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Sommario del 22/06/2009

Il Papa e la Santa Sede

  • Il Papa in visita ai malati a San Giovanni Rotondo: solo Dio può eliminare il male, grazie alla fede comprendiamo il senso della sofferenza umana
  • Benedetto XVI ai giovani disoccupati del Mezzogiorno: la Chiesa non vi abbandona! Ed esorta sacerdoti e religiosi ad imitare Padre Pio
  • Padre Rupnik parla, ai nostri microfoni, dei suoi mosaici nella Chiesa inferiore di San Pio, illustrati al Papa al termine della visita pastorale
  • L’arcivescovo D’Ambrosio: nella visita a San Giovanni Rotondo, il Papa è entrato nel cuore della gente
  • Da oggi riunione della Roaco sulla situazione dei cristiani in Terra Santa e sulla Chiesa cattolica bulgara
  • La Chiesa è al fianco degli immigrati: così, mons. Vegliò, presidente del Pontificio Consiglio per i Migranti e gli Itineranti
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Rimane alta la tensione in Iran. Almeno 17 le vittime degli scontri. Le autorità ammettono irregolarità nel voto
  • Restituire il dono del Vangelo al mondo di oggi: così, il ministro generale dei Frati Minori, padre Carballo
  • Al via oggi il "Pellegrinaggio paolino per i sacerdoti" promosso dall'Ateneo Pontificio "Regina Apostolorum"
  • Cento anni fa nasceva Giuseppe Lazzati, figura luminosa di intellettuale cattolico impegnato nelle istituzioni
  • Chiesa e Società

  • Settimana conclusiva dell’Anno Paolino: domenica il Papa presiede i primi vespri nella Basilica di San Paolo
  • E' tutto pronto per il Simposio Paolino a Tarso ed Antiochia
  • L'apertura in Cina dell'Anno Sacerdotale
  • Myanmar: solenne apertura a Yangon dell’Anno Sacerdotale
  • Usa: il cardinale McCarrick apre l’Anno Sacerdotale. Sito Web dei vescovi
  • Orissa: cristiani ancora colpiti da vessazioni e minacce di morte
  • India: cristiani e indù ripartono dal dialogo interreligioso
  • Iraq: solidarietà dei cristiani di Kirkuk per le vittime della moschea di Taza
  • Madagascar: invito al dialogo della Comunità di Sviluppo dell'Africa Australe e della Chiesa
  • La difesa del matrimonio al centro della plenaria dei vescovi statunitensi
  • Iniziativa dei vescovi canadesi in difesa delle popolazioni indigene
  • Italia: rinnovato l'affidamento al Cuore Immacolato di Maria
  • Olanda: ottima riuscita a Rotterdam e Utrecht della "Notte delle chiese"
  • Prossimo incontro dei presidenti dei vescovi di Inghilterra, Scozia e Galles
  • Spagna: grande attesa per il IV congresso internazionale pro-vita di Saragozza
  • A Roma il I incontro europeo degli studenti per una sintesi tra Vangelo e cultura
  • Congresso internazionale della Specola Vaticana nell'Anno dell'Astronomia
  • Italia: a Torino congresso delle 220 Caritas diocesane
  • I garanti dell’infanzia a Nuoro in vista del Vertice del G8
  • L’Onu raccomanda alla Romania la ripresa delle adozioni internazionali
  • A Venezia l’incontro annuale della Fondazione Oasis sul tema de "La tradizione"
  • 24 Ore nel Mondo

  • Almeno 16 morti stamane a Baghdad mentre sale il bilancio dell’attentato ieri a Kirkuk: il più sanguinoso da oltre un anno
  • Il Papa e la Santa Sede



    Il Papa in visita ai malati a San Giovanni Rotondo: solo Dio può eliminare il male, grazie alla fede comprendiamo il senso della sofferenza umana

    ◊   Grazie alla fede possiamo penetrare il significato della sofferenza umana: è uno dei passaggi forti del discorso che il Papa ha rivolto, ieri pomeriggio, ai malati accolti dalla Casa Sollievo della Sofferenza, l’ospedale voluto da Padre Pio e da lui inaugurato nel 1956 a San Giovanni Rotondo. Sotto la pioggia, con gli ombrelli aperti, gli ammalati e il personale hanno accolto il Pontefice sullo spiazzo antistante l’ospedale. Come già aveva ricordato nell’omelia, Benedetto XVI ha ribadito la missione di questa struttura: quella di essere una casa di scienza e di preghiera, dove l’ammalato possa trovare anche quel sostegno di cui tanto ha bisogno. Il servizio della nostra inviata, Debora Donnini:

    Il Papa ha abbracciato idealmente tutti i malati della Casa Sollievo della Sofferenza e si è scusato per non poterli salutare uno ad uno. Ha voluto però far arrivare loro una parola di conforto. Ha espresso un vivo ringraziamento per il bene che la Casa Sollievo della Sofferenza, che oggi conta quasi 1200 posti, sta facendo. Ogni volta che si entra in un luogo di cura, ha detto il Pontefice, il pensiero va al mistero della malattia e del dolore, alla speranza di guarigione, al valore inestimabile della salute. La Chiesa sempre ha considerato un privilegio stare vicino a chi soffre coltivando un’attenzione preferenziale per i malati:

    "Perché soffriamo? Può ritenersi positiva l'esperienza del dolore? Chi ci può liberare dalla sofferenza e dalla morte? Interrogativi esistenziali, che restano umanamente il più delle volte senza risposta, dato che il soffrire costituisce un enigma imperscrutabile alla ragione. La sofferenza fa parte del mistero stesso della persona umana".

    La sofferenza, infatti, ha detto citando l’Enciclica "Spe Salvi", deriva dalla nostra finitezza, ma anche dalla massa di colpa che oggi cresce in modo inarrestabile. Eliminare del tutto la sofferenza non è nelle nostre possibilità, perché nessuno di noi può eliminare il potere del male, ha ricordato il Papa:

    "Chi può eliminare il potere del male è solo Dio. Proprio per il fatto che Gesù Cristo è venuto nel mondo per rivelarci il disegno divino della nostra salvezza, la fede ci aiuta a penetrare il senso di tutto l'umano e quindi anche del soffrire".

    Questo senso è dato dalla relazione fra la Croce di Cristo e il nostro dolore che si trasforma. Padre Pio aveva intuito questa verità ed esortava gli ammalati a vivere l’amore di Dio mediante l’accettazione del proprio dolore e ammoniva anche tutto il personale ospedaliero a essere riserva d’amore che tanto più sarà abbondante in uno tanto più si comunicherà agli altri. “Essere riserve d’amore”, questo il mandato di Padre Pio ribadito da Benedetto XVI a quanti si occupano dei malati. E l’importanza dell’aiuto spirituale che viene dato a Casa Sollievo della Sofferenza è stato sottolineato concretamente da una donna, dipendente dell’ospedale e malata di cancro, che davanti al Papa ha raccontato la sua toccante esperienza di fede. Ha parlato del calvario della chemioterapia ma anche del sostegno della fede. Un pensiero particolare, ha detto Anna Daniele, questo il suo nome, va a tutti coloro che hanno cura di noi, perché imparino che più che le medicine possono l’amore e l’umanità.

    E’ vero, ha concluso, una diagnosi di cancro è terribile, fa paura, ma è più terribile non essere amico di Dio, allontanarsi dal suo amore. Parole che toccano il cuore e rendono percepibile ancora oggi la presenza dell’umile frate di Pietrelcina.

     
    Anche il direttore generale dell’Istituto, Domenico Crupi, ha espresso riconoscenza al Pontefice per questa visita. “Ci dia forza - ha detto - per praticare ogni giorno, la centralità della persona del malato, nella visione dell’antropologia cristiana, anteponendo questo valore ai nostri egoismi e alle nostre umane ambizioni, a fuorvianti teorie scientifiche ed economiche, onde non snaturare le finalità di questa Casa, strumento di amore e di giustizia".

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    Benedetto XVI ai giovani disoccupati del Mezzogiorno: la Chiesa non vi abbandona! Ed esorta sacerdoti e religiosi ad imitare Padre Pio

    ◊   Ultimo evento della visita di Benedetto XVI a San Giovanni Rotondo è stato l’incontro, ieri sera, con i sacerdoti, i religiosi e i giovani nella Chiesa di San Pio da Pietrelcina. Il Papa ha ribadito il valore dell’Eucaristia, della preghiera e della Confessione. Quindi, ha avuto parole di incoraggiamento per i ragazzi del Mezzogiorno, specie quanti si trovano in difficoltà a causa della disoccupazione. Il servizio di Alessandro Gisotti:

    Applausi

    Padre Pio invita tutti “ad aprire il cuore alla misericordia di Dio, ci esorta ad essere Santi, cioè sinceri e veri amici di Gesù”. Benedetto XVI lo ha sottolineato nella suggestiva cornice della Chiesa dedicata al Santo di Pietrelcina. Un discorso, quello rivolto al clero e ai giovani, più volte interrotto dagli applausi. Il Pontefice ha legato la figura di Padre Pio, “umile frate e zelante sacerdote” a quella del Curato d’Ars a cui è dedicato l’Anno Sacerdotale appena iniziato:

     
    “Come il Curato d’Ars, anche Padre Pio ci ricorda la dignità e la responsabilità del ministero sacerdotale. Chi non restava colpito dal fervore con cui egli riviveva la Passione di Cristo in ogni celebrazione eucaristica? Dall’amore per l’Eucaristia scaturiva in lui come nel Curato d’Ars una totale disponibilità all’accoglienza dei fedeli, soprattutto dei peccatori”.
     
    Anche Padre Pio, come San Giovanni Maria Vianney, ha detto ancora, fece riscoprire ai parrocchiani “il significato e la bellezza della penitenza sacramentale”. Per il Santo Frate del Gargano, ha osservato il Papa, “la cura delle anime e la conversione dei peccatori furono un anelito che lo consumò sino alla morte”. Passava tante ore nel confessionale, ha ricordato, e grazie al suo “paziente ministero sacerdotale” tante persone hanno cambiato la propria vita. Il ministero di confessore, ha aggiunto, costituì proprio il “maggior titolo di gloria e il tratto distintivo di questo Santo Cappuccino”:

     
    “Come allora non renderci conto dell’importanza di partecipare devotamente alla celebrazione eucaristica e di accostarsi frequentemente al sacramento della Confessione? In particolare, il sacramento della Penitenza va ancor più valorizzato, e i sacerdoti non dovrebbero mai rassegnarsi a vedere deserti i loro confessionali né limitarsi a constatare la disaffezione dei fedeli per questa straordinaria fonte di serenità e di pace”.
     
    Accanto all’importanza del Sacramento della Penitenza, ha poi soggiunto, Padre Pio ci ha insegnato il valore e la necessità della preghiera. Pregava “sempre e dovunque”, ha rammentato. E così ci ha indicato un “punto fondamentale” per la vita di ogni cristiano, in particolare dei religiosi. “Talora – ha ammesso il Papa – si può essere presi da un certo scoraggiamento dinanzi all’affievolimento e persino all’abbandono della fede che si registra nelle nostre società secolarizzate”. Ma Padre Pio stesso ci mostra che un’anima “intimamente unita al Crocifisso riesce a trasmettere anche ai lontani la gioia e la ricchezza del Vangelo”:

     
    “Sicuramente occorre trovare nuovi canali per comunicare la verità evangelica agli uomini e alle donne del nostro tempo, ma poiché il contenuto essenziale dell’annuncio cristiano resta sempre lo stesso, è necessario tornare alla sua sorgente originaria, a Gesù Cristo che è “lo stesso ieri e oggi e sempre”.

     
    Benedetto XVI ha, così, rivolto il pensiero ai giovani che hanno accompagnato con affetto e calore tutti i momenti della sua giornata a San Giovanni Rotondo. Il Papa ha rassicurato i ragazzi che, ha detto, sono assillati da problemi che rischiano di soffocare gli entusiasmi tipici della giovinezza. In particolare, ha fatto riferimento alla disoccupazione che “interessa in maniera drammatica non pochi giovani e ragazze del Mezzogiorno d’Italia”. “Non perdetevi d’animo! Siate giovani dal cuore grande”, è stata la sua esortazione:
     
    "La Chiesa non vi abbandona. Voi non abbandonate la Chiesa! C’è bisogno del vostro apporto per costruire comunità cristiane vive, e società più giuste e aperte alla speranza. E se volete avere il “cuore grande”, mettetevi alla scuola di Gesù. Proprio l’altro giorno abbiamo contemplato il suo Cuore grande e colmo di amore per l’umanità. Mai Egli vi abbandonerà o tradirà la vostra fiducia, mai vi condurrà per sentieri sbagliati".

     
    Come Padre Pio, ha concluso, “anche voi siate fedeli amici del Signore Gesù, intrattenendo con Lui un quotidiano rapporto mediante la preghiera e l’ascolto della sua Parola, l’assidua pratica dei Sacramenti e l’appartenenza cordiale alla sua famiglia”, la Chiesa.

