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Sommario del 29/06/2009

Il Papa e la Santa Sede

  • All'Angelus Benedetto XVI parla della prossima pubblicazione dell'Enciclica "Caritas in veritate". L'annuncio dopo la Messa per la Solennità dei Santi Pietro e Paolo
  • Ai Vespri di chiusura dell'Anno Paolino, Benedetto XVI rivela gli esiti di un'indagine nella tomba dell'Apostolo delle Genti: i frammenti ossei appartengono al Santo
  • Vasta eco nel mondo dopo le parole del Papa sul contenuto del sarcofago di San Paolo. Intervista con il cardinale Montezemolo
  • Il cardinale Tauran in Turchia per la chiusura dell'Anno Paolino: i cristiani siano testimoni credibili e coraggiosi di Gesù
  • Oggi in Primo Piano

  • Tensione in Honduras dopo il golpe militare: Micheletti al posto dell'esautorato Zelaya
  • La pace in Medio Oriente tra diplomazia ed emergenza umanitaria, come per i palestinesi di Gaza. Intervista con Ianiki Cingoli
  • A Pistoia, il VI Forum dell’informazione cattolica per la salvaguardia del Creato: riconciliare il tempo dell’uomo con il tempo della creazione
  • Chiesa e Società

  • Irlanda del Nord: per il cardinale Brady il disarmo dei paramilitari unionisti consolida il processo di pace
  • Il cardinale Caffarra a Bologna conclude l’Anno Paolino: “La vita cristiana è una vita vissuta con Gesù”
  • Bangladesh: le conclusioni a Dhaka dell'Anno Paolino
  • Teleconferenza-web della Chiesa australiana sull'Apostolo Paolo
  • Spagna: dopo la crisi economica aumentano del 50% le richieste di aiuto alla Caritas
  • Convegno Cei sulla famiglia: investire nei percorsi di preparazione al matrimonio
  • Famiglie cattoliche filippine promuovono la lettura della Bibbia
  • La Caritas loda la svolta scozzese sui cambiamenti climatici
  • Pellegrinaggio a Roma di 7.000 missionari "Identes" per il 50.mo della fondazione
  • La Chiesa in Sierra Leone ricorda il suo primo vicario apostolico a 150 anni dalla morte
  • Il fiume Niger, l’acqua e l’Africa al centro di iniziative di sensibilizzazione in Francia
  • Marocco: piano per la formazione degli imam e la valorizzazione delle moschee
  • Il neodirettore di Ucanews lancia un nuovo servizio per la Chiesa in Asia
  • 24 Ore nel Mondo

  • Iran: il governo rilascia 5 dei 9 dipendenti iraniani dell’Ambasciata britannica arrestati ieri
  • Il Papa e la Santa Sede



    All'Angelus Benedetto XVI parla della prossima pubblicazione dell'Enciclica "Caritas in veritate". L'annuncio dopo la Messa per la Solennità dei Santi Pietro e Paolo

    ◊   Nella Solennità dei Santi Apostoli Pietro e Paolo, Benedetto XVI ha presieduto questa mattina nella Basilica Vaticana la celebrazione dell'Eucaristia con alcuni arcivescovi metropoliti, ai quali ha imposto il Sacro Pallio. Come ogni anno è giunta a Roma la delegazione del Patriarcato ortodosso ecumenico. Il Papa ha espresso l’augurio che “la comune venerazione di questi martiri sia pegno di comunione sempre più piena e sentita tra i cristiani del mondo”. Poi all’Angelus ha annunciato la prossima pubblicazione della sua terza attesa Enciclica, che porterà la data di oggi e sarà dedicata alle tematiche sociali. Il servizio di Fausta Speranza:

    Si intitola Caritas in veritate e la sua pubblicazione è "ormai prossima". Il Papa spiega di aver ripreso le tematiche sociali contenute nella Populorum progressio, scritta dal Servo di Dio Paolo VI nel 1967:

     
    "Intende approfondire alcuni aspetti dello sviluppo integrale nella nostra epoca, alla luce della carità nella verità. Affido alla vostra preghiera questo ulteriore contributo che la Chiesa offre all’umanità nel suo impegno per un progresso sostenibile, nel pieno rispetto della dignità umana e delle reali esigenze di tutti”.

     
    Ricordando l’Anno Paolino concluso ieri e commentando la Prima Lettera di San Pietro, il Papa ha parlato dell’impegno dei presbiteri, di fede e ragione, del bisogno di non dimenticare l’anima. San Pietro chiama Cristo “pastore e custode delle anime” e Benedetto XVI spiega il significato di custode e il valore di tutto ciò nell’Anno sacerdotale:

     
    “Certamente non s’intende una sorveglianza esterna, come s’addice forse ad una guardia carceraria. S’intende piuttosto un vedere dall’alto - un vedere a partire dall’elevatezza di Dio. Un vedere nella prospettiva di Dio è un vedere dell’amore che vuole servire l’altro, vuole aiutarlo a diventare veramente se stesso.”

     
    E aggiunge:

     
    “Guardando a partire da Dio, si ha una visione d’insieme, si vedono i pericoli come anche le speranze e le possibilità”.

     
    “Se Cristo è il vescovo delle anime - spiega il Papa - l’obiettivo è quello di evitare che l’anima dell’uomo si immiserisca”:

     
    “Gesù, il 'vescovo delle anime', è il prototipo di ogni ministero episcopale e sacerdotale. Essere vescovo, essere sacerdote significa in questa prospettiva: assumere la posizione di Cristo. Pensare, vedere ed agire a partire dalla sua posizione elevata. A partire da Lui essere a disposizione degli uomini, affinché trovino la vita.”

     
    E Benedetto XVI ai sacerdoti chiede coerenza di vita:

     
    “Non basta parlare. I pastori devono farsi ‘modelli del gregge’”.

     
    Il Papa parla della fede cristiana, sottolineando che la fede “è speranza, apre la via verso il futuro”. E ribadisce la relazione tra fede e ragione:

     
    “La fede proviene dalla Ragione eterna che è entrata nel nostro mondo e ci ha mostrato il vero Dio. Va al di là della capacità propria della nostra ragione, così come l’amore vede più della semplice intelligenza. Ma la fede parla alla ragione e nel confronto dialettico può tener testa alla ragione”.

     
    E torna a parlare delle responsabilità dei presbiteri:

     
    “Come Pastori del nostro tempo abbiamo il compito di comprendere noi per primi la ragione della fede. Il compito di non lasciarla rimanere semplicemente una tradizione, ma di riconoscerla come risposta alle nostre domande.”

     
    Benedetto XVI afferma che la meta della fede cristiana è la salvezza delle anime, soffermandosi su alcuni rischi del nostro tempo:

     
    “Nel mondo del linguaggio e del pensiero dell’attuale cristianità questa è un’affermazione strana, per alcuni forse addirittura scandalosa. La parola 'anima' è caduta in discredito.”

     
    E il Papa avverte:

     
    “Resta vero che l’incuria per le anime, l’immiserirsi dell’uomo interiore non distrugge soltanto il singolo, ma minaccia il destino dell’umanità nel suo insieme. Senza risanamento delle anime, senza risanamento dell’uomo dal di dentro, non può esserci una salvezza per l’umanità.”

     
    La vera malattia delle anime San Pietro la qualifica come ignoranza, cioè come non conoscenza di Dio. “Chi non conosce Dio, chi almeno non lo cerca sinceramente, resta fuori della vera vita”, dice il Papa. E in tema di salvezza delle anime sottolinea che “è l’obbedienza alla verità che rende pura l’anima”.

     
    All’Angelus il Papa è tornato a parlare del “Pescatore di Galilea che per primo confessò la fede nel Cristo” e dell’antico “persecutore dei cristiani che annunziò la salvezza a tutte le genti”. Per poi rivolgere la sua parola di pastore:

     
    “Come vostro Pastore, vi esorto a restare fedeli alla vocazione cristiana e a non conformarvi alla mentalità di questo mondo - come scriveva l’Apostolo delle genti proprio ai cristiani di Roma - ma a lasciarvi sempre trasformare e rinnovare dal Vangelo, per seguire ciò che è veramente buono e gradito a Dio”.

     
    In particolare, Benedetto XVI rivolge il pensiero alla comunità diocesana di Roma che - dice - “la Provvidenza divina ha affidato alle mie cure”. Con la preghiera che “Roma mantenga viva la sua tradizione cristiana” conservando il patrimonio spirituale e culturale e assicurando sempre “un’atmosfera carica di umanità e di valori evangelici”.

