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Sommario del 27/06/2009

Il Papa e la Santa Sede

  • Benedetto XVI ai vescovi del Vietnam: cristiani al servizio della società. Le religioni non sono un pericolo per l'unità della nazione
  • La Chiesa cattolica impegnata a tutto campo per l'unità dei cristiani: così il Papa alla delegazione del Patriarcato di Costantinopoli
  • Le celebrazioni per la chiusura dell'Anno Paolino: domani il Papa nella Basilica di San Paolo fuori le Mura
  • Altre udienze e nomine
  • Mons. Migliore: solo la solidarietà ci farà superare la crisi economica
  • L'editoriale di padre Lombardi sul legame tra sofferenza e amore di Dio
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Iran: nuovo conteggio del 10% delle schede elettorali
  • Il mondo della musica in lutto per la morte di Michael Jackson. Intervista con Franz Coriasco
  • Il commento di don Massimo Serretti al Vangelo della Domenica
  • Chiesa e Società

  • Triduo ecumenico e oratorio per la conclusione dell'Anno Paolino nella Basilica Ostiense
  • Turchia: al via il Simposio su San Paolo dal titolo “Storia, Archeologia, Ricezione”
  • Missione a Gaza del Consiglio ecumenico delle Chiese
  • Orissa: a rilento la ricostruzione delle chiese distrutte dagli estremisti indù
  • Perù: incontro sui minori abbandonati dell’America Latina
  • Il cardinale Errázuriz: la Chiesa non tacerà mai di fronte alla difesa della vita
  • Argentina: no della Chiesa alla depenalizzazione del consumo di droga
  • Filippine: appello per la liberazione di Eugenio Vagni
  • Decennale del Centro di reinserimento per i rifugiati nordcoreani in Corea del Sud
  • Thailandia: aperta la Casa don Bosco per la formazione professionale dei giovani
  • Usa: i vescovi chiedono la riforma della legge sull'immigrazione
  • Svizzera: appello dei vescovi per la raccolta dell’Obolo di San Pietro
  • Nigeria: la diocesi di Oyo celebra la chiusura dell’Anno Paolino
  • Terra Santa: ad Ain Karem celebrata la natività di San Giovanni Battista
  • Aperto a Pistoia il Forum dell’informazione cattolica per la salvaguardia del creato
  • 24 Ore nel Mondo

  • Il vertice G8 di Trieste chiude con l'impegno per un'azione coordinata in Afghanistan
  • Il Papa e la Santa Sede



    Benedetto XVI ai vescovi del Vietnam: cristiani al servizio della società. Le religioni non sono un pericolo per l'unità della nazione

    ◊   Le religioni non minano l’unità di un Paese, perché il loro intento più profondo è di santificare ogni persona e servire il bene comune. E’ uno dei pensieri più significativi affidati da Benedetto XVI ai vescovi del Vietnam, da lunedì scorso in Vaticano per la loro visita ad Limina. Ricevendoli questa mattina in udienza, il Papa li ha invitati fra l’altro a porre grande attenzione al laicato perché sia evidente, ha affermato, che dietro “un buon cattolico c’è un buon cittadino”. Il servizio di Alessandro De Carolis:

    Quando si è una piccola isola nel mezzo di un grande mare, com’è la Chiesa cattolica in Vietnam - con i suoi 6 milioni di battezzati su più di 80 milioni di buddisti, cioè il 7% del totale - e quando la stabilità degli ultimi 50 anni è stata pagata per secoli dal sangue di quei “molti martiri che - ha rimarcato il Papa - hanno voluto proclamare la verità e l'universalità della fede in Dio”, è chiaro che la difesa della propria identità deve andare di pari passo con una costante ricerca del dialogo, sia con gli esponenti delle altre religioni sia con le autorità civili. Benedetto XVI ha riaffermato questo principio con i vescovi vietnamiti. Ciò che deve essere sempre trasparente, ha detto, è che “la Chiesa contribuisce allo sviluppo umano e spirituale delle persone, ma anche allo sviluppo del Paese” dove si trova ad operare. Nel caso in questione, poi, “la sua partecipazione a questo processo - ha osservato - è un dovere e un contributo importante soprattutto nel momento in cui il Vietnam conosce una progressiva apertura alla comunità internazionale”:
     
    “Vous savez comme moi qu’ne saine collaboration…
    Voi sapete come me che una sana collaborazione tra la Chiesa e la comunità politica è possibile. A questo proposito, la Chiesa invita tutti i membri ad impegnarsi fedelmente per costruire una società giusta, solidale ed equa. Essa non intende sostituirsi al governo, ma ricerca unicamente - in spirito di dialogo e di cooperazione rispettosa - di prendere in giusta parte alla vita della nazione, a servizio di tutto il popolo”.

     
    “Partecipando attivamente, nella posizione che le è propria e secondo la sua vocazione”, la Chiesa - ha proseguito Benedetto XVI citando un passo della Deus caritas est - “non può mai essere dispensata dall'esercizio della carità come attività organizzata dei credenti e, d'altra parte, non ci sarà mai una situazione nella quale non occorra la carità di ciascun singolo cristiano, perché l'uomo, al di là della giustizia, ha e avrà sempre bisogno dell'amore”:
     
    “En outre, il me semble important de souligner…
    Inoltre, mi sembra importante sottolineare che le religioni non rappresentano un pericolo per l'unità della nazione, in quanto esse mirano ad aiutare il singolo a santificare sé stesso e, attraverso le loro istituzioni, desiderano porsi in modo generoso e disinteressato al servizio al prossimo”.
     
    Perché ciò sia non solo un desiderio ma un fatto che incida nel tessuto sociale del Vietnam è necessario, ha indicato il Papa ai vescovi, porre “particolare attenzione ai fedeli laici”, specie ai giovani - molti dei quali lasciano le zone rurali per cercare un futuro nelle città - e alle famiglie”:

     
    “Il est souhaitable que chaque famille catholique…
    È auspicabile che ogni famiglia cattolica insegni ai bambini a vivere in conformità con una retta coscienza, nella lealtà e nella verità, diventando una fonte di valori e virtù umane, una scuola di fede e di amore per Dio. Quanto a loro, i laici cattolici dovranno dimostrare, mediante la loro vita basata sulla carità, l'onestà, l'amore per il bene comune, che un buon cattolico è un buon cittadino”.
     
    In precedenza, Benedetto XVI aveva ricordato che la Chiesa vietnamita si prepara alla celebrazione del 50.mo anniversario della creazione della gerarchia episcopale nel Paese. Un’occasione, ha rilevato, perché il popolo di Dio “possa rendere grazie per il dono della fede in Gesù Cristo”, ma anche per riflettere sul ruolo del clero, secondo lo spirito dell’Anno Sacerdotale appena iniziato:
     
    “Pour être un guide authentique et conforme…
    Per essere una guida autentica e conforme al cuore di Dio e all'insegnamento della Chiesa, il sacerdote deve approfondire la sua vita interiore e la tensione alla santità, come un umile parroco di Ars ha dimostrato”.

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    La Chiesa cattolica impegnata a tutto campo per l'unità dei cristiani: così il Papa alla delegazione del Patriarcato di Costantinopoli

    ◊   L’impegno deciso e convinto della Chiesa cattolica per l’unità dei cristiani è stato ribadito questa mattina da Benedetto XVI durante il suo incontro con una delegazione del Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli, giunta in Vaticano in occasione della Solennità dei Santi Pietro e Paolo. Festa che coinciderà con la chiusura dell’Anno Paolino. Il servizio di Sergio Centofanti.

    Una presenza ormai tradizionale, quella della delegazione del Patriarcato di Costantinopoli per la Solennità dei Santi Pietro e Paolo, “segno – ha spiegato il Papa – di fraternità ecclesiale”, a evidenziare l’impegno comune delle due Chiese sorelle “nella ricerca della piena comunione”.

     
    “L’Eglise catholique entend contribuer de toutes les manières…
    “La Chiesa cattolica – ha ribadito ancora una volta Benedetto XVI – intende contribuire in tutti i modi che le saranno possibili al ristabilimento della piena unità” secondo la volontà di Cristo e l’insegnamento di San Paolo, il quale "ci ricorda che siamo stati chiamati ‘a una sola speranza’”. In questa prospettiva il Papa guarda “con fiducia al positivo proseguimento dei lavori della Commissione internazionale mista per il dialogo teologico tra ortodossi e cattolici”.