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    Padre Rupnik parla, ai nostri microfoni, dei suoi mosaici nella Chiesa inferiore di San Pio, illustrati al Papa al termine della visita pastorale

    ◊   Dopo il discorso al clero e ai giovani, Benedetto XVI è sceso nella Chiesa inferiore di San Pio da Pietrelcina. Qui ha potuto ammirare i mosaici di padre Marco Ivan Rupnik. Lo stesso padre gesuita ha illustrato al Papa il significato teologico della sua opera, che fonde mirabilmente la vita di San Pio con quella di San Francesco d’Assisi. Proprio su questo binomio, si sofferma padre Rupnik intervistato da Debora Donnini:

    R. – Lui aveva un grande senso per l’uomo contemporaneo al quale si rivolgeva. Allora mi sono posto la domanda: che cosa tirare fuori da tutto questo per la mentalità odierna, per l’uomo di oggi? Mi sembrava importante far vedere che cosa è un Santo. Un Santo non è mai da solo, un individuo eccezionale, come si rischia alle volte di pensare. Allora bisogna far vedere che in Padre Pio noi troviamo una similitudine a un altro Santo, perché è simile alla Chiesa, lui è tessuto dentro la Chiesa e siccome la Chiesa è una comunione delle persone che vivono veramente la vita che abbiamo ricevuto dal Battesimo, allora siamo uno legato all’altro, la nostra vita è legata alla vita dell’altro. In Pio io ho trovato Francesco. Poi c’è un altro tratto: ogni Santo è simile a un altro ma, soprattutto, è simile a Cristo. Allora io ho cercato tre caratteristiche costanti.

     
    D. – Che cosa l’ha ispirata nel descrivere queste immagini? C’è questa raffigurazione di Gesù Cristo in croce e Padre Pio anch'egli in croce abbracciato a Lui…

     
    R. – Qui si vede quello che dicevo prima, cioè il Santo è Santo perché è simile a Cristo, ha realizzato la somiglianza a Cristo, ma la somiglianza a Cristo non si raggiunge attraverso un’imitazione esterna, un modello che io imito: questo è spersonalizzante, moralmente dubbio e spiritualmente non sano. Noi riceviamo la stessa vita di Cristo perciò possiamo diventare simili a Lui, per la comunione che ci unisce. Vediamo Padre Pio che contempla Francesco come “alter Cristus” che era il grande titolo di Francesco nella Chiesa, “l’altro Cristo”. Siccome i padri dicono: noi diventiamo ciò che contempliamo, ecco, lui contempla la vita di Francesco in cui trova Cristo e in Padre Pio cresce Cristo, cresce la sua vita.

     
    D. – C’è una di queste scene della vita di Padre Pio che l’ha particolarmente coinvolta e che, secondo lei, in qualche modo, rappresenta il messaggio ciò che Padre Pio dice a noi, all’uomo?

     
    R. – Per me, fondamentale, è la lotta spirituale. Padre Pio è un grande testimone che il male non è una forza cieca che si può dominare con la politica, la sociologia, la psicologia, ma è una forza che ha i fondamenti nel mondo dello spirito e necessita di una vita spirituale, di una lotta spirituale, che non si può prendere solo dall’uomo ma che si deve attingere in Dio. Perciò, secondo me, è la cosa che veramente oggi, in un mondo un po’ leggero, spensierato, lui testimonia. Dietro le quinte c’è un dramma e così come lo vive l’uomo il dramma nel mondo c’è. Penso che lui faccia vedere molto bene il dramma e l’esito del dramma. Fondamentalmente lui è un uomo felice, come Francesco. Io finisco proprio la discesa verso la cripta con due immagini della felicità, cioè della consolazione. Penso che sia questo il messaggio più forte e incisivo: solo con Cristo si riesce non a distruggere il male, non a vincere il male, ma a tradurlo nel bene. (Montaggio a cura di Maria Brigini)

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    L’arcivescovo D’Ambrosio: nella visita a San Giovanni Rotondo, il Papa è entrato nel cuore della gente

    ◊   Una visita intensa, all'insegna della spiritualità di Padre Pio. Per un bilancio della giornata del Papa a San Giovanni Rotondo, la nostra inviata Debora Donnini ha intervistato il nuovo arcivescovo di Lecce, mons. Domenico Umberto d’Ambrosio, amministratore apostolico della diocesi Manfredonia-Vieste-San Giovanni Rotondo. Il presule si sofferma sui messaggi più importanti consegnati dal Papa ai fedeli della sua diocesi:

    R. - Il Papa è andato al di là delle nostre attese, l’ho capito anche dal volto entusiasta e sorridente della gente. Ma poi è entrato nel cuore dei problemi, è entrato nel cuore della gente. Ecco, ci siamo sentiti soprattutto noi che siamo qui, confortati e indirizzati verso il prosieguo di una testimonianza, di un’indicazione di un progetto di vita che scaturisce dalla Santità. Il Papa ci ha richiamato al fatto che la Santità è alla portata di tutti e siamo chiamati a vedere in questo modello, che è San Pio da Pietrelcina, anche un sostegno per il cammino che ci deve vedere insieme.

     
    D. – Il Papa fondamentalmente ha testimoniato che Padre Pio è vivo, che il suo messaggio è vivo e forte, importante per il mondo di oggi...

     
    R. – Direi che ha riletto un po’ la vita di Padre Pio facendo trasparire la proposta di vita che Gesù fa ai suoi discepoli. E ci ha parlato sì di questo amore, che qui ha trovato delle incarnazioni credibili, soprattutto l’amore che si fa condivisione, che si fa solidarietà, che si inchina sulle sofferenze: ecco la grande opera di carità di San Pio da Pietrelcina. E poi ci ha richiamato al primato della preghiera, ci ha messo in guardia dalle tentazioni e ci ha detto che l’unico nostro sguardo in fondo è a Cristo Gesù. Ha ricordato ai giovani di non cedere alla tentazione, ma di guardare alla proposta che è realizzazione di un progetto di vita autentico, quale è quella che Cristo Gesù fa ai suoi discepoli. Credo che i giovani hanno capito questo legame forte con un Papa, che in fondo li sprona ad essere un po’ coloro che sono in fondo: una nuova linfa di speranza per la Chiesa in questa realtà, in questo mondo per troppi versi schiavo di tentazioni, di paure e di incertezze.

     
    D. – Lei nell’incontro del pomeriggio è stato abbracciato dal Papa e gli ha chiesto di benedirla per la sua prossima missione. Lei, infatti, sta per andare come arcivescovo a Lecce e lascerà San Giovanni Rotondo...

     
    R. – Mi sono sentito confortato, il Papa è stato ricco di elogi che sicuramente non merito. Ma tutto questo, in fondo, cosa mi dice? Lui ha fatto quello che è il suo ministero: mi ha confermato in questo servizio che non può legarsi ad un luogo, a delle persone, ma che è servizio per il Regno di Dio. E con questo affetto, con il quale il Papa si è avvicinato a me, mi ha trattato. Il Papa mi conforta e mi dice che posso andare tranquillo.

     
    D. – Che cosa le ha dato la figura di Padre Pio, cosa le ha dato in questi anni?

     
    R. – La figura di Padre Pio mi ha dato molto. Io sono stato qui già 20 anni da parroco e quindi lo avevo già conosciuto. Ma venire qui ed essere il responsabile di tutto il Santuario e delle opere di San Pio da Pietrelcina, in fondo mi ha avvicinato a questa figura ben più di prima. Se c’è una cosa che mi ha dato Padre Pio, a distanza di 44 anni, l’incontro con lui, questo essere vicino a lui, è sentire la responsabilità di non sciupare la ricchezza di questo dono e di questa eredità. In fondo se c’è una cosa che mi ha dato di più è la Messa, che celebro certamente da un po’ di anni a questa parte con un impegno, con una gioia, con una disponibilità, con un’offerta, che prima non conoscevo.

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    Da oggi riunione della Roaco sulla situazione dei cristiani in Terra Santa e sulla Chiesa cattolica bulgara

    ◊   Le Opere di Aiuto alle Chiese Orientali (Roaco) si riuniscono, da oggi pomeriggio a Roma, per la loro consultazione semestrale che si concluderà mercoledì prossimo. Domani mattina interverranno il cardinale Leonardo Sandri, prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali, ed il Patriarca Latino di Gerusalemme, mons. Fouad Twal, che introdurrà il dibattito sul tema: “Vita e testimonianza dei Cristiani in Terra Santa. Osservazioni e prospettive dal Patriarcato Latino di Gerusalemme”. La riunione sarà l’occasione per ribadire che la presenza dei cristiani nei luoghi di Gesù ha un duplice, insostituibile valore. E’ quanto sottolinea al microfono di Romilda Ferrauto, responsabile della redazione francese della nostra emittente, il segretario generale della Roaco, padre Leon Lemmens:

    R. – La presenza delle comunità cristiane, pur essendo delle piccole minoranze, è veramente preziosa. E’ preziosa perché la testimonianza di una comunità vivente dei discepoli di Gesù non scompaia lasciando soltanto le pietre come memoria della vita di Gesù e dei suoi discepoli in questa terra. C’è anche un secondo motivo, molto importante, che non riguarda soltanto la Terra Santa, ma tutto il Medio Oriente. Questa regione, infatti, è il luogo dove sono nate le tre grandi religioni monoteiste: il giudaismo, il cristianesimo e l’islam. Vivere insieme, in modo pacifico, ha un’importanza enorme per la pace in tutto il mondo. Benedetto XVI, durante il suo pellegrinaggio in Terra Santa, è riuscito ad unire le sofferenze e le speranze di ebrei, cristiani e musulmani. Questa è una missione grande e permanente per i cristiani che vivono in questa parte del mondo. Tante delle nostre agenzie, che sono membri della Roaco, stanno aiutando finanziariamente la vita delle Chiese cattoliche in Terra Santa. Penso ai monasteri, alle Chiese, agli ospedali, alle scuole ed anche alle università, che sono davvero dei 'giardini di pace' dove cristiani e musulmani vivono insieme. Sostenere i cristiani in Terra Santa è allora un modo per dare vita alla comunità dei discepoli di Gesù. Ma è anche un’occasione per lavorare per la pace nel Medio Oriente e in tutto il mondo.

     
    D. – Effettivamente, quando si pensa ai cristiani dell’Oriente, si pensa subito ai cristiani in Terra Santa. La Roaco, però, si occupa anche di minoranze cristiane a volte "insospettabili". Questa volta parlerete anche della Bulgaria…

     
    R. – Siamo contenti che anche la Bulgaria sia nell’agenda della Roaco. Verranno un vescovo bulgaro ed anche il nunzio apostolico per parlare della Chiesa cattolica in Bulgaria. Certamente si tratta di una piccola realtà: i cattolici sono circa 80 mila, cioè l’1% della popolazione. Ma l’amore universale di Roma non si dimentica delle piccole comunità cattoliche sparse per il mondo. E la Chiesa cattolica bulgara è una di queste. Durante il regime comunista, la Chiesa cattolica è stata duramente perseguitata. La Chiesa greco-cattolica è stata soppressa. Quasi tutti i sacerdoti, tutti i religiosi e le religiose ed anche i vescovi, sono stati imprigionati. Qualcuno è morto, qualcun altro è stato ucciso. Ci sono anche martiri cattolici bulgari. Quando poi la Chiesa cattolica è rinata, nel 1989, si doveva ricominciare quasi da zero. Certamente non è facile per loro ricominciare. Siamo contenti di averli tra noi e li ascolteremo. Sono sicuro che le agenzie della Roaco non mancheranno certamente di dare il loro sostegno finanziario.

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    La Chiesa è al fianco degli immigrati: così, mons. Vegliò, presidente del Pontificio Consiglio per i Migranti e gli Itineranti

    ◊   La Chiesa, “esperta in umanità”, non può tacere di fronte alle tragedie dell’emigrazione, volontaria o forzata. Alla luce del messaggio cristiano, tutela la dignità della persona umana e incoraggia lo spirito di accoglienza e di solidarietà. Lo afferma - ai nostri microfoni - l’arcivescovo Antonio Maria Vegliò, che, dal febbraio scorso, è presidente del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e Itineranti. Proprio ieri, all'Angelus, il Papa ha ribadito che è "doverosa" l'accoglienza dei rifugiati. Dal canto suo, mons. Vegliò riafferma che gli Stati devono gestire e regolare l’immigrazione rispettando la dignità umana e le Convenzioni internazionali e mette in guardia dal considerare i migranti responsabili delle crisi sociali e delle nuove paure collettive. L’intervista con mons. Vegliò è di Fabio Colagrande:

    R. - La Chiesa è sempre stata al fianco dei migranti, soprattutto dove i flussi migratori fanno maggiormente emergere situazioni drammatiche e, talvolta, anche nuove schiavitù. Basti pensare, ad esempio, che la voce della Chiesa oggi, mediante gli interventi dei vescovi e la sollecitudine di un gran numero di Operatori pastorali – sacerdoti, religiosi, religiose e laici – si leva con forza in Nord America, dove ogni anno si calcola un arrivo di circa un milione e mezzo di persone, provenienti soprattutto dai Paesi dell’America Latina e da quella Centrale. Ma la Chiesa non manca di farsi sentire anche in Europa, che ogni anno riceve ottocento mila nuovi immigrati, e in Oceania, dove se ne stimano novanta mila all’anno. Senza dimenticare che gli attuali flussi migratori non si svolgono solo sulle direttive da Sud verso Nord, ma anche sulla traiettoria Sud-Sud, cioè tra Paesi poveri, coinvolgendo soprattutto i Paesi dell’Africa sub-sahariana. Bisogna poi tener conto che le donne costituiscono il 49% di tutti i migranti nel mondo e nei Paesi sviluppati sono più numerose degli uomini. Questi sono i numeri che tutti conoscono, mentre poco si fa riferimento ai 30-40 milioni circa di irregolari e ai 600-800 mila decessi nelle fasi di spostamento. Di fronte a questo fenomeno la Chiesa mostra una speciale sollecitudine pastorale, perché vi legge non solo dati statistici, ma la presenza di donne e uomini, anziani e bambini. Come potrebbe tacere la Chiesa, che è “esperta in umanità” secondo la bella definizione di Paolo VI, di fronte alle tragedie dell’emigrazione, volontaria o forzata? Soltanto come esempio, ricordo che la rassegna stampa “Fortress Europe” dal 1988 documenta il numero di potenziali migranti naufragati o vittime alle frontiere dell’Europa e ha contato fino ad oggi ben 14.660 morti, di cui 6.327 dispersi. La Chiesa, perciò, anzitutto tutela e promuove la dignità della persona umana, a prescindere dal suo status giuridico, regolare o irregolare. Nello stesso tempo, essa incoraggia lo spirito di accoglienza e di solidarietà della società di arrivo, anche alla luce del messaggio cristiano. Tutto ciò si confronta oggi anche con ambiti particolarmente difficili, dove è in forte aumento la valenza multiculturale e multireligiosa. La Chiesa, dunque, si trova ad affrontare molte sfide. La sfida sociale, anzitutto: la Chiesa è impegnata nella soluzione di problemi come la carenza di alloggi, la mancanza di risorse alimentari e di strutture assistenziali, il fenomeno della irregolarità, il traffico di esseri umani e lo sfruttamento, in particolare di donne e bambini. Poi, a livello religioso e pastorale, data la molteplicità e la frammentarietà dei gruppi etnici, non è certo facile assicurare una adeguata assistenza religiosa specifica, che tenga conto anche della lingua e del patrimonio di fede degli immigrati. Si aggiunga il problema dell’educazione religiosa dei loro figli, nonché la carenza di strutture pastorali che rispondano alle loro legittime esigenze. E questo perché la Chiesa è convinta che l’integrazione sia necessaria e indispensabile, per favorire il benessere di tutti, nella salvaguardia della legalità e della sicurezza.

