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Sommario del 21/06/2009

Il Papa e la Santa Sede

  • Benedetto XVI davanti ai 50 mila di San Giovanni Rotondo: San Pio da Pietrelcina maestro nel combattere il male e guidare le anime
  • Il Papa e il presidente tedesco Köhler: solidarietà per l'Africa colpita dalla crisi
  • L'editrice Città Nuova pubblica un volumetto con pensieri spirituali per accompagnare l'Anno Sacerdotale. Intervista con don Hubertus Blaumeiser
  • Oggi in Primo Piano

  • La piaga della fame nel mondo e quella della crisi economica: i poveri gridano aiuto. Intervista con Sergio Marelli
  • La Giornata italiana contro le leucemie. Il prof. Franco Mandelli: le nuove cure hanno ampliato le speranze di guarigione
  • I profilattici nelle scuole, incentivo al "consumo" di una sessualità senza valore. L'opinione di Luciano Corradini
  • Al Castello di Proceno, un concerto itinerante rievoca i canti dei pellegrini sulla Via Francigena, su testi e musiche del poeta Garçia Lorca
  • Chiesa e Società

  • Forte mobilitazione in Spagna contro il terrorismo dell’Eta
  • Mons. Celata al concerto “Il sole dell’amore” di Assisi, promosso dall’Ambasciata del Pakistan
  • Il Sudan affronta un’emergenza umanitaria permanente
  • Sri Lanka, aiuti dei Salesiani ai profughi della guerra civile
  • I vescovi della RD del Congo: i mass media promuovano la solidarietà nazionale
  • Sydney ricorda la Gmg a un anno dalla celebrazione
  • Scozia: corso nazionale per prepararsi al matrimonio, promosso dalla Chiesa del Paese
  • Il contributo della Chiesa francese al dibattito sulla riforma della legge in materia di bioetica
  • Il Consiglio d’Europa organizza un incontro sulla “dimensione religiosa del dialogo interculturale”
  • Eurochild organizza a Praga il primo Meeting europeo dedicato ai minori fuori famiglia
  • Nuovo volto per il sito internet degli Scalabriniani
  • Conclusa la XV edizione del Premio Ilaria Alpi. Tre borse di studio a studenti immigrati
  • 24 Ore nel Mondo

  • Escalation di morti e violenze in Iran. La comunità internazionale chiede una soluzione pacifica della crisi
  • Il Papa e la Santa Sede



    Benedetto XVI davanti ai 50 mila di San Giovanni Rotondo: San Pio da Pietrelcina maestro nel combattere il male e guidare le anime

    ◊   “Guidare le anime e alleviare le sofferenze: così si può riassumere la missione di San Pio da Pietrelcina”. Lo ha ricordato stamani Benedetto XVI nella celebrazione eucaristica che ha presieduto, davanti a una folla gioiosa e commossa di circa 50 mila persone, sul Sagrato della Chiesa di San Pio da Pietrelcina. Quella di oggi è stata la prima visita pastorale di Benedetto XVI a San Giovanni Rotondo, a sette anni dalla canonizzazione del Frate di Pietrelcina, e la seconda di un Pontefice nella località pugliese, dopo quella nell’87 di Giovanni Paolo II. Il servizio della nostra inviata Debora Donnini:

    (Canto)

    Una folla composta di fedeli ha sfidato la pioggia e dalle prime luci dell’alba è arrivata da tutt’Italia a San Giovanni Rotondo, ma anche dall’Inghilterra, dagli Stati uniti e dall’Irlanda. Le campane suonano a festa e sulle note dell'orchestra sinfonica del Conservatorio di musica “Piccinni” di Bari, i fedeli accolgono con gioia e commozione palpabile, sventolando le bandierine del Vaticano, il Papa che viene a confermali nella fede e a rendere omaggio a Padre Pio, Santo dal 2002, la cui grandezza è testimoniata anche dai sette milioni di pellegrini che ogni anno vengono a San Giovanni Rotondo da tutto il mondo. Un Santo, dunque, non solo della gente semplice - come a volte si sente dire - ma in realtà, sia in vita sia dopo la morte, un Santo che ha aiutato la conversione di tanta gente anche meno semplice.

     
    Giunto in aereo anziché in elicottero a causa delle difficili condizioni meteorologiche, la prima tappa di Benedetto XVI è la cella numero 1, dove Padre Pio alloggiò per un periodo e morì. I frati lo accolgono nel Santuario di Santa Maria delle Grazie, anziani e giovani gli sussurrano parole all’orecchio. Poi, il Papa scende nella cripta del Santuario di Santa Maria delle Grazie e prega in ginocchio davanti al corpo di Padre Pio, posto in una teca di cristallo. Si inginocchia e commosso bacia il reliquario dove vi sono i frammenti del cuore del religioso. Un cuore trafitto: Padre Pio ricevette il dono della trasverberazione; il suo cuore, racconta lui stesso, ha battuto con il cuore di Cristo, lo ha amato infinitamente. Quindi, il Papa accende due lampade votive in ricordo della visita di Giovanni Paolo II, nell’87, e della sua, questa, la prima a San Giovanni Rotondo.

    (Canto)

     
    La Messa inizia e il Papa sorride, è visibilmente felice. Benedetto XVI utilizza un calice e una pisside più volte usati da Padre Pio. L’omelia ripercorre il Vangelo di questa domenica: la tempesta sul lago di Tiberiade sedata da Gesù, segno della sua signoria divina e trascendente sulle forze del cosmo. I Discepoli hanno avuto paura, non così Gesù. Ma verrà il momento in cui anche lui proverà angoscia, senza però dubitare del potere e della vicinanza del Padre: Cristo ha vissuto il dramma di sentirsi da una parte “tutt’uno con il Padre, pienamente abbandonato a Lui” e dall’altra, “in quanto solidale con i peccatori, fu come separato e si sentì come abbandonato da Lui”. Nella Passione ha dovuto sperimentare pienamente “la distanza dall’odio dall’amore”. Alcuni Santi hanno vissuto questa esperienza, ricorda il Papa. “Padre Pio è uno di loro”.

     
    Un uomo semplice, di umili origini, afferrato da Cristo per essere “strumento eletto del potere perenne della sua Croce”. “Le stigmate, afferma il Papa, che lo segnarono nel corpo lo unirono intimamente al Crocifisso”. Ma questo, sottolinea Benedetto XVI, non significa perdita della personalità, Dio non annulla mai l’umano ma lo trasforma e lo orienta al suo disegno di salvezza. Padre Pio, ricorda il Pontefice, ha conservato il proprio temperamento e i suoi doni naturali, offerti a Dio, che se ne è servito per prolungare l’opera di Cristo in tre modi fondamentali: l’annuncio del Vangelo, il perdono dei peccati e la guarigione dei malati nel corpo e nello spirito. E come è noto, tante sono state le battaglie che Padre Pio ha sostenuto nella sua vita:

    "Come è stato per Gesù, la vera lotta, il combattimento radicale Padre Pio ha dovuto sostenerli non contro nemici terreni, bensì contro lo spirito del male. Le più grandi “tempeste” che lo minacciavano erano gli assalti del diavolo, dai quali egli si difese con 'l’armatura di Dio', con 'lo scudo della fede' e 'la spada dello Spirito', che è la parola di Dio”.

     
    Padre Pio ha infatti profondamente compreso il dramma dell’uomo:

     
    "Rimanendo unito a Gesù, egli ha avuto sempre di mira la profondità del dramma umano, e per questo si è offerto e ha offerto le sue tante sofferenze, ed ha saputo spendersi per la cura ed il sollievo dei malati, segno privilegiato della misericordia di Dio, del suo Regno che viene, anzi, che è già nel mondo, della vittoria dell’amore e della vita sul peccato e sulla morte. Guidare le anime e alleviare la sofferenza: così si può riassumere la missione di san Pio da Pietrelcina, come ebbe a dire a lui anche il Servo di Dio, il Papa Paolo VI: 'Era un uomo di preghiera e di sofferenza'”.

     
    Il Papa lascia ai Cappuccini, ai fedeli di Padre Pio, a tutto San Giovanni Rotondo, l’eredità del Frate di Pietrelcina: la santità. Il binario per arrivarvi, la preghiera e la carità. Dalla preghiera e unione di Padre Pio a Cristo morto e risorto, specialmente nella Messa, spiega il Pontefice, scaturisce la compresenza in lui di “doni soprannaturali” e di “concretezza umana”, e la carità stessa.

     
    “L’amore che egli portava nel cuore e trasmetteva agli altri era pieno di tenerezza, afferma Bendetto XVI, sempre attento alle situazioni reali delle persone e delle famiglie”. Specialmente verso i malati e sofferenti nutriva la predilezione del cuore di Cristo e da questo ha preso origine Casa Sollievo della Sofferenza. Inaugurata negli anni ‘50 da lui stesso, non si può capire questa istituzione se la si scinde dalla sua forza ispiratrice che è la carità, che a sua volta nasce dalla preghiera:

     
    "Questa era sempre la sua prima preoccupazione, la sua ansia sacerdotale e paterna: che le persone ritornassero a Dio, che potessero sperimentare la sua misericordia e, interiormente rinnovate, riscoprissero la bellezza e la gioia di essere cristiani, di vivere in comunione con Gesù, di appartenere alla sua Chiesa e praticare il Vangelo".