     
    “Celle-ci se réunira au mois d’octobre prochain…
    Il prossimo incontro si svolgerà ad ottobre a Cipro e affronterà – ha sottolineato il Papa – “un tema cruciale per le relazioni tra Oriente ed Occidente, ovvero il ‘ruolo del vescovo di Roma nella comunione della Chiesa nel corso del primo millennio’. Lo studio di questo aspetto – ha aggiunto - è davvero indispensabile per poter approfondire globalmente tale questione nel quadro attuale della ricerca della piena comunione”. Quindi il Pontefice ha espresso l’auspicio “che le incomprensioni e le tensioni verificatesi tra i delegati ortodossi in occasione delle ultime sessioni plenarie di questa commissione siano superate nell’amore fraterno, in modo che il dialogo sia più pienamente rappresentativo dell’ortodossia”. Infine Benedetto XVI ha rivolto, attraverso la delegazione ortodossa, il suo “saluto caloroso e fraterno nel Signore” al Patriarca Ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo I.

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    Le celebrazioni per la chiusura dell'Anno Paolino: domani il Papa nella Basilica di San Paolo fuori le Mura

    ◊   La Chiesa si prepara a celebrare la chiusura dell’Anno Paolino, indetto da Benedetto XVI per commemorare il bimillenario della nascita dell’Apostolo delle Genti. Domani sera, alle 18.00, il Papa presiederà la celebrazione dei Primi Vespri della Solennità dei Santi Pietro e Paolo, nella Basilica di San Paolo fuori le Mura. Ed analoghe celebrazioni si svolgeranno in Terra Santa, Libano, Siria, Grecia, Cipro, Malta, alla presenza degli inviati papali. In particolare, la Turchia, terra natale di Saulo di Tarso, si prepara a chiudere solennemente l’Anno Paolino. Ma quale bilancio tracciare di questi 12 mesi dedicati all'Apostolo delle Genti? Isabella Piro lo ha chiesto a mons. Luigi Padovese, presidente della Conferenza episcopale della Turchia:

    R. – Il bilancio è stato molto positivo, per chi considera la presenza dei 416 gruppi, arrivati sino a questi giorni, rappresentativi di cristiani provenienti da 30 Paesi diversi. Già questo flusso di pellegrini indica l’importanza che l’anniversario di Paolo ha rivestito anche per la Chiesa di Turchia, evidentemente. Da parte poi della comunità cattolica in Turchia e anche da parte delle altre comunità non cattoliche c’è un interesse che si è espresso attraverso simposi che si sono organizzati e anche attraverso pellegrinaggi locali fatti dai cristiani presenti sul territorio. Quindi, possiamo ringraziare il Santo Padre, che ci ha dato la possibilità di ridestare la memoria dell’Apostolo Paolo proprio nella sua terra.

     
    D. – Quali le iniziative principali promosse per l’evento di chiusura dell’Anno Paolino?

     
    R. – Verrà nei prossimi giorni il cardinal Tauran come rappresentante del Santo Padre, inviato speciale, con una presenza significativa, non soltanto della Conferenza episcopale di Turchia e di alcuni vescovi che vengono dalla vicina Siria, ma anche di rappresentanti delle diverse realtà ecclesiali presenti in Turchia. Poi, speriamo che con la chiusura dell’Anno Paolino non si concludano tutte le celebrazioni. Riteniamo che ormai la porta di Tarso si sia definitivamente aperta, per chi vuole onorare con la sua presenza l’Apostolo Paolo.

     
    D. – Nella lettera che i vescovi della Conferenza episcopale della Turchia scrissero ai fedeli un anno fa, in occasione dell’indizione dell’Anno Paolino appunto, si invitava sia ad intensificare il dialogo con il mondo musulmano, sia a lavorare per l’unità di fede. A che punto si è arrivati su questi due fronti?

     
    R. – Per quanto attiene al dialogo con i fratelli delle altre Chiese, la comune partecipazione alle celebrazioni paoline è senz’altro un segno di ulteriore vicinanza e di dialogo. Per quello che riguarda il mondo musulmano, mi piace rilevare che questa presenza massiccia di pellegrini, non di turisti, in terra di Turchia, ha dato un’immagine dei cristiani che vengono, non soltanto per godere le bellezze del Paese, ma anche per pregare. Questa è una testimonianza di fede quanto mai significativa, soprattutto in un Paese a maggioranza musulmana, dove talvolta il concetto dei cristiani che vengono dall’Occidente è un concetto con alcune ombre, legate ad un’idea di società ormai consumistica ed edonistica.

     
    D. – La Conferenza episcopale della Turchia ha chiesto la restituzione al culto cristiano dell’antica Chiesa di Tarso, oggi trasformata in museo. Ci sono stati sviluppi?

     
    R. – Ci sono ancora dei problemi aperti. Io mi auguro che entro il 29, 30 giugno si arrivi ad una soluzione definitiva, anche perché c’è stato un impegno chiaro da parte del primo ministro, preso a Colonia, in una visita fatta un anno e mezzo fa. Ci sono state trattative con le diverse autorità, sia a livello locale che a livello statale. Mi auguro, dato che il consenso da parte delle autorità a tutti i livelli è stato pieno, che si arrivi veramente a concedere ai cristiani – e non parlo soltanto dei cattolici, ma parlo di tutti i cristiani – di poter onorare Paolo nella sua terra, in un luogo di culto.

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    Altre udienze e nomine

    ◊   Il Papa riceverà questo pomeriggio il cardinale Giovanni Battista Re, prefetto della Congregazione per i Vescovi.

    Il Santo Padre ha nominato vescovo ausiliare di Braga (Portogallo) il rev. Manuel da Silva Rodrigues Linda, del clero della diocesi di Vila Real, rettore del Seminario diocesano, assegnandogli la sede titolare vescovile di Case mediane. Il rev. Manuel da Silva Rodrigues Linda è nato il 15 aprile 1956, a Paus, nella diocesi di Lamego. È stato ordinato sacerdote il 10 giugno 1981, con incardinazione nella diocesi di Vila Real.

    In Venezuela, il Papa ha nominato vescovo ausiliare dell’arcidiocesi di Caracas il rev. Fernando José Castro Aguayo, del clero della Prelatura Personale dell’Opus Dei, finora vicario episcopale per la pastorale dell’arcidiocesi di Caracas e responsabile della zona est della medesima, assegnandogli la sede titolare vescovile di Ampora. Il rev. Fernando José Castro Aguayo è nato a Caracas, il 29 luglio 1951. Ha ricevuto l’ordinazione sacerdotale a Roma il 31 maggio 1984 per la Prelatura Personale dell’Opus Dei.

    Il Santo Padre ha nominato ragioniere generale della Prefettura degli Affari Economici della Santa Sede il dott. Stefano Fralleoni, officiale del medesimo dicastero.

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    Mons. Migliore: solo la solidarietà ci farà superare la crisi economica

    ◊   Abbiamo bisogno di uno spirito globale di solidarietà: è l’esortazione di mons. Celestino Migliore, ieri alla Conferenza mondiale sulla crisi economica e finanziaria a New York. L’osservatore permanente della Santa Sede al Palazzo di Vetro ha ribadito che l’economia e la politica devono avere un radicamento etico. Il servizio di Alessandro Gisotti:

    E’ l’egoismo la causa ultima dell’attuale crisi economica e finanziaria: è quanto sottolineato da mons. Celestino Migliore che, richiamando Benedetto XVI, chiede alla comunità internazionale di stringere un patto di solidarietà per sconfiggere la povertà. Dietro all’attuale crisi, ha osservato, c’è un’ideologia che pone i desideri individuali al centro delle decisioni economiche. E ciò rimuovendo le considerazioni etiche dall’economia piuttosto che integrarle per creare un sistema finanziario più giusto ed efficace. Tale visione, è stata la sua denuncia, ha creato un’economia in cui il successo personale va a scapito degli altri. Al tempo stesso, ha come effetto di creare un individualismo che manca di quella responsabilità necessaria per creare una società rispettosa della dignità di ogni persona. Per questo, ha aggiunto, nei mercati internazionali e nella sfera politica è necessario seguire un approccio etico affinché tutti i membri della società civile siano coinvolti. Solo se viene adottato questo approccio si può raggiungere una vera solidarietà globale.

     
    La Santa Sede, ha detto ancora, sente il dovere morale di affrontare le disparità economiche e sociali che minano la dignità di così tanti esseri umani. Dal canto loro, le istituzioni ecclesiali esortano una nuova direzione per i sistemi finanziari ed economici che risponda ai principi di giustizia, solidarietà e sussidiarietà. Mons. Migliore ha auspicato che si concludano presto positivamente i negoziati del “Doha Round”, affinché sia garantito uno sviluppo sostenibile dei Paesi poveri. In particolare, ha chiesto l’eliminazione dei sussidi agricoli nei Paesi industrializzati a beneficio delle economie dei Paesi in via di sviluppo. Siamo consapevoli, ha aggiunto, della dimensione umana e sociale della crisi. Per tale ragione, ha affermato, la Santa Sede sostiene misure mirate a rafforzare la sicurezza alimentare e le iniziative sociali.