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    Ai Vespri di chiusura dell'Anno Paolino, Benedetto XVI rivela gli esiti di un'indagine nella tomba dell'Apostolo delle Genti: i frammenti ossei appartengono al Santo

    ◊   San Paolo, l’Apostolo del non-conformismo, della fede adulta, della verità nella carità: si è espresso così Benedetto XVI ieri sera, durante i Vespri presieduti nella Basilica di San Paolo fuori le Mura, in occasione della chiusura dell’Anno Paolino. Alla celebrazione, ha partecipato anche una delegazione del Patriarcato ecumenico di Costantinopoli. Durante l’omelia, il Papa ha annunciato che è stata eseguita un’indagine scientifica sul sarcofago dell’Apostolo delle Genti: i frammenti ossei in esso contenuti, ha detto, appartengono proprio a San Paolo. Il servizio di Isabella Piro:

    (canto)

    Un sarcofago mai aperto in tanti secoli ed ora perforato per permettere l’introduzione di una speciale sonda che ha esaminato il suo contenuto. Benedetto XVI parte dall’annuncio di questa indagine scientifica, compiuta recentemente sulla tomba di San Paolo, per tratteggiare la figura dell’Apostolo delle Genti. Un’analisi che rivelato, all’interno del sarcofago, tracce di un tessuto di lino color porpora, laminato con oro zecchino e di un tessuto azzurro con filamenti di lino. Riscontrata anche la presenza di grani di incenso rosso e di sostanza proteiche e calcaree. Ma non solo:

     
    "Piccolissimi frammenti ossei, sottoposti all’esame del carbonio 14 da parte di esperti ignari della loro provenienza, sono risultati appartenere a persona vissuta tra il I e il II secolo. Ciò sembra confermare l’unanime e incontrastata tradizione che si tratti dei resti mortali dell’apostolo Paolo. Tutto questo riempie il nostro animo di profonda emozione".

     
    L’Anno Paolino si conclude, dice il Papa, ma essere in cammino con Paolo e, grazie a lui, conoscere Gesù, essere illuminati e trasformati dal Vangelo farà sempre parte dell’esperienza cristiana. Quindi, il Pontefice si sofferma sulle Lettere di San Paolo, a partire da quella indirizzata ai Romani. In essa, sono contenute due parole decisive: “trasformare” e “rinnovare”. “Dobbiamo diventare uomini nuovi”, scrive l’Apostolo delle Genti, perché “solo se ci saranno uomini nuovi, vi sarà anche un mondo nuovo, rinnovato e migliore”. Per questo, dice il Papa, “San Paolo ci esorta ad un non-conformismo”, a “non sottomettersi allo schema dell’epoca attuale”:

     
    "Diventiamo nuovi, se ci lasciamo afferrare e plasmare dall’Uomo nuovo Gesù Cristo. Egli è l’Uomo nuovo per eccellenza. In Lui la nuova esistenza umana è diventata realtà, e noi possiamo veramente diventare nuovi se ci consegniamo alle sue mani e da Lui ci lasciamo plasmare".

     
    Tuttavia, continua il Pontefice, si diventa uomini nuovi solo se si trasforma il modo di pensare, quel “pensiero dell’uomo vecchio”, quel “modo di pensare comune rivolto in genere verso il possesso, il benessere, il successo, la fama”. Un pensiero, afferma Benedetto XVI, che ha una portata “troppo limitata”, in cui il proprio ‘io’ resta al centro del mondo. Bisogna, invece, imparare a pensare in maniera più profonda:

     
    "Bisogna imparare a comprendere la volontà di Dio, così che questa plasmi la nostra volontà. Affinché noi stessi vogliamo ciò che vuole Dio, perché riconosciamo che ciò che Dio vuole è il bello e il buono. Si tratta dunque di una svolta nel nostro spirituale orientamento di fondo. Dio deve entrare nell’orizzonte del nostro pensiero: ciò che Egli vuole e il modo secondo cui Egli ha ideato il mondo e me".
     
    Poi, il Santo Padre si sofferma su un passo della Lettera agli Efesini in cui Paolo parla di una “fede adulta”. Ma attenzione, dice il Papa: non si tratta di quello “slogan diffuso” negli ultimi decenni, che intende la fede adulta come la “fede fai da te”, tipica di chi non dà più ascolto alla Chiesa e ai suoi Pastori e sceglie autonomamente ciò che vuol credere. Un atteggiamento simile, afferma Benedetto XVI, non richiede coraggio. Il coraggio è un’altra cosa:

     
    "Coraggio ci vuole piuttosto per aderire alla fede della Chiesa, anche se questa contraddice lo 'schema' del mondo contemporaneo. È questo non-conformismo della fede che Paolo chiama una 'fede adulta'. Qualifica invece come infantile il correre dietro ai venti e alle correnti del tempo. Così fa parte della fede adulta, ad esempio, impegnarsi per l’inviolabilità della vita umana fin dal primo momento, opponendosi con ciò radicalmente al principio della violenza, proprio anche nella difesa delle creature umane più inermi. Fa parte della fede adulta riconoscere il matrimonio tra un uomo e una donna per tutta la vita come ordinamento del Creatore, ristabilito nuovamente da Cristo. La fede adulta non si lascia trasportare qua e là da qualsiasi corrente. Essa s’oppone ai venti della moda. Sa che questi venti non sono il soffio dello Spirito Santo; sa che lo Spirito di Dio s’esprime e si manifesta nella comunione con Gesù Cristo".
     
    Una “fede matura, veramente adulta in maniera positiva”, continua il Papa, sarà allora “l’agire secondo verità nella carità”:

     
    "Il nuovo modo di pensare, donatoci dalla fede, si volge prima di tutto verso la verità. Il potere del male è la menzogna. Il potere della fede, il potere di Dio è la verità. La verità sul mondo e su noi stessi si rende visibile quando guardiamo a Dio. E Dio si rende visibile a noi nel volto di Gesù Cristo. Guardando a Cristo riconosciamo un’ulteriore cosa: verità e carità sono inseparabili. In Dio, ambedue sono inscindibilmente una cosa sola: è proprio questa l’essenza di Dio. Per questo, per i cristiani, verità e carità vanno insieme. La carità è la prova della verità".
     
    “Chi insieme con Cristo serve la verità nella carità - sottolinea Benedetto XVI - contribuisce al vero progresso del mondo”, un progresso che si verifica “là dove aumenta la presenza di Cristo”. Quindi, il Santo Padre parla di uno dei grandi problemi del nostro tempo: il vuoto interiore, quella “debolezza dell’uomo interiore” che lo spinge ad aggrapparsi a “promesse e narcotici”:

     
    "Deve essere rafforzata l’interiorità - la percettività del cuore; la capacità di vedere e comprendere il mondo e l’uomo dal di dentro, con il cuore. Noi abbiamo bisogno di una ragione illuminata dal cuore, per imparare ad agire secondo la verità nella carità. Questo, tuttavia, non si realizza senza un intimo rapporto con Dio, senza la vita di preghiera. Abbiamo bisogno dell’incontro con Dio, che ci vien dato nei Sacramenti".
     
    “L’amore vede più lontano della semplice ragione”, conclude il Papa, e ci dice che “il mistero di Cristo ha una vastità cosmica; Egli non appartiene solo ad un determinato gruppo”, ma “abbraccia l’universo in tutte le sue dimensioni”. La preghiera finale, allora, è che il Signore ci aiuti a rinascere la vastità del suo amore e della sua verità.

     
    (canto)

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    Vasta eco nel mondo dopo le parole del Papa sul contenuto del sarcofago di San Paolo. Intervista con il cardinale Montezemolo

    ◊   Grande emozione tra i fedeli di tutto il mondo dopo che ieri il Santo Padre ha rivelato il risultato dell’indagine scientifica svolta all’interno del sarcofago tradizionalmente ritenuto di San Paolo nella Basilica Ostiense. L’esame dei frammenti ossei prelevati è stata una conferma: si tratta della tomba di San Paolo, i resti mortali sono quelli dell’Apostolo delle genti. Sull’importante scoperta Paolo Ondarza ha sentito il cardinale Andrea Cordero Lanza di Montezemolo, arciprete della Basilica ostiense:

    R. - Circa un anno e mezzo fa, il Santo Padre ci ha autorizzato a fare un piccolissimo foro per poter entrare con una sonda e vedere o analizzare cosa c’è all’interno. Questo è stato eseguito con segretezza perché la cosa non dovesse avere, fino a che non si avevano conferme, nessuna pubblicità particolare.
     