     
    Il Papa mette poi in guardia gli eredi di Padre Pio dai rischi “dell’attivismo” e della “secolarizzazione”. Lo scopo della mia visita, spiega, è anche quello di confermarvi nella fedeltà alla missione di padre Pio:

     
    "Molti di voi, religiosi, religiose e laici, siete talmente presi dalle mille incombenze richieste dal servizio ai pellegrini, oppure ai malati nell’ospedale, da correre il rischio di trascurare la cosa veramente necessaria: ascoltare Cristo per compiere la volontà di Dio. Quando vi accorgete che siete vicini a correre questo rischio, guardate a Padre Pio: al suo esempio, alle sue sofferenze; e invocate la sua intercessione, perché vi ottenga dal Signore la luce e la forza di cui avete bisogno per proseguire la sua stessa missione intrisa di amore per Dio e di carità fraterna".
     
    Così, spiega il Papa, nelle tempeste che possono alzarsi improvvise potrete sperimentare più forte di ogni vento contrario il soffio dello Spirito Santo, che spinge la barca di Pietro e ognuno di noi.

     
    (Canto)

     
    All’Angelus il Papa affida tutti a Maria, la comunità dei Cappuccini, i malati, il personale che li assiste a Casa Sollievo della Sofferenza, i gruppi di preghiera, ma anche all’intercessione di San Pio da Pietrelcina l’Anno Sacerdotale appena iniziato. Il Papa prega anche per i rifugiati, ieri la giornata mondiale dell’Onu a loro dedicata:

     
    "Molte sono le persone che cercano rifugio in altri Paesi fuggendo da situazioni di guerra, persecuzione e calamità, e la loro accoglienza pone non poche difficoltà, ma è tuttavia doverosa".

     
    In precedenza, sul sagrato di Santa Maria delle Grazie, Benedetto XVI aveva ricevuto il saluto dell’arcivescovo di Lecce e amministratore apostolico di Manfredonia-Vieste-San Giovanni Rotondo, Domenico D’Ambrosio, che ha ricordato come il volto della misericordia del Padre sia stato mostrato qui per 52 anni da un povero frate che pregava. La gioia della comunità per la visita del Papa è stata espressa anche dal sindaco Gennaro Giuliani che ricorda come un umile cella e un minuscolo confessionale abbiano fatto la Storia grazie a Padre Pio. Il sindaco annuncia anche che San Giovanni Rotondo - dopo la città natale di Karol Wojtyla, Wadowice - sarà presto gemellata anche con Marktl am Inn, dove è nato Joseph Ratzinger.

    Il primo degli appuntamenti pomeridiani a S. Giovanni Rotondo porterà Benedetto XVI in visita alla “Casa Sollievo della Sofferenza”, conosciuto in tutto il mondo come l’“Ospedale di Padre Pio”. Alle 16.45 inizierà l’incontro del Papa con gli ammalati e il personale sanitario del nosocomio, inaugurato dal Frate di Pietrelcina il 5 maggio del 1956. Quello del Pontefice sarà un affettuoso abbraccio di solidarietà agli ammalati e c’è chi aspetta questo momento con particolare intensità. La signora Rosemary, 30 anni - accanto al figlio ricoverato nel reparto di Oncologia pediatrica - rivolge al Papa questa preghiera, al microfono della nostra inviata Debora Donnini:
     
    R. - Che dia una benedizione a questi bambini, perché se lo meritano, sono molto bravi. Sono molto più maturi di noi, sanno sopportare le sofferenze, le affrontano con dignità. Sono loro che ci danno la forza. Il Papa deve stare vicino a tutti loro, deve pregare per loro, perché forse noi mamme in questi momenti siano talmente fragili che non riusciamo a farlo e allora chiediamo a lui di farlo per noi. Siamo fiduciose, ce la dobbiamo fare tutte quante.

     
    D. - In questo ospedale penso che abbiate un aiuto nella fede. La vostra sofferenza è sostenuta dalla preghiera, anche verso i bambini. Lei lo avverte questo aiuto spirituale?

     
    R. - Molto, molto. Qui si respira un’altra aria. Qui veramente la fede è tanta. Forse è un caso, ma mio figlio è nato lo stesso giorno di Giovanni Paolo II, l’ho chiamato Karol, è stato battezzato il giorno di Pasqua… Siamo legati a tutta una serie di circostanze che mi fanno dire: ci credo. Bisogna che ci crediamo tutti, è una cosa fondamentale, se no non si va avanti.
    D. - Voi fate esperienza di questo sostegno da parte di chi presta servizio nell'Ospedale?

     
    R. - Assolutamente sì. E’ magnifico da parte di tutti. Ho un bel legame con tutti, con le infermiere, le dottoresse, i dottori. C’è soprattutto una dottoressa, la dottoressa Miglionico, che è veramente magnifica. Quando sono arrivata qui non avevo più voglia di pregare - era la seconda volta che mio figlio accusava il male - però la dottoressa mi da la forza di andare avanti. Io molte volte dico non ce la faccio e lei mi dice: prego io per tuo figlio, prego io per te, devi farcela, ce la dobbiamo fare insieme. Questa è una cosa bellissima, qui dentro c’è tanto amore.

    In sintonia con l’intuizione del suo fondatore - che già mezzo secolo fa aveva ritenuto l’indagine medico-scientifica un’attività da sviluppare al pari di quella sanitaria - la “Casa Sollievo della Sofferenza” è considerato oggi uno dei maggiori Policlinici d’Italia, con più di 1000 posti letto. Oltre a svolgere attività di ricovero e cura, l’Ospedale si occupa anche di ricerca clinica, in particolare nel settore della genetica e delle malattie familiari di tipo ereditario. Isabella Piro ha affrontato questo aspetto con il prof. Bruno Dallapiccola, docente di Genetica medica presso l'Università "La Sapienza" di Roma e direttore scientifico dell’Istituto di cura di San Giovanni Rotondo:

    R. - Diciamo che la genetica per definizione si aggrappa a delle patologie che spesso sono rare e quindi le malattie geniche, noi siamo anche il riferimento nazionale per il più importante database che gestisce queste malattie rare e che si chiama "Orphanet", un progetto europeo che coinvolge oggi 37 Paesi, anche al di fuori dell’Europa. Oltre al problema delle malattie rare, ci sono settori che sono specificatamente complesse, come ad esempio il diabete. Siamo coinvolti poi nello studio di difetti congeniti, ad esempio le cardiopatie congenite,abbiamo un gruppo che lavora nell’ambito delle basi genetiche dell’invecchiamento e c’è anche un settore che fa una ricerca oncologica rivolta soprattutto ai tumori dell’intestino e a quelli della mammella.

     
    D. - Si sente parlare spesso di deriva genetica, ma etica e ricerca non sono incompatibili?

     
    R. – No, assolutamente no. Io penso che il medico dovrebbe essere, proprio per la caratteristica della sua professione, l’emblema di un comportamento giusto e leale, corretto, nei confronti del paziente. Certo, quando si incomincia a minare la vita fin dalle sue origini, quando si incomincia a pensare che la persona anziana possa essere eliminata perché non è più adatta a prestazioni che vent’anni prima poteva fare, penso che questa non sia la medicina che noi vogliamo, che il medico non dovrebbe volere. Purtroppo, c’è una caduta straordinaria dei valori: l’abbiamo vista dal momento in cui la disponibilità di certe diagnostiche che si possono fare nella vita fetale stanno cercando di creare nelle famiglie il mito del nascere bello e perfetto. Oggi ho la sensazione che molto spesso la formazione nella Facoltà di medicina sia lontana dal riconoscere quelli che sono i valori fondamentali per l’uomo, quindi sicuramente, la ricerca che noi facciamo la trasferiamo al letto del paziente, ma un paziente che noi intendiamo in questa maniera: nel rispetto della persona in tutte le sue manifestazioni e in tutti i suoi momenti della vita.

     
    D. - Come fare allora per dare un nuovo slancio al giusto rapporto tra scienza e fede dimostrando che non sono nemiche ma anzi sono complementari?

     
    R. - Noi abbiamo bisogno di riformare la formazione dei nostri giovani. Nessuna università insegna l’etica, la deontologia non viene insegnata. Oltre a questo, certamente abbiamo bisogno di recuperare i valori fondamentali all’interno della famiglia, perché molto dei problemi della formazione nascono dal non riconoscimento dei valori fondamentali all’interno della famiglia. Inoltre, molto di ciò che grava oggi attorno la medicina è molto viziata dalle ideologie e dal "mercato" della salute.

     
    D. - Quindi, il ricercatore per essere veramente degno di questo nome quali qualità deve avere?

     
    R. – Direi che il ricercatore deve essere fondamentalmente una persona onesta, una persona non condizionata da principi ideologici, un ricercatore libero ma nel momento in cui si avvicina alla vita nascente e ai valori fondamentali della vita, la sua libertà deve essere vigilata. Il principio per il quale noi diciamo "no" alla ricerca sulle cellule staminali embrionali è perché noi sappiamo che essa attaccherebbe, l’uomo, la vita dell’uomo, e non possiamo permettere che ciò avvenga. E lo stesso "no" poniamo all’eutanasia, perché noi abbiamo il rispetto della persona anziana, della persona che ha delle disabilità, della persona che non è più in grado di fare quello che faceva qualche tempo prima.

