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Sommario del 28/06/2009

Il Papa e la Santa Sede

  • Il Papa all'Angelus: sacerdoti siate santi, coraggiosi testimoni di Cristo, pronti a dare la vita per Dio e la Chiesa!
  • Chiusura dell'Anno Paolino. Il Papa presiede i Primi Vespri nella Basilica di San Paolo fuori le Mura. Intervista col cardinale Montezemolo
  • Solennità dei Santi Pietro e Paolo: Benedetto XVI impone il sacro pallio a 34 arcivescovi
  • Giornata per la Carità del Papa: le Chiese di tutto il mondo raccolgono l'Obolo di San Pietro
  • Concluso il Convegno della Specola Vaticana sullo studio dell'Universo per condividere le preoccupazioni dell’umanità
  • Oggi in Primo Piano

  • Elezioni in Albania: un voto per avvicinare l'Unione Europea
  • Ritrovata nelle Catacombe di Santa Tecla a Roma la più antica icona di San Paolo
  • Chiesa e Società

  • Cardinale O'Malley: nell'Anno Sacerdotale rafforzare identità e missione
  • Il vescovo di Ajaccio: il perdono vera risposta alla violenza
  • Austria: la diocesi di Graz contro l’inasprimento delle leggi anti-accattonaggio
  • Parlamentari Usa a Nancy Pelosi: “L’aborto fuori dalla riforma della sanità”
  • Prosegue il Dialogo Cattolico-Metodista
  • Pakistan: cristiani e musulmani uniti per la difesa della natura
  • Confronto a Dakar sulle modalità del vero dialogo interreligioso
  • Concluso il Forum dell’informazione cattolica per la salvaguardia del creato
  • Fiaccolata a Solferino per i 150 anni della Croce Rossa
  • Al Policlinico Gemelli una statua in ricordo di Giovanni Paolo II
  • Vincenzo Saturni nuovo presidente dell'Avis Italia
  • 24 Ore nel Mondo

  • Arrestati 8 iraniani dipendenti dell'ambasciata britannica a Teheran
  • Il Papa e la Santa Sede



    Il Papa all'Angelus: sacerdoti siate santi, coraggiosi testimoni di Cristo, pronti a dare la vita per Dio e la Chiesa!

    ◊   Sacerdoti santi, consapevoli di portare un tesoro inestimabile in vasi di creta e pronti a testimoniare fino al martirio la bellezza di essere totalmente consacrati a Dio e alla Chiesa: è il profilo del sacerdote fedele tracciato dal Papa oggi all’Angelus in Piazza San Pietro. Solo attraverso questi testimoni la Chiesa può convincere il mondo. Il servizio di Sergio Centofanti.

    Il Papa indica ai sacerdoti di tutto il mondo l’esempio dell’Apostolo delle Genti. L’Anno a lui dedicato è quasi concluso: “un anno importante” – lo ha definito – “una sfida a trasformare la nostra vita quotidiana in una coraggiosa testimonianza di Cristo”:

     
    “E’ stato un vero tempo di grazia in cui, mediante i pellegrinaggi, le catechesi, numerose pubblicazioni e diverse iniziative, la figura di San Paolo è stata riproposta in tutta la Chiesa e il suo vibrante messaggio ha ravvivato ovunque, nelle comunità cristiane, la passione per Cristo e per il Vangelo”.

     
    L’Anno Paolino si è intrecciato con l’Anno Sacerdotale, inaugurato il 19 giugno scorso, solennità del Sacro Cuore di Gesù, in occasione del 150° anniversario della morte di Giovanni Maria Vianney, il Santo Curato d’Ars. “Un ulteriore impulso spirituale e pastorale” – ha spiegato Benedetto XVI – che – ha detto - “non mancherà di recare tanti benefici al popolo cristiano e specialmente al clero”. Ma qual è la finalità dell’Anno Sacerdotale?

     
    “Come ho scritto nell’apposita lettera che ho inviato ai sacerdoti, esso intende contribuire a promuovere l’impegno di interiore rinnovamento di tutti i sacerdoti per una loro più forte ed incisiva testimonianza evangelica nel mondo di oggi. L’apostolo Paolo costituisce, in proposito, un modello splendido da imitare non tanto nella concretezza della vita – la sua infatti fu davvero straordinaria – ma nell’amore per Cristo, nello zelo per l’annuncio del Vangelo, nella dedizione alle comunità, nella elaborazione di efficaci sintesi di teologia pastorale”.

     
    “San Paolo – ha proseguito il Pontefice - è esempio di sacerdote totalmente identificato col suo ministero – come sarà anche il Santo Curato d’Ars –, consapevole di portare un tesoro inestimabile, cioè il messaggio della salvezza, ma di portarlo in un “vaso di creta” (cfr 2 Cor 4,7); perciò egli è forte e umile nello stesso tempo, intimamente persuaso che tutto è merito di Dio, tutto è sua grazia”.

     
    “L’amore del Cristo ci possiede – scrive l’Apostolo, e questo può ben essere il motto di ogni sacerdote, che lo Spirito ‘avvince’ (cfr At 20,22) per farne un fedele amministratore dei misteri di Dio (cfr 1 Cor 4,1-2): il presbitero deve essere tutto di Cristo e tutto della Chiesa, alla quale è chiamato a dedicarsi con amore indiviso, come uno sposo fedele verso la sua sposa”.

     
    Il Papa invoca quindi l’intercessione della Vergine Maria, “perché ottenga dal Signore abbondanti benedizioni per i sacerdoti” durante quest’anno a loro dedicato:

     
    “La Madonna, che san Giovanni Maria Vianney tanto amò e fece amare dai suoi parrocchiani, aiuti ogni sacerdote a ravvivare il dono di Dio che è in lui in virtù della santa Ordinazione, così che egli cresca nella santità e sia pronto a testimoniare, se necessario sino al martirio, la bellezza della sua totale e definitiva consacrazione a Cristo e alla Chiesa”.

     
    “L’uomo è fatto per la vita” – ha affermato ancora il Papa salutando i fedeli francesi e riferendosi alla liturgia di questa domenica:

     
    "Quiconque accepte de croire au Christ...
    “Chiunque accetta di credere in Cristo e di fondare la sua esistenza sul suo amore – ha concluso – riceve da Lui la forza che fa vivere”.

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    Chiusura dell'Anno Paolino. Il Papa presiede i Primi Vespri nella Basilica di San Paolo fuori le Mura. Intervista col cardinale Montezemolo

    ◊   Questa sera alle 18.00, nella Basilica di San Paolo fuori le Mura, alle ore 18.00, il Papa presiederà la celebrazione dei Primi Vespri della Solennità dei Santi Pietro e Paolo per la chiusura dell’Anno Paolino. Presente alla liturgia una delegazione del Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli. Per un bilancio di quest’anno dedicato all’Apostolo delle Genti ascoltiamo il cardinale Andrea Cordero Lanza di Montezemolo, arciprete della Basilica Ostiense. Lo ha intervistato Fabio Colagrande:

    R. – In questi ultimi periodi, anzi in queste ultime settimane o anche ultimi giorni, si sono molto intensificati i pellegrinaggi e le varie iniziative in tutto il mondo. Le stiamo vivendo molto intensamente. Queste cerimonie finali sono per marcare il fatto che cronologicamente l’Anno Paolino sta finendo. Siccome i benefici, che certamente sono stati notevoli, non vogliamo che finiscano, siano dimenticati o non continuino, ci teniamo a dire che quella fiamma paolina, che il Papa ha acceso il 28 giugno dell’anno scorso nel quadriportico, possa continuare a rappresentare questa continuazione di benefici spirituali che l’Anno Paolino certamente ha portato.