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    L'editoriale di padre Lombardi sul legame tra sofferenza e amore di Dio

    ◊   Ogni cristiano sa che la sofferenza può e deve diventare amore. Anche nella recente visita di Benedetto XVI a San Giovanni Rotondo se ne ha avuta una riprova attraverso la toccante testimonianza di una donna malata di tumore. Proprio da questa vicenda muove la riflessione di padre Federico Lombardi nell'editoriale per Octava Dies, il settimanale informativo del Centro Televisivo Vaticano:

    I viaggi del Papa non sono importanti solo per quello che dice e fa il Papa, ma anche per i sentimenti e le parole che suscitano. La testimonianza di Anna, ammalata di cancro, davanti al Papa, alle porte della Casa Sollievo della Sofferenza è un momento da non dimenticare. “Non mi sono chiesta “Perché a me?”, ma mi sono detta invece: “Perché non a me?”, “Dio quale progetto hai tu su di me?”, e allora - come la Vergine e tanti altri uomini degni e santi -, non ho voluto ribellarmi, ma ho voluto dire: “Eccomi, sono pronta”. Come vivere l’attesa della morte, vivendo la quotidianità che rimane, in modo da offrire qualcosa di buono al Signore? Non è mai troppo tardi per entrare a lavorare nella sua vigna, dedicare la propria vita al bene, anche solo con la benevolenza delle parole e delle piccole azioni. Anna continua rivolgendosi anche a noi: “Non ci lasciate soli con i nostri pensieri, le nostre paure, e quando non avete nulla da dire non vi preoccupate, basta che ci prendiate per mano e noi sentiremo che ci siete”. E conclude: “E’ vero una diagnosi di cancro è terribile, fa paura, ma è più terribile non essere amico di Dio, allontanarsi dal suo amore”. Allora capiamo che la sofferenza può diventare un grande tesoro; capiamo che ci interpella tutti, e capiamo cosa intendeva Padre Pio quando – come ha ricordato il Papa – diceva che “ricoverati, medici, sacerdoti, dovevano diventare “riserve di amore”, che tanto più sarà abbondante in uno, tanto più si comunicherà agli altri”. Non solo a San Giovanni Rotondo, ma in tutto il mondo ogni sofferenza, davanti al volto sofferente di Cristo, dovrebbe poter diventare amore.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Le religioni non minacciano l'unità delle Nazioni: rivolgendosi ai vescovi del Viet Nam il Papa ricorda che è possibile la collaborazione tra Chiesa e comunità politica.

    Ali della conoscenza di Dio e braccia della croce: in prima pagina, Manuel Nin sulla festa dei santi Pietro e Paolo nella tradizione bizantina.

    Piccole scelte per uscire da una grande crisi: nell'informazione internazionale, Leonardo Becchetti su finanza e povertà globale.

    E' la più antica icona di san Paolo: in cultura, l'arcivescovo Gianfranco Ravasi e Fabrizio Bisconti danno l'annuncio della sensazionale scoperta, avvenuta il 19 giugno durante i restauri nelle catacombe di Santa Tecla coordinati dalla Pontificia Commissione di Archeologia Sacra, e un articolo di Barbara Mazzei, una delle restauratrici che vi stanno lavorando.

    Storie di immigrazione in seconda serata: Silvia Guidi su "La valigia con lo spago", un'inchiesta di quattro puntate in onda da lunedì 29 su Rai Uno.

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    Oggi in Primo Piano



    Iran: nuovo conteggio del 10% delle schede elettorali

    ◊   Resta alta la tensione in Iran. Il Consiglio dei Guardiani continua a definire regolare il voto del 12 giugno scorso, che ha riconfermato alla presidenza Mahmoud Ahmadinejad, ed ha deciso di istituire una commissione elettorale composta anche da rappresentanti dei candidati sconfitti. Ieri, intanto, i vertici della Repubblica islamica hanno accusato ancora l’occidente di fomentare i disordini. Accuse, queste, respinte dal presidente americano Obama che ha aggiunto: “Le violenze contro il popolo iraniano condizionano le speranze di aprire un dialogo con l'Iran”. Stamani nuove forti critiche per quelle che sono state definite “le interferenze'' dei Paesi del G8 nelle questioni iraniane. Ci riferisce Giancarlo La Vella:

    Un nuovo conteggio del 10% delle schede votate, quindi un rapporto sulle contestate elezioni presidenziali svoltesi in Iran il 12 giugno scorso. È questa l’ultima decisione del Consiglio dei Guardiani, l’organismo incaricato di sovrintendere alla regolarità del voto. L’ulteriore spoglio si svolgerà alla presenza dei rappresentanti dei candidati battuti, Mir Hossein Moussavi e Mehid Karrubi e di una commissione, di cui faranno parte sei persone, e che stilerà una relazione finale. Lo scopo è comprovare che non ci sono state irregolarità decisive nello scrutinio, che, quindi, non verrà annullato. Ieri anche 50 religiosi sciiti si erano schierati a favore del riconteggio dei voti, invitando la guida spirituale sciita, Alì Khamenei, a riesaminare la posizione dei riformisti. L'ayatollah Ahmad Khatami, omonimo dell’ex presidente moderato Mohammad Khatami, vicino invece alle motivazioni dei manifestanti, ha negato ancora i brogli e ha invocato pene esemplari per i rivoltosi, fino alla condanna a morte. Ha quindi attaccato i media europei e americani accusandoli di “gettare benzina sul fuoco”. Il presidente americano, Barack Obama, dalla sua ha respinto ogni addebito, elogiando il coraggio dei popolo iraniano. “Gli Stati Uniti – ha detto il capo della Casa Bianca – hanno fatto tutto il possibile per non interferire con il processo elettorale in Iran". Intanto, non si attenua il pugno duro nei confronti dei più stretti collaboratori dei candidati elettorali dell’opposizione. Ad alcuni di loro è stato negato il permesso ad espatriare. Inoltre, la polizia ha sequestrato documenti e computer dalla sede del Partito dei Servitori della Costruzione, la formazione moderata vicina all'ex presidente, Akbar Hashemi Rafsanjani, che alle elezioni ha sostenuto Moussavi. Vi sarebbero poi torture e gravi maltrattamenti nei confronti delle decine di persone arrestate durante le manifestazioni.

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    Il mondo della musica in lutto per la morte di Michael Jackson. Intervista con Franz Coriasco

    ◊   “Un’icona della musica”: così, il presidente americano Barack Obama ha definito ieri Michael Jackson, re incontrastato della musica pop, spentosi tragicamente giovedì notte all’età di 50 anni. Fonti mediche di Los Angeles hanno reso noto che ci vorranno tra le 4 e le 6 settimane per stabilire le cause della morte del cantante, che nel corso della sua carriera ha venduto 750 milioni di dischi. Nonostante una vita di eccessi e sregolatezze, Jackson non è stato mai abbandonato dai suoi fan che in queste ore in tutto il mondo, piangono la scomparsa del loro idolo. Sulle ragioni del successo di Michael Jackson, Gabriella Ceraso ha intervistato Franz Coriasco critico musicale di “Famiglia Cristiana”:

    R. – Ha saputo sintetizzare, con il proprio modo di essere, di esprimersi, di cantare ed anche di ballare l’età dell’edonismo reaganiano, degli “anni di panna”. Anni, insomma, in cui la forma, lo splendore della forma era più importante della profondità dei contenuti.

     
    D. – Una figura che ha influenzato generazioni…

     
    R. – La mia impressione è che più che un fenomeno generazionale, Michael Jackson è stato un fenomeno inter-razziale. La sua musica aveva questa capacità, cioè di sintetizzare la ritmicità intrinseca della cultura musicale nera con il gusto per la melodia, per l’armonia se vogliamo, che è invece tipico della cultura musicale bianca.

     
    D. – Un personaggio, però, che ha moltissimi lati oscuri…

     
    R. – Un personaggio, probabilmente, innanzitutto incapace di accettarsi, ma più ancora impossibilitato a dare alla propria vita un’esistenza autonoma rispetto al suo stesso mito. Questo è il peccato originale di una favola che si è poi trasformata in una tragedia, perché Michael Jackson era davvero troppo di tutto.

     
    D. – Che succederà al suo modo di fare musica?

     
    R. – Resterà un caposcuola ed il polo di un’età; non dimentichiamo che dopo il successo devastante di “Thriller” è proprio cambiato anche il modo di costruire le canzoni pop, è diventato molto importante il peso, ad esempio, dell’arrangiamento. Oltre è difficile fare previsioni, se non che Michael Jackson sarà sempre e comunque una voce enciclopedica di primissimo piano.

