghi dove non sempre l’altra Chiesa è conosciuta, soprattutto nell’ambito della celebrazione delle nozze e dei diritti e doveri dei coniugi”. “In realtà – ha aggiunto - quando queste coppie interconfessionali ‘funzionano’, possono anche essere trainanti nei confronti del movimento ecumenico in quel particolare territorio. In questo senso noi Battisti, che pure siamo una piccola minoranza in Italia, ci auguriamo che possa servire, io anzi sono certa che servirà”. (M.G.)

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    In Romania si acuisce l’emergenza degli “orfani da migrazione”

    ◊   Bambini affidati a parenti e vicini di casa dai genitori che si trasferiscono all’estero in cerca di lavoro. Sono gli “orfani da migrazione” romeni. Il fenomeno, afferma al Sir l’associazione Aibi-Amici dei bambini, si è accentuato con l’ingresso della Romania nell’Ue: “Migliaia di nuclei familiari si sono spezzati, i genitori hanno deciso di lasciare i loro figli in Romania, esponendoli così a una serie di rischi”. I numeri sono impressionanti: oltre 80mila minori sotto protezione statale e 40mila ancora in istituto. Tuttavia, considerando i minori lasciati a parenti e conoscenti, l’Unicef ha stimato almeno 350 mila i bambini colpiti dal fenomeno. “La realtà dell’adozione nazionale nel Paese – spiega Simona Carobone, membro del Comitato italiano di associazioni che lavorano in Romania (Ciao) - non può soddisfare le esigenze di migliaia di bambini in istituto”, e il programma dell’affido si basa “sul pagamento di ‘assistenti materne’, che ricevano un assegno statale per occuparsi dei minori abbandonati”. Lo scorso 12 giugno il Comitato Onu per i diritti dell’infanzia ha fatto una raccomandazione al governo di Bucarest, chiedendo di rivedere la legge sulla “moratoria delle adozioni internazionali”. “Purtroppo la Romania ha chiuso la porta alle coppie straniere senza avere la capacità di garantire una famiglia a orfani e a minori abbandonati – commenta Carobone -. È importante fare pressione sul governo per tentare di cambiare la situazione”. (M.G.)

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    Costa Rica: appello alla vita dei vescovi nella "Giornata del bambino non ancora nato"

    ◊   Domenica scorsa, in Costa Rica, la chiesa locale ha celebrato ancora una volta la Giornata del bambino non ancora nato e con l’occasione la Conferenza episcopale ha reso pubblica una dichiarazione per ribadire l’importanza di tenere sempre vivo e alto il dibattito sulla difesa della vita umana e per ricordare che il Paese non è immune da pressioni di ogni tipo per introdurre l’aborto. I presuli osservano con soddisfazione, ma senza mai abbassare la guardia, che la stragrande maggioranza dei costaricani, compreso il settore della salute, è contraria a qualsiasi legislazione che autorizzi l’interruzione della gravidanza “e ciò, scrivono, dimostra rispetto per la vita”; rispetto “che si riflette nella nostra Carta costituzionale che protegge l’inviolabilità della vita umana”. Ricordando alcuni insegnamenti del magistero pontificio, in particolare quello sull’integrità della vita, da difendere dal concepimento alla sua fine naturale, i presuli del Costa Rica con la “Donum vitæ” ricordano: “Il frutto della generazione umana dal primo momento della sua esistenza, e cioè a partire dal costituirsi dello zigote, esige il rispetto incondizionato che è moralmente dovuto all'essere umano nella sua totalità corporale e spirituale. L'essere umano va rispettato e trattato come una persona fin dal suo concepimento e, pertanto, da quello stesso momento gli si devono riconoscere i diritti della persona, tra i quali anzitutto il diritto inviolabile di ogni essere umano innocente alla vita”. I presuli osservano tra l’altro che “questo richiamo dottrinale offre il criterio fondamentale per la soluzione dei diversi problemi posti dallo sviluppo delle scienze biomediche in questo campo”. Il documento osserva, citando la “Dignitas Personae”, che “ad ogni essere umano, dal concepimento alla morte naturale, va riconosciuta la dignità di persona. Questo principio fondamentale, che esprime un grande “si” alla vita umana, deve essere posto al centro della riflessione etica sulla ricerca biomedica, che riveste un’importanza sempre maggiore nel mondo di oggi”. I vescovi del Costa Rica, invitano inoltre tutti a pregare per la protezione e conservazione del grande dono della vita, ad offrire sostegno alle donne che hanno deciso di portare la propria gravidanza sino al parto e di mantenere sempre vigile la coscienza nazionale per contrastare qualsiasi tentativo destinato ad introdurre l’aborto nella legislazione del Paese. La stessa Giornata del bambino non ancora nato, celebrata la domenica scorsa, vuole “essere un richiamo permanente all’importanza trascendente della questione” affermano i presuli che si congedano ricordando la preghiera dell’enciclica “Evangelium Vitae” di Giovanni Paolo II: “Madre dei viventi, affidiamo a Te la causa della vita. Fa che quanti credano nel tuo Figlio sappiano annunciare con franchezza e amore agli uomini del nostro tempo, il Vangelo della vita”. (L.B.)