     
    D. - Nella sua omelia per la Festa dei popoli, dello scorso 17 maggio, lei ha invitato la comunità cristiana, i responsabili della politica, dell’informazione e tutta la cittadinanza a guardare con occhi diversi i migranti. Suggerisce un cambio di atteggiamento?

     
    R. - È sotto gli occhi di tutti che oggi viviamo l’epoca della globalizzazione. Ma questa mette in luce un paradosso sconcertante: da una parte accelera la libertà di trasferimento di beni e capitali, ma dall’altra ostacola i movimenti delle persone, mettendo a repentaglio quel diritto fondamentale dell’uomo che è la libertà di movimento. La cultura del mercato applicata ai capitali funziona molto bene, ma quando si rivolge ai movimenti delle persone si inceppa e si parla di espulsioni, razionamento degli ingressi e respingimenti. Dunque, mentre è legittimo ribadire il diritto degli Stati a gestire e regolare l’immigrazione, bisogna anche precisare che – nel rispetto della giustizia senza dimenticare la solidarietà e in modo tale da coniugare saggiamente legalità e accoglienza. Ogni Stato deve prevedere misure chiare e fattibili per regolare gli ingressi nel proprio Paese, deve vegliare sul mercato del lavoro – soprattutto per contrastare coloro che sfruttano il lavoro nero e non le vittime di tale fenomeno – con l’impegno positivo a promuovere iniziative di integrazione e tutte quelle forme di convivenza sociale, culturale e religiosa che ogni società plurale esige. In ogni caso, quando lo Stato deve esercitare il proprio dovere-diritto di garantire la legalità – reprimendo la criminalità e la delinquenza e gestendo le centinaia di migliaia di persone in situazione irregolare – lo deve sempre fare nel rispetto della dignità umana e delle Convenzioni internazionali. Purtroppo, a volte, nei Paesi a sviluppo avanzato si manifesta una tipica sindrome, secondo la quale i “ricchi” si difendono dai “poveri” cercando di ridurre o di ostacolare i loro spostamenti. Così si va diffondendo una nuova retorica a livello culturale, che vede i migranti come responsabili delle crisi sociali e delle nuove paure collettive e, non di rado, anche come minaccia alla salvaguardia delle identità nazionali.

     
    D. - L’aumento dell’immigrazione crea sempre più comunità interetniche. Come guarda la Chiesa questo fenomeno? Non c’è il rischio che le identità culturali e religiose più radicate sul territorio si disperdano?

     
    R. - Molti Paesi sono diventati multietnici da molto tempo. Soprattutto nei grandi agglomerati urbani, oggi si tende a parlare non più di "melting pot", come nella società americana della prima metà del secolo scorso, ma – come giustamente lei ha detto – di comunità interetniche, che cioè interagiscono con reciproco vantaggio, soprattutto nello scambio e nell’arricchimento dei valori. Per tale ragione, a partire dalla positiva esperienza di vari contesti nordamericani, la Chiesa, accanto alle tradizionali strutture dell’assistenza pastorale (vale a dire parrocchie personali, cappellanie e missioni con cura d’anime) ha dato vita a strutture pastorali “plurietniche” o “multiculturali”, in grado di rispondere meglio alla dimensione integrativa e comunitaria dei gruppi di fedeli di diversa provenienza. Così le diverse identità culturali non solo si conservano, ma contribuiscono anche al reciproco arricchimento, con approfondimento pure dei valori, senza ingenuamente nascondere che vi sono anche conflitti e tensioni da affrontare e superare. Certo, è un discorso maggiormente delicato quello che tocca l’immigrazione di persone che professano un diverso credo religioso. Ad esempio, l’immigrazione musulmana nei Paesi tradizionalmente cristiani pone tutta una serie di sfide culturali e di integrazione, oltre che religiose. Dal punto di vista culturale, infatti, si esige una grande disponibilità mentale per capire e accettare legittimi usi e costumi, che non vadano peraltro contro le normative vigenti. Dal punto di vista religioso, poi, l’incontro con l’Islam – come con tutte le altre religioni – sollecita la promozione del dialogo. Dove questo è considerato un’opportunità più che un ostacolo, l’identità cristiana ne esce rafforzata, appunto perché il dialogo non è sinonimo di cedimento o di rassegnazione, ma di confronto serio, senza rinunciare “a presentare agli interlocutori la proposta cristiana in coerenza con la propria identità”, “per tessere con gli immigrati rapporti di mutua conoscenza e stima, che appaiono quanto mai utili per superare pregiudizi e chiusure mentali”, sono parole di Benedetto XVI, alla Plenaria del nostro Pontificio Consiglio nel 2006. Tutto ciò senza cedere peraltro a qualsiasi forma di fondamentalismo, in modo da cogliere i punti che abbiamo in comune, e sui quali fondare una vera e propria pacifica convivenza e reciproca collaborazione per una società umanamente fraterna, con attenzione alla reciprocità.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   In prima pagina, un editoriale del direttore dal titolo "Il cuore dei santi e la Chiesa".

    Nell'informazione internazionale, in rilievo la situazione in Iran, dove continua la protesta degli oppositori di Ahmadinejad.

    Israele rassicura sulla saldezza dell'alleanza con gli Stati Uniti: nessuna divergenza sul processo di pace nel Vicino Oriente.

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    Oggi in Primo Piano



    Rimane alta la tensione in Iran. Almeno 17 le vittime degli scontri. Le autorità ammettono irregolarità nel voto

    ◊   Ancora grave la crisi politica in Iran. Sono almeno 17 i morti dall’inizio delle proteste, centinaia i feriti. Si moltiplicano, poi, le espulsioni dei giornalisti stranieri. Il ministero degli Esteri iraniano non esclude inoltre la possibilità di espellere gli ambasciatori dei Paesi occidentali per presunte “interferenze”. L’ex candidato Mussavi esorta intanto i propri sostenitori: “Manifestate ancora ma con autocontrollo”. Linda Giannattasio:

    "Protestare contro menzogne e frodi e' un vostro diritto” ma ''astenetevi dalla violenza”. L’ex candidato alle presidenziali Mussavi esorta così i propri sostenitori a manifestare contro i risultati delle elezioni del 12 giugno. Ancora una sfida contro il regime nonostante il monito della guida suprema Khamenei, che aveva chiesto di accettare la vittoria di Ajmadinejad e di interrompere ogni manifestazione. Una protesta repressa con violenza, in 8 giorni di scontri, con un numero ancora imprecisato di vittime. Tra queste, anche la giovane Neda colpita al cuore da un soldato mentre manifestava insieme al padre nelle vie di Teheran. Il video della sua morte ha fatto il giro del mondo e la giovane è diventata il simbolo della protesta insieme alle tante donne in prima linea nei cortei. Sono loro che incitano gli uomini a protestare in nome della libertà. Si moltiplicano anche gli arresti, quasi 500. Detenuta anche Faezeh Hashemi, figlia dell'ex presidente Rafsanjani, tra i sostenitori di Mussavi, rilasciata oggi. Ancora forti le accuse ai Paesi occidentali: oggi il ministro degli Esteri di Teheran ha definito i media stranieri “portavoce dei governi nemici che puntano a disintegrare l’Iran”. L’occidente respinge le accuse e chiede sia fatta luce sul voto. Il Consiglio dei Guardiani, massima autorità sulle questioni elettorali, ammette alcune discrepanze nelle elezioni: secondo stime ufficiali in 50 città i voti superano di 3 milioni il numero degli aventi diritto. In Italia il ministro degli Esteri Frattini ha fatto sapere di aver messo a disposizione l'ambasciata italiana a Teheran per fornire assistenza ai dimostranti feriti. Il ministro aspetta, entro oggi, una risposta dall'Iran sull'invito a partecipare al G8 di Trieste che si aprirà giovedi'. In caso contrario – ha dichiarato Frattini - l'invito sarà ritenuto declinato.

    Per un commento sulla situazione in Iran, dopo i violenti scontri di sabato, Stefano Leszczynski ha intervistato Alberto Zanconato, corrispondente dell’agenzia Ansa da Teheran:

    R. – Nella giornata di domenica non si sono registrate manifestazioni importanti. Il Consiglio dei guardiani, incaricato di sovraintendere la regolarità delle elezioni, sta affermando di non aver riscontrato, finora, delle irregolarità talmente importanti da giustificare un annullamento delle elezioni. Dal punto di vista politico, sembra che questa crisi lascerà dei segni ancora per diverso tempo. C’è stato in particolare l’intervento, nelle ultime ore, dell’ex presidente riformista Katami, che fino a questo momento non aveva parlato e che fa parte dell'area di Mousavi. Quest'ultimo ha detto che vietare le manifestazioni pacifiche potrà avere in seguito conseguenze gravi per il regime. Ha anche chiesto alle autorità di scarcerare tutti gli arrestati in queste manifestazioni, dicendo che questo potrà calmare la situazione nel Paese.

     
    D. – Una crisi interna che ha avuto anche delle forti ripercussioni a livello internazionale. Sono state molte le critiche mosse all’Iran…

     
    R. – Le critiche sono state molto forti. C’è da aspettarsi che questa crisi lascerà dei segni, almeno per un certo periodo, nei rapporti con l’Occidente. In particolare è stata presa di mira la Gran Bretagna. In misura minore gli Stati Uniti. Questo potrebbe essere anche un tentativo di salvaguardare la possibilità di un’apertura di dialogo con gli Stati Uniti che Obama chiede da tempo. Dure anche le reazioni nei confronti degli altri Paesi europei. Il ministro Mottaki ha detto che sono state parole irresponsabili quelle pronunciate da Sarkozy sulla crisi iraniana.

     
    D. – Il governo iraniano ha anche puntato il dito contro la stampa internazionale…

     
    R. – Si, è stato espulso il corrispondente della Bbc da Teheran, John Lane, accusato di aver fatto da portavoce della Gran Bretagna, di aver inviato reportage falsi. Ma anche per gli altri giornalisti il lavoro non è facile. Tutti quelli che erano venuti come inviati a Teheran, durante le elezioni, non si sono visti rinnovare il permesso per rimanere nella capitale. Quindi hanno dovuto lasciare il Paese. E anche quei giornalisti stranieri che rimangono - fra cui io - hanno l’ordine di non presenziare a manifestazioni illegali. Ora, dal momento che illegali sono ritenuti tutti i raduni dei sostenitori del candidato moderato Mousavi, è ovvio che il nostro lavoro diventa molto difficile.

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    Restituire il dono del Vangelo al mondo di oggi: così, il ministro generale dei Frati Minori, padre Carballo

    ◊   Una duplice missione per i frati minori: inter gentes e ad gentes. A parlarne è stato questa mattina in conferenza stampa a Roma il ministro rieletto dell’Ordine padre Josè Rodriguez Carballo che ha presentato i lavori del 187.mo Capitolo Generale appena concluso. Rinnovato l’impegno prioritario di presenza francescana accanto ai poveri nei luoghi di conflitto e tensione, definiti da padre Carballo “chiostri inumani”. Ascoltiamolo in questa intervista di Paolo Ondarza:

    R. – Per noi essere missionari vuol dire essere "inter gentes", cioè essere con il popolo, essere in mezzo alla gente, a chi gode e a chi soffre, soprattutto accanto agli ultimi. Il Capitolo ci ha dato questa definizione: noi frati minori siamo missionari nel mondo come fratelli e minori, sempre con il cuore rivolto al Signore. Ecco le dimensioni fondamentali della nostra missionarietà: la fraternità, la minorità, la dimensione contemplativa, perché l’evangelizzazione è possibile soltanto con la forza che ci viene dall’alto e sempre in contatto con la gente nel mondo.

     
    D. – L’evangelizzazione non è un’opzione, lei ha detto, ma il Vangelo va restituito: un concetto che è tipicamente francescano...