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    Il commento di don Massimo Serretti al Vangelo della Domenica

    ◊   In questa 13.ma Domenica del Tempo Ordinario la Liturgia ci presenta il Vangelo della guarigione della figlia di Giàiro, uno dei capi della sinagoga. Alcuni invitano Giàiro a non disturbare il Maestro perché la ragazza – affermano - è già morta. Il Signore gli dice: «Non temere, soltanto abbi fede!». Quindi, prende la mano della bambina e le dice:

    «Talità kum», che significa: «Fanciulla, io ti dico: àlzati!». E subito la fanciulla si alzò e camminava.

    Su questo brano evangelico ascoltiamo il commento di don Massimo Serretti, docente di Cristologia alla Pontificia Università Lateranense:

    Dio è il Vivente e l'amante della Vita. E il Figlio dice: «Sono venuto perché abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza!» (Gv 10, 10).

     
    Giovanni, il fratello di Giacomo, quel giorno era presente nella stanza di quella bambina ormai priva di vita e vede Gesù che le dà la vita. L'inizio della sua prima lettera sembra un racconto di quella esperienza di quel giorno: «Quello che era da principio, quello che noi abbiamo udito, quello che abbiamo veduto con i nostri occhi, quello che contemplammo e che le nostre mani toccarono del Verbo della Vita - la Vita infatti si manifestò, noi l'abbiamo veduta e di ciò diamo testimonianza e vi annunciamo la Vita eterna, che era presso il Padre e che si manifestò a noi -, quello che abbiamo veduto e udito, noi lo annunciamo anche a voi, perché anche voi siate in comunione con noi» (1Gv 1, 1-3).

     
    Gesù, prima di dire alla bambina: «Alzati!», le prende la mano. La mano della bambina sta nella mano di Gesù. Se amiamo la Vita lasciamo che Gesù prenda la nostra mano, lasciamola a Lui, per poi sentirci dire: «Alzati!», «Io ti dico: Alzati» dalla tua morte, dal tuo sonno di morte e vivi della mia Vita, vivi di Me, che sono la Vita, la tua Vita.

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    Chiesa e Società



    Triduo ecumenico e oratorio per la conclusione dell'Anno Paolino nella Basilica Ostiense

    ◊   Una ricca celebrazione ecumenica dei Vespri ha segnato ieri pomeriggio nella Basilica papale di San Paolo fuori le Mura l’inizio delle celebrazioni liturgiche per la chiusura dell’Anno Paolino. Vi hanno partecipato fedeli cattolici, ortodossi, anglicani e protestanti e sono stati presieduti congiuntamente da padre Edmund Power, Abate dell’Abbazia benedettina di San Paolo, da padre Gheorghe Militaru, parroco della comunità romeno-ortodossa di Ostia, dal canonico David Richardson capo dell’Anglican Center e della Comunità anglicana di Roma (che ha tenuto l’omelia) e dal rev. Jens-Martin Kruse, pastore della comunità evangelica luterana di Roma che si sono alternati nella recita delle preghiere sui Salmi e sui Cantici. Questi venivano cantati dai Monaci di San Paolo fuori le Mura o dalla corale anglicana o da quella luterana o da un cantore ortodosso. Momenti di grande emozione ecumenica sono stati la recita comune del Padre Nostro, la Confessio Paolina dei quattro presidenti accanto al Sepolcro dell’Apostolo con la lettura del celebre “Inno alla Carità “ (racchiuso nella prima Lettera ai Corinzi) e la loro benedizione congiunta ai fedeli, impartita a braccia allargate. La seconda giornata del Triduo petro-paolino è stata segnata questa mattina dalla ordinazione presbiteriale di un missionario dell’Istituto del Verbo Incarnato, conferita da mons. Andrea Maria Erba, vescovo emerito della diocesi suburbicaria di Velletri-Segni, presenti numerosi sacerdoti e suore di varie Nazioni; e nel pomeriggio dai Vespri, dalla connotazione missionaria, presieduti dal Cardinale Ivan Dias, prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli. Domani la celebrazione dei primi Vespri della solennità dei Santi Pietro e Paolo sarà presieduta dal Papa. In serata nella Basilica è stato eseguito in prima assoluta, e con vivissimo successo, l’Oratorio “Cadens Revixit” di Sergio Rendine, su libretto del poeta Roberto Mussapi, opera che era stata commissionata per chiudere le manifestazioni culturali dell’Anno Paolino. (A cura di Graziano Motta)

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    Turchia: al via il Simposio su San Paolo dal titolo “Storia, Archeologia, Ricezione”

    ◊   Il XIII Simposio su Paolo, iniziato questa mattina a Iskenderun, nel Sud Est della Turchia, assume quest’anno un particolare significato perché include la chiusura dell’Anno Paolino che avverrà il 29 giugno a Tarso, alla presenza del cardinale Jean-Louis Tauran, Presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso. Tarso è situata nel vicariato apostolico dell’Anatolia, che ha sede proprio a Iskenderun. “Con Paolo – ha detto padre Martinelli, preside dell’Istituto Francescano di Spiritualità che ha iniziato e porta avanti i Simposi – non si rimane ancorati al passato perché, grazie alla fusione degli orizzonti, la sua figura ha segnato profondamente anche la storia che lo ha seguito, compresa la nostra, che legge ancora le sue lettere e ripete i gesti da lui compiuti”. Tema del Simposio di quest’anno è "Storia, Archeologia, Ricezione". Il primo tema affrontato è stato quello dei viaggi, limitati ai porti toccati dall’Apostolo nei suoi 14 imbarchi che lo hanno portato in quasi tutte le principali città dell’Asia minore, percorrendo circa 15 mila km e fondando comunità che, in alcune zone, vivono ancora. Paolo è legato intimamente a Pietro, che egli incontrò la prima volta a Gerusalemme e con il quale ebbe un forte contrasto ad Antiochia: per questo si è parlato dei suoi rapporti con lui e con Giacomo, anche lui incontrato nella città santa dopo la straordinaria conversione, che oggi si preferisce chiamare vocazione. Nel pomeriggio è in programma l’intervento di un professore ortodosso, come segno di comunione tra le due Chiese sorte nei luoghi della predicazione di Paolo. I lavori del Simposio proseguiranno fino al 30 giugno e affronteranno temi di particolare rilievo, come l’esame dell’inno cristologico nella Lettera ai Flippesi; la questione dei cibi nel commento di Origene alla Lettera ai Romani; l’influsso di Paolo nella verità in Agostino. E altre tematiche di particolare interesse. (Da Iskenderun in Turchia, padre Egidio Picucci)

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    Missione a Gaza del Consiglio ecumenico delle Chiese

    ◊   “Pregare, informare, chiedere", sono stati questi i tre punti chiave attorno ai quali è ruotata la visita a Gaza, della delegazione di Aprodev, l'associazione che riunisce diciassette organizzazioni europee di sviluppo e di aiuto umanitario collegate al Consiglio ecumenico delle Chiese, Wcc. L’iniziativa “World week for peace in Palestine Israel", giunta quest'anno alla quarta edizione, ha invitato i ministri degli Affari esteri dell'Unione Europea a recarsi in Israele e nei Territori palestinesi per verificare e "toccare con mano" la situazione di degrado in cui è costretta a vivere la popolazione, a seguito degli ultimi conflitti armati. Tra gli effetti dell’ultima guerra c'è da registrare il totale isolamento degli abitanti i quali non ricevono né gli aiuti umanitari adeguati né il materiale per la ricostruzione delle abitazioni distrutte dai bombardamenti. Aprodev descrive il processo di pace come fermo, parla di assenza di contatto umano, di cooperazione e comprensione tra palestinesi e israeliani, sottolinea inoltre come senza uno Stato di diritto non ci sia la possibilità di una pace duratura. I 17 membri della delegazione di Aprodev sono rimasti particolarmente delusi dall’inadeguatezza e dall'inefficacia delle politiche dell'Ue per il raggiungimento della pace. Durante la visita, la delegazione, che ha incontrato diversi esponenti politici, rappresentanti delle Nazioni Unite, membri del Governo israeliano e capi religiosi a Gerusalemme, ha ribadito la posizione precaria dei cristiani palestinesi che non solo soffrono come i musulmani, ma essendo una minoranza, sono particolarmente vulnerabili a causa dell'assenza dello Stato di diritto dei territori occupati. Sempre in occasione della Settimana mondiale per la pace, è arrivato in visita l'arcivescovo metodista di Armagh e primate di tutta l'Irlanda, Alan E. T. Harper, il quale ha pubblicato un programma ecumenico di accompagnamento in Israele e Palestina del Consiglio ecumenico delle Chiese. (M.P.)