     
    D. – Lei ha parlato di un nuovo fervore, anche descrivendo l’atteggiamento dei tantissimi pellegrini che quest’anno sono venuti da tutto il mondo a San Paolo. Cosa voleva dire?

     
    R. – Perché certamente questo ha provocato un fermento in tutto il mondo, sia fra i cattolici che fra i cristiani non cattolici. Su questo non c’è nessun dubbio. Lo hanno manifestato i gruppi che sono venuti qui per confermare la loro fede, per partecipare alle liturgie e ai sacramenti in tutte le varie lingue. Noi vogliamo che tutto questo fervore e questo invito a conoscere meglio gli scritti di Paolo possa continuare.

     
    D. – Un anno tematico che, in qualche modo, però ha segnato anche un messaggio nel mondo cattolico. Noi, come diceva lei, deteniamo le spoglie dei Principi degli Apostoli, ma sono patrimonio di tutta la cristianità...

     
    R. – Noi siamo ben consci di questo. E quando vengono i fratelli di altre comunità sentiamo che siamo con loro. Noi abbiamo la custodia in senso materiale, ma abbiamo la custodia di un patrimonio che è comune a tutti.

     
    D. – Qual è stato il contributo di Benedetto XVI a questo evento di fede?

     
    R. – Vorrei dire enorme. Il Papa ha fatto la sua catechesi, e stava facendo già prima una catechesi sulla Patristica, da dottore della Chiesa quale è, con la sua conoscenza dottrinale e la sua capacità di saper esporre con facilità e semplicità problemi difficili. Quando abbiamo annunciato l’Anno Paolino, lui stesso mi ha detto: “Interromperò la catechesi sulla Patristica, per inserire per un anno la catechesi su Paolo”. E così ha fatto e questa catechesi è stata raccolta in un libro, edito dalla Libreria Editrice Vaticana, che raccoglie veramente con grande capacità e semplicità la presentazione, la divulgazione, il commento, l’esegesi, fatto non per specialisti, ma per chiunque, con molta semplicità. Ed è per me una grande ricchezza, per poter far comprendere e conoscere e penetrare la Parola di Dio da tutti.

     
    D. – Paolo parla ancora a tutte le genti? Al termine di questo anno, come rispondere a questa domanda?

     
    R. – Paolo parla ancora. Sì, è valido. Il suo messaggio, dato nelle varie Lettere ai cittadini, alla gente di allora, è valido, perché l’umanità è sempre quella. In fondo, leggendo una Lettera ai Corinzi, dove descrive tanti problemi, tanti vizi e virtù della gente di allora, le problematiche sono le stesse di oggi. La problematica umana è sempre la stessa.

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    Solennità dei Santi Pietro e Paolo: Benedetto XVI impone il sacro pallio a 34 arcivescovi

    ◊   Domani mattina, alle 9.30, il Papa presiederà nella Basilica Vaticana la Santa Messa nella Solennità dei Santi Pietro e Paolo, Patroni dell’Alma Città di Roma. Concelebrano 34 arcivescovi metropoliti, ai quali Benedetto XVI imporrà il sacro pallio, la stola di lana bianca, simbolo della potestà vescovile esercitata in comunione con la Chiesa di Roma. Quella di domani è una festa che offre ai cristiani l’opportunità di riflettere sulla testimonianza di queste due grandi personalità. Tiziana Campisi ne ha parlato con don Andrea Lonardo, direttore dell’Ufficio catechistico diocesano di Roma:

    R. – Su Pietro è possibile dire che è il nome stesso a rivelarne l’identità. Prima di Gesù “Pietro” non era un nome di persona; è Gesù che dà questo nome, e ciò indica il desiderio che ci sia una roccia su cui costruire, una pietra su cui la Chiesa sarà edificata. Già il solo nome di Pietro dice la volontà di Gesù di fondare la Chiesa, di lasciare un gruppo di apostoli che continuasse la sua missione. Per delineare invece i tratti di San Paolo potremmo usare due grandi immagini. La prima è quella del suo pellegrinare come missionario. Un esegeta ha calcolato che San Paolo ha fatto 16 mila 500 km, fra percorsi sulla terraferma e in barca. C’è una frase della Lettera ai Romani dove l’Apostolo spiega in maniera molto profonda cosa lo spingeva a questo; dice: “Io mi sento in debito verso tutti, verso i greci, verso gli ebrei, verso gli ignoranti, verso i colti”. È bellissimo questo “sentirsi in debito” di chi ha ricevuto una cosa così straordinaria e non é in pace con se stesso finché non l’ha donata a tutti quelli che non ce l’hanno. La seconda immagine che mi viene in mente è quella della spada. Nell’iconografia Paolo viene sempre rappresentato con la spada e con un libro e la spada non è solo lo strumento del martirio, ma anche la parola che può essere tagliente. Ne abbiamo bisogno in un tempo come questo così confuso dove tutto si confonde con tutto. Paolo ha amato spiegare, parlare, scrivere, per mostrare che questa Parola è quella di Dio, e che essa serve veramente a capire la vita.

     
    D. – Cosa possiamo dire dell’incontro di queste due personalità?

     
    R. - A me piace sottolineare proprio la comunione dei due. E’ chiaro che sono due personalità diversissime ma è interessante riflettere sul fatto che Paolo ha sempre cercato Pietro. Si rende conto che la comunione con Cefa è decisiva, anche quando litiga con Cefa lo fa perché ritiene fondamentale essere in comunione con lui. Mi sembra significativo che in queste due figure c’è il primo degli Apostoli ma ci sono tutti gli Apostoli e l’amore e la fede tengono queste due cose insieme tranquillamente, senza nessuna opposizione.

     
    D. – Perché San Pietro e San Paolo sono patroni di Roma e quale rapporto hanno avuto con l’Urbe?

     
    R. – “Patroni” è una parola che sembra antica, ricorda anzitutto la parola “padre”, ci ricorda che Roma ha delle radici, che noi siamo quello che siamo perché Pietro e Paolo sono venuti a Roma, e credo che la città ne porti in maniera indelebile il segno. Basta girare per Roma ed è evidente che questi padri ne hanno cambiato e indirizzato il destino. La parola “Patroni” porta con sé anche il segno della preghiera, cioè noi crediamo che Pietro e Paolo sono vivi nel cielo, lo crediamo profondamente, con Cristo, e che pregano per questa città, pregano per la sua Chiesa, pregano per tutti noi e, quindi, ci rivolgiamo a loro non solo nel senso di una memoria, ma anche di una vita che ci accompagna, che prega per noi.