     
    R. – Francesco vede tutto come dono di Dio e lui parla anche del dono del Vangelo. Ma per Francesco tutto quello che viene ricevuto deve essere restituito, perchè all’uomo non appartiene nulla, gli appartiene solo il suo peccato. E allora il Vangelo è un dono che deve essere restituito. Come? Donandolo agli altri. Allo stesso tempo, restituire vuol dire viverlo. Per noi non è un’opzione, per noi è un obbligo.

     
    D. – Il vostro è un atteggiamento di simpatia verso il mondo, con un approccio critico al mondo...

     
    R. – Certamente, noi siamo nel mondo e allora non possiamo non amare questo mondo. Dio stesso lo ha amato, donandoci suo Figlio, ma questo non può essere visto come un accomodarsi al mondo: ci sono tanti valori, e questi vengono accettati, ma ci sono anche tanti anti-valori, e questi devono essere evangelizzati.

     
    D. – Padre Carballo, il capitolo lo ha riconfermato ministro generale dell’Ordine...

     
    R. – I confratelli mi hanno ridato la fiducia e questo produce in me una grande gioia. Non sono da solo, ma accanto a me ci sono 15 mila fratelli, che vogliono camminare con me, che vogliono darmi la mano, quando ne avrò bisogno, e certamente ne avrò bisogno. Poi devo dire che accetto questo con una grande serenità, perché San Francesco era convinto che il vero ministro generale dell’Ordine dei Frati Minori è lo Spirito Santo. Ecco, allora io farò tutto come se tutto dipendesse da me, ma sapendo che tutto dipende da Lui. Questo però non impedisce che abbia anche una certa paura. Quando mi ricordano che sono il 119.mo successore di San Francesco, questo mi fa tremare. Sono cosciente della enorme distanza che c’è tra San Francesco e la mia persona, ma se è vero che Dio sceglie la debolezza per confondere chi si crede forte, posso dire che mi trovo molto a mio agio, perché mi considero tra i membri deboli della Chiesa. Poi so che ci sono tanti fratelli e sorelle che pregano per me e a chi mi ascolta chiedo di pregare per me e soprattutto ai fratelli malati e alle sorelle clarisse. So che questa sarà la mia forza.

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    Al via oggi il "Pellegrinaggio paolino per i sacerdoti" promosso dall'Ateneo Pontificio "Regina Apostolorum"

    ◊   Conferenze sulle Lettere di San Paolo, visite ai luoghi sacri di Roma legati all’Apostolo delle Genti, partecipazione agli eventi pontifici: con questo ricco programma inizia oggi il “Pellegrinaggio Paolino per i sacerdoti”, promosso dall’Istituto Sacerdos dell’Ateneo Pontificio "Regina Apostolorum". L’iniziativa, che si concluderà martedì 30 giugno, cade nell’ultima settimana dell’Anno Paolino, indetto da Benedetto XVI per celebrare il bimillenario della nascita di San Paolo. Ma com’è nata l’idea di questo pellegrinaggio per sacerdoti? Isabella Piro l’ha chiesto a padre Cesare Truqui, assistente spirituale dell’Istituto Sacerdos:

    R. - Noi abbiamo percepito la chiusura dell’Anno Paolino non tanto come una necessità, ma soprattutto come una opportunità: un’opportunità soprattutto per avvicinarsi al Santo Padre e alla sua persona, ma anche per aderire a questa sua straordinaria iniziativa dell’Anno Paolino. E dato che vengono sacerdoti da tutto il mondo, è il momento anche per fare un’esperienza spirituale di San Paolo.

     
    D. – Possiamo tracciare un bilancio di questo Anno dedicato all’Apostolo delle Genti?

     
    R. – Sì e no. Penso che non si può misurare la Santità, perché non c’è un termometro capace di misurarla: il fervore, la fede, la devozione a Cristo che ha suscitato in molte anime. Ma oggettivamente parlando, penso che si possa misurare a livello spirituale, nella rinnovata conoscenza della figura di San Paolo, della sua teologia, della sua spiritualità e quindi implica un rinnovamento nella propria fede. Anche a livello spirituale, penso alla predica degli esercizi spirituali con una speciale ispirazione paolina, in cui si parla del senso della vita, della morte, il Giudizio, l’Inferno, il Purgatorio, il Cielo: tutti temi che appaiono nella teologia di San Paolo e che senz’altro sono stati ripresi. Frutto del bilancio di quest’Anno Paolino è senz’altro intellettuale: penso alle catechesi di Benedetto XVI, dallo straordinario contenuto storico-spirituale, ma anche alla vasta bibliografia nata da questo Anno Paolino.

     
    D. – Per i sacerdoti in particolare, San Paolo, quale modello rappresenta?

     
    R. – Un modello della coscienza, della consapevolezza di essere ministro di Cristo, ministro della sua Parola, ministro dell’Eucaristia, ma anche ministro del perdono. San Paolo rappresenta un modello di Santità: lui è una sintesi perfetta tra quello che è l’uomo con tutte le sue qualità e con tutti i suoi difetti, e quello che la grazia può fare in un uomo che si lascia modellare dalla grazia dello Spirito Santo.

     
    D. – L’Anno Paolino si chiude, ma nel frattempo, si apre l’Anno sacerdotale: a suo parere, questi due tempi forti per la Chiesa sono collegati fra loro?

     
    R. – Sì, senz’altro, e profondamente. Si vede che lo Spirito Santo ha voluto far capire a tutta la Chiesa che la Santità è possibile, non è una cosa riservata ai tempi antichi, ma che tocca tutti.

     
    D. – Cosa si augura che i sacerdoti imparino partecipando a questo pellegrinaggio?

     
    R. – Tre cose: la prima è che abbiano un’esperienza personale di Cristo nella loro vita, perché questa esperienza spirituale realmente cambia la vita, così come accadde a San Paolo nella calda strada di Damasco; la seconda cosa che auspico è un profondo e filiale amore per il Papa perché, come diceva un Santo: “Ubi Petrus ibi Ecclesia”. Per i sacerdoti, deve crescere la loro fede, la loro adesione al Papa. In ultimo, mi auguro un amore molto tenero per la Chiesa universale, perché tutta la Chiesa ha bisogno di loro, di noi sacerdoti, e non soltanto la nostra parrocchia o il piccolo contesto nel quale lavoriamo.

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    Cento anni fa nasceva Giuseppe Lazzati, figura luminosa di intellettuale cattolico impegnato nelle istituzioni

    ◊   Ricorre oggi il centenario della nascita di Giuseppe Lazzati, figura chiave del cattolicesimo italiano del Novecento, di cui è in corso la Causa di Beatificazione. Deputato dell'Assemblea Costituente, presidente diocesano di Azione Cattolica, professore di Letteratura Cristiana antica e poi rettore dell’Università Cattolica e fondatore dell’Ambrosianeum e di Città dell’Uomo, Lazzati è una delle figure di maggior spessore culturale e spirituale del nostro Paese. Ma perchè il suo messaggio è ancora attuale? Risponde il Fondatore e primo presidente della Focsiv, Armando Oberti, al microfono di Davide Dionisi:

    R. – Personalmente, riterrei che il motivo di fondo sia quello di aver trovato qualcosa di rispondente alla situazione, cioè è già attuale in se stesso, perché risponde ad una situazione dei cristiani di questa epoca.

     
    D. – Il suo concetto di laicità: vuole spiegarcelo meglio?

     
    R. – Il laico dev’essere veramente un battezzato che non ha vocazione di tipo sacerdotale; dev’essere autenticamente laico, impegnato nel suo lavoro. La sua distinzione era così chiara, che ad un certo momento è uscito dall’Istituto secolare fondato da padre Gemelli perché padre Gemelli voleva legare questi consacrati laici ad un particolare impegno, magari nell’Università stessa. Lazzati preferiva il laico veramente impegnato nelle sue attività.

     
    D. – Ricordiamolo come presidente della gioventù di Azione Cattolica ma anche come formatore – un uomo di grande cultura – ed educatore dei giovani…

     
    R. – Sì: è un’esperienza che ho fatto personalmente, perché io l’ho conosciuto in quanto lavoravo per l’Azione Cattolica milanese in un tempo in cui lui era presidente dell’Associazione. La sua visione è stata partecipata largamente in tempi in cui non si dava spazio ad una presenza apostolica del laico, e quindi è un fatto significativo questo suo passo avanti nel riconoscere il laico in tutta la sua fisionomia: personale e spirituale e apostolica.

     
    D. – Parliamo anche della sua incessante necessità interiore: quella di amare la Chiesa …

     
    R. – Evidentemente, se si parte da un concetto esatto di laico lo si vede come una creatura tipica della Chiesa e da qui viene anche tutto il suo interessamento e il suo amore per la Chiesa, manifestato poi continuamente nel corso della sua vita.

     
    D. – Lazzati, con grande rigore, ha cercato in un periodo altrettanto difficile – l’internamento nei campi di concentramento, la ricostruzione del Secondo dopoguerra, la scrittura della Costituzione – di fare emergere la sua natura di cristiano. Come è riuscito in questa sua impresa?

     
    R. – Credo che la figura si sia imposta nel tempo in temi sempre più chiari, anche se in quel momento c’erano orientamenti diversi, per esempio proprio dall’Azione Cattolica, dalla presidenza dell’Azione Cattolica.

     
    D. – Infine, un cenno sul principio dell’unità dei distinti nell’evangelizzazione: un principio a cui Lazzati dedicò un’attenzione del tutto particolare …

     
    R. – Erano tempi in cui andava fatta chiarezza sui contenuti veri della spiritualità e Lazzati ha sottolineato questo principio in forma veramente coerente e continua, per comunicarla un po’ a coloro che facevano parte dell’Azione Cattolica.

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    Chiesa e Società



    Settimana conclusiva dell’Anno Paolino: domenica il Papa presiede i primi vespri nella Basilica di San Paolo

    ◊   Papa Benedetto XVI darà inizio domenica prossima 28 giugno alla giornata conclusiva dell’Anno Paolino 2008-2009 presiedendo nella Basilica di San Paolo fuori le Mura, presso il Sepolcro dell'Apostolo,  i primi Vespri della Solennità dei Santi Pietro e Paolo. L’indomani, lunedì 29, alle 17,30 il cardinale Andrea Coredero Lanza di Montezemolo, arciprete della Basilica, su incarico del Santo Padre, avrà l’onore di chiudere ufficialmente tale “giornata conclusiva” all’Altare della Confessione con la celebrazione dei Secondi Vespri, di una Messa solenne e con la chiusura della “Porta Paolina” alla quale sono stati invitati i membri della Curia Romana, del Corpo Diplomatico accreditato presso la Santa Sede e autorità civili. Il Triduo di preparazione all’evento, a cura dei Monaci benedettini dell’Abbazia di San Paolo fuori le Mura, avrà una connotazione ecumenica venerdì 26 alle 17,30 quando alla celebrazione dei Vespri, presieduti dall’abate Edmund Power, si uniranno i rappresentanti delle comunità cristiane di Roma; ed una missionaria sabato 27 quando alle 17,30 i Vespri saranno presieduti dal cardinale Ivan Dias, prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli. Domenica 28, alle 10,30, la Messa solenne della comunità benedettina sarà presieduta dal cardinale Francis Rode, prefetto della Congregazione per gli Istituti di vita consacrata e le Società di vita apostolica. Nel pomeriggio, come detto, i primi Vespri della Solennità dei Santi Pietro e Paolo saranno presieduti dal Santo Padre. La giornata del 29 comincerà con la celebrazione solenne delle Lodi da parte dell’Abate Edmund Power e con l’incensazione dell’altare della Confessione; lo stesso Abate celebrerà la Messa delle 10,30, mentre sarà l’arciprete della Basilica, cardinale Cordero Lanza di Montezemolo, a presiedere le celebrazioni liturgiche a conclusione dell’Anno Paolino. In serata, alle 20,00 sarà rinnovata l’antica tradizione della processione della Catena di San Paolo attorno alla Basilica, che vede una larga partecipazione di popolo. Alcuni importanti eventi caratterizzeranno la fine delle celebrazioni per il secondo millennio della nascita dell’Apostolo delle Genti: giovedì 25 nei Musei Vaticani sarà aperta la Mostra “San Paolo in Vaticano” dedicata alla figura e alla parola dell’Apostolo nelle raccolte pontificie; in serata nella Basilica Ostiense sarà eseguito, in prima assoluta, l’Oratorio “Cadens revixit” (Cadendo rivisse) di Sergio Rendine, su libretto del poeta Roberto Mussapi; venerdì 26 nella Sala Stampa della Santa Sede il cardinale Cordero Lanza di Montezemolo, svolgerà delle considerazioni a chiusura dell’Anno Paolino; domenica 28, alle ore 21, nella basilica di Sant’Ignazio, il coro e l’Orchestra Sinfonica di Leonding (Austria) eseguiranno l’oratorio “Paulus” di Felix Mendelsohn-Bartoldy; lunedì 29 alle ore 20 all’Abbazia cistercense delle Tre Fontane, presso il venerato luogo del martirio di San Paolo, il Coro dell’Accademia Filarmonica Romana, diretto da mons. Pablo Colino, canonico e maestro di cappella emerito della Basilica di San Pietro , eseguirà un “ Concerto spirituale” paolino, con l’esecuzione fra l’altro del celebre Inno “Aurea Luce” di Pietro Raimondi, e di brani del Palestrina, di Mendelssohn (dal “Paulus”) e di Haendel. (A cura di Graziano Motta)

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    E' tutto pronto per il Simposio Paolino a Tarso ed Antiochia