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    Incontro Ccee per riflettere sul rapporto tra sacerdote e Parola

    ◊   “Seminatori del Vangelo della vocazione: una Parola che chiama e invia”, è il tema dell’incontro annuale dell’Evs (European Vocations Service), l’organizzazione che raggruppa i responsabili nazionali per le vocazioni delle 34 Conferenze episcopali d’Europa, in programma a Roma dal 2 al 5 luglio, organizzato in occasione dell’apertura dell’Anno Sacerdotale. La preparazione dell´incontro è stata coordinata dal vescovo ausiliare di Gniezno (Polonia), mons. Wojciech Polak, presidente dell’Evs e vescovo delegato del Ccee per le vocazioni, e dall’attuale coordinatore padre Jean-Pierre Leroy, responsabile dell’Ufficio per le vocazioni della Conferenza episcopale belga. “Il recente sinodo sulla Parola e la testimonianza dell’Apostolo Paolo ci ricordano l’importanza della Parola di Dio in qualsiasi processo di vocazione cristiana”, ha spiegato mons. Polak al Sir. Per questo motivo sarà “un momento di riflessione sul ruolo della Parola di Dio nella vita del sacerdote e per il suo ministero. Una parola che spesso è all’origine dell’incontro personale con Dio, fonte di ogni vocazione, ma anche oggetto del ministero sacerdotale”. Il 4 luglio i partecipanti incontreranno il Papa in udienza privata. È prevista tra gli altri la partecipazione del cardinale Zenon Grocholewski, prefetto della Congregazione per l’Educazione Cattolica, e di mons. Mariano Crociata, segretario generale della Conferenza episcopale italiana. (M.G.)

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    La vitalità della Chiesa sudcoreana: ordinato il prete numero 5 mila. I cattolici sono 5 milioni

    ◊   In Corea nel 1845 veniva ordinato Sant’Andrea Kim Dae-gon, il primo sacerdote sudcoreano ordinato nel Paese e morto martire. A 164 anni di distanza la Chiesa cattolica sudcoreana raccoglie i frutti del quel sacrificio festeggiando il prete numero 5mila della storia della Chiesa locale. Si tratta del neo-diacono Dionysious Son Ho-bin, della parrocchia di Jaegi-dong, ordinato insieme ad altri 26 fra preti e diaconi in una cerimonia presieduta dal cardinale Nicholas Chung Jin-suk, arcivescovo di Seoul. L’evento si è svolto all’Olympic Park, nel centro della capitale. “Oggi, in questo luogo – ha detto il cardinale Chung citato da AsiaNews – è nato il prete coreano numero 5mila sull’esempio di padre Andrei Kim Dae-gon, il primo sacerdote coreano, che è morto martire 164 anni fa nel corso di una dura persecuzione”. Il porporato ha aggiunto di “essere onorato di presiedere l’ordinazione” nel corso delle celebrazioni che segnano il passaggio “dall’Anno Paolino a quello Sacerdotale”.   Alla funzione erano presenti circa 14mila fra sacerdoti, religiosi e fedeli che hanno pregato per i neo-sacerdoti e i neo-diaconi, i quali celebreranno la prima messa nelle rispettive parrocchie di appartenenza. La vitalità della Chiesa cattolica nel Paese asiatico è emersa ancora più chiaramente qualche settimana fa quando la Conferenza dei vescovi coreani (Cbck) ha pubblicato un compendio statistico dal quale emerge che, alla fine del 2008, il numero dei cattolici nel Paese ha superato quota 5 milioni, per un totale del 10% circa sull’intera popolazione (poco più di 50 milioni). Dal 2007 si è registrato un aumento di 130mila fedeli. A dispetto di una crescita della popolazione che si aggira attorno allo 0,8%, nell’ultima decade il numero dei cattolici è cresciuto ogni anno ad una media del 2,7%. (M.G.)

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    Lettera dei vescovi mozambicani per l’apertura dell’Anno Sacerdotale

    ◊   “Noi, vescovi del Mozambico, non vogliamo sottovalutare o essere indifferenti di fronte a questo momento di grazia, che consideriamo come un’occasione molto opportuna di collaborazione con i nostri sacerdoti, con i consacrati e con il Popolo di Dio che ci è stato affidato, per riflettere sulla bellezza e sullo splendore del sacerdozio ministeriale, e per esprimere la nostra gratitudine e il nostro apprezzamento per i lavoratori della vigna del Signore in Mozambico”. Lo affermano i vescovi del Mozambico nella Lettera pastorale sull’Anno Sacerdotale. Con questo documento, inviato all’agenzia Fides, i vescovi intendono inoltre “richiamare l'attenzione sulla mentalità del mondo che si insinua pericolosamente nella vita e nella spiritualità del sacerdote, e vogliamo offrire alcune indicazioni su come superare le difficoltà che appaiono nella vita dei sacerdoti”. La Lettera ricorda che “attraverso il sacramento dell'ordine, alcuni fedeli, per la volontà libera e assoluta di Dio, sono chiamati e costituiti nel ministero del sacerdozio. I presbiteri, attraverso il sacramento dell’ordinazione si inseriscono nel mistero della comunione: in primo luogo in quello della comunione trinitaria, con il Padre, fonte di vita, con Cristo, il Figlio redentore, e santificata dallo Spirito Santo”. Questa comunione trinitaria del presbitero, nasce e si consolida nella comunione ecclesiale a vari livelli, con il Papa, con il Collegio dei vescovi, in particolare con il vescovo diocesano, i presbiteri, con tutti i fedeli laici e di tutta la famiglia umana. Per questo motivo, scrivono i vescovi, “i presbiteri partecipano alla missione apostolica del proprio vescovo, al quale devono amore, riverenza e obbedienza filiale. A sua volta, il vescovo deve avere amore e sollecitudine paterna nei confronti dei suoi sacerdoti. Questo rapporto di comunione tra il vescovo e il presbitero, si realizza in particolare nella missione profetica di annuncio della Parola, in obbedienza al mandato di Cristo, in generale, e nella catechesi, in particolare”. Un impegno forte quindi, al quale molti giovani mozambicani hanno aderito. “Vediamo con profonda gratitudine, che molti sacerdoti, con gioiosa abnegazione svolgono il ministero sacerdotale, annunciano con coraggio la Parola di Dio, celebrano i sacramenti con fervore, sostengono e guidano la comunità cristiana con grande zelo. Altri cercano con molta creatività i modi per alleviare le sofferenze delle persone, o avviano iniziative socio-pastorali in materia di istruzione, salute, protezione dei poveri, in breve, la promozione dei diritti e della dignità umana”. I presuli mozambicani sottolineano però che vi sono dei mali “che offuscano il sacramento sacerdotale”, come lo scarso fervore, l’attivismo esagerato, il consumismo, l’ambizione del potere, le relazioni problematiche con gli altri sacerdoti, il clima teso e conflittuale con i superiori. I vescovi rivolgono dunque un appello, in primo luogo ai sacerdoti, ad accogliere l'Anno Sacerdotale come un tempo favorevole di azione di grazia e di ravvivare la risposta al dono immenso attraverso un atteggiamento permanente e rinnovato di auto-donazione generosa e gioiosa. (R.P.)