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    Orissa: a rilento la ricostruzione delle chiese distrutte dagli estremisti indù

    ◊   Procede con difficoltà il piano di ricostruzione delle chiese e delle altre strutture pastorali distrutte nello stato indiano dell’Orissa durante gli attacchi dei fondamentalisti indù. E, nonostante i numerosi appelli, anche la situazione dei rifugiati cristiani che vivono nei campi di soccorso allestiti dal Governo, stenta a normalizzarsi. L’emergenza umanitaria degli sfollati è stata ribadita da una delegazione della Commissione nazionale per le minoranze, che ha compiuto recentemente una visita nel distretto di Kandhamal, centro dell’ondata di violenze contro i cristiani. Durante la loro permanenza i membri della delegazione hanno incontrato alcuni dei 3000 profughi, verificando le loro condizioni di vita. I membri della Commissione hanno potuto verificare anche lo stato di avanzamento dei lavori di ricostruzione delle chiese, cui sono stati destinati 2 milioni e mezzo di rupie (circa 37.000 euro). Il presidente del Global Council of Indian Christians (Gcic), Sajan K. George, in un intervento ha evidenziato che tale somma di denaro è insufficiente e che in diverse località dell’Orissa i lavori vanno a rilento o sono fermi a causa del conflitto di competenze tra le autorità locali e quelle nazionali. A complicare le opere di ricostruzione si aggiungono i contrasti con le comunità indù locali. Il presidente della Gcic ha citato ad esempio la parrocchia di Betticola: “Gli estremisti indù l’hanno rasa al suolo nell’agosto del 2008 e successivamente hanno iniziato a costruire nello stesso luogo un tempio. Il Governo ha dato ordine di bloccare i lavori, ma di fatto non permette di ricostruire le chiesa e, inoltre, i cristiani della zona continuano a vivere nei campi profughi per timore di altre violenze”. Le continue minacce cui sono sottoposti i cristiani rende ancora lontana, spiegano dalla Gcic, la possibilità di una chiusura definitiva dei campi di soccorso e il rientro totale della popolazione nei villaggi di origine. (V.V.)

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    Perù: incontro sui minori abbandonati dell’America Latina

    ◊   “Accogliere nel nome di Gesù”, è lo spirito e il titolo dell’incontro dedicato alla spiritualità dell’adozione in corso da giovedì a Lima, in Perù. Il convegno, che si chiude oggi, è promosso dall'Associazione Amici dei bambini (Aibi), dalla Conferenza episcopale italiana e dalla Caritas in Perù. L’America Latina, ricorda l'agenzia Sir, è infatti una delle regioni in cui l’abbandono minorile si manifesta con più gravità. In Brasile sono migliaia i “meniños de rua” (bambini di strada), e molti sono costretti a imbracciare le armi in Colombia. Numerosi anche i minori ospiti degli orfanotrofi peruviani. Tre i temi fondamentali sviluppati a Lima: l’abbandono minorile come emergenza umanitaria; il ruolo del Magistero e la condizione dei minori abbandonati; le prospettive pastorali per l’accoglienza dei minori orfani. “Di fronte all’abbandono, quarta emergenza umanitaria, subdola, irreversibile, capace di creare vittime sociali colpendo in modo indiscriminato ogni Paese nel mondo – sostiene il presidente dell'Aibi, Marco Griffini - occorre sviluppare un senso di responsabilità. Non si deve fare altro che accogliere il grido dell’abbandono, lasciandosi commuovere e avvicinandosi con responsabilità etica al bambino abbandonato”. Altra sfida etica che si propone l’Associazione è racchiusa nelle parole di Griffini: “Di fronte al dramma dell’abbandono non si è colpevoli ma responsabili”. (M.P.)

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    Il cardinale Errázuriz: la Chiesa non tacerà mai di fronte alla difesa della vita

    ◊   Nel dibattito innescato in Cile dopo la decisione del supremo organismo amministrativo che vieta ai Comuni la distribuzione della cosiddetta “pillola del giorno dopo”, decisione che il governo appoggia con lo scopo di combattere le gravidanze di adolescenti, in particolare tra i settori sociali più poveri, è intervenuto ieri l’arcivescovo di Santiago, cardinale Francisco Javier Errázuriz. Il porporato si domanda: “Perché tanta urgenza quando le esperienze di distribuzione di massa della pillola in altri Paesi, oltre agli effetti collaterali che lascia, non ha contribuito a diminuire le gravidanze adolescenziali?”. Le parole del porporato arrivano dopo che le autorità, a conoscenza della decisione dell’organismo amministrativo (“Contraloria general della Repùblica”), hanno annunciato che si procederà a introdurre l’uso e la distribuzione del prodotto tramite una legge con carattere urgente. “Ciò che serve, spiega il cardinale Francisco Javier Errázuriz al quotidiano “La Segunda” in un’ampia intervista, è da un lato il rispetto e dall’altro, una riflessione serena senza far ricorso alla fretta di una legge urgente”. Ribadendo che la Chiesa non tacerà mai di fronte al dovere di difendere sempre la vita, poiché è un mandato contenuto nel Decalogo, il porporato rileva che la strada maestra per promuovere e proteggere questo dono supremo di Dio, “sono la maternità e la paternità responsabili”; dunque, l’educazione di tutti, in particolare delle nuove generazioni, che insegna a rispettare i valori più alti dell’esistenza umana cominciando proprio da quello che la stessa “vita” rappresenta. In risposta alle domande sulle posizioni dei candidati alla presidenza della Repubblica riguardo a questi valori da difendere e da proteggere l’arcivescovo ritiene che la questione “sia stata toccata in modo più o meno confuso”. “Mi rifiuto di pensare che non siano in grado di percepire la verità e la gravità della materia. A volte hanno sostenuto delle posizioni per così dire ‘aperte’ spiegando che trattandosi di questioni che riguardano tutti i cileni, in quanto politici, non dovrebbero farsi guidare da convinzioni religiose”. Al riguardo, ha osservato il porporato “non vorrei chiudere quest’intervista senza ricordare e ribadire parole molto illuminate di Papa Benedetto XVI sui “principi non negoziabili”. E citando un brano del discorso del Santo Padre del 30 marzo 2006, il cardinale Francisco Javier Errázuriz ha sottolineato: “Questi principi non sono verità di fede anche se ricevono ulteriore luce e conferma dalla fede. Essi sono iscritti nella natura umana stessa e quindi sono comuni a tutta l'umanità. L'azione della Chiesa nel promuoverli non ha dunque carattere confessionale, ma è rivolta a tutte le persone, prescindendo dalla loro affiliazione religiosa. Al contrario, tale azione è tanto più necessaria quanto più questi principi vengono negati o mal compresi perché ciò costituisce un'offesa contro la verità della persona umana, una ferita grave inflitta alla giustizia stessa”. (A cura di Luis Badilla)

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    Argentina: no della Chiesa alla depenalizzazione del consumo di droga

    ◊   Si è celebrata ieri nel mondo, la Giornata internazionale contro l’abuso e il traffico illecito di stupefacenti, sancita dall’ONU. Un evento che vede la Chiesa argentina schierata in prima linea contro la depenalizzazione del possesso di stupefacenti ad uso personale. A ribadirlo è il responsabile della Commissione nazionale della Pastorale della Tossicodipendenza (CNPA) mons. Jorge Lozano. Il presule sottolinea la posizione contraria della Chiesa all’idea di depenalizzare il possesso di droga: un’idea che si basa su un’interpretazione particolare dell’art. 19 della Costituzione Nazionale. Il testo, infatti, si riferisce ad azioni private “che non nuocciono a terzi”. “Le persone in preda alla tossicodipendenza possono provocare vere e proprie stragi. E questo significa “non nuocere a terzi”? – si chiede mons. Lozano – E si può dire che i tossicodipendenti “non nuocciono a terzi” pensando ai padri ed alle madri che non sanno cosa fare con i figli drogati?”. “È preoccupante – afferma poi il presule – che nella provincia di Buenos Aires ci siano circa 400mila giovani che non studiano e non lavorano. Sono ragazzi che non hanno sogni, che si sentono soli e trovano nella droga la risposta più facile, più immediata per placare il dolore e la frustrazione”. Quindi, la CNPA invita tutte le diocesi a realizzare, una giornata di riflessione e di sensibilizzazione contro il flagello della droga e la cultura della morte ed a favore della vita. L’organismo episcopale, che lavora perché in ogni giurisdizione si istituisca una pastorale diocesana sulla tossicodipendenza, sottolinea, infine, che lo scopo della Giornata internazionale contro l’abuso e il traffico illecito di stupefacenti è quello di “rafforzare le azioni necessarie per raggiungere l’obiettivo di una società libera dall’abuso di stupefacenti”. Giovedì a Buenos Aires, nella celebre Plaza de Majo, vi è stata una manifestazione delle cosiddette “Madri per la Vita”. La manifestazione, come hanno spiegato le stesse Madri, voleva “rendere visibile la situazione dei nostri bambini ed adolescenti, che sono caduti nelle reti dei narcotrafficanti che speculano sulla vita e sulla morte di essi”. (I.P.)