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    Giornata per la Carità del Papa: le Chiese di tutto il mondo raccolgono l'Obolo di San Pietro

    ◊   La Chiesa celebra oggi, vigilia della solennità dei Santi Pietro e Paolo, la Giornata della carità del Papa, un’occasione preziosa per rinnovare l’espressione dei legami profondissimi che uniscono le Chiese particolari al successore di Pietro, e che si concretizzano anche nel sostegno economico alle attività del suo ministero di pastore della Chiesa universale. Nell’occasione i fedeli sono invitati a dare le proprie offerte per l’obolo di San Pietro, che vengono raccolte in tutto il mondo. Ce ne parla Davide Dionisi.

    E’ stato lo stesso Benedetto XVI, nel primo anno del suo pontificato, a sottolineare il particolare significato di tale atto di carità. “L’obolo di San Pietro” - ha affermato il Santo Padre - “è l’espressione più tipica della partecipazione di tutti i fedeli alle iniziative di bene del Vescovo di Roma nei confronti della Chiesa universale. E’ un gesto che ha valore non soltanto pratico, ma anche fortemente simbolico, come segno di comunione col Papa e di attenzione alle necessità dei fratelli; e per questo il vostro servizio possiede un valore squisitamente ecclesiale”.

     
    Questa raccolta di fondi, che richiama alla mente le prime collette di cui parlano gli Atti degli Apostoli, vede protagonisti tutti i cristiani, anche coloro che vivono in terre di missione e che, nonostante le difficoltà, vogliono comunque offrire la loro testimonianza in questa giornata. Spetta poi al Santo Padre ridistribuire quanto raccolto e  le offerte vengono per lo più destinate alle opere ecclesiali, alle iniziative umanitarie e di promozione sociale, come anche al sostentamento delle attività della Santa Sede. Il Papa, come Pastore di tutta la Chiesa, si preoccupa anche delle necessità materiali di diocesi povere, istituti religiosi e fedeli in gravi difficoltà.

     
    A dare storicamente avvio a questa istituzione, sono stati, alla fine del secolo VIII, gli anglosassoni che, dopo la loro conversione e manifestando un’attenzione assai concreta, si sentirono tanto legati al Vescovo di Roma, da decidere di inviare in maniera stabile un contributo annuale al Papa. Così nacque il «Denarius Sancti Petri» (Elemosina di San Pietro), che ben presto si diffuse nei Paesi europei, i quali facilmente e liberamente accoglievano, con la fede, anche questa espressione di comunione col centro della cristianità.

     
    L’obolo come lo conosciamo oggi nasce per volere di Pio IX, con l’enciclica “Saepe venerabilis” del 5 agosto 1871. E veniamo ai numeri: solo nel 2007 l’Obolo raccolto in tutto il mondo è stato di circa 80 milioni di dollari. Le offerte maggiori sono arrivate da Stati Uniti, Italia e Francia. L’Obolo di San Pietro è dunque un’opera di carità che manifesta l’affetto dei fedeli nei confronti del Sommo Pontefice ed è un atto di solidarietà ecclesiale con cui i cattolici partecipano ad iniziative di bene che li distinguono come seguaci del Vangelo. Atto di solidarietà che permette al Papa, segno visibile di unità nella Chiesa, di rispondere alle varie necessità con azioni tempestive ed efficaci.

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    Concluso il Convegno della Specola Vaticana sullo studio dell'Universo per condividere le preoccupazioni dell’umanità

    ◊   Si è concluso venerdì scorso a Roma un Convegno internazionale promosso dalla Specola Vaticana sul tema “L’astronomia: un terreno comune per condividere le preoccupazioni dell’umanità”. L’evento, che si è svolto nell’ambito dell’Anno Internazionale dell’Astronomia, ha riunito ex alunni e professori delle undici scuole estive tenutesi alla Specola dal 1986 ad oggi. Durante il convegno è stata ribadita l’importanza, scientifica e spirituale, di guardare in alto verso le stelle: uno studio e una contemplazione che accomuna persone di tutti i continenti. Emer McCarthy ha intervistato a questo riguardo il direttore della Specola Vaticana, il padre gesuita José Gabriel Funes:

    R. – Persone che vengono da Paesi diversi, che possono essere anche in conflitto, possono lavorare insieme, possono collaborare scientificamente. La scienza oggi non si può sviluppare da soli, bisogna avere la collaborazione e la cooperazione internazionale. L’astronomia, come scienza, può essere luogo di collaborazione, in cui la gente può lavorare insieme in pace. Questo è l’aspetto più professionale. Ma c’è un altro aspetto: l’astronomia quando viene spiegata al grande pubblico ci aiuta a capire che noi siamo in una barca, che è la Terra, un piccolo granellino di sabbia in un universo di miliardi e miliardi di galassie. Com’è fragile la Terra, come siamo fragili noi esseri umani! Questa consapevolezza ci può aiutare a ridimensionare i conflitti, con il dialogo, che non è sempre facile, ma può aiutare a mettere insieme le persone, i popoli.

     
    D. – Il grande pubblico è consapevole dell’importanza dell'astronomia, cerca di sapere qualcosa dell’Universo?

     
    R. – Quest’anno internazionale dell’astronomia è una grande occasione per noi astronomi per raggiungere il grande pubblico. La Specola Vaticana, ma anche gli altri astronomi, gli Osservatori astronomici, si sono impegnati in modo particolare in questo anno per far conoscere quello che noi sappiamo dell’Universo, anche la fatica che significa capire di più questo Universo. La scienza richiede una cultura dello sforzo, una cultura del lavoro e non è immediata. Credo che questo sia un anno particolare per far conoscere l’Universo e come questo Universo ci possa aiutare anche a capire noi stessi, qual è la nostra origine. Noi siamo parte dell’Universo, non siamo fuori dell’Universo.

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    Oggi in Primo Piano



    Elezioni in Albania: un voto per avvicinare l'Unione Europea

    ◊   Elezioni politiche oggi in Albania. Circa 3 milioni di elettori sono chiamati alle urne per eleggere i 140 deputati del Parlamento di Tirana. Due le principali coalizioni in corsa: l’Alleanza per il Cambiamento, guidata dai democratici dell’attuale premier Sali Berisha e l’Unione per il Cambiamento promossa da Edi Rama, leader dell’opposizione socialista e sindaco di Tirana: entrambi hanno lanciato oggi un appello alla partecipazione. Per Bruxelles, il voto è un banco di prova della maturità democratica del Paese e delle sue aspirazioni ad entrare nell’Unione Europea. Qual è lo scenario politico? Roberta Rizzo lo ha chiesto a Paolo Quercia, analista politico del Centro Studi della Difesa.

    R. – E’ una situazione che presenta una serie di elementi di instabilità, soprattutto elettorale, rispetto al passato. Se ricordiamo l’Albania della fine degli anni ’90 o anche di qualche elezione fa, troviamo un sistema Paese relativamente più stabile, per gli standard della regione. Ci sono invece dei rallentamenti sul piano economico: la crescita tumultuosa dell’economia, che si era verificata negli anni passati, ha subito dei rallentamenti per la crisi economica.

     
    D. – Quali sono le attese del voto?

     
    R. – Si propende in generale ad immaginare una riconferma del Partito democratico. Sicuramente Rama ha dimostrato di essere un buon sindaco di Tirana, però il Partito democratico ha ancora una forte presa su buona parte dell’elettorato.