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    Il cardinale kenyano Njue: "Per i sacerdoti questo è l'anno per riscoprire la propria vocazione"

    ◊   “Miei cari sacerdoti, questo è il nostro anno! Ognuno di noi è chiamato ad entrare in se stesso e riscoprire il grande onore conferitogli da Dio per il bene del suo popolo. La mia preghiera è che ognuno di noi sia disposto a seguire il nostro Maestro, il Signore Gesù Cristo, guidati dall’amore incondizionato e senza riserve per Dio e per il suo popolo”. Così il cardinale John Njue, arcivescovo di Nairobi, ha esortato i sacerdoti a vivere l’Anno Sacerdotale, nell’omelia della Messa celebrata presso la basilica della Santa Famiglia, in occasione dell’inizio dell'Anno Sacerdotale. Il cardinale Njue - riferisce l'agenzia Fides - ha sottolineato che Benedetto XVI ha stabilito questa opportunità per invitare la Chiesa a riflettere sul ruolo dei sacerdoti e a pregare per la loro santificazione. “I sacerdoti, come tutti sappiamo sono uomini chiamati da Dio a diventare ministri al servizio incondizionato del popolo di Dio”. Il porporato ha assicurato che se i sacerdoti si abbandonano completamente a Dio e al suo popolo, non mancheranno di nulla. "Le sfide non mancheranno, ma ricordo sempre la promessa del nostro Maestro: 'Sarò sempre con voi' ”. Il cardinale Njue ha chiesto ai religiosi e alle religiose di pregare per il rinnovamento e la santificazione dei sacerdoti durante l'Anno, e di pregare perché vi siano maggiori vocazioni per le loro congregazioni. (R.P.)

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    Lettera del vescovo di Hong Kong per l’Anno vocazionale e la chiusura di quello Paolino

    ◊   Il sacerdote prima di pensare a cosa deve fare, si deve impegnare per raggiungere quello che deve essere per poter “prendere il largo”; i sacerdoti devono prendersi cura dei chierichetti perché diventino come virgulti d`ulivo intorno alla mensa del Signore (cf. Sal 127,3); il seminario deve ampliare il proprio impegno formativo con il sostegno di tutti; le parrocchie devono istituire il Gruppo di promozione delle vocazioni; occorre promuovere la formazione permanente dei sacerdoti: questi sono i 5 suggerimenti dati ai sacerdoti da mons. John Tong, vescovo di Hong Kong, nella sua Lettera pastorale per l’Anno delle Vocazioni Sacerdotali, firmata a chiusura dell’Anno Paolino. Secondo quanto riferisce Kong Ko Bao (il bollettino diocesano in versione cinese ripreso dall'agenzia Fides), domani mons. Tong aprirà l’Anno delle Vocazioni Sacerdotali. Nella sua Lettera pastorale il presule esprime l’auspicio che i suoi sacerdoti diventino come Maria, che rispondendo all’angelo disse: “Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto” (Lc 1,38). Citando il Catechismo della Chiesa Cattolica e l’Esortazione apostolica “Novo millennio ineunte” di Giovanni Paolo II, mons. Tong ha ricordato che “grazie allo Spirito Santo i sacerdoti assomigliano a Cristo, rappresentano Cristo, e, nella persona di Cristo, insegnano, santificano e governano la Chiesa. La celebrazione Eucaristica è il culmine del ministero sacerdotale”. Nella diocesi di Hong Kong “ci sono soltanto 300 sacerdoti, inclusi anche i religiosi e i missionari stranieri”. Quindi il vescovo ha richiamato l’urgenza della promozione vocazionale per rispondere alle esigenze della missione, della pastorale e dell’evangelizzazione. Proprio per questo, “la diocesi ha scelto di collegare l’Anno Sacerdotale indetto dal Papa con le iniziative diocesane legate alla promozione delle vocazioni, per celebrare così l’Anno delle Vocazioni Sacerdotali”. (R.P.)