     
    D. - Cosa significa per lei e per la Casa Sollievo della Sofferenza la visita del Santo Padre?

     
    R. - Io ho avuto la fortuna di incontrare in altre circostanze il Santo Padre e riporto ancora nel cuore, a distanza di molto tempo, l'emozione fortissima di incontrare questa persona straordinaria: è stato un qualcosa di indescrivibile. Io penso sia un’occasione per ritornare a riscoprire e a riflettere su quanto ci ha insegnato Padre Pio che ci stiamo forse dimenticando.

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    Il Papa e il presidente tedesco Köhler: solidarietà per l'Africa colpita dalla crisi

    ◊   Se il mondo aiuta l’Africa a scrollarsi di dosso la miseria, aggravata dalla recente crisi economica, il mondo si troverà arricchito dall’umanità dell’Africa. Potrebbe sintetizzarsi così il senso e il tono dello scambio di lettere intercorso fra Benedetto XVI e il presidente tedesco, Horst Köhler, tra marzo e maggio scorsi, a cavallo del viaggio apostolico del Papa nel continente africano. Nella sua lettera, il Pontefice è tornato ad invocare il contributo della solidarietà internazionale nei confronti dell’Africa. Il servizio Alessandro De Carolis:

    La miseria è il fardello di sempre sulle spalle degli africani. Da mesi, la crisi economica l’ha reso più pesante il che - in una terra che in molte parti lotta per sopravvivere - vuol dire essere oltre la soglia della sostenibilità. Benedetto XVI - che nel marzo scorso, fra Camerun e Angola, ha visto da vicino alcune delle situazioni-tipo del continente - descrive al presidente tedesco i talenti dell’Africa, giovane, piena di gioia di vita e di fiducia e “con un enorme potenziale di creatività”. I riflessi di questa bellezza - nota il Papa nella sua lettera datata 4 maggio 2009 - sono offuscati dagli “interessi stranieri” e da tensioni storiche che, afferma, “gravano ancora sul presente e minacciano l'avvenire”. Tuttavia, prosegue con ottimismo, “la fede viva, la fresca forza morale e la crescente competenza intellettuale creano un clima di speranza che resiste alle sfide e ne rende possibile il superamento”. A patto, insiste Benedetto XVI, che la comunità internazionale non dimentichi la parola solidarietà verso gli africani. Una disponibilità di cui la Chiesa è maestra perché, osserva schiettamente il Pontefice, “suscitando nei cuori degli uomini l'amore verso i sofferenti e la disponibilità ad aiutare, fa molto di più contro le malattie devastanti che tante altre istituzioni”.

     
    “Per me è del tutto evidente che possiamo risolvere i problemi del nostro tempo solo coinvolgendo anche l'Africa”, aveva riconosciuto da parte sua il presidente della Repubblica Federale tedesca, nella lettera del 4 marzo, precedente alla partenza del Papa per il continente. Non si tratta “soltanto della questione delle materie prime, di sbocchi e altri interessi economici”, osserva il presidente Köhler, ma anche “della ricchezza culturale, delle tradizioni e della creatività degli africani. Se l'aiuto all’Africa è anche un imperativo della carità cristiana, “chi si apre all'Africa e alla sua gente - riconosce il capo di Stato tedesco - sperimenta un arricchimento”.

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    L'editrice Città Nuova pubblica un volumetto con pensieri spirituali per accompagnare l'Anno Sacerdotale. Intervista con don Hubertus Blaumeiser

    ◊   L’editrice Città Nuova ha pubblicato nei giorni scorsi un volumetto dal titolo: “Come il Padre ha amato me… 365 pensieri per l’Anno Sacerdotale”. Si tratta della prima di quattro agili raccolte che si propongono di accompagnare, giorno per giorno, il cammino di quest’anno speciale. Il primo libro approfondisce “l’essere” del sacerdote, seguiranno l’agire, le sfide e le prospettive. Adriana Masotti ha intervistato uno dei due curatori dell’edizione, don Hubertus Blaumeiser, responsabile della parte sacerdotale del Movimento dei Focolari e consultore della Congregazione per l’Educazione Cattolica.

    R. - Il Papa Benedetto XVI, nell’annuncio, si è augurato un rinnovamento della vita dei sacerdoti. In particolare ha detto: si tratta di entrare sempre di più nella forma di vita degli apostoli, nel nuovo stile di vita inaugurato da Gesù. E’ nata da qui l’idea di individuare qualcosa che potesse aiutare, delle “pillole saporose”, per così dire, tratte dai Padri, dai Santi, dai Papi, dal Concilio in particolare, dai testimoni del nostro tempo. L’idea era quella di offrire qualcosa di “popolare”, un libro per i sacerdoti, certamente, ma anche per tutti, perché quest’Anno Sacerdotale riguarda la Chiesa intera, e dunque uno strumento agile, che potesse accompagnare giorno dopo giorno quest’Anno Sacerdotale.

     
    D. - Il primo dei quattro volumetti in programma è dedicato all’essere del sacerdote. Nella prefazione, è riportata la frase di un vescovo che definisce la presenza del sacerdote accanto ai laici “inquietante”: è una figura, cioè, che non lascia tranquilli. Colpisce questa definizione: cosa vuol dire, esattamente?

     
    R. - Il sacerdote è “inquietante” perché innanzitutto aiuta a guardare oltre l’orizzonte puramente umano. Il sacerdote apre un richiamo a Dio: è uomo di Dio. Fa personalmente una profonda scelta di Dio e testimonia questa scelta di Dio. Ma è “inquietante” anche perché spalanca l’orizzonte dei rapporti umani oltre la piccola cerchia della famiglia, del proprio posto di lavoro: è uno che richiama alla dimensione di Gesù, “che tutti siano uno”. Uno che richiama anche un certo stile di rapporti, non finalizzati al tornaconto ma gratuiti.

     
    D. - Una persona consacrata a Dio e quindi anche dono per gli altri…

     
    R. - E’ proprio questa la duplice tensione del sacerdote: da un lato è tutto per Dio, in questo senso anche è “tolto dal mondo” e lo esprime anche nella donazione a Dio nel celibato. Allo stesso tempo, però, non è fuori del mondo: è nel mondo, è per il mondo, e per gli altri, per tutti.

     
    D. - Don Hubertus, una parola sul Movimento sacerdotale dei Focolari: con quali sentimenti i sacerdoti hanno accolto l’annuncio del Papa di indire quest’Anno speciale dedicato a loro?

     
    R. - Il Movimento dei Focolari propone la sua spiritualità dell’unità, che ha una grande rilevanza per i sacerdoti che hanno proprio il compito di essere costruttori della comunione, della Chiesa-comunione, dell’unità. Sono centinaia, migliaia di sacerdoti nel mondo - crediamo circa 17 mila. La nostra reazione a quest’Anno Sacerdotale è stata di gioiosa sorpresa: ci sembra un’iniziativa provvidenziale, un richiamo per noi a metterci ancor più al servizio della Chiesa con quello spirito che ci anima e farlo in collaborazione con tutte le altre forze in seno alle diocesi, nella Chiesa universale, in modo costruttivo e propositivo.

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    Oggi in Primo Piano



    La piaga della fame nel mondo e quella della crisi economica: i poveri gridano aiuto. Intervista con Sergio Marelli

    ◊   A soffrire la fame nel mondo è oltre un miliardo di persone, un sesto della popolazione del pianeta. Le stime rese note nei giorni scorsi dalla Fao, l’agenzia Onu per l’agricoltura e l’alimentazione, lanciano un drammatico allarme alla solidarietà internazionale: in un anno, il numero delle persone che patiscono per la fame è aumentato di cento milioni e se non s’interverrà in maniera concreta la cifra è destinata a salire ancora. La stessa Banca Mondiale stima che entro il 2015 moriranno di fame da 200 a 400 mila bambini in più all’anno. Il commento di Sergio Marelli, presidente di Focsiv, intervistato da Stefano Leszczynski:

    R. - Per la seconda volta consecutiva negli ultimi cinque anni, la Fao incrementa di 100 milioni alla volta il numero delle persone che soffrono la fame, e questo mentre la comunità internazionale ed i governi continuano a sostenere di perseguire le politiche per il raggiungimento degli "Obiettivi del millennio" che - ricordo a tutti - nel loro primo obiettivo hanno invece proprio quello di dimezzare il numero degli affamati. Quindi, è un dato di grande preoccupazione ed è anche un dato che dovrebbe far riflettere molto sul fatto che, in un solo anno, 100 milioni di persone sono cadute in questa nuova schiavitù della fame. Penso che è un dato che dovrebbe imporre un grande cambiamento della politica internazionale.

     
    D. - Tuttavia, anche il rapporto della Fao sottolinea l’effetto negativo giocato dalla crisi economica globale su questa situazione...