     
    D. – C’è un effettivo pericolo di tensioni nel post voto?

     
    R. – Ricordiamo che l’Albania ha un record piuttosto preoccupante di non accettazione da parte dell’opposizione del voto. Nei vari momenti storici c’è sempre stata la prassi di contestare i risultati elettorali del voto, a torto o a ragione che sia stato. Questo ha creato ovviamente una serie di crisi politiche del Paese. Sarà interessante vedere come reagirà il partito sconfitto alla proclamazione dei risultati.

     
    D. – L’Europa è stato il tema dominante di tutta la campagna elettorale...

     
    R. – Dopo la fine del comunismo, l’Unione Europea è diventata una sorta di nuova legittimità. Adesso l’Albania ha raggiunto anche in maniera meritevole l’obiettivo della Nato ed è chiaro che, quindi, l’Unione Europea rimane il grande sogno sia per lo sviluppo economico del Paese, ma anche per poter garantire ai cittadini una maggiore capacità di spostamento all’interno dell’Unione Europea. Però l’obiettivo politico sbandierato e desiderato attualmente non è a portata di mano, considerati gli standard del Paese.

     
    D. – L’Albania è ritenuta ancora un partner troppo poco affidabile dall’Unione Europea?

     
    R. – Su alcune questioni di natura doganale o fiscale, l’Unione Europea in alcuni ambiti tende a tenere l’Albania in una sorta di “black list”, come Paese che non adempie ad alcuni requisiti. Globalmente però viene ritenuta un partner credibile, di integrazione, con una strada ancora lunga da svolgere. Ovviamente la velocità con cui questa strada viene percorsa è importante anche per l’Unione Europea. Quindi, diciamo che la porta è aperta. Anche gli investimenti numerosi dell’Italia, per esempio, avvenuti nel settore energetico recentemente, sono già un segnale di un maggior grado di affidabilità. Quindi, c’è una crescita di affidabilità politica che procede a piccoli passi.

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    Ritrovata nelle Catacombe di Santa Tecla a Roma la più antica icona di San Paolo

    ◊   Doveva essere una normale giornata di lavoro quella dello scorso 19 giugno per i restauratori della Pontificia Commissione di Archeologia Sacra, impegnati nelle catacombe di Santa Tecla nei pressi della Via Ostiense a Roma. Poi, grazie alla tecnologia laser, l’inattesa scoperta: il più antico ritratto di San Paolo è emerso sotto una spessa concrezione calcarea al centro della volta di un cubicolo. A dare notizia del ritrovamento dell’affresco del IV secolo è l’edizione odierna dell’Osservatore Romano. Ascoltiamo il racconto di Barbara Mazzei direttrice dei lavori di restauro della Pontificia Commissione di Archeologia Sacra. L'intervista è di Paolo Ondarza.

    R. – Noi stavamo lavorando già da molto tempo in questo cubicolo delle catacombe di Santa Tecla, che è completamente affrescato. Le pitture però erano ricoperte da una concrezione calcarea, che ci impediva di vedere che cosa ci fosse al di sotto. Finalmente abbiamo deciso di affrontare la volta del cubicolo, che era quella in peggiori condizioni, con la pulitura laser. Il risultato è stato eccezionale, perché effettivamente, al di sotto la pittura era ancora quasi intatta e quindi ne è uscito fuori il volto di Paolo.

     
    D. – Come avete capito che era San Paolo e qual è stata la vostra emozione?

     
    R. – Abbiamo capito che era San Paolo, perché raffigurato secondo quello che è l’iconografia tradizionale dell’epoca paleocristiana del volto di San Paolo. Quindi, con un volto molto magro, la barba scura e a punta e calvo. E’ stata una cosa eccezionale, perchè non si era mai trovato nella volta di un cubicolo il ritratto, soltanto il ritratto, di San Paolo. Di solito nell’iconografia paleocristiana abbiamo delle rappresentazioni di San Paolo, ma sono legate più al collegio apostolico, quindi insieme con San Pietro, che accompagna i defunti, insomma in scene di altro tipo. Tra l’altro, la catacomba di Santa Tecla si trova molto vicino alla Basilica di San Paolo. Quindi, la figura di Paolo messa così in evidenza è indubbiamente eccezionale.

     
    D. – Ed è presumibile che la collocazione vicino alla Basilica di San Paolo abbia determinato poi la scelta di questo soggetto da parte di chi lo ha affrescato?

     
    R. – Probabilmente sì, perché fra l’altro nella più antica decorazione della Basilica di San Paolo esistevano già questi ritratti in clipeo, lungo la navata, dove è raffigurata tutta la sequenza dei Papi. Probabilmente, a quell’epoca, dovevano esistere anche dei ritratti di San Pietro e di San Paolo.

     
    D. – Stiamo parlando di un ritratto databile al IV secolo. Quali erano le rappresentazioni più antiche finora conosciute?

     
    R. – Per quanto riguarda la pittura delle catacombe abbiamo appunto delle altre raffigurazioni di San Paolo, che però sono a figura intera, soprattutto nella catacomba di Domitilla, e che risalgono anche loro alla fine del IV secolo, e poi in alcuni esempi all’interno del Collegio Apostolico, ed una tra le più conosciute è sempre nelle catacombe di Domitilla.

     
    D. – Quando sarà possibile vedere questo affresco?

     
    R. – Prossimamente, quando porteremo a conclusione il lavoro. La catacomba in realtà non è aperta al pubblico, però ovviamente si faranno delle visite guidate apposite.

     
    D. – Non poteva esserci miglior regalo a conclusione dell’Anno Paolino...

     
    R. – Sì, anche per noi è stata veramente emozionate questa coincidenza di fattori. Fra l’altro, tra i quattro clipei della volta, il primo sul quale abbiamo applicato il laser è stato proprio questo, che casualmente era quello di San Paolo.