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    Nello Stato americano del Minnesota un Santuario nazionale dedicato a San Paolo

    ◊   L’arcidiocesi di Saint Paul e Minneapolis, nel Minnesota, ha festeggiato la conclusione dell’Anno Paolino con un evento speciale: l’elevazione della sua cattedrale al rango di Santuario Nazionale dell’Apostolo Paolo. La cattedrale è una delle circa 100 chiese negli Stati Uniti ad essere dedicate al Santo, ma l’unica con il titolo di San Paolo l’Apostolo. La sua elevazione a santuario nazionale, richiesta due anni fa dall’arcivescovo John Neinstedt, è stata decisa lo scorso mese di marzo dalla Conferenza episcopale degli Stati Uniti (USCCB), dopo il placet vaticano, ed è stata resa nota in questi giorni. “La nostra speranza - ha spiegato mons. Neinstedt al quotidiano diocesano “The Catholic Spirit” - è che il santuario dia nuovo slancio all’evangelizzazione e che la gente colga lo spirito di San Paolo e sia incoraggiata ad annunciare il messaggio di Cristo”. Secondo il rettore della cattedrale, padre Joseph Johnson, il nuovo rango dovrebbe attirare più pellegrini, contribuendo ad accrescere la devozione dei fedeli statunitensi all’Apostolo delle Genti nello spirito dell’Anno Paolino appena concluso. A questo scopo è stata anche istituita una nuova confraternita diocesana con il compito di promuovere la conoscenza di San Paolo e dei suoi insegnamenti. La designazione del nuovo santuario - ha precisato il sacerdote - è anche un omaggio al fondatore della cattedrale, padre Lucien Galtier il primo sacerdote ad avere aperto una parrocchia nell’area nel 1840, nonché grande devoto del Santo da cui prende il nome la città di Saint Paul. (L.Z.)

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    I vescovi canadesi sui fondi alle Ong messicane: no risorse pro-aborto

    ◊   Nel suo rapporto sulle cinque Ong messicane che hanno ricevuto fondi per i progetti di “Sviluppo e Pace”, la Commissione di inchiesta della Conferenza episcopale Canadese (Canadian Conference of Catholic Bishops - Cccb) è giunta alla conclusione che sono infondate le accuse secondo cui l’assistenza finanziaria a "Sviluppo e Pace" avrebbe aiutato progetti legati alla promozione dell’aborto. Allo stesso tempo si riconosce l’imprudenza delle cinque Organizzazioni Non Governative nel aver firmato un rapporto delle Nazioni Unite sulla situazione dei diritti umani in Messico, che “comprende orientamenti non in accordo con la dottrina cattolica”. Tuttavia, la Commissione d'inchiesta ha incoraggiato il Cccb di continuare a sostenere "Sviluppo e Pace", realtà che ha fondato più di 40 anni fa. La relazione è stata presentata ieri al Consiglio permanente del Cccb, che ha accettato tutte le sue raccomandazioni. Alla luce dei fatti scoperti nella sua visita in Messico, dal 15 al 18 aprile 2009, la Commissione ha emesso infatti sette raccomandazioni al fine di garantire che la situazione non si ripeta. Nelle raccomandazioni si chiede in particolare a "Sviluppo e Pace" che sia più vigile nel chiedere informazioni da possibili partner e nel garantire una più approfondita consultazione con i vescovi nominati al suo Consiglio nazionale; che promuova buone relazioni tra i suoi partner e le Conferenze episcopali dei paesi in cui si trova; e che il suo staff sia esortato a una buona e solida conoscenza della dottrina sociale della Chiesa. (M.G.)

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    Cuba: il cardinale Ortega parla al clero e ai laici su come evangelizzare l'Isola

    ◊   Sabato scorso l’arcivescovo dell’Avana, cardinale Jaime Ortega, ha presieduto nella parrocchia del Sacro Cuore di Gesù, amministrata dai gesuiti della capitale cubana, un Consiglio diocesano allargato ai laici durante il quale si è riflettuto sul come evangelizzare oggi nell’isola caraibica. Gli interventi, numerosi e approfonditi, hanno avuto come cornice sia il documento conclusivo della Conferenza di Aparecida sia la Missione continentale in corso in tutta la regione latinoamericana, che lo stesso arcivescovo dell’Avana, aveva indicati come punti fermi dell'incontro. Il raduno ecclesiale, inoltre, è stato inquadrato nelle numerose iniziative in atto del triennio preparatorio delle celebrazioni, nel 2012, del quarto centenario della presenza a Cuba della statua della Madonna della “Caridad del Cobre”. Il cardinale Ortega ha rilevato che la Missione “non è soltanto una lavoro di evangelizzazione porta a porta poiché, il laico, ha il dovere di annunciare e testimoniate Gesù ovunque si trovi: sul posto di lavoro, nel suo quartiere o dove studia”. Alla domanda posta da un partecipante sul come oggi si deve porre il laico nel suo compito missionario, l’arcivescovo dell’Avana ha risposto: “In piedi, come Maria nel Golgota. Ciò riflette, ha osservato, il modo di essere Chiesa. Stare sempre accanto Gesù, pronti a fare la sua volontà”. Tenendo presente il momento di incertezza che si vive nel Paese” nonché “le conseguenze della crisi economica”, il cardinale Jaime Ortega ha ricordato che il cristiano in un’ora come questa è chiamato a seminare speranza, ma non una qualsiasi speranza: “Parlo specificamente - ha aggiunto il porporato - della speranza cristiana”. La presenza di un folto numero di donne e giovani ha consentito pure di riflettere in particolari sul ruolo e la missione di queste due fondamentali componenti della comunità ecclesiale cubana. Alla fine dell’incontro, al quale hanno preso parte i due vescovi ausiliari dell’arcidiocesi, mons. Alfredo Petit e mons. Juan de Dios Hernández, si è voluto sottolineare da parte di tutti che oggi, a Cuba, il cattolico è chiamato soprattutto ad una forte testimonianza di coerenza tra vita e Vangelo e, al tempo stesso, a fare dell’ascolto e del dialogo una nota distintiva dell’essere cristiana cubano. (A cura di Luis Badilla)