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    Filippine: appello per la liberazione di Eugenio Vagni

    ◊   “Sono stanco e sfinito”. Sono le parole, in una telefonata alla moglie, di Eugenio Vagni, volontario della Croce Rossa Internazionale rapito nelle Filippine lo scorso 15 gennaio dai ribelli islamici di Abu Sayyaf. Sono stati i fratelli a rendere nota la notizia durante le celebrazioni di ieri sera per il 150.mo anniversario della Croce Rossa Italiana a Castiglione delle Stiviere, in provincia di Mantova. Romeo Vagni, uno dei due fratelli, ha riletto l'ultimo appello della moglie del rapito in cui si chiede alle autorità di continuare ad impegnarsi per la liberazione del marito. Rivolgendosi ai sequestratori, la signora Vagni si augura che essi facciano una “buona azione”. Giovedì scorso il portavoce della Croce Rossa delle Filippine, Richard Gordon, aveva fatto sapere che era stato chiesto un riscatto per la liberazione del operatore italiano. (M.P.)

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    Decennale del Centro di reinserimento per i rifugiati nordcoreani in Corea del Sud

    ◊   Ha compiuto 10 anni il Centro di reinserimento per i rifugiati nordcoreani in Corea del Sud, creato dal Comitato per la Riconciliazione del Popolo Coreano della Conferenza Episcopale della Corea. Il 18 giugno scorso, in occasione dell’anniversario della sua fondazione, è stato organizzato un seminario che ha riunito circa 250 persone tra religiosi e laici. “La Chiesa di fronte a una Corea del Nord in movimento” è stato il tema di questo incontro, reso noto dall’agenzia Zenit, tenutosi al centro governativo di Hanawon ad Ansong (provincia di Kyonggi, Corea del Sud). Il Centro funziona sotto il patrocinio del Ministero dell'Unificazione ed ha come compito principale quello di aiutare i rifugiati nordcoreani ad adattarsi alla vita in Corea del Sud, iniziandoli ai principi democratici, al sistema economico e al funzionamento della società sudcoreana. "Grande merito va al sostegno della Chiesa cattolica che aiuta i rifugiati nordcoreani a livello sia psicologico che materiale", ha sottolineato You Mi-Ryang, la direttrice del centro. Dopo il rifiuto lo scorso aprile da parte della Corea del Nord dell'armistizio del 1953, che ha posto fine alla guerra di Corea e i recenti test nucleari, sono aumentate le preoccupazioni in Corea del Sud. “Gli eventi possono superare ciò che riusciamo a immaginare e dobbiamo prepararci prima che sia troppo tardi. Per questo la Chiesa deve formare sacerdoti e volontari per rispondere alle necessità dei rifugiati nordcoreani”, ha segnalato Martin Lim Kang-taeg, decano dei ricercatori dell'Istituto Coreano per la Riunificazione Nazionale e membro del Comitato per la Riconciliazione. Tutti gli anni, il 25 giugno, giorno che segna la fine della guerra del 1950-53, la Chiesa della Corea del Sud prega “per la riconciliazione e l'unità del popolo coreano”. Nel marzo scorso, l'arcidiocesi di Seul ha accettato cinque seminaristi nordcoreani che hanno chiesto di consacrarsi al servizio sacerdotale. Attualmente in Corea del Nord non ci sono sacerdoti né istituzioni ecclesiastiche ma molti religiosi sperano di potervi essere inviati in missione. Secondo il Programma Alimentare Mondiale dell'Onu, in Corea del Nord è già in corso un dramma umanitario che la crisi politica e le sanzioni internazionali corrono il rischio di nascondere e aggravare. Dopo vari cattivi raccolti, almeno 8,7 milioni di persone (il 40% della popolazione) hanno bisogno di aiuti alimentari. (M.P.)

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    Thailandia: aperta la Casa don Bosco per la formazione professionale dei giovani

    ◊   Aperta ufficialmente la Casa don Bosco in Thailandia. La cerimonia si è tenuta il 21 giugno scorso, alla presenza del vescovo della diocesi thailandese di Chiang Mai, mons. Francis Xavier Vira Arpondratana, del vescovo emerito mons. Joseph Sangval Surasarang, di 16 sacerdoti e di 700 persone. La Casa don Bosco di Chiang Mai, fondata nel 2006, è situata in una zona di poco meno di un ettaro. E' un centro di educazione per giovani creato con l'obiettivo di aiutarli a continuare il programma educativo con un tirocinio di tre anni, rende noto l'agenzia Zenit. La Casa può ospitare circa 100 giovani e oggi ne ha 70, ai quali si uniscono altri sette che stanno seguendo un cammino vocazionale. Tutti i ragazzi appartengono alle tribù delle colline e ai gruppi etnici che includono il Pagayor, l'Arkha, il Yao, il Lahoo, il Mong e le popolazioni locali. Attraverso il canto gospel, i giovani imparano a ricevere l'evangelizzazione e la direzione spirituale dei salesiani. Attualmente la Casa don Bosco di Chiang Mai ha tre dormitori (ciascuno dei quali può accogliere 20-25 persone) con i rispettivi servizi, due lavanderie, una struttura per la cucina e il refettorio, una libreria, una sala da studio, un campo da calcio, uno da basket, una cappella e altri ambienti. Al termine della celebrazione, monsignor Arpondratana ha espresso la propria gratitudine a quanti hanno aiutato a costruire la struttura. (V.V.)

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    Usa: i vescovi chiedono la riforma della legge sull'immigrazione

    ◊   I vescovi cattolici negli Stati Uniti tornano a chiedere l'approvazione, entro l'anno, della riforma della legge sull'immigrazione. Rivolgendosi al presidente Barack Obama e ai leader del Congresso di entrambi gli schieramenti politici, il cardinale Francis Eugene George, arcivescovo di Chicago, ha infatti sollecitato le autorità a incontrarsi il prima possibile per discutere ed elaborare un testo di riforma che sia giusto e comprensivo, con l'obiettivo di trasformarlo in legge alla fine del 2009. Il porporato, in occasione di un incontro dell'episcopato, ha sottolineato che la United States Conference of Catholic Bishops (Usccb) sosterrà gli sforzi dell'amministrazione per raggiungere il traguardo dell'approvazione. “È chiaro da anni — ha specificato il presidente — che il sistema immigratorio del nostro Paese è da rivedere e che la riforma non può essere rinviata”. A tale proposito, durante la passata amministrazione Bush, i vescovi avevano chiesto al Governo federale e al Congresso la modifica delle leggi sull'immigrazione, senza ottenere risultati. In particolare, i presuli appoggiano un progetto di legge orientato a facilitare i ricongiungimenti familiari, il cosiddetto “Reuniting American Families Act”, presentato da un senatore democratico, che ha ricevuto l'apprezzamento del presidente della Commissione sulle migrazioni della Usccb, il vescovo di Salt Lake City, mons. John Charles Wester. «Da una prospettiva umanitaria — ha affermato il cardinale George — le persone che emigrano per raggiungere le famiglie di origine, soffrono a causa dei provvedimenti della polizia che le costringono a dimorare in remote località desertiche negli Stati Uniti, in attesa di ottenere i visti per i ricongiungimenti». Quindi — ha concluso — «questa sofferenza non dovrebbe continuare». Un folto gruppo di delegazioni di vari movimenti e associazioni cristiane, provenienti da 31 Stati dell'Unione, avevano preso parte recentemente a una manifestazione a Washington per supportare il programma di riforma della legge sull'immigrazione, nell'ambito della «Reform Immigration for America Campaign». L'arcivescovo di Denver, Charles Joseph Chaput, riferendosi agli immigrati, ha affermato che sono persone che «vivono in un limbo giuridico». (V.V.)