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    Chiesa e Società



    Cardinale O'Malley: nell'Anno Sacerdotale rafforzare identità e missione

    ◊   “Chiedo un rinnovamento del sacerdozio attraverso una maggiore vita di preghiera" e una sempre più grande consapevolezza dell'identità e della missione. È quanto ha detto l'arcivescovo di Boston, il cardinale Sean Patrick O'Malley, durante una convocazione di presbiteri per l'inaugurazione dell'Anno Sacerdotale, alla quale hanno partecipato quasi 400 sacerdoti per preparare l'Anno che segna il 150.mo anniversario della morte di San Giovanni Maria Vianney, il Santo Curato d'Ars. Il porporato ha sottolineato l'esempio del Santo e il suo operato in una situazione che, “umanamente parlando, sembra impossibile”, caratterizzata da “indifferenza, ostilità, cinismo in un mondo post-rivoluzione francese in cui la cultura era stata rovesciata”. “Nella vita di Giovanni Maria Vianney c'erano grandi mentori, sacerdoti santi che hanno aiutato questo chierico dalle capacità limitate. L'incoraggiamento e il buon esempio di questi sacerdoti santi lo posero su una via che portò alla trasformazione sua e della sua parrocchia”, ha aggiunto. Il cardinale O'Malley ha osservato, rende noto l'agenzia Zenit, che mentori di questo tipo sono necessari anche oggi per aiutare i nuovi sacerdoti a comprendere la propria identità, e ha ricordato l'amore di San Giovanni Maria Vianney per coloro che doveva servire, “anche quando non lo apprezzavano, erano totalmente indifferenti o gli si opponevano apertamente”. “Parte dell'identità di un sacerdote diocesano deve essere l'amore per il suo popolo”, ha proseguito il cardinale O'Malley. “Non un amore egoista o narcisistico, ma uno che si traduce in un pressante desiderio di aiutare la gente a conoscere Dio e a sperimentare il suo amore”. Il porporato ha osservato che il celibato sacerdotale “deve saper esprimere il nostro amore pastorale”. “Per un sacerdote diocesano, il celibato significa una paternità speciale, un amore che dona la vita per il nostro popolo”. Il porporato ha annunciato anche una campagna che avrà luogo durante questo Anno Sacerdotale, chiamata “Leaving the Lights On” (Lasciare le luci accese), che includerà confessioni il mercoledì sera durante l'Avvento e la Quaresima e un programma promozionale per preparare alla riconciliazione. L'iniziativa “incoraggerà il nostro popolo cattolico a rimettersi in contatto con questo sacramento della misericordia di Dio”, ha spiegato, e come sacerdoti “questo sacramento deve essere parte del nostro viaggio spirituale”. (V.V.)

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    Il vescovo di Ajaccio: il perdono vera risposta alla violenza

    ◊   Più di una decina di omicidi in pochi mesi. Fatti di sangue commessi da giovani, che si uccidono tra loro, in un clima di indifferenza e rassegnazione da parte della società civile. La denuncia arriva dal vescovo di Ajaccio, in Corsica, mons. Jean-Luc Brunin, in un editoriale pubblicato sulla rivista diocesana e in cui il presule si appella ai cristiani perché si impegnino per il rispetto alla vita e si indignino di fronte alla banalizzazione del crimine. “Cristiani – scrive il vescovo di Ajaccio – possiamo restare indifferenti di fronte a tali drammi?”. Ricordando poi il quinto comandamento, “Non uccidere”, mons. Brunin ribadisce che esso garantisce “l’umanizzazione delle relazioni sociali e un mondo abitabile, non un inferno di sospetti ed odio”. Poi, il presule si richiama alla dottrina sociale della Chiesa e al rispetto assoluto della vita, dal concepimento fino alla morte naturale: per questo, sottolinea il vescovo di Ajaccio, niente può giustificare un crimine, poiché “il rispetto della vita è un principio assoluto, senza il quale si regredisce verso la disumanità”. Quindi, mons. Brunin denuncia la pratica della vendetta, definendola “una reazione viscerale”, “spirale di una logica mortale e senza fine”: “Occhio per occhio, dente per dente, morte per morte – scrive il presule – Quale forza può spezzare questa logica? Quale potere può opporvisi? Quale vittoria può abbatterla? Ce lo rivela il messaggio di Cristo: la forza del perdono, il potere del perdono, la vittoria del perdono”. In questo contesto, il vescovo di Ajaccio invita i cristiani a “fare muro” con l’indignazione, l’unica capace di respingere le forze disumane che questa violenza omicida scatena: “In nome della nostra fede in Cristo Risorto – scrive mons. Brunin – è necessario agire. Accanto alle leggi che definiscono giuridicamente il divieto di uccidere, la Chiesa si richiama, già da tempo, alla necessità di promuovere i comportamenti e le abitudini capaci di garantire una coesione sociale”. Si tratta di “risorse che esistono già nell’ambito della cultura còrsa”, sottolinea il presule, e che vanno solo “rilanciate”. E mons. Brunin le ricorda: “la capacità di agire in modo disinteressato, il distacco dai beni materiali per guardare ad un ideale superiore, il senso dell’accoglienza e del dono, la disponibilità verso le aspettative ed i bisogni degli altri…Tutto ciò che San Tommaso d’Aquino chiamava “l’amicizia civile”. E ancora, il vescovo di Ajaccio ricorda che “coltivando la capacità di indignazione contro la banalizzazione del crimine, siamo chiamati, in nome della nostra fede in Cristo, a promuovere la vita umana ovunque essa sia minacciata. E siamo anche invitati a fare nostra l’amicizia civile ed a valorizzare, attraverso l’impegno nella vita sociale, i comportamenti ed i sentimenti cristiani”. Di qui, l’apprezzamento espresso dal presule per “i gruppi e le associazioni confessionali e no che compiono un lavoro positivo nell’ambito dell’educazione civica, della promozione della vita, della cooperazione e del volontariato”. “La Chiesa – conclude mons. Brunin nel suo editoriale – si riconosce in coloro che operano in tal senso e li sostiene tutti. Ma essa intende avere un suo ruolo specifico, nel nome del Vangelo, nella costruzione di una società di concordia e di pace, senza la quale nessun sviluppo umano, economico, culturale e spirituale è possibile. In Corsica come in altri luoghi”. (I.P.)

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    Austria: la diocesi di Graz contro l’inasprimento delle leggi anti-accattonaggio

    ◊   La Chiesa cattolica della Stiria, in Austria, si è espressa contro l’introduzione di norme più severe contro l’accattonaggio. Il vicario del vescovo della Stiria, Heinrich Schnuderl e il direttore della Caritas, Franz Küberl, hanno sottolineato a Graz che “l’attuale legislazione è sufficiente a impedire lo sfruttamento e ad agire contro l’accattonaggio organizzato”. La proposta di modifica della legge è giunta dal sindaco di Graz, Siegfried Nagl e coinvolge i due partiti al governo, SPÖ (partito socialdemocratico) e ÖVP (partito popolare). Attualmente, la normativa vieta l’accattonaggio organizzato e lo sfruttamento dei bambini e finora la polizia non ha accertato alcuna presenza di tali situazioni a Graz. “Nel dibattito sull’accattonaggio si tratta primariamente di togliere quanto prima dalla vista degli abitanti di Graz i mendicanti con disabilità. Ma anche se queste persone vengono rimosse dalla vista, il problema sociale non viene risolto. Bisogna evitare ricette semplici”, si legge in un comunicato della diocesi di Graz, ripreso dal Sir. “Come cristiani dobbiamo ricordarci che Dio stesso si vede nei membri più deboli della società”. Küberl ha poi evidenziato la necessità di un aiuto costante per favorire integrazione sociale dei Rom, poiché “essere Rom e per di più disabile crea spesso una doppia discriminazione”. (V.V.)

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    Parlamentari Usa a Nancy Pelosi: “L’aborto fuori dalla riforma della sanità”

    ◊   Una lettera indirizzata alla speaker della Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti Nancy Pelosi per chiederle che la Camera non sponsorizzi alcuna legge di riforma della sanità che non proibisca il finanziamento pubblico dell’aborto. È l'iniziativa di un gruppo di 19 deputati democratici, che si definiscono “difensori della vita”, partita da Dan Boren, dello Stato dell’Ohio. “Mentre il dibattito sulla sanità continua e la legge prende forma - afferma il documento - è imperativo che il tema dell’aborto non venga sottovalutato”. I deputati sostengono, quindi di non poter dare il loro appoggio ad alcuna proposta di legge che non escluda esplicitamente l’aborto da ogni piano assicurativo statale o parzialmente sovvenzionato dallo Stato. L’esclusione - sostengono - è indispensabile per evitare che l’aborto venga finanziato sotto la voce “medicina generale”. (V.V.)