    D. - L’analisi a che cosa ha portato e come si è svolta?

     
    R. - Questa analisi microscopica ha confermato che all’interno del sarcofago ci sono dei tessuti importanti di lino e porpora intessuti con fili di oro e che ci sono anche dei resti umani. Grazie alla sonda, si sono potute prelevare delle piccolissime parti. L’analisi al carbonio 14, fatta da un istituto che ne ignora l’origine, ha confermato trattarsi una persona vissuta fra il I e il II secolo. All’intorno sono stati trovati anche dei grani di incenso. Tutto questo non fa che confermare l’importanza di una tomba in rilievo: una tomba che, avendo dei tessuti del genere e risalendo a quell’epoca e avendo una costanza ininterrotta di tradizioni, che sia cioé la tomba di Paolo, sembra confermare dunque l’autenticità.

     
    D. - Le analisi su quanto trovato adesso proseguiranno?

     
    R. - Può essere che se ne faccia un’analisi più accurata che però comporta un lavoro grosso perché occorrerebbe demolire l’altare papale, forse anche il baldacchino di Arnolfo di Cambio.

     
    D. - Occorrerà molta prudenza anche per evitare che le opere d’arte contenute nella Basilica ostiense siano in qualche modo danneggiate…

     
    R. - Certo, non possiamo. Specialmente durante l’Anno Paolino il Papa ha escluso di poter fare un cantiere, affermando che vi avremmo pensato in seguito.

     
    D. - Eminenza, questa scoperta che importanza ha a livello di fede e per la storia della Basilica ostiense?

     
    R. - E’ importante perché conferma la tradizione secondo la quale da circa 20 secoli la tomba si trova lì. Con tutto quello che nei secoli è successo: c’è stata una prima Basilica costantiniana, poi una seconda, poi una terza dopo l’incendio del 1823, e tutte sono sempre state attorniate da un punto fermo, mai mosso, cioè che è la tomba di Paolo, che era in un’antica tomba pagana: si trattava di un grande cimitero pagano di 5 mila tombe, situato nella zona, che poi piano si è trasformato prima in cimitero cristiano e poi addirittura è stato tutto coperto per farne l’attuale Basilica e l’attuale abbazia.

     
    D. - In futuro, sarà possibile per i fedeli pregare vicino alla tomba di San Paolo e vedere qualcosa?

     
    R. - Abbiamo fatto un foro microscopico per entrare con una sonda, ma non possiamo far entrare la gente a vedere questo. Però quello che abbiamo fatto poco più di un anno fa è di aprire il muro, che è del V secolo, che attornia tutta la tomba e, quindi, abbiamo aperto un varco e oggi si può vedere il fianco del sarcofago di Paolo. Questo l’abbiamo completato prima dell’Anno Paolino per dar modo a tutti i fedeli di potersi avvicinare e pregare davanti a quella che è la tomba di Paolo.

    Intanto, dopo la celebrazione di ieri che ha visto Benedetto XVI concludere l'Anno Paolino, questa mattina nella Basilica di San Paolo Fuori le Mura anche l'abate della comunità benedettina della Basilica, padre Edmund Power, ha celebrato una Messa di ringraziamento. Fabio Colagrande lo ha contattato per chiedergli un commento alle parole pronunciate ieri dal Papa su San Paolo come apostolo del "non conformismo":
     
    R. - Vediamo, nel mondo, tante cose che vanno contro il messaggio fondamentale del Vangelo, sia a livello morale che culturale: i valori, cioè, sono spesso in contrasto con quelli del servizio dell’amore e del rispetto che possiamo trovare nel Vangelo. Credo sia questo il livello del quale il Papa sta parlando.

     
    D. - Padre Powell, quali sono stati, secondo lei, i frutti spirituali più notevoli di quest’Anno Paolino?

     
    R. - Direi che il frutto essenziale è la conversione. Ed ho notato che tanta gente ha risposto alla persona di Paolo ed ancor più al messaggio di Paolo, questa persona che ha avuto un influsso così grande nella tradizione cristiana. Ho notato che sono venute molte persone, davvero toccate dal messaggio di Paolo, e questo può magari significare l’inizio di una conversione. Poi, però, ogni persona deve viverla, questa conversione, e seguire il suo cammino. (Montaggio a cura di Maria Brigini)

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    Il cardinale Tauran in Turchia per la chiusura dell'Anno Paolino: i cristiani siano testimoni credibili e coraggiosi di Gesù

    ◊   "Siate cristiani coerenti. Siete una minoranza da cui tutti, in questo grande paese ricco di storia, si attendono qualcosa di diverso". E ancora: "Le nostre chiese non sono musei, i cristiani non sono pezzi di antiquariato". Sono alcune delle affermazioni che il cardinale Jean-Louis Tauran, presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso, ha pronunciato questa mattina nella città di Tarso, dove si è recato come inviato del Papa per le celebrazioni conclusive dell'Anno Paolino in Turchia. Per lo stesso motivo, ieri il porporato aveva presieduto una Messa ad Antiochia, durante la quale aveva esortato i cristiani a promuovere il dialogo e la comunione. Il servizio di padre Egidio Picucci:

    Il Simposio su Paolo che si tiene in questi giorni in Turchia ha interrotto per un giorno i lavori per consentire ai professori di partecipare alla chiusura dell’Anno Paolino ad Antiochia e a Tarso. Ad Antiochia, tutto si è svolto con estrema semplicità nei luoghi di culto delle due confessioni religiose presenti in città, cioè il Cortile della Missione cattolica e la Chiesa ortodossa. Ad Antiochia, ha preceduto la liturgia il cardinale Jean Louis Tauran, presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso, affiancato da cinque vescovi, da pastori dei maroniti e dei filocattolici e da 28 sacerdoti. Il porporato si è detto felice della comunione che i cattolici ortodossi trovano attorno alla Parola e al pane, invitando poi i cattolici che sono in Turchia a testimoniare coraggiosamente la propria fede. Quindi, il cardinale Tauran si è poi trasferito, con i vescovi ed i sacerdoti, nella Chiesa ortodossa, per partecipare al canto dei Vespri, presieduto dal Patriarca ecumenico ortodosso, Bartolomeo I.

     
    Solenne anche la cerimonia di Tarso, alla presenza di sette vescovi e 60 sacerdoti. Sulla cerimonia ha pesato tuttavia l’interrogativo sul futuro della Chiesa costruita in città in onore dell’Apostolo Paolo: sarà affidata al Vicariato apostolico di Anatolia, com’è stato promesso più volte dalle autorità nazionali e locali, o tornerà ad essere museo? “Lo chiediamo ancora una volta - ha detto mons. Luigi Padovese, vicario apostolico di Anatolia - perché Tarso è diventata, dopo il Santuario mariano di Meryem Ana di Efeso, il secondo luogo di pellegrinaggio in Turchia, ed un luogo di culto per i cattolici”. Se tornasse ad essere un museo, i pellegrini cristiani non avrebbero un loro luogo di culto e potrebbero cancellare da Tarso anche la loro presenza durante i pellegrinaggi. La risposta definitiva sul destino della Chiesa sarà data domani, ed i cattolici del mondo si augurano che essa sia positiva.

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    Oggi in Primo Piano



    Tensione in Honduras dopo il golpe militare: Micheletti al posto dell'esautorato Zelaya

    ◊   L'Honduras resta in attesa dopo il colpo di Stato che ieri ha visto l'esercito destituire il presidente Manuel Zelaya e designare il suo successore, Roberto Micheletti, non riconosciuto da nessun altro Paese, Stati Uniti compresi. Zelaya è giunto in Nicaragua dalla Costa Rica, dove era stato portato con forza dall’esercito. Ad accoglierlo una delegazione di presidenti “amici”, tra cui il venezuelano Chavez. Nella capitale Tegucigalpa, intanto, centinaia di sostenitori del presidente deposto si sono riversati in strada sfidando il coprifuoco proclamato da Micheletti. Resta dunque alta la preoccupazione della comunità internazionale. L'Assemblea generale delle Nazioni Unite si riunirà oggi per esaminare la situazione politica. Roberta Rizzo ha parlato della crisi in Honduras con Luis Badilla, esperto di America Latina:

    R. - E’ una vicenda lunga, complessa, con molti elementi tipici del modo di essere centro-americano. Si è trattato di una terribile polarizzazione politica, più volte denunciata dalla Chiesa: da un lato c’era l’ex presidente Zelaya, settori del suo partito, una parte rilevante dell’opinione pubblica e, dall’altro lato, l’intero parlamento, i partiti politici, incluso quello del governante, la Corte suprema, la Corte dei conti, il procuratore generale e un’altra parte importante dell’opinione pubblica. Qual è l’oggetto del contendere? Formalmente, le intenzioni di Zelaya erano di far redigere una nuova carta costituzionale, tramite la convocazione di un’Assemblea costituente, usando strumenti al limite della legalità: ecco perché l’opposizione della Corte Suprema. Ma in realtà la questione di fondo era il timore che il presidente volesse farsi rieleggere, manovrando e forzando la legalità costituzionale vigente.