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    Svizzera: appello dei vescovi per la raccolta dell’Obolo di San Pietro

    ◊   La Conferenza dei vescovi svizzeri lancia un appello a favore dell’Obolo di San Pietro, la colletta della Chiesa universale che sarà raccolta domani in tutte le parrocchie del Paese. Le offerte saranno poi devolute esclusivamente ai progetti caritativi del Pontefice. “Il Papa – scrivono i vescovi svizzeri in una nota – assicura sempre la comunione fraterna fra i cattolici di tutti i continenti e la sostiene concretamente. Per poter realizzare il suo mandato apostolico, ha bisogno dell’aiuto di tutti noi”. “L’Obolo di San Pietro – continuano i presuli – offre al Papa l’occasione di sostenere o di realizzare, lui stesso, dei progetti di carità”. Quindi, la Conferenza episcopale svizzera sottolinea che “contrariamente a quanto si pensa, l’Obolo di San Pietro non viene utilizzato per coprire le spese amministrative del Vaticano, ma esclusivamente per progetti di carità”. “I tempi in cui viviamo ed il grido di angoscia dei più poveri esigono da noi una testimonianza di solidarietà – si legge ancora nella nota episcopale – Il Santo Padre porta il suo aiuto alla lotta per la salvezza dei più indigenti, delle vittime di catastrofi naturali o dei conflitti armati”. Grazie al denaro raccolto con la colletta per l’Obolo di San Pietro, continuano i presuli, il Pontefice può “sostenere i cristiani dell’Europa dell’Est, dell’Africa, dell’America Latina, dell’estremo Oriente”. Di qui, l’appello conclusivo della Conferenza episcopale svizzera perché i fedeli del Paese “rispondano con generosità” a questa iniziativa. (I.P.)

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    Nigeria: la diocesi di Oyo celebra la chiusura dell’Anno Paolino

    ◊   Con un ricco programma di celebrazioni ed eventi culturali, la diocesi di Oyo, in Nigeria, si prepara a chiudere solennemente l’Anno Paolino. Durante questi ultimi dodici mesi, la diocesi di Oyo ha vissuto “un nuovo slancio nell’evangelizzazione - informa una nota –. Molte chiese sono state inaugurate e molti fedeli laici sono diventati più attenti alla realtà locale, così da essere più coinvolti nella missione evangelizzatrice”. Nel corso dell’anno, inoltre, numerose parrocchie hanno organizzato seminari e dibattiti sulla vita e le opere di San Paolo, eventi che hanno visto la partecipazione attiva sia dei giovani che delle donne (in particolare della Catholic Women Organisation). A livello mediatico, infine, sono da segnalare alcune iniziative: la pubblicazione di numeri speciali del bollettino diocesano, “Akede Igbagbo”; la realizzazione di due cd audio sulla vita di San Paolo e l’Anno Paolino e l’edizione di un libro, intitolato “Nuova missione, nuova speranza”, scritto da un sacerdote locale, padre Thomas Kehinde Ajayi. Il volume raccoglie riflessioni e testimonianze sull’Apostolo delle Genti e le attività diocesane svolte dalle parrocchie nel corso del 2008. (I.P.)

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    Terra Santa: ad Ain Karem celebrata la natività di San Giovanni Battista

    ◊   Mercoledì scorso, solennità della Natività di San Giovanni Battista, il vicario custodiale, fra Artemio Vítores, ha celebrato l’Eucaristia nella chiesa di San Giovanni in Montana ad Ain Karem, il piccolo villaggio che, dal 1961, è unito a Gerusalemme. Il suo nome antico è Beit Ha Karem, ed è il luogo che fu testimone della Visitazione di Maria alla cugina Elisabetta, ed è dunque anche il paese natale di Giovanni il Battista. Un antico lezionario in lingua georgiana risalente al VII-VIII secolo celebrava al 28 di agosto la nascita del Battista “nella città di Enqarim, nella chiesa della giusta Elisabetta, la sua memoria”. Secondo una tradizione che si afferma nel IX secolo, il Battista sarebbe nato ad Enqarim, e qui sarebbe stata costruita poi una chiesa a ricordo dei fatti narrati nel Vangelo di Luca: la visita di Maria ad Elisabetta e la nascita di Giovanni. Questa chiesa sarebbe l’attuale luogo di culto di Ain Karem, la cui Cripta è stata considerata come parte della casa di Zaccaria e quindi il luogo della nascita di Giovanni. Si spiegherebbe per questo l’iscrizione: “Qui è nato il Precursore del Signore”. Gli scavi archeologici fanno pensare ad luogo sacro, venerato fin dall’inizio dell’era cristiana. “Giovanni è soprattutto un uomo convinto, che non ha paura della verità, anche se è difficile e che non ha timore di niente e di nessuno - ha detto nella sua omelia fra Vitores - caratteristiche di Giovanni sono: l’umiltà, l’austerità, il coraggio, il servizio”. “Quello che più ci colpisce in Giovanni Battista – ha proseguito il vicario custodiale – è la sua totale dedizione a Cristo. Egli proclama apertamente che ‘non è il Cristo’, né Elia, né ‘il profeta’. E’ un semplice messaggero, una ‘voce’, uno che testimonia ‘la luce’, un fedele servitore di Cristo, il Messia … Giovanni rende testimonianza a Cristo con la sua predicazione, il suo battesimo di conversione e, infine, con il suo martirio. Morì per Cristo per difendere la verità”. La giornata dedicata alla festa della natività di San Giovanni Battista, dopo la messa, è proseguita nel pomeriggio con un pellegrinaggio al santuario di San Giovanni nel Deserto. (T.C.)

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    Aperto a Pistoia il Forum dell’informazione cattolica per la salvaguardia del creato

    ◊   “Il tempo del creato il tempo dell’uomo”, è il tema del VI Forum dell’informazione cattolica per la salvaguardia del creato, organizzato dall’associazione culturale Green Accord, che è cominciato ieri a Pistoia. E all’apertura del convegno, che si concluderà domani, ha partecipato tra gli altri, anche il cardinale José Saraiva Martins, Prefetto emerito della Congregazione delle Cause dei Santi, il quale ha parlato dell’ambiente come parte integrante della creazione, perciò distruggerlo diventa un atto peccaminoso verso Dio e verso i fratelli. “Auspico che siano sempre salvaguardati gli aspetti etici in ogni attività concernente la natura. Questa lodevole iniziativa mette in evidenza l'attenzione cristiana nel rapporto tra Uomo e Creato”. Così Benedetto XVI ha voluto, tramite un telegramma, salutare i partecipanti al Forum. Un argomento importante che vuole far riflettere sulla necessità di un rallentamento dei ritmi della vita dell’uomo, spesso troppo frenetici e distratti alle regole del creato. E tra gli interventi affrontati, di particolare importanza appare quello sull’educazione dei giovani sulla salvaguardia dell’ambiente. “E’ necessario - ha spiegato Francesco, Miano presidente dell’Azione Cattolica, - far capire ai ragazzi le pesanti conseguenze che deriverebbero da uno sviluppo non sostenibile, allenandoli a riconoscere quali sono i segnali di disagio che la terra ci manda e abituandoli alla cultura del consumare meno e del riciclo ”. "Solo attivando questi percorsi - ha spiegato Miano - sapremo mantenere un equilibrio costruttivo, tra i tempi della terra e quelli della vita dell’uomo". Questa sera saranno assegnati i premi “Sentinella del creato” ad alcuni giornalisti che si sono particolarmente distinti nell’impegno sulla sensibilizzazione ambientale. (Da Pistoia, Marina Tomarro)

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    24 Ore nel Mondo



    Il vertice G8 di Trieste chiude con l'impegno per un'azione coordinata in Afghanistan

    ◊   A Trieste si sono chiusi i lavori della terza ed ultima giornata del vertice dei ministri degli Esteri del G8. Dopo il lungo confronto sulla crisi postelettorale iraniana, concluso con la sottoscrizione di un documento che deplora le violenze ma apre al dialogo con Teheran, gli incontri odierni sono stati completamenti dedicati alla stabilizzazione dell’Afghanistan e al confronto con tutti soggetti della regione. Il servizio di Marco Guerra:
     
    Sviluppo economico e infrastrutture, rifugiati e migrazioni, agricoltura e sicurezza alimentare. Sono queste le tematiche delle sessioni di lavoro odierne interamente dedicate alla stabilizzazione dell'Afghanistan nella sua dimensione regionale. Per questo motivo, il tavolo degli otto Grandi è stato aperto a tutti i soggetti coinvolti nelle dinamiche del Paese asiatico, a partire dai ministri degli Esteri di Kabul e Islamabad, ma anche ai rappresentati degli Stati confinati e quelli contributori, e alle organizzazioni internazionali che operano sul terreno. In questo contesto, i circa 45 partecipanti hanno discusso anche del destino dei 2 milioni e mezzo di profughi, fuggiti dall'offensiva dall’esercito pakistano contro i talebani nella Valle dello Swat, del traffico di droga e delle prossime elezioni presidenziali in Afghanistan. “Dal G8 di Trieste parte una nuova azione coordinata verso l'Afghanistan” ha detto il ministro degli Esteri italiano, Frattini, sintetizzando i risultati dei lavori. Secondo il titolare della Farnesina, ora può esserci più ''coerenza'' negli sforzi verso l’Afghanistan, che fino a oggi ''non sempre sono stati coordinati fra di loro''. Intanto, in vista del G8 dell’Aquila dell’8-10 luglio, l’Italia ha deciso di sospendere il Trattato di Schengen. Da domani a mezzanotte saranno ripristinati i controlli alle frontiere italiane.