    ◊   "Storia, Archeologia e Ricezione" sarà il tema del XIII Simposio su Paolo che si terrà dal 27 al 30 giugno prossimi a Tarso e ad Antiochia con la partecipazione di professori cattolici, provenienti da varie università italiane, e ortodossi. Il Simposio è organizzato dal Centro di Dialogo Interculturale e Interreligioso don Andrea Santoro e dall’Istituto Francescano di Spiritualità della Pontificia Università Antonianum di Roma. Al Simposio saranno abbinate le celebrazioni per la chiusura dell’Anno Paolino, previste a Tarso e presiedute dal cardinale Jean-Louis Tauran, Presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso, inviato speciale di Benedetto XVI . Per questa ragione la tradizionale festa degli Apostoli Pietro e Paolo ad Antiochia sarà anticipata al 29 giugno e comprenderà la liturgia della Parola presso la Grotta di S. Pietro e la concelebrazione eucaristica nel cortile della missione cattolica, presieduta dal cardinale, assistito da mons. Antonio Lucibello, nunzio apostolico in Turchia, da mons. Luigi Padovese, vicario apostolico dell’Anatolia, e da altri vescovi della Conferenza episcopale turca. Nel pomeriggio tutti i partecipanti si trasferiranno nella chiesa ortodossa per le solenne celebrazione dei Vespri, presieduta dal Patriarca Ecumenico Bartolomeo I. Non mancheranno pellegrini provenienti da varie parti del mondo, visto che durante l’Anno Paolino è stato un continuo susseguirsi di gruppi nelle due città in cui Paolo ha iniziato la lunga avventura missionaria. (A cura di padre Egidio Picucci)

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    L'apertura in Cina dell'Anno Sacerdotale

    ◊   La solenne Celebrazione dell’Eucaristia, l’Adorazione, la preghiera speciale per tutti i sacerdoti del mondo, rubriche speciali sui siti cattolici, la pubblicazione dei testi relativi ai temi del sacerdozio, concerti. Così l’apertura dell’Anno Sacerdotale da parte della comunità cattolica continentale cinese, vissuta in comunione e in sintonia con il Papa e la Chiesa Universale. Secondo le informazioni pervenute all’agenzia Fides, le diocesi, le comunità ecclesiali di base, le singole parrocchie hanno vissuto con entusiasmo e con grande partecipazione di fedeli la festa del Sacratissimo Cuore di Gesù, venerdì 19 giugno, giornata tradizionalmente dedicata alla preghiera per la santificazione del clero, in cui è stato aperto l’Anno Sacerdotale. I siti cattolici come Faith, ShangZhi (Sapientia), la diocesi di Tian Jin, hanno aperto rubriche speciali dedicate all’Anno Sacerdotale. Sulla rubrica di Faith, si legge come primo titolo “Lettera del Santo Padre Benedetto XVI per l'Anno Sacerdotale (in ingelse)”, di seguito la vita del Santo Curato d’Ars e tanti altri articoli dedicati al tema. La Sapientia Press House di Pechino, diretta da don Peter Zhao Jian Min, vicario della diocesi di Pechino e direttore del “Bei Jing Institute for the Study of Christianity and Culture”, ha donato 5.000 copie a tutti i sacerdoti e seminaristi cinesi, all’apertura dell’Anno dedicato a loro, del testo “Sacerdoti di oggi: approfondimento del Decreto De Presbyterorum Ministerio et Vita Presbyterorum Ordinis”, pubblicato 10 anni fa e oggi ristampato. Circa 300 fedeli della parrocchia di Hong Dong della provincia di Shan Xi hanno pregato per i 410.000 sacerdoti del mondo augurando loro la salute dello spirito e del corpo per poter guidare il popolo di Dio loro affidato. La diocesi di Feng Xiang, che ha anticipato l’apertura con la commovente Lettera pastorale dell’anziano Vescovo Mons. Li Jing Feng, ha iniziato la celebrazione fin dal mattino, ed è durata tutta la giornata, guidata dal vescovo con 35 sacerdoti, che hanno studiato la Lettera del Papa, i documenti pontifici, il tema dell’Eucaristia. Mons. Li ha esortato i suoi sacerdoti affermando che: “il Sacerdote è un ponte che permette ai fedeli di ricevere la salvezza, è mediatore tra Dio e l’uomo. L’uomo ha bisogno di vedere il Signore nei sacerdoti”. Ha invitato anche i fedeli a pregare per la santificazione dei loro pastori. La giornata di apertura dell’Anno Sacerdotale nella parrocchia di Lin Fen della provincia di Shan XI si è concentrata sull’Adorazione, sulla celebrazione dell’Eucaristia e sulla preghiera comunitaria. Dopo la solenne Celebrazione eucaristica di apertura, la cattedrale della diocesi di Tai Yuan della provincia di Shan Xi ha offerto a tutti un concerto di musica sacra. (R.P.)

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    Myanmar: solenne apertura a Yangon dell’Anno Sacerdotale

    ◊   Una grande festa di preghiera e di condivisione fra i Vescovi e i sacerdoti: così la Chiesa in Myanmar, unita con la mente e il cuore al Papa e alla Chiesa universale, ha celebrato la solenne apertura dell’Anno Sacerdotale, il 19 giugno scorso. La celebrazione si è tenuta a Yangon, presieduta dall’arcivescovo della città, mons. Charles Maung Bo, e ha visto la partecipazione di altri vescovi e di centinaia di sacerdoti, religiosi e laici. L’evento è stato preceduto da una giornata di ritiro spirituale, vissuto dal clero birmano sul tema “Immagini del sacerdote oggi”: si è riflettuto sul ruolo, l’impegno e le sfide che oggi ogni sacerdote è chiamato ad affrontare nella sua vocazione e missione, in particolare in un contesto, come quello del Myanmar, in cui la Chiesa è una piccola minoranza e porta avanti le attività pastorali non senza difficoltà e disagi. La celebrazione di apertura dell’Anno Sacerdotale è stata preceduta dall’inaugurazione di una statua di san Giovanni Maria Vianney, proclamato patrono di tutti sacerdoti. Vi è stata poi l’esposizione del Santissimo Sacramento e la lettura integrale della Lettera scritta dal Papa per l’occasione. Mons. Bo ha poi tenuto la sua riflessione, illustrando e spiegando i contenuti della Lettera e riferendosi spesso alla vita e all’opera del santo Curato d’Ars. L’arcivescovo ha detto ai sacerdoti birmani di pregare con le parole del Santo e di riferirsi continuamente alla sua vita e alla sua spiritualità. Nel pomeriggio si è svolta una Celebrazione eucaristica che ha visto oltre 80 sacerdoti concelebranti e la partecipazione di oltre mille fedeli. La Chiesa in Myanmar intende vivere l’Anno sacerdotale rafforzando la pastorale vocazionale e la formazione permanente del clero nella nazione. (R.P.)

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    Usa: il cardinale McCarrick apre l’Anno Sacerdotale. Sito Web dei vescovi

    ◊   “Il sacerdozio è un dono immenso di cui dobbiamo gioire ogni giorno e che dobbiamo rinnovare quotidianamente”. Sono le parole del cardinale Theodore McCarrick durante la concelebrazione eucaristica officiata venerdì nel Santuario nazionale dell’Immacolata Concezione di Washington per l’inaugurazione dell’Anno sacerdotale. Il rito ha avuto luogo in simultanea con la celebrazione presieduta a Roma dal Santo Padre Benedetto XVI. “Penso che non esista alcun sacramento più pieno di amore di quello che abbiamo ricevuto quando siamo diventati sacerdoti”, ha detto l’arcivescovo emerito di Washington rivolgendosi a un’assemblea di 400 fedeli. Nell’omelia il porporato ha sottolineato l’importanza di una costante attenzione ai carismi donati da Dio a ogni fedele e di un perseverante miglioramento personale: “Il sacerdozio è in tutti noi – ha detto - sia che siamo stati ordinati sacerdoti, sia che siamo battezzati”. Egli ha quindi concluso con l’auspicio che tutti i presbiteri imparino ad apprezzare il dono di essere buoni sacerdoti. La concelebrazione è terminata con una speciale preghiera per i sacerdoti. In occasione dell’Anno sacerdotale appena aperto, il Segretariato per il Clero, la Vita Consacrata e le Vocazioni della Conferenza episcopale degli Stati Uniti (USCCB) ha predisposto uno speciale sito internet all’indirizzo www.usccb.org/yearforpriests. Il sito contiene varie informazioni, testi e documenti, compresi la traduzione inglese e spagnola del messaggio del Santo Padre per l’occasione e l’annuncio della concessione dell'indulgenza plenaria e parziale per tutti i fedeli che pregheranno per i preti durante l’Anno sacerdotale. Esso offre inoltre testi di preghiere speciali per i sacerdoti e i fedeli laici, anch’essi in inglese e spagnolo. Nel corso dell’anno il Segretariato per il Clero, la Vita Consacrata e le Vocazioni utilizzerà il sito per pubblicare articoli e commenti di eminenti personalità femminili sul sacerdozio e informare sulle varie iniziative. Tra queste un ritiro nazionale e un pellegrinaggio di sacerdoti americani a Roma. (L.Z.)

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    Orissa: cristiani ancora colpiti da vessazioni e minacce di morte

    ◊   Nello Stato indiano dell’Orissa, devastato dalle violenze anticristiane della scorsa estate, resta alta la tensione nonostante si stia registrando un lento ritorno alla normalità. Nel villaggio di Raikia, nel distretto di Kandhamal, sono stati minacciati di morte nove cristiani che intendevano deporre contro Manoj Pradhan, politico del Bharatiya Janata Party (Bjp), neo-eletto nell’Assemblea legislativa dell’Orissa, accusato di 14 casi di violenza, di cui 7 omicidi contro i cristiani. Ajaya Kumar Singh, attivista dei diritti umani, racconta ad AsiaNews che “i nove cristiani sono stati minacciati da tre persone, probabilmente sostenitori o parenti di Pradhan. Questi hanno detto loro che se testimonieranno contro il politico del Bjp verranno uccisi”. Non meno preoccupante la situazione in quelle zone in cui non ci sono agenti della Central Reserve Police Force (Crpf). “Nel villaggio di Neelungia, vicino a Udayagiri, la comunità a maggioranza indù ha posto due condizioni ai cristiani per permettere loro di ritornare e sgomberare dalle macerie le case - racconta Sajan, K George, presidente del Global Council of Indian Christians (Gcic) -. Chiedono innanzitutto 5mila rupie (circa 74 euro) per compiere il rituale del puja, in segno di sottomissione. Inoltre pretendono che ritirino il loro First Information Report di denuncia contro le persone del villaggio che hanno partecipato alle violenze anticristiane”. I campi che ospitavano i profughi del villaggio di Neelungia sono stati chiusi ed i cristiani ora vivono in tende ai margini del villaggio. “La comunità indù non permette loro di ritornare nelle case - afferma Sajan George - e nonostante la denuncia delle continue minacce da parte degli estremisti, la polizia non fa nulla”. (M.G.)

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    India: cristiani e indù ripartono dal dialogo interreligioso

    ◊   Nell’India scossa delle violenze anticristiane della estate scorsa nello stato dell’Orissa, la pace e il ritorno alla normalità passano per il prezioso lavoro del centro per il National Biblical Catechetical and Liturgical Centre (NBCLC) di Bangalore. Il centro per il dialogo interreligioso è infatti in prima linea nell’aiutare gli esperti ad affrontare i problemi provocati dagli attacchi contro i cristiani, in cui sono morte 80 persone e quasi 30.000 sono state sfollate. In un'intervista all'associazione internazionale cattolica Aiuto alla Chiesa che Soffre (ACS), ripresa dall’agenzia Zenit, il direttore della struttura, fratello Cleophas Fernandes, ha chiesto tuttavia di fare di più per promuovere le relazioni con gli indù. L’esortazione del religioso è giunta a pochi giorni dalla visita del cardinale Jean-Louis Tauran, presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso, a Bombay per partecipare a una riunione di leader cattolici e indù che ha aperto “un nuovo capitolo” nei rapporti tra le due religioni. “Dopo gli attacchi contro i cristiani”, ha spiegato frate Fernandes, “dobbiamo intensificare il dialogo interreligioso: i cristiani hanno perso la loro apertura”. Il direttore del centro interreligioso ha quindi ricordato che dopo la violenza dello scorso anno i cattolici dell'India si trovano davanti a domande importanti: “Come deve reagire un cristiano al fondamentalismo? Come deve reagire a questi attacchi? Dobbiamo chiuderci o guardare all'accaduto in un modo nuovo?”. “Dobbiamo creare una piattaforma per riunire la gente, per superare ogni sentimento di delusione provocato dagli attacchi”, ha poi dichiarato. A suo avviso, “un modo per farlo potrebbe essere invitare quanti sono coinvolti nel dialogo interreligioso a riunirsi”. Per questo, ha annunciato che il Centro di Bangalore potrebbe provare a migliorare le relazioni tra cristiani e indù ospitando questi incontri. Il dialogo interreligioso è infatti uno degli obiettivi principali dell'istituzione, fondata 43 anni fa, poco dopo il Concilio Vaticano II. “Siamo stati un centro pioneristico”, ha osservato frate Fernandes. E l’impegno del centro di Bangalore va di pari passo con quello di Aiuto alla Chiesa che Soffre che, in questo momento in cui il dialogo assume un'importanza prioritaria, sponsorizza programmi di peacebuilding nella Diocesi orientale di Chuttack-Bhubaneswar diretti dall'arcivescovo Raphael Cheenath e che si svolgeranno in luoghi in cui i cristiani sono ritenuti ancora a rischio. (M.G.)