     
    D. - Secondo lei, non è un conflitto insanabile?

     
    R. - No, non lo è per niente. Lo dicevano già i vescovi dell’Honduras alla fine della loro Assemblea plenaria, ma anche altre Chiese cristiane. Politici, intellettuali e personalità straniere, organismi internazionali avevano chiesto un dialogo tra le parti, la ricerca di una soluzione negoziata. Anche perché se si chiarisse la questione della rielezione - e Zelaya, il presidente, al riguardo non è stato mai categorico e trasparente - il problema della riforma costituzionale o di una nuova costituzione non dividerebbe il Paese radicalmente. Anzi, in Honduras, da più parti si auspica l’ammodernamento della Costituzione, datata 1982, anno in cui questo Paese ha fatto rientro nella democrazia, dopo un lungo periodo di golpe militare.

     
    D. - Qual è lo scenario che si prospetta ora?

     
    R. - Mi auguro che non si registrino fatti di violenza, che torni la ragionevolezza, perchè penso che la lezione più importante di questi fatti sia l’uso della ragione nel futuro. Penso che il presidente ad interim, Roberto Micheletti, dovrebbe mantenere la promessa di tenere l’elezione fra cinque mesi. Ritengo ci sarà un gran numero di dichiarazioni, di prese di posizione per condannare il golpe, cosa d’altra parte giustissima, e già sta accadendo. Penso tuttavia che rimarranno soltanto parole, non cambierà sostanzialmente nulla. Alla fine, sarà il popolo honduregno a dover risolvere il suo problema da solo. Occorrerebbe a questo punto che la comunità internazionale non interferisse nelle vicende interne di questo Paese, aiutasse a ritrovare l’unità nazionale che è necessaria e soprattutto fornisse all’Honduras risorse e mezzi economici, perché è un Paese al limite del crollo, dal punto di vista economico e sociale, con una povertà enorme, un’esclusione sociale spaventosa, una violenza metropolitana fra le più alte al mondo.

     
    D. - E la Chiesa cosa farà?

     
    R. - Continuerà a fare quello che ha fatto sempre, cioè lavorare per l’unità del Paese, per la pace basata sulla giustizia, ricordando quello che ha fatto non più di nove giorni fa: che tutti i problemi si possono risolvere se si tiene presente il bene comune, al di sopra del bene legittimo delle parti. Ma una nazione deve trovare un minimo comune denominatore per andare avanti. Penso che la Chiesa continuerà ad esortare al dialogo, alla ricerca dell’accordo, alla unità e alla pace in questo Paese così martoriato.

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    La pace in Medio Oriente tra diplomazia ed emergenza umanitaria, come per i palestinesi di Gaza. Intervista con Ianiki Cingoli

    ◊   Durante la recente udienza ai membri della Roaco - la Riunione delle Opere in Aiuto delle Chiese Orientali - Benedetto XVI si è soffermato sulla situazione nella Striscia di Gaza chiedendo sia affrontata con “competenza e solidarietà”. Un problema sottolineato anche dal Comitato internazionale della Croce Rossa, che nel suo ultimo rapporto ha parlato di un milione e mezzo di palestinesi vittime della povertà. Per un’analisi sulla situazione a Gaza, Linda Giannattasio ha chiesto un parere a Ianiki Cingoli, direttore del Centro italiano per la pace in Medio Oriente:

    R. - Dopo la fine della guerra a Gaza, tra la fine dell’anno scorso e l’inizio di gennaio, la situazione è rimasta paralizzata. Manca l’afflusso di beni anche di prima necessità e la cosa grave è, soprattutto, che gli israeliani impediscono l’afflusso di cemento e di acciaio, necessario per la ricostruzione delle oltre seimila abitazioni distrutte con la guerra. Questo perché affermano che Hamas potrebbe utilizzare tali materiali per costruire rifugi contro l’esercito israeliano.
     
    D. - Parallelamente all’emergenza umanitaria, a che punto è il dialogo israelo-palestinese?

     
    R. - Proprio negli ultimi giorni, sono emerse notizie di una trattativa chiamata sui giornali israeliani “il grande accordo”, nella quale si parla della possibilità di un'intesa per la restituzione del soldato Shalit - rapito circa tre anni fa - in cambio di qualche centinaio di prigionieri palestinesi, ma anche del consolidamento del cessate-il-fuoco dichiarato da tutte e due le parti, una a gennaio, e della riapertura dei valichi con una presenza di una forza internazionale a Gaza. Si parla pure di un aumentato controllo da parte egiziana e internazionale per evitare il traffico di armi. Quindi, un accordo di questo tipo andrebbe, in qualche modo, nel direzione di una stabilizzazione della presa di Hamas su Gaza. Su questo ci sono però anche i colloqui in corso tra Fatah e Hamas per arrivare alla costituzione di un governo unità nazionale. In sostanza, c’è molto movimento in questa fase.

     
    D. - A margine del G8, il quartetto del Medio Oriente ha chiesto al governo israeliano di congelare tutti gli insediamenti perché la situazione a Gaza è insostenibile…

     
    R. - Il contenzioso in questo momento è su quello che Netanyahu chiama la cosiddetta “crescita naturale degli insediamenti esistenti”. Ora, Netanyahu sta cercando di negoziare, con Barak che domani volerà negli Stati Uniti per parlare con Mitchell, il delegato di Obama per il Medio Oriente, per cercare di sfruttare al massimo l’attenzione ottenuta col suo intervento sulla disponibilità ai due Stati per ottenere un’attenuazione della pressione degli Stati Uniti rispetto a questo specifico problema.

     
    D. - Di cosa c’è più bisogno nella Striscia di Gaza? Cosa può fare la comunità internazionale?

     
    R. - C’è bisogno di beni di prima necessità, di consumo. Ma c’è bisogno soprattutto di un’iniziativa politica più forte, dell’Europa che - più di quanto stanno facendo gli Stati Uniti - sostenga l'opera mirata a sbloccare la situazione e a imporre la ripresa del processo di pace.

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    A Pistoia, il VI Forum dell’informazione cattolica per la salvaguardia del Creato: riconciliare il tempo dell’uomo con il tempo della creazione

    ◊   Noi cristiani dobbiamo essere per primi sentinelle del Creato, cambiando i nostri stili di vita, e farci avanguardie di quel cambiamento di cui il mondo ha urgente bisogno. Così hanno concluso ieri, a Pistoia, gli oltre 100 i giornalisti che hanno partecipato al sesto Forum dell’informazione cattolica per la salvaguardia del creato, organizzato dall’Associazione culturale "Green accord". Tema della tre giorni “Il tempo del Creato il tempo dell’uomo”. Ascoltiamo il servizio di Marina Tomarro:

     
    Saranno le generazioni future a salvare il pianeta dai disastri ecologici, ma per fare ciò hanno bisogno di essere educate bene ai temi ambientali. E’ un messaggio di speranza verso il futuro la conclusione del VI forum dell’informazione cattolica per la salvaguardia del Creato. Francesco Miano, presidente dell’Azione cattolica:
     
    “Io penso che i giovani oggi siano più sensibili delle generazioni precedenti: questo perché, ormai, comincia a crescere un po’ più la consapevolezza della problematicità e dei pericoli che, di fatto, corriamo tutti e corrono, in particolare, le generazioni più giovani. A questa sensibilità di fondo vanno però offerte occasioni concrete di approfondimento e di crescita, per una maggiore consapevolezza. Per far questo, credo sia importantissimo che i percorsi normali della vita di un gruppo, di un’associazione, di una parrocchia, abbiano un aspetto significativo dedicato all’ambiente. Finché rimane un’attenzione straordinaria di pochi appassionati, è un’attenzione destinata ad incidere di meno. Seconda cosa, è importante l’opportunità di sperimentare buone pratiche. Mi riferisco a tutto ciò che ha a che vedere con l’esercizio di un stile di vita differente. Dal privilegiare determinate botteghe di artigiani, al commercio equo e solidale, a tutte le forme che anche la stessa creatività giovanile possono porre in questa direzione”.
     