     
    R. - E’ fuori dubbio. Questa crisi economica - che è l’ultima di una serie iniziata con quella dei cambiamenti climatici e poi continuata, soprattutto nel 2007-2008, con l’impennata dei prezzi delle derrate agricole e dei prodotti alimentari - ha sicuramente colpito, in maniera straordinaria, soprattutto i Paesi poveri. E’ per questo che, nonostante qualcuno dicesse e sostenesse che non ci sarebbe stato un effetto della crisi finanziaria sulle popolazioni povere, questi dati dicono il contrario e soprattutto impongono che oggi bisogna investire proprio su quelle popolazioni, in cooperazioni internazionali, se non si vuole che questa spirale della fame e della povertà domani, e non ho dubbi, abbia anche delle ripercussioni sulle economie ricche dei nostri Paesi. Un dato per tutti: assieme all’aumento del numero delle persone che soffrono la fame, tutti stiamo assistendo anche ad un’impennata del numero delle persone costrette a migrare da queste situazioni che ormai non sono più vivibili.

     
    D. - Lo scorso anno, proprio qui a Roma, al World Food Summit, c’erano state grandi promesse di finanziamenti e d’investimenti nel contrastare la povertà, soprattutto nel settore dell’agricoltura, da parte degli Stati. Come mai, questi finanziamenti alla fine ancora non sono arrivati?

     
    R. - Intanto, va ricordato che gli impegni assunti all’ultimo vertice mondiale dell’alimentazione erano ben inferiori di quanto il direttore generale della Fao, Jacques Diouf, aveva richiesto; egli chiedeva a quel vertice 10 miliardi di dollari, ma ne sono stati impegnati meno della metà. Ed oggi soprattutto ne sono stati stanziati, per quest’iniziativa, un solo miliardo; iniziativa sostenuta in modo particolare dall’Unione Europea proprio per far fronte a questa crisi alimentare, a questa risorgenza del fenomeno della fame.

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    La Giornata italiana contro le leucemie. Il prof. Franco Mandelli: le nuove cure hanno ampliato le speranze di guarigione

    ◊   Si celebra oggi in Italia la Giornata nazionale per la lotta contro le leucemie linfomi e mieloma. L'obiettivo è di dare voce al paziente ematologico, capirne le difficoltà e fornire risposte concrete ai suoi bisogni, per garantirgli le migliori condizioni di vita possibili. Molte le iniziative in tutto il territorio italiano promosse dall'AIL, l'Associazione italiana contro le leucemie. Il prof. Franco Mandelli, ematologo e presidente dell'Ail, spiega al microfono di Amedeo Ajello quali siano i passi da compiere quando insorga il sospetto della malattia:
     
    R. - Controllo e diagnosi precoce. Quando una persona ha dei dubbi, deve andare in un Centro nel quale di sicuro sanno fare la diagnosi e farla in modo valido.

     
    D. - A che punto è la ricerca, in Italia e nel mondo?

     
    R. - Oggi parleremmo di una ricerca tutta italiana, che ha cambiato la prognosi per una particolare varietà di leucemia acuta. Una volta avevamo paura di quella forma, oggi speriamo che i nostri malati abbiano quella varietà di leucemia acuta linfatica, perché le nuove cure e hanno cambiato radicalmente la prognosi.

     D. - Ma si ha paura come prima di una diagnosi per leucemia?

     R. - Paura ce n’è tanta. Il medico ha il compito di dare le informazioni giuste, senza terrorizzare il malato, parlando chiaramente - magari con il parente più stretto - ma al malato dire la verità che lui vuole sapere. Non è necessario entrare nei dettagli, perché per avere la speranza, il malato deve avere fiducia nelle cure a cui sarà sottoposto.

     
    D. - In questa malattia penso sia fondamentale la famiglia. Che contributo può dare al malato?
     R. - Basti pensare che noi cerchiamo con l’Ail di curare a casa questi malati, quindi nella cura domiciliare il familiare ha un ruolo fondamentale. La famiglia, gli amici intimi hanno sempre un ruolo fondamentale.
     
    D. - Quali sono gli eventi che propone l’Ail per questa Giornata nazionale?

     R. - Avremo eventi in tantissime delle 79 sezioni italiane. Ma soprattutto puntiamo a valorizzare, accanto alle cure, la qualità della vita che il malato avrà. Un malato ti chiede: ma come vivrò con queste cure? Perché qualcuno potrebbe anche dire: se dovessi sapere di vivere in un letto, di stare sempre male, non voglio essere curato.

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    I profilattici nelle scuole, incentivo al "consumo" di una sessualità senza valore. L'opinione di Luciano Corradini

    ◊   Ha suscitato polemiche la decisione del Consiglio provinciale di Roma di autorizzare distributori di profilattici nelle scuole. Il cardinale vicario, Agostino Vallini, ha espresso preoccupazione per l’iniziativa che rischia di banalizzare la sessualità. Per il capogruppo del Pd alla provincia Daniele Leodori, la mozione ha l’obiettivo di “affermare il valore della vita e di una sessualità responsabile”. Alessandro Guarasci ha intervistato il pedagogista Luciano Corradini:

    R. - Mi scandalizza che sia la scuola, una istituzione educativa, a concepire proprio nei suoi locali la distribuzione di questi oggetti, dato che la scuola serve per altro. Ricordo l’operazione “Lupo Alberto”, quel volumetto scritto per invitare i ragazzi ad essere più attenti durante i rapporti sessuali, e quindi in pratica un inno al preservativo. Ma in realtà era stato concepito per gli stadi e per le discoteche, non per la scuola. Nella scuola, il discorso va fatto sicuramente, ma in altri termini: va fatto in modo che sia umanamente, educativamente aperto a tutte le ipotesi, ma non un incentivo ad avere rapporti sessuali… Certe scuole non riescono ad avere neppure la carta per far le fotocopie! Mi pare che sia un cedimento ad una logica consumistica, assolutamente inadeguata.

     
    D. - Vi è il rischio di una banalizzazione della sessualità, secondo lei?

     
    R. - Assolutamente. La banalizzazione nel senso di presentare la relazione genitale come l’unica significativa sul piano sessuale, mentre nel mondo giovanile la ricchezza delle relazioni reciproche tra i sessi si vive in ben altro modo, insomma!

     
    D. - Serve, sotto questo punto di vista, un maggior dialogo tra docenti e famiglie?

     
    R. - Senza alcun dubbio. Non è una problematica che si affronta solo in una disciplina: bisogna che ci sia un riferimento comune di tutti i docenti ai valori costituzionali, rispetto della libertà degli alunni, della loro concezione di vita, e insieme promozione. E la promozione non credo sia la promozione del preservativo: dev’essere promozione della vita sessualmente matura che è la vita di coppia, la relazione affettiva, che è la famiglia. Mi sembra sia veramente incredibile, soprattutto per i più piccoli, poi!

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    Al Castello di Proceno, un concerto itinerante rievoca i canti dei pellegrini sulla Via Francigena, su testi e musiche del poeta Garçia Lorca

    ◊   Un'antica fortezza che restituisce intatto il fascino del Medioevo e, nei suoi giardini, le fiaccole che illuminano la notte e i passi di un gruppo di artisti, impegnati a rievocare, con il canto e gli strumenti, le antiche soste serali dei pellegrini in marcia per raggiungere Roma e il Papa. Sono gli "ingredienti" del concerto itinerante che sarà eseguito questa sera alle 20.30 al Castello di Proceno, in provincia di Viterbo. Ideatore e regista è il baritono Demetrio Colaci, che ha messo in scena "Los pelegrinitos - I canti dei pellegrini sulla via Francigena", durante il quale saranno eseguite le "Cançiones Antiguas Españolas" su testi e musiche del celebre poeta Federico Garçia Lorca - qui presentato nella meno conosciuta veste di compositore - assieme a musiche del suo amico Manuel de Falla. Alessandro De Carolis ne ha parlato con lo stesso Demetrio Colaci:

    (musica)

    R. - Le "Cançiones" restituiscono quanto di spirituale possa esserci in un uomo in ogni momento della sua esistenza e nelle diverse circostanze che rappresentano le storie della vita, perché lo spettacolo è concepito come un cammino di persone che, attraverso la Via Francigena, raggiungono Roma e la sera - magari tutti insieme, intorno a un fuoco - cantano o raccontano le loro storie attraverso la poesia e piccoli quadri di vita quotidiana. La cosa che è sempre presente è il senso del cammino, che poi rappresenta il senso del cammino della spiritualità dell’uomo che converge nella spiritualità più alta rappresentata dalla gerarchia ecclesiastica, intesa come senso della massima espressione della Chiesa sia in senso universale che della bellezza gerarchica, oggi non molto considerata e che invece ha un’importanza spirituale importantissima.

     
    D. - Famoso poeta, ma ai più sconosciuto come compositore di musica, il suo spettacolo svela un aspetto inedito di Federico Garçia Lorca...

     
    R. - Sì, infatti io mi sono dedicato molto a Garçia Lorca, da questo punto di vista, perché García Lorca - pochi lo sanno - era un pianista, era un compositore, e si è dedicato anche alla riarmonizzazione e alla rivalutazione della musica popolare spagnola. Sicuramente, in questi testi ci sarà un suo rimaneggiamento che emerge proprio dalla raffinata poesia che li caratterizza.