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    Nota dei vescovi dei Paesi Baschi: "In spirito di riconciliazione"

    ◊   I vescovi delle tre diocesi dei Paesi Baschi, Vitoria, Bilbao e San Sebastián, hanno pubblicato una nota collettiva su tutte le vittime della guerra civile spagnola del 1936 al 1939, ma in particolare su alcuni sacerdoti uccisi, sacerdoti dei quali non è stata fatta ancora memoria. Nella nota si ricorda che durante la guerra civile - in particolare tra gli anni 1936 e 1937 - sono stati uccisi in tutto, da una parte e dall’altra, tra centinaia di altre vittime, oltre settanta sacerdoti e religiosi, in quella che era allora l’unica diocesi dei Paesi Baschi con sede a Vitoria. Tra i settanta sacerdoti e religiosi uccisi, quattordici sono rimasti nel silenzio più totale, poiché vittime dei vincitori della guerra. I vescovi delle tre diocesi attuali ora intendono fare giustizia nello spirito della “purificazione della memoria” proposto da Giovanni Paolo II. Dalla fine della guerra civile - nel 1939 - in questi 70 anni non ci sono state esequie pubbliche per questi sacerdoti, ed i loro nomi sono stati esclusi dagli archivi diocesani e parrocchiali. “Il nostro desiderio è quello di rendere un servizio alla verità, che é uno dei pilastri fondamentali per costruire la giustizia, la pace e la riconciliazione. Non vogliamo riaprire le ferite, ma piuttosto aiutare a risanarle e dare sollievo. Vogliamo rendere omaggio a coloro che sono stati dimenticati o esclusi ed alleviare il dolore dei loro familiari e congiunti”. In questo spirito hanno preso tre decisioni: ci saranno esequie per tutte le vittime, ma con una menzione speciale per coloro i quali non sono mai stati celebrati in funerali pubblici. La celebrazione avrà luogo in quella che era a suo tempo l’unica cattedrale dei Paesi Baschi con sede nella città di Vitoria. Inoltre, per decisione dei vescovi, nei bollettini diocesani saranno pubblicate le biografie e le necrologie dei rispettivi sacerdoti finora lasciati nel silenzio. Infine, i loro nomi saranno menzionati esplicitamente nei registri diocesani e parrocchiali. La nota conclude con queste parole. “Purificando la memoria, fedeli alla verità; chiedendo, offrendo e accogliendo il perdono, vogliamo guardare verso il passato per imparare a costruire un presente e un domani nuovi”. (Dalla Spagna, Ignacio Arregui)

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    Si apre in Spagna il 46.mo Capitolo generale degli Scolopi

    ◊   Si apre domani a Peralta de la Sal, in Spagna, il 46.mo Capitolo generale degli Scolopi, l’Ordine fondato nel XVII secolo da S. Giuseppe Calasanzio (1557-1648) e costituito fin dalle origini per l'educazione dei fanciulli e dei giovani, in particolare dei più poveri. Il Capitolo, che si prolungherà fino al 26 luglio, si tiene nel 40.mo anniversario del “Capitolo generale speciale”, svoltosi a Roma negli anni 1967-1969 con il compito di applicare alla vita e alla missione dell’Istituto, la dottrina e gli orientamenti del Concilio Vaticano II. Nell’ambito del tema generale dell’assemblea, quello del “ministero” degli Scolopi, sono stati individuati alcuni ambiti specifici, tra i quali l’educazione del bambino povero; il profilo del Collegio scolopio; le scuole in chiave pastorale; l’educazione non formale; la Comunità religiosa e la missione; il ministero calasanziano e l’espansione dell’Ordine. Verranno inoltre esaminate altre tematiche, da tempo oggetto di riflessione, che riguardano soprattutto la ristrutturazione dell’istituto, la pastorale vocazionale e lo sviluppo della relazione con il laicato; nel corso dei lavori i 74 capitolari esamineranno la vita e l’opera del loro Istituto nell’ultimo sessennio e procederanno all’elezione del Padre Generale e degli assistenti. Il motto scelto per il 46.mo Capitolo Generale - “Docere audeo” (oso insegnare) – riflette la centralità del carisma educativo degli Scolopi, vissuto come servizio primario alla persona e alla società, in attenzione alle necessità dell’oggi e al ruolo cruciale dell’istruzione per la crescita umana, spirituale e sociale delle giovani generazioni. L’Ordine conta nell’attualità circa 1.500 membri, presenti in 34 Paesi di Europa, America, Asia e Africa. (M.V.)