    E al Forum era presente anche il vescovo di Ivrea, Arrigo Miglio, presidente della Commissione episcopale per i problemi sociali e per il lavoro, che ha presentato la quarta giornata della Salvaguardia del creato che si svolgerà il prossimo 1 settembre, e che avrà come tema l’aria . Ascoltiamo il suo commento:

     
    “Cominciamo a vivere respirando e terminiamo la nostra vita terrena esalando l’ultimo respiro. Quindi, l’aria è un richiamo diretto a una situazione di vita o di morte. Non è soltanto però un richiamo alla vita fisica questo tema dell’aria legato al tempo. Lo spiritus - in greco pneuma - il vento: Gesù parla dello Spirito come del vento che investe la comunità cristiana e, dunque, immette una vita nuova. Sono i ritmi della vita fisica e i ritmi della vita spirituale. Ecco due temi che si incrociano e che diventano un richiamo virtuoso a una visione saggia della vita. Un tema che ha anche dei risvolti etici profondi: legando insieme tempo e aria pensiamo al tema della velocità, del traffico, che ci porta alla questione dei gas-serra. Ci porta al tema del riscaldamento globale e - da un punto di vista pastorale ed ecclesiale - ancora una volta mi convinco come il partire dai temi dell’ecologia, dai temi della salvaguardia del Creato, ci riporti ad alcuni punti fondamentali e essenziali di una visione di fede della vita”.

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    Chiesa e Società



    Irlanda del Nord: per il cardinale Brady il disarmo dei paramilitari unionisti consolida il processo di pace

    ◊   Il cardinale Sean Baptist Brady, primate di tutta l’Irlanda, si è rallegrato alla notizia della messa fuori uso delle armi della Forza dei Volontari dell’Ulster e del Red Hand Commando, in presenza di osservatori indipendenti internazionali. Il porporato ha avuto un pensiero per quanti sono stati uccisi dalla futilità della violenza, soprattutto per i cattolici che sono stati spesso presi di mira dalla violenza dei gruppi paramilitari loyalisti. Il cardinale si è anche appellato ai gruppi paramilitari, soprattutto all’Uda o Associazione di Difesa dell’Ulster, affinché portino a termine al più presto il proprio disarmo per ridare speranza ai giovani del Nord Irlanda che una società pacifica e normale, da tutti sognata, è ormai alle porte. “Prego che quanto è stato annunziato possa aiutarci ad allontanarci da un clima di timore e sospetto verso una maggiore fiducia reciproca, buona volontà e amicizia fra tutti, qualunque siano i nostri retroterra o le nostre identità. Questo è l’unico futuro degno della nostra dignità umana, il futuro di pace e riconciliazione a cui ci chiama il Vangelo”. “Lo abbiamo fatto – spiegano i paramilitari unionisti - per incrementare ulteriormente la vita democratica nella nostra regione e in tutta l’Inghilterra; per rimuovere il pretesto che l’arsenale dei loyalisti è un ostacolo allo sviluppo delle nostre comunità all’interno del Nord Irlanda e per affermare la nostra integrità nel processo di pace”. “Siamo sicuri che il significato e la sostanza delle nostre azioni soddisferanno gli obiettivi suddetti”. Con questa dichiarazione da parte dei paramilitari loyalisti, tutta l’isola irlandese e tutta l’Europa ne guadagnano con il consolidamento della convivenza pacifica e della vita democratica. “E’ un passo questo molto importante nella costruzione della pace nel Nord Irlanda e segna un retrocedere dalla cultura del conflitto alla cultura del buon vicinato sia nel Nord Irlanda sia in tutta l’isola d’Irlanda”, ha dichiarato il Presidente della Repubblica irlandese, Mary McAleese. (Da Dublino, Enzo Farinella)

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    Il cardinale Caffarra a Bologna conclude l’Anno Paolino: “La vita cristiana è una vita vissuta con Gesù”

    ◊   Nel concludere l’Anno Paolino nella Cattedrale di San Pietro a Bologna, il cardinale Carlo Caffarra, arcivescovo della città, ha spiegato il significato della storia dei santi Pietro e Paolo e incoraggiato a pregare per i sacerdoti. Lo riferisce l'agenzia Zenit. Il porporato ha ricordato la storia di San Paolo, che era vissuto nelle tenebre fin quando non conobbe la fede e divenne “l’apostolo delle genti” nell’opera di conversione dei pagani. Ha poi precisato che prima dell’incontro con Gesù, Paolo non viveva da dissoluto. Al contrario, superava “nel giudaismo la maggior parte dei miei coetanei e connazionali, accanito come era nel sostenere le tradizioni dei padri”. L’apostolo capì che la sua vita non era più sotto una legge sia pure religiosa, ma che la sua vita era semplicemente il rapporto con Gesù. Al punto tale che potrà scrivere ai cristiani della Galazia: “non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me” [2,20]. Diversa la condizione di Pietro che veniva da un’esperienza terribile, perchè aveva tradito il Signore. Secondo il cardinale, “egli poteva pensare che tutto il progetto di Gesù su di lui era stato abbandonato: non meritava più fiducia”. Ma cosa chiede il Signore a Pietro? “Semplicemente se lo ama. Viene cioè interrogato sulla qualità del suo rapporto personale con Cristo. Non viene chiesto altro, perché questo è semplicemente tutto. Anzi più profondamente: Pietro ritrova pienamente se stesso nella certezza che Gesù sa, conosce il suo amore”. Per il cardinale Caffarra, alla luce di questa pagine si può comprendere “il ministero conferito a Pietro e nella sua persona ad ogni suo successore, fino a Benedetto XVI”. “È un servizio che nasce dall’amore per Cristo – ha sottolineato –, e quindi è un servizio di amore. Pietro ed ogni suo successore avrà solo la libertà dell’amore: andare solo là dove Cristo lo porta, fino a morire come è morto Cristo”. L’Arcivescovo di Bologna ha concluso invitando alla riflessione sui due grandi apostoli per capire e vivere meglio la vita cristiana. In primo luogo, ha incoraggiato “a non dimenticare mai che la vita cristiana non è prima di tutto un comportamento, un modo di agire; non è prima di tutto una dottrina. È la vita vissuta con Gesù: è la sua Persona che sta al centro”. A proposito dell’Anno sacerdotale, ha invece rivolto un appello ai fedeli: “Pregate, cari fedeli, perché l’intercessione e l’esempio dei santi apostoli ci rendano pastori delle vostre anime secondo il cuore di Cristo”. (V.V.)

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    Bangladesh: le conclusioni a Dhaka dell'Anno Paolino

    ◊   “Vi invito a meditare sul vostro rapporto con Cristo, che vi ha chiamato a partecipare alla sua vita, e a riflettere su come e quanto condividiate questa vita con gli altri”. Così mons. Joseph Marino, nunzio apostolico in Bangladesh, ha esortato un gruppo di missionari nel Paese asiatico in occasione di un seminario di formazione sulla figura di San Paolo. Al seminario hanno partecipato 75 religiosi, missionari del Pontificio Istituto per le Missioni Estero e dei Saveriani, suore dell’ordine di Nostra Signora delle missioni e di altre congregazioni. Al termine dell’Anno dedicato all’apostolo delle genti e con l’inizio dell’Anno Sacerdotale, la Chiesa del Bangladesh è tornata ancora una volta a riflettere sull’invito alla missione testimoniato da San Paolo. Nel Paese in cui oltre l’85% degli oltre 140milioni di abitanti si professa musulmano, i cristiani rappresentano una minoranza, circa il 3%. Per essi la missione non coincide solo con specifiche attività pastorali, piuttosto con la semplice vita quotidiana vissuta alla luce del Vangelo. Ai 75 religiosi che hanno partecipato al seminario, mons. Marino ha ricordato che “nel contesto del Bangladesh la condivisione non può sempre avvenire attraverso le parole, ma - cosa molto importante - attraverso la nostra testimonianza di amore gratuito verso gli altri”. Benedetto XVI, in occasione della visita ad limina dei vescovi del Paese, svoltasi a pochi giorni dall’inizio dell’Anno paolino, aveva detto loro: “Come i primi cristiani siete una piccola comunità in una grande popolazione non cristiana. La vostra presenza è un segno del fatto che la predicazione del Vangelo, che è cominciata a Gerusalemme e in Giudea, continua a diffondersi fino agli estremi confini della terra secondo la destinazione universale che il Signore ha voluto per essa”. (R.P.)