     
    D. - Com’è nata l’idea di questo spettacolo itinerante così particolare?
     
    R. - Per questo spettacolo itinerante bisognerebbe dire grazie soprattutto ai proprietari del Castello di Proceno e all’Associazione culturale Cecchini che gli conferisce una vitalità eccezionale. Perché il Castello si trova proprio sulla via Francigena, che è la via che percorrevano i pellegrini per andare a Roma dal Papa. In questo Castello hanno soggiornato diversi Papi, così come re, o personaggi come Galileo Galilei, Federico Barbarossa e altri. Per cui, è un riscontro storico che noi ritroviamo e che trova compimento in un percorso musicale che ha anche quest’aspetto spirituale che lo compone.

     
    D. - Musica e spiritualità sono un connubio che ha ispirato moltissimi artisti: cosa significano, in particolare per lei?

     
    R. - Musica e spiritualità, in sostanza, in ogni musicista, vanno di pari passo. A mio avviso, anche i compositori più dichiaratamente agnostici o addirittura atei, se vogliamo usare questo termine, attraverso la musica esprimono la loro profonda preghiera, che è anche il loro modo di avvicinarsi - consapevolmente o inconsapevolmente - a Dio. E' la forza della vitalità della fede che si esprime in maniera diversa, ma che porta sempre a Dio.

     
    (musica)

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    Chiesa e Società



    Forte mobilitazione in Spagna contro il terrorismo dell’Eta

    ◊   La città di Bilbao, nei Paesi Baschi, è diventata per alcune ore la capitale politica della Spagna, con la presenza dei massimi dirigenti del governo, del parlamento e dei partiti politici in occasione dell’attentato dell’Eta che venerdì scorso ha causato l’uccisione di un agente della polizia nazionale. La vittima si chiamava Eduardo Puelles, era nato a Baracaldo (Vizcaya) nel 1960 e lascia moglie e due figli di 16 e 21 anni. L’attentato è stato commesso nella città di Arrigorriaga a pochi chilometri da Bilbao, con un esplosivo sistemato nella parte inferiore sul retro della sua auto. Poche ore dopo l’attentato, sono arrivati a Bilbao il presidente del governo, Jose Luis Rodríguez Zapatero, ed il leader dell’opposizione, Mariano Rajoy, a bordo dello stesso aereo proveniente da Madrid. Ieri, sabato, a mezzogiorno, si è tenuto un raduno silenzioso vicino al Comune di Arrigorriaga, luogo dell’attentato. Alle ore 13, sono iniziati i funerali in una chiesa del centro di Bilbao: poco prima erano giunti i principi Filippo e Letizia. Ha presieduto le esequie il vescovo di Bilbao, Ricardo Blázquez, accompagnato da altri dieci sacerdoti. Erano presenti, oltre ai principi, rappresentanti del governo centrale, del parlamento e autorità regionali e locali. Nella sua omelia, mons. Blázquez ha detto: “Alle autorità offriamo tutto il nostro appoggio nel percorso sempre difficile e a volte perfino doloroso, fino al raggiungimento di una convivenza libera e sicura per tutti”. Ed ha aggiunto: “Tutti noi dobbiamo dare un no rotondo, inequivoco al terrorismo, con la mente e il cuore, nella nostra coscienza, pubblicamente, ciascuno di noi personalmente e come cittadini, poiché l’unità chiara e perseverante contro l’organizzazione terrorista è il presupposto efficace per sconfiggerlo presto”. Mons. Blázquez ha avuto espressioni e gesti di affetto e di condoglianze per i familiari delle vittime, le forze di sicurezza e tutte le vittime del terrorismo. La Conferenza episcopale e in particolare i vescovi dei Paesi Baschi hanno reagito subito dopo l’attentato con la pubblicazione di comunicati di condanna del terrorismo dell’Eta, e di solidarietà con le vittime e le forze di sicurezza. Migliaia di persone hanno partecipato ieri sera a una manifestazione iniziata alle ore 18, che ha attraversato tutto il centro della città terminando nella spianata del Comune di Bilbao. Al termine della manifestazione, il presidente del governo basco, Patxi López, ha tenuto un intervento di forte impatto emotivo, in spagnolo e in basco. Poi ha preso la parola la vedova dell’agente ucciso, affermando con determinazione: “Una vedova e due orfani; ecco quello che hanno raggiunto quelli dell’Eta. Ma non riusciranno a ottenere nient’altro perchè grazie a Dio c’è tanta gente come mio marito.” Ed ha aggiunto ancora:“Mi hanno fatto male, ma non ce la faranno nè con me nè con i miei familiari, con tutta la gente che ci vuol bene. Non mi vedranno piangere, piangerò a casa mia; ma non qui”. Contemporaneamente alle manifestazioni di Bilbao, sono stati numerosi i raduni di condanna contro l’Eta che si sono tenuti in molte città di Spagna. (A cura di Ignacio Arregui)

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    Mons. Celata al concerto “Il sole dell’amore” di Assisi, promosso dall’Ambasciata del Pakistan

    ◊   “Due tradizioni, due esperienze religiose differenti - quella incarnata da Francesco e quella qui rappresentata dagli artisti musulmani pakistani - interpelleranno la nostra mente e faranno vibrare il nostro spirito”. Sono queste le parole pronunciate ieri sera da mons. Pier Luigi Celata, segretario del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso, in occasione del concerto Qawwali “Il sole dell'amore” organizzato ad Assisi dall’Ambasciata del Pakistan con il Sacro Convento, la Diocesi e la Città. Dopo aver ringraziato per il concerto, il presule ha osservato: “Come avviene in ogni autentico dialogo, al termine di questo evento che possiamo definire anche come incontro, ci troveremo sicuramente arricchiti e rafforzati nella nostra identità se, attraverso l’esperienza spirituale che ci sarà comunicata, avremo potuto aprire intelligenza e cuore a riconoscere la presenza di Dio, l’azione misteriosa del suo Spirito, i segni del Verbo eterno che si è incarnato nel seno di Maria”. Mons. Celata ha continuato: “L’incontro dialogico tra cristiani e musulmani, rispettoso delle identità di ciascuno, aperto alla verità ed animato dall’amore, può e deve contribuire al bene di ogni società e di tutti gli Stati e Nazioni in cui essi sono chiamati a vivere”. “Insieme, musulmani e cristiani - ha concluso - se vogliamo essere veramente fedeli alle nostre rispettive tradizioni religiose, siamo chiamati ad impegnarci per prevenire ed impedire ogni forma di discriminazione e di violenza per promuovere il rispetto effettivo della dignità di ogni persona e delle sue scelte libere soprattutto in materia di religione”. (V.V.)

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    Il Sudan affronta un’emergenza umanitaria permanente

    ◊   La povertà e le sofferenze della popolazione sono tali che la crisi umanitaria nella regione sudanese del Darfur è permanente: è quanto afferma la Caritas. I vertici della Chiesa cattolica del Sudan e alcuni membri dell'organismo pastorale si incontreranno presso la sede di Caritas Internationalis in Vaticano per discutere una risposta umanitaria coordinata. L'insicurezza sia in Darfur sia nel Sudan del sud può destabilizzare ulteriormente la regione e generare i maggiori livelli di sofferenza, si legge in un comunicato diffuso dall'organismo. Saranno presenti alla riunione della Caritas il vescovo di Malakal, Vincent Mojwok, presidente di Sudanaid (Caritas Sudan), l'arcivescovo di Juba, Paolino Lukudu Loro, il vescovo di Tombura Yambio, Edward Kussala, l’amministratore apostolico di El Obeid, mons. Antonio Menegazzo, e il vescovo ausiliare di Khartoum, Daniel Marco Kur Adwok. “Il Sudan sta affrontando molte sfide - ha dichiarato mons. Kussala - la gente manca di aiuti sanitari, non ha acqua né protezione dalla violenza”. La malnutrizione è al 16% nel Sudan meridionale. Nove persone su dieci vivono con meno di un dollaro al giorno. Nel 2007, il sud Sudan ha avuto il più alto tasso di mortalità materna nel mondo - con 2.030 donne che muoiono per 100 mila nascite. La pace è ancora vacillante nel sud e la metà dei 4 milioni di rifugiati fuggiti durante gli anni dei combattimenti è ritornata alle loro case. (V.V.)

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    Sri Lanka, aiuti dei Salesiani ai profughi della guerra civile

    ◊   I Salesiani dello Sri Lanka hanno donato e distribuito ai rifugiati del campo “Zona 4” di Chettikulah, nel nord del Paese, a 20 chilometri da Vanni, i primi aiuti per un valore di 31 mila euro. La zona, conosciuta come “Manik Farm”, ospita cinque campi di rifugiati nei quali sono costretti a vivere i sopravvissuti al recente conflitto tra l'esercito e le Tigri tamil ed è considerata dall'Onu la più grande area profughi del mondo, secondo quanto riferito dall'agenzia salesiana di notizie Ans. Nell'intervento dei religiosi Salesiani ha agito da intermediario il viceministro dell'Aviazione, Sarath Gunarathna, che il 29 maggio scorso ha visitato i campi che ospitano circa 250 mila rifugiati. Padre Anthony Pinto Humer, superiore della Visitatoria salesiana dello Sri Lanka, è stato tra i membri della spedizione. “I Salesiani possono aiutare l’esercito e il governo a migliorare la vita dei profughi, attraverso il soccorso immediato, l’aiuto sanitario, il cibo, il sostegno psicologico dei bambini dell’orfanotrofio che è in costruzione nella zona 4”, ha affermato il generale di brigata, Lakshman Perera, che gestisce i campi dei rifugiati. I Salesiani dello Sri Lanka si sono impegnati ad allestire un ambulatorio mobile con due pediatri, tre medici e cinque infermieri. “Cercheremo anche di aiutare i giovani presenti nei campi dando loro le basi di una educazione professionale aiutandoli a diventare cittadini attivi, responsabili del futuro e rispettosi della legge, così che possano contribuire alla costruzione della nazione”, ha affermato George Panicker, responsabile del progetto salesiano Centro educativo occupazionale. (V.V.)