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    Repubblica Ceca: convegno e pellegrinaggio per i Santi Cirillo e Metodio

    ◊   La comunità cattolica della Repubblica Ceca si appresta a vivere due giorni di intensa spiritualità, in occasione della solennità dei Ss. Cirillo e Metodio, apostoli e patroni dei popoli slavi, nonché compatroni d’Europa. Il 5 luglio si svolgerà il consueto pellegrinaggio nazionale a Velehrad, in Moravia (Repubblica Ceca), per celebrare i due santi che hanno evangelizzato l’Est Europa. Secondo quanto riferisce il Sir, per l’occasione, il cardinale Josef Tomko presiederà alle 10.30 davanti alla basilica dedicata ai due santi una concelebrazione eucaristica con i vescovi del Paese. Il pellegrinaggio sarà preceduto, il 4 luglio, dal convegno “Parrocchia e nuove tecnologie per la comunicazione”. La due giorni costituisce la decima edizione delle “Giornate per le persone di buona volontà”. “Può un periodico parrocchiale aiutare a creare una comunione vivente? Può un sito web parrocchiale consentire agli altri di incontrare i valori e le tradizioni della nostra fede? In che modo questi mezzi di comunicazione possono contribuire alla preparazione della visita papale nella Repubblica Ceca?”: questi gli interrogativi cui il convegno tenterà di offrire risposte. Ad aprire i lavori l’arcivescovo di Olomuc, mons. Jan Graubner. Tra i relatori Tadeusz Zasepa (Università cattolica della Slovacchia), padre Marian Gavenda, della Conferenza episcopale slovacca; mons. Frantisek Radkovsky, vescovo di Plzen, e lo psicologo Slavomil Hubalek. (M.G.)

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    Il cardinale Bagnasco indica ai fedeli le “sorgenti della Vita Spirituale”

    ◊   Ricerca della fede, disciplina dei sentimenti, preghiera e santità. Sono questi i passaggi salienti della lettera pastorale “Camminare nelle vie dello Spirito. Alle sorgenti della Vita Spirituale”, scritta dal cardinale Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova e presidente della Cei. Il messaggio è stato letto e distribuito ieri durante la Messa nella cattedrale del capoluogo ligure per la solennità dei santi Pietro e Paolo. “Nonostante il secolarismo che vorrebbe indurre a vivere senza Dio – recita il testo ripreso dal Sir - si avverte una diffusa e a volte confusa esigenza di spiritualità”, che “esprime un rinnovato bisogno di interiorità, di punti di riferimento per ritrovare se stessi e la strada del vivere”. E in questo senso vanno interpretati quei fenomeni come “l’occultismo e la superstizione, la suggestione delle filosofie orientali, la ricerca di spiritualità esoteriche, le diverse forme di New Age” sono “a loro modo segni di una ricerca”. Secondo il porporato questa ricerca si esprime anche nel bisogno di un’educazione integrale”, perché “se la persona non si educa nella sua completezza di anima e di corpo, non si ha personalità adulta”. Per questo motivo sono necessari la “conoscenza di se stesi” e “la disciplina del corpo” . “E’ necessaria – prosegue Bagnasco – la castità del cuore e la purezza del corpo per imparare ad amare veramente”. Ai cristiani, quindi, il cardinale ricorda di “nutrire l'anima”, di “mettersi alla scuola di Gesù” con gli strumenti della Parola di Dio e del magistero della Chiesa, senza dimenticare che “la fede non può mai essere confinata nella sfera del privato: coinvolge l’intera persona e quindi anche la sua dimensione pubblica e sociale”. Il cardinale elenca poi gli “strumenti” per attingere alle sorgenti della vita spirituale: la Parola di Dio, la preghiera, la carità e l'ascesi. “Immergersi nelle Scritture Sante, affidarsi con semplicità e costanza alla Parola del Signore, è la prima sorgente della vita spirituale”. Ma “la Bibbia va sempre letta nella Chiesa e con la Chiesa, per non correre il rischio di dare interpretazioni puramente soggettive e distorte”. Altrettanto importante è la “conoscenza progressiva di tutte le verità della fede cattolica”, senza dimenticare l'importanza della preghiera comunitaria, ed in particolare dell'Eucarestia: “Non si può camminare nella via dello Spirito senza partecipare il più possibile alla santa Messa, a cominciare dalla domenica”. Altrettanto importante il sacramento della Riconciliazione. Quanto alla carità, è anzitutto una “risposta d'amore” a Dio, è “obbedienza fiduciosa” che si concretizza nella “solidarietà evangelica”. Infine il residente della Cei esorta ad un corretto utilizzo di Internet, a cui deve essere riservata una “particolare attenzione” in modo che “sia strumento di vantaggio nel bene e non mercato del peggio”. (M.G.)