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    Teleconferenza-web della Chiesa australiana sull'Apostolo Paolo

    ◊   In occasione della conclusione dell’Anno Paolino, la Chiesa Cattolica in Australia offre domani una riflessione di ampio respiro sulla missione e l’attualità dell’Apostolo Paolo in una teleconferenza dal titolo “Paolo, l’uomo, la missione e il messaggio per l’oggi” . Organizzata dal Broken Bay Institute, con il concorso della Conferenza episcopale australiana, l’iniziativa vedrà il coinvolgimento di oltre 120 siti dislocati non solo sull’intero territorio federale, ma anche in Nuova Zelanda, Perù e Malta. Ad aprire l’incontro sarà l’arcivescovo di Brisbane, mons. John Bathersby, che leggerà e mediterà alcuni versetti della Lettera ai Colossesi. (1, 9-14); le sei sessioni successive saranno introdotte dai biblisti padre Brendan Byrne, e suor Michele Connolly e dall’esperto di comunicazioni padre Richard Leonard. Le meditazioni porranno in rilievo la figura dell’Apostolo delle genti, la sua illimitata carità, il significato di grazia, spirito e speranza nella teologia paolina. Si parlerà inoltre dell’impatto degli scritti paolini sull’uomo di oggi e sulla comunicazione della Buona Novella alle società del nostro tempo, con un ultimo spazio di dibattito dedicato alle osservazioni e domande inviate per e-mail dai partecipanti “a distanza”. (M.V.)

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    Spagna: dopo la crisi economica aumentano del 50% le richieste di aiuto alla Caritas

    ◊   Nel 2008 la rete di accoglienza della Caritas spagnola ha assistito quasi 600 mila persone incapaci di provvedere al loro sostentamento a causa della crisi economica. Si tratta di un record per gli ultimi 40 anni. Rispetto al 2007 le richieste di aiuto basilare di sussistenza sono salite di quasi 200 mila unità, con un aumento medio del 50%, in alcune diocesi si è arrivati anche a un 70% per cento. Le cifre, pesanti per un Paese come la Spagna che fino a poco tempo fa si contraddistingueva per il boom economico, sono state diffuse dal segretario generale della Caritas, Silvio Agea. A chiedere aiuto sono soprattutto i giovani tra i 20 e 40 anni con figli piccoli, disoccupati e provenienti dei settori dei servizi e dell’edilizia, donne sole con familiari a carico, uomini soli senza casa, donne anziane con pensioni sociali e immigrati irregolari. Secondo i dati contenuti nel rapporto Caritas ante la crisis. Impacto, diagnostico y propuestas, la maggior parte di richieste di aiuto servono per affrontare le necessità fondamentali. Ma Agea ha denunciato anche un altro aspetto, ovvero la mancanza di risposte davanti alla crisi da parte dei servizi sociali pubblici: il 52% delle persone aiutate dalla Caritas attraverso i servizi di accoglienza sono inviate dagli stessi servizi sociali, soprattutto per mancanza di soldi. È stata quindi sottolineata l’urgenza di un patto statale per dotare le strutture assistenziali pubbliche di risorse sufficienti per rispondere all’emergenza. (V.V.)

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    Convegno Cei sulla famiglia: investire nei percorsi di preparazione al matrimonio

    ◊   “La famiglia di fronte all’impegno sociale e politico”. Sarà questo il tema – ancora provvisorio – del convegno nazionale di pastorale della famiglia che si svolgerà il prossimo anno, dal 23 al 27 giugno, probabilmente nelle Marche. È quanto annuncia mons. Sergio Nicolli, direttore dell’Ufficio Cei per la pastorale della famiglia, tracciando un bilancio del convegno 2009 sul tema “Insieme verso le nozze. La preparazione al matrimonio” che si è concluso ieri a Cotronei, in Calabria. L’edizione 2010, spiega mons. Nicolli al Sir, sarà promossa dall’Ufficio Cei per la pastorale della famiglia insieme all’Ufficio Cei per i problemi sociali e il lavoro e con la collaborazione del Forum nazionale delle associazioni familiari. Sintetizzando i lavori del convegno di Cotronei, mons. Nicolli sottolinea l’importanza dei percorsi di preparazione al matrimonio: questi sono come un “seminario” che forma i futuri sposi. In Italia, aggiunge, circa il 70% dei giovani scelgono di sposarsi “in Cristo e nella Chiesa”, per questo “non possiamo permetterci di gestire i seminari con superficialità: dobbiamo investire in essi le risorse migliori”. Ricordando la presenza al convegno del presidente della Cei, il cardinale Angelo Bagnasco, mons. Nicolli afferma che è stata “un segno tangibile della considerazione che la Chiesa desidera avere per la pastorale familiare e specificamente per la grande impresa della preparazione al matrimonio cristiano”. Mons. Nicolli riflette anche sul “vorticoso” aumento del fenomeno della convivenza prima del matrimonio. Il direttore dell’Ufficio Cei denuncia “il fallimento o l’insufficienza della pastorale di educazione all’amore nell’età dell’adolescenza e dei primi innamoramenti. I giovani che s’incamminano verso il matrimonio hanno alle spalle non soltanto un vuoto di formazione cristiana che spesso parte dalla Cresima, ma si trovano anche impreparati ad affrontare le esigenze che una seria relazione di amore comporta per la sua stabilità e per la sua qualità”. Per mons. Nicolli, “da una parte dobbiamo accogliere con simpatia le coppie già conviventi che chiedono il matrimonio cristiano e accompagnarle, in un rapporto interpersonale significativo, per tutto il tempo possibile perché comprendano la realtà del Sacramento che chiedono e si rafforzino nell’amore. Dall’altra non possiamo, però, rassegnarci al senso di impotenza di fronte al dilagare del fenomeno”. (V.V.)

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    Famiglie cattoliche filippine promuovono la lettura della Bibbia

    ◊   Incontrarsi per leggere la Bibbia e trasmettere ai giovani il suo messaggio. Questo è uno dei fini principali dell’iniziativa che da sei mesi sta coinvolgendo circa cento famiglie dell’arcidiocesi di Manila. Divise in piccoli gruppi, le famiglie si riuniscono ogni fine settimana nelle sedi parrocchiali per leggere insieme e commentare i passi delle sacre scritture. Le discussioni sono animate da sacerdoti e laici esperti in teologia e hanno particolare presa sui partecipanti, che al loro ritorno a casa sentono il bisogno di condividere con i propri figli l’esperienza fatta. Teresa Delacruz, operatrice sociale e partecipante attiva alle sessioni di lettura biblica, dichiara ad AsiaNews che le sue tre figlie, adolescenti, amano la lettura quotidiana della Bibbia, insegnata loro sin dall’età di cinque anni. Una di queste, Christine, di quattordici anni, racconta che “ogni sera mentre recitiamo insieme il Rosario, i nostri genitori ci incoraggiano a leggere la Bibbia tutti i giorni, e questo ci aiuta a pregare meglio e a riflettere”. Considerato l’iniziale successo delle letture, gli organizzatori  auspicano di estendere gli incontri a tutte le parrocchie dell’arcidiocesi di Manila e nel tempo anche in altre parti del Paese. Questa iniziativa segue da vicino il programma di diffusione della Bibbia, lanciato il 30 settembre 2008  dalla Società biblica filippina attraverso la  campagna “May They Be One” (che tutti siano uno). Essa ha come obiettivo la distribuzione gratuita entro il 2013 di 5 milioni di copie del Libro, al fine di far entrare il messaggio cristiano in ogni famiglia filippina. (V.V.)

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    La Caritas loda la svolta scozzese sui cambiamenti climatici

    ◊   La Scozia ha lanciato una sfida al resto del mondo approvando la legislazione più ambiziosa sui cambiamenti climatici per una Nazione industrializzata. Lo afferma la Caritas Internationalis e il suo membro scozzese Scottish Catholic International Aid Fund (Sciaf). Dopo aver subito molte pressioni, tra cui quelle dello Sciaf, il Parlamento scozzese ha infatti deciso all'unanimità di tagliare le emissioni di gas del Paese del 42% per il 2020 e di almeno l'80% per il 2050. La nuova legislazione, che include il contenimento delle emissioni di aerei e navi, rappresenta un esempio per i governi del mondo in vista del vertice Onu sul clima che avrà luogo a dicembre a Copenhagen. Chris Hegarty, uno dei responsabili dello Sciaf, ha affermato che “gli obiettivi della Scozia sono guidati dalla scienza e si oppongono all'opportunità politica. Sono basati su ciò che dobbiamo fare piuttosto che su ciò che sentiamo di poter fare”. Il Ministro per i Cambiamenti Climatici della Scozia Stewart Stevenson ha affermato che “porsi obiettivi ambiziosi non è un fine in sé. Ciò che conta è metterli in pratica e abbiamo stabilito i passi che compiremo per mettere in pratica le riduzioni di emissioni necessarie per salvaguardare il nostro futuro e porre la Scozia in prima linea nello sviluppo di un'economia sostenibile”. “La Caritas e lo Sciaf stanno già vedendo l'impatto devastante che i cambiamenti climatici hanno sulle comunità povere nei Paesi in via di sviluppo, con siccità, inondazioni e cambiamento degli standard climatici stagionali”, ha aggiunto. “Come ha dimostrato la Scozia, per i governi ricchi è possibile agire se affrontano il problema in modo sincero. Tutti i governi hanno la responsabilità morale di far fronte alla questione prima che diventi peggiore”. Lo Scottish Catholic International Aid Fund (Sciaf) è la principale organizzazione scozzese per lo sviluppo internazionale ed è stata fondata nel 1965 come agenzia ufficiale per lo sviluppo internazionale della Chiesa cattolica in Scozia. Opera in più di 20 Paesi di Africa, Asia e America Latina. (V.V.)