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    I vescovi della RD del Congo: i mass media promuovano la solidarietà nazionale

    ◊   La Chiesa della Repubblica Democratica del Congo celebrerà domenica 28 giugno la Giornata delle Comunicazioni sociali. “Il messaggio del Papa per la Giornata è stato pubblicato il 24 gennaio, Festa di San Francesco di Sales, patrono dei giornalisti. Nella maggior parte dei Paesi, si celebra la Giornata la Domenica di Pentecoste. Nel nostro Paese, il calendario liturgico ha stabilito di celebrarla il 28 giugno 2009”, si legge nel messaggio di presentazione firmato da mons. Fulgence Muteba, vescovo di Kilwa-Kasenga, presidente della Commissione episcopale delle comunicazioni sociali. Anche la Chiesa - si legge nel documento - utilizza i mezzi di comunicazione sociale per l’evangelizzazione e la promozione umana. “In alcune diocesi sono nati degli Internet caffè per far uscire dall’isolamento intere regioni”, ricorda mons. Muteba. “La Chiesa ha anche stazioni radio e di radiodiffusione. Con la creazione della Commissione episcopale per le comunicazioni sociali, in tutte le diocesi si stanno sviluppando le commissioni diocesane e parrocchiali”. Le nuove strutture e le nuove tecnologie - si chiede mons. Muteba - possono favorire la creazione di nuovi rapporti per costruire un Paese più bello di prima e per farci diventare sempre più la Chiesa Famiglia di Dio? L’auspicio è che i mezzi di comunicazione aiutino a sviluppare i valori della solidarietà, a ridurre il divario tra città e campagna, tra la capitale e le province, e a promuovere l’unità nazionale. (A.L.)

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    Sydney ricorda la Gmg a un anno dalla celebrazione

    ◊   Sydney si sta preparando a commemorare il primo anno della celebrazione della Giornata mondiale della gioventù con numerosi concerti, presentazioni e un Congresso per la Nuova Evangelizzazione. Il mese prossimo ricorrerà un anno da quando “l'Australia ha aperto le proprie braccia al mondo e ha dato il benvenuto a pellegrini di tutti i Paesi per le celebrazioni della Giornata mondiale della gioventù e Benedetto XVI è arrivato al porto di Sydney”, scrivono gli organizzatori delle celebrazioni. Il 3 e il 4 luglio prossimi, si esibirà il noto compositore e cantante di ispirazione cristiana, Matt Maher. “Migliaia di giovani - dicono gli organizzatori all’agenzia Zenit - si sono sentiti attratti quando Matt Maher ha posto la gente in preghiera nel 'Receive the Power. Live!' a Barangaroo”. Il cantautore cattolico e il suo gruppo giungeranno dagli Stati Uniti a Sydney per lo spettacolo “Empty and Beautiful: The Matt Maher Experience". Dal 5 all'11 luglio, sarà la volta di Tim Staples. Uno dei messaggi urgenti emersi dai giovani dopo la Gmg è il desiderio di continuare l'esperienza di catechesi vissuta a Sydney. Gli eventi che ruotano intorno a Tim Staples hanno proprio questo obiettivo: l’oratore statunitense ha tenuto centinaia di conferenze e ha aiutato moltissime persone a trovare la propria via per tornare alla Chiesa cattolica. Dal 19 al 26 luglio, ci sarà inoltre il Congresso per la Nuova Evangelizzazione dal titolo “Scene”. L'incontro avrà luogo intorno alla Cattedrale di St Mary e in tutta la zona centrale di Sydney. L'obiettivo di “Scene” è sviluppare l'onda di grazia ricevuta durante la Giornata mondiale della gioventù 2008 e continuare la formazione dei cattolici di modo che possano impegnarsi nella Nuova Eevangelizzazione promossa da Giovanni Paolo II e da Benedetto XVI. Sono previste anche una Giornata della Famiglia, un'Expo di Vocazioni a Martin Place, evangelizzazione di strada e conferenze in tutta la città. (V.V.)

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    Scozia: corso nazionale per prepararsi al matrimonio, promosso dalla Chiesa del Paese

    ◊   Verrà presentato durante la prossima solennità di Cristo Re, il 22 novembre, il programma nazionale di preparazione al matrimonio promosso dalla Conferenza episcopale scozzese. "Si tratta di un corso che tutte le diocesi saranno in grado di usare ma anche di adattare ai bisogni individuali", ha spiegato al settimanale cattolico "Tablet" Paul Conroy, segretario generale della Conferenza episcopale. "Negli ultimi anni - ha riferito - i vescovi erano preoccupati del fatto che i corsi di preparazione non si sono concentrati a sufficienza sul Sacramento del matrimonio". Il nuovo programma è stato annunciato di recente, dopo che il cardinale Keith O'Brien, arcivescovo di Saint Andrew ed Edimburgo, ha chiesto allo Stato di finanziare un corso di preparazione al matrimonio per ogni coppia non credente che non frequenta quello offerto dalla Chiesa. Secondo il porporato, il costo del corso verrebbe recuperato perché un numero minore di coppie si separerebbero. "Chiediamo un programma nazionale di preparazione al matrimonio e servizi per aiutare le coppie che attraversano un momento di crisi ad arrivare alla riconciliazione", ha spiegato il cardinale di Edimburgo. "Tutto questo va finanziato dallo Stato come investimento in una futura stabilità". La Chiesa cattolica offre già in Scozia corsi di preparazione al matrimonio, ma secondo il cardinale O'Brien questa possibilità andrebbe allargata anche a chi non va in chiesa. Secondo il porporato, così come lo Stato investe in un esame di guida rigoroso per evitare incidenti, in modo analogo dovrebbe finanziare un corso che aiuti le coppie ad evitare il rischio di separazione. (A.M.)

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    Il contributo della Chiesa francese al dibattito sulla riforma della legge in materia di bioetica

    ◊   Gli "Stati generali sulla bioetica", lanciati lo scorso febbraio dal governo francese in vista della riforma della legge in materia, prevista tra la fine del 2009 e l’inizio del 2010, si concluderanno martedì prossimo a Parigi, alla presenza del presidente, Nicolas Sarkozy. L'appuntamento segue i tre grandi forum pubblici del 9, 11 e 16 giugno a Marsiglia, Rennes e Strasburgo. In questi mesi, la Chiesa di Francia ha seguito la riflessione con un apposito gruppo di lavoro sulla bioetica guidato dall'arcivescovo di Rennes, Pierre d'Ornellas. Il Gruppo - riferisce l’agenzia Sir - ha realizzato il volume "Bioetica, proposta per un dialogo" sui temi oggetto di dibattito per la revisione legislativa, assieme al Dvd intitolato "La vita in discussione. La bioetica con riferimento al Vangelo" e al blog www. bioethique.catholique.fr , che ha proposto ogni settimana una riflessione di un esperto, dando a chiunque facoltà di intervenire. Oltre cinquanta gli incontri promossi nelle diverse diocesi, ai quali è intervenuto padre Thierry Magnin: questi è l'autore del Dvd presentato durante le riunioni alle quali, racconta, ha preso parte un pubblico molto diversificato. "Nel documentario - ha detto padre Magnin - presentiamo una visione cristiana del senso dell'uomo per condividerla con tutti; molti alla fine vi si ritrovano senza necessariamente essere cristiani". "Alcuni scienziati non cristiani - ha continuato - hanno riconosciuto la bontà" del Dvd che "ha permesso loro di comprendere meglio il messaggio della Chiesa cattolica su questi problemi". Gli incontri hanno affrontato tre temi tra i più delicati affrontati dagli "Stati generali": la ricerca sugli embrioni e sulle cellule staminali, la procreazione medicalmente assistita e le diagnosi prenatali e preimpianto. A causa dei costanti progressi della scienza e delle mutevoli istanze della società ad essi legate, la legge sulla bioetica in Francia viene rivista ogni cinque anni. L’ultima revisione risale al 2004. Questa è la prima volta che l’Eliseo coinvolge la società civile prima di avviare l’iter parlamentare della riforma, con l’obiettivo dichiarato di raggiungere la massima condivisione possibile. (L.Z.)