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    24 Ore nel Mondo



    Il regime in Iran crea una Commissione speciale per i processi, mentre Mussavi continua a chiedere nuove elezioni

    ◊   In Iran, viene annunciata la nascita di una “Commissione speciale” che dovrà sovrintendere ai processi degli arrestati nelle proteste delle ultime settimane in Iran. È stata creata dal capo dell'apparato giudiziario, ayatollah Mahmud Hashemi Shahrudi. Intanto Mussavi continua a chiedere nuove elezioni. Il servizio di Fausta Speranza

     
    Non si conosce il numero esatto delle persone finite in carcere da quando sono cominciate le proteste, il 13 giugno. Si va da alcune centinaia delle notizie ufficiali alle circa 2000 di cui ha parlato due giorni fa la Federazione internazionale per i diritti umani (Fidh), che parla anche di centinaia di “scomparsi”. Tra i protagonisti della Commissione di inchiesta c’è anche chi aveva preannunciato una settimana fa condanne talmente dure da servire come esempio per tutta la popolazione. Intanto il principale leader dell'opposizione iraniana, Mussavi, mantiene la sua richiesta di nuove elezioni presidenziali, all'indomani della decisione del Consiglio dei Guardiani che ha confermato la correttezza della consultazione e la vittoria di Ahmadinejad. Dagli Stati Uniti, il segretario di Stato Hillary Clinton condanna “le deplorevoli azioni di disturbo” da parte delle autorità di Teheran ai danni dell'ambasciata britannica in Iran. Tra sabato e domenica sono state arrestati nove iraniani che lavorano per l’ambasciata britannica a Teheran. Alcuni di loro sono stati poi rilasciati. E dalla Casa Bianca trapela per il momento cautela di fronte alle ipotesi di nuove sanzioni nei confronti dell'Iran da decidere al G8 in Italia. Della situazione a Teheran resta da dire che i canti di protesta hanno accompagnato ancora la notte della capitale iraniana, secondo i racconti dei blogger. Le prime voci si levano intorno alle 22.00. Gradualmente si aggiungono uomini, donne, bambini, e cori si rispondono da un'area all'altra.

     
    Ritiro delle truppe USA dalle città irachene
    Nel giorno della “Sovranità nazionale”, ovvero del ritiro completo delle truppe statunitensi dalle città irachene, il primo ministro Nouri al Maliki apre a due grandi compagnie straniere, una cinese e l’altra britannica, lo sfruttamento di sei campi petroliferi e due di gas. “L’Iraq galleggia su un lago di petrolio… ha bisogno degli investimenti per cominciare la ricostruzione di un Paese segnato dalle distruzioni della guerra”, sottolinea il premier. Stamattina, in un solenne discorso alla nazione trasmesso in diretta dalla tv di Stato, Al Maliki ha ribadito che le truppe statunitensi non rimarranno in Iraq per decenni ma si ritireranno da tutto il territorio entro il 2011 come previsto dagli accordi firmati tra Baghdad e Washington. Il ritiro di oggi, infatti, riguarda solo le città. Intanto in Iraq negli ultimi 10 giorni, oltre 150 iracheni per lo più civili sciiti sono stati uccisi in diversi attentati. È cresciuto anche il bilancio dei morti dello scontro a fuoco di ieri a Kandahar: 4 militari americani hanno perso la vita a seguito delle gravi ferite riportate.

    L’ex presidente dell’Honduras ritornerà tra due giorni nel suo Paese dopo il golpe
    Rientrerà nel suo Paese giovedì l’ex presidente dell’Honduras Manuel Zelaya, destituito da un colpo di Stato domenica 28 giugno. Sarà accompagnato dal segretario dell'Organizzazione degli Stati americani, Jose Miguel Insulza e da una delegazione che difenderà la legittimità del potere di Zelaya. L’annuncio arriva prima di due incontri a margine del vertice straordinario dell'Osa che condannerà il golpe. Oggi il presidente Zelaya difenderà, infatti, la sua causa davanti l'Assemblea generale dell'Onu a New York e domani a Washington con il presidente americano, Barack Obama. Il golpe è stato rinnegato e smentito da Roberto Micheletti, designato ad interim come presidente del Paese centroamericano fino all'entrata in carica del prossimo capo di Stato nel gennaio 2011.

    Brasile
    Il presidente brasiliano Luiz Inacio Lula da Silva ha reso noto oggi che il ministro per i Temi Strategici Mangabeira Unger lascerà l'incarico. Il capo dello Stato, riferisce "Folha Online", ha precisato che Mangabeira ha preso una decisione in tal senso per tornare ad insegnare nell'Università statunitense di Harvard - dove, tra l'altro, è stato professore di Barack Obama -, poichè non è riuscito ad ottenere una proroga del permesso che aveva chiesto a suo tempo alle autorità dell'ateneo, per ritornare in patria per far parte del governo. "Folha Online" ricorda però che, a suo tempo, Lula affidò a Mangabeira il coordinamento del Piano Amazzonia Sostenibile (Pas) e che in tale incarico, secondo versioni dei media, avrebbe costretto alle dimissioni il ministro dell'Ambiente Marina Silva, una nota ecologista.

    Ban Ki-moon andrà in Birmania per colloqui con la giunta militare al potere
    Il segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon andrà in Birmania il 3 e 4 luglio prossimi per incontrare i leader della giunta militare al potere. Lo ha annunciato ieri Michelle Montas, portavoce del segretario generale, durante una conferenza stampa al Palazzo di Vetro a New York. La visita, spiega Michelle Montas, ha tre obiettivi: “La liberazione di tutti i prigionieri politici, compresa Aung San Suu Kyi, la ripresa del dialogo politico tra le parti e l'organizzazione di elezioni credibili nei prossimi mesi”. L'arrivo di Ban Ki-moon è stato preceduto dalla visita nel Paese dell’inviato speciale Ibrahim Gambari.