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    Prosegue il Dialogo Cattolico-Metodista

    ◊   Si è tenuto, dal 15 al 17 giugno scorsi, presso l'istituto universitario St. Paul a Washington, un incontro del Dialogo Metodista-Cattolico. Tema dell'assemblea la responsabilità cristiana per l'ambiente. “La cura per la salute corporea è collegata alla cura del corpo della Chiesa e della creazione materiale”, ha detto il vescovo metodista Timothy Whitaker che ha coordinato l'incontro insieme a mons. William Stephen Skylstad, vescovo cattolico di Spokane (Washington). Il vescovo Whitaker ha parlato dell'immagine del corpo nel Nuovo Testamento per dimostrare che la redenzione di Cristo abbraccia tutta la creazione e implica il rispetto per gli ambienti naturali in cui le parrocchie e le Chiese sono situate. Il dialogo fra la Chiesa metodista unita e la Conferenza dei vescovi cattolici degli Stati Uniti ha avuto inizio nel 1966 ed ha riguardato una vasta gamma dei temi teologici e morali. Recentemente, i capi religiosi hanno parlato del cambiamento climatico globale e del relativo effetto sulle popolazioni più povere. L'Associazione religiosa nazionale sull'ambiente ha focalizzato l’attenzione sulle difficoltà che graveranno sui poveri se le politiche per ridurre le emissioni di gas serra non saranno strutturate con attenzione. Al dialogo hanno partecipato studiosi e teologi. L’episcopato si augura che le loro conversazioni possano diventare utile strumento per permettere a entrambe le Chiese di rispondere alla crisi ecologica dal punto di vista dei credenti che celebrano il dono della Creazione di Dio in ogni liturgia Eucaristica. (V.V.)

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    Pakistan: cristiani e musulmani uniti per la difesa della natura

    ◊   Promuovere una campagna di sensibilizzazione in materia di ambiente, coinvolgendo fedeli di religione diverse. È l’iniziativa avviata dalla Commissione diocesana per il dialogo interreligioso di Faisalabad, in occasione dell’Anno nazionale per l’ambiente 2009 indetto dal governo pakistano. Il Pakistan deve affrontare numerose sfide in materia di ecologia. Padre Aftab James Paukl, direttore della Commissione diocesana per il dialogo interreligioso, sottolinea che “una gestione inadeguata delle risorse, povertà e analfabetismo” sono fra le cause principali del degrado. Il sacerdote aggiunge che lo scopo principale dell’iniziativa è quello di “creare consapevolezza sulle questioni ambientali, mettendo assieme persone di fede diversa”. Khawar Javed Shafiq, giornalista musulmano, aggiunge che “la maggior parte delle persone non mostra attenzione alla questione” e l’iniziativa promossa dai cattolici “è incoraggiante e un passo positivo”. Faisalabad è una città industriale e l’inquinamento è causa di malattie fra la gente. Khawar Javed Shafiq chiede che il governo stanzi “fondi adeguati” e dia vita “al Ministero per l’ambiente”. Le preoccupazioni del giornalista musulmano sono condivise da padre Anjum Nazeer, che ricorda: “l’amore di Dio per la natura” è il compito “affidato a ogni uomo” di mantenere un ambiente sano. Il sacerdote invita ciascuno “a mantenere pulite le proprie case e strade”, dando così “il buon esempio” agli altri. “Possa essere questo – conclude – un piccolo passo iniziale, ma che sia foriero di grandi cambiamenti”. (V.V.)

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    Confronto a Dakar sulle modalità del vero dialogo interreligioso

    ◊   “Dobbiamo vigilare perché ci sia un vero dialogo interreligioso”: è quanto ha affermato l’abate Léon Diouf al colloquio internazionale sul tema “Radicamento e apertura: impegno per il dialogo interreligioso” che si sta svolgendo a Dakar, in Senegal. Organizzato dalla fondazione Konrad Adenauer in collaborazione con l’Associazione Senegalese della Cooperazione Decentralizzata, l’ambasciata d’Israele e l’università Cheikh Anta Diop, l’incontro vuole facilitare la convivenza tra religioni differenti come il cristianesimo, l’islam, l’ebraismo e le religioni dette tradizionali. “Dobbiamo evitare di accontentarci delle nostre relazioni quotidiane senza andare in profondità - ha detto ancora padre Diouf – l’idea comune che le persone hanno del dialogo interreligioso è quella di credenti di religioni differenti che partendo dalle loro credenze decidono di collaborare, di riconoscersi rispettando l’altro”. Per l’abate Diouf “il dialogo interreligioso impegna la personalità religiosa, è una collaborazione di vero partenariato … cerca la verità, la convivialità, la giustizia”. Padre Diouf ha inoltre spiegato che le basi religiose sulle quali poggia il dialogo sono “la fedeltà alla propria fede, l’equità riguardo la fede altrui così come essa è e non come la si vorrebbe e la progressività”. “Il dialogo interreligioso è “una condizione umana che conduce alla felicità passando attraverso la verità e la giustizia e il cui scopo non è altro che l’unità degli uomini”, ha spiegato ancora l’abate. Il colloquio di questi giorni sta riunendo per la prima volta in Senegal le comunità cristiane, musulmane ed ebraiche. Il rabbino Dov Maimon ha ricordato che “il dialogo interreligioso non si limita ad un semplice monologo” e che il vero dialogo interreligioso c’è quando le persone accettano di parlare di questioni spinose”. “Dobbiamo imparare a dirci la verità – ha proseguito il rabbino – il vero problema risiede nell’incapacità di fare autocritica. Dobbiamo cercare di studiare la teologia dei nostri testi costituendo gruppi di lavoro che devono proporre cosa fare per restare fedeli alla propria religione aprendosi all’altra”. Per Ramatoulaye Diagne dell’università Cheikh Anta Diop, per promuovere un vero dialogo occorrono atti concreti di apertura verso l’altro, “affinché il dialogo incessante che intrattengono ogni giorno le religioni divenga una realtà vissuta”. (T.C.)