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    Iraq: solidarietà dei cristiani di Kirkuk per le vittime della moschea di Taza

    ◊   La comunità cristiana esprime cordoglio e solidarietà ai musulmani per la strage che il 20 giugno scorso ha colpito la moschea sciita di Taza, cittadina a 20 km da Kirkuk nel kurdistan irakeno. Una delegazione guidata da mons. Louis Sako, arcivescovo di Kirkuk, si è recata sul luogo della strage per visitare i familiari delle vittime e la popolazione civile. Il prelato ha incontrato i capi del governo locale e le autorità religiose musulmane, che hanno “apprezzato” il gesto “di solidarietà”. Sabato scorso un camion bomba è esploso al mercato di Taza, nei pressi della locale moschea sciita di al Rasoul, uccidendo 74 persone e ferendone circa 200; più di 50 le case andate distrutte in seguito alla deflagrazione. L’attacco è stato portato al termine della preghiera, mentre i fedeli uscivano dal luogo di culto. Fonti locali parlano di una strage che al momento “non è stata rivendicata da nessun gruppo”; si tratta dell’attentato più sanguinoso registrato nel Paese nell’ultimo anno. “In Iraq la situazione è ancora instabile” commenta ad AsiaNews mons. Louis Sako. L’arcivescovo di Kirkuk conferma che vi sono ancora diversi casi di “rapimenti, esplosioni e omicidi”. “La popolazione ha paura” aggiunge il prelato, e il ritiro delle truppe americane è fonte di ulteriore “preoccupazione” perché la situazione potrebbe precipitare. Le autorità locali e i leader religiosi musulmani hanno “apprezzato” il gesto della comunità cristiana, che sottolinea la propria “vicinanza” e “solidarietà” alle vittime della strage. (R.P.)

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    Madagascar: invito al dialogo della Comunità di Sviluppo dell'Africa Australe e della Chiesa

    ◊   La Comunità di Sviluppo dell’Africa Australe (SADC) ha lanciato un appello ai leader politici del Madagascar a “impegnarsi in una soluzione negoziata della crisi” nata dalle dimissioni del Presidente Marc Ravolamanana, e dalla costituzione di un’Alta Autorità di Transizione, guidata da Andry Rajoelina, il principale oppositore del Presidente dimissionario. La decisione della SADC di appoggiare una soluzione negoziata alla crisi che divide l’isola è stata presa nel corso del summit straordinario della SADC sul Madagascar che si è tenuto ieri a Johannesburg, in Sudafrica. L’organizzazione, che riunisce 15 Paesi dell’Africa Australe, ha incaricato l’ex presidente del Mozambico, Joaquim Chissano, di mediare tra le parti malgasce. “La SADC ha preso atto che l’unica via per risolvere la crisi è quella del dialogo” dice all’agenzia Fides una fonte della Chiesa locale. “La Chiesa continua ad invocare il dialogo tra le parti e invita i fedeli a pregare per l’uscita pacifica dalla crisi politica”. “Purtroppo vi sono alcune frange che cercano di seminare la paura con una serie di attentati negli ultimi 10-15 giorni, condotti con bombe rudimentali. Finora non vi sono state vittime, solo qualche danno materiale, ma questi episodi non contribuiscono a rasserenare gli animi. Un ulteriore motivo di tensione deriva dai festeggiamenti della Festa nazionale del 26 giugno. Ravalomanana ha annunciato di volere effettuare una parata alternativa a quella ufficiale presieduta da Rajoelina. Il dialogo avanza ma a fatica” conclude la fonte di Fides. (R.P.)

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    La difesa del matrimonio al centro della plenaria dei vescovi statunitensi

    ◊   La difesa del matrimonio tradizionale è oggi la principale sfida pastorale dei vescovi degli Stati Uniti. È quanto è emerso dalla sessione primaverile della Conferenza episcopale (USCCB), riunita nei giorni scorsi a San Antonio, in Texas. A rendere particolarmente pressante questa sfida è la velocità con cui si sta modificando lo status legale del matrimonio nel Paese. Lo ha evidenziato nella sua relazione mons. Joseph E. Kurtz, presidente della speciale Commissione episcopale per la difesa del matrimonio. Sei Stati dell’Unione hanno già riconosciuto il matrimonio fra persone dello stesso sesso e altri stanno considerando leggi analoghe o provvedimenti che riconoscono le unioni civili. Nella sua relazione – riferisce l’agenzia Cns - l'arcivescovo di Louisville ha evidenziato anche come si stia profilando la possibilità che questi tipi di unione — formalizzati in uno degli Stati che li permette — possano essere riconosciuti in altri Stati. Egli ha poi ricordato la recente decisione del Presidente Barack Obama di estendere i benefici familiari ai partner dello stesso sesso dei dipendenti federali. Obama ha anche annunciato l’intenzione di modificare il “Defense of Marriage Act” secondo il quale nessuno Stato può riconoscere un'unione sancita come matrimonio in un altro Stato. Sul tema del matrimonio – ha quindi evidenziato mons. Kurtz - i vescovi americani sono chiamati a concentrare in modo particolare la loro attenzione pastorale. L'insegnamento della Chiesa sulla “verità, bellezza e bontà” del matrimonio fra un uomo e una donna, ha ricordato, “è una verità ricevuta, non qualcosa di creato arbitrariamente”. Nell'azione a difesa del matrimonio la speciale Commissione episcopale ha fissato alcuni principi chiave, ricordati dal presule, tra cui quello secondo il quale l’istituto matrimoniale è intrinsecamente legato alle differenze sessuali ed è per il bene dei bambini. Mons. Kurtz ha annunciato che, nell'ambito della campagna per la difesa del matrimonio, è in preparazione un video che potrebbe essere presentato già alla prossima sessione autunnale a novembre. Durante i lavori i vescovi americani hanno ascoltato anche le relazioni dei responsabili delle altre quattro commissioni ad hoc costituite lo scorso autunno con il mandato di attuare le iniziative prioritarie fissate dall’episcopato per il periodo 2009-2011: “Formazione alla fede e pratica sacramentale”, “Vita e dignità della persona umana, “Diversità culturale nella Chiesa” e “Promozione delle vocazioni al sacerdozio e alla vita consacrata”. Altri punti all’esame dei vescovi hanno riguardato la liturgia: tra le altre cose, l’assemblea ha approvato la Messa di ringraziamento per il dono della vita umana, un’idea proposta vent’anni fa dallo scomparso cardinale John O'Connor. Un secondo voto per inserire il testo nel messale ha ricevuto 179 voti contro uno contrario. È stato poi approvato il lezionario in lingua spagnola con 182 voti favorevoli, mentre non ha ottenuto i due terzi dei voti necessari la nuova versione della traduzione inglese di alcune sezioni del Messale. (L.Z.)

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    Iniziativa dei vescovi canadesi in difesa delle popolazioni indigene

    ◊   Un nuovo programma, destinato a migliorare le condizioni delle popolazioni indigene del Canada, è stato lanciato dalla Conferenza episcopale canadese (CECC) e dall’Assemblea delle Prime Nazioni (ANP). Denominato “Avanziamo insieme”, il progetto mira a raccogliere 25 milioni di dollari in cinque anni, per fondi che saranno destinati alla costruzione di un futuro migliore per le comunità autoctone, a sostegno, in particolare, dei programmi di formazione per i giovani. A copresiedere il programma, saranno il presidente della CECC, mons. James Weisberg, ed il capo nazionale dell’APN, Phil Fontaine. Il 29 aprile scorso, al termine dell’udienza generale, Benedetto XVI ha incontrato una delegazione di esponenti di aborigeni canadesi. Come reso noto, in quell’occasione, da un comunicato della Sala Stampa della Santa Sede, il Papa ha dato ascolto alle storie e alle preoccupazioni degli aborigeni ed ha ricordato che, sin dalle origini della sua presenza in Canada, la Chiesa è stata vicina alle popolazioni indigene. Riguardo alle sofferenze subite da alcuni bambini aborigeni nelle scuole residenziali canadesi, Benedetto XVI ha espresso il suo dolore per le sofferenze causate dalla condotta deplorevole di alcuni membri della Chiesa nella gestione di quelle scuole ed ha evidenziato che tali abusi non possono essere tollerati nella società. Infine, il Sommo Pontefice ha pregato affinché coloro che hanno sofferto possano trovare un cammino di guarigione ed ha incoraggiato i popoli nativi ad andare avanti con rinnovata speranza. (I.P.)

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    Italia: rinnovato l'affidamento al Cuore Immacolato di Maria

    ◊   Il Segretario generale della Conferenza episcopale italiana, mons. Mariano Crociata, ha presieduto sabato scorso, festa del Cuore immacolato di Maria, nella basilica di San Pietro, la Santa Messa con la quale la Federazione delle Aggregazioni Mariane ha inteso ricordare il 50° anniversario della consacrazione dell’Italia al Cuore Immacolato di Maria, avvenuta a Catania il 13 settembre 1959, a conclusione del XVI Congresso Eucaristico Nazionale ivi celebrato. La statua di Maria Immacolata è stata condotta in processione partendo dalla piazza fino alla basilica. Al termine della celebrazione è stata recitata la preghiera di affidamento al Cuore Immacolato di Maria. Nell’omelia mons. Crociata ha illustrato i motivi della memoria della consacrazione e come siamo chiamati a rinnovarla oggi, alla luce della parola di Dio e prima di ricevere l’Eucaristia. Riguardo poi a che cosa può significare affidare l’Italia a Maria oggi, mons. Crociata ha detto che: “A distanza di cinquant’anni ci ritroviamo in una Italia cambiata, molto cambiata. La fede cristiana, ancora radicata nel popolo italiano, è tuttavia una presenza sempre più debole. La nostra società è diventata pluralista, religiosamente ed eticamente pluralista, così che molti non possono, e non vorrebbero, essere inseriti in un quadro da cui si sono estraniati o in cui non sono mai entrati. Allora possiamo affidare gli altri a Maria nel desiderio di bene e di salvezza che coltiviamo per loro, e di quel bene e di quella salvezza che Maria conosce e impetra che sia destinato a tutti per la morte e risurrezione di Gesù. Il nostro affidamento diventa vero in una preghiera che si allarga a confini umani sempre più vasti, nello spirito della missione, e in una testimonianza di vita capace di trasformare e di contagiare qualsiasi ambiente. Il gesto che oggi ricordiamo e rinnoviamo è un appello e una promessa innanzitutto per la nostra responsabilità, non solo ecclesiale ma anche civile, perché non solo nei gruppi e nelle comunità, ma nelle famiglie, nei luoghi di lavoro e in tutti gli ambienti di vita risplenda la bellezza e la fecondità del modo cristiano di pensare e di vivere. Maria oggi ci dice: affidati a me, figlio, figlia, e nel tuo cuore consacrato dall’amore del mio figlio Gesù e nella tua vita santificata dalla presenza dello Spirito, saranno rinnovati non solo l’Italia ma il mondo intero”. (R.P.)

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    Olanda: ottima riuscita a Rotterdam e Utrecht della "Notte delle chiese"

    ◊   Grande successo di partecipazione per l’iniziativa “La notte delle chiese”, tenutasi nella notte del 19 giungo nei Paesi Bassi. La manifestazione, avviata nel paese nel 2007 sull’esempio di quanto già avveniva in Germania e Austria, ha totalizzato circa 4000 visitatori per le chiese di Utrecht e circa 6.000 per quelle di Rotterdam. Il Sir riferisce che le 40 chiese di Rotterdam sono state aperte fino a mezzanotte e hanno offerto ai fedeli l’opportunità di visitare il restauro della cattedrale insieme a occasioni di musica, poesia, danza e vari eventi culturali. Una manifestazione di fronte alla cattedrale di San Lorenzo, dove hanno parlato il sindaco Abou Taled e il vescovo Adrianus van Luyn, ha concluso la serata. Molto soddisfacente anche il bilancio della serata di Utrecht, dove gli organizzatori hanno permesso la visita a 21 edifici di culto, puntando soprattutto all’avvicinamento dei giovani ai luoghi sacri. (M.G.)

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    Prossimo incontro dei presidenti dei vescovi di Inghilterra, Scozia e Galles

    ◊   La bioetica e la protezione dei minori anche alla luce della recente pubblicazione del rapporto Ryan sugli abusi nelle istituzioni cattoliche. Sono queste le principali tematiche al centro del primo incontro ufficiale tra i presidenti delle Conferenze episcopali di Inghilterra e Galles, Scozia e Irlanda, che si terrà il prossimo dicembre. L’agenda dei lavori non è stata ancora definita, ma il Sir riferisce che stanno lavorando per mettere a punto l’evento: l’arcivescovo Vincent Nichols, primate di Inghilterra e Galles, i cardinali Sean Brady, primate di tutta Irlanda e Keith O’Brien, presidente della Conferenza episcopale di Scozia. Secondo il settimanale cattolico, “The Tablet”, che dà la notizia citando un portavoce dei vescovi inglesi, “una collaborazione più stretta tra i presidenti delle tre conferenze episcopali può solo aiutare il lavoro della Chiesa. Ci sono stati incontri preliminari lo scorso anno per organizzare questo appuntamento”. “Negli ultimi 20 anni”, sempre secondo il portavoce, “c’è stato un comitato per tenere i rapporti tra le tre Conferenze episcopali creato alla fine degli anni ‘60 quando sono cominciati i problemi in Nord Irlanda”. Proprio dal lavoro di questo Comitato è nata l’idea di promuovere una Giornata della vita in comune per le tre conferenze episcopali. (M.G.)