    La Casa Bianca conferma: chiusura di Guantanamo entro il 2010
    Il carcere di Guantanamo sarà chiuso “assolutamente” entro il 2010, nonostante le difficoltà finora incontrate a trovare una nuova collocazione ai detenuti. In questi termini il portavoce della Casa Bianca, Robert Gibbs, ha riposto a una domanda dei giornalisti che - nel corso del consueto briefing - gli hanno chiesto se la data fissata sarà rispettata.

    In Albania attesa per il risultato delle elezioni di ieri
    In Albania potrebbero essere gli ultimi voti scrutinati a decidere sul duello fra il premier uscente, Sali Berisha, ed il sindaco di Tirana, il socialista Edi Rama, entrambi in corsa per la guida dell'esecutivo. Anche dopo lo spoglio di oltre 40% delle schede, continua un teso testa a testa fra le due più importanti formazioni politiche albanesi. I due leader si sono asserragliati nelle loro sedi, in un ostinato silenzio sui possibili risultati finali, evitando pure di commentare le pesanti critiche mosse dagli osservatori internazionali sui mancati standard democratici delle elezioni di ieri.

    Dal 1 luglio Svezia presidente di turno dell’Unione Europea
    Passaggio di consegne tra Repubblica Ceca e Svezia alla presidenza semestrale dell’Unione Europea. Numerosi i nodi che, per la seconda metà del 2009, Stoccolma riceve in eredità da Praga, come la tutela del clima, la lotta all’immigrazione clandestina, la crisi economica, l’allargamento dell’Unione e soprattutto le riforme istituzionali, proprio nel momento in cui, stamani, la Corte Costituzionale tedesca ha sospeso la ratifica del Trattato di Lisbona, con cui si apportano sensibili modifiche all’assetto dell’Unione Europea. Sugli impegni che attendono la presidenza svedese, Giancarlo La Vella ha sentito Federiga Bindi, docente alla cattedra di diritto internazionale Jean Monnet, all’Università di Tor Vergata, a Roma:

    R. – Il primo sarà la carica istituzionale quando il Parlamento europeo si riunirà il 14 luglio. Poi, come dialogare con l’Iran, una cosa molto difficile in questo momento, anche se abbiamo tutti l’interesse assoluto a farlo; c’è poi la preparazione della Conferenza di Copenaghen e poi c’è ovviamente la crisi economica.

     
    D. – Per quanto riguarda la lotta all’immigrazione clandestina, che cosa si può fare nei prossimi sei mesi?

     
    R. – Concretamente bisogna non abbassare mai la guardia e far capire che questo è appunto un problema comune e non un problema solo dei Paesi del Sud. Mi pare di capire che le cose stiano andando un po’ meglio, almeno se si guarda gli arrivi a Lampedusa. Quindi, continuare a stringere accordi con i Paesi frontalieri e far sì che, sempre di più, il controllo sia in partenza e non in arrivo.

     
    D. – Si riuscirà a fondere due aspetti come l’accoglienza di persone che hanno bisogno di trovare un nuovo luogo dove vivere e la sicurezza?

     
    R. – Se la cooperazione con i Paesi dell’altra sponda del Mediterraneo funziona, e quindi c’è un controllo all’inizio e c’è una loro collaborazione nel selezionare, allora sì. Meno immigrazione illegale c’è e meno rischio sicurezza c’è.

     
    D. – L’Europa dei 27: sarà questa l’organizzazione del prossimo futuro o si guarda già con l’intento di nuovi inserimenti?

     
    R. – Sulla Croazia i negoziati sono molto avanti, e a mio avviso è molto importante che i croati entrino, perché danno un segnale molto forte alla Bosnia Erzegovina e alla Serbia: cioè che se una persona lavora e si impegna entra anche adesso. Anche per l’Albania la possibilità concreta c’è, poi bisogna vedere i negoziati come vanno. Fanno storicamente parte dell’Europa.

     
    D. – E istituzionalmente questa è l’Europa che dovremo attenderci per i prossimi anni o si può ancora modificare qualcosa, a livello istituzionale?

     
    R. – Istituzionalmente bisogna vedere se passa il Trattato di Lisbona. Mi pare evidente che la presidenza ceca ha mostrato, senza alcun dubbio, che le presidenze come sono adesso non funzionano più. Quindi, non ci possiamo permettere altri sei mesi così perché altrimenti ci "affondano", questo è chiaro. Il Trattato di Lisbona quindi va ratificato: non è la panacea, ma si va un po’ avanti.

     
    In Russia morte sospetta di un giornalista impegnato contro la corruzione
    Nuova morte sospetta di un giornalista in Russia. Si tratta, come riferiscono vari media russi, di Yaroslav Yaroshenko, 63 anni, direttore del mensile "Corruzione e criminalità" di Rostov sul Don, nella Russia meridionale, deceduto oggi due mesi dopo un controverso incidente sul portone della sua abitazione mentre rincasava: aggressione da parte di uno sconosciuto, come sostengono i colleghi della vittima indicando il movente nelle denunce della testata, o involontaria caduta, come sostengono alcuni testimoni oculari e polizia. L'Unione dei giornalisti, dopo l'episodio, ha annunciato l'intenzione di aprire una sua indagine sulla presunta aggressione, l'ultima di una lunga serie contro giornalisti e attivisti dei diritti umani in Russia. Il vice di Yaroshenko, Serghiei Sleptsov, non ha dubbi sul fatto che si sia trattato di un'aggressione, di una vendetta per le denunce del giornale. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza e Mariella Pugliesi)

     
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIII no. 181

     E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.va/italiano.

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