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    Concluso il Forum dell’informazione cattolica per la salvaguardia del creato

    ◊   Sarà l’Aria il tema della quarta giornata per la salvaguardia del creato promossa dalla Conferenza episcopale italiana, e che avrà luogo il prossimo primo settembre. Lo ha annunciato mons. Arrigo Miglio, presidente della commissione episcopale per i problemi sociali e del lavoro della Cei, durante il Sesto forum dell’informazione cattolica per la salvaguardia del creato, organizzato dall’associazione culturale Green Accord, che si è concluso oggi a Pistoia. Al convegno, sul tema “Il tempo del creato il tempo dell’uomo”, hanno partecipato oltre 100 giornalisti provenienti da differenti media italiani. “Da parte di noi cristiani c’è bisogno di una maggiore attenzione verso la salvaguardia del creato, per un dovere di giustizia verso i Paesi poveri, e poi per una responsabilità verso le giovani generazioni": così mons. Miglio ha parlato ai giornalisti presenti al forum. Noi - ha continuato il presule - siamo la causa dell’inquinamento nel terzo mondo, perciò appare sempre più necessario un richiamo alla sobrietà negli stili di vita”. E alla giornata conclusiva del forum è intervenuto anche Sergio Marelli, direttore generale della Focsiv, volontari nel mondo, con la campagna Crea un clima di giustizia, che sarà presentata ai Paesi partecipanti il prossimo dicembre a Copenaghen, alla XV conferenza Onu sul clima, “Il nostro obiettivo - ha spiegato Marelli - è quello di sollecitare i governi a ridurre le emissioni di gas serra almeno del 30% entro il 2020. Se ciò non accadrà purtroppo la temperatura terrestre aumenterà di 2 gradi con conseguenze disastrose per il pianeta". E tra i progetti presentati durante il forum, un coinvolgimento attivo delle parrocchie per una sensibilizzazione concreta delle famiglie verso l’ambiente, con una particolare attenzione verso i ragazzi, spesso ignari dei segnali di malessere che la terra ci sta mandando. (A cura di Marina Tomarro)

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    Fiaccolata a Solferino per i 150 anni della Croce Rossa

    ◊   I fratelli di Eugenio Vagni, l'operatore del Comitato internazionale della Croce Rossa (Cicr) rapito da quasi sei mesi nelle Filippine, erano ieri sera tra le almeno 13.000 persone che hanno partecipato, in rappresentanza dei 150 Paesi del mondo (tra cui Iran, Liberia, Ghana, Palestina, Iraq, Fiji) alla fiaccolata che, su un percorso di otto chilometri, ha concluso i festeggiamenti per il 150.mo anniversario del movimento della Croce Rossa e della Mezzaluna Rossa. Il grande incontro, riferisce l’agenzia Misna, si è svolto a Solferino (Mantova), luogo non solo dell’omonima battaglia del 24 Giugno 1859 tra gli eserciti austriaco franco-sardo, ma anche sede di nascita della Cri. Sono oggi 98 milioni in totale i volontari che assistono ogni anno 200 milioni di persone in difficoltà nel mondo. Il commissario straordinario della Cri, Francesco Rocca, ha ricordato non solo Eugenio Vagni ma anche il lavoro per i terremotati abruzzesi; all'Aquila, i volontari della Croce Rossa, in simultanea davano vita a un’altra fiaccolata percorrendo la “zona rossa" del centro, aperta per l'occasione, fino alla casa dello studente, nel cui crollo persero la vita otto giovani universitari. Richiamando il fondatore del movimento, Henry Dunant, il presidente della Croce Rossa internazionale Kellenberger ha riordato che "il messaggio di Solferino ancora oggi è che va fatto di tutto per evitare le guerre e i suoi effetti terribili". Ai volontari della Croce Rossa è giunto anche il messaggio del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che ha sottolineato tra l’altro: "I suoi volontari sono animati da fortissime motivazioni ideali, dal desiderio di pace, dal ripudio degli orrori della guerra, dalla determinazione a favorire la nascita di un mondo più giusto, fondato sul rispetto della dignità umana. Sono motivazioni e valori che ispirano la Costituzione italiana ed i trattati dell'Unione Europea e che sempre più permeano il diritto internazionale contemporaneo". (V.V.)

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    Al Policlinico Gemelli una statua in ricordo di Giovanni Paolo II

    ◊   “Non abbiate paura!”. La celebre espressione pronunciata il 22 ottobre 1978 durante l’omelia della Messa di inizio pontificato è il nome della scultura in memoria di Giovanni Paolo II, che l’Università Cattolica inaugurerà martedì prossimo, 30 giugno, alle ore 19, nel piazzale d’ingresso del Policlinico universitario “Agostino Gemelli” di Roma. La statua, opera dello scultore toscano Stefano Pierotti, sarà benedetta dal cardinale Stanislaw Dziwisz, oggi arcivescovo di Cracovia, già segretario particolare di Papa Wojtyla nei 27 anni del suo pontificato. La statua – si legge in una nota del Sir – verrà posta nel piazzale antistante l’ingresso principale del Gemelli, dove Giovanni Paolo II fu ricoverato 9 volte, a partire dal 13 maggio 1981 – giorno dell’attentato in Piazza San Pietro – fino all’ultimo ricovero del marzo 2005. Su quel piazzale Papa Wojtyla era solito affacciarsi dalla finestra dell’appartamento al decimo piano per recitare l’Angelus domenicale e per benedire i fedeli. E fu proprio in una di quelle occasioni, durante il ricovero del 1996, che Giovanni Paolo II definì il Policlinico Gemelli “Vaticano III”, in quanto “casa” del Papa insieme ai palazzi apostolici di Roma e Castelgandolfo. La cerimonia di inaugurazione, cui sarà presente il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, sarà introdotta da Lorenzo Ornaghi, rettore dell'Università Cattolica. (V.V.)

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    Vincenzo Saturni nuovo presidente dell'Avis Italia

    ◊   Questa mattina, nel corso della prima riunione del nuovo Consiglio Nazionale di Avis a Milano, Vincenzo Saturni è stato eletto presidente nazionale dell'Associazione Volontari Italiani del Sangue per il quadriennio 2009-2013. "Ringrazio per la fiducia che mi è stata accordata - queste le sue parole - la presidenza di un'associazione importante come l'Avis è un'esperienza che dà una grande emozione ma anche una grande responsabilità. L'aspettativa è che l'associazione possa crescere sia all'interno sia all'esterno, nei confronti delle istituzioni, del mondo del volontariato e del settore trasfusionale". Dal 1989 dirigente medico presso il Servizio di Immunoematologia e Trasfusione dell’ospedale di Varese, Saturni ha recentemente ricoperto l'incarico di presidente dell'Avis regionale Lombardia e del Coordinamento regionale dei Csv (Centri Servizi per il Volontariato) della Lombardia. (V.V.)