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    Il Consiglio d’Europa organizza un incontro sulla “dimensione religiosa del dialogo interculturale”

    ◊   Si svolgerà il 29 e il 30 giugno a Strasburgo un incontro sulla “dimensione religiosa del dialogo interculturale”, promosso dal Comitato dei ministri del Consiglio d’Europa. Lo rende noto il Sir. L’appuntamento, che giunge così alla seconda edizione, “riunisce Stati membri e Paesi osservatori, rappresentanti religiosi e di convinzioni non religiose nonché altri attori della società civile per un dialogo” intorno al tema ”L’insegnamento dei fatti religiosi e relativi alle convinzioni”. Il Comitato dei ministri invita a “un dialogo aperto e trasparente”, che affronti fra l’altro, sempre in rapporto ai credi religiosi, le questioni dell’educazione alla cittadinanza, della tutela dei diritti umani e del dialogo fra le culture. Una seconda iniziativa resa nota dal CdE è invece la quarta edizione dell’“Università estiva della democrazia”, che si terrà sempre al Palais de l’Europe di Strasburgo dal 6 al 10 luglio, sul tema “Le sfide mondiali per la democrazia”. Il Consiglio d’Europa rende noto che saranno presenti “seicento persone fra dirigenti politici, soggetti della società civile, giornalisti e imprenditori di 16 Paesi”, soprattutto dell’est europeo. (V.V.)

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    Eurochild organizza a Praga il primo Meeting europeo dedicato ai minori fuori famiglia

    ◊   Si terrà a Praga, dal 23 al 24 giugno 2009, il primo Meeting europeo interamente dedicato ai minori fuori famiglia promosso dal Network internazionale di associazioni di tutela dell’infanzia Eurochild. Vi parteciperanno, riferisce il Sir, anche i rappresentanti di Aibi (Amici dei bambini) che renderanno noti i dati sugli Out of family children (Ofc) italiani. La situazione, secondo l'associazione italiana, è allarmante: “A quasi due anni dalla chiusura degli orfanotrofi non è stato garantito il diritto di essere accolti da una famiglia”. I numeri variano a seconda delle fonti contemplate: l’Istituto degli Innocenti parla di quasi 15 mila bambini nel 2005 ospiti delle strutture residenziali in Italia, l’Istat ne rileva circa 18 mila nello stesso anno. “Gli strumenti per garantire un’accoglienza familiare - affermano all'Aibi - sembrano del tutto inadeguati. E’ fallita la promozione dell’affido familiare così come è disciplinata dalla legge 149/2001 a causa di una concezione distorta dello stesso”. “Il settore pubblico - dicono - tende a considerarlo esclusivamente come un servizio, mentre l’affido è una forma di accoglienza e cura più vicine alla dimensione del dono”. Perciò l'associazione chiede “una nuova legge che riconosca la gestione dell’affido da parte delle associazioni familiari e la chiusura delle comunità educative entro il 2015”. Difficile anche la situazione di chi diventa maggiorenne: “Sono adolescenti costretti a lasciare le strutture di assistenza al compimento dei 18 anni, obbligati a fare i conti con le sfide della vita quotidiana senza essere minimamente preparati ad affrontarle. Cercare un lavoro, trovare un’abitazione, instaurare relazioni di amicizia possono essere ostacoli insormontabili per un adolescente che ha trascorso tutta l’infanzia senza una famiglia e a 18 anni si trova fuori dal sistema di protezione dell’infanzia”. Appena l’1% di loro è in grado di poter costruire un progetto di vita autonomo. (V.V.)

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    Nuovo volto per il sito internet degli Scalabriniani

    ◊   Nuovo sito web per i Missionari Scalabriniani: www.scalabrini.org si presenta, infatti, rinnovato nella veste grafica e nell’impostazione. La scelta di implementare un nuovo strumento per la rete scaturisce da una riflessione comune del XIII Capitolo generale (tenuto nel febbraio 2007) e dalla rilevata necessità di adeguare gli strumenti della comunicazione per una Famiglia missionaria sparsa in 30 Paesi del mondo, sempre più etnicamente diversificata al suo interno e operante nelle diaspore delle migrazioni. “Le nuove tecnologie hanno anche aperto la strada al dialogo tra persone di differenti Paesi, culture e religioni. La nuova arena digitale, il cosiddetto cyberspace, permette di incontrarsi e di conoscere i valori e le tradizioni degli altri”, ha scritto il Santo Padre Benedetto XVI nel suo Messaggio per la XLIII Giornata Mondiale delle Comunicazioni sociali (2009). Nel sito il pubblico della rete può trovare informazioni sui Missionari Scalabriniani e la loro opera: sezioni dedicate alla figura del fondatore, il Beato Giovanni Battista Scalabrini, e alla storia della Congregazione, informazioni e articoli sull’attualità migratoria, aperta ad un orizzonte planetario. Proprio la visione a tutto campo delle migrazioni - è scritto in un comunicato riportato dall’agenzia Fides - caratterizza il carisma scalabriniano, che attraverso i suoi Missionari opera nelle diverse realtà locali a livello sociale ed ecclesiale, tanto nell’assistenza spirituale quanto nella promozione umana. Dunque, un sito che vuole essere strumento, canale di comunicazione e scambio, non fine a se stesso, ma a servizio di nuove relazioni. (V.V.)

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    Conclusa la XV edizione del Premio Ilaria Alpi. Tre borse di studio a studenti immigrati

    ◊   Si sono spenti ieri a Riccione, sulla Riviera romagnola, i riflettori sul premio giornalistico dedicato alla reporter del Tg3 Ilaria Alpi, uccisa in Somalia insieme al suo operatori, Miran Hrovatin, il 20 marzo 1994: un riconoscimento dedicato all’inchiesta televisiva che negli anni ha acquistato un peso sempre maggiore nel mondo dell’informazione internazionale. L’appuntamento è stato l’occasione non solo per fare il punto sullo stato di salute del giornalismo in Italia, ma anche per riflettere sull’attualità, raccontata attraverso le immagini dei reporter in gara. Nei tre giorni in cui si è sviluppata la kermesse, si è parlato di libertà di stampa, crisi economica ed immigrazione, temi approfonditi da presentazioni di libri, proiezioni di film, seminari, incontri e dibattiti. Ad inaugurarlo, giovedì 18 giugno, l’ex sindaco di Roma, Walter Veltroni, con la presentazione del libro “Carte false - L’assassinio di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin: 15 anni senza verità”, che affronta l’inchiesta non ancora chiusa sulla morte dei due giornalisti italiani. Protagonista della seconda giornata, invece, il continente africano con le storie dei giovani studenti immigrati dell’Associazione romana “Asinitas”: tre di loro sono stati i fortunati vincitori di una borsa di studio biennale istituita nell’edizione di quest’anno e finalizzata a percorsi di formazione interculturale. Infine, “Voci fuori dal coro per continuare ad informare senza censura” è stato il filo rosso della giornata conclusiva culminata nella serata di premiazione con la consegna dei riconoscimenti dei vincitori delle 11 sezioni. Ospite di eccezione, Rheza Saberi, padre di Roxana Saberi, la giornalista irano-americana recentemente finita sulle pagine della cronaca internazionale per la sua incarcerazione con l’accusa di spionaggio a favore degli Stati Uniti. Rheza ha ritirato il premio al posto della figlia che lo ha dedicato alle migliaia di cittadini che in questi giorni in Iran diventano cronisti grazie a Internet, raccontando gli scontri con le loro immagini rubate per le strade di Teheran. Il professore iraniano ha dichiarato di essere orgoglioso di sua figlia, che ha affrontato con coraggio quella situazione per un lavoro nobile, ma spesso rischioso. (Da Riccione, Francesca Baldini)

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    24 Ore nel Mondo



    Escalation di morti e violenze in Iran. La comunità internazionale chiede una soluzione pacifica della crisi

    ◊   Continua l’ondata di disordini in Iran, dove il popolo contesta la riconferma del presidente Mahmud Ahmadinejad alla guida del Paese. Da ieri, violenti scontri hanno preso il posto delle manifestazioni pacifiche del dopo voto, e mentre resta incerta la prospettiva dell’annullamento delle elezioni, la comunità internazionale si interroga sul futuro dei rapporti con l’Iran. La censura imposta all’informazione causa l’espulsione di giornalisti e operatori: l’ultima contro un corrispondente della BBC accusato di diffondere “informazione falsa e non obiettiva”. La cronaca nel servizio di Claudia Di Lorenzi:

    "I brogli erano pianificati da mesi: le elezioni andrebbero annullate". L’ex candidato moderato alle presidenziali, Mir Hossein Moussavi, in una lettera al Consiglio dei Guardiani torna a chiedere l’annullamento del voto che il 12 giugno scorso ha riconfermato il presidente Ahmadinejad alla guida dell’Iran. Sceso in piazza fra i manifestanti, Moussavi si è detto "pronto a morire" e ha invitato allo sciopero nel caso fosse arrestato. Lapidaria la risposta del ministro degli Esteri iraniano, Mottaki, che respinge le denunce di irregolarità e annuncia un'inchiesta sulle denunce di frodi. Mottaki ha poi accusato la Gran Bretagna d’interferenza nelle elezioni presidenziali, e di aver ordito il sabotaggio del voto e manovrato le proteste contro il regime, e critiche il ministro degli Esteri iraniano ha rivolto anche a Francia e Germania. Sulla stessa linea anche le forze di polizia del Paese, che in comunicato ufficiale hanno annunciato l’uso della forza per contrastare lo scoppio di nuovi focolai e ripristinare ordine e sicurezza. Resta incerto intanto il bilancio dell’incendio avvenuto ieri nella moschea di Lolagar: la tv di Stato si corregge e dopo l’annuncio di una decina di morti, segue la smentita: nessun decesso ma un centinaio di feriti. Fra i manifestanti, secondo un’altra emittente, anche una decina di terroristi. Di fronte all’escalation di violenza, arriva dagli Usa il monito del presidente, Barak Obama: si metta fine a "tutte le azioni ingiuste e violente. Per guadagnarsi il rispetto globale l'Iran deve "governare attraverso il consenso" e non col ricorso "alla coercizione". In linea anche l’intervento della cancelliera tedesca, Angela Merkel, che ha sollecitato le autorità iraniane ad astenersi dall'uso della violenza e ha chiesto un riconteggio dei voti. Ed un appello per una “composizione pacifica” della crisi è giunto anche dall’Italia, dove il ministro degli Esteri, Franco Frattini, ha ribadito che “Il diritto alla salvaguardia delle vite umane viene prima di ogni altra cosa”. Subitanea la replica di Ahmadinejad all’Occidente: riconsiderate le vostre affermazioni o non sarete più considerati amici dell’Iran.