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    Spagna: grande attesa per il IV congresso internazionale pro-vita di Saragozza

    ◊   “Sensibilizzazione: una sinfonia per la vita”, è il tema scelto per il IV congresso Internazionale Pro-vita che si terrà dal 6 all’8 novembre prossimi a Saragozza, in Spagna. Il Congresso, promosso dalla Federazione Spagnola di Gruppi Pro-vita ed è organizzato dall'Asociación Provida Aragón, avrà un approccio all’argomento multidisciplinare: medico, giuridico, politico, assistenziale, etico e antropologico. Secondo quanto riferisce Zenit, per studiare i vari ambiti si conterà, fra i circa mille ospiti, sulla presenza di relatori di spicco come il fondatore del Centro Globale per la Strategia ABC dell'Uganda Martin Ssempa, la docente di Biologia Molecolare dell'Università di Navarra Natalia López Moratalla e il direttore del Centro Familiare di Zagabria (Croazia) Marijo Zivkovic. Il presidente dell'evento, Álvaro Vázquez, ha spiegato che l'obiettivo è “sensibilizzare di fronte al fatto che la vita è il dono più prezioso che abbiamo” e che “non c'è impegno più importante che assicurare un contesto giuridico e sociale che permetta lo sviluppo di ogni vita e di ciascuna in ognuna delle sue fasi”. In un momento come quello attuale, in cui il Governo spagnolo lavora a una nuova legge sull'aborto, “è necessario affrontare con serietà e profondità un tema in cui tutti ci giochiamo molto” e che vede coinvolti molti professionisti, come personale sanitario, giuristi, politici, settore assistenziale e società in generale. Nell’ambito dell’evento sono stati indetti tre concorsi per bambini e ragazzi: uno di racconti, uno di pittura e l'altro di magliette. Il termine per la presentazione dei lavori è il 31 agosto 2009. Una prima selezione delle opere ricevute verrà pubblicata sulla pagina web del Congresso, , dove potranno essere votate dal 10 al 25 settembre. Il 1° ottobre 2009 si celebrerà un atto pubblico a Saragozza in cui la giuria, composta da personaggi dell'arte e della cultura, annuncerà i vincitori. La consegna dei premi avverrà durante il Congresso l'8 novembre. I regolamenti dei tre concorsi si possono consultare sulla suddetta pagina web della tre giorni di Saragozza. I Congressi Internazionali Pro-vita precedenti si sono svolti a Madrid nel 2003, a Lima (Perù) nel 2005 e in Messico nel 2007. Quello successivo al Congresso di Saragozza si svolgerà in Nicaragua nel 2011. (M.G.)

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    A Roma il I incontro europeo degli studenti per una sintesi tra Vangelo e cultura

    ◊   Programmare la presenza cristiana nelle università europee come forma di carità intellettuale. È questo l’obiettivo del I incontro degli studenti degli atenei del Vecchio Continente che si terrà a Roma, dal 9 al 12 luglio, dal titolo “Nuovi discepoli di Emmaus. Da cristiani in Università”. Le tematiche al centro della quattro giorni, che vedrà la partecipazione di oltre 1500 studenti, saranno appunto “i giovani e la speranza in Europa” e “i giovani e la carità intellettuale”. L’inizio dei lavori si avrà con celebrazione presieduta da mons. Jean-Louis Bruguès, Segretario della Congregazione per l’Educazione Cattolica, nella Basilica papale di S. Giovanni in Laterano. Il meeting è organizzato dall’Ufficio per la Pastorale universitaria del Vicariato di Roma e promosso dal Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa, e dai ministeri italiani degli Esteri e dell’Istruzione, Università e Ricerca. “L’incontro europeo degli studenti universitari costituisce un momento molto importante per programmare la presenza cristiana nelle università di tutto il continente – ha spiegato al Sir mons. Lorenzo Leuzzi, direttore dell’Ufficio per la Pastorale universitaria del Vicariato di Roma – e questa presenza deve caratterizzarsi come forma di carità intellettuale. Infatti è necessario ricomporre una nuova sintesi tra Vangelo e cultura, per aiutare quest’ ultima ad orientarsi verso una elaborazione capace di garantire la vera dignità della persona umana”. “Gli universitari dovranno farsi promotori per la realizzazione di laboratori culturali nei loro atenei – aggiunge mons. Leuzzi -, dove realizzare un dialogo interdisciplinare indispensabile per individuare adeguate proposte alle sfide della società contemporanea”. Uno dei momenti salienti del meeting sarà il pellegrinaggio alla croce delle Giornate Mondiali della Gioventù che si svolgerà venerdì 10 luglio alle ore 21, partendo dalla Facoltà di economia di Tor Vergata fino al piazzale Giovanni Paolo II, luogo della Gmg del Grande Giubileo dell’anno 2000. L'evento centrale del 1° Incontro europeo degli universitari sarà sabato 11 luglio con la celebrazione eucaristica presieduta dal cardinale Tarcisio Bertone, segretario di Stato vaticano, nella basilica di San Pietro. Al termine i partecipanti raggiungeranno il palazzo apostolico per l’udienza con Benedetto XVI. Prima di giungere a Roma, dal 6 all’8 luglio i giovani saranno accolti a Milano, Padova, Venezia, Firenze, Bologna, Perugia ed altre località, per incontri con le cappellanie ed un primo approccio alla realtà universitaria italiana, sotto la guida dell’Ufficio nazionale Cei per l’Educazione, la scuola e l’università. (M.G.)

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    Congresso internazionale della Specola Vaticana nell'Anno dell'Astronomia

    ◊   Nell’ambito dell’Anno internazionale dell’Astronomia, si apre oggi un Convegno internazionale, promosso dalla Specola Vaticana, presso l’Istituto carmelitano di Sassone, vicino Roma, sul tema “L’astronomia: un terreno comune per condividere le preoccupazioni dell’umanità”; l’appuntamento riunirà ex alunni e professori delle undici scuole estive tenutesi alla Specola dal 1986 ad oggi. Con l’originale scelta tematica si vuole evidenziare l’importante funzione dell’astronomia nell’osservazione scientifica e nella vita delle società del passato, il suo ruolo di orientamento, geografico e al tempo stesso spirituale e la consapevolezza della comune appartenenza all’Universo, elemento unificatore della diversità degli individui, trasmessa all’uomo dalla contemplazione celeste. La discussione congressuale parte dalla riflessione sul ruolo dell’astronomia e degli astronomi nel corso dei secoli, con l’obiettivo di cogliere ciò che si è perso di quel ruolo e ciò che è necessario al giorno d’oggi per avviare un approccio congiunto alle nuove sfide. Si passerà quindi a definire il contributo specifico degli astronomi al dialogo tra persone di diverso retroterra culturale, attraverso la trasmissione della loro conoscenza dell’Universo, un contributo teso ad avvicinare le posizioni e a consentire un confronto fruttuoso sui grandi temi. Nella divulgazione delle conoscenze astronomiche, gli scienziati dovranno evitare eccessive semplificazioni, mantenendo chiarezza, precisione e correttezza nell’esposizione. Il loro intento di trasmettere al grande pubblico le nozioni di base dell’Universo e i valori dell’astronomia potrà essere efficacemente supportato dalla comunicazione multimediale con i suoi diversi strumenti. (M.V.)

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    Italia: a Torino congresso delle 220 Caritas diocesane

    ◊   Le 220 Caritas diocesane italiane si riuniscono a partire da oggi a congresso per un discernimento comunitario sull’attuale situazione sociale ed ecclesiale, con particolare riferimento alla crisi generalizzata in atto nel Paese. Al 33° Convegno Nazionale, che è ospitato al Lingotto di Torino, prendono parte circa 600 tra direttori e collaboratori degli organismi pastorali di tutta Italia. L’incontro si colloca al termine di un percorso di verifica sul tema “Scegliere di animare. Percorsi di discernimento per comunità e territori”, avviato nel settembre scorso. Nella quattro giorni di riflessione, guidata dall’insegnamento paolino “Non conformatevi a questo mondo” (Rm, 12,2), il tema sarà affrontato in modo unitario e successivamente approfondito per ambiti tematici, quali la situazione delle attuali politiche sociali a livello nazionale, il fenomeno migratorio, la questione ambientale, il ruolo del volontariato organizzato, le prospettive di una economia orientata al bene comune. Interverranno, come relatori, i cardinali Severino Poletto, arcivescovo di Torino e Oscar Rodríguez Maradiaga, arcivescovo di Tegucigalpa e presidente di Caritas Internationalis, mons. Giuseppe Merisi, vescovo di Lodi e presidente di Caritas Italiana, mons. Vittorio Nozza, direttore di Caritas Italiana, Mercedes Bresso, presidente della Regione Piemonte, il priore di Bose Enzo Bianchi, François Soulange, presidente del Secours Catholique di Francia. Dal canto loro, i torinesi don Luigi Ciotti, Ernesto Olivero, padre Aldo Sarotto e don Domenico Ricca animeranno una tavola rotonda dedicata alla spiritualità delle opere: l’opera della strada, della pace, della Provvidenza, dell’educazione. (M.V.)

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    I garanti dell’infanzia a Nuoro in vista del Vertice del G8

    ◊   Porre l'interesse superiore del minore, nonché gli investimenti per l'infanzia tra le priorità in discussione al vertice dei G8 di luglio che si terrà a L’Aquila. Questo è l’intento del vertice, che riunirà a Nuoro il 25 e 26 giugno i Garanti dell'infanzia degli otto paesi più importanti del mondo. Il meeting è organizzato dalla Provincia di Nuoro, che è incaricata di promuovere la figura del Garante dell'infanzia all'interno dell'Associazione delle province mediterranee “Arco Latino” e che ha recentemente costituito un proprio Garante dell'infanzia. Secondo quanto riferisce il Sir, al vertice i Garanti discuteranno le conseguenze di due difficili crisi che l'infanzia si trova di fronte in questo momento: la crisi finanziaria e i cambiamenti climatici, esaminando il ruolo che essi possono svolgere per promuovere politiche positive che mitighino questo impatto. Si partirà quindi dalla considerazione che i cambiamenti climatici hanno effetti sulla salute, sulla nutrizione e sui mezzi di sostentamento dei bambini, mentre la crisi economica si traduce in un aumento degli abbandoni scolastici, della violenza domestica, delle diseguaglianze. Mentre il ciclo economico si esaurirà, le conseguenze dureranno molto più a lungo. Durante il Vertice si discuterà di questo, sottolineando l'importanza della partecipazione dei ragazzi ai processi decisionali e si valuteranno la necessità della cooperazione allo sviluppo, mentre saranno preparate le raccomandazioni per i leader del G8. Si mira infatti a influenzare le politiche globali a partire dal punto di vista dei diritti dell'infanzia, monitorare l'applicazione degli impegni nei suoi confronti e ricordare ai leader che i ragazzi sono il futuro, oltreché il presente delle nazioni. L'evento sosterrà gli sforzi del Junior 8 Summit (J8), promosso dall'Unicef dal 4 al 12 luglio a Roma e L'Aquila. Insieme al J8, il Vertice può rappresentare una sinergia costruttiva per attirare l'attenzione dei leader politici sulle questioni dei diritti dell'infanzia e per affrontare temi critici la cui soluzione richiede vaste alleanze, oltreché con i capi di governo, con il settore privato, i media e la società civile. Il 26 giugno i Garanti presenteranno le loro raccomandazioni finali, che saranno portate ai leader del G8. (M.G.)

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    L’Onu raccomanda alla Romania la ripresa delle adozioni internazionali

    ◊   Il Comitato dell'Onu per i diritti dell'infanzia ha chiesto alla Romania di autorizzare nuovamente le adozioni da parte di coppie straniere. Lo ha annunciato a Bucarest l'Autorità nazionale per la protezione dei diritti del bambino (Andpc). La stessa organizzazione ha esortato le autorità ad accelerare le procedure eccessivamente lunghe per le adozioni nazionali e a riprendere le adozioni internazionali. Bogdan Panait, responsabile dell'Ufficio per le adozioni, ha detto però che la ripresa di quelle internazionali non è al momento una priorità. Le richieste provenienti dall'interno del Paese, ha spiegato, sono infatti superiori al numero di bambini adottabili. Nel 2001, la Romania aveva dichiarato una moratoria per questo tipo di adozioni su sollecitazione dell’Unione europea, che aveva chiesto a Bucarest di porre termine ''all'esportazione di bambini'' e di dare vita ad un sistema per la protezione dei minori conforme agli standard europei. (R.G.)