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    Pellegrinaggio a Roma di 7.000 missionari "Identes" per il 50.mo della fondazione

    ◊   In occasione del 50.mo anniversario dalla fondazione della comunità di missionarie e missionari Identes, Istituto Id di Cristo Redentore è stato organizzato a livello mondiale un grande pellegrinaggio a Roma come segno dell'unità che il padre fondatore, Fernando Rielo, ha trasmesso ai missionari con la sua vita. Il movimento di missionari è diffuso in 25 Paesi di Europa, Africa, Asia e America. Tra gli atti più significativi in programma a Roma, ricorda l’agenzia Zenit, c’è la partecipazione all’udienza con Benedetto XVI mercoledì prossimo. Si stima che alla celebrazione assisteranno circa 7.000 persone. Secondo l’Istituto Id di Cristo Redentore “Questa celebrazione è caratterizzata dalla gratitudine che proviamo verso Dio e per il nostro padre fondatore, che con tanto amore ha guidato l'opera che il Padre Celeste gli ha affidato, con segnali chiari, durante tutta la sua vita”. Riflessione, maturità, aspirazioni verso nuove mete, revisione di ciò che si è già ottenuto, racchiudono il significato di cinquant'anni di attività, sottolinea la comunità di missionari. L'incessante movimento che vive l’istituzione riflette il suo nome: “essere idente” infatti significa vivere in movimento, procedere per seguire le orme di Cristo, per percorrere le strade più difficili, per camminare con entusiasmo giovanile verso la luce del Padre. La fondazione delle missionarie e dei missionari Identes ha compiuto i primi passi nella Diocesi di Tenerife, nelle Canarie (Spagna), sotto l'impulso dell'allora vescovo Domingo Pérez Cáceres, che ricevette la prima comunità di missionari il 29 giugno 1959. La peculiarità dell'Istituzione, formata da uomini e donne, laici e sacerdoti, celibi e sposati, ha richiesto un lungo percorso fino al riconoscimento canonico, ricevuto dalla diocesi di Madrid il 23 gennaio 1994, come Associazione Pubblica di Fedeli. Il 22 ottobre 2004, sempre nella Diocesi di Madrid, la Santa Sede ha conferito all'Istituzione il rango di “Istituto di vita consacrata”. Fernando Rielo è stato riconosciuto canonicamente come fondatore dell'Istituzione poco prima della sua morte. (M.P.)

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    La Chiesa in Sierra Leone ricorda il suo primo vicario apostolico a 150 anni dalla morte

    ◊   Sono trascorsi 150 anni dalla morte di mons. Melchior de Marion de Brésillac, il primo Vicario Apostolico della Chiesa della Sierra Leone. Un contributo di padre Gerardo Caglioni, missionario saveriano esperto della storia della Chiesa in Sierra Leone, è stato raccolto, in occasione di tale ricorrenza, dall’agenzia Fides. Il 3 novembre 1858, i primi tre missionari della Società delle Missioni Africane (Sma) partivano da Lione per dare inizio al nuovo vicariato della Sierra Leone. Arrivarono il 12 gennaio del 1859 i padri Louys Reymond e Jean-Baptist Bresson, con fratel Eugene Reynaud. A distanza di pochi mesi, il 14 maggio, giunse a Freetown mons. Melchior de Marion de Brésillac. Intanto imperversava una tremenda epidemia di febbre gialla e padre de Brésillac, ammonito dal capitano della nave Danae a non esporsi al pericolo e al rischio di una morte certa, esclamò; “Sono nella mia diocesi. Non condividerò le sorti dei miei figliuoli?”. Colpito dalla febbre, il vicario apostolico morì a 46 anni, il 25 giugno 1859. Questo sacrificio, continua nel racconto padre Caglioni, ha dato avvio alla moderna Chiesa della Sierra Leone che oggi è organizzata attorno a tre diocesi. Il clero locale è in costante crescita e la gerarchia è quasi completamente africana. Il laicato, invece, è sempre più consapevole delle proprie responsabilità e non manca di far sentire la propria voce in diversi aspetti della vita cristiana. Solenni celebrazioni in occasione del 150.mo anniversario si sono tenute nella capitale del Paese africano. Personalità della Chiesa locale e della società civile e politica si sono unite nella commemorazione, nel cimitero dove fu sepolto mons. Marion Brésillac. (M.P.)

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    Il fiume Niger, l’acqua e l’Africa al centro di iniziative di sensibilizzazione in Francia

    ◊   L’acqua, nelle sue diverse forme di utilizzo, è al centro di due iniziative organizzate in Francia. Lo rende noto l'agenzia Misna. La prima, con il sostegno di 24 associazioni di ispirazione cristiana, segna l'avvio della campagna "Vivere l’estate 2009 in maniera diversa". "Justice et Paix", la sezione francese di Pax Christi, ha sottolineato che il mancato accesso all’acqua potabile per gran parte dell’umanità significa la morte di migliaia di bambini ogni anno e ha invitato a “non sprecare questo bene comune fondamentale”. Il tema dell’acqua sarà centrale anche nella nona edizione del Festival organizzato lungo i fiumi della Senna e della Marna. "Ospite d’onore" di questa edizione sarà il fiume Niger, il terzo più lungo dell’Africa: a Parigi e in 15 città nei dintorni della capitale ci saranno spettacoli di danza, teatro, musica, mostre di pittura, scultura e fotografia dedicate al fiume Niger e alle popolazioni che vivono lungo il suo corso. Gli artisti si esibiranno anche su alcuni battelli che per due giorni solcheranno le acque della Marna e della Senna: l’obiettivo è raccogliere fondi per un progetto idrico solidale a Zinder, la seconda città del Niger.(V.V.)

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    Marocco: piano per la formazione degli imam e la valorizzazione delle moschee

    ◊   “È una operazione di vasta portata che non ha eguali nel mondo”; è il giudizio del ministro degli Habous e degli Affari islamici, Ahmed Toufiq, sul programma di aggiornamento degli imam, lanciato la scorsa settimana in Marocco, che si inserisce nel quadro della riforma in campo religioso voluta dal sovrano, Mohammed VI. Il piano riguarderà quasi 42.000 imam e toccherà le materie della dottrina malechita (rito ufficiale dell’Islam sunnita), dell’educazione spirituale, dell’insegnamento del Corano, della predicazione e della valorizzazione del ruolo sociale della moschea. Toufiq ha evidenziato poi, in un intervento alla sessione ordinaria del Consiglio superiore degli ulema, l’importanza degli imam i quali esercitano il servizio di inquadramento religioso dei credenti dalle città alle campagne. Gli imam in Marocco sono circa 45.000 ma secondo statistiche del 2006 citate dal ministro l’82% di essi non ha alcuna formazione di base. Il programma costerà 200 milioni di dirham, circa 19 milioni di euro, e riguarderà anche l’adeguamento del trattamento degli imam che dovranno rientrare nella categoria di laureati. Già nel 2006 - riferisce l'Osservatore Romano - era stato avviato un corso di formazione per cinquanta donne chiamate a svolgere il ruolo di imam nelle moschee con il compito di insegnare il Corano, di informare le donne sui loro doveri religiosi, ma con l’impossibilità di condurre la preghiera del venerdì. Nel 2008 inoltre il Marocco ha inviato in Europa 176 predicatori per proteggere i propri connazionali dai discorsi estremisti, segno di una volontà di frenare la crescita del fondamentalismo islamico fra le comunità marocchine all’estero. (M.P.)