     
    E per un aggiornamento sullo stato dei disordini ascoltiamo la testimonianza del giornalista iraniano, Ahmad Ràfat:

    R. - In Iran quello che sta succedendo sono proteste continue che vanno crescendo, sia per le richieste che vengono avanzate dalla popolazione, sia per il numero delle città che aderiscono a questo movimento di protesta, per rivendicare il diritto a poter scegliere chi deve governare il Paese.

    D. - E’ verosimile l’ipotesi che la protesta possa venire strumentalizzata da gruppi estranei al movimento per la democrazia?

    R. - Sicuramente questo rischio c’è. L’attentato contro il mausoleo di Khomeini non è opera di questo movimento. I giovani iraniani - li ha visti tutto il mondo - sono in piazza armati dei loro slogan e nemmeno si difendono dai duri attacchi delle varie milizie e delle forze di sicurezza. Pertanto, ogni accusa di terrorismo ad un movimento così è fuori luogo.

    D. - Moussavi si è detto disposto al martirio. Come è stata accolta dal popolo questa dichiarazione?
     
    R. - Molti giovani gridavano in piazza prima che arrivasse Moussavi: “Siamo venuti qua per morire". Oppure: "Gli studenti muoiono ma non accettano umiliazioni". Effettivamente, un canale televisivo americano parlava di 150 morti, pertanto è comprensibile il discorso di Moussavi in piazza ieri: voleva rassicurare la gente che lui non scenderà a compromessi al vertice e non abbandonerà questo movimento di massa.

    D. - Il ministro degli Esteri respinge le accuse di irregolarità e frodi elettorali. Quali percorsi non violenti possono risolvere la crisi?

    R. - Negli ultimi giorni la gente non chiede più l’annullamento del voto o la riconta ma elezioni libere, pertanto qualsiasi tentativo di scendere a compromesso ricontando il 10 % dei voti, come ha detto il Consiglio dei guardiani, già è stato ampiamente respinto non solo dalla piazza ma anche dai candidati che hanno denunciato la frode.

     
    D. - E’ possibile fare previsioni sul futuro del Paese?

     
    R. - Io prevedo alcuni scenari. O un compromesso tra i candidati bocciati e l'establishment - che ritengo però molto difficile a questo punto - per poi reprimere le manifestazioni popolari, oppure che la piazza riesca ad imporre la propria volontà e la Repubblica islamica volti pagina.

     
    Iraq
    Ancora sangue in Iraq: è di 70 morti e oltre 200 feriti il bilancio di un attentato contro una moschea sciita nella città di Taza, a nord di Kirkuk. Secondo fonti locali, un camion-bomba è esploso mentre i fedeli uscivano dopo la preghiera. Tra le vittime anche donne e bambini. Sul fronte diplomatico, le autorità irachene hanno consegnato alla Gran Bretagna i corpi di due dei cinque inglesi rapiti a Bagdad a maggio del 2007. Lo ha reso noto il Ministero degli esteri inglese. I cinque erano stati prelevati da una milizia sciita in un edificio del Ministero delle finanze nella capitale irachena. I resti sono stati ritrovati venerdì a Bagdad.

    Afghanistan
    Due militari statunitensi sono morti e altri sei sono rimasti feriti in un attacco missilistico contro la base aerea di Bagram, a nord di Kabul, la più importante base americana in Afghanistan: lo rendono noto fonti militari americane. Il centro, deputato tra l’altro allo smistamento di tutte le truppe Usa nel Paese, è stato raggiunto da tre o quattro colpi di mortaio sparati da postazioni vicine al perimetro della base.

    Pakistan
    Il segretario di Stato americano, Hillary Clinton, ha ringraziato il Pakistan per l'assistenza prestata al giornalista del New York Times, David Rhode, sfuggito ieri ai talebani. Rhode era segregato da sette mesi nella regione settentrionale del Waziristan insieme con un collega afghano, fuggito con lui, e con il loro autista. Rhode si trova ora nella base Usa di Bagram, in Afghanistan. Il direttore del New York Times, Bill Keller, ha precisato che non è stato pagato alcun riscatto. Intanto, sul terreno continuano gli scontri: sette talebani sono rimasti uccisi in una battaglia contro milizie locali nel distretto dell'Alto Dir, nel nordovest del Paese.

    Nigeria
    Continuano in Nigeria gli attacchi agli impianti petroliferi. Il Movimento per l'emancipazione del Delta del Niger (Mend), in un comunicato ha affermato che militanti appartenenti al gruppo hanno attaccato tre impianti petroliferi della Shell nel Delta del Niger: il primo a Adamakiri, il secondo a Kula, il terzo in una regione non ancora precisata. Al momento, non ci sono conferme da fonti indipendenti.

    Somalia
    Truppe etiopi hanno superato la frontiera con la Somalia e sono state dislocate nella città di Beledweyne, a nord di Mogadiscio. Un responsabile della sicurezza somala, ha confermato il dispiegamento di militari etiopi nei pressi della frontiera. In precedenza, il presidente del parlamento somalo aveva esortato i Paesi vicini a "schierare truppe in Somalia",il cui governo è stato "indebolito" dagli attacchi degli islamisti radicali.

    Medio Oriente
    Proseguono i colloqui di pace per porre fine al conflitto mediorientale. Il ministro della Difesa israeliano Ehud Barak è giunto oggi al Cairo per incontrare il presidente egiziano Hosni Moubarak. Al centro dei colloqui, lo scambio di prigionieri fra Israele e Hamas, con particolare attenzione al caso del caporale israeliano, Ghilad Shalit, catturato tre anni fa. In cambio della sua liberazione, Hamas esige il rilascio di oltre mille detenuti palestinesi. Nel corso della visita, Barak incontererà anche il suo omologo egiziano, Hussein Tantaoui, e il capo dei servizi di sicurezza, Omar Souleimane, che guida la mediazione fra Israele e Hamas. Secondo la stampa israeliana ed araba, l'Egitto lavorerebbe ad un piano per la rimozione del blocco alla Striscia di Gaza e per una graduale riconciliazione fra Hamas ed al Fatah.

    Gran Bretagna
    Il premier britannico, Gordon Brown, intende restare alla guida del partito laburista alle elezioni generali del prossimo anno. In un’intervista,, Brown si è detto “convinto di portare il Labour alle elezioni del 2010 e di vincerle” L'autorità del premier è stata scossa dalle recenti dimissioni di alcuni ministri. L’ultima, quella odierna del presidente della Camera dei Comuni Michael Martin, in ragione dello scandalo dei rimborsi spese dei deputati. Ora si guarda all’annuale congresso del partito laburista, in programma dal 27 settembre.

    Italia
    Seggi aperti in tutta Italia, oggi e domani, per il referendum sulla legge elettorale e il secondo turno delle elezioni amministrative. Tre i quesiti per il referendum: i primi due prevedono l’assegnazione del premio di maggioranza alla lista più votata a Camera e Senato, non più alla coalizione; il terzo riguarda l'abrogazione delle candidature multiple, in più circoscrizioni. Ma il primo scoglio da superare è quello del quorum: il referendum sarà valido se voteranno almeno 25 milioni di italiani. I ballottaggi invece riguardano 22 province e 99 comuni, fra cui Firenze e Bologna. Oggi, le urne resteranno aperte dalle 8 alle 22, domani dalle 7 alle 15.

    Groenlandia
    La Groenlandia verso l'indipendenza dalla Danimarca. La decisione fa seguito a un referendum che nel novembre scorso chiedeva maggiore autonomia nello sfruttamento delle proprie risorse naturali. Il governo locale sta prendendo il controllo delle forze di polizia e della magistratura. Alla Danimarca resta il potere di decidere in questioni di politica estera e difesa. Da tre secoli, Copenhagen ha il dominio sulla Groenlandia: nel 1979 all'isola venne concesso l'autogoverno.

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIII no. 172

     
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