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    24 Ore nel Mondo



    Arrestati 8 iraniani dipendenti dell'ambasciata britannica a Teheran

    ◊   Resta alta la tensione in Iran, dove, sedate con la forza le proteste di piazza, la reazione del regime di Teheran alle cosiddette “interferenze” dell'Occidente comincia a farsi sentire. E mentre l’opposizione torna a chiedere nuove consultazioni, l’Unione Europea sollecita colloqui con l’Iran sul tema del nucleare. Il servizio di Claudia Di Lorenzi:

    Cresce la tensione fra Londra e Teheran. Sono accusati di “aver avuto un ruolo di rilievo” nelle manifestazioni di protesta contro la rielezione in Iran del presidente Ahmadinejad, gli otto funzionari iraniani dell'ambasciata britannica a Teheran arrestati oggi. La Gran Bretagna ha chiesto la loro immediata liberazione e ha definito l’operazione un "abuso" e una vera e propria "intimidazione". L’episodio giunge ad alimentare le tensioni fra i due governi: la settimana scorsa il ministro degli Esteri iraniano Mottaki aveva accusato la Gran Bretagna di aver ordito un complotto contro le elezioni presidenziali, e dal Paese erano stati espulsi due diplomatici britannici e un giornalista della Bbc. Londra aveva risposto con un provvedimento analogo. Intanto, sul fronte interno, la guida suprema iraniana, l’ayatollah Khamenei, annuncia conseguenze “più amare” di quelle viste finora per chi non accetterà di seguire vie di protesta legali, ma il leader dell’opposizione Mussavi rifiuta la proposta del Consiglio dei Guardiani di partecipare al riconteggio del 10% delle schede e torna a chiedere l'annullamento del voto. Sulla stessa linea anche l’altro ex candidato Karrubi, che boccia l'ipotesi della commissione governativa a favore di una indipendente. Sul versante diplomatico, dall'isola greca di Corfù, dove è in corso il vertice Osce, il ministro degli Esteri italiano Frattini ha definito gravi gli arresti e ha chiesto sull’episodio “una posizione comune”, mentre il responsabile della Politica Estera dell'Ue Solana tenta la strada del dialogo: da parte sua l’auspicio di una ripresa rapida dei colloqui sul nucleare con l'Iran. Sul tema i ministri degli Esteri dell’Unione Europea si riuniranno a colloquio domani.

    Argentina
    Elezioni di metà mandato in Argentina: 28 milioni di elettori sono chiamati alle urne per rinnovare la metà dei seggi della Camera e un terzo dei seggi del Senato. Il voto rappresenta un banco di prova per il modello economico e di governo della presidente Cristina Fernandez Kirchner e di suo marito e predecessore Nestor Kirchner, leader del fronte peronista ortodosso che, per gli effetti della crisi economica, rischiano di perdere il consenso della popolazione e il controllo del Congresso argentino. A contrastarli è il miliardario Francisco De Narvaez, peronista dissidente. I sondaggi indicano un sostanziale pareggio tra i due partiti. Decisivo il voto nel distretto di Buenos Aires, in cui vive il 38 per cento della popolazione argentina.

    Irlanda del Nord
    Prosegue il processo di pace nell’Irlanda del Nord: due gruppi paramilitari filo-britannici hanno annunciato di aver completato il processo di disarmo irreversibile di fronte a testimoni indipendenti. Anche un terzo gruppo avrebbe avviato la distruzione di armi, munizioni ed esplosivi. Si avvicina dunque la fine della lotta armata che per decenni ha visto contrapposti nazionalisti e repubblicani ed ha causato circa 4000 morti. Una “decisione coraggiosa e audace” in favore della pace, che esprime fiducia nelle istituzioni politiche” è il commento di Shaun Woodward, segretario di Stato per l’Irlanda del Nord. Soddisfazione è stata espressa dal presidente della Commissione europea Jose Manuel Barroso e dal segretario di Stato Usa Hillary Clinton.

    Afghanistan
    Nessun ferito fra i militari italiani della Folgore bersaglio oggi di un attentato dinamitardo nei pressi della città di Farah, nell'Ovest dell'Afghanistan. Il convoglio su cui viaggiavano è stato gravemente danneggiato dall’esplosione di un ordigno ai bordi della strada. Ne dà notizia il comando del contingente italiano secondo cui l'attacco è avvenuto stamani mentre i soldati italiani si recavano nella località di Bala Baluk, dove una caserma dell'esercito afghano era stata assaltata da un gruppo di insorti.

    Somalia
    E’ stata liberata la nave belga Pompei e il suo equipaggio, dal 18 aprile in mano ai pirati somali. Ne dà notizia il governo belga che assicura che "tutto l'equipaggio è in buona salute". La Pompei era stata attaccata mentre navigava al largo della Somalia, 150 km a nord delle Seychelles.

    Guinea Bissau
    Elezioni presidenziali in Guinea-Bissau: il voto si svolge in un clima di grave incertezza dopo l’assassinio del presidente João Bernardo Vieira, nel marzo scorso. Due i candidati principali: il favorito è Malam Bacai Sanhá, già presidente dal 1999 al 2000 ed esponente del partito di governo, il nazionalista Paigc. Il suo avversario è il socialdemocratico Mohamed Ialá Embaló, presidente dal 2000 al 2003, quando fu deposto da un colpo di Stato. Alle urne circa 600mila elettori su una popolazione totale di 1,5 milioni di abitanti.

    Corfù - Osce
    I 56 ministri degli esteri e rappresentanti dei paesi dell'Osce, l’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa, si riuniscono oggi a Corfù per cercare un accordo per una nuova missione di osservatori in Georgia e valutare le proposte russe per una "nuova architettura di sicurezza continentale". La precedente era scaduta il 31 dicembre scorso e oggi Mosca rifiuta di rinnovarla. Malgrado i dissensi sulla Georgia, ieri Russia e Nato hanno deciso di riprendere la collaborazione. A margine della conferenza i ministri dell'Ue si riuniranno per discutere la situazione iraniana.

    Italia - G8
    Al via da stanotte l'operazione sicurezza in vista del G8, dall’8 al10 luglio a L'Aquila. Da domani e fino alle 24.00 del 15 luglio l'Italia sospenderà il trattato di Schengen, che permette ai cittadini europei di circolare liberamente tra i vari Paesi senza obbligo di verifiche alla dogana. Tornano così i controlli alle frontiere terrestri e navali, negli aeroporti e nei porti, mentre uno scudo aereo limiterà il traffico ai solo velivoli autorizzati. In tutto il Paese saranno impegnate circa 15.000 unità delle forze dell'ordine con l'obiettivo di garantire la massima tutela per i capi di Stato e di Governo che saranno in Italia già dal 7 luglio, vigilia del vertice.

    Libano
    Il prossimo governo libanese sarà “omogeneo e di consenso”, giacché terrà conto delle esigenze della maggioranza parlamentare come di quelle dell'opposizione, guidata dal movimento filo-iraniano Hezbollah: lo ha detto ieri a Beirut il premier incaricato Saad Hariri, dopo aver ricevuto l'incarico ufficiale di formare il nuovo governo dal capo dello Stato Michel Suleiman. Al nuovo primo ministro il compito di far convivere nell'esecutivo di “unità nazionale” le numerose anime politiche del Paese: i filo-siriani e i filo-sauditi, gli alleati di Teheran e quelli di Washington.

    Egitto
    I servizi di sicurezza egiziani hanno arrestato oggi quattro dirigenti dei Fratelli Musulmani, fra cui il numero tre del gruppo, Abdel Monim Abul Foutouh, ai vertici dell'Unione dei medici arabi e a capo della corrente riformista moderata in seno alla formazione dei Fratelli Musulmani. Lo rendono noto fonti dell'organizzazione.

    Pakistan
    L'aviazione pachistana ha bombardato postazioni talebane nel sud Waziristan, al confine con l'Afghanistan. Gli insorti avevano attaccato due accampamenti militari uccidendo almeno due soldati e ferendo quattro paramilitari. Si tratta degli ultimi atti dell'offensiva cominciata nella valle dello Swat due mesi fa.(Panoramica Internazionale a cura di Claudia Di Lorenzi)

     
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIII no. 179

     
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