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    Il neodirettore di Ucanews lancia un nuovo servizio per la Chiesa in Asia

    ◊   Il gesuita australiano padre Michael Kelly, da pochi mesi direttore dell'agenzia cattolica asiatica Ucanews (Union of Catholic Asian News), ha lanciato un nuovo servizio: la “CathNews Asia” che fornirà giornalmente notizie e articoli sulla Chiesa cattolica del continente asiatico. Si tratta - ha precisato padre Kelly - di un ampliamento dei servizi offerti da Ucanews e potrà usufruire dell'ampia rete degli oltre 250 suoi corrispondenti. "Le più grandi opportunità per la Chiesa del mondo intero sono in Asia - ha dichiarato il gesuita australiano - e non solo in termini delle necessità umane di questi paesi, ma anche nell'incontro con tante tradizioni, credenze e culture più antiche dello stesso cristianesimo. Il compito dei mezzi di comunicazione è di riflettere su questo incontro e darne comunicazione per l'arricchimento di tutta la Chiesa". Nata nel 1979 a Hong Kong con appena tre addetti e pochi lanci settimanali in lingua inglese, Ucanews è diventata ormai una delle più importanti agenzie cattoliche di informazione nel mondo, con uno staff fisso di quaranta giornalisti professionisti, 250 corrispondenti in tutta l’Asia e redazioni nazionali in diversi Paesi. Oggi pubblica anche in diverse lingue asiatiche, tra cui il cebuano (parlato nelle Filippine), l’indonesiano e il vietnamita. Ad aumentarne in modo esponenziale la diffusione è stato ovviamente Internet, una risorsa cruciale in cui ha investito molto in questi anni. (L.Z.)

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    24 Ore nel Mondo



    Iran: il governo rilascia 5 dei 9 dipendenti iraniani dell’Ambasciata britannica arrestati ieri

    ◊   Si attenua lo scontro tra Iran e la Gran Bretagna dopo il rilascio di 5 dei 9 membri dello staff iraniano dell’ambasciata britannica, arrestati ieri con l’accusa di aver partecipato alle proteste dei giorni scorsi. Intanto, il Consiglio dei guardiani ha annunciato l’inizio del riconteggio del 10 per cento dei voti, che si, dovrebbe concludere entro oggi. Per il punto della situazione, sentiamo il servizio di Marco Guerra:

     
    Teheran non intende ridurre il livello dei rapporti diplomatici con la Gran Bretagna o qualsiasi altro Paese europeo. Così il portavoce del Ministero degli esteri iraniano ha cercato di abbassare i toni dello scontro tra Iran e Regno Unito, iniziato una settimana fa con l’espulsione di due diplomatici di Londra e culminato ieri con l’arresto di nove nove dipendenti iraniani dell’Ambasciata britannica, cinque dei quali sono stati liberati stamani. Il ministro degli Esteri iraniano, Mottaki, e quello britannico, Biliband, hanno avuto una conversazione telefonica - ha poi aggiunto il portavoce - assicurando che il governo della Repubblica islamica ''non ha in programma la chiusura di alcuna Ambasciata europea”. Ma nei rapporti tra i due Paesi continuano a pesare le accuse di coinvolgimento nelle proteste rivolte alla Gran Bretagna che, dal canto suo, definisce inaccettabile la detenzione degli altri quattro dipendenti iraniani. Nel frattempo, il Consiglio dei guardiani ha cominciato il riconteggio del 10% delle schede delle presidenziali. I risultati dovrebbero essere pubblicati entro 24 ore. Nulla di fatto, infine, nell’incontro tra il Consiglio e un rappresentante di Mussavi, che aveva posto delle condizioni per collaborare all'operazione di riconteggio, così da rinunciare alla richiesta di annullamento della consultazione, che continua ad essere portata avanti da diversi leader dell’opposizione.

     
    Ma quali sono le reazioni dell’Europa e del Regno Unito alle dure accuse rivolte dall’Iran? Adriana Masotti lo ha chiesto Alberto Zanconato, corrispondente dell’Ansa a Teheran:

    R. - La reazione è stata molto dura da parte della UE e della Gran Bretagna. La Gran Bretagna è attaccata da diversi giorni dalle autorità di Teheran che accusano Londra di avere ordito un vero e proprio complotto contro le elezioni iraniane. Da parte della Gran Bretagna, si risponde che questo è solo un tentativo di distrarre l’attenzione dalla repressione interna, sicuramente dura. Ora, c’è questa Federazione per i diritti umani che parla di duemila arresti e di molte altre centinaia di scomparsi, persone cioè delle quali non si sa ancora ufficialmente del loro arresto.

     
    D. - Nonostante le poche notizie che trapelano, il sentore è che questa opposizione continuerà ancora da parte del popolo iraniano, di una parte di esso...

     
    R. - Un’opposizione in piazza come c’è stata la settimana scorsa sarà difficile che continui, perché la repressione è stata molto dura. Ma c’è sicuramente un’opposizione politica e c’è soprattutto il candidato moderato, Mousavi, che continua a dire di non voler accettare questo risultato e di non volere nemmeno accettare un riconteggio soltanto del 10 per cento dei voti. Continua a chiedere, invece, l’annullamento vero e proprio delle elezioni. Considerando che lo scontro è ai massimi livelli del regime iraniano, tra la guida suprema Khamenei e l’ex presidente Rafsanjani, questo farebbe pensare che la ricerca di un compromesso sia inevitabile. Fino a questo momento, però, una via d’uscita ancora non si vede.

     
    Iraq
    Con un giorno d'anticipo rispetto al calendario previsto, l'esercito americano ha completato il ritiro da tutte le città e i centri abitati iracheni. Lo ha annunciato il generale Khalaf, portavoce del Ministero degli interni di Baghdad, precisando che le truppe Usa hanno consegnato alle autorità irachene tutte le installazioni militari. Secondo il generale, risultano già dispiegate 30 mila unità dell’esercito iracheno che “sono massimo stato di allerta”. Per celebrare il passaggio di consegne, il governo ha proclamato domani festa nazionale. Intanto, sul terreno proseguono le violenze: stamani una bomba ha ucciso un membro del partito sunnita e ferito suo figlio mentre viaggiavano nella loro macchina a Ramadi.

    Afghanistan
    Non si fermano le violenze in Afghanistan. Il capo della polizia di Kandahar e sei poliziotti sono stati uccisi in una sparatoria con delle guardie private afghane che lavorano per l'esercito americano. L’episodio segue due giorni di violenti attacchi dei ribelli talebani in tutto il Paese, che hanno provocato 34 vittime, fra cui sette civili.

    Libano
    Una donna è rimasta uccisa negli scontri avvenuti ieri sera a Beirut tra i sostenitori di Saad Hariri, leader della maggioranza parlamentare, e i militanti del gruppo sciita Amal, fedele al presidente del parlamento libanese, Nabih Berry. La coalizione di Hariri ha vinto le recenti elezioni e il suo leader stato incaricato di formare il nuovo governo.

    Corea del Nord
    Le preoccupazioni per il programma nucleare della Corea del Nord ieri al centro di un colloquio tra i vertici del Giappone e della Corea del Sud, mentre gli Stati Uniti ribadiscono la necessità di nuove sanzioni nei confronti di Pyongyang. Il servizio di Maurizio Salvi:

    Il tema che preoccupa è quello nucleare, alla luce delle ripetute minacce pronunciate nelle scorse settimane e dell’esplicito annuncio nordcoreano di voler arricchire il plutonio, allo scopo di procedere alla produzione di armi atomiche. A questo quadro va aggiunta la possibilità che nei prossimi giorni la Corea del Nord proceda al lancio di un missile balistico intercontinentale, in grado di raggiungere i territori sudcoreano, giapponese, e perfino statunitense, all’altezza delle isole Hawaii. Il premier, Taro Aso, ha ribadito che lo sviluppo nucleare e missilistico nordcoreano è una seria minaccia per la sicurezza e non può essere accettato. L’unica via di uscita immediata della crisi è un ritorno della Corea del Nord al tavolo del dialogo.

     
    Albania
    Procede a rilento lo spoglio delle schede delle elezioni parlamentari che ieri hanno chiamato alle urne in Albania oltre tre milioni di cittadini. Al 20 per centro delle sezioni scrutinate si delinea un testa a testa tra il Partito democratico del premier uscente, Sali Berisha, e il Partito socialista del sindaco di Tirana, Edi Rama, leader dell’opposizione. I primi exit pool alla chiusura del voto davano invece in vantaggio la formazione moderata di Berisha. L’Albania è diventa membro della Nato lo scorso primo aprile e questo voto rappresenta un banco di prova della maturità democratica del Paese e delle sue aspirazioni a entrare nell’Unione Europea.

    Diminuisce la maggioranza in Parlamento della presidente argentina, Kirchner
    Ha perso la maggioranza alla Camera e sarebbe a rischio anche quella del Senato. La presidente argentina, Cristina Fernandez Kirchner, fa sapere tramite il marito ed ex presidente dell’Argentina, Nestor Kirchner, di accettare i risultati delle elezioni in corso per il rinnovo della metà dei 257 deputati della Camera e di un terzo dei 72 senatori. Secondo i dati non ancora definitivi, la presidente Kirchner ha ceduto terreno alle opposizioni e soprattutto al Partito peronista dissidente Union-Pro di Francisco de Narvaez. (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra)

     
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIII no. 180

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