     
    Vertice Nato-Russia
    Nel pomeriggio molti ministri degli Esteri presenti al G8 si sposteranno nell’isola greca di Corfù per il primo consiglio Nato–Russia dopo la guerra russo-georgiana, con l'obiettivo di rilanciare il dialogo politico e aprire la porta alla collaborazione militare. Il vertice sarà seguito domani da una riunione informale dei ministri degli Esteri dei 56 Paesi membri dell'Osce, che discuterà il nuovo Trattato per la sicurezza paneuropea e la missione degli osservatori Osce in Georgia. Su quest'ultimo punto, si cercherà di superare le resistenze di Mosca, che invece chiede una missione analoga nella Repubblica secessionista dell'Ossezia del sud.

    Medio Oriente - quartetto G8
    E sempre nell’ambito del G8, ieri forte presa di posizione del quartetto per il Medio Oriente, che ha definito "insostenibile" la situazione nella Striscia di Gaza e ha chiesto al governo israeliano di congelare tutte le attività d'insediamento, favorendo la soluzione di "Due Stati-Due Popoli". Russia, Stati uniti, Unione Europea e Onu hanno riconosciuto "le legittime preoccupazioni di Israele sulla sicurezza", ma hanno chiesto la riapertura dei valichi e la ripresa della distribuzione degli aiuti nel territorio palestinese.

    Libano
    Il presidente libanese, Michel Suleiman, ha affidato al leader della maggioranza antisiriana, Saad Hariri, l'incarico di formare un nuovo governo. Hariri, figlio dell'ex premier Rafiq ucciso il 14 febbraio 2005, guida la coalizione filoccidentale uscita vincente dalle elezioni del 7 giugno.

    Pakistan
    Continuano in tutto il Pakistan le operazioni dell’esercito di Islamabad contro la guerriglia talebana. Oggi nel distretto di Karachi, città commerciale del sud, sono stati uccisi almeno 17 miliziani islamici. In questa situazione, aumenta di giorno in giorno il numero dei profughi che cercano di mettersi al sicuro dalle violenze. Un altro dei punti caldi del Paese è la città di Lahore, più a nord, da dove ci riferisce Maria Grazia Coggiola:

    A Charing Cross, cuore istituzionale di Lahore, ci sono le foto dei poliziotti uccisi dall’autobomba di un mese fa contro la sede dei servizi segreti. L’area è circondata dal filo spinato, come l'hotel a cinque stelle. Lahore, capoluogo della provincia del Punjab e capitale culturale del Pakistan, è sotto assedio. Come se non bastasse, la vita dei suoi cittadini è resa ancora più difficile anche dalla calura e dalle continue interruzioni di elettricità. Secondo il ministro degli Interni, Rehman Malik, i talebani in fuga dalla valle di Swat, liberata dall’esercito, potrebbero essersi rifugiati nel sud del Punjab, qualche giorno fa. In diversi raid della polizia sono stati arrestati decine di integralisti in possesso di armi ed esplosivi. A Karachi, la polizia ha ucciso ieri cinque presunti militanti di Baitul Masood, il capo talebano super ricercato del sud del Waziristan, dove si stanno concentrando ora gli attacchi dei droni statunitensi. I talebani di Masood hanno anche rivendicato ieri un attacco contro un posto di polizia a Muzaffarabad, in Kashmir. Il Paese è in guerra e non ci sono altre opzioni, secondo Ushain Naki, della Commissione per i diritti umani del Pakistan, che accusa il governo e le potenze straniere di aver permesso, negli anni, il fiorire di migliaia di matrasse e di aver marginalizzato economicamente le aree tribali del nord ovest.

     
    Elezion in Albania
    Elezioni politiche domani in Albania. Circa tre milioni di elettori sono chiamati alle urne per eleggere i 140 deputati del parlamento di Tirana. Due le principali coalizioni in corsa: i democratici guidati dall’attuale premier Berisha e l’opposizione socialista di Rama, attuale sindaco di Tirana. Per Bruxelles, il voto sarà un banco di prova della maturità democratica del Paese e delle sue aspirazioni ad entrare nell’UE.

    Vertice economico Onu
    Grande delusione è stata espressa a New York dalle organizzazioni non governative, impegnate contro la povertà nei Paesi in via di sviluppo e che hanno partecipato al vertice economico internazionale promosso dall’Onu. Disattese le speranze di una riforma del sistema finanziario mondiale per favorire un maggiore aiuto alle economie più svantaggiate. Da New York, Elena Molinari:

    Le organizzazioni antipovertà e molti Paesi in via di sviluppo sono usciti delusi, ieri, dal Palazzo di vetro dell'Onu, dove per tre giorni si è discusso di riforme del sistema finanziario mondiale che aiutino le economie più svantaggiate. Ma dopo una settimana di negoziati, l’assemblea generale dell’Onu ha adottato una dichiarazione poco specifica e non vincolante; soprattutto gli Stati Uniti e l’Unione Europea hanno già annunciato che prepareranno delle dichiarazioni di dissenso nei confronti dei capitoli più forti del documento finale. Secondo le ong presenti, il risultato migliore della tre giorni è stata l’idea di coinvolgere maggiormente l’Onu nel monitoraggio dell’economia internazionale. Ma resta appunto da vedere se i Paesi ricchi prenderanno le distanze anche da questo punto. La dichiarazione finale raccomanda inoltre l’alleggerimento dei debiti dei Paesi poveri ed il mantenimento degli impegni bilaterali e multilaterali già firmati dai donatori internazionali. Quello che però manca, a detta delle ong, è l’impegno concreto delle economie ricche a rivedere il funzionamento e la composizione del Fondo monetario internazionale (Fmi) e della Banca mondiale.

     
    Disastro Airbus: Brasile conclude ricerca corpi
    Le Forze armate del Brasile hanno reso noto la fine delle ricerche dei corpi delle 228 passeggeri dell’ dell'Airbus dell'Air France precipitato nell'Oceano Atlantico lo scorso 31 maggio. La decisione è stata presa dopo 26 giorni di ricerche. Dalle acque tra le coste brasiliane e dell'Africa sono stati trovati 51 corpi, di cui 14 sono stati identificati. Oltre 600 tra oggetti e parti dell’aereo recuperati.

    Honduras
    In Honduras, è crisi politica e istituzionale dopo la decisione del presidente di far votare domani un referendum per la modifica della Costituzione ritenuto illegale. Ferma l’opposizione del parlamento, della Corte suprema di giustizia, della Corte dei conti, e di una parte importante dell'opinione pubblica, che sino a ieri ha continuato a marciare contro in segno di protesta. Il servizio di Luis Badilla:

    Manuel Zelaya, presidente dell'Honduras, è intenzionato a far votare domani la popolazione con l'intenzione di strappare un "sì" alla sua proposta per indire un'Assemblea costituente che rediga una nuova Carta costituzionale. La stessa Chiesa cattolica al riguardo ha espresso nelle ultime settimane le sue perplessità su quest'iniziativa che appare del tutto unilaterale e forzata. Il presidente, che ha destituito alcuni alti ufficiali delle Forze armate, ieri, in persona, ha preso parte ad una sorta di blitz per strappare da una caserma le urne e il materiale per la votazione di domenica. D'altra parte, ha denunciato un tentativo di golpe ringraziando l'Organizzazione degli Stati america (Osa) che lo avrebbe sostenuto in questo momento così difficile nel quale, ha precisato, "sono in pericolo le istituzione democratiche". Le Forze armate sono in stato di allerta e controllano gli ingressi e uscite della capitale, Tegucigalpa, ove ieri almeno 10 mila persone hanno nuovamente marciato contro l'iniziativa che temono possa essere un colpo di mano per redigere una Costituzione a "misura personale". Il generale, Romeo Vásquez, capo dello Stato maggiore, destituito mercoledì dal presidente, ha ribadito che le Forze armate ritengono che si tratta di "una proposta illegale". Intanto, i partiti politici continuano ad accusare il governante di voler una nuova Costituzione per farsi rileggere, cosa che per lui sarebbe impossibile seguendo i meccanismi attualmente vigente. Intanto, l'Assemblea nazionale ha ribadito di voler sottoporre ad indagine lo "stato di salute mentale del presidente". Mentre il segretario generale dell'Onu, Ban Ki-moon, dichiara che non saranno inviati osservatori dell'organismo, invitando il governante a "rispettare la legge", le nazioni membri dell'Alba - l'Alleanza bolivariana del popoli della nostra America fondata dal presidente Hugo Chàvez - hanno dato il loro appoggio al Presidente Zelaya. (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra)
     
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIII no. 178

     
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