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    A Venezia l’incontro annuale della Fondazione Oasis sul tema de "La tradizione"

    ◊   E' necessario vivere in maniera dinamica la tradizione culturale ed anche quella religiosa, per non restare intrappolati in una dimensione statica della vita e per sapersi aprire agli altri e al mondo. E' uno degli aspetti ribaditi stamattina a Venezia in apertura dei lavori dell'incontro annuale del comitato scientifico della Fondazione Oasis e che ha per tema "La tradizione". Il cardinale Angelo Scola, patriarca di Venezia, aprendo i lavori ha sottolineato che la tradizione è un patrimonio necessario ma da interpretare. È importante costruire una fisionomia nuova dell'uomo europeo ricorrendo alle categorie di identità, tolleranza, sicurezza, integrazione. Tra i diversi interventi del mattino padre Michel Cuypers ha riassunto i suoi studi sulla dinamicità dell'idea di tradizione nel mondo islamico evidenziando una pluralità di significati e di correnti che vengono taciute dagli approcci fondamentalisti. Lo studioso britannico John Milbank ha notato come in Europa la tradizione cristiana, sebbene discussa e contestata, faccia sempre da collante dei diversi Paesi e soprattutto sia accettata dall'Islam europeo come polo di confronto, dialogo e dibattito. Nella giornata conclusiva di domani i settanta studiosi ed esperti di venti Paesi convenuti a Venezia porteranno avanti il loro dialogo. Al termine dei lavori il cardinale Scola tirerà le conclusioni secondo la linea tracciata in questi anni: nel mondo di oggi è inevitabile il meticciato di civiltà, in cui diventa pressante un'opera educativa attenta ed unita all'annuncio cristiano autentico. (Da Venezia, Fabrizio Mastrofini)

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    24 Ore nel Mondo



    Almeno 16 morti stamane a Baghdad mentre sale il bilancio dell’attentato ieri a Kirkuk: il più sanguinoso da oltre un anno

    ◊   Dopo l’attentato di ieri, questa mattina nella capitale sono morte 16 persone in diversi episodi di violenza in diverse zone della capitale: nella centrale Al Karada, in un mercato nel quartiere Shaab, nella zona di Abu Graib, davanti ad una caserma di polizia, nella parte orientale di Baghdad. Cresce, intanto, il numero delle vittime dell’attentato suicida di ieri nella città settentrionale di Kirkuk. 73 i morti, la maggior parte dei quali uscivano dalla vicina moschea. Secondo la polizia locale, che prosegue con l’estrazione dei corpi dalle macerie, si tratta del più sanguinoso attentato in Iraq da oltre un anno.

    Ancora violenze in Afghanistan
    Continuano gli attacchi suicida e le esplosioni in Afghanistan. A sud della provincia del Kandahar tre soldati uccisi e cinque feriti. In una base militare a est un bambino di sei anni è stato ucciso in un deposito di armi. Al centro di Kabul un suicida in motorino ha ucciso 5 civili e ferito altre 30 persone tra cui bambini. Nessuna vittima, invece, tra i militari italiani della “Folgore” oggetto di un attentato a sud di Kabul: un ordigno è esploso a 20 chilometri dal convoglio italiano che si occupa di attività di controllo e bonifica degli itinerari nel distretto di Chahar Asiab. Ieri due soldati americani della forza Nato sono morti in un attacco nella base USA, altri sei sono rimasti feriti a Bagram, a 50 chilometri a Nord di Kabul.

    Pakistan
    Un commando di estremisti islamici ha fatto saltare in aria la notte scorsa una scuola per ragazze alla periferia di Peshawar, capitale della Provincia della frontiera nord-occidentale (Nwfp). L'edificio colpito, l'ennesimo di una lunghissima serie, è una scuola elementare femminile nell'area di Mashukagar, vicino a Badhber. Dal gennaio 2008, almeno 200 scuole femminili sono state distrutte dai talebani pachistani più radicali che considerano qualsiasi attivita' pubblica delle donne una sorta di prostituzione.

    Medio Oriente
    Il presidente dell'Anp Abu Mazen (Mahmud Abbas) ha ordinato la liberazione dei sostenitori di Hamas detenuti nelle carceri palestinesi in Cisgiordania. Secondo prime valutazioni, potrebbe trattarsi di oltre 200 persone. La notizia - che ancora non ha conferma ufficiale - giunge nel contesto dei crescenti sforzi di riconciliazione fra Hamas ed al-Fatah. La notizia è stata confermata in seguito da Azzam al-Ahmad, il capo del blocco parlamentare di al-Fatah nel Consiglio legislativo palestinese (parlamento) di Ramallah. Secondo al-Ahmad il provvedimento - che dovrebbe realizzarsi nei prossimi giorni - avviene nel contesto degli sforzi diplomatici egiziani profusi per avvicinare le posizioni di al-Fatah e di Hamas, in vista di un incontro al Cairo fissato per il 7 luglio. Secondo l’agenzia di stampa Maan, già la settimana scorsa i servizi di sicurezza dell'Anp hanno rilasciato una ventina di attivisti di Hamas.

    Libano
    Il Parlamento libanese, eletto il 7 giugno, ha fissato per giovedì prossimo la seduta per la nomina del suo presidente. La seduta è stata fissata dal decano dei deputati, Abdel Latif al Zein, che ha dichiarato che il presidente uscente dell'assemblea nazionale, lo sciita Nabih Berri, ''è l'unico candidato alla presidenza del Parlamento''. Berri verrà quindi rieletto per la quinta volta consecutiva dal 1992. Nel sistema politico libanese, strutturato su base confessionale, spetta ad uno sciita la presidenza dell'assemblea unicamerale composta da 128 seggi (64 per i cristiani e 64 per i musulmani).

    Yemen
    I ribelli del Nord dello Yemen smentiscono di aver preso in consegna sei dei nove ostaggi stranieri rapiti a metà mese. Lo riferisce con una scritta in sovrimpressione la tv panaraba al Jazira. L'emittente ha citato uno dei portavoce dei ribelli 'Huthì, basati nella regione settentrionale di Saada al confine con l'Arabia Saudita, il quale ha smentito “con forza” che i sei ostaggi stranieri superstiti siano nelle loro mani. Già nei giorni scorsi, i ribelli avevano più volte ribadito la loro estraneità alla vicenda dei nove stranieri rapiti. I corpi di tre di loro, tre donne, erano stati rinvenuti pochi giorni dopo la loro scomparsa. Gli Huthi, che prendono il nome dal loro leader, Hussein Badreddin al-Huthi, ucciso dalle autorità yemenite nel 2004, appartengono allo zaidismo, una corrente minoritaria sciita e da anni sono impegnati in un violento confronto armato contro il governo di Sanaa.

    Unione Africana
    Il presidente brasiliano, Luis Inacio Lula, sarà “l'ospite speciale” del Summit dell'Unione Africana che si svolgerà a Sirte, in Libia, il 2 e 3 luglio prossimi. “L'invito - si legge in un comunicato dell'UA - è un riconoscimento della particolare attenzione che il Presidente Lula ha personalmente rivolto alle relazioni fra Brasile e Africa”. Nel comunicato si legge che “le relazioni commerciali fra Brasile e Africa dal 2002 ad oggi sono cresciute del 415%”. In occasione del vertice inoltre si sono riunite ieri a Tripoli oltre 70 Organizzazioni non governative africane per presentare le proprie richieste sul tema della sicurezza alimentare e dell'accesso all'acqua per l'irrigazione e l'agricoltura. Tema al centro delle consultazioni di questa 13sima sessione ordinaria sarà “Investire nell'agricoltura per la crescita economica e la sicurezza alimentare”. A presiedere il Summit sarà il leader libico Muhammar Gheddafi, attuale presidente dell'Unione Africana che, come sottolineano oggi i giornali locali, “negli ultimi dieci anni si è adoperato per ampliare le relazioni politiche e la cooperazione economica fra Africa e America Latina”.

    Attentato al presidente dell’Inguscezia: secondo i medici è fuori pericolo
    Il presidente dell'Inguscezia, Iunus-Bek Ievkurov, è rimasto gravemente ferito in un attentato compiuto stamane nella capitale della repubblica caucasica russa confinante con la Cecenia, e la tensione è tornata rapidamente a salire in tutta la turbolenta regione del sud della Federazione russa. Il servizio di Giuseppe D’Amato:

     
    È in atto un nuovo tentativo di destabilizzare il Caucaso. Dopo una riunione di emergenza, il presidente Medvedev ha dato ordine al ministero degli Interni e alle FSB, i servizi segreti, di prendere sotto controllo la situazione. Nella provincia di Nasrame è stato dichiarato lo stato di emergenza. La dinamica dell’attentato non è ancora chiara. Due le ipotesi al vaglio degli inquirenti: l’autobomba parcheggiata o un veicolo guidato da un kamikaze, che si è gettato sul corteo presidenziale. L’esplosione pari a 70 kg di tritolo, non ha lasciato scampo. In un primo momento si è parlato di tre morti e numerosi feriti. Le autorità ingusce hanno solo confermato la morte di un autista. Il presidente Ievkurov è già stato operato alla testa, ha varie bruciature e le sue condizioni sono gravi, ma stabili. Una equipe medica è giunta da Mosca e sta decidendo sull’eventuale suo trasporto nella capitale russa.

     
    Bielorussia-Unione Europea
    La commissaria europea per le relazioni esterne, Benita Ferrero-Waldner, ha incontrato oggi a Minsk il ministro degli esteri bielorusso, Serghiei Martynov, con il quale ha esaminato le prospettive di rafforzamento della collaborazione fra Bielorussia e Unione europea. “Questa è la mia prima visita nel vostro Paese, e in assoluto la prima visita di un commissario europeo in Bielorussia. Io la vedo come un passo simbolico e molto importante”, ha detto Ferrero-Waldner. Martynov ha ribadito, da parte sua, la disponibilità della Bielorussia a collaborare più attivamente con la Ue, alla quale è legata dall'accordo di 'Partneship orientale' unitamente alle altre Repubbliche ex sovietiche di Ucraina, Moldova, Georgia, Armenia e Azerbaigian. L'avvicinamento alla Ue da parte del presidente bielorusso Aleksandr Lukashenko ha causato un notevole raffreddamento dei rapporti tra Bielorussia e Russia, tradizionalmente legate da una stretta alleanza politica, economica e culturale. Prima di incontrare Martynov, Benita Ferrero-Waldner aveva visto alcuni esponenti dell'opposizione bielorussa.

    Violente proteste nello Hubai, in Cina
    La calma sembra essere ritornata a Shishou, nella provincia della Cina centrale dello Hubei, dopo che migliaia di persone hanno dato vita nel fine settimana a violente manifestazioni di protesta. Ad innescare la rivolta è stata la morte di un giovane cuoco, classificata come un suicidio dalla polizia. La spiegazione è stata contestata dai genitori del giovane che sospettano che il proprietario dell'albergo nel quale era impiegato, un parente del sindaco della città, gestisca segretamente delle attività illegali. Residenti riferiscono che voci di tutti i tipi circolano sulle attività illegali che si svolgevano nell'albergo. Quella più diffusa parla di un giro di prostituzione. Nel corso delle proteste di venerdì e sabato scorso una decina di automobili della polizia sono state danneggiate. Non risulta che siano stati effettuati arresti. In Cina ogni anno si verificano migliaia di casi di proteste popolari, chiamate “incidenti di massa” dalla stampa locale, in genere motivate da episodi di corruzione o di abuso di potere da parte delle autorità.

    Sri Lanka
    Il progetto rivelato da un ministro di far restare il presidente Mahinda Rajapaksa al potere senza elezioni grazie ad una modifica parlamentare della Costituzione ha suscitato una bufera in Sri Lanka e prodotto oggi una smentita ufficiale. Il quotidiano di Colombo Sunday Times ha scritto ieri, citando il ministro delle Amministrazioni locali, Janaka Bandara Tennakoon, che esiste un progetto di riforma costituzionale per estendere il mandato del Capo dello Stato per altri sei anni senza ricorrere al responso delle urne. Rajapaksa, che ha sconfitto l'Esercito di liberazione delle Tigri Tamil (Ltte), gode di grande popolarità fra la popolazione che è a maggioranza di etnia cingalese. Il giornale pubblica anche la foto di un cartellone pubblicitario parte di una campagna per accrescere il consenso attorno al capo dello Stato in vista dell'emendamento costituzionale. In esso sotto la foto di Rajapaksa sorridente si legge: “Il presidente che ha vinto la guerra dei 30 anni (contro Ltte, ndr.) dovrebbe essere re per altri 60”. I principali partiti di opposizione (Unp e Jvp) hanno criticato l'eventualità di evitare elezioni presidenziali per confermare Rajapaksa. Ed oggi il ministro dell'Informazione e dei Media, Anura Priyadharshana Yapa, pur ammettendo che esiste un sentimento popolare favorevole all'estensione del potere del capo dello Stato, ha smentito l'esistenza di un simile progetto e assicurato che ''il presidente è intenzionato ad ottenere la rielezione seguendo le norme democratichè'.

    Il presidente della Corea del Nord domenica sarà in visita in Giappone
    Il presidente sudcoreano Lee Myung-bak sarà in visita ufficiale a Tokyo domenica prossima per incontrare il primo ministro nipponico Taro Aso, in un vertice che si attende incentrato sulle strategie dei due Paesi per gestire l'escalation militare nordcoreana. A dare l'annuncio formale della visita di Lee è stato oggi a Tokyo il segretario di governo, Takeo Kawamura, che ha sottolineato l'importanza di Seul come “alleato tra i più importanti” nell'area dell'estremo Oriente. Durante l'incontro Lee-Aso, ha spiegato Kawamura, i due leader (che si ritroveranno in Italia a inizio luglio in occasione del summit G8 di L'Aquila) discuteranno in particolare delle misure congiunte da adottare per imporre ulteriori sanzioni a Pyongyang in linea con l'ultima risoluzione dell'Onu, decisa dopo l'esperimento nucleare nordcoreano dello scorso maggio. La visita di Lee in Giappone era inizialmente prevista per il 28-29 giugno, ma l'improvviso aggravarsi della crisi innestata da Pyongyang ha portato i due leader a rivedere il programma e anticipare i tempi. L'argomento Corea del Nord sarà all'ordine del giorno anche nell'incontro tra Aso e il segretario delle Nazioni Unite Ban Ki-moon, che visiterà la capitale giapponese dal 30 giugno al 2 luglio. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza)

     
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIII no. 